Sei sulla pagina 1di 5

Marvin Minsky Le frontiere dell'intelligenza artificiale Marvin Minsky, esperto di computer science in relazione al funzionamento della mente umana,

illustra gli interessanti sviluppi degli studi sul rapporto tra neurologia e intelligenza artificiale Vorrei cominciare col chiederle di definire l'intelligenza artificiale e l'ambito degli studi che se ne occupano Premesso che non credo alle definizioni, direi che l'intelligenza artificiale rappresentata da una gran quantit di persone che cercano di realizzare macchine pi intelligenti e di formulare teorie sul funzionamento della mente umana. Si avvicina molto alla psicologia, solo che impiega i computer per la sperimentazione. Lei senza dubbio un'autorit in fatto di storia dell'intelligenza artificiale; pu farci una ricostruzione del suo sviluppo e dei suoi protagonisti? una storia lunga. La prima teoria sul funzionamento della mente comparve nel 1895 con il libro di Freud sui sogni e il successivo studio sui motti di spirito e il pensiero. Poi non successo nulla di importante fino agli anni '40, con il movimento cibernetico, e le prime macchine automatiche. Verso il 1950 alcuni ricercatori, fra cui Alan Turing, tentarono di immaginare una macchina pensante. A quel tempo ero giovane, ma cercai anch'io di costruire una macchina in grado di apprendere. Fu soltanto verso il 1960 con l'avvento del computer che iniziarono i grandi esperimenti. Che rapporto c' fra l'intelligenza artificiale e il cognitivismo? La prima fa parte del secondo, oppure si sviluppa e sussiste autonomamente? Non credo ci sia un confine ben demarcato. Ad ogni modo, credo che i moderni studi sulla cognizione non abbiano cominciato a evolversi che dopo l'avvento dell'intelligenza artificiale, visto che solo negli anni '50 e primi '60 gli specialisti di intelligenza artificiale hanno cominciato a inventare teorie capaci di configurare la conoscenza all'interno di una macchina, a creare procedure che svolgano tipi diversi di ragionamento, e a realizzare macchine ragionanti per analogia. A mio modo di vedere, le scienze cognitive cominciarono a svilupparsi in quello stesso momento e sugli stessi presupposti. Non c' dunque differenza fra i due ambiti, a parte il fatto che l'intelligenza artificiale contempla qualunque tipologia di macchina pensante, mentre il cognitivismo si concentra piuttosto sul funzionamento del pensiero umano. L'intelligenza artificiale perci un campo pi vasto. Molti filosofi si sono interessati agli studi sull'intelligenza artificiale negli ultimi 30 anni. Che relazione c' fra intelligenza artificiale e filosofia della mente? Generalmente la filosofia consiste in teorie che non possono venir confermate sperimentalmente. La mia sensazione che essa debba perci precedere la scienza. Man mano che l'intelligenza artificiale si sviluppa, alcune questioni vengono desunte dalla speculazione filosofica, mentre la filosofia da parte sua mette a fuoco sempre nuove problematiche. D'altra parte, molte idee valide della filosofia moderna provengono dalla scienza del computer e viceversa.

A cosa allude quando parla di societ della mente? il titolo di un libro. L'idea che vi sottende che per ottenere un sistema reattivo, pieno di risorse e intelligente, bisogna combinare insieme diversi metodi, i quali devono svilupparsi separatamente e poi interagire fra loro. La mia concezione del funzionamento del pensiero perci che esistono tanti processi differenti, dei quali alcuni sono in grado di comunicare con gli altri, mentre non c' un'unica struttura centrale responsabile del pensiero. Questo principio vale per qualunque macchina e per qualunque valido sistema. Il cervello, per, non come la societ umana, perch in quest'ultima gli individui sono tutti abbastanza simili fra loro, e ognuno pu svolgere pi o meno gli stessi compiti di un altro. Nel cervello, invece, c' una regione che sa soltanto riconoscere i colori, un'altra specializzata nella manipolazione di sequenze e strutture come la grammatica. Ci sono sistemi per elaborare piani a largo raggio, e sistemi per imparare a raggiungere determinati obiettivi. Nella mente coesistono insomma diversi specialisti. Ci pu parlare delle questioni principali affrontate dagli studi sull'intelligenza artificiale? C' stato un progresso nella ricognizione di elementi di natura fisica, ma ritengo che il problema centrale sia ora costruire una macchina capace di ragionare come un qualunque bambino di 2 o 3 o 4 anni. A mio avviso questa la difficolt maggiore perch non riusciremo a realizzare dispositivi che capiscano le storie raccontate o il linguaggio fino a quando non avremo insegnato loro il modo di comprendere le parole e acquisire una conoscenza generale della realt. Tutti gli altri settori dell'intelligenza artificiale sono adeguatamente sviluppati. Possiamo costruire macchine in grado di pianificare e risolvere diversi tipi di problemi, ma siamo ancora lontani dal riprodurre il ragionamento ordinario e la comprensione degli oggetti esterni per analogia, e tutte quelle attivit di cui ogni bambino capace. E cosa pensa del linguaggio naturale? Come si rapporta agli studi sull'intelligenza artificiale? esattamente lo stesso problema. Noi conosciamo molte pi regole di grammatica di quante siano necessarie, ma non sappiamo come rappresentare l'effetto di una parola. Il linguaggio naturale non ha progredito granch dalla fine degli anni '70 o dai primi anni '80, perch ci si dedicati ben poco alla rappresentazione delle idee associate alle parole. Il linguaggio naturale, pertanto, si muove molto lentamente. Molti tentano di aggirare l'ostacolo ricorrendo alle statistiche e all'approccio connettivista, ma non funziona. C' bisogno di approfondire la comprensione di tutte, o almeno di gran parte delle numerose funzioni proprie di ciascuna parola; occorre compilare una sorta di programma-dizionario che sappia come utilizzare i singoli lessemi, e probabilmente a tale scopo si dovr ricorrere alla semantica. Non ci serve la sintassi, ma nuove idee di semantica e semiotica. Pochissimi ci stanno lavorando, e tutti gli altri aspettano. Che rapporto c' fra intelligenza artificiale e neurologia? La configurazione fisiologica del cervello ha un ruolo essenziale nello studio dell'intelligenza? Non c' dubbio che finiranno per essere strettamente legate l'una all'altra, perch quando sapremo come funzionano le diverse parti del cervello, potremo utilizzarle per costruire macchine intelligenti. Viceversa, se sappiamo costruire macchine intelligenti, possiamo verificare se anche il cervello utilizzi gli stessi meccanismi. In futuro ci sar pertanto una stretta connessione fra neurologia e intelligenza artificiale. Attualmente sono ambiti piuttosto separati,

poich i neurologi conoscono benissimo come funzionano determinate cellule nervose, ma non hanno le idee chiare. Gli altri, invece, sanno quale sia la funzione psicologica di vaste aree cerebrali, ma non conoscono il modo in cui queste funzionano. C' troppa distanza fra scienziati, e manca uno scambio di informazioni. Per esempio, nell'intelligenza artificiale si configurano diversi tipi di memoria. Pu darsi che diverse parti del cervello usino diverse rappresentazioni e procedure di apprendimento, ma nessuno ha informazioni approfondite sulla fisiologia dell'apprendimento ad alto livello. Lei ha accennato alla memoria. Pu parlarci ancora degli studi sull'intelligenza artificiale e la memoria umana? Conosciamo molti tipi diversi di memoria, e alcuni sono individuati dal loro contenuto. La computer science ha realizzato numerosi sistemi per rappresentare l'informazione, ma nessuno ha nozioni precise sul modo in cui ci avvenga nel cervello. Ad esempio, in un moderno computer esistono solitamente diverse memorie, ciascuna con una propria velocit di funzionamento; la pi estesa la memoria lenta, costituita da nastri magnetici o CD-ROM o supporti simili, che contengono un grandissimo numero di dati e richiedono spesso molto tempo per renderli accessibili. Poi c' la RAM, una memoria molto pi veloce; quasi tutti i computer di oggi hanno poi la cosiddetta "cache", una memoria ridotta ed estremamente veloce destinata a ricevere depositi temporanei, a evitare perdite di tempo e a riversare dati nella memoria a lungo termine. A quanto pare, gli uomini hanno una memoria ridotta, veloce e a breve termine, ne hanno una intermedia attiva in cui si conservano descrizioni di ci a cui si sta pensando, e infine una a lungo termine, che richiede a volte un'ora o due per immagazzinare informazioni, se non un giorno intero. Ma nessuno sa come tutto questo funzioni. Io ho la sensazione che in certe zone del cervello ci sia qualcosa di simile alla memoria "cache" del computer, che conserva dati temporaneamente, mentre un altro processo li trascrive nella memoria a lungo termine. Questo un caso in cui la scienza del computer pi avanti rispetto alla neurologia cerebrale. Il problema far capire ai neurologi che studiano il cervello cosa siano la memoria "cache" e la memoria attiva, e vedere se riescono a scoprire in che modo il cervello svolga quelle funzioni. Pu darsi che il cervello sia molto simile al computer, oppure che funzioni in modo del tutto differente. Prima per serve una teoria, e poi bisogna verificare se corrisponde al vero. Perch crede che la gente sia convinta che i computer non saranno mai in grado di pensare? Io mi attengo sempre alla seguente regola: se molte persone credono a una determinata cosa, probabilmente questa sbagliata, soltanto un mito che si diffonde. Perci, l'idea che le macchine non riusciranno mai a fare una certa cosa con ogni probabilit una sciocca diceria trasmessa da una persona all'altra. Non ha importanza quale ne sia la fonte: una volta messa in circolo la nozione vive di vita propria, sebbene sia infondata. Agli uomini piace pensare di essere migliori di ogni altra cosa. ben vero che fino a poco tempo fa le macchine di cui disponevamo erano abbastanza stupide: un aspirapolvere, un tostapane o un'automobile non possono pensare troppo bene, evidentemente, e cos l'uomo della strada finisce per generalizzare e attribuire a tutte le macchine l'incapacit di ragionare bene. Ma l'uomo della strada sbaglia sempre, mentre dovrebbe affidarsi agli scienziati per conoscere la verit. Ieri lei ha detto di aver speranza di arrivare un giorno a vedere macchine intelligenti. Lei dunque ottimista, ci crede davvero? Certo, perch no? Pensare che le macchine si fermeranno al punto in cui sono adesso arbitrario, e non ce n' ragione. Non parlerei di ottimismo o pessimismo; ritengo che le persone

che affermano di conoscere un limite invalicabile non ragionino. questione di intelligenza o stupidit, non di ottimismo o pessimismo. La maggioranza delle persone pensa che qualunque cosa debba necessariamente avere un limite. Parliamo ora di coscienza. Come giudica l'opinione di molti, secondo cui il computer non pu pensare perch non ha una coscienza? Molti pensano che la coscienza sia qualcosa di talmente diverso da tutto il resto che non la si possa spiegare. Ma quando ci si trova dinanzi a un mistero e non si riesce a spiegarlo, le ragioni possono essere diverse. Un bambino dir che quella una cosa completamente differente, e infatti la prima cosa che molti bambini fanno distinguere tra esseri animati e oggetti inanimati. Fra le prime parole che imparano, ce n' solitamente una che indica sia cani che gatti e uccelli, ed diversa da bambino a bambino non esistendo uno standard nella loro lingua. Questo avviene quando si ha a disposizione soltanto una parola alla volta. Che senso ha per il bambino questa distinzione? Secondo me, significa che si reso conto che esistono oggetti come questo, che non fanno nulla se non li si sospinge, e dunque sono inanimati, morti. Poi ci sono oggetti come gli uccellini, che se ne stanno l e all'improvviso volano via ed infine le persone. La differenza enorme. Anche se non esistono termini nel nostro linguaggio per indicarla, il bambino ne inventer uno nuovo, perch capisce che non serve a nulla considerare l'uccellino come un oggetto fisico: tutto verrebbe falsato. Ad esempio, in fisica nozione comune che si possa trascinare un oggetto mediante una cordicella, ma non spingerlo. Nella realt sociale, si pu lasciare che una persona venga a dirci una parola, ma se la si forza si otterr soltanto un rifiuto. Intorno al 1900 si arriv a stabilire che buona parte del comportamento di una persona dipende da centri di stimolazione situati nel cervello. Tra il 1950 e il 1960 si chiar il grande mistero: si diceva che la vita non si pu spiegare, che una macchina non potr mai riprodursi da s. Ma dopo aver studiato il DNA, si compreso che esso un codice che regola una sequenza di proteine che poi si trasforma in RNA, e che c' un agente, il ribosoma, il quale legge l'RNA e sintetizza le proteine. Oggi, nel 2000, nessun biologo sosterrebbe che esiste una cosa chiamata vita. La parola "vita" morta, perch sappiamo che gli esseri viventi sono solo macchine estremamente complesse. Questa la lezione della scienza. Se qualcuno afferma che una macchina non pu essere cosciente e non fa parte del mondo, questo qualcuno rimasto a 150 anni fa. Se la maggioranza delle persone, compresi i filosofi, esclude che una macchina possa essere cosciente, ci dipende dal fatto che costoro non possiedono una teoria sul funzionamento della coscienza. Un altro aspetto della questione che molti si chiedono: "Come pu una macchina 'sapere' quel che esiste nel mondo?" Cos, quando parlano di "coscienza", immaginano qualcosa di magico dentro di s che si collega direttamente al mondo. In realt ci sono una ventina di strati diversi. Non bisognerebbe domandarsi come funziona la coscienza, ma in che modo il cervello costruisce una rappresentazione di se stesso, in che modo il processo successivo confronta le diverse rappresentazioni e identifica le differenze. Quando si divide la coscienza in venti sezioni, gi si comincia a comprenderla e a porre le domande giuste. Pu illustrarci le applicazioni pi interessanti dell'intelligenza artificiale? L'interesse maggiore o minore a seconda dei propri obiettivi. Per esempio, esiste un programma che ha battuto il campione mondiale di scacchi, ma a me non sembra poi cos rilevante. Ci sono programmi che trascrivono la voce nel computer, cos che possibile dettare alla macchina; mi sembra molto interessante il fatto che funzionino abbastanza bene pur non conoscendo il significato delle parole. In generale, per, non credo che le applicazioni realizzate fino a oggi siano davvero significative. Lo saranno, a mio avviso, quando potranno risolvere problemi che gli esseri umani non sanno come affrontare. Ma questo accadr in futuro.

Perch lei studia l'intelligenza artificiale? Cosa trova di affascinante in questo campo? una bella domanda. Credo che una delle ragioni stia nel fatto che da piccolo mi capit di leggere i primi romanzi di fantascienza. A quel tempo c'erano soltanto i libri di H.G.Wells, il quale non disponeva di macchine intelligenti, ma immaginava che nel futuro ci potessero essere nuove tecnologie allora sconosciute. Un altro scrittore, Hugo Gurnsbach, dedic varie opere ai robot. Io pensai che sarebbe stato bellissimo costruire robot intelligenti. Conoscevo molte persone, e mi rendevo conto che se si rivolge a un essere umano una domanda veramente interessante, lui non sa come rispondere. Quando ero bambino non mi andava l'idea di dover diventare adulto, perch gli adulti mi sembravano stupidi, mentre esistevano tante questioni fondamentali inerenti il mondo. Ad esempio, come funziona la fisica? o la biologia? E la pi interessante mi sembrava la seguente: come funziona la mente? Lessi saggi di psicologia, ma non trovai risposte soddisfacenti, e cos pensai che questo sarebbe stato un buon argomento a cui dedicarmi in seguito. Non so perch cos tante persone si interessino all'intelligenza artificiale. La vera domanda : perch gli altri non se ne occupano? Per me, questo il vero mistero.

Potrebbero piacerti anche