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ISTITUZIONI DI DIRITTO PRIVATO LO STATO E IL DIRITTO - Lo Stato, come ogni forma di aggregazione sociale, richiede lesistenza di norme che

ne disciplinino il funzionamento e di organi che ne garantiscano losservanza, anche coattivamente; a tal fine ogni associazione umana ha bisogno di unorganizzazione (ordinamento giuridico) che imponga determinate regole (norme giuridiche), che disciplini i rapporti fra i consociati (rapporti giuridici) attribuendo ad ognuno una posizione nel gruppo (situazioni giuridiche soggettive). - Lo Stato una forma di associazione di individui (popolo) che, su un dato territorio, si d una serie di norme comuni (diritto) per organizzare la vita della collettivit. - Il diritto costituisce quellinsieme di norme che lo Stato impone ai consociati e di cui garantisce losservanza; la sua funzione consiste principalmente nel risolvere i conflitti di interesse che sorgono allinterno della comunit, o meglio, nellimpedire che sorgano. DIRITTO OGGETTIVO: linsieme delle regole che disciplinano in astratto la condotta dei consociati (normae agendi); DIRITTO SOGGETTIVO: il potere di agire che in concreto vien riconosciuto ad un soggetto per la soddisfazione di specifici interessi (facultas agendi); Il diritto privato costituito dallinsieme delle norme che regolano lautonomia privata, ossia quel fenomeno in virt del quale i privati in posizione di assoluta parit sotto il profilo formale, perseguono e realizzano i propri interessi mediante il compimento di atti di varia specie ai quali la legge ricollega effetti giuridici, tendenzialmente conformi alla volont delle parti. - Le ragioni a sostegno dellautonomia delle parti sono sostanzialmente due: 1. La prima (di tipo etico-politico) fa appello alla libert degli individui, i soli legittimati a decidere del modo in cui impiegare i propri beni; 2. La seconda (di tipo economico) fa appello allidea che, lasciando liberi i singoli di disporre come meglio credono dei propri beni ne verr un vantaggio in termini di utilit economica nei confronti dellintera societ. - Il rapporto tra sistema giuridico e autonomia privata si sviluppa attraverso tre momenti fondamentali: a. Lattribuzione di unefficacia vincolante agli atti di autonomia privata (che lordinamento giuridico deve tutelare), al pari di quella della norma giuridica;

b. La predisposizione da parte dellordinamento giuridico di una serie di regole del quale lautonomia privata pu avvalersi per i propri fini (norme dispositive); c. La predisposizione di norme (imperative) che limitano o regolano lesercizio dellautonomia dei privati. LA NORMA GIURIDICA - Leggi di natura e regole di condotta. La moltitudine degli atti che ogni essere umano compie durante la giornata regolata da regole di vario genere; leggi di natura, leggi morali, leggi religiose, leggi giuridiche. Dal punto di vista della struttura sono tutte traducibili in giudizi ipotetici. Le leggi della fisica sono diverse dalle regole di condotta (morali, religiose, giuridiche) poich le prime sono descrittive della realt, le seconde sono prescrittive, cio creano esse stesse una realt. Differiscono anche perch le prime sono verificabili, mentre le seconde no (possono essere soggette a un giudizio di esistenza, di rilevanza giuridica o di effettivit ma non si pu discutere del fatto che una legge sia vera o falsa). Per questo la funzione delle norme di condotta quella di orientare e ordinare i comportamenti dei loro destinatari. - Norme giuridiche. Come le altre regole di condotta hanno natura costitutiva e ipotetica, sono generali e astratte. Sono formate da una fattispecie e dalleffetto. La norma giuridica non si differenzia dalle altre di condotta n per la sua struttura, n per la sua funzione. - Una prima teoria asserisce che la propriet che caratterizza la norma giuridica risieda nel carattere della coercibilit ( sbagliato perch non tutte le norme giuridiche sono previste di sanzione). - Una seconda teoria utilizzerebbe il criterio del contenuto; ma essendo il carattere della giuridicit relativo e mutevole, esso non pu essere utilizzato. - Una terza parlerebbe di un nucleo fondamentale di regole giuridiche per loro natura (diritto naturale) ma in questo tipo di dottrina vi la tendenza a voler conformare il diritto ad un certo ideale etico, non considerando che esso mutevole nel tempo (e nello spazio, vd altre razze e culture). La tesi che possiamo prendere in considerazione quella sulle fonti delle norme prese in questione; e quindi la giuridicit data da un indice

estrinseco ad esse. Per questo il diritto ha carattere oggettivo e positivo (in quanto posto). Tutti i fatti e le condotte al di fuori del diritto positivo, sono considerate giuridicamente irrilevanti. La sanzione la reazione dellordinamento giuridico rivolta a chi viola le norme; sanzioni possono essere: LA PENA: che infligge al violatore una sanzione che non in relazione diretta con la lesione compiuta; LESECUZIONE: con cui invece si realizza il risultato che si sarebbe ottenuto con lobbedienza al comando (si distingue in esecuzione forzata e nullit); RISARCIMENTO E RIPARAZIONE: rivolti ad ottenere un equivalente di ci che si sarebbe ottenuto con lobbedienza spontanea alla norma. - Le norme giuridiche in base al contenuto: PRECETTIVE (contenenti un comando rivolto ai destinatari) PROIBITIVE (contenenti un divieto) PERMISSIVE (che concedono e garantiscono ai soggetti determinate facolt) - Le norme giuridiche in base al tipo di comando: COGENTI (IMPERATIVE) la cui applicazione imposta dallordinamento, prescindendo dalla volont dei singoli; RELATIVE (DEROGABILI) la cui applicazione pu essere evitata dagli interessati (di dicono DISPOSITIVE quelle che regolano un rapporto ma consentono alle parti di disciplinarlo diversamente; SUPPLETIVE quelle destinate a supplire linerzia dei privati, cio intervengono a regolare un rapporto solo in mancanza della volont delle parti) - Le norme giuridiche in base alla sanzione: PERFETTE (munite di sanzione) IMPERFETTE (sprovviste di sanzione) MINUS QUAM PERFECTAE (la cui inosservanza viene punita con sanzioni non adeguate) - Le norme giuridiche in base alla funzione: DI DIRITTO MATERIALE (dirette al regolamento dei rapporti) DI DIRITTO STRUMENTALE (per lattuazione in concreto del comando giuridico) - Le norme giuridiche in base all estensione dellefficacia:

GENERALI (che trovano applicazione in tutto il territorio dello Stato) e LOCALI (che vigono solo in alcune parti del paese) COMUNI (dettate per tutti i rapporti giuridici in generale) e SPECIALI (rivolte a soddisfare determinate esigenze che si applicano solo in alcune materie) REGOLARI (regolano determinati rapporti in conformit con i principi generali dellordinamento) e ECCEZIONALI (che a causa di esigenze particolari deviano dalle norme regolari in specifiche materie) LA PRODUZIONE DEL DIRITTO: LE FONTI - Fra le norme che compongono il sistema giuridico, hanno particolare rilevanza quelle che soddisfano lesigenza di individuare le condizioni necessarie alla creazione di nuove norme (METANORME O NORME DI SECONDO GRADO). Esse si comportano come enunciati linguistici con funzione prescrittiva e si indirizzano a destinatari qualificati (gli organi costituzionali investiti del potere di creare norme giuridiche, es. il Parlamento, e quelli investiti del potere di applicarle e farle applicare es. la Magistratura). - Queste norme costituiscono le fonti del diritto: sono ordinate gerarchicamente e hanno forza normativa differente a seconda della tipologia di fonte del diritto quale esse appartengono. In caso di conflitto o antinomia di due norme di diverso rango, quella del rango superiore prevarr su quella di rango inferiore (la quale non produrr alcun effetto). In caso che lantinomia o il conflitto riguardi due norme dello stesso rango si pu ricorrere a due criteri di risoluzione: IL CRITERIO CRONOLOGICO (lex posterior derogat anteriori) IL CRITERIO DELLA NORMA SPECIALE (che prevale su quella generale, lex specialis derogat generali) - Le fonti del diritto si possono distinguere in: FONTI DI PRODUZIONE: costituite da atti o fatti cui lordinamento riconosce lidoneit a porre in essere norme giuridiche attraverso lindividuazione del procedimento specifico di produzione dellatto normativo; FONTI DI COGNIZIONE: costituite da strumenti attraverso i quali le norme vengono concretamente identificate e rese conoscibili (es. documenti e pubblicazioni ufficiali) - Inoltre in base alla volont di creazione della norma si distingue in: FONTI ATTO: costituite da manifestazioni di volont normativa espresse da organi legittimati dalla Costituzione a creare leggi;

FONTI FATTO: consistenti in un comportamento oggettivo cui il nostro ordinamento riconosce, nella sussistenza di determinate condizioni, lidoneit a porre in essere norme rilevanti per lordinamento giuridico (la volont di chi crea la legge non rileva) - LA GERARCHIA: 1. La Costituzione e le leggi costituzionali; le fonti comunitarie (regolamenti, direttive e decisioni della Corte di giustizia dellU.E.; 2. Le leggi ordinarie formali (approvate dal Parlamento secondo la procedura ordinaria) e sostanziali (leggi delegate, decreti legislativi e decreti legge) e leggi equiparate; [FONTI PRIMARIE] 3. Leggi regionali; 4. Regolamenti dellEsecutivo (norme giuridiche emanate da organi dell esecutivo, formalmente amministrativi ma sostanzialmente hanno effetti normativi); [FONTI SECONDARIE] 5. Usi e consuetudini (non scritte, caratterizzate dalla necessaria compresenza di due elementi: il comportamento deve essere tenuto dalla generalit dei soggetti in modo costante ed uniforme nel tempo, la cd media osservanza; deve sussistere la convinzione della giuridica doverosit di quel comportamento.) Luso contra legem non ammesso. Si distingue in usi contrattuali (applicati in un determinato luogo e con riferimento ad un determinato tipo di affari) e usi interpretativi (con i quali individui di un certo luogo intendono unespressione non chiara o ambigua inserita in un contratto). [FONTI TERZIARIE] - Fra le leggi ordinarie riveste grande importanza il Codice Civile, approvato con Regio decreto il 16 marzo 1942; quello attualmente vigente composto da una parte introduttiva e sei libri: La parte introduttiva, composta da 31 artt, dedicata alle disposizioni sulla legge in generale e tratta delle fonti del diritto, dellefficacia soggettiva, spaziale e temporale delle leggi; Il primo libro (artt 1-455) dedicato alle persone ed alla famiglia; Il secondo libro (artt 456-809) alle successioni e alle donazioni; Il terzo libro (artt 810-1172) alla propriet, al possesso e agli altri diritti reali (denominato della propriet"); Il quarto libro (artt 1173-2059) alle obbligazioni; Il quinto libro (artt 2060-2642) al lavoro ed alle societ; Il sesto libro (artt 2643-2969) alla tutela dei diritti.

LEFFICACIA DELLA LEGGE: LENTRATA IN VIGORE DELLE NORME Il procedimento di formazione delle leggi si perfeziona a seguito dellapprovazione da parte del Parlamento e della sua promulgazione ad opera del presidente della repubblica, che controfirmandola ne ufficializza lesistenza nellordinamento. - Ma affinch la legge entri in vigore e divenga vincolante per tutti, necessaria la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana (nel caso delle leggi regionali la Gazzetta Ufficiale di ciascuna regione, nel caso delle norme comunitarie la Gazzetta Ufficiale della Comunit Europea); trascorsi (di regola) quindici giorni, la legge o il regolamento divengono obbligatori, ossia EFFICACI. - Il periodo intermedio fra la pubblicazione e lentrata in vigore detto vacatio legis e pu essere abbreviato o allungato a seconda dei casi. La pubblicazione e lintervallo di tempo per lassimilazione e la conoscenza della legge rispondono ad un esigenza di certezza del diritto. - Di norma le leggi si applicano a fatti successivi alla loro entrata in vigore, sono cio irretroattive, ma questo carattere assoluto solo nel caso delle norme penali (tranne quando le nuove norme stabiliscono sanzioni pi leggere rispetto al passato, in questi casi sono sempre retroattive) mentre negli altri ambiti trova frequenti eccezioni. LEFFICACIA DELLA LEGGE NEL TEMPO Il problema inerente alla successione nel tempo delle leggi si pone principalmente quando due norme riguardanti la stessa materia giuridica appaiono tra loro incompatibili o quando una nuova legge regola interamente una materia gi disciplinata. - Non potendo sussistere suddetta situazione si ricorre allABROGAZIONE: ESPRESSA (per dichiarazione del legislatore); TACITA (quando lincompatibilit, anche non esplicitata, si risolve con labrogazione della legge precedente nel caso di norme dello stesso rango, o con labrogazione dei quella del rango inferiore nel caso che questultimo non fosse lo stesso) - Labrogazione pu avvenire inoltre a seguito di REFERENDUM POPOLARE ABROGATIVO (art. 75 Cost.) che pu avere ad oggetto labrogazione di una legge ordinaria del Parlamento o di un atto avente valore di legge (o anche solo di una parte avente valore di essi); non pu avvenire per le leggi

tributarie e di bilancio, di amnistia e indulto, di autorizzazione a ratificare i trattati internazionali. - Labrogazione si distingue da: LA DESUETUDINE (fenomeno opposto alla consuetudine) LA DEROGA (norma che fa eccezione ad una norma diversa la quale resta pienamente in efficace nel suo ambito) LA DICHIARAZIONE DI ILLEGITTIMITA COSTITUZIONALE (che comporta la cessazione di efficacia delle norme, cio lannullamento, ed il divieto di farne applicazione anche a casi precedenti la dichiarazione) LEFFICACIA DELLA LEGGE NELLO SPAZIO - Le leggi vigenti in uno Stato valgono esclusivamente per le persone che vi risiedono (principio di territorialit); si estende entro certi limiti anche a coloro che non sono cittadini dello Stato in questione: le norme penali e di polizia, tutte quelle che disciplinano i diritti di libert e riconoscono i diritti umani; viceversa alcune norme di diritto interno sono applicabili anche ai cittadini italiani residenti allestero. - Nei casi in cui un giudice si trovi di fronte ad elementi di estraneit (in una fattispecie normativa) rispetto allordinamento interno (es. il bene oggetto della causa si trova allestero o una delle parti un cittadino straniero) sorge il problema di quale ordinamento debba applicarsi: in questi casi si pu ricorrere alle norme di DIRITTO INTERNAZIONALE PRIVATO (o pi correttamente DIRITTO INTERNO IN MATERIA INTERNAZIONALE), un insieme di norme interne dello Stato che stabiliscono i criteri per lindividuazione del diritto applicabile e disciplinino lefficacia delle sentenze e degli atti stranieri. - Le fonti di queste norme sono quelle proprie di ogni ordinamento; vi per il rischio che i Paesi adottino norme ispirate a principi diversi o incompatibili: per ridurre tale rischio stata elaborata una serie di norme di dir. Int. Privato in esecuzione di accordi internazionali allo scopo di disporre di norme di conflitto uguali. Si parla in tal senso di DIRITTO INTERNAZIONALE PRIVATO CONVENZIONALE (o SPECIALE). - La struttura tipica della norma di diritto int. Privato presenta sempre due elementi costanti: LA DESCRIZIONE in astratto dei fatti che si intende disciplinare, per categorie generali; IL CRITERIO DI COLLEGAMENTO che conferisce il carattere di estraneit del rapporto rispetto allordinamento interno.

a. In materia di OBBLIGAZIONI CONTRATTUALI - La Convenzione di Roma del 1980 individua tre diversi criteri di collegamento: a.1_la legge nazionale dei contraenti, se comune ad entrambe le parti; a.2_la legge del luogo in cui viene concluso il contratto; a.3_la legge designata dalla concorde volont delle parti (prevalente). b. In materia di OBBLIGAZIONI EXTRACONTRATTUALI E CONTRATTUALI - Tra il 2007 e il 2008 lUE ha adottato due distinti regolamenti che introducono criteri di collegamento applicabili nel caso del coinvolgimento di due stati membri (COMUNITARIZZAZIONE DEL DIRITTO INTERNAZIONALE PRIVATO). c. La RESPONDABILITA EXTRACONTRATTUALE - La responsabilit per fatto illecito regolata dalla legge dello stato cui si verificato levento; tuttavia il danneggiato pu chiedere lapplicazione della legge dello Stato in cui si verificato il fatto che ha causato il danno. - La responsabilit per danno da prodotto regolata dallo stato in cui si trova il domicilio o lamministrazione del produttore o da quella dello stato in cui stato acquistato (a scelta del danneggiato). d. Per ci che concerne LA PROPRIETA, I DIRITTI REALI E IL POSSESSO - Sono disciplinati dalla legge del luogo in cui sita la cosa che forma loggetto di tali diritti (criterio applicabile sia a beni mobili che immobili). e. In materia di STATO E CAPACITA DELLE PERSONE - Si applica la legge dello stato cui le persone appartengono. f. Per ci che riguarda il rapporto di CONIUGIO - f.1_La forma di celebrazione del matrimonio regolata dalla legge del luogo di celebrazione, dalla legge nazionale di uno dei due coniugi o dalla legge dello Stato comune di residenza dei due coniugi. f.2_I rapporti patrimoniali sono regolati dalla legge applicabile ai rapporti personali, oppure i coniugi possono convenire di regolarli secondo la legge dello stato di uno dei due cittadino. f.3_La separazione e il divorzio sono regolati dalla legge nazionale comune dei coniugi; in mancanza si applica la legge dello stato in cui la vita della famiglia prevalentemente localizzata.

g. In materia di RAPPORTI FRA GENITORI E FIGLI - La legge applicabile quella nazionale del figlio. g.1_Ladozione regolata dal diritto nazionale delladottante, dagli adottanti se comune, o in mancanza dal diritto dello stato in cui sono entrambi residenti o dove localizzata la loro vita matrimoniale al momento delladozione. h. Per quanto concerne le SUCCESSIONI MORTIS CAUSA - Si applica la legge nazionale del de cuius al tempo della morte. i. In materia di DONAZIONI - Sono regolate dalla legge nazionale del donante. - Il giudice italiano non pu applicare la norma di dir. Int. Privato contrastante con la Costituzione, oppure se i suoi effetti sono contrari allordine pubblico. - Dallart. 16 Prel. La CONDIZIONE DI RECIPROCITA: lo straniero ammesso a godere dei diritti civili attribuiti al cittadino a condizione che, in analoghe circostanze, lordinamento straniero richiamato preveda lo stesso trattamento per il cittadino italiano. LINTERPRETAZIONE DEL DIRITTO La norma giuridica disciplina una fattispecie generale ed astratta che deve di volta in volta essere individuata e concretizzata nel caso concreto. Linterpretazione della norma il procedimento che consiste nel rendere una norma da generale e astratta, individuale, concreta e applicabile al caso specifico. - In base ai soggetti che operano lattivit interpretativa si pu distinguere in: INTERPRETAZIONE DOTTRINALE: quella posta in essere dagli studiosi del diritto a fini scientifici e didattici (non ha valore giuridico); INTERPRETAZIONE GIUDIZIALE: compiuta dai giudici nellapplicazione della norma astratta al caso concreto; INTERPRETAZIONE AUTENTICA (o LEGISLATIVA): quella fornita in alcuni casi dal potere legislativo (normalmente dallo stesso che ha emanato la norma) qualora la disposizione risulti di difficile o controversa interpretazione (impone di interpretare in un determinato senso la norma in questione). - Nellart.12 Prel. Si trovano invece codificati i due principali criteri interpretativi che i giudici devono tenere in considerazione nellinterpretazione di ogni legge; essi devono coordinarsi ed integrarsi a vicenda.

IL CRITERIO LETTERALE: volto alla ricerca del significato delle parole in base alla loro connessione e successione, e alla loro valenza lessicale e grammaticale; IL CRITERIO TELEOLOGICO (LOGICO): volto a mettere in evidenza la voluta legis individuando i motivi che hanno indotto il legislatore a formulare ed emanare una determinata norma. - In realt, specialmente quando si tratta di normazioni datate, il criterio logico pu apparire inadeguato e il giudice spesso costretto a ricorrere ad uninterpretazione di tipo evolutivo. - Vi sono poi altri criteri extrapositivi utilizzati da chi interpreta le leggi: IL CRITERIO SISTEMATICO: in forza del quale nello stabilire il significato di una singola norma si valuta la coerenza della scelta in relazione al significato dellintero ordinamento nella sua complessit (svolge un ruolo significativo soprattutto quando occorre svolgere un tipo di interpretazione evolutiva); IL CRITERIO CONSEGUENZIALISTA: quando il significato della norma viene deciso sulla base della preferibilit o meno delle conseguenze economiche e sociali derivanti da una determinata interpretazione. Nella sua applicazione pi rilevante il criterio prevede lanalisi economica del diritto, secondo cui va preferita a tutte le interpretazioni possibili quella che favorisce lefficienza economica. - In base ai risultati cui si perviene in seguito allattivit interpretativa si distingue in: INTERPRETAZIONE DICHIARATIVA: quando interpretazione letterale e logica coincidono (interpretatio optima); INTERPRETAZIONE ESTENSIVA: che evidenza un significato della norma pi ampio da quello che risulta dalla semplice lettura del testo (lex minut dixit quam voluit); INTERPRETAZIONE RESTRITTIVA: evidenzia un significato pi restrittivo sostenendo che la norma dica pi di quanto non volesse (lex plus dixit quam voluit). LE LACUNE DEL DIRITTO Nonostante si disponga di questa moltitudine di criteri interpretativi non sempre esiste una norma che possa applicarsi direttamente al caso concreto: si parla infatti di lacune del sistema normativo, che devono essere colmate sempre per rispondere ad un esigenza di certezza del diritto (INTEGRAZIONE DELLA LEGGE). - Si ricorre quindi allinterpretazione analogica, art. 12 co.2 Prel. cio lapplicazione di norme che regolano casi o materie simili (ANALOGIA

LEGIS); se il caso rimane ancora dubbio si decide secondo i principi generali dellordinamento giuridico e dello Stato (ANALOGIA IURIS). - Non si pu ricorrere allanalogia nel caso di norme eccezionali o penali incriminatrici. GIURISPRUDENZA E DOTTRINA: CLAUSOLE E PRINCIPI GENERALI Nellordinamento giuridico italiano, come in tutti quelli del civil law, la giurisprudenza non fonte del diritto: una pronunzia giudiziale vincola soltanto le parti del processo, non gli altri consociati, e neppure rappresenta un precedente a cui uniformarsi per gli altri giudici (al contrario di ci che succede nel common law, e quindi sostanzialmente nel Regno Unito, Stati Uniti, Australia). [PRIMATO DELLA LEGGE] - Le CLAUSOLE GENERALI sono norme giuridiche incomplete, ossia prive di una descrizione del fatto (fattispecie), al verificarsi del quale la legge subordina linsorgere di effetti giuridici da essa stessa previsti. Mancando di un elemento, le norme a clausola generale, devono essere integrate dal giudice che deve ricostruire il fatto al quale applicare la regola. Esse operano sul terreno dellapplicazione del diritto. - Lopera di concretizzazione da parte del giudice dovr rispettare alcuni vincoli insuperabili: a. Dovr tener conto delle regole proprie dellambito al quale la clausola generale appartiene; b. Dovr compiersi nel rispetto del valori fondamentali cui si ispira lordinamento; c. Dovr avvenire nel rispetto della coerenza logica del sistema e risultare compatibile con i principi di ordine dogmatico sui quali si regge lordinamento. - I PRINCIPI GENERALI sono norme giuridiche di contenuto generale che esprimono valori ai quali si conformano altre norme dell'ordinamento (denominate, in contrapposizione ai principi generali, regole). Mentre le regole influiscono direttamente sul comportamento (se sono norme di condotta) o attribuiscono poteri normativi (se sono norme di competenza), i principi generali influiscono indirettamente sul comportamento, influendo direttamente sull'esercizio di poteri normativi. - I principi generali possono essere espressi in testi normativi, come avviene in particolar modo nelle costituzioni e nelle dichiarazioni dei diritti (art.1-12 Cost. Italiana). Molti principi, per, sono impliciti, nel senso che, pur non trovando espressione in testi normativi, sono ricavati dall'interprete per

astrazione generalizzante, ossia mediante ragionamento induttivo, da una o pi norme dell'ordinamento; tali principi costituiscono la ratio delle norme dalle quali sono ricavati. LATTIVITA GIURIDICA Costituisce attivit giuridica ogni azione, omissione o comportamento che dia luogo a conseguenze rilevanti sul piano normativo (effetti giuridici). - A seconda della rilevanza che assume per lordinamento la volont del soggetto ai fini dellinsorgere del fatto giuridico si distingue in: FATTO GIURIDICO (assoluta irrilevanza della volont del soggetto); ATTO GIURIDICO IN SENSO STRETTO (rilevanza circoscritta della volont: cio limitata alla consapevolezza dellatto compiuto. Per questo necessaria la capacit naturale dellagente. Leffetto giuridico si produce interamente come posto nellordinamento); NEGOZIO GIURIDICO (rilevanza massima della volont: atto di autonomia privata. Possono essere sia unilaterali che plurilaterali; leffetto che si produce posto in parte dallordinamento e in parte, entro certi limiti, dai contraenti). LA DICHIARAZIONE DI VOLONTA E il termine con il quale si designa la manifestazione della volont allesterno; una volont puramente interiore non potrebbe essere presa in considerazione dal diritto al fine di ricollegarvi effetti giuridici. - La dichiarazione pu essere: RECETTIZIA (la cui efficacia giuridica subordinata alla sua ricezione nella sfera di un destinatario determinato); NON RECETTIZIA (la cui efficacia giuridica non subordinata a suddetta ricezione). - In base alle modalit di espressione pu essere: ESPRESSA: ogni manifestazione di volont esternata attraverso modalit (parole, gesti, segni) atte a rappresentare in via diretta e immediata lintento del soggetto. PER COMPORTAMENTO CONCLUDENTE: sono comportamenti dai quali si desume, in via di illazione, una volont che di per s non viene esteriorizzata; quando tali contegni consistono in una dichiarazione si parla di DICHIARAZIONE TACITA, quando consistono in comportamenti si tratta di CONTEGNO CONCLUDENTE.

IL RAPPORTO GIURIDICO rapporto giuridico ogni relazione tra due o pi soggetti regolata dal diritto; pi precisamente la correlazione tra una situazione giuridica di vantaggio (diritto soggettivo) e una di svantaggio (dovere giuridico). - I diritti assoluti vivono al di fuori del rapporto giuridico perch il dovere che vi si contrappone estraneo al suo soddisfacimento, anche se preordinato alla tutela dellinteresse. - La nascita del rapporto si ha quando viene costituito dalle parti e il titolare acquista il diritto. Lacquisto pu essere: A titolo ORIGINARIO se il diritto sorge in favore di un soggetto senza essere stato trasmesso da un precedente titolare; A titolo DERIVATIVO se viene trasmesso da un soggetto (autore o avente causa) ad un altro (successore o avente causa). Il modificarsi del rapporto pu avvenire in determinate circostanze in relazione al contenuto, ai soggetti o alloggetto del rapporto. LE SITUAZIONI GIURIDICHE SOGGETTIVE 1. Il diritto soggettivo - E la posizione di vantaggio riconosciuta ad un soggetto, per la realizzazione di un suo interesse. una categoria concettuale costruita per astrazione e presenta una struttura logica costante: 1.1_ c un bene potenzialmente idoneo a realizzare un certo interesse di un soggetto; 1.2_ lordinamento lo riconosce come meritevole di protezione e attribuisce una serie di prerogative al soggetto in ordine al bene, in modo da consentirgli di porre in essere delle determinate attivit su di esso cos da realizzare linteresse desiderato. - Il contenuto del diritto soggettivo quindi costituito dalle attivit che il soggetto pu compiere sul bene; la norma non attribuisce questultimo a un soggetto, ma le utilit che sene possono ricavare (difatti sul medesimo bene possono concorrere una pluralit di diritti). - Vi sono diversi tipologie di diritti che un soggetto pu possedere e far valere per il raggiungimento di un dato interesse: DIRITTI ASSOLUTI: garantiscono al titolare un potere che questi pu esercitare su un bene determinato, senza bisogno della collaborazione altrui, per esercitare linteresse di cui portatore. [Comprendono i diritti reali, i diritti della personalit, i diritti sui beni immateriali]

DIRITTI RELATIVI: hanno ad oggetto una condotta altrui che il titolare pu esigere da un soggetto terzo, e che questi a sua volta tenuto ad osservare nellinteresse del titolare del diritto. [Sono principalmente di diritti di credito, cio trattasi del lato attivo del rapporto obbligatorio] DIRITTI PERSONALI DI GODIMENTO: presentano alcuni caratteri dei diritti assoluti e di quelli relativi ma non si possono collocare in una specifica categoria. Si in presenza, da una parte, di una situazione di carattere relativo (esistendo un rapporto giuridico di diritto di credito attivo e di un obbligo dal lato passivo) e dallaltra di un diritto reale a godere del bene (e dunque a conservarlo) opponibile erga omnes (es. il caso del locatario, legato al rapporto obbligatorio verso il proprietario ma tutelato nel godimento del bene, nei confronti dellintera collettivit). IL DIRITTO POTESTATIVO: il potere di determinare con una semplice determinazione di volont una modifica dellaltrui sfera giuridica (con atto unilaterale); il terzo destinato a subire gli effetti del diritto potestativo si trova in una posizione di soggezione (non di obbligo: subisce le decisioni). - Il concetto di diritto soggettivo rappresenta lo snodo decisivo dei rapporti tra lindividuo e lordinamento; pertanto riflette il modo in cui questo rapporto si modifica nel tempo, il quale a sua volta condizionato da molteplici fattori (storia, politica, filosofia negli anni). a. Ad esempio, nel periodo illuminista, rappresentava la signoria del volere del singolo che si collocava sulla scia dellindividualismo di matrice giusnaturalistica; b. NellOttocento, con il consolidarsi dello stato liberale, lordinamento assume il compito di protezione di diritti, dati come originari e pregiuridici, dellindividuo mediante la formulazione di comandi e divieti: il diritto soggettivo diviene, in questa visione, la pretesa orientata verso un terzo al fine di ottenere linteresse di cui si portatori. c. Dopo la guerra, con la formazione dello stato democratico, le norme trovano la loro (tuttora attuale) natura di giudizi ipotetici: non sono pi imperativi ma norme permissive; in questo periodo in diritto soggettivo diviene la possibilit di assumere una determinata condotta al fine di soddisfare un interesse riconosciuto dallordinamento. d. Nella visione moderna a ci si aggiunge la funzione propria attributiva dellordinamento cos che il diritto soggettivo si modifica poich evidenzia il dato dellassegnazione al soggetto delle utilit di cui egli pu appropriarsi con lassunzione dei comportamenti oggetto del permesso normativo (agere licere, potere di agire).

2. Laspettativa - E la posizione in cui si trova il soggetto che intende conseguire un diritto nel futuro. riconosciuta dallordinamento in vista del suo successivo evolversi in una situazione finale di diritto soggettivo. - Laspettativa rileva solo nel caso in cui sia di diritto, e cio quando la legge garantisca la posizione di attesa e di conservazione in modo da rendere possibile la trasformazione in diritto soggettivo (ad es. nel contratto sottoposto a condizione sospensiva). Si trova solitamente nelle fattispecie a formazione progressiva: finch essa non viene completata in ogni elemento, il soggetto titolare solo di unaspettativa. -La funzione propria di tale situazione giuridica si ritrova nel carattere cautelare della tutela offerta dalla norma. 3. La potest - E la posizione del soggetto tenuto alla cura di un interesse altrui e, a tal fine, investito da una serie di prerogative. Il soggetto investito non quindi libero come il titolare di un diritto soggettivo ma vincolato alla tutela degli interessi per cui la potest gli attribuita (situazione di potere-dovere). - Pi propriamente si pu indicare con il termine funzione (anzich situazione giuridica soggettiva), cui il connotato tipico lattribuzione al soggetto di margini ampi di discrezionalit nellindividuazione delle modalit operative pi appropriate allattuazione dellinteresse affidato alla sua cura. 4. Lonere - E la situazione in cui un soggetto, qualora intenda conseguire un determinato risultato utile, tenuto a porre in essere un certo comportamento. - Presenta un indubbio profilo di doverosit ma differisce dallobbligo poich questultimo preordinato al soddisfacimento di un interesse altrui, mentre ladempimento dellonere un passaggio necessario perch il soggetto onerato possa conseguire un risultato utile per s. Per essendo in alcuni casi ladempimento dellonere funzionale alla tutela di un interesse di un soggetto terzo la distinzione su questo piano potrebbe venire meno. - Pertanto per rendere pi evidente la diversit dellonere dallobbligo si deve sottolineare che esso non si presenta mai come figura autonoma ma accede sempre da una posizione di vantaggio del soggetto onerato; inoltre il tratto di doverosit insito nellonere presenta unevidente particolarit poich deve essere adempiuto soltanto nel caso in cui il soggetto intenda conseguire il risultato a lui utile (e al contrario dellobbligo non presenta sanzione nel caso non vi sia adempimento).

6. Linteresse legittimo - Si tratta della situazione giuridica soggettiva (di vantaggio ma inattiva) della quale titolare un soggetto nei confronti della pubblica amministrazione che esercita un potere di autorit attribuitole dalla legge e consiste nella pretesa che tale potere sia esercitato in conformit alla legge. - Quando la pubblica amministrazione esercita un potere pubblico pu incidere sulla sfera dei soggetti con cui entra in relazione, potendo anche incidere sulle loro posizioni giuridiche, indipendentemente o anche contro la volont di questi. La pubblica amministrazione, tuttavia incontra dei limiti nelle finalit (ed anche nelle modalit), finalit che dalla legge sono indicate e che rappresentano la giustificazione del potere attribuitole. La pretesa del legittimato al rispetto di queste finalit e di questi limiti l'oggetto dell'interesse legittimo e l'ordinamento giuridico conferisce al suo titolare gli strumenti giuridici per ottenerlo. Questi strumenti si sostanziano in una serie di pretese tutelate, alle quali corrispondono puntuali adempimenti dellamministrazione durante lesercizio del potere e nella possibilit di ricorrere alla giurisdizione amministrativa per ottenere lannullamento dellatto amministrativo che abbia violato una qualsiasi delle regole di legalit o il risarcimento del danno che l'atto amministrativo illegittimo abbia provocato. - La differenza con il diritto soggettivo data dal fatto che il soddisfacimento dellinteresse del privato non dipende dalla sua condotta ma esclusivamente dalloperato della p.a. 7. Lo status - Si definisce status (o stato giuridico) la posizione di un soggetto rispetto ad un determinato gruppo sociale, che pu essere l'intera collettivit o un gruppo minore, dalla quale derivano determinate situazioni giuridiche soggettive (infatti non pu definirsi come situazione giuridica ma piuttosto come il presupposto di ogni situazione giuridica attiva o passiva: una volta acquistato lindividuo acquista cos obblighi e diritti). - Lautonomia della figura, talvolta negata da dottrina e giurisprudenza, si pu riscontrare nei casi in cui lo status anche se non diviene direttamente il presupposto di una situazione giuridica soggettiva rende immediatamente operanti tutti i diritti e gli obblighi ad esso ricollegati (es. il figlio naturale non riconosciuto). 8. Gli interessi diffusi e collettivi - Situazioni giuridiche non riferibili a soggetti individuali ma a gruppi di persone accomunate da un interesse ad un bene della vita condiviso sono

denominati interessi diffusi; emblematico il caso dellambiente, dalla cui tutela dipendono la nostra salute e la qualit della vita comune. - Ove, poi, tali interessi riferibili ad una comunit di individui siano, altres caratterizzati, dal fatto che tale comunit si sia organizzata mediante la costituzione di un ente preposto alla tutela dei medesimi, essi vengono definiti ed individuati come interessi collettivi (ad es. le associazioni dei consumatori). LA TUTELA GIURISDIZIONALE DEI DIRITTI - Allo scopo di ripristinare lordine giuridico turbato dallinosservanza delle norme poste dallo Stato e impedire che da ci si sviluppi una reazione a catena, il diritto istituisce un apparato fatto di persone, norme e strutture organizzative cui viene affidato il compito di amministrare la giustizia (ossia di reprimere le controversie tra i membri della comunit). - Questa funzione giurisdizionale esercitata dalla magistratura: il ricorso ad essa avviene secondo modalit altamente ritualizzate (tanto da dar luogo ad un intera branca dellordinamento giuridico, il diritto processuale civile). - Le basi del processo civile sono fondate sulle seguenti [6] nozioni fondamentali: 1. Azione ed eccezione - 1.1 Lazione il potere di dare impulso alla funzione giurisdizionale affinch trovino tutela le situazione giuridiche soggettive; colui che propone la domanda prende il nome di attore. - Le norme di diritto sostanziale vanno correlate a quelle del codice di procedura civile, in particolare allart. 100 c.p.c. ai sensi del quale per proporre una domanda in giudizio necessario avervi interesse; ci significa che non sufficiente essere titolari di un diritto soggettivo per esercitare unazione: necessario che si denunci una lesione di quel diritto e che il provvedimento richiesto al giudice sia idoneo a rimuovere in tutto o in parte tale lesione (interesse ad agire). - 1.2 Leccezione lo strumento attraverso il quale il convenuto (cio colui che stato citato in giudizio) resiste alla pretesa avanzata dallattore; anche leccezione potr essere presa in esame dal giudice solo ove sussista un interesse ad eccepire. 2. Principio dellonere della prova - Il processo civile caratterizzato dal principio dispositivo per il quale le parti sono libere di esercitare le azioni, di opporre le eccezioni, di transigere la controversia e di rinunciare al giudizio; ci si riflette anche sui poteri del

giudice civile che non pu ricercare dufficio le prove dei fatti posti a fondamento delle pretese delle parti. - In particolare discende da questo principio quello dellonere della prova, in forza del quale i fatti che si pongono alla base delle azioni o delle relative eccezioni devono essere provati dalla parte che agisce o eccepisce. - Le prove vanno fornite mediante specifici mezzi, classificabili in: PROVE DIRETTE E INDIRETTE (a seconda che siano destinare a provare direttamente lesistenza di un fatto o a farlo soltanto presumere); PROVE LEGALI E LIBERE (a seconda che siano vincolanti o no per il giudice; nel caso di quelle legali egli tenuto a considerare verificatisi gli atti o i fatti rappresentati o documentati attraverso di esse); - Le prove possono essere: LE PROVE DOCUMENTALI (o prove scritte): sono latto pubblico (documento redatto da un pubblico ufficiale nei modi previsti dalla legge, fa piena prova fino a querela di falso) e la scrittura privata (documento sottoscritto dalla parte che viene riconosciuto come prova legale, al pari dellatto pubblico, nel caso in cui venga autenticata da un notaio o da un altro pubblico ufficiale). LE PROVE TESTIMONIALI: possono essere fornite mediante dichiarazioni rese davanti al giudice, che un determinato avvenimento si verificato alla presenza di colui che rende la dichiarazione (testimone). Lammissibilit della prova per testimoni dei contratti assoggettata a una serie di limitazioni; tuttavia ad essa potr sempre farsi ricorso nei casi in cui: a. vi sia un principio di prova per iscritto; b. il contraente sia stato nellimpossibilit materiale o morale di procurarsi una prova scritta; c. il contraente abbia smarrito senza sua colpa il documento che gli forniva la prova. LA CONFESSIONE: una dichiarazione resa da un soggetto nellambito di un giudizio (confess. Giudiziale) o fuori dal giudizio (confess. Extragiudiziale) di fatti a s sfavorevoli e favorevoli alla controparte. una prova legale e pu avere ad oggetto solo fatti che incidano sui diritti disponibili. IL GIURAMENTO: la dichiarazione della veridicit di un fatto proveniente da una delle parti, resa in giudizio con formula solenne. Pu essere decisorio o suppletorio a seconda che venga richiesto da una delle parti o dal giudice per integrare le prove o stabilire il valore della cosa domandata quando non sia possibile accertarlo altrimenti. LE PRESUNZIONI: sono mezzi di prova indiretti e consentono di accertare lesistenza di un fatto ignoto muovendo da un fatto noto.

Possono essere legali (quando la legge stessa, in presenza di un certo fatto, considera esistente e quindi provato un altro fatto rilevante ai fini della produzione delleffetto giuridico; possono essere assolute o relative a seconda che sia ammessa o meno la prova contraria) o semplici ( che il giudice pu prendere in considerazione solo in caso di fatti gravi e precisi). 3. Lefficacia delle sentenze ed il giudicato - 3.1 Laccertamento contenuto nella sentenza passata in giudicato fa stato ad ogni effetto tra le parti, i loro eredi o aventi causa; il limite del giudicato che la sentenza non pu produrre effetti aldil del caso da essa deciso o su soggetti estranei alla controversia (giudicato in senso sostanziale). - Quando la sentenza non pu pi essere impugnata con gli ordinari mezzi di gravame (appello, ricorso per cassazione, revocazione, regolamento di competenza) si parla di giudicato in senso formale. - 3.2 Le sentenze vengono distinte in ragione del loro contenuto e degli specifici effetti che producono: SENTENZE DI MERO ACCERTAMENTO: si munisce la situazione giuridica oggetto dellaccertamento giudiziale della stessa forza del giudicato, cos da rendere vane eventuali rivendicazioni da parte di terzi. SENTENZE DI CONDANNA: mediante le quali si ottiene il titolo idoneo ad avviare lesecuzione forzata o ad iscrivere ipoteca. SENTENZE COSTITUTIVE: si modifica in senso favorevole allattore la situazione giuridica oggetto dellaccertamento giudiziale. 4. Le modalit di composizione pattizia della lite - Lordinamento consente allautonomia privata, nel rispetto delle regole stabilite dalla legge, di sostituire la decisione giudiziaria con un regolamento di natura pattizia, oppure di sotituire il giudice, nel compito di dirimere la controversia, da uno o pi arbitri (accordo chiamato convenzione di arbitrato, in cui uno o pi soggetti privati che non siano pubblici ufficiali decideranno a seconda dei casi una risoluzione del conflitto secondo diritto o secondo equit). - a.1 Larbitrato rituale: possono esservi rimesse tutte le controversie, tranne quelle che hanno ad oggetto diritti indisponibili; nel caso delle liti relative ai rapporti individuale di lavoro si pu ricorrere allarbitrato solo in caso sia espressamente previsto dalla legge, dai contratti o dagli accordi collettivi; latto deve avere forma scritta, a pena di nullit. - La nomina degli arbitri deve essere contenuta allinterno della convenzione di arbitrato e di regola ognuna delle parti ha diritto di

nominare uno o pi arbitri i quali, di comune accordo, provvederanno a dominarne un terzo; nel caso una delle parti non abbia provveduto alla scelta, laltra potr richiederne la nomina al Presidente del Tribunale o dal Presidente dellOrdine degli avvocati, di quello dei Dottori commercialisti o del Distretto notarile. - Gli arbitri devono accettare lincarico per iscritto e hanno diritto al rimborso spese e allonorario per lopera prestata: le parti sono obbligate in solido al pagamento. - Latto con il quale gli arbitri formalizzano la loro decisione viene chiamato LODO, e per quanto riguarda contenuto ed effetti equivale alle sentenze emesse dagli organi giurisdizionali. Il lodo trover esecuzione nel territorio della Repubblica solo quando il Tribunale nel circondario nel quale ha avuto sede larbitrato, accertatane la regolarit formale, lo avr dichiarato esecutivo, con il decreto exequatur (nei confronti del quale ammesso il ricorso alla Corte dAppello. - Larbitrato rituale si suddivide in: COMPROMESSO: un vero e proprio contratto mediante il quale le parti stabiliscono, quando sia gi insorta la controversia, di demandarne la decisione ad un arbitro (o a un collegio di arbitri in numero dispari); CLAUSOLA COMPROMISSORIA: una clausola inserita in un contratto, o risultante da un atto separato, che fa si che le eventuali future controversie relative a particolari aspetti del contratto medesimo, saranno devolute alla cognizione arbitrale. - a.2 Larbitrato irrituale: riporta sostanzialmente gli stessi caratteri dellarbitrato rituale, ma non equiparabile come questultimo (per ci che riguarda gli effetti) ad una sentenza di un organo giurisdizionale, ma pi assimilabile ad una transazione ed il lodo da esso derivante sar soggetto alla disciplina dei contratti. - a.3 Diversa dalla figura dellarbitro quella dellarbitratore, alla quale le parti demandano il compito di determinare la prestazione dedotta in un contratto (art.1349). - b. La transazione: il contratto con il quale le parti, facendosi reciproche concessioni, interrompono o prevengono una controversia. Le parti vi ricorrono ogni volta che non vogliono investire lautorit giudiziaria poich ad es. la normale durata di un processo civile incompatibile con lesigenza di rapidit riconosciuta dai soggetti nel caso. - Sotto il profilo strutturale la transazione ha carattere oneroso (per via delle reciproche concessioni); sotto quello funzionale assume natura di

contratto ad effetti reali (se il contenuto riguarda la nascita o il trasferimento di diritti reali) o obbligatori (se riguarda lassunzione di un obbligazione). - La forma scritta richiesta solo a fini probatori. In quanto contratto tipico la transazione soggetta alle ordinarie cause di invalidit. - b.1 La transazione mista ricorre allorch le parti non si limitano a intervenire sul rapporto controverso (mediante le reciproche concessioni) ma creano, modificano o estinguono altri rapporti aventi una loro causa autonoma. - b.2 La transazione novativa ricorre quando il contenuto dellaccordo sia del tutto distinto ed autonomo rispetto a quello oggetto della lite che si intende risolvere o prevenire attraverso il contratto (le parti devono manifestare la volont inequivocabile di instaurare tra loro un nuovo rapporto che si sostituisca, estinguendolo, a quello originario). 5. La tutela dei diritti e la pubblicit legale - Al fine di assicurarne la conoscibilit a tutti gli interessati (in funzione della certezza delle situazioni giuridiche) lordinamento prevede che alcuni atti e fatti giuridici siano inscritti in pubblici registri. - Lo scopo della pubblicit legale riguarda principalmente la tutela dei diritti; essa conferisce ai fenomeni giuridici un grado di oggettivit e attingibilit necessari per assicurare il diritto come strumento di regolazione sociale. - Una volta pubblicizzato un fatto giuridico, la sua ignoranza non potr pi essere utilmente invocata [CONOSCIBILITA LEGALE]. - 5.1 La pubblicit notizia quella di cui gli effetti si esauriscono nella mera conoscibilit legale del fatto giuridico pubblicizzato; in assenza della pubblicit notizia il fatto produrrebbe comunque i suoi effetti. - Non idonea a procurare allatto lopponibilit (cio la forma di efficacia erga omnes). - Gli strumenti utilizzati variano in relazione al fatto o alla vicenda da rendere noti. - La pubblicit notizia si estende in tutto il campo delle vicende relative alla persona; il principale sistema predisposto a tali fini costituito dai registri dello stato civile (sono tenuti da ogni comune, registri di nascita, cittadinanza, matrimonio e morte; sono tenuti invece presso il Tribunale i registri delle tutele, curatele, successioni, persone giuridiche e dei falliti; presso il Tribunale dei minori i registri delle adozioni dei minorenni).

- 5.2 La pubblicit costitutiva rappresenta un elemento di una fattispecie legale senza la quale questultima non potrebbe considerarsi completa. - Si parla di pubblicit costitutiva in materia di: a. iscrizione dellipoteca nei registri immobiliari (a seguito della quale sorge il diritto reale di garanzia); b. iscrizione dellatto costitutivo nel registro delle imprese (che subordina lacquisto della personalit giuridica delle societ di capitali); c. iscrizione nel registro delle imprese della delibera, dellatto di fusione, scioglimento e scissione delle societ capitali, della delibera di modificazione dello statuto della societ per azioni; d. usucapione abbreviata; e. pignoramento e sequestro conservativo; f. pubblicit sanante. - 5.2 La pubblicit dichiarativa ha la funzione di rendere opponibile ai terzi un effetto giuridico gi insorto sulla base di una fattispecie autonomamente perfezionatasi. - 5.3 La trascrizione costituisce una particolare forma di pubblicit dichiarativa, tesa ad assicurare la conoscibilit e lopponibilit delle vicende traslative riguardanti i beni immobili; il sistema organizzato su base personale. - La funzione quella di dirimere gli eventuali conflitti fra pi aventi causa che abbiano acquistato da un comune dante causa con atto inter vivos diritti incompatibili. - Per questo motivo si parla del principio di continuit delle trascrizioni: le successive trascrizioni o iscrizioni a carico dellacquirente non producono effetto se non stato trascritto latto anteriore di acquisto; inoltre il conflitto tra due acquirenti dello stesso bene immobile (o mobile registrato) risolto a favore di chi abbia trascritto per primo il suo acquisto (indipendentemente da chi abbia effettuato per primo latto di acquisto). - Nelle province annesse allItalia dopo la seconda guerra mondiale (sostanzialmente corrispondenti a Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia) vige il sistema dellintavolazione, organizzato su base reale, che prevede che liscrizione nel libro fondiario (tenuto dal Tribunale) abbia efficacia costitutiva del diritto.

6. Lincidenza del tempo sui diritti - 6.1 La prescrizione: ai sensi dellart. 2934, ogni diritto si estingue per prescrizione quando il titolare non lo esercita per il tempo determinato dalla legge. Listituto della prescrizione trova il proprio fondamento nella necessit di garantire la stabilit delle situazioni che si sono venute a creare e si sono consolidate a seguito dellinerzia del titolare. [DIFF. DECAD.] - Tuttavia, la prescrizione, rinunciabile da parte di chi potrebbe avvantaggiarsene; la rinuncia non prevede forme particolari e pu essere esternata anche per fatti concludenti; non pu essere rilevata dal giudice ma va eccepita dalla parte che pu trarne vantaggio. - Le norme sulla prescrizione sono inderogabili e ogni accordo che tende a modificarne la disciplina nullo. - Il periodo necessario perch il diritto si prescriva decorre dal momento in cui il diritto stesso pu esercitarsi. - Non tutti i diritti sono soggetti a prescrizione: a. gli status; b. i diritti indisponibili; c. i diritti della personalit; d. la qualit di erede (e i diritti di famiglia in genere); e. lazione dichiarativa di nullit di un contratto. Il decorso della prescrizione pu essere sospeso o interrotto in ragione del verificarsi di taluni eventi previsti dalla legge: LA SOSPENSIONE: ferma il decorso della prescrizione per tutto il tempo in cui sussiste lo stato di cose individuato dalla legge; una volta cessata la causa di sospensione, la prescrizione riprende a decorrere dal momento antecedente allinsorgere della sospensione stessa. - Le cause di sospensione possono essere: a. il sussistere di rapporti qualificati fra le parti (es. coniugio, tutela ecc.) b. particolari condizioni del titolare del diritto (es. minori ed interdetti per il periodo in cui non hanno rappresentante legale, forze armate in tempo di guerra). LINTERRUZIONE: avviene in seguito allatto di esercizio del diritto da parte del titolare o a seguito del riconoscimento del diritto da parte di colui contro il quale il diritto stesso potrebbe farsi valere. Dopo linterruzione, la prescrizione ricomincia a decorrere ex novo (da capo). - I termini della prescrizione: a. ordinario 10 anni;

b. per i diritti reali su cosa altrui il termine di 20 anni; c. il diritto di risarcimento del danno da fatto illecito (insieme ad altri diritti a prescrizione breve art. 2946) si prescrive in 5 anni; d. si prescrive dopo 2 anni il danno causato dalla circolazione di veicoli; e. il diritto a percepire indennit di fine rapporto lavorativo e i diritti derivanti da rapporti di societ si prescrivono in 5 anni; f. i diritti derivanti da rapporti di consegna o spedizione si prescrivono in un anno. - Le prescrizioni presuntive di pagamento sono quelle che si riferiscono ai diritti di credito, per cui la legge presume che, trascorso il tempo indicato, lobbligazione sia stata estinta (per pagamento del debito o altri motivi): il decorso del tempo non causa lestinzione del diritto. - La durata pu variare da 6 mesi, 1 o 3 anni. Nel caso il debito non sia stato estinto, il creditore dovr vincere tale presunzione deferendo in giudizio il giuramento o la confessione giudiziale al debitore per indurlo a dichiarare che il debito non stato pagato, oppure il suo credito verr comunque ritenuto prescritto. - 6.2 La decadenza pregiudica la possibilit di esercitare un diritto a causa dellinerzia del titolare protrattasi per un certo tempo; la sua funzione quella di limitare a periodi molto brevi lincertezza delle situazioni giuridiche. [DIFF. PRESCR.] - Ad essa non si applicano le materie della sospensione o dellinterruzione, pu essere impedita solo dal compimento dellatto previsto dalla legge o dal contratto. - La decadenza legale (prevista dalla legge) riguarda sia diritti disponibili, sia alcuni diritti indisponibili (es. nel diritto di famiglia). - Quando la decadenza assolve anche un ambito di interesse pubblico pu essere rilevata dufficio dal giudice, non pu essere rinunciata o modificata la disciplina dalle parti. - Si ha decadenza giudiziale nel caso in cui i termini siano fissati dal giudice su istanza della parte interessata. - La decadenza convenzionale (o negoziale) invece quella espressa dallautonomia dei privati, a cui viene posto come unico limite quello di non rendere eccessivamente difficile ad una delle parti lesercizio del diritto (in questi casi la decadenza non rilevabile dufficio). Possono decadere con decadenza convenzionale solo i diritti disponibili.

I SOGGETTI 1. Le persone fisiche e la capacit giuridica - Lordinamento, oltre a svolgere il compito di prevedere obblighi, poteri, facolt, deve necessariamente anche stabilire quali siano i soggetti cui imputare le varie situazioni soggettive. I soggetti di diritto di dividono in due grandi categorie: LE PERSONE FISICHE: sono tutti gli individui appartenenti alla specie umana (ma non sempre stato cos); LE PERSONE GIURIDICHE: sono entit caratterizzate dallaggregarsi di una pluralit di persone fisiche (associazioni, comitati, societ) o di un patrimonio (fondazioni) in vista del raggiungimento di un determinato scopo. Esse sono tali solo nella realt del diritto, che le qualifica come un autonomo individuo, differente dalle persone fisiche che lo compongono. - 1.1 La capacit giuridica la capacit di un soggetto di essere titolare di diritti e di doveri, quindi di essere potenzialmente destinatario di effetti giuridici, e ai sensi dellart.1 co.1 si acquista alla nascita (definita come il momento in cui dopo il parto, lindividuo abbia respirato almeno un attimo: non necessaria la vitalit) e si perde alla morte (definita come la cessazione irreversibile di tutte le funzioni dellencefalo). - Si diversifica dalla titolarit per il fatto di essere unattitudine astratta; la capacit giuridica precede la titolarit, ed il fatto di essere subordinata soltanto alla nascita rappresenta il presupposto delluguaglianza di tutti gli uomini di fronte alla legge (vd. art. 22 Cost. nessuno pu essere privato per motivi politici, della capacit giuridica, della cittadinanza, del nome). - Esistono in alcuni casi eccezionali delle limitazioni della capacit giuridica, le incapacit speciali, che possono essere collegate allet, alla salute, alla dichiarazione di fallimento o alla posizione giuridica rivestita da un soggetto nei confronti di un altro (es. rapporti familiari). ASSOLUTA: quando sussiste nei confronti di tutti i consociati; RELATIVA: quando sussiste nei confronti di determinate persone. 2. La condizione giuridica del nascituro - Lart. 1 riconosce anche al concepito la possibilit di essere titolare di diritti subordinatamente allevento della nascita; gli art. 462 e 748 riconoscono al nascituro (ANCHE NON CONCEPITO) la possibilit di succedere e ricevere per donazione. Il nascituro ritenuto in questo senso almeno titolare di unaspettativa di diritto, che deve essere tutelata.

- Uno dei quesiti che la magistratura si trovata spesso a dover risolvere a questo proposito, riguarda le lesioni alla salute e allintegrit fisica del nascituro (cd. Danno da procreazione); in questi casi la capacit giuridica del nascituro non assume rilievo, poich il danno viene sofferto dalla persona successivamente alla nascita, e quindi quando questultima avverr il nato potr far valere i suoi diritti su chi ha recato il danno. 3. La persona fisica - Gli elementi distintivi della persona fisica sono: IL SESSO: specificato nellatto di nascita (che deve essere dichiarata allufficiale dello stato civile del comune in cui avvenuta entro dieci giorni, o presso la direzione sanitaria dellospedale in cui avvenuta entro tre giorni). - Leventuale rettifica dellattribuzione del sesso deve essere effettuata mediante sentenza del tribunale, previa autorizzazione del trattamento medico chirurgico eventualmente necessario. IL NOME: si compone del prenome (appellativo individuale che deve corrispondere al sesso, e che pu essere composto anche da tre parole e deve essere necessariamente diverso da quello di un fratello o una sorella eventuali, e da quello del padre) e del cognome (se si tratta di figlio legittimo quello del padre; se il figlio naturale assume il cognome del genitore che per primo lo ha riconosciuto; se il figlio di ignoti provveder lufficiale di stato civile ad assegnare un nome che poi potr essere riconosciuto o affiancato a quello derivante dal riconoscimento naturale, dal soggetto alla maggiore et). - La legge prevede un procedimento per il cambiamento o laggiunta di un altro cognome al proprio. - 3.1 La sede della persona fisica: IL DOMICILIO: il luogo in cui la persona ha stabilito la sede principale dei suoi interessi (domicilio generale, elemento oggettivo). - Il domicilio speciale quello eletto dal soggetto, con apposita dichiarazione scritta, per il compimento di determinati atti o per lo svolgimento di specifiche attivit. - Il domicilio legale quello del minore, fissato nel luogo di residenza della famiglia, e dellinterdetto che prende il domicilio del tutore. LA RESIDENZA: il luogo in cui il soggetto ha fissato la propria dimora abituale; non cambia a causa di assenze prolungate se non accompagnate dallintenzione di trasferire altrove la residenza. Normalmente coincide con il domicilio e risulta dalliscrizione in un pubblico registro anagrafico (la residenza anagrafica ha fini probatori e valore di pubblicit dichiarativa). LA DIMORA: il luogo in cui la persona ha fissato momentaneamente, ma non occasionalmente, la propria residenza.

- 3.2 La cittadinanza: la condizione giuridica di chi fa parte in uno Stato. La cittadinanza italiana si acquista: a. alla nascita nel caso in cui si figli di madre o padre cittadini italiani; b. per adozione da parte di cittadini italiani; c. per nascita nel territorio della Repubblica quando il soggetto sia figlio di ignoti o apolidi; d. in virt di particolari legami con lo Stato se stata manifestata la volont di appartenervi; e. con il matrimonio con un cittadino italiano (dopo due o tre anni a seconda della residenza in Italia o allestero); f. con decreto del Presidente della Repubblica allo straniero quando egli abbia reso eminenti servizio allo Stato. - Il figlio di stranieri nato in Italia, che vi abbia risieduto legalmente fino al raggiungimento della maggiore et diviene cittadino se lo richiede entro un anno dal raggiungimento dei diciotto anni. - 3.3 Lincertezza sullesistenza della persona: LA SCOMPARSA: quando una persona si allontanata dal luogo del suo ultimo domicilio o residenza e di essa non si hanno pi notizie, pu sorgere la necessit di tutelare gli interessi e i rapporti giuridici dello scomparso e degli eventuali eredi o dei terzi: per questo il codice prevede la possibilit che chiunque abbia interesse possa chiedere al Tribunale che venga nominato un curatore che rappresenti la persona scomparsa in giudizio o negli atti necessari la conservazione del patrimonio (se non vi gi un legale rappresentante). LASSENZA : una situazione di diritto (poich dichiarata dal giudice) che si ha quando la scomparsa del soggetto si protrae per due anni (dallultimo momento in cui stato visto e se ne ha avuta notizia). - Coloro che ne richiedono la dichiarazione devono avere un interesse oggettivamente apprezzabile. - Pur essendo una situazione provvisoria, causa lapertura della successione, anche testamentaria, e gli eredi vengono immessi nel possesso temporaneo dei beni dellassente. - Coloro che sarebbero liberati da obbligazioni per effetto della morte sono temporaneamente esonerati dalladempimento delle stesse. - Gli eredi possono amministrarne i beni, rappresentare lassente in giudizio, e far proprie le rendite dei suoi beni; non possono alienare, ipotecare o sottoporre a pegno i beni. - Se lassente ritorna cessano gli effetti della dichiarazione di assenza; se ne accertata la morte la successione produce definitivamente i suoi effetti. LA MORTE PRESUNTA: nel caso in cui siano passati dieci anni dallultima notizia del soggetto, il Tribunale su istanza del p.m. o di uno

dei soggetti autorizzati dalla legge, pu dichiararne la morte presunta (anche se non ne era stata dichiarata lassenza). - La morte si presume avvenuta nel giorno a cui risale lultima notizia dellassente; se successivamente viene accertato che la morte effettivamente avvenuta in un certo momento gli effetti si produrranno dal decesso naturale. - Gli effetti che si producono sono analoghi a quelli della morte naturale, retroattivamente dalla data della morte presunta. - Sono previsti termini pi brevi nel caso in cui il soggetto abbia preso parte ad operazioni belliche e sia scomparso (tre anni dalla cessazione delle ostilit) e nel caso in cui sia scomparso per infortunio (due anni dal giorno in cui avvenuto). - Nel caso in cui il presunto morto ritorni, egli potr recuperare i beni nello stato in cui si trovano, conseguire il prezzo per quelli gi venduti, e avr diritto di pretendere ladempimento delle obbligazioni considerate estinte mortis causa. Riacquister la sua posizione di coniuge e leventuale nuovo matrimonio contratto dallaltro coniuge verr dichiarato nullo. - 3.4 La commorienza la presunzione che due persone siano morte nello stesso istante, nel caso in cui sia impossibile stabilire quale decesso sia avvenuto prima ( rilevante qualora leffetto giuridico dipenda dalla sopravvivenza di una persona ad unaltra). LA CAPACITA DI AGIRE E lastratta attitudine al compimento di negozi giuridici i cui effetti siano destinati a prodursi nella sfera giuridico-patrimoniale dellautore dellatto (cio ad acquistare o assumere doveri). - La legittimazione di un soggetto a compire il negozio giuridico presuppone la capacit dagire (come la titolarit del diritto presuppone la capacit giuridica). - La capacit dagire si consegue alla maggiore et, la cui scelta nasce dallesigenza di individuare un momento uguale per tutti a partire dal quale si ritiene il soggetto in grado di provvedere autonomamente alla cura dei propri interessi. 1. Lincapacit di agire (legale) - Generalmente la capacit di agire si conserva fino alla morte, ma pu accadere che avvengano nel corso della vita o siano presenti sin dalla nascita eventi tali da rendere una persona incapace di provvedere autonomamente ai propri interessi e gestire i propri rapporti giuridici.

- In questi casi il soggetto incapace deve essere tutelato e protetto in modo che non possano essere arrecati danni alla sua persona e al suo patrimonio. - A tal proposito si pu distinguere in: INCAPACITA ASSOLUTA (o totale): nei casi della minore et e dellinterdizione; INCAPACITA RELATIVA (o parziale): nei casi dellemancipazione del minore, dellinfermit e dellinabilitazione. - 1.1 La minore et: uno stato di incapacit legale che prescinde dalla maturit psico-fisica del soggetto; gli atti giuridici compiuti dal minore sono considerati invalidi, a meno che egli abbia occultato la propria et con raggiri. - Il minore rappresentato, nel compimento degli atti giuridici, dai genitori esercenti la potest genitoriale. - Riguardo la circostanza che i minori compiano nella vita quotidiana numerosi atti giuridici (sia pure di poco rilievo economico), essa si spiega di solito col ricorso alla finzione in base alla quale si ritiene che essi agiscano in qualit di rappresentanti volontari dei genitori (nella rappresentanza volontaria la capacit richiesta solo quella di intendere e di volere). - I genitori possono amministrare disgiuntamente i beni del minore negli atti di ordinaria amministrazione, ma devono farlo congiuntamente (e dopo lautorizzazione del giudice tutelare) negli atti di straordinaria amministrazione; inoltre hanno lusufrutto legale sui beni del minore /tranne alcuni previsti dalla legge art. 324) e i frutti percepiti sono destinati al mantenimento e alleducazione della famiglia. - Il giudice pu pronunciare la decadenza della potest nel caso in cui il genitore violi o trascuri i propri doveri nei confronti del minore o abusi dei suoi poteri (pu essere reintegrata in seguito). - Nei casi in cui i genitori non possono o non vogliono compiere un atto di ordinaria amministrazione che di interesse per il figlio, questultimo pu chiedere al giudice la nomina di un curatore speciale. - Nel caso di rappresentanza del tutore, i poteri sono maggiormente limitati rispetto a quelli dei genitori: necessaria lautorizzazione del giudice tutelare per lacquisto di beni in nome del minore e del Tribunale per i pi importanti atti di straordinaria amministrazione. - Insieme al tutore solitamente nominato un protutore che rappresenta il minore nei casi in cui i suoi interessi siano in contrasto con quelli del tutore. Quando vi sono contrasti anche fra protutore e minore il giudice nomina un curatore speciale.

- 1.2 Lemancipazione: il minore ultrasedicenne che ha contratto matrimonio acquista la capacit di compiere gli atti di ordinaria amministrazione e di esercitare unattivit commerciale (limitata capacit di agire). - Per gli atti di straordinaria amministrazione richiesta lassistenza di un curatore (il coniuge maggiorenne o i genitori) e lautorizzazione del giudice tutelare. - 1.3 Linterdizione (giudiziale): il minore emancipato o diciassettenne o il maggiore di et che si trovino in abituali condizioni di infermit di mente che li rende incapaci di provvedere ai propri interessi, vengono dichiarati interdetti quando ci necessario per assicurare la loro protezione. - Il procedimento di interdizione pu essere richiesto dalla persona stessa, dal coniuge, dai parenti fino al quarto grado e affini fino al secondo, dal convivente, dal tutore o dal curatore, dal p.m., e priva il soggetto della capacit dagire (in maniera assoluta): la sua posizione equiparata a quella del minore. - Allinterdetto assegnato un tutore (scelto preferibilmente fra gli stretti congiunti) nominato dal giudice tutelare (nel corso del giudizio di interdizione pu essere nominato un tutore provvisorio). - Qualora cessi la causa dellinterdizione, essa pu essere revocata su istanza dei soli soggetti legittimati a richiederla, ma non dellinterdetto. - 1.3.1 Linterdizione legale: una pena accessoria alla sentenza di condanna alla reclusione per delitto non colposo per un periodo di tempo superiore a cinque anni. E a scopo esclusivamente punitivo e limitata ad atti di contenuto patrimoniale. - 1.4 Linabilitazione: la situazione giuridica conseguente a particolari condizioni psichiche e fisiche di un soggetto, che determinano la parziale incapacit di agire dello stesso. - A seguito dellinabilitazione lincapace conserva una residua capacit dagire che gli consente di compiere solo gli atti di ordinaria amministrazione, per quelli di straordinaria amministrazione viene nominato un curatore, che a differenza del tutore non sostituisce lincapace ma lo affianca soltanto, integrandone il deficit. - Possono essere inabilitati: a. i maggiori di et infermi di mente le cui condizioni non sono cos gravi da

richiedere linterdizione; b. i prodighi (coloro che sono privi di autocontrollo nella gestione delle ricchezze); c. chi fa abuso di alcol e stupefacenti tanto da esporre s stesso o la sua famiglia a gravi pregiudizi economici; d. il sordomuto o il cieco alla nascita o dalla prima infanzia che non abbiano ricevuto uneducazione sufficiente. - 1.5 Linfermit o la menomazione psichica o fisica: sono alterazioni del normale stato funzionale dello stato fisico di un individuo, di tipo temporaneo o definitivo. - In questi casi si prevede che linabilitato venga sottoposto ad amministrazione di sostegno, che lo sostituir in determinati atti e assister in altri, senza privarlo della capacit dagire cosicch egli potr compiere gli ordinari atti necessari a soddisfare gli interessi della vita quotidiana; - Lamministrazione di sostegno cessa allo scadere del termine se disposta a tempo determinato; ma in ogni caso ne ammessa la revoca se essa non risulti pi necessaria o inidonea allo scopo. 2. Gli istituti a tutela degli incapaci TUTELA: [per i minori privi dei genitori o i cui genitori sono privi della potest su di essi e per gli interdetti] il rappresentante legale dellincapace, ed interviene in tutti gli atti di (ordinaria e straordinaria) amministrazione; - compie gli atti di ord. Amm. del patrimonio e quelli necessari per il mantenimento dellincapace senza autorizzazioni; - con lautorizzazione del giudice tutelare gli atti di straordinari amministrazione (art.347); - con lautorizzazione del Tribunale gli atti di disposizione (art.375). CURATELA: [per il minore emancipato e linabilitato] non rappresenta il soggetto, ma lo assiste solo nella cura degli interessi patrimoniali (non negli atti di ordinaria amministrazione); per gli atti di straordinaria amministrazione lincapace relativo deve essere autorizzato dal curatore e dal giudice tutelare; per riscuotere capitali e stare in giudizio necessaria solo lassistenza. AMMINISTRAZIONE DI SOSTEGNO: [per gli infermi o affetti da menomazioni fisiche] nominato dal giudice tutelare che, nellatto di nomina, deve indicare quali atti lincapace parziale pu compiere solo con lassistenza dellamministratore e quali questultimo pu compiere in nome e per conto del primo (a seconda del grado di incapacit); gli atti non rientranti in queste due categorie possono essere compiuti dal soggetto liberamente. 3. Lincapacit di agire naturale

- E lincapacit di un soggetto, non interdetto, che sia per una qualsiasi causa incapace di intendere e di volere al momento del compimento di un atto; una situazione di fatto, anche transitoria, mai dichiarata. - La disciplina legata allincapacit naturale dettata dallart.428 che in linea generale sancisce lannullabilit degli atti compiuti dai soggetti in questo stato, a condizione che siano state provate determinate condizioni: per gli atti unilaterali deve essere provata la grave condizione di pregiudizio subita dallincapace, per i contratti deve essere accertata anche la malafede dellaltro contraente. I DIRITTI DELLA PERSONALITA Dopo la fine del secondo conflitto mondiale si afferma nei paesi occidentali la necessit di consacrare nella solennit delle norme giuridiche i principi di libert, dignit, giustizia, solidariet, uguaglianza dinanzi alla legge; questi, a differenza di altri diritti soggettivi, non sono comprimibili, n revocabili, n estinguibili, n rinunciabili, n suscettibili di estinzione. - Secondo gli storici il passaggio allet moderna che segna il passaggio dal concetto di individuo (come poco pi che individualit fisica) a quello di persona, nella sua nozione pi estesa; e a fondamento di tali cambiamenti che anche in ambito internazionale che i legislatori si adoperano per individuare come essenza stessa degli ordinamenti principi e valori condivisi da tutti: 1. La dichiarazione universale dei diritti delluomo del 1948: le Nazioni Unite hanno proclamato i diritti e le libert fondamentali della persona; 2. La Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti delluomo e delle libert fondamentali firmata a Roma nel 1950: nel quale si richiamano il diritto alla vita, allintegrit personale, al rispetto della vita privata e familiare, del domicilio e della corrispondenza, alla liber di religione di espressione, associazione ecc. e si istituisce la Corte europea dei diritti delluomo, per far si che fosse certo che i diritti espressi nella Convenzione trovassero applicazione in modo sostanziale. 3. La CDFUE (Carta di Nizza) del 2000: che contiene un elenco dei diversi profili della protezione della dignit umana. 4. Il trattato di Lisbona che ha stabilito che lUnione riconosce i diritti, le libert e i principi sanciti nella Carta dei diritti fondamentali dellUnione europea del 2000, che ha lo stesso valore giuridico dei trattati. - Secondo la cd. Teoria pluralistica avrebbero rilievo solo giuridico solo i diritti della persona espressamente consacrati da disposizioni normative; la

conseguente tipicit di tali diritti non consente unampia tutela della persona poich non in grado di offrire adeguata protezione agli interessi della persona che vanno via via emergendo (teoria che tra laltro appare in contrasto con la formula aperta ed elastica del dettato costituzionale). - La dottrina pi recente tende infatti a configurare un unico diritto della persona di contenuto articolato e variabile, in relazione ai profili nei quali di volta in volta si manifesta la sfera morale del soggetto, la cd. Teoria monistica. LEVOLUZIONE DEI DIRITTI PERSONALI NELLORDINAMENTO I diritti della personalit sono i quelli che tutelano lindividuo nei suoi valori essenziali, qualificati come inviolabili dalla Costituzione e garantiti da essa; sono assoluti, personalissimi (strettamente legati alla persona: non possono essere trasferiti o alienati), indisponibili, imprescrivibili. Primo fra tutti il diritto alla vita. 1. Gli atti di disposizione del proprio corpo (art.5) - Sono vietati quando cagionino una diminuzione permanente dellintegrit fisica, quando siano contrari alla legge, al buon costume o allordine pubblico; nella visione del codice la tutela dellintegrit fisica della persona era riferita non tanto al valore della persona in s considerato, ma come bene strumentale allo svolgimento delle attivit che impegnano luomo come soldato, padre, lavoratore, secondo la logica dellasservimento allo Stato. - Tale logica viene ampiamente superata dalla visione costituzionale che impone una rilettura dellart.5 poich accoglie una nuova idea del corpo, non pi come oggetto di potere dispositivo bens come strumento fondamentale di autodeterminazione del soggetto; in questo ambito la disciplina dei trapianti di organi, che si ispira alla logica della donazione, e quella dellespianto post mortem (che ad oggi adotta il meccanismo del silenzio-assenso, che rappresenta un compromesso fra la garanzia della libert di autodeterminazione di ogni soggetto e ladempimento degli obblighi di solidariet posti dallart.2 Cost.). - Nel suo aspetto negativo, la libert di disporre del proprio corpo si traduce nellimpossibilit di essere obbligati a sottoporsi a trattamenti medicochirurgici, se non nei casi previsti dalla legge. Tale libert incontra un limite nel divieto di ricorrere alla pratica delleutanasia, in linea con il carattere di indisponibilit che riveste il valore della vita nel nostro ordinamento (carattere che investe anche le problematiche sullaborto, la clonazione a fini terapeutici e la tutela dellembrione).

2. La tutela del nome - Il nome viene tutelato in quanto diritto della persona dalle norme codicistiche, poich ritenuto espressione in grado di riassumere e riferire qualit e caratteri del soggetto; allo stesso scopo il legislatore estende la tutela del nome anche allo pseudonimo, purch abbia assunto limportanza del nome (es. nei casi del nome darte). - Le tutele a protezione del nome (art.7c.c.) inoltre si estendono anche a coloro che abbiano un interesse alla tutela del nome fondato su ragioni familiari degne di essere protette. Le azioni possibili sono due: AZIONE DI USURPAZIONE: diretta ad impedire luso indebito e pregiudizievole del proprio nome. Lazione non ha funzione risarcitoria ma solo preventiva (nel caso che si verifichi comunque il danno il soggetto avr a sua disposizione anche lazione risarcitoria) e pu essere esercitata solo a condizione che lutilizzo possa essere ritenuto pregiudizievole. AZIONE DI RECLAMO: diretta a reagire alla contestazione da parte di terzi del diritto alluso del proprio nome. Il soggetto contestato pu richiedere al giudice la condanna alla cessazione del fatto lesivo ed eventualmente la pubblicazione della sentenza. 3. La tutela dellimmagine - Al pari del nome, limmagine riceve tutela dallordinamento in quanto rappresentanza dellindividualit del soggetto e delle sue qualit e caratteristiche; il codice predispone per questo una forma di tutela a carattere inibitorio e preventivo. - Qualora limmagine dellindividuo sia stata esposta o pubblicata fuori dei casi consentiti, o con pregiudizio al decoro o alla reputazione della persona, linteressato pu chiedere la sentenza di cessazione dellabuso. - La legge per ha previsto una serie di eccezioni al principio dellacquisizione necessaria del consenso, nei casi in cui la notoriet, gli scopi scientifici, didattici o culturali, le necessit di giustizia o polizia, o il pubblico ufficio ricoperto giustifichino lesposizione dellimmagine. - Per quanto il problema della disponibilit del diritto allimmagine si ritiene che il consenso allo sfruttamento commerciale della propria immagine non sia un atto negoziale di disposizione del diritto, ma un atto unilaterale di autorizzazione (senza corrispettivo economico). Bisogna per rilevare che lo sfruttamento economico dellimmagine avviene in seguito ad unoperazione economica complessa in cui emerge il valore del ritratto come bene economico, in quanto ricchezza in grado di circolare sul

mercato: in questi casi il soggetto non concede il diritto allimmagine, quanto lo sfruttamento del valore economico dellimmagine stessa. 4. La tutela dellintegrit morale della persona - Anche per la tutela dellonore (inteso come sentimento del proprio valore, dal punto di vista dellindividuo) e della reputazione (intesa come stima di cui ogni individuo circondato nel proprio contesto sociale, e quindi il punto di vista degli altri) lordinamento predispone meccanismi di tipo inibitorio, finalizzati ad ottenere la cessazione del fatto lesivo prima che se ne consolidino le conseguenze. - Anche in questo caso linterprete dovr trovare un compromesso tra tutela della persona e altro tipo di diritti (es. il diritto di cronaca): a riguardo la giurisprudenza ritiene lecita la diffusione di notizie potenzialmente lesive della sfera personale di terzi ove linformazione sia resa nel pieno rispetto dei limiti dellattivit giornalistica (e cio veridicit dei fatti, utilit sociale e forma civile dellesposizione) pur rispettando il diritto alla rettifica del chiamato in causa. - Nel caso sia avvenuta la lesione della sfera morale lordinamento predispone la tutela risarcitoria per linteressato, per cui verr effettuata una valutazione equitativa rimessa dal giudice; lo stesso codice penale sanziona reati come ingiuria e diffamazione. 5. La tutela del diritto alla riservatezza - Non posto espressamente dalla Costituzione tra i diritti della persona, n menzionato nel codice civile o in altre leggi fino agli anni Settanta; esistono nella Costituzione alcune norme che ne regolano alcuni aspetti specifici come la segretezza della corrispondenza o linviolabilit del domicilio; altri accenni appaiono nello Statuto dei Lavoratori (protezione della riservatezza del lavoratore) e nella Legge sulle adozioni (gli atti dello stato civile del minore adottato devono essere rilasciati senza riferimenti ai genitori naturali); un notevole passo avanti viene fatto dalla l.98/1974 per cui punito per aver commesso reato chiunque si procura indebitamente notizie o immagini attinenti alla vita privata svoltasi nellabitazione altrui o in un altro luogo di privata dimora. - Successivamente la l. 675/96 (Legge sulla privacy) garantisce che il trattamento dei dati personali si svolga nel rispetto dei diritti, delle libert fondamentali, nonch della dignit delle persone fisiche, con particolare riferimento alla riservatezza e all'identit personale; garantisce inoltre i diritti delle persone giuridiche e di ogni altro ente o associazione.

- Ad oggi il concetto di privacy distante dalloriginario concetto di riservatezza, che si riferiva a tutelare linteresse allisolamento, al riserbo, alla non divulgazione dei fatti personali: essa intesa piuttosto come diritto per cui ciascuno possa liberamente esprimere le proprie aspirazioni pi profonde e realizzarle, costruendo attivamente la propria immagine nel mondo esterno, soprattutto controllando la circolazione delle informazioni che lo riguardano. - La linea di demarcazione tra il diritto alla riservatezza e il diritto all'informazione di terzi assume diversa dimensione in base alla popolarit del soggetto. Tuttavia, anche soggetti molto popolari conservano tale diritto, limitatamente a fatti che non hanno niente a che vedere con i motivi della propria popolarit. - Nella societ moderna la circolazione delle informazioni potenziata dalla moltitudine degli strumenti di comunicazione e questo fa si che ci sia bisogno di un sistema di regole (di derivazione europea) che contemperano linteresse alla circolazione delle informazioni e il diritto della persona umana a realizzarsi tramite relazioni sociali, con quello alla tutela della persona. La l. 675/1996 ha recepito le direttive UE stabilendo da una parte regole e principi per lattivit di trattamento dei dati personali intesa come operazione economica, dallaltro riconoscendo alcuni dei diritti fondamentali della personalit che a lungo avevano avuto solo un riconoscimento giurisprudenziale. - Attualmente in Italia in vigore il Decreto legislativo del 30 Giugno 2003 n.196 Codice in materia di protezione dei dati personali, che ha abrogato la normativa precedente sostituendo con ununica legge; stabilisce che si considera dato personale qualunque informazione relativa a persona fisica, persona giuridica, ente od associazione, identificati o identificabili, anche indirettamente, mediante riferimento a qualsiasi altra informazione, ivi compreso un numero di identificazione personale. In base alla normativa di cui agli artt. 20 e 21, del d.lg. 30 giugno 2003, n. 196, i sistemi informativi ed i programmi informatici dovranno essere predisposti in modo da assicurare che i dati sensibili (o personali) siano utilizzati esclusivamente nella misura necessaria per il raggiungimento delle specifiche finalit che il titolare si prefigge. In caso contrario sar necessario utilizzare dati in forma anonima o adottare modalit che permettano di identificare linteressato solo in stretto caso di necessit. - I dati devono essere: a. trattati in modo lecito e secondo correttezza; b. raccolti e registrati per scopi determinati, espliciti e legittimi, ed utilizzati in altre operazioni del trattamento in termini compatibili con tali scopi; esatti e, se necessario, aggiornati;

c. pertinenti, completi e non eccedenti rispetto alle finalit per le quali sono raccolti o successivamente trattati; d. conservati in una forma che consenta l'identificazione dell'interessato per un periodo di tempo non superiore a quello necessario agli scopi per i quali essi sono stati raccolti o successivamente trattati. - Il trattamento deve essere svolto a seguito della prestazione di un consenso informato dellinteressato, libero e specifico. - La particolare specie di informazioni dei dati sensibili trattata con regole particolarmente severe, infatti possono essere trattati solo se il consenso dato per iscritto, e previa autorizzazione ed eventuali prescrizioni del Garante per la protezione dei dati personali (art.26, unautorit indipendente che vigila sullesatta osservanza delle norme in materia di privacy); sono i dati riguardanti le origini razziali ed etniche della persona, le convinzioni religiose e filosofiche, le idee politiche, ladesione a partiti, sindacati, associazioni e associazioni, e i dati personali relativi allo stato di salute e alla vita sessuale. 6. Lidentit personale - Si tratta del diritto, anchesso per la prima volta normativamente previsto nella legge 675/1996, di ciascun soggetto ad essere rappresentato nella realt sociale e nelle proprie relazioni personali e pubbliche, con la sua vera identit, cos come conosciuta nel contesto in cui egli vive e pratica la sua attivit. La tutela riconosce linteresse a non vedere allesterno alterato o travisato il proprio patrimonio intellettuale, politico, sociale, ideologico, professionale ecc. - Trova il suo nucleo originario nella tutela del nome, dellimmagine e dellidentit sessuale; un particolare rilevante del suo sviluppo si ha nella disciplina del diritto morale dautore: accanto ai diritti di sfruttamento economico dellopera dellingegno, il codice civile e la legge sul diritto dautore riconoscono allo stesso un diritto morale, cos definito poich non ha come diretto oggetto gli interessi patrimoniali dellautore, ma mira a tutelare in via immediata la sua personalit e lattivit in cui si materializza la sua creativit, il suo estro, il suo modo di essere. Il diritto morale di autore si specifica in una serie di facolt, indisponibili e imprescrittibili: DIRITTO DI INEDITO: attribuisce allautore la facolt di decidere quando rendere pubblica la sua opera, ovvero di non pubblicarla affatto, in tutto o in parte. DIRITTO DI PATERNITA DELLOPERA: l'autore gode del diritto di rivendicare la paternit dell'opera, cio di esserne pubblicamente

indicato e riconosciuto come lartefice e, allinverso, che non gli venga attribuita unopera non sua o diversa da quella da lui creata. DIRITTO DI INTEGRITA DELLOPERA: lautore ha diritto di opporsi a qualsiasi deformazione, mutilazione od altra modificazione, ed a ogni atto a danno dell'opera stessa, che possano essere di pregiudizio al suo onore o alla sua reputazione. DIRITTO DI RITIRARE LOPERA DAL COMMERCIO: lart. 2582 del codice civile prevede che lautore, qualora concorrano gravi ragioni morali, ha diritto di ritirare lopera dal commercio. In tali casi ha solo lobbligo di corrispondere un indennizzo a coloro che hanno acquistato i diritti di riprodurre, diffondere, eseguire, rappresentare o mettere in commercio lopera stessa. LE AZIONI PER LA TUTELA La visione moderna dei danni non patrimoniali non si limita, come in precedenza, ai casi di danno morale determinati dalla legge penale, ma riguarda soprattutto le lesioni dei valori della persona garantiti dalla Costituzione. 1. La pubblicazione della sentenza di condanna (art.120 c.p.c. e 186 c.p.) - Pu essere considerata una norma generale di valenza della tutela dei diritti della persona; essa prevede la possibilit di pubblicare la sentenza civile di condanna al risarcimento del danno e che il soggetto danneggiato possa ottenere la pubblicazione della sentenza penale di condanna (su una o pi testate giornalistiche, televisive, radiofoniche o su internet) quando tale strumento costituisca il mezzo per riparare il danno non patrimoniale conseguente al reato. 2. Il provvedimento cautelare di urgenza (art.700 c.p.c.) e la rettifica - Quando vi la lesione della personalit dellindividuo attraverso lattivit dei mass media e degli strumenti telematici, la legge prevede la possibilit di richiedere la rapida cessazione del fatto lesivo (anche in via preventiva con funzione inibitoria) in modo tale che la sfera della personalit morale dellindividuo venga definitivamente compromessa; - La rettifica, invece, consente di ottenere la pubblicazione (sul giornale o altro strumento che abbia esposto linformazione lesiva) di una smentita o precisazione, in modo da eliminare o ridurre la portata del danno.

3. Il danno non patrimoniale e lazione risarcitoria - Il giudice pu emanare una sentenza con la quale condanna colui che ha leso un diritto al risarcimento del danno; lazione per fortemente limitata dallarticolo 2059 che sancisce che il danno non patrimoniale risarcibile solo nei casi espressamente previsti dalla legge, ossia quando vi stata condanna penale. Tuttavia dottrina e giurisprudenza hanno introdotto anche la nozione di danno patrimoniale indiretto, inteso come il danno economico derivante dal pregiudizio arrecato ad un bene non patrimoniale, e in tal modo anno ammesso una parziale risarcibilit di tali diritti. - In precedenza la dottrina, identificando il danno non patrimoniale con il danno morale, riteneva che non si potesse ottenere il risarcimento di tale tipo di danno alle formazioni di individui, poich soggetti artificiali. - Pi recentemente si affermata lidea che il danno non patrimoniale non comprendesse soltanto la sofferenza o lintegrit psico-fisica della persona, ma anche i concetti di reputazione, immagine e identit personale, riservatezza ecc. tutti riferibili anche a persone giuridiche e enti di fatto: quindi oggi si ritiene che suddette norme trovino applicazione anche nei riguardi delle formazioni. GLI ENTI: PERSONE GIURIDICHE ED ENTI DI FATTO Accanto alle persone fisiche, si deve considerare la categoria degli enti, termine con il quale si designano tutte quelle realt diverse dagli individui umani che per lordinamento riconosce come centri di imputazione di situazioni giuridiche. - Gli enti sono caratterizzati dal fatto di poter distinguere lattivit propria del gruppo autonoma e distinta da quella dei singoli che lo hanno formato. A questi fenomeni associativi, principio coessenziale quello organizzativo, vale a dire una disciplina che regoli la produzione dellattivit giuridica e limputazione degli effetti conseguenti; a ci segue il principio di tipicit di queste forme organizzative poich risulta problematico riconoscere ai privati la possibilit di fare ricorso a schemi organizzativi non previsti e disciplinati dallordinamento. Schematicamente gli ENTI GIURIDICI: 1) Enti pubblici: - Lo Stato - Le Regioni - I Comuni

2) Persone giuridiche (enti privati): - Le societ di capitali (acquistano la pers. Giur. con liscrizione nel registro delle imprese) - Le associazioni riconosciute e le fondazioni (acquistano la pers. Giur. con il riconoscimento, cio con liscrizione nel registro nelle persone giuridiche) 3) Enti di fatto - Le associazioni non riconosciute - I comitati - Le societ di persone SCHEMA ORGANIZZATIVO E AUTONOMIA Lordinamento riconosce due tipi di schema organizzativo interno dellente, sotto il profilo della produzione dell azione: ORGANIZZAZIONE DEBOLE: ciascun componente del gruppo titolare del potere di agire in nome e per conto del gruppo; non richiesto processo decisionale interno per la formazione delle volont del gruppo n unapposita attivit esecutiva; ORGANIZZAZIONE FORTE: prevede la formazione di una struttura interna articolata nella distribuzione di compiti e funzioni ad organi distinti ed autonomi fra loro; quindi si avr - un organo deliberativo (formazione della volont del gruppo) - un organo esecutivo (attuazione). - In base al principio di autonomia patrimoniale (art.2740) lesistenza di un rapporto obbligatorio presuppone una massa patrimoniale sulla quale i creditori possano soddisfarsi; quindi un ente che volesse mettere in atto obbligazioni dovr necessariamente avere una massa patrimoniale propria del gruppo. Si possono distinguere due schemi ai quali lordinamento si ispira nel rendere autonome due masse patrimoniali: AUTONOMIA PATRIMONIALE FORTE (BILATERALE): sulla massa dellente concorrono solo i creditori dellente, su quella delle singoli solo i creditori dei singoli; AUTONOMIA PATRIMONIALE DEBOLE (UNILATERALE) sulla massa dellente concorrono solo i creditori del gruppo, sullaltra concorrono sia quelli dellente che quelli dei singoli ( comunque escluso che i creditori dei singoli possano agire sulla massa comune). Lautonomia patrimoniale debole basta comunque a rendere autonome le due masse.

PERSONIFICAZIONE DELLE STRUTTURE ORGANIZZATIVE Limpostazione e lautonomia che lordinamento da agli enti fa si che essi possano essere a tutti gli effetti considerati soggetti di diritto, e siano titolari di atti, rapporti e diritti. 1. Le strutture non personificate: gli enti di fatto - Sono complessi organizzati di persone e di beni, diretti alla realizzazione di uno scopo (economico o meno) e privi della personalit giuridica. - Solitamente coincidono con gli schemi organizzativi deboli (autonomia unilaterale, schema organizzativo debole); lentit e la consistenza della massa patrimoniale comune del gruppo affidata alle libere determinazioni dei componenti, senza forme di controlli esterni. - Sono enti di fatto: LE ASSOCIAZIONI NON RICONOSCIUTE: sono organizzazioni stabili di uomini e mezzi dirette al raggiungimento di uno scopo non lucrativo, che non hanno chiesto o ottenuto il riconoscimento; sono caratterizzate dalla pluralit di soggetti che si organizzano per un fine comune. Il vincolo associativo ha natura contrattuale (comunione di scopo a struttura aperta, cio con possibilit di nuovi associati). - Vi rientrano la maggior parte dei circoli culturali, sportivi, ricreativi, ma anche i partiti politici e i sindacati (la maggior parte non richiedono il riconoscimento dellautorit poich in questo modo hanno maggiori autonomie e libert). - Il codice si limita a tre sole disposizioni: 1. Le associazioni non riconosciute sorgono sulla base di un atto costitutivo, alla quale in genere si affianca uno statuto; 2. Per quanto riguarda gli organi sociali previsto che debbano avere unassemblea di amministratori e un presidente o un direttore. 3. Hanno un patrimonio autonomo (fondo comune) e anche se prive di personalit giuridica, godono di autonomia patrimoniale imperfetta in base alla quale i creditori dellassociazione, nel caso non possano avvalersi del fondo comune, possono rivolgere le loro pretese soltanto a chi abbia agito in nome e per conto dellassociazione (non su ogni singolo associato). I COMITATI: sono enti collettivi costituiti per raccogliere fondi presso il pubblico, in vista del raggiungimento di uno scopo che deve essere annunciato in via preventiva. Al suo interno si distinguono varie figure: - I promotori (che annunciano lo scopo e sollecitano la raccolta presso il pubblico)

- I gestori (che amministrano i fondi raccolti) - I sottoscrittori (soggetti esterni allente che effettuano i versamenti). Lelemento caratterizzante dei comitati il vincolo di destinazione dei fondi raccolti presso il pubblico; inoltre in caso di obbligazioni assunte i componenti rispondono personalmente e solidamente. Lordinamento non ha previsto la personalit giuridica per i comitati poich tendenzialmente, in vista dei loro scopi, dovrebbero avere durata temporanea; non comunque escluso che essi possano richiedere ed ottenere il riconoscimento, accostandosi cos alla figura della fondazione. LE SOCIETA DI PERSONE 2. Le strutture organizzative personificate - Si caratterizzano per una struttura organizzativa pi complessa ed articolata rispetto a quella degli enti non riconosciuti; necessitano delliscrizione nel registro delle persone giuridiche, istituito presso le prefetture, per ottenerla: a. latto costitutivo e lo statuto devono essere redatti secondo le prescrizioni di legge; b. lo scopo deve essere determinato e lecito; c. il patrimonio deve essere adeguato allo scopo. - La domanda viene presentata al prefetto che, se nel tempo di 120 giorni non riscontra impedimenti, ordina liscrizione dellente nel registro e esso acquista la personalit giuridica. - Nel registro devono essere indicati la data dellatto costitutivo, la denominazione, lo scopo, il patrimonio, la durata, la sede e il cognome dellente, il nome e il codice fiscale degli amministratori, le eventuali modificazioni dellatto costitutivo, eventuali trasferimenti e lo scioglimento dellente. - Con il riconoscimento gli enti acquistano lautonomia patrimoniale perfetta. - I modelli predisposti dallordinamento per gli enti riconosciuti presentano tali organi distinti: 1. Un organo assembleare cui compete lattivit deliberativa, la nomina degli altri organi e lapprovazione del rendiconto dellattivit; 2. Un organo amministrativo cui si affida lattivit gestionale, al quale spetta lattivit giuridica rilevante nei confronti di terzi; 3. Il controllo della pubblica autorit sullente e un organo eventuale di controllo interno. - Sono enti con personalit giuridica:

LE ASSOCIAZIONI RICONOSCIUTE: sono organizzazioni stabili di uomini e mezzi dirette al raggiungimento di uno scopo non lucrativo; sono caratterizzate dalla pluralit di soggetti che si organizzano per un fine comune. Il vincolo associativo ha natura contrattuale (comunione di scopo a struttura aperta, cio con possibilit di adesione di nuovi associati). - Latto costitutivo (che deve rivestire forma di atto pubblico) deve contenere gli elementi identificativi dellente (membri originari, denominazione, scopo del patrimonio, la sede, le norme, diritti e obblighi degli associati e condizioni di ammissione, norme sullestinzione dellente e devoluzione del capitale); - Lo statuto (pu essere o meno incorporato allatto costitutivo) contiene il complesso di regole dellente, relative allattivit dellassemblea , alla composizione dellorgano amministrativo, alle nomine dei componenti e relativi poteri. - Lassemblea un organo collegiale con funzione deliberante, di norma utilizza il principio maggioritario; approva il bilancio e nomina gli amministratori. - Gli amministratori sono i soggetti cui demandata in concreto la gestione e la rappresentanza dellente: la loro responsabilit nei confronti di esso regolata dalle norme sul mandato (vd. Art.18 1710). - Le associazioni si estinguono quando lo scopo stato perseguito (o divenuto impossibile); tuttavia non scompaiono immediatamente ma si procede alla definizione dei vari rapporti obbligatori in capo allente e alla liquidazione del patrimonio; i beni eventualmente residuali vengono devoluti in conformit con quanto prescritto dallatto costitutivo (o ad enti con finalit analoghe, nel caso della mancanza di tali prescrizioni). LE FONDAZIONI: sono enti creati da un soggetto (fondatore) che destina il proprio patrimonio o parte di esso, al raggiungimento di uno scopo di utilit generale. Nasce da un atto di fondazione, con il quale il fondatore individua lo scopo da perseguire, configurando la struttura organizzativa dellente, al quale segue latto di dotazione, con il quale appresterebbe i mezzi patrimoniali necessari (in realt si tratta di un unico atto). - Latto costitutivo un atto unilaterale che pu essere posto inter vivos mediante la forma dellatto pubblico, o mortis causa mediante testamento. - Agli amministratori affidata la gestione del patrimonio e la realizzazione dello scopo, che agiscono autonomamente rispetto al

fondatore secondo le regole dellatto costitutivo (per questo le fondazioni sono soggette a molti controlli della p.a.). - La pubblica amministrazione pu nominare o sostituire gli amministratori, annullare le delibere illegittime, sciogliere lamministrazione e nominare un commissario straordinario, trasformare la fondazione (per far si che non venga estinta). LE SOCIETA DI CAPITALI LO SCOPO DEGLI ENTI 1. Gli enti lucrativi - Sono i fenomeni associativi attraverso i quali si persegue la realizzazione di un interesse di natura economica, ossia di un guadagno sotto forma di utili diretti (societ di persone o di capitali) o riduzione dei costi (cooperative, mutue assicuratrici, consorzi). - Lattivit dei componenti volta ad ottenere un vantaggio economico proprio (cd. Scopo egoistico). 2. Gli enti non lucrativi - Sono i fenomeni associativi a scopo cd. Ideale, cio attraverso i quali si persegue uno scopo di natura non economica. Vi si identificano le figure dellassociazione, della fondazione, del comitato, i quali mantengono comunque la possibilit di svolgere unattivit imprenditoriale, purch il loro fine ultimo non sia di natura economica (si distingue cos in scopo-fine, e scopo-mezzo). 3. La distinzione nellordinamento - In precedenza vi era un netto favore da parte dellordinamento verso le organizzazioni a fine lucrativo, che ha mantenuto un forte riscontro nel codice civile del 1942, debitore del Code Napoleon del 1804; ci era dipeso da una parte per il fatto che nel regime liberista da cui scatur il Code Napoleon le organizzazioni non lucrative costituivano gruppi sociali intermedi, che rappresentavano un retaggio dellantico regime feudale poich frapponendosi tra lindividuo e lo stato, potevano limitare la libert del primo e appannare la sovranit del secondo; dallaltra parte, nellottica del codice del 42 i gruppi sociali intermedi rappresentavano una sfida allo stato corporativo ed alla sua pretesa di controllare in maniera totalitaria il corpo sociale in tutte le sue manifestazioni. - Questo diverso atteggiamento si riflette quindi sulle modalit attraverso le quali le due tipologie di enti possono ottenere dallordinamento la personalit giuridica: 1. per gli enti preordinati a fine lucrativo si richiede un mero controllo di legittimit, e cio la conformazione a uno dei modelli precostituiti dal

legislatore; 2. Per gli enti a fine non lucrativo si opera invece un sistema concessorio, che era caratterizzato da una forte dose di discrezionalit: veniva effettuata una valutazione in ordine alla meritevolezza degli scopi, alladeguatezza del patrimonio in rapporto ad essi, nonch alla struttura organizzativa adottata. - Il motivo ulteriore della differenza di trattamento da parte dello Stato verso i due diversi tipi di ente, risiede nelloggettiva esigenza di tutelare i creditori dellente, che nel caso delle finalit non lucrative hanno minori garanzie (non sono assoggettati a procedura fallimentare). - Lo scenario cambia con lentrata in vigore della Costituzione (vd.art.2 e 18) e di recente con il d.P.R. n.361/2000, per cui sono state abrogate alcune norme del codice civile e si quindi stabilito che gli enti a fine non lucrativo acquisiscono la personalit giuridica attraverso liscrizione in un registro istituito presso tutte le prefetture; permane in ogni caso il vaglio preventivo dello scopo e delladeguatezza patrimoniale, ma i profili di discrezionalit sono notevolmente diminuiti. 4. Gli enti non profit - Una percezione di inadeguatezza dei sistemi di solidariet sociale provveduti dai grandi stati nazionali o il riscontro dell'assenza (o dell'impraticabilit) di strumenti di assistenza e solidariet in paesi meno fortunati, ha indotto molti, in forma per lo pi volontaristica, a perseguire operativamente obiettivi di soluzione o di attenuazione di situazioni di bisogno di altri individui o categorie o gruppi sociali. - Ci ha dato luogo allo spontaneo e copioso proliferare di organizzazioni di natura originariamente privata che in genere perseguono obiettivi di solidariet rivolti quando in patria a soddisfare bisogni di estrema specialit (ad esempio le numerose associazioni per l'assistenza ai malati di malattie rare) o quando all'estero al soddisfacimento di fabbisogni primari (ad esempio, ma non solo, le altrettanto numerose organizzazioni per la fornitura di cibo e medicinali). - In diritto, il problema affrontato dalla dottrina si fondamentalmente incentrato sulla corretta definizione dell'ente non profit. Rispetto al tradizionale concetto di assenza di fini di lucro, in cui residua, legittimamente, un almeno indiretto interesse personale dei soci o comunque dei sodali, la locuzione sottintende che l'organizzazione abbia finalit specificamente solidaristiche, che non vi sia distribuzione di utili ai soci, che qualsiasi utilit prodotta (anche nella forma di beni o servizi) sia destinata con carattere di esclusivit in favore di terzi, e che non svolga attivit

commerciali se non limitatamente ad azioni meramente strumentali al conseguimento degli scopi sociali. - La rilevanza del fenomeno ha in breve tempo raggiunto proporzioni tali da costituire una realt della quale gli ordinamenti giuridici hanno presto dovuto prender atto per poter consentire agevolazioni di natura fiscale a simili attivit; ad esempio: 1. La l.266/1991 che disciplina le associazioni di volontariato (riconosciute e non) a cui si da la possibilit di operare in un sistema di registrazione a base regionale che permette anche agli enti che non hanno personalit giuridica di acquistare beni immobili e mobili registrati, accettare donazioni e lasciti; 2. Il D.lgs. 460/1997 che istituisce le ONLUS (organizzazioni non lucrative di utilit sociale) indica una categoria tributaria alla quale, secondo l'art. 10 del d.lgs. 4 dicembre 1997, n. 460, appartengono determinati enti di carattere privato, anche privi di personalit giuridica, i cui statuti o atti costitutivi rispondono ai requisiti elencati nello stesso articolo. L'appartenenza a tale categoria attribuisce la possibilit di godere di agevolazioni fiscali. - La categoria delle ONLUS destinataria di un regime tributario di favore per quanto riguarda: a. le imposte sui redditi; b. l'imposta sul valore aggiunto (IVA); c. altre imposte indirette. - Al fine di acquisire la qualifica di ONLUS necessario che lo statuto o l'atto costitutivo dell'ente prevedano espressamente lo svolgimento di almeno una delle seguenti attivit: assistenza sociale e socio sanitaria; assistenza sanitaria; beneficenza; istruzione; formazione; sport dilettantistico; promozione e valorizzazione dei beni culturali; tutela e valorizzazione dell'ambiente; promozione della cultura e dell'arte; tutela dei diritti civili; ricerca scientifica di particolare interesse sociale, come definita dal d.P.R. 14 giugno 2003, n. 135;

5. Enti pubblici ed enti privati - Gli enti privati sono quelli che promanano dalliniziativa di soggetti privati e che tendenzialmente sono preordinati al fine del soddisfacimento di interessi degli stessi. - Gli enti pubblici sono quelli che nascono su iniziativa della pubblica autorit e che sono preordinati al soddisfacimento di interessi pubblici. In alcuni casi (es. i comuni) il pubblico potere si limita a riconoscere lesistenza dellente. - Lente pubblico inoltre riunisce in s alcune prerogative speciali, e di conseguenza sottoposto a discipline speciali (settori di diritto pubblico e amministrativo); infatti per consentire allente il perseguimento delle proprie finalit di rilievo pubblico lordinamento gli attribuisce il connotato dellautoritativit, per mezzo della quale lente in grado di imporre unilateralmente la propria attivit ( determinando cos linsorgere di situazioni giuridiche soggettive riconducibili alla figura dellinteresse legittimo). - Levoluzione normativa recente, soprattutto di matrice comunitaria, induce ad attenuare i toni della contrapposizione, valorizzando la progressiva estensione del diritto privato (sintomo del quale lintroduzione della norma di principio per cui: La p.a., nelladozione di atti di natura non autoritativa, agisce secondo le norme del diritto privato, salvo che la legge non disponga diversamente). - Allo stesso tempo si registra anche il fenomeno inverso, per cui soggetti formalmente privati svolgano attivit di rilievo pubblico. I BENI 1. La definizione di bene Nel codice del 1865 sono beni le cose che possono formare oggetto di propriet pubblica o privata Nel codice 1942 sono beni le cose che possono formare oggetto di diritti Sono beni cos soltanto le entit sulle quali pu essere esercitato un diritto, e presenti in natura in quantit limitate rispetto alle necessit delluomo. - In questambito quindi possibile distinguere tra: 1. Cose in senso giuridico (res in commercium) che possono formare oggetto di diritti, possono essere materiali o immateriali e devono essere autonomamente individuabili e suscettibili di appropriazione*; 2. Cose in senso non giuridico (res extracommercium) che non hanno utilit economica perch sono comuni a tutti e illimitate (aria, luce solare, acqua del mare) o perch sono inaccessibili (minerali e metalli di

altri pianeti, o posti in modo irraggiungibile allinterno della terra) e non possono formare perci oggetto di diritto. * La prestazione, riferita al diritto di credito, non pu essere considerata bene giuridico poich anche se ne possibile la circolazione (cessione del credito) non idonea a rappresentare una relazione in termini di appartenenza tra una cosa e un soggetto; tale relazione individuata da una situazione giuridica assoluta (diritti reali), invece il credito lo strumento attraverso il quale ottenere tale appartenenza. - Il diritto non pu considerasi allo stesso tempo strumento di qualificazione di un entit sul piano del diritto, e un bene giuridico esso stesso; dunque la sola situazione soggettiva idonea alla qualificazione di unentit in termini di bene giuridico, quella dei diritti assoluti. - Gli interessi oggetto dei diritti della personalit non sono considerabili beni giuridici, in quanto indisponibili e non individuabili separatamente dal soggetto. LA CLASSIFICAZIONE DEI BENI 1. Beni mobili e beni immobili BENI IMMOBILI (art.812): sono i beni incorporati al suolo, anche artificialmente o transitoriamente, di modo che non possano essere trasportati da un luogo allaltro senza alterazione della propria sostanza o previa separazione dal suolo (il loro utilizzo subordinato allattaccamento ad esso). - Sono beni immobili: a. Il suolo (comprende la parte esterna della superficie terrestre e quella immediatamente sottostante, sino al limite della sua normale utilizzazione); b. Le sorgenti e i corsi dacqua (tutte le acque superficiali e sotterranee appartengono al demanio dello stato, che disciplina il loro utilizzo secondo i principi di solidariet e sviluppo sostenibile); c. Gli alberi e le piante in genere che siano piantati (non pu essere costituita la propriet delle piantagioni, separatamente dalla propriet del suolo); in quanto non autonomamente considerabili non sono ritenuti beni in senso giuridico, sono una qualit del fondo sulla quale si trovano; d. Gli edifici e le costruzioni; e. I mulini, i bagni, e altri edifici galleggianti (devono essere saldamente assicurati alla riva o allalveo in modo permanente). - Per questo tipo di beni previsto un regime di pubblicit dichiarativa, che consiste nella trascrizione in pubblici registri degli atti traslativi e dispositivi, necessaria a risolvere controversie tra coloro che vantino

diritti configgenti sullo stesso bene. Ci presuppone che gli atti relativi a tutti i beni immobili abbiano forma scritta. BENI MOBILI (art.812): sono individuati in via residuale, come tutti i beni non ritenuti immobili (anche quelli per cui la classificazione appare dubbia o incerta). - Il criterio che presiede alla risoluzione dei conflitti va ravvisato nella situazione di fatto del possesso. - Le energie naturali si considerano beni mobili quando hanno valore economico. BENI MOBILI REGISTRATI (art.2696) una tipologia particolare di beni mobili, a cui il codice e le leggi speciali prevedono un regime circolatorio pi simile a quello dei beni immobili, a causa della loro maggior rilevanza socioeconomica e alla necessit di rintracciare con certezza il proprietario in caso di illecito. - Gli atti relativi ad essi sono trascritti in pubblici registri appositi, con gli stessi effetti stabiliti dai beni immobili. - Per i beni mobili registrati non vale la regola del possesso vale titolo, lusucapione si compie in 10 anni. 2. Cose generiche e cose specifiche - La distinzione rileva in materia di trasferimenti di propriet (non si pu trasferire una cosa generica senza che sia stata individuata); sono GENERICHE: le cose individuate sulla base della loro appartenenza a un genere; SPECIFICHE: le cose individuate in concreto. 3. Cose fungibili e infungibili - La distinzione rileva sul piano dei rapporti obbligatori, soprattutto in materia degli obblighi di restituzione; sono: FUNGIBILI: le cose sostituibili con altre dello stesso genere; INFUNGIBILI: le cose che non possono essere sostituite. 4. Cose deteriorabili e non deteriorabili - Insieme alla distinzione fra cose consumabili e inconsumabili (l dove si intende per consumabile la cosa che perisce immediatamente dopo luso, o diviene trasformata o incorporata, e per inconsumabile quella riutilizzabile pi volte nel tempo) le distinzioni rilevano in materia di usufrutto, locazione e trasporto: in via generale i beni consumabili non possono essere oggetto di contratti di godimento in senso proprio, poich da questi nasce lobbligo di conservare e restituire il bene. Sono: DETERIORABILI: le cose che possono subire deterioramenti nel corso del tempo;

NON DETERIORABILI: quelle che non subiscono deterioramenti con lutilizzo. 5. Cose divisibili e cose indivisibili DIVISIBILE: la cosa suscettibile di formare oggetto di divisione, cio di dar vita a pi cose tra loro uguali, o tali da mantenere la stessa destinazione duso della cosa prima che venisse divisa INDIVISIBILE: la cosa non suscettibile di divisione. 6. Cose semplici e cose composte SEMPLICE: la cosa unitariamente considerata e non suscettibile di essere divisa o frazionata; COMPOSTA: la cosa composta da pi elementi semplici diversi fra loro, che perdono la loro individualit nellinsieme. 7. Cose produttive e cose non produttive - Rileva in materia contrattuale (es. affitto, locazione); PRODUTTIVA: la cosa che ha attitudine a produrre frutti; NON PRODUTTIVA:la cosa che non produce frutti. 8. Beni materiali e beni immateriali BENE MATERIALE: si intende una qualsiasi porzione della realt materiale, che possa considerarsi un bene, e quindi che possa essere oggetto di unappropriazione tutelata dallordinamento; BENE IMMATERIALE: rappresenta la forma giuridica di entit caratterizzata dallincorporeit; non esistono in natura, ma sono frutto di creazioni dellintelletto umano (opere di ingegno e invenzioni). - Sono caratterizzati da: 1. Intellettualit: alla base del bene immateriale si colloca necessariamente unidea creativa, che deve rappresentare una novit originale rispetto alle creazioni precedenti. 2. Riproducibilit: la creazione intellettuale deve essere idonea a concretizzarsi in qualcosa di materiale e tangibile in modo che possa essere riprodotta un numero indefinito di volte - I principali beni immateriali sono: 1. Le opere di ingegno e le invenzioni: il diritto dautore lega lautore allopera in un modo analogo al diritto di propriet sulla cosa; allo stesso modo opera il brevetto legando linventore allinvenzione. 2. I segni distintivi dellimpresa: sono cio il marchio (che una volta registrato diviene oggetto di diritto ad uso esclusivo del titolare, di cui questi pu disporre) e linsegna (il contrassegno che identifica i locali ove si svolge lattivit); non bene giuridico la ditta, poich essa

identifica limprenditore nel mercato (e quindi non possibile considerarla parte a se stante). 3. Il software: un programma che contiene una serie di istruzioni o indicazioni da utilizzare direttamente o indirettamente in un elaboratore (es. computer), per lo svolgimento di determinate funzioni. La tutela del produttore dellsoftware segue lo schema del diritto dautore (e non del brevetto, vd.differenze). 4. La banca dati: una raccolta di dati, opere, o altri elementi indipendenti, sistematicamente disposti ed accessibili individualmente mediante mezzi elettronici o altri mezzi. La possibilit di acquisire informazioni in modo rapido ed efficiente fa si che il suo valore complessivo sia maggiore dalla somma dei valori dei singoli dati che la compongono; loriginalit di cui deve essere caratterizzata dello stesso tipo di quella delle opere dingegno, e quindi anche se minimo, deve essere evidente il contributo originale dellautore. Anche la tutela, segue lo schema del diritto dautore, e concede il potere di vietare le operazioni di estrazione o riutilizzo di una parte sostanziale o della totalit della banca. - Non sono considerabili come beni immateriali: 5. Il Know-how (sapere come): designa un complesso di informazioni segrete che ineriscono allo svolgimento di una determinata attivit imprenditoriale; forma abitualmente oggetto di transazioni negoziali (contratti di licenza, cessioni, ecc.), ma non essendo tipizzabile, non possibile ritenerlo bene immateriale. 6. I dati personali: non possono essere considerati beni immateriali sostanzialmente poich non pu esserne trasferita la propriet reale ed assoluta. 7. Linformazione: intesa come frutto di un elaborazione dellintelletto economicamente valutabile (e non come mera manifestazione di pensiero), presenta molte delle caratteristiche dei beni immateriali ma non presente nellordinamento una tutela dellautore della notizia in quanto tale; non escluso per che la considerazioni di tale entit, qual linformazione in s considerata, possa cambiare successivamente. I BENI PUBBLICI La qualit di beni pubblici, nel codice, data da due requisiti: a. Lappartenenza ad enti pubblici territoriali, cio Comuni, Province, Regioni, Stato (elemento soggettivo) b. La destinazione funzionale di essi alla cura di interessi pubblici (elemento oggettivo).

- I beni appartenenti agli enti pubblici non territoriali soggiacciono al regime ordinario della propriet (art.830); tuttavia quando sono destinati a un pubblico servizio, non possono essere sottratti alla loro destinazione, se non nei modi stabiliti dalla legge. - I beni che appartengono agli enti pubblici territoriali possono essere suddivisi in: 1. Beni disponibili (patrimonio disponibile): sono quelli destinati a circolare secondo le dinamiche del mercato, a produrre reddito o a fungere da parametro per gli scambi. - Allo stato attuale in atto una complessa opera di dismissione di immobili statali articolata in vari stadi, al fine di far fruttare economicamente le ricchezze dello Stato; la vendita degli immobili ai privati non mai diretta, ma avviene tramite la cessione onerosa a societ a responsabilit limitata appositamente costituite (le societ per la cartolarizzazione degli immobili pubblici). [ In sostanza lo Stato vuole vendere immobili, ma per accelerare i tempi dell'incasso li trasferisce a una societ che si fa anticipare i soldi emettendo titoli obbligazionari che rimborsa alla scadenza grazie ai proventi della vendita effettiva. Tuttavia, affinch si tratti davvero di anticipo su vendita futura, occorre che ci sia trasferimento della propriet da parte dello Stato e che l'emittente dei titoli si assuma una parte del rischio dell'operazione.] 2. Beni indisponibili (i beni pubblici: a loro volta suddivisi in beni demaniali e patrimonio indisponibile): sono considerati idonei a soddisfare in via immediata interessi pubblici, o strettamente connessi allesercizio delle funzioni pubbliche. I BENI DEMANIALI: sono inalienabili e imprescrittibili (non possono cio essere oggetto di compravendita, e non sono soggetti ad usucapione). Si distinguono a loro volta in: a. Demanio necessario: costituito da quei beni che possono appartenere solo allo Stato, in quanto idonei al soddisfacimento diretto di un bisogno pubblico (comprende il demanio marittimo, cio spiagge, porti, lido del mare, ecc., il demanio idrico, cio fiumi, torrenti, laghi, ecc., e il demanio militare, cio le opere destinate alla difesa nazionale fortezze e linee fortificate); b. Demanio accidentale: formato da beni capaci di soddisfare interessi pubblici e interessi privati, non riconducibili strutturalmente allo Stato ma che diventano demaniali se vengono acquistati da esso in propriet o da altri enti pubblici (strade, autostrade, ferrovie, aeroporti, immobili riconosciuti di interesse storico, archeologico e artistico a norma delle leggi in materia, musei, pinacoteche, archivi, biblioteche).

- I beni appartenenti a Comuni e Province non sono propriamente beni demaniali (cimiteri, mercati comunali, strade, acquedotti ecc.art.822) senn apparterrebbero direttamente allo Stato, ma sono denominati beni soggetti al regime del demanio pubblico. - I beni demaniali si suddividono inoltre: c. Demanio naturale (che esistono indipendentemente dallopera delluomo) acquistano il carattere demaniale per il solo fatto di avere i requisiti previsti dalla legge; d. Demanio artificiale (che comprende le cose costruite dalluomo) acquistano il carattere quando vengono costruiti e appartengono ad un ente pubblico). - La perdita del carattere demaniale pu avvenire per varie cause: 1. Distruzione o perdita dei requisiti; 2. Cessazione della destinazione (che spesso avviene ex lege o per volont della p.a. di sottrarre il bene alla sua destinazione, con volont tacita o espressa di sdemanializzazione). BENI DEL PATRIMONIO INDISPONIBILE: possono appartenere a qualsiasi ente pubblico territoriale e comprendono: 1. Cave e torbiere (se la loro disponibilit sottratta al proprietario del fondo per mancato o insufficiente utilizzo); 2. Acque termali e minerali; 3. Foreste; 4. Miniere; 5. Fauna selvatica; 6. Cose di interesse storico, archeologico, paleontologico e artistico (ritrovate da chiunque e in qualunque modo nel sottosuolo); 7. Caserme, armamenti, aeromobili militari, navi da guerra; 8. Edifici e arredi destinati a sede di uffici pubblici. - I beni del patrimonio indisponibile non possono essere sottratti alla loro destinazione, se non nei modi stabiliti dalle leggi che li riguardano; compatibilmente con il rispetto della loro destinazione al fine pubblico, la dottrina ritiene che tali beni possano essere oggetto di disposizione o di diritti di terzi (fanno eccezione le miniere, che sono assolutamente incommerciabili). - La giurisprudenza invece ritiene tali beni incommerciabili e attribuibili ai terzi solo in via concessoria: in tal modo si estende ai beni del patrimonio indisponibile la disciplina dei beni demaniali. - Sono soggetti al regime dei beni demaniali anche i diritti reali dello Stato, delle Province e dei Comuni su beni altrui (servit prediali pubbliche) se tali

diritti siano costituiti per lutilit di beni demaniali o per finalit pubbliche corrispondenti a quelle cui servono i beni pubblici (cd. Diritti di uso pubblico). 3. I beni culturali - Sono le cose mobili e immobili che presentano interesse storico, artistico, archeologico, etnoantropologico, archivistico e bibliografico e le altre cose individuate in base alla legge quali testimonianze aventi valore di civilt (d.lgs.n.42/2004 Codice dei beni culturali). - La categoria di divide in: BENE CULTURALE IN SENSO STRETTO: la dimensione valoriale che trascende da quella materiale delloggetto, e che concerne ad appagare un interesse di natura spirituale e culturale della collettivit; BENE PATRIMONIALE: la dimensione materiale concreta che funge da supporto concreto del bene culturale e dei valori che esso esprime. LE CONNESSIONI TRA I BENI 1. I frutti - Determinati beni (produttivi) chiamati cose madri hanno lattitudine a generare altri beni, i frutti: esistono due categorie di frutti (art.820): I FRUTTI NATURALI: sono quelli che provengono direttamente dalla cosa, vi ricorra o no lopera delluomo (prodotti agricoli, legna, parti degli animali, prodotti delle miniere, delle cave e delle torbiere); tra il frutto e la cosa madre deve esserci un rapporto di generazione diretta. - I frutti naturali divengono beni soltanto, e dal momento in cui si separano dalla cosa madre; tuttavia di essi si pu disporre anche come cosa mobile futura per cui saranno oggetto di disposizione ad effetti obbligatori immediati ma il diritto di propriet su di essi verr acquistato dallacquirente solo al momento in cui vi sia la separazione. - In linea di principio la propriet dei frutti naturali sar di colui che proprietario della cosa madre che li ha prodotti. I FRUTTI CIVILI: sono quelli che si ritraggono dalla cosa come corrispettivo del godimento che altri ne abbia, ossia il danaro che il proprietario ricava dalla cessione ad altri del godimento della cosa (es. interessi dei capitali, canoni enfiteutici, delle rendite, del corrispettivo delle locazioni). - Nel caso in cui un soggetto eserciti solo di fatto i poteri di titolare del diritto sulla cosa che produce frutti, se in buona fede far suoi i frutti naturali separati e civili sino al giorno della domanda giudiziale; se in mala fede sar tenuto a restituire i frutti dal giorno in cui ha cominciato a possedere la cosa madre.

2. Le pertinenze - Sono le cose destinate dal proprietario o dal titolare di un altro diritto reale su di esse, in modo durevole, a servizio o ornamento di unaltra cosa. - Tra le due cose si instaura il vincolo pertinenziale, per cui la pertinenza subordinata alla cosa principale e serve a migliorarne il funzionamento o ad incrementarne la qualit estetica. - Per individuare il vincolo tra due oggetti sono necessari alcuni requisiti: REQUISITI OGGETTIVI: 1. Due cose distinte ed autonome; 2. Rapporto di utilit tra le cose (ma non di necessit); 3. Durevolezza del rapporto. REQUISITI SOGGETTIVI: 4. Latto di destinazione del titolare di un diritto reale sulla cosa principale. - Il rapporto di pertinenza si pu instaurare fra qualsiasi tipo di oggetti: a. Beni immobili possono essere pertinenze di beni mobili (es. un edificio costruito appositamente per contenere un macchinario industriale); b. Beni mobili possono essere pertinenze di beni immobili (es. il bestiame o gli attrezzi agricoli di un fondo); c. Beni immobili possono essere pertinenze di altri beni immobili (es. i parcheggi). - Il vincolo pu essere instaurato soltanto da chi titolare di diritti reali su entrambe le cose del rapporto; non pu essere instaurato neanche di fatto da un soggetto non legittimato. - La concreta verificabilit del vincolo dovuta ad unesigenza che nasce dal fatto che da esso derivano rilevanti conseguenze in tema di circolazione delle pertinenze (poich gli artt.818e819 estendono ad esse gli effetti della destinazione della cosa principale). - Il vincolo pertinenziale cessa quando viene meno leffettiva destinazione della pertinenza a servizio ed ornamento dellaltra cosa. - Una medesima cosa pu essere destinata a servizio o ornamento di pi cose principali, anche appartenenti a diversi proprietari, compatibilmente con il requisito della sua effettiva utilizzazione come pertinenza. 2.1 I parcheggi - Costituiscono una particolare tipologia di vincolo pertinenziale, per cui la legislazione speciale ne ha introdotto unarticolata disciplina: I PARCHEGGI PONTE: sono i posti auto realizzati negli edifici a partire dal 1 sett. 1967, data da cui diventato obbligatorio dotare di parcheggi

tutte le nuove costruzioni (un metro quadrato di parcheggio ogni 20 metri cubi di abitazione); da ci si ricavata lindissolubilit del vincolo pertinenziale tra i suddetti parcheggi e relative costruzioni. I PARCHEGGI LIBERI: successivamente la l. 246/2005 ha consentito nuovamente la vendita dei parcheggi separatamente dalle abitazioni, consentendone cos unautonoma circolazione. I PARCHEGGI TOGNOLI: previsti dalla legge 122/1989, sono quelli costruiti nel sottosuolo o al pian terreno degli edifici; essi, a pena di nullit del relativo contratto, non possono essere ceduti separatamente dallappartamento. 3. Le servit prediali - Consistono nel peso imposto su un fondo per lutilit di un altro fondo appartenente ad un proprietario diverso; instaurano anchesse tra due cose un vincolo di subordinazione funzionale, ma devono necessariamente essere due beni immobili, appartenenti a diversi proprietari, ed il vantaggio arrecato al fondo dominante pu anche essere non attuale ma futuro. - Comportano una limitazione del diritto di propriet del fondo servente attraverso la costituzione di un diritto reale minore in capo al proprietario del fondo dominante. - La decisione della destinazione funzionale del fondo servente a quello dominante costituita coattivamente dal giudice, oppure per contratto, o acquistata per usucapione e destinazione del padre di famiglia (art.1031). 4. Gli accessori - Il vincolo di accessoriet tra cose indica un vincolo di subordinazione funzionale tra due oggetti; differiscono dalle pertinenze per il solo fatto che questultime presentano delle caratteristiche ulteriori, cio indicano vincoli di accessoriet qualificati da ulteriori elementi (quali la durevolezza, limposizione del proprietario o del titolare di un diritto reale). 5. Le universalit - E considerata universalit di mobili la pluralit di cose, appartenenti alla stessa persona, che hanno destinazione unitaria. E un fenomeno di unificazione di una pluralit di beni avente il proprio fondamento in una situazione di fatto (es. il gregge, la biblioteca). - Le universalitas facti differiscono dalle cd. Universitas juris che indicano invece un insieme di elementi destinati ad una funzione unitaria da una legge. - Lo scopo principale delluniversalit di mobili quello di prevedere un regime circolatorio dei beni mobili a destinazione unitaria, di tipo solenne, in

alcuni casi uguale a quello dei beni immobili (poich il valore dellinsieme dei beni sar maggiore della somma dei singoli). - Perch possa applicarsi la disciplina necessario che: 1. Si tratti di un insieme di beni mobili, ciascuno dei quali continui a mantenere una funzione propria e sia quindi in grado di circolare autonomamente; 2. I beni appartengano allo stesso proprietario; 3. Abbiano effettivamente destinazione unitaria, che prescinde da un eventuale atto di dichiarazione del proprietario, risultando sufficiente la percezione sociale ed economica di un dato insieme di cose mobili in un complesso.

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