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Nella storia dell'umanità, il rumore fu per millenni dovuto esclusivamente a cause naturali.
In seguito con l'uso dei metalli, il rumore divenne anche un prodotto dell'attività umana, ma
raggiungeva livelli intensi quasi esclusivamente in conseguenza di eventi bellici:
successivamente, le armi da fuoco aumentarono il fragore delle battaglie.
Ma è solo negli ultimi due secoli che l'umanità, con l'industrializzazione e la meccanizzazione, ha
conosciuto il rumore con presenza costante e quotidiana nei luoghi di vita e di lavoro.
L'enorme quantità e potenza delle macchine impiegate nell'industria e la loro successiva
diffusione capillare nelle strade, nelle case, ecc., hanno fatto assumere al rumore il primato di
inquinante di tipo fisico più diffuso nella nostra civiltà.
Percepire correttamente i suoni è importante, in quanto è anche con l'udito che restiamo in
contatto con il mondo che ci circonda.
Il fenomeno sonoro
Comunemente si intende per rumore un suono che provoca una sensazione sgradevole,
fastidiosa o intollerabile. Il suono è una perturbazione meccanica che si propaga in un mezzo
elastico (gas, liquido, solido) e che è in grado di eccitare il senso dell’udito.
Un corpo che vibra provoca nell’aria oscillazioni della pressione intorno al valore della pressione
atmosferica - compressioni e rarefazioni, che si propagano come onde progressive nel mezzo e
giungono all’orecchio producendo la sensazione sonora.
Si definisce pressione sonora istantanea p(t) la differenza indotta dalla perturbazione sonora tra
la pressione totale istantanea e il valore della pressione statica all’equilibrio.
Nel caso più semplice le variazioni della pressione sono descritte da una funzione sinusoidale
caratterizzata dalle seguenti grandezze:
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di percepirle. La determinazione del contenuto in frequenza di un certo suono è chiamata analisi
in frequenza o analisi di spettro.
I rumori vengono classificati in relazione alla variabilità del livello nel tempo ed esattamente:
Analogamente si ha:
dove W è il valore r.m.s. della potenza sonora in esame e Wo (potenza sonora di riferimento) =
10-12 watt.
La scala dei decibel non è lineare, per cui non si possono sommare i livelli sonori in modo
aritmetico ma occorre ricorrere ai logaritmi; ad es.: 80 dB + 80 dB = 83 dB.
che è il livello, espresso in dB, di un ipotetico rumore costante che, se sostituito al rumore reale
per lo stesso intervallo di tempo T, comporterebbe la stessa quantità totale di energia sonora.
Per la valutazione del rumore a livello internazionale sono comunemente utilizzate due curve di
ponderazione (filtri che operano un’opportuna correzione dei livelli sonori alle diverse frequenze)
del rumore. La curva A è utilizzata per valutare gli effetti del rumore sull’uomo. Il livello sonoro
in dB(A), che si ottiene utilizzando questa curva di ponderazione A, è la grandezza psicoacustica
di base, comunemente utilizzata per descrivere i fenomeni sonori in relazione alla loro capacità
di produrre un danno uditivo. La ponderazione A, operata dagli strumenti di misura del rumore,
approssima la risposta dell’orecchio e penalizza, attenuandole, le basse frequenze, mentre
esalta, in misura molto lieve, le frequenze fra 1000 e 5000 Hz.
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Figura 2 - Curve di ponderazione
Livello di picco
Accanto al livello sonoro continuo equivalente viene infine utilizzato un secondo parametro,
comunemente noto come livello di picco lineare Lpicco. Tale livello è definito come:
dove la grandezza ppeak, che non è un valore r.m.s., è definita nel D.Lgs. 277/91 come “valore
della pressione acustica istantanea non ponderata” ed è molto importante nella valutazione del
rumore impulsivo. È noto infatti che a parità di contenuto energetico medio, un rumore che
presenta caratteristiche di impulsività costituisce un fattore di rischio aggiuntivo per la salute di
cui bisognerebbe tenere conto nella valutazione del rischio.
Il D.Lgs. 277/91 stabilisce che non possa essere mai superato un livello di picco pari a 140 dB.
L'orecchio interno è un complesso sistema di cavità e di condotti pieni di liquido, chiamati canali
semicircolari. L'organo di base dell'udito, l'organo del Corti, si trova in un condotto a spirale,
detto coclea o chiocciola. Il movimento della finestra ovale fa muovere il liquido presente nella
coclea che, a sua volta, influenza l'organo del Corti. Così, le cellule ciliate localizzate alla finestra
ovale vibrano e, attraverso il nervo acustico, inviano impulsi nervosi al cervello. Più forte è il
suono e più intensa è la stimolazione nervosa. L'organizzazione spaziale delle cellule ciliate, da
cui parte l'impulso, informa il cervello dell'altezza del suono.
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In funzione dei valori efficaci della pressione sonora si ottiene la seguente tabella:
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Figura 3 - Tracciato audiometrico in un soggetto ipoacustico
Gli effetti extrauditivi, possibili anche per esposizioni inferiori a quelli considerati dannosi per
l’udito, si manifestano anche sulla base di una maggiore o minore sensibilità individuale:
sistema nervoso: disturbi dell’equilibrio e del tono psicomotorio, disturbi dell’attenzione e
della concentrazione;
organo della vista: disturbi del visus, dilatazione della pupilla; apparato gastrointestinale:
aumento della motilità gastrointestinale e possibili fenomeni spastici, aumento
dell’incidenza di gastroduodeniti ed ulcere;
apparato cardio-circolatorio: aumento della frequenza cardiaca, costrizione dei vasi
periferici, aumento della pressione arteriosa;
apparato respiratorio: aumento della frequenza respiratoria; apparato endocrino:
modificazioni nella produzione di ormoni, particolarmente a carico di ipofisi e surrene;
altri organi ed apparati: disturbi sul carattere, eccitazione, depressione, nevrosi, disturbi
sessuali.
Come conseguenza delle varie sindromi sopra citate, si determinano dei disturbi nella vita di
relazione con conseguenze negative sull’attività lavorativa e con notevole incremento del rischio
di infortunio. Non va infine dimenticato che un lavoratore ipoacusico soffrirà particolarmente per
lo stato di isolamento, per la difficoltà di comunicazione verbale e sarà ancor più esposto a rischi
di varia natura per l’impossibilità di udire segnali di avvertimento o di allarme.
RIFERIMENTI NORMATIVI
I principali riferimenti normativi, a livello nazionale, riguardanti le tematiche sviluppate in questo saggio sono i
seguenti:
D.P.R. 1124/65 " Testo unico delle disposizioni per l'assicurazione obbligatoria contro
gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali".
D.M. 588/87 " Attuazione delle direttive CEE n. 79/113, n. 81/1051, n. 85/405, n.
84/533, n. 85/406, n. 84/534, n. 84/535, n. 85/407, n. 84/536, n. 85/408, n. 84/537 e
n. 85/409 relative al metodo di misura del rumore, nonchè del livello sonoro o di
potenza acustica di motocompressori gru a torre, gruppi elettrogeni di saldatura, gruppi
elettrogeni e martelli demolitori azionati a mano, utilizzati per compiere lavori nei
cantieri edili e di ingegneria civile".
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D.Lgs. 137/92 "Attuazione della direttiva CEE 87/405, relativa al livello di potenza
acustica ammesso dalle gru a torre".
D.P.C.M. del 14/11/97 "Determinazione dei valori limite delle sorgenti sonore".
D.Lgs. 81/08 " Attuazione dell’articolo 1 della Legge 3 agosto 2007, n. 123 in materia
di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro".
L'art. 189 del D.Lgs. n.81/08 definisce i valori limite di esposizione e i valori di azione, in
relazione al livello di esposizione giornaliera al rumore e alla pressione acustica di picco:
Lex,8h Ppeak
Laddove a causa delle caratteristiche intrinseche della attività lavorativa l’esposizione giornaliera
al rumore varia significativamente, da una giornata di lavoro all’altra, è possibile sostituire, ai
fini dell’applicazione dei valori limite di esposizione e dei valori di azione, il livello di esposizione
giornaliera al rumore con il livello di esposizione settimanale a condizione che:
a) il livello di esposizione settimanale al rumore, come dimostrato da un controllo idoneo, non
ecceda il valore limite di esposizione di 87 dB(A);
b) siano adottate le adeguate misure per ridurre al minimo i rischi associati a tali attività.
Nel caso di variabilità del livello di esposizione settimanale va considerato il livello settimanale
massimo ricorrente.
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L'art. 190 del D.Lgs. n.81/08 stabilisce che tra gli obblighi spettanti al datore di lavoro,
nell'ambito della valutazione dei rischi, vi è quello di valutare il rischio di esposizione al rumore
durante il lavoro prendendo in considerazione in particolare:
a) il livello, il tipo e la durata dell’esposizione, ivi inclusa ogni esposizione a rumore
impulsivo;
b) i valori limite di esposizione e i valori di azione di cui all’articolo 189;
c) tutti gli effetti sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori particolarmente sensibili al
rumore, con particolare riferimento alle donne in gravidanza e i minori;
d) per quanto possibile a livello tecnico, tutti gli effetti sulla salute e sicurezza dei lavoratori
derivanti da interazioni fra rumore e sostanze ototossiche connesse con l’attività svolta
e fra rumore e vibrazioni;
e) tutti gli effetti indiretti sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori risultanti da
interazioni fra rumore e segnali di avvertimento o altri suoni che vanno osservati al fine di
ridurre il rischio di infortuni;
f) le informazioni sull’emissione di rumore fornite dai costruttori dell’attrezzatura di
lavoro in conformità alle vigenti disposizioni in materia;
g) l’esistenza di attrezzature di lavoro alternative progettate per ridurre l’emissione di
rumore;
h) il prolungamento del periodo di esposizione al rumore oltre l’orario di lavoro
normale, in locali di cui è responsabile;
i) le informazioni raccolte dalla sorveglianza sanitaria, comprese, per quanto possibile,
quelle reperibili nella letteratura scientifica;
l) la disponibilità di dispositivi di protezione dell’udito con adeguate caratteristiche di
attenuazione.
Se, a seguito della valutazione, può fondatamente ritenersi che i valori inferiori di azione
possono essere superati, il datore di lavoro misura i livelli di rumore cui i lavoratori sono esposti,
i cui risultati sono riportati nel documento di valutazione.
I metodi e le strumentazioni utilizzati devono essere adeguati alle caratteristiche del rumore da
misurare, alla durata dell’esposizione e ai fattori ambientali secondo le indicazioni delle norme
tecniche. I metodi utilizzati possono includere la campionatura, purché sia rappresentativa
dell’esposizione del lavoratore. Il datore di lavoro tiene conto dell’incertezza delle misure
determinate secondo la prassi metrologica.
Fatto salvo il divieto al superamento dei valori limite di esposizione, per attività che comportano
un’elevata fluttuazione dei livelli di esposizione personale dei lavoratori, il datore di lavoro può
attribuire a detti lavoratori un’esposizione al rumore al di sopra dei valori superiori di azione,
garantendo loro le misure di prevenzione e protezione conseguenti e in particolare:
a) la disponibilità dei dispositivi di protezione individuale dell’udito;
b) l’informazione e la formazione;
c) il controllo sanitario.
Sul documento di valutazione, a fianco dei nominativi dei lavoratori così classificati, va riportato
il riferimento all'art. 191 del D.Lgs. 81/08.
L’emissione sonora di attrezzature di lavoro, macchine e impianti può essere stimata in fase
preventiva facendo riferimento a livelli di rumore standard individuati da studi e misurazioni la
cui validità è riconosciuta dalla Commissione consultiva permanente di cui all'articolo 6,
riportando la fonte documentale cui si è fatto riferimento.
LEX,8h = ∑
Dove:
LEX,8h = Livello di esposizione giornaliero personale, dB(A)
Pi = Percentuale di esposizione giornaliera alla i-esima attività
Leqi = Livello equivalente della i-esima sorgente, dB(A)
a) adozione di altri metodi di lavoro che implicano una minore esposizione al rumore;
b) scelta di attrezzature di lavoro adeguate, tenuto conto del lavoro da svolgere, che
emettano il minor rumore possibile, inclusa l’eventualità di rendere disponibili ai lavoratori
attrezzature di lavoro conformi ai requisiti di cui
al Titolo III, il cui obiettivo o effetto è di limitare l’esposizione al rumore;
c) progettazione della struttura dei luoghi e dei posti di lavoro;
d) adeguata informazione e formazione sull’uso corretto delle attrezzature di lavoro in modo
da ridurre al minimo la loro esposizione al rumore;
e) adozione di misure tecniche per il contenimento:
1) del rumore trasmesso per via aerea, quali schermature, involucri o rivestimenti
realizzati con materiali fonoassorbenti;
2) del rumore strutturale, quali sistemi di smorzamento o di isolamento;
f) opportuni programmi di manutenzione delle attrezzature di lavoro, del luogo di lavoro e
dei sistemi sul posto di lavoro;
g) riduzione del rumore mediante una migliore organizzazione del lavoro attraverso la
limitazione della durata e dell’intensità dell’esposizione e l’adozione di orari di lavoro
appropriati, con sufficienti periodi di riposo.
Se a seguito della valutazione dei rischi risulta che i valori superiori di azione sono superati, il
datore di lavoro elabora ed applica un programma di misure tecniche e organizzative volte a
ridurre l’esposizione al rumore, considerando in particolare le misure sopraelencate.
I luoghi di lavoro dove i lavoratori possono essere esposti ad un rumore al di sopra dei valori
superiori di azione devono essere indicati da appositi segnali. Dette aree devono essere inoltre
delimitate e l’accesso alle stesse deve essere limitato, ove ciò sia tecnicamente possibile e
giustificato dal rischio di esposizione.
Il datore di lavoro, nei casi in cui i rischi derivanti dal rumore non possono essere evitati con le
misure di prevenzione e protezione , fornisce i dispositivi di protezione individuali per l’udito
conformi alle disposizioni contenute nel Titolo III, capo II,del D.Lgs. 81/08, e alle seguenti
condizioni:
a) nel caso in cui l’esposizione al rumore superi i valori inferiori di azione il datore di
lavoro mette a disposizione dei lavoratori dispositivi di protezione individuale dell’udito;
b) nel caso in cui l’esposizione al rumore sia pari o al di sopra dei valori superiori di
azione esige che i lavoratori utilizzino i dispositivi di protezione individuale dell’udito;
c) sceglie dispositivi di protezione individuale dell’udito che consentono di eliminare il
rischio per l’udito o di ridurlo al minimo, previa consultazione dei lavoratori o dei loro
rappresentanti;
d) verifica l’efficacia dei dispositivi di protezione individuale dell’udito.
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Il datore di lavoro tiene conto dell’attenuazione prodotta dai dispositivi di protezione individuale
dell’udito indossati dal lavoratore solo ai fini di valutare l’efficienza dei DPI uditivi e il rispetto del
valore limite di esposizione. Se, nonostante l’adozione delle misure prese in applicazione del
presente capo, si individuano esposizioni superiori a detti valori, il datore di lavoro:
a) adotta misure immediate per riportare l’esposizione al di sotto dei valori limite di
esposizione;
b) individua le cause dell’esposizione eccessiva;
c) modifica le misure di protezione e di prevenzione per evitare che la situazione si
ripeta.
Il datore di lavoro può richiedere deroghe all’uso dei dispositivi di protezione individuale e al
rispetto del valore limite di esposizione, quando, per la natura del lavoro, l’utilizzazione di tali
dispositivi potrebbe comportare rischi per la salute e sicurezza dei lavoratori maggiori rispetto a
quanto accadrebbe senza la loro utilizzazione. Tali deroghe sono concesse, sentite le parti sociali,
per un periodo massimo di quattro anni dall’organo di vigilanza territorialmente competente che
provvede anche a darne comunicazione, specificando le ragioni e le circostanze che hanno
consentito la concessione delle stesse, al Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali.
Le circostanze che giustificano le deroghe sono riesaminate ogni quattro anni e, in caso di venire
meno dei relativi presupposti, riprende immediata applicazione la disciplina regolare. La
concessione delle deroghe è condizionata dall’intensificazione della sorveglianza sanitaria e da
condizioni che garantiscano, tenuto conto delle particolari circostanze, che i rischi derivanti siano
ridotti al minimo. Il datore di lavoro assicura l’intensificazione della sorveglianza sanitaria ed il
rispetto delle condizioni indicate nelle deroghe (art 197 D.Lgs. 81/08).
DPI OTOPROTETTORI
I dispositivi di protezione auricolare sono definiti come dispositivi di protezione individuale che ,
grazie alle loro proprietà di attenuazione, riducono gli effetti del rumore sull'udito al fine di
evitare un danno uditivo. Perché la protezione fornita dai protettori auricolari sia effettivamente
realizzata, essi dovrebbero essere indossati sempre quando l'utilizzatore si trova in un ambiente
di rumore potenzialmente pericoloso. E' per questo che nella selezione dei protettori auricolari è
importante considerare fattori che possono influire sul comfort e sull'accettabilità.
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Protettori auricolari che vengono inseriti nel meato
INSERTI acustico esterno oppure posti nella conca del
AURICOLARI padiglione auricolare per chiudere a tenuta
l'imbocco del meato acustico. Si dividono in due
categorie: monouso e riutizzabili.
Poiché esistono diversi tipo di protettori in grado di coprire una vasta gamma di situazioni
lavorative, è auspicabile scegliere i protettori più appropriati al tipo di lavoro. Questa selezione
dovrebbe tenere presenti fattori quali:
Marcatura di certificazione
Requisito di attenuazione sonora
Comfort del portatore
Ambiente di lavoro e attività lavorativa
Disturbi medici
Compatibilità con altri dispositivi di protezione della testa quali elmetti, occhiali, ecc.
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SORVEGLIANZA SANITARIA
Il datore di lavoro sottopone a sorveglianza sanitaria i lavoratori la cui esposizione al rumore
eccede i valori superiori di azione. La sorveglianza viene effettuata periodicamente, di norma
una volta l’anno o con periodicità diversa decisa dal medico competente, con adeguata
motivazione riportata nel documento di valutazione dei rischi e resa nota ai rappresentanti per
la sicurezza di lavoratori in funzione della valutazione del rischio. L’organo di vigilanza, con
provvedimento motivato, può disporre contenuti e periodicità della sorveglianza diversi rispetto
a quelli forniti dal medico competente.
La sorveglianza sanitaria è estesa ai lavoratori esposti a livelli superiori ai valori inferiori di
azione, su loro richiesta e qualora il medico competente ne confermi l’opportunità.
Nel caso in cui la sorveglianza sanitaria riveli, in un lavoratore, l'esistenza di anomalie imputabili
ad esposizione a rumore, il medico competente ne informa il lavoratore e, nel rispetto del
segreto professionale, il datore di lavoro che:
L'art. 186 del D.Lgs. n. 81/08 stabilisce che il medico competente provvede ad istituire ed
aggiornare una cartella sanitaria di rischio secondo quanto previsto dall'art. 25, comma 1,
lettera c.
Nella cartella, il medico competente riporta i dati della sorveglianza sanitaria, ivi compresi i
valori di esposizione individuali, ove previsti, comunicati dal datore di lavoro per il tramite del
servizio di prevenzione e protezione.
a) alle misure adottate in applicazione del TitoloVIII del D.Lgs. n. 81/08 volte a eliminare o
ridurre al minimo il rischio derivante dal rumore, incluse le circostanze in cui si applicano
dette misure;
b) ai valori limite di esposizione e ai valori di azione definiti dall'art. 189 del D.Lgs. n. 81/08
nonché ai potenziali rischi associati;
c) ai risultati della valutazione e misurazione del rumore effettuate insieme a una
spiegazione del loro significato e dei rischi potenziali;
d) alle modalità per individuare e segnalare gli effetti negativi dell’esposizione per la salute;
e) alle circostanze nelle quali i lavoratori hanno diritto a una sorveglianza sanitaria e agli
obiettivi della stessa;
f) alle procedure di lavoro sicure per ridurre al minimo i rischi derivanti dall’esposizione;
g) all’uso corretto di adeguati dispositivi di protezione individuale e alle relative indicazioni e
controindicazioni sanitarie all’uso.
Ai sensi dell'art. 77 del D.Lgs. n. 81/08è obbligatorio da parte del datore di lavoro
l'addestramento all'uso dei DPI per l'udito.
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ESEMPIO APPLICATIVO
Si ipotizza che un caposquadra pavimenti e rivestimenti, nell'arco di una giornata lavorativa
svolga diverse attività. Si riportano di seguito le attività, le percentuali di tempo impiegato e i
valori dei livelli sonori equivalenti Leq relativi alle singole mansioni svolte:
LEX,8h = ∑
si ha:
LEX,8h = * +=
= [ ]=
= [ ]= = dB(A)
Questa fascia presenta particolari rischi per l'addetto. Il datore di lavoro deve quindi:
elaborare e applicare un programma di misure tecniche e organizzative volte a ridurre
l'esposizione a rumore, inoltre i luoghi di lavoro devono essere indicati da apposita
segnaletica, delimitati e limitato l'accesso ai soli addetti ai lavori;
esigere che vengano indossati i dispositivi di protezione individuale dell'udito;
provvedere affinché i lavoratori vengano informati e formati in relazione ai rischi
provenienti dall'esposizione al rumore e li addestra all'uso dei DPI otoprotettori;
sottoporre i lavoratori a sorveglianza sanitaria la cui periodicità è di norma una volta
l'anno o stabilita dal medico competente.
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