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Premessa

Nella storia dell'umanità, il rumore fu per millenni dovuto esclusivamente a cause naturali.
In seguito con l'uso dei metalli, il rumore divenne anche un prodotto dell'attività umana, ma
raggiungeva livelli intensi quasi esclusivamente in conseguenza di eventi bellici:
successivamente, le armi da fuoco aumentarono il fragore delle battaglie.
Ma è solo negli ultimi due secoli che l'umanità, con l'industrializzazione e la meccanizzazione, ha
conosciuto il rumore con presenza costante e quotidiana nei luoghi di vita e di lavoro.
L'enorme quantità e potenza delle macchine impiegate nell'industria e la loro successiva
diffusione capillare nelle strade, nelle case, ecc., hanno fatto assumere al rumore il primato di
inquinante di tipo fisico più diffuso nella nostra civiltà.
Percepire correttamente i suoni è importante, in quanto è anche con l'udito che restiamo in
contatto con il mondo che ci circonda.

Il fenomeno sonoro
Comunemente si intende per rumore un suono che provoca una sensazione sgradevole,
fastidiosa o intollerabile. Il suono è una perturbazione meccanica che si propaga in un mezzo
elastico (gas, liquido, solido) e che è in grado di eccitare il senso dell’udito.
Un corpo che vibra provoca nell’aria oscillazioni della pressione intorno al valore della pressione
atmosferica - compressioni e rarefazioni, che si propagano come onde progressive nel mezzo e
giungono all’orecchio producendo la sensazione sonora.

Figura 1 - Il fenomeno sonoro

Si definisce pressione sonora istantanea p(t) la differenza indotta dalla perturbazione sonora tra
la pressione totale istantanea e il valore della pressione statica all’equilibrio.
Nel caso più semplice le variazioni della pressione sono descritte da una funzione sinusoidale
caratterizzata dalle seguenti grandezze:

 frequenza (f): numero di oscillazioni complete nell’unità di tempo (Hz).


 periodo (T): durata di un ciclo completo di oscillazione (s); è l’inverso della frequenza.
 velocità di propagazione (c): velocità con la quale la perturbazione si propaga nel mezzo,
in dipendenza dalle caratteristiche del mezzo stesso (m/s); in aria c è pari a circa 340
m/s.
 lunghezza d’onda (λ): distanza percorsa dall’onda sonora in un periodo (m).
 ampiezza (A): valore massimo dell’oscillazione di pressione (N/m 2).

Qualora le onde abbiano frequenza approssimativamente compresa fra 20 e 20000 Hz ed
ampiezza superiore ad una certa entità che dipende dalla frequenza, l’orecchio umano è in grado

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di percepirle. La determinazione del contenuto in frequenza di un certo suono è chiamata analisi
in frequenza o analisi di spettro.

I rumori vengono classificati in relazione alla variabilità del livello nel tempo ed esattamente:

 Rumore stazionario: livello sonoro costante:


 Rumore fluttuante: livello sonoro senza brusche cadute di intensità:
 Rumore intermittente: alternanza brusca di suono e silenzio:
 Rumore impulsivo: impulsi sonori brevi ripetuti e costanti

Livello di pressione e di potenza sonora


Se si misurasse la pressione sonora in N/m2 (Pascal), si dovrebbero considerare valori
tipicamente compresi fra 20*10-6 Pa e 200 Pa. Al fine di comprimere tale intervallo di variabilità
ed anche sulla base dell’ipotesi che l’intensità delle sensazioni uditive sia in prima
approssimazione proporzionale al logaritmo dello stimolo e non al suo valore assoluto, è stata
introdotta la scala logaritmica o scala dei livelli. Il livello, espresso in dB, è pari a dieci volte il
logaritmo decimale del rapporto fra una data grandezza ed una grandezza di riferimento,
omogenee fra di loro. In particolare si ha:

Livello di pressione sonora = Lp = 10 log (p2/po2) = 20 log (p/po) (dB)


dove p è il valore r.m.s. della pressione sonora in esame e po (pressione sonora di riferimento) è
il valore di soglia di udibilità a 1000 Hz (20 10-6 Pa = 20 μPa).

Analogamente si ha:

Livello di potenza sonora = LW = 10 log (W/ Wo) (dB)

dove W è il valore r.m.s. della potenza sonora in esame e Wo (potenza sonora di riferimento) =
10-12 watt.

La scala dei decibel non è lineare, per cui non si possono sommare i livelli sonori in modo
aritmetico ma occorre ricorrere ai logaritmi; ad es.: 80 dB + 80 dB = 83 dB.

Livello sonoro continuo equivalente


Per caratterizzare un rumore variabile in certo intervallo di tempo T, si introduce il:
Livello sonoro continuo equivalente
Leq,T = {, ∫ * + } (dB)

che è il livello, espresso in dB, di un ipotetico rumore costante che, se sostituito al rumore reale
per lo stesso intervallo di tempo T, comporterebbe la stessa quantità totale di energia sonora.
Per la valutazione del rumore a livello internazionale sono comunemente utilizzate due curve di
ponderazione (filtri che operano un’opportuna correzione dei livelli sonori alle diverse frequenze)
del rumore. La curva A è utilizzata per valutare gli effetti del rumore sull’uomo. Il livello sonoro
in dB(A), che si ottiene utilizzando questa curva di ponderazione A, è la grandezza psicoacustica
di base, comunemente utilizzata per descrivere i fenomeni sonori in relazione alla loro capacità
di produrre un danno uditivo. La ponderazione A, operata dagli strumenti di misura del rumore,
approssima la risposta dell’orecchio e penalizza, attenuandole, le basse frequenze, mentre
esalta, in misura molto lieve, le frequenze fra 1000 e 5000 Hz.

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Figura 2 - Curve di ponderazione

Livello di picco
Accanto al livello sonoro continuo equivalente viene infine utilizzato un secondo parametro,
comunemente noto come livello di picco lineare Lpicco. Tale livello è definito come:

Lpicco (dB)= ( ) (dB(Lin))

dove la grandezza ppeak, che non è un valore r.m.s., è definita nel D.Lgs. 277/91 come “valore
della pressione acustica istantanea non ponderata” ed è molto importante nella valutazione del
rumore impulsivo. È noto infatti che a parità di contenuto energetico medio, un rumore che
presenta caratteristiche di impulsività costituisce un fattore di rischio aggiuntivo per la salute di
cui bisognerebbe tenere conto nella valutazione del rischio.
Il D.Lgs. 277/91 stabilisce che non possa essere mai superato un livello di picco pari a 140 dB.

Percezione del rumore e caratteristiche dell’udito


l'organo dell'udito è l'orecchio, che viene generalmente suddiviso in tre parti (orecchio esterno,
medio e interno).
L'orecchio esterno è la parte visibile, esterna dell'orecchio: raccoglie le onde sonore e le
convoglia nel condotto uditivo esterno, verso la membrana timpanica che è tesa attraverso
questo canale. Quando viene colpita dalle onde sonore, la membrana timpanica vibra e le sue
vibrazioni sono amplificate e trasmesse, attraverso l'orecchio medio, dal movimento di una
catena di tre piccole ossa, chiamate ossicini. Attraverso una seconda membrana, la finestra
ovale, esse passano poi nell'orecchio interno.

L'orecchio interno è un complesso sistema di cavità e di condotti pieni di liquido, chiamati canali
semicircolari. L'organo di base dell'udito, l'organo del Corti, si trova in un condotto a spirale,
detto coclea o chiocciola. Il movimento della finestra ovale fa muovere il liquido presente nella
coclea che, a sua volta, influenza l'organo del Corti. Così, le cellule ciliate localizzate alla finestra
ovale vibrano e, attraverso il nervo acustico, inviano impulsi nervosi al cervello. Più forte è il
suono e più intensa è la stimolazione nervosa. L'organizzazione spaziale delle cellule ciliate, da
cui parte l'impulso, informa il cervello dell'altezza del suono.

L'orecchio umano percepisce solo alcune variazioni di pressione (20/70.000.000 µPa) e di


frequenza (20/20.000 Hz).

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In funzione dei valori efficaci della pressione sonora si ottiene la seguente tabella:

Effetti del rumore sulle persone


Gli effetti nocivi del rumore sull’uomo si dividono in uditivi (specifici) diretti sull’organo dell’udito,
extra uditivi (non specifici) che possono interessare vari organi ed apparati psico-sociali. Gli
effetti uditivi possono sintetizzarsi in modificazioni irreversibili per esposizione protratta al
rumore (sordità da rumore) e in modificazioni reversibili o irreversibili per trauma acustico acuto.
Un’esposizione ad un rumore estremamente intenso può anche lacerare il timpano producendo
una perdita uditiva molto accentuata; un rumore meno elevato, ma pur sempre intenso,
determinerà una lesione alle strutture dell’orecchio interno che non riusciranno più a trasmettere
in modo completo gli impulsi al cervello.
Parimenti un’esposizione cronica a rumori elevati provocherà l'ipoacusia, una sordità
professionale che presenta le seguenti caratteristiche:
 la sordità è di tipo percettivo, interessa cioè le terminazioni nervose e non le vie di
trasmissione meccanica del suono;
 la perdita dell’udito inizia in modo caratteristico alla frequenza di 4.000 Hz
 in uno stadio più avanzato la perdita può estendersi verso le
frequenze più alte e più basse;
 la sordità è sempre bilaterale e simmetrica, irreversibile e progressiva finché vi è
esposizione al rischio;
 in età più avanzata può sovrapporsi una presbiacusia (sordità legata all’età) che,
generalmente interessa le frequenze più elevate.

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Figura 3 - Tracciato audiometrico in un soggetto ipoacustico

Gli effetti extrauditivi, possibili anche per esposizioni inferiori a quelli considerati dannosi per
l’udito, si manifestano anche sulla base di una maggiore o minore sensibilità individuale:
 sistema nervoso: disturbi dell’equilibrio e del tono psicomotorio, disturbi dell’attenzione e
della concentrazione;
 organo della vista: disturbi del visus, dilatazione della pupilla; apparato gastrointestinale:
aumento della motilità gastrointestinale e possibili fenomeni spastici, aumento
dell’incidenza di gastroduodeniti ed ulcere;
 apparato cardio-circolatorio: aumento della frequenza cardiaca, costrizione dei vasi
periferici, aumento della pressione arteriosa;
 apparato respiratorio: aumento della frequenza respiratoria; apparato endocrino:
modificazioni nella produzione di ormoni, particolarmente a carico di ipofisi e surrene;
 altri organi ed apparati: disturbi sul carattere, eccitazione, depressione, nevrosi, disturbi
sessuali.

Come conseguenza delle varie sindromi sopra citate, si determinano dei disturbi nella vita di
relazione con conseguenze negative sull’attività lavorativa e con notevole incremento del rischio
di infortunio. Non va infine dimenticato che un lavoratore ipoacusico soffrirà particolarmente per
lo stato di isolamento, per la difficoltà di comunicazione verbale e sarà ancor più esposto a rischi
di varia natura per l’impossibilità di udire segnali di avvertimento o di allarme.

RIFERIMENTI NORMATIVI
I principali riferimenti normativi, a livello nazionale, riguardanti le tematiche sviluppate in questo saggio sono i
seguenti:
 D.P.R. 1124/65 " Testo unico delle disposizioni per l'assicurazione obbligatoria contro
gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali".

 D.M. 588/87 " Attuazione delle direttive CEE n. 79/113, n. 81/1051, n. 85/405, n.
84/533, n. 85/406, n. 84/534, n. 84/535, n. 85/407, n. 84/536, n. 85/408, n. 84/537 e
n. 85/409 relative al metodo di misura del rumore, nonchè del livello sonoro o di
potenza acustica di motocompressori gru a torre, gruppi elettrogeni di saldatura, gruppi
elettrogeni e martelli demolitori azionati a mano, utilizzati per compiere lavori nei
cantieri edili e di ingegneria civile".

 D.Lgs. 135/92 "Attuazione delle direttive CEE 86/662 e 89/514, in materia di


limitazione del rumore prodotto dagli escavatori idraulici e a funi, apripista e pale
caricatrici".

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 D.Lgs. 137/92 "Attuazione della direttiva CEE 87/405, relativa al livello di potenza
acustica ammesso dalle gru a torre".

 Legge 447/95 "Legge quadro sull'inquinamento acustico".

 D.P.C.M. del 14/11/97 "Determinazione dei valori limite delle sorgenti sonore".

 D.M. 16/03/98 " Tecniche di rilevamento e di misurazione dell'inquinamento acustico".


 D.Lgs. 195/06 "Attuazione della direttiva 2003/10/CE relativa all'esposizione dei
lavoratori ai rischi derivanti dagli agenti fisici (rumore)".

 D.Lgs. 81/08 " Attuazione dell’articolo 1 della Legge 3 agosto 2007, n. 123 in materia
di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro".

VALUTAZIONE DEL RUMORE


L'art. 188 del D.Lgs. n.81/08 definisce:
a) pressione acustica di picco (ppeak): valore massimo della pressione acustica istantanea
ponderata in frequenza "C";
b) livello di esposizione giornaliera al rumore (LEX,8h): [dB(A) riferito a 20 μPa]: valore
medio, ponderato in funzione del tempo, dei livelli di esposizione al rumore per una giornata
lavorativa nominale di otto ore, definito dalla Norma Internazionale ISO 1999:1990 punto 3.6.
Si riferisce a tutti i rumori sul lavoro, incluso il rumore impulsivo;
c) livello di esposizione settimanale al rumore (LEX,w): valore medio, ponderato in
funzione del tempo, dei livelli di esposizione giornaliera al rumore per una settimana nominale di
cinque giornate lavorative di otto ore, definito dalla Norma Internazionale ISO 1999:1990 punto
3.6, nota 2.

L'art. 189 del D.Lgs. n.81/08 definisce i valori limite di esposizione e i valori di azione, in
relazione al livello di esposizione giornaliera al rumore e alla pressione acustica di picco:

Valori limite di esposizione e valori che fanno scattare l'azione

Lex,8h Ppeak

Valori limite di 87 dB(A) 140 dB(C)


esposizione

Valori superiori di 85 dB(A) 137 dB(C)


azione

Valori inferiori di 80 dB(A) 135 dB(C)


azione

Laddove a causa delle caratteristiche intrinseche della attività lavorativa l’esposizione giornaliera
al rumore varia significativamente, da una giornata di lavoro all’altra, è possibile sostituire, ai
fini dell’applicazione dei valori limite di esposizione e dei valori di azione, il livello di esposizione
giornaliera al rumore con il livello di esposizione settimanale a condizione che:
a) il livello di esposizione settimanale al rumore, come dimostrato da un controllo idoneo, non
ecceda il valore limite di esposizione di 87 dB(A);
b) siano adottate le adeguate misure per ridurre al minimo i rischi associati a tali attività.
Nel caso di variabilità del livello di esposizione settimanale va considerato il livello settimanale
massimo ricorrente.

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L'art. 190 del D.Lgs. n.81/08 stabilisce che tra gli obblighi spettanti al datore di lavoro,
nell'ambito della valutazione dei rischi, vi è quello di valutare il rischio di esposizione al rumore
durante il lavoro prendendo in considerazione in particolare:
a) il livello, il tipo e la durata dell’esposizione, ivi inclusa ogni esposizione a rumore
impulsivo;
b) i valori limite di esposizione e i valori di azione di cui all’articolo 189;
c) tutti gli effetti sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori particolarmente sensibili al
rumore, con particolare riferimento alle donne in gravidanza e i minori;
d) per quanto possibile a livello tecnico, tutti gli effetti sulla salute e sicurezza dei lavoratori
derivanti da interazioni fra rumore e sostanze ototossiche connesse con l’attività svolta
e fra rumore e vibrazioni;
e) tutti gli effetti indiretti sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori risultanti da
interazioni fra rumore e segnali di avvertimento o altri suoni che vanno osservati al fine di
ridurre il rischio di infortuni;
f) le informazioni sull’emissione di rumore fornite dai costruttori dell’attrezzatura di
lavoro in conformità alle vigenti disposizioni in materia;
g) l’esistenza di attrezzature di lavoro alternative progettate per ridurre l’emissione di
rumore;
h) il prolungamento del periodo di esposizione al rumore oltre l’orario di lavoro
normale, in locali di cui è responsabile;
i) le informazioni raccolte dalla sorveglianza sanitaria, comprese, per quanto possibile,
quelle reperibili nella letteratura scientifica;
l) la disponibilità di dispositivi di protezione dell’udito con adeguate caratteristiche di
attenuazione.
Se, a seguito della valutazione, può fondatamente ritenersi che i valori inferiori di azione
possono essere superati, il datore di lavoro misura i livelli di rumore cui i lavoratori sono esposti,
i cui risultati sono riportati nel documento di valutazione.
I metodi e le strumentazioni utilizzati devono essere adeguati alle caratteristiche del rumore da
misurare, alla durata dell’esposizione e ai fattori ambientali secondo le indicazioni delle norme
tecniche. I metodi utilizzati possono includere la campionatura, purché sia rappresentativa
dell’esposizione del lavoratore. Il datore di lavoro tiene conto dell’incertezza delle misure
determinate secondo la prassi metrologica.

Fatto salvo il divieto al superamento dei valori limite di esposizione, per attività che comportano
un’elevata fluttuazione dei livelli di esposizione personale dei lavoratori, il datore di lavoro può
attribuire a detti lavoratori un’esposizione al rumore al di sopra dei valori superiori di azione,
garantendo loro le misure di prevenzione e protezione conseguenti e in particolare:
a) la disponibilità dei dispositivi di protezione individuale dell’udito;
b) l’informazione e la formazione;
c) il controllo sanitario.
Sul documento di valutazione, a fianco dei nominativi dei lavoratori così classificati, va riportato
il riferimento all'art. 191 del D.Lgs. 81/08.
L’emissione sonora di attrezzature di lavoro, macchine e impianti può essere stimata in fase
preventiva facendo riferimento a livelli di rumore standard individuati da studi e misurazioni la
cui validità è riconosciuta dalla Commissione consultiva permanente di cui all'articolo 6,
riportando la fonte documentale cui si è fatto riferimento.

La valutazione dei rischi derivanti da esposizioni ad agenti fisici è programmata ed effettuata,


con cadenza almeno quadriennale, da personale qualificato nell’ambito del servizio di
prevenzione e protezione in possesso di specifiche conoscenze in materia. La valutazione dei
rischi è aggiornata ogni qual volta si verifichino mutamenti che potrebbero renderla obsoleta,
ovvero, quando i risultati della sorveglianza sanitaria rendano necessaria la sua revisione. I dati
ottenuti dalla valutazione, misurazione e calcolo dei livelli di esposizione costituiscono parte
integrante del documento di valutazione del rischio (art. 181 del D.Lgs. 81/08).

Metodologia per la valutazione


Per la valutazione del livello di esposizione personale giornaliero (L ex,8h) si utilizza il metodo
semplificato: considerata la giornata tipo del lavoratore di cui si desidera valutare il rischio
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uditivo, si calcolano le frazioni di esposizione ad ogni singola sorgente (derivante dalla
particolare attività considerata); di ciascuna sorgente si conoscono (dai dati forniti dal CTP) i
livelli di pressione Leq dB(A), opportunamente misurati con l'ipotesi di reggime stazionario.

LEX,8h = ∑
Dove:
LEX,8h = Livello di esposizione giornaliero personale, dB(A)
Pi = Percentuale di esposizione giornaliera alla i-esima attività
Leqi = Livello equivalente della i-esima sorgente, dB(A)

MISURE DI PREVENZIONE E PROTEZIONE


A seguito della valutazione e/o della misurazione svolta, il datore di lavoro deve provvedere a
eliminare i rischi alla fonte o a ridurre al minimo ed in ogni caso a livelli non superiori ai valori
limite di esposizione, attraverso misure di prevenzione e protezione così come indicato dall'art
192 del D.Lgs. 81/08:

a) adozione di altri metodi di lavoro che implicano una minore esposizione al rumore;
b) scelta di attrezzature di lavoro adeguate, tenuto conto del lavoro da svolgere, che
emettano il minor rumore possibile, inclusa l’eventualità di rendere disponibili ai lavoratori
attrezzature di lavoro conformi ai requisiti di cui
al Titolo III, il cui obiettivo o effetto è di limitare l’esposizione al rumore;
c) progettazione della struttura dei luoghi e dei posti di lavoro;
d) adeguata informazione e formazione sull’uso corretto delle attrezzature di lavoro in modo
da ridurre al minimo la loro esposizione al rumore;
e) adozione di misure tecniche per il contenimento:
1) del rumore trasmesso per via aerea, quali schermature, involucri o rivestimenti
realizzati con materiali fonoassorbenti;
2) del rumore strutturale, quali sistemi di smorzamento o di isolamento;
f) opportuni programmi di manutenzione delle attrezzature di lavoro, del luogo di lavoro e
dei sistemi sul posto di lavoro;
g) riduzione del rumore mediante una migliore organizzazione del lavoro attraverso la
limitazione della durata e dell’intensità dell’esposizione e l’adozione di orari di lavoro
appropriati, con sufficienti periodi di riposo.

Se a seguito della valutazione dei rischi risulta che i valori superiori di azione sono superati, il
datore di lavoro elabora ed applica un programma di misure tecniche e organizzative volte a
ridurre l’esposizione al rumore, considerando in particolare le misure sopraelencate.
I luoghi di lavoro dove i lavoratori possono essere esposti ad un rumore al di sopra dei valori
superiori di azione devono essere indicati da appositi segnali. Dette aree devono essere inoltre
delimitate e l’accesso alle stesse deve essere limitato, ove ciò sia tecnicamente possibile e
giustificato dal rischio di esposizione.

Il datore di lavoro, nei casi in cui i rischi derivanti dal rumore non possono essere evitati con le
misure di prevenzione e protezione , fornisce i dispositivi di protezione individuali per l’udito
conformi alle disposizioni contenute nel Titolo III, capo II,del D.Lgs. 81/08, e alle seguenti
condizioni:

a) nel caso in cui l’esposizione al rumore superi i valori inferiori di azione il datore di
lavoro mette a disposizione dei lavoratori dispositivi di protezione individuale dell’udito;
b) nel caso in cui l’esposizione al rumore sia pari o al di sopra dei valori superiori di
azione esige che i lavoratori utilizzino i dispositivi di protezione individuale dell’udito;
c) sceglie dispositivi di protezione individuale dell’udito che consentono di eliminare il
rischio per l’udito o di ridurlo al minimo, previa consultazione dei lavoratori o dei loro
rappresentanti;
d) verifica l’efficacia dei dispositivi di protezione individuale dell’udito.

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Il datore di lavoro tiene conto dell’attenuazione prodotta dai dispositivi di protezione individuale
dell’udito indossati dal lavoratore solo ai fini di valutare l’efficienza dei DPI uditivi e il rispetto del
valore limite di esposizione. Se, nonostante l’adozione delle misure prese in applicazione del
presente capo, si individuano esposizioni superiori a detti valori, il datore di lavoro:

a) adotta misure immediate per riportare l’esposizione al di sotto dei valori limite di
esposizione;
b) individua le cause dell’esposizione eccessiva;
c) modifica le misure di protezione e di prevenzione per evitare che la situazione si
ripeta.

Il datore di lavoro può richiedere deroghe all’uso dei dispositivi di protezione individuale e al
rispetto del valore limite di esposizione, quando, per la natura del lavoro, l’utilizzazione di tali
dispositivi potrebbe comportare rischi per la salute e sicurezza dei lavoratori maggiori rispetto a
quanto accadrebbe senza la loro utilizzazione. Tali deroghe sono concesse, sentite le parti sociali,
per un periodo massimo di quattro anni dall’organo di vigilanza territorialmente competente che
provvede anche a darne comunicazione, specificando le ragioni e le circostanze che hanno
consentito la concessione delle stesse, al Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali.
Le circostanze che giustificano le deroghe sono riesaminate ogni quattro anni e, in caso di venire
meno dei relativi presupposti, riprende immediata applicazione la disciplina regolare. La
concessione delle deroghe è condizionata dall’intensificazione della sorveglianza sanitaria e da
condizioni che garantiscano, tenuto conto delle particolari circostanze, che i rischi derivanti siano
ridotti al minimo. Il datore di lavoro assicura l’intensificazione della sorveglianza sanitaria ed il
rispetto delle condizioni indicate nelle deroghe (art 197 D.Lgs. 81/08).

DPI OTOPROTETTORI
I dispositivi di protezione auricolare sono definiti come dispositivi di protezione individuale che ,
grazie alle loro proprietà di attenuazione, riducono gli effetti del rumore sull'udito al fine di
evitare un danno uditivo. Perché la protezione fornita dai protettori auricolari sia effettivamente
realizzata, essi dovrebbero essere indossati sempre quando l'utilizzatore si trova in un ambiente
di rumore potenzialmente pericoloso. E' per questo che nella selezione dei protettori auricolari è
importante considerare fattori che possono influire sul comfort e sull'accettabilità.

Esistono diversi tipi di DPI otoprotettori, di seguito se ne illustrano alcuni.

DPI ILLUSTRAZIONI DESCRIZIONE

Le cuffie sono costituite da conchiglie che coprono le


orecchie e creano un contatto ermetico con la testa
CUFFIE per mezzo di cuscinetti morbidi solitamente riempiti
con liquido o espanso. Esse sono collegate ad una
fascia di tensione (archetto di sostegno).

Esse consistono in conchiglie singole collegate a


CUFFIE bracci fissati ad un elmetto industriale di sicurezza e
MONTATE SU sono regolabili in modo da poter essere sistemate
ELMETTO sulle orecchie quando necessario.

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Protettori auricolari che vengono inseriti nel meato
INSERTI acustico esterno oppure posti nella conca del
AURICOLARI padiglione auricolare per chiudere a tenuta
l'imbocco del meato acustico. Si dividono in due
categorie: monouso e riutizzabili.

INSERTI Sono fabbricati in materiali comprimibili che


AURICOLARI l'utilizzatore modella prima di inserirli. Dopo
MODELLABILI l'inserzione spesso si espandono e formano una
chiusura ermetica nei meati acustici esterni.

PROTETTORI PER Si tratta di protettori auricolari che incorporano


LA RIDUZIONE dispositivi elettroacustici concepiti per sopprimere
ATTIVA DEL parzialmente il suono in arrivo al fine di migliorare
RUMORE ulteriormente la protezione del portatore

Le cuffie associate a dispositivi di comunicazione


CUFFIE PER necessitano di un sistema aereo o via cavo
COMUNICAZIONE attraverso il quale possono essere trasmessi
segnali, allarmi o messaggi di lavoro.

Gli elmetti acustici coprono sia gran parte della testa


ELMETTI sia l'orecchio esterno. Ciò può ridurre ulteriormente
ACUSTICI la trasmissione dei suoni per via aerea alla scatola
cranica e quindi ridurre la conduzione ossea del
suono all'orecchio interno.

Poiché esistono diversi tipo di protettori in grado di coprire una vasta gamma di situazioni
lavorative, è auspicabile scegliere i protettori più appropriati al tipo di lavoro. Questa selezione
dovrebbe tenere presenti fattori quali:
 Marcatura di certificazione
 Requisito di attenuazione sonora
 Comfort del portatore
 Ambiente di lavoro e attività lavorativa
 Disturbi medici
 Compatibilità con altri dispositivi di protezione della testa quali elmetti, occhiali, ecc.

I dispositivi di otoprotezione al variare delle caratteristiche costruttive e della qualità dei


materiali utilizzati, hanno uno specifico spettro di attenuazione del rumore.
Le case costruttrici indicano per tali DPI quali parametri di attenuazione del rumore, espressi in
dB, i valori degli indici: "L", "M", e "H". Tali indici rappresentano il grado d protezione del DPI,
rispettivamente alle basse (100-1000 Hz), medie (1000-4000 Hz) e alte frequenze (4000-8000
Hz). Il valore dell'indice "SNR" (Signal Noise Ratio) rappresenta l'attenuazione media del
protettore su tutto lo spettro delle frequenze.

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SORVEGLIANZA SANITARIA
Il datore di lavoro sottopone a sorveglianza sanitaria i lavoratori la cui esposizione al rumore
eccede i valori superiori di azione. La sorveglianza viene effettuata periodicamente, di norma
una volta l’anno o con periodicità diversa decisa dal medico competente, con adeguata
motivazione riportata nel documento di valutazione dei rischi e resa nota ai rappresentanti per
la sicurezza di lavoratori in funzione della valutazione del rischio. L’organo di vigilanza, con
provvedimento motivato, può disporre contenuti e periodicità della sorveglianza diversi rispetto
a quelli forniti dal medico competente.
La sorveglianza sanitaria è estesa ai lavoratori esposti a livelli superiori ai valori inferiori di
azione, su loro richiesta e qualora il medico competente ne confermi l’opportunità.
Nel caso in cui la sorveglianza sanitaria riveli, in un lavoratore, l'esistenza di anomalie imputabili
ad esposizione a rumore, il medico competente ne informa il lavoratore e, nel rispetto del
segreto professionale, il datore di lavoro che:

a) riesamina la valutazione del rischio effettuata;


b) riesamina le misure volte a eliminare o ridurre i rischi;
c) tiene conto del parere del medico competente nell'attuazione delle misure necessarie per
eliminare o ridurre il rischio.

L'art. 186 del D.Lgs. n. 81/08 stabilisce che il medico competente provvede ad istituire ed
aggiornare una cartella sanitaria di rischio secondo quanto previsto dall'art. 25, comma 1,
lettera c.
Nella cartella, il medico competente riporta i dati della sorveglianza sanitaria, ivi compresi i
valori di esposizione individuali, ove previsti, comunicati dal datore di lavoro per il tramite del
servizio di prevenzione e protezione.

INFORMAZIONE E FORMAZIONE DEI LAVORATORI


L'art. 195 del D.Lgs. n. 81/08 stbilisce che il datore di lavoro deve assicurarsi che i lavoratori
esposti a valori uguali o superiori ai valori inferiori di azione vengano informati e
formati in relazione ai rischi provenienti dall’esposizione al rumore.
L'informazione e la formazione deve essere effettuata (art 184 del D.Lgs. n. 81/08) con
particolare riguardo:

a) alle misure adottate in applicazione del TitoloVIII del D.Lgs. n. 81/08 volte a eliminare o
ridurre al minimo il rischio derivante dal rumore, incluse le circostanze in cui si applicano
dette misure;
b) ai valori limite di esposizione e ai valori di azione definiti dall'art. 189 del D.Lgs. n. 81/08
nonché ai potenziali rischi associati;
c) ai risultati della valutazione e misurazione del rumore effettuate insieme a una
spiegazione del loro significato e dei rischi potenziali;
d) alle modalità per individuare e segnalare gli effetti negativi dell’esposizione per la salute;
e) alle circostanze nelle quali i lavoratori hanno diritto a una sorveglianza sanitaria e agli
obiettivi della stessa;
f) alle procedure di lavoro sicure per ridurre al minimo i rischi derivanti dall’esposizione;
g) all’uso corretto di adeguati dispositivi di protezione individuale e alle relative indicazioni e
controindicazioni sanitarie all’uso.

Ai sensi dell'art. 77 del D.Lgs. n. 81/08è obbligatorio da parte del datore di lavoro
l'addestramento all'uso dei DPI per l'udito.

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ESEMPIO APPLICATIVO
Si ipotizza che un caposquadra pavimenti e rivestimenti, nell'arco di una giornata lavorativa
svolga diverse attività. Si riportano di seguito le attività, le percentuali di tempo impiegato e i
valori dei livelli sonori equivalenti Leq relativi alle singole mansioni svolte:

Attività % tempo dedicato Leq


Preparazione materiale per fondo 10 83
Formazione sottofondo 30 74
Posa piastrelle 40 82
Battitura pavimento 15 94
Fisiologico 5 0

Dalla applicazione della formula:

LEX,8h = ∑

si ha:

LEX,8h = * +=

= [ ]=

= [ ]= = dB(A)

FASCIA RISCHIO RUMORE D'APPARTENENZA: superiore a 85 dB(A) e fino a 87 dB(A)

Questa fascia presenta particolari rischi per l'addetto. Il datore di lavoro deve quindi:
 elaborare e applicare un programma di misure tecniche e organizzative volte a ridurre
l'esposizione a rumore, inoltre i luoghi di lavoro devono essere indicati da apposita
segnaletica, delimitati e limitato l'accesso ai soli addetti ai lavori;
 esigere che vengano indossati i dispositivi di protezione individuale dell'udito;
 provvedere affinché i lavoratori vengano informati e formati in relazione ai rischi
provenienti dall'esposizione al rumore e li addestra all'uso dei DPI otoprotettori;
 sottoporre i lavoratori a sorveglianza sanitaria la cui periodicità è di norma una volta
l'anno o stabilita dal medico competente.

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