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CAPITOLO 2 : I NEURONI E LE CELLULE GLIALI Teoria del neurone: Per osservare le cellule necessario avere delle fettine molto

o sottili. Grazie alla scoperta della formaldeide stato possibile fissare i tessuti cos da riuscire a tagliare delle fettine sufficientemente sottili. E la nascita dellistologia, cio lo studio tramite microscopia della struttura dei tessuti.

Il tessuto, una volta sezionato, non presenta lacuna differenza nella pigmentazione. Sono state quindi introdotte tinture per colorare selettivamente alcune parti della cellula:

- Colorante di Nissl: permette di distinguere i neuroni dalle cellule gliali e di studiare la citoarchitettura dei neuroni in diverse parti del
cervello.

- Colorante di Golgi: utilizza il cromato dargento. Si scopre che il corpo del neurone in realt solo una piccola frazione della sua
struttura totale. Cajal Golgi: Golgi credeva che i neuriti di differenti cellule nervose fossero fusi insieme per formare un reticolo simile al sistema circolatorio, Cajal afferma invece che non sono connessi in maniera continua, ma comunicano per contatto (teoria del neurone).

Il neurone prototipico: E formato da due parti, il soma, cio la parte centrale di forma approssimativamente sferica, e i neuriti che da esso si diramano, suddivisi in assoni e dendriti.

Soma: il fluido acquoso allinterno della cellula chiamato citosol, separato dallesterno grazie alla membrana neuronale che si dispone sopra lintricata impalcatura interna. Sparsi nel citosol vi sono una serie di organuli che svolgono differenti funzioni. Tutto ci che si trova allinterno della cellula, ad eccezione del nucleo, va a costituire il citoplasma (citosol + organuli).

Nucleo: di forma sferica, contenuto allinterno di un doppio involucro chiamato membrana nucleare, questa presenta delle aperture denominate pori nucleari. Allinterno vi sono i cromosomi che contengono il materiale genetico (DNA = acido desossiribonucleico). Tutte le cellule hanno lo stesso patrimonio, a livello primordiale sono cellule staminali, poi il DNA si esprime e le cellule si differenziano. Il DNA non lascia mai il nucleo, lmRNA (acido ribonucleico messaggero) trasporta il messaggio genetico nei siti del citoplasma in cui avviene la sintesi proteica.

Ogni gene formato da una parte iniziale, detta promotore, dove lenzima RNA polimerasi si lega per avviare la trascrizione, e da una parte finale, chiamata sequenza di terminazione che lenzima riconosce come termine. Non tutto il gene serve a codificare proteine, le parti utili a questo scopo sono chiamate introni, le altre esoni. I trascritti iniziali li contengono entrambi, poi grazie ad un processo di taglio e ricucita, chiamato splincing, rimangono solo gli introni che vengono uniti.

Le copie di mRNA escono dal nucleo attraverso i pori e viaggiano fino al sito dove avviene la sintesi proteica. A questo punto, sotto la direzione dellmRNA i venti differenti tipi di amminoacidi, vengono utilizzati per sintetizzare proteine. RER: (reticolo endoplasmatico rugoso) formato da gruppi racchiusi di membrane cosparsi di strutture globulari chiamate ribosomi. Nelle cellule neuronali ci sono molti pi RER rispetto alle altre cellule. Il RER il sito di gran parte della sintesi proteica. LmRNA si lega ai ribosomi, questi traducono le istruzioni e prendono il materiale grezzo nella forma di amminoacidi per creare proteine. Non tutti i ribosomi sono attaccati al RER, molti galleggiano nel citosol e sono chiamati ribosomi liberi. Alcuni di questi appaiono attaccati come ad un filo e sono chiamati poliribosomi, il filo una singola treccia di mRNA e i ribosomi associati lavorano su di essa per fare pi copie della stessa proteina. Proteine RER proteine ribosomi liberi: le proteine sintetizzate dai ribosomi liberi sono quelle destinate a rimanere allinterno del citosol del neurone, quelle sintetizzate dal RER invece sono destinate ad essere inserite allinterno della membrana cellulare o di un organulo, infatti durante la sintesi essa viene infilata avanti e indietro nella membrana del RER e poi presa in trappola. REL: alcuni REL stanno insieme ai RER e sono il sito dove le proteine sporgenti dalla membrana vengono avvolte acquistando forma tridimensionale. Altri REL invece regolano le concentrazioni di sostanze, come ad esempio il calcio. Apparato del Golgi: il gruppo di dischi e membrane invaginate che stanno pi lontano dal nucleo. E un sito di elaborazione chimica dopo la traduzione delle proteine, serve anche a selezionare le proteine da liberare in diverse parti del neurone.

Mitocondrio: una struttura a forma di salsiccia. Allinterno della membrana esterna vi sono delle ripiegature membranose chiamate creste, tra queste si trova uno spazio interno, la matrice. Il mitocondrio la sede della respirazione cellulare, fondamentale per la produzione di energia. La respirazione aerobia pu essere suddivisa in quattro stadi: la glicolisi, il Ciclo degli Acidi Tricarbossilici (TCA) o Ciclo di Krebs, il trasporto degli elettroni, ed infine la produzione di ATP. Sono processi complicati, il Ciclo di Krebs, a partire da acido piruvico e ossigeno, fornisce energia che risulta quale aggiunta di un gruppo fosfato allADP (adenosindifosfato), dando origine allATP (adenosintrifosfato). Per ogni molecola di acido piruvico vengono rilasciate 17 molecole di ATP. Membrana neuronale: serve come barriera per contenere il citoplasma allinterno del neurone, e per escludere alcune sostanze che galleggiano nel fluido extracellulare. E costellata di proteine, alcune pompano sostanze dallinterno verso lesterno, altre invece formano dei pori. La composizione proteica della membrana neuronale varia a seconda che si tratti del soma, dei dendriti o dellassone. Citoscheletro: limpalcatura che da al neurone la sua forma caratteristica. Esso non statico ma in continuo movimento; formato da microtubuli, microfilamenti e filamenti intermedi o neurofilamenti. Microtubuli: sono i pi grandi componenti del citoscheletro e si distribuiscono longitudinalmente rispetto alla membrana, andando in direzione dei neuriti. Sono cilindri cavi abbastanza flessibili con una grossa parete formata da protofilamenti intrecciati, ognuno di essi un polimero lineare di molecole di tubulina. Una classe di proteine che partecipa alla regolazione dellassemblaggio e funzionamento sono le proteine associate ai microtubuli o MAP.

Microfilamenti: sono immersi nella membrana cellulare ed hanno circa lo stesso spessore, la loro distribuzione longitudinale verso il centro dei neuriti, si trovano in tutte le parti del neurone. Sono formati da trecce di cavi sottili, ognuno di questi un polimero di actina. Neurofilamenti: hanno una dimensione intermedia tra microtubuli e microfilamenti, sono presenti in tutte le cellule con il nome di filamenti intermedi. Sono formati da molteplici subunit organizzate come una catena di salsicce, ognuna delle quali formata da tre cavi proteici tessuti insieme. Sono costituiti da lunghe molecole di proteine, ognuna delle quali si attorciglia in una stretta configurazione, per questo sono molto solidi dal punto di vista meccanico. Assone: una struttura esclusiva delle cellule nervose, altamente specializzata per il trasporto dellinformazione a distanza. Il diametro variabile, pi grande, maggiore la velocit di trasferimento dellinformazione (NB: non questione di portata del tubo ma di superficie). Il diametro costante per tutta la lunghezza dellassone. Pu ramificarsi in assoni collaterali, in alcuni uno di questi pu tornare indietro ed essere afferente della medesima cellula, contraendo sinapsi con se stesso (assone collaterale ricorrente). Assone Soma: lassone non ha RER, ci sono solo pochi ribosomi liberi, questo perch tutte le proteine presenti nellassone vengono sintetizzate in precedenza nel soma, lassone non fa sintesi proteica. Inoltre la composizione della membrana diversa, quella somatica ha meno proteine visto che servono meno canali di passaggio. Cono dintegrazione: segmento iniziale dellassone. Bottone terminale o terminale dellassone: la parte finale dellassone, appare come un disco rigonfio. E il sito in cui il neurone viene in contatto con altri neuroni o cellule e passare loro linformazione: il punto di contatto chiamato sinapsi. Gli assoni possono avere parecchie ramificazioni nella loro parte finale, questi rami sono chiamati arborizzazione dendritica. I microtubuli non si estendono nel terminale, contiene numerose piccole cavit membranose chiamate vescicole sinaitiche, i mitocondri sono numerosissimi perch vi una grande richiesta di energia, la superficie interna della membrana di fronte alla sinapsi densissima di proteine.

Sinapsi: ha due parti, la parte presinaptica che consistente in un terminale assonico, e quella postsinaptica cio il dendrite o il soma di un altro neurone; questi nomi indicano la direzione usuale del flusso di informazioni. Lo spazio tra la membrana sinaptica e postsinaptica chiamato spazio intersinaptico. Il trasferimento dellinformazione detto trasmissione sinaptica. Linformazione, sotto forma di impulso elettrico, viene ora convertita in un segnale chimico per attraversare lo spazio intersinaptico, e infine riconvertita in impulso elettrico una volta arrivata sulla membrana postsinaptica. Il segnale chimico chiamato neurotrasmettitore, ed immagazzinato e rilasciato dalle vescicole sinaitiche allinterno del terminale. Trasporto assoplasmatico: le proteine dellassone sono sintetizzate nel soma e trasportate verso lassone, infatti questultimo non pu vivere una volta separato dal corpo cellulare. La degenerazione a cui gli assoni vanno incontro una volta tagliati detta degenerazione walleriana. Il movimento del materiale verso lassone detto trasporto assoplasmatico. Oltre a questo esiste il trasporto assoplasmatico veloce: il materiale viene incapsulato allinterno delle vescicole e poi cammina lungo i microtubuli dellassone, le gambe sono fornite dalla proteina chinesina e il processo carburato da ATP. E detto trasporto anterogrado, e procede dal soma verso il terminale assonico. Esiste poi, analogamente, il trasporto retrogrado, che si muove in direzione contraria, la proteina coinvolta la dineina. Dendriti: i dendriti di un singolo neurone sono chiamati collettivamente albero dendritico, e ciascun ramo chiamato ramo dendritico. Gli alberi dendritici hanno unampia variet di forme e grandezze, caratteristiche utilizzate per la classificazione. I dendriti sono coperti da migliaia di sinapsi. La membrana postsinaptica possiede molte proteine specializzate chiamate recettori che percepiscono il neurotrasmettitore. Alcuni dendriti hanno strutture specializzate chiamate spine, protuberanze elastiche che sporgono e servono a ricevere alcuni tipi di input sinaptico. Il citoplasma somiglia a quello degli assoni, riempito con elementi del citoscheletro e mitocondri. In esso sono a volte presenti dei poliribosomi appena sotto la spina, infatti la trasmissione sinaptica pu dirigere la sintesi proteica. Tipi di neuroni: - Numero di neuriti: un neurone con un singolo neurite unipolare, se i neuriti sono due bipolare. In caso di tre o pi neuriti detto multipolare (la maggioranza). - Tipo di dendriti: nella corteccia cerebrale ci sono cellule piramidali e cellule stellate. Oppure si possono classificare i neuroni in base alla presenza o meno di spine, abbiamo quindi neuroni spinosi e non spinosi. Queste classificazioni sono sovrapponibili. - Connessioni: sensitivi primari: neuriti che vanno dal sistema sensoriale al SN (sistema nervoso). Moto neuroni: dal SN verso i muscoli, comandano il movimento. Sono di solito lultimo passaggio, partono dalla placca motrice. Interneuroni: fanno sinapsi con altri neuroni, sono il passaggio intermedio. - Lunghezza dellassone: neuroni di tipo I del Golgi: gli assoni si estendono da una parte del cervello allaltra. Neuroni di tipo II del Golgi: assoni pi corti che non si estendono al di l del corpo cellulare. - Neurotrasmettitore: i motoneuroni che comandano i movimenti volontari rilasciano il neurotrasmettitore acetilcolina presso la sinapsi, queste cellule sono quindi classificate come colinergiche. La glia: Sembra non partecipare al processo di analisi dellinformazione, la sua funzione principale sostenere i processi neuronali occupando lo spazio vuoto. Astrociti: sono il maggior numero di cellule gliali del cervello, essere riempiono lo spazio tra i neuroni. Possono influenzare la crescita o la degenerazione del neurite. Il loro ruolo essenziale quello di regolare il contenuto chimico dello spazio extracellulare. (es:

avvolgono le giunzioni sinaitiche limitando la diffusione delle molecole di neurotrasmettitore) Indirizzano la strada di crescita del neurite. Oligodendroglia: forniscono strati di membrana che isolano gli assoni; questo involucro chiamato mielina. La guaina mielinica serve a rendere pi veloce la trasmissione dellinformazione, essa si interrompe periodicamente, questa regione chiamata nodo di Ranvier. Una cellula delloligodendroglia mielinizza molti assoni. Cellule di Schwann: nel SNP (sistema nervoso periferico) sostituiscono loligodendroglia. Una cellula di Schwann mielinizza un solo assone. Cellule ependimali: forniscono il rivestimento dei ventricoli pieni di fluido allinterno del cervello e determinano la migrazione cellulare durante lo sviluppo cerebrale. Microglia: funzionano come fagociti per rimuovere gli avanzi dei neuroni e di glia morti o in via di degenerazione.

CAPITOLO 3 : LA MEMBRANA DEL NEURONE A RIPOSO Costituenti chimici: 1. Citosol e fluido extracellulare: lacqua il principale costituente del fluido intracellulare ed extracellulare, in essa sono disciolti ioni (atomi elettricamente carichi) che sono responsabili dei potenziali a riposo e dazione. Acqua: i due atomi di idrogeno solo legati allossigeno con un legame covalente (i due atomi sono tenuti insieme da una coppia di elettroni condivisi necessari per completare lottetto). In particolare il loro un legame covalente polare in quanto lelettronegativit (capacit di un atomo di attrarre a se gli elettroni di un legame) dellossigeno prevale su quella dellidrogeno; lossigeno acquista una carica negativa mentre i due atomi di idrogeno una carica positiva. La polarit dellacqua la rende un ottimo solvente nei confronti di altre molecole polari. Ioni: atomi o molecole elettricamente cariche. Durante un legame ionico, che si forma tra due atomi con una grande differenza di elettronegativit (maggiore di 1.9), uno cede un elettrone allaltro, si formano cos un catione (carica positiva) e un anione (carica negativa). Gli ioni possono essere monovalenti (+ o -) o bivalenti (++ o --). 2. La membrana fosfolipidica: le sostanze polari e quindi solubili in acqua sono dette idrofile, quelle non polari e quindi insolubili in acqua sono invece chiamate idrofobe. Es: i lipidi sono delle molecole biologiche insolubili in acqua e sono importanti costituenti della membrana. I lipidi della membrana neuronale contribuiscono ai potenziali dazione e di riposo, formando una barriera. Doppio strato fosfolipidico: i fosfolipidi sono disposti in modo che le code idrofobe siano unite tra loro. Ogni fosfolipide contiene una lunga catena di idrogeno e carbonio e, legato alla porzione terminale della molecola, un gruppo fosfato. Questo doppio strato isola il citosol dallambiente extracellulare. 3. Proteine: i potenziali dazione e d riposo dipendono da speciali proteine che attraversano il doppio strato fosfolipidico. Queste indicano agli ioni la via da seguire per attraversare la membrana neuronale. Le proteine sono assemblate a partire da 20 amminoacidi. Un amminoacido possiede un carbonio centrale, legato covalentemente a un idrogeno, un gruppo amminico (NH3+), un gruppo carbossilico (COO-) e un gruppo variabile detto R. Le propriet dei gruppi R determinano le relazioni chimiche cui ciascun amminoacido pu partecipare.

Le proteine sono sintetizzate sui ribosomi. Gli amminoacidi si riuniscono a formare una catena tenuta assieme da legami peptidici (legame covalente che si crea tra il gruppo amminico di un amminoacido e quello carbossilico

dellamminoacido seguente con eliminazione di una molecola di acqua = reazione di condensazione). Le proteine costituite da una singola catena di amminoacidi sono dette peptidi. Struttura: - Primaria: la sequenza di amminoacidi, deriva dallordine dei nucleotidi del gene. - Secondaria: immediatamente dopo essere stata sintetizzata, la proteina in grado di attorcigliarsi. (es: elica e foglietto), dipende dalle interazioni tra amminoacidi vicini. - Terziaria: la proteina pu curvarsi, piegarsi ed assumere forma globulare. Queste conformazione deriva dal fatto che i gruppi apolari tendono ad associarsi ed a stare nella parte interna della molecola, allo stesso modo quelli polari rimarranno nella parte esterna. - Quaternaria: differenti catene polipeptidi che possono legarsi e formare una molecola pi grande. Canali ionici: formate da 4 a 6 molecole proteiche simili assemblate tra loro a formare un poro, questo permette di attraversare il doppio strato fosfolipidico, altrimenti impenetrabile. Una caratteristica fondamentale la selettivit ionica, definita dalle dimensioni del diametro del poro, e dalla natura dei gruppi R che lo rivestono. Unaltra propriet la variabilit allaccesso o dipendenza, cio la possibilit di questi canali di aprirsi e chiudersi in base ai cambiamenti del microambiente. Pompe ioniche: sono enzimi che utilizzano lenergia rilasciata dallidrolisi dellATP per trasportare determinati ioni attraverso la membrana. Il movimento degli ioni: Il funzionamento del sistema nervoso richiede il movimento di ioni attraverso la membrana neuronale, questo movimento influenzato da due fattori: la diffusione e lelettricit. Diffusione: c uno spostamento di ioni da regioni ad alta concentrazione verso regioni a bassa concentrazione (osmosi). La diffusione degli ioni nella soluzione dipender dalla temperatura, quindi se lenergia termica della soluzione ridotta, la diffusione sar pi lenta. La diffusione fa si che gli ioni vengano spinti attraverso i canali ionici della membrana, secondo gradiente di concentrazione. Elettricit: gli ioni sono particelle elettricamente cariche, poich cariche opposte si attraggono e cariche uguali si respingono, si produrr un movimento detto corrente elettrica (la corrente definita positiva quando segue la direzione di movimento di cariche positive). Due fattori determinano la quantit di corrente che scorrer: - Potenziale elettrico o voltaggio: la forza esercitata su una particella carica, riflette la differenza di carica tra lanodo ed il catodo, pi la differenza aumenta, pi la corrente fluisce. - Conduttanza elettrica: la misura della facilit con cui una carica elettrica pu migrare da un punto allaltro. Dipende dal numero di particelle in grado di portare una carica elettrica, e dalla facilit con cui queste possono viaggiare. Un termine analogo la resistenza elettrica, ovvero la misura della difficolt con cui pu migrare una carica elettrica. Legge di Ohm: I=gV (I=quantit di corrente, g=conduttanza, V=potenziale). Basi ioniche del potenziale di membrana a riposo: Il potenziale di membrana di un neurone pu misurarsi con un microelettrodo che penetra la membrana del neurone, riempito con una soluzione elettroconduttrice, collegato ad un voltmetro. Linterno del neurone negativo rispetto allesterno e questa differenza fissa detta

potenziale di riposo (Vm=-65 milliV). La differenza di potenziale elettrico che equilibra esattamente il gradiente di concentrazione ionico detto potenziale di equilibrio ionico. Distribuzione degli ioni attraverso la membrana: il potenziale di membrana dipende dalle concentrazioni ioniche sui due lati della membrana. I gradienti di concentrazione sono indotti dallazione di pompe ioniche presenti nella membrana neuronale. Pompa sodio-potassio: scambia gli Na+ interni con K+ esterni. Questa pompa agisce contro gradiente di concentrazione, viene quindi utilizzato ATP. Pompa del calcio: enzima che trasporta attivamente Ca2+ fuori dal citoplasma attraverso la membrana cellulare. Ulteriori meccanismi riducono la concentrazione intracellulare di Ca2+ a un livello molto basso; questi meccanismi includono proteine intracellulari calcio-dipendenti e organelli quali i mitocondri, il RER e REL che sequestrano gli ioni citoplasmatici di calcio. Canali del potassio: la maggior parte ha 4 subunit che formano il poro, dove la regione chiamata ripiegamento del foro contribuisce al filtro di selettivit che rende il canale permeabile principalmente agli ioni K+. Regolazione della concentrazione esterna di potassio: il potenziale di membrana molto sensibile ai cambiamenti di concentrazione di potassio extracellulare, un aumento eccessivo della sua concentrazione innalzerebbe il potenziale della membrana, in un fenomeno chiamato depolarizzazione della membrana. L'incremento di potassio extracellulare depolarizza i neuroni. Esistono dei meccanismi per la regolazione extracellulare di potassio, come la barriera ematoencefalica, specializzazione delle pareti capillari cerebrali che limita il movimento del potassio nel fluido extracellulare del cervello. Anche la glia e in particolare gli astrociti possiedono meccanismi per assorbire K+ in eccesso, dato che possiedono nella membrana pompe per il potassio che concentrano K+ nel loro citosol, e questo loro meccanismo viene chiamato tampone spaziale del potassio. Le cellule muscolari invece sono prive di questi meccanismi, quindi anche se il cervello protetto, un innalzamento di K+ nel sangue pu comportare serie conseguenze per la fisiologia del corpo, come ad esempio l'arresto cardiaco dovuto al fatto che senza il potenziale negativo a riposo, le cellule muscolari cardiache non riuscirebbero a generare gli impulsi.

CAPITOLO 4 : IL POTENZIALE DAZIONE Le propriet del potenziale dazione: Il potenziale dazione un rapido cambiamento della carica del citosol del neurone a riposo, che passa dalla carica negativa a quella positiva. Per poter rilevare la veloce variazione di tensione quando c' il potenziale d'azione, si usa un oscilloscopio.

1. 2. 3. 4. 5.

Fase crescente: (da -65mV a 40mV) rapida depolarizzazione della membrana. Potenziale di punta: l'interno del neurone caricato positivamente rispetto all'esterno. Fase decrescente: rapida ripolarizzazione. Iperpolarizzazione: la membrana diventa pi negativa del potenziale di riposo. Ristabilimento potenziale di riposo.

Potenziale generatore: gli ioni Na+ depolarizzano la membrana facendo diventare il citosol meno negativo. Quando il potenziale generatore raggiunge il livello critico (soglia), la membrana genera un potenziale d'azione. I potenziali d'azione sono quindi causati dalla depolarizzazione della membrana al di sopra del livello di soglia.

Potenziali dazione multipli: facendo passare continuamente corrente depolarizzante in un neurone attraverso un microelettrodo, si generano molti potenziali in successione. Esiste per un limite alla frequenza con cui un neurone in grado di generare potenziali, questa frequenza massima di circa 1000Hz, inoltre, una volta che un potenziale iniziato, impossibile iniziarne un'altro prima di 1 msec (periodo refrattario assoluto). Inoltre risulta difficile cominciare un altro potenziale dazione per numerosi millisecondi dopo la fine del periodo refrattario. Durante questo periodo refrattario relativo, lammontare della corrente richiesta per depolarizzare il neurone fino alla soglia del potenziale dazione si eleva oltre il normale. Funzionamento del potenziale dazione: La depolarizzazione della cellula durante il potenziale dazione causata dallentrata di ioni sodio attraverso la membrana, la ripolarizzazione dovuta alluscita di ioni potassio. Quando la membrana viene depolarizzata fino ad un livello soglia, si verifica un aumento transitorio di conduttanza degli ioni Na+ che entrano, depolarizzando il neurone. L'aumento di conduttanza di breve durata, e questo spiega la brevit del potenziale. Il reintegramento del potenziale di membrana negativo viene aiutato dall'aumento di conduttanza per gli ioni K+ che lasciano velocemente il neurone depolarizzato. Canale voltaggio dipendente selettivo per il sodio: quella proteina che forma il poro che si apre e chiude in base ai cambiamenti di potenziale della membrana. E formato da un singolo lungo polipeptide, che ha 4 distinte sequenze che si raggruppano assieme a formare un poro, chiuso a potenziale di riposo negativo. Quando la membrana viene depolarizzata al livello di soglia, la membrana si deforma e il poro si apre, permettendo il passaggio di Na+. Durante il passaggio nel poro, gli ioni Na+ vengono privati della maggior parte di acqua, necessaria perch lo ione attraversi il filtro di selettivit. L'apertura del canale di sodio controllata dal cambiamento del voltaggio attraverso la membrana, con un sensore che si trova in uno dei quattro segmenti della molecola. La depolarizzazione spinge il segmento lontano dal versante interno della membrana e questo cambiamento determina l'apertura del canale. Patch-clamp: permette di studiare le correnti di ioni che passano attraverso un singolo canale, grazie all'inserimento della punta di un elettrodo in una zona piccolissima della membrana neuronale. Questo pezzetto di membrana viene tolto dal neurone e le correnti ioniche che lo attraversano possono venir misurate mentre il potenziale della membrana bloccato dallo sperimentatore. Si cos scoperto che i canali si aprono con un piccolo ritardo, rimangono aperti 1msec, non possono venire aperti di nuovo dalla depolarizzazione fino a che il potenziale di membrana non torna a un valore negativo vicino alla soglia, e un singolo canale non da origine ad un potenziale d'azione, ce ne vogliono migliaia. Effetti delle tossine: esistono tossine in grado di bloccare completamente i potenziali d'azione e le correnti del canale di sodio, ostruendo il poro legandosi ad un sito specifico esterno. Altre ostruiscono i canali o li bloccano nello stato aperto per troppo tempo, disturbando la codifica dell'informazione. Canale voltaggio dipendente selettivo per il potassio: si apre quando la membrana depolarizzata e la sua funzione di diminuire ogni ulteriore depolarizzazione permettendo agli ioni K+ di lasciare la cellula attraverso la membrana. Le proteine che costituiscono il canale sono formate da quattro subunit polipeptidi che danno origine al poro. Queste proteine sono sensibili al cambiamento elettrico attraverso la membrana.

Riassunto: quando il potenziale passa da -65mV (potenziale a riposo) a -40mV (valore di soglia) a causa della presenza di sodio Na+ fuori dalla membrana, i canali voltaggio-dipendenti per il sodio si aprono (facendolo entrare) e la membrana si depolarizza, (fase crescente) fino a 40mV (valore di punta), dove si chiudono i canali voltaggio-dipendenti per il sodio e si aprono quelli per il potassio K+ (facendolo uscire), iniziando cos la fase decrescente che arriva fino all'iperpolarizzazione, un valore di potenziale pi negativo del potenziale a riposo. Conduzione del potenziale dazione:

Per trasferire l'informazione da un punto all'altro del sistema nervoso, il potenziale d'azione deve propagarsi lungo l'assone fino a alla parte terminale e cominciare cos la trasmissione sinaptica. Solitamente, il potenziale d'azione si propaga in un'unica direzione e non torna mai indietro. Quando avviene una doppia propagazione di potenziale in entrambe le direzioni dell'assone, si dice che c' una combinazione ortodromica, mentre la propagazione in direzione contraria detta antidromica. Poich che la membrana assonica eccitabile, l'impulso si propaga senza decremento, inoltre l'assone in grado di rigenerare la propria capacit di scarica. Velocit di conduzione: durante un potenziale dazione la corrente verso linterno della cellula di ioni Na+ depolarizza il segmento di membrana pi vicino, se tale segmento raggiunge la soglia produrr un potenziale dazione che si propagher lungo la membrana. 1. La carica pu viaggiare dentro l'assone o sulla sua membrana, se stretto e ha tanti pori aperti. 2. Pi ampio il diametro dell'assone e maggiore la velocit di conduzione. 3. Le dimensioni dell'assone e il numero di canali voltaggio-dipendenti nella membrana influenzano l'eccitabilit assonale. 4. Assoni piccoli necessitano di maggiori depolarizzazioni per raggiungere la soglia del potenziale. 5. L'anestesia locale un farmaco che blocca temporaneamente i potenziali d'azione negli assoni nella zona in cui vengono iniettati. La lidocaina l'anestetico pi usato che blocca i potenziali legandosi ai canali del sodio voltaggio-dipendenti. Mielina e conduzione saltatoria: gli assoni di grosso diametro conducono velocemente ma son troppo ingombranti, cos grazie alla mielina, che fa da isolante ricoprendolo, anche l'assone pi piccolo pu aumentare la propria velocit di conduzione. La guaina mielinica, formata da avvolgimenti di membrana forniti dalle cellule gliali (Cellule di Schwann), avvolge lassone facilitando la conduzione. Essa non continua, nei nodi di Ranvier gli ioni attraversano la membrana per generare i potenziali. I canali voltaggio-dipendenti selettivi per il sodio sono concentrati nella membrana dei nodi. La conduzione saltatoria si ha quando il potenziale salta da nodo a nodo. I potenziali dazione, assoni e dendriti: La membrana dei dendriti e i corpi cellulari non producono potenziali d'azione sodio-dipendenti, dato che la membrana ha pochissimi canali voltaggio-dipendenti per il sodio. Il cono d'integrazione, ovvero la parte del soma dove inizia l'assone, viene detta zona di inizio dello spike, perch appunto, solo negli assoni si genera il potenziale.

CAPITOLO 5 : LA TRASMISSIONE SINAPTICA Tipi di sinapsi: Una sinapsi una giunzione specializzata nella quale un terminale assonico prende contatto con un altro neurone o qualche altro tipo di cellula. Il terminale assonico viene detto presinaptico, mentre il neurone bersaglio detto postsinaptico. Sinapsi elettriche: consiste nel trasferimento di corrente ionica da una cellula ad un'altra. Avvengono in siti specializzati detti giunzioni comunicanti, dove le membrane pre e post sinaptiche sono separate da un piccolo spazio attraversato da speciali proteine dette connessine. Sei connessine unite formano un connessone, un canale che permette il passaggio degli ioni dal citoplasma di una cellula a quello di un'altra, creando un flusso bidirezionale (canale della giunzione comunicante). Le cellule connesse tra di loro attraverso questo sistema sono dette elettronicamente accoppiate. Questo tipo di trasmissione molto veloce sicura, ed presente nelle glia, nelle cellule dei muscoli lisci e in quello cardiaco, mentre rara nei neuroni.

Sinapsi chimiche: La maggior parte delle sinapsi dei mammiferi sono di tipo chimico. Le due membrane sono separate da uno spazio intersinaptico detto fessura sinaptica, molto pi grande di quello delle sinapsi elettriche. Esso riempito da una matrice di proteine fibrose extracellulari che hanno la funzione di fare aderire reciprocamente le membrane. Il terminale assonico presinaptico contiene delle sferette chiamate vescicole sinaptiche, che contengono il neurotrasmettitore, la sostanza chimica utilizzata per comunicare con il neurone postsinaptico. I granuli secretori sono vescicole di dimensioni maggiori, spesso chiamati vescicole a nucleo denso e scuro. Le specializzazioni di membrana sono densi accumuli di proteine adiacenti alle membrane, mentre i siti di rilascio del neurotrasmettitore sono detti zone attive. La proteina che attraversa la zona densa della membrana postsinaptica detta densit postsinaptica, e contiene i recettori del neurotrasmettitore, che convertono il segnale chimico intercellulare in segnale intracellulare.

Esistono vari tipi di sinapsi: - Sinapsi assodendritica: se la membrana postsinaptica posta su un dendrite. - Sinapsi assosomatica: se la membrana postsinaptica si trova sul corpo cellulare. - Sinapsi assoassonica: se la membrana postsinaptica si trova su un assone. - Sinapsi dendrodendritica: se i dendriti formano sinapsi tra loro. A seconda delle dimensioni e della forma abbiamo: - Sinapsi del I tipo di Gray: sono asimmetriche, le specializzazioni di membrana sul lato postsinaptico sono pi dense che sul lato presinaptico. Sono eccitatorie. - Sinapsi del II tipo di Gray: sono simmetriche. Sono inibitorie. Giunzioni neuromuscolari: sono le sinapsi degli assoni dei motoneuroni del midollo spinale (e non del SNC come quelle precedenti), hanno una trasmissione veloce e funzionale e sono tra le sinapsi pi grandi del corpo, dove la terminazione presinaptica contiene un gran numero di zone attive. La zona postsinaptica di queste giunzioni detta placca motrice e contiene una serie di piccole pieghe allineate con le zone attive presinaptiche, garantendo un rilascio di molti neurotrasmettitori sull'ampia superficie della membrana. I principi della trasmissione sinaptica chimica: Neurotrasmettitori: - Amminoacidi - Amine - Peptidi. Gli amminoacidi e le amine sono piccole molecole incorporate e rilasciate dalle vescicole, i peptidi sono grandi molecole rilasciate dai granuli secretori. La trasmissione sinaptica veloce nel SNC mediata dagli amminoacidi glutammato (Glu), acido gamma-aminobutirrico (GABA) e glicina (Gly), nelle giunzioni neuromuscolari invece c' l'amina acetilcolina (ACh). Negli amminoacidi: il GABA un inibitore, Glu e il Gly sono eccitatori. Nelle amine: l'ACh responsabile di Alzheimer, la dopamina (DA) del morbo di parkinson, l'adrenalina della depressione, inoltre sono importanti la noradrenalina (NA) e la serotonina (5-HT).

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Nei peptidi sono importanti: la dinorfina e l'encefaline (En). Sintesi e immagazzinamento: - Amminoacidi e amine: gli enzimi sintetizzatori vengono trasportati nel terminale assonico e qui dirigono la sintesi del neurotrasmettitore. Una volta sintetizzati nel citosol del terminale assonico devono esser incorporati nelle vescicole sinaptiche, questo compito dei trasportatori, speciali proteine delle vescicole. - Peptidi: gli amminoacidi vengono legati insieme nel RER a formare un lungo peptide, nellapparato del Golgi questo viene scisso. I granuli secretori che lo contengono gemmano dal Golgi e sono condotti al terminale assonico mediante trasporto assoplasmatico. Rilascio: attivato dall'arrivo di un potenziale d'azione, quando la depolarizzazione della membrana induce l'apertura dei canali per il calcio voltaggio-dipendenti nelle zone attive. C' una forte tendenza degli ioni Ca2+ ad entrare nella cellula, e quando questo avviene c' il rilascio del neurotrasmettitore da parte delle vescicole, tramite esocitosi, dove la membrana della vescicola si fonde con la membrana presinaptica nella zona attiva facendo riversare il suo contenuto nello spazio sinaptico. In presenza di alta concentrazione di calcio le proteine della membrana della vescicola cambino conformazione, facendo fondere il doppio strato lipidico con quello della membrana presinaptica, formando un poro che permette al neurotrasmettitore di uscire. La membrana della vescicola viene poi recuperata per endocitosi. Anche i granuli secretori rilasciano i neurotrasmettitori peptidici per esocitosi, ma di solito non nelle zone attive, e comunque un processo pi lento che richiede molto flusso di potenziale attivo ad alta frequenza. Recettori ed effettori: i neurotrasmettitori liberati nella fessura sinaptica influenzano il neurone postsinaptico legandosi a centinaia di specifiche proteine recettrici incastonate nell'inspessimento postsinaptico, e ci causa cambiamento di conformazione della proteina. I recettori possono essere divisi in 2 tipi:

- Canali ionici trasmettitore-dipendenti: proteine transmembrana consistenti di 5 subunit che si uniscono tra loro formando un poro, che si apre solo quando il neurotrasmettitore si attacca in specifici siti della regione extracellulare. Se gli ioni Na+ entrano nella cellula attraverso il canale, la membrana si depolarizza (potenziale eccitatorio) e se si supera il valore di soglia si generano i potenziali d'azione. La depolarizzazione della membrana postsinaptica da parte del rilascio presinaptico di neurotrasmettitori viene detta potenziale postsinaptico eccitatorio (PPSE). In generale, se un neurotrasmettitore induce il potenziale di membrana ad avvicinarsi ad un valore che pi positivo della soglia per il potenziale d'azione, l'effetto di questo neurotrasmettitore viene detto eccitatorio, viceversa viene chiamato inibitorio. - Recettori accoppiati alla proteina G: comportano azioni postsinaptiche pi lente, pi durature e pi diversificate. Le molecole del neurotrasmettitore si legano alle proteine recettrici incastonate nella membrana postsinaptica, queste proteine attivano le proteine G, le proteine G essendo libere di muoversi attivano le proteine effettori, che possono essere sia canali ionici proteina G-dipendenti o enzimi che sintetizzano molecole dette secondi messaggeri. I secondi messaggeri possono attivare altri enzimi nel citosol in grado di alterare il metabolismo, per questo sono detti recettori metabotropici. Si hanno differenti effetti postsinaptici a seconda del recettore a cui viene legato il neurotrasmettitore. Autorecettori: sono i recettori presinaptici sono sensibili al neurotrasmettitore rilasciato dalla terminazione presinaptica. Funzionano come una valvola di sicurezza per ridurre la liberazione di neurotrasmettitore quando la loro concentrazione sulla fessura sinaptica raggiunge valori troppo elevati. Recupero e degradazione del neurotrasmettitore: leliminazione del neurotrasmettitore pu avvenire tramite la diffusione fuori dalla sinapsi. Oppure, nella maggior parte dei casi, i neurotrasmettitori vengono riassorbiti nel terminale assonico presinaptico,

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tramite apposite proteine, presenti anche nelle membrane della glia. Un altro modo la distruzione enzimatica del neurotrasmettitore all'interno della fessura sinaptica. Neurofarmacologia: studio degli effetti dei farmaci sul tessuto nervoso. - Recettori-antagonisti: gli inibitori dei recettori, si legando ad essi e bloccandoli, esempio i veleni. - Recettori-agonisti: si legano ai recettori simulando l'azione dei neurotrasmettitori. Principi dellintegrazione sinaptica: La trasformazione di molti input sinaptici in un singolo output neuronale (potenziale d'azione). La risposta postsinaptica pi elementare corrisponde all'apertura di un singolo canale trasmettitore dipendente, una corrente entrante depolarizza la membrana postsinaptica provocando il PPSE. L'esocitosi delle vescicole avviene in bassa frequenza anche in assenza di stimolazione presinaptica e la risposta ottenuta detta minipotenziale postsinaptico. Sommazione dei PPSE: la forma pi semplice di integrazione sinaptica, si richiede che i PPSE siano sommati tra loro per produrre una depolarizzazione postsinaptica eccitativa. - Spaziale: sono sommati insieme i PPSE generati simultaneamente da molte sinapsi diverse su un dendrite. - Temporale: sono sommati insieme i PPSE generati in rapida successione dalla stessa sinapsi. L'efficacia di una sinapsi eccitatoria dipende da quanto essa distante dalla zona d'innesco e dalle propriet della membrana dendritica. La corrente sinaptica pu prendere due vie: dentro il dendrite o attraverso la membrana dendritica, tuttavia, ad una certa d'istanza dal sito d'ingresso della corrente, il PPSE si riduce a zero a causa della dissipazione della corrente attraverso la membrana. La depolarizzazione diminuisce con l'aumentare della distanza. Ci sono anche dendriti non passivi, eccitabili, che presentano diversi canali, che comunque non sono sufficienti per generare potenziali in grado di propagarsi senza decremento come gli assoni, ma possono servire per amplificare piccoli potenziali o per veicolare segnali elettrici in altre direzioni. PPSI: lazione di alcune sinapsi allontana il potenziale di membrana dal valore di soglia de potenziale dazione, queste sono sinapsi inibitorie. Esse agiscono come quelle eccitatorie ma legano neurotrasmettitori diversi (GABA o gly) e consentono a ioni differenti il passaggio attraverso i loro canali. Inibizione per derivazione: un tipo di sinapsi agisce come una derivazione elettrica, impedendo alla corrente di scorrere attraverso il corpo cellulare sino al cono di emergenza dellassone. Geometria delle sinapsi di inibizione ed eccitazione: le sinapsi inibitorie del cervello che usano GABA o gly hanno la struttura di tipo II di Gray, quelle di tipo eccitatorio che usano glu sono di tipo I di Gray. Inoltre, le sinapsi inibitorie su molti neuroni sono incastonate sul corpo cellulare vicino al cono di emergenza assonico. Modulazione: si ha quando recettori accoppiati alla proteina G non sono direttamente associati a canali ionici, ma la loro attivazione modifica l'efficacia del PPSE generati da altre sinapsi che hanno canali trasmettitore-dipendenti. La modulazione offre un numero quasi illimitato di vie in cui l'informazione codificata pu essere trasformata ed utilizzata.

CAPITOLO 6 : I SISTEMI NEUROTRASMETTITORI Lo studio dei sistemi neurotrasmettitori: Una molecola considerata un neurotrasmettitore se:

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1. Viene sintetizzata ed immagazzinata nel neurone presinaptico. 2. Viene rilasciata dal terminale assonico presinaptico dopo la stimolazione. 3. Produce una risposta nel neurone postsinaptico che mima la risposta prodotta dal rilascio del neurotrasmettitore dal neurone presinaptico. 1. Come dimostrare che il neurotrasmettitore viene sintetizzata nel neurone presinaptico: - Immunocitochimica: consente di localizzare anatomicamente alcune particolari molecole in determinate cellule. Si tratta di iniettare un neurotrasmettitore dentro il corpo di un animale, in modo che gli anticorpi lo attacchino, e poi di prelevare un campione del sangue contenente questi anticorpi, che poi vengono marcati con un colorante. Quando questi anticorpi marcati vengono applicati su una sezione di tessuto nervoso, colorano solo i neuroni che contengono il neurotrasmettitore. Si dimostra cos che il neurotrasmettitore e il suo enzima sintetizzato sono contenuti nello stesso neurone. - Ibridazione in situ: consente di confermare l'ipotesi che una cellula in grado di sintetizzare una particolare proteina o peptide. Esiste un'unica molecola di mRNA per ciascun polipeptide sintetizzato da un neurone, quindi, conoscendo la sequenza degli acidi nucleici del filamento, sar possibile costruire un filamento complementare che si unir all'mRNA come una sonda in un processo detto ibridazione. L'ibridazione consente di etichettare tramite radioattivit la sonda, che applicata nel tessuto cerebrale si legher ai filamenti di mRNA, in modo da poi poter ricercare i neuroni che si sono legati alla sonda etichettata. Quindi con questo metodo possibile localizzare gli specifici mRNA trascritti per le proteine. 2. Come dimostrare che il neurotrasmettitore viene rilasciato quando il neurone stimolato: Si prelevano dei campioni fluidi che bagnano i bersagli sinaptici durante la stimolazione. Lo studio di questi campioni vuole verificare se essi imitino l'effetto dell'intera sinapsi, e successivamente vengono analizzati chimicamente per capire la struttura delle molecole che li attivano. 3. Come dimostrare che il neurotrasmettitore causa la stessa risposta prodotta dal rilascio dal neurone presinaptico: Si usa la microionoforesi: la maggior parte dei neurotrasmettitori pu venire sciolta in una soluzione e ci provoca il caricamento elettrico da parte del neurotrasmettitore stesso. Una pipetta di vetro viene riempita con una soluzione ionizzata, la sua punta viene posizionata vicino alla membrana postsinaptica e il trasmettitore viene espulso in minima quantit, mentre la pipetta attraversata da elettricit. Si inserisce un microelettrodo nel neurone postsinaptico per misurare gli effetti del trasmettitore sul potenziale della membrana, e se ci causa delle modifiche che simulano gli effetti del rilascio del trasmettitore verso la sinapsi, allora la molecola e il trasmettitore vengono considerati come medesimo composto chimico. NB: un recettore pu legare un solo neurotrasmettitore, ma un neurotrasmettitore pu legarsi a recettori diversi. Ciascun differente recettore a cui il neurotrasmettitore si lega viene chiamato sottotipo del recettore. Studio dei sottotipi del recettore: 1. Analisi neurofarmacologica: Neurotrasmettitore: ACh - Recettori: recettore nicotinico, recettore muscarinico. Neurotrasmettitore: Glu Recettori: recettore AMPA, recettore NMDA, recettore kainati. 2. Metodi per legare li ligandi: ogni composto chimico che si lega ad un sito specifico viene chiamato ligando per quel recettore. Un ligando per un recettore pu essere sia agonista, sia antagonista del trasmettitore, sia il neurotrasmettitore stesso. 3. Analisi molecolare: ha permesso di dividere le proteine dei recettori in due gruppi principali: i canali ionici selettivo-dipendenti per i trasmettitori e i recettori associati alla proteina G. La chimica dei neurotrasmettitori:

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I principali neurotrasmettitori sono amminoacidi, amine o peptidi. Gli amminoacidi sono i pi importanti, perch sono presenti negli altri due gruppi. L'ipotesi che un neurone abbia un solo trasmettitore viene chiamata principio di Dale. Capita per che due o pi neurotrasmettitori vengano rilasciati da una stessa terminazione nervosa, si parla allora di cotrasmettitori. In base ai neurotrasmettitori dividiamo i neuroni in: 1. Neuroni colinergici: lAcetilcolina il neurotrasmettitore presente nella giunzione muscolare e viene sintetizzato da tutti i motoneuroni del midollo spinale e del tronco dell'encefalo. La sintesi dell'ACh richiede un enzima specifico chiamato colin-acetil-transferasi (ChAT) che viene prodotta nel soma e trasportata verso il terminale assonico, dove sintetizza l'ACh (la sintesi inizia nel citosol), che rimane concentrato nelle vescicole sinaptiche grazie all'attivit dell'ACh trasportatore. I neuroni colinergici producono anche l'enzima che degrada l'ACh, l'acetilcolinesterasi (AChE), che viene secreto nello spazio intersinaptico e si unisce alle membrane dei terminali assonici degradando l'ACh in colina e acido acetico. 2. Neuroni catecolaminergici: sono un gruppo di tre diversi neurotrasmettitori amminici derivanti dall'amminoacido tirosina, caratterizzati da una struttura chimica chiamata catecol. Sono: la dopamina (DA),la noradrenalina (NA) e ladrenalina (o epinefrina), che sono coinvolte nella regolazione del movimento, dell'umore e dell'attenzione.

3. Neuroni serotoninergici: questi neuroni non sono molto numerosi ma sono importanti perch regolano l'umore, il comportamento emozionale e il sonno. Il neurotrasmettitore amminico serotonina (5-TH) o 5-idrossitriptamina uno di questi. 4. Neuroni amminoacidici: gli aminoacidi glutammato, glicina e GABA, fanno da trasmettitori in gran parte delle sinapsi del SNC, e di questi solo il GABA unico per i neuroni che lo usano come trasmettitore, mentre il Glu e la Gly vengono sintetizzati dal glucosio. Poich il GABA non fa parte dei 20 amminoacidi utilizzati per la costruzione delle proteine, viene sintetizzato solo da quei neuroni che lo utilizzano come neurotrasmettitore.

5. Altri neurotrasmettitori e messaggeri: l'ATP un altro possibile neurotrasmettitore, che risulta concentrato nelle vescicole di molte sinapsi del SNC e del SNP. Spesso immagazzinato in vescicole insieme a un altro neurotrasmettitore classico. Eccita direttamente alcuni neuroni aprendo un canale a cationi. Piccole molecole lipidiche, gli endocannabinoidi, possono essere rilasciati dai neuroni postsinaptici e agire sui terminali presinaptici. Questa la trasmissione retrograda, gli endocannabinoidi sono detti messaggeri retrogradi. Queste molecole non sono immagazzinate in vescicole ma sintetizzate al momento e su comando. Inoltre sono piccole, permeabili attraverso la membrana ed in grado di entrare in contatto con le cellule vicine. Si legano selettivamente al recettore cannabinoide CB1, un particolare recettore accoppiato alla proteina G. Leffetto principale quello di ridurre lapertura dei canali del calcio che si trovano nel versante presinaptico, a seguito di ci viene compromessa la capacit del terminale di rilasciare il neurotrasmettitore. Lo scopo degli endocannabinoidi quindi sopprimere lazione eccitatoria o inibitoria sul neurone. Uno dei pi instabili messaggeri chimici la molecola gassosa di monossido dazoto (NO), presumibilmente utilizzato dal sistema nervoso come messaggero retrogrado. E una molecola di piccole dimensioni che pu facilmente passare attraverso la membrana neuronale ed analogamente agli endocannabinoidi in grado di diffondersi facilmente, penetrare in una cellula ed influenzare persino quella accanto. I canali trasmettitori-dipendenti: (Canali ionici trasmettitori-dipendenti) L'ACh e i neurotrasmettitori amminoacidi mediano la trasmissione sinaptica veloce agendo sui canali ionici dipendenti dal trasmettitore. Questi canali possono essere sensibili ad alcune sostanze chimiche e al voltaggio, sono in grado di regolare il flusso di correnti molto ampie in maniera precisa, e possono inoltre scegliere gli ioni da far entrare e quali no, e possono essere regolati da altri sistemi recettoriali. Struttura: il canale ionico trasmettitore-dipendente pi studiato il recettore nicotinico ACh. E composto da cinque subunit proteiche che formano un singolo poro, ciascuna di queste costituita da quattro diversi polipeptidi. Ciascuna unit polipeptidica caratterizzata da quattro segmenti che formano delle eliche alfa idrofobiche. I recettori del glutammato sono tetrameri, sono formati da quattro subunit, la loro struttura assomiglia a quella dei canali potassio. Canali dipendenti per gli amminoacidi: (i trasmettitori possono essere amminoacidi) sono fondamentali anche per i sistemi sensoriali, la memoria e la malattia, e sono descritti sotto diversi aspetti: - Farmacologia: descrive quali trasmettitori influenzano i canali e quali droghe interagiscono con essi. - Cinetica: l'apertura dei canali determina la durata dei loro effetti. - Selettivit: determina se essi producono eccitazione o inibizione e se il Ca2+ penetra nella cellula.

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- Conduttanza: permette di determinare la grandezza dei loro effetti. 1. Glutammato: (canali ionici glutammato-dipendenti, il glutammato un amminoacido) il glutammato ha tre sottotipi del recettore, AMPA, NMDA e kainato, ciascuno di essi un canale ionico glutammato-dipendente. I canali AMPA sono permeabili al Na+ e al K+ e di solito non son permeabili al Ca2+, e l'effetto della loro attivazione quello di fare entrare ioni Na+ nella cellula, causando un'ampia e rapida depolarizzazione, quindi i recettori mediano la trasmissione eccitatoria. I canali NMDA sono causa di eccitazione della cellula perch fanno entrare Na+, e differiscono dagli AMPA perch sono permeabili agli ioni Ca2+ e l'influsso di corrente ionica attraverso questi canali voltaggio-dipendente. Il Ca2+ pu fare diverse cosa: stimolare il rilascio del neurotrasmettitore, attivare enzimi, regolare l'apertura di molti canali diversi, influenzare l'espressione genetica e se la sua quantit troppo alta, pu anche uccidere la cellula. 2. GABA e Gly: Il GABA media gran parte dell'inibizione sinaptica nel SNC, mentre il resto dell'inibizione mediata dalla Gly, troppa inibizione porta alla perdita di coscienza e al coma. Il recettore GABAA e il recettore della glicina controllano un canale selettivo al Cl-. Due classi di farmaci, le benzodiazepipne (tipo il valium) e i barbiturici, si uniscono ai siti specifici sul canale GABAA, e il primo aumenta la frequenza di apertura, mentre il secondo la durata, aumentando l'inibizione e i PPSI pi forti. L'etanolo aumenta l'inibizione in alcune aree cerebrali ma non in altre, aumenta la funzione del GABA, e ha effetti sui recettori NMDA, su quelli della glicina, su quello dell'ACh e della serotonina. Altri modulatori del GABA A sono i neurosteroidi, alcuni inibiscono altri no. I recettori e gli effettori associati alla proteina G: Il neurotrasmettitore si lega alla proteina recettoriale, le proteine G si attivano, i sistemi effettori si attivano. Proteine recettoriali: hanno una struttura con un singolo polipeptide contenente sette alfa eliche che attraversano la membrana, con due cappi esterni extracellulari che costituiscono i siti dove il trasmettitore si lega e due cappi interni che legano e attivano la proteina G. Proteine G: il termine proteina G deriva da proteina guanosintrifosfato (GTP), e comprende in realt una classe di oltre venti tipi di molecole. Possiede 3 subunit (, , ), e durante lo stato di riposo la GDP si lega a una subunit G e tutto galleggia intorno alla superficie della membrana. La molecola GDP legata alla G passa vicino ad un recettore adatto e questo possiede una molecola di trasmettitore legata ad esso, la proteina G rilascia la molecola di GDP e la scambia con una di GTP presa dal citosol. La proteina G si divide in 2 parti la subunit G pi GTP e G, entrambi liberi di spostarsi. G un enzima che spezza la molecola di GTP in GDP, e torna indietro assieme alla G, permettendo al ciclo di ricominciare. Sistemi effettori: possono essere canali ionici proteina G-dipendenti o enzimi. La via pi breve: i recettori muscarinici ad esempio sono associati ai canali per il potassio tramite la proteina G: la G migra lateralmente legandosi al giusto tipo di canale per il potassio. Non sono cos veloci come i canali trasmettitoridipendenti, ma sono pi rapide rispetto alle cascate del secondo messaggero.

Cascata del secondo messaggero: si ha quando tra il primo enzima attivato e l'ultimo ci sono numerosi secondi messaggeri. Il vantaggio di questo sistema pi lento la possibilit di attivare pi canali ionici invece che uno solo, inoltre possono generare nella cellula cambiamenti chimici di lunga durata. Fosforilazione e defosforilazione: la fosforilazione si ha quando le protein-chinasi trasferiscono il fosfato dall'ATP alle proteine, modificando la loro conformazione, e questo pu far aumentare la probabilit che i canali si aprano o si chiudano. Gli enzimi delle protein-fosfatasi agiscono per rimuovere i gruppi di fosfato, defosforizzando. Il grado di fosforilazione del canale in ogni istante, dipende quindi dall'equilibrio della fosforilazione della chinasi e della defosforilazione della fosfatasi. La divergenza e la convergenza dei sistemi neurotrasmettitori: Il glutammato il pi comune neurotrasmettitore eccitatorio del cervello, mentre il GABA il il pi comune inibitorio, tuttavia ogni singolo neurotrasmettitori pu avere molteplici effetti. Il glutammato in grado di legarsi a numerosi recettori e ciascun recettore pu dare un effetto diverso. L'abilit di un trasmettitore di attivare pi di un sottotipo di recettore, o di provocare pi di una risposta, detta divergenza. La convergenza si ha invece quando i trasmettitori attivano il loro peculiare tipo di recettore e poi convergono per influenzare gli stessi sistemi effettori. I neuroni integrano sistemi di segnali convergenti e divergenti producendo una complessa mappa di effetti chimici. Alla fine di tutti questi processi, l'informazione viene ricombinata per dare origine a un particolare output, che comunque diverso dalla somma dei singoli input.

CAPITOLO 7 : LA STRUTTURA DEL SISTEMA NERVOSO

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Lorganizzazione generale del sistema nervoso dei mammiferi: Il sistema nervoso di tutti i mammiferi costituito da: sistema nervoso centrale (SNC) e sistema nervoso periferico (SNP). Riferimenti anatomici: il piano di divisione risultante dalla suddivisione del cervello nelle due met uguali di destra e di sinistra detto piano saggitale. Il piano orizzontale parallelo al suolo, dividendo il cervello nella parte dorsale (sopra) e ventrale (sotto). Il piano coronale perpendicolare al suolo e al piano saggitale, divide il cervello nella parte anteriore o rostrale (davanti) e posteriore o caudale (dietro). La linea saggitale detta linea mediana perch stabilisce una simmetria bilaterale. Le strutture pi vicine alla linea mediana sono dette mediali, quelle lontane sono dette laterali. Due strutture che si trovano sullo stesso lato sono dette ipsilaterali, se invece stanno su lati opposti rispetto alla linea mediali si chiamano controlaterali. SNC: formato da quella parte del sistema nervoso che racchiusa nelle ossa: il cervello, che giace completamente allinterno del cranio, ed il midollo spinale. Osservando lateralmente il cervello possiamo notare tre parti distinte: 1. Encefalo: la parte pi rostrale del cervello, diviso a met in due emisferi cerebrali, separati dalla profonda scissura interemisferica. Lemisfero destro riceve le sensazioni e controlla i movimenti del lato sinistro del corpo, il sinistro viceversa. 2. Cervelletto: al di sotto dell'encefalo, contiene lo stesso numero di neuroni, il centro di controllo del movimento, ed in questo caso, l'emisfero cerebellare sinistro controlla il lato sinistro del corpo e il destro il destro. 3. Tronco encefalico: costituisce lo stelo da cui germogliano geli emisferi cerebrali e il cervelletto; un complesso insieme di fibre e cellule che funzionano come stazioni di ritrasmissione per informazioni dall'encefalo al midollo spinale e viceversa, inoltre in esso vengono regolate funzioni importanti come la respirazione, la coscienza e il controllo della temperatura corporea, quindi una lesione al tronco encefalico porta alla morte. Midollo spinale: racchiuso nella spina dorsale ed unito al tronco encefalico. E il principale mezzo di conduzione di informazioni dalla pelle, dalle giunture, dai muscoli al cervello e viceversa. Una frattura al midollo spinale provoca anestesia della pelle e la paralisi dei muscoli (non che non funzionano pi, che non si possono controllare) in parti del corpo caudali alla frattura stessa. Il midollo spinale comunica con il corpo attraverso i nervi spinali che fanno parte del sistema nervoso periferico, e questi nervi si uniscono al midollo attraverso due branche: le radici dorsali, che contengono le informazioni recenti al midollo spinale, e le radici ventrali, con le informazioni dal midollo spinale.

SNP: comprende tutte le parti del sistema nervoso escluso il cervello e il midollo spinale, distinto in: SNP somatico: formato da tutti i nervi spinali che innervano la cute, le giunture e i muscoli volontari. Gli assoni di questo SNP raccolgono le informazioni e le portano al midollo spinale attraverso le radici dorsali, ed i corpi cellulari di questi neuroni si trovano fuori dal midollo in ammassi detti gangli delle radici dorsali, dei quali ne esiste uno per ogni nervo spinale. SNP viscerale: detto anche sistema nervoso autonomo (SNA), o involontario, costituito da neuroni che innervano gli organi interni, i vasi sanguigni e le ghiandole. I loro assoni portano al SNC informazioni sulle funzioni viscerali, come la pressione arteriosa e la quantit di ossigeno nel sangue, inoltre controllano i muscoli cardiaci e la funzione di diverse ghiandole, e tutte le emozioni non controllabili. Afferente: che porta a. Efferente: che porta da. Nervi cranici: esistono 12 paia di nervi cranici che nascono dal tronco dell'encefalo ed innervano il capo. Alcuni fanno parte del SNC, altri del SNP e molti di essi contengono una mescolanza di assoni che svolgono diverse funzioni. Meningi: separano il SNC dalle ossa del cranio, avvolgendolo e proteggendolo con tre membrane: 1. Dura madre: rivestimento pi esterno e duro. 2. Membrana aracnoidea: sotto la dura madre ed ha l'aspetto di una tela di ragno. Se i vasi sanguigni si rompono il sangue fluisce tra questi due strati (spazio subdurale) rischiando di compromettere le funzioni cerebrali (ematoma subdurale); il problema si risolve praticando un foro nel cranio e drenando il sangue. 3. Pia madre: una sottile membrana aderente alla superficie del cervello, separata dall'aracnoidea da uno spazio (spazio subaracnoideo) contenente il liquido cerebrospinale (LCS). Il cervello naviga dentro la testa in questo sottile strato di LCS.

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Sistema ventricolare: formato da cavit e canali del cervello pieni di liquido. Il LCS prodotto da un tessuto chiamato plesso coroideo, contenuto nei ventricoli cerebrali. Il liquido fluisce dai ventricoli appaiati allencefalo sino ad una serie di cavit connesse e spaiate nel cuore del tronco encefalico, infine fuoriesce dal sistema ventricolare per entrare nello spazio subaracnoideo attraverso piccole aperture localizzate in prossimit del punto di contatto tra cervelletto e tronco encefalico. Se il flusso del LCS fosse compromesso, il liquido tornerebbe indietro e causerebbe il rigonfiamento dei ventricoli causando l'idrocefalia, che nei neonati gonfia solo il cranio, negli adulti invece pericolosa perch il cranio rigido, e se non curata con una cannula drenante inserita nel ventricolo, pu portare alla morte.

Le neuroimmagini: una volta per studiare il cervello non c'era altro modo che sezionarlo, adesso possibile studiarlo dal vivo grazie a due tecniche: 1. Tomografia computerizzata: una fonte di raggi X viene fatta ruotare attorno alla testa secondo il piano della sezione desiderata, e tramite dei sensori elettronici sensibili alle radiazioni X si catturano le informazioni che vengono ricostruite digitalmente al computer, permettendo di osservare l'organizzazione delle sostanze bianca e grigia e la posizione dei ventricoli. 2. Risonanza magnetica: sta rimpiazzando la tomografia, consente di ottenere una mappa del cervello molto pi dettagliata grazie alle informazioni fornite dagli atomi di idrogeno di come rispondono alle perturbazioni di un campo magnetico (segnale radio). I segnali elettromagnetici emessi dagli atomi sono rilevati da dei sensori disposti attorno alla testa e la mappa del cervello viene generata dal computer. Queste tecniche per non mostrano i cambiamenti del cervello che sono di natura chimica o elettrica, e per far ci sono state inventate due nuove tecniche: 1. Tomografia a emissione di positroni (PET): funziona con onde radioattive che grazie a dei sensori permettono di rilevare le posizioni degli atomi che emettono positroni, e questo permette di misurare l'attivit metabolica del cervello e di calcolare i livelli di attivit di popolazioni diverse di neuroni. La PET per non scende molto nel dettaglio ed molto lunga in minuti di pericolose esposizioni a radiazioni. 2. Risonanza magnetica funzionale (fRMI): pi funzionale, misurando il rapporto tra ossiemoglobina e de ossiemoglobina e tramite un metodo di sottrazione delle immagini risultanti dalla scansione, si rilevano i cambiamenti e quindi l'attivazione o lo spegnimento di specifiche aree, in modo veloce e non invasivo. Entrambe rilevano le modificazioni del flusso ematico regionale e del metabolismo cerebrale, questo perch i neuroni che sono attivi hanno bisogno di pi glucosio e pi ossigeno e i vasi cerebrali rispondono all'attivit neuronale facendo affluire una maggior quantit di sangue, quindi registrando i cambiamenti del flusso ematico vengono rilevate le regioni del cervello che sono pi attive in circostanze diverse. Comprensione della struttura del SNC attraverso lo sviluppo: Gruppi di neuroni: Sostanza grigia: insieme di neuroni del SNC che appaiono grigi dopo il sezionamento. Corteccia: insieme di neuroni che formano un sottile strato sulla superficie cerebrale. Nucleo: ammasso di neuroni presente di solito nelle profondit del cervello. Substantia: gruppo di neuroni correlati nelle profondit del cervello, con bordi meno distinti di quelli del nucleo. Locus: gruppo di cellule piccolo e ben definito. Ganglio: insieme di neuroni del SNP.

Insieme di assoni: Nervo: fascio di assoni del SNP. Sostanza bianca: insieme di assoni del SNC che appaiono bianchi dopo il sezionamento. Tratto: insieme di assoni del SNC aventi in comune il sito d'origine e la destinazione. Fascio: insieme di assoni che decorrono insieme. Capsula: insieme di assoni che mettono in comunicazione l'encefalo con il tronco Encefalico. Commessura: assoni che mettono in comunicazione un lato del cervello con l'altro. Lemnisco: tratto che serpeggia lungo il cervello come un nastro. Formazione del tubo neurale: il processo con cui la placca neurale si trasforma in tubo neurale detto neurulazione. Se fallisce la chiusura del tubo neurale anteriore si determina la condizione di anencefalia, mentre se non si chiude quello posteriore avviene la spina bifida. L'embrione inizialmente un disco piatto con tre strati cellulari: endoderma, mesoderma ed ectoderma. L'endoderma d origine al rivestimento di molti organi interni, il mesoderma le ossa dello scheletro e i muscoli, l'ectoderma il sistema nervoso e la cute.

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Una parte di ectoderma, detta placca neurale, si invagina iniziando a formare un canale, chiamato doccia neurale, le cui pareti sono denominate pieghe neurali. Queste pieghe si muovono fondendosi dorsalmente e formando il tubo neurale, dalle cui pareti si sviluppa tutto il SNC. Quando le pieghe neurali si uniscono una parte di ectoderma neurale viene spinto fuori e va a posizionarsi a fianco del tubo neurale, formando la cresta neurale, dalla quale derivano tutti i neuroni del SNC. Il mesoderma forma delle protuberanze su entrambi i lati del tubo neurale, detti somiti, dai quali si sviluppano le 33 vertebre della colonna vertebrale ed i relativi muscoli scheletrici, i cui nervi sono detti nervi motori somatici.

Vescicole cerebrali primitive: la differenziazione il processo con il quale durante le strutture diventano pi elaborate. Tutto il cervello deriva da tre vescicole primitive formatesi allestremit rostrale (davanti) del tubo neurale. La vescicola pi rostrale il proencefalo, sotto si trova il mesencefalo e caudalmente rispetto a questa si trova il rombencefalo che connesso alla parte caudale (dietro) del tubo neurale, che dar origine al midollo spinale. 1. Proencefalo: da esso nascono le vescicole secondarie che sono le due vescicole ottiche e le due vescicole telencefaliche, e al centro c' il diencefalo. Le vescicole ottiche crescono e si invaginano per formare gli steli e i calici ottici che daranno origine ai nervi ottici e alle retine (entrambi facenti parti del SNC).

Telencefalo e diencefalo: linsieme delle vescicole telencefaliche costituisce il telencefalo (o cervello terminale) nel quale si distinguono due emisferi cerebrali. Le vescicole telencefaliche crescono cos da giacere sopra e di lato al diencefalo. Un altro paio di vescicole si sviluppano dalle superfici ventrali degli emisferi cerebrali, dando origine al bulbo olfattivo. Il telencefalo si differenzia in corteccia cerebrale e telencefalo basale. Il diencefalo si differenzia in talamo e ipotalamo. Gli spazi colmi di liquido che si trovano negli emisferi cerebrali sono chiamati ventricoli laterali, mentre lo spazio al centro del diencefalo detto terzo ventricolo.

Gli assoni del proencefalo si estendono per formare i tre sistemi principali di sostanza bianca: sostanza bianca corticale, corpo calloso, capsula interna. La struttura pi importante del proencefalo la corteccia cerebrale; i suoi neuroni ricevono informazioni sensoriali, formano percezioni del mondo esterno e governano il movimento volontario. Ciascuna delle vie sensoriali fa tappa nel talamo prima di giungere nella corteccia. L'ipotalamo invece controlla il sistema nervoso viscerale (autonomo) implicato nelle risposte ai bisogni dell'organismo (ad esempio serve per decidere se attaccare o fuggire in caso di pericolo). 2. Mesencefalo: la superficie dorsale durante lo sviluppo si trasforma nel tetto, diviso in collicoli superiori, deputati al controllo dei movimenti oculari, e collicoli inferiori, che si occupano della ricezione delle informazioni dalle orecchie). Il pavimento costituito dal tegmento, che contiene sia la sostanza nera che il nucleo rosso. Lo spazio pieno di liquido che passa nel mezzo del mesencefalo si restringe formando un canale detto acquedotto cerebrale, collegato rostralmente con il terzo ventricolo del diencefalo. Il mesencefalo ritrasmette le informazioni che viaggiano dal midollo spinale al proencefalo e viceversa.

3. Rombencefalo: la parte rostrale (metencefalo) si divide in cervelletto e ponte. Il canale pieno di liquido diventa il quarto ventricolo e continua nellacquedotto cerebrale del mesencefalo. Le pareti laterali del rombencefalo crescono (pliche romboidali) fino ad unirsi tra loro. La parte caudale (mielencefalo) diviene il bulbo o midollo allungato; la parte superiore rimane coperta da un solo strato sottile di cellule ependimali non neurali. Lungo la superficie ventrale transitano i due principali sistemi di sostanza bianca, visti in sezione questi fasci di assoni hanno una forma triangolare (piramidi bulbari). Il rombencefalo un punto di passaggio delle informazioni che vanno al midollo spinale, e i suoi neuroni contribuiscono all'elaborazione delle informazioni sensoriali, al controllo del movimento volontario e alla regolazione del sistema nervoso autonomo. Il cervelletto importante per il controllo del movimento e le afferenze provenienti dal midollo forniscono informazioni sulla localizzazione del corpo nello spazio, le afferenze provenienti dal ponte invece portano informazioni provenienti dalla corteccia specificando i bersagli del movimento volontario, e il ponte funziona quindi come un pannello di controllo che connette la corteccia con il cervelletto.

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Midollo spinale: il lume del tubo neurale si riduce per dare origine allo stretto canale spinale. Il midollo spinale se sezionato ha l'aspetto di una farfalla, dove la parte superiori delle ali denominata corno dorsale, la parte inferiore corno ventrale, la sostanza grigia che si trova tra i coni ventrale e dorsale detta zona intermedia, mentre tutto il resto costituito dalla sostanza bianca. I fasci d'assoni che scorrono lungo la superficie dorsale sono detti colonne dorsali, mentre quelli disposti lateralmente alla sostanza grigia sono detti colonne laterali, e quelli disposti sulla superficie ventrale sono detti colonne ventrali. Le cellule del corno dorsale ricevono le afferenze sensoriali dalle fibre delle radici dorsali, quelle del cono ventrale proiettano i loro assoni verso le radici ventrali che innervano i muscoli, e quelle della zona intermedia producono risposte motorie ad input sensoriali e ai comandi provenienti dal cervello. Il midollo spinale il principale mezzo di conduzione di informazioni dalla cute, dalle giunture e dai muscoli del cervello, e viceversa. IMMAGINE 12! Riepilogo: i due emisferi del telencefalo circondano i ventricoli laterali. Dorsalmente ai ventricoli laterali, sulla superficie del cervello, giace la corteccia. In posizione ventrale e laterale ai ventricoli laterali si trova il telencefalo basale. I ventricoli laterali sono continui con il terzo ventricolo del diencefalo. Circondano questo ventricolo il talamo e lipotalamo. Il terzo ventricolo continua nellacquedotto cerebrale. Dorsalmente allacquedotto situato il tetto. Ventralmente allacquedotto troviamo il tegmento del mesencefalo. Lacquedotto connesso con il quarto ventricolo: questo giace nel cuore del rombencefalo. Ventralmente al quarto ventricolo si trovano il ponte ed il bulbo. Caratteristiche del SNC umano: i canali sulla superficie dell'encefalo sono detti solchi, mentre le protuberanze sono chiamate circonvoluzioni o giri, queste due parti sono il risultato dell'espansione della superficie delle corteccia durante lo sviluppo. La corteccia umana adulta si ripiega pi volte su se stessa per poter esser contenuta nel cranio, ed essa la sede del pensiero e del ragionamento. Il cervello umano diviso in: lobo temporale, lobo frontale, lobo parietale, lobo occipitale. Il solco centrale divide il lobo parietale da quello frontale. IMMAGINE 13 E 14! Guida alla corteccia cerebrale: I sistemi cerebrali responsabili delle sensazioni, delle percezioni, del movimento volontario, dell'apprendimento, del linguaggio e del pensiero convergono tutti nella corteccia cerebrale. I corpi cellulari dei neuroni corticali sono organizzati in strati, lo strato dei neuroni pi vicino alla superficie separato dalla pia madre da una zona priva di neuroni denominata I strato, inoltre, almeno uno strato di cellule contiene i dendriti apicali. L'ippocampo la parte di corteccia ripiegata su se stessa che si trova medialmente al ventricolo laterale, e connesso all'ippocampo si trova la corteccia olfattiva, separata dal solco rinale dalla neocorteccia che presente solo nei mammiferi. Il talamo rappresenta l'ingresso alla neocorteccia, la quale importante per i processi della visione, dell'udito, della sensibilit somatica e del controllo del movimento volontario. IMMAGINE 15!

CAPITOLO 8 : I SENSI CHIMICI Il Gusto: Il numero di sostanze chimiche e la variet dei loro sapori quasi infinito, ma noi distinguiamo principalmente 5 gusti: dolce,salato,amaro,aspro e umami (il sapore dell'aminoacido glutammico). Ogni alimento attiva una diversa combinazione di gusti di base, contribuendo a renderne unico il sapore, che viene percepito dal gusto e dall'olfatto. La lingua alla base della percezione del gusto, ma anche altre aree della bocca come palato, faringe ed epiglottide sono coinvolte nel processo, inoltre gli aromi possono passare anche attraverso la cavit nasale, dove vengono analizzati dai recettori olfattivi. La punta della lingua sensibile al dolce, mentre il fondo all'amaro, ma tutte le parti della lingua, anche se specializzate su determinati gusti, percepiscono anche gli altri. Sulla superficie della lingua ci sono le papille, ognuna delle quali contiene da una a diverse centinaia di calici gustativi, il calice gustativo possiede a sua volta da 50 a 150 cellule recettrici del gusto o cellule gustative, i calici gustativi sono formati anche da cellule basali e da un fascio di assoni afferenti. Come per ogni cosa, concentrazioni troppo basse non vengono percepite, c' dunque una concentrazione di soglia, e a valori appena superiori alla soglia le papille sono sensibili solo ai gusti base, mentre aumentando la concentrazione diventano pi sensibili. Cellule recettrici del gusto: la regione membranosa sensibile agli stimoli chimici nelle cellule del gusto posta vicino alla superficie linguale e presenta dei microvilli che si prolungano fino al poro gustativo, attraverso il quale la cellula entra in contatto con le sostanze sciolte nella saliva. Le cellule gustative non sono neuroni ma formano legami sinaptici con le terminazioni degli assoni sensitivi dei calici gustativi, e sono soggette ad un ciclo continuo di crescita e di morte. Quando la cellula del gusto viene attivata da uno stimolo chimico, il suo potenziale di membrana cambia depolarizzandosi (potenziale del recettore), e se la depolarizzazione abbastanza forte si generano i potenziali d'azione. La depolarizzazione induce l'apertura dei canali calcio voltaggio-dipendenti, cos il Ca2+ entra nel citoplasma facendo liberare i trasmettitori, i quali eccitano il neurone sensoriale postsinaptici e lo inducono a scaricare potenziali d'azione che comunicano il segnale gustativo al bulbo.

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Meccanismi di trasduzione del gusto: il processo in cui uno stimolo ambientale causa una risposta elettrica del recettore detto trasduzione. La trasduzione del gusto possibile grazie a processi differenti e ogni specifico sapore pu essere associato ad uno o pi di essi, i singoli gusti vengono evocati dalle diverse sostanze attraverso: passaggio diretto attraverso canali ionici (salato e acido), legame e blocco dei canali ionici (acido e amaro), legame e apertura dei canali ionici (aminoacidi), legame con i recettori di membrana che attivano secondi messaggeri che aprono e chiudono canali ionici (dolce, amaro e umami). Ecco come funzionano i gusti: 1. Salato: dato dal catione Na+, le cellule sensibili al salato presentano canali selettivi per il sodio, che sono diversi dai normali canali del sodio che generano i potenziali d'azione, essi sono insensibili alle variazioni di voltaggio e rimangono sempre aperti, facendo entrare direttamente il sodio che depolarizza la membrana. 2. Acido: dato da ioni idrogeno H+ che si diffondono in 2 modalit: attraverso i canali sodio amiloride-sensibili depolarizzando e legandosi ai canali selettivi per il potassio, bloccandoli, depolarizzando. 3. Dolce: le molecole dolci si legano chimicamente a recettori specifici, attivando cos il rilascio di secondi messaggeri, nel caso del legame col recettore di una proteina G, essa causa la formazione di AMP ciclico che a sua volta attiva chinasi A (PKA) che fosforila un canale selettivo per il K+ bloccandolo, causando la depolarizzazione (esistono anche secondi messaggeri che coinvolgono IP3). 4. Amaro: possono legarsi direttamente ai canali selettivi per il potassio e bloccarli o attivare un meccanismo a cascata associato alla proteina G, che tramite IP3 modula la produzione di altri trasmettitori senza alterare il potenziale di membrana del recettore, liberando Ca2+ contenuto in appositi siti di accumulo. 5. Aminoacidi: hanno numerosi meccanismi di trasduzione, l'umami ad esempio deriva dal glutammato e questo attiva direttamente un canale ionico permeabile a Na+ e Ca2+, che depolarizzano e fanno aprire canali selettivi per il calcio che fan rilasciare il neurotrasmettitore. In altri casi il glutammato si lega alle proteine G che modifica i livelli di AMPc. Vie centrali per l'elaborazione del gusto: il flusso principale delle informazioni si origina a livello dei calici gustativi, passa poi dagli assoni primari nel tronco encefalico, al talamo ed infine alla corteccia. Tre nervi cranici conducono l'informazione dagli assoni al cervello, 2/3 della lingua e del palato sono collegati al nervo cranico VII o faciale, il terzo posteriore dal nervo cranici IX o glossofaringeo, mentre le regioni attorno alla gola dal nervo cranico X o vago. Gli assoni entrano nel tronco encefalico, si fascicolano e creano sinapsi con il nucleo gustativo, una parte del nucleo solitario del bulbo. La percezione a livello conscio del gusto forse mediata dalla corteccia cerebrale. I neuroni del nucleo gustativo formano sinapsi con il nucleo ventrale posteromediale (VPM), una regione del talamo da cui i neuroni ramificano i loro assoni nella corteccia gustativa primaria, area 36 di Brodmann. Lesioni alla corteccia gustativa o al VPM possono causare ageusia, la perdita della percezione dei sapori. IMMAGINE 17! Codificazione del segnale neurale del gusto: le singole cellule del gusto tendono a rispondere ad un'ampia gamma di stimoli e un certo assone pu combinare l'informazione proveniente da svariate papille. L'ipotesi pi accreditata sul funzionamento del riconoscimento dei gusti quella del codice di popolazione, secondo la quale le risposte di un gran numero di neuroni fortemente sintonizzati, piuttosto che le risposte precise a poche cellule, sono utilizzate per identificare un particolare stimolo gustativo. Lolfatto: Si associa al gusto per identificare diversi cibi, ma ci avverte anche della presenza di luoghi potenzialmente nocivi. Certe sostanze chimiche prodotte e rilasciate dallorganismo, chiamate feromoni, sono importanti segnali per il comportamento riproduttivo.

Noi odoriamo solo con un sottile strato di cellule, l'epitelio olfattivo, che viene diviso in tre tipi: cellule recettrici dell'olfatto, deputate alla trasduzione degli stimoli, cellule di supporto, aiutano a produrre il muco, cellule basali, costituite da neuroni olfattivi che muoiono e si rigenerano. Quando si annusa, solo una piccola quantit d'aria finisce nell'epitelio olfattivo, in cui viene secreto costantemente un sottile strato mucoso (costituito da acqua, sali, mucopolisaccaridi e diverse sostanze proteiche come anticorpi, enzimi e recettori), che scioglie le sostanze odorose prima che esse raggiungano i recettori. Neuroni recettori dellolfatto: possiedono un lungo e sottile dendrite che termina sulla superficie dell'epitelio olfattivo con un rigonfiamento che si protende nello strato mucoso con un elevato numero di cilia sottili. Le sostanze odorose disciolte nel muco si legano alle cilia attivando il meccanismo di trasduzione. Dal lato opposto parte un sottile gruppo di assoni senza mielina che attraversa un poro detto lamina cribrosa per raggiungere il bulbo olfattivo. L'insieme degli assoni olfattivi costituiscono il nervo olfattivo o nervo cranico I. Un trauma cranico pu spezzare questi assoni causando l'anosmia, l'insensibilit agli odori. Trasduzione olfattiva: avviene nelle cilia in questa sequenza: dell'adenilato ciclasi del recettore. Il Ca2+ scatena la corrente di Cl- che pu amplificare il potenziale del recettore olfattivo. Se il potenziale abbastanza alto da superare la soglia, lo stimolo si propagher lungo l'assone fino al SNC. Lo stimolo olfattivo pu essere interrotto allontanando la sostanza odorosa, grazie ad enzimi spazzini che degradano chimicamente le sostanze. Anche se la sostanza odorosa sempre presente, l'intensit dell'odore si riduce progressivamente, perch la risposta delle cellule recettrici si adatta alla sostanza odorosa entro un minuto. Esistono circa 1000 geni che codificano per il sito legante dei recettori e ogni cellula recettrice olfattiva sembra esprimere solo uno di questi. Lo strato dei recettori olfattivi e della membrana

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organizzato in poche zone larghe, e ogni zona contiene cellule recettrici che esprimo un diverso sottoinsieme di geni recettori. I canali delle cilia dei recettori olfattivi sono controllati direttamente dall'AMPc, e anche l'olfatto richiede un codice di popolazione per riconoscere i vari odori. Ogni proteina recettrice si lega con diverse sostanze odorose in maniera quasi immediata, e, alcune cellule sono pi specifiche per la struttura chimica delle sostanze odorose a cui rispondono, ma in generale ogni recettore ampiamente sintonizzato. Ogni sostanza odorosa attiva molti dei 1000 tipi di recettori e il compito delle vie olfattive quello di rilevare il pacchetto delle informazioni. IMMAGINE 18! Vie olfattive centrali: gli assoni dei neuroni recettori dell'olfatto si prolungano fino all'interno dei due bulbi olfattivi, il cui strato presenta numerose strutture a forma sferica chiamate glomeruli. Ogni glomerulo riceve gli assoni dei recettori in una larga regione dell'epitelio olfattivo, ogni bulbo ha solo due glomeruli P2 in posizioni simmetriche (in mezzo ai due bulbi) e ciascun glomerulo riceve input soltanto da una cellula recettrice di un particolare tipo. La serie di glomeruli all'interno di un bulbo quindi una mappa ordinata dei geni recettori espressi nell'epitelio olfattivo, ovvero una mappa della informazione sugli odori. Gli assoni efferenti dal bulbo olfattivo vanno a formare il tratto olfattivo, che proietta direttamente nelle regioni della corteccia cerebrale, da cui l'informazione passa al talamo e poi alla neocorteccia. Rappresentazione spaziale e temporale dell'informazione olfattiva: le singole cellule rispondono in maniera uguale agli stimoli di sostanze diverse, ma il nostro cervello ci consente di distinguere fra una sostanza e l'altra, questo perch probabilmente ogni odore rappresentato da una grande popolazione di neuroni, oppure perch i neuroni che rispondono a particolari odori possono essere organizzati in mappe speciali, o ancora perch la dinamica temporale dei potenziali d'azione pu essere un codice essenziale per particolari odori. Il sistema olfattivo usa le risposte simultanee di un gran numero di recettori per codificare uno stimolo specifico, e il cervello potrebbe distinguere gli odori dalla combinazione di risposte da tutte queste cellule (codice di popolazione olfattiva). Una mappa sensoriale una distribuzione ordinata di neuroni che si correlano con certe caratteristiche dell'ambiente. La distribuzione di cellule forma una mappa sensoriale sulla base della quale i neuroni in una parte del bulbo rispondono a odori particolari, e la forma della mappa dipende dalla natura e concentrazione delle sostanze odorose. La codificazione temporale dipende dalla temporizzazione delle scariche e pu servire a codificare la qualit degli odori. L'andamento temporale della frequenza di scarica infatti una caratteristica essenziale della codificazione olfattiva. Gli odori sono stimoli lenti, quindi non necessario il rapido susseguirsi dei potenziali d'azione per la codificazione dei parametri temporali degli odori. L'informazione sugli odori viene quindi codificata dal numero, dalla configurazione temporale, dalla ritmicit e dalla sincronizzazione della risposta di scarica tra neuroni.

CAPITOLO 9 : LOCCHIO Propriet della luce: La luce la radiazione elettromagnetica visibile dagli occhi. Pu essere descritta come un'onda che varia di lunghezza, di frequenza (frequenza maggiore = maggiore energia) e d'ampiezza, e nel vuoto viaggia lungo una linea retta, ma nell'atmosfera terrestre pu subire tre fenomeni principali: - Riflessione: il rimbalzare dei raggi di luce su una superficie. - Assorbimento: il trasferimento d'energia luminosa su una particella o su una superficie (le superfici nere assorbono l'energia di tutte le lunghezze d'onda). - Rifrazione: la deviazione dei raggi di luce quando questi passano da un mezzo trasparente ad un altro, ad es da aria ad acqua, perch la velocit della luce maggiore in aria che in acqua. Il mezzo trasparente dellocchio devia i raggi di luce sulla retina. Struttura dellocchio: Le parti principali dell'occhio sono: - Pupilla: apertura che permette alla luce dentrare nellocchio e raggiungere la retina, appare nera perch i pigmenti della retina assorbono la luce. - Iride: muscolo circolare che controlla la dimensione della pupilla, la sua pigmentazione rappresenta il colore degli occhi. - Cornea: superficie esterna vitrea che ricopre iride e pupilla. - Sclera: il bianco dellocchio, che costituisce la parte dura del globo oculare. - Muscoli extraoculari: tre paia, inseriti nella sclera, muovono il globo oculare nellorbita ossea. - Congiuntiva: membrana ripiegata che nasce dalla parte interna delle palpebre e si congiunge alla sclera. - Nervo ottico: trasporta gli assoni della retina, fuoriesce dal retro dellocchio, passa attraverso lorbita, e raggiunge il cervello alla sua base, in prossimit dellipofisi. - Retina: presenta vasi sanguigni sulla superficie. - Disco ottico: regione circolare chiara da cui prendono origine i vasi sanguigni che si dispongono ad arco verso la macula. E anche il luogo in cui le fibre del nervo ottico si allontanano dalla retina. Non contiene recettori. - Macula: regione pi scura di colore giallognolo, situata al centro della retina, deputata alla visione centrale. Non presenta grossi vasi sanguigni. - Fovea: il punto in cui la retina pi sottile ed esattamente al centro. La parte di retina pi vicina al naso rispetto alla fovea detta retina nasale, la parte sul lato opposto retina temporale. - Cristallino: localizzato dietro liride, sostenuto da legamenti sospensori o fibre zonulari uniti ai muscoli ciliari, i quali sono connessi alla sclera a formare un anello dentro locchio. - Umor acqueo: fluido acquoso che si trova tra la cornea e il cristallino. - Umor vitreo: viscoso e gelatinoso, si trova tra il cristallino e la retina. Con la sua pressione mantiene la forma sferica del globo oculare.

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Formazione dellimmagine attraverso locchio: Rifrazione della cornea: l'occhio raccoglie i raggi di luce emessi o riflessi dagli oggetti e li mette a fuoco sulla retina per formare immagini. La luce colpisce la cornea e passa dall'aria all'umor acqueo, deviando (a causa del passaggio da aria a umor acqueo) in modo da convergere nella parte posteriore dell'occhio (a causa della superficie curva della cornea) e la distanza della superficie di rifrazione dal punto in cui convergono i raggi di luce paralleli chiamata distanza focale. La distanza focale dipende dalla curvatura della cornea, pi stretta la curvatura e pi piccola la distanza focale, e l'unit di misura di questa distanza la diottria. Il potere di rifrazione dipende dal rallentamento della luce a livello dellinterfaccia ariacornea, se al posto dellaria ci fosse un altro mezzo il potere di rifrazione sarebbe minore. Accomodamento del cristallino: il cristallino implicato nella formazione di immagini retiniche nitide di oggetti messi a meno di nove metri dall'occhio. Quando gli oggetti si avvicinano, i raggi di luce originati su un determinato punto non possono pi essere considerati paralleli, cos che diventa necessario un maggiore potere di rifrazione per metterli a fuoco sulla retina. Questo permesso dal cristallino attraverso la modificazione della sua forma (accomodamento). Riflesso pupillare alla luce: coinvolge le connessioni tra la retina e i neuroni del tronco encefalico che fanno sinapsi con i motoneuroni che controllano il muscolo che restringe la pupilla, puntando la luce su un solo occhio si ha la costrizione di entrambe le pupille, la quale fa aumentare la profondit di fuoco. Campo visivo: la porzione di spazio che pu esser vista da ciascun occhio, inoltre il campo visivo sinistro rappresentato sul lato destro della retina e quello destro sul sinistro. L'acuit visiva la capacit dell'occhio di distinguere tra due punti vicini, e dipende dalla spaziatura tra i recettori della retina e dalla precisione di rifrazione oculare. Le distanze sulla retina possono essere descritte in termini di gradi di angolo visivo. Malattie: cataratta (annebbiamento del cristallino), strabismo (disequilibrio nei muscoli extraoculari che li fan puntare in direzioni diverse), glaucoma (perdita progressiva della visione per via di una pressione intraoculare elevata) e retine pigmentosa (progressiva degenerazione dei fotorecettori). Anatomia microscopica della retina: La via pi diretta del flusso delle informazioni visive va dai fotorecettori alle cellule bipolari alle cellule gangliari, le quali generano potenziali d'azione in risposta alla luce, che si propagano lungo il nervo ottico verso il resto del cervello. Lelaborazione retinica influenzata anche da altri due tipi di cellule: le cellule orizzontali, che ricevono le afferenze dai fotorecettori e proiettano i loro neuriti lateralmente per influenzare le cellule bipolari e i fotorecettori, e le cellule amacrine che ricevono le afferenze dalle cellule bipolari e proiettano lateralmente per influenzare le cellule gangliari, le cellule bipolari e altre cellule amacrine. Le uniche cellule fotosensibili della retina sono i fotorecettori e le cellule gangliari sono l'unica via efferente che lascia la retina. Organizzazione laminare della retina: la nomenclatura parte dal centro del globo oculare: - Strato delle cellule gangliari: contiene i corpi delle cellule gangliari. - Strato plessiforme interno: contiene i contatti sinaptici tra cellule bipolari, amacrine e gangliari - Strato nucleare interno: contiene i corpi delle cellule bipolari, orizzontali e amacrine. - Strato plessiforme esterno: i fotorecettori fanno sinapsi con le cellule bipolari ed orizzontali. - Strato nucleare esterno: contiene i corpi cellulari dei fotorecettori. - Strato dei segmenti esterni dei fotorecettori: contiene gli elementi fotosensibili alla retina. Fotorecettori: si occupano della conversione della radiazione elettromagnetica in segnale nervoso e sono posizionati sul fondo della retina. Un fotorecettore pu essere suddiviso in: - Segmento esterno: rivestito da dischi membranosi contenenti fotopigmenti che assorbono la luce provocando modificazioni del potenziale di membrana del fotorecettore. I segmenti esterni possono essere: bastoncelli, cio lunghi, cilindrici e con molti dischi, o coni, cio corti, assottigliati verso la fine e con pochi dischi. I bastoncelli sono pi sensibili alla luce dei coni, e sono i responsabili della visione notturna, mentre i coni sono i responsabili di quella diurna e della visione dei colori. I bastoncelli contengono lo stesso fotopigmento, mentre esistono tre tipi di coni, ciascuno dei quali sensibile a diverse lunghezze d'onda luminose e han quindi la capacit di vedere i colori. - Segmento interno - Corpo cellulare - Terminazione sinaptica La retina periferica pi sensibile alla luce perch possiede pi bastoncelli e meno coni e ha un rapporto maggiore fra fotorecettori e cellule gangliari (ciascuna delle quali riceve informazioni da pi recettori). La fovea la regione della retina pi specializzata alla visione e con maggior risoluzione, grazie al fatto che la disposizione laterale delle cellule gangliari crea un infossamento che permette alla luce di colpire i fotorecettori senza passare attraverso altri strati cellulari della retina. Fototrasduzione: Si ha quando i fotorecettori convertono (trasducono) l'energia luminosa in modificazioni del potenziale di membrana. Fototrasduzione nei bastoncelli: la stimolazione luminosa del fotopigmento attiva le proteine G che attivano un enzima effettore capace di modificare la concentrazione citoplasmatica della molecola di secondo messaggero, iperpolarizzando la

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membrana e provocando la chiusura dei canali ionici. In condizioni di buio vi invece il continuo ingresso di ioni Na+ dal segmento esterno, la membrana depolarizzate, in un processo chiamato corrente al buio. I canali per il sodio vengono stimolati ad aprirsi dal secondo messaggero guanosinmonofosfato ciclico (GMPc), prodotto dai fotorecettori. La luce riduce il GMPc, e ci provoca la chiusura dei canali Na+ e cos il potenziale di membrana diventa pi negativo, quindi i fotorecettori iperpolarizzano in risposta alla luce. La rodopsina, una proteina recettrice legata ad un agonista chimico, assorbe radiazioni elettromagnetiche. L'assorbimento di luce attiva l'opsina (la proteina recettrice), in un processo di sbiancamento, perch modifica le lunghezze d'onda assorbite dalla rodopsina. Lopsina attiva l'enzima effettore fosfodiesterasi (PDE) il quale riduce drasticamente la concentrazione di GMPc presente nel citoplasma dei bastoncelli al buio, e ci provoca la chiusura dei canali Na+ e l'iperpolarizzazione di membrana. Fototrasduzione nei coni: la visione durante il giorno dipende interamente dai coni, i cui fotopigmenti hanno una maggiore quantit di energia sbiancante. Il processo di fototrasduzione uguale a quello dei bastoncelli, solo che esistono coni del blu, del verde e del rosso, le cui opsine sono sensibili solo a quelle determinate lunghezze d'onda. Secondo la teoria tricromatica di Young-Helmholtz, il cervello attribuisce i colori in base al confronto tra le risposte dei 3 tipi di coni, e quando tutti e 3 i coni sono ugualmente attivi noi percepiamo il bianco. E difficile rilevare i colori di notte perch soltanto i bastoncelli, con un solo tipo di fotopigmento, sono attivati in condizioni di scarsa luminosit. Il passaggio dalla visione notturna solo bastoncelli e quella diurna solo coni non avviene in modo istantaneo, ma richiede circa 20-25 minuti. Per l'adattamento al buio si deve attendere la rigenerazione della rodopsina che era sbiancata, l'aggiustamento del circuito funzionale della retina e la dilatazione delle pupille, il processo inverso si ha per l'adattamento alla luce. Elaborazione retinica: Solo le cellule gangliari generano potenziali d'azione, mentre le altre cellule della retina rispondono alla stimolazione con modificazioni graduali del potenziale di membrana. Le risposte delle cellule gangliari sono prodotte a partire dalle interazioni tra le cellule orizzontali e bipolari. A ciascuna stazione sinaptica, le risposte vengono modificate attraverso le connessioni laterali delle cellule orizzontali e delle cellule amacrine. La via pi diretta del flusso di informazioni nella retina va dai fotorecettori, alle cellule bipolari, alle cellule gangliari. I fotorecettori liberano i neurotrasmettitori (glutammato) quando sono depolarizzati, quindi alla luce ci saranno meno neurotrasmettitori (lo stimolo preferito di un fotorecettore il buio, quando unombra viene proiettata il fotorecettore reagisce depolarizzandosi e liberando neurotrasmettitore). Nello strato plessiforme esterno, ciascun fotorecettore contrae sinapsi con le cellule bipolari e orizzontali. Abbiamo due tipi di cellule bipolari: cellule bipolari OFF, i canali cationici glutammato-dipendenti mediano il PPSE depolarizzante prodotto dall'ingresso di ioni Na+, mentre le cellule bipolari ON rispondono al glutammato attraverso l'iperpolarizzazione (usando recettori con proteina G), quindi allo spegnimento della luce c' pi glutammato e all'accensione ce n' di meno. Ogni cellula bipolare riceve afferenze sinaptiche dirette da un gruppo di recettori, inoltre connessa, attraverso le cellule orizzontali, ad un circoscritto anello di fotorecettori che circondano questo gruppo centrale. Il campo recettivo di una cellula bipolare quell'area della retina che stimolata dalla luce produce nella cellula una modificazione di potenziale di membrana. Il campo recettivo di una cellula bipolare composta da due parti: il centro del campo recettivo che provvede ad afferenze dirette dai fotorecettori, e la periferia del campo recettivo che fornisce afferenze attraverso le cellule orizzontali. L'illuminazione del centro provoca la depolarizzazione della cellula (risposta ON), l'illuminazione della periferia provoca l'iperpolarizzazione antagonista della cellula bipolare. Le cellule bipolari hanno dunque i campi recettivi centro-periferia antagonisti. Efferenze retiniche: L'unica fonte di output che dalla retina viene inviata al cervello sono i potenziali d'azione delle cellule gangliari. Esistono cellule gangliari centro ON e OFF: una cellula gangliare centro ON sar depolarizzata e risponder con una serie di potenziali d'azione quando un punto di luce viene proiettato sul centro del suo campo recettivo, allo stesso modo una cellula centro OFF sar iperpolarizzata e risponder ad un piccolo punto scuro sul centro del suo campo recettivo. In entrambi i tipi di cellule la risposta alla stimolazione del centro annullata dalla risposta alla stimolazione della periferia. Le cellule gangliari rispondono a differenze di luminosit che avvengono all'interno del loro campo recettivo. Cellule gangliari: la maggior parte delle cellule gangliari hanno un campo ricettivo centro-periferia centro ON o centro OFF. Esistono le grandi cellule gangliari di tipo M e le piccole cellule gangliari di tipo P. Le P costituiscono circa il 90% delle cellule gangliari, le M circa il 5% e il rimanente 5% costituito da una variet di cellule gangliari non M-non P. Le M avendo campi recettivi pi ampi conducono pi rapidamente il potenziale d'azione e sono pi sensibili a stimoli a basso contrasto, e rispondono alla stimolazione del centro del loro campo recettivo con una scarica transiente di potenziali d'azione, mentre le P rispondono ad una scarica sostenuta e prolungata per tutta la durata dello stimolo. Pare che le cellule M siano pi portate a seguire i movimenti, mentre le P sono pi adatte alla forma e ai dettagli. Le cellule P sono sensibili a differenze nelle lunghezze d'onda della luce e sono per ci chiamate cellule opponenti ai colori, dato che la risposta ad una lunghezza d'onda al centro del campo annullata dalla proiezione di un'altra lunghezza d'onda nella periferia. Nelle P i colori che si cancellano a vicenda sono rosso e verde, (R+V-) nelle non M-non P sono il blu e il giallo (G+B-). La mancanza di opponenza per il colore nelle cellule M spiegata dal fatto che nel centro e nella periferia arrivano input da pi di un tipo di coni. Elaborazione parallela: noi vediamo il mondo non con un solo occhio, bens con due occhi che producono due flussi paralleli di informazioni, e ponendoli a confronto si possono avere informazioni sulla profondit (la distanza dell'oggetto dall'osservatore). Si hanno inoltre flussi indipendenti di informazioni circa la luce e il buio da entrambi gli occhi, e le cellule gangliari possiedono diversi campi recettivi e diverse propriet di risposta. Le cellule M son coinvolte nella

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visione a bassa risoluzione, le P nei dettagli, le P e non M-non P sono specializzate per l'elaborazione separata di informazioni rosso-verde e giallo-blu.

CAPITOLO 10 : IL SISTEMA VISIVO CENTRALE Proiezione retinofuga o retinica: E la via neurale che parte dall'occhio, cominciando col nervo ottico, allontanandosi dalla retina. I componenti sono: - Nervi ottici: escono dallocchio presso i dischi ottici, attraversano un tessuto grasso dietro gli occhi nelle orbite. - Chiasma ottico: sia il nervo ottico destro che quello sinistro si uniscono a formare questa struttura, che giace alla base del cervello vicino alla ghiandola pitutaria. Presso il chiasma, gli assoni originatisi nelle retine nasali si incrociano (decussazione = incrocio di un gruppo di fibre da una parte allaltra del cervello). E una decussazione parziale della proiezione retinofuga. - Tratti ottici: gli assoni proseguono poi formando questi tratti, che corrono sotto la pia madre lungo le superfici laterali del diencefalo. Il campo visivo totale quella regione dello spazio che pu essere vista da entrambi gli occhi, quando lo sguardo viene tenuto fisso su un punto. Esso pu essere diviso in due emicampi, destro e sinistro. Il campo visivo binoculare quella porzione centrale di entrambi gli emicampi che vista da entrambe le retine. Le fibre del nervo ottico si incrociano nel chiasma ottico in modo che l'emicampo visivo sinistro viene visto dall'emisfero destro, e viceversa. Gli assoni del nervo ottico fanno sinapsi con: - Ipotalamo. - Talamo: in particolare con una regione della parte dorsale detta nucleo genicolato laterale (NGL), questi assoni proiettano sulla corteccia visiva primaria (proiezione detta radiazione ottica). Una lesione in qualsiasi parte della proiezione retinofuga verso il NGL, causa la cecit, e quindi questa via media la percezione visiva cosciente. - Mesencefalo: facendo sinapsi con una parte detta pretetto controllano alcuni movimenti oculari, mentre altre cellule gangliari proiettano su una parte del tetto del mesencefalo, il collico superiore o tetto ottico (proiezione retinotettale).

Nucleo genicolato laterale: I nuclei genicolati destro e sinistro del talamo sono i due principali bersagli dei due tratti ottici, ciascuno di essi diviso in sei strati di cellule. I neuroni del NGL ricevono gli input sinaptici dalle cellule gangliari retiniche e numerosi neuroni del GNL proiettano i loro assoni verso la corteccia visiva primaria attraverso la radiazione ottica. Il genicolato destro riceve informazioni dal campo visivo sinistro e viceversa, quindi l'input proveniente dai due occhi viene tenuto separato. Gli strati ventrali 1,2 contengono neuroni grossi e vengono definiti strati magnocellulari, ricevono dalle cellule gangliari M. Gli strati dorsali 3,4,5,6, invece, contengono piccoli neuroni e vengono detti strati parvocellulari, ricevono dalle cellule gangliari P. Gli strati koniocellulari sono composti da numerosi neuroni piccoli che giacciono ventralmente rispetto a ciascuno strato e ricevono input dalle cellule gangliari non M-non P. I campi recettivi dei neuroni del NGL funzionano in modo analogo a quelli delle cellule gangliari (periferia, centro, sensibilit alla luce e non), inoltre, all'interno di tutti gli strati del NGL, le cellule centro ON e quelle centro OFF sono mescolate. Anatomia delle corteccia stirata: LNGL proietta i suoi assoni alla corteccia visiva primaria, che costituisce l'area 17 di Brodmann o V1 o corteccia striata, situata nel lobo occipitale, circondata dalla scissura calcarina. Possiede neuroni con corpi cellulari disposti in circa sei strati o lamine (ma potrebbero essere nove), individuabili col colorante di Nissl. Ha sei strati, il quarto per viene suddiviso in tre (IVA IVB IVC). Il primo strato (esterno, sotto la pia madre) privo di neuroni ed costituito da assoni e dendriti delle cellule degli altri strati. In questi strati troviamo cellule stellate spinose (piccoli neuroni con dendriti ricoperti di spine che si irradiano esternamente dal copro cellulare) e cellule piramidali (ricoperte da spine e caratterizzate da un grosso e singolo dendrite apicale che si ramifica ascendendo verso la pia madre, e alcuni dendriti basali che si estendono in orizzontale), e solo queste inviano i loro assoni fuori dalla corteccia striata verso le altre parti del cervello. Solo le cellule piramidali inviano i loro assoni al di fuori della corteccia per formare delle connessioni con altre parti del cervello, gli assoni delle cellule stellate possiedono esclusivamente connessioni locali allinterno della corteccia.

I neuroni corticali che ricevono input dalla zona centrale della retina sono pi numerosi dei neuroni che ricevono input dalle zone periferiche della retina. Proiezion separano nello strato IVC, scoprendo le colonne di dominanza oculare (serie di strisce tipo zebra). Dallo strato IVC si proiettano assoni verso gli strati IVB e III e si combinano informazioni provenienti dai due occhi. Cellule del III strato ricevono input diretti dal genicolato in alcune zone chiamate blob (pilastri ricchi di citocromo ossidasi). Fisiologia della corteccia striata: Neuroni selettivi per lorientamento: lorientamento ottimale per un neurone pu essere una qualsiasi delle angolazioni. E stata scoperta una colonna di orientamento, individuata passando da uno strato a quello successivo, lungo questa colonna vi sono neuroni selettivi per lo stesso orientamento. Neuroni selettivi per la direzione: rispondono quando una linea di luce ottimale si muove perpendicolarmente allorientamento verso una direzione ma non nella direzione opposta.

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Ci sono tre vie indipendenti che analizzano l'informazione visiva: - Via magnocellulare aree corticali extrastriate. Utilizzata nellanalisi del movimento degli oggetti e nel controllo delle azioni motorie. - Via parvo-interblob (V1) strato IVC e interblob. Coinvolta nellanalisi dei dettagli delloggetto. - Via blob: (retina) cellule gangliari nonMdelloggetto. Esistono molteplici canali paralleli, indipendenti, che analizzano l'informazione visiva, un'area della corteccia che ha tutte le aree necessarie per l'analisi dell'immagine in un determinato punto visivo detta modulo corticale. Oltre la corteccia striata: Esistono due flussi di elaborazione visiva che si estendono nella corteccia: 1. Via dorsale: dalla corteccia striata verso i lobo parietale. - Area MT o V5: specializzata nell'informazione relativa al movimento degli oggetti, ricevendo input dalle aree V2 e V3 ed essendo innervata dalla IVB che fa parte del canale magnocellulare. - Area MST: contiene cellule per i movimenti radiali e circolari. 2. Via ventrale: verso il lobo temporale. E' responsabile dell'analisi degli attributi visivi diversi dal movimento. - Area V4: riceve input dai blob e dagli interblob, e possiede grandi cellule selettive per l'orientamento, la forma e il colore. - Area IT: contiene neuroni i cui campi recettivi hanno propriet spaziali complesse, e serve per la percezione visiva e la memoria (come il ricordo dei visi). Dalla risposta dei singolo neuroni alla percezione: La percezione visiva richiede l'azione combinata di molti neuroni corticali. I campi recettivi dei fotorecettori sono piccoli punti sulla retina, mentre quelli delle cellule gangliari hanno una struttura centro-periferia, e queste cellule sono sensibili a diversi fattori, come il contrasto e la lunghezza d'onda della luce. I fotorecettori rispondono ad una vasta gamma di lunghezze d'onda, le cellule semplici rispondono a molti orientamenti, le cellule complesse (blob e interblob) sono invece pi selettive all'orientamento, le cellule MT ad un'ampia gamma di movimenti, inoltre, le cellule che sono selettive per una determinata propriet sono comunque sensibili ad altre propriet. Tutta l'elaborazione dell'informazione visiva avviene in parallelo, con diversi pattern/moduli che vengono confrontati per poter ottenere il risultato finale e poter prendere decisioni. Ad esempio i contorni di un oggetto possono essere combinati assieme se l'attivit di un singolo modulo risulta sensibile all'attivit di altri moduli che sono attivi nello stesso momento. Le connessione tra i vari moduli (a volte distanti, agli estremi degli emisferi) sembrano essere analoghe alle connessioni orizzontali che uniscono le cellule dello strato III, queste connessioni uniscono selettivamente come un filo le cellule che possiedono campi recettivi caratteristici. La caratteristiche di base dell'organizzazione del sistema visivo sono caratteristiche anche dei sistemi sensoriali della percezione uditiva e tattile. Movimenti oculari: Ci sono sei muscoli per i movimenti oculari, con i quali possibile fare solo quattro movimenti. L'area massima di acuit visiva circoscritta alla fovea in cui sono presenti molti coni. I movimenti oculari possono orientare la fovea verso gli oggetti da guardare. I movimenti oculari ci permettono di scansionare il campo visivo e di focalizzare la nostra attenzione sulle regioni della scena che contengono le informazioni pi significative, inoltre, stato scoperto che le immagini visive focalizzate scompaiono rapidamente. Il controllo dei movimenti oculari fatto da tre coppie di muscoli: muscoli retto laterale e muscolo retto mediale, muscolo retto superiore e muscolo retto inferiore, muscolo obliquo superiore e muscolo obliquo inferiore. Questi permettono il movimento degli occhi su tre assi: orizzontale, verticale, di torsione (movimenti che portano la parte superiore dell'occhio verso il naso e in direzione opposta). I muscoli dell'occhio sono innervati dalle fibre di tre nervi cranici che escono tutti dal tronco encefalico: il nervo abducente (VI) che innerva il muscolo retto laterale, il nervo trocleare (IV) che innerva il muscolo obliquo superiore, il nervo oculomotore (III), che innerva tutti i restanti muscoli dell'occhio. Un particolare gruppo di cellule del nucleo oculomotore innerva i muscoli elevatori delle palpebre. Esistono quattro tipi di movimenti oculari: - Movimenti saccadici: portano rapidamente la fovea verso un bersaglio visivo posto pi perifericamente. - Movimenti lenti di inseguimento: mantengono fissa sulla retina l'immagine di un oggetto in movimento. - Movimenti di vergenza: fanno s che l'immagine di un oggetto pi lontano o pi vicino si proietti sempre su entrambe le fovee. - Movimenti vestibolo-oculari: mantengono stabili le immagini sulla retina durante i movimenti fasici del capo. La percezione visiva dipende dai frequenti cambiamenti di scena, tramite movimenti saccadici, bruschi e minimi spostamenti degli occhi che continuano ad avvenire anche quando si fissa qualcosa. Quindi il nostro punto di vista cambia in continuazione, e senza questi cambiamenti la percezione delle immagini sparirebbe entro pochi secondi. La stabilizzazione dell'immagine retinica in un occhio induce un calo della percezione nell'altro occhio, un effetto noto come trasferimento interoculare.

CAPITOLO 11 : SISTEMI UDIVO E VESTIBOLARE La natura del suono:

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Il suono consiste in variazioni udibili della pressione dell'aria: quando un oggetto si muove verso una massa d'aria, questa viene compressa producendo un incremento della densit delle molecole, se invece l'oggetto si muove in direzione opposta, l'aria viene rarefatta, diminuendo la sua densit. La frequenza del suono il numero di compressioni o rarefazioni di molecole che entrano nel nostro orecchio ad ogni secondo, mentre un ciclo del suono la distanza tra le due compressioni successive e quindi la frequenza (espressa in Hertz Hz) il numero di cicli al secondo. Onde sonore ad alta frequenza hanno un maggior numero di regioni compresse e rarefatte a parit di spazio, rispetto a quelle a bassa frequenza, e il fatto che il suono sia percepito come tono alto o basso, determinato dalla sua frequenza. Il nostro complesso uditivo risponde ad un intervallo che va da 20 a 20.000 Hz. L'intensit la differenza di pressione tra le zone di compressione e decompressione dell'aria. E' la simultanea combinazione di diverse frequenze a diverse intensit, che conferisce ai vari strumenti musicali un suono specifico. Struttura del sistema uditivo: Lorecchio diviso in: - Orecchio interno: inizia con il padiglione auricolare, la porzione visibile dell'orecchio formata da cartilagine e ricoperta da cute, serve per raccogliere i suoni e con la sua forma a pinna ci rende pi sensibili ai suoni che provengono dal davanti che da dietro. Si prosegue con il canale uditivo che si estende per 2,5 cm terminando nella membrana timpanica. - Orecchio medio: inizia con la membrana timpanica o timpano; connesse ad essa, situate in una piccola camera daria, ci sono le ossa pi piccole di tutto il corpo, denominate ossicini. Gli ossicini trasformano i movimenti della membrana timpanica in movimenti di una seconda membrana, la finestra ovale. - Orecchio interno: inizia con la finestra ovale, oltre la quale troviamo la coclea, che piena di liquido messo in movimento della membrana, questo responsabile della trasformazione del movimento fisico della membrana in risposta neuronale.

Il segnale neurale viene trasferito ed elaborato da una serie di nuclei del tronco dell'encefalico e gli output di questo nucleo vengono inviati al talamo, nel nucleo genicolato mediale (NGM), che proietta alla corteccia uditiva primaria (A1) nel lobo temporale. Orecchio medio: Il suono convogliato dall'orecchio esterno a quello medio provoca variazioni di pressione dell'aria che vengono convertite nei movimenti degli ossicini. L'ossicino direttamente connesso alla membrana timpanica il martello, che forma un'articolazione rigida con l'incudine, la quale la forma flessibile con la staffa, la cui porzione piatta inferiore, detta piede della staffa, si muove avanti e indietro sulla finestra ovale trasmettendo le vibrazioni sonore ai liquidi della coclea. Lorecchio medio collegato al retrobocca attraverso le trombe di Eustachio, solitamente chiuse da una valvola. Quando un aereo prende quota la pressione esterna diminuisce mentre quella interna rimane tale, creando una spiacevole sensazione che pu essere eliminata sbadigliando o deglutendo, cio aprendo la valvola delle trombe. Gli ossicini amplificano la pressione del suono in modo che possa essere trasmessa nel liquido presente nell'orecchio interno (serve una pressione maggiore per provocare vibrazioni in un liquido che nellaria).

IMMAGINE 19! I muscoli che muovono gli ossicini sono il muscolo tensorio del timpano e il muscolo stapedio, che contraendosi irrigidiscono la catena di ossicini facendo diminuire la conduttivit del suono, provocando il riflesso di attenuazione, questo riflesso serve per adattare l'orecchio al suono continuo ad alte intensit, proteggere l'orecchio interno da suoni intensi che lo danneggerebbero, a distinguere i suoni ad alta frequenza tra tanti e a ridurre la percezione della nostra stessa voce quando parliamo perch coprirebbe tutti gli altri suoni. IMMAGINE 20! Orecchio interno: La coclea ha una forma a spirale ed costituita un tubo cavo le cui pareti sono d'osso, e dalla colonna centrale che chiamata modiolo. Il tubo diviso in tre camere con liquido: la scala vestibolare, la scala media e la scala timpanica. La membrana di Reissner separa la scala vestibolare dalla scala media, la membrana basilare divide la scala timpanica dalla scala media e su di essa risiede l'organo di Corti che contiene i recettori neurali uditivi; al di sopra di questo si trova la membrana tettoria. Allapice della coclea la scala media si chiude, mentre le altre due si connettono attraverso un foro della membrana chiamato elicotrema. Il liquido della scala vestibolare e timpanica chiamato perilinfa, ed ha basse concentrazioni di K+ e alte di Na+, la scala media invece ha l'endolinfa con concentrazioni alte di K+ e basse di Na+. La stria vascolare (il rivestimento della scala media), riassorbe sodio e secerne potassio contro il loro gradiente di concentrazione, e questo spiega il perch di queste diversit di concentrazioni tra le due membrane; inoltre l'endolinfa possiede un potenziale elettrico pi positivo della perilinfa, questo potenziale detto endococleare. Alla base della coclea ci sono due fori ricoperti da membrane, la finestra ovale e la finestra rotonda.

In linea di massima: qualunque movimento sulla finestra ovale deve essere accompagnato da un movimento complementare sulla finestra rotonda, e ci avviene a causa del liquido incompressibile di cui la coclea piena. Quando il suono spinge il piede della staffa sulla membrana della finestra ovale, la perilinfa spostata nella scala vestibolare, mentre lendolinfa nella scala media. Se la frequenza alta, la base rigida della membrana entrer facilmente in vibrazione dissipando la maggior parte dell'energia e l'onda non si propagher troppo lontano. Suoni in bassa frequenza invece generano onde che viaggiano fino all'apice, viceversa con i suoni a bassa frequenza. Organo di corti: costituito da cellule ciliate, i bastoncelli di corti, e da cellule di sostegno che si trovano tra la membrana basilare ed un sottile strato di tessuto chiamato lamina reticolare. I bastoncelli uniscono queste due membrane e costituiscono un supporto

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strutturale. I recettori uditivi sono detti cellule ciliate perch ciascuno possiede circa 100 stereocilia che partono dalla sua estremit superiore. L'evento critico nella trasduzione del suono in segnale nervoso il piegamento delle cilia delle cellule ciliate. Esistono cellule ciliate interne ed esterne, che formano sinapsi con neuroni i cui corpi cellulari (bipolari) si trovano nel ganglio spirale, nel modiolo. Gli assoni provenienti dal ganglio spirale entrano nel nervo vestibolococleare o VIII nervo cranico, che proietta ai nuclei cocleari del nucleo.

IMMAGINE 21! Quando la membrana basilare si muove in risposta ad un movimento della staffa, si mettono in movimento le intere fondamenta che sostengono le cellule ciliate. Quando le stereocilia sono piegate in una direzione, la cellula ciliata si depolarizza, mentre se sono piegate nella direzione opposta si iperpolarizza. L'onda sonora causa il piegamento avanti e indietro delle stereocilia e queste generano un potenziale di recettore che produce iperpolarizzazione e depolarizzazione alternate, rispetto al potenziale a riposo. Queste modificazioni del potenziale sono il risultato dell'apertura del canale del potassio sulla punta delle stereocilia quando esse si piegano. I canali per il potassio sono legati alla parete delle cilia attraverso un filamento elastico, quando la cilia dritta il canale semi aperto, facendo entrare poco potassio, muovendosi in avanti il canale si apre del tutto, depolarizzando e attivando i canali calcio-voltaggio dipendenti, che fanno entrare Ca2+ che determina il rilascio del neurotrasmettitore glutammato che attiva le fibre del ganglio spirale, mentre muovendosi indietro i canali si chiudono iperpolarizzando. Il nervo uditivo costituito dagli assoni dei neuroni i cui corpi cellulari si trovano nel ganglio spirale. Una fibra del ganglio spirale riceve afferenze da una sola cellula ciliata interna, e ciascuna di queste cellule porta informazioni a circa 10 neuroni del ganglio spirale, con le esterne il contrario. La maggior parte delle informazioni che provengono dalla coclea derivano dalle cellule ciliate interne (nonostante siano molto meno numerose delle esterne). L'orecchio non solo trasduce il segnale, ma lo crea, grazie alle cellule ciliate esterne che amplificano il movimento della membrana basilare durante la stimolazione con suoni a bassa intensit, questo grazie a proteine motrici che modificano la lunghezza delle cellule ciliate esterne. Il motore delle cellule ciliate guidato dal potenziale di recettore e non dall'ATP, ed estremamente veloce. Quando le proteine motrici modificano la lunghezza delle cellule ciliate, la membrana basilare viene tirata verso o spinta lontano dalla lamina reticolare e dalla membrana tettoria. Le cellule ciliate esterne costituiscono dunque un amplificatore cocleare. Il furosemide una sostanza che inattiva le proteine motrici delle ciliate esterne, e questo comporta una diminuzione una riduzione del movimento della membrana basilare. Oltre alle afferenze del ganglio spirale che proietta dalla coclea al tronco encefalico, ci sono anche circa 1000 fibre efferenti che proiettano dal tronco encefalico verso la coclea. Processi uditivi centrali: Le afferenze provenienti dal ganglio spirale entrano nel tronco dell'encefalo attraverso il nervo vestibolococleare. A livello del bulbo gli assoni innervano il nucleo cocleare dorsale ed il nucleo cocleare ventrale ipsilaterali alla coclea, e ciascun assone si ramifica in modo da contrarre sinapsi con neuroni di entrambi i nuclei cocleari. Le cellule del nucleo cocleare proiettano assoni all'oliva superiore di entrambi i lati del tronco encefalico, mentre gli assoni dei neuroni olivari ascendono lungo il lemnisco laterale ed innervano il collicolo inferiore del mesencefalo. I neuroni del collicolo inviano i loro assoni al nucleo genicolato mediale (NGM) del talamo, che a sua volta proietta alla corteccia uditiva. Il collicolo superiore riceve assoni da quello inferiore e questo comporta un'integrazione delle informazioni uditive e visive al cervelletto. La via uditiva dotata di numerosi sistemi di feedback, inoltre i nuclei uditivi del tronco dell'encefalo ricevono afferenze da entrambe le orecchie. IMMAGINE 22! La maggior parte delle cellule del ganglio spirale ricevono afferenze da una sola cellula ciliata interna e generano potenziali d'azione solo in risposta a suoni entro un limitato intervallo di frequenza. La frequenza caratteristica del neurone, quella frequenza alla quale il neurone risponde meglio, mentre nel NGM ci sono cellule che rispondono a suoni complessi. L'oliva superiore ha invece cellule che ricevono afferenze dai nuclei cocleari di entrambi i lati del tronco encefalico. Codifica dellintensit e della frequenza del suono: Le informazioni sull'intensit del suono vengono codificate in due modi correlati: la frequenza di scarica dei neuroni e il numero di neuroni attivati. Quando uno stimolo diventa pi intenso la membrana basilare vibra con maggior ampiezza provocando maggior depolarizzazione e iperpolarizzazione, inoltre stimoli pi intensi producono movimenti della membrana basilare su maggiore distanza e ci comporta all'attivazione di un numero maggiore di cellule ciliate. La maggior parte dei neuroni sono pi sensibili alla loro frequenza caratteristica. Differenti porzioni di membrana sono massimamente deformate da suoni a frequenze differenti: le fibre del nervo uditivo connesse alle cellule ciliate vicine alla membrana basilare apicale hanno frequenze caratteristiche basse, quelle vicine alla basilare hanno frequenze caratteristiche alte, inoltre, neuroni vicini hanno frequenze caratteristiche simili. La tonotopia l'organizzazione sistematica in una struttura uditiva sulla base della frequenza caratteristica. La regione della membrana basilare massimamente deformata da un suono dipende dalla sua intensit, oltre che dalla frequenza. L'ancoraggio di fase la scarica della cellula coerente con l'onda sonora, dove il neurone genera potenziali d'azione in coincidenza dei picchi o dei cavi dell'onda. La teoria della scarica afferma che le frequenze medie sono rappresentate dall'attivit globale di un certo numero di neuroni, ciascuno rispondente in modalit di ancoraggio di fase. L'ancoraggio di fase avviene fino ad onde sonore sino a 4 Hz, sopra le onde vengono rappresentate solo tramite tonotopia. Quindi, per avere indicazioni sulla frequenza del suono, a frequenze molto basse viene usato l'ancoraggio di fase, a frequenze intermedie viene usato l'ancoraggio e la tonotopia, a frequenze alte solo la tonotopia. Meccanismi di localizzazione del suono: Piano orizzontale: il ritardo che impiega un suono ad arrivare nell'orecchio pi lontano detto ritardo interaurale. Esso ci permette di localizzare la sorgente del suono, e se non possiamo udire il suono dall'inizio, possiamo sempre utilizzare il tempo di comparsa di

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ciascuna fase del suono, per orientarci. Se per il tono continuo anche ad alta frequenza, il tempo di comparsa interaurale diventa inutile per la localizzazione del suono, dato che un ciclo d'onda pi piccolo della distanza che copre i due orecchi, e quindi si pu usare la differenza interaurale di intensit per risolvere il problema, in quanto il capo produce un'ombra di suono. Il ritardo interaurale e la differenza di intensit interaurale costituiscono la teoria duplice della localizzazione del suono. I neuroni che ricevono il suono sono monoaurali, quelli che lo elaborano sono binaurali. L'ancoraggio di fase essenziale per un confronto preciso dei parametri temporali dei segnali d'arrivo, solo per a frequenze basse, quindi per i ritardi interaurali. I neuroni dell'oliva superiore sono sensibili all'intensit interaurale. Il neurone di tipo EE eccitato dal suono presentato in qualsiasi degli orecchi e fornisce la sua massima risposta quando sono entrambi stimolati, il neurone di tipo EI eccitato dal suono su un orecchio ed inibito dal suono nell'altro. Piano verticale: la localizzazione basata sui riflessi del padiglione auricolare. Le sporgenze e le ripiegature fanno in modo che il suono in entrata venga riflesso e il ritardo tra la via diretta e quella riflessa si modifica in seguito al movimento del suono sul piano verticale. Corteccia uditiva: Gli assoni che lasciano il NGM proiettano alla corteccia uditiva attraverso la capsula interna, in un fascio chiamato radiazione acustica. La corteccia uditiva primaria A1 corrisponde all'area 41 della mappa di Brodmann nel lobo temporale. Lo strato I contiene pochi corpi cellulari, mentre gli strati II e III contengono piccole cellule piramidali. Lo strato IV costituito da densi ammassi di cellule granulari, mentre gli strati V e VI contengono cellule piramidali. La corteccia uditiva organizzata a colonne basate sulla frequenza, mentre alcuni neuroni sono sintonizzati sull'intensit e producono un picco di risposta a particolari intensit. La maggior parte delle cellule di tipo EE e EI, inoltre anche altre aree corticali localizzate sulla superficie del lobo temporale rispondono a stimoli uditivi. La sordit deriva dallablazione bilaterale della corteccia uditiva, e pu essere spesso conseguenza di un danno auricolare, invece lesioni unilaterali della corteccia uditiva possono permettere lo stesso il normale funzionamento dell'udito, questo perch entrambi gli orecchi inviano efferenze alla corteccia di entrambi gli emisferi. Una lesione unilaterale pu comunque causare l'incapacit di individuare la sorgente del suono. Inoltre, lesioni corticali ristrette possono produrre deficit solo per determinate frequenze di suono, e ci rafforza la tesi che le informazioni nel sistema uditivo sono elaborate in parallelo da diverse strutture specializzate. Sistema vestibolare: Il sistema vestibolare responsabile dell'equilibrio e della postura, coordinando capo, collo, occhi e tronco. Labirinto vestibolare: - Coclea (porzione uditiva). - Organi otolitici: rilevano la forza di gravit e linclinazione del capo. Coppie di camere relativamente larghe, il sacculo e lutricolo, vicino al centro del labirinto. - Canali semicircolari: sono sensibili alle rotazioni del capo. Sono le strutture ad arco del labirinto, si trovano su piani ortogonali.

Organi otolitici: ognuno di questi contiene un epitelio sensoriale chiamato macula, orientato verticalmente nel sacculo ed orizzontalmente nellutricolo quando il capo dritto. La macula vestibolare contiene cellule ciliate che si trovano tra un letto di cellule di sostegno e le loro cilia proiettate verso una calotta gelatinosa. Gli organi otolitici hanno dei sottili cristalli di carbonato di calcio, chiamati otoliti, incrostati sulla superficie gelatinosa della macula vicino alle punte dei fasci di cilia, e costituiscono la struttura chiave alla base della sensibilit allinclinazione. Quando langolo della testa cambia, una forza esercitata sugli otoliti, che a loro volta la esercitano sulla calotta gelatinosa che si muove appena e le cellule ciliate si piegano. Ogni cellula ciliata ha un cilio di una lunghezza particolare, il chinocilio. Su ogni macula c un numero sufficiente di cellule ciliate da coprire lintera gamma di direzioni. IMMAGINE 23! Canali semicircolari: le cellule ciliate sono raggruppate intorno ad un letto di cellule, la crista, con una sporgenza lungo il canale, chiamata ampolla. Le cilia proiettano nella cupola gelatinosa, la quale estende il lume del canale entro lampolla. I canali semicircolari sono riempiti con endolinfa. Il piegamento delle cilia si verifica quando il canale improvvisamente ruota intorno al suo asse, come una ruota: lendolinfa rimane indietro ed esercita una forza sulla cupola, piegando le cilia allindietro. IMMAGINE 24! Vie vestibolari centrali: coordinano e integrano linformazione sui movimenti della testa e del corpo e li usano per controllare loutput dei neuroni motori che aggiustano le posizioni del capo, degli occhi e del corpo. Gli assoni vestibolari primari dellVIII nervo cranico si connettono direttamente con il nucleo vestibolare di ciascun lato del tronco encefalico e con il cervelletto. I nuclei vestibolari combinano linformazione vestibolare in arrivo con i dati dal sistema motorio e altre modalit sensoriali. Riflesso vestibolo-oculare (RVO): la capacit di tenere gli occhi fissi su unimmagine anche mentre stiamo ballando forsennatamente. Funziona sentendo le rotazioni del capo e dando immediatamente i comandi per un movimento compensatorio degli occhi nella direzione opposta.

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CAPITOLO 12 : IL SISTEMA SOMATOSENSORIALE Il tatto: La sensazione del tatto ha origine dalla pelle, che pu essere pelosa o glabra ed ha uno strato esterno detto epidermide ed uno interno detto derma. La pelle ha una funzione protettiva e previene l'evaporazione dei fluidi corporei ed il pi ampio organo sensoriale che abbiamo. Meccanorecettori della pelle: la maggior parte dei recettori sensoriali del sistema somatosensitivo costituito dai meccanocettori, sensibili ad esempio al piegamento e all'allungamento del corpo, presenti in tutto il corpo sono deputati alle percezioni cutanee, pressorie, distensive viscerali e masticatorie. Al centro di ogni recettore si trovano canali ionici meccanosensitivi che si attivano in base all'allungamento o a cambiamenti elettrostatici della membrana circostante. Sono stati individuati diversi recettori: il corpuscolo di Pacini che risiede nel derma, gli organi terminali di Ruffini che sono sia nella pelle glabra che pelosa, i corpuscoli di Meissner nelle creste della cute glabra, i dischi di Merkel nell'epidermide, i corpuscoli di Krause tra pelle e mucose. I meccanocettori variano per la frequenza dello stimolo preferenziale, per la pressione e per la loro distribuzione in unarea di ricezione. Quelli del corpuscolo di Pacini e le terminazioni di Ruffini sono i pi estesi. Un'altra diversit sta nella persistenza nel rispondere a stimoli di lunga durata: ci sono recettori a rapido adattamento che rispondono subito ma si disattivano nonostante lo stimolo continui, e recettori a lento adattamento, che generano una risposta prolungata a stimoli persistenti. I peli sono un importante sistema sensoriale e il piegamento di essi provoca una deformazione del follicolo e dei tessuti cutanei circostanti, ci stira e piega vicino le terminazioni nervose provocando modificazioni della frequenza di scarica del potenziale d'azione. La diversa sensibilit meccanica media sensazioni differenti e alcuni recettori sono pi sensibili a certe vibrazioni. La selettivit di un assone meccanico dipende dalla sua struttura di terminazione, Pacini ad esempio ha una capsula ovale, divisa a strati e piena di fluido denso, dove al centro c' una terminazione nervosa. Quando la capsula viene compressa, viene trasmessa energia al terminale nervoso. Se si mantiene la pressione gli strati scivolano uno sull'altro e il terminale assonico cessa la sua deformazione. Per verificare la sensibilit della nostra percezione si usa la discriminazione di due punti: questa discriminazione cambia a seconda della posizione nel corpo, l'area con maggior risoluzione quella dei polpastrelli, perch presentano una maggiore densit di meccanocettori nella cute. Assoni afferenti primari: la pelle innervata dagli assoni che corrono all'interno della rete di nervi periferici verso il SNC, portano l'informazione dai recettori sensoriali somatici al midollo spinale o tronco encefalico e sono detti assoni afferenti primari del sistema sensoriale somatico. Hanno diametri variabili; il diametro di un assone, assieme alla mielina, determina la velocit di conduzione del potenziale dazione. Gli assoni afferenti primari, i cui diametri variano e son distinti in quattro tipi (A, A, A, C), entrano nel midollo spinale attraverso le vie dorsali e i loro corpi cellulari si trovano nel ganglio della radice dorsale. Gli assoni con dimensioni simili che si collegano ai muscoli e ai tendini sono detti gruppi I, II, III, IV, mentre gli assoni del gruppo C sono amielinici a differenza di tutti gli altri. Gli assoni del gruppo C sono inoltre pi piccoli (quindi a conduzione pi lenta) e sono specializzati nel dolore e nella temperatura, mentre le sensazioni tattili sono degli assoni A. IMMAGINE 25! Midollo spinale: la disposizione delle coppie di radici dorsali e ventrali si ripete 30 volte lungo il midollo spinale. Ciascun nervo spinale, costituito dagli assoni della radice dorsale e ventrale, passa attraverso un incavo tra le vertebre del rachide. Ci sono 30 segmenti spinali divisi in: - Cervicale (C) 1-8 - Toracico (T) 1-12 - Lombare (L) 1-5 - Sacrale (S) 1-5 C' correlazione tra organizzazione segmentale dei nervi spinali e innervazione sensoriale della pelle, e la regione cutanea innervata dalle radici dorsali sinistra e destra di un singolo segmento spinale detta dermatomero, e c' quindi una corrispondenza univoca tra dermatomero e segmenti spinali. Il fascio di nervi spinali che corrono lungo le colonne vertebrali lombari e sacrali sono detti cauda equina, ricoperta da dura madre. E formato da una parte pi interna di sostanza grigia, circondata da uno spesso rivestimento di fasci di sostanza bianca, spesso chiamate colonne dorsali. Ciascuna met della sostanza grigia spinale divisa in un corno dorsale, una zona intermedia e un corno ventrale. I neuroni che ricevono informazioni sensoriali dagli afferenti primari sono chiamati neuroni sensoriali di secondo ordine, molti dei quali si trovano nelle corna dorsali.

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Via delle colonne dorsali-lemnisco mediale: la via del tatto e delle vibrazioni. La parte ascendente degli assoni A sale lungo le colonne dorsali del midollo spinale, le quali portano l'informazione cervello. Gli assoni della colonna dorsale terminano nei nuclei della colonna dorsale, al confine tra il midollo spinale e il bulbo. Un lato del cervello responsabile delle sensazioni che derivano dal lato opposto del capo. Gli assoni della colonna dorsale ascendono nella sostanza bianca detta lemnisco mediale, il quale sale verso il bulbo, il ponte e il mesencefalo e i suoi assoni fanno sinapsi con i neuroni del nucleo ventrale posteriore VP del talamo (nessuna informazione sensoriale arriva alla corteccia senza prima esser passata per il talamo). I neuroni talamici del nucleo VP proiettano verso la corteccia somatosensoriale primaria S1. IMMAGINE 26! Vie trigeminali: la sensazione somatica del volto dovuta a grandi nervi trigeminali (V paio nervi cranici) che entrano nel cervello a livello del ponte. C' un nervo per lato del volto, che a sua volta si divide in tre rami che innervano la faccia, l'area periorale, i due terzi pi esterni della lingua e la dura madre che ricopre il cervello. Altri nervi cranici innervano le regioni periauricolari (VII), la zona nasale (IX) e la faringe (X). Gli assoni sensoriali a largo diametro del nervo trigemino recano informazioni tattili dai meccanocettori cutanei, e fanno sinapsi nei neuroni di secondo ordine nel nucleo trigeminale ipsilaterale. Gli assoni del nucleo trigeminale decussano e proiettano nella parte mediale del nucleo VP del talamo, e da qui l'informazione inviata alla corteccia somatosensoriale. IMMAGINE 27! Corteccia somatosensoriale: la maggior parte della corteccia somatosensoriale si trova nel lobo parietale ed divisa in primaria S1, secondaria S2 e parietale posteriore (aree 5 e 7). La corteccia primaria S1 si divide in quattro distinte aree corticali, l'area 3a, 3b, 1 e 2. La corteccia primaria riceve le proiezioni corticali dai nuclei VP talamici, i suoi neuroni sono molto reattivi agli stimoli somatosensitivi, inoltre lesioni alla S1 danneggiano la sensazione somatica, che in caso di normalit pu essere evocata tramite stimolazione elettrica. Proiezioni del talamo terminano nelle aree 3a e 3b, che a loro volta proiettano alle aree 1, 2 e S2, ed essendo quasi sempre bidirezionali questi collegamenti, tornano nelle 3a e 3b. L'area 3b riceve informazioni sulla tessitura (alla 1) e la forma degli oggetti (alla 2). Le informazioni talamiche alla S1 terminano nel IV strato, i quali proiettano negli altri strati, e i neuroni della S1 sono raggruppati a colonne. La topografia delle sensazioni somestesiche della superficie del corpo detta somatotopia, ed una tipica mappa somatotopica detta homunculus (caricatura di uomo). Mappa non sempre continua che pu presentare delle interruzioni. Le dimensioni della corteccia correlata alle varie parti del corpo sono direttamente proporzionali alla densit delle proiezioni sensoriali afferenti e all'importanza degli impulsi sensoriali ricevuti dalle specifiche zone del corpo. Le mappe corticali sono dinamiche e si modificano in rapporto all'esperienza sensoriale. Corteccia parietale posteriore: le informazioni sensoriali sono inizialmente divise, per poi essere riunite ed elaborate assieme, ad esempio la corteccia parietale posteriore correlata sia alla sensazione somatica che agli stimoli visivi. Un danno alle aree parietali posteriori pu causare l'agnosia, incapacit di riconoscere gli oggetti pur avendo normali capacit sensoriali, e la sindrome di negligenza spaziale (neglect), dove l'intera parte sinistra del campo visivo pu essere soppressa o ignorata, tanto da indurre a negarne l'esistenza. La sindrome di neglect di solito dovuta a danni all'emisfero destro e di solito migliorano col tempo. La corteccia parietale posteriore dunque essenziale per la percezione e l'interpretazione delle relazioni spaziali, per un'esatta rappresentazione del proprio corpo e per l'apprendimento delle funzioni di coordinamento del corpo nello spazio. Dolore: I nocicettori sono terminazioni libere arborizzate e non mielinizzate dei terminali nervosi che segnalano che il tessuto del corpo stato danneggiato o che potrebbe esserlo. Il dolore una sensazione irritante, pungente o insopportabile, proveniente da una parte del nostro corpo, la nocicezione il processo sensoriale che fornisce i segnali che localizzano il dolore. I nocicettori possono essere attivi in modo acuto e continuo, mentre il dolore pu essere intermittente, e le qualit cognitive della nocicezione possono essere controllate dal cervello. Trasduzione: la membrana dei nocicettori contiene canali ionici che sono attivati da stimoli potenzialmente pericolosi. L'allungamento o il piegamento della membrana dei nocicettori attiva i canali ionici a porta meccanica che causano la depolarizzazione della cellula e la generazione di potenziali d'azione. Le sostanze tipiche rilasciate sono la proteasi, l'ATP e gli ioni K+, e tutte portano alla depolarizzazione. Quando le sensazioni di calore non sono troppo alte da provocare dolore, al posto dei nocicettori si attivano i termorecettori. A causa di uno sforzo fisico elevato il nostro corpo non ha abbastanza ossigeno, per produrre energia usa il metabolismo anaerobico generando ATP, e questo metabolismo rilascia acido lattico che porta ad un eccesso di H+ e quindi alla depolarizzazione. La nostra pelle e il tessuto connettivo contengono mast cellule, una componente del tessuto immunitario, che possono attivarsi a contatto con sostanze sconosciute, rilasciando istamina, la quale si lega a specifiche cellule recettrici sulla superficie dei nocicettori e causa depolarizzazione di membrana. Tipi di nocicettori: - Nocicettori polimodali: rispondono a stimoli meccanici, termini e chimici. - Nocicettori meccanici: rispondono selettivamente ad una forte pressione. - Nocicettori termici: rispondono selettivamente ad un calore bruciante o ad un freddo estremo. - Nocicettori chimici: rispondono selettivamente ad istamina o altre sostanze chimiche. I nocicettori sono assenti nel cervello ad eccezione delle meningi. Iperalgesia: se una parte del corpo gi stata danneggiata, questa particolarmente sensibile, in un fenomeno chiamato iperalgesia, che pu dipendere dall'abbassamento della soglia del dolore, dall'aumento dell'intensit degli stimoli dolorosi, o essere dolore

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spontaneo. L'iperalgesia primaria si verifica nell'area del tessuto danneggiato, l'iperalgesia secondaria si verifica nei tessuti che la circondano. Questo fenomeno dipende dal fatto che vengono rilasciate molte sostanze quando la pelle danneggiata e che queste modulano l'eccitabilit dei nocicettori, le tre sostanze principali sono: la bradichinina (depolarizza i nocicettori, cambiamenti a lungo termine canali ionici), la prostaglandina (aumenta sensibilit nocicettori), la sostanza P ( un peptide che causa vasodilatazione e il rilascio di istamina nelle mast cellule). Afferenti primari e meccanismi spinali: il dolore primario, acuto e pungente, causato dall'attivazione delle fibre A (che sono di piccolo diametro), il dolore secondario, tardivo e di lunga durata, causato dalle fibre C (pi larghe). Le fibre A hanno i corpi cellulari nel ganglio della radice dorsale segmentale ed entrano nel corno dorsale del midollo spinale e si dividono immediatamente. Prima di far sinapsi nella parte esterna del corno dorsale (sostanza gelatinosa), le fibre passano per la zona di Lissauer. Si pensa che il neurotrasmettitore del dolore sia il glutammato, che contiene la sostanza P, e ad esempio tramite la capsaicina che fa rilasciare sostanze P, si pu causare analgesia, l'assenza di dolore. Gli assoni dei nocicettori dalle viscere entrano nel midollo per la stessa via di quelli cutanei, e quindi nel midollo c' un miscuglio di informazioni che da origine al fenomeno del dolore riferito, la sensazione cutanea che si avverte anche quando il dolore attiva recettori viscerali. IMMAGINE 28! Vie ascendenti del dolore: la via del dolore ha solo terminazioni libere che si differenziano per il diametro dei loro assoni ed lenta, inoltre le branche delle fibre A e C corrono lungo la zona di Lissauer e terminano nella sostanza gelatinosa. L'informazione sul dolore e la temperatura trasportata dal midollo lungo la via spinotalamica, dove gli assoni dei neuroni di secondo ordine decussano il tratto spinotalamico lungo la superficie ventrale del midollo. Le fibre spinotalamiche proiettano al midollo attraverso il bulbo, il ponte e il mesencefalo, senza fare sinapsi fino a che non raggiungono il talamo. Le informazioni sul dolore ascendono contro lateralmente, e se una met del midollo danneggiata si verificano disturbi nel lato opposto del corpo. Le informazioni sul dolore e la temperatura provengono dal capo e dalla faccia, le fibre piccole nel nervo trigeminale fanno sinapsi sui neuroni sensoriali di secondo ordine nel nucleo trigeminale spinale del tronco encefalico e gli assoni di queste cellule ascendono al talamo nel lemnisco trigeminale. Il tratto spinotalamico e gli assoni del lemnisco trigeminale terminano nel nucleo VP dove rimangono segregati in regioni separate i sistemi del tatto e del dolore, ed altri assoni spinotalamici terminano nei piccoli nuclei intralaminari, infine dal talamo l'informazione del dolore e della temperatura viene proiettata a varie aree della corteccia cerebrale. Regolazione del dolore: lo stesso livello di attivit dei nocirecettori pu produrre pi o meno dolore, questo perch il dolore evocato dai nocirecettori pu essere ridotto dalla simultanea attivit nei recettori con soglia bassa (fibre A). Teoria del cancello: i neuroni nel corno dorsale che proiettano un assone al tratto spinotalamico sono eccitabili sia da assoni sensoriali larghi che da assoni non mielinizzati che fanno parte della via del dolore, e il neurone di proiezione anche inibito da un interneurone che pu essere sia eccitato dal largo assone, sia inibito dall'assone della via del dolore. Delle forti emozioni o un forte stress possono produrre inibizione al dolore, e la zona del cervello implicata nell'inibizione del dolore : la sostanza grigia periacquedottale (neurotrasmettitore serotonina). Anche alcune sostanze reprimono il dolore, come gli oppiacei (naloxone), che producono endorfine, che impediscono la liberazione del glutammato, iperpolarizzano. Vasti sistemi di neuroni contenenti endorfine nel midollo spinale e nel tronco encefalico impediscono il passaggio dei segnali nocicettivi attraverso il corno dorsale, fino alla parte alta del cervello dove si generala la sensazione del dolore. Temperatura: La sensazione non dolorosa della temperatura origina nei recettori della pelle e viene percepita nella neocorteccia. Il funzionamento delle cellule sensibile alla temperatura, dato che l'adattamento di una reazione chimica dipende dalla temperatura. I termorecettori sono i neuroni sensibili alla temperatura che hanno specifici meccanismi di membrana. I neuroni termosensibili dell'ipotalamo e del midollo spinale sono importanti nella risposta fisiologica che mantiene costante la temperatura corporea, ma sono i termorecettori cutanei a farci percepire la sensazione di temperatura. Inoltre, la sensibilit alla temperatura non uniformemente distribuita sulla pelle, infatti la localizzazione della sensibilit al caldo e al freddo differente, ed quindi codificata da recettori diversi. Esistono anche aree cutanee che sono relativamente insensibili alla temperatura. I termorecettori si attivano a temperature oltre i 30 gradi e aumentano la loro scarica neurale fino a 45 gradi, mentre se si sale ancora di temperatura, l'attivit del recettore cessa, ed iniziano a scaricare i nocicettori. I frigorecettori sono insensibili a temperature cutanee oltre i 35 gradi, mentre si attivano sempre pi intensamente scendendo di temperatura (fino ai 10 gradi). Alcuni frigocettori si attivano anche se la loro temperatura sale oltre i 45 gradi. Il SNC non sa che il tipo di stimolo fa agire il recettore, ma continua ad interpretare l'attivit dei frigocettori come se rispondessero a basse temperature. Le risposte dei termorecettori si adattano durante stimolazioni di lunga durata, ad esempio un improvviso calo di temperatura cutanea provoca un'intensa risposta dei frigorecettori, lasciando i termorecettori inattivi, e poi man mano che la temperatura si stabilizza, la situazione si inverte gradualmente. Quindi il cambiamento repentino nella qualit di uno stimolo che genera le risposte neurali pi intense. Vie della temperatura: l'organizzazione delle vie della temperatura identica a quella del dolore. I recettori del freddo sono accoppiate a fibre A e a fibre C, mentre i recettori per il caldo sono accoppiati solo a fibre C. Come con il dolore, se il midollo spinale danneggiato da un lato, c' una perdita di sensibilit alla temperatura nel lato opposto del corpo.

CAPITOLO 13 : IL CONTROLLO SPINALE DEL MOVIMENTO Sistema motorio somatico: I muscoli del corpo sono divisi in 2 categorie: 1. Muscolo liscio: innervato da fibre nervose del sistema nervoso autonomo SNA.

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2. Muscolo striato: divisibile in altri due tipi: - Muscolo cardiaco. - Muscolo scheletrico: dentro una guaina di tessuto connettivo che nella parte terminale forma tendini, e all'interno di ogni muscolo ci sono centinaia di fibre muscolari, le cellule del muscolo scheletrico, e ciascuna fibra innervata da un singolo assone proveniente dal SNC. L'insieme dei muscoli scheletrici e le parti del sistema nervoso che li controllo vengono detti sistema motorio somatico. Esistono ulteriori categorizzazioni in base al tipo di movimento fatto dal muscolo: muscoli flessori, che insieme ad altri tre fanno i muscoli sinergici, muscoli estensori, muscoli antagonisti (flessori con estensori), muscoli assiali, muscoli prossimali o cingolari, muscoli distali. Motoneuroni inferiori: la muscolatura somatica innervata dai motoneuroni del corno ventrale del midollo spinale, che vengono detti motoneuroni inferiori e solo loro comandano la contrazione muscolare. Gli assoni dei motoneuroni inferiori si uniscono formando le radici ventrali, ed ogni radice ventrale si unisce con una radice dorsale per formare il nervo spinale che esce dal midollo dai fori vertebrali (esistono 30 nervi spinali misti). Esistono diversi segmenti spinali: cervicale 1-8, toracico 1-12, lombare 1-5, sacrale 1-5. I motoneuroni inferiori sono distribuiti in modo irregolare all'interno del midollo spinale e quelli che innervano la muscolatura distale e prossimale si trovano principalmente nei segmenti cervicale e lombosacrale del midollo, mentre quelli che innervano la muscolatura assiale sono a tutti i livelli. I motoneuroni inferiori possono essere divisi in 2 categorie: - Motoneuroni gamma. - Motoneuroni alfa: sono i responsabili della forza del muscolo, e la contrazione muscolare il risultato dell'azione individuale e combinata di tre unit motrici (motoneurone alfa + tutte le sue fibre). Un motoneurone comunica con la fibra muscolare tramite il rilascio del neurotrasmettitore acetilcolina (ACh) sulla giunzione muscolare, e questo viene rilasciato in risposta ad un potenziale d'azione presinaptico che causa un potenziale postsinaptico PPSE nella fibra muscolare (potenziale di placca). Il potenziale d'azione postsinaptico induce una scossa muscolare (rapida sequenza di contrazioni e rilasciamento) nella fibra muscolare, dove una contrazione sostenuta richiede una scarica continua di potenziali (sistema che agisce con sommatoria temporale). La sequenza di scarica delle unit motrici un'importante modo in cui il SNC regola la contrazione muscolare, e i muscoli dotati di un gran numero di piccole unit motrici sono suscettibili ad un controllo pi accurato da parte del SNC, infatti piccole unit motrici sono dotate di piccoli motoneuroni alfa, e viceversa. I motoneuroni alfa sono controllati dai loro segnali sinaptici nel corno ventrale, ed esistono solo tre fonti di afferenze per i motoneuroni alfa: dalle cellule gangliari dorsali, dai motoneuroni superiori nella corteccia motoria e nel tronco encefalico, dagli interneuroni del midollo spinale. Esistono diversi tipi di fibre muscolari: le fibre muscolari rosse sono caratterizzate da molti mitocondri e da enzimi metabolici, si contraggono in modo lento ma san tenere per molto tempo la contrazione senza fatica, le fibre muscolari bianche (pallide) han pochi mitocondri e dipendono dal metabolismo anaerobico, si contraggono in modo rapido e potente ma si affaticano facilmente. Ciascuna unit motrice contiene fibre di un solo tipo, ed esistono quindi unit motrici veloci e unit motrici lente, dove i motoneuroni di quelle veloci son generalmente pi grandi e con maggior diametro e questi tendono a generare scariche ad alta frequenza di potenziali (e viceversa). Se un muscolo riceve un contatto sinaptico da un motoneurone veloce diventa una fibra veloce (e viceversa), e si pensa che i neuroni alterino il fenotipo come conseguenza di un'attivit sinaptica (esperienza), inoltre dimostrato che le fibre muscolari possono venire modificate variando la quantit di attivit (es culturisti). Laccoppiamento eccitazione-contrazione: Il potenziale d'azione produce il rilascio di ioni Ca2+ da un organulo all'interno della fibra muscolare che innesca la contrazione della fibra, mentre il rilascio muscolare si verifica quando i livelli di Ca2+ tengono abbassati dal riassorbimento nell'organulo. Struttura della fibra muscolare: comprende pi di un nucleo cellulare (le fibre sono multinucleate), le fibre son delimitate dalla membrana sarcolemma dove all'interno ci son diverse strutture cilindriche dette miofibrille che si contraggono col potenziale d'azione che discende lungo la sarcolemma. Le miofibrille sono avvolte dal reticolo sarcoplasmatico (simile al RE) e i potenziali d'azione entrano nel reticolo attraverso delle gallerie trasversali dette tubuli T. Una proteina voltaggiosensibile presente nella membrana del tubulo T legata ad una proteina-canale per il calcio del reticolo sarcoplasmatico e l'arrivo del potenziale d'azione rimuove il tappo nel canale per il calcio, con risultante incremento di Ca2+ intracellulari liberi che fan contrarre la miofibrilla.

Basi della contrazione muscolare: la miofibrilla divisa in segmenti chiamati linee Z, dove un segmento formato da due linee Z e la miofibrilla al suo interno viene detta sarcomero. A ciascun lato delle linee Z ci sono i filamenti sottili e tra e lungo le due file di setole si trovano i filamenti spessi. Lo slittamento dei filamenti avviene a causa dell'interazione tra la proteina del filamento spesso (la miosina) e la proteina del filamento sottile (l'actina). Quando il muscolo a riposo, la miosina non pu interagire con l'actina perch i siti di legame sulla miosina sono coperti da troponina. Ecco le diverse tappe contrazione-eccitazione: Eccitazione: 1. potenziale d'azione nell'assone di un motoneurone alfa. 2. ACh rilasciato dal motoneurone alfa nella giunzione muscolare. 3. I canali recettori nicotinici si aprono e il sarcolemma postsinaptico si depolarizza (PPSE). 4. Si aprono i canali voltaggio-dipendenti per il sodio, si genera il potenziale nella fibra che scende lungo il sarcolemma. 5. La depolarizzazione dei tubuli T fa rilasciare Ca2+ dal reticolo sarcoplasmatico. Contrazione: 1. Ca2+ si lega alla troponina. 2. vengono esposti i siti actinici leganti la miosina. 3. le teste di miosina legano l'actina.

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4. le teste di miosina ruotano. 5. le teste di miosina si staccano consumando ATP. 6. il ciclo continua finch c' Ca2+ e ATP. Rilasciamento: 1. Ca2+ viene riassunto dal reticolo sarcoplasmatico da una pompa ATP-dipendente. 2. i siti che legano la miosina sull'actina vengono ricoperti dalla troponina. In base a queste spiegazioni chiaro come mai la morte causi il rigor mortis (irrigidimento dei muscoli), a causa della mancanza di ATP che fa formare legami permanenti tra i filamenti spessi e quelli sottili. Controllo spinale delle unit motrici: I fusi muscolari sono strutture specializzate che si trovano in profondit di molti muscoli scheletrici, che consistono in diversi tipi di fibre muscolari specializzate, ospitate in una capsula fibrosa. I fusi e i loro assoni Ia, specializzati per rilevare i cambiamenti di lunghezza del muscolo, sono propriocettori, informatori sulla postura e sul movimento nello spazio. Riflesso miotatico: (quando il muscolo stirato, esso tende a ritrarsi) coinvolge risposte sensitive da parte del muscolo ed avviene perch i motoneuroni ricevono una continua afferenza sinaptica da parte dei muscoli. La scarica di assoni sensitivi Ia strettamente correlata alla lunghezza del muscolo, quando un muscolo stirato, la frequenza di scarica aumenta (e viceversa). Motoneuroni gamma: le fibre intrafusali sono fibre ospitate all'interno della capsula fibrosa, mentre quelle esterne sono dette fibre extrafusali, e formano la maggior parte del muscolo e solo loro sono innervate dai motoneuroni alfa. Le fibre intrafusali ricevono innervazione motoria dai motoneuroni gamma. I motoneuroni alfa e gamma sono simultaneamente attivati da comandi che arrivano dal cervello e quest'ultimi sono necessari perch il fuso muscolare non rimanga fuori uso dopo l'attivazione degli alfa. Organo tendineo del Golgi: agisce come misuratore di tensione ed responsabile dell'attivazione del riflesso miotatico inverso, un arco riflesso che protegge il muscolo evitando che debba sopportare un'eccessiva tensione di carico. Quando la tensione muscolare diminuisce si riduce l'inibizione del motoneurone alfa e aumenta la contrazione muscolare. La maggior parte delle afferenze ai motoneuroni alfa proviene da interneuroni del midollo spinale e gli interneuroni spinali ricevono afferenze dagli assoni sensitivi primari, dagli assoni del cervello e dagli assoni dei motoneuroni inferiori. L'inibizione reciproca la contrazione di un gruppo di muscoli accompagnato dal rilascio dei muscoli antagonisti. Non tutti gli interneuroni sono di tipo inibitorio, il riflesso flessorio un esempio di riflesso mediato in parte da interneuroni eccitatori, mentre il riflesso estensorio crociato viene usato per compensare l'eccessivo carico imposto dal sollevamento di un arto sui muscoli estensori antigravitari della gamba opposta. Il circuito per il controllo coordinato della deambulazione risiede all'interno del midollo spinale e i circuiti che danno origine ad un'attivit motoria ritmica sono chiamati generatori centrali di schemi motori. L'attivit oscillatoria degli interneuroni (ciclo ripetuto di depolarizzazioni mediata da recettori NMDA, Na+ e Ca2+ entranti e K+ uscenti) agisce da guida ritmica dei gruppi di motoneuroni che a turno comandano la deambulazione ed altri comportamenti ciclici. In generale, l'attivit locomotoria nel midollo spinale e la sua coordinazione dipende da numerosi meccanismi.

CAPITOLO 14 : CONTROLLO CEREBRALE DEL MOVIMENTO Tratti spinali discendenti: Il cervello comunica con i motoneuroni del midollo spinale attraverso due vie, la via laterale che coinvolta nel movimento volontario della muscolatura distale e dipende dal diretto controllo della corteccia, e la via ventromediale che coinvolta nel controllo della postura e della locomozione e dipende dal tronco encefalico. Via laterale: la sua componente principale il tratto corticospinale della neocorteccia, dove 2/3 degli assoni di questo tratto hanno origine nelle zone 4 e 6 del lobo frontale (corteccia motrice), gli assoni rimanenti derivano dalle aree somatosensoriali del lobo parietale. Gli assoni provenienti dalla corteccia passano attraverso la capsula interna, collegando il telencefalo al talamo e decorrono attraverso la base del peduncolo cerebrale (raggruppamento di assoni del mesencefalo), poi passano attraverso il ponte e si uniscono a formare un tratto alla base del bulbo. Questo tratto piramidale si decussa e ci comporta che la corteccia motrice destra controlla i movimenti della parte sinistra del corpo, e viceversa. Gli assoni si incrociano e si uniscono nella colonna laterale del midollo spinale e terminano nella regione dorsolaterale delle corna ventrali e della sostanza grigia intermedia, la zona che contiene i motoneuroni e gli interneuroni che controllano i muscoli distali (i flessori). Il tratto rubro-spinale origina nel nucleo rosso del mesencefalo, gli assoni del nucleo rosso si decussano subito nel ponte e si uniscono a quelli del tratto cortospinale. Via ventromediale: costituita da 4 tratti discendenti che originano nel tronco encefalico e terminano negli interneuroni che controllano i muscoli prossimali ed assiali: 1. Tratti vestibolospinali: mantengono il capo in posizione bilanciata sulle spalle quando il corpo si muove, e fanno girare il capo in direzione dei nuovi stimoli, essi originano nei nuclei vestibolari del bulbo (usano l'VIII nervo cranico), ed un'altra componente di questi tratti proietta ipsilateralmente fino al midollo spinale lombare e serve a mantenere l'equilibrio della postura.

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2. Tratto tettospinale: origina dal collicolo superiore del mesencefalo che riceve input dalla retina e proiezioni dalla corteccia visiva ed afferenze somatosensoriali ed uditive, ed esso serve per il riflesso d'orientamento che dirige il capo verso l'oggetto da guardare. 3. Tratto reticolospinale pontino: origina nella formazione reticolare del tronco encefalico, facilita i riflessi antigravitari del midollo in modo da aiutare a mantenere la postura eretta resistendo alla gravit, sotto il controllo della corteccia. 4. Tratto reticolospinale bulbare: origina nella formazione reticolare del tronco encefalico, libera i muscoli antigravitari dal controllo dei riflessi, sotto il controllo della corteccia. Pianificazione del movimento da parte della corteccia cerebrale: Le aree 4 e 6 costituiscono la corteccia motrice, ma il controllo corticale del movimento volontario coinvolge quasi tutta la neocorteccia. Corteccia motrice: una regione circoscritta del lobo frontale costituita dall'area 4 che si trova in posizione anteriore rispetto al solco centrale, e dall'area 6 che posta anteriormente all'area 4. L'area 4 viene chiamata corteccia motrice primaria M1. Nell'area 6 ci sono due mappe motorie: l'area premotoria (APM) nella regione laterale del lobo frontale, e l'area motoria supplementare (AMS) nella regione mediale. La AMS invia gli assoni che innervano le unit motrici distali, la APM si collega con i neuroni reticolo-spinali che innervano le unit motrici prossimali. L'area 5 il bersaglio degli input provenienti dalle aree corticali somatosensoriali 1,2 e 3, l'area 7 il bersaglio delle aree visive corticali di origine superiore come la MT. La corteccia prefrontale e quella parietale inviano assoni che convergono nell'area 6, la quale giace nel punto di convergenza in cui i segnali che codificano quali azioni siano programmate vengono convertiti in segnali che specificano come le azioni vanno completate. L'area 6 gioca un importante ruolo nella pianificazione del movimento, in particolare delle sequenze motorie complesse che fanno uso della muscolatura distale. L'aprassia l'incapacit selettiva di compiere atti motori complessi. In generale, la prontezza all'azione dipende dall'attivit dei lobi frontali e parietali, mentre il posizionamento del corpo dipende dall'attivit delle aree motorie supplementari. Gangli della base: L'input subcorticale che va all'area 6 proviene da un nucleo del talamo dorsale detto nucleo ventrale laterale VL, e l'input ricevuto da questa parte viene detto VLo e proviene dai gangli della base. L'informazione circola dalla corteccia ai gangli e al talamo e quindi ritorna alla corteccia, e questo circuito serve per la selezione e l'inizio dei movimenti volontari. I gangli della base sono costituiti dal nucleo caudato, dal putamen, dal globo pallido, dal nucleo subtalamico e dalla substantia nigra, e il nucleo caudato e il putamen costituiscono lo striato. IMMAGINE A! Via diretta: Corteccia -> Striato -> Globo pallido -> VLo -> Corteccia (AMS). Circuito motorio: la via diretta comincia con una connessione eccitatoria fra la corteccia e le cellule del putamen, tramite sinapsi inibitorie i neuroni del putamen si connettono ai neuroni del globo pallido, i quali si connettono alle cellule del VLo sempre con sinapsi inibitorie. La connessione talamo-corticale una connessione eccitatoria che facilita la scarica dei neuroni della AMS legati al movimento. L'attivazione corticale del putamen eccita l'AMS tramite il VL, e si pu quindi ipotizzare che l'inizio del movimento si verifichi quando l'attivazione della AMS viene innalzata oltre un dato valore di soglia, grazie all'attivit dei gangli della base che fanno da imbuto. Ipocinesia: riduzione del movimento dovuta all'inibizione del talamo da parte dei gangli della base. Ipercinesia: diminuzione dell'attivit efferente dei gangli della base. Morbo di Parkinson: caratterizzato da ipocinesia, e si ha una degenerazione degli input che vanno dalla substantia nigra allo striato. Malattia di Huntington: sindrome ereditaria caratterizzata da ipercinesia e discinesie (movimenti anormali), e si ha una perdita di neuroni nel nucleo caudato, nel putamen, nel globo pallido e nella corteccia cerebrale. Ballismo: ipercinesia dovuta a lesioni ai gangli della base che comporta movimenti violenti ed incontrollabili delle estremit. Inizio del movimento da parte della corteccia motrice primaria: L'area AMS fortemente interconnessa con l'area M1, l'area 4, e questa possiede la soglia pi bassa di tutta la corteccia per attivare un movimento tramite stimolazione elettrica (per questo detta motrice primaria) perch possiede delle connessioni sinaptiche molto potenti o forti motoneuroni. La via attraverso la quale la corteccia motrice attiva i motoneuroni periferici parte dallo strato corticale V dove presente una popolazione di cellule piramidali dette cellule di Betz. La lamina V riceve input da le altre aree corticali e dal talamo. Si pensa che singole cellule piramidali possano guidare l'attivit di numerosi gruppi di motoneuroni di un gruppo di muscoli implicati nel movimento, e che l'area M1 sia importante per la forza e la direzione dei movimenti. La direzione del movimento non pu essere codificata dall'attivit di singole cellule che comandano il movimento in un'unica direzione, e Georgopoulos ipotizz che la direzione del movimento fosse codificata dall'attivit collettiva di una popolazione di neuroni. Il vettore di popolazione il vettore risultante dalla media di tutti i vettori che rappresentano ciascuna cellula per ogni direzione di movimento. Si scoperto che: gran parte della corteccia motrice attiva per ogni movimento, l'attivit di ciascuna cellula rappresenta un vettore singolo x una determinata direzione, la direzione di movimento determinata dalla media dei voti registrati da ciascuna cellula della popolazione. Inoltre, pi grande l'ampiezza della popolazione che rappresenta un tipo di movimento, pi preciso il controllo del movimento, ed stato dimostrato che le cellule corticali della M1 possono spostarsi dalla partecipazione ad un movimento ad un'altra mentre un'abilit viene imparata. Cervelletto: E quella zona cerebrale che controlla le sequenze dettagliate di contrazioni muscolari sincronizzate in maniera molto precisa. L'atassia una lesione al cervelletto che provoca movimenti imprecisi e poco coordinati.

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Il verme del cervelletto invia degli output alle strutture del tronco encefalico che fanno parte della via spinale discendente ventromediale, la quale controlla la muscolatura assiale. Gli assoni che provengono dalle cellule piramidali dello strato V della corteccia costituiscono una proiezione verso i gruppi di cellule del ponte, i nuclei pontini, che a turno inviano informazioni al cervelletto. Il cervelletto laterale proietta indietro verso la corteccia motrice attraverso un rel fatto dal nucleo ventrale laterale VLc del talamo, e lesioni a questa via portano a cattiva esecuzione dei movimenti poliarticolari, volontari e pianificati. Il cervelletto invia istruzioni alla corteccia motrice primaria sulla direzione, sulla sincronizzazione e sulla forza del movimento pianificato. Il cervelletto molto importante per l'apprendimento motorio, li che ci che pianificato viene comparato con ci che si verificato.

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