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INTRODUZIONE

E’ divenuto oramai impensabile trovare almeno un aspetto di qualsiasi


attività umana che non possa essere gestito o manifestato direttamente o
indirettamente facendo ricorso all’ausilio della tecnologia. E quando in questa
infinita varietà di attività umane si fa riferimento alla politica diventa
inevitabile pensare anche alla guerra, considerata da Clausewitz «un atto di
forza che si arma delle invenzioni delle arti e delle scienze per misurarsi contro
la forza»1.
Ecco quindi come il mondo militare e quello scientifico-tecnologico
rappresentano uno dei migliori esempi di interconnessione tra l’aspetto teorico
e l’aspetto pratico dell’agire sociale.
Tale connubio rappresenta ora uno degli effetti più evidenti del
fenomeno altamente dinamico a noi oggi noto come «Revolution in Military
Affairs»(RMA), concetto ampiamente dibattuto nei circoli militari e strategici
occidentali.
Il concetto di Revolution in Military Affairs(RMA) nasce nel 1980 e
viene attribuito al generale sovietico Nikolai Ogarcov. Molto si è discusso
circa la stessa definizione di tale processo, da molti visto come una
rivoluzione, da altri come un fenomeno di evoluzione nel modo di gestire sia la
strategia che il singolo combattimento facendo ricorso in maniera crescente
all’ausilio della tecnologia. Secondo molti studiosi, la Revolution in Military
Affairs rappresenta un fenomeno fondamentalmente americano; in effetti dopo
il crollo del Patto di Varsavia e la simultanea disintegrazione del comunismo
gli Stati Uniti sono diventati la culla per eccellenza dell’approccio tecnologico
alle problematiche militari e non solo, simbolo di quel C4I (Comando,

1
Karl Von Clausewitz, “Vom Krieg”, libro I, cap.1[trad. it. “Della guerra”,
Roma, 1942]

1
Controllo, Comunicazioni, Computer e Intelligence) che è alla base del
concetto2 di RMA.
Negli stessi anni in cui iniziò il dibattito sull’RMA cominciò a crescere
sempre più l’interesse a sfruttare le tecnologie commerciali per applicazioni nel
campo della difesa. Del resto sin dalla fine della II Guerra Mondiale le nuove
esigenze del Pentagono diedero vita, progressivamente, a due basi industriali:
una militare per ricerca e sviluppo (R&D) e produzione, ed una per il mercato
civile. Durante la Guerra Fredda le più importanti innovazioni tecnologiche
furono frutto del settore militare di ricerca e sviluppo; già dal 1970, comunque,
la tecnologia civile, in particolare elettronica, cominciò a superare le
innovazioni del settore militare di R&D.
Dalla metà degli anni ’90 i problemi di budget del settore militare e i
costi crescenti dei sistemi d’arma combinati con questi sviluppi tecnologici
portarono alcuni esponenti del mondo politico e dell’industria a dar vita
all’integrazione delle basi industriali americane militari e civili, fenomeno
questo conosciuto come «Integrazione Civile-Militare»(CMI)3.
E’ in questo contesto che la mia attenzione si è soffermata su un
particolare aspetto, a mio avviso tanto interessante quanto paradossale e,
probabilmente per questo, altrettanto poco esplorato concettualmente,
riguardante le tecnologie «Dual-Use».
Un determinato tipo di tecnologia si definisce «dual-use» quando può
essere impiegato anche solo potenzialmente in applicazioni militari e civili. Il
concetto di tecnologia può sembrare stretto se per questa si intendono
solamente prodotti e manufatti; in realtà esso comprende tutta la serie di

2
R.Matthews, J.Treddenick, “Managing the Revolution in Military Affairs”,
Palgrave, 2001
3
M.Lorell, J.Lowell, M.Kennedy, H.P.Levaux, “Cheaper, Faster, Better?
Commercial Approaches to Weapons Acquisition”, 2000, cap.1,
http://www.rand.org/pubblications/MR/MR1147/MR1147.chap1.final.pdf,
tratto da http://www.rand.org, sito della U.S.RAND(Research and
Development) Organisation

2
abilità, materiali, manufatti e conoscenze che possono essere applicate per
soddisfare particolari esigenze militari o civili4.
E’ opportuno sottolineare come ogni tipo di ricerca su tale argomento
non possa non soffermarsi su una categoria particolare di tecnologie, ossia
quella relativa ai sistemi di Elecrtonic Warfare(EW) e di Comunicazione,
Navigazione e Identificazione(CNI), che rappresentano l’elemento chiave del
dual-use5. Non è difficile quindi immaginare quali e quante tecnologie possano
presentare completamente o almeno in parte la caratteristica del duplice
utilizzo, e come spesso sia davvero difficile stabilire il confine tra l’impiego
militare e quello civile.
Il mio studio prenderà in esame gli aspetti più rilevanti delle tecnologie
dual-use, ossia quelli riguardanti l’economia e la sicurezza, i due punti cardine,
da sempre, della politica internazionale.
Non poche sono state le difficoltà da me incontrate durante la fase di
ricerca, trattandosi di un tema molto recente sul quale gli studi condotti sono
pochi e isolati, basati soprattutto sull’analisi di casi concreti legati alle singole
realtà nazionali. Ma probabilmente anche per questo motivo la tematica delle
tecnologie dual-use ha destato il mio interesse, e sicuramente attirerà sempre
più l’attenzione degli studiosi di strategia.

4
Jordi Molas-Gallart, “Dual-use and the interface between military and
civilian technology: a comparative approach”, 2000, par.1,
http://www.sussex.ac.uk/Users/prfa6/Papers/IVA%20overview.doc, tratto da
http://www.sussex.ac.uk, sito della University of Sussex
5
M.Lorell, J.Lowell, M.Kennedy, H.P.Levaux, “Cheaper, Faster, Better?
Commercial Approaches to Weapons Acquisition”, 2000, cap.1,
http://www.rand.org/pubblications/MR/MR1147/MR1147.chap1.final.pdf,
tratto da http://www.rand.org.

3
PARTE PRIMA

4
CAPITOLO 1

1.1 Introduzione.
Nella prima parte del nostro studio si analizzeranno gli aspetti relativi
alle implicazioni economiche del «dual-use».
Tale analisi, tuttavia, presuppone un approfondimento di alcuni concetti
strettamente intercorrelati; sarà indispensabile, quindi, una trattazione
preliminare del fenomeno della CMI - Civil Military Integration -, che
rappresenta il contesto principale entro il quale nasce il concetto del dual-use.
Essendo questo uno studio riguardante un particolare tipo di tecnologie
e delle principali problematiche loro connesse sarà indispensabile discutere
anche le importanti dinamiche relative al «trasferimento tecnologico», essendo
questo un aspetto particolarmente utile e interessante ai fini della ricerca in
campo tecnologico.
Spostando l’analisi su un livello politico-economico si proseguirà
trattando le implicazioni economiche della CMI e del dual-use, offrendo una
visione generale per poi prendere in esame alcuni casi studio di particolare
interesse, ponendo maggior attenzione sui diversi tipi di politiche economico-
tecnologiche attuate a livello nazionale.

5
1.2 Il fenomeno CMI.
Non esiste una singola definizione di CMI. Il termine include un
numero di attività diverse, ognuna delle quali è vista come un elemento di
integrazione. Ad esempio, gli analisti raccomandano cambiamenti nelle
legislazioni che regolamentano le acquisizioni di beni e servizi - destinati al
settore militare - per promuovere la ricerca e sviluppo (R&D) combinata,
oppure la produzione civile e militare in un’unica linea di assemblaggio; anche
tali azioni possono essere considerate aspetti della CMI. Altri ancora
sostengono che anche la razionalizzazione nell’utilizzo di servizi privati e
pubblici (ad esempio affidando la manutenzione di motori aerei a privati
anziché a reparti militari specializzati) rappresenti un esempio di CMI.
Di conseguenza, l’U.S. Office of Technology Assessment (OTA) ha
incorporato tutti questi elementi nella sua definizione di CMI, considerata
come «processo di fusione della Base Industriale e Tecologica Militare (DTIB
- Defence Technology and Industrial Base) con la più ampia Base Industriale e
Tecologica Commerciale (CTIB - Civil Technology and Industrial Base) in
un’unica Base Industriale e Tecologica Nazionale (NTIB - National
Technology and Industrial Base)»6. Più specificamente, in una base integrata
le tecnologie, i processi, il lavoro, le attrezzature, i materiali e/o i servizi
comuni vengono impiegati per incontrare contemporaneamente le esigenze del
settore commerciale e di quello militare. Le decisioni su come utilizzare le
risorse integrate sono basate sullo stesso ragionamento tecnico, legale ed
economico che le aziende commerciali usano quando operano nei mercati
globali.
Secondo i promotori dell’integrazione, l’adozione della CMI da parte
del Dipartimento della Difesa americano dovrebbe
♦ Ridurre i costi di acquisizione e di mantenimento dei sistemi
d’arma

6
“Assessing the potential for Civil-Military Integration: Technologies,
Processes and Practices”, Settembre 1994, U.S. Government Printing Office,
Washington D.C.,

6
♦ Ridurre i tempi di sviluppo
♦ Aiutare il mantenimento del controllo del settore difesa della
base industriale7

E’ stato stimato che il risparmio annuo derivante dalla CMI a favore del
Dipartimento della Difesa potrebbe superare i 45 miliardi di dollari8.
I fautori della CMI basano le loro argomentazioni su due generi di
assunzioni riguardanti la natura del mondo commerciale contro quello militare.
Primo, essi sostengono ci sia un “duplice-uso” esteso tra i processi
commerciali e militari e le tecnologie prodotte. Secondo loro, molte tecnologie,
processi manifatturieri, parti e componenti sono direttamente applicabili sia ai
prodotti militari che a quelli commerciali, così che il lavoro, la ricerca, la
produzione e altri tipi di impianti e attrezzature possano essere utilizzati in
maniera “dual-use”.
Secondo, i fautori della CMI sostengono che l’adozione da parte del
Dipartimento della Difesa statunitense (Department of Defence - DoD) di
procedure di affari commerciali, nel contesto degli incentivi forniti da una
struttura di mercato, spronerà lo sviluppo di sistemi d’arma ad alto livello a
costi nettamente inferiori rispetto a quelli sostenuti durante il processo
altamente controllato di acquisizione militare.
Molti sostengono che adottando lo standard delle pratiche degli affari
commerciali, il DoD potrà trarre profitto dalla CMI anche se i prodotti e le
tecnologie rilevanti dal punto di vista militare non sono completamente “dual-
use”.
In accordo con gli argomenti di base dei fautori della CMI, i leaders del
DoD hanno cominciato a ridurre le restrizioni che regolano il sistema delle

http://govinfo.library.unt.edu/ota/Ota_1/DATA/1994/9402.pdf, tratto da
http://govinfo.library.unt.edu, sito web della U.S. Federal Depository Library.
7
La CMI e i suoi benefici attesi vengono trattati in diversi documenti del DoD
e dell’Ufficio del Sottosegretario alla Difesa per le Acquisizioni e la
Tecnologia(Office of the Under Secretary of Defence for Acquisition and
Technology-OUSD/A&T) (1995, 1996).
8
Si veda, ad esempio, Gansler(1995).

7
acquisizioni che penalizza gli acquisti dei sistemi d’arma rispetto al mercato
commerciale comune e impone un costo eccessivo sugli articoli acquistati dal
governo. I leaders del DoD insistono sul fatto che sia gli incentivi che le
costrizioni che prevalgono nei mercati militari debbano essere alterati così che
il DoD e i suoi partners commerciali possano cominciare a comportarsi come
normali acquirenti e fornitori.

8
1.3 Background storico della CMI.
La sicurezza nazionale e il benessere economico degli Stati Uniti sono
stati legati da sempre alla loro avanguardia industriale e tecnologica. Dopo la II
Guerra Mondiale, le nuove esigenze del Pentagono diedero vita
progressivamente a due differenti basi industriali: una militare per ricerca e
sviluppo (R&D) e produzione, ed una per il mercato civile. Durante la Guerra
fredda le più importanti innovazioni tecnologiche furono frutto del settore
militare di ricerca sviluppo (R&D); tuttavia la base industriale e tecnologica
militare nazionale divenne in larga parte isolata dalla base commerciale,
perdendo così molti benefici derivanti da un settore produttivo più esteso. Tale
isolamento aumentò il costo di molti prodotti e servizi per la difesa, ridusse
l’accesso del settore militare a tecnologie commerciali più dinamiche e, nel
contempo, rese particolarmente difficile per le aziende lo sfruttamento dei
risultati degli investimenti del settore militare in scienza e tecnologia.
Cominciando nel 1970, comunque, la tecnologia elettronica civile
cominciò a superare quella militare. Dal 1980 cominciò sempre più a crescere
l’interesse a sfruttare le tecnologie commerciali per applicazioni nel campo
della difesa9.
Dalla metà degli anni ’90 i problemi di budget del settore militare e i
costi crescenti dei sistemi d’arma combinati con questi sviluppi tecnologici
portarono alcuni esponenti del mondo politico e dell’industria a dar vita
all’integrazione delle basi industriali americane militari e civili; i funzionari
governativi e i dirigenti delle aziende private hanno così cominciato a
sostenere l’integrazione tra il settore commerciale e quello militare. I benefici
associati alla CMI includono risparmi sui costi, facilitazione del trasferimento
tecnologico ed un incremento nel numero dei potenziali fornitori; una strategia

9
In questa sezione l’attenzione è rivolta in particolare alle acquisizioni di
sistemi d’arma del DoD come opposto alle acquisizioni del DoD in generale in
quanto molte delle problematiche riguardanti l’integrazione delle basi
industriali civili e militari sono dovute alla natura unicamente militare dei
sistemi d’arma. Si considera, comunque, che vi è un significante potenziale di
riduzione dei costi anche per la più ampia integrazione dei mercati civili e
militari per beni e servizi non riguardanti prettamente i sistemi d’arma.

9
di CMI richiede, comunque, un’ampia modifica delle regolamentazioni delle
acquisizioni. Il più importante vantaggio derivante da una strategia di CMI
riguarda la protezione e la conservazione di una capacità industriale e
tecnologica vitale del settore militare10.
Affinchè si possano sfruttare i benefici della CMI, i sostenitori di tale
approccio premono per un alleggerimento delle restrizioni imposte dalle
regolamentazioni che segregano il sistema delle acquisizioni militari dalla
pratica commerciale comune e impongono un alto costo aggiuntivo sugli
articoli acquistati dalle agenzie governative per la difesa. I sostenitori della
CMI basano i loro argomenti su due due assunti fondamentali. Primo, essi
sostengono che un «dual-use» esteso tra processi produttivi e tecnologie
commerciali e militari ha creato il potenziale per importanti economie di scopo
e di scala. Secondo, si sostiene che le procedure commerciali, assieme agli
incentivi e alle costrizioni che caratterizzano la struttura del mercato per il
consumo di massa, stimoleranno lo sviluppo di sistemi d’arma ad alte
prestazioni a costi inferiori11.

10
“Assessing the potential for Civil-Military Integration: Technologies,
Processes and Practices”, Settembre 1994, U.S. Government Printing Office,
Washington D.C.,
http://govinfo.library.unt.edu/ota/Ota_1/DATA/1994/9402.pdf, tratto da
http://govinfo.library.unt.edu, sito web della U.S. Federal Depository Library.
11
M.Lorell, J.Lowell, M.Kennedy, H.P.Levaux, “Cheaper, Faster, Better?
Commercial Approaches to Weapons Acquisition”, 2000, cap.8,
http://www.rand.org/pubblications/MR/MR1147/MR1147.chap8.final.pdf,
tratto da http://www.rand.org, sito web della U.S.RAND(Research and
Development) Organisation.

10
1.4 Il concetto di «dual-use».
Durante gli anni ’90, il concetto di «dual-use» è stato ampiamente
utilizzato, specialmente negli stati occidentali, per offrire una soluzione vitale
ai problemi affrontati dalle organizzazioni militari in seguito alla «Rivoluzione
Tecnica Militare»12 e al mutamento del contesto internazionale. Come a volte
accade quando un concetto è così largamente utilizzato, il significato di «dual-
use» diventa vago come le politiche tecnologiche definite «politiche dual-
use». Quanto alla sua origine, il concetto del dual-use nasce dal dominio degli
studi strategici durante gli anni ’80; in quel periodo la diffusa preoccupazione
circa la proliferazione degli armamenti attraverso i trasferimenti internazionali
di «prodotti e tecnologie dual-use» portò alla formazione di alcuni regimi di
controllo nazionale e, nel 1995, di una legislazione europea sui controlli delle
esportazioni dual-use.
Tale origine mostra come il concetto stesso sia emerso in stretta
connessione con il trend della globalizzazione dei mercati tecnologici e dei
sistemi produttivi13. La globalizzazione ha comportato anche delle
conseguenze in campo militare (senza contare quelle a livello politico e
strategico) dove gli sforzi nazionali nella ricerca e sviluppo (R&D) si sono
adeguati al rapidissimo trend nello sviluppo di tecnologie commerciali in
settori come l’elettronica, l’informatica o le comunicazioni. In un tempo in cui
le economie (e i mercati) nazionali si muovono verso l’integrazione a livello
globale, anche il settore militare occidentale sta puntando in modo crescente su
tecnologie sviluppate in altri paesi e, spesso, concepite per impieghi civili.
In tale contesto il concetto di dual-use ha perso il suo significato
«statico» (ovvero «controllo sulla diffusione della tecnologia militare»)
acquisendone uno «dinamico» (ossia «sviluppo di tecnologie concepite per
soddisfare esigenze civili e militari»).

12
La “rivoluzione tecnica militare” è un concetto proposto dal Center for
Strategic and International Studies. Si veda Mazarr et alii, 1993.
13
Un introduzione alle questioni riguardanti la globalizzazione della tecnologia
viene fornita da: Ostry e Nelson, 1995, e Archibugi e Michie, 1997.

11
Una definizione «classica» del dual-use (o, almeno, di come tale
concetto viene inteso negli Stati Uniti) è offerta da un rapporto del 1992 del
Dipartimento della Difesa statunitense:
• La tecnologia dual-use si riferisce a campi della ricerca e sviluppo
che hanno potenziali applicazioni per la produzione civile e militare. Alcune
tecnologie sono particolarmente importanti sia per il DoD che per il settore
commerciale. Le tecnologie dei sensori ottici, ad esempio, hanno larghe
applicazioni in sistemi di sorveglianza, di videoripresa e di visione notturna
che trovano applicazione sia in campo militare che in quello commerciale. In
effetti, a livello generale, molte delle attuali tecnologie più avanzate, quali ad
esempio quelle in cui vengono impiegate le microonde, possono essere
considerate dual-use (grafico 1).
GRAFICO 1

The Dual-Use Microwave Spectrum.


Fonte: M.Lorell, J.Lowell, M.Kennedy, H.P.Levaux, “Cheaper, Faster, Better? Commercial
Approaches to Weapons Acquisition”, 2000, cap.4.
Http://www.rand.org/pubblications/MR/MR1147/MR1147.chap4.final.pdf, tratto da http://www.rand.org,
sito web della U.S. RAND(Research and Development) Organisation.

12
• I processi dual-use sono quelli che possono essere impiegati nella
manifattura di prodotti sia commerciali che militari, come ad esempio i
controlli automatici della produzione o il design grafico computerizzato. Nelle
acquisizioni militari tali processi sono spesso legati agli standards e alle
specifiche tecniche che possono renderli ad esclusivo impiego militare, dando
luogo così ad una separazione tra la produzione commerciale e quella per la
difesa.

• I prodotti dual-use sono articoli utilizzati da acquirenti sia militari


che commerciali. Esempi importanti sono i sistemi di posizionamento globale
satellitare (GPS) utilizzati per la navigazione, motori aeronautici e molti
equipaggiamenti medici e di sicurezza impiegati dal DoD. La capacità del DoD
di acquistare prodotti dual-use è limitata dalle richieste di specifiche e
standards militari (MilSpecs)14.

Dal punto di vista degli analisti militari15, il concetto di dual-use è stato


associato alle tecnologie che possono essere impiegate per scopi sia civili che
militari (tecnologie dual-use) o, più genericamente, ad una particolare
relazione che può essere stabilita tra i settori civili e militari (dual-use
relationship). Anche se potenzialmente dual-use, molte tecnologie vengono
sviluppate prevalentemente per utilizzi specifici, specialmente in centri di
ricerca nazionali. Si può osservare quindi una forte contraddizione tra la natura
dual-use di molte tecnologie avanzate e le separate finalità delle organizzazioni
che sponsorizzano tali tecnologie. Tale aspetto è stato chiamato «paradosso
delle tecnologie dual-use», e il principale obiettivo di una politica tecnologica
dual-use dovrebbe esere l’intervento nel sensibile campo delle «dual-use
relationships» per trasformare le tecnologie ad unico impiego in tecnologie a
duplice uso.

14
DoD, 1992, pp.30-31.
15
Si veda Alic J. et alii (1992).

13
Cambiare le dual-use relationships esistenti non è un compito facile.
Come è stato affermato da Jacques Gansler16: «...anche la conoscenza tecnica
sviluppata in relazione ad un unico impiego potrebbe, in principio, essere
applicata direttamente anche per altri utilizzi...è una sfida separata facilitare il
flusso di idee, strumenti ed esperienze dalla loro fonte originaria ad un nuovo
utente, o da un utente all’altro. Tale processo diventa particolarmente difficile
quando il trasferimento che si tenta di attuare deve fare da ponte tra soggetti
che hanno finalità e culture organizzative così differenti come quelle delle
aziende commerciali e delle istituzioni militari».
Molti ricercatori hanno discusso su come le politiche tecnologiche
dual-use possano essere influenzte dal contesto sociale, politico ed economico
che determina le dual-use relationships. Si concorda pienamente sul fatto che
una politica tecnologica dual-use dovrebbe soprattutto indirizzare il network
sociale entro cui ogni tecnologia viene sviluppata per poter definire una dual-
use relationship positiva e per rendere disponibili le conoscenze tecnologiche
per molteplici impieghi, inclusi quelli militari e commerciali17.

16
Alic J. et Alii, 1992, p.4.
17
Giulio Perani, “Military technologies and commercial applications: pubblic
policies in Nato countries”, Giugno 1997, CeSPI (Centro Studi Politiche
Internazionali - Roma), http://www.nato.int/acad/fellow/95-95/perani.pdf,
tratto da http://www.nato.int, NATO home page.

14
1.5 Dinamiche del «trasferimento tecnologico».
Le diverse politiche attuate nel nome dell’integrazione civile-militare,
della diversificazione, delle riforme degli approvvigionamenti e delle strategie
dual-use condividono tutte un obiettivo comune: il trasferimento di tecnologie
concepite per uso civile (o militare) ad altri tipi di applicazioni militari(o
civili). Possiamo definire tale trasferimento di tecnologie dalla domanda
militare a quella civile come “trasferimento di tecnologia dual-use”.
Il concetto di tecnologia può sembrare ristretto se per questa si
intendono solamente prodotti e manufatti; in realtà, la tecnologia comprende
tutte la serie di abilità, materiali, manufatti e conoscenze che possono essere
applicate per soddisfare particolari esigenze militari o civili. Anche se
l’hardware rispecchia pienamente tale definizione non è tuttavia sufficiente da
solo per la risoluzione di problemi e per soddisfare tutti i requisiti richiesti
dall’utente, militare o civile.
Il trasferimento di tali abilità e know-how avviene spesso attraverso la
collaborazione tra tecnici e ingegneri militari e civili che hanno operato
assieme in un contesto lavorativo militare. Spesso tale trasferimento di
conoscenze avviene grazie al cambio di lavori e responsabilità, ad esempio nel
momento in cui un professionista specializzato nel settore militare comincia a
lavorare in campo civile permettendo, così, di applicare conoscenze militari per
la risoluzione di problemi di tipo commerciale. E’ possibile osservare tale
fenomeno prendendo in esame i casi di GranBretagna, USA e Canada.
Un trasferimento di tecnologia avviene ogni qualvolta questa si muove
tra unità economiche (tra o attraverso paesi) o tra domande; il trasferimento di
tecnologia dual-use si riferisce invece al caso specifico in cui vi è una precisa
intenzione di cambiare l’iniziale domanda (militare o civile) di una tecnologia
in un’altra direzione18.

18
Autio and Laamanen. Measurement and evaluation of technology transfer:
review of technology transfer mechanisms and indicators. International Journal
of Technology Management, vol.10, n. 7/8 (1995), p.647

15

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