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Che cosa si intende per complessità?

Complesso deriva dal latino cum plexum, dove plexum indica il nodo, l’intreccio. Quando si parla
di complessità si fa riferimento alla caratteristica principale dei sistemi complessi. Vale a dire quei
sistemi che presentano numerosi elementi, legati fra loro da un elevato numero di connessioni.

Qualche esempio di sistema complesso?

I sistemi complessi sono ovunque: noi esseri umani, gli animali, le organizzazioni, le culture, le
ecologie, le politiche. I sistemi complessi esistono in natura, ad esempio il cervello dell’uomo, ma
sono anche frutto dell’invenzione, come internet, i sistemi economici e i sistemi sociali.

Perché nasce l’esigenza di approfondire lo studio della complessità?

La scienza classica, che ha origine con la presentazione da parte di Isaac Newton delle leggi
fondamentali del moto, ha l’obiettivo principale di scoprire le leggi universali della natura, a cui
tutti i fenomeni devono sottostare. Ma esistono fenomenologie complesse che non possono essere
ricondotte e descritte per mezzo di queste leggi. Pertanto, la voglia di progredire nell’avventura
della conoscenza ha portato a cercare risposte che potessero comprendere la complessità del reale.

Insieme ad Alberto Felice De Toni sei autore del libro “Prede o Ragni”.
Il testo affronta il tema della complessità facendo riferimento ad alcuni fra i numerosi settori
in cui si manifesta, enuncia i sette principi della teoria della complessità e si concentra
sull’applicazione di tale teoria al management.
In che modo possiamo applicare la teoria della complessità al mondo delle imprese?

Le organizzazioni sono dei sistemi complessi: presentano numerosi elementi ed un alto numero di
interconnessioni fra gli stessi. Le dinamiche che le governano sono, quindi, simili a quelle di altri
sistemi complessi.
Per questa ragione i principi della teoria della complessità possono essere applicati alle
organizzazioni stesse. Questo comporta un cambiamento culturale: la complessità non fornisce
ricette certe e infallibili per la gestione delle organizzazioni, ma un punto di vista nuovo.
Ai manager il compito di adattare creativamente questo nuovo sapere alla situazione contingente
delle proprie organizzazioni.

Oltre al cambiamento culturale la teoria della complessità può anche fornire alcuni strumenti di
gestione provenienti dagli avanzamenti scientifici. Un esempio è l’applicazione nel mondo
aziendale della “system dynamics”, metodologia che permette di realizzare scenari che aiutano a
comprendere le dinamiche riguardanti i sistemi complessi. In particolare, identificando alcune
variabili e delle relazioni tra le stesse, è possibile osservare l’evoluzione nel tempo di una data
situazione, ad esempio il livello delle scorte o le vendite di un prodotto.

Nel libro si parla di “disorganizzazione creativa”. Di cosa si tratta?

E’ la condizione di una organizzazione che ricerca l’orlo del caos.


I sistemi complessi, ad esempio l’azienda, non possono vivere nell’ordine totale perché non ci
sarebbe spazio per l’innovazione. Neppure nel disordine totale perché si disintegrerebbero.
L’orlo del caos è la zona che i sistemi complessi ricercano per l’evoluzione in quanto in essa sono
presenti continuità e discontinuità.
Per le organizzazioni si tratta di una vera e propria “disorganizzazione creativa” tendente alla
compresenza di miglioramento continuo e distruzione creativa. Fondamentale per cercare anche
forti discontinuità che garantiscono l’evoluzione.

“Prede o Ragni si rivolge a coloro che hanno il coraggio di accettare la sfida della complessità,
con l’auspicio che immaginazione e creatività consentano loro di vincerla: il futuro appartiene
a chi sa immaginarlo”. E’ una frase tratta dal libro. Qual è la relazione che lega creatività e
complessità?

In natura non vi è spazio per cio’ che è rigido e immutabile. I sistemi complessi sono flessibili, si
adattano ai cambiamenti esterni; e possono a loro volta essere creatori del cambiamento.
La creatività, l’immaginazione risultano essenziali per adattarsi a situazioni inaspettate e per crearne
di nuove.

Nel libro è piu’ volte citato “l’effetto butterfly”. Come si inserisce nella teoria della
complessità?

Il battito d’ali di una farfalla in Cina puo’ provocare un tifone negli Stati Uniti. E’ il superamento
della relazione lineare tra causa ed effetto, secondo il quale ad una piccola causa corrisponde un
piccolo effetto e viceversa.
L’effetto butterfly è teorizzato da Edward Lorenz che, studiando i fenomeni metereologici, nota che
una variazione minima nelle condizioni iniziali di un sistema (fisico, chimico, biologico,
economico) puo’ provocare grandi conseguenze, perché esistono numerosissime interconnessioni
che incidono sul fenomeno.
Allo stesso modo nei sistemi complessi gli elementi che interagiscono sono numerosi ed anche le
interconnessioni. L’effetto butterfly è pertanto una delle caratteristiche dei sistemi complessi.

Chi sono le prede e chi sono i ragni?

La complessità puo’ essere vista come una grande ragnatela in cui noi possiamo essere prede
imbrigliate in essa, oppure ragni, e quindi creatori di questa realtà.

La teoria della complessità contiene in sé un messaggio ottimista. Puoi illustrarcelo?

Nasce dall’effetto butterfly stesso. Possiamo essere creatori attivi della realtà. Proprio perché una
piccola causa puo’ generare grandissimi effetti, così anche una nostra azione puo’ generare grandi
cambiamenti. Così saremo ragni.

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