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Turbine idrauliche
Classificazione
Una turbina una macchina che estrae energia da un fluido in possesso di un carico idraulico sufficientemente elevato. Tale carico (o caduta) generato dal dislivello esistente tra la quota a cui opera la turbina e la quota a cui viene prelevato il fluido che deve lavorare nella turbina. La differenza di livello pu essere molto elevata (ad esempio pi di 500 m nel caso di un bacino di alta montagna che alimenti con una condotta forzata una turbina posta sul fondo della valle), come pu essere piuttosto modesta (ad esempio 40 m o meno nel caso di turbine che utilizzino dislivelli creati artificialmente in un fiume mediante sbarramenti oppure nel caso limite di turbine che sfruttino, per mezzo di dighe che isolano un braccio di mare, il dislivello provocato dalle maree). Elementi essenziali di una turbina sono il distributore e la girante. Il distributore, ricavato nella parte fissa (statore), costituito da condotti in cui lacqua, proveniente dallimpianto motore a monte, assume una velocit prestabilita adatta per entrare nella girante. Qualora i condotti fissi del distributore siano costruiti in forma di uno o pi ugelli in modo da generare uno o pi getti di acqua che colpiscono la girante, abbiamo il distributore a getto, caratteristico della turbina Pelton (Fig.1). Se invece i condotti fissi del distributore sono generati da pale di adatto profilo (pale direttrici) abbiamo la turbina Francis (Fig.2), in cui il distributore consiste in una camera a spirale (Fig.2.1).

(fig.1)

(fig.2)

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La girante (o rotore) la parte mobile della turbina: praticamente una ruota sulla cui periferia sono riportate delle pale che, percorse dallacqua inviata dal distributore, permettono di trasformare lenergia posseduta dallacqua in energia meccanica resa disponibile allalbero della girante. Le pale della girante, portate da un disco oppure collegate direttamente al mozzo dellalbero , generano condotti che assumono forma diversa a seconda del tipo di turbina. In base al modo in cui viene convertito il carico idraulico disponibile, risultato della variazione di quota piezometrica z + p/( g), distinguiamo due tipi di turbine: ad azione e a reazione. Nelle turbine ad azione, la variazione di quota piezometrica viene trasformata completamente in energia cinetica allinterno del distributore; nelle turbine a reazione la variazione di quota piezometrica viene trasformata solo in parte in energia cinetica nel distributore, mentre la parte rimanente viene utilizzata nella girante. Nelle turbine ad azione (la Pelton in pratica lunico tipo che si sia affermato nelle applicazioni) il getto dacqua che esce dagli ugelli del distributore e che investe solo parte (ammissione parziale (a) ) della periferia della girante, colpisce le pale, trasformando lenergia cinetica in lavoro, che viene raccolto allalbero. Le pale non sono riempite completamente dal liquido: il getto che scorre sulle pale essenzialmente a pressione costante ( la pressione atmosferica dellaria che circonda il getto) e la sua velocit relativa viene solo leggermente modificata a causa degli attriti. Le turbine Pelton sono perci chiamate a getto libero: infatti, nel tratto compreso tra uscita dal distributore e ingresso nella girante, il getto non viene guidato da un condotto e si muove in un ambiente a pressione atmosferica. Nelle turbine a reazione quando il liquido - che ha trasformato solo parte della energia totale disponibile in energia cinetica allinterno del distributore - entra nella girante lungo lintera periferia (ammissione totale (b) ) dotato oltre che di energia cinetica anche (a differenza delle turbine ad azione) di energia di pressione. Lenergia di pressione viene poi convertita in energia cinetica nei condotti della girante che, questa volta, sono riempiti completamente dal liquido e quindi la velocit relativa non si mantiene costante ma aumenta nel passare lungo la girante. La variazione di energia di pressione, attraverso la girante, espressa dalla caduta di pressione che si pu misurare tra ingresso e uscita dalla girante. Nelle turbine a reazione la girante viene, in genere, seguita da un condotto divergente (il diffusore) che ha lo scopo di trasformare, almeno parzialmente, lelevata energia cinetica, posseduta dal liquido alluscita dalla girante, in aumento della quota piezometrica. Analogamente a quanto abbiamo visto nelle turbopompe , distinguiamo, nel progetto delle turbine a reazione , i tipi a flusso radiale, a flusso misto e a flusso assiale.

----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------(a) La turbine si dice ad ammissione parzializzala - in contrapposizione allammissione totale quando il fluido inviato dal distributore non copre tutta la periferia della girante: questo il caso tipico del distributore a ugelli della Pelton, che investe solo alcune zone della girante. (b) Le turbine a reazione possono solo funzionare ad ammissione totale. Nel caso di ammissione parziale, infatti, i condotti del rotore, non alimentati dal fluido, metterebbero in corto circuito la regione a monte e la regione a valle della girante, con la conseguenza di ridurre (fino ad annullarla) la differenza di pressio-ne esistente tra monte e vallo dalla girante nel funzionamento a reazione.

----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Le turbine a reazione, a differenza delle turbine ad azione, sono macchine adatte a trattare dislivelli geodetici z
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non elevati e portate V molto alte (Tabella XIII). Il rendimento realizzato con le prime turbine a reazione era molto basso in quanto, mancando i condotti fissi del distributore, il liquido non era guidato opportunamente verso i condotti mobili della girante. La prima turbina centripeta (il flusso entra sulla periferia della girante e viene scaricato al centro: il contrario di una pompa centrifuga) ad alto rendimento fu costruita nel 1849 da James R. Francis e da allora tutte le macchine radiali oppure a flusso misto sono chiamate turbine Francis. Per salti molto bassi (Tabella XIII), una turbina, analogamente a quanto visto per le pompe, pu essere disegnata in modo pi compatto con un flusso completamente assiale, ed chiamata turbina ad elica. Lelica pu essere a pale fisse (Fig. 3) oppure regolabili, e allora viene chiamata Kaplan (Fig. 4); questultima pi complessa come meccanica, ma ha il notevole vantaggio di poter conservare rendimenti ancora elevati, quando viene utilizzata a carichi inferiori al carico massimo per cui stata progettata la turbina.

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(fig.3)

(fig.4)

4/8 Grandezze che caratterizzano il funzionamento di una turbina


Le grandezze principali utilizzate per la definizione del funzionamento d una turbina sono grandezze legate al fluido, come: - portata in volume V [m3/s]; - caduta netta o utile hu [m ] data dal salto che pu effettivamente utilizzare la turbina: al dislivello geodetico z= zm z v , esistente tra i due bacini situati a monte e a valle (Fig. 11.4) e che prende il nome di caduta disponibile, va sottratta la perdita di carico Y, relativa alla condotta in cui inserita la turbina.
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Altre grandezze invece, analogamente a quanto gi stato presentato per le turbopompe , sono pi direttamente legate alle caratteristiche meccaniche della turbina: - potenza utile Pu [W], che la potenza che viene raccolta allalbero della turbina; - velocit di rotazione dellalbero della macchina n [giri/s ] oppure velocit angolare =2 n [rad/ls ]; - rendimento totale della turbina T : un numero puro che tiene conto del fatto che non tutta la potenza idraulica, fornita dal liquido, viene convertita in potenza meccanica disponibile allalbero della turbina; - una o pi dimensioni caratteristiche [m]: solitamente viene preso come riferimento il diametro massimo della girante D [m ]; - la coppia M , data dal rapporto tra potenza e velocit angolare (M = P / ). La potenza utile della turbina P espressa da: Pu = T V g hu idraulico y , volumetrico v e organico o . dove T rendimento totale della turbina, compreso tra 0,85 e 0,94 ed dato dal prodotto dei tre rendimenti Il rendimento idraulico ( y = 0,88 0,96) ci dice che non tutta lenergia corrispondente alla caduta utile viene trasformata in lavoro a causa delle resistenze passive incontrate dal liquido nellattraversamento della turbina e delle eventuali perdite per energia cinetica non recuperate allo scarico. Il rendimento volumetrico v esprime la perdita legata a quella frazione di liquido che, sfuggendo attraverso i giochi, non agisce sulle pale fornendo lavoro; questo rendimento sempre molto alto e normalmente viene considerato uguale a uno. Il rendimento organico ( o = 0,96 0,99 ) tiene conto della potenza che viene persa per attrito e nellazionare gli ausiliari; anche il rendimento organico viene considerato uguale a uno, a meno che non si tratti di turbine di piccola potenza, nelle quali le perdite di origine meccanica possono rappresentare una frazione significativa della potenza utile generata dalla turbina. In base ai valori dei rendimenti che abbiamo appena elencato e che sono rappresentativi delle turbine idrauliche realizzate pi recentemente, si pu affermare che la maggior parte delle perdite in una turbina sono di origine idraulica. E quindi al rendimento idraulico che occorre rivolgere la maggiore attenzione nel progetto della turbina. Allorch venga esaminato il sistema comprendente limpianto idraulico e la turbina, occorre moltiplicare il rendimento totale della turbina T per il rendimento della condotta cond , che permette di risalire dalla caduta disponibile alla caduta utile.
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Curve caratteristiche
Le turbine idrauliche sono macchine che lavorano usualmente a velocit di rotazione n costante funzione della frequenza f del generatore elettrico sincrono accoppiato alla turbina. Nel caso di frequenza f = 50 Hz, la velocit di rotazione n data da : n =

2 f 100 6000 n [giri/s] oppure n = dove n [giri/min ] = Np Np Np

dove Np il numero dei poli (Tabella 11.2). Le turbine idrauliche sfruttano inoltre una caduta utile hu che viene determinata dalla configurazione dellimpianto: questa caduta deve perci essere considerata costante (c ) .

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-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------( c ) Quando viene latta variare la portata, la caduta utile in realt si modifica leggermente, in quanto le perdite di carico della
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condotta sono funzioni del quadrato della velocit e quindi del quadrato della V .

Mantenendo costanti la velocit di rotazione n e la caduta utile hu, si fa variare, attraverso la regolazione della
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apertura del distributore, la portata V che passa nella turbina. La prima cosa che occorre conoscere perci landamento della potenza utile Pu e del rendimento totale della turbina T al variare della portata V , in corrispondenza del valore di progetto della velocit di rotazione e per il valore assegnato della caduta utile: questi
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diagrammi prendono il nome di curve di parzializzazione in quanto la portata V viene fatta variare, assumendo
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tutta la sequenza di valori parziali V / V max , dal valore zero fino al valore massimo V distributore completamente aperto (Figu. 5).

max

, che corrisponde al

Fig.5 Curve di parzializzazione di una turbina idraulica

La Fig. .5 mette in rilievo che, a causa della potenza persa per attrito e per azionare gli ausiliari, potenza utile e rendimento totale si annullano per un valore della portata molto basso, ma ancora diverso da zero; in queste condizioni infatti tutta a potenza che si genera allinterno della macchina viene spesa per bilanciare la potenza persa. Si osserva poi che il valore massimo del rendimento si raggiunge per un valore della portata pari a circa 80% della portata massima
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(V / V

ma

= 0,8), in modo da permettere un ampio

di regolazione della turbina con rendimenti ancora elevati, anche se questo viene ottenuto a prezzo di una modesta perdita del rendimento in corrispondenza della portata massima.
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La potenza massima (valore di Pu che corrisponde a V max ) la potenza massima garantita dal costruttore ed diversa dalla potenza normale, che la potenza che la macchina sviluppa in corrispondenza del massimo rendimento.
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Quando invece la turbina viene alimentata a portata costante V (cio ad apertura costante del distributore), si
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ottengono le curve caratteristiche della Fig. 6, che indicano landamento di potenza utile Pu , portata V e del rendimento T in funzione della velocit di rotazione n .

Fig.6 - Curve di potenza utile, portata, coppia motrice e rendimento al variare della velocit di rotazione n di una turbina idraulica.-

Il valore della velocit di rotazione nf , in corrispondenza del quale si annullano potenza e rendimento, prende Il nome di velocit di fuga, e individua la condizione di funzionamento per cui tutta la potenza generata allintorno della macchina viene assorbita da attriti e da ausiliari.

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Turbine ad azione
La turbina Pelton in pratica lunico esempio di turbina ad azione che viene utilizzato nelle applicazioni. Lacqua prelevata dal bacino arriva alla turbina Pelton (Figura 12.1) attraverso una condotta forzata che termina nel distributore chiamato ugello o boccaglio. Lacqua, che esce dallugello con la velocit assoluta c1 , forma un getto di diametro d che colpisce la pala tangenzialmente a un cerchio di diametro D chiamato cerchio del getti. A causa della variazione della quantit di moto, la corrente, deviata dalla pala, genera una forza che viene raccolta dallalbero, su cui calettato il disco che porta le pale.

Lugello , munito di una spina centrale con estremit a bulbo (ago Doble, dal nome dellinventore) che, spostata assialmente, regola lafflusso di acqua (Fig 12.2) e quindi la potenza erogata dalla macchina. A volte necessario realizzare una brusca diminuzione della potenza conseguibile attraverso la rapida chiusura dellugello: potrebbero cosi nascere delle forti sollecitazioni nella condotta derivanti da sovrapressioni generate appunto dalla repentina chiusura dellugello ( il fenomeno del colpo dariete). Queste sollecitazioni vengono evitate ricorrendo al regolo deviatore, che viene prima inserito in modo da impedire alla corrente di colpire la pala, e successivamente viene ritirato, a mano a mano che lago viene spostato per regolare la nuova portata.

fig. 12.2 ) Quando la ruota aziona un generatore elettrico, questo viene montato tra due supporti allesterno della ruota. Nel caso di una Pelton a due ruote , il generatore viene posto tra le due ruote (Fig. 12.3).

fig. 12.3

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La pala della Pelton accuratamente lavorata allinterno in modo da ridurre al minimo le perdite per attrito dellacqua e presenta una forma caratteristica a doppio cucchiaio in quanto divisa in due parti da una costola a spigolo vivo detta coltello, che suddivide tra le due conche il getto incidente. Il getto di acqua si adagia su ciascuna delle due parti della pala ed esce dopo aver subito una deviazione di quasi 180 (esattamente 180 - 2 ); langolo 2 viene definito in modo da scaricare lacqua nella direzione dellasse della ruota evitando cos lurto tra lacqua e il dorso della pala successiva che porterebbe a frenare la ruota. La Figura 12.1 riporta delle formule usate abitualmente per la determinazione del numero delle pale e per il proporzionamento della singola pala. Sulla vista in pianta della pala si nota la presenza del taglio E che permette al getto di lavorare pi a lungo su una pala quando questa si trova nella posizione migliore per riceverlo, senza essere intercettato dallarrivo della successiva e nello stesso tempo permette al getto di incontrare sempre bordi affilati, evitando la formazione di spruzzi dacqua e le perdite corrispondenti. Il materiale pi impiegato lacciaio comune o inossidabile. Le pale possono essere fuse con il disco (ruota integrale), oppure montate a una a una o a gruppi sulla ruota .

Triangoli di velocit:

fig.12.7

Limpianto in cui inserita la turbina costituito da un bacino superiore e da un bacino inferiore con una differenza di quota hd tra il pelo libero dei due bacini, che prende il nome d caduta disponibile (Fig. 12.7). La pressione che esiste allinterno della cassa di una turbina ad azione quella atmosferica e di conseguenza questa la pressione a cui viene scaricato il getto. La porzione z della caduta disponibile hd non perci utilizzabile, n z pu essere ridotta in modo consistente, in quanto la ruota non pu essere posta troppo vicina alla superficie del bacino inferiore; ogni aumento di livello di questo rischierebbe infatti di sommergere la turbina. Daltra parte, essendo piuttosto alti i salti utilizzati dalle turbine Pelton, la perdita percentualmente piccola; se, ad esempio, la Pelton lavora sotto una caduta disponibile , hd = 600 m con z = 3 m, questa perdita rappresenta soltanto 100(31600) = 0,5%. Alla caduta che rimane vanno poi detratta le perdite di carico dovute allattrito che, essendo funzione del quadrato della velocit, vengono tenute basse, realizzando condotte forzate con diametri piuttosto elevati: arriviamo casi alla caduta utile hu , che la caduta che viene appunto utilizzata dalla turbina per produrre lavoro. La sezione convergente dellugello, che si trova ai termine della condotta, provvede ad accelerare la corrente fino alla velocit c1 , valore con cui il getto colpisce la pala della turbina. La relazione che lega la velocit c1, alla caduta utile hu , sostanzialrnente quella di Torricelli [ v 0 = 2 g h ] moltiplicata per un coefficiente di effiusso [0,97 0,99), che tiene conto della riduzione della velocit dovuta alle perdite presenti nellugello:

c1 = 2 g hu = c *
dove c * =
*

(1)

2 g hu la velocit ideale, quella cio che si avrebbe in assenza delle perdite espresse da . d2 ] del getto 4

La portata V data dal prodotto del numero dei getti i per la velocit c1 e per larea [ liquido di diametro d:

V = i c1

d2
4

= i 2 g hu

d2
4

(2)

La velocit periferica u sempre la stessa in ingresso e in uscita (u1 = u2 = u ) in quanto, come risulta dalla Fig. 12.1, la Pelton una turbina assiale; essa si esprime in funzione della velocit di rotazione n che trascriviamo: u = nD (3)

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Nota la velocit c1 , con cui il getto colpisce la pala, e nota la velocit periferica u , che concorde in direzione e verso con c1 in quanto si assume che la pala sia sempre disposta in posizione ortogonale rispetto alla direzione del getto (caso ideale del triangolo delle velocit in ingresso dalla Figura 12.8), si ottiene la velocit relativa 1 in ingresso come differenza tra c1 e u (1 = c1 - u ).

fig. 12.8 La velocit relativa in uscita 2 , nel caso ideale, uguale alla velocit relativa in ingresso 1 in quanto pressione, quota e velocit si mantengono invariate tra monte e valle della girante ; in realt, a causa dellattrito incontrato dallacqua nel passare sulla pala mobile, si verificano delle perdite, per cui 2 risulta inferiore a 1 . Si passa allora dalluna allaltra velocit mediante un coefficiente di riduzione della velocit relativa, funzione del grado di finitura superficiale della pala ( = 0,92 0,97), tale per cui: 2 = 1 (4) Noti 2 e u , si ricava la velocit assoluta in uscita c2 dalla somma vettoriale della velocit relativa 2 e della velocit periferica u (Figure 12.8).

Massima caduta utilizzabile Dallespressione (1) ricaviamo la relazione tra caduta utile hu e velocit ideale c * di uscita dallugello: c *2 hu = 2h relazione che pu essere espressa in funzione della velocit periferica moltiplicando sopra e sotto per u2: 1 c *2 2 1 1 (5) hu = 2 u2 2 u = u 2g 2g k Si vede cos che la caduta utile hu , funzione della velocit periferica u . La velocit periferica limitata dalla sollecitazione centrifuga. Solitamente il valore massimo di u viene fissato in 100 m/s. Se si pone allora nella (5) u = 100 m/s e k = 0,45, si ottiene un valore massimo hmax della caduta utile pari a: hmax = 1 / 2 x 9,81 x 0.452 (100 )2 = 2500 m Valori ancora pi elevati di 100 m/s della velocit periferica potrebbero essere raggiunti facendo ricorso a materiali pi resistenti; corrispondentemente potrebbero essere realizzate cadute ancora maggiori. La Pelton quindi una turbina che si presta a trattare cadute anche molto alte.

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