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Matematica in Letteratura 4.

La matematica e Don Giovanni

Lidea pi` astratta che si possa u pensare ` la genialit` sensuale. e a [S. Kiergegaard]

Che, prescindendo dal lato molto esteriore di una comune ansia di ricerca, si possa scorgere un legame tra la matematica e la gura di Don Giovanni, ovvero tra quello che spesso viene inteso come un emblema della libera e incandescente energia vitale, e quella che, altrettanto spesso, viene additata come arida e consumante sottomissione a regole astruse, sembra a prima vista poco plausibile, oltre che, almeno per quanto ci riguarda, piuttosto severamente smentito dallesperienza, per cos` dire, sul campo. Tuttavia, tra le numerosissime incarnazioni del mito di Don Giovanni1 , talvolta in maniera diretta, talaltra mettendoci forse del nostro, si rinvengono intrecciati diversi riferimenti alla matematica, o allo spirito matematico. Sucienti, forse, a sospettare una forma imprecisata di connessione, seppure molto intermittente, tra manifestazioni apparentemente cos` lontane del genio umano. Questa ` pi` facilmente postulata quando, come in e u Moliere, nella rappresentazione del mito alla gura del donnaiolo si associa quella del libertino; sino a diventare dichiaratamente esplicita nellopera teatrale di Max Frisch (Don Giovanni o lamore per la geometria) in cui un giovane Don Giovanni ` un matematico e e solo secondariamente, e quasi suo malgrado, un seduttore. Noi per` inizieremo con la pi` nota e imprescindibile epifania di Don Giovanni, quella o u che presumibilmente ha assicurato limmortalit` del suo mito: ovvero lopera di Mozart a su libretto di Lorenzo Da Ponte. Che, se rimane la pi` memorabile dal punto di vista u artistico, ` anche una versione in cui i riferimenti alla matematica non sono particolare mente dichiarati. Cercheremo comunque di farla nostra, analizzandone uno dei momenti pi` celebri: laria del Catalogo delle belle, che Leporello canta nel primo atto. u

1. Son gi` 1003 a DellItalia, ed Alemagna ve nho scritte cento, e tante. Della Francia, e della Spagna ve ne sono non so quante:
In questa nota, saremo spinti a seguire le suggestioni che riguardano solo alcuni aspetti, forse i pi` u esteriori, della vicenda di Don Giovanni, quelli legati al ruolo di seduttore e dl miscredente. Per la storia del mito di Don Giovanni, ed una discussione molto pi` approfondita del suo signicato, si veda G. u Macchia, Vita, avventure e morte di Don Giovanni (Laterza, 1966 / Einaudi, 1978 / Adelphi, 1991), e U. Curi, Filosoa del Don Giovanni: alle origini di un mito moderno (Bruno Mondadori, 2002).
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fra madame, cittadine artigiane, contadine, cameriere, cuoche, e guattere: perch basta che sian femmine e per doverle amoreggiar. Vi dir` che uomo ` tale, o e se attendesse alle promesse, che il marito universale un d` avrebbe a diventar. Vi dir` che egli ama tutte, o che sian belle, o che sian brutte: delle vecchie solamente non si sente ad inammar. ` E il testo dellaria della lista, che il servo condente di Don Giovanni (che qui si chiama Pasquariello) canta allindirizzo di Donna Elvira nellopera Don Giovanni o sia il convitato di pietra, messa in musica da G. Gazzaniga2 su libretto di G. Bertati3 ; e portata in scena a Venezia il 5 febbraio 1787, solo qualche mese prima dellopera di Mozart, il cui battesimo si tenne a Praga il 29 ottobre dello stesso anno, con il titolo completo Il dissoluto punito ovvero il Don Giovanni. Al di l` dellevidente prestito, e dellaltrettanto evidente superiore ecacia letteraria a della versione di Da Ponte per lopera di Mozart (che non trascrivo essendo notissima), quello che si osserva immediatamente ` come, in questultima, le performances di Don e Giovanni, al contrario di quanto avviene nel libretto di Bertati, siano quanticate con assoluta precisione. Alla vaghezza di espressioni come cento, e tante (un numero tondo risulta sempre poco credibile come misurazione) o addirittura non so quante, Leporello contrappone, sin dal primo verso (in Italia seicento e quaranta) la forza persuasiva del numero, oltre che grande, esatto. Non c` da dubitare che anche Pasquariello abbia riportato nella lista con scrupolosa e fedelt` tutti i nomi indicategli dal suo padrone, e che labbia pi` volte riletta con un a u po di invidia. Ma si ` fermato l` Non ha eleborato il campione; si ` accontentato di e . e accumulare una massa di dati, smisurata da leccarsi i ba, senza organizzarla in maniera scientica. La relazione che sottopone a Donna Elvira ` una aermazione qualitativa, e vaga e iperbolica, che descrive genericamente un fenomeno ma non lo misura. Leporello, invece, ` quantitativo, rigoroso; i suoi dati, oltre che geogracamente e sociologicamente e catalogati, sono numericamente accurati, precisi, e sembra gi` di vederli di l` a poco a ` disporsi in un diagramma, in un istogramma colorato. E da credere che, se le cose non
Giuseppe Gazzaniga (1743 1818), musicista che, nel suo tempo, godette di una certa considerazione, fu autore di pi` di cinquanta opere; una delle quali su libretto dello stesso Da Ponte, che in u seguito, nelle sue memorie, ne attribuir` malevolmente il asco, guarda caso, ad una concomitante a passione del musicista per una cinquantenne. 3 Giovanni Bertati (1736 1815) fu librettista molto apprezzato; suo, ad esempio, ` il libretto de Il e Matriminio segreto di Cimarosa. Naturalmente, Da Ponte lo dichiarer` un incapace. a
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fossero andate come poi sono andate, il servitore non avrebbe tardato ad introdurre nei suoi registri indicatori numerici atti a valutare frequenze, tempi dattesa, incrementi marginali, indici di produttivit`, e cos` via. Il buon Pasquariello ` rimasto al discorso a e alchemico; per lui il successo di Don Giovanni ` ancora la manifestazione di un possibilit` e a magica, di una forza occulta, che si pu` solamente additare, o semmai illustrare quasi per o simboli, compresi quelli numerologici; per Leporello ` invece un fenomeno che pu` lasciar e o sbalorditi, ma pu` anche essere misurato con accuratezza e scienticamente registrato. o Dalla stanza della servit`, Leporello ha gi` messo un piede in quella (attigua?) della u a statistica. Anche se poche settimane separano la gestazione delle due opere, laccoppiata Da Ponte/Mozart4 ` due secoli avanti. O, comunque, almeno una trentina danni: come e infatti osserva M. Mila: Questo lazzo da commedia dellarte [...] ebbe conseguenze incalcolabili nel determinare linterpretazione romantica del personaggio di Don Giovanni. Leporello ` aascinato dai numeri [...] La sua ossessione numerica instaura e quella che Camus chiam` letica della quantit`.5 o a Un germe di fenomenologia discriminante, prescientica, forse appropriatamente intriso duna discreta quantit` di bava di gelosia verso luomo dazione, si manifesta ana che nellestesa categorizzazione psico-morfologica della amate da Don Giovanni (che in Bertati manca del tutto); ma sono proprio le cifre a conferire al testo dellaria di Da Ponte la sua forza persuasiva. Nella struttura musicale del brano, poi, la sezione con i numeri - 640, 231, 100, 91, 1003 - viene ripresa, ed ogni volta il numero-chiave, il 1003, ` ripetuto per tre volte. Anche Kierkegaard, il cui aetto per la matematica credo sia e ancora tutto da dimostrare, non rimase indierente: Voglio solo lodare il numero 1003, che ` dispari e casuale; la cosa ha la sua e importanza perch d` limpressione che la lista non sia ancora nita, e che e a Don Giovanni continui ad essere in movimento. . . 6 Mozart stesso ne fu ispirato a comporre unaria che, trascinando con s allimmortalit` e a anche il numero 1003, diventer` una delle pi` conosciute della storia della musica occia u dentale (forse la pi` famosa tra quelle da lui composte), e che, a giudizio di molti, rende u lepisodio uno dei vertici artistici dellopera.7
Si sa molto poco intorno alle modalit` della collaborazione tra i due. Nelle sue memorie, Da Ponte a sostiene di aver scritto tutto da s, lavorando chiuso nel suo alloggio a tre libretti contemporaneamente, e con il solo contributo di una aggraziata sedicenne che gli recava i pasti; per il Don Giovanni ispirandosi al pi` allInferno di Dante. Dando a tali aermazioni quel peso che sembrano meritare, non ` invece u e azzardato ipotizzare che Mozart possa averci messo qualcosa del suo almeno nei testi delle arie, e, considerato il diletto del musicista per la numerologia, forse anche in quello dellaria del catalogo. 5 M. Mila, Lettura del Don Giovanni di Mozart, Einaudi, 1988. Su questa sua importante considerazione ritorneremo nella sezione 5. 6 S. Kierkegaard, Enten-Eller. 7 Per unanalisi musicale, e non solo, dellopera di Mozart/Da Ponte, il riferimento dobbligo ` il e saggio, citato prima, di Massimo Mila.
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Quindi, se ` indubbio che laria deve la sua notoriet` ed il suo altissimo gradimento e a alla straordinaria ed ecacissima musica di Mozart, e forse, a molta distanza, al fatto che fa ridere (ma sar` questultima valutazione sempre sincera?), credo che il contributo a dato dalla primordiale attrazione che una lista numerica esercita (eetto che qui risulta modernamente amplicato dalla profusione di cifre esatte, dallaspetto impeccabilmente accurato) non sia del tutto da trascurare. Del resto, anche nel nostro tempo, se da un lato un corretto linguaggio matematico, e spesso anche la logica pi` elementare, sono u attentamente evitati, e presumibilmente ignorati, dai comunicatori, per un altro verso il ricorso alla retorica dei numeri non generici, come marchio di garanzia di esattezza ed autorevolezza (come un moderno latinorum) ` molto pi` frequente. Basti pensare e u alle tante guerre di cifre di cui parlano i telegiornali; oppure ai cosiddetti consulenti nanziari, moderni Leporelli in giacca e cravatta, sempre pronti a estrarre dalle loro valigette squadrate i loro cataloghi di ta-belle e graci8 , a dire di altre performances, condando che ancora una volta la suggestione intrinseca, immaginosa, esercitata da una successione di numeri servir` a lasciare vantaggiosamente nellombra il loro senso. a La prima denizione compiuta del personaggio di Don Giovanni in unopera letteraria ` la commedia El burlador de Sevilla y convidado de piedra, del monaco spagnolo Tirso de e Molina, pubblicata intorno al 1629, ma probabilmente composta e rappresentata diversi anni prima9 . In essa sono ssati quelli che rimarranno i cardini della vicenda di Don Giovanni (le seduzioni, la donne ingannate, lomicidio di un padre, la sda alla statua, la cena e la drammatica conclusione), ma non c` traccia della lista10 . Lista che per` e o
La pubblicit` ` necessaria al trionfo dei Don Giovanni [. . .] Nel grande mercato della vita, [Don ae Giovanni] ` un commerciante in mala fede che prende sempre e non paga mai. (Stendhal, Dellamore, e cap. LIX). La sensuale autorevolezza del numero presiede anche la voga di certe autocerticazioni e autovalutazioni, come ad esempio quelle universitarie, per le quali quanticare riesce pi` consono che u fare. In eetti, il catalogo di Leporello pu` essere visto come uno dei primi documenti di autovalutazione o interna ad unazienda, redatto secondo cosiddetti criteri oggettivi. 9 In edizione italiana: Lingannatore di Siviglia, a cura di L. Dol, Einaudi 1998. 10 Se pu` aver rielaborato storie e leggende allora circolanti, Tirso de Molina non poteva certo immao ginare di stare dando alla luce un mito duraturo, e nella commedia, pi` che un individuo fenomenale, u mette in scena una vicenda di malaare col morto, caricata di eventi inverosimili. Don Juan non trama, non pensa; egli conquista le donne con linganno, lavvenenza e il peso del proprio rango sociale: ngendosi un altro, o promettendo il matrimonio alle popolane (e, se occorre, ai loro genitori). Anche le prime parole con cui egli presenta se stesso,Sono un uomo senza nome, che, con il senno del poi, risuonano cos` suggestive, denunciano sin dallinizio il suo costante riuto della responsabilit`. Per lui, a la lista, e quindi la fama di seduttore, ` non soltanto inutile come arma per nuove conquiste (un aspetto e forse molto pi` moderno delle strategie amatorie), ma sarebbe anche pericolosa. Don Juan ` il rampollo u e erotomane di una famiglia di potenti, nella protezione dei quali conda a ragion veduta (Se ` mio padre e il capo della giustizia, e il favorito del re, cosa temi?, chiede al suo servitore Catalinn), che ride tra s` o e del senso donore della classi subalterne (pronte per altro a rapidamente riporlo in caso di interesse) o della remotezza del giudizio divino. Di fronte allo spettro del Commendatore, no alla ne protesta che questi, essendo un morto, non potr` arrecargli alcun male, ed anche davanti alle raccapriccianti portate a ` che la macabra cena propone, la sua fermezza appare pi` esibizionista che impavida. E il furbetto ricco, u tracotante e sfacciato (il dialogo nel secondo atto tra Don Juan e il marchese De la Mota, suo degno interlocutore, a proposito delle donne di Siviglia, ` allaltezza delle migliori intercettazioni telefoniche e moderne), che, certo della propria impunit`, si caccia in un guaio pi` grosso di lui; dal quale, non fosse a u
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gi` compare in una quasi istantanea e allegramente sbracata rielaborazione italiana: Il a convitato di pietra, del orentino Giacinto Andrea Cicognini11 , messa in scena intorno al 1640. In questo caso, il servo di Don Giovanni, Passarino, non legge o commenta la lista, ma la srotola e getta verso il pubblico, dicendo: Guard` sal ghe n` qualche centinaia e e s` sta lista, oi. Tutto qua: e se ` stato davvero Cicognini a mettere al mondo lidea u e della lista, certo non poteva immaginare dove questa sarebbe arrivata da grande. Ma, oltre allutilizzo di numeri precisi, c` unaltra dierenza, fugacemente espressa e ma molto rilevante, tra lenunciato di Da Ponte e quello di Bertati: ed ` il diverso e trattamento previsto per le vecchie. Su questo e le sue implicazioni (anche di carattere matematico) torneremo pi` avanti. u

2. Il libertino come matematico In una scena, fondamentale per la denizione del personaggio, della commedia di Moli`re Dom Juan ou le festine du pierre (prima rappresentatazione il 15 febbraio 1665), e Don Giovanni viene interrogato dal servitore Sganarello, mentre fuggono travestiti, intorno a quello in cui egli crede. Dopo aver sostenuto con gustoso sarcasmo di non credere ai medici ed alla medicina, Don Giovanni irride alle questioni riguardanti Dio, linferno, i fantasmi e limmortalit` dellanima; a Sganarello. [ . . . ] possibile che voi proprio non crediate in Dio? Don Giovanni. Lasciamo perdere. Sganarello. Il che ` come dire: no. E allinferno? e Don Giovanni. Eh! Sganarello. Idem come sopra. E, scusate: al diavolo? Don Giovanni. S` s` , . Sganarello. Tale e quale. Non credete insomma alla vita eterna. Don Giovanni. Ah, ah, ah! Sganarello. Ecco uno che farei fatica a convertire. E, ditemi un po: del Monaco fantasma che ne dite? Don Giovanni. Che gli venga un cancro! Per cui, esasperato, Sganarello passa alla domanda diretta: Sganarello. [ . . . ] ma bisogna pur credere in qualcosa a questo mondo: e dunque, voi in che cosa credete? Don Giovanni. In che cosa credo io? Sganarello. S` . Don Giovanni. Credo che due pi` due fa quattro, Sganarello, e che quattro u pi` quattro fa otto. u Sganarello. Bella credenza; e begli articoli di fede! La vostra religione, a sentir voi, ` dunque laritmetica?12 e
stato per lintervento soprannaturale, ne sarebbe magari uscito con il beneplacito della corte. 11 1606 - 1660. 12 [Atto III, scena I]. Trad. italiana Don Giovanni, a cura di L. Lunari, Rizzoli, 1980.

Don Giovanni ` dunque un ateo, un razionalista, uno scettico, uno spregiatore della e moralit` corrente13 . In una parola, ` un libertino, nel signicato che aveva in origa e ine questo termine: quello di un pensatore che riconosce soltanto lautorit` del proa prio ragionare. Uno spirito forte, come lo denisce - non senza sarcasmo - il servitore Sganarello14 . Ed ` proprio questo laspetto del mito di Don Giovanni che, secondo molti e studiosi, sarebbe situato alle radici della sua concezione, e ne spiegherebbe la successiva evoluzione, parallela a quella della parola che lo rappresenta, in un cinico seduttore. Il non riconoscimento delle leggi divine, che gi` di per s costituisce il peggior peccato a e mortale, conduce al porre in discussione quelle promulgate da qualsiasi altra autorit`, a o dalla consuetudine, ed inne a riconoscere come guida solo il proprio piacere: da ci` scende necessariamente una vita di peccato (e quale peccato pi` esecrabile della o u lussuria?) e sacrilegio (e quale sacrilegio pi` orrendo che lo sdare un morto?), che non u fa meraviglia possa subire una punizione spettacolarmente esemplare, imparando a sue spese in questa e nellaltra vita che esiste un Dio al cui giudizio e punizione deve soggiacere lumana perdia. Questa, tolte le parentesi, lopinione del teologo gesuita Zehentner, come si legge nella sua relazione a proposito di un lavoro teatrale (andato perduto) che ` oggi considerato uno dei pi` importanti precedenti di Don Giovanni.15 e u Quello che per` ci interessa ` chiederci perch latteggiamento intellettuale e morale di o e e Don Giovanni, visto come esponente impareggiabile e iperbolicamente eerato di questa categoria di pensatori, sia sussunto da una elementare formula matematica, ed il suo agire ricondotto, come sembra, alla pratica di una religione dellaritmetica. Certo, si potrebbe anche leggere con meno preoccupazione la risposta del mariuolo (In che cosa credo? [...] Credo che due pi` due fa quattro) come una comoda dichiarazione di u scetticismo estremo: Don Giovanni crede soltanto in ci` a cui non si pu` non credere. o o Senonch egli fa subito seguire la proclamazione di fede in unaltra identit` numerica, e a seppur altrettanto elementare (...quattro pi` quattro fa otto). Inoltre, che laritmetica, u assieme ai suoi metodi, sia un aspetto costituente del pensiero e delle attitudini di Don
Diversamente da quello di Tirso de Molina, il Don Giovanni di Moliere ` colto, malinconico, intele lettualmente inquieto; parla molto (e molto con Sganarello) ma sempre quasi recitando un copione da lui scritto. La sua esuberanza ` tutta cerebrale, e se, nellunica scena di seduzione (fallita), promette il e matrimonio a due donne contemporanemente, o se fuggendo si traveste, o circuisce i creditori, sembra ` farlo perch questo ci si aspetta da lui. E un indierente e allo stesso tempo un provocatore; se dise simula, dissimula i suoi veri pensieri. Non ` in fondo un autentico ingannatore: ed anche lepisodio del e suo simulato ravvedimento non ` che un espediente che consente a Moliere di scagliarsi, per bocca del e suo personaggio, contro i veri ingannatori, i veri burladores: che son coloro che, simulando devozione e sentimenti religiosi, e condannando pubblicamente il pensiero libero, ed accusando di immoralit` e a malvagit` chiunque professi opinioni diverse o comportamenti diormi, perseguono, protetti da una a maschera di rispettabilit`, i propri ni ed interessi personali, non meno egoistici ed esecrabili di quelli a del libertino Don Giovanni. 14 Voil`, de mes esprits forts, qui ne veulent rien croire esclama, dopo che Don Giovanni, veduto la a statua del Commendatore annuire al suo invito, ordina frettolosamente di lasciare la cappella mortuaria. 15 Si tratta della Storia del conte Leonzio. un dramma italiano che il teologo Paolo Zehentner vide rappresentato a Ingolstad nel 1615. La sua fosca relazione/recensione, riprodotta e tradotta in G. Macchia (op.cit.), ` non solo un documento importante, ma anche una lettura a suo modo avvincente. e
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Giovanni, viene ribadito poco pi` avanti da Sganarello, nella celebre scena del povero16 ; u egli infatti dichiara a questultimo: Voi non conoscete il signore, amico mio: crede solo che due pi` due fa u quattro, e quattro pi` quattro fa otto. u Vengono in mente due possibili, e concorrenti, considerazioni. La prima procede dal notare che sebbene il quattro pi` quattro fa otto sia, come detto, una proposizione u elementare quanto quella che la precede, la sua citazione da parte di Don Giovanni si propone, per un altro verso, come lavvio di una serie deduttiva, o di un ragionamento progressivo. Al pari del numero 1003 secondo Kierkegaard, il quattro pi` quattro otto u ` un indicazione di movimento, in questo caso mentale. Forse troppo poco per concludere e che Don Giovanni voglia aermare di non adare il proprio pensiero semplicemente alle formule dellaritmetica (e, quindi, al mero computo) bens` anche al metodo con cui esse sono ricavate, ma forse suciente a farcelo pensare. Difatti, se al ragionamento matematico non pu` essere attribuita la responsabilit` diretta o a di generare lateismo e quel che ne segue, esso ` fortemente indiziato di favoreggiamento: e poich si presenta come lesempio pi` convincente e riuscito di un metodo di conoscenza e u che prescinde da verit` rivelate o dal ricorso al principio di autorit`. Come scriveva a a Galileo Galilei qualche decennio prima: Tali sono le scienze matematiche pure, cio` la geometria e laritmetica, delle e quali lintelletto divino ne sa bene innite proposizioni di pi`, perch le sa u e tutte, ma di quelle poche intese dallintelletto umano credo che la cognizione agguagli la divina nella certezza obiettiva, poich arriva a comprenderne la e necessit`. . . 17 a Unaermazione rivelatrice e anche audace (tenendo conto del livello di rigore della matematica del tempo); unaermazione che, se riusciamo a calarci nei panni del cardinal Bellarmino, sarebbe forse da sola bastata per una robusta accusa deresia. La matematica, si potrebbe cos` interpretare, pi` di ogni altra forma di sapere, avvicina u luomo alla condizione degli angeli caduti. Nella seconda ipotesi, il quattro pi` quattro fa otto `, al contrario, un semplice u e raorzamento retorico del due pi` due fa quattro, e serve a ribadire come la religione u di Don Giovanni non sia tanto laritmetica, ma il calcolo (e che lidenticazione tra le due cose sia un consolidato errore popolare verrebbe confermato dalle successive parole di Sganarello). Secondo questa interpretazione, Don Giovanni non sarebbe interessato alla matematica (allaritmetica) come metodo di pensiero ed eventuale igiene mentale, ma come strumento per la realizzazione dei propri ni, e la sua dichiarazione di fede
[Atto III, scena II]. Ad un povero che gli aveva indicato la strada, Don Giovanni ore un luigi doro (dunque, una bella elemosina) chiedendo in cambio una bestemmia. Il povero resiste e si riuta, e inne Don Giovanni, battuto, gli getta la moneta per amore dellumanit` (non in nome di Dio, ma a nemmeno, direi, in quello dellaritmetica). 17 G. Galilei, Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, giornata seconda.
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un riconoscimento della sua cinica natura di opportunista: perch la parola calcolo, e 18 suggerisce, il pi` delle volte, un calcolo di interesse. Da questo punto di vista, va osseru vato che lassociazione tra libertinismo (visto in negativo) e lo studio della matematica non ` un dato scontato, necessario. Un accreditato prototipo di Don Giovanni, il conte e Leonzio (vedi nota 15) ` uno studioso, ma non ` un geometra n uno scienziato nate e e ` uralista; ` un allievo di Machiavelli, non di Copernico. E ateo, sacrilego, un derisore e della religione e della morale: cos` secondo Zehentner, sciolto da ogni legge, prese a , obbedire solo allimpeto delle sue voglie. Ma quali siano poi queste voglie il gesuita non lo dice, se non - come apprendiamo - lallegra compagnia e il buon cibo. Parrebbe quindi che Leonzio, birbante n che si vuole, non sia ancora un inguaiatore di ragazze n, tantomeno, un assassino; i suoi peccati e la punizione che ne deriva, sono peccati e di opinione e di gola (Philosophum super mensa lo dichiara lo spettro convenuto alla cena). Estremizzando un poco, si potr` allora concludere che mentre per lempiet` e lateismo a a (e lapprezzamento della buona tavola) ` suciente la ragione, per completare il passo e che conduce alleeratezza occorre che, contestualmente, la ragione evolva in matematica (seppure nellaccezione di calcolo). Non aiuta a formulare uninterpretazione univoca la battuta che Don Giovanni recita una volta rientrato a casa dopo aver veduto, assieme a Sganarello, la statua del Commendatore annuire al suo invito; battuta che, negando liniziale smarrimento, dovrebbe riabilitare il pervicace razionalismo di Don Giovanni, ma invece, nella sua sommaria sbrigativit`, risulta ambigua, e forse gi` manifesta un accenno di parodia. a a Sia quel che sia, lasciamo perdere: non si ` trattato che di una sciocchezza; e possiamo benissimo essere stati ingannati da un gioco di luce, o colti di sorpresa da unombra che ha provocato unillusione ottica.19 Sono le parole di un iperrazionalista che sottopone a critica i suoi stessi sensi, e che con prudenza scientica postula linsucienza probatoria di ununica esperienza, accidentale e non replicabile, ricercandone semmai la spiegazione pi` semplice (che sinquadri u nello schema logico di una visione materialista del mondo), oppure quelle di un opportunista che respinge aprioristicamente qualsiasi dato che potrebbe incrinare la solidit` a del sistema di comode giusticazioni del suo agire? Ma se, inne, accettiamo la tesi che Dom Juan ` un matematico, allora egli ` il ragionae e tore (luomo) stanco che, accortosi della portata di unipotesi sino ad allora trascurata, e avendone dedotto le conseguenze, ha capito il prossimo inevitabile crollo della sua congettura e dunque sa, cercando impacciatamente di celarlo al suo unico amico, che la Commedia sta per nire.
Tanto pi` che il calcolo, come aermer` il Don Giovanni di Da Ponte, ` una prerogativa maschile: le u a e donne, poi che calcolar non sanno (Atto II, scena 1). Per limpreparazione dellaltra parte. le strategie ispirate allaritmetica risulteranno dunque particolarmente ecaci proprio in ambito amatorio. 19 [Atto IV, scena I] Uno dei rari episodi in cui luomo-Dom Juan sembra veramente se stesso.
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3. Seduzione e calcolo: un legame pericoloso Ma possiamo qui prescindere dal tentativo di interpretare lo sfuggente personaggio di Moli`re20 , cos` come dallassegnare il rilievo che merita allaspetto macabro della e vicenda di Don Giovanni, e alla sda al mondo dei morti (sul quale, dal punto di vista a cui dobbiamo attenerci, non abbiamo trovato nulla da dire). La commedia di Moli`re ci e ha suggerito come lombra (o, se si preferisce, la luce) della matematica insista da una duplice angolazione sulla gura del seduttore21 : come emblema dellaudacia di pensiero, un pensiero soggetto alla sola autorit` della ragione ma che predispone inevitabilmente a alla dissolutezza, oppure come calcolo delle cause e degli eetti, come tecnica ormai indispensabile per conseguire i successi per i quali solo qualche decennio prima era suciente un bellaspetto, un abito da ricco, e la tracotanza (ma, in eetti, questo carattere libertino/raziocinante da seduttore in un tempo di cambiamento, verr` marcatamente a ridimensionato nellopera di Mozart/Da Ponte, dove Don Giovanni torner` ad essere uno a spadaccino piuttosto vanaglorioso, la cui astuzia pi` ranata consiste nel far circolare u la bottiglia). ` E quindi il momento di mettere per un poco da parte la favola di Don Giovanni, per rivolgersi alla gura del seduttore-calcolatore, del cacciatore che ha rimpiazzato larco e e i dardi con le trappole e con le reti, ed il cui solo sentimento pare essere il disprezzo. Nel settecento, passando dalla scena al romanzo, questo diabolico tipo di conquistafemmine, una gura letteraria che si regge su unidea forse non insensatamente riconducibile ad una matrice illuminista, e che in termini moderni si potrebbe descrivere come unipotesi di computabilit` delleros, prende il posto del burlador (vedi G. Macchia, op.cit.22 ). a La seduzione come freddo gioco mentale, come risoluzione di una congettura, come matematica delle reazioni umane e scienza esatta, come immaginazione e tecnica intellettualmente ranata, ` portata al suo livello pi` puro, eerato e crudelmente astratto e u da un Don Giovanni femmina, la marchesa di Merteuil delle Liaisons dangereuses di Laclos.23 Un aspetto notevole di questo notevolissimo romanzo, risiede nel fatto che la gura di Don Giovanni (nella modalit` di seduttore viziato ed egoista, privo di qualsiasi freno a morale) ` sdoppiata in due personaggi, la marchesa di Merteuil, appunto, e il visconte e di Valmont; con leetto di dissociare, dando loro corpo, le due funzioni principali nelle
Per questo, pagine molto interessanti si trovano in U. Curi, op. cit. Sebbene, seguendo Dom Juan, potremmo pensare che, come le ombre che transitarono sul volto della statua del Commendatore, anche in questo caso non si tratti che dillusioni ottiche. 22 Partendo da uno schema di giudizi a priori che non riesco a condividere del tutto, Macchia descrive con eloquenza questa mutazione: Il libertino Don Giovanni spense del tutto il fuoco e la giovanile baldanza del suo antenato spagnolo, si raggel`, si intellettualizz`, volle esprimere nei fatti la sua dottrina, o o e dichiararla poi, ancora, con il maggior disprezzo; tenacemente allontanando da s il pericolo del e sentimento, della sincerit`. a 23 Pierre-Antoine-Francois Choderlos de Laclos (Amiens 1741 - Taranto 1803) fu di professione un militare, con la passione per la scrittura e uno sfortunato interesse per la politica; e piuttosto un teorico che uomo da campo di battaglia. In quanto esperto di forticazioni e di balistica (invent` un nuovo o tipo di proiettile) doveva avere cognizioni non superciali di matematica.
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procedure di conquista amorosa: la sua ideazione e pianicazione, e la sua eettiva esecuzione. Separazione di compiti a cui corrisponde unanaloga redistribuzione del piacere: ad uno il piacere dei sensi e dellorgoglio, allaltra quello mentale dellinganno riuscito, del problema risolto, del danno procurato. . . . uno gode della felicit` di amare, laltro quella di piacere, questultima a un po meno intensa, in verit`; ma se si aggiunge il piacere di ingannare, a lequilibrio ` ristabilito; e tutto si aggiusta.24 e Valmont, tipo di sciupafemmine un po dandy, decisamente privo di scrupoli ma non di una certa audacia e di fascino25 , ` totalmente e freddamente consigliato, guidato, e manovrato, dalla marchesa di Merteuil, che intellettualmente lo sovrasta, e che lo comanda senza risparmiargli rimproveri e autocelebrazione, e lo fa morbido alloccorrenza, respingendo con umilianti sarcasmi ogni suo tentativo di compartecipare alla funzione, quella di stratega e di teorico, che lei si ` data: e Come siete fortunato ad avermi come amica! [. . .] Languite lontano dalla bellezza che vi tiene avvinto, dico una parola e vi ritrovate accanto a lei. Volete vendicarvi di una donna che vi nuoce, io vi indico il punto in cui dovete colpire, e lo lascio alla vostra discrezione. 26 Laclos, costruttore di fortezze ed esperto balistico, si sar` forse ricordato del diverso a ruolo rivestito da chi, forte di studi ed accurate misurazioni, individua i punti deboli di una cittadella e ne progetta di conseguenza lassalto, e chi, dotato di diverse qualit`, a quellassalto conduce; o tra il geometra che calcola lalzo dei cannoni, e lartigliere (il chimico) che mescola le polveri e d` fuoco alla miccia.27 Per noi, invece, risulta forse a n troppo banale vedere nel rapporto che lega la marchesa di Merteuil al visconte di Valmont una ragurazione del legame che intercorre tra la matematica e le scienze applicate. Nella lettera LXXXI, lettera lunga e importantissima nella quale la donna
Le relazioni pericolose. Trad. italiana di M. T. Nessi (Garzanti, 1977). Lettera XXXXI: la marchesa di Merteuil al visconte di Valmont. 25 Usando le parole della marchesa di Merteuil: Avete un bellaspetto, ma ` dovuto al caso; modi e garbati, ma labitudine li conferisce quasi a tutti; siete dotato di spirito, ma una parlantina supplirebbe benissimo al caso; una gran faccia di bronzo, ma solo forse conseguenza dei vostri primi successi; ecco, se non mi sbaglio, tutti i vostri pregi [Lettera LXXXI: la marchesa di Merteuil al visconte di Valmont]. 26 Lettera LXXXV, la marchesa di Merteuil al visconte di Valmont. 27 Spesso la metafora della fortezza fu (ed `) impiegata per alludere alla conquista amorosa: basti e pensare alluso corrente che, in questo ambito, si fa della parola assedio (o che si dica di aver fatto breccia nel cuore di qualcuno). Anche G. Bruno, che tra laltro, e a sentir lui, fu insaziabile conquistatore di ragazze, ne fa uso ripetuto. Ecco, ad esempio, alcuni consigli per limbrocco tratti dallopera De vinculis in genere, del 1591: Il vincolante non avvince con facilit`, come il condottiero non conquista facilmente una a rocca ben forticata [. . .] Venere non conquista facilmente la rocca, quando i suoi vasi sono vuoti, lo spirito inquieto, lansia bruciante; mentre spalancano la rocca i vasi rigon, lanimo sereno, la mente quieta, il corpo in riposo; ed ` dopo aver studiato lavvicendarsi e di questi guardiani e sentinelle, che si deve osare rapidamente, attaccare con forza e con tutti i mezzi, e non concedere tregua.
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racconta a Valmont le condizioni della propria giovinezza e la costruzione del suo metodo, la marchesa dice di s: e Quando mai mi avete visto allontanarmi dalle regole che mi sono imposta, e venir meno ai miei principi? Dico i miei principi, e lo dico a ragione, perch e non sono come quelli delle altre donne lasciati al caso, accettati senza verica e seguiti per abitudine. Sono il frutto delle mie profonde riessioni, io li ho creati e posso dire che sono opera mia.28 Parole che, almeno in buona parte, non ci sorprenderebbero sulla bocca di una personicazione della matematica.29 Ma questo, semmai, si colloca ad un livello metaforico sciolto dalleettivo riscontro testuale, sul quale proveremo a dire qualcosa pi` avanti. Chi ha letto il romanzo di u Laclos sa infatti che, nella trama del racconto, la somiglianza (la relazione) che abbiamo appena suggerito ` pi` debole di quanto possa essere suggestiva: le mosse della marchesa e u di Merteuil, per quanto razionalmente ecaci, sono troppo spesso intrighi ispirati dal suo mutevole capriccio. Prima di nire lei stessa smascherata in societ`, e sgurata dal a vaiolo, la marchesa giunge a ingannare, tradendolo e costringendolo ad un duello fatale, anche il suo amico Valmont.

4. La matematica ` donna e Il Don Giovanni di turno, Valmont, soccombe quindi ad opera di una donna pi` u di lui diabolica e aritmetica, che lo scongge utilizzando, ancor pi` freddamente e u compiutamente, alcune delle sue stesse armi. Se una donna non pu` arrivare a rivestire lo stesso ruolo della statua del Commendao tore, in tutte le sue implicazioni e con le stesse conseguenze, uno dei possibili corollari della teoria sviluppata da Laclos nel suo romanzo ` che una donna intellettualmente e attiva, cerebrale non certo lingenua ma nemmeno quella virtuosa pu` rappresentare o unantagonista vittoriosa di Don Giovanni. Una che discenda da un ramo della sua stessa stirpe: una studiosa di matematica, ad esempio. Nel racconto Il ritorno di Casanova (1918), A. Schnitzler immagina un attempato, consumato, ma non ancora rassegnato (ha 53 anni) Casanova30 , ospite nella villa di un conoscente fuori Mantova, infatuarsi della nipote di questi: giovanissima, bella e studiosa di matematica.
Le relazioni pericolose, Lettera LXXXI: la marchesa di Merteuil al visconte di Valmont. Raccontando della propria educaziione, la marchesa di Merteuil non accenna alla matematica; tuttavia anche a lei piace molto parlare di se stessa, della propria abilit`, della propria penetrante a intelligenza e fantasia, della propria capacit` di scioglier nodi che altri cercano inutilmente di scansare. a 30 C` una cospicua letteratura intorno al rapporto tra Don Giovanni e Giacomo Casanova, il cui e esito comune assicura che lavventuriero veneziano non ` un Don Giovanni. Ma ` stato comunque e e un seduttore leggendario, ed in questa veste ` qui tirato in ballo. Inoltre, la storia di Schnitzler, pur e inquadrata temporalmente e geogracamente in maniera plausibile, ` del tutto immaginaria e spesso e trascura lesattezza storica riguardo al personaggio protagonista.
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Marcolina non si cura del denaro n, apparentemente, dellamore, ama i libri, il cielo, e i prati, le farfalle e i giochi coi bambini, e sin dal primo incontro non dimostra alcuna soggezione, e nemmeno molto interesse, per il famoso avventuriero. Casanova si stup` era veramente insolito che una ragazza giovane e graziosa : sinteressasse a una materia cos` dicile e fredda al contempo, ma Marcolina rispose che, secondo lei, lalta matematica era la pi` fantastica delle scienze u e quella che, per sua stessa natura, appariva veramente divina.31 Marcolina, che sembra totalmente a suo agio nellintrattenere rapporti epistolari con i professori della Sorbona e nei giochi con le piccole cugine (la maggiore delle quali Casanova non avr` scrupoli a stuprare), appare distaccata e quasi altezzosa verso gli a uomini che la circondano, e in particolare verso lospite, del quale sembra non subire in alcun modo i modi e la parlantina, ignorandone le avances ed anzi quasi deridendo lutilitarismo superciale delle sue posizioni e ambizioni intellettuali. E lo stesso Casanova arriva a dubitare di aver messo gli occhi su un osso troppo duro anche per lui. Ragazze come Marcolina non erano pi` per lui. Oppure, non erano mai state u per lui? Esistevano anche donne di quel genere. Casanova riuscir` a fare lamore con Marcolina; ma soltanto travestendosi e, con la a complicit` del buio, come lantico Don Giovanni spagnolo, riuscendo a spacciarsi per a un altro - il sottotenente Lorenzi, segreto amante della ragazza, dal quale Casanova ha acquistato, per duemila ducati, il privilegio di salire nottetempo nella stanza di lei. Il personaggio di Marcolina fa venire in mente quello, pi` recente, di unaltra studiosa u precocemente brillante, la Thomasina di Arcadia, del drammaturgo inglese Tom Stoppard32 : anche lei, oltre a portare, come Marcolina, un nome la cui unica forma femminile ` un diminutivo di quella maschile33 , ` un genio della matematica. e e In Arcadia, un lavoro del 1993 che ` subito assurto al rango di un classico del teatro e contemporaneo, diversi temi si mescolano in un intreccio riuscito: la ricerca (della verit`, a dellordine o del riconoscimento altrui), lansia e lattesa sessuale, la matematica. Per fare solo un esempio, riportiamo un brano della scena iniziale, ambientata nel 1809: Thomasina (che qui ha tredici anni) chiede al suo precettore Septimus il signicato di abbraccio carnale; il precettore cerca per un po di svicolare, poi cede: Thomasina. Un abbraccio carnale signica baciarsi? Septimus. S Ma torniamo al teorema di Fermat. . ` Thomasina. E proprio come pensavo. Dovreste vergognarvi.
A. Schnitzler, Il ritorno di Casanova. Trad. italiana di G. Farese, Adelphi, 1975. Tom Stoppard (pseudonimo di Tomas Straussler), nato a Zlin, nellattuale Repubblica Ceca, nel 1937, ` forse pi` noto in Italia come regista del lm Rosencrantz e Guildenstern sono morti (Leone e u dOro al festival di Venezia del 1990) e cosceneggiatore di Shakespeare in love. 33 ` Anche se una vera Marcolina compare nella Storia della mia vita di Casanova. E la giovanissima amante di un fratello di lui, un prete, che la deruba e inganna promettendole di sposarla: ed ` bella, e vivace e lesbica. Casanova assicura, autorevolmente, che era insuperabile a letto.
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Septimus. Io, milady? Thomasina. S voi! Se non siete voi a insegnarmi il vero signicato delle , cose, chi altro pu` farlo? o Septimus. S me ne vergogno. Labbraccio carnale, ovvero lunione sessuale, , consiste nellinserimento dellorgano genitale maschile nellorgano genitale femminile a ni di procreazione o di piacere. Il teorema di Fermat invece asserisce che quando x, y e z sono numeri interi, ciascuno elevato alla potenza n, la somma dei primi due non potr` mai essere uguale al terzo, se n ` a e maggiore di 2.34 Per inciso, si capisce che la giovane Thomasina ` pi` pronta a comprendere il senso e u dellenunciato di Fermat che il signicato di abbraccio carnale, la cui comprensione richiede il vericarsi di alcune circostanze non del tutto riconducibili al pensiero35 . Su questa fondamentale diversit` non intendiamo aggiungere altro. Quanto a Thomasina, a non riuscir` a dimostrare il teorema di Fermat36 , ma intuir` la validit` del secondo prina a a cipio della termodinamica e anticiper` riessioni che oggi fanno parte della cosiddetta a scienza del caos. Septimus, naturalmente, si innamora di lei. Questo allinterno di una vicenda che, procedendo parallelamente nei primi dellottocento e ai giorni nostri, coinvolge diversi altri personaggi, molti riferimenti alla matematica37 e molte allusioni a faccende sessuali; ruotando attorno ad un protagonista che non compare mai in scena, un compagno di college di Septimus, giovane ma con unaura di Don Giovanni gi` cona solidata: George Byron. Anche Lord Byron, girovago di suo e facile ad accendersi (almeno secondo quella conoscenza popolare in cui mi riconosco), scrisse un Don Juan. Un poema epico satirico, come lo den` egli stesso, che inizi` a pubblicare nel 1818 e non complet` mai. La vicenda o o raccontata da Byron ` per` del tutto diversa da quella del Don Giovanni mitico: il suo e o Don Juan non ` un farabutto, e nemmeno un ateo militante; ` un avventuriero molto e e avvenente, riccioluto, naturalmente galante, che vive ogni attimo; il quale ` costretto e a lasciare giovanissimo la nativa Spagna per andare incontro ad avventure, molteplici s` ma sempre concluse tra le braccia di una o pi` donne; donne che lo amano a prima , u vista, etc. etc. Ma questo poema ci interessa non tanto per Don Juan, ma per sua madre, perch (curiosamente?) la sivigliana Donna Ines ` una matematica: e e Her favourite science was the mathematical, Her noblest virtue was her magnanimity,
T. Stoppard, Arcadia. Trad. italiana di A. Serra e A. Parnanzini, Einaudi 2003. La stessa, intelligentissima, Thomasina lo s`: E chiaro che ci sono cose che a una ragazza ` permesso a ` e capire, e tra queste lalgebra, ma ce ne sono altre, come abbracciare un quarto di bue, che devono essere tenute nascoste no a quando non sar` grande abbastanza da avere una carcassa tutta per s. a e 36 Com` noto, Pierre de Fermat enunci` il teorema nel 1637, ma non ne forn` mai una dimostrazione, e o limitandosi a scrivere di possederne una mirabile. Il teorema (in realt` - no a poco tempo fa - una a congettura) tenne impegnati per pi` di tre secoli decine di matematici, e fu provato solo nel 1995 da u A, Wiles con metodi estremamente sosticati. 37 Esistono siti internet esclusivamente dedicati a illustrare la matematica utilizzata in Arcadia. Raccomandabile mi pare quello di Robert L. Devaney: http://math.bu.edu/DYSYS/arcadia/.
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Her wit (she sometimes tried at wit) was Attic all, Her serious sayings darkend to sublimity; poi, pi` avanti: u O! she was perfect past all parallel [. . .] At least her conversation was obscure; Her thoughts were theorems, her words a problem, e inne, In short, she was a walking calculation.38 Sarebbe per` ingenuo credere che Byron voglia ribadire che Don Giovanni ` glio della o e matematica. In realt`, ` presumibile che in questo personaggio, di fatto non molto a e materno, egli abbia voluto ritrarre sua moglie, Anne Isabella Milbanke39 , che eettivamente era appassionata di matematica (pare che il marito lavesse soprannominata the Princess of Parallelograms). Questa Donna Ines, this best and weakest woman, che fa arrossire di vergogna le persone pi` intelligenti, ma che u Perfect she was, but as perfection is Insipid in this naughty world of ours,40 alleva il glio (dopo che il padre un hidalgo scapestrato tutto il contrario della moglie ` morto) secondo i suoi principi: le lingue, specialmente quelle morte, le scienze e e soprattutto quelle astruse, tutto ci` che ` lontano dalluso comune, e cos` via. Byron fa o e intendere che il carattere e latteggiamento di Don Juan si costuiscono come reazione al dominio della madre (mentre il Don Giovanni classico si oppone semmai al padre), e in modo specico alla intellettualit` della madre. La matematica, le scienze, sono astruse a e, nel loro negare i diritti della vita, si associano ad una rigida e quasi fanatica osservanza religiosa: questo ` il caso della madre di Don Juan. e Siamo ben dentro il periodo romantico. La matematica non ` pi` vista come possibile e u matrice di un pensiero e di una azione anticonformista, ma anzi come un principio contrario alla libera espressione degli individuali ed istintivi aneliti al nuovo, e alla libera ricerca dellesperienza vitale (e, quindi, erotica); la matematica (anche nella sua funzione pedagogica) si associa quindi al vecchio nemico della religione istituzionale, nel dispensare norme restrittive e mortifere, e nel richiamo conservatore allordine. Come vedremo nella prossima sezione, anche i Don Giovanni romantici pi` canonici, da u Homann in avanti, non sanno che farsene, loro, dellaritmetica; dato che, non fosse per il
George Gordon Byron, Don Juan, Canto the rst. Anne Isabella Milbanke (1792 - 1861) era una donna notevole, colta, progressista, e intelligente: nonostante ci` acconsent` (al secondo tentativo, va detto) a sposare George Byron. Ovviamente, non o riusc` a correggerlo; il matrimonio fu disastroso e n` dopo poco pi` di un anno. Lunica glia - della u coppia, non di Lord Byron - ` la famosa Ada Lovelace. e 40 Don Juan, Canto the rst.
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demonio, sarebbero predestinati a dominare e a vincere, e sono per di pi` dotati della u 41 forza fascinatrice che caratterizza il serpente a sonagli . E il ruolo della matematica, da quello di nutrice, se proprio non ispiratrice, della ribellione intellettuale (prima che etica) di Don Giovanni, e poi di armaiola delle sue imprese, si converte dunque in quello di alere, e sacerdotessa, di un assioma antagonista; oppure sparisce del tutto.42

5. Don Giovanni e la geometria Gi` nel catalogo di Bertati si aerma che Don Giovanni sinamma per tutte, belle o a ` brutte che siano. Ma non ancora per le vecchie. E Da Ponte che opera il passo conclusivo, il passaggio al limite, eliminando ogni condizione che delimiti la brama di Don Giovanni: delle vecchie fa conquista, pel piacer di porle in lista. Don Giovanni ` dunque attratto e da unessenza, dalla qualit` astratta che rende ogni donna una donna, e - almeno ai ni a della lista - sostanzialmente indierente alle speciche propriet` delle singole rappresena tazioni individuali di questa qualit` astratta. Egli ricerca le donne senza alcuna ipotesi a aggiuntiva, o meglio, come direi ai miei studenti di Algebra, a meno di isomorsmo. Si osservi inoltre come ` principalmente grazie al ricorso ad un linguaggio pi` formale e e u specico (la lista e i suoi numeri) che diventa possibile non solo discernere la plausibilit` a di un assoluto astratto, ma anche introdurre un corrispondente nuovo parametro di soddisfacimento, e quindi di piacere (Ah, la mia lista - doman mattina - duna decina - devi aumentar!). Ho scritto queste cose in tono scherzoso, ch un altro non sarei stato capace di tenere; e ma considerazioni simili, ovviamente sottratte alla terminologia matematica, sono seriamente al centro dellinterpretazione romantica, eroica, di Don Giovanni. Una lettura che si basa in maniera quasi esclusiva sullopera di Mozart, e, al suo interno, ssa nellaria del catalogo un momento di particolare concentrazione di senso. Scrive Massimo Mila: Fu facile per i romantici interpretare questassociazione numerica come sete dellassoluto [. . .] Questa materializzazione numerica, computistica, delle conquiste di Don Giovanni, allargate ad un favoloso eccletismo, ` uno dei pi` forti argomenti e u per la tesi romantica che vide in Don Giovanni un disperato cercatore dellassoluto, alla caccia duna perfezione ideale, sicch la sua concupiscenza si spoglia di ogni facolt` di e a discernimento, perch in realt` egli cerca nelle donne qualche cosa che non potr` mai e a a trovare: lideale, linnito.43 Latto che sancisce lo sdoganamento uciale e la trasgurazione romantica di Don Giovanni ` il racconto Don Juan44 di E.T.A. Homann. e
E.T.A. Homann, Don Juan. Un vago riesso di questo si pu` vedere, nel Don Giovanni di Mozart, nel cambio di destinazione di o un ironico commento del servitore: mentre nel Dom Juan di Moli`re, Sganarello dice parlate come un e libro stampato rivolgendosi a Don Giovanni, nellopera di Mozart la stessa osservazione Parla come un libro stampato ` fatta da Leporello a proposito Donna Elvira. e 43 M. Mila, op. cit. 44 Pubblicato in rivista nel 1813 e poi incluso nella raccolta Pezzi fantastici alla maniera di Callois.
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In questo racconto, la cui lettura ci sentiamo di consigliare ai bulimici, che con un po di licenza vi troveranno la loro brava patente di solitari e ribelli orfani dellinnito45 , Homann presenta Don Giovanni come una gura spiritualmente superiore, e in quanto tale pi` nostalgico degli altri (della massa dei guranti che con leccezione di Donna Anna u servono solo a costituire il terreno sul quale si gioca la sua battaglia con lultraterreno46 ) di quellassoluto da cui sarebbe disceso. E dunque, ` una preda insieme facile ed ambita e per il demonio, che orienta il suo anelito allinnito verso linsaziabilit` erotica47 : ma la a conseguente continua reiterazione delle conquiste amorose (rese facilissime dal fascino naturale del nostro), comporta la reiterata constatazione che, ad ogni nuova conquista, linnito non si ` minimamente fatto pi` vicino, e sfocia inne nella ribellione interiore, e u e nella condanna alla solitaria corsa verso la caduta. Ormai il possesso della donna non fu pi` per lui il soddisfacimento dei propri u sensi, ma lironia sacrilega verso la natura e verso il creatore.48 Comprendere in che senso il tentare di farsele tutte possa costituirsi come ribellione alla natura ` cosa evidentemente preclusa a chi faccia difetto di sensibilit` romantica.49 e a Ma non ` a causa di simili dicolt` che non ci soermeremo oltre su questo perioe a do. Come gi` accennato e come si sar` inteso dalle parole di Homann il Don a a Giovanni romantico (dallesponente di un tantrismo fascistoide come in Homann, al deluso nichilista di Lenau50 ) non ha, n desidera avere, alcun signicativo rapporto con e la matematica. Passer` pi` di un secolo prima che un Don Giovanni ancora romantico, il protagonista a u della commedia Don Giovanni o lamore per la geometria di Max Frisch (1953), cerchi e riscopra nella matematica, e non nelle donne, la via che converge allassoluto.
Il fatto che la bulimia, in questa storia, si sia fermata al Conte Leonzio, e non abbia usufruito del contributo di un Mozart, non toglie che anchessa possa essere accomunata allansia erotica, intese come terreno e disperato tentativo di superare la natura nita delluomo in quanto carne. E forse con migliori credenziali: in fondo, la funzione alimentare se guardiamo in generale ` altrettanto basica di quella e sessuale, che invece manca della peculiare evidenza dellespansione sica, della tensione portata al limite di quella forma corporea stessa, che sancisce per prima la nostra irredimibile nitezza e mortalit`. a 46 La natura aveva dotato Don Giovanni [. . .] di tutto ci` che innalza luomo in unintima parentela o col divino al di sopra dei comuni mortali, al di sopra di quei prodotti fabbricati in massa che, quando escono dallocina, sono come zeri davanti ai quali bisogna mettere una cifra anch abbiano un e valore. (E.T.A. Homann, Don Juan.) 47 Fu la furbizia del nemico ereditario a insinuare nellanima di Don Giovanni il pensiero che, gi` a su questa terra, con lamore, col possesso della donna, potrebbe attuarsi ci` che alberga nel nostro o petto solo come una promessa celeste, e precisamente quel desiderio innito che ci pone in immediato rapporto col mondo ultraterreno. (E.T.A. Homann, Don Juan.) 48 Come sopra. 49 A onor del vero, allinizo del racconto, Homann dichiara onestamente che: Soltanto una sensibilit` a romantica pu` comprendere il romantico. o 50 Nikolaus Lenau (1802 - 1850). Il suo Don Juan ` un lungo frammento poetico iniziato nel 1844, in e cui Don Giovanni si lascia ammazzare in un duello conclusivo. Su questo testo si bas` R. Strauss per il o suo poema musicale Don Juan.
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Il declinare della imprescindibilit` del simbolismo religioso e laermarsi del principio di a novit` come qualit` artistica, hanno generato, nel novecento, una serie di Don Giovanni a a diversi, non ortodossi: il testo di Frisch ` uno dei tanti, ma lo abbiamo scelto per la e sua esplicita esaltazione della matematica. Il Don Giovanni di Frisch `, allinizio dellazione, un ventenne anticonformista e probe abilmente vergine, graticato di un sico agile, uno sguardo fermo, un intelletto vivace e un forte senso di superiorit`. Ancora, quindi, un individuo superiore, che ama la a natura e lo studio, partecipa professionalmente ad una guerra di cui non condivide le ragioni, e si reca al bordello per giocare a scacchi (facendo cos` innamorare le meglio prosti tute). La tentazione che subisce non ` pi` quella dellAntagonista ultraterreno, n quella e u e dellateismo rivoltoso, ma ` la seduzione della sobriet`, della precisione, dellesattezza, e a del raziocinio virile, che la geometria esercita; tentazione che alimenta una concentrazione intellettuale che nisce per congurarsi come sexappeal.51 Nella Nota introduttiva, una prefazione che conferma, ce ne fosse stato bisogno, come Don Giovanni sia amato dagli uomini pi` che dalle donne, e in modo precipuo da certi u intellettuali, Frisch aerma (tra laltro): Don Giovanni ` un intellettuale [. . .] Ci` che lo rende irresistibile per le e o signore di Siviglia, ` la sua spiritualit`, la sua pretesa di una spiritualit` e a a virile, la quale costituisce un aronto, in quanto persegue scopi completamente diversi da quelli che possono essere costituiti dalla donna, e pone, n dallinizio, la donna come un episodio. [. . .] Linfedelt` non lo trascina di a piacere in piacere, ma lo induce alla ripugnanza per ci` che non ` vero. E o e non perch egli ama le donne, bens perch egli ama qualche cosa di diverso e e (per esempio, la geometria) pi` che le donne. . .52 u Penso possa bastare. Una discussione del senso ampio della commedia di Frisch (la cui riuscita mi sembra opinabile) non ` cosa per noi; ci interessa piuttosto vedere come la e matematica intervenga nella denizione della gura del suo Don Giovanni. Da un punto di vista psicologico, nello sviluppo della vicenda, la geometria, da passione e giovanile desiderio di distinguersi, diventa per Don Giovanni un rifugio: Don Roderigo. Vuoi tornare alla tua geometria? Don Giovanni. L`, voglio tornare l` dove quello che so lo so. S . . . qui io a a sono perduto. Si tratta comunque di una geometria intuitiva, anche se astratta, il cui carattere terapeutico ` la chiarezza delle denizioni. Rivolto allamico Don Roderigo (del quale ha e
Il giovane promettente, laico e studioso, di Frisch incontra la catastrofe allinizio della carriera di Don Giovanni, in occasione del suo matrimonio con Donna Anna (che non avr` luogo); catastrofe a causata come nel modello canonico dalla sua ostinazione a non pronunciare le parole fatidiche in cui non crede. Diventer` perci un seduttore, provocando pi` morti di tutti i Don Giovanni precedenti; a o u inscener` un nto evento soprannaturale e la sua nta morte, e nir` con lo sposare una prostituta a a divenuta ricca per un precedente matrimonio, che, come molte altre, lo ama. 52 M. Frisch, Don Giovanni o lamore per la geometria. Trad. italiana di B. Filippini, Fetrinelli 1962/2004.
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da qualche ora sedotto la moglie e che per questo morir` suicida di l` a poco), Don a Giovanni dice: Don Giovanni. Non hai mai provato questo semplice stupore di fronte a un vero sapere? Per esempio: che cos` un cerchio, un puro luogo geometrico. e Io ho bisogno di questa purezza, amico mio, di questa sobriet`, ho bisogno a di precisione, ho orrore della palude dei nostri stati danimo [. . ] Tu sai ` cos` un triangolo? E ineluttabile come un destino; una sola gura composta e di questi tre elementi che hai a disposizione, e la speranza, lapparenza di imprevedibili possibilit`, questa cosa che cos` spesso ci confonde il cuore, a scompare come una follia di fronte a queste tre linee. Cos` e non altrimenti! 53 dice la geometria. Una geometria quasi magica che, diventando essa stessa uno stato danimo, riporta molto vicino a quellanelito per lassoluto di un Don Giovanni romantico. Don Giovanni. Che cosa ` pi` solenne di due linee tracciate sulla sabbia, di e u due parallele? Guarda il lontano orizzonte e vedrai che non c` nulla se non e linnit`; guarda il mare, ed ` ampiezza, s e guarda la via lattea; uno spazio a e , che ti oscura lintelletto, impensabile; ma non solo queste cose ti mostrano, ti rivelano linnito: due linee tracciate nella sabbia, lette con un po di spirito [. . .] Soltanto chi ` capace di questa sobriet`, intuisce il sacro; tutto il resto e a sono solo storie.54 Cos` dopo tre secoli, Don Giovanni torna, con tutto un altro spirito, l` da dove Moli`re , a e laveva fatto partire, alla matematica.

6. Metafore Abbiamo iniziato questa nota aermando che lassociazione tra Don Giovanni e il matematico, in quanto entrambi attori di uninesausta (almeno in linea di principio) attivit` di ricerca, ` di carattere superciale. Aermazione che, dopo aver maldestramente a e percorso parte della storia del mito del seduttore, non abbiamo intenzione di ritrattare. Un solo esempio: lambiente pi` favorevole al seduttore e a Don Giovanni in particolare u ` il buio, mentre la matematica ` per denizione associata alla chiarezza, termine e e metaforico di suo, ma che richiama indiscutibilmente la luce. Ci` non toglie che qualche pi` caparbia consonanza si continui a sentirla: la monomania, o u la dedizione totalizzante, laggirarsi continuo in cerca di preda, la lista (delle belle, delle pubblicazioni), etc.; ma anche il timore di un riuto, o il dichiarare amore per il generale (la donna, la matematica) e laggredire nel contempo il singolo fenomeno.55
Come sopra. Come sopra. 55 Non teniamo in considerazione la probabile diagnosi degli psicologi da talkshow televisivo: chi sceglie la matematica, come tutti i Don Giovanni, ` una persona che fugge. e
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Ma, ancora, ecco che su questo piano metaforico le testimonianze di matematici anche grandi, suggeriscono limmagine speculare in cui ` il ricercatore ad essere il sedotto. Per e rimanere ad uno dei testi che abbiamo esaminato, le parole di Marcolina nel Ritorno di Casanova, sembrano indicare qualcosa di simile: [Marcolina] rispose che in campagna non studiava con regolarit`, tuttavia a non poteva evitare che determinati problemi matematici, dei quali si stava occupando in quel periodo, la inseguissero anche nelle ore di riposo.56 Viceversa, che la conquista erotica possa essere per similitudine associata alla dimostrazione di una congettura matematica, per quanto labbiamo intravisto in almeno un caso (Le liaisons dangereuses), non sembra godere di alcuna rilevanza nel linguaggio corrente; vuoi perch sarebbe poco persuasivo, vuoi per loggettivamente relativa cae pacit` di penetrazione della matematica nel comune tessuto simbolico, ma anche perch, a e in questo campo, si troverebbe a fronteggiare la forza invincibile delle metafore militari, che dicono di tattiche, di conquiste territoriali, di assedi (vedi nota 27), e di lotta. Nelle sue lettere, il visconte di Valmont ne fa spesso uso (cosa che, signicativamente, non fa la marchesa di Merteuil); egli si paragona al generale Turenne e a Federico il Grande. A proposito di una sua conquista, commenta: Non `, quindi, come nelle altre avventure, una semplice capitolazione [. . .] e ` una vittoria completa, conquistata con una campagna dicile e decisa da e premeditate manovre.57 Anche il losoco Dom Juan di Moliere quando parla di conquiste pensa alla guerra:58 Non vi ` nulla che possa arrestare limpeto dei miei desideri; mi sento il cuore e capace di amare tutto il mondo; e come Alessandro, vorrei che esistessero altri mondi, per potervi estendere le mie conquiste amorose.59 (Per inciso, lutopia di Dom Juan `, per i matematici, una realt`. Almeno, questo race a conta, nora, la storia della matematica: nuovi e impreveduti settori di indagine continuamente si aprono allo sguardo ed alla concupiscenza dei ricercatori.) Quando vogliono descrivere agli altri la natura delle proprie occupazioni, i matematici usano pi` spesso metafore geogracoesploratorie, anche archeologiche; usano allora u termini come svelare, esplorare, raggiungere, dissotterrare, ed espressioni come portare alla luce, trovare una strada, etc. Insomma, i matematici preferiscono rappresentarsi come partecipanti a delle spedizioni piuttosto che a campagne.
A. Schnitzler, op. cit. Le relazionii pericolose, Lettera CXXV: Il visconte di Valmont alla marchesa di Merteuil. 58 C` chi ritiene questo un aspetto fondamentale del testo di Moli`re: Il contenuto specico del Dom e e Juan va individuato nella formulazione di quella che si pu` denire non arbitrariamente una Erotica o more geometrico demonstrata, al cui centro campeggia la scoperta dellessenza bellica dellamore [U. Curi, Miti damore, Bompiani (2009)]. 59 Moli`re, Dom Juan, Atto I, scena II. e
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Ma quando conversano tra loro, anche ai matematici capita non infrequentemente di ricorrere a immagini belliche: ` abbastanza comune, ad esempio, sentir parlare di ate taccare un problema (anche in formulazioni pi` articolate, come attaccare un problema u da un altro lato), e si usano espressioni come abbattere un muro, cercare una breccia, e simili. La guerra del matematico ` per` principalmente una guerra dassedio; il e o che non sorprende dato che ai suoi oppositori si adattano immagini di impervia inerzia piuttosto che di capacit` attiva di reazione. a Il triangolo, non solo metaforico, seduttore/soldato/intellettuale ` oggettivato ne Il e ritorno di Casanova dal trio Casanova/Lorenzi/Marcolina. Triangolo che appare in tutta evidenza e, letteralmente, messo a nudo60 , nelle sequenze nali, che rappresentano il climax del racconto. Dopo aver goduto del corpo di Marcolina, Casanova, ridisceso nel parco alle spuntare dellalba, aronta in duello - ancora nudo - il sottotenente Lorenzi, e lo inlza. Che lamplesso amoroso sia spesso descritto come una lotta, ` un dato di fatto, e Schnite zler fa susseguire i due episodi, il sesso e il duello alla spada, come eettivamente i lati consecutivi di una stessa gura geometrica. Per chiuderla, con il lato della speculazione logica, possiamo adarci ad una citazione da R. Musil. Le mosse e le astuzie dispiegate da una mente inventiva in un calcolo logico non sono in realt` molto diverse dalle mosse di un corpo bene allenato alla a lotta, e in tutte esiste una combattivit` psicologica che, resa fredda e astuta a dalla dicolt` e dalle improbabilit`, ` addestrata a scoprire il lato pi` attaca a e u cabile [. . .] non importa se di un problema oppure di un avversario in carne ed ossa.61 Se ci si crede, questa citazione suggerisce, dunque, come sia attraverso limmagine del corpo a corpo (e con il coltello tra i denti) che lattivit` del matematico si congiunge a metaforicamente allatto dellabbraccio carnale.

Infatti, per poter agire pi` rapidamente, Casanova si reca nella camera di Marcolina con il solo u mantello addosso ed i vestiti in un sacco; allalba, dopo che la sua identit` si ` rivelata alla ragazza a e che lo guarda disgustata Casanova si cala nel parco come per fuggire e, prima di riuscire a rivestirsi, incontra il sottotenente Lorenzi che lo attendeva e che lo sda. Per rendere pari il duello anche Lorenzi si denuda. 61 R. Musil, Luomo senza qualit`. a

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