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dalit che di fatto ha assunto la semantica delle teorie formali. Nel frattempo per si fa anche strada lidea che un modello sia generalizzabile e che, perci, possa essere applicato anche in altri ambiti della ricerca scientifica. A tale riguardo, si impongono due orientamenti di pensiero: luno, che presuppone una netta differenza tra un modello e una teoria scientifica e laltro, che invece ammette una sostanziale analogia tra loro. Il primo orientamento prevale nelle scienze sociali e associa il modello alla nozione di struttura, soprattutto quando concepita in termini esplicativi, come avviene in LvyStrauss, per il quale il concetto di struttura sociale non si riferisce alla realt empirica, ma ai modelli costruiti in base ad essa (Antropologia strutturale, tr. it., Milano 19672, p. 311). Laltro orientamento di pensiero si impone nelle scienze naturali, dove per il modello variamente inteso, in relazione al carattere pi o meno astratto che lo contraddistingue rispetto al dominio a cui si riferisce. Tre sono le posizioni prevalenti: 1) nella sua funzione di mediazione, esso soltanto una rappresentazione astratta delle strutture formali esibite dal dominio di riferimento (M. Wartofskj, Models: Representation and the Scientific Understanding, Dordrecht 1979); 2) una costruzione concreta che condivide alcune caratteristiche con il dominio a cui rinvia (N.R. Hanson, Patterns of Discovery, Cambridge 1958); 3) una costruzione concreta ottenuta togliendo le caratteristiche per cui differisce dal dominio cui si richiama (M.B. Hesse, Models and Analogies in Science, Notre Dame [Indiana] 1966). Il modello, nellaccezione che assume nelle scienze naturali, una rappresentazione semplificata della realt, che non si pu confondere con essa. Tuttavia, il grado di approssimazione che consente di raggiungere in un certo momento, pu essere sufficiente per alcune applicazioni particolari, in quanto consente di dare parzialmente conto di qualche aspetto non osservabile della realt. per questo che la sua validit non mai definitiva ed tale fino a che non si dispone di una costruzione pi adeguata. Bastide scrive: Un giorno possiamo sperare di trovare, mediante il metodo comparativo, qualche equivalenza tra i diversi modelli; per il momento i modelli sono locali non solo nel senso che si hanno modelli va7514
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riabili secondo le discipline, ma anche nel senso che ogni disciplina pu trovarsi a dover utilizzare modelli variabili (Introduzione allo studio del termine struttura, in AA.VV., Usi e significato del termine struttura, tr. it., Milano 1974, pp. 13-14).
A. Pieretti BIBL.: A. TARSKI, Introduction to Logic and to the Methodology of the Deductive Sciences, New York 1941; H.E. HUTTEN, The Language of Modern Physics, London 1956; M. BLACK, Models and Metaphors, Ithaca 1962; AA.VV., The Concept and the Role of the Model in Mathematics and Natural and Social Sciences, New York 1963; J.W. ADDISON - L. HENKIN - A. TARSKI (a cura di), The Theory of Models, Amsterdam 1965; A. ROBINSON, Introduction to Model Theory and to the Metamathematics of Algebra, Amsterdam 1965; P. ACHINSTEIN, Concepts of Science, Baltimore 1968; R. BOUDON, Modles et mthodes mathmatiques, in Tendances principales de la recherche dans les sciences sociales et humaines, Paris - La Haye 1970, pp. 629-685; G. BOOLOS R.C. JEFFREY, Computability and Logic, New York 1972; A. MCINTYRE, Model Completeness, in J. BARVISE, Handbook of Mathematical Logic, North Holland 1977, pp. 139-180; F. SUPPE, The Structure of Scientific Theories, Urbana 1977; B.C. V. FRAASSEN, The Scientific Image, Oxford 1980; K. POTTHOF, Einfhrung in die Modeltheorie und ihre Anwendungen, Darmstadt 1981, cap. III, pp. 105-118; P.M. CHURCHLAND - C.W. HOOKER, The Image of Science, Chicago 1985; A. TARSKI, Grundzge des Systemenkalkuls II, Fundamenta Matematicae, 1986, pp. 283-301; R. GIERE, Explaining Science, Chicago 1988; H. BENIS-SINACEUR, Corps et modles, IV, Paris 1989; F. SUPPE, The Semantic Conception of Theories and Scientific Realism, Urbana 1989; K.F. SCHAFFNER, Discovery and Explanation in Biology and Medicine, Chicago 1993; A.E. RAYMOND S. HORSFALL - M.E. LEE (a cura di), Chaos, Complexity, and Sociology: Myths, Models, and Theories, Thousand Oaks 1997; U. MKI (a cura di), Fact and Fiction in Economics: Models, Realism and Social Construction, Cambridge - New York 2002; T.L. BROWN, Making Truth, Urbana 2003; N.C.A. DA COSTA, Science and Partial Truth, Oxford - New York 2003; A.M. KOCH, Knowledge and Social Construction, Lanham 2005.
CONCETTO GENERALE DI. SOMI. Premessa. - II. Il modello come metodo. - III. Modello oggettuale pratico. - IV. Modello oggettuale teoretico come correlato di una teoria: 1. Il modello come interpretazione in una teoria. - 2. Il modello come interpretazione di una teoria. I. PREMESSA. La voce si articola secondo la seguente proposta di classificazione dei vari usi
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dersi e non c bisogno di insistervi molto. Piuttosto, opportuno spendere qualche parola per evidenziarne gli elementi caratterizzanti. Ora, facile rendersi conto fin dal primo impatto con tale uso della parola che qui modello inteso non come modello di qualcosa (di un oggetto o di un ambito oggettuale) ma come modello del fare, elaborare, costruire qualcosa. evidente che in tale accezione del termine sia presente un aspetto pratico. Il suo significato coinvolge la dimensione pratica perch si tratta di modello avente per oggetto il fare. Per, il fare pu consistere anche nella elaborazione di una teoria, ovvero nellesecuzione di un compito conoscitivo, per cui non sempre laspetto pratico del fare allude allidea, tipica della prospettiva pratica, di trasformazione della realt; talvolta laspetto pratico sta solo nella circostanza che il modello ha per oggetto il conoscere, il che, pur essendo espressione tipica dellattivit teoretica e non dellazione pratica in senso stretto, anchesso tuttavia una forma di attivit. Rilevante in definitiva nellaccezione sotto analisi il fatto che la parola modello, in questo contesto, intesa come sinonimo della parola metodo e metodo significa applicazione di qualche logica. Di conseguenza, nellaccezione sotto esame modello viene a sua volta a significare modello di logica del fare, elaborare, costruire qualcosa. Dipende, poi, dalla natura di ci che fatto, elaborato, costruito, il tipo di logica coinvolta nel modello e da essa dipende anche la sua appartenenza allordine pratico o a quello teoretico in senso stretto. In conclusione, il termine modello assunto, talvolta, nella accezione di metodo e, secondo tale significato, esso pi da intendere come modello di logica che non come modello relativo a un certo oggetto o ambito oggettuale. La prima grande distinzione da operare quella tra la classe dei modelli metodologici e la classe dei modelli oggettuali. In secondo luogo, gi nella nozione metodologica di modello possibile cogliere la distinzione classica tra aspetto teoretico e pratico delle discipline scientifiche. Tale distinzione, che ovviamente presuppone una concezione non strumentalistica della scienza, ancora pi marcata nellambito dei modelli oggettuali. Essa sta alla base della distinzione, che sar introdotta tra poco allinterno della classe dei modelli oggettuali, tra modello inteso in funzione conoscitiva (mo7515
del termine modello: (i) individuazione di alcuni casi emblematici di uso del termine modello come sinonimo di metodo; (ii) distinzione, allinterno dellambito del modello in senso stretto, della nozione di modello assunto in funzione conoscitiva (in breve modello teoretico) rispetto a quella di modello assunto in funzione pratica (in breve modello pratico); (iii) distinzione interna al modello in funzione conoscitiva tra modello come teoria interpretabile in unaltra si pu anche chiamare teoria-modello o sotto-teoria (della teoria in cui avviene linterpretazione) e, ponendosi dal punto di vista semantico, si pu, equivalentemente, intendere anche come struttura immergibile in unaltra e modello come struttura su cui interpretata una teoria detto anche interpretazione (della teoria) e, ponendosi dal punto di vista sintattico, si pu, equivalentemente, intendere anche come sopra-teoria (della teoria interpretata). Per quanto riguarda le due nozioni teoretiche di modello, ci soffermeremo in particolare a minimizzare la possibile portata riduzionistica della prima nozione, mentre cercheremo di motivare, sulla base di una concezione epistemologica oggettualistica, la funzione conoscitiva condivisa, in comune con una qualsiasi teoria, dal modello anche in questa accezione. Cercheremo, infine, di illustrare limportanza, soprattutto dal punto di vista filosofico e alla luce dei teoremi di limitazione, della nozione di modello nellaccezione di interpretazione di una teoria e di mostrarne, cos, le possibili implicazioni sul piano della filosofia in generale. II. IL MODELLO COME METODO. Il significato del termine modello che esplicitiamo per primo molto importante, anche se si tratta di un significato che, potendo essere veicolato da parole alternative, potremmo esimerci dallindicare attraverso il termine modello. In effetti, una prassi molto comune e diffusa quella di usare la parola modello come sostituto del termine metodo. In tal senso si parla, ad esempio, di modello assiomatico di fondazione delle teorie, di modello hempeliano di spiegazione dei fenomeni empirici (sia modello deduttivo-nomologico sia quello statistico-induttivo), di modello pratico-inferenziale di spiegazione dellazione, di modello utilitaristico di scelta razionale e di altri ancora. Che in tali casi il termine modello abbia lo stesso significato di metodo facile a inten-
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dello teoretico) e modello in funzione pratica (modello pratico). III. MODELLO OGGETTUALE PRATICO. Luso del termine modello nella sua accezione pratica certamente meno diffuso nel linguaggio scientifico di quello assunto in funzione teoretica. Di tale situazione non c motivo, tuttavia, di farsene troppa meraviglia, perch in realt essa dipende da circostanze storiche contingenti. In effetti, limpiego su larga scala del termine modello a fini scientifici avvenuto storicamente quasi esclusivamente nellambito delle discipline teoretiche e solo negli ultimi decenni, con il vorticoso sviluppo delle tecnologie, si assistito a un impiego gradualmente sempre maggiore del medesimo termine nellaccezione pratica. E questa , del resto, una delle fonti della confusione concettuale che talvolta accompagna luso del termine, uso necessariamente improprio per qualche rispetto, data la polivalenza di significati nel frattempo invalsa. Non si deve comunque dimenticare che laccezione pratica della parola modello molto diffusa nel linguaggio comune. facile, ad esempio, sentire espressioni del tipo Giovanni un modello di efficienza, Quella persona va presa a modello di vita, Gli Stati Uniti dAmerica sono un modello di sistema democratico e cos via. Ebbene, attraverso tali espressioni non si intende certamente comunicare il contenuto di qualche modello conoscitivo, nel senso che n Giovanni, n la persona del secondo esempio, n gli Stati Uniti dAmerica sono addotti quali nomi di qualche modello rappresentativo delloggetto o dominio oggettuale inteso. Piuttosto nelle frasi citate certe persone o realt politico-istituzionali sono addotte quali esempi particolarmente significativi della realizzazione di certi ideali normativi. Due sono dunque gli aspetti degni di nota relativi a tali espressioni: da una parte in essi in gioco pi la dimensione del dover essere, cio la dimensione inerente allessere ideale, che non quella dellessere reale cui appartengono gli oggetti dei modelli in funzione conoscitiva; dallaltra gli oggetti denominati modelli sono assunti quali espressioni paradigmatiche dei valori che attraverso di essi si vogliono comunicare. La sottolineatura del duplice aspetto importante, perch si danno modelli aventi una finalizzazione pratica che non hanno un valore esemplificativo. Tali forme modellistiche de7516
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scrivono o nominano, in altri termini, una realt ideale; non detto tuttavia che esse si riferiscano esemplarmente a un prototipo ideale rappresentativo di quella realt, dal momento che tale realt pu essere unica o tale da consentire realizzazioni di pari perfezione del medesimo, appunto, modello. Occorre sottolineare, daltra parte, che la nozione pratica di modello stata fino a oggi poco studiata e, appunto per questo, non ancora a disposizione una griglia completa e del tutto soddisfacente delle varie sfumature di significato. A causa di ci presentiamo solo due forme di modello pratico, senza impegnarci in ulteriori distinzioni ancora premature: il modello pratico come realizzazione in miniatura di una realt progettuale e il modello pratico come descrizione, pi o meno dettagliata, di una realt progettuale. Lidea di modello corrispondente alla prima figura coincide con il modello pratico (correntemente detto, nella pratica ingegneristica, anche iconico) inteso come strumento di verifica di una ipotesi costruttiva. Il modello in tal senso una riduzione in scala delloggetto da costruire, riduzione che conserva i rapporti di similitudine geometrica, cinematica e dinamica. Il vantaggio che si ottiene attraverso la produzione in miniatura delloggetto progettato (e la simulazione del suo comportamento) quello di poter studiare meglio e verificare, per cos dire, in anticipo il suo funzionamento quando sar prodotto nelle condizioni e dimensioni naturali. il caso dei noti modelli di artefatti (navi, aereoplani, dighe...) da sottoporre a opportune simulazioni al fine di ridurre al minimo i rischi di insuccesso quando si passa alla produzione in scala naturale. Che cosa caratteristico di questa nozione di modello? Non difficile rendersi conto che le note caratteristiche sono due: da una parte evidente il carattere analogico tra modello e realt progettata, dallaltra il modello non ha la semplice funzione rappresentativa o descrittiva (in chiave pi o meno spiccatamente matematica) della realt progettuale ma la sua stessa realizzazione, anche se su scala ridotta e non definitiva. Ebbene, questultimo elemento, insieme con il carattere di pura analogia tra modello in miniatura e realizzazione del progetto su scala reale, sono gli elementi che rendono inconfondibile il modello iconico con il modello pratico come progetto, ovvero come descrizione di una realt progettata.
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caso il modello concepito come una sottoteoria immergibile in una teoria pi potente (ovvero, se ci si pone dal punto di vista del dominio oggettuale descritto dalla teoria, come una sotto-struttura immergibile in una struttura pi estesa), nel secondo il modello linterpretazione di una teoria (ovvero il pezzo di realt su cui la teoria interpretata, di cui la teoria viene, di conseguenza, a parlare e che, formalmente, descrivibile anche come una particolare sopra-teoria della teoria interpretata). In sintesi: nel primo caso il modello una sotto-teoria (la teoria-modello o interpretazione in una teoria), nel secondo caso una sopra-teoria (linterpretazione della teoria). Ancora unosservazione in sede di premessa. I significati usuali di modello come grafico, schema, riproduzione e cos via appartengono di per s alla classe del modello teoretico. Di essi tuttavia non si parla in seguito perch si tratta di forme piuttosto minori e, fondamentalmente prescientifiche, della nozione teoretica. 1. Il modello come interpretazione in una teoria. Allo scopo di introdurre gradualmente la prima nozione di modello teoretico, conviene partire un po da lontano. noto che in molte teorie empiriche il modello inteso come preambolo di una teoria. Cerchiamo di fornire una breve illustrazione di tale significato del termine modello. Si supponga di voler costruire una teoria concernente un ambito oggettuale poco noto e di avere a disposizione una teoria sufficientemente sicura a proposito di un altro ambito oggettuale (che di conseguenza pi conosciuto rispetto al primo) caratterizzato da una certa analogia formale con quanto si conosce della realt poco nota. Allora, allo scopo di approfondire la conoscenza di questultima, si prendono alcuni elementi del secondo dominio oggettuale e si strutturano in maniera opportuna onde poter esplicitare le analogie formali esistenti tra le due realt in questione. La nuova struttura cos elaborata appunto il modello (basato sulla teoria gi nota) della teoria in via di formazione. chiara la funzione di un simile modello. Esistendo tra il modello e la realt modellata un preciso rapporto di omomorfismo, le proposizioni che sono vere a proposito del modello risultano vere anche a proposito della realt modellata. Daltra parte la realt descritta dalla teoria sulla quale basato il modello meglio conosciuta della real7517
questultima nozione di modello pratico che pi si avvicina a quella teoretica, di cui tratteremo tra poco. vero, infatti, che quando si muove dallintenzione di realizzare qualche progetto ad esempio, un progetto di miglioramento delle condizioni sociali ed etiche della societ non basta partire dallidea di un certo modello della societ, che semplicemente enunci le finalit principali che con il progetto si intendono promuovere, ma si dovr chiarire, altres, anche il modo attraverso il quale la realizzazione di tali finalit potr essere resa compatibile (in unottica di ottimalit) con i vincoli posti dalle condizioni desercizio di partenza. Il progetto dovr essere, cos, la descrizione di una realt in cui oltre alle finalit siano esplicitate le condizioni desercizio e i mezzi attraverso i quali, compatibilmente con lintero quadro, si ipotizza che le finalit possano essere realizzate nella maniera ottimale. Il modello cos inteso svolge, pertanto, una funzione pratica, ma ha altres un valore conoscitivo, in quanto deputato a individuare il quadro delle condizioni (desercizio) entro le quali sono da realizzare le finalit. In ogni caso, la differenza con il modello in funzione conoscitiva esiste ed irriducibile. Nella descrizione della realt progettuale, infatti, una funzione ineliminabile svolta dalle finalit, le quali non possono essere oggetto di pura descrizione; esse sono piuttosto oggetto di valutazione, il che richiede una capacit di presa del valore che va al di l della semplice capacit di constatazione di qualit naturali, la sola richiesta nella costruzione del sapere teoretico e, di conseguenza, dei modelli teoretici. IV. MODELLO OGGETTUALE TEORETICO COME CORRELATO DI UNA TEORIA. Siamo cos giunti al significato pi importante di modello, importante perch quello storicamente pi collaudato e quello che stato recepito pi a fondo nellambito della tradizione scientifica teorica ed epistemologica senza con ci trascurare il fatto che, come si detto sopra, esso gioca un ruolo essenziale gi nella componente descrittiva implicita nel significato principe del modello pratico appena sopra illustrato. Si tratta del modello, assunto in funzione conoscitiva, come correlato di una teoria ed esso pu essere inteso in due forme diverse ma altrettanto importanti. Le due forme scaturiscono dal diverso modo (nella sostanza inverso) con cui un modello si rapporta con una teoria: nel primo
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t che si vuole venire a conoscere attraverso il modello. Ne segue che la funzione principale del modello quella di costituire un utile strumento per conoscere una realt che prima era (anche se parzialmente) ignota. Una ulteriore riprova di ci che, quando della realt prima poco nota si viene a conoscere pi di quanto pu suggerire il modello, questultimo viene abbandonato e al suo posto subentra una teoria nuova: la teoria che si costruita servendosi proprio del modello. Ecco il motivo per il quale il modello illustrato si pu considerare il preambolo di una teoria. Gli esempi di modelli come preamboli di teorie sono molteplici soprattutto nellambito delle teorie fisiche: tra tutti basti segnalare il modello meccanico del campo elettromagnetico, in cui chiaramente laggettivo meccanico designa la disciplina da cui sono presi i materiali per la costruzione del modello, mentre con campo elettromagnetico si designa la realt per la cui indagine stato costruito il modello. Nellesempio appena commentato prevalente la funzione euristica del modello: il modello introdotto perch serve come tappa assai utile nella costruzione della teoria sulla realt oggettuale che si intende studiare. Tale natura euristica non deve tuttavia fuorviare al punto da lasciare in secondo piano la portata teorica del procedimento. Innanzitutto, lanalogia tra realt modellata e struttura modellante pu rivelarsi a tal punto profonda da dar luogo a un effettivo isomorfismo tra modello e parte della struttura da cui ricavato il modello. il caso in cui il modello, da semplice preambolo di una teoria, giunto al punto da fornire una vera e propria teoria, la quale, dato il rapporto di isomorfismo sopra richiamato, immergibile nella teoria descrivente la realt modellante. In altri termini la teoria che scaturisce dal modello risulta interpretabile in questultima, o, come anche si dice, costituisce un modello di questa, al punto da essere concepibile come una sua particolare sotto-teoria. I molteplici casi di teorie-modello di questo tipo sono noti a tutti e non vale la pena di enunciarne molti. Ci soffermeremo su qualcuno di particolare interesse. Un esempio paradigmatico in questo senso costituito dai modelli delle geometrie non euclidee. Sono note le difficolt con cui le geometrie non euclidee sono state accettate quali geometrie alternative plausibili almeno altrettanto quanto la secolare geometria euclidea.
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Al superamento di tali difficolt ha sicuramente contribuito la scoperta di modelli euclidei delle varie geometrie non euclidee (in particolare il modello di Poincar della geometria iperbolica, quello sferico di Riemann della geometria ellittica, quelli proiettivi di Klein sia di geometria iperbolica che di geometria ellittica). Questi modelli sono il risultato della connessione che si pu stabilire tra le teorie non euclidee e determinate sotto-strutture delluniverso geometrico euclideo, le quali, in base alla corrispondenza stabilita, sono tali da rendere vere su di esse (ossia sugli enti geometrici che le costituiscono) le proposizioni di geometria non euclidea. In altre parole, data una particolare funzione di interpretazione che, ad esempio, interpreta le rette iperboliche su semicirconferenze euclidee , le geometrie non euclidee sono trasformate in sottoteorie della geometria euclidea e, in tal senso, si pu parlare di modelli euclidei delle geometrie non euclidee. Struttura analoga hanno anche altri modelli: ad esempio, sempre nellambito formale, il modello insiemistico dellaritmetica, o nellambito delle scienze empiriche, il modello meccanico-statistico del calore, il modello computazionale della mente e, secondo modalit diverse di interpretazione nei vari capitoli della matematica, tutti i cosiddetti modelli matematici di qualcosa, come quello del corpo rigido, del corpo elastico, del gas perfetto e cos via. Come si vede, non difficile trovare esempi di teorie-modello, al punto che non vale la pena di insistere ancora a reperirne di nuovi. Piuttosto interessante notare che, in aggiunta ai modelli euclidei di geometria non euclidea si pu avere anche il caso di un modello non euclideo della geometria euclidea: se si rammenta, infatti, che le geometrie non euclidee descrivono uno spazio curvo (concavo nel caso della geometria iperbolica e convesso nel caso di quella ellittica), se ne ottiene facilmente lo spazio euclideo se tale coefficiente di curvatura posto uguale a zero. Anche qui la situazione quella di una teoria immersa in una teoria pi estesa; solo che, non trattandosi in questo caso della interpretazione locale delle teorie non euclidee su quella euclidea, ma di riconduzione della geometria classica a un caso particolare di geometria non euclidea, la situazione rovesciata, anche se secondo punti di vista diversi.
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ti degli esempi sopra presentati, nei quali la sopra-teoria allude a un dominio oggettuale ben pi complesso di quello sottostante alla teoria interpretata. In altre parole, latteggiamento riduzionistico forte, che non perci connesso con listituzione del rapporto di interpretazione della teoria-modello nella sopra-teoria, pu invece nascondersi nella pretesa di descrivere esaustivamente attraverso i mezzi della sopra-teoria tutta la ricchezza della realt che si intende indagare attraverso la teoria-modello. Questo, per, non dipende dal fatto che la teoria-modello interpretata nella teoria superiore, ma dal fatto che ambedue le teorie in quanto semplici teorie sono insufficienti a rendere conto della ricchezza del reale, mentre si pretende di ridurre a quanto esse dicono tutto il contenuto oggettivabile della realt. In realt, ogni teoria, proprio per il fatto di riflettere la parzialit del punto di vista relativo, non pu pretendere dessere, rispetto alla realt, esaustiva, ma solo la rappresentazione semplificata e astratta di una sua parte o dimensione. Anzi, in questo senso cio se nella accezione di teoria-modello si mette tra parentesi laspetto per cui il modello una teoria interpretata in unaltra e si tiene conto solo del fatto che si tratta di una teoria tutte le teorie scientifiche vengono ad avere un aspetto modellistico essenziale, in quanto rappresentazioni parziali e perci di principio integrabili della realt. Che, poi, ci sia distanza tra teoria e realt, persino la realt considerata alla luce del punto di vista della teoria vale a dire la realt oggettuale che le corrisponde , quanto risulta anche dalla considerazione dellultimo significato di modello, il significato logico-matematico di modello come interpretazione di una teoria, il quale presenta un carattere totalmente anti-riduzionistico. 2. Il modello come interpretazione di una teoria. risaputo che in logica-matematica per modello si intende la struttura (o universo oggettuale) su cui realizzata linterpretazione di un sistema formale (sia esso una teoria sia un semplice calcolo logico). Vediamo, in sintesi, in che cosa consiste tale interpretazione, concentrandoci in particolare sul concetto di teoria. In generale una teoria un linguaggio che parla di un universo di oggetti. Ora a tale linguaggio appartengono sia segni logici che segni descrittivi. Mentre i secondi svolgono un
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Interessante , infine, notare che di esempi significativi di teorie-modello in questultimo senso ce ne sono anche nellambito delle teorie empiriche. il caso, assai importante, di teorie empiriche vecchie, che possibile inglobare nelle teorie nuove, di modo che la teoria vecchia viene ad essere una sorta di modello parziale della teoria nuova. Anche se nel caso empirico il fenomeno presenta una maggiore complessit che, ad esempio, si manifesta nel fatto che la funzione di interpretazione pi complessa , la situazione a livello generale sempre la stessa: si tratta della riconduzione della teoria vecchia a sotto-teoria della teoria nuova inglobante. Nelle righe precedenti ci siamo soffermati su alcuni esempi di teorie-modello, non perch avessimo trascurato il fatto che sono esempi universalmente noti e perci non bisognosi di particolare illustrazione, ma semplicemente per avere loccasione di riflettere un po sul possibile carattere riduzionistico inerente alluso di tale nozione di modello. In realt vero che modelli come quello insiemistico dellaritmetica o quello meccanico del campo elettromagnetico alludono chiaramente a un carattere riduzionistico. Ci, del resto, saccorda perfettamente con una propriet metateorica di fondo del modello come teoria interpretabile che ha certamente un significato riduzionistico. vero, infatti, che se una teoria interpretabile in unaltra, la prima si pu considerare una parte di una semplice estensione definitoria della seconda. Ed vero, inoltre, che se una teoria contenuta in una particolare estensione definitoria di unaltra, si pu considerare riducibile a questa come nel caso in cui si assuma che la biologia sia contenuta in una particolare estensione definitoria della fisica. In tal senso, dunque, vero che una teoria-modello sia ridotta alla teoria in cui interpretata. Questo , per, ancora un significato abbastanza neutro di riduzione, a meno che non si specifichi la natura riduzionistica della sopra-teoria in cui eseguita linterpretazione. Si ha riduzione in senso forte, infatti, quando si pretende di ricondurre a un punto di vista unico, che non tiene conto delle diversit e delle qualit peculiari, la realt intera, o almeno un suo specifico ambito, cercando di spiegare attraverso teorie potenti ma semplificanti ci che si presenta come complesso. Ebbene, questo non sicuramente il caso di mol-
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compito descrittivo, in quanto denotano enti appartenenti al dominio oggettuale della teoria o loro propriet, relazioni e funzioni, i primi svolgono la funzione meramente logica di costruzione delle formule della teoria a partire dagli enunciati di base. Dotato cos di segni descrittivi e logici il linguaggio in grado di descrivere stati di cose relativi alluniverso di oggetti che la teoria si propone di indagare. Linterpretazione, infatti, associa a ogni elemento di una formula (proposizione) del linguaggio un particolare elemento delluniverso oggettuale (ai soggetti individui, ai predicati relazioni o propriet e ai segni di funzione le funzioni), di modo che in tale interpretazione la formula risulta vera, descrivendo uno stato di cose reale nelluniverso oggettuale in questione. Il discorso, poi, pu essere generalizzato a un insieme di formule e quindi, dato che una teoria un insieme particolare di formule, anche a una teoria nella sua globalit. Un modello di una teoria dunque una interpretazione che rende vere tutte le sue formule. Le teorie che si prestano con maggior facilit ad essere interpretate nella forma illustrata sono naturalmente le teorie aventi una natura spiccatamente formale come le teorie matematiche. Cos linterpretazione di una teoria matematica fornisce un modello di quella teoria (ad esempio il modello standard della teoria dei numeri) ed noto, altres, quanto importante sia in matematica la ricerca di modelli delle varie teorie. Basti pensare soltanto a quella branca specifica dellattuale ricerca nel campo della logica matematica che va sotto il nome di teoria dei modelli e che rappresenta il punto dincontro tra logica e algebra astratta, ove la logica fornisce i linguaggi formali e lalgebra il materiale a partire dal quale quei linguaggi sono interpretati e quindi di essi si fornisce un modello. Gli esempi anche qui si possono moltiplicare. Basti pensare allinterpretazione fisica di certe teorie matematiche come la geometria riemanniana degli iperspazi o quella degli spazi hilbertiani nellambito della relativit generale o della fisica quantistica. Ma ci sono esempi numerosi anche allinterno di ambiti scientifici diversi, come il vasto campo della cosiddetta semantica applicata dei linguaggi formali. un pregio, ad esempio, di molti linguaggi logici che essi ammettano interpretazioni del tutto naturali in settori dindagine anche molto diversi. Per esempio, le lo7520
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giche modali ammettono interpretazioni di carattere epistemico (modelli riguardanti il predicato di dimostrabilit), di carattere deontico (modelli riguardanti i sistemi normativi), di carattere fisico (modelli concernenti la logica del tempo). Ebbene, che si tratti in tutti i casi precedenti di veri e propri modelli nel senso tecnico illustrato, risulta anche dalla seguente considerazione, che, paradigmaticamente, svolta solo nei confronti di un caso citato. Quando si dice, ad esempio, che la geometria riemanniana descrive lo spazio della relativit, lo spazio curvo della relativit ci su cui interpretata la teoria matematica. Dato, poi, che lo spazio curvo della relativit una realt fisica si tratta di un modello fisico della teoria matematica di Riemann. Naturalmente, rovesciando la prospettiva di considerazione, si potrebbe dire che la geometria di Riemann fornisce un modello matematico della realt fisica relativistica, ma allora ci si porrebbe dal punto di vista del modello di cui nella sezione 4.1. La geometria di Riemann, in tal senso, sarebbe, nella sua specifica applicazione allo spazio di Einstein, il modello, come teoria-modello, e non la struttura dello spazio su cui interpretata. Linteresse dellultima accezione del termine modello non per esclusivamente legato alle sue ricche potenzialit di applicazione. Esso dotato anche di un alto interesse teorico ed epistemologico. Il concetto di modello come interpretazione , in effetti, strettamente legato con la nozione di verit delle teorie ed quindi il cardine attorno al quale ruotano tutte le questioni concernenti il rapporto tra teoria e realt. Gi nelle pagine precedenti si anticipato come la nozione semantica di modello metta in luce la distanza tra teoria e realt, evidenziando come la realt non possa essere descritta esaustivamente da nessuna teoria. In effetti, gi attraverso strumenti formali si pu mostrare che una teoria (sufficientemente potente) incapace di adeguare completamente quel pezzo di realt delimitabile attraverso i mezzi linguistici messi a disposizione dalla teoria stessa. Sono noti i teoremi metateorici (in particolare di Gdel e di Tarski) che dimostrano tale impossibilit. Da essi non risulta soltanto che nel modello di una teoria (almeno ricca quanto laritmetica elementare) sono vere proposizioni che non sono dimostrabili nella teoria il che gi manifesta la sporgenza della
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Come seconda conseguenza si ha una ragione in pi contro il presupposto gnoseologistico, vale a dire contro la tesi che oggetto della nostra conoscenza sono kantianamente le nostre rappresentazioni e non la realt, in s inconoscibile. La possibilit in generale di cogliere la realt e non lessere costretti entro i confini soggettivi del mondo delle nostre rappresentazioni esemplificata proprio dalla distinzione di principio tra teoria, da una parte, e modello, dallaltra, come sua interpretazione su qualcosa di gnoseologicamente autonomo. Infatti, mentre la teoria la rappresentazione e perci solo il mezzo attraverso il quale conosciamo (id quo cognoscitur) e non ci che conosciamo (id quod cognoscitur) , loggetto di conoscenza , al contrario, il modello. E il modello non niente altro che la realt colta dal punto di vista correlato alla teoria, la quale, per quanto non possa essere n lintera realt n una realt limitata ma esaustivamente conosciuta, tuttavia il termine intenzionale del rapporto conoscitivo. Cos, paradossalmente, la possibilit di ampliamento della conoscenza garantita dallo stesso motivo che ne fissa la parzialit. Come la parzialit delle nostre conoscenze strettamente legata alla necessit di assumere un punto di vista per definizione sempre parziale , cos il cambio di punto di vista nelle riflessioni precedenti esemplificato dal passaggio alla prospettiva della sopra-teoria consente di guadagnare quanto nella prospettiva precedente era irraggiungibile. Infine unultima riflessione. Secondo la concezione oggettualistica esposta non esiste niente che in linea di principio sia inconoscibile, eppure ci sar sempre qualcosa di sconosciuto, per limpossibilit nostra di assumere un punto di vista che abbia a oggetto tutti gli aspetti, tutte le dimensioni della realt. Lo spazio per rendere legittimo anche un discorso di natura ontologica (o se si preferisce metafisica) tuttavia aperto. Nellaccezione classica, infatti, discorso ontologico significa discorso sullessere in quanto essere e sulle sue propriet essenziali. Naturalmente secondo la concezione esposta non si pu intendere, come si appena sostenuto, tale discorso quale teoria onnicomprensiva riguardante la totalit degli aspetti della realt. Ontologia non significa per classicamente questo, ma teoria sulle propriet strutturali della realt e non, viceversa, sulle propriet di qualche singola regione,
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dimensione semantica rispetto a quella sintattica della teoria , ma che il modello in quanto tale irriducibile alla teoria. vero, in realt, che anche il modello formalizzabile, ossia rappresentabile attraverso una teoria formale; si tratta, per, necessariamente di una sua sopra-teoria, cio di una estensione essenziale e non conservativa della teoria di partenza. Questo un aspetto particolarmente significativo della nuova nozione di modello, perch non si limita a evidenziarne la diversit rispetto alla nozione, sempre di carattere teoretico, di teoria-modello mentre la prima si dimostra equivalente a quella di sopra-teoria, la seconda corrisponde alla nozione di sotto-teoria , ma perch alla radice di importanti implicazioni sul piano gnoseologico e filosofico. Il modo di rapportarsi del modello alla teoria, sopra illustrato, ha infatti un carattere del tutto generale. Esso vale cio per tutte le teorie, il che mette in moto un regresso allinfinito che testimonia il carattere residuale della realt rispetto a ogni possibile teorizzazione. In altri termini, vero che una proposizione vera e indimostrabile di una teoria pu essere ottenuta per via deduttiva in una sua estensione; ci sono per altre proposizioni vere di questa e in essa non dimostrabili. Per tali proposizioni si pu ripetere largomentazione fatta a proposito della teoria di partenza. Si viene rinviati a una sopra-teoria ancora pi potente, in cui sono dimostrabili le proposizioni vere e indimostrabili della teoria intermedia. Al nostro intelletto finito non dato, per, di regredire allinfinito sino a coprire tutto lambito delle proposizioni vere. Ci data, in effetti, la possibilit di iterare indefinitamente il processo per cui non esiste in linea di principio nessuna proposizione vera non suscettibile di trattazione deduttiva ma non ci data la possibilit di collocarci in una teoria finale, corrispondente allunione di una infinit attuale di passi, in cui i teoremi coprano tutte le verit. La conclusione che scaturisce per prima da tale stato di cose che a partire dalle teorie formali, ma a maggior ragione per le teorie empiriche la realt oggettuale, cui una teoria si riferisce, si d come qualcosa di autonomo rispetto alle nostre capacit di conoscenza mai completamente esauribile. La realt rappresenta qualcosa di ineliminabilmente residuale rispetto alle nostre capacit conoscitive.
Modello mentale
dimensione o aspetto della realt stessa. Ebbene, limpedimeno alla possibilit di una metafisica potrebbe venire, da parte scientifica, solo se lambito del conoscibile fosse di esclusiva pertinenza della scienza. Ma ci non possibile, perch come si visto, la scienza nasce grazie allassunzione di un punto di vista parziale sulla realt che non legittimo far assurgere al rango di punto di vista dellintero. Si noti che storicamente questo si verificato e ha dato luogo alle varie forme di scientismo. Secondo la concezione oggettualista esposta le forme di scientismo sono per ancor pi illegittime delle forme di riduzionismo.
S. Galvan BIBL.: N.R. HANSON, Patterns of Discovery, Cambridge 1958, tr. it. di L. Sosio, I modelli della scoperta scientifica, Milano 1978; A. TARSKI, Introduction to Logic, New York 1965, tr. it. di E. Ballo - S. Bozzi, Introduzione alla logica, Milano 1969; B.M. HESSE, Models and Analogies in Science, Notre Dame (Indiana) 1966, tr. it. di C. Bicchieri, Modelli e analogie nella scienza, Milano 1980; M.L. DALLA CHIARA SCABIA, Modelli sintattici e semantici delle teorie elementari, Milano 1968; E. AGAZZI, La natura del modello, in G. Dalle Fratte (a cura di), Teoria dei modelli in Pedagogia: Atti del Symposium Internazionale (Trento, 13-14 ottobre 1983), Trento 1984, pp. 31-64; S. GALVAN, La logica della progettazione pedagogica, in G. Dalle Fratte (a cura di), Teoria e modello in pedagogia, Roma 1986, pp. 31-96; F.T. ARECCHI - I. ARECCHI, I simboli e la realt, Milano 1990; E. AGAZZI - D. PALLADINO, Le geometrie non euclidee e i fondamenti della geometria dal punto di vista elementare, Brescia 1998.
ENCICLOPEDIA FILOSOFICA
MODELLO MENTALE (mental model; seeliModello mentale sches Modell; modle mental; modelo mental). Di
modello mentale si danno attualmente due definizioni in psicologia, una pi ristretta e una pi ampia. La prima, proposta da Philip Johnson-Laird, fa riferimento alla rappresentazione mentale che assumono le informazioni su cui noi compiamo dei ragionamenti. Secondo la visione di Piaget, quando noi ragioniamo ci rappresentiamo nella mente in forma astratta le informazioni e applichiamo ai dati di cui disponiamo delle regole logiche. JohnsonLaird sostiene invece che quando riceviamo le informazioni, ci costruiamo nella mente un modello della situazione da esse descritta e su questo compiamo le nostre inferenze. In questa prima accezione, il modello mentale designa una rappresentazione della realt che fa riferimento a un dominio ristretto e intrattiene
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con la realt un rapporto di analogia, di corrispondenza non astratta ma di tipo quasi-percettivo. Con ci Johnson-Laird intende rigettare non tanto la tesi che gli esseri umani sono capaci di pensare razionalmente, quanto piuttosto lidea che sotto questa capacit stia una logica che ha sede nella nostra mente. Si pu ragionare senza ricorrere alla logica. In altre parole, le competenze intellettive umane non necessariamente richiedono che nella nostra mente siano inscritte delle tavole di verit. Se invece cos fosse, non si spiegherebbe perch talvolta le persone compiono inferenze sbagliate. Inoltre risulterebbe difficile comprendere come tali strutture logiche si sviluppino. Nella seconda accezione, il modello mentale unorganizzazione cognitiva strutturata, un insieme integrato di elementi tra loro altamente coesi, uninterpretazione a suo modo coerente della realt. I modelli sono stati paragonati ai paradigmi di cui parla lepistemologo Kuhn: si tratta di cornici, schemi di interpretazione utili per comprendere la realt, per compiere anticipazioni, avanzare ipotesi, risolvere problemi, prendere decisioni. In questo senso i modelli mentali sono entit consistenti cui ci affidiamo per spiegarci il mondo, e che abbandoniamo o modifichiamo a fatica. In genere un modello mentale riesce a salvare i fenomeni, ossia porta a concepire i fenomeni in un modo che si accorda con le nostre esperienze, con i dati di cui disponiamo e anche con i presupposti usualmente condivisi. Ci spiega perch le persone sono in genere riluttanti a rinunciare ai propri modelli mentali in favore di altri, anche se questi ultimi appaiono come culturalmente pi accreditati. Poich facciamo riferimento ai modelli mentali anche per risolvere problemi e prendere decisioni, essi hanno pure un significato funzionale. Di conseguenza, un modello mentale pu entrare in crisi sia quando non ci appare pi corrispondente alla realt sia quando non ci garantisce pi il successo nellazione. Solo quando ci imbattiamo in evidenze che contraddicono quanto previsto dal modello mentale, o che non si accordano pi con linterpretazione della realt che esso fornisce, diventiamo disponibili ad accoglierne uno diverso.
A. Antonietti BIBL.: D. GENTNER - A.L. STEVENS (a cura di), Mental Models, Hillsdale 1983; P.N. JOHNSON-LAIRD, Mental Models, Cambridge 1983, tr. it. di A. Mazzocco, Mo-