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Analizzatori di reti



Nello studio dei circuiti a microonde sono stati definiti dei parametri scalari
(accoppiamento, attenuazione, guadagni etc.) e vettoriali (parametri di
scattering, impedenze etc.). Per la misura di tutti questi parametri si utilizza uno
strumento detto analizzatore di reti (Network Analyzer).
Una classe di questi analizzatori in grado di effettuare una misura dei soli
parametri scalari (analizzatori scalari), un'altra classe in grado di misurare sia
i parametri scalari che quelli vettoriali (analizzatori vettoriali).


12.2.a Struttura dell'analizzatore di reti

La differenza essenziale tra lanalizzatore di reti scalare e quello vettoriale
sta nel fatto che il primo, per valutare il parametro di interesse, misura
lampiezza o la potenza dei segnali incidenti, riflessi e/o trasmessi alle porte
della rete, mentre il secondo ne misura sia lampiezza che la fase. Entrambi
sono costituiti essenzialmente da quattro sezioni: sezione di generazione del
segnale, sezione di test, sezione di rivelazione, sezione di visualizzazione e
controllo.
Lo schema a blocchi di un analizzatore di reti riportato in Fig. 12.1.
Il segnale alluscita del generatore inviato verso il dispositivo sotto test (DUT).
Una frazione di questo segnale prelevata (segnale incidente) ed insieme ad
una frazione del segnale riflesso e trasmesso viene rivelata. I parametri di
interesse estratti dai segnali rivelati sono poi visualizzati, in funzione della
frequenza, su di un monitor.




348
test
DUT
generazione
rivelazione
visualizzazione
e
controllo
segnale
riflesso
segnale
trasmesso
segnale
incidente

Fig. 12.1

Nellultima sezione anche presente una parte di elettronica di bassa
frequenza per il processamento dei segnali al fine di una loro rappresentazione
in diversi formati e scale.

Sezione di generazione

La sezione di generazione deve fornire un segnale il pi possibile stabile in
fase ed in ampiezza con la possibilit di variare sia la frequenza che la potenza
erogata. In alcuni casi anche utile disporre di un segnale modulato in
ampiezza. Per la generazione di questi segnali si utilizzano, tipicamente,
oscillatori spazzolati o oscillatori sintetizzati.
Gli oscillatori spazzolati possono essere realizzati a partire da transistor
controreazionati (par. 11.8) utilizzando come elemento di sintonia un risonatore
YIG (par. 11.8.a). Con questo tipo di oscillatori possibile variare la frequenza
delle oscillazioni con continuit allinterno di intervalli anche maggiori di 2 ottave
(Es. 2 8 GHz). Tuttavia, come evidenziato in precedenza (v. par. 5.4.c), i YIG
lavorano a partire da qualche GHz e quindi si pone il problema della
generazione delle basse frequenze.
Unaltra possibilit per realizzare un oscillatore a frequenza variabile
quella di utilizzare delle tecniche di sintesi in frequenza (oscillatori sintetizzati);
in questo caso le frequenze sono generate a step discreti a partire da un
oscillatore (in genere al quarzo) estremamente stabile. Gli oscillatori sintetizzati
hanno costi superiori rispetto a quelli spazzolati ma la loro stabilit in frequenza
pi alta.
349
Sia gli oscillatori spazzolati che quelli sintetizzati possono presentare delle
instabilit nellampiezza delle oscillazioni. Per ovviare a questo inconveniente si
aggiungono alloscillatore delle opportune reti di stabilizzazione in ampiezza.

Oscillatori spazzolati
Un possibile schema di oscillatore spazzolato realizzato con un MESFET
ed un YIG riportato nel paragrafo 11.8.a (Fig. 11.21). Poich, come detto,
questi oscillatori operano a frequenze superiori a qualche GHz, si deve
aggiungere al circuito unulteriore sezione per la generazione delle frequenze
pi basse. Uno schema completo per la generazione di frequenze tra 0.01 e 8
GHz riportato in Fig. 12.2.


oscillatore
2 8 GHz
amplificatore
0.012 GHz
28 GHz
5.417.4 GHz
0.018 GHz
mixer
RF IF
filtro
passa basso
2 GHz

5.4 GHz
out
attenuatore
LO
1
1
2 2
interruttore interruttore
Fig. 12.2
Per coprire lintervallo di frequenze tra 0.01 GHz e 2 GHz il segnale
delloscillatore YIG viene sintonizzato tra 5.41 GHz e 7.4 GHz e mescolato in
un mixer con il segnale proveniente da un oscillatore locale a 5.4 GHz; in uscita
il segnale inviato in un filtro passa basso con frequenza di taglio di 2 GHz ed,
in seguito, amplificato. Lamplificatore si rende necessario in quanto lingresso
del mixer mantenuto ad un livello basso (tramite un attenuatore) per
garantirne un funzionamento lineare, inoltre lamplificatore deve compensare le
perdite del mixer. In conclusione, con gli interruttori in posizione 1 il segnale in
uscita varier tra 0.01 e 2 GHz, mentre con gli interruttori in posizione 2 si
copre la banda tra 2 e 8 GHz.

Un altro possibile schema per allargare verso il basso la banda di un
oscillatore YIG riportato in Fig. 12.3, in questo caso, per la generazione delle
basse frequenze si utilizzano dei divisori di frequenza. Poich i divisori sono
usualmente realizzati con dei contatori digitali, la loro uscita unonda quadra e
si devono aggiungere dei filtri per attenuare le armoniche. Un vantaggio
nelluso dei divisori per ottenere le basse frequenze, rispetto ad esempio alluso
di un altro generatore, sta nel fatto che si ottengono dei segnali con un basso
rumore di fase. Il rumore di fase si riduce di 20log
10
(2) = 6 dB per ogni divisione
per 2. In generale dividendo per N l'uscita di un VCO si ha:
SSCR
dB
= SSCR
VCO
20 log
10
N (v. par. 11.5).



350



1GHz
500 MHz
250 MHz
125 MHz
62.5 MHz
oscillatore
28 GHz
24 GHz
12GHz
0.51 GHz
250500 MHz
125250 MHz
62.5125 MHz
31.2562.5 MHz
M
U
L
T
I
P
L
E
X
E
R

filtri
passa basso
divisore
2
0.038 GHz
2 GHz
28GHz
divisore
2
divisore
2
divisore
2
divisore
2
divisore
2
uscita




Fig. 12.3





351
Oscillatori sintetizzati
Per le tecniche di sintesi viene comunemente utilizzata la classificazione in
sintesi indiretta e sintesi diretta.

La sintesi indiretta nota anche con il nome di Phase-Locked-Loop (PLL)
e consente di ottenere unelevata stabilit in frequenza ed un notevole
miglioramento nel rumore di fase della sorgente a microonde.
In Fig. 12.4 mostrato il diagramma a blocchi di un oscillatore a sintesi
indiretta.

f
r
f
r
mixer
oscillatore
al quarzo
filtro
passa basso

VCO

AD
divisore
N
sfasatore
90
0
polarizzazione
f
0
=Nf
r
uscita
V
F
V
IF



Fig. 12.4


Luscita del VCO, realizzato ad esempio con un oscillatore YIG, fissata,
utilizzando la polarizzazione, al valore Nf
r
. Una frazione delluscita inviata in
un divisore per N. Al Mixer arriva il segnale di uscita del divisore sfasato di 90
ed il segnale di un oscillatore al quarzo. Uneventuale differenza di fase tra
questi due segnali genera una tensione proporzionale allangolo di fase

(
*
)
.
Questa tensione, tramite il sommatore, effettua un controllo fine della
polarizzazione e quindi della frequenza generata dal VCO.

Un altro possibile schema per la sintesi indiretta mostrato in Fig. 12.5. In
questo schema una frazione del segnale di uscita del VCO prelevata tramite
un AD ed inviata ad un mixer armonico dove mescolata con il segnale a
frequenza f
r
delloscillatore al quarzo
(**)
. Il mescolamento delln-esima armonica
delloscillatore al quarzo con il segnale RF genera un segnale di bassa
frequenza alluscita IF del mixer. Questo segnale proporzionale alla differenza
di fase dei due ingressi LO e RF. Il segnale duscita, filtrato passa basso, pu
essere quindi utilizzato per variare la polarizzazione del VCO e quindi
correggere la frequenza di uscita.

(
*
)

)) t ( t
r
2 cos( K )) t ( ( sen K )
o
90 ) t ( t
r
( V ) t
r
( V K
IF
V sen
R
sen
0
+ e

= + + e e =
e quindi
) t ( K )) t ( ( sen K V
F
~ ~

dove si supposto
10 / ) t ( t <<

(**)
Nei mixer armonici si ha: e
IF
= ( m e
O
n e
R
(. Ad esempio con f
r
= 10 GHz, f
IF
= 1 GHz e
f
O
= 1 GHz, si genera un segnale a f
IF
dalle combinazione della RF con la nona armonica
(m = 9) delloscillatore locale.
352

f
r
uscita
VCO
f
0
= Nf
r
polarizzazione
AD
filtro
passa basso
oscillatore
al quarzo

mixer
armonico
LO
IF
sfasatore
90

Fig. 12.5

Lo schema di Fig. 12.4 ha il vantaggio rispetto a quello riportato in
Fig. 12.5 di effettuare il confronto di fase ad una frequenza pi bassa ma ha
linconveniente di dover utilizzare un divisore per N, di non semplice
realizzazione alle frequenze delle microonde.
Con gli schemi mostrati in Fig. 12.4 e 12.5 possono essere ottenute
frequenze di uscita che sono multipli esatti di quella di controllo di riferimento,
quindi la risoluzione in frequenza uguale alla frequenza di riferimento. Il
rumore di fase della sorgente sintetizzata uguale al rumore di fase della
sorgente di riferimento moltiplicato per il quadrato del rapporto tra la frequenza
usata e quella di riferimento (SSCR
dB
= SSCR
QUARZO
(dB)

+ 20Log
10
N (dB)).
Bisogna quindi trovare un compromesso tra la risoluzione in frequenza
(che dovrebbe essere la pi piccola possibile, quindi N grande), ed il rumore di
fase (che dovrebbe essere il pi piccolo possibile quindi N piccolo). Per
superare questo inconveniente possibile utilizzare un oscillatore a loop
multipli come quello mostrato in Fig. 12.6.
In Figura, il blocco PD (rivelatore di fase) schematizza i blocchi sfasatore,
mixer e filtro passa basso di Fig. 12.4. Con questo schema possibile avere:
r 0
f
R
P
N f |
.
|

\
|
+ =
e quindi variare la frequenza a step di P/R. In questo modo si pu
mantenere f
r
elevato ed avere una buona risoluzione in frequenza (con P/R=0.1
si riesce ad avere Nf
r
+0.1f
r
etc...).

Nella sintesi diretta ununica sorgente di riferimento a bassa frequenza
(tipicamente un oscillatore al quarzo) viene utilizzata per generare, con
operazioni di moltiplicazione, divisione, miscelazione e filtraggio, le frequenze a
microonde in uscita. Nellesempio mostrato in Fig. 12.7 il quarzo lavora a
10 MHz, con delle operazioni di moltiplicazione si ottengono delle uscite distanti
10 MHz (tra 10 e 10.000 MHz). Procedendo con divisioni, moltiplicazioni e
filtraggi si possono ottenere anche le frequenze tra 1 e 9 MHz, infine con una
ulteriore operazione di miscelazione possibile ottenere tutte le frequenze tra 1
e 10.000 MHz a step di 1 MHz.
La tecnica di sintesi diretta ha il vantaggio di consentire velocit di
spazzolatura maggiori rispetto alle tecniche indirette con il PLL. Infatti nella
sintesi diretta le velocit sono limitate essenzialmente dalle velocit degli
interruttori, viceversa nel PLL bisogna attendere il tempo di aggancio del loop.
Tra gli svantaggi della sintesi diretta, c il grande numero di componenti da
progettare (filtri, mixer con basse spurie ed alti isolamenti).
353





VCO
f
r
f
1
=Nf
r

VCO
PD
r 0
f
R
P
N f |
.
|

\
|
+ =
r 2
f
R
P
f |
.
|

\
|
=
divisore

PD
PD
divisore
N
divisore
P
oscillatore
al quarzo
VCO
f
2
=Pf
r

f
0
-f
1

OUT



Fig. 12.6





19 MHz
1010000 MHz
filtro
passa basso
oscillatore
al quarzo
f
r
=10 MHz

110000 MHz
divisore
moltiplicatore
N


Fig. 12.7


354
Stabilizzazione dellampiezza delle oscillazioni
Per variare e stabilizzare lampiezza delle oscillazioni di un VCO, realizzato
ad esempio con un YIG (par 11.8.a), si pu utilizzare il controllo mostrato in
Fig. 12.8.


OUT
V
ref
VCO attenuatore
PIN
AD
DIF
rivelatore
V
pol


Fig. 12.8

Laccoppiatore direzionale (AD) utilizzato per prelevare una frazione nota
del segnale il quale viene poi rettificato ed inviato allingresso di un
amplificatore differenziale (DIF) che lo confronta con un prefissato livello di
riferimento (V
ref
). Luscita del DIF utilizzata per modificare la tensione di
polarizzazione di un attenuatore variabile a diodi PIN. Se lampiezza del
segnale di uscita si sposta dal livello prefissato lattenuatore interviene a
ristabilire questo livello.
Se sono presenti dei disadattamenti in uscita, londa generata dalla
riflessione del carico ritorna verso l'oscillatore YIG e, se questo non ben
adattato, viene ulteriormente riflessa. Con lo schema di Fig. 12.8 anche
questonda prelevata dallAD e viene quindi livellata.

Sezione di test

La sezione di test svolge due funzioni: la prima quella di prelevare una
frazione nota del segnale incidente, la seconda funzione quella di separare le
onde incidenti e riflesse all'ingresso del DUT. Un semplice schema della
sezione di test riportato in Fig. 12.9.




DUT
segnale
riflesso
segnale
incidente
segnale
trasmesso
sorgente
sezione di
prelievo
sezione di
separazione

Fig. 12.9

355
Nello schema di Fig. 12.9 presente una sezione di prelievo e una di
separazione ed un percorso per la misura della trasmissione. Con questo
schema si possono effettuare misure in trasmissione e riflessione ma solo in un
verso. Per misurare i quattro parametri di scattering di una rete due porte
bisogna effettuare una rotazione manuale del DUT. Con l'aggiunta di una
seconda sezione di separazione e di alcuni interruttori possibile effettuare la
misura dei quattro parametri di scattering del DUT senza bisogno di doverlo
ruotare.
In Fig. 12.10 riportato lo schema dettagliato della sezione di test di un
analizzatore di reti di questo tipo
.
Quando gli interruttori sono posti nella
posizione 1 il segnale arriva alla porta 1 del DUT, la sezione di prelievo estrae
una frazione nota del segnale incidente, la sezione di separazione 1 una
frazione del segnale riflesso e la sezione di separazione 2 una frazione del
segnale trasmesso. In questo modo si possono valutare i parametri di
scattering S
11
e S
21
del DUT. Per la misura di S
22
e S
12
si devono commutare gli
interruttori nella posizione 2. Un inconveniente presente in questo schema
dovuto al fatto che i segnali incidenti, riflessi e trasmessi, compiono dei percorsi
di lunghezza diversa prima di essere rivelati e si perde quindi linformazione
sulla fase. Per ovviare a questo problema si fa ricorso ad una linea di
equalizzazione che aumenta il percorso del segnale incidente e lo rende uguale
a quello del segnale trasmesso o riflesso. Con lo schema di Fig. 12.10 servono
tre ricevitori per misurare i segnali. Se si sposta la sezione di prelievo dopo
linterruttore A servono due sezioni distinte di prelievo e quindi 4 ricevitori.


Interruttore
A

linea di
equalizzazione
segnale
riflesso o trasmesso
segnale
incidente
sorgente
sezione di
prelievo
sezione di
separazione
1
sezione di
separazione
2

DUT
segnale
riflesso o trasmesso
1 2
1 2
1
2
1
2


Fig. 12.10



356
Negli schemi di Fig. 12.9 e 12.10 il prelievo del segnale incidente pu
essere effettuato con un divisore resistivo o un accoppiatore direzionale.
Un possibile schema per un divisore resistivo riportato in Fig. 12.11. Il
divisore realizzato con tre resistenze di valore Z
0
/3 = 50/3 ~16.6 O.


Z
0
/3
V
Z
0
/3
Z
0
/3
50O
V
1

V
2

V
3

V
C


Fig. 12.11


Con lo schema di figura, se le porte 2 e 3 sono chiuse su 50 O risulta
Z
IN1
= 50 O. Poich la rete simmetrica questo risultato vale anche per tutte le
altre porte. Inoltre, alimentando alla porta 1 con un generatore di tensione di
ampiezza V si avr :


2
1
V
V =
(12.1)

La tensione al centro della giunzione V
C
data da:


1 c
3
2
V V =
(12.2)

Per cui le tensioni di uscita ai nodi 2 e 3 saranno:


2
1
3 2
V
V V = =
(12.3)

Quindi alimentando dalla porta 1 non si ha riflessione, 1/4 di potenza va in
2 e 1/4 va in 3 mentre la rimanente met si dissipa nelle resistenze; quindi
l'uscita in 2 e 3 attenuata di 6 dB rispetto all'ingresso. Data la simmetria del
componente anche alimentando da 2 luscita in 3 sar attenuata di 6 dB; quindi
il divisore resistivo non isola le porte 2 e 3 come accadeva per il Wilkinson
(v. par. 5.6). Per isolare le porte 2 e 3 ed evitare che il segnale riflesso dal DUT
possa combinarsi con quello incidente si pu inserire un isolatore (v. par 5.7) in
serie alla porta che alimenta il DUT.
357
Per il prelievo del segnale incidente si possono anche utilizzare dei divisori
Wilkinson o degli accoppiatori direzionali (v. par. 5.5). Per avere dei
comportamenti costanti su ampie bande di frequenza gli AD che si utilizzano
sono in generale del tipo distribuito (v. par. 5.5.c). Gli AD distribuiti hanno
perdite molto basse e buona direttivit ma le loro prestazioni degradano alle
basse frequenze.

La separazione tra il segnale incidente e quello riflesso all'ingresso del
DUT pu essere effettuata con AD distribuiti o con dei ponti resistivi.
Le propriet degli AD sono gi state enunciate, per quel che riguarda i
ponti resistivi il loro comportamento simile a quello dei divisori resistivi (larga
banda, alte perdite).
Il circuito di base di un AD a ponte un ponte di Wheatstone realizzato
con componenti adeguati per lavorare alle microonde. Un possibile schema per
un ponte scalare quello riportato in Fig. 12.12. Il balun in ingresso serve per
pilotare in maniera bilanciata il ponte a partire da una sorgente sbilanciata.
Quando il ponte bilanciato (Z
x
= 50 O), limpedenza che si vede
guardando nelle porte 1 o 2 Z
0
= 50 O; inoltre la tensione ai capi del detector
(V
d
) uguale a zero. Se Z
x
= 50 O si determina uno sbilanciamento e quindi
una tensione sul detector. Scrivendo le equazioni alle maglie del circuito di
Fig. 12.12 riportato in forma semplificata in Fig. 12.13 si ottiene:


3 0 2 0 1 0 1 0 3 1 0 2 1 0 G
Z Z 3Z Z ) ( Z ) ( Z I I I I I I I I V + = + + + =
(12.4)


3 0
0
x
2 0 1 0 2 x 3 2 0 2 1 0 G
Z )
Z
Z
2 ( Z Z Z ) ( Z ) ( Z I I I I I I I I V + + + = + + + + =
(12.5)


3 0 2 0 1 0 3 0 3 2 0 3 1 0
Z 3 Z Z Z ) ( Z ) ( Z 0 I I I I I I I I + + = + + + + =
(12.6)


detector
a 50O
V
d
porta 2
porta 1
50O
A
B
C Z
G
50O
50O
I
X
V
G
DUT

Fig. 12.12
358

I3
50O
I1
I
2

V
d
Z
X
VG

50O 50O
50O

Fig. 12.13

Risolvendo rispetto ad I
3
si trova:


) Z (Z 8Z
) Z Z (
0 x 0
0 x G
3
+

=
V
I

e quindi:

8 ) Z (Z 8Z
) Z (Z Z
Z
x
G
0 x 0
0 x 0 G
3 0 d
I
=
+

= = V
V
I V
(12.7)

In conclusione V
d
proporzionale a I
x
. Se sulla diagonale di misura del
ponte metto un diodo ottengo un segnale in continua proporzionale al modulo
quadro di V
d
:

R
0
I 0
0 R
2
G
2
X
2
G
2
d DC
P
8
Z
8 P Z 8
Z P
4 6
= =
I
=
V V
V V
(12.8)

dove si posto (I
X
(
2
= P
R
/ P
I
e P
I
= (V
G
(
2
/ (8 Z
0
): Quindi luscita risulta
proporzionale al modulo I
X
ovvero alla potenza riflessa.
Il ponte vettoriale simile a quello scalare solo che in questo caso il
segnale V
d
non viene direttamente convertito, ma viene prelevato ed inviato in
un sistema di rivelazione vettoriale. E importante che questo prelievo non alteri
la simmetria e le impedenze del ponte; uno schema di ponte vettoriale a larga
banda mostrato in Fig. 12.14. Anche in questo caso alimentando dalla porta 1
risulta V
2
proporzionale a I
X
mentre quando il segnale trasmesso attraverso il
DUT risulta V
2
V
3
.
A
B C
50O
RF
DUT
ponte vettoriale
50O
50O
Z
G
V
G
V
2

V
1

V
3

Fig. 12.14

359
Nei sistemi pi economici le sezioni di prelievo e separazione sono spesso
concentrate in un unico elemento. Un possibile schema quello riportato in Fig.
12.15 costituito da due AD in coassiale.



segnale
incidente
segnale
riflesso
uscita ingresso


Fig. 12.15


Si preferisce utilizzare due AD distribuiti per migliorare lisolamento ed
inoltre, con questa configurazione, si possono avere anche due valori di
accoppiamento diversi nelle due direzioni.


Sezione di rivelazione

Vi sono essenzialmente due tecniche per la rivelazione di un segnale a
microonde: la rivelazione diretta e quella supereterodina.
Nella rivelazione diretta (v. par. 8.8) si utilizzano dei diodi (tipicamente
Schottky) che convertono il segnale a RF (CW) ad essi applicato in un livello in
continua proporzionale al quadrato dellampiezza del segnale stesso
(rivelazione DC) ovvero, in presenza di un segnale a microonde modulato in
ampiezza ad esempio con un segnale a 50 MHz il diodo estrae la modulazione
(rivelazione AC). Questa tecnica quella comunemente usata negli analizzatori
di reti scalari (Fig. 12.16).
Dal rapporto tra il segnale ottenuto a partire dalla RF trasmessa o riflessa
e quello ottenuto a partire dalla RF incidente possibile risalire al modulo del
parametro di scattering di interesse. I principali vantaggi della rivelazione diretta
sono le ampie bande di frequenza (tipicamente tra 10 MHz e 30 GHz) e i bassi
costi. Con la rivelazione DC si ottengono delle dinamiche di circa 50 dB
(tra 70 dB
m
e -20 dB
m
).



segnale incidente
riflesso o trasmesso
Livello in continua
o modulazione

Fig. 12.16



360
La rivelazione AC elimina la continua dal segnale di uscita (che pu
causare drift nella polarizzazione) ed inoltre migliora la sensibilit del ricevitore
riducendo leffetto del rumore fliker (v. par. 8.8.c). Tuttavia la presenza della
modulazione nel segnale incidente pu creare dei problemi nella misura di
alcuni dispositivi come ad esempio i filtri a banda stretta o gli amplificatori con
un controllo automatico del guadagno.
Nella rivelazione supereterodina il segnale (CW) in ingresso viene traslato
in frequenza, filtrato a banda stretta e poi rivelato. Questa tecnica quella che
si utilizza negli analizzatori vettoriali ovvero anche in analizzatori scalari di
classe superiore. Un possibile schema mostrato in Fig. 12.17.


modulo
fase
VCO
segnale incidente
riflesso o trasmesso
filtro
amplificatore
IF

rivelatore di
fase
mixer


Fig. 12.17


Il segnale del VCO a frequenza f
S
+ f
IF
, dove f
S
la frequenza del
segnale in ingresso e f
IF
la frequenza centrale del filtro (si dice che il VCO
agganciato alla RF in ingresso). Questo segnale inviato in un mixer (v. par.
8.9) dove confrontato con la RF (segnale incidente, riflesso o trasmesso) il
segnale a frequenza intermedia in uscita prima amplificato con un
amplificatore a banda stretta e quindi rivelato in fase. Si noti che la conversione
IF mantiene le relazioni di fase e di ampiezza del segnale originale. Per la
rivelazione di fase i moderni analizzatori di reti utilizzano dei convertitori
analogico-digitale seguiti da dei processori di segnali digitali (DSP). Con questa
tecnica possibile valutare il modulo e la fase del segnale incidente.
Nello schema di Fig. 12.17 possono essere utilizzati sia mixer
convenzionali che mixer armonici (campionatori). Nel mixer convenzionale la
RF di ingresso confrontata con luscita del VCO mentre in quelli armonici il
VCO seguito da un generatore di armoniche per cui il segnale che passa
attraverso il filtro ottenuto dalla miscelazione della RF con una delle
armoniche del VCO. Con i mixer convenzionali si ottengono sensibilit molto
elevate fino a -120 dB
m
. I mixer armonici hanno delle sensibilit leggermente
inferiori, in quanto del rumore addizionale trasferito nella banda IF da tutte le
armoniche del segnale, ma sono pi economici in quanto il VCO pu coprire
una banda di frequenze ridotta (lo spettro completo viene coperto con le sue
armoniche).





361
Teoria dei grafi di flusso

La teoria dei grafi di flusso, sviluppata da S. J. Mason
(*)
, permette di
valutare facilmente la funzione di trasferimento tra due punti di una rete
comunque complessa.
Data una rete con fissate variabili (onde incidenti e riflesse) definite in vari
punti (bocche), si associa a ciascuna di queste variabili un nodo (simbolo ). I
nodi sono connessi tra loro da linee orientate secondo la direzione del flusso di
potenza (rami)(-->--). Ad ogni ramo associato un valore il quale rappresenta
il fattore moltiplicativo che correla le due variabili alle estremit del ramo (nodi).
La funzione di trasferimento tra due punti qualsiasi di un grafo pu essere
valutata utilizzando una formula proposta da Mason. Prima di enunciarla
occorre dare alcune definizioni.
Si dice sentiero (path) una successione di rami tutti ugualmente orientati
che toccano i singoli nodi una sola volta. Il valore del sentiero pari al prodotto
dei valori dei singoli rami.
Si dicono anelli (loops) del 1 ordine i percorsi chiusi formati da rami tutti
orientati nello stesso verso che toccano i nodi una sola volta. Il valore
dell'anello pari al prodotto dei valori dei singoli rami.
Si dicono anelli del 2 ordine quelli formati da due anelli del 1 ordine
senza nodi in comune; il valore dell'anello del 2 ordine pari al prodotto dei
valori dei due anelli del 1 ordine.
Si dicono anelli del 3 ordine quelli formati da tre anelli del 1 ordine senza
nodi in comune; il valore dell'anello del 3 ordine pari al prodotto dei valori dei
tre anelli del 1 ordine.
Analogamente per gli ordini successivi.
La funzione di trasferimento che lega tra di loro due nodi (n1 ed n2) di un
grafo di flusso, secondo la teoria di Mason, la seguente:

( )
( )
( )
( )
( )
( ) | |
( )
( )
( )
( ) | | | |
( ) ( ) ( ) ... 3 L 2 L 1 L 1
... P ... 2 L 1 L 1 P ... 3 L 2 L 1 L 1 P
T
3
2 2
2
1 1 1
1
12
+ E E + E
+ E + E + + E E + E
=

(2.131)

con
P
i
= valore dell'i-esimo sentiero possibile tra i due nodi in esame.
L(i) = somma di tutti i possibili anelli di ordine i-esimo

(k)
L(i) = somma di tutti i possibili anelli di ordine i-esimo senza punti in
comune con il k-esimo sentiero.

(*)
S.J. Mason: Proc. IRE, vol. 41, 1144-1156, 1953.
362

Misure con l'analizzatore di reti


Con gli analizzatori di rete, la cui struttura stata descritta nel par. 12. 2.a
possibile misurare i parametri di scattering di reti N porte e quindi si possono
valutare, in funzione della frequenza, parametri quali l'attenuazione la perdita di
riflessione il guadagno etc. Con i moderni analizzatori anche possibile
studiare il comportamento di un circuito al variare della potenza di ingresso e
quindi valutare parametri come il range dinamico ed il punto di compressione
ad 1 dB. Queste ultime misure saranno descritte in dettaglio nel par. 13.7. In
questo paragrafo sono invece mostrati alcuni esempi di misure su componenti
lineari. In particolare, il paragrafo inizia con la descrizione delle procedure di
calibrazione che si devono sempre eseguire prima di effettuare una misura con
un analizzatore di reti.


13.3.a Calibrazione dellanalizzatore di reti

La misura dei parametri di scattering di un componente, effettuata con un
analizzatore di reti, sar sempre affetta da incertezza. Le cause di incertezza
sono:
Incertezze casuali: dovute alle sorgenti di rumore presenti nei componenti
del sistema (sorgenti di segnale, oscillatori locali, rilevatori, ricevitori). In questo
tipo di incertezza interviene anche la ripetibilit delle connessioni e la stabilit
dei cavi. Poich variano nel tempo in maniera random possono essere ridotte
con una procedura di media.
Incertezze sistematiche (errori sistematici): dovuti alle non idealit dei
componenti del sistema di misura, queste incertezze si ripetono e non
cambiano nel tempo e possono quindi essere valutate e ridotte con la
calibrazione. Le incertezze residue che perdurano dopo la calibrazione sono
dovute ad imperfezioni negli standard di calibrazione utilizzati.
Errori di deriva: dovuti ai cambiamenti che intervengono nellanalizzatore a
causa delle variazioni nella temperatura nellumidit e nella pressione
ambientale dopo che stata effetuata la calibrazione.

Errori e reti degli errori
Nel seguito verranno analizzati in dettaglio gli errori sistematici e descriti
alcuni possibili modelli per valutare leffetto di questi errori sulla misura.

Errore di direttivit (D)
Questo errore dovuto al fatto che la direttivit dellAD (sezione di
separazione), interposto tra la sorgente ed il DUT, non infinita quindi il
rivelatore del segnale riflesso riceve anche direttamente parte della potenza
incidente (Fig. 13.5 linea tratteggiata). Nellerrore di direttivit intervengono
anche le riflessioni introdotte dai cavi e dalle transizioni presenti tra la sorgente
ed il DUT (Fig. 13.5 linea tratto-punto).

363
DUT
AD
sorgente


Fig. 13.5


Errore di risposta in frequenza in riflessione (F
R
)
Questo errore dovuto al fatto che la risposta in frequenza degli AD, dei
cavi, dei mixer e dei detector, presenti nel canale di misura del segnale riflesso,
non perfettamente piatta.

Errore di disadattamento della sorgente (M
S
)
Se la sorgente non perfettamente adattata il segnale riflesso dal DUT
ulteriormente riflesso dalla sorgente generando cos delle riflessioni multiple
che alterano la lettura della potenza riflessa (Fig. 13.6) e di quella trasmessa.



DUT
AD
sorgente


Fig. 13.6


Errore di disadattamento del carico (M
L
)
Se il carico non perfettamente adattato il segnale trasmesso attraverso il
DUT riflesso dal carico verso il DUT e si generano delle riflessioni multiple
che alterano la lettura della potenza trasmessa (Fig. 13.7) e di quella riflessa.


DUT
AD
sorgente


Fig. 13.7

364
Errore di risposta in frequenza in trasmissione (F
T
)
Ha le stesse origini di F
R
relativamente alla trasmissione.

Crosstalk (C)
E dovuto a collegamenti parassiti presenti nel sistema di misura che fanno
s che si abbia un segnale in uscita anche in assenza del DUT.

Con riferimento agli analizzatori di reti con rotazione manuale del DUT
(Fig. 12.9), linsieme dei 6 errori sistematici introdotti pu essere visto come
una rete interposta tra i valori veri (a
1v
,b
1v
, etc) e quelli misurati (a
1m
,b
1m
, etc)
(Fig.13.8).


a
1m
b
1m
M
s
S
11v
M
L
D
F
R

DUT
S
11m
1

F
T
C
S
22v
S
12v
S
21v
a
2v
a
1v
b
1v
b
2m
b
2v

Fig. 13.8

Facendo riferimento alla Fig. 13.8 si ha:

L v 22 S v 11 S v 12 v 21 L v 22 L v 11 S
L v 12 v 21 R v 22 L v 11 R
m 1
m 1
m 11
M S M S M S S M S M S M 1
M S S F ) S M 1 ( S F
D S
+
+
+ = =
a
b

(13.25)

L v 22 S v 11 S v 12 v 21 L v 22 L v 11 S
v 21 T
m 1
m 2
m 21
M S M S M S S M S M S M 1
S F
C S
+
+ = =
a
b

(13.26)

Ruotando il DUT si scambiano i pedici (2 1 e 1 2) mentre i parametri
di errore (che dipendono dal sistema di misura) restano gli stessi e si ha:

L v 22 S v 11 S v 12 v 21 L v 11 L v 22 S
L v 12 v 21 R v 11 L v 22 R
m 2
m 2
m 22
M S M S M S S M S M S M 1
M S S F ) S M 1 ( S F
D S
+
+
+ = =
a
b

(13.27)

L v 22 S v 11 S v 12 v 21 L v 11 L v 22 S
v 12 T
m 2
m 1
m 12
M S M S M S S M S M S M 1
S F
C S
+
+ = =
a
b

(13.28)
365

E ora possibile ricavare S
11v
, S
22v
, S
21v
e S
12v
in funzione di S
11m
, S
22m
,
S
12m
, S
21m
e dei parametri della rete degli errori, si ha
(*)
:



n
abM ) dM 1 c(
S
L S
v 11
+
=
(13.29)


n
abM ) cM 1 ( d
S
L S
v 22
+
=
(13.30)


n
b
) M M ( d 1 S
L S v 21
+ =
(13.31)


n
a
) M M ( c 1 S
L S v 11
+ =
(13.32)
dove:

2
L S S
abM ) cM 1 )( dM 1 ( n + + =



T
m 12
F
) C S (
a

=


T
m 21
F
) C S (
b

=
(13.33)


R
m 11
F
) D S (
c

=



R
m 12
F
) d S (
d

=


La tecnica di analisi vista fa riferimento ad analizzatori di reti con rotazione
manuale del DUT. In analizzatori di classe superiore possibile effettuare le
misure dei 4 parametri di scattering senza dover effettuare la rotazione del DUT
(v. Fig. 12.10).
Con la configurazione di Fig. 12.10 possibile applicare leccitazione sia
alla bocca 1 che alla bocca 2 tuttavia, nei vari casi, sono diversi i percorsi che
compie il segnale riflesso o trasmesso. Per questo motivo si deve considerare
lerrore di risposta in frequenza sia in riflessione che in trasmissione e
leccitazione sia alla bocca 1 (pedice 1) che alla bocca 2 (pedice 2).
In questo caso il grafo di flusso diventa quello riportato in Fig. 13.9.a per il
caso diretto e 13.9.b per il caso inverso (2 reti con 6 parametri di errore per un
totale di 12 parametri).

(*)
S. Rehnmark, MTT, vol 4, 1974 pp 457458
366
a
1m
b
1m
M
S1
D
1
M
L1
S
21v
S
12v
S
11v
a
1v
a
2v
b
2v
b
2m
b
1v
C
12
S
22v
1
F
R1

F
T1
(a)



b
1m
M
L2 D
2
C
21
S
12v
S
21v
S
11v
a
2m
a
1v
a
2v
b
2v
b
2m
b
1v
M
S2
S
22v
F
R2
1
F
T2
(b)

Fig. 13.9


Le equazioni per il calcolo dei parametri di scattering misurati sono
analoghe a quelle viste in precedenza (Eq. 13.25 13.28) dove i parametri di
errore vanno considerati con il pedice 1 nel caso diretto e 2 nel caso inverso.
Anche in questo caso possibile esprimere i parametri di scattering veri in
funzione di quelli misurati e della rete degli errori.
Il problema della calibrazione pu essere affrontato anche in forma pi
generale pensando che lanalizzatore di reti sia un sistema di misura ideale e
che tutti gli errori siano concentrati in una rete degli errori (Fig. 13.10) a quattro
porte.


DUT
rete degli
errori
Z
c
interruttore
a
2v
b
2v
a
2m
a
1m
a
1v
b
1m
b
2m
b
1v
generatore
1
4
2
3

Fig. 13.10

367

Il grafo degli errori avr quindi nel caso pi generale 16 rami e il legame
sar del tipo:


|
|
|
|
|
.
|

\
|
(
(
(
(

=
|
|
|
|
|
.
|

\
|
m 2
v 2
v 1
m 1
33 32 31 30
23 22 21 20
13 12 11 10
03 02 01 00
m 2
v 2
v 1
m 1
a
b
b
a
E E E E
E E E E
E E E E
E E E E
b
a
a
b
(13.34)


Si noti che nel vettore di sinistra della (13.34) sono riportate, come usuale,
le onde uscenti dalla rete degli errori di Fig. 13.10, mentre nel vettore che
moltiplica la matrice a destra sono riportate le onde entranti. La rete degli errori
ha 4 termini per ogni porta e altri otto termini che tengono conto degli
accoppiamenti spuri.
Con riferimento alla rete a 16 errori, unapprossimazione spesso introdotta
quella di eliminare i termini che legano lingresso con luscita. In questo modo
la rete degli errori si spezza in una rete di ingresso (A) ed una di uscita (B)
(modello a 8 errori) (Fig. 13.11) ed il corrispondente grafo di flusso riportato in
Fig. 13.12.



rete
degli
errori
A
DUT
rete
degli
errori
B
a
1m
T
A
T
DUT
T
B
b
1m
a
2m
a
2v
a
1v
b
2m
b
2v b
1v



Fig. 13.11



S
11v
b
2m
E
22
a
2m
E
33
E
11
S
12v
S
22v
S
21v
a
1m
a
1v
a
2v
b
1m
b
1v
b
2v
E
00
E
10
E
01
E
32
E
23
DUT

Fig. 13.12



368
La rete di Fig. 13.12 simile a quella di Fig. 13.8 ed, in effetti, i nuovi
termini di errore sono legati a quelli precedentemente introdotti. In particolare
risulta:

D
1
= E
00
, D
2
= E
33
(13.35)

F
R1
= E
10
E
01
, F
R2
= E
23
E
32
(13.36)

F
T1
= E
10
E
32
, F
T2
= E
01
E
23
(13.37)

M
S1
= M
L2
= E
11
, M
L1
= M
S2
= E
22
(13.38)

In questo caso si ha:

A
+
+ = =
22 01 10 v 21 v 12 22 v 22 01 10 v 11
00
m 1
m 1
m 11
E E E S S ) E S 1 ( E E S
E
a
b
S
(13.39)

A
+
+ = =
11 23 32 v 12 v 21 11 v 11 23 32 v 22
33
m 2
m 2
m 22
E E E S S ) E S 1 ( E E S
E
a
b
S
(13.40)



A
= =
32 10 v 21
m 1
m 2
m 21
E E S
a
b
S
(13.41)


A
= =
01 23 v 12
m 2
m 1
m 12
E E S
a
b
S
(13.42)

dove :
v 22 v 11 22 11 22 11 v 12 v 21 v 22 22 v 11 11
S S E E E E S S S E S E 1 + = A

E quindi possibile, anche in questo caso, ricavare i parametri di scattering
veri a partire da quelli misurati e da quelli della rete degli errori.

Procedure di calibrazione

Una volta legati i parametri di scattering veri a quelli misurati e alla rete
degli errori, non rimane che valutare questultima rete.
A questo scopo, come detto in precedenza, si utilizzano delle procedure di
calibrazione. Con riferimento al modello a 6 o 12 termini di errore una tecnica di
calibrazione spesso applicata utilizza un corto, un aperto, un carico adattato e
una connessione diretta (Short, Open, Load, Thru) e viene quindi detta tecnica
SOLT. Nel seguito, questa tecnica verr descritta in dettaglio con riferimento al
modello a 6 termini di errore ma la stessa procedura pu essere ripetuta due
volte per il calcolo del modello a 12 parametri di errore.
Inizialmente si valutano D, M
S
, e F
R
con delle misure di riflessione (S
21
= 0)
sostituendo il DUT con un carico; in questa situazione il grafo di flusso di
Fig. 13.9.a diventa quello mostrato in Fig. 13.13.

369



a
1m
b
1m
M
S
D S
11m
F
R
1
I
L


Fig. 13.13


Quindi si ha :

S L
L R
m 1
m 1
m 11
M 1
F
D S
I
I
+ = =
a
b
(13.43)

Si effettuano quindi tre misure ponendo al posto del DUT un carico
adattato, un aperto ed un corto. In questo modo, utilizzando la relazione (13.43)
con I
L
pari a 0, 1 e 1 rispettivamente, si ottiene un sistema di 3 equazioni in 3
incognite che, risolto, consente di valutare D, M
S
e F
R
.
Tuttavia i carichi adattati sono spesso difficili da realizzare con precisione
su ampie bande di frequenza, si usano allora i carichi mobili (sliding load).
Per i carichi mobili il coefficiente di riflessione in ingresso (
L
j
L L
e

= I )
presenta un modulo costante ed una fase variabile con la posizione del carico.
Un esempio in coassiale mostrato in Fig. 13.14.



I
L

Fig. 13.14


Supponendo 1 M
S L
<< I si ha :


L R
) 1 (
m 11
F D S I + =
(13.44)

Quindi D il centro di un cerchio di raggio
L R
F I e pu essere individuato
univocamente con 3 misure eseguite per 3 diverse posizioni (fasi) (Fig.13.15).


370



D
Im {S
11m
}
Re {S
11m
}
S
11m
F
R
I
L


Fig. 13.15


I parametri F
R
e M
S
sono valutati risolvendo un sistema di due equazioni in
due incognite che si ottiene a partire dallespressione (13.43) ed utilizzando un
corto ( 1
L
= I ) ed un aperto ( 1
L
= I ) si ottiene:


S
R ) 2 (
m 11
M 1
F
D S
+
=
(13.45)

S
R ) 3 (
m 11
M 1
F
D S

+ =
(13.46)

Per la valutazione di C si pu fare una misura in trasmissione con S
21v
= 0
(senza DUT) (Fig. 13.16).


a
1m
b
1m
M
S M
L
D

F
R
S
11m
C
F
T
1
a
1v
a
2v
b
2m
b
1v
b
2v

Fig. 13.16


in questo caso si ha :

C S
m 2
m 2 ) 4 (
m 21
= =
a
b
(13.47)
371
Infine F
T
e M
L
possono essere determinati utilizzando una connessione
passante (thru connection) per la quale risulta S
21
= S
12
= 1 e S
11
= S
22
= 0 (Fig.
13.17).
In questo caso si ha:

S L
T
m 1
m 2 ) 5 (
m 21
M M 1
F
C S

+ = =
a
b
(13.48)


S L
L R
m 1
m 1 ) 6 (
m 11
M M 1
M F
D S

+ = =
a
b
(13.49)


a
1m
b
1m
M
S M
L
D
F
R
1
S
11m
C
1
1
a
1v
a
2v
b
2m
b
1v
b
2v
0 0
F
T


Fig. 13.17


Risolvendo il sistema, noti
) 5 (
m 21
S
,
) 6 (
m 11
S
, D, M
S
, F
R
, e C posso valutare F
T
e
M
L
.
A questo punto si inserisce il DUT e si effettua la misura dei parametri di
scattering. Da queste misure, dalla conoscenza della rete degli errori ed
utilizzando le Eq. 13.25 13.33 si pu risalire ai parametri di scattering effettivi
del DUT.
Si noti che se il DUT da misurare un componete ad una bocca gli unici
parametri di errore che intervengono nella misura sono D, M
S
e F
R
e possono
essere determinati univocamente semplicemente con le prime tre misure sopra
mostrate.

Con riferimento al modello degli errori con una rete a 16 termini ed in
particolare al caso ridotto di 8 errori, la struttura riportata in Fig. 13.11 pu
essere studiata come la cascata di tre reti per cui, utilizzando la matrice di
trasferimento [T], risulta per lintera rete:
B DUT A m
T T T T =

e si ha:

|
|
.
|

\
|


|
|
.
|

\
|


|
|
.
|

\
|
=
1 E
E E E E E
T
1 E
E E E E E
E E
1
T
33
22 33 22 23 32
DUT
11
00 11 00 01 10
32 10
m


Per valutare le reti degli errori si possono effettuare due misure con due
standard a due bocche completamente noti. Si inserisce il primo standard e si
fanno 4 misure valutando S
11m
S
22m
S
12m
S
21m
, di seguito si inserisce il secondo
372
standard e si ripetono le misure. Da queste misure si ottengono 8 equazioni
nelle 8 incognite della rete degli errori.
Nella pratica si preferisce utilizzare 3 standard di calibrazione a due
bocche, dei quali non tutti i parametri delle matrici sono noti
(*)
.
Se sostituisco al DUT tre standard di calibrazione (T
c1
, T
c2
, T
c3
) si avr:


B 1 C A 1 M
T T T T =
(13.50)


B 2 C A 2 M
T T T T =
(13.51)


B 3 C A 3 M
T T T T =
(13.52)

Con 3 standard a 2 porte dalle 3 precedenti equazioni matriciali ottengo 12
equazioni, poich le incognite sono 8 non necessario conoscere tutti i
parametri della rete due porte degli standard di calibrazione.
Una possibile scelta per il primo standard il collegamento diretto (thru
line) per il quale risulta:

(

=
1 0
0 1
T
1 c
(13.53)

Lutilizzo del collegamento diretto come primo standard di calibrazione ha
dato luogo ad una famiglia di tecniche di calibrazone T
xx
(Es. Through-Reflect-
Line, Through-Delay-Line etc...). Un altro possibile standard di cui sono
facilmente noti tutti i parametri la linea di trasmissione omogenea:


(



=
l cosh l senh y
l senh z l cosh
T
0
0
1 c
(13.54)

dove "" la costante di propagazione complessa ed "l" la lunghezza della
linea. Questo secondo standard ha dato luogo ad una seconda famiglia di
standard di calibrazione detti L
xx
(Es Line-Reflected-Line, Line-Reflected-
Match).
In conclusione, le tecniche maggiormente utilizzate sono la SOLT e la
TRL. La SOLT usualmente preferita quando si devono effettuare misure a
bassa frequenza ed in coassiale, ovvero con componenti o dispositivi
accessibili tramite connettori in coassiale. Infatti, in tecnologia coassiale, e alle
basse frequenze, abbastanza semplice realizzare corti aperti e carichi adattati
mobili. Viceversa la TRL preferita per dispositivi non in coassiale e alle
frequenze millimetriche. Il vantaggio della TRL in questi casi legato al fatto
che gli standard della TRL sono generalmente pi semplici da realizzare
rispetto a quelli della SOLT. In particolare non richiesto il carico adattato che
difficile da realizzare in maniera accurata in particolare alle alte frequenze.
Infine, con riferimento agli analizzatori di reti scalari, una tecnica di
calibrazione spesso utilizzata quella detta di "normalizzazione" (reference)

(*)
Spesso si devono effettuare calibrazioni in strutture guidanti quali la guida rettangolare, la
microstriscia o la guida complanare per le quali non sempre semplice conoscere tutti i
parametri degli standard di calibrazione.
373
che consiste nelleffettuare una misura con un corto o un aperto (per calibrare
le misure in riflessione) e con una terminazione passante (per le misure in
trasmissione)
(*)
. Queste tracce di riferimento sono memorizzate nella memoria
dell'analizzatore. Quando si effettua la misura si inserisce il DUT e si rapporta
la misura di S
11
e S
22
a quella in memoria. Con questa tecnica si correggono
solamente gli errori relativi alla risposta in frequenza. Esiste anche una
versione migliorata di questa tecnica che consiste nellutilizzare come
riferimento per la riflessione la media delle misure tra un corto ed un aperto.

Calibrazione di dispositivi non inseribili

I cavi di accesso alle porte degli analizzatori di rete sono, tipicamente, dei
coassiali. Dal lato del DUT questi cavi terminano con dei connettori di sesso
diverso (fanno eccezione i casi di connettori asessuati tipo APC-7).
Un DUT si dice inseribile (insertable) se si presenta con alle porte due
connettori dello stesso tipo (N, SMA, etc.) ma di sesso diverso (Fig. 13.18.a).
Se questo non accade il DUT si dice non inseribile (Fig. 13.18.b). Per poter
misurare un dispositivo non inseribile si devono aggiungere alle sue porte degli
adattatori (transizioni) (Fig. 13.18.c) i quali per introducono inevitabilmente
delle riflessioni. Ad esempio una transizione da APC-7 a SMA ha un ROS di
1.06 (Fig. 13.18.d), da APC-7 a N il ROS 1.05, da N a SMA il ROS 1.25.
Per calibrare lanalizzatore di reti in presenza di un dispositivo non
inseribile si possono utilizzare due adattatori di precisione uguali ma con
connettori di sesso diverso. Per risultare uguali, gli adattatori dovranno avere la
stessa impedenza caratteristica, perdita per riflessione, attenuazione e
lunghezza elettrica. Il sistema si presenta come in Fig. 13.19.a.


a)
b)
Adattatore
c)
DUT
DUT
DUT
d)

Fig. 13.18

Il primo passo della procedura consiste nelleseguire una calibrazione in
trasmissione utilizzando il primo adattatore (inseribile) (Fig. 13.19.b). In seguito,

(*) Per il corto si ha S
11
= 1 e quindi S
11
dB = 0, mentre con la terminazione passante si ha
S
21
= 1 e quindi S
21
dB = 0.
374
si inserisce il secondo adattatore (Fig. 13.19.c) che costituir leffettiva porta di
misura e si effettua la calibrazione in riflessione alle due porte. Infine si effettua
la misura del DUT in presenza del secondo adattatore. Lerrore aggiuntivo che
rimane dopo la calibrazione uguale alla differenza tra i due adattatori utilizzati.


Adat A
Adat B
Porta 1
DUT
Porta 2
Porta 1 Porta 2
Porta 1 Porta 2
Adat B
Porta 1 Porta 2
DUT
a)
b)
c)
d)

Fig. 13.19

Unaltra possibile soluzione per calibrare dispositivi non inseribili quella di
utilizzare la calibrazione SOLR. Questa tecnica utilizza per la calibrazione i soliti
carichi corto, aperto e adattato ma invece della connessione diretta utilizza un
componente reciproco (reciprocal thru R). In pratica al posto della
connessione diretta (che non si pu realizzare per dispositivi non inseribili) si
utilizza un componente due porte che pu essere anche sconosciuto (unknown
thru) e che deve avere come unica caratteristica quella di essere reciproco ed
avere uno sfasamento ingresso uscita noto entro 90 alla pi alta frequenza
analizzata, ovvero il ritardo di gruppo deve essere noto entro un quarto di
periodo sempre alla pi alta frequenza di lavoro (un campo EM in aria percorre
circa 3 mm in 10 ps). Sebbene la SOLR sia una variante della SOLT essa si
basa sul modello a 8 termini di errore che stato visto per la TRL. Quindi,
come la tecnica TRL, pu essere applicata solo su analizzatori di reti con
rotazione automatica del DUT e con 4 ricevitori.

I kit di calibrazione utilizzati nella SOLT o TRL sono dei kit meccanici,
costituiti da carichi che devono essere in successione serrati e disconnessi dai
connettori di accesso dellanalizzatore di rete. Questa procedura lenta e
laboriosa e, per garantire una certa ripetibilit nelle connessioni, richiede anche
luso di chiavi dinamometriche. Questi problemi sono stati risolti con
lintroduzione dei kit di calibrazione elettronici. Questi kit sono costituiti da un
unico DUT che viene collegato alle porte di acceso dellanalizzatore. Il DUT
tipicamente consente di selezionare, con degli interruttori elettronici, uno tra
quattro carichi riflettenti standard, ed un carico in trasmissione. I quattro carichi
riflettenti vengono connessi ai due ingressi dellanalizzatore e vengono utilizzati
per calcolare i tre parametri indipendenti della rete degli errori in ingresso. In
375
questo modo si hanno pi equazioni che incognite e si utilizza un fit ai minimi
quadrati per risolvere il sistema. E importante infine ricordare che per garantire
la ripetibilit della calibrazione il DUT di calibrazione termostatato.

Incertezza della misura

Gli errori sistematici presenti prima della calibrazione e quelli residui dovuti
alle imperfezioni negli standard di calibrazione alterano il valore vero del
parametro di scattering e compromettono laccuratezza della misura. Per
quantificare questa accuratezza si pu utilizzare la differenza tra il valore
misurato e quello vero sia prima che dopo la calibrazione ( lo scarto massimo
introdotto nel par. 13.2).
Con riferimento ad un analizzatore con rotazione manuale del DUT la
differenza tra il valore vero e quello misurato del parametro S
11
data da:


v 11 m 11 11
S S =
(13.55)

Se nellEq. 13.21 si trascurano i termini in cui compare il prodotto M
L
M
S
(in
genere molto piccolo si ha:


v 11
v 11 S v 22 L
L v 12 v 21 R v 22 L v 11 R
11
S
) S M S M 1 (
M S S F ) S M 1 ( S F
D

+
+ ~
(13.56)

Se il dispositivo ha S
11v
e S
22v
piccoli, l'errore prevalente quello di
direttivit, mentre se il dispositivo ha S
11v
e S
22v
prossimi ad uno sono i
disadattamenti della sorgente e del carico che danno luogo all'errore pi
significativo.
In molti casi pratici la (13.55) pu essere ulteriormente semplificata
ottenendo:


( )
2
v 11 S v 21 v 12 L v 11 R 11
S M S S M S 1 F D + + + ~
(13.57)

Analogamente si avr:


v 21 m 21 21
S S =
(13.58)

Con le stesse ipotesi utilizzate in precedenza si trova:



) S M S M 1 (
) S M S M 1 ( F S S F
C
v 11 S v 22 L
v 11 S v 22 L T v 21 v 21 T
21


+ ~

(13.59)

e quindi, se il dispositivo ha S
11v
, S
22v
e S
21v
piccoli l'errore prevalente quello
dovuto a C.
In molti casi pratici la (13.59) pu essere ulteriormente semplificata
ottenendo:

376

( )
v 22 v 21 L v 11 v 21 S v 21 T 21
S S M S S M S 1 F C + + + ~
(13.60)

Valori tipici per un analizzatore di reti non calibrato sono: D = 30 dB (0.03);
M
S
= 20 dB (0.1); M
L
= 20 dB (0.1); F
R
= 1.5 dB
(*)
(1.19); F
T
= 0.2 dB (1.023);
C = 90 dB (310
-5
).
Se si considera un dispositivo ad una bocca con S
11v
= 12 dB (0.25);
S
21v
= S
12v
= S
12v
= 0 dB. Nell'ipotesi di caso peggiore in cui tutti gli errori si
sommano si avr:

A
11
= 0.03 + 0.19 0.25 + 0.1 0.25 0.25 = 0.084

Quindi S
11m
potr variare tra S
11v
+ A
11
= 0.334 (9.5 dB) a S
11m
A
11
=
0.166 (16 dB).
Valori tipici per un analizzatore di reti calibrato sono: D = 50 dB (0.0032);
M
S
= 40 dB (0.01); M
L
= 40 dB (0.01); F
R
= 0.05 dB (1.006); F
T
= 0.08 dB
(1.069); C = 100 dB (10
-5
).
Ipotizzando il caso peggiore in cui tutti gli errori si sommano si avr:

A
11
= 0.005

Quindi dopo la calibrazione S
11m
varia tra 0.255 (11.87 dB) e 0.245 (12.22
dB). Come si vede c stato un notevole miglioramento nellincertezza della
misura. In generale si possono ottenere dei miglioramenti nellincertezza anche
del 99% dipendendo questo fattore anche dal valore assoluto del parametro in
esame.

13.3.b Misure su componenti lineari

In questo paragrafo verranno mostrati alcuni esempi di misure condotte
con l'analizzatore di reti su accoppiatori direzionali e filtri.

Misure su accoppiatori direzionali
Gli accoppiatori direzionali (v. par 5.5) sono utilizzati in molti dispositivi e
nei sistemi di misura. Il parametro pi importante per la caratterizzazione degli
accoppiatori direzionali (AD) la direttivit che pu essere vista come una
misura della capacit dell'AD di separare segnali che viaggiano in direzioni
opposte. Se ad esempio un accoppiatore presenta una direttivit di 30 dB
questo significa che se lo si utilizza per misurare il coefficiente di riflessione di
un carico la misura sar corretta solo se il carico presenta un coefficiente di
riflessione minore di 30 dB. Come visto nel par. 5.5 la direttivit legata
all'accoppiamento (C) e all'isolamento (I) dalla relazione:

C I
S
S
log 20
P
P
log 10 D
21
31
21
31
= = = (13.61)


(*

)
D(dB) = 20 LOG
10
(1/D), M
S
(dB) = 20 LOG
10
(1/M
S
), F
R
(dB) = 20 LOG
10
(F
R
)
377
Quindi una direttivit di 30 dB si pu ottenere con un dispositivo che
presenta un isolamento di 50 dB ed un accoppiamento di 20 dB.
Per misurare la direttivit, in base alla sua definizione, occorre misurare il
parametro S
31
alimentando lAD dalla porta 1 con luscita sulla porta 3 ed il
parametro S
21
alimentando in 1 con luscita in 2.

Misure su filtri
La caratterizzazione completa dei filtri (v. Cap. 6) si ottiene di solito
misurando il parametro S
11
(riflessione o perdite di riflessione return loss) ed il
parametro S
21
(attenuazione o perdita di inserzione - insertion loss) in funzione
della frequenza.
La Fig. 13.21 mostra la risposta in frequenza di un filtro. In Fig. 13.21.a
riportata l'attenuazione in scala logaritmica, in Fig. 13.21.b un dettaglio della
stessa risposta con una scala espansa ed in Fig. 13.21.c la riflessione.
Le caratteristiche di un filtro pi frequentemente misurate sono la
larghezza di banda, definita come la regione entro -3 dB dal valore massimo; le
perdite di inserzione, che quantificano l'attenuazione nella banda passante.
Entrambe queste quantit sono ricavabili dal grafico di Fig. 13.21.b. La
reiezione fuori banda, che fornisce una stima di come il filtro fa passare il
segnale utile nella banda passante mentre blocca segnali al di fuori della banda
passante stessa, ricavabile dalla Fig. 13.21.a. Il grafico, relativo alle perdite
dovute alla riflessione (Fig. 13.21.c), tipico dei filtri passivi riflettenti, che
mostrano una elevata riflettivit (prossima a 0 dB) nella banda arrestata e un
buon accoppiamento di impedenza nella banda passante.
La variazione della risposta in ampiezza di un filtro allinterno della banda
passante va valutata con accuratezza in quanto provoca la distorsione del
segnale. di solito necessaria una calibrazione per effettuare misure accurate
nella banda passante dei filtri.
Quando si misura la banda passante di un filtro con un analizzatore di rete
senza calibrazione, la risposta pu variare in maniera considerevole, a seconda
del tipo di analizzatore e dei cavi di test utilizzati (v. Fig. 13.22 non calibrato).
Quando si esamina lo stesso filtro dopo aver effettuato una calibrazione
tipo normalizzazione, lerrore di risposta in frequenza in trasmissione (F
T
) viene
eliminato, con conseguente riduzione della distorsione in ampiezza (v. Fig.
13.22 normalizzazione). Dopo il processo di normalizzazione, la risposta in
frequenza visualizzata mostra ancora delle fluttuazioni dovute a disadattamenti
della sorgente del sistema di testing e del carico. I picchi nelle fluttuazioni
possono andare anche al di sopra della linea di 0 dB indicando la presenza di
guadagno (cosa impossibile dato che componenti passivi non possono
amplificare i segnali). Questa apparente anomalia dovuta ad errori di misura
legati ad un cattivo adattamento della sorgente e del carico.


378


S21

10 dB/

REF 0 dB
(a)
reiezione
fuori banda

S21

1 dB/

REF 0 dB
(b)


S11

5 dB/

REF 0 dB
(c)


Fig. 13.21


S21 1 dB/ REF 0 dB
Non corretta
normalizzazione
cal. due porte

Fig. 13.22

379

Effettuando, prima della misura, una calibrazione a due porte questi errori
sono rimossi. Dopo la calibrazione (v. Fig. 13.22 due porte) evidente che la
risposta in ampiezza, nella banda passante del filtro, varia solo di 0.1 dB
intorno al valore assunto alla frequenza centrale.
Un'altra caratteristica dell'analizzatore di reti che influenza le misure sui
filtri il range dinamico definito come la massima potenza che il ricevitore pu
misurare meno il suo rumore di fondo (entrambi in dB
m
). Questo parametro
principalmente influenzato dalla sensibilit del ricevitore. Come detto in
precedenza (v. par 12.2.a) analizzatori di rete vettoriali, con ricevitori
supereterodina possono avere sensibilit fino a 120 dB
m
mentre la sensibilit
di un analizzatore scalare difficilmente supera i 60 dB
m
. Per poter
caratterizzare accuratamente la risposta di un filtro, in alcuni casi sono
necessari dei range dinamici maggiori di 80 dB (v. Fig. 13.21.a) ottenibili in
genere solo con analizzatori vettoriali. Il filtro in figura mostra una reiezione di
circa 80 dB fuori banda, se si fosse analizzato il filtro con un analizzatore di reti
scalare si sarebbe ottenuta la risposta riportata in Fig. 13.23 dalla quale si
sarebbe derivata una reiezione inferiore rispetto a quella reale.



S21

10 dB/

REF 0 dB

Fig. 13.23

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