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REGIONE LAZIO

ATTIVITÀ DI MONITORAGGIO
ED INTERVENTO
NEL CAMPO DELLA TERZA ETÀ

Criticità e proposte

1
A cura del Comitato Scientifico di Ageing Society- a.s. O.T.E.

Presidente Emilio Mortilla

Vice Presidente Andrea Monorchio

Segretario Generale Antonio Bassano

Dip. Scienza Mediche Umberto Senin


Dip. Malattie Respiratorie Pietro Alimonti
Dip. Patologie Vascolari Claudio Allegra
Dip. Dermatologia e Ferite Difficili Stefano Calvieri
Dip. per le Garanzie Giuridiche Paolo Bonaiuti
Dip. Finanza Pubblica Nicola Quirino

Intervistatori Francesca Casali


Francesca Pelliccia
Manuel Di Spigno

Volontari Lorenzo Bassano


Anna Maria Malizia
Liliane Petit

Elaborazione dati Versag s.r.l.

Ufficio Stampa Glauco Galante

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INDICE

Premessa Pag. 4

CAPITOLO I
1.1 Italia: invecchiamento e salute 6

1.2 Produrre salute o consumare assistenza? 14

CAPITOLO II

2.1 - Invecchiamento e salute nella Regione Lazio 19

2.2 - Produrre salute nelle fasce più deboli: come orientare le scelte? 28

CAPITOLO III
3.1 - L'ossigenoterapia nei pazienti affetti da BPCO 31
3.2 - L'indagine 44
3.3 - I risultati dell’indagine 50
3.3 - Le risposte per classi e tipologie del campione 56
3.4 - Conclusioni 79

CAPITOLO IV
4.1 - Le lesioni cutanee croniche
Lo scenario di riferimento 84
4.2 - La cura delle lesioni cutanee in Europa 86
4.3 - L’impatto economico 88
4.4 - Il quadro normativo ed assistenziale 90
4.5 - I progressi nella cura delle lesioni croniche 106
4.6 - Conclusioni 112
4.7 - Il questionario 115
4.8 - L’indagine 119
4.9 - Le risposte 121
4.10- Le risposte in grafici 125
4.11- Le principali criticità rilevate e soluzioni proposte 145

CAPITOLO V

5.1 - La percezione del rischio 155


5.2 - La medicina difensiva 159
5.3 - Problema sociale ed economico 174
5.4 - L’indagine 178
5.5 - Le risposte 181
5.6 - Appendice 191

Bibliografia 193

3
PREMESSA

Il termine popolazione ha subito un profondo mutamento del proprio


significato nel corso della storia; ai nostri giorni, la parola evoca l'immagine
preoccupante di "esplosione demografica" ed essa, così come intesa dall'immaginario
collettivo, sembra essere un sinonimo di "sovrappopolazione".
Agli inizi del XX secolo non aveva tale significato, ma era usata in qualità di
semplice sostantivo verbale, anche se già nel 1798 Malthus iniziava ad utilizzarla in
chiave tecnica, affermando che "la popolazione aumenta a tasso geometrico, mentre i
mezzi di sussistenza a tasso aritmetico".
Nel presente, finalmente, è chiara la percezione, sia alle Istituzioni che alla
società civile, che il fenomeno della longevità di massa implica, ed ancor più
implicherà, radicali cambiamenti nella struttura e nella organizzazione della società.
Tale consapevolezza induce istituzioni ed organismi di analisi e ricerca, sia
nazionali che territoriali, a promuovere studi in grado di indagare sulla condizione
della Terza e Quarta età.
Dall'1STAT ai Ministeri del Welfare e della Salute, dal CNEL all'EURISPES,
dalle Associazioni sindacali a quelle delle diverse componenti industriali, etc., è un
continuo ripetersi di ricerche che fondano la loro ragion d'essere nella rapidità con cui
si verificano cambiamenti nella condizione della popolazione anziana.
Basti pensare che dal 1984 al 2006 la percentuale di over 64 anni, sulla
popolazione residente, è passata dall'11 ,4% al 18,5% circa.
Tale percentuale in Italia, nel 2050, si avvicinerà al traguardo del 35%.
Nel 2006 gli over 64 anni hanno già superato gli 11 milioni, e fra questi, circa
370.000 soggetti ha ottantuno anni e, circa 462.000 ha superato i novanta anni.
Il fenomeno della longevità di massa ha dimensioni planetarie e nessun uomo,
donna o bambino del pianeta potrà esimersi dal verificarne personalmente gli effetti; la
lettura attenta delle dinamiche dell'invecchiamento e degli scenari prossimi e futuri
dovrà aiutare, dunque, ad interpretare ed a governare i complessi fenomeni
economici, sociali e sanitari, legati all'invecchiamento di massa.
L'invecchiamento della popolazione andrà ad incidere sulla crescita economica
di ogni Paese a fronte di modificazioni della domanda aggregata, ad una diversa
capacità di risparmio, ad una differente offerta di lavoro, per dimensione e struttura

4
legata all'età anagrafica.
Ciò produrrà un significativo impatto sulle finanze pubbliche che esiteranno in
problematiche nuove e complesse che non potranno più essere gestite in modo
estemporaneo.
Ad esempio va ripensato, come peraltro sta avvenendo in tutti i paesi
industrializzati, alle conseguenze, a breve ed a lungo termine, sui sistemi scolastici,
lavorativi, pensionistici e sanitari.
L’ attività di monitoraggio da noi svolta, su incarico della Regione Lazio,
potrebbe dunque rappresentare l'ennesima raccolta di dati utili a fotografare un
qualche aspetto del fenomeno in essere ed a delinearne le caratteristiche future ma, in
realtà, la nostra ambizione è stata quella di offrire al lettore uno strumento che ponga
in luce la necessità di adottare, in campo sanitario o amministrativo, strategie in grado
di " produrre salute" e non più di "consumare assistenza" in modo indiscriminato come
è avvenuto fino ad oggi. Per meglio comprendere la logica di tale nuovo orientamento
strategico, riteniamo sottoporre al lettore alcune note preliminari in grado di definire
lo scenario demografico, sociale, sanitario ed economico nel quale si muovono lenostre
proposizioni.

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CAPITOLO I
ITALIA: INVECCHIAMENTO E SALUTE
Tab. 1.1 Dati Italia
Popolazione over 60 anni in Italia 35-37% Anno 2050
Popolazione over 60 anni in Italia 24,50% Anno 200 l Donne 6.800.000 e 5.200.000 uomini circa
Popolazione over 65 in Italia 12 Mil. Anno 2020 1/4 della popolazione
Di cui over 80 anni 3 Mil. Anno 2020 con disabilità sugli over 75 pari al 50%
Ultra 75enni 10,3 % Anno 2005
Un terzo ha gravi problemi di disabilita e sociali. 3,35% Anno 2002
Casi di demenza senile previsti nel 2025 più 1,7 Mil.
Necessità di cassa per il problema specifico 18 Mld euro
Disponibilità di cassa 6,5 Mld euro
Ultra ottantenni sono passati in venti anni da 1,2 Mil. 2,4 Mil. 57.000 in più / anno
Nei prossimi 20 anni 2,4 Mil. 4,6 Mil. 109.000 in più /anno
Percentuale di ultranoventenni aumentata 7 volte dal 1960 Al 2000 2000
Percentuale di over 65 enni in alcune regioni in Liguria,Emilia Romagna,Toscana ed
35%
italiane Umbria.
Numero delle province in cui il numero
8
pensionati ha superato quello degli occupati.
Famiglie con almeno un anziano 34%
Anziani che vivono da so li 27% di cui 81% donne
comprendendo + 100-120mila
Riduzione di 2,5 Mil. lavoratori ( 20-60 anni) dal 200 l al 2021
immigrati/anno
Popolazione attiva ( 15-64 anni) nel 2002 40 Mil.
Popolazione attiva ( 15-64 anni) nel 2050 28 Mil.
Tasso di occupazione degli over 55 anni 2002 30% il più basso fra i paesi industrializzati
Indice di natalità 2005 1.09% da 8Mil. di 0-14 anni a 5 Mil. nel 2050

Italia ( dati su grandi aree urbane )* 26.48% percentuale di pensionati sulla popolazione residente
Trieste 45,15% percentuale di pensionati sulla popolazione residente
Vercelli 39.90% percentuale di pensionati sulla popolazione residente
F errara 39.74% percentuale di pensionati sulla popolazione residente
Gorizia 39.00% percentuale di pensionati sulla popolazione residente
Piacenza 38.61 % percentuale di pensionati sulla popolazione residente
Benevento 29.61 % percentuale di pensionati sulla popolazione residente

Fonte: Elaborazione Ageing Society - Osservatorio Terza Età su dati Istat


Nota*: Tale graduatoria si ribalta se si considerano le pensioni di invalidità.

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I dati che abbiamo sinteticamente indicato nella tabella precedente vogliono
richiamare l’attenzione del lettore ad una riflessione proprio su alcuni elementi della
condizione anziana e del suo status sociale e sanitario.
Tav. 1.2 - Anziani e solitudine

Famiglie composte da soli anziani


%

100,0

80,0

60,0

40,0

20,0

0,0
60-64 anni 65-74 anni 75-79 anni 80 anni e più

Persona sola Altre famiglie senza nuclei Coppie senza figli Coppie con figli Monogenitore Totale

Elaborazione Ageing Society - Osservatorio Terza Età su dati OCSE

Nel Veneto, ad esempio, risiedono oggi 815.000 over 65 anni.


Nei prossimi otto anni si prevede un incremento di ben 157.000 unità.
L'Italia è il Paese più longevo del mondo.
Ha, infatti, la più alta percentuale di popolazione con più di 65 anni ( 18% ) e la più
bassa con meno di 15 ( 14,1% ). Già dal 1997 gli over 60 anni avevano superato per
numero gli under 20 anni.

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Tav.1.3 - L’invecchiamento: Stati a confronto
Invecchiamento demografico: il primato dell'Italia Incidenza % degli individui con
65 anni e più sull'intera popolazione

20

15

10

0
Nigeria India Cina Russia USA Giappone Grecia Italia

Elaborazione Ageing Society - Osservatorio Terza Età su dati OCSE

Tale risultato non può e non deve intendersi come una disgrazia, come spesso viene
trasmesso all’immaginario collettivo, ma un lodevole primato determinato da vari fattori
attinenti alla sfera sanitaria ( igiene, buon sistema sanitario e assistenziale, ecc. ), ad un
basso livello di natalità e di mortalità infantile; ad una alimentazione mediterranea ricca e
variegata nei suoi principali elementi nutritivi, ad una situazione ambientale
particolarmente favorevole, ecc.
Negli ultimi 42 anni la vita media, in Italia, si è allungata più di quanto sia
avvenuto in qualunque altro paese europeo : i maschi hanno acquistato 13 anni e le donne
ben 15,4 anni di aspettativa di vita in più.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha recentemente posto il sistema sanitario
del nostro Paese, per i successi conseguiti nei livelli di salute e del funzionamento delle
strutture, al secondo posto nel mondo, preceduto solo dalla Francia.
Tale lusinghiero risultato è ancora migliorabile se si considera che, negli ultimi anni,
si è registrato un trand del 5% in meno dei casi di “ morte evitabile “.
Rispetto alla longevità, però, le donne, che hanno mediamente un 10 % circa di
aspettativa di vita superiore all’uomo, sono quelle che soffriranno di più per solitudine,

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emarginazione e problemi economici e, soprattutto, trascorreranno gli ultimi anni della
loro vita affette da malattie cronico-degenerative.
Questo aspetto, anche nel nostro Paese, non viene affrontato con la dovuta
attenzione.
I Maschi hanno, infatti, più probabilità di concludere la loro esistenza terrena da
coniugati, non solo per la maggiore longevità delle donne ma anche perché le donne
tendono ad essere più giovani degli uomini che sposano.
Gli uomini hanno, inoltre, maggiori possibilità di risposarsi con donne più giovani.
Le donne hanno molte più probabilità di essere povere. Dal momento che vivono di
più, inoltre, esse hanno anche un maggior numero di possibilità di soffrire delle invalidità
che sono legate alla vecchiaia. Ed a causa della loro più disagiata condizione sociale, le
loro esigenze sanitarie vengono sovente trascurate o ignorate. Troppo spesso, infatti, i
sistemi di assistenza sanitaria prestano loro poca attenzione ed erogano scarse risorse per
alleviare le invalidità che spesso colpiscono le donne, quali assistenza domiciliare in luogo
di quella ospedaliera o per la somministrazione di vaccini specifici per la prevenzione, non
solo per i ricorrenti eventi influenzali, ma anche delle complicanze della B.P.C.O. o delle
riacutizzazioni dell’erpes zoster con le note dolorose sequele quali la nevralgia post-
erpetica.
La femminilizzazione della popolazione anziana rappresenta un fenomeno globale.
Attualmente, per esempio, ci sono nel mondo 328 milioni di donne che hanno 60 anni e
più, e solamente 265 milioni di uomini. Man mano che la popolazione invecchia, questa
differenza si fa sempre più pronunciata e, troppo spesso, più vecchie si fanno, più povere
diventano.
Uomini e donne, invecchiando, soffrono a causa di differenti problemi di salute.
Gli uomini tendono a soffrire maggiormente a causa di malattie acute che
richiedono l’ospedalizzazione, mentre le donne spesso soffrono maggiormente di malanni
cronici i quali, pur senza mettere a rischio la loro vita, possono causare la loro invalidità o
deprimere fortemente il loro sistema immunitario.
L’assistenza sanitaria è generalmente orientata verso l’assistenza per le malattie più
gravi, e sovente ignora le necessità di ricavare un maggiore beneficio da un’assistenza
sanitaria che abbia un forte orientamento alla prevenzione, la diagnosi precoce ed il

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trattamento delle cronicità a domicilio rispetto al tradizionale e costoso ricovero
ospedaliero.
Sulla inadeguatezza della formazione in medicina, orientata in tal senso, Halsted
Holmann, docente presso l’Università di Stanford ( stato della California -USA ), ritorna
con un suo editoriale pubblicato su JAMA del 2004, nel quale afferma che “ sebbene
l’aumento delle malattie croniche, conseguente all’invecchiamento della popolazione, sia
una realtà ben conosciuta, c’è ancora una scarsa attenzione alle implicazioni di tale realtà
su come la medicina viene praticata, se non per un apprezzabile sviluppo della geriatria “.
E’ evidente che l’inalienabile diritto alla longevità si accompagna ad una maggiore
vulnerabilità delle condizioni psico-fisiche delle persone anziane.
Tale assunto, che vede il maggior incremento percentuale di disabilità oltre la soglia
dei 75 anni, è però accompagnato dalla consapevolezza scientifica che le invalidità che
accompagnano l’invecchiamento della popolazione possono essere prevenute o ritardate e
dare più qualità alla vita è uno degli imperativi a cui oggi dobbiamo dare risposte.
Dobbiamo essere ottimisti e certi che molto ancora possiamo e dobbiamo fare.
Negli ultimi 20 anni, ad esempio, in molti paesi industrializzati, si è verificata una
netta diminuzione nel numero delle invalidità correlabili all’età.
Le previsioni sull'immediato futuro ( 2020 ) indicano sostanzialmente stabili o con
un lieve decremento le percentuali di disabilità correlate alle fasce di età salvo che per la
fascia relativa alle persone molto anziane ( oltre gli 80 anni) e ciò perché poco si potrà fare,
nell'immediato, per migliorare le aspettative sulla qualità della vita degli attuali 60enni.

Tab.1.4 : Incidenza percentuale di disabilità sulla popolazione, per fasce d'età


Fascia d'età % di Disabilità
Da 60-64 6,0 % di cui 6,1% maschi e 5,8% donne.
Da 65-69 9,6 % di cui 8,1% maschi e 9,8% donne
Da 70-74 14,8 % di cui 12,0% maschi e 15,9% donne
Da 75-79 22,2 % di cui 21,2% maschi e 25,1% donne
Da80epiù 52,1% di cui 38,7% maschi e 51,7% donne
Fonte: Elaborazione Ageing Society a.s. O.T.E. su dati ISTAT

Da dati su esposti, comunque, si evince che, fino ad almeno i 74 anni, solo il 15%
circa di anziani ha importanti disabilità e che, pertanto, la maggior parte della popolazione
degli over 60 è da considerarsi pienamente attiva e potenzialmente utile e produttiva per
la società.
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Ed in tale condizione è imperativo mantenerla al più allungo possibile. (Tav.1.5)

Italia - Incidenza % sulla popolazione di malattie croniche o degenerative, per fasce di età

100

80

60

40

20

0
Fino a 59 anni 60-64 65-69 70-74 75-79 80 ed oltre

Maschi Femmine Totale

Fonte: Elaborazione Ageing Society a.s. O.T.E. su dati ISTAT/Min.Salute

La categoria di pazienti ai quali si fa riferimento è quella degli anziani


caratterizzati da una particolare vulnerabilità per la contemporanea presenza di più
malattie croniche (comorbilità), fragilità e disabilità, tali da richiedere specifiche e
più elevate competenze professionali ed una propria e diversa organizzazione
assistenziale.
Il termine comorbilità classicamente definisce la contemporanea presenza,
nel singolo soggetto, di due o più malattie. Si tratta di una condizione strettamente
correlata all’invecchiamento, in larga parte da attribuire all’aumento della
prevalenza delle malattie croniche età correlate.
Nel nostro Paese oltre il 25% della popolazione compresa fra i 65 ed i 69 anni
è affetta contemporaneamente da due o più malattie e ben il 50-55% di quella
compresa fra gli 80 e gli 84 anni d’età.
Rilevante è l'impatto della comorbilità sul Sistema Socio-Sanitario in quanto
la sua presenza aumenta in maniera cospicua la richiesta di prestazioni
diagnostiche, terapeutiche ed assistenziali anche perché, tale condizione,

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rappresenta un importante fattore di rischio correlato alla disabilità. E' opportuno
ricordare che chi è affetto da più malattie clinicamente diagnosticate è molto spesso
portatore di altre condizioni morbose non riconosciute, o perché a presentazione
atipica o perché sintomatologicamente silenti, o perché presenti in uno stadio
preclinico. Per tale motivo si ritiene riduttiva l'attuale definizione di comorbilità
basata sulle malattie clinicamente evidenti in quanto non coglie compiutamente il
grado di compromissione dello stato di salute del soggetto (Fried et al., 2004).
Infatti, talune patologie si manifestano improvvisamente negli anziani perché
indotte da una significativa riduzione delle difese immunitarie in ragione di dette
comorbilità o di eventi acuti. Il termine fragilità in medicina geriatrica indica uno
stato di estrema vulnerabilità che pone l'anziano che ne è affetto (frail elderly) in una
condizione di elevato rischio di peggioramento e/o declino rapido ed improvviso
della sua salute, con comparsa di disabilità (ove non già presente), perdita
dell'autosufficienza, cadute, necessità di ospedalizzazioni frequenti e ripetute, facilità
a sviluppare episodi di delirium, istituzionalizzazione, fino alle estreme
conseguenze.
Si tratta di una vera e propria sindrome clinica espressione di una marcata labilità
omeostatica quale conseguenza della disregolazione di molteplici sistemi fisiologici
causata dal sommarsi degli effetti dell'invecchiamento ai danni su di essi indotti da
malattie in atto o subite nel corso della vita. Concetto fondamentale, afferma Linda
Fried, direttrice del Centro sull'Invecchiamento dell John Hopkins University
Baltimora (USA) è che, se pure fragilità e disabilità sono condizioni assai spesso
associate, l'una non è sinonimo dell'altra.
“L 'anziano disabile non necessariamente è fragile e viceversa, anche se la fragilità è un
importante fattore indipendente di rischio di disabilità. "
Sul piano epidemiologico la prevalenza di tale condizione varia a seconda dei
criteri utilizzati. In uno studio condotto negli USA su una popolazione di 4.317
ultrasessantacinquenni viventi a domicilio, è risultato "fragile" il 7%, e ben il 30%
degli ultraottantenni, dato questo in linea con quanto affermato dall'Associazione
Medica Americana che ha dichiarato che circa il 40% degli ultraottantenni è portatore
di una sindrome clinica da fragilità; così come d'altro canto la stragrande
maggioranza degli 1,6 milioni di anziani residenti nelle strutture residenziali per

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disabili sarebbe "fragile "(Fried L. et al., 2001; 2004).
L'anziano fragile è il paziente storicamente ignorato dalla medicina tradizionale,
non solo perché fino al recente passato numericamente irrilevante, ma anche e
soprattutto in quanto "scientificamente" non interessante, né gratificante sul piano
professionale, perché di fatto inguaribile, "disturbante" e scomodo da gestire da parte
delle strutture sanitarie ed assistenziali (Senin U., 1999).
Il fattore disabilità è una vera e propria entità clinica, la cui valutazione prevede
l'utilizzo di appositi strumenti che sono parte integrante del bagaglio diagnostico
della medicina geriatrica; così come di specifici protocolli di intervento e di propri
modelli assistenziali la cui validità ed efficacia è ben documentata nella letteratura
scientifica internazionale. La disabilità, oltre ad essere di per sé condizione
sfavorevole per lo stato di salute, è anche fattore di rischio per un suo ulteriore
aggravamento, indipendentemente dalla causa che l'ha provocata, così come di
mortalità, ospedalizzazione, ricovero in strutture per lungodegenti,
istituzionalizzazione e di elevati costi sanitari ed assistenziali. Sul piano
epidemiologico la prevalenza di disabilità aumenta in modo esponenziale con l'età,
subendo un sensibile incremento dopo i 75 anni. Questi dati, in linea con quelli di
altre indagini epidemiologiche condotte in Italia, sottolineano come la disabilità
abbia un impatto epidemiologico rilevante nelle età più avanzate della vita.
Sulla base dell'andamento demografico della nostra popolazione viene previsto
che nel 2050 gli anziani disabili saranno più di 3 milioni, pari al 6% della popolazione
totale. Non sorprende pertanto che la componente più anziana della popolazione,
nella quale massimamente si concentrano comorbilità, fragilità e disabilità,
rappresenti quella che utilizza la quota più significativa dei servizi sanitari e socio-
assistenziali a lungo termine.

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1.2 - PRODURRE SALUTE O CONSUMARE ASSISTENZA?

Gli ultimi Piani Sanitari Nazionali e gli atti delle Conferenze Stato-Regioni, indicano
concordemente nel potenziamento dell'assistenza territoriale, la chiave principale del
contenimento della spesa, in ragione da una parte della riduzione delle giornate di
degenza e dall'altra nel potenziamento dei servizi di day hospital e day surgery.
L'O.M.S., infatti, ha previsto per i prossimi 45 anni un incremento nel fabbisogno di
risorse da destinare al sanitario ed al sociale pari al 45% nei paesi in via di sviluppo e del
48% nei paesi più industrializzati.
In forza di ciò, già dalla finanziaria del 2002 si era attribuito alla medicina del
territorio un 5% in più rispetto alle risorse destinate alle attività ospedaliere.
Queste osservazioni di carattere generale ci segnalano come, tra le ipotesi di
contenimento, debba essere riponderato il peso della componente "personale" anche
attraverso ipotesi di mobilità che siano in grado di potenziare le strutture territoriali su
cui oggi maggiormente grava la richiesta di salute.
Questa strategia, che appare logica e condivisibile, viene poi puntualmente smentita
dalla gestione corrente, come rilevato dalla Corte dei Conti, in quanto il tetto alla spesa
ospedaliera viene regolarmente superato, riducendo non solo le risorse destinate al
territorio ma anche quelle destinate alla prevenzione (5% del totale).
Rilevano, infatti, i magistrati economici come l'articolazione programmatica dei tre
principali capitoli di spesa si sia discostata dal revisionale, specialmente in danno delle
risorse che dovrebbero essere destinate alla prevenzione.
Per altro, la condizione di salute in se non è un bene solo individuale ma anche un
bene collettivo che pone il soggetto in grado di produrre lavoro e quindi economia.
Ad esempio, le due patologie che maggiormente incidono nelle assenze dal lavoro
sono le sindromi influenzali e le lombosciatalgie o, più genericamente, il mal di schiena.
La perdita, in termini di economia generale, di giornate di lavoro è facilmente
quantizzabile e valutabile in molti miliardi di Euro. In questo scenario al cittadino si
prospettano due possibilità: intervenire con opportuni interventi terapeutici, oggi
prevalentemente a suo carico, per ridurre le sintomatologie ed accorciare il tempo di
inabilità, o attendere che le predette patologie procedano secondo tempi di risoluzione
fisiologici.

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Nel caso del trattamento terapeutico, certamente oneroso per il cittadino e/o per lo
Stato, è rilevabile un più rapido ritorno alla normalità e, di conseguenza, al lavoro.
Nel caso di assenza di trattamento, oltre a tempi più lunghi di risoluzione, sono più
alti i rischi di complicanze che produrrebbero significative implementazioni nelle spese
sanitarie consequenziali.
Questo esempio, è rappresentativo della necessità, da parte dello Stato e del
cittadino, di operare una scelta ragionata sull'allocazione delle risorse da destinare al
trattamento di tali patologie, a fronte della potenziale perdita economica indotta dal
numero di giorni di malattia.
Nella condizione attuale, vediamo come, ad esempio, lo Stato abbia fatto una scelta
ragionata indirizzando le risorse verso due distinti settori: dispensazione gratuita di
vaccini anti-influenzali alle categorie più a rischio (bambini e anziani); dispensazione
gratuita di antibiotici in grado di trattare, ovvero di prevenire o contenere, le complicanze
di detta affezione virale.
Nessuna terapia, in genere antinfiammatori e decontratturanti, è erogata
gratuitamente nel caso di lombosciatalgia, salvo che questa sindrome si innesti in quadri
di patologie croniche degenerative per le quali sia prevista la dispensazione gratuita di
tali farmaci da parte del S.S.N.
Malgrado queste evidenze non è ancora consueta, nelle valutazioni di economia
sanitaria del nostro Paese, la considerazione delle conseguenze economiche e sociali
derivanti da uno stato di malattia.
I primi tentativi di collegare più elementi valutativi nel determinismo della spesa
sanitaria per una determinata malattia, si debbono a studi di settore di società scientifiche,
ovvero a valutazioni tese a porre in rilievo come determinati trattamenti chirurgici o
terapeutici fossero in grado di ridurre tempi di degenza o di guarigione.
Poi, tali modelli valutativi sono stati ripresi dalla letteratura anglosassone, stante i
sistemi sanitari prevalentemente privatistici presenti nei paesi di lingua anglofona.
Quale valore economico dare alla diminuzione della mortalità, all'incremento di
longevità, alla diminuzione della morbilità e della sofferenza, se non facciamo gli
opportuni collegamenti con la capacità di ridurre gli anni di disabilità, il prolungamento
dell'età lavorativa e dell'età dell'autosufficienza?

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Come non collegare l'incremento di salute con le maggiori capacità psicofisiche
dell'individuo a tutte le età?
Come non tener conto che tali aumentate abilità incidono direttamente sulle capacità
lavorative ma, indirettamente, su una serie di indotti economici quali maggiore
propensione ai viaggi e alle attività ludiche per il tempo libero; maggiore richiesta di
confort ambientali e per i luoghi di lavoro, le abitazione ed i mezzi di trasporto, etc., e
come tutti questi aspetti sono in grado di incidere sulle quote del PIL nazionale e sulla
riduzione ovvero sull'incremento degli indici di povertà?
Per quanto sopra sinteticamente esposto, è facile comprendere come la valutazione
economica dei guadagni di salute sia materia estremamente complessa ed in continua
evoluzione, in cui oltre all'immediata valutazione dei costi delle singole prestazioni è
necessario introdurre modalità di stima dei benefici indotti, tenendo conto degli interessi e
dei diritti individuali ma anche degli analoghi interessi e diritti della collettività.
In tale ottica i due soggetti interessati, il cittadino e lo Stato, debbono cercare, in uno
spirito non conflittuale, di individuare i limiti della rispettiva propensione al pagamento
di prestazioni volte a garantire o a implementare lo stato di salute. Prestazioni che, nella
moderna concezione dello stato di salute, sono rappresentate sia da interventi
squisitamente sanitari che da interventi di tipo sociale.
Esempio: incidenza della psiche sul soma, come lo stress o la solitudine incidono
sulle condizioni fisiche di un soggetto e sull'incremento dei suoi fattori di rischio
patologico.
Altro aspetto che meriterebbe approfondite analisi è quello relativo allo studio sulla
quota ideale del PIL da destinare alla produzione della salute.
Infatti, pur riconoscendo un valore economico allo stato di assenza di malattia, non
possiamo non tener conto del fatto che alcuni interventi necessari a ripristinare,
parzialmente o totalmente, lo stato di salute sono particolarmente onerosi pur
determinando guadagni non apprezzabili in termini di longevità e di qualità della vita.
In buona sostanza ci si interroga se è lecito, dal punto di vista economico, impegnare
ingenti risorse nel trattamento di patologie gravi in soggetti in cui il guadagno di salute
sarebbe scarsamente rilevante, a scapito della destinazione di risorse fruibili da un
maggior numero di soggetti.
Esempio: effettuare operazione di trapianto d'organo ad ultra settantenni piuttosto

16
che effettuare screening di massa per la prevenzione, ad esempio, dei tumori della
mammella.
Come detto la riflessione è puramente economica perché, dal punto di vista etico, il
quesito non ha motivo di essere posto; ma è chiaro che, oltre certi limiti, la produttività di
salute diventa marginale rispetto agli oneri sostenibili.
Pertanto, è necessario tener conto che esiste, oggettivamente, una frontiera nella
produzione della salute rappresentata dall'equilibrio accettato fra salute acquisita e costi
dell' assistenza erogata.
Il nostro Paese si pone ancora al di sotto di questa ipotetica frontiera, sia perché
esistono margini ulteriori per destinare risorse al SSN, sia perché sono possibili processi
virtuosi in grado di migliorare la qualità e di contenere le spese.
Pur tuttavia, coloro che sono chiamati a programmare e a destinare le risorse, non
possono non tener conto di quanto sopra illustrato e della necessità di allocare fondi per
quelle iniziative o per quei servizi in grado di produrre i maggiori incrementi di salute.
Ad esempio, interrogarsi e decidere se aumentare risorse destinate alla prevenzione,
anche attraverso una maggiore diffusione dei trattamenti vaccinali ed alla diagnostica
precoce, piuttosto che ad allargare l'offerta di servizi riabilitativi.
Ma tale cultura della "produzione della salute", ovvero del prolungamento di uno
stato di malattia in condizione di vita tali da non inficiare le normali abilità lavorative o di
relazione sociale, non sembra essere ancora stata recepita dai nostri governanti che, ad
esempio, continuano, da decenni, ad intervenire sulla spesa farmaceutica senza un reale
disegno strategico.
Infatti, almeno ai più, i tagli di spesa sembrano essere determinati dalla possibilità di
disporre di risparmi certi, attraverso il contenimento dei prezzi o le metodiche di
erogazione di farmaci, piuttosto che su una valutazione legata alla quantità di salute
prodotta ed alle ricadute che tale situazione determina sull'economia nazionale.
Ovviamente, in una valutazione esclusivamente economica, appare superfluo parlare
di qualità della vita o di diritto alla salute ed eticità.
Ci sembra un chiaro esempio di tale miope politica il fatto che nel nostro Paese si
destinino alle vaccinazioni solo 1'1 % delle risorse contro il 2% dei principali paesi europei.
Con ciò si dimentica che, mentre i farmaci o le tecnologie possono anche prolungare
lo stato di malattia, le vaccinazioni prolungano lo stato di salute.

17
Questo aspetto non sembra essere stato colto compiutamente nell'allocazione delle
risorse in sanità.
Proprio per tale ragioni abbiamo voluto valutare il fenomeno
dell'invecchiamento nella Regione Lazio e cogliere, attraverso un'indagine orientativa su
tre criticità, che sono state più volte al centro dell'attenzione sia della comunità scientifica
che della società civile, non soltanto gli aspetti sanitari ed amministrativi ma anche, e
soprattutto, la qualità delle prestazioni percepite dagli utenti.
Abbiamo voluto, inoltre, verificare se era possibile indicare percorsi migliorativi che
determinassero un miglioramento nella qualità delle prestazioni erogate senza ulteriori
significativi aggravi di spesa.

18
CAPITOLO II

INVECCHIAMENTO E SALUTE NELLA REGIONE LAZIO

Il fenomeno della longevità di massa implica radicali cambiamenti nella struttura e


nella organizzazione della società e, pertanto, induce a promuovere analisi e ricerche in
grado di indagare sulla condizione della Terza e Quarta età in regioni e comuni, stante le
oggettive diversità che si possono riscontrare nei loro territori.
Il ripetersi di tali ricerche fonda la sua ragione sul dovere di promuovere politiche
sanitarie e sociali sempre più mirate ed efficaci.
Nel 2005 gli over 64 anni supereranno il milione, esattamente 1.071.154 di cui
236.622 soggetti ha più di ottanta anni e, fra questi, 35.600 circa hanno superato i novanta
anni. Malgrado questi dati così importanti il Lazio si colloca, rispetto al proprio indice di
vecchiaia (123) * in una posizione intermedia rispetto al dato nazionale (127) .
La tavola illustrativa degli indici di densità degli anziani per area territoriale,
mostra però una situazione assai diversa da una provincia all'altra. In particolare la
Provincia di Latina si colloca, con il suo indice 94 , come la più giovane della regione,
mentre la Provincia di Rieti con un indice di 167, è la più vecchia.
Come già espresso tali indici tenderanno ad aumentare nei prossimi anni, sia per il
ridotto incremento demografico, sia per la diminuita mortalità.
Basti pensare che solo ieri, cioè nel 2.000, ogni 100 giovani sotto i 14 anni c'erano 125
over 65, e appena domani, nel 2.010, il rapporto sarà già di 146 anziani ogni 100 giovani.
Inoltre, se in Italia l'incremento medio della popolazione con almeno 65 anni è pari
al 16,3 per mille, in alcune regioni come la Lombardia, il Trentino Alto Adige ed il Lazio
l'incremento sarà almeno del 20 per mille.
Per altro, anche tenendo conto dei crescenti flussi migratori, che interessano
massicciamente la regione, la popolazione residente tenderà progressivamente a
diminuire fino a far divenire la componente anziana la parte percentualmente
preponderante rispetto alle altre fasce d'età. Peraltro, la popolazione italiana passerà dai
57.680.000 abitanti del 2.000 ai 52.180.000 nel 2.050. Inoltre, almeno ufficialmente, gli studi
prospettici sull'invecchiamento della popolazione effettuati dall'lstat e dagli altri Istituti
specializzati, non tengono conto della possibile ed imminente venuta in Italia di anziani,
familiari di soggetti immigrati e regolarizzati, per i quali le attuali disposizioni legislative

19
prevedono la possibilità di ricongiungimento con i familiari finora rimasti nei Paesi
d'origine. Le nostre ipotesi indicano in mezzo milione gli anziani di provenienza extra
comunitaria che entreranno nel nostro paese nei prossimi cinque anni e, fra questi,
almeno 150.000 nella regione Lazio. Qui di seguito riportiamo alcune tabelle riassuntive
delle osservazioni fin qui esposte ed introduttive al commento ai dati emersi dalla nostra
indagine.
Nota: * indice di vecchiaia: rapporto fra /a popolazione con più di 64 anni e /a popolazione con meno di 15 anni.

TAB. 2.1: CARATTERISTICHE DEMOGRAFICHE


Popolazione di età superiore a 64 anni
Italia - Lazio, anni 1951-2001, proiezioni 2010 -2050
LAZIO ITALIA
Anno Totale Over 64
Popolazione anni % %
1951 3.340.798 232.706 7 8,2
1961 3.958.957 322.325 8,1 9,5
1971 4.689.482 439.565 9,4 11,3
1981 5.001.684 580.784 11,6 13,2
1982 4.999.778 580.729 11,6 13,2
1983 5.017.764 580.088 11,6 13,1
1984 5.034.927 575.348 11,4 12,9
1985 5.049.973 578.688 11,5 12,9
1986 5.064.369 601.629 11,9 13,2
1987 5.074.628 623.046 12,3 13,6
1988 5.091.117 646.117 12,7 14
1989 5.098.721 669.167 13,1 14,3
1990 5.115.628 690.929 13,5 14,7
1991 5.130.191 713.248 13,9 15,1
1993 5.162.073 753.322 14,6 15,7
1994 5.185.316 770.851 14,9 16,1
1995 5.193.233 801.902 15,4 16,4
1996 5.202.098 820.259 15,8 16,8
1997 5.217.168 840.942 16,1 17,2
1998 5.242.709 858.682 16,4 17,4
1999 5.255.028 877.460 16,7 17,7
2000 5.264.077 896.554 17 18
2001 5.302.302 920.233 17,4 18,2
2010 5.378.356 1.045.851 19,4 20,6
2020 5.316.831 1.153.462 21,7 23,6
2030 5.153.790 1.289.047 25 28
2040 4.929.962 1.437.542 29,2 33,2
2050 4.616.563 1.345.030 29,1 34,4
Fonte: Elaborazione Ageing Society a.s. O.T.E. su dati Istat

20
TAB. 2.2: POPOLAZIONE RESIDENTE NEL LAZIO AL
1 Gennaio 2006
Età\Anno 2001 2002 2003 2004 2005
64 59.270 62.192 65.591 66.748 67.746
65 60.760 58.569 61.464 64.830 65.987
66 58.905 59.956 57.810 60.676 64.005
67 57.041 58.047 59.090 56.990 59.826
68 54.005 56.127 57.128 58.163 56.111
69 54.732 53.054 55.150 56.146 57.171
70 56.186 53.666 52.039 54.108 55.097
71 50.372 54.978 52.526 50.953 52.992
72 48.304 49.173 53.690 51.312 49.794
73 47.676 47.043 47.900 52.321 50.021
74 45.347 46.302 45.704 46.548 50.868
75 42.641 43.911 44.850 44.290 45.117
76 40.931 41.151 42.398 43.320 42.798
77 39.663 39.343 39.580 40.803 41.707
78 36.601 37.954 37.666 37.922 39.118
79 34.386 34.848 36.157 35.902 36.174
80 32.812 32.551 33.018 34.278 34.058
81 19.422 30.870 30.648 31.117 32.328
82 14.188 18.144 28.867 28.684 29.153
83 14.150 13.151 16.834 26.811 26.666
84 15.717 12.995 12.095 15.497 24.710
85 17.064 14.279 11.827 11 .025 14.144
86 15.149 15.335 12.848 10.662 9.957
87 13.473 13.454 13.637 11 .443 9.515
88 11.517 11.804 11.813 11.991 10.077
89 8.854 9.946 10.213 10.245 10.416
90 e più 29.473 30.538 32.374 34.118 35.598
TOT 978.639 999.381 1.022.917 1.0469.03 1.071.154

Fonte: Elaborazio- ne Ageing Society a.s. O.T.E. su dati ISTAT

21
Tav. 2.1- INDICI DI DENSITA’ REGIONALI

Fonte: Elaborazione Ageing Society a.s. O.T.E. su dati Istat

22
INDICI DI DENSITÀ DELLA POPOLAZIONE ANZIANA NELLA REGIONE LAZIO

Tab.2.3 - Popolazione residente per classi di età al 1 gennaio 2005


Classi di età (anni)
% %80 Indice di
Province anziani anni vecchiaia
0-14 15-64 65 e più Totale epiù
Viterbo 37.488 198.229 64.113 299.830 21,4 5,6 171,0
Rieti 19.509 98.739 35.010 153.258 22,8 6,4 179,5
Roma 531.123 2.564.465 712.404 3.807.992 18,7 4,3 134,1
Latina 78.150 355.483 86.217 519.850 16,6 3,8 110,3
Frosinone 67.755 326.538 94.749 489.042 19,4 5,1 139,8
Totale Italia 8.272.542 38.797.347 11.392.486 58.462.375 22,2 5,8 5,0
Fonte: Elaborazione Ageing Society a.s. O.T.E. su dati ISTAT

Tab.2.4 - SPERANZA DI VITA ALLA NASCITA.


anni 2001,2002, 2004
maschi femmine maschi femmine maschi femmine
Lazio 76,4 82,3 76,5 82,3 76,6 82,2
ITALIA 76,7 82,7 76,8 82,8 76,9 83
Fonte: Elaborazione Ageing Society a.s. O.T.E. su dati ISTAT

Il Lazio si colloca, in ragione alla speranza di vita, in una posizione mediana fra le
aspettative di vita delle Marche con 78,2 per i maschi e 84,2 per le donne e la Campania,
rispettivamente con 74,5 e 81,2.
Anche sotto l'aspetto della longevità della popolazione italiana il Lazio rappresenta
dunque la regione ponte fra le regioni più longeve del Nord e del Nord Est e le meno longeve
del Mezzogiorno. L'indice di vecchiaia, come si rileva dalla successiva tabella, evidenzia
importanti diversità all'interno del territorio regionale.
Ciò implica,ovviamente, una diversità di strategie e di risorse, sociali e sanitarie, che
l'Amministrazione della Regione e dei Comuni debbono indirizzare verso soggetti di diversa
età anagrafica e condizione socio-economica.

23
Tab.2.5 : INDICE DI VECCHIAIA POPOLAZIONE X 100
Età 65+ 0/14 75+0/14 85+ 0/14
COMUNE DI ROMA 138 58 15
PROV. ROMA 96 39 9
LATINA 94 39 9
FROSINONE 121 54 14
LAZIO 123 52 13
Fonte: Elaborazione Ageing Society a.s. O.T.E. su dati ISTAT

INDICI DI POVERTA' PER FAMIGLIE E PER PERSONE NELLA REGIONE LAZIO

Tab. 2.6 : FAMIGLIE RESIDENTI E FAMIGLIE POVERE.


INCIDENZA ED INTENSITA’ NEL LAZIO
FAMIGLIE FAMIGLIE INCIDENZA DIINTENSITA" DELLA
RESIDENTI POVERE POVERTA"
v.a. % v.a. % povertà Cb) povertà (c)
2.030.199 9,1 158.217 6,4 7,8 22
Fonte: Elaborazione Ageing Society a.s. O.T.E. su dati ISTAT

L'indice di intensità di povertà per le famiglie è in Italia pari a 21,4, il ché colloca il
Lazio in una posizione di sofferenza sociale ed economica delle famiglie superiore rispetto
alla situazione nazionale.
Spesa media mensile, indicativa della soglia di povertà, è stabilita in euro 936.58
Tra le famiglie con almeno 1 anziano, l'incidenza di povertà (13.6%) è superiore di
oltre 2 punti percentuali alla media nazionale e sale al 15.2% nel caso di famiglie con almeno
2 ultra 64 enni.
Tab. 2.7: PERSONE RESIDENTI E PERSONE POVERE INCIDENZA ED INTENSITA'
NEL LAZIO
PERSONE RESIDENTI PERSONE POVERE INCIDENZA DELLA POVERTA' (b)
v.a. % v.a. %
9,7
5.273.466 9,2 509.773 7,1
Fonte: Elaborazione Ageing Society a.s. O.T.E. su dati ISTAT
Nota:
a) I dati si riferiscono all'indagine sui consumi delle famiglie su dati Istat.
b) L'incidenza della povertà è il rapporto fra le famiglie o persone povere ed il totale
% di famiglie o persone.
c) L'intensità della povertà è la media degli scarti dei consumi delle famiglie o
persone povere dal consumo nazionale pro-capite ( soglia di povertà) espressa in%.

24
La povertà si accompagna sovente al disagio sociale ed abitativo.
Infatti, elementi connotativi di questa condizione possono essere così riassunti:
Difficoltà di accesso a servizi primari (servizi sanitari, asili nido, scuole materne, scuole di
istruzione inferiore, etc.)
Difficoltà nell'effettuare spese necessarie (cibo, bollette, spese mediche, etc.)
Secondo i dati Istat 2005 le famiglie in condizioni di povertà relativa sono in Italia
2.585.000 (11.1%), si tratta, cioè, di 7.577.000 di persone pari a 13.1% della popolazione.

Tav. 2.2 - POVERTÀ ECONOMICA ED ASPETTI DEL DISAGIO

25
Tav. 2.3 -STIMA PER REGIONE DELLE FAMIGLIE POVERE

L'incidenza della povertà in Italia è 12,4, mentre il dato della Regione Lazio indica una
situazione di minore incidenza per le singole persone.
Tale dato è in accordo con le stime di evoluzione della sofferenza economica delle
famiglie italiane nel corso degli ultimi quattro anni, in concomitanza con una situazione
generale di stagnazione della economia e della contrazione dei consumi.
Fra le Province del Lazio, al vertice del disagio socio-economico, registriamo ben 2
distretti della Provincia di Rieti nei quali si evidenzia una elevata concentrazione di diverse
tipologie di disagio, sia causate da una struttura produttiva caratterizzata da attività agricole

26
a carattere familiare, sia perché l'area, come già segnalato, presenta tassi di invecchiamento
superiore sia alla media nazionale che a quella regionale.
La concentrazione del disagio in frazioni piccole e piccolissime in cui risiedono anziani
soli con problemi crescenti di autosufficienza, implica una consistente richiesta di servizi
socio-assistenziali che non trovano, in considerazione della topografia delle aree e
dell'inadeguatezza dei trasporti, adeguate risposte alle richieste dell'utenza.
Per quanto riguarda la città di Roma i più alti indici di disagio sociale economico si
registrano nelle aree dei municipi VIII-XV e VII.
In particolare i quartieri in cui massimamente si concentra il disagio sono Tor
Bellamonaca, Ponte di Nona e la Borghesiana, Ponte Galeria Magliana e Monte Cucco e zone
come la Rustica e Tor Sapienza.

27
2.2 - PRODURRE SALUTE NELLE FASCE PIÙ DEBOLI: COME ORIENTARE LE
SCELTE?

Da quanto sopra riportato appare logico dare priorità a interventi atti a produrre
salute nelle fasce più "fragili" della popolazione o, quanto meno, ad adottare azioni
finalizzate ad evitare l'insorgenza di nuovi eventi morbosi che aggraverebbero la spesa
socio-sanitaria e peggiorerebbero significatamene le capacità di relazione e, più in
generale, la qualità di vita.
Gli anziani, over 64 anni, come abbiamo visto, sono poco più di un milione di cui
236.622 soggetti ha più di ottanta anni e, fra questi, 35.600 circa hanno superato i novanta
anni. Molti di questi vivono soli e sono nella soglia di povertà.
Inoltre, come recentemente evidenziato nel Rapporto CEIS Sanità, Le spese sanitarie
non coperte dal Servizio sanitario nazionale hanno impoverito in Italia 1 milione e 200
mila famiglie.
Oltre 295 mila, scrive il Rapporto, sono addirittura scese sotto la soglia della
povertà per fronteggiare di tasca propria i costi sanitari "non coperti" (1,3 per cento della
popolazione), mentre ben 967 mila (4,2 per cento degli italiani) hanno dovuto affrontare
spese definite 'catastrofiche'.
Sono gli over 65, soli o in coppia, a costituire il 45,6 per cento dei nuclei familiari
maggiormente colpiti. Come abbiamo già detto, anche in questo caso gli anziani
rappresentano la categoria più debole di fronte alle spese 'out of pocket'.
Se non assistiti da una salute di ferro, questi anziani hanno infatti il 50 per cento
delle probabilità di impoverirsi.
Costo dei farmaci e delle visite specialistiche, ma anche cure odontoiatriche o
terapie croniche, in cima alla lista degli esborsi più difficili da fronteggiare, e ciò, come è
consueto rilevare, soprattutto nelle regioni del Sud del Paese.
In ogni caso è la presenza di un anziano nel nucleo familiare a far aumentare del 42
per cento la possibilità di impoverirsi. E se gli anziani sono due il rischio raddoppia. Un
dato estremamente preoccupante visto l'andamento demografico del Paese. Le critiche si
appuntano sul sistema di esenzione che prevede un'unica soglia di reddito familiare,
intorno ai 36 mila euro l'anno, creando enormi disparità tra chi è poco sopra o sotto tale
livello economico.

28
Ma anche sull'attuale regime di compartecipazioni o esenzioni che non è ben tarato.
Il meccanismo della quota fissa per ricetta - spiegano - penalizza le fasce più povere
della popolazione.
Senza contare che il processo di impoverimento non è omogeneo sul territorio
nazionale, creando disparità su disparità. "La distribuzione dei poveri prosegue il
Rapporto - non è uniforme: si passa dal 3,4 per cento dell'Emilia Romagna al 3,6 per cento
in Lombardia fino al 27,6 per cento della Basilicata e al 29,6 per cento della Sicilia. Quanto
invece alle regioni che rischiano di impoverirsi di più a causa delle spese per la salute:
Calabria (2,6 per cento), Sicilia (2,4 per cento) e Puglia (2,3 per cento). Meno problemi
invece in Friuli Venezia Giulia (0,3 per cento), seguita da Marche (0,5 per cento) e Veneto
(0,7 per cento).
Cosa avverrà ora con i nuovi provvedimenti introdotti dalla Legge Finanziaria?
E' in questa fascia di popolazione che è maggiormente proficuo l'investimento in
comunicazione sanitaria, in prevenzione, diagnosi precoce ed in campagne vaccinazionali,
come ad esempio dimostrato dalla riduzione dei ricoveri ospedalieri attribuibili a
complicanze in corso di epidemie influenzali.
Questi rilievi, nel contesto delle logiche di economia sanitaria che abbiamo sopra
illustrato, ci hanno condotto a sottoporre un questionario volto ad indagare, su una
popolazione significativa di soggetti over 60 anni, intervistati presso centri anziani, centri
sociali o residenze protette, su tre "criticità" che sono state più volte al centro
dell'attenzione sia della comunità scientifica che della società civile, nelle sue componenti
organizzate.
Tali criticità, come già detto, sono specificatamente riferite a soggetti di età
superiore a 60 anni abitanti nella Regione Lazio.
Nel primo caso parliamo di soggetti affetti da BPCO che, nel numero di 62.500 circa
sono trattati a domicilio e di questi 50/55.000 sono assistiti con ossigenoterapia a lungo
temine (OLT), di cui 1'80% è rappresentato da soggetti con un età superiore ai 65 anni.
Tali malati si stima che nel Lazio siano circa 5.000 di cui almeno il 95% è in ossigeno
terapia.
Nel secondo caso viene affrontato il tema delle "lesioni cutanee croniche" che
rappresentano lo 0,4% dei ricoveri e 1'1 % delle giornate di degenza.

29
Nel Lazio, secondo stime effettuate dall'ISTAT nel 2002, i ricoveri per tali patologie
sono stati 5.086 per un complessivo di 65.000 giornate di degenza.
Le Società scientifiche e gli operatori specificatamente competenti nel trattamento
di queste lesioni indicano in circa 2.000.000 i soggetti affetti da ulcere cutanee croniche e
che nella regione presa in esame, con buona approssimazione, la problematica riguarda
150/200.000 persone.
Nel terzo caso, in considerazione del fatto che le disposizioni di legge recentemente
introdotte hanno posto in rilievo la problematica della "medicina difensiva" e la
conseguente attivazione di unità di valutazione del "Risk Management", il nostro
monitoraggio intende indagare sulla percezione del rischio e sulle eventuali
problematiche connesse con errori diagnostici e/o terapeutici, rilevati da una utenza
composta da cittadini anziani che, per loro natura, rappresentano i principali fruitori dei
servizi sanitari ed assistenziali.
Il dato noto, infatti, è solo quello relativo agli eventi che sono stati oggetto di
contenzioso giudiziario e dai quali è possibile rilevare le aree diagnostiche e/o i servizi
nei quali è più frequente la rilevazione di danni (quantizzabili) ed ascrivibili ad errori
degli operatori sanitari o a mal funzionamento di apparecchiature.

30
CAPITOLO III
3.1 - L'OSSIGENO TERAPIA NEI SOGGETTI AFFETTI DA BPCO

1. Che cos 'è l'ossigenoterapia domiciliare?


2. Qual è la domanda di cura delle patologie a carico del sistema respiratorio?
3. Quali sono le prospettive auspicate?

Queste le domande alle quali cercheremo di dare risposte in questa parte dello
studio senza voler approfondire l'aspetto scientifico delle cure mediche dell'apparato
respiratorio, argomenti per i quali è disponibile una ampia messe di dati ed informazioni
traibili dalla letteratura scientifica.
L'obiettivo è quello di offrire agli operatori pubblici l'esatta percezione delle
peculiarità e delle caratteristiche dei servizi di ossigenoterapia domiciliare che, per questo,
costituiscono una particolarità nell'ambito dei farmaci dispensati dal S.S.N.
Proponiamo, quindi, uno spunto di riflessione per valutare, in termini anche di
opportunità economica, le modalità secondo le quali viene erogato questo trattamento
terapeutico relativo ad una delle principali malattie ad ampio impatto sociale.
Infatti, l'ossigenoterapia domiciliare non solo pone al centro del proprio interesse il
paziente con il fine di favorirne il recupero nel contesto sociale, di relazione e familiare, ma
che, soprattutto, contribuisce alla razionalizzazione della Spesa Sanitaria.
L'ossigenoterapia erogata in regime ospedaliero ordinario o diurno non può essere
definita una vera alternativa a quella domiciliare, pertanto la Pubblica Amministrazione
preposta alla programmazione economica della sanità ha l'onere di valutare i costi relativi
alla ospedalizzazione del paziente confrontandoli con il valore delle risorse sanitarie
coinvolte nell'erogazione dell'ossigenoterapia domiciliare.
Questo con l'obiettivo di porre all'attenzione del Sistema Sanitario Nazionale e dei
Sistemi Sanitari Regionali la notevole quantità di risorse economiche che viene risparmiata
grazie all'ossigenoterapia domiciliare.

31
Il Farmaco Ossigeno

L'ossigeno, nella pratica medica, è considerato alla stregua di un farmaco.


La sua azione è legata alla funzione respiratoria per mezzo della quale, negli esseri
viventi, esso viene trasportato e diffuso a livello cellulare per la trasformazione del
glucosio in energia.
Con la funzione respiratoria ha inizio il ciclo dell'ossigeno che, una volta inspirato
nei polmoni (tappa alveolare) si scambia nel plasma sanguigno (tappa arteriosa) dove si
combina con l'emoglobina per assicurare l'insieme dei processi di trasformazione degli
alimenti in tessuti, calore corporeo, lavoro meccanico, eliminazione di sostanze residue
(metabolismo corporeo).
Nel caso dell'insufficienza respiratoria acuta (IRA), l'ossigenoterapia rappresenta
un vero e proprio salva-vita.
Nell'insufficienza respiratoria cronica secondaria a broncopneumopatia cronica
ostruttiva (BPCO), oltre ad essere un vero e proprio salva vita, l'ossigenoterapia diventa
un trattamento a lungo termine, da qui l'abbreviazione in OLT.
Mentre nel primo caso (IRA) non esistono ad oggi procedure standardizzate, l'OL T
è ormai una terapia ben definita da studi e protocolli noti, collaudati e riconosciuti dalla
comunità scientifica internazionale.
La prescrizione dell'ossigeno medicinale per le urgenze, i malati terminali, o altro,
può essere fatta da qualsiasi medico del S.S.N., l'ossigenoterapia a lungo termine (OLT) è
una prescrizione specialistica ed il S.S.N. la eroga, generalmente, attraverso indicazione di
uno specialista pneumologo.
Il riconoscimento delle indicazioni all'OLT, così come la posologia (litri/minuto per
numero di ore/giorno) richiedono tutta una serie di esami specialistici (emogasanalisi,
prove di funzionalità respiratoria ecc..) che lo pneumologo esegue nel tempo, seguendo
protocolli internazionali, con successivi controlli periodici del paziente, per monitorare la
terapia e poterla, al bisogno, modificare.
L'ossigeno medicinale può essere somministrato al paziente attraverso dispositivi
medici quali ad esempio: cannule nasali, mascherine, sondini o cannule tracheostomiche.
La somministrazione dell'ossigeno medicinale avviene con due sistemi:

32
1. bombola per l'ossigeno gassoso medicinale;
2. contenitore criogenico per l'ossigeno liquido medicinale.
Il concentratore è un compressore del peso di circa 30 Kg., che, aspirando l'aria
dall'ambiente, separa, attraverso dei setacci molecolari, l'azoto dall'ossigeno, presente
nella percentuale del 21% nell'aria.
L'azoto viene eliminato, attraverso un sistema di valvole pneumatiche, e solo
l'ossigeno (di purezza tale da non essere classificato medicinale) viene quindi erogato al
paziente. Il sistema è composto da:
. l'apparecchiatura elettromedicale da collegarsi alla rete elettrica domestica;
. la cannula o la maschera nasale e l'umidificatore.
L'ossigeno gassoso medicinale, usato generalmente per urgenze e nel caso di malati
terminali, è dispensato attraverso le farmacie territoriali pubbliche o private.
Il sistema è composto da:
. una bombola per ossigeno medicinale ad alta pressione, generalmente avente capacità
geometrica fra i 7 ed i 14 litri. la bombola sviluppa una quantità di ossigeno che varia da
1.200 a 3.000 litri di gas, a seconda della capacità geometrica posseduta;
. un riduttore di pressione con selettore di flusso (dispositivo medico), il quale
permette di selezionare la quantità di litri al minuto da erogare secondo prescrizione
medica;
. la cannula o la maschera nasale e l'umidificatore (dispositivi medici). l'ossigeno
liquido medicinale, usato generalmente per l'ossigenoterapia a lungo termine, è
dispensato attraverso le farmacie territoriali pubbliche e private, ovvero, direttamente
dalle ASL.
Il sistema è composto da:
. un contenitore criogenico base per ossigeno liquido medicinale (dispositivo medico),
avente capacità geometrica fra i 20 ed i 45 litri. Esso sviluppa una quantità di ossigeno
che varia da 15.000 a 40.000 litri di gas, a seconda della sopra citata capacità.
Il contenitore, al cui interno l'ossigeno liquido si trova a circa 180 gradi sotto zero,
ha una serpentina che permette al prodotto di gassificare, fino a raggiungere la
temperatura ambiente, un riduttore di pressione con selettore di flusso, che consente di
impostare la quantità di litri al minuto prescritta dal medico, ed un doppio sistema di
valvole di sicurezza.

33
. un contenitore criogenico portatile (dispositivo medico) di volume compreso tra
0,5 e 1,2 litri di capacità geometrica in grado di sviluppare dai 500 ai 1.000 litri di
ossigeno gassoso. Lo stesso, con una semplicissima e sicura operazione, può essere
riempito dal contenitore base, consentendo al paziente una mobilità ed una
autonomia di alcune ore.
Questo dispositivo medico consente al paziente di proseguire la propria terapia
anche al di fuori del proprio domicilio permettendo nel contempo di mantenere i rapporti
di relazione. Il peso di questi contenitori di ossigeno portatile è, infatti, molto contenuto ai
2-3 chilogrammi. I componenti ed il funzionamento sono pressoché identici a quelli del
contenitore base.
La cannula o la maschera nasale e l'umidificatore (dispositivi medici).1 sistemi
sopra descritti, , sono in genere forniti in comodato d'uso gratuito dalle società che
distribuiscono l'ossigeno medicinale.
Lo schema che segue mostra, vantaggi e svantaggi, dei sistemi di erogazione del
farmaco ossigeno medicinale e del concentratore che non fornisce un prodotto
farmaceutico, ma un prodotto di bassa purezza.

34
Tabella 3.1 - Sistemi di erogazione a confronto

Sistema di erogazione Vantaggi Svantaggi


Facilità di reperimento sul territorio. Fonte di erogazione fissa
Ossigeno minimo al 99,5% di Costringe il paziente alla immobilità.
purezza, come da F. U. Difficoltà nel trasporto.
Il contenuto della bombola rimane Potenziale pericolosità dovuta
Bombole di ossigeno al peso ed al volume del
gassoso medicinale recipiente.
Bombole pesanti ed
ingombranti.
Situazione d'uso non gradevole.
Contenitore criogenico di Facilità di reperimento sul territorio Perdite imputabili alla
ossigeno liquido medicinale Ossigeno minimo al 99,5% di purezza, evaporazione dell' ossigeno
come da F. U. liquido.
Scarso ingombro.
Grandi quantità in stoccaggio.
Possibilità di disporre di unità portabili.
Scarsa pericolosità.
Possibilità di utilizzo in movimento.
Situazione d'uso gradevole.
Servizio generalmente garantito
su tutto il territorio nazionale
anche per spostamenti temporanei
di residenza o per vacanze.
Concentratore Non richiede rete di distribuzione. La sostanza inalata non è un
Scarsa pericolosità. farmaco.
Scarsa pericolosità.
Costringe il paziente all'immobilità.
Rumorosità.
Elevato consumo di corrente
( circa 300 Watt).
Possibilità di guasti.
Richiede verifiche e manutenzioni
frequenti.
Cessa l' erogazione se si verificano
interruzioni di corrente elettrica.
Imprecisione della quantità di flusso
erogato.

Fonte: Elaborazione Ageing Society a.s. O.T.E.

35
I gas medicinali si distinguono da tutti gli altri farmaci per le peculiari condizioni del
loro stato fisico: trovandosi allo stato di gas compressi o gas liquefatti ovvero gas criogenici,
questi medicinali, richiedono l'uso di particolari dispositivi (bombole o contenitori criogenici,
ma anche riduttori di pressione, flussometri ecc) per la loro conservazione e per la loro
somministrazione ai pazienti. Dispositivi che debbono possedere elevati standard di
sicurezza a garanzia dei pazienti e degli operatori sanitari.
Di conseguenza le aziende sanitarie debbono accertarsi che le imprese che operano in
questo settore pongano particolare l'attenzione sia alla sicurezza che alla qualità dei propri
prodotti e dei propri servizi, favorendo anche l'integrazione (cliente/fornitore) con il Sistema
Sanitario Nazionale allo scopo di indurre il miglioramento quali-quantitativo del servizio.
E' altresì necessario che si verifichino le possibilità di ampliare i servizi erogati al fine
di contribuire a migliorare le aspettative di vita dei pazienti, soprattutto dal punto di vista
del mantenimento dei rapporti sociali, sia nell'ambito della sfera privata che di relazione.
Questi servizi di gestione delle cure presso il domicilio dei pazienti corrispondono alle
esigenze di una moderna visione del "welfare" in sanità, che individua nel trattamento
domiciliare delle cronicità un modo per contribuire a contenere la spesa a carico del Sistema
Sanitario Nazionale.
I servizi delle Aziende del settore dell'ossigenoterapia, a prescindere dal canale
distributivo attraverso il quale si procede alla fornitura del farmaco "ossigeno", non si
esauriscono con la mera consegna del dispositivo contenente l'ossigeno medicinale presso
l'abitazione del paziente, ma inizia e prosegue con una serie di servizi e prestazioni che
costruiscono il carattere "sociale" dei servizi di queste aziende.
Il prezzo corrisposto dal Sistema Sanitario Nazionale per la fornitura dell'ossigeno
medicinale, è onnicomprensivo di una serie di servizi direttamente correlati alla fornitura
dell'ossigeno. Queste attività, attinenti anche alla sfera del sociale oltre che tecnica, devono
essere forniti per tutto il periodo di trattamento ed hanno come obiettivo quello di garantire
al paziente la corretta attuazione del programma terapeutico assegnato.
Primo fra tutti il verificare scrupolosamente la costante erogazione del farmaco nelle
quantità e nei tempi prescritti dal medico.
Le altre prestazioni richieste riguardano sia la verifica dell'idoneità dei locali destinati

36
a contenere l'apparecchiatura prescritta, che l'addestramento del paziente e dei suoi
familiari, ove possibile, sugli accorgimenti e sull'adozione delle misure indispensabili
affinché, nel contesto domiciliare, il ciclo terapeutico assegnato possa essere compiuto
correttamente e nelle condizioni di massima sicurezza.
Le informazione oltre che sulle norme di sicurezza da osservare durante
l'ossigenoterapia e sulle precauzioni particolari da adottare, vertono anche sulle modalità di
ricarica dei contenitori portatili per consentire una normale mobilità dei pazienti in terapia.
Soltanto dopo tutta una serie di verifiche e di momenti formativi, verificata la corretta
prescrizione del pneumologo, la procedura prevede che vengono consegnati al paziente il
contenitore criogenico base, il relativo contenitore portatile e tutti gli accessori necessari alla
terapia (ad esempio mascherine, cannule nasali, umidificatori, raccogli condensa, carrello
per lo spostamento in casa del contenitore, libretto d'istruzione).
L'attività dei provider di servizi di ossigenoterapia domiciliare procede secondo i
seguenti tre schemi:
. il rifornimento su chiamata (caso tipico della fornitura attraverso la Farmacia);
. la fornitura programmata (fornitura su appalto ASL);
. pronta reperibilità (nei casi di emergenza);
Per garantire questi servizi, viene messo a disposizione dei pazienti un numero di
emergenza, attivo 24 ore su 24 per 365 giorni l'anno, per poter eseguire il servizio a domicilio
su tutto il territorio nazionale.
Oltre 500 automezzi, a livello nazionale, e circa 2100 addetti sanitari provvedono al
trasporto ed all' esecuzione del servizio sopra descritto.
In Italia si valutano in 3/4 milioni i soggetti affetti da asma e da insufficienza
respiratoria cronica (IRC) conseguente a broncopneumopatia cronico ostruttiva (BPCO);
patologia questa che registra 130.000 ricoveri e 18.000/20.000 decessi annui, ma che, spesso, le
istituzioni, comprese le Asl, tendono a sottostimarne l’ ampia incidenza sulla popolazione
mentre, invece, la BPCO rappresenta, per incidenza, una delle principali malattie croniche.
La BPCO, infatti, colpisce il 4,5% - 4,7% della popolazione, ed è la quarta causa di malattia
cronica. Per questi pazienti, ma anche per malati terminali, cardiopatici e soggetti affetti da
disturbi neurologici, viene prescritta, come supporto respiratorio e strumento di palliazione,

37
la terapia con ossigeno.
In Italia, secondo quanto riportato da FederAsma, il 5-7% delle persone soffre di asma (3
milioni di individui), il 10-12% sono malati allergici. Tra i bambini in età scolare l'asma incide
per il 10%.
Asma e BPCO, secondo autorità sanitarie internazionali, sono destinate a diventare la
terza causa di morte e la quinta causa di mortalità nei paesi occidentali.
Nel caso delle malattie polmonari sono gli stessi pazienti a sottovalutarne gli effetti, a
differenza di altre quali quelle cardiovascolari: una volta guariti, infatti, sospendono la cura
fino al riapparire dei sintomi (respiro con tosse, con fischio sibilante, senso di oppressione al
torace).
Inquinamento atmosferico e fumo sono le cause principali di danni alle vie respiratorie,
mettendo a rischio bronchi e polmoni.
Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), nel 2020 la Bpco sarà la terza
causa di morte dopo le malattie coronariche e cardiovascolari.
Negli Usa si registrano casi pari a 5,21/1000 abitanti, in Francia 1,36/1000 abitanti ed in
Italia 1,08/1000 abitanti.
I dati relativi ai costi, qui riportati, si riferiscono a rilevazioni del 2000* e, pertanto, in
considerazione dell'invecchiamento della popolazione, le somme indicate debbono essere
prese in considerazione per difetto:
. Usa 400 dollari
. Francia 550 dollari
. Olanda 500 dollari
. Canada 300 dollari
. Italia 225 dollari
. Spagna 90 dollari (solo il 10% trattato in OLT domiciliare con ossigeno liquido).
L'uso più diffuso della spirometria in medicina di base migliorerebbe la diagnosi e la
gestione della BPCO.

* Si riferiscono a tale anno le valutazioni omogenee dei paesi messi a confronto

38
L'uso della spirometria anche in comunità istituzionali ( come Centri anziani, Centri di
aggregazione sociale, case di riposo, case famiglia, ecc. ) condurrebbe a miglioramenti negli
esiti che, con tutta probabilità, sono sia importanti per il paziente che per il sistema sanitario,
in ragione dei costi sanitari e sociali che un tardivo riscontro della patologia produce.
L'uso della spirometria in un paziente con sospetta BPCO porta a miglioramenti negli
input per la cessazione del fumo, all'indirizzo precoce verso la riabilitazione polmonare ed
alla prescrizione di farmaci inalatori che, a loro volta, migliorano funzionalità, stato di salute
e tassi di riacutizzazione. Il prossimo passo sarà dimostrare che questa pratica porta ad una
migliore capacità d'esercizio e di attività ed ad un migliore stato di salute complessivo. (Eur
RespirJ2006; 28: 94552).
L'ossigeno, come abbiamo detto, è equiparato ad un farmaco salvavita, dispensato dal
SSN a seguito di prescrizione specialistica. Tale prestazione impegna, nel suo complesso, circa
180/200 milioni di euro.
Sono 70.000 circa i soggetti affetti da BPCO, 20.000 circa in ventilazione meccanica
mentre, 50.000 di questi, vengono assistiti con ossigeno terapia a lungo termine (OLT), l’80%
dei quali ha un'età superiore ai 65 anni.
In particolare, questi ultimi, sono localizzati per il 42% nel Nord Italia, per il 23% nel
Centro e per il restante 35% nel Sud e nelle Isole e rappresentano lo 0,2% della popolazione
italiana.
È evidente che le cattive condizioni respiratorie acuiscono, in questi pazienti, gli elementi
di fragilità che si manifestano in occasione delle ondate di calore che, nella stagione estiva,
investono il nostro paese.
A tal proposito, le ondate di calore che hanno investito il nostro Paese nel 2004, secondo
le rilevazioni condotte nel periodo 01/maggio-31/luglio di tale anno, su pazienti trattati a
domicilio con 02 (circa 55.000), hanno segnalato una mortalità di 5.890 soggetti e si è stimato
che, a causa delle condizioni ambientali, si è registrato un incremento della mortalità del
20/30%, pari a 1.178/1.767 persone.
Poiché il dato si riferiva a pazienti in trattamento domiciliare e privi prevalentemente di
sistemi di condizionamento ambientale, è necessario riflettere su di una diversa qualità

39
dell'assistenza specificatamente rivolta a questi pazienti, attraverso percorsi terapeutici e
comportamentali che tengano conto del rischio connesso con questa specifica fragilità
respiratoria.
La letteratura internazionale e nazionale segnala come il trattamento domiciliare con
ossigeno liquido di questi pazienti, anche se oneroso per il Sistema, consente risparmi
importanti derivanti dalla riduzione del numero dei ricoveri, oltre ad un netto miglioramento
nella qualità della vita dei pazienti che vengono in tal modo assistiti nell'ambito familiare.
Uno studio del CERGAS-BOCCONI stima in 60 mln di euro il risparmio, in termini di
mancata ospedalizzazione, determinato dal suddetto trattamento domiciliare.
Ancor più specificatamente è stato stimato, in questo studio, un risparmio di 1.011 euro
mensili per ogni paziente trattato a domicilio.
La suddetta prestazione avviene a seguito della valutazione dello specialista
pneumologo, su richiesta del medico di famiglia, che accerta la necessità del trattamento con
ossigeno terapia a domicilio, stabilendone i tempi, le modalità di erogazione, oltre che la
cadenza dei controlli.
A seguito di questo iter, la ASL o il distretto sanitario di competenza, emette un atto
autorizzativo che attiva l'erogazione del servizio.
È a questo punto che si registrano le prime macroscopiche differenze di trattamento fra
regione e regione, fra ASL e ASL, le quali si traducono, spesso, in una cattiva qualità del
servizio erogato al cittadino, così come emergono significative differenze nei costi sostenuti
dal Sistema Sanitario.
La distribuzione dell'ossigeno avviene sostanzialmente attraverso due canali: uno, che
riguarda il 66% del mercato, è quello delle farmacie, mentre l'altro 34% è quello che avviene a
seguito di gare di appalto indette dalle pubbliche amministrazioni.
Il canale farmacia è utilizzato soprattutto per la fornitura dell'ossigeno nel Centro e nel
Sud Italia, mentre nel Nord d'Italia, in una percentuale superiore al 70%, le aziende
ospedaliere indicono gare di appalto ed erogano il servizio sulla base di uno specifico
capitolato.

40
Tav. 3.1 Distribuzione ossigeno domiciliare in Italia

Fonte: Elaborazione Ageing Society-Osservatorio Terza Età su dati Assogastecnici.

Tale sistema, oltre a favorire un controllo della qualità direttamente esercitato dalle ASL
sui servizi erogati, consente di ottimizzare una programmazione economica sulla base di costi
certi per numero di prestazioni.
Inoltre è possibile, con tale metodologia d'acquisto, inserire nel capitolato di gara
elementi qualificanti il servizio stesso, al di là della semplice consegna di una bombola di
ossigeno.
Nel restante 30% dei casi nel Nord ed in circa il1 00% dei casi nel Centro e nel Meridione
e Isole, l'ossigeno terapia a domicilio viene assicurata attraverso la rete delle farmacie.
A queste si rivolgono, infatti, i pazienti per ricevere il servizio che le farmacie assicurano
trasmettendo i dati del richiedente a società di loro fiducia che provvedono a portare al
domicilio del paziente la bombola d'ossigeno e quant' altro richiesto.
Le differenze con le quali si sostanzia l'organizzazione di questo tipo di assistenza non
sono soltanto legate alle modalità di erogazione ma anche nella definizione vera e propria
della prestazione; infatti, nel caso di prestazione erogata dalle ASL si parla di servizio
domiciliare, mentre nel caso di prestazione erogata tramite il sistema farmacie si parla di
consegna dell'ossigeno.

41
La differenza semantica già individua precisi limiti che rendono qualitativamente
diverso il servizio erogato ai malati del Centro e Sud del paese.
Altra differenza che incide sui costi è l'aggio riservato al farmacista. Lo stesso percepisce
il 25% del costo a m3 di ossigeno dispensato.
Pertanto, considerando un mercato globale di circa 200 milioni di euro, di cui il 70% è
coperto dal sistema distributivo che fa capo alle farmacie, è di 140 milioni di euro il mercato
gestito da questo canale distributivo che, per tale incombenza, percepisce il 25%, cioè 35
milioni di euro, come aggio.
Per valutare la congruità di tale notevole importo, è necessario esaminare quali
incombenze attendono al farmacista per attivare il servizio domiciliare di cui trattiamo.
Egli è certamente responsabile per la scelta del distributore e del servizio da questo
erogato, ma, una volta scelto un distributore affidabile, l'impegno è quello di raccogliere le
richieste e trasmetterle, due volte al mese circa, al distributore chiamando un numero verde.
Sulla base del numero teorico dei pazienti serviti per questa necessità dalle farmacie
(43.750), si desume che le stesse effettuino circa un milione chiamate l'anno per le quali
ricevono, appunto, 35 milioni di euro, pari cioè a 25/30 euro a telefonata.
Le nostre osservazioni ci conducono, inevitabilmente, ad invitare le pubbliche
amministrazioni a riconsiderare criticamente questa modalità di erogazione, valutando,
invece, la possibilità di attivare un diverso meccanismo (erogazione diretta attraverso gare
d'appalto) in grado, potenzialmente, di ridurre la spesa e di destinare una parte dell'eventuale
risparmio a migliorare la qualità del servizio.
Ciò sarebbe possibile introducendo, nei capitolati di gara, la richiesta di un monitoraggio
più approfondito delle condizioni del paziente, dell'utilizzazione più estesa di bombole di
ossigeno portatili, nonché la rilevazione delle condizioni ambientali in cui vive il malato,
anche al fine di provvedere, nei periodi estivi, all'erogazione di sistemi di condizionamento
ambientale tali da consentire una riduzione della mortalità di cui abbiamo precedentemente
accennato.
Il meccanismo delle gare regionali, a cui accedono aziende selezionate ed accreditate
secondo precisi criteri di qualità e di capacità di copertura delle esigenze del territorio,
potrebbe consentire anche l'istituzione di un'unica centrale di ascolto e di smistamento delle

42
richieste che assolva anche alla funzione di monitoraggio attivo, rivolto direttamente
all'utenza, in grado di verificare la qualità e la rispondenza del servizio erogato agli standard
previsti dai capitolati di appalto.
I due schemi sotto riportati illustrano, anche visivamente, la farraginosità e la
complessità burocratica dei passaggi cui deve sottoporsi il paziente prima di accedere alla
fruizione dell'ossigeno attraverso il canale farmacia, rispetto a quella esemplificata che si
riscontra a seguito delle gare di appalto.
Al fine di meglio valutare i possibili margini di miglioramento della prestazione
sanitaria erogata e dei relativi costi, il Comitato Scientifico di Ageing Society, osservatorio
Terza Età, sulla base del progetto approvato dalla Regione Lazio, ha avviato un’indagine
conoscitiva tesa a realizzare uno studio di settore di cui qui di seguito riportiamo i primi
elementi di valutazione.

43
3.2 - L'INDAGINE

Proprio per meglio comprendere quali siano le problematiche avvertite da questa


tipologia di malati, quali le carenze percepite ma anche il loro livello di soddisfazione rispetto
al servizio erogato, abbiamo effettuato un'indagine orientativa su di un campione di anziani
della Regione Lazio.
Abbiamo dunque distribuito, a partire dal 15 ottobre del 2006 , n° 600 questionari a
soggetti affetti da BPCO in terapia respiratoria residenti nella predetta regione.
A seguito della elaborazione dei questionari e della verifica sulla completezza delle
risposte date e sulla rispondenza ai criteri di validità imposti nella progettazione
dell'indagine, è risultato quanto segue:
Questionari distribuiti: 600
Questionari ritirati: 528
Questionari annullati perché compilati da malati non residenti nella regione ma ospiti di
familiari: 27
Questionari annullati perché incompleti o con risposte diverse da quelle previste nel
questionario: 95
Questionari annullati perché incompleti e con annotazioni e commenti non pertinenti e
fuorvianti rispetto allo spirito del sondaggio: 31
Questionari utili all'elaborazione dei dati: 447
Tenendo conto che i malati sottoposti a trattamento domiciliare con ossigeno terapia
nella regione Lazio sono stimati intorno al numero di 5.000, la nostra indagine, pur con tutti i
suoi limiti di campionamento, rappresenta una realtà stimabile intorno al 5% dei malati
assistiti nella regione campione.
Qui di seguito riportiamo il questionario ed i risultati percentuali desunti dai dati
complessivi elaborati.

44
Indagine:
Assistenza domiciliare e ossigenoterapia - 2006
Risponde al questionario il paziente o un familiare, ma i dati richiesti debbono riferirsi al soggetto in
trattamento con ossigenoterapia.
1. Sesso: M F
2. Età:
Da 40 a 51 anni
Da 51 a 60 anni
Da 61 a 70 anni
Oltre i 70 anni
3. Stato civile:
Celibe/nubile
Coniugato/a-convivente
Vedovo/vedova

5. Nella sua abitazione vivono:


Una persona
Due persone
Tre persone
Più di tre persone
6. Il Suo reddito netto mensile è:
Fino a 600 euro
Da 601 a 1.000 euro
Tra 1.000 e 2.000 euro
Più di 2.000 euro
7. Lavora o ha lavorato nel:
Settore pubblico
Settore privato
Lavoratore autonomo
Altro
8. Quale posizione occupa o occupava nel suo lavoro?
Dirigente/capo reparto
Impiegato/operaio
Lavoratore autonomo
Altro
9. La malattia limita le Sue capacità di movimento:
Totalmente
Al 50%
Al 30%
Ho modeste limitazioni

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10. La malattia limita le Sue capacità lavorative:
Totalmente
Al 50%
Al 30%
Ho modeste limitazioni
11. La terapia domiciliare con ossigeno è effettuata:
Nell’ambito di una “dimissione protetta”
Con una prescrizione dello specialista ASL
12. La Sua patologia è inserita in un piano terapeutico di assistenza domiciliare integrata erogata
direttamente dalle strutture della Sua ASL?
Si
No
13. In caso di risposta affermativa, vengono effettuate al Suo domicilio visite periodiche da parte di
personale medico, infermieristico o da assistenti sociali?
Si

No
14. Quante volte, negli ultimi sei mesi, è stato visitato al Suo domicilio dal suddetto personale?
Mai
Una volta
Da una a tre volte
Da tre a sei volte
Più di sei volte
15. Si ritiene soddisfatto dell’assistenza ricevuta da parte del predetto personale?
Si
No
Poco
16. Quali fra questi aspetti delle prestazioni che Le vengono erogate, da parte della ASL, in regime di
assistenza domiciliare integrata, ritiene maggiormente carenti?
Le prestazioni mediche
Le prestazioni infermieristiche
Le prestazioni socio-assistenziali
17. La fornitura di ossigenoterapia avviene tramite:
ASL
Farmacia di fiducia
Altro
18. Ha avuto difficoltà ad ottenere la fornitura di ossigeno da parte della ASL ?:
Si
No
Qualche difficoltà
19. Se ha incontrato difficoltà, queste sono imputabili a (sono possibili risposte multiple):
Complessità burocratiche
Scarse informazioni sull’iter autorizzativo
Tempi di attesa allo sportello ASL
Liste di attesa per la visita specialistica

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20. Il Centro della ASL che ha autorizzato la terapia domiciliare con ossigeno è:
Vicino alla Sua abitazione
Lontano dalla Sua abitazione
E’ scomodo da raggiungere

21. Ogni quanto tempo è costretto ad andare dal medico di famiglia per ripetere la prescrizione dell’ossigenoterapia?
Ogni due settimane
Ogni tre settimane
Ogni mese
Tra un mese e due mesi
Tra due mesi e tre mesi
22. Ogni quanto tempo è costretto a tornare dallo specialista per continuare l’ossigenoterapia?
Ogni due mesi
Ogni tre mesi
Ogni sei mesi
Oltre i sei mesi
23. I materiali di consumo (mascherina,cannule, cateteri nasali, filtri, etc.) Le vengono forniti gratuitamente?
Si
No
Si, in quantità insufficiente

24. Da quanto tempo necessita di ossigenoterapia domiciliare?


Meno di sei mesi
Da circa un anno
Da più di un anno
25. Il trattamento domiciliare di ossigenoterapia è:
Continuo
A cicli
Al bisogno
26. Per quante ore al giorno utilizza l’ossigenoterapia?
Da 16 a 24 ore
Da 10 a 15 ore
Da 5 a 9 ore
Meno di 4 ore
27. Le Sue condizioni di salute Le impediscono di allontanarsi per più giorni dalla Sua abitazione?
Si
No
Talvolta
28.Per spostarsi dalla Sua abitazione ha necessità di utilizzare un contenitore portatile(stroller)?
(sono possibili risposte multiple)
Si
No
Talvolta
Solo se mi allontano per più giorni
Solo se vado in altra regione
Solo se vado all’estero

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29. Se richiede un contenitore portatile (stroller) ha difficoltà a riceverlo?
Si
No
Ho molte difficoltà
30. Ha mai dovuto rinunciare a muoversi dalla Sua abitazione per la mancanza di un contenitore portatile
(stroller) o per la difficoltà nel riceverlo?
Si
No
A volte

31. Trova difficoltà nel caricare o ricaricare il contenitore portatile?


Si
No
A volte
32. Le è mai capitato di esaurire la dotazione di ossigeno prima del tempo stabilito dal piano terapeutico
a causa di un aggravamento delle Sue condizioni di salute?
Si
No

33. Ha avuto difficoltà ad ottenere una integrazione alla fornitura di ossigeno prevista dalla prescrizione
specialistica?
Si, ho dovuto rifare tutto l’iter burocratico
No, ho avuto una prescrizione dal medico
34. Il piano terapeutico del trattamento con ossigeno terapia domiciliare, prevede anche visite di controllo a
domicilio del medico curante o dello specialista ? Se Sì, quante volte è stato visitato a casa negli ultimi sei mesi?
Nessuna
Una volta
Due volte
Tre volte
Più di tre volte

35. Lei ritiene di essere bene assistito e/o seguito nella sua malattia dal Sistema Sanitario Naz.?
Si
No
In modo insufficiente
36. Ritiene che la Sua malattia necessiterebbe di un maggior numero di visite a domicilio da parte del
medico di famiglia?
Si
No
37. Ritiene che la Sua malattia necessiterebbe di un maggior numero di visite a domicilio programmate
da parte dei servizi di assistenza domiciliare della ASL?
Si
No

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38. Da quando ha iniziato l’ossigenoterapia domiciliare, quante volte è stato necessario ricorrere ad un
ricovero ospedaliero per un aggravamento delle sue condizioni respiratorie?
Nessuna
Una volta
Due volte
Tre volte
Più di tre volte
39. Per i Suoi spostamenti extra domicilio deve essere sempre accompagnato da un familiare?
Si
No
Da altro accompagnatore
40. Il personale che Le consegna la bombola di ossigeno o effettua le ricariche, quanto tempo si trattiene
in media presso la Sua abitazione?
5 minuti
10 minuti
15 minuti
Più di 15 minuti

41. Il personale che Le consegna la bombola di ossigeno o effettua le ricariche esegue sempre una
verifica del buon funzionamento dell’erogatore ?
Si
No
42. Il personale che Le consegna la bombola prende nota delle Sue condizioni di salute e/o delle Sue
necessità?
Si
No

43. Il personale che Le consegna la bombola, Le fornisce informazioni utili per il miglior funzionamento
della stessa e/o per la migliore gestione della Sua malattia?
Si
No
44. Durante la stagione estiva la Sua patologia ha un aggravamento?
Si
No
45. Dispone nella Sua abitazione di un impianto di condizionamento o di refrigenerazione dell’aria?
Si
No

46. Se no, ritiene indispensabile per la Sua salute averlo?


Si
No

49
RISULTATI DELL’INDAGINE ORIENTATIVA SULL’EROGAZIONE
DELL’ OSSIGENOTERAPIA REGIONE LAZIO
Risponde al questionario il paziente o un familiare, ma i dati richiesti debbono riferirsi al soggetto in
trattamento con ossigenoterapia.

1. Sesso M 62% F 38%

2. Età:

Da 40 a 51 anni 0%
Da 51 a 60 anni 6%
Da 61 a 70 anni 34%
Oltre i 70 anni 60%

3. Stato civile:

Celibe/nubile 11%
Coniugato/a-convivente 72%
Vedovo/vedova 17%

4. Regione di residenza: LAZIO 100%

5. Nella sua abitazione vivono:

Una persona 17%


Due persone 61%
Tre persone 11%
Più di tre persone 11%

6. Il Suo reddito netto mensile è:

Fino a 600 euro 41%


Da 601 a 1.000 euro 36%
Tra 1.000 e 2.000 euro 19%
Più di 2.000 euro 4%

7. Lavora o ha lavorato nel:

Settore pubblico 38%


Settore privato 30%
Lavoratore autonomo 17%
Altro 15%

8. Quale posizione occupa o occupava nel suo lavoro?


Dirigente/capo reparto 15%
Impiegato/operaio 45%
Lavoratore autonomo 19%
Altro 21%

50
9. La malattia limita le Sue capacità di movimento:
Totalmente 21%
Al 50% 51%
Al 30% 11%
Ho modeste limitazioni 17%
10. La malattia limita le Sue capacità lavorative:

Totalmente 45%
Al 50% 32%
Al 30% 6%
Ho modeste limitazioni 17%

11. La terapia domiciliare con ossigeno è effettuata:


Nell’ambito di una “dimissione protetta” 17%
Con una prescrizione dello specialista ASL 83%

12. La Sua patologia è inserita in un piano terapeutico di assistenza domiciliare integrata erogata
direttamente dalle strutture della Sua ASL?

Si 60%
No 40%

13. In caso di risposta affermativa, vengono effettuate al Suo domicilio visite periodiche da parte di
personale medico, infermieristico o da assistenti sociali?

Si 19%
No 81%
14. Quante volte, negli ultimi sei mesi, è stato visitato al Suo domicilio dal suddetto personale?

Mai 77%
Una volta 6%
Da una a tre volte 13%
Da tre a sei volte 2%
Più di sei volte 2%
15. Si ritiene soddisfatto dell’assistenza ricevuta da parte del predetto personale?

Si 34%
No 51%
Poco 15%

16. Quali fra questi aspetti delle prestazioni che Le vengono erogate, da parte della ASL, in regime di
assistenza domiciliare integrata, ritiene maggiormente carenti?

Le prestazioni mediche 31%


Le prestazioni infermieristiche 18%
Le prestazioni socio-assistenziali 51%

17. La fornitura di ossigenoterapia avviene tramite:

ASL 30%
Farmacia di fiducia 55%
Altro 15%

51
18. Ha avuto difficoltà ad ottenere la fornitura di ossigeno da parte della ASL ?:

Si 15%
No 72%
Qualche difficoltà 13%

19. Se ha incontrato difficoltà, queste sono imputabili a (sono possibili risposte multiple):

Complessità burocratiche 41%


Scarse informazioni sull’iter autorizzativi28%
Tempi di attesa allo sportello ASL 7%
Liste di attesa per la visita specialistica 24%

20. Il Centro della ASL che ha autorizzato la terapia domiciliare con ossigeno è:

Vicino alla Sua abitazione 23%


Lontano dalla Sua abitazione 58%
E’ scomodo da raggiungere 19%

21. Ogni quanto tempo è costretto ad andare dal medico di famiglia per ripetere la prescrizione
dell’ossigenoterapia?

Ogni due settimane 58%


Ogni tre settimane 6%
Ogni mese 0%
Tra un mese e due mesi 6%
Tra due mesi e tre mesi 30%

22. Ogni quanto tempo è costretto a tornare dallo specialista per continuare l’ossigenoterapia?

Ogni due mesi 6%


Ogni tre mesi 86%
Ogni sei mesi 4%
Oltre i sei mesi 4%

23. I materiali di consumo (mascherina,cannule, cateteri nasali, filtri, etc.) Le vengono forniti gratuitamente?

Si 83%
No 11%
Si, in quantità insufficiente 6%

24. Da quanto tempo necessita di ossigenoterapia domiciliare?

Meno di sei mesi 17%


Da circa un anno 6%
Da più di un anno 77%

25. Il trattamento domiciliare di ossigenoterapia è:

Continuo 83%
A cicli 11%
Al bisogno 6%

26. Per quante ore al giorno utilizza l’ossigenoterapia?

Da 16 a 24 ore 77%
Da 10 a 15 ore 17%
Da 5 a 9 ore 2%
Meno di 4 ore 4%

52
27. Le Sue condizioni di salute Le impediscono di allontanarsi per più giorni dalla Sua abitazione?

Si 79%
No 15%
Talvolta 6%

28.Per spostarsi dalla Sua abitazione ha necessità di utilizzare un contenitore portatile(stroller)?


(sono possibili risposte multiple)

Si 66%
No 18%
Talvolta 10%
Solo se mi allontano per più giorni 2%
Solo se vado in altra regione 2%
Solo se vado all’estero 2%

29. Se richiede un contenitore portatile (stroller) ha difficoltà a riceverlo?

Si 21%
No 75%
Ho molte difficoltà 4%

30. Ha mai dovuto rinunciare a muoversi dalla Sua abitazione per la mancanza di un contenitore portatile
(stroller) o per la difficoltà nel riceverlo?

Si 9%
No 85%
A volte 6%

31. Trova difficoltà nel caricare o ricaricare il contenitore portatile?

Si 6%
No 84%
A volte 10%

32. Le è mai capitato di esaurire la dotazione di ossigeno prima del tempo stabilito dal piano terapeutico
a causa di un aggravamento delle Sue condizioni di salute?

Si 38%
No 62%

33. Ha avuto difficoltà ad ottenere una integrazione alla fornitura di ossigeno prevista dalla prescrizione
specialistica?

Si, ho dovuto rifare tutto l’iter burocratico 85%


No, ho avuto una prescrizione dal medico 15%

34. Il piano terapeutico del trattamento con ossigeno terapia domiciliare, prevede anche visite di controllo a
domicilio del medico curante o dello specialista ? Se Sì, quante volte è stato visitato a casa negli ultimi sei mesi?

Nessuna 86%
Una volta 4%
Due volte 6%
Tre volte 4%
Più di tre volte 0%

53
35. Lei ritiene di essere bene assistito e/o seguito nella sua malattia dal Sistema Sanitario Naz.?

Si 53%
No 19%
In modo insufficiente 28%
36. Ritiene che la Sua malattia necessiterebbe di un maggior numero di visite a domicilio da parte del
medico di famiglia?

Si 72%
No 28%

37. Ritiene che la Sua malattia necessiterebbe di un maggior numero di visite a domicilio programmate
da parte dei servizi di assistenza domiciliare della ASL?

Si 75%
No 25%

38. Da quando ha iniziato l’ossigenoterapia domiciliare, quante volte è stato necessario ricorrere ad un
ricovero ospedaliero per un aggravamento delle sue condizioni respiratorie?

Nessuna 40%
Una volta 19%
Due volte 10%
Tre volte 9%
Più di tre volte 21%

39. Per i Suoi spostamenti extra domicilio deve essere sempre accompagnato da un familiare?

Si 79%
No 15%
Da altro accompagnatore 6%

40. Il personale che Le consegna la bombola di ossigeno o effettua le ricariche, quanto tempo si trattiene
in media presso la Sua abitazione?

5 minuti 58%
10 minuti 30%
15 minuti 6%
Più di 15 minuti 6%
41. Il personale che Le consegna la bombola di ossigeno o effettua le ricariche esegue sempre una
verifica del buon funzionamento dell’erogatore ?

Si 96%
No 4%

42. Il personale che Le consegna la bombola prende nota delle Sue condizioni di salute e/o delle Sue
necessità?

Si 49%
No 51%

43. Il personale che Le consegna la bombola, Le fornisce informazioni utili per il miglior funzionamento
della stessa e/o per la migliore gestione della Sua malattia?

Si 70%
No 30%

54
44. Durante la stagione estiva la Sua patologia ha un aggravamento?

Si 43%
No 57%

45. Dispone nella Sua abitazione di un impianto di condizionamento o di refrigenerazione dell’aria?

Si 40%
No 60%

46. Se no, ritiene indispensabile per la Sua salute averlo?

Si 85%
No 15%

55
Grafici: RISULTATI DELL’INDAGINE ORIENTATIVA SULL’EROGAZIONE
DELL’ OSSIGENOTERAPIA REGIONE LAZIO
Risponde al questionario il paziente o un familiare, ma i dati richiesti debbono riferirsi al soggetto in
trattamento con ossigenoterapia.

1. Sesso M 62% F 38%

Sesso intervistati

38% maschi
femmine
62%

2. Età:

Da 40 a 51 anni 0%
Da 51 a 60 anni 6%
Da 61 a 70 anni 34%
Oltre i 70 anni 60%

6%
Da 40 a 51 anni
34% Da 51 a 60 anni
Da 61 a 70 anni
60%
Oltre i 70 anni

56
3. Stato civile:

Celibe/nubile 11%
Coniugato/a-convivente 72%
Vedovo/vedova 17%

Stato civile

17% 11%
Celibe/nubile
Coniugato/a-convivente
Vedovo/vedova
72%

4. Regione di residenza: LAZIO 100%

5. Nella sua abitazione vivono:

Una persona 17%


Due persone 61%
Tre persone 11%
Più di tre persone 11%

Ne lla s ua abitazione vivono

Nella sua abitazione


vivono
Una persona
11% 17%
11%
Due persone

Tre persone
61%

Più di tre persone

57
6. Il Suo reddito netto mensile è:

Fino a 600 euro 41%


Da 601 a 1.000 euro 36%
Tra 1.000 e 2.000 euro 19%
Più di 2.000 euro 4%

Re ddito m e ns ile ne tto

4%
19% Fino a 600
41%
601-1000
1000-2000

36% Oltre 2000

7. Lavora o ha lavorato nel:

Settore pubblico 38%


Settore privato 30%
Lavoratore autonomo 17%
Altro 15%

Lavora o ha lavorato nel

15%
Settore pubblico
38%
17% Settore privato
Lavoratore autonomo
Altro
30%

58
8. Quale posizione occupa o occupava nel suo lavoro?
Dirigente/capo reparto 15%
Impiegato/operaio 45%
Lavoratore autonomo 19%
Altro 21%

Dirigente/capo
reparto
21% 15%
Impiegato/operaio

Lavoratore
19% autonomo
45%
Altro

9. La malattia limita le Sue capacità di movimento:


Totalmente 21%
Al 50% 51%
Al 30% 11%
Ho modeste limitazioni 17%

Totalmente

17% 21%
Al 50%
11%
Al 30%

51%
Ho modeste
limitazioni

59
10. La malattia limita le Sue capacità lavorative:

Totalmente 45%
Al 50% 32%
Al 30% 6%
Ho modeste limitazioni 17%

Totalmente
17%
Al 50%
6% 45%

Al 30%

32%
Ho modeste
limitazioni

11. La terapia domiciliare con ossigeno è effettuata:

Nell’ambito di una “dimissione protetta” 17%


Con una prescrizione dello specialista ASL 83%

17%
Nell’ambito di una
“dimissione protetta”
Con una prescrizione
dello specialista ASL
83%

60
12. La Sua patologia è inserita in un piano terapeutico di assistenza domiciliare integrata erogata
direttamente dalle strutture della Sua ASL?

Si 60%
No 40%

40%
Si
No
60%

13. In caso di risposta affermativa, vengono effettuate al Suo domicilio visite periodiche da parte di
personale medico, infermieristico o da assistenti sociali?

Si 19%
No 81%

19%

Si
No

81%

61
14. Quante volte, negli ultimi sei mesi, è stato visitato al Suo domicilio dal suddetto personale?

Mai 77%
Una volta 6%
Da una a tre volte 13%
Da tre a sei volte 2%
Più di sei volte 2%

2%

2%

13% Mai
6% Una volta
Da una a tre volte
Da tre a sei volte
77% Più di sei volte

15. Si ritiene soddisfatto dell’assistenza ricevuta da parte del predetto personale?

Si 34%
No 51%
Poco 15%

15%
34%
Si
No
Poco
51%

62
16. Quali fra questi aspetti delle prestazioni che Le vengono erogate, da parte della ASL, in regime di
assistenza domiciliare integrata, ritiene maggiormente carenti?

Le prestazioni mediche 31%


Le prestazioni infermieristiche 18%
Le prestazioni socio-assistenziali 51%

Le prestazioni mediche
31%

Le prestazioni
infermieristiche
51%
Le prestazioni socio-
18% assistenziali

17. La fornitura di ossigenoterapia avviene tramite:

ASL 30%
Farmacia di fiducia 55%
Altro 15%

ASL
15%
30%
Farmacia di
f iducia
Altro
55%

63
18. Ha avuto difficoltà ad ottenere la fornitura di ossigeno da parte della ASL ?:

Si 15%
No 72%
Qualche difficoltà 13%

13% 15%
Si
No
Qualche dif f icoltà
72%

19. Se ha incontrato difficoltà, queste sono imputabili a (sono possibili risposte multiple):

Complessità burocratiche 41%


Scarse informazioni sull’iter autorizzativi 28%
Tempi di attesa allo sportello ASL 7%
Liste di attesa per la visita specialistica 24%

Complessità
burocratiche
24%
41% Scarse inf ormazioni
sull’iter autorizzativo

7% Tempi di attesa allo


sportello ASL
28%
Liste di attesa per la
visita specialistica

64
20. Il Centro della ASL che ha autorizzato la terapia domiciliare con ossigeno è:

Vicino alla Sua abitazione 23%


Lontano dalla Sua abitazione 58%
E’ scomodo da raggiungere 19%

19% 23% Vicino alla Sua


abitazione
Lontano dalla Sua
abitazione
E’ scomodo da
58% raggiungere

21. Ogni quanto tempo è costretto ad andare dal medico di famiglia per ripetere la prescrizione
dell’ossigenoterapia?

Ogni due settimane 58%


Ogni tre settimane 6%
Ogni mese 0%
Tra un mese e due mesi 6%
Tra due mesi e tre mesi 30%

Ogni due settimane

Ogni tre settimane


30%

Ogni mese

6% 58%
Tra un mese e due
0% mesi
Tra due mesi e tre
6%
mesi

65
22. Ogni quanto tempo è costretto a tornare dallo specialista per continuare l’ossigenoterapia?

Ogni due mesi 6%


Ogni tre mesi 86%
Ogni sei mesi 4%
Oltre i sei mesi 4%

Ogni due s ettim ane

Ogni tre s ettim ane


30%

Ogni m es e

6% 58%
Tra un m es e e due
0% m es i
Tra due m es i e tre
6%
m es i

23. I materiali di consumo (mascherina,cannule, cateteri nasali, filtri, etc.) Le vengono forniti gratuitamente?

Si 83%
No 11%
Si, in quantità insufficiente 6%

11%
6% Si

Si, in quantità
insufficiente
No
83%

66
24. Da quanto tempo necessita di ossigenoterapia domiciliare?

Meno di sei mesi 17%


Da circa un anno 6%
Da più di un anno 77%

17%
6% Meno di sei mesi
Da circa un anno
Da più di un anno
77%

25. Il trattamento domiciliare di ossigenoterapia è:

Continuo 83%
A cicli 11%
Al bisogno 6%

11%
6%

Continuo
Al bisogno
A cicli

83%

67
26. Per quante ore al giorno utilizza l’ossigenoterapia?

Da 16 a 24 ore 77%
Da 10 a 15 ore 17%
Da 5 a 9 ore 2%
Meno di 4 ore 4%

2% 17%

4% Da 16 a 24 ore
Meno di 4 ore
Da 5 a 9 ore
Da 10 a 15 ore
77%

27. Le Sue condizioni di salute Le impediscono di allontanarsi per più giorni dalla Sua abitazione?

Si 79%
No 15%
Talvolta 6%

6%
15%
Si
No
Talvolta

79%

68
28. Per spostarsi dalla Sua abitazione ha necessità di utilizzare un contenitore portatile(stroller)?
(sono possibili risposte multiple)

Si 66%
No 18%
Talvolta 10%
Solo se mi allontano per più giorni 2%
Solo se vado in altra regione 2%
Solo se vado all’estero 2%

2%
Si
2%
2% No
10%
Talvolta

18% Solo se vado all’estero


66%
Solo se vado in altra
regione
Solo se mi allontano per
più giorni

29. Se richiede un contenitore portatile (stroller) ha difficoltà a riceverlo?

Si 21%
No 75%
Ho molte difficoltà 4%

4%
21%

Si
No
Ho molte difficoltà

75%

69
30. Ha mai dovuto rinunciare a muoversi dalla Sua abitazione per la mancanza di un contenitore portatile
(stroller) o per la difficoltà nel riceverlo?

Si 9%
No 85%
A volte 6%

6% 9%

Si
No
A volte

85%

31. Trova difficoltà nel caricare o ricaricare il contenitore portatile?

Si 6%
No 84%
A volte 10%

10% 6%

Si
No
A volte

84%

70
32. Le è mai capitato di esaurire la dotazione di ossigeno prima del tempo stabilito dal piano terapeutico
a causa di un aggravamento delle Sue condizioni di salute?

Si 38%
No 62%

38%
No
Si
62%

33. Ha avuto difficoltà ad ottenere una integrazione alla fornitura di ossigeno prevista dalla prescrizione
specialistica?

Si, ho dovuto rifare tutto l’iter burocratico 85%


No, ho avuto una prescrizione dal medico 15%

Si, ho dovuto rifare


15%
tutto l’iter
burocratico
No, ho avuto una
85% prescrizione dal
medico

71
34. Il piano terapeutico del trattamento con ossigeno terapia domiciliare, prevede anche visite di controllo a
domicilio del medico curante o dello specialista ? Se Sì, quante volte è stato visitato a casa negli ultimi sei mesi?

Nessuna 86%
Una volta 4%
Due volte 6%
Tre volte 4%
Più di tre volte 0%

6% 4% 4%
Nessuna
0%
Più di tre volte
Due volte
Tre volte
Una volta
86%

72
35. Lei ritiene di essere bene assistito e/o seguito nella sua malattia dal Sistema Sanitario Naz.?
Si 53%
No 19%
In modo insufficiente 28%

28%
Si
No
53%
In modo insuf f iciente
19%

36. Ritiene che la Sua malattia necessiterebbe di un maggior numero di visite a domicilio da parte del
medico di famiglia?

Si 72%
No 28%

28%

Si
No

72%

37. Ritiene che la Sua malattia necessiterebbe di un maggior numero di visite a domicilio programmate
da parte dei servizi di assistenza domiciliare della ASL?

73
Si 75%
No 25%

25%

Si
No

75%

38. Da quando ha iniziato l’ossigenoterapia domiciliare, quante volte è stato necessario ricorrere ad un
ricovero ospedaliero per un aggravamento delle sue condizioni respiratorie?

Nessuna 40%
Una volta 19%
Due volte 10%
Tre volte 9%
Più di tre volte 21%

74
11%
9% Nessuna
40%
Una volta
Più di tre volte
Tre volte
21%
Due volte
19%

39. Per i Suoi spostamenti extra domicilio deve essere sempre accompagnato da un familiare?

Si 79%
No 15%
Da altro accompagnatore 6%

6% Si
15%

No

Da altro
79% accompagnatore

40. Il personale che Le consegna la bombola di ossigeno o effettua le ricariche, quanto tempo si trattiene
in media presso la Sua abitazione?

5 minuti 58%
10 minuti 30%
15 minuti 6%
Più di 15 minuti 6%

75
6% 6%
5 minuti
10 minuti

30% 58% Più di 15 minuti


15 minuti

41. Il personale che Le consegna la bombola di ossigeno o effettua le ricariche esegue sempre una
verifica del buon funzionamento dell’erogatore ?

Si 96%
No 4%

4%

Si
No

96%

42. Il personale che Le consegna la bombola prende nota delle Sue condizioni di salute e/o delle Sue
necessità?

Si 49%
No 51%

76
49%
Si

51% No

43. Il personale che Le consegna la bombola, Le fornisce informazioni utili per il miglior funzionamento
della stessa e/o per la migliore gestione della Sua malattia?

Si 70%
No 30%

30%

Si
No

70%

44. Durante la stagione estiva la Sua patologia ha un aggravamento?

Si 43%
No 57%

77
43%
Si
No
57%

45. Dispone nella Sua abitazione di un impianto di condizionamento o di refrigenerazione dell’aria?

Si 40%
No 60%

40%
Si
No
60%

46. Se no, ritiene indispensabile per la Sua salute averlo?

Si 85%
No 15%

78
15%

Si
No

85%

3.4 - CONCLUSIONI

Il campione risulta essere composto da una prevalenza di soggetti maschi (62%)

79
mentre, in coerenza con la letteratura internazionale, l'età media risulta essere superiore ai
60 anni (94%) ed in particolare gli ultrasettantenni rappresentano il 60% del campione.
La maggior parte dei pazienti (89%) vive con una o più persone, mentre un 11 % vive
da solo in ragione del fatto di essere nella condizione di vedovo/a o nubile/celibe.
Rispetto al reddito, la maggior parte dei pazienti vivono in una situazione di forte
disagio economico infatti, oltre il 41%, percepisce meno di 600 € mensili e solo un 36%
raggiunge la soglia dei 1000 €.
Tale condizione economica rende ancor più difficile la situazione di questi soggetti
che già patiscono per una patologia che determina gravi limitazioni nelle attività
quotidiane, sia attinenti la sfera del personale che quella più propriamente legata a possibili
capacità lavorative.
Emerge, infatti, che il 72% ha gravi difficoltà di movimento e significative limitazioni
alle capacità lavorative (77%).
In considerazione del fatto che, pur rispetto alle predette limitazioni, questi malati
erano stati in grado di partecipare alla nostra manifestazione, appare giustificato che solo
una minoranza effettuava terapia con ossigeno a domicilio in regime di dimissione protetta
(17%), la maggior parte, infatti, era sotto trattamento con ossigeno a seguito di una
prescrizione specialistica.
Tale trattamento, tuttavia, è inserito in un piano terapeutico di assistenza domiciliare
(60%) erogata direttamente dalla ASL di appartenenza.
Si rileva a questo punto la prima incongruità: infatti, ben ne1l'81% dei casi, questi
pazienti non ricevono visite periodiche a domicilio né da parte di personale sanitario, né da
parte di assistenti sociali.
Questo dato trova riscontro nella domanda n014 dalla quale emerge come il 77% dei
pazienti non ha ricevuto alcuna visita negli ultimi 6 mesi e che il 6% ha ricevuto una sola
visita domiciliare.
Tale rilievo determina una diffusa insoddisfazione da parte dell'utenza che,
nel 66% dei casi, esprime un giudizio negativo sul servizio ricevuto.
Insoddisfazione questa che si sostanzia, per il 51 %, nei confronti delle prestazioni
socio-assistenziali, per il 31% riguardo le prestazioni mediche ed infine, per il 18%, per

80
l'assistenza infermieristica.
Le difficoltà del paziente iniziano già al momento delle richiesta alla ASL
dell'autorizzazione ad usufruire del trattamento di ossigenoterapia domiciliare.
Il 28% degli intervistati ammette, infatti, di avere avuto difficoltà nel riconoscimento
di questa necessità terapeutica.
Queste difficoltà vengono imputate, principalmente, alle complessità burocratiche
(48%), probabilmente connesse con la scarsa disponibilità di informazioni circa l'iter
autorizzativo (28%), alle liste di attesa per la necessaria visita specialistica (24%) e, infine, ai
tempi di attesa allo sportello della ASL (7%).
Poiché gli uffici preposti alla autorizzazione di tale terapia sono in numero ridotto
rispetto alle estensioni dei municipi o dei Comuni, ecco che per questi pazienti con
difficoltà respiratorie e, conseguentemente, con difficoltà a deambulare, diventa fortemente
problematico, nel 58% dei casi, accedere a tali sportelli perché lontani dalla propria
abitazione o difficili da raggiungere; questi due aspetti determinano, pertanto, un disagio
percepito nell'81% dei casi.
Dalla casistica emerge, per altro, che malgrado la maggior parte dei pazienti fosse sotto
trattamento da oltre un anno con una prescrizione che prevede, nel 83% dei casi, una
somministrazione continua di questo farmaco salvavita, questi risultano costretti a recarsi dal
medico di famiglia, per la ripetizione della prescrizione, nell'88% dei casi ogni 2-3 settimane,
così come nell'86% dei casi, ogni 3 mesi, l'iter autorizzativo si ripete tornando dallo
specialista.
La fornitura di ossigenoterapia avviene prevalentemente attraverso la farmacia di
fiducia (55%) che provvede a segnalare la necessità dell'utente al distributore dalla stessa
prescelto.
Unitamente alla consegna della bombola vengono dati al paziente i necessari materiali
di consumo ma, nel 17% dei casi questi, pur indispensabili, o non vengono consegnati o
vengono rilasciati in quantità non sufficienti.
Rispetto alla qualità della vita di questi malati è da rilevare che le condizioni di salute
impediscono loro di allontanarsi per più tempo dalla propria abitazione (79%), cosa questa,
ne1l'82% dei casi, resa possibile solo attraverso l'utilizzazione di un contenitore di ossigeno

81
portatile (stroller). Tale legittima aspirazione si realizza, per altro, solo attraverso l'ausilio di
un accompagnatore (79%).
Ma anche per questa incombenza fondamentale per la qualità della vita sociale del
malato si riscontra che un 25% lamenta difficoltà, più o meno importanti, per ottenere il
predetto stroller, tanto che, nel 15% dei casi, si è registrata l'impossibilità ad allontanarsi dalla
propria abitazione proprio per la mancanza di detta apparecchiatura.
L'età avanzata e la natura intrinseca della malattia rendono a questi soggetti
particolarmente difficili anche operazioni, apparentemente semplici per i più, quali quella di
caricare o ricaricare il contenitore portatile; il 16% dichiara, infatti, di avere avuto problemi a
provvedere a tale incombenza. Con buona probabilità ci troviamo, in questo caso, di fronte a
soggetti soli (11%) e/o scarsamente assistiti da altri familiari.
Appare grave e forse meritevole di ulteriori approfondimenti quanto viene dichiarato
dagli intervistati in relazione al fatto che il piano terapeutico, nel quale si colloca la terapia
domiciliare con ossigeno, prevedeva visite di controllo a domicilio da parte del medico di
famiglia o dello specialista della ASL che, nell'86% dei casi, non sono state effettuate.
Risultano solo un 4% di soggetti visitati una volta, un 4% visitato 2 volte ed un 6%
visitato 3 volte negli ultimi 6 mesi.
Tale situazione determina il manifestarsi di una evidente insoddisfazione nei confronti
del S.S.N. che si sostanzia con un 47% di giudizi negativi.
I pazienti richiedono, in particolare, una maggiore assistenza domiciliare da parte del
medico di famiglia o, quanto meno, che le strutture autorizzative e di controllo della ASL
prevedessero una precisa programmazione di visite domiciliari e sulla reale effettuazione
delle stesse esercitassero i dovuti controlli.
D'altra parte, è ormai accertato che il trattamento con ossigeno terapia domiciliare
determina un risparmio per il S.S.N. in termini di minor numero di ospedalizzazioni, oltre
che di miglioramento della qualità della vita di questi soggetti, prevalentemente anziani e
fragili.
Risulta, infatti, che oltre il 40% dei pazienti, dopo essere stato indirizzato ad una
terapia a domicilio, non ha più avuto necessità di ricorrere al ricovero ospedaliero e,
considerando che la maggior parte di loro era in trattamento da oltre un anno, il dato appare

82
particolarmente significativo. Solo il 9% è ricorso al ricovero ospedali ero più di tre volte
durante il decorso della sua malattia.
L'ultima parte dell'indagine è stata orientata all'analisi della qualità del servizio che i
distributori di ossigenoterapeutico erogano al domicilio dell'ammalato e, inoltre, alla
possibile rilevazione di incongruenze fra il servizio prestato direttamente dalla ASL e quello
mediato attraverso la farmacia fiduciaria.
Emerge, dunque, che il contatto dell'operatore tecnico preposto alla consegna dell'02 è
particolarmente superficiale e frettoloso (58% dei casi), mentre appare almeno accettabile
quello che viene effettuato nel 20-21 % dei casi con un contatto temporale stimabile in più di
10 minuti.
Un'analisi incrociata delle risposte con la titolarietà della fornitura dell'02 segnala come
il "servizio" più scadente venga erogato del personale delle aziende distributrici che fanno
capo al canale Farmacia, con un'aggravante di un 4% di visite nelle quali non viene neanche
effettuato un controllo sul buon funzionamento dell'erogatore.
Nel gruppo che dedica uno spazio temporale maggiore alla visita, si riscontra, per
altro, una buona propensione a prendere nota delle condizioni e delle necessità del paziente
(49%) ed una disponibilità a fornire informazioni, sia in ordine al funzionamento
dell'apparecchiatura che alla gestione della malattia stessa (70%).
Come abbiamo visto nella disanima effettuata sulla patologia in questione e sulle
ricadute sulla stessa determinate dall'innalzamento delle temperature estive, la nostra
indagine segnala come, nel 60% dei casi, le abitazioni di questi malati siano prive di impianti
di condizionamento o di refrigerazione e che tale carenza determina, nel 57% dei malati,
situazioni di aggravamento durante la stagione estiva.
Da quanto sopra, emerge evidente l'auspicio di tali soggetti di acquisire, anche per uno
spazio temporale limitato, tali apparecchiature ritenute indispensabili per la patologia
sofferta e la consequenziale qualità della vita.

83
Tale auspicio non potrà certo realizzarsi per la maggior parte dei pazienti, di cui
abbiamo già segnalato le precarie condizioni economiche, condizioni che non appaiono
neanche sufficienti a garantire il necessario sostentamento.
In conclusione la nostra indagine, condotta direttamente su un campione di malati,
conferma quanto rilevato nella prima parte dello studio in ordine alle differenze di
trattamento nell'erogazione dell'ossigenoterapia in assistenza domiciliare e, come tali
differenze, determinino una diffusa insoddisfazione nell'utenza che si sostanzia in quattro
elementi fondamentali:
. difficoltà logistiche e burocratiche legate anche ad insufficienti informazioni sull'iter
autorizzativo;
. eccessiva ripetitività nella prescrizione dell'autorizzazione da parte del medico di famiglia;
. insufficiente assistenza a domicilio da parte di personale medico, sia di famiglia che della
ASL, paramedico o socio-assistenziale;
. superficiale e, talvolta, irresponsabile comportamento da parte di alcuni tecnici
afferenti a distributori che, nella maggior parte dei casi, derivano da canale distributivo che
fa capo alle farmacie.

84
REGIONE LAZIO

INDAGINE
LESIONI CUTANEE CRONICHE:
l’accesso all’assistenza sanitaria ed al trattamento domiciliare.

85
LESIONI CUTANEE CRONICHE
L’accesso all’assistenza sanitaria ed al trattamento domiciliare.

LO SCENARIO DI RIFERIMENTO :
Sintesi
• Le lesioni croniche, come ulcere da piede diabetico, ulcere da decubito e ulcere venose
degli arti inferiori, etc, rappresentano una componente importante delle problematiche
assistenziali e sanitarie in ogni paese del mondo.
• In Italia circa 2 milioni di individui e le loro famiglie sono coinvolti nel problema.
• Il costo nel sistema sanitario italiano è stimato superiore a 1.5 mld € annuo.
• L’impatto sociale delle patologie ulcerative è tra i maggiori nel panorama sanitario.
• Il maggiore costo del trattamento è costituito dal tempo di assistenza necessario per
cambiare le medicazioni che si aggira tra il 58% e il 95% dei costi totali.
• Molte medicazioni moderne sono state sviluppate per facilitare la gestione delle lesioni e
ridurre la frequenza delle visite infermieristiche.
• Le attuali medicazioni mirano a mantenere l’ambiente della lesione umido, a prevenire
le infezioni e, con l’avvento delle medicazioni attive, mirano a ridurre il tempo di
guarigione.
• L’utilizzo di medicazioni appropriate potrebbe ridurre il costo totale sanitario almeno
dell’80%.
• Le medicazioni antimicrobiche hanno dimostrato di avere la stessa efficacia degli
antibiotici nel ridurre le infezioni della lesione e possono ridurre i costi dell’85%.
• Linee guida cliniche internazionali hanno riconosciuto l’importanza di utilizzare
medicazioni appropriate e di rendere disponibile una vasta gamma di medicazioni per
professionisti, resi competenti ed aggiornati, in modo da poter far scegliere con
appropriatezza quella medicazione che meglio si adatta alle caratteristiche della lesione.
• Nella quasi totalità dei paesi europei, con esclusione dell’Italia, esiste una normativa per
il rimborso dei prodotti “ avanzati” di medicazione intesa a sgravare il SSN dai costi di
gestione ed a fornire un servizio di buon livello ai pazienti.

86
4.1 - La cura delle lesioni cutanee croniche in Europa : introduzione ed impatto sociale

Le lesioni cutanee croniche rappresentano una delle patologie più diffuse nel
panorama sanitario mondiale.
Si calcola che in paesi socialmente evoluti l’esistenza di ulcere cutanee croniche
interessi una % della popolazione oscillante da un minimo del 1,5% ad un max del 3%.
In Italia si calcola che colpisca oltre due milioni di individui coinvolgendo oltre
600.000 nuclei familiari
La diffusione di tale malattia è strettamente correlata tanto all’invecchiamento della
popolazione, quanto alle condizioni di vita ed al livello di cultura di base degli individui
che ne sono potenzialmente soggetti. Il malato afflitto da una lesione cutanea cronica è
spesso inabile, sofferente, maleodorante, depresso.
L’impatto sociale della malattia ulcerativa è da considerare “devastante”, in quanto
non solo tale patologia rende problematica l’esistenza stessa dei malati, ma spesso
coinvolge pesantemente l’ambiente familiare.
I principali effetti sul nucleo familiare sono:
• necessità di assistenza fisica;
• isolamento del malato (spesso maleodorante);
• effetti psicologici negativi (depressione contagiosa);
• difficoltosa ricerca di personale medico/paramedico esperto e qualificato;
• lento decorso/risoluzione della malattia.
In termini di spesa Sanitaria il costo della patologia può essere considerato in 2 differenti
prospettive:
Diretto (cure e materiali utilizzati )
• Reparti/Servizi pubblici o convenzionati: personale, attrezzature,etc.
• Medicina di base
• Medicina convenzionata
• ADI e RSA (per quota parte)
• Materiali e farmaci utilizzati per diagnosi e cura
• Altro
Indiretto
• giornate lavorative perse sia dal paziente che degli eventuali familiari coinvolti;
• assicurazioni.

87
4.2 - La cura delle lesioni cutanee croniche in Europa: quadro clinico e farmaco-
economico.
Le lesioni croniche spesso sono difficili da curare e la loro risposta al trattamento varia,
fino ad arrivare, in molti casi, a cronicità di lungo termine. La presenza di tali lesioni tende
ad essere legata all’anzianità e ad altre co-morbidità che possono influenzare la mobilità del
paziente o la circolazione, come nel caso del diabete. Dato l’invecchiamento della
popolazione in molti paesi europei e la presenza sempre più diffusa di condizioni croniche
come il diabete, il numero dei pazienti ed il peso economico delle lesioni potrebbe
aumentare a meno che non vengano gestite correttamente.
È difficile stimare l’incidenza di lesioni croniche in modo esatto a causa della loro
diversa natura e del fatto che si manifestano in ambienti differenti, dagli ospedali a
istituzioni di lunga degenza, alle case dei pazienti.
Tuttavia, sono stati pubblicati alcuni studi che avanzano stime di tale incidenza. Dati
italiani suggeriscono la presenza di più di 212.000 ulcere da piede diabetico.
Questo numero è andato aumentando rapidamente negli ultimi anni ed è di gran lunga
superiore alla Francia e alla Gran Bretagna, paesi che hanno simili estensioni di
popolazione. La Germania ha una presenza di lesioni maggiore rispetto agli altri paesi
europei, ma questo dipende anche dal fatto che ha una popolazione molto più numerosa
degli altri.
Sebbene in Italia non siano ancora disponibili dati su altri tipi di lesioni croniche, può
essere effettuata una stima sulla base dei dati europei e statunitensi.
• La presenza di ulcere da piede diabetico in Gran Bretagna è stimata intorno a 180.000.
• La presenza di ulcere da pressione in istituti ospedalieri acuti in Gran Bretagna è stimata
dal 7-9,6% mentre in istituti di lungo degenza intorno al 6.7%.
• Il numero totale di lesioni croniche in Gran Bretagna, includendo i numeri sopraindicati,
è di circa 300.000.
Dal momento che l’estensione della popolazione italiana è simile a quella della Gran
Bretagna, ma ha un tasso di anzianità più elevato si potrebbe stimare in Italia la presenza
delle lesioni croniche, di gravità medio-alta, intorno a 300.000 – 400.000.
Questa cifra è destinata aumentare dato che la popolazione italiana invecchia più
rapidamente di tutti gli altri paesi nel mondo, quasi un quarto della popolazione ha già più
di 60 anni e le proiezioni suggeriscono che questa cifra potrebbe superare al 35% entro il
2050.

88
4.3 - L’impatto economico delle lesioni croniche

Il trattamento delle ulcere croniche richiede molte risorse ed ha un impatto importante


per il servizio sanitario per diversi motivi:
• le lesioni possono durare molti mesi, anche anni, richiedendo quindi cure continue;
• le lesioni complesse richiedono cambi di medicazione frequenti e quindi visite
infermieristiche domiciliari o in ambulatori ospedalieri
• L’esito potenzialmente negativo di un trattamento insufficiente, inclusa cancrena ed
amputazione, comporta implicazioni gravi sia per il paziente che per il servizio
sanitario.
I risultati di uno studio sulle ulcere da piede diabetico condotto negli Stati Uniti, a
partire dal 1995, hanno evidenziato che il costo delle cure nell’arco di 2 anni ammontava a
più di 27,000$ .Allo stesso modo, uno studio svedese ha dimostrato che il costo totale delle
cure nell’arco di 3 anni ammonta a 27,700$.
Data la natura diffusa delle lesioni croniche, questo comporta un peso importante sul
servizio sanitario. Una stima della Gran Bretagna mostra che il trattamento delle lesioni
croniche costa al sistema sanitario nazionale all’incirca 1 mld di sterline per anno.
Partendo dalle cifre su indicate, e dall’aumento delle cure ospedaliere in Italia, si
valuta che il peso sul sistema sanitario italiano sia simile.
I costi del wound care possono essere ricondotti a pochi elementi:
1. Costi materiali, che includono tutte le medicazioni primarie e secondarie, le pomate, gli
antibiotici, etc..
2. Costi di personale, assistenza domiciliare, assistenza di lunga degenza o ospedaliera, che
includono la presenza infermieristica o del medico.
3. Spese generali che sono un aspetto importante di ogni assistenza ospedaliera e coprono
costi di esistenza di reparto ospedaliero, etc…
4. Costi indiretti che ricadono sul paziente, e sulla società più in generale, come non
produttività e spese di viaggio per le visite, etc….
Quando si considerano quali costi coprire della cura, molti analisti si concentrano sui
costi materiali e sui costi delle medicazioni in particolare ritenendo, in tal modo, che
l’adozione della medicazione meno costosa sia in grado di ridurre la spesa del trattamento
delle lesioni croniche.

89
Eppure, la ricerca dimostra che la maggior parte dei costi pagati dal servizio sanitario
per le lesioni croniche sono legati al costo del personale e dell’assistenza ospedaliera più che
ai costi delle medicazioni.

3000

2500

2000 Costi medicazioni


Costi infemieristici

1500

1000

500

0
Gauze
Comfeel
Granuflex

Tav.4.1 - Costi per il trattamento delle ulcere da decubito (fonte: Harding; UK £ )


Uno studio sulle ulcere venose degli arti inferiori condotto da Ohlsen ed altri è
giunto ad una conclusione simile suggerendo che tra il 58% e l’85% dei costi possono essere
attribuiti alle cure infermieristiche in Svezia.
Un terzo studio condotto in Gran Bretagna, i cui costi di trattamento sono stati
ricavati dalla capacità di gestione dell’essudato di diverse medicazioni, suggerisce che più
dell’80% dei costi di trattamento deriva da assistenze infermieristiche.
Questo dato mostra che gli operatori sanitari dovrebbero fornire protocolli di wound
management che soddisfino i bisogni del paziente con minimo impatto sui professionisti
del mondo sanitario.
Le medicazioni che possono restare in situ per diversi giorni, controllando l’essudato
e creando un ambiente ottimale per la lesione, possono avere un impatto importante sul
costo totale. Di conseguenza, invece di utilizzare la medicazione più economica, gli
operatori sanitari dovrebbero optare per la medicazione migliore in termini di rapporto
qualità-prezzo che riduce il costo totale della cura.

90
4.4 -La cura delle lesioni cutanee croniche in Europa: quadro normativo ed assistenziale.

Senza dubbio la cura delle lesioni cutanee croniche ha un forte impatto sul sistema
sanitario in senso lato. Tale tipo di lesioni, come già detto, sono altamente diffuse, possono
protrarsi per molti mesi o addirittura anni e richiedono trattamenti costosi da parte sia di
personale medico che paramedico, spesso con visite giornaliere per il cambio della
medicazione.
Di seguito si è tentato di sintetizzare alcuni elementi fondamentali per determinare lo
schema tipo della cura delle lesioni nel servizio sanitario:
1. La cura/trattamento deve essere “tarata” al paziente;
2. Bisogna minimizzare il peso che grava sul personale medico e paramedico e sulle
istituzioni sanitarie;
3. Bisogna approcciare il trattamento considerando: sia l’aspetto prevenzione, che
l’importanza di un inizio sufficientemente tempestivo del trattamento stesso, in modo
da impedire la progressione a stadi più gravi quali cancrena ed amputazione.
Partendo da queste considerazioni, vi sono diverse possibilità per definire un modello
tipo di cura delle lesioni. Ma a causa di molteplici fattori, gli approcci sviluppatisi in Europa
(alcuni dei quali sono analizzati qui di seguito) sono - anche sostanzialmente - differenti.

GRAN BRETAGNA - SCANDINAVIA

In Gran Bretagna ed in Scandinavia la cura della lesione avviene in ambiente


prevalentemente non ospedaliero, ma generalmente a casa del paziente con il sostegno delle
istituzioni sanitarie secondarie e terziarie, riducendo in questo modo il peso ed il costo del
settore ospedaliero.
È noto, infatti, come sia molto dispendioso fornire il trattamento in ospedale a causa
del costo elevato delle spese generali.
Inoltre, l’utilizzo di un reparto ospedaliero ad hoc ha un costo molto elevato, dal
momento che questa risorsa non può essere utilizzata per altri scopi durante la cura dei
pazienti con lesioni croniche. Viceversa, la cura dei pazienti con lesioni croniche fuori dagli
ospedali impegna poche risorse e riduce il costo generale.
In Gran Bretagna questa tendenza non si è sviluppata solamente nella cura delle
lesioni cutanee croniche, ma anche in altre patologie croniche.

91
Il diabete o l’asma, ad esempio, sono oggi curate frequentemente dal medico
generico o negli ambulatori dalle infermiere.
La cura della lesione in un contesto non ospedaliero presenta molti aspetti positivi,
dal momento che i pazienti, soprattutto i più anziani, trovano più conveniente essere curati
a casa e, quindi nello stesso tempo, il servizio sanitario risparmia.
Tuttavia, bisogna sottolineare che in Gran Bretagna sono nati un numero di servizi
ed istituzioni di sostegno per questo tipo di assistenza.
Spesso le infermiere ospedaliere sono specificamente addestrate e possono far
riferimento a infermiere specializzate, come ad esempio le “Tissue Viability Nurses” che
hanno ricevuto un addestramento specifico ed hanno ormai un’ampia esperienza nel
trattamento delle lesioni croniche.
Inoltre, vi sono strutture regionali specializzate per i pazienti esterni per il
trattamento di lesioni complesse che richiedono interventi chirurgici minori.
Il ricovero in ospedale con intervento chirurgico rappresenta l’ultima soluzione per il
trattamento.
Per il funzionamento di questo sistema, è evidente quanto sia importante il
coordinamento delle infermiere con il servizio farmaceutico. Infatti, anche le infermiere
possono prescrivere medicazioni che sono incluse nel Prontuario farmaceutico. La parte IX
del listino inglese elenca i medicinali che le infermiere possono prescrivere senza fare
ricorso ad un medico.
Molte medicazioni sono elencate in questa sezione ed è pratica standard da parte
degli operatori sanitari richiedere di includere nel prontuario ogni nuova medicazione per
lesioni croniche in modo che le infermiere vi abbiano accesso diretto.
Il listino, realizzato dal Dipartimento Sanitario, costituisce un elemento per
assicurare che le medicazioni siano appropriate per la prescrizione delle infermiere nel
settore Home Care e che siano clinicamente ed economicamente valide.
Il listino è pubblicato ogni mese per permettere aggiornamenti regolari ed include
quasi tutte le medicazioni per il trattamento delle lesioni croniche.
Le uniche medicazioni escluse sono quelle che necessitano un intervento chirurgico
in ospedale, come la ricostruzione o innesti cutanei.
Questo sistema è stato ideato diversi anni fa e funziona bene.
Le infermiere apprezzano la possibilità di poter prescrivere medicazioni appropriate
senza dover ricorrere al medico generico.

92
I pazienti beneficiano del libero accesso alle medicazioni più avanzate senza dover
andare in un ospedale.
Il sistema sanitario beneficia del fatto che medicazioni appropriate e con un buon
rapporto qualità-prezzo sono disponibili per la cura della lesione.
I produttori di medicazioni sono generalmente soddisfatti del listino farmaceutico
dal momento che questo sistema permette loro di promuovere i prodotti nell’ambiente
Home Care dove avviene la maggior parte dei trattamenti delle lesioni.
L’unico lato negativo di questo sistema è che talvolta può essere lento e burocratico e
potrebbero esserci ritardi di diversi mesi tra una medicazione disponibile in ospedale e
quella in un contesto Home Care.
Come conseguenza, può succedere che un paziente che abbia iniziato un trattamento
in un ospedale non abbia più accesso ai prodotti utilizzati una volta dimesso.
La mancanza di continuità nel trattamento sta comunque migliorando dal momento
che i tempi per l’inserimento di nuovi prodotti e medicazioni nel listino si sono
recentemente ridotti.
Ogni prodotto in ospedale viene acquistato incidendo sul budget generale piuttosto
che su stanziamenti specifici.
Non è raro quindi che i prodotti per il Wound care vengano forniti tramite gare o
che gli ospedali abbiano modelli e Liste che elencano quali prodotti possono essere
utilizzati.

GERMANIA

In Germania la maggior parte delle cure di lesioni croniche è ancora effettuata nello
studio del medico. La cura della lesione tende ad essere gestita dal medico, il quale è
responsabile della prescrizione, mentre la medicazione è effettuata da infermiere o
personale paramedico.
L’adozione di nuove tecnologie è un processo lento che può richiedere perfino anni.
L’industria e gli operatori sanitari sono innanzitutto orientati a convincere i medici
dei benefici della cura delle ulcere e dell’importanza primaria dell’istruzione professionale,
specialmente per prodotti innovativi.
In Germania il rimborso delle medicazioni della lesione presenta ancora alcuni
problemi.

93
Nel settore ambulatoriale, il medico ha due sistemi di rimborso per i prodotti Wound
care. Il primo è il budget generale destinato ai medical devices, “Sprechstundenbedarf”.
La lista di prodotti che possono essere rimborsati in questo modo è stabilita a livello
regionale. Il secondo tipo di rimborso avviene attraverso la prescrizione, così come avviene
per i prodotti farmaceutici e per visite di controllo.
I medici possono prescrivere ogni prodotto che ritengano appropriato ed il paziente
viene rimborsato. Tuttavia, sui medici viene esercitata sempre maggiore pressione per
limitare il loro budget di prescrizione. Il disincentivo a prescrivere grandi volumi o prodotti
ad alto costo dipende dal fatto che i medici devono pagare ogni spesa supplementare alla
fine dell’anno e quindi spesso trovano alternative più economiche.
Generalmente, il budget per le medicazioni di lesioni cutanee croniche è insufficiente
soprattutto per quanto riguarda il budget generale, “Sprechstundenbedarf” (prima fonte di
rimborso nel settore ambulatoriale). Questo budget copre il primo intervento del medico,
mentre il budget per le prescrizioni riguarda il cosiddetto follow-up, cioè tutte le successive
medicazioni . I prodotti sono elencati nel “Sprechstundenbedarf”, che viene negoziato
individualmente con ognuna delle associazioni di medici regionali (23 in Germania). In
molti casi (circa 70%), i prodotti più avanzati per la medicazione della lesione non sono
presi in considerazione e non sono coperti adeguatamente da questo sistema di rimborso.
Tuttavia, in molti casi i fondi per malattia (una sorta di assicurazioni private, molto diffuse
e generalmente pagate dai datori di lavoro) provvedono al rimborso, che varia di regione in
regione.
Un altro problema è quello della definizione di “Verbandsmittel” – medicazioni
chirurgiche, perché molti nuovi prodotti per la medicazione della lesione non rientrano in
questa definizione.
In questi casi i fondi malattia non sono disposti a intervenire.
Nel settore ospedaliero i pazienti assicurati privatamente hanno facile accesso alle
medicazioni, dal momento che ogni prodotto usato viene elencato dall’ospedale e caricato
sull’assicuratore privato.
Tuttavia, questi pazienti sono rimborsati al di fuori del DRG ricevuto dall’ospedale.
I calcoli sulla maggior parte dei DRG non prendono in considerazione i prodotti
Wound Care più recenti e ciò comporta una copertura di budget insufficiente.
Di conseguenza, la mancanza di budget specifici per prodotti wound care, sia nel
settore di assistenza primaria che secondaria, può creare barriere all’uso di nuovi prodotti,

94
disincentivando l’uso delle medicazioni migliori, che sono quelle che potrebbero risultare
più soddisfacenti per il cliente e diminuire i tempi di guarigione.

FRANCIA

Diversamente dagli altri paesi europei, in Francia non vi è un sistema con centri
specializzati per il wound care.
Molte delle ulcere da decubito (49%) sono trattate da medici di base o geriatri,
mentre il 30% sono trattate nelle case di cura. Il restante 21% sono curate a casa.
Il medico visita il paziente una volta ogni due settimane. Molte ulcere venose degli
arti inferiori (60%) e ulcere da piede diabetico vengono curate in casa ed il costo del
rimborso varia.
Le successive visite del medico possono avvenire nello studio o a casa del paziente.
La tendenza che si sta sviluppando è quella di creare più centri specializzati e
realizzare un sistema di addestramento efficace per non specialisti (medici generici,
infermiere e podologi).
In generale, il costo economico delle lesioni croniche non è molto definito in Francia.
Alcuni studi dimostrano che i costi sono elevati anche se rimane ad oggi un campo
inesplorato.
Il rimborso delle medicazioni della lesione viene gestito attraverso il sistema TIPS che
regola i prezzi di rimborso. Una volta che il prodotto viene inserito nella lista TIP un
medico generico può prescrivere il prodotto ed il paziente viene rimborsato.
Tuttavia, questo sistema si differenzia tra prodotti specifici (marchi di commercio) e
prodotti generici ed i farmacisti sono liberi di sostituire una medicazione se il medico fa una
prescrizione generica.
Per avere il rimborso sulla lista TIPS il produttore deve dimostrare che il prodotto
costituisce un miglioramento rispetto alle tecnologie esistenti.
Se il produttore non dimostra un miglioramento sulle tecnologie esistenti, non può
richiedere un prezzo diverso da quello delle tecnologie esistenti ed il prodotto rientra in una
delle categorie TIPS esistenti.
Invece, se il produttore dimostra che il prodotto rappresenta un miglioramento
rispetto a quelli esistenti e richiede un minimum price o l’istituzione di una nuova
categoria, allora bisogna esaminare un dossier.

95
L’onere per il produttore è fornire prova del miglioramento clinico sui prodotti
esistenti preferibilmente su base di studi controllati randomizzati che includano centri
francesi.
Sulla base dei benefici clinici, il prodotto viene valutato su scala 1 a 5, dove 1
rappresenta il prodotto innovativo, 5 non apporta nessuna miglioria.
Questa valutazione insieme ad altre informazioni sulle vendite attese, prezzi
comparativi, e costi di produzione vengono esaminate da un comitato. Se il beneficio risulta
evidente al prodotto può esser concesso il premium price.
Il processo per valutare i prodotti innovativi in genere richiede 6 mesi, alcune volte
anche molto più tempo.

ITALIA

In Italia le lesioni cutanee croniche rappresentano lo 0,4% dei ricoveri circa l’1% delle
giornate di degenza.
Nel Lazio l’Istat stima in 5.100 circa i ricoveri relativi che determinano una degenza
complessiva di 65.000 giornate.
L'Italia ha il primato in Europa per numero di malati, che si stima intorno ai due
milioni, in cui rientrano i diversi tipi di ulcere della pelle (da decubito, varici, da diabete).
Per curare questi cittadini ogni anno lo Stato spende circa 850 milioni di euro, cioè tre volte
in più degli altri paesi europei (221 mln la Francia, 225 la Germania, 435 la Gran Bretagna) e
quasi come gli Stati Uniti (1 miliardo di euro), che però hanno una popolazione cinque volte
superiore alla nostra.
Un costo diretto al quale va aggiunto quello indiretto sul sistema produttivo, se si
pensa che solo per le piaghe da decubito si perdono ogni anno poco più di 460 mila giornate
di lavoro (tra pazienti e chi fa l' assistenza), oltre all'influenza che la patologia provoca sullo
stato emozionale quando si torna al proprio impiego
(il 32% afferma di risentirne in maniera severa e il 62% moderatamente).
Il problema delle lesioni cutanee croniche rappresenta, quindi, un punto critico della
sanità dei sistemi avanzati e ciò sarà sempre più rilevante sia in considerazione
dell’invecchiamento della popolazione che dell’incremento delle malattie dismetaboliche
con particolare riferimento alla malattia diabetica.
A fronte dunque di una evidenza in letteratura internazionale dell’aumento di
prevalenza ed incidenza nella problematica, ancora pochi sono i provvedimenti presi
soprattutto nella nostra Nazione.

96
In Europa e negli USA il problema è stato affrontato con maggior determinazione,
investimenti ad hoc in termini di presidi, linee guida e formazione del personale.
In Italia il problema è, attualmente, difficilmente stimabile. I dati possono essere
raccolti solo a livello locale in assenza di un “registro” delle piaghe.
Le tabelle 1 – 17 riportano i dati della letteratura in termini di incidenza e prevalenza
delle lesioni cutanee croniche (LCC).
Le tabelle 18– 23 riportano, invece, delle stime di costo nei diversi paesi ed in Italia.
Dati italiani, in termini tempi di ricovero, indicano un tempo medio di ricovero, per
quei codici riferiti alle LCC, di circa 16 giorni, mentre se rapportato alle complicanze,
soprattutto deiscenze e decubiti, si parla di 30-32 giorni.
Queste medie sono decisamente maggiori rispetto a quelle che sono le attuali
indicazioni desumibili dalla esperienza clinica nei paesi più avanzati e, ancor più, dalla
E.B.M. ( medicina basata sull’evidenza ).
Questa specifica problematica, viceversa. è molto sentita negli USA dove i dati della
letteratura più recente indicano che il 23% del totale delle giornate sono ascrivibili a questa
specifica patologia.
In Italia i soli dati dimostrabili, in termini di DRG, indicano, per ora, una percentuale
che si va avvicinando allo 0,4 % dei ricoveri e all’1% delle giornate; è interessante notare
come dal ’99 al 2002 l’importanza di questa patologia si sia decuplicata.
Tavola 4.2 : RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELLA PREVALENZA
DELLE ULCERE VARICOSE IN LETTERATURA

97
Tavola 4.3 : GRAFICO DELLA PREVALENZA DELLE ULCERE DELL’ARTO
INFERIORE PER FASCE D’ETÀ SECONDO ANDERSSON.

Tabella 4.1 : Dati numerici di prevalenza delle ulcere varicose dalla letteratura
PREVALENZA ULCERE ARTO INFERIORE NELLA POPOLAZIONE
% AA ANNO PAESE NOTE
0.5 Wright 1931 UK Stima
0.5 Boyd 1951 UK Stima
1.0 Klatow 1961 CZ Op/Heal
1.0 Bobeck 1966 CH
1.0 Basel 1973 CH Op/Heal
1.0 Widmer 1978 CH
2.5 Fischer 1981 DDR 4530 pazienti
0.3 Anderson 1984 Svezia 434.700 pazienti
4.0 Munich 1984 DDR Op/Heal
3.6 Maffei 1986 Brasile 1755 pazienti > 15 anni
0.2 Cornwall 1986 UK 92.100 pazienti > 40 anni
0.3 Moffatt 1989 UK 7.500 pazienti
0.6 Baker 1991 Australia 238.000 pazienti
0.1 Lindholm 1992 Svezia 232.000 pazienti
0.2 Lees 1992 UK 240.000 pazienti > 45 anni
0.2 Nelzen 1994 Svezia 270.000 pazienti
0.6 Nelzen 1996 Svezia 12.000 pazienti > 50 anni
1.0 Valentino 1997 Italia Op/Heal
1.0 Edimburgh 1998 UK Op/Heal

98
Tabella 4.2 : Ulcere cutanee, dati di prevalenza (da Baccaglini & Coll. 2.000)

ULCERE DEGLI ARTI INFERIORI

Prevalenza
Studio Paese Anno Popolazione Ulcere Ulcere aperte
totali venose % venose %

Lothian & Forth UK 1981 1.000.000 1.477 76 0.11

Nortwick Park UK 1984 198.900 357 81 0.15

Skaraborg SW 1988 270.800 827 72 0.22

Tabella 4.3 : Piaghe da decubito, incidenza in letteratura.

INCIDENZA DELLE PIAGHE DA DECUBITO

Autore Anno Stato Popolazione Incidenza Note

Bergstrom 1996 Stati Uniti Ospedali 8.5% Operati


Universitari
Bergstrom 1996 Stati Uniti Strutture protette 23.9% Anziani
Allman 1995 Stati Uniti Ospedali generali 12.9% Allettati

Rudman 1993 Stati Uniti Strutture protette 4.7-10.3% Anziani


Nuovi
Brandeis 1990 Stati Uniti Strutture protette 13.2-21.6%
ingressi
9.5-20.4%
Brandeis 1990 Stati Uniti Strutture protette Residenti

La disomogeneità dei dati non deve trarre in inganno il lettore, ciò che appare
evidente, pur tenendo conto delle diversità fra Sistema sanitario statunitense ed italiano, è
che l’incidenza della patologia aumenta negli anni e che è particolarmente manifesta nella
strutture protette ove, appunto, è maggiore e prevalente la presenza di degenti anziani.

99
Tabella 4.4 : Piaghe da decubito, prevalenza in letteratura.

PREVALENZA DELLE PIAGHE DA DECUBITO


Autore Anno Stato Popolazione Prevalenza Note
Jacquot 1999 Francia Ospedali 10-20% Anziani
Età media
Thoroddsen 1999 Iceland 640 (ospedali) 8.9%
78.4
Età media
Barrois 1995 Francia 12.050 (ospedali) 5.2%
76.4
O’Dea 1995 Germania 8.678 (ospedali) 7.0% -
Regno
O’Dea 1995 3.213 (ospedali) 18.6% -
Unito
Nuovi
Smith 1995 Stati Uniti Strutture protette 17-35%
ingressi
Smith 1995 Stati Uniti Strutture protette 7-23% Residenti
Regno
Dealey 1994 Dati Generali 7.9% -
Unito
Policentrica AISLeC 1994 Italia 2.854 (ospedali) 12.4% -
Regno
Callaghan 1994 428 (nursing homes) 17.5% -
Unito
Gawron 1994 Stati Uniti 440 (ospedali) 12.0% -
Meehan 1994 Stati Uniti 31.530 (ospedali) 11.1% -
Hanson 1994 Stati Uniti Strutture protette 8.5-23.8% -
Età media
Barrois 1994 Francia 46.055 (generali) 8.6%
74.0
Barrois 1994 Francia Reparti per acuti 7.8% -
Reparti di
Barrois 1994 Francia 12.2% -
riabilitazione
Reparti di lungo
Barrois 1994 Francia 10.1% -
degenza
Barrois 1994 Francia Assistenza domiciliare 4.3% -
Rudman 1993 Stati Uniti Strutture protette 3.5-15.3% -
Regno
Dealey 1991 Ospedale 7.3% -
Unito
Nuovi
Brandeis 1990 Stati Uniti Strutture protette 17.4%
ingressi
Brandeis 1990 Stati Uniti Strutture protette 8.9% Residenti
Regno
Nyquist 1987 Ospedale 5.3% -
Unito
Regno 4 weeks
Warner 1986 Ospedale 14%
Unito report
Bertini 1984 Italia 12.048 (ospedali) 8.6% -
Regno
David 1983 Community 6.7% 20 distretti
Unito
1 week
Ek 1982 Svezia NHS – dati generali 4%
report
Regno
Clark 1978 Ospedale 8.8% Scozia
Unito
Dati Dimissioni 1999 Italia Ospedali 0.18% A DRG

100
Tabella 4.5 : Piede Diabetico, prevalenza in letteratura

PREVALENZA DEL PIEDE DIABETICO


Autore Anno Stato Popolazione Prevalenza
Peters 2001 Olanda 225 (diabetici) 25.4%
Pham 2000 Stati Uniti 248 (diabetici) 29%
Regno Unito
Morgan 2000 10709 (diabetici) 18.1%
(Galles)
Frykberg 1998 Stati Uniti 251 (neuropatici) 39.8%
Boyko 1996 Stati Uniti 725 (diabetici) 12.1%
McNeely 1995 Stati Uniti 322 (diabetici) 14.2%
Andersson 1984 Svezia 1377 (diabetici) 30%
Andersson 1984 Svezia Popolazione svedese 0.2 - 0.4%

Tabella 4.6 : Piede Diabetico, incidenza in letteratura.

INCIDENZA DEL PIEDE DIABETICO


Autore Anno Stato Popolazione Incidenza
Moss 1992 Stati Uniti 2.990 (diabetici) 9.5% (ID)
10.5% (NID)
Borssen 1991 Svezia 375 (diabetici) 2%(ID)
10%(NID)

Tabella 4.7 : DATI DELLE DIMISSIONI DRG 99/02

1999 2000 2001 2002


RICOVERI 101.651.854 9.875.106 9.825.013 9.574.691
GG DEG MEDIA 7,51 7.44 7,35 7,36
TOT GG 7.634.054.236 73.470.788 72.213.845 70.469.726

RICOVERI VUL 31.458 31.199 32.257 34.928


GG DEG MEDIA 17,98 17,63 16,42 15,85
TOT GG 565.534 537.639 529.678 553.525

GG VULN/GG % 0,56 0,73 0,74 0,78

101
Tab.4.8 : TOTALE DELLE GIORNATE DI RICOVERO E DEGENZA MEDIA PER DRG

DRG 1999 2000 2001 2002


113 6.401 25,70 6.452 25,27 6.653 23,86 7.158 23,00
114 2.911 17,22 2.961 16,32 3.078 15,55 3.242 14,88
217 4.120 17,68 4.133 16,11 4.449 14,40 5.290 13,64
263 1.931 18,67 2.227 17,89 2.582 16,80 2.895 15,71
264 3.744 14,28 3.765 12,87 4.096 12,04 4.281 11,34
270 11.818 15,13 11.048 14,69 10.874 14,56 11.362 14,51
285 215 24,16 188 22,42 206 17,90 274 19,5
287 318 14,60 335 14,58 373 11,53 426 11,23

TOTALE 31.458 31.199 32.257 34.928

Tabella 4.9 : RICOVERI PER DRG

PATOLOGIA 1999 2000 2001 2002


7070 3.387 18,49 3.549 16,73 3.807 17,41 4.176 17,80
7071 1.2066 15,01 11.728 14,55 11.919 13,97 12.468 13,36
7078 699 13,55 701 12,62 672 11,71 673 10,51
7078 1.381 14,31 1.199 13,11 1.097 13,18 1.130 12,20
7854 gangrena 8.775 18,88 7.153 17,68 6.080 17,21 6.005 16,82
2507 gangrena 5.455 13,81 7.076 13,13 7.533 13,31 7.931 13,40
diabetica
035 erisipela 4.728 9,11 4.584 9,27 4.866 8,93 4.586 8,81

TOTALE 36.491 35.990 35.974 36.969

Tabella 4.10 : RICOVERI PER CODICE PATOLOGIA DI INGRESSO

INTERVENTO 1999 2000 2001 2002


8622 14.948 14,33 15.372 14,21 13.614 12,86 14.761 12,60
8660 3.636 19,16 3.377 17,47 2.089 15,76 2.013 19,16
8663 1.052 17,96 1.056 15,40 695 14,34 710 12,43
8411 3.378 16,51 3.525 15,34 3.708 15,19 3.959 14,85
8417 AMP. 3.851 24,47 3.907 24,37 3.593 22,33 3.805 21,59
COSCIA
8415 AMP. 1.055 29,57 1.055 28,67 1.030 26,43 1.162 25,87
GAMBA
8413 AMP. 27 20,12 20 18,20 9 39,00 13 18,93
PIEDE

TOTALE 27.949 28.312 24.765 26.423

102
Tabella 4.11 : RICOVERI PER CODICE PATOLOGIA DI INGRESSO
1999 2000 2001 2002
RICOVERI 101.651.854 9.875.106 9.825.013 9.574.691
GG DEG 7,51 7,44 7,35 7,36
MEDIA

RICOVERI 31.458 31.199 32.257 34.928


VULNOLOGICI
% VULN/RIC 0,03 0,31 0,32 0,36

PER 36.491 35.990 35.974 36.969


PATOLOGIA
% VULN/RIC 0,03 0,36 0,37 0,38

Tab.4.12:GIORNATE DI DEGENZA PER VULNOLOGIA E DEGENZA MEDIA PER DRG

DRG 1999
113 6.401 25,70 164.506
114 2.911 17,22 50.127
217 4.120 17,68 72.842
263 1.931 18,67 36.052
264 3.744 14,28 53.464
270 11.818 15,13 178.806
285 215 24,16 5.194
287 318 14,60 4.643

TOTALE 31.458 17.98 565.534

Tab.4.13 : GIORNATE DI DEGENZA PER VULNOLOGIA E DEGENZA MEDIA DRG

DRG 2000
113 6.452 25,27 163.042
114 2.961 16,32 48.323
217 4.133 16,11 66.583
263 2.227 17,89 39.841
264 3.765 12,87 48.456
270 11.048 14,69 162.295
285 188 22,42 4.215
287 335 14,58 4.884

TOTALE 31.199 17,63 537.639

103
Tab.4.14: GIORNATE DI DEGENZA PER VULNOLOGIA E DEGENZA MEDIA DRG

DRG 2001
113 6.653 23,86 158.741
114 3.078 15,55 47.863
217 4.449 14,40 64.066
263 2.582 16,80 43.378
264 4.096 12,04 49.316
270 10.874 14,56 158.325
285 206 17,90 3.688
287 373 11,53 4.301
TOTALE 32257 16,42 529.678

Tab.4.15: GIORNATE DI DEGENZA PER VULNOLOGIA E DEGENZA MEDIA DRG

DRG 2002
113 7.158 23,00 164.634
114 3.242 14,88 48.241
217 5.290 13,64 72.156
263 2.895 15,71 45.480
264 4.281 11,34 48.547
270 11.362 14,51 164.340
285 274 19,5 5.343
287 426 11,23 4.784
TOTALE 34.928 15,85 553.525

Tab.4.16: COSTI DEL TRATTAMENTO DELLE LESIONI CUTANEE CRONICHE IN


LETTERATURA
.

COSTI DELLA PIAGA DA DECUBITO in €


Autore Anno Stato Degenza Costo ospedaliero paziente Costo
domiciliare
paziente
Montaguti 1984 Italia + 69 giorni +€ 3.650/ 4.000 € 5.192 a
(per ogni ricovero) € 6.231
per 4 mesi
Autore Anno Stato Costo in Sterline Note
Robertson 1990 Regno Unito 750 milioni/anno -
Waterlow 1988 Regno Unito 300 milioni/anno -
180
Hibbs 1988 Regno Unito 25.900/piaga IV grado gg/anno
(media
ricovero)
Assistenza
Preston 1991 Regno Unito 250.000/anno per distretto domiciliare
Media
Dealey 1993 Regno Unito 22.000/piaga generale
piaghe

104
Tab.4.17: COSTI DELLE ULCERE DALLA LETTERATURA INTERNAZIONALE
(Gjöres1988)

Stato Valuta 1974 1985


Svezia US Dollari 9 milioni 25 milioni
COSTI DELLE ULCERE DALLA LETTERATURA INTERNAZIONALE (Accardi 2001)

Stato Valuta 1994 1997


Inghilterra Sterline 400-800 milioni 600-700 milioni
Svezia Euro 207.684,3 mil. ------
Stati Uniti US Dollari --------- > 1 miliardo
Italia Euro € 850,47 milioni € 51,921 milioni
(induttivo) (per i soli ricoveri)

Tab. 4.18: COSTI DEL PIEDE DIABETICO in $

Autore Anno Stato Popolazione Costi annui


Harrington 2000 Stati Uniti Medicare $ 1.5 miliardi
Payne 1998 Nuova Zelanda 851 (ricoverati) $ 7.7 milioni
Currie 1998 Regno Unito 272 (primo $ 1.966.230
ricovero)
Dati Governativi 1989 Stati Uniti Diabetici $ 511.2 milioni
amputati
Dati Governativi 1986 Stati Uniti Diabetici ulcerati $ 150 milioni

Tab.4.19: Totale delle giornate di ricovero per DRG in Italia, rapporto di occupazione
dei letti per patologie legate alle ferite croniche.

1999 2000 2001 2002


RICOVERI 101.651.854 9.875.106 9.825.013 9.574.691
GG DEG MEDIA 7,51 7,44 7,35 7,36
TOT GG 7.634.054.236 73.470.788 72.213.845 70.469.726

RICOVERI VUL 31.458 31.199 32.257 34.928


GG DEG MEDIA 17.98 17,63 16,42 15,85
TOT GG 565.534 537.639 529.678 553.525

GG VULN/GG % 0,56 0,73 0,74 0,78

105
Tabella 4.20: Ricoveri generali e per patologia interessante l’ambito delle lesioni cutanee
croniche

1999 2000 2001 2002


RICOVERI 101.651.854 9.875.106 9.825.013 9.574.691
GG DEG MEDIA 7,51 7,44 7,35 7,36

RICOVERI 31.458 31.199 32.257 34.928


VULNOLOGICI
% VULN/RIC 0,03 0,31 0,32 0,36

PER PATOLOGIA 36.491 35.990 35.974 36.969


% VULN/RIC 0,03 0,36 0,37 0,38

Tab.4.21: Spesa italiana a termini DRG per acuti anno 1999 nelle lesioni Cutanee.

DRG N PESO TOTALE PUNTI SPESA


PAZIENTI DRG DRG PUNTO DRG 4.000.000 in Lire
ed Euro
113 6.303 3.9301 24.771,4203 99.085.681.200
114 2.900 2.5720 7.458,8 29.835.200.000
213 880 2.2382 1.969,616 7.878.464.000
217 3.970 3.2964 13.086,708 52.346.832.000
263 1.872 2.8823 5.395,6656 21.582.662.400
264 3.700 1.6537 6.118,69 24.474.760.000
271 11.411 1.7759 20.264,7949 81.059.179.600
285 212 3.9616 839.8592 3.359.436.800
287 310 2.6687 827.297 3.309.188.000
TOTALE 31.558 ----- 322.931.404.000
TOTALE 31.558 ----- € 167.669.472,481

106
4.5 - PROGRESSI NELLA CURA DELLE LESIONI CRONICHE
Medicazioni avanzate
Negli ultimi decenni le cure per le lesioni croniche hanno progredito piuttosto
rapidamente ed hanno portato importanti miglioramenti alla qualità di vita dei pazienti che
soffrono di ulcere croniche. Queste migliorie tecnologiche si sono focalizzate sulle seguenti
aree:
• Favorire un ambiente di cura umido;
• Controllare il rischio di infezione;
• Interazione biochimica con la lesione.

Ambiente umido
Il mantenimento dell’ambiente della lesione umido è ritenuto essenziale per favorire
una rapida guarigione.
Gli studi condotti da Winter su modelli animali hanno dimostrato che le lesioni sono
state curate 1.5 volte più rapidamente di quando avviene in ambiente diverso.
Altri studi clinici hanno dimostrato che queste medicazioni presentano ulteriori
benefici, quali la riduzione della sofferenza del paziente e la riduzione dei costi relativi al
cambio delle medicazioni.
Le medicazioni che favoriscono un ambiente umido, come la schiuma di poliuretano,
sono molto più tollerate dai pazienti rispetto a quelle della generazione precedente.
Oltre ai benefici per il paziente, il tempo maggiore in cui resta in situ la medicazione
avanzata riduce il numero di visite infermieristiche per il cambio della medicazione.
Le medicazioni tradizionali, invece, con garza imbevuta di soluzione salina ed una
medicazione secondaria, richiedono assistenza quotidiana per essere sostituite.
Le medicazioni avanzate controllano la lesione per 3-4 giorni riducendo quindi il
numero delle visite a circa 2 volte alla settimana.
Infatti, alcune medicazioni sono strutturate per essere altamente assorbenti e
controllare lesioni molto essudanti.
Un’ analisi della capacità di gestione dell’essudato mostra che le schiume di
poliuretano controllano l’essudato di lesioni gravi per oltre 4 giorni.
L’incidenza del tempo di applicazione più esteso sui costi mensili di trattamento è
stata valutata sulla base di 3 livelli differenti di essudato.

107
I risultati nella tabella in basso mostrano che la scelta della medicazione può ridurre i
costi di trattamento quasi di 10 volte. È importante sottolineare che la voce maggiore dei
costi di cura è rappresentata dal tempo di assistenza infermieristica, più dell’80% del costo
totale in ogni scenario.

Tabella 4.22: Costi di cura su 28 giorni

Essudato di Essudato di Essudato di


0.5g/cm2 0.75g/ cm2 1g/ cm2
Costo totale su Costo totale su Costo totale su
28 giorni 28 giorni 28 giorni
(£ UK) (£ UK) (£ UK)
TIELLE PLUS 59.61 139.09 278.18
ALLEVYN 542.36 542.36 542.36
ADHESIVO
ALLEVYN 549.92 549.92 549.92
NON-ADESIVO
ALLEVYN 284.76 569.52 569.52
ADESIVO
& AQUACEL
ALLEVYN 288.54 577.08 577.08
NON-ADESIVO
& AQUACEL
BIATAIN 185.85 289.10 578.20
& AQUACEL
COMBIDERM 277.76 555.52 555.52
& AQUACEL

Un secondo studio condotto da Schulze ha esaminato l’uso di Tielle Plus su una


gamma di lesioni croniche.
Uno studio è stato condotto in Germania da più di 600 professionisti sanitari
impegnati nel Wound Management, i quali sono stati intervistati sulla loro esperienza con
Tielle Plus su lesioni moderatamente e altamente essudanti.
Ad ogni centro è stato richiesto di selezionare i propri pazienti e registrare la
condizione delle ulcere all’inizio dello studio e alla 12 settimana di follow-up.
L’analisi era basata su di 2.121 pazienti di cui circa il 59% soffriva di ulcere degli arti
inferiori, 21% ulcere da pressione, 11% ulcere da piede diabetico e 9% altre lesioni.
In media, si trattava di lesioni di 7 mesi con una dimensione variabile tra 10.2 e 21.2
cm 2.
Prima dell’uso di Tielle Plus, quasi tutti i pazienti avevano ricevuto un pre-
trattamento con un’altra medicazione con cambi di medicazione di 5-6 volte alla settimana o
giornalieri in caso di ulcere da pressione. L’89% dei professionisti ha affermato di aver

108
deciso di introdurre Tielle Plus a causa degli scarsi risultati del trattamento, il 39% a causa
della frequenza dei cambi delle medicazione, il 25% a causa del costo e del tempo dei cambi
delle medicazioni.
Una volta introdotto il Tielle Plus, la media dei cambi di medicazione era di 2-3 volte
alla settimana, riducendosi del 27%. Con il Tielle, il 43% delle lesioni erano guarite alla 12
settimana di follow-up ed un altro 50% erano migliorate. Solo l’1.6% erano peggiorate.
Sulla scorta di questi risultati, il 96.8% dei partecipanti ha affermato di voler inserire
Tielle Plus nel trattamento locale in virtù della maggiore efficacia e del minor ridotto.

Gestione dell’infezione
La gestione dell’infezione resta un elemento importante per la cura della lesione
stessa.
L’infezione di una lesione cronica comporta una serie di implicazioni per il paziente.
Le lesioni infette sono molto dolorose, hanno tempi di guarigione più lunghi e, se
non trattate adeguatamente, possono portare alla cancrena e perfino all’amputazione.
Le infezioni hanno un peso economico importante per il sistema sanitario.
Il controllo delle lesioni infette implica frequenti cambi di medicazione e
medicazioni antisettiche, mentre l’amputazione comporta un intervento chirurgico (costoso)
e la successiva riabilitazione. Quindi, il controllo del rischio di infezione diventa un aspetto
della cura delle lesioni croniche sempre più importante.
Sono due le categorie di prodotti che riducono il rischio di infezione della lesione.
La prima utilizza carbone vegetale attivato (Actisorb) per combattere i batteri, mentre
più di recente è stato inserito l’argento nelle medicazioni.
L’argento è un potente antisettico ed è stato usato per controllare le infezioni ormai
da molti anni. Le medicazioni che includono l’argento, sia unitamente al carbone vegetale
(Actisorb Silver 220) che da solo (Aquacel Ag) sono nate proprio per gestire le infezioni.
Anche se tali medicazioni non sono concepite per eliminare l’infezione, quando
questa si manifesta possono garantire una profilassi, assicurando che le lesioni colonizzate
non diventino infette.
I benefici di questo trattamento sono molteplici. Riducendo il rischio di infezione le
medicazioni possono:
1. evitare sofferenza inutile e disagio al paziente;
2. evitare ritardi nella guarigione;
3. evitare uso di antisettici inutili;

109
4. evitare progressione delle lesioni a stadi gravi che possono portare a cancrena o
infezione;
5. evitare i costi di gestione delle lesioni infette.
È stato condotto uno studio sulla riduzione del costo del trattamento delle infezioni.
Il Dr. Cassino ha randomizzato 150 pazienti con lesioni croniche con segni di infezione
con Actisorb o antisettici. Le lesioni sono state trattate finché i segni di infezione non sono
scomparsi. Le spese derivano da ogni elemento del trattamento.

Tavola 4.23 : Confronto tra una medicazione antisettica (Actisorb) e Antibiotici

Actisorb Antibiotici
Eliminazione segni di infezione 98.6% 97.3%
Segni ricorrenti di infezione entro 30 giorni 1.3% 12%
Durata del trattamento 14 giorni 10.4 giorni
Costo medio 1,542$ 9,698$

Questi risultati suggeriscono che Actisorb è efficace nel contenere le infezioni e


riduce maggiormente le spese rispetto all’uso degli antibiotici. Quindi questo studio
rappresenta un esempio valido per utilizzare medicazioni antisettiche invece di trattamenti
antibiotici per lesioni croniche potenzialmente infettate.
Lo sviluppo di medicazioni attive
L’ultima area di sviluppo importante del wound care sono le medicazioni attive che
non solo proteggono la lesione controllando l’essudato, ma contribuiscono anche al
processo di rigenerazione tissutale.
Promogran è stato uno dei primi trattamenti attivi disponibili. Promogran è
composto da una combinazione di collagene e cellulosa rigenerata ossidata. Il principio di
attività è l’inibizione delle proteasi dannose nelle lesioni croniche con contemporanea
protezione dei fattori di crescita. La lesione viene quindi ribilanciata ed il processo naturale
di guarigione viene accelerato.
Test clinici di Promogran su ulcere da piede diabetico e ulcere degli arti inferiori
hanno mostrato una guarigione più rapida rispetto ad altri trattamenti.
Inoltre, Promogran presentando le stesse garanzie delle medicazioni adatte alle
lesioni essudanti, può contribuire a ridurre il costo economico della cura delle lesioni dal
momento che la maggior parte dei pazienti richiedono 2-3 cambi di medicazione
settimanali. Una stima economica basata sui risultati dello studio su ulcere da piede
diabetico evidenzia che Promogran è anche una soluzione con un ottimo rapporto qualità-
prezzo.

110
Anche se questa è la più costosa delle medicazioni convenzionali, la riduzione del
numero di lesioni che progrediscono verso stadi gravi e la riduzione del numero di cambi di
medicazione fanno di Promogran una medicazione in grado di ridurre i costi complessivi
rispetto alle medicazioni tradizionali.
Linee guida cliniche di wound care
L’importanza della guarigione di una lesione essudante e la cura dell’infezione sono
state ampiamente riconosciute dalla maggior parte degli esperti della cura di lesioni. Le
linee guida che emergono dal Royal College of General Practitioners in Gran Bretagna
suggeriscono che, anche se non vi sono prove sufficientemente ampie per raccomandare
una medicazione piuttosto che un’altra, “gli operatori del sistema sanitario devono usare le
medicazioni che maggiormente soddisfano esigenze cliniche, costi, esigenze del paziente e situazione
della lesione”.
Tabella 4.24 : ACFAS raccomandazioni guida sulle medicazioni
Categoria Indicazione Controindicazione
Medicazione
Pellicola trasparente Da asciutta a minimamente Infezione, drenaggio
drenante importante, prominenza
eccessiva o frizione
Idrogel Da asciutta a minimamente Drenaggio moderato o
drenante. pesante
Schiuma Poco, molto essudanti, Lesioni asciutte
superficie pulita
Idrocolloide Drenaggio da basso a Drenaggio pesante, lesione
moderato profonda richiede
debridement,
tamponamento con
idrocolloide.
Alginati di calcio Lesioni altamente essudanti Drenaggio minimo o
lesioni asciutte
Compressa di garza Lesioni poco o molto Indefinite
essudanti, lesioni
chirurgiche
Medicazioni antisettiche Infette o pulite per Allergie al composto
prevenire l’infezione
Terapie topiche/agenti
Saline Lesioni infette o pulite Indefinite
Detergenti, antisettici Lesioni infette o Sane, Lesioni granulose
contaminate
Antibiotici topici Lesioni infette o Sane, granulose
contaminate
Enzimi Necrotiche o escarotiche Sane o infette
Fattori di crescita Ulcere da piede diabetico Lesioni infette o necrotiche
neuropatico
Sostituti dermici Ulcere venose statiche, Lesioni infette, necrotiche
ulcere da piede diabetico

111
Una linea guida clinica pratica sui problemi da piede diabetico dell’American
College of Foot & Ankle Surgeons sottolinea che “generalmente ambiente umido e bendaggio
facilitano il processo di guarigione.”
Inoltre, la linea guida fornisce ulteriori informazioni sulla medicazione più adatta per
le diverse lesioni ed evidenzia l’importanza di avere una gamma di medicazioni disponibili
per favorire la guarigione ad ogni stadio di ulcerazione.
Anche se vi sono prove limitate per raccomandare un prodotto piuttosto che un altro,
le linee guida riconoscono l’importanza di avere una gamma di prodotti disponibili per il
trattamento appropriato delle lesioni.
In questo modo gli operatori sanitari possono scegliere la medicazione che meglio si
adatta al tipo di lesione per assicurare il mantenimento di un ambiente della lesione
favorevole.

112
4.6 - Conclusioni

In conclusione alla presente disamina, abbiamo rilevato come nessuno dei sistemi
organizzativi dei Paesi posti a confronto risulti ideale per la cura delle lesioni, e come tutti
abbiano aspetti sia positivi che negativi.
Il sistema adottato in Gran Bretagna, che vede le infermiere prescrivere in ambienti
convenzionati, riduce i costi eliminando al minimo cure ospedaliere (costose) e visite
private del medico.
E’ un sistema molto apprezzato dal paziente. Tuttavia, anche se oggi le infermiere
sono più preparate e competenti rispetto al recente passato nella cura della lesione,
rimangono ancora oggi una categoria poco organizzata sul piano della prestazione
professionale domiciliare o autonoma e molte ancora usano trattamenti non ottimali.
In Gran Bretagna la leadership delle Tissue Viability Nurses e degli specialisti in
assistenza secondaria aiutano a superare questo problema in qualche modo.
Il passaggio ad ambulatori ed a forme di assistenza domiciliare trarrebbe beneficio
dall’individuazione di linee guida che forniscano strumenti di supporto decisionale alle
infermiere con meno esperienza di wound care.
Per quanto riguarda il rimborso, l’uso di Prontuari ed il tariffario farmaceutico
assicurano che siano disponibili fondi adeguati per le nuove medicazioni e che queste siano
coperte da assicurazione.
Questo elimina alcune delle incertezze del sistema tedesco ed assicura un accesso
equo alle cure per tutti i pazienti. L’aspetto negativo è rappresentato dal fatto che questi
listini sono varati e/o regolati burocraticamente e sono quindi lenti a recepire le nuove
tecnologie.
Tecnologie e prontuari che, se efficaci, devono essere aggiornati più rapidamente e
non utilizzati come uno strumento di contenimento dei prezzi.
I prodotti premium price devono riflettere i benefici clinici ed economici.
Stando così le cose, produttori che lanciano presidi altamente innovativi che danno
miglioramenti clinici e risultano cost-effective, dovrebbero poter richiedere prezzi più
elevati che rispecchiano il valore del prodotto.
Indipendentemente dal sistema, è auspicabile cercare input da ogni cliente
importante, inclusi pazienti, professionisti e produttori per prendere in considerazione ogni
loro necessità. Bisogna inoltre ricordare che i costi delle medicazioni rappresentano

113
solamente una piccola parte dei costi totali del wound care ai quali vanno aggiunti i
costi del trattamento.
A causa del Sistema Sanitario Italiano (fortemente sbilanciato verso un’assistenza di
tipo ospedaliero) la patologia ulcerativa viene prevalentemente trattata in strutture
pubbliche da personale di provenienza specialistica diversa (Ch. Plastica, Ch. Vascolare,
Dermatologia, Flebologia, Angiologia, Diabetologia, Geriatria, Medicina generale, altro).
Tale tipo di sbilanciamento è particolarmente accentuato nel Centro / Sud dell’Italia, ove è
più lento e problematico il diffondersi di:
• ADI (Assistenza domiciliare Integrata);
• RSA (Residenze Sanitarie per Anziani);
• Assistenza/Medicina privata convenzionata e non:
La medicina di base risulta al momento in posizione “marginale” rispetto a quanto avviene
ad esempio in tutti gli altri paesi europei a causa di:
• ridotta preparazione specifica;
• difficoltà di diagnosi
• non rimborsabilità dei presidi necessari alle cure della patologia;
• mancanza di piani di coinvolgimento/organizzazione;
• Richiesta economica avanzata dai medici di famiglia per occuparsi di tale problematiche
a domicilio.
Allo stato nessuna delle medicazioni di nuova generazione viene rimborsata, con
l’eccezione di due realtà locali: il Piemonte ed il Trentino, dove esistono dei regolamenti
regionali notevolmente avanzati.
In Lombardia si applica ad esempio un voucer di rimborso.
Nel Lazio, la Regione pur avendo stanziato nel febbraio del 2005, su nostro progetto, la
somma di due milioni di Euro, per uno studio clinico - economico per la valutazione delle
medicazioni avanzate, dobbiamo registrare che tale somma in bilancio non è ancora stata
totalmente impegnata dalla ASL Roma C , capofila del progetto, per il completamento dello
studio e per la sua valutazione finale.
Per contro persistono, nel nomenclatore nazionale, quale retaggio di una politica
permissiva sulla concedibilità dei farmaci, prodotti obsoleti che rappresentano un
significativo costo per il SSN benché di dubbia efficacia. La struttura del nomenclatore è
identica da molti anni.

114
Nella legge finanziaria del 2006 si prevedeva l’inserimento del trattamento delle lesioni
cutanee croniche con apposito DRG e l’aggiornamento del nomenclatore con l’inserimento
delle medicazioni avanzate ma, allo stato, a noi non risulta che si stia procedendo nel senso
che tutti auspicano.
Appare evidente come questo sistema causi un notevole aggravio di costi al sistema
sanitario nazionale aumentando a dismisura quelle voci che più impattano sul budget: costo
del personale, costo dell’ospedalizzazione, costo delle degenze prolungate.
Per le ragioni sopra esposte abbiamo, da una parte articolato una indagine (vedi
questionario) al fine di percepire il punto di vista dei pazienti in ordine a questa
problematica, che ha in sé aspetti sanitari, sociali ed economici e, dall’altra, raccogliendo il
parere di esperti particolarmente qualificati ai quali abbiamo chiesto di non solo di aiutarci
nell’analisi dei problemi ma anche di tracciare possibili soluzioni.

115
REGIONE LAZIO

Questionario
Risponde al questionario il paziente o un familiare, ma i dati richiesti debbono riferirsi al
soggetto in trattamento per una lesione cutanea cronica.

1. Sesso: M. F.

2. Età:
Da 51 a 60 anni
Da 61 a 70 anni
Oltre i 70 anni
3. Stato civile:
Celibe/nubile
Coniugato/a-convivente
Vedovo/vedova

4. Il Suo reddito netto mensile è:


fino a 600 euro
da 601 a 1.000 euro
tra 1.000 e 2.000 euro
più di 2.000 euro

5. Lei o suo familiare prossimo soffre o ha sofferto per un’ulcerazione della pelle?
Si
No

6. Lei o il suo familiare ha un’ulcera da:


Decubito
Della gamba
Del piede
Altro

7. L’ulcera della pelle influisce sulla qualità della sua vita o del suo familiare?
Tanto
Poco
Nulla

8. In che modo l’ulcera limita maggiormente la vita di tutti i giorni?:


Nei rapporti con gli altri
Possibilità di fare un bagno
Possibilità di uscire di casa
Altro……………

116
9. Lei o il suo familiare, a causa della patologia, ha mai rinunciato ad uscire da casa ?
Si
No
A volte

10. Per gli spostamenti extra domicilio a causa della lesione è necessario
l’accompagnamento di un familiare?
Si
No
Alcune volte

11. L’ulcera per esperienza diretta o per quanto le abbia riferito il suo familiare è
causa di dolore?:
Si
No
Talvolta
Durante la medicazione

12. La percezione del dolore come potrebbe essere definita secondo Lei?:

Acuta
Pulsante
Persistente
Occasionale

13. Da quanto tempo è insorta questa patologia?:


Da meno di sei mesi
Da un anno
Da più di un anno

14. Lei o il suo familiare a chi si è rivolto per primo al manifestarsi della patologia?:
Al medico di famiglia
Ad uno specialista ambulatoriale
Ad uno specialista ospedaliero
Non saprei

15. Quanti medici sono stati interpellati per visitare la lesione?:


da 2 a 5
Meno di 10
Da 10 a 20
Non saprei

16. Le medicazioni necessarie al trattamento della lesione vengono effettuate a:


Domicilio
Presso l’ambulatorio dell’ospedale
Nell’ambito di una “dimissione protetta”
Dallo specialista ASL

117
17. La patologia è inserita in un piano terapeutico di assistenza domiciliare della ASL?
Si
No
Non so

18. In caso di risposta affermativa, vengono effettuate al domicilio visite periodiche


da parte di personale medico, infermieristico o da assistenti sociali?
Si
No

19. Può definire soddisfacente l’assistenza prestata a domicilio?


Si
No
Non soddisfacente

20. Quali aspetti delle prestazioni che vengono erogate ritiene maggiormente carenti?
Le prestazioni mediche
Le prestazioni infermieristiche
Le prestazioni socio-assistenziali

21. Nello spiegare la causa e l’evoluzione della lesione ritiene che i sanitari siano stati:
Esaurienti
Non esaurienti
Approssimativi

22. Il materiale per effettuare le medicazioni da chi viene fornito?:


Gratuitamente dalla farmacia
Dalla ASL ( ADI, Ambulatorio)
Viene acquistato privatamente
Parte viene acquistato privatamente

23. Chi assiste Lei o il suo familiare quando deve cambiare la medicazione?:
Un familiare
Un infermiere della ASL
Un infermiere Privato
Nessuno

24. Per ricevere le cure necessarie al trattamento della lesione cutanea si sono incontrate
difficoltà per ? : (sono possibili risposte multiple)
Complessità burocratiche
Scarse informazioni
Tempi di attesa allo sportello ASL
Liste di attesa per la visita specialistica

25. Ogni quanto tempo vengono ripetute le necessarie prescrizioni dal medico di famiglia?:

Ogni due settimane


Ogni tre settimane
Ogni mese
Tra un mese e due mesi
Tra due mesi e tre mesi

118
26. Ritiene che la malattia necessiterebbe di un maggior numero di visite a domicilio da
parte del medico di famiglia o del personale della ASL?
Si
No

27. Ogni quanto tempo vengono effettuate visite di controllo dallo specialista?
Ogni due mesi
Ogni tre mesi
Ogni sei mesi
Oltre i sei mesi

28. Per questa patologia, Lei o il suo familiare, quanto spende al mese?:
Meno di cento euro
Tra 100 € e 250 €
Oltre 250 €
Nulla

29. Alcune Regioni forniscono ai pazienti, gratuitamente, il materiale di


automedicazione, secondo Lei è giusto?:
Giusto
Sbagliato
Non so esprimere un giudizio

30. Ritiene sufficiente l’assistenza erogata dal S.S.N. per questa patologia?:
Si
No
Non saprei

31. Le aspettative di guarigione sono state soddisfatte con le attuali terapie?


Si
No
Non vedo una guarigione prossima

32. Secondo Lei sarebbero utili più Centri specializzati nel trattamento di queste lesioni? :
Utile
Inutile
Non saprei

119
4.8 - L'INDAGINE

Proprio per meglio comprendere quali siano le problematiche avvertite da questa


tipologia di malati, quali le carenze percepite ma anche il loro livello di soddisfazione
rispetto al servizio erogato, abbiamo effettuato un'indagine orientativa su di un campione
di anziani della Regione Lazio.
Abbiamo dunque distribuito, a partire dal 15 ottobre del 2006 , n° 600 questionari a
soggetti affetti da lesioni cutanee croniche, o a loro familiari, già trattati o in trattamento per
dette lesioni residenti nella regione Lazio.
A seguito della elaborazione dei questionari e della verifica sulla completezza delle
risposte date e sulla rispondenza ai criteri di validità imposti nella progettazione
dell'indagine, è risultato quanto segue:
Questionari distribuiti: 600
Questionari ritirati: 600
Questionari utili all'elaborazione dei dati: 300
Data la complessità dell’indagine e la numerosità delle domande poste, è risultato
rilevante il numero dei soggetti intervistati che non hanno aderito al completamento del
questionario, inoltre, essendo numerosi gli elementi legati al rispetto della privacy e la
difficoltà oggettiva di individuare, in luoghi di pubblico accesso, un consistente numero di
soggetti portatori di ulcere e ferite difficili, il campione si è notevolmente ridotto rispetto a
quanto ipotizzato in fase preliminare.
Le interviste sono state effettuate con metodo random, sia presso centri di
aggregazione sociale ( Centri anziani, Centri sociali, parrocchie ) che presso aree pubbliche
(supermercati e mercati rionali) di Roma, e Provincia, Rieti e Provincia e di Latina e
Provincia e presso gli ambulatori e reparti Ospedalieri*.
ROMA:
Centro Anziani - Tor Marancia;
Centro Anziani - Castel di Leva;
Centro Anziani - Colle di Mezzo;
Centro Anziani - Spinacelo;
Centro Anziani - Giuliano Dalmata;
Centro Anziani - C.A. Laurentina;
Centro Anziani - Sandro Pertini;
Centro Anziani - Cesare Mancini;
Hospice Caracciolo -
Mercato Trionfale
Ipermercato I Granai

120
OLGIATA
Centro Commerciale Discount
CAPENA:
Casa di Riposo “ Cesare Peruzzi “ .
TERNI :
Centro Anziani
Mercato Stazione
FORANO:
Centro sociale comunale

CANTALUPO IN SABINA:
Centro sociale comunale

*A.O. “S. Camillo –Forlanini” – Roma - D.H. UOC Angiologia (direttore prof. A.R. Todini)
*Ospedale C.T.O. “A. Alesini” - Roma - UOC Chirurgia Vascolare - Ambulatorio
*Ospedale “ Pertini “ - Roma - UO Dermatologia - Ambulatorio -
*Università La Sapienza - Roma - Istituto di Dermatologia e chirurgia vascolare -
Ambulatorio di Dermatologia.

Qui di seguito riportiamo il questionario ed i risultati percentuali desunti dai dati


complessivi elaborati.

* N.B. : L’indagine svolta all’interno delle strutture sanitarie sono state effettuate con
l’autorizzazione ed il concorso del personale medico ed infermieristico ivi operante.

121
4.9 - Questionario: Risposte

1. Sesso: M. 51,7%
F. 48,3 %

2. Età:
Da 51 a 60 anni 15%
Da 61 a 70 anni 40%
Oltre i 70 anni 45%
3. Stato civile:
Celibe/nubile 15%
Coniugato/a-convivente 60%
Vedovo/vedova 25%

4. Il Suo reddito netto mensile è:


fino a 600 euro 50%
da 601 a 1.000 euro 35%
tra 1.000 e 2.000 euro 13,3%
più di 2.000 euro 1,7%

5. Lei o suo familiare prossimo soffre o ha sofferto per un’ulcerazione della pelle?
Si 88,3%
No 11,7%

6. Lei o il suo familiare ha un’ulcera da:


Decubito 1,7%
Della gamba 40%
Del piede 46,7%
Altro 11,6%

7. L’ulcera della pelle influisce sulla qualità della sua vita o del suo familiare?
Tanto 73.33%
Poco 23,34%
Nulla 3,33%

8. In che modo l’ulcera limita maggiormente la vita di tutti i giorni?:


Nei rapporti con gli altri 25%
Possibilità di fare un bagno 43,3%
Possibilità di uscire di casa 21,7%
Altro…………… 10%

9. Lei o il suo familiare, a causa della patologia, ha mai rinunciato ad uscire da casa ?
Si 56,7%
No 13,3%
A volte 30%