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SOCIALE
il sostegno dei Centri di servizio
alle iniziative del Volontariato
Prefazione
Il volontariato deve essere intessuto nella società civile. Per non essere forza marginale deve es-
serci con una presenza altamente qualitativa. E ciò si ottiene anche con i finanziamenti che con-
sentono di sviluppare i progetti, le competenze, le professionalità e le attività delle organizzazioni
di volontariato.
In questi anni sul tema della progettazione sociale sono state spese molte parole, spesso cercando
di interpretare la norma, e quindi, partendo dall’esegesi degli articoli del decreto, cercando di ca-
pire cosa contenuto nelle pieghe del testo. Con questo lavoro CSV.net, invece, ha voluto osservare,
conoscere le esperienze e riflettere sui risultati delle stesse. Da questo lavoro sarà poi possibile,
assunti i ruoli e i compiti che la legge dà ai diversi attori, passare dalla fase della modellizzazione
delle prassi a quella della definizione delle norme.
Tuttavia, già da ora, alcune cose si possono dire. In particolare, occorre riflettere su una delle mag-
giori affermazioni che in questi anni sono state avanzate per negare l’attività della progettazione
sociale, o quantomeno, per renderla estranea al compito dei CSV. Si è ripetutamente affermato
che il sostegno, anche economico, ai progetti delle organizzazioni di volontariato da parte dei CSV,
e in particolare, l’assunzione da parte di questi ultimi non solo del ruolo di aiuto alle odv nella de-
finizione del progetto, ma anche quello della scelta dei progetti da sostenere, ponesse i CSV, i loro
organi sociali e i loro componenti, in un palese conflitto di interesse. Ciò in quanto i rappresentanti
del volontariato - che siedono negli organi sociali dei CSV, in quanto espressione dei soci - sono gli
stessi destinatari dei progetti.
La proposta che emerge è quindi quella che il volontariato e i CSV deleghino il compito dell’indi-
viduazione dei criteri e delle scelte dei progetti ai CoGe o alle fondazioni di origine bancaria, assu-
mendosi solo il compito di aiutare il volontariato a proporre e fare i progetti.
Certamente, questa ipotesi sembrerebbe togliere ogni conflitto di interesse in quanto i CoGe sono
in maggioranza espressione delle fondazioni e delle istituzioni. Questa affermazione è però a mio
parere due volte erronea e fuorviante. Infatti, nei CoGe sono presenti 4 rappresentanti del volonta-
riato che si troverebbero così in identico conflitto di interesse. Inoltre, anche nelle fondazioni sono
presenti i rappresentanti della società civile. Si riproporrebbe il problema. Ma soprattutto, risulta
pericolosa l’affermazione in quanto non risolve il problema del conflitto di interesse ma elimina,
togliendo al volontariato anche la sua facoltà di governare il proprio sviluppo futuro, ledendo così
la sua autonomia, caratteristica esclusiva del suo operare secondo il principio della sussidiarietà.
L’ingente somma di denaro (ingente per i budget al quale è abituato il volontariato, ma residuale
per le fondazioni in quanto consistente nel 6,5% - o 3,3% dopo Visco - delle loro risorse) è per
legge (266/91 art. 15) a disposizione delle organizzazioni di volontariato perché esse individuino le
modalità per sostenersi e qualificarsi1.
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Art. 15, 1 co. legge 266/91: Fondi speciali presso le Regioni
Gli Enti di cui all’articolo 12, comma 1, del decreto legislativo 20 novembre 1990, nr. 356, devono prevedere nei propri statuti che
una quota non inferiore ad un quindicesimo dei propri proventi, al netto delle spese di funzionamento e dell’accantonamento di
cui alla lettera d) del comma1, venga destinata alla costituzione di fondi speciali presso le Regioni al fine di istituire, per il tramite
degli Enti locali, centri di servizi a disposizione delle organizzazioni di volontariato, e da queste gestiti, con la funzione di soste-
nerne e qualificarne l’attività.
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PROGETTAZIONE SOCIALE
Se, per superare il conflitto di interesse, si delega il compito ai CoGe o alle Fondazioni di origi-
ne bancaria, il volontariato non solo supera il conflitto di interesse, ma delega a essi le decisioni
riguardanti i progetti che sono più coerenti al proprio sviluppo, quale direzione dovrà assumere
il volontariato, quale ruolo e in quali ambito dovrà svolgerlo, cioè delega il suo sviluppo e la sua
autonomia a soggetti terzi.
A mio avviso la strada da praticare è quindi un’altra: quella di cercare una modalità per differenzia-
re la scelta di indirizzo da quella tecnica, separando così le decisioni strategiche, da quelle tecniche
relative ai singoli progetti.
Seguendo questo ragionamento spetta al volontariato che governa i gli organi sociali dei CSV, sce-
gliere gli indirizzi e i criteri dei meccanismi individuati per il sostegno ai progetti del volontariato.
Ai CoGe spetterà il compito di esprimere nel complesso del programma del CSV un parere di con-
formità dell’operato alla normativa.
Questa è una strada. Il compito dei prossimi mesi sarà di percorrerla insieme ai soggetti coinvolti
nel sistema CSV. CSV.net sta muovendo i primi passi in questa direzione, l’invito è quello di prose-
guire insieme.
Marco Granelli
Presidente CSV.net
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Dopo i primi periodi di attività, risultò subito evidente che la “mission” dei Centri non poteva esau-
rirsi nella sola erogazione di servizi alle singole associazioni. Venne perciò l’idea di fornire soste-
gno al Volontariato anche attraverso la promozione e il supporto a una nuova progettualità sociale
condivisa, ideata, costruita e realizzata a stretto contatto con i bisogni e le risorse del territorio.
Questo fu favorito dalla maggiore disponibilità di risorse e dal confronto nazionale che si svolse
nell’ambito delle riunioni dell’Osservatorio Nazionale del Volontariato nel corso dell’anno 2000.
Dagli incontri ne scaturì il 22 dicembre 2000 la lettera dell’allora Ministro Livia Turco. In essa l’
interpretazione autentica del DM 8 ottobre 1997. Ciò consentiva l’utilizzo di parte delle risorse dei
CSV per il sostegno alla progettazione sociale.
In questi anni è stato possibile individuare diverse forme e modalità operative che possono essere
ricondotte all’etichetta “sostegno alla progettualità sociale delle organizzazioni di volontariato”.
Si può quindi sostenere che i Centri di Servizio hanno individuato in questo una propria funzione
specifica e l’hanno interpretata attraverso una molteplicità di declinazioni.
Nella determinazione di questa pluralità di esperienze hanno certamente influito le diversità insite
nelle normative e nei sistemi regionali, ma anche e soprattutto le naturali diverse scelte conse-
guenti all’autonomia associativa e alle specificità territoriali.
Le tante identità del volontariato e dei Centri di Servizio, le peculiarità delle diverse comunità locali
hanno rappresentato, quindi, ancora una volta una risorsa e un valore nella produzione di servizi,
attività, iniziative differentemente capaci di realizzare valore aggiunto in termini di supporto al-
l’azione delle Organizzazioni di Volontariato. Affinché questa pluralità ed eterogeneità sviluppi il
proprio potenziale per tutti i Centri di Servizio, per il volontariato gestore e destinatario del soste-
gno, per i territori di riferimento, abbiamo ritenuto opportuno favorire un’analisi e una riflessione
comuni rispetto a quanto realizzato fino ad ora. Lo abbiamo fatto partendo dalle informazioni che
i Centri di Servizio, che hanno esperienza di progettualità sociale, ci hanno comunicato con il que-
stionario, i documenti e gli esempi.
Ciò che abbiamo esaminato è comunque inferiore al reale e, soprattutto, le poche esperienze che
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PROGETTAZIONE SOCIALE
questa pubblicazione propone sono ben poca cosa rispetto alla ricchezza di relazioni e solidarietà
che genera la progettazione sociale.
Lo scopo di questo documento è quello di raccogliere elementi diversi o comuni delle varie espe-
rienze e interpretazioni di questa specifica funzione dei Centri di Servizio, in modo da favorire la
costruzione di una semantica interpretativa comune, il confronto, la diffusione delle esperienze
stesse.
Nel pieno rispetto dell’autonomia di ogni Centri di Servizio, l’intento è quello di permettere una
circolazione di informazioni e idee, attraverso alcune chiavi interpretative.
Il lavoro è quindi propedeutico all’esame delle diverse esperienze per identificare e diffondere
buone prassi sia a livello metodologico e procedurale, sia di contenuto delle azioni, rese possibili e
potenziate.
L’auspicio è che questo percorso fornisca ai Centri un’opportunità in più per riflettere rispetto alla
propria funzione di supporto alla progettualità del volontariato e all’articolazione in concreto del
proprio ruolo rispetto a queste tematiche.
Un ringraziamento va ai Centri di Servizio che hanno reso possibile questa ricerca fornendo le
informazioni, i dati e la loro esperienza.
In particolare, desidero ringraziare i Centri che hanno messo a disposizione i loro professionisti,
grazie ai quali è stata prodotta questa pubblicazione.
Franco Pizzarotti
Responsabile Gruppo Progettazione CSV.net
HANNO COLLABORATO:
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mente chiarite le differenze in termini di contenuti e di esiti - è opportuno soffermarsi sul senso
dell’espressione supporto alla “progettazione sociale” delle Organizzazioni di Volontariato.
In particolare, occorre soffermarsi sul concetto che la progettazione non è una mera attività tecnica
di redazione e gestione di una somma di attività e azioni, quanto piuttosto, un processo di ricerca
pratica che coinvolge una pluralità di soggetti per la produzione di un cambiamento in un contesto
ritenuto problematico, incerto o comunque contrassegnato da incognite o fattori di resistenza.
Nel momento in cui l’idea di progettazione si applichi al contesto “sociale”, al sistema di welfare
in cui operano tuttora la grande maggioranza delle Organizza-
zioni di Volontariato, gli elementi di complessità e di “processo”
aumentano ulteriormente, con ovvie ripercussioni sulle caratte-
ristiche, le conoscenze e le competenze necessarie. Bisogna in
questo caso considerare che il termine “sociale” può essere in-
terpretato in senso molto ampio, con riferimento a progettualità
e a cambiamenti sociali che afferiscono a sfere diverse della vita
pubblica – per altro sempre più collegate e connesse tra di loro
– dato che in tutti i settori e gli ambiti delle politiche pubbliche
(dall’ambiente, alla cultura, al sanitario …) ci si orienta ormai
verso forme di pianificazione partecipata e che, sempre più, cre-
sce la consapevolezza dell’importanza e della necessarietà della capacità di lavorare all’interno di
reti e sistemi complessi.
Il volontariato, inoltre, si muove sempre più anche in settori diversi da quelli tradizionalmente le-
gati alle politiche e ai servizi di welfare.
Se quindi, affrontare il tema dei “progetti” con il volontariato richiede un’apertura a idee e concetti
differenti, nonché la capacità di costruire risposte e servizi ampi e “individualizzati”, oltre a quella
di porre a oggetto del proprio lavoro la “progettazione” del volontariato, ciò significa adottare come
spazio di azione un contesto segnato dalla complessità e dalla necessità di percorsi, metodologie e
strumenti di lungo termine e di grande sensibilità sociale.
La possibilità di sviluppare progettazione, e l’attitudine a farlo (progettualità) richiedono infatti la
capacità di promuovere e “reggere” processi complessi di progettazione con un ruolo attivo e par-
tecipe. Questo significa, in termini di conoscenze, competenze, abilità, organizzazione, analisi, ecc.
una consapevolezza e una preparazione che non possono essere improvvisate.
I Centri di Servizio sono stati chiamati in questi anni a strutturarsi per rispondere a richieste e
necessità che vanno dalla consulenza per la stesura di un progetto da presentare a altre associa-
zioni per avviare una collaborazione, alla formazione dei rappresentanti del volontariato in sede
di pianificazione zonale, dall’accompagnamento nella gestione della progettazione europea, alla
predisposizione di veri e propri sistemi di valutazione per l’individuazione di progetti da sostenere,
dall’informazione sui bandi delle fondazioni al supporto a reti e partenariati di rilevanza provincia-
le o sovra provinciale nella realizzazione di importanti interventi sociali. Questa ampia possibilità
di azione rappresenta, quindi, il naturale sbocco dell’azione dei Centri e, pur restando valida e
inviolabile la scelta di ogni Centro di orientare i propri servizi solo rispetto a determinate richieste,
è opportuno che questa dimensione sia oggetto di una specifica riflessione e di una scelta consa-
pevole.
Il contesto che oggi caratterizza l’azione del volontariato è infatti determinato da alcuni elementi
e fattori su cui i Centri di Servizio sono chiamati a riflettere a prescindere dall’impostazione che
intendono dare alla propria organizzazione.
In particolare:
- l’impostazione delle politiche di welfare - e delle politiche pubbliche in generale - orientata oggi
verso la costruzioni di sistemi locali in cui è riconosciuto un ruolo rilevante ai soggetti di terzo set-
tore e al volontariato, in particolare rispetto al tema della pianificazione sociale e ai piani di zona;
- la crescente richiesta e necessità di integrazione tra politiche, iniziative e soggetti di ambiti dif-
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ferenti (sociale, sanitario, educativo, del lavoro, ambientale, culturale, ecc.), così come di quadri
concettuali e culturali plurali;
- l’opportunità quotidianamente più evidente di sviluppare collaborazioni, partenariati e reti con
soggetti differenti, sia dell’ambito del terzo settore che della sfera pubblica o di altri ambiti della
società civile e del mercato;
- la necessità di costruire sempre nuovi legami e rapporti con la cittadinanza tanto ai fini della pro-
mozione delle realtà organizzative quanto per la crescita della cultura della solidarietà, della citta-
dinanza responsabile e per il coinvolgimento dei cittadini nelle Organizzazioni di Volontariato.
Questi e altri elementi di contesto richiedono quindi la determinazione consapevole e autonoma
dell’interpretazione che ogni Centro vuole dare dei termini di progetto, progettazione e progettua-
lità del volontariato, della conseguente definizione dei propri oggetti di lavoro e del proprio ruolo
rispetto al volontariato del territorio.
Le esperienze maturate in questi ambiti di attività dimostrano come i CSV possono legittimamente
porsi come soggetti portatori di una peculiare interpretazione del territorio, dei bisogni e delle prio-
rità di intervento, che nasconono dalle scelte e dalle priorità del volontariato che li governa.
A sostegno di questa idea stanno anche le diverse esperienze realizzate dalle forme associative che
gestiscono i Centri, in ambiti e con risorse ulteriori rispetto a quelle che scaturiscono dall’utilizzo
del Fondo regionale. In questo caso, se anche il Centro partecipa a progetti e iniziative sempre
attraverso l’erogazione di servizi, è evidente che il ruolo non è quello di “sportello di servizi” in
ottemperanza ad un obbligo di legge, bensì, quello di un soggetto con identità progettuale propria
– seppur costruita a partire dalle volontà e dalle interpretazioni dei soggetti che lo compongono (il
volontariato associato) e di quelli che si relazionano con esso (il volontariato del territorio).
Il Centro di Servizi è, quindi, luogo di sintesi e di elaborazione, mai slegata e autonoma rispetto al
volontariato, certamente condizionata e determinata dalle diverse componenti da cui trae gli input,
ma certamente, costruito come pensiero nuovo e particolare.
Naturalmente, risulta determinante il percorso – soggetti e modalità - con cui questa identità e
questa interpretazione del proprio ruolo vengono costruite, ma è ineludibile la necessità di questo
passaggio nel momento in cui ci si pone il problema di supportare la progettualità sociale del vo-
lontariato.
Sono tanti i fattori e gli elementi su cui occorre un’interpretazione strategica del proprio ruolo, nel
momento in cui si strutturano servizi a supporto della progettazione: quale ruolo del volontariato
all’interno del territorio, quale cultura della solidarietà e quali forme della partecipazione e della
cittadinanza, quale rapporto tra Centro e Volontariato, quale tipo di collaborazione e partnership.
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Pensiamo al significato dell’azione “fare consulenza” rispetto ai rapporti convenzionali tra Enti
locali e volontariato, piuttosto che “fare formazione” ai dirigenti delle organizzazioni rispetto al
lavoro di rete e alla partecipazione al welfare locale.
Ovviamente, bisogna considerare che i Centri di Servizio hanno il compito di servire tutto il volon-
tariato e la cittadinanza nel suo complesso. Non vanno confusi tra loro l’assumere un ruolo e una
identità con l’idea di “schierarsi” all’interno di contrapposizioni sui principi dell’intervento sociale.
Favorire il pluralismo degli approcci di intervento sociale è però – ad esempio – una scelta di iden-
tità e strategia che i Centri possono fare o non fare.
Favorire l’indipendenza rispetto alle istituzioni è un’altra scelta importante. Queste scelte trovano
consistenza nella progettazione concreta delle proprie azioni. E’ importante che siano consapevoli
e non affidate alla personale impostazione di chi le agisce.
I Centri hanno, quindi, un ruolo importante e devono imparare a costruirlo in modo consapevole.
Questa considerazione presuppone un’interpretazione che in questi anni è stata sostenuta con de-
terminazione da CSV.net, condivisa dalla Consulta dei Comitati di Gestione e che si è realizzata nel
più del 90% dei CSV italiani.
È l’idea che il CSV sia governato dall’insieme maggiormente rappresentativo del volontariato di
un territorio, che in questo modo e attraverso questo strumento, e attraverso scelte organizzative
differenti, governa le strategie del CSV. A partire dal quadro degli indirizzi di crescita e sviluppo del
volontariato, le idee vengono trasformate in servizi, opportunità e azioni di sostegno.
Oggi il volontariato – e la collettività nel suo complesso – esprimono un bisogno: la capacità di
immettersi in processi complessi con una pluralità di attori sociali differenti, alla ricerca di per-
corsi di soluzione a problemi col-
lettivi. Il Centro non deve, quindi,
essere solo capace di interpretare
il proprio ruolo e stare dentro ai
processi di progettazione socia-
le, ma soprattutto deve aiutare il
volontariato a starci ed essere suo
strumento affinché ciò avvenga
realmente, in maniera competen-
te e con qualità elevata.
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dei Centri - funzione non scritta nel decreto ministeriale che ne elenca i compiti - ma evidente alla
luce dell’esperienza realizzata in questi anni e delle scelte strategiche effettuate da CSV.net. Non
bisogna, infatti, mai dimenticare che i Centri di Servizio hanno la funzione di aiutare il volontariato
a essere protagonista, autonomo, in rete, competente e propositivo.
L’azione dei CSV rispetto al tema della progettazione sociale del volontariato, alla luce delle espe-
rienze realizzate e delle riflessioni svolte si sviluppa, quindi, su diversi livelli:
Ovviamente tutte queste tipologie di attività si risolvono in erogazione di servizi – e/o dove ritenuto
opportuno in sostegno di natura economica. L’unicità della tipologia della prestazione non toglie
rilevanza al fatto che, il contesto e la modalità di erogazione dei servizi viene connotato dalla impo-
stazione strategica che lo origina.
Si tratta dell’insieme delle azioni finalizzate a sostenere le organizzazioni nel lavorare per progetti
e nell’intercettare le opportunità di finanziamento rappresentate dalle proposte emesse, general-
mente per bandi, dalle istituzioni pubbliche (Regioni, Province, Comuni, ASL, …) e da soggetti
erogatori privati (fondazioni di origine bancaria, altre fondazioni, soggetti profit, …).
L’ottica è quella di mettere a disposizione servizi per potenziare la capacità del volontariato di ac-
cedere ai fondi disponibili, e quindi, di realizzare i propri progetti, anche individuando le possibili
sinergie con altre organizzazioni di volontariato e le collaborazioni con il resto del terzo settore, gli
enti locali, le istituzioni, il mondo profit.
I servizi messi a disposizione rientrano nelle azioni istituzionali dei CSV previste dal Decreto del-
l’ottobre 1997: informazione, orientamento, consulenza, formazione, coordinate per dare un soste-
gno il più possibile integrato e personalizzato.
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- la positività delle sinergie realizzate con altri soggetti che sul territorio svolgono azioni di caratte-
re informativo e di documentazione, rispetto alle varie opportunità di progettazione;
- la necessità di cercare la massima diffusione delle informazioni relativamente ai bandi e alle ini-
ziative degli enti erogatori per fare in modo che tutto il volontariato possa ricevere le informazioni
complete e nei tempi più celeri, ma al tempo stesso, che il volontariato riceva un’ informazione
mirata e non eccessiva, poiché uno dei problemi più riscontrati, è la ridondanza di informazioni
più che la scarsità delle stesse;
- l’opportunità di strutturare i servizi informativi su livelli differenziati in modo da costruire una
sorta di orientamento delle associazioni verso le opportunità, in continuità con le azioni di consu-
lenza. L’azione si trasforma in orientamento, aiutando l’organizzazione a concentrarsi sulle oppor-
tunità maggiormente adatte alla propria attività e alle proprie idee progettuali. Da questo punto
di vista appaiono particolarmente utili - oltre ai tradizionali strumenti di informazione - incontri
informativi nei vari territori dove incontrare e discutere dei bandi in forma pubblica;
- l’attività di consulenza e accompagnamento - con il fine di aiutare la singola organizzazione nel-
l’azione di passaggio dall’idea alla stesura del progetto ed anche in alcuni casi, per alcuni CSV, nella
fase di realizzazione e di rendicontazione all’ente erogatore – risulta maggiormente efficace nel
lungo periodo se improntata alla crescita dell’autonomia progettuale delle singole organizzazioni;
- spesso la domanda implicita in una richiesta di consulenza è la ricerca di un aiuto per definire
meglio la propria idea progettuale, descriverla nel modo migliore e esplicitarne i suoi aspetti più
significativi, per poi trasferirla nelle modalità richieste dal soggetto erogatore, interpretando nel
modo migliore bandi, formulari e richieste di contributi;
- la positività in termini di efficacia ed efficienza dei servizi se accompagnati da un’attività di in-
tensi contatti con gli enti erogatori al fine di comprendere meglio le specificità e i criteri utilizzati
nella selezione delle richieste, sia per meglio interpretare le caratteristiche premianti dei progetti
e sia per favorire quelle scelte degli enti erogatori che maggiormente valorizzano e si adattano al
volontariato;
- l’opportunità di impostare azioni formative complesse e su livelli differenti, in modo da coprire
la domanda di formazione che va dal primo approccio al lavoro per progetti alla “compilazione” di
un progetto cartaceo, alla comprensione e elaborazione di una cultura di partecipazione attiva sul
territorio, legata alle implicazioni con la costruzione dei sistemi di welfare locale.
viduare alcuni elementi comuni o analoghi che sembrano avere una certa rilevanza:
Si tratta di quelle azioni realizzate da diversi Centri a sostegno dei progetti delle organizzazioni di
volontariato finalizzate a sostenere la sperimentazione di nuove iniziative di volontariato, l’innova-
zione di esperienze significative, il consolidamento e la qualificazione di attività di volontariato, la
promozione di reti di organizzazioni in un territorio.
Il sostegno ai progetti delle organizzazioni di volontariato avviene attraverso
differenti modalità:
a) il sostegno dei costi del progetto attraverso contributi in denaro;
b) la fornitura da parte del CSV alle organizzazioni di servizi, risorse umane, strumenti.
Servizi mirati a costruire una forma di apprendimento, auto-organizzazione e sviluppo delle realtà
di volontariato e delle loro reti.
La collaborazione su obiettivi specifici, la necessità di misurarsi con l’operatività concreta di pro-
gettazioni in cui si confrontano identità e letture differenti, rappresentano certamente il migliore
– se non l’unico – percorso per la costruzione di reti sociali.
L’effettiva possibilità di creare relazioni equilibrate e durature nasce soprattutto dalle occasioni di
lavoro comune, dalla sfida rappresentata dall’individuare dei punti di arrivo condivisi e cercarne
insieme i percorsi di accesso.
Questo ambito di attività dei Centri rappresenta una delle occasioni in cui meglio si possono ren-
dere concrete ed effettive le scelte di strategia rispetto alla presenza sul territorio di cui si parlava
in precedenza.
Anche in questo caso dall’esperienza realizzata dai Centri di Servizio in questi anni emergono al-
cune linee guida rispetto al supporto dei progetti del volontariato:
- l’attenzione specifica va prestata al decentramento e alla diffusione territoriale dei progetti, sia
come dislocazione delle attività, sia come effettivo legame ai diversi territori e protagonismi delle
varie realtà che questi esprimono;
- l’intervento del Centro di Servizio non è mai sostitutivo dell’azione delle organizzazioni di volonta-
riato, la funzione dei Centri resta quella di erogare servizi a favore di progetti che sono di titolarità
delle organizzazioni di volontariato, dal punto di vista dell’ideazione, della realizzazione, dei pro-
cessi decisionali, dei rapporti con il territorio, ecc;
- l’importanza dei processi di condivisione tra il centro e le organizzazioni di volontariato titolari del
progetto, rispetto ai servizi che vengono erogati;
- l’opportunità di una programmazione di servizi che supportino progetti operativi nei diversi am-
biti di attività del volontariato, in conformità e proporzionalmente rispetto ai bisogni del territorio
ed alle possibilità effettive del volontariato;
- l’intervento del Centro ha anche lo scopo di “aprire” il progetto ad altre realtà del volontariato, del
terzo settore ed agli altri attori sociali del territorio, prestando specifica cura al mantenimento del
ruolo del volontariato all’interno dei progetti stessi;
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PROGETTAZIONE SOCIALE
- parimenti il Centro di Servizio può avere un’importante funzione rispetto ad alcuni obiettivi tra-
sversali come può essere l’attenzione al tema del rapporto tra giovani e volontariato.
Si tratta dei servizi, anch’essi innovati e di rilevante complessità, attraverso i quali i Centri di Servi-
zio, per propria iniziativa o per richiesta del volontariato o di altri soggetti (Enti locali, Fondazioni,
Comitato di Gestione, Forum del Terzo settore, ecc) promuovono occasioni di progettazione.
Questo può avvenire sia in forma diretta (ad es. attraverso l’indizione di “bandi, concorsi, premi,
ecc.) che indiretta (nel caso in cui, per es., i Centri di Servizio siano chiamati a costruire o gestire i
sistemi di selezione o valutazione, la supervisione rispetto alla realizzazione dei progetti, ecc.)
È evidente come in questi casi il servizio a favore del volontariato può incrociarsi con una domanda
che proviene da parte di altri soggetti. Questo sottolinea l’importanza di una riflessione a priori sul
proprio ruolo nella promozione della progettualità del volontariato e rappresenta un’occasione per
“servire” il volontariato anche in questo caso con forme innovative che rappresentano un’in-
terpretazione di quelle “tipiche” elencate dal DM del ‘97.
In questi casi è opportuno che, oltre alle indicazioni che emergono rispetto al supporto alla proget-
tazione, i CSV adottino una serie di cautele e metodologie che ne evidenzino il ruolo di strumento
tecnico super partes a disposizione del volontariato.
- definizione dei soggetti proponenti, con attenzione al rapporto tra organizzazioni iscritte e non
iscritte al registro regionale e relative garanzie, nonché al rapporto e all’effettivo ruolo dei partner
diversi dalle organizzazioni di volontariato (Enti locali, altri enti pubblici, istituzioni private, coo-
perative sociali, ecc.);
- presenza di obiettivi o attività legate alla sensibilizzazione su tematiche di particolare interesse
per il mondo del volontariato, alla promozione e diffusione della cultura del volontariato e della
solidarietà, alla realizzazione di azioni di sistema per lo sviluppo del volontariato, alla promozione
della cittadinanza attiva;
- tipologie delle spese, coerentemente con la funzione del Centro Servizi (se questo è anche sog-
getto erogatore) e con le caratteristiche del volontariato; presenza di eventuali forme di co-finan-
ziamento;
- attenzione agli aspetti formali della presentazione, realizzazione e rendicontazione dei progetti
come: termini e modalità di presentazione dei progetti, rispondenza ai requisiti di ammissibilità,
documentazione relativa alla realizzazione dei progetti, trasparenza e pertinenza delle spese, ecc.
Pur cercando sempre la massima semplificazione, tutte le procedure devono essere certe e verifi-
cabili e gli adempimenti formali devono essere considerati in maniera ferma e precisa onde evitare
equivoci e fraintendimenti, tenendo conto di:
- correttezza, trasparenza e pubblicità delle procedure: i criteri per la valutazione dei progetti sono
definiti antecedentemente la pubblicizzazione dell’azione e definiti dai CSV nel rispetto dell’auto-
nomia del volontariato, la valutazione dei progetti deve garantire competenza, trasparenza, ogget-
tività e imparzialità. I Centri di Servizio debbono garantire sull’autentica interpretazione e corretto
utilizzo dei criteri di valutazione individuati;
- monitoraggio, verifica e valutazione dei progetti: la struttura del CSV sottopone i progetti a moni-
toraggio e verifica nel corso della realizzazione, nonché a una valutazione finale circa il raggiun-
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gimento degli obiettivi prefissati nel progetto, anche prevedendo appositi strumenti formali quali
relazioni, rapporti e simili. Tale sistema di valutazione si attua attraverso una presenza non intrusi-
va del Centro di Servizio, evitando quindi logiche e sistemi ispettivi e si concretizza in un supporto
migliorativo alle attività della o delle associazioni proponenti, mirato a verificare la qualità e l’im-
patto sociale dell’iniziativa.
Questa possibilità è strettamente legata alla forma associativa del soggetto gestore del Centro e ai
rapporti che ha con il volontariato del proprio territorio.
Anche in questo caso, il Centro di Servizio non si sostituisce ma si affianca al volontariato e agli
altri attori sociali, riscoprendo ruoli coerenti con il proprio mandato istituzionale e i propri obiet-
tivi strategici. Questo ruolo può effettivamente essere opportuno e necessario per far accedere
il volontariato a progetti e a reti ai quali altrimenti non riuscirebbe a partecipare. Il CSV quindi
mantiene, anche in questa forma, il ruolo di strumento di sostegno e accompagnamento e non di
sostituzione.
Deve tendere sempre a far crescere il volontariato, a far crescere le sue reti, a farle connettere con
le altre reti del terzo settore, rendendolo quindi meno dipendente, più autonomo, più consapevole
e capace di svolgere il proprio ruolo in una società più complessa.
In questi casi, può essere opportuno – ma non vincolante, essendo condizionato dalle norme re-
gionali, dalle regole emanate dai Comitati di Gestione, dai regolamenti interni dei singoli Centri di
Servizio – che il Centro svolga queste azioni con fondi non derivanti dal Fondo speciale ex. art 15 L.
266/91. La rilevanza strategica di questo tipo di azioni è però certamente indubitabile.
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PROGETTAZIONE SOCIALE
Servire il volontariato, sostenere il suo sviluppo, richiede il rispetto della sua autonomia e la valo-
rizzazione di quanto sa fare, sa mettere a disposizione, vuole rappresentare.
L’intuizione dei Centri di Servizio è stata quella di valorizzare il volontariato, rafforzando le proprie
capacità di sviluppo, favorendo le reti e le collaborazioni.
Con questo modo di essere, i Centri di servizio non solo forniscono servizi, rispettando l’autonomia,
valorizzando le eccellenze, fornendo azioni personalizzate, ma mettono a disposizione un prezioso
contributo a sostenere la capacità del volontariato di costruire reti a garanzia del suo sviluppo. Sono
così strumenti di una sussidiarietà partecipativa che rafforza i corpi intermedi, nel senso auspicato
dalla nostra Costituzione all’art. 118.
L’alternativa sarebbe pensare ai Centri di servizio come a strutture che si sovrappongono al volon-
tariato, sovrastrutture che sostenendo il volontariato ne guiderebbero lo sviluppo, negando quella
caratteristica fondamentale del volontariato che è l’autonomia dell’indirizzo, il rispetto delle diffe-
renti appartenenze antropologiche e visioni della persona, della società e del mondo.
Questo modo di essere non da soli, ma in partnership con le reti del volontariato, in convenzione
con esse, diffondendole a tutti, valorizzandole e sostenendole, si concretizza, in particolare, riguar-
do alla formazione, alla promozione, alle consulenze, alla documentazione.
Nel 2002 i Centri di servizio hanno realizzato le proprie attività istituzionali avvalendosi di 320 con-
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PROGETTAZIONE SOCIALE
Queste convenzioni rappresentano il 55% di quelle attivate dai Centri di servizio con altri soggetti
del non profit e del profit. Se si osservano le attività di formazione o di promozione, la percentuale
di attività realizzate nel 2002 in partnership con il volontariato rappresentano rispettivamente il
46% e il 43% del totale delle stesse attività.
Per essere fedeli a questa impostazione si possono definire alcuni criteri da tenere come riferimen-
to in questa modalità di realizzazione dei compiti istituzionali dei Centri di servizio:
22
3
PROGETTAZIONE SOCIALE
CAPITOLO
Complessivamente, l’analisi dei dati si concentrerà solo sui 13 Centri, riportati in Tabella 1, che
hanno riposto affermativamente al questionario; è importante sottolineare che alcuni di essi di-
chiarano che non svolgono tale attività in quanto tassativamente escluso da parte dei Comitati di
Gestione, mentre i Centri di 2 regioni (Biella, Novara, Vercelli, Genova) dichiarano di aver sospeso
tali attività, sempre su vincolo posto in itinere dai Co.Ge.
In questo contesto sarà opportuno verificare anche dal punto di vista legale quanto questa
posizione assunta dai Co.Ge sia in contrasto con la normativa vigente dell’art. 15 legge 266/91
e con il DM 8 ottobre 1997, anche vista l’interpretazione autorevole dell’allora Ministro Livia
Turco, mai contraddetta da interventi di altri autorevoli interpreti (Ministeri, Regioni, …) o da
sentenze.
Cesvot TOSCANA
Modena EMILIA-ROMAGNA
Bologna EMILIA-ROMAGNA
23
PROGETTAZIONE SOCIALE
Messina SICILIA
Rovigo VENETO
Verona VENETO
AVM MARCHE
Belluno VENETO
Tabella 1
Diverse sono le modalità utilizzate per realizzare le attività di sostegno e, come si nota dalla Tabella
2, alcuni Centri ne hanno utilizzate più di una, in modo da differenziare i canali di relazione con le
Odv del proprio territorio.
Domanda SI NO
Sostegno del CSV attraverso erogazione di fondi alle odv per la realiz-
6 7
zazione di un progetto selezionato attraverso bando pubblico
Tabella 2
24
PROGETTAZIONE SOCIALE
EMILIA-ROMAGNA NO Sì NO
EMILIA-ROMAGNA NO Sì NO
EMILIA-ROMAGNA NO Sì NO
EMILIA-ROMAGNA NO Sì NO
EMILIA-ROMAGNA NO NO Sì
MARCHE NO NO Sì
SARDEGNA SÌ NO NO
SICILIA NO NO SÌ
TOSCANA SÌ NO NO
VALLE D’AOSTA SÌ SÌ NO
VENETO SÌ SÌ NO
VENETO SÌ SÌ NO
VENETO SÌ SÌ SÌ
Tabella 3
È interessante notare come nessun Centro eroghi fondi senza l’utilizzo di un bando e questo evi-
denzia la particolare attenzione dei Centri verso procedure trasparenti e valutabili dall’esterno.
Altro dato significativo è quello relativo alle prassi di co-progettazione nelle due diverse forme,
quella con erogazione e quella con assunzione diretta dei costi; questi dati sottolineano l’importan-
za data alla costruzione di prassi condivise con le Odv e di forme di accompagnamento, finalizzate
anche alla crescita delle competenze delle associazioni.
Tali prassi diverse hanno origine da impostazioni differenti nel livello amministrativo e da dispara-
te premesse nel rapporto con le Odv.
Indicative di un orientamento abbastanza preciso sono le risposte alla domanda relativa ai soggetti
che possono partecipare alla progettazione sociale, così come riportato in Figura 1;
molta enfasi viene data alle forme di progettazione in rete e solo 8 su 13 centri permettono a singole
organizzazioni di partecipare al processo progettuale.
25
PROGETTAZIONE SOCIALE
Figura 1
Particolare importanza viene data ai “secondi livelli”2, che possono presentare progetti senza col-
legarsi in rete con altre organizzazioni; questa impostazione parte dal presupposto che i secondi
livelli siano già espressione di reti locali e di rappresentanze diffuse.
Tuttavia, in alcuni casi viene incentivata la messa in rete anche per questa tipologia di organizza-
zioni, attraverso l’attribuzione di punteggi aggiuntivi.
Ciò per sottolineare l’importanza comunque data allo sviluppo di sinergie tra organizzazioni di
natura diversa o che si occupano di tematiche diverse.
3.1.2 LA GOVERNANCE
Per quanto riguarda la governance complessiva del processo, dalla Tabella 4 si evince immediata-
mente il ruolo fondamentale ricoperto dai Comitati di Gestione nella definizione dei principi di tale
attività, peraltro molto delicata sotto molti punti di vista.
Tabella 4
In modo ancora più preciso emerge, dalla Tabella 5, il ruolo dei CoGe nelle responsabilità e deci-
sioni rispetto alla selezione, approvazione e valutazione dei progetti; il ruolo dei Co.Ge risulta mar-
ginale sono nelle attività di selezione, dove invece hanno un ruolo più significativo le commissioni
tecniche miste per nomina e composizione. Il compito di approvazione dei progetti viene svolto
2
Associazioni di associazioni.
26
PROGETTAZIONE SOCIALE
quasi nella totalità dei casi dai Consigli direttivi dei CSV e dai Coge.
Individua Esprime
CHI criteri di Seleziona parere Approva Valuta
selezione consultivo
Assemblea CSV 3 0 1 3 1
Commissione tecnica di
nomina e composizione 2 3 3 0 3
esclusiva CSV
Comitato di Gestione 5 1 2 7 5
Tabella 5
La prassi di delegare a una commissione tecnica esterna le varie fasi del processo di selezione e
valutazione è adottata da un solo Centro di Servizi, mentre sono maggiormente sviluppate forme
miste e integrate con risorse e competenze interne ed esterne.
Eccetto per una marginale “caduta” nel 2001, si rileva che il numero dei CSV che hanno adottato
questa modalità è andato aumentando sino al 2004, anno in cui il trend di crescita si è fermato
come evidenziato in Figura 2.
Tale interruzione dell’evoluzione è chiaramente collegata al dimezzamento dei fondi a disposi-
zione dei CSV. Ovviamente, il modificarsi delle condizioni esterne potrebbe portare a modificare
questa tendenza, vista la non preclusione di fondo da parte della maggioranza dei Centri presenti
in Italia.
Il dato oggettivo è che in quegli anni, ha iniziato a incidere l’attuazione dell’Atto di indirizzo Visco,
che ha comportato un diverso calcolo dell’1/15, di fatto ridotto del 50%.
A questo si aggiunga l’atteggiamento di maggiore rigidità assunto da diversi Co.Ge e dalle Fonda-
zioni.
L’attuazione, nella seconda parte del 2006 e nel 2007, del Protocollo ACRI-Volontariato siglato nel-
l’ottobre 2005 potrebbe far mutare tale situazione.
In tale Protocollo, infatti, sono esplicitamente riservate alcune risorse per i CSV, destinate espli-
citamente a quest’attività e che comporterebbero il parziale superamento del dimezzamento dei
fondi.
27
PROGETTAZIONE SOCIALE
L’effettiva applicazione dell’accordo con l’erogazione dei fondi integrativi risultanti dal recupero
medio nazionale del 60% della quota extra Visco, potrebbe quindi produrre il rilancio e l’amplia-
mento di tali esperienze significative per il volontariato e i CSV.
Figura 2
L’andamento dello scarto tra i progetti presentati e quelli approvati, non presenta sostanziali ele-
menti di novità, rapportato al dato complessivo delle risorse utilizzate, in relazione a quelle a dispo-
sizione come evidenziato nella Tabella 6.
28
PROGETTAZIONE SOCIALE
Figura 3
Anche il dato relativo alla diminuzione delle Odv coinvolte, va correlato in parte al dato della di-
minuzione delle risorse e dei progetti e in parte con la non conclusione ad oggi di molti progetti e
quindi dalla mancanza di dati abbastanza certi sul reale coinvolgimento delle organizzazioni.
Figura 3 e 4.
Figura 4
29
PROGETTAZIONE SOCIALE
Rispetto alla tipologia di realtà coinvolte, come da Figura 5, emerge un dato interessante sulla
percentuale sia di istituzioni pubbliche sia di soggetti profit coinvolti; questo dato disegna una inte-
ressante sinergia da parte delle Odv sia con le pubbliche istituzioni, forse una prassi già in qualche
modo avviata, sia con i soggetti profit, che oggi si affacciano sempre più nelle progettazioni anche
a carattere sociale.
In un lavoro di approfondimento con le Odv stesse, sarebbe interessante capire quanto questa di-
rezione sia stata favorita, stimolata o addirittura avviata, grazie alle opportunità offerte da questa
azione dei Centri di Servizio.
Figura 5
Infine dalla Tabella 6 si evidenzia l’evoluzione progressiva negli anni delle iniziative svolte e la
repentina caduta dell’anno 2005.
Pur mantenendo un impegno finanziario percentualmente stabile rispetto agli anni precedenti il
drastico dimezzamento dei fondi ha prodotto di conseguenza un taglio delle risorse e di conse-
guenza dei progetti approvati.
Incidenza %
Sostegno Media del del sostegno
Progetti Prgetti
economico contributo economico
presentati approvati
csv economico sul totale
risorse csv
30
PROGETTAZIONE SOCIALE
Tabella 6
Nell’ambito del capitolo si cercherà di rilevare i diversi, possibili approcci al tema della progetta-
zione sociale, identificando le opzioni strategiche che possono discriminare la scelta di un metodo
rispetto all’altro, identificandone significati e implicazioni per la costruzione di un modello adegua-
to alla realtà dei singoli contesti.
Tali indicazioni verranno poi analizzate alla luce delle esperienze a oggi maturate nell’ambito dei
diversi Centri Servizi per il Volontariato, al fine di tracciare il quadro delle prassi in uso, e la speci-
fica incidenza statistica.
In questa prospettiva si intende offrire un contributo a quanti si trovano a dover strutturare un ser-
vizio di sostegno e promozione alla progettazione sociale, offrendo non soluzioni predefinite, bensì
spunti di riflessione, suggestioni e stimoli in grado di orientare la definizione di modelli ed approcci
originali, coerenti con lo specifico quadro di riferimento operativo.
31
PROGETTAZIONE SOCIALE
Le prime considerazioni che possiamo sviluppare nel campo della progettazione sociale delle Odv
riguardano i due possibili approcci – entrambi accreditati nella prassi dei CSV– alla formulazione
e alla presentazione dei progetti: l’approccio competitivo e l’approccio cooperativo/concerta-
tivo.
Il primo approccio di riferimento, che è quello tradizionalmente adottato dai CSV regionali, è il mo-
dello “competitivo”, che prevede la predisposizione di un avviso pubblico a cui le Odv del territorio
sono chiamate – entro termini prefissati – a rispondere.
Tale modalità richiede un input iniziale del CSV, che individua le aree di intervento, fissa gli ele-
menti costitutivi del bando, indica gli elementi di qualità, stabilisce le regole formali per l’elabora-
zione delle candidature, accoglie le proposte progettuali, elaborate dalle Odv, singolarmente e/o in
partneriato, valuta secondo i criteri prestabiliti, redige la graduatoria finale e procede all’approva-
zione dei progetti entro i limiti delle risorse finanziarie attribuite.
In questo approccio l’attitudine alla progettazione più accentuata nelle Odv più strutturate e orga-
nizzate, può produrre risultati migliori rispetto alle realtà più piccole, magari portatrici di interessi
e di risorse altrettanto importanti per il territorio, ma che non hanno un impianto – a livello proget-
tuale o amministrativo – tale da poter “competere”.
In tal senso i Centri hanno sviluppato servizi di supporto a tali organizzazioni e hanno cercato di
elaborare bandi, maggiormente adeguati a tale tipo di organizzazioni.
Il secondo approccio, che potremmo definire cooperativo e/o concertativo, parte sempre dalla pub-
blicizzazione dei tempi e delle regole, si fonda su una lettura condivisa del territorio, delle sue
esigenze e delle sue aspettative, da parte del CSV e delle Odv al fine di formulare insieme proposte
significative per lo sviluppo della comunità locale di appartenenza.
Nel contesto di tale attività è caratteristica l’attivazione di tavoli di lavoro territoriali, nell’ambito dei
quali individuare le locali priorità di intervento e definire e condividere gli obiettivi e le azioni delle
possibili iniziative da realizzare, promuovendo la costruzione di significative reti territoriali.
Il valore aggiunto di questa impostazione metodologica consta nel fatto che la creazione di tavoli
di lavoro, oltre ad essere elaborativi dei progetti integrati, divengono occasione permanente di
confronto e scambio, garantendo la costruzione di rapporti collaborativi sinergici e qualificanti tra
il CSV, le associazioni e tra queste ultime e gli altri interlocutori territoriali (si pensi alle pubbliche
amministrazioni locali e alle sinergie che si possono individuare con i soggetti del terzo settore,
fondazioni, sindacati, imprese, scuole, asl, ecc….), agevolando la conoscenza reciproca tra tutte le
componenti sociali ed assicurando circolarità alle idee e alle proposte.
Questa modalità richiede che i tavoli di lavoro debbano essere organizzati, promossi e condotti in
maniera efficace e significativa dai referenti CSV di zona secondo regole e principi certi, al fine di
permettere che essi dispieghino gli effetti positivi dianzi ricordati, ma che nello stesso tempo non
percorrano i rischi individuati nei capitoli precedenti, quali quello della sovrapposizione di ruolo,
dell’induzione delle scelte, della dipendenza delle odvOdv.
32
PROGETTAZIONE SOCIALE
Un terzo approccio, elaborato dai Centri è di tipo “partecipativo” attraverso la presentazione delle
candidature. Tale modello, ampiamente diffuso nella prassi, come si evince da Tabella 2 presup-
pone un ruolo attivo del CSV, in quanto chiamato alla co-progettazione con le Odv, attraverso l’ac-
compagnamento delle stesse nella elaborazione e realizzazione condivisa dei progetti.
- messa a disposizione di una risorsa umana dedicata (coordinatore di progetto), che effettua
un’azione di facilitazione alle relazioni di gruppo, di supporto alla realizzazione delle azioni, di
consulenza, mediazione, integrazione, supporto alla verifica e riprogettazione;
- messa a disposizione di servizi tipici (formazione, documentazione, comunicazione, promozio-
ne, …) coprogettati con le realtà coinvolte e attivati in modo specifico per il progetto;
- accompagnamento in un percorso di valutazione rispetto al processo e alla ricaduta sulle asso-
ciazioni e sugli utenti finali nonché rispetto alle relazioni con le istituzioni;
Da una disamina dei dati raccolti, appare evidente come le varie impostazioni siano tutte presenti
e rilevanti nell’operato dei CSV.
In ogni caso è manifesta l’esigenza comune ai CSV di operare secondo principi di correttezza e
trasparenza nell’impiego delle risorse attribuite; ciò comporta l’adesione, in ogni caso a una prassi
pubblica (bando) o a un modello di concertazione territoriale (invito a tutte le Odv del territorio a
partecipare ai tavoli di lavoro per la successiva presentazione dei progetti).
to di sviluppo innovativo nei contenuti e sostenibile nei risultati (e quindi adeguato alle esigenze
del territorio, e replicabile anche al termine del sostegno del CSV).
In altri casi, invece, l’esigenza di creare dei partnerariati di progetto che si possano tradurre in un
network permanente, postula l’adesione del CSV ad un diverso modello interpretativo, che richie-
de, nell’individuazione dei soggetti titolati alla presentazione dei progetti, l’accordo tra almeno due
o tre Odv, o la costituzione di un vero e proprio partneriato o ancora di più una rete comprendente
anche alcuni tra gli attori sociali più rappresentativi del territorio.
In questa circostanza, si vuole quindi incentivare, tra le associazioni di base, il lavoro “in rete”: pro-
gettare e gestire insieme progetti comuni è una delle sfide che i CSV da tempo stanno affrontando e
che porta necessariamente ad abbandonare logiche di campanile e di conflitto per percorrere stra-
tegie di cooperazione e di condivisione, senz’altro più consone a organizzazioni di volontariato.In
alcune realtà, questo criterio ha permesso alle organizzazioni di volontariato di mettersi insieme,
di coordinarsi, di conoscersi.
L’orientamento di fondo, che sostiene tale modello interpretativo, è rappresentato comunque dalla
consapevolezza che lo sviluppo della progettualità sociale, in una logica di interazione con gli altri
soggetti pubblici e privati del territorio, rappresenta oggi più che mai una necessità ineludibile del-
l’azione sociale, vista la crescente complessità dei problemi che difficilmente li rende affrontabili
in modo isolato ed autoreferenziale.
Del resto, un volontariato capace di rapportarsi secondo logiche di rete è condizione di credi-
bilità e di sviluppo del volontariato stesso.
Dall’analisi dei dati raccolti, Tabella 4, si evince come l’esperienza concreta dei CSV riguardo alla
partecipazione alla progettazione sociale conferma tutti i modelli espressi – seppur brevemente
– sotto il profilo metodologico.
La maggioranza dei CSV monitorati prevede la possibilità che Odv in forma singola possano parte-
cipare alla progettazione sociale (otto su tredici) presentando autonomamente delle candidature,
mentre in caso di reti tra Odv o tra Associazioni di secondo livello, o di enti pubblici o soggetti del
terzo settore in rete con il volontariato vi è un consenso pressoché unanime alla progettazione so-
ciale, indice questo della rilevanza attribuita dai CSV alla costruzione del network tra gli attori e gli
interlocutori più rappresentativi del territorio.
Le linee comuni che emergono rispetto ad ambiti di intervento possono essere così riassunte:
• molti CSV non prendono in considerazione progetti relativi a interventi di studio e ricerca se non
inseriti in più ampi progetti di promozione del volontariato e della solidarietà, o di proposizione
34
PROGETTAZIONE SOCIALE
di azioni positive a favore delle fasce deboli e/o del patrimonio culturale e ambientale (a seconda
dell’ambito di intervento) dei quali dovranno rappresentare una parte propedeutica;
• la maggioranza dei CSV richiede che i progetti debbono preferibilmente consistere in interventi
pilota, sperimentali e innovativi, finalizzati a mettere a punto modelli di intervento che possono
essere trasferiti in altri contesti territoriali;
• tutti i CSV monitorati confermano che non vengono presi in considerazione progetti che rap-
presentano la sostanziale continuazione di progetti che hanno goduto in passato del sostegno
garantito dai CSV stessi;
• la maggioranza dei CSV sottolinea che i progetti che si sostanziano in iniziative di formazione,
relative a tematiche rientranti nelle finalità statutarie delle associazioni proponenti, non sono
compresi nell’area progettazione ma rientrano nella competenza dell’apposita area destinata al
sostegno delle iniziative formative proposte dalle associazioni.
Ulteriori elementi di riflessione scaturiscono dalle diverse forme di intervento dei CSV a sostegno
delle candidature presentate dai soggetti legittimati (singole Odv , Odv in accordo di partnerariato,
Associazioni di secondo livello ecc..).
In alcuni casi i CSV finanziano direttamente il progetto erogando il contributo a favore dell’Asso-
ciazione, che quindi gestisce direttamente il budget approvato, e provvede alla realizzazione delle
azioni progettuali e alla rendicontazione finale dell’intervento secondo le procedure definite dal
CSV, spesso di concerto con il Comitato di Gestione.
In altre ipotesi, invece, l’approvazione del progetto presentato fa sorgere un “contratto” tra CSV e
Odv che condividono l’impostazione metodologica della candidatura, gli obiettivi e le azioni, e de-
finiscono reciproche competenze, obblighi e responsabilità.
za sviluppata. La prima forma di sostegno (erogazione diretta del finanziamento da parte del CSV e
gestione del budget da parte della Odv) rappresenta la modalità di lavoro più “semplice” per il CSV
che assume un ruolo di controllo dell’operato della proponente, che è tenuta a realizzare le azioni
progettuali nel rispetto dei vincoli e dei limiti stabiliti dal bando.
È senza dubbio una soluzione che privilegia meccanismi di responsabilizzazione della proponen-
te, che viene chiamata non solo a gestire “operativamente” l’intervento (il fare ….), ma anche, a
riflettere sulla congruità tra gli obiettivi e le azioni, e tra le azioni e i risultati, nonché ad analizzare
le congruenze tra le diverse fasi di realizzazione del progetto.
È una forma di sostegno che presuppone un volontariato “maturo” in grado di interrogarsi sul
come e perché gestire un intervento, e presuppone una struttura organizzativa complessa in grado
di seguire correttamente le prescrizioni del CSV (come ripartire il budget all’interno delle voci di
spesa, come effettuare l’acquisto di beni e servizi, quali documenti giustificativi conservare, come
effettuare la rendicontazione …).
La seconda impostazione (la “contrattualizzazione” del rapporto tra il CSV e l’Odv con la gestione
delle azioni progettuali da parte del CSV) è invece, l’ipotesi di lavoro più semplice per la Odv pro-
ponente e più onerosa, sotto il profilo dei carichi di lavoro, per la struttura centrale del CSV.
Questa impostazione, infatti, consiste nel sostegno del CSV attraverso la co- progettazione con la
Odv per la realizzazione di un obiettivo scelto di comune accordo e con l’inserimento delle propo-
ste e dei relativi oneri all’interno del programma annuale del CSV.
Tale opzione consente dunque di valorizzare metodologie concertative e partecipate per la pro-
grammazione e la gestione degli interventi e dei servizi progettati.
Esse rappresentano un cantiere significativo di sperimentazione della nuova logica che privilegia il
“percorso” progettuale (la lettura condivisa delle azioni progettuali, l’individuazione comune delle
priorità di intervento, la definizione dei ruoli e delle competenze, la suddivisione dei compiti e delle
responsabilità …..) rispetto ai risultati attesi e/o raggiunti.
È importante sottolineare che il sostegno diretto da parte del CSV garantisce la correttezza del-
le azioni poste in essere sotto un profilo formale (adeguatezza dei costi sostenuti, rispetto delle
previsioni di spesa assunte in sede progettuale, congruità tra gli obiettivi preordinati e le attività
realizzate e tra esse e le risorse impiegate) nonché, molto spesso, l’effettivo raggiungimento degli
obiettivi programmatici prefissati, attraverso l’opportunità di un coordinamento e di un monitorag-
gio sistematico degli interventi.
Occorre evidenziare, come significativo valore aggiunto di questo approccio, che un rapporto co-
stante e diretto tra CSV e proponente permette l’intervento nella progettazione sociale anche di
Odv molto piccole e che non posseggono al proprio interno figure in grado di seguire un progetto.
L’analisi dei dati pervenuti dal monitoraggio dei CSV conferma che gli approcci più comunemente
sviluppati dai CSV territoriali sono il sostegno diretto alle Odv con erogazione dei fondi una vol-
ta selezionato il progetto (Tabella 2), oppure il sostegno del CSV attraverso co-progettazione con
l’Odv per la realizzazione di un obiettivo scelto di comune accordo e con l’inserimento delle pro-
poste e dei relativi oneri all’interno del programma annuale del CSV , con la gestione diretta quindi
da parte del CSV (Tabella 2)
È invece minoritaria l’ipotesi, anch’essa prefigurata, del sostegno del CSV attraverso la coprogetta-
zione con una Odv di un progetto selezionato attraverso bando pubblico con assunzione dei costi
direttamente da parte dei Centri.
Un approfondimento ulteriore merita la questione della formalizzazione dei rapporti tra il CSV e la
Odv nel campo della progettazione sociale.
36
PROGETTAZIONE SOCIALE
In tale contesto vale la pena di formulare alcune riflessioni per il modello comunemente adottato
dai CSV, che prevede il finanziamento a favore della Odv a seguito dell’approvazione del proget-
to.
Alcuni CSV privilegiano un approccio alla costruzione delle procedure di gestione e rendicontazio-
ne delle spese che tende alla semplificazione massima degli adempimenti gestionali e amministra-
tivi. Secondo tale approccio, la “prassi burocratica” per la presentazione e la gestione dei progetti
è ridotta all’essenziale, richiedendosi una documentazione minima che garantisca la serietà del
proponente e l’esecutività dei progetti medesimi.
Assai frequente inoltre è l’anticipazione di una quota cospicua delle risorse assegnate (a partire dal
50% fino al 80% delle risorse assegnate) per l’attivazione delle azioni progettuali.
In ogni caso la via, maggiormente seguita dai CSV, richiede una formalizzazione del rapporto “pro-
ponente – CSV”, proporzionata alla rilevanza del progetto.
A fronte cioè di interventi economicamente più significativi da parte del CSV è richiesto il rispetto
di norme e procedure di attuazione più precise ed articolate.
In alcuni CSV, infatti, si prevede una convenzione per la gestione delle attività e delle operazioni
amministrative tra CSV e soggetti realizzatori, per una gestione amministrativa, finanziaria e con-
tabile condivisa.
Un approccio più strutturato alla progettazione sociale è utile per valutare meglio la qualità del
progetto in merito a:
• la Rilevanza degli interventi messi in campo: intesa come grado di adeguatezza degli stessi ri-
spetto alle esigenze espressi dal contesto socio-economico o dalla collettività presa in conside-
razione
• la Pertinenza degli interventi:
intesa come grado di rispondenza delle misure messe in campo rispetto agli obiettivi
generali elaborati all’interno del progetto.
• l’efficacia degli interventi:
intesa come livello di raggiungimento degli obiettivi (operativi, specifici o globali) della
programmazione attraverso la produzione di determinate realizzazioni, risultati e/o impatti.
• l’efficienza degli interventi:
intesa come rapporto fra realizzazioni, risultati e/o impatti e risorse fisiche e finanziarie
utilizzate per ottenerli
I soggetti comunemente chiamati a rivestire un ruolo importante sia nella fase della definizione
delle modalità della progettazione sociale (ambito di intervento, tipologia, soggetti legittimati, bu-
dget di spesa, contenuti e caratteristiche dei progetti), sia della selezione, approvazione e valuta-
zione delle candidature sono:
Un primo elemento su cui focalizzare l’attenzione attiene alla definizione delle caratteristiche delle
modalità con le quali viene realizzata l’attività di progettazione sociale.
Dall’analisi dei dati in possesso (Tabelle 4 e 5) le decisioni e il governo della progettazione sociale
37
PROGETTAZIONE SOCIALE
vengono normalmente elaborate e decise dal CSV di concerto con il Comitato di Gestione, solo
sporadicamente con l’ausilio di enti terzi.
Questo assunto ci suggerisce una duplice serie di considerazioni: da un lato la rilevanza e la cen-
tralità che il ruolo della progettazione sociale ha all’interno del sistema CSV, e quindi la necessità di
coinvolgere sulle decisioni strategiche il Comitato di Gestione nella definizione degli ambiti, degli
approcci e delle scelte programmatiche, (in nessun caso il CSV autonomamente decide i termini
e le modalità della progettazione sociale) dall’altro, la scarsa volontà di ricorrere a soggetti terzi (e
questo sottolinea la volontà di governare in autonomia i processi).
Passando poi all’analisi della titolarità delle funzioni in materia di selezione, approvazione e valu-
tazione dei progetti, (tabella 5) il modello più validato dalle esperienze locali monitorate prevede
un ruolo di primo piano per il Consiglio direttivo per l’individuazione dei criteri di selezione, per
la selezione delle candidature e l’approvazione della graduatoria di merito. In diversi casi, però, è
al Comitato di Gestione che sono attribuiti i compiti di individuazione dei criteri di selezione delle
candidature e di approvazione finale, mentre più sporadicamente è attribuita la selezione dei pro-
getti.
La tabella 5 ci suggerisce alcune riflessioni e spunti utili sull’impianto metodologico sui cui si fon-
dano le procedure di selezione e valutazione adottate dai CSV.
Stesso principio per quanto attiene l’attività di valutazione: il ricorso a un soggetto o a una com-
missione estranea alla gestione del progetto, selezionata per esempio sulla base dell’esperienza e
della professionalità, garantisce un’attività di monitoraggio, controllo e valutazione più obiettiva in
quanto “esterna” e più idonea a valutare la congruità tra obiettivi fissati, attività realizzate e risorse
impiegate, evitando il rischio dell’autoreferenzialità.
Un altro spunto che emerge dalla lettura dei dati rilevati dal monitoraggio è che nella maggioranza
dei CSV monitorati è il Consiglio Direttivo che assume un ruolo di assoluto rilievo:
in 9 casi redige il bando e fissa i criteri, in 6 seleziona, ancora in 9 casi approva la graduatoria fina-
le; mentre, in altre situazioni, comunque numericamente significative, questo ruolo è assunto dal
Comitato di Gestione: in 5 casi fissa i criteri e in 7 approva.
Qui diviene importante un lavoro che si potrà effettuare nei prossimi mesi: studiare i processi
utilizzati e individuare i differenti modelli che sono utilizzati rendendoli in qualche modo esempli-
ficativi.
A questo punto, il ruolo di CSV. net potrebbe divenire quello di effettuare delle scelte interpretative
proponendo una modellizzazione possibile, partecipata perché nasce dalla lettura dell’esperienza,
ma anche “identitaria” in quanto potrebbe assumere la funzione di indirizzo per i CSV che scelgono
di appartenere a CSV.net.
Questo lavoro potrebbe essere anche utilmente confrontato e condiviso con la Consulta nazionale
dei CoGe e con gli altri rappresentanti nazionali dei principali stakeholder del sistema CSV (Volon-
38
PROGETTAZIONE SOCIALE
tariato, Terzo settore, Fondazioni di origine bancaria, Enti locali, Regioni, Governo e Parlamento).
Ciò potrà fornire un contributo determinante a trasformare le buone prassi in norma, un utile pro-
cesso per la riforma tanto auspicata della l. 266/91, con un processo rispettoso del volontariato, in
cui esso sarebbe protagonista.
In conclusione del presente capitolo si può tentare di individuare “le lezioni imparate” che scatu-
riscono dalle esperienze concrete, dalle strategie elaborate e dalle scelte operate dai C.S.V. locali
in tema di progettazione sociale. Esse costituiscono un importante orizzonte di riferimento sia per
l’attuale progettazione di interventi da parte delle Associazioni di Volontariato, sia, soprattutto, in
vista di una riorganizzazione del welfare ispirato ai principi della progettazione partecipata, della
definizione condivisa ed integrata delle attività e degli obiettivi da realizzare.
• la crescita all’attenzione sociale e culturale ai temi del volontariato, al senso della cittadinanza
attiva e responsabile, allo sviluppo di una coscienza individuale e sociale critica e consapevole;
• la promozione del lavoro di rete che rappresenta un’opportunità di coinvolgimento dei principali
attori sociali del territorio;
• l’occasione per elaborare strumenti di coordinamento e di integrazione; possibilità di costitu-
zione di organismi partecipativi e consultivi, mezzo per la comunità locale per monitorare gli
interventi;
• la sperimentazione di strumenti concreti di cambiamento nelle politiche e nei servizi: la con-
certazione, il co- finanziamento, gli strumenti di partecipazione e il coinvolgimento degli attori
sociali del territorio;
• l’individuazione di risorse dedicate alla sperimentazione e all’innovazione degli interventi;
• l’affermazione di una logica complessiva di “piano”: progettualità invece di “progettificio” ; fles-
sibilità invece di frammentarietà;
• la creazione o il consolidamento di tavoli di lavoro interistituzionale;
• l’attivazione di staff di coordinamento e “cabine di regia” territoriali, attraverso la costituzione di
gruppi di lavoro misti;
• lo sviluppo un patrimonio diffuso di volontari attrezzati, motivati, competenti, capaci di proget-
tare e gestire;
• lo sviluppo di strategie innovative per realizzare l’effettiva partecipazione dei soggetti (tra pro-
gettazione, gestione e monitoraggio).
Dalle esperienze condotte in questi anni e dal lavoro di ricerca condotto è possibile definire alcuni
principi generali di cui tenere conto nello svolgimento del supporto anche economico della proget-
tualità sociale delle Odv.
39
PROGETTAZIONE SOCIALE
Il sistema dei Centri di Servizio ha tuttavia una caratteristica comune e costante in tutte le sue at-
tività e manifestazioni così come si è venuto a delineare dalla sua nascita: si tratta di un sistema a
carattere regionale, che ha, come protagonista, il volontariato e, come fulcri operativi, i Centri di
Servizio e i Comitati di Gestione.
Le sinergie e collaborazioni che questi due attori riescono a promuovere e condividere, nel ri-
spetto dei ruoli di ciascuno, sono essenziali per poter realizzare un’azione efficace di sostegno alle
organizzazioni di Volontariato e di promozione della cultura della solidarietà.
Ecco perché dove c’è più storia, rispetto dei rispettivi ruoli (istituzione e controllo dei Csv da parte
dei Co.Ge., autonomia del Volontariato nella gestione dei CSV circa l’indirizzo, le priorità, e i con-
tenuti della loro azione istituzionale in merito all’utilizzo dei fondi), meno complessità, maggiore
conoscenza reciproca tra Co.Ge. e Centri di Servizio si è potuta realizzare l’idea di aprire alla pos-
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sibilità, per i Centri di Servizio, di fornire sostegno al Volontariato non solo attraverso l’erogazione
di servizi (consulenza, informazione, formazione ecc..) finalizzati alle singole associazioni per le
loro attività abituali, ma anche attraverso la promozione e il supporto ad una nuova progettualità
sociale ideata, costruita e realizzata a stretto contatto con i bisogni del territorio.
La progettazione sociale, come appare dai dati e dalle esperienze riportate è stata realizzata con
modalità e interventi che hanno impostazioni differenti perché rispecchiano le caratteristiche re-
gionali con cui sono partite.
È però fondamentale evidenziare una considerazione di base che accomuna le iniziative avviate: la
constatazione che i Centri di Servizio, quando operano in sinergia e sintonia con i Co.Ge. possono
essere strumento, oltre che di sviluppo e di promozione del volontariato, anche volano di dialogo
con gli altri attori sociali presenti nei diversi territori che concorrono insieme alla promozione del
benessere della collettività.
Questo perché la progettazione sociale, in particolare quella in rete, tendenzialmente pone l’at-
tenzione sui bisogni e la coprogettazione tende a coinvolgere tutte le risorse e le potenzialità della
comunità per affrontarli.
Unità di intenti dei protagonisti, Volontariato e Co.Ge. (con tutte le sue componenti che compren-
dono Istituzioni e Fondazioni), supportata da criteri di rendicontazione, monitoraggio e valutazione
condivisi che ne garantiscano la trasparenza, sono un obiettivo da perseguire con tenacia.
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ESPERIENZE
PROGETTUALI
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