Luca Coladarci
Psicologo-Psicoterapeuta www.romapsicologo.net
Da secoli il colore viola ottenuto artificialmente tramite un particolare lichene della famiglia delleRoccellaceae, la Roccella tinctoria. Presente soprattutto sugli scogli e le rocce marittime del bacino mediterraneo, essa era nota gi agli antichi egizi, utilizzata nel Vicino Oriente e in Terra Santa centinaia di anni prima la nascita di Cristo, citata da filosofi e naturalisti greci e conosciuta molto probabilmente anche dai romani. Ma in Occidente misteriosamente non si
Roccella tinctoria
hanno pi notizie sino alla met del 1200, per merito di un alchimista e tintore di panni di quel
periodo, Giunta dAlamanno, facente parte della corte di Federico II di Svevia. Chiamato ai suoi tempi lo Stupor Mundi ( la Meraviglia del Mondo) per la grande curiosit intellettuale, Federico II fu grande appassionato di filosofia, astrologia e scienze naturali, continuamente circondato da poeti, maghi, uomini di scienza e alchimisti. Profondo conoscitore della tradizione araba (soprannominato per questo anche "il sultano battezzato"), Federico II organizz nel 1228 la sesta Crociata che si concluse un anno dopo, contrariamente allo spirito bellico di tutte le altre, intraprendendo trattative col sultano al-Malik Al Kamil, il sovrano perfetto . Furono proprio le numerose crociate che si susseguirono nei secoli a costituire il punto di incontro tra la cultura alchimistica araba ed il mondo latino; e proprio quella del 1228 cui partecip anche Giunta dAlamanno, permise a questultimo di importare e custodire gelosamente dal vicino Oriente il segreto di produzione della Roccella Tinctoria. Da Campi Bisenzio, Giunta dAlamanno si stabil successivamente a Firenze nel quartiere di Santa Maria Novella (nei pressi dellattuale via degli Orti Oricellari), dando alla roccella tintoria che usava nella sua bottega il nome di oricello. Capostipite degli famiglia degliOricellai, che in seguito assunsero il nome di Rucellai (dal termine Roccellaceae), tale casato riusc ad acquisire lustro e fama grazie anche ai numerosi viaggi e lunghi periodi trascorsi nelle isole del Mediterraneo orientale da parte del figlio Nardo. Difatti, nello Zibaldone quadragesimale, Giovanni Rucellai (1403-1481) scrive: Prima mi pare da dovervi dare notitia della discendentia della nostra famiglia de' Rucellai, et d'altre cose apartenenti all'onore della casa degne di memoria. Truovo ch l primo che di principio et reputazione alla nostra famiglia di richezza, stato e parentadi ebbe nome di Nardo di Giunta dAlamanno di Monte di messer Ferro circa agli anni domini 1250. Le capacit economico-mercantili di questa nobile e potente famiglia fiorentina permearono profondamente i vissuti della Citt ( basti pensare che ancora oggi il viola il colore ufficiale della squadra di
Stemma della famiglia Rucellai, Firenze
calcio) e per secoli resero Firenze il pi importante centro di produzione occidentale del suddetto colore, estendendo e controllandone il commercio in tutta Europa, sino ad arrivare alle coste dellAfrica dellovest. Conosciuto in Spagna con il nome orciglio, in Francia orseille e in
Inghilterra orchil (tutti evidentemente derivati dal termine fiorentino), lorigine della parola oricello oggetto di dispute e congetture. Lipotesi pi conosciuta lo fa derivare dallurina, poich il colorante viola (orceina) si ottiene immergendo per alcuni giorni il suddetto lichene in una soluzione di ammoniaca, presente per lappunto anche nelle urine. Ma al di l della evidente dissonanza tra la parola oricello con quella dellurina, una soluzione ammoniacale la si poteva ottenere pi semplicemente gi in quel tempo con lHammoniacus sal, il sale di ammonio, scoperto secoli prima proprio da alchimisti arabi e che in quel periodo, non a caso, compariva per la prima volta in Occidente negli scritti di Alberto
Magno (1206-1280). E luso dellHammoniacus sal il vero segreto che gli Oricellai appresero dallOriente. Ma allora perch quel curioso termine? Il nome oricello deriva da oricius, forma diminutiva del latino ra, che sta per estremit, orlo, margine o confine. E a ben guardare, attraverso i fenomeni naturali, i miti e le tradizioni popolari, loricello produce in effetti un colore di mezzo, una tonalit mediana. In natura, infatti, il viola si manifesta principalmente in alcune particolari tonalit del tramonto (nel mezzo cio tra il giorno e la notte), nelle viole con la loro fioritura primaverile (il confine tra il freddo dellinverno ed il caldo dellestate), ed collocato allestremo dello spettro cromatico dellarcobaleno, simbolico ponte tra cielo e terra. Inoltre il viola, ottenuto dalla mescolanza del rosso con il blu, il colore della congiunzione tra il corpo, il terrestre e limpulso del primo, con lo spirito, il celestiale, la quiete del secondo. Essendo un colore come scrive lo psicologo Carl Gustav Jung tra lumano e il divino, lunione di due nature, dunque la tonalit dellaconiunctio oppositorum, della congiunzione degli opposti e nelle sue gradazioni equilibrate di rosso e di blu si ottiene pertanto un colore mediano. Difatti, come sintesi tra lirruenza e la passione del rosso con la tranquillit e la trascendenza del blu, il viola diviene espressione di moderazione, senso della misura, di temperanza (in greco mediocritas, cio giusto mezzo) nei tarocchi raffigurata da un angelo vestito di rosso e di blu, che tiene in mano due vasi dello stesso colore. Come colore mediano anche il colore della mediazioni, il viola dei cardinali quali intermediari tra il cielo e la terra e prerogativa dei medium, mediatori per lappunto nel rapporto tra gli uomini e gli spiriti. E questo il viola del fantastico, dellincantesimo e della magia, il colore dellametista, quarzo usato nelloccultismo fin dai tempi pi antichi: in Grecia e nellAntica Roma anelli di bronzo con un'ametista venivano portati come antidoti contro i
Quarzo di ametista
malefici e secondo Plinio, "a voler prestar fede ai maghi", appesa al collo e intagliata con il
sole e la luna proteggeva dai sortilegi. Valenze simboliche simili si ritrovano inoltre nella violetta, gi adoperata dai cavalieri della Tavola Rotonda che a scopo divinatorio ne interpretavano il numero e la disposizione dei raggi sui petali oppure nella bellissima Tsi-ku, la signora in viola della mitologia cinese, alla quale si rivolgevano le donne per conoscere il loro futuro. Essendo dunque lunione di due nature, il viola non pu mancare nel rapporto tra uomo e donna, nellamore. Ma mentre il rosso esprime maggiormente la pulsionalit istintuale, il viola manifesta lelaborazione raffinata e delicata dellamore: se il rosso il colore della passione, il viola sembra essere il colore di un aggraziato erotismo, nel quale limmediatezza dellimpulso evolve verso raffinate forme di piacere e di legame. Nella mitologia greca, ad esempio, Efesto si incorona di viola mammole per sedurre Afrodite, cos come nel Sogno di una notte di mezza estate di W. Shakespeare il dardo di Cupido cade proprio su una viola che le fanciulle lo chiaman fior d'amore . Quando il legame si fa estremo, inoltre, il viola manifesta anche vissuti di esperienza fusionale e di partecipazione intima. Non a caso nella filosofia indiana associato al settimo chakra ( Sahasrara ), dove si fondono lumano con il divino, cos come dello stesso colore foderato linterno delloggetto pi sacro delle tradizione ebraica, l'Arca dell'Alleanza, simbolo del legame tra gli eletti e il loro Creatore. Ma la natura complessa del viola esprime molto spesso anche vissuti contradditori, antitetici e conflittuali prima ancora che vissuti di ricomposizione e di completezza. A livello psichico, difatti, tale colore esprime tematiche di confronto e conciliazione degli opposti psichici, divenendo colore della ricerca costante di un nuovo stato e di nuovi equilibri. In tal caso la coniunctio oppositorum intesa principalmente non come sintesi finale, ma come complessit iniziale che spinge alla trasformazione, spesso sofferta. Per il cristianesimo, ad esempio, il viola il colore del periodo quaresimale, della passio christi, la passione vissuta da Cristo al momento di compiere il sacrificio sulla Croce, attraverso il quale unisce la sua natura umana alla divinit. E come colore intermedio, di confine, il viola appartiene anche a quel regno transitorio tra la vita e la morte, divenendo in tal caso tonalit funebre dalla valenza simbolica particolare: mentre il bianco funerario si riferisce maggiormente ad unassenza da colmare, ad una mancanza provvisoria e quello nero principalmente collegato allangosciata morte senza ritorno, al lutto senza speranza, nel viola sembra soprattutto connesso un legame, una vicinanza psicologica tra il mondo dei viti e quello dei morti. Gi per Artemidoro, infatti, il
violaceo era tinta della vedovanza e nellAntica Roma nei dies violaris, giorni dedicati alla commemorazione dei defunti, le tombe venivano ricoperte di viole, cos come nei secoli addietro colore di lutto con le medesime valenze su espresse lo era in Francia, Turchia e Cina.