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Prof: SANDRO CHIGNOLA

DAL BOOM ECONOMICO ALLE LOTTE DEL 68


ITALIA 1968-1980: I FATTI 1968 2 febbraio, Roma: occupazione della facolt di lettere e architettura 1 marzo, Roma: battaglia di Valle Giulia 19-20 maggio, elezioni. 25 maggio: governo Leone 25 agosto, contestazione alla biennale di Venezia 14 novembre, sciopero generale 7 dicembre, contestazione alla prima della Scala 13 dicembre, governo Rumor

1969 6 agosto, nuovo governo Rumor 11 settembre, sciopero dei metalmeccanici Inizia lautunno caldo. 27 novembre: Legge sul divorzio. 12 dicembre, Strage di Piazza Fontana, 17 morti e 88 feriti. 15 dicembre, muore, volando dalla finestra della questura, in circostanze mai chiarite, lanarchico Pinelli. 16 dicembre, arresto di Pietro Valpreda. 21 dicembre, firma del nuovo contratto dei metalmeccanici. * nel corso dellanno 19 morti per terrorismo 1970 29 marzo, governo Rumor 14 maggio, Statuto dei lavoratori 14 luglio, rivolta di Reggio Calabria 12 agosto, governo Colombo 7 dicembre, tentativo di Colpo di Stato di Junio Valerio Borghese * nel corso dellanno 7 morti per terrorismo

1971

24 dicembre Leone alla Presidenza della Repubblica * nel corso dellanno 2 morti per terrorismo 1972 3 marzo, le Brigate Rosse (BR) sequestrano per alcune ore un dirigente della Siemens 13 marzo Enrico Berlinguer segretario PCI 14 marzo ritrovamento del cadavere di Giangiacomo Feltrinelli, dilaniato dallesplosivo 17 maggio omicidio del commissario Calabresi 26 giugno, governo Andreotti 27 agosto i fascisti Freda e Ventura vengono incriminati per la strage di Piazza Fontana 15 dicembre legge che ammette lobiezione di coscienza * nel corso dellanno 5 morti per terrorismo

1973 16 aprile, Virgilio e Stefano Mattei, figli di un esponente MSI muoiono in un attentato 9 luglio, IV governo Rumor 28 agosto, colera a Napoli 28 settembre, Berlinguer parla di compromesso storico 23 novembre Austerity 17 dicembre attentato di terroristi palestinesi a Fiumicino, 30 morti * nel corso dellanno 40 morti per terrorismo 1974 14 marzo, V governo Rumor 17 aprile, legge sul finanziamento pubblico dei partiti 18 aprile, le Brigate Rosse rapiscono Sossi 12-13 marzo, referendum per abolire il divorzio. Vince il fronte del NO. 23 maggio, le Brigate Rosse lasciano libero Sossi 28 maggio, Strage di Piazza della Loggia a Brescia. 8 morti. 4 agosto, Strage dellItalicus, 12 morti sul treno 8 settembre, arrestati i leader brigatisti Curcio e Franceschini 23 novembre IV governo Moro * nel corso dellanno 26 morti per terrorismo.

1975

18 febbraio, evasione di Curcio 6 marzo, maggiore et a 18 anni 22 aprile, nuovo diritto di famiglia 10 dicembre, Nobel a Montale * nel corso dellanno 10 morti per terrorismo

1976 18 gennaio arresto di Curcio febbraio, scandalo Lockheed 12 febbraio, V governo Moro 6 maggio, terremoto in Friuli 8 giugno, il giudice Coco viene assassinato a Genova dalla BR 15 giugno Berlinguer contrario alluscita dallItalia dalla NATO 10 luglio, il giudice Occorsio viene ucciso dai fascisti di Ordine Nuovo 20-21 giugno Elezioni: tiene la DC, avanza il PCI, crolla il PSI*. 15 luglio, Craxi segretario PSI 31 luglio, governo Andreotti, con lastensione del PCI. * nel corso dellanno 10 morti per terrorismo

1977 29 gennaio Gui e Tanassi a giudizio per laffare Lockheed 17 febbraio Luciano Lama, segretario CGIL, cacciato dallUniversit di Roma Marzo bolognese marzo 77, nasce lEurocomunismo giugno: gambizzati Indro Montanelli, Vittorio Bruno, Emilio Rossi 15 agosto, evasione di Kappler dal carcere militare del Celio 16 novembre ferimento (che lo porter alla morte) di Casalegno, vicedirettore de La Stampa da parte delle BR * nel corso dellanno 13 morti per terrorismo 1978 11 marzo, IV governo Andreotti 16 marzo, le BR rapiscono Moro, uccidendo i 5 uomini della scorta 9 maggio, trovato il corpo di Moro 10 maggio approvata la legge Basaglia che chiude i manicomi 29 maggio laborto non pi reato 15 giugno dimissioni del presidente Leone 8 luglio, Pertini presidente della Repubblica 6 agosto muore il papa Paolo VI 26 agosto eletto papa Giovanni Paolo I, che morir il 28 settembre 16 ottobre eletto papa Giovanni Paolo II * nel corso dellanno 35 morti per terrorismo

1979 24 gennaio, le BR uccidono il sindacalista dellItalsider Guido Rossa 3 gennaio, dimissioni di Andreotti 20 marzo, omicidio Pecorelli 7 aprile, arresto dei leader di Autonomia operaia 3 maggio, assalto brigatista alla sede DC di piazza Nicosia. Uccisi due agenti 3 giugno, elezioni anticipate. Tengono DC e PSI, il PCI perde 11 luglio omicidio Ambrosoli, liquidatore del Banco Sindona 5 agosto, governo Cossiga 25 settembre, la mafia uccide il giudice Terranova * nel corso dellanno, 24 morti per terrorismo 1980 12 febbraio le BR uccidono Bachelet, vicepresidente del CSM 5 aprile, nuovo governo Cossiga 28 maggio, Tobagi, giornalista del Corriere viene assassinato da Prima Linea 27 giugno, un DC9 dellItavia precipita a Ustica 2 agosto, strage della stazione di Bologna: 85 morti 10 settembre, inizia lo sciopero alla FIAT 30 settembre, inizia le trasmissioni Canale 5 14 ottobre, marcia dei quarantamila 23 novembre, terremoto in Irpinia * nel corso dellanno, 125 morti per terrorismo Economia Ricostruzione post-bellica: 1946 Referendum: Repubblica monarchia. Politica influenzata sin da ora da guerra fredda. Bipartitismo imperfetto. Politica economica: Einaudi + De Gasperi = obiettivo fermare inflazione galoppante e arrestare caduta della lira. Prezzi vengono messi sotto controllo per mezzo di innalzamento dei tassi di interesse e controllo della massa monetaria circolante. Elevamento complessivo del costo del denaro. Effetto perverso: blocco degli investimenti e rallentamento delle riconversioni dalle produzioni di guerra a quelle di pace; incremento esponenziale della disoccupazione. Vengono messe alle spalle e dimenticate precedenti ipotesi riformiste, es. tassazione profitti di guerra, riforme di struttura e riforma agraria. Risposta industriali: Politica di compressione dei salari e niente investimenti tecnologici. Italia resta legata a filiere produttive a basso profilo tecnologico (tessile e meccanico). Ci per abbassa la domanda insieme con i prezzi e i salari. Circolo a perdere: in regime di bassa domanda (e bassi salari) si abbassa anche la produzione. Inizia, e ha effetti per almeno un decennio, lemigrazione italiana verso il Nord e vs. il centroeuropa. Emigrazione = segno lampante della strutturale incapacit del sistema produttivo di allargare le sue basi sino a garantire piena occupazione di tutta la popolazione attiva. Sono piuttosto, come spesso accade, le rimesse degli emigrati a sanare l bilancio dello Stato e a contribuire, elevando la domanda, allo sviluppo economico degli anni 50. Divaricazione: imprese che producono beni di sussistenza, non subiscono concorrenza, e

perci nx innovano. Innovano diventando cos in seguito trainanti, quelle il cui mercato si apre alla concorrenza internazionale e per le quali il mercato interno precluso. Inchiesta sulla miseria, promossa dal Parlamento allinizio degli anni 50, rileva enormi e preoccupanti sacche di povert, specie al Sud (ma anche in Veneto, per dire). Compressione dei salari, blocca espansione della domanda e quindi anche riforme strutturali (amministrative, dellagricoltura, di viabilit etc.) Sistema politico bloccato e nx aderente al progetto costituzionale. Sinistra e sindacato sotto controllo. La polizia di Scelba (i morti di Modena, 1947) Inchiesta sulla miseria (1951-52)

Consumi di carne, zucchero, vino nulli scarsissimi scarsi modesti discreti buoni elevati abbondanti abbondantissimi complesso Inchiesta sulla miseria (1951-52)

Dati assoluti (famiglie) 869000 1032000 1333000 1831000 2123000 1970000 1460000 730000 244000 11592000 8,9

% 7,5 11,5 15,8 18,3 17,0 12,6 6,3 2,1 100,0

Acquisti di carne per settimana nessuno 1 2 3 4 5 e pi complesso

Dati assoluti (famiglie) 4428000 3188000 1774000 1043000 498000 661000 11592000

% 38,2 27,5 15,3 9,0 4,3 5,7 100,0 0

Inchiesta sulla miseria (1951-1952)

Famiglie in abitazioni con oltre 4 persone per stanza e improprie in Italia secondo le ripartizioni territoriali

complesso % di cui: con oltre 4 persone % soffitte, cantine etc. % baracche, grotte %

Centr Sud Isole Italia o 14800 10300 44300 17500 86900 0 0 0 0 0 2,9 4,9 15,5 11,6 7,5 49000 34000 34000 12200 54500 0 0 0 0,9 1,6 12,0 8,3 4,7 76000 42000 71000 43000 23200 0 1,5 2,0 2,6 2,7 2,0 23000 27000 32000 10000 92000 0,4 1,3 1,1 0,7 0,8

Nord

Politica Alla fine degli anno 50 il modello liberista di sviluppo di Einaudi e De Gasperi entra in crisi. A causa delle rendite, delle disfunzioni in seno alla pubblica amministrazione, dellalto costo del denaro e dei trasporti, qualsiasi ampliamento della base produttiva precluso, o si traduce in aumento delle importazioni con un secco peggioramento della bilancia dei pagamenti e il rischio di svalutazione della moneta. Solo un grande progetto di rinnovamento avrebbe potuto por mano alle riforme di ampio respiro necessarie, per le quali occorreva coinvolgere forze politiche con profonde radici popolari. Occorreva un accordo strategico, di lunga durata, tra le forze popolari e le componenti pi avanzate e moderne dellimprenditoria, contro tutte le forme di rendita, di inefficienza e di parassitismo. Tale consapevolezza matura nella sinistra, ma anche nei settori pi avanzati della DC. Ultima reazione, a cavallo tra anni 50 e 60: governo DC + destra fascista che fornisce appoggio determinante (governo Tambroni, estate 1960): reazione democratica e repressione poliziesca con corollario di morti e feriti (Genova, Reggio Emilia). Blocco di potere dimostra la sua tragica inadeguatezza. Soluzioni antidemocratiche sono impossibili. Occorre una svolta. 1962 chiusa esperienza precedente congresso DC apre a sinistra (Moro + Fanfani): governo Fanfani (DC + PSDI + PRI + appoggio esterno PSI, con il quale Fanfani concorda per il programma). Riforme concretamente realizzate (1962-63): Scuola media unica (in ossequio al dettato costituzionale. In precedenza, esistevano tre medie differenti: a) scuola media inferiore, che sola permette accesso alle superiori; b) scuola commerciale, che permette accesso solo ad alcune scuole superiori; c) scuola di avviamento professionale) Nazionalizzazione Energia Elettrica (ENEL) Prelievo fiscale sui guadagni azionari (ma 1964 riforma della riforma per bloccare fuga capitali allestero) NO riforma regioni per opposizione DC (sinistra alla guida di alcune importanti regioni) Pressioni in senso progressista sfociano nellesperienza dei governi di centrosinistra, che avanzarono per nel costante compromesso con i moderati, mentre gangli vitali delle forze armate e dei servizi segreti (legati da doppia lealt, e che tenevano in ben poco conto quella costituzionale) iniziano a derivare in direzione della destra e a postulare la necessit di por fine autoritariamente agli esperimenti progressisti (ricorda: 1973 golpe fascista in Cile; sino al 1974 sistemi di potere dittatoriali e fascisti in Grecia e Portogallo, sino al 1977 in Spagna; 1976 golpe fascista in Argentina). Alla fine degli anni 60, lotte operaie e studentesche (movimento studentesco + contratto metalmeccanici e autunno caldo 1968-69) dimostrano che fase propulsiva del Centrosinistra finita. Restano irrisolte questioni di giustizia sociale, problemi di redistribuzione della ricchezza nazionale, di modernizzazione delle strutture pubbliche. Trasformazione PSI, che si unifica con il PSDI (per staccarsene per gi nel 1969), che lascia aperta a sinistra la possibilit che sinistra di movimento coinvolgesse il PCI in progetti di secca alternativa a sinistra.

Lesaurirsi dellesperienza del Centro-sinistra palesava linadeguatezza dei propositi di rinnovamento presenti in diverse componenti dellesecutivo e la parabola di questa esperienza cominci a declinare gi al tramonto del decennio; nello stesso tempo emergeva in tutta la sua ampiezza la questione comunista. Senza laccettazione in via di principio e di fatto della legittimit di un coinvolgimento diretto del PCI nel governo, il sistema politico italiano sarebbe restato (come puntualmente avvenne) bloccato e privo di quelle alternanze politiche al governo che costituisce lessenza della democrazia politica. La mancata scelta in questa direzione per tutti gli anni settanta costrinse i governi a ripiegare entro sfocate e deboli maggioranze, come dimostr, a partire dal 1972, lavvio di una serie continua di legislature non in grado di giungere alla loro scadenza naturale. In questo senso matura la proposta di Compromesso storico da parte di Berlinguer: modernizzazione via compromesso, dato che sinistra (attestata max al 51%) non avrebbe mai potuto attuare da sola le riforme. Elezioni alla Camera dei Deputati, 20 giugno 1976

% Liste PCI PSI DP PR PSDI PRI DC PLI SVP MSI Altri Voti 12620509 3541383 555980 394623 1237483 1134648 14211005 478157 184286 2243849 62714 34,4 9,6 1,5 1,1 3,4 3,1 38,7 1,3 0,5 6,1 0,1

BOOM economico fine 50 inizio 60

Il ciclo virtuoso della regolazione fordista Favorevole congiuntura internazionale Bassi costo del lavoro + basso regime di prelievo fiscale Aumento produzione + compressione salari = possibilit investimenti Industrializzazione Cala la disoccupazione e cresce domanda di consumi Emigrazione interna cfr. tabella - (omologazione/integrazione via consumo: TV e automobile) Politica di innalzamento dei salari (ciclo delle lotte operaie che parte con il rinnovo del contratto dei metalmeccanici del 1962) per sostenere i consumi Abbassamento profitti + inflazione

Crescita demografica di Milano, Torino e Roma tra il 1955 e il 1967

Anni 1955 1967

Milano 1274245 1681045

Torino 719300 1024714

Roma 1651754 2614156

Beni di consumo durevoli posseduti dalle famiglie in Italia in percentuale (1953-198O)

Beni TV B/N TV Color Frigo Lavatrice

1953 4 14

1960 20 5 17

1965 49 23 55

1971 82 63 86

1975 89 77 93

1980 85 22 86 99

Societ dei consumi Sul piano economico-produttivo il peso crescente dellindustria leggera comport una ristrutturazione e una ridefinizione dei precedenti assetti (territoriali, finanziari, salariali, redistributivi). La diffusione dei consumi di massa non poteva non essere correlata ad un incremento dei livelli salariali, ma anche ad una riduzione dellorario di lavoro, giacch il consumo, per sua natura, implica e sollecita il dilatarsi del tempo libero. Di qui, accelerazione circuito del denaro ed esaltazione del ruolo delle banche e del credito. Consumo e vendita a rate diventano un binomio inscindibile, anche perch il pagamento dilazionato permette accesso ai beni di consumo a classi sociali che, altrimenti, ne sarebbero rimaste escluse. Se nellOttocento (e ancora per tutta leconomia di guerra), centrale il momento della produzione, ora centrali diventano la distribuzione e la sua razionalizzazione. Nascono pubblicit (parabola dal messaggio informativo al messaggio persuasivo), grandi magazzini, centri commerciali. Trasformazione delle metropoli: centro diventa luogo commercio e vetrine, espulsione nellhinterland dei cicli produttivi. Il consumismo si afferma in termini di massa sulla base di un principio rivoluzionario: la merce, da appagamento di un bisogno, deve diventare sollecitatrice di bisogni; solo con bisogni indotti si giunse a dilatare in maniera pressoch illimitata la produzione di beni. Per sua natura, il consumismo strettamente legato allimmagine, per cui la sua diffusione non pot prescindere dai grandi mezzi di comunicazione di massa (TV, per una generazione come la mia, signific essenzialmente Carosello). Terziarizzazione delleconomia, nuove professioni, nuove forme del lavoro sociale. Rovesciamento della percezione delle virt sociali: dallapologia tardottocentesca e primonovecentesca della parsimonia e del risparmio, del perbenismo piccolo borghese, della laboriosit e dellimpegno come viatico per il successo, alla celebrazione della dissipazione, della fuga, del consumo fine a s stesso (Fellini, La dolce vita). Credito e vendita a rate, sostengono il consumo e invitano a spendere pi di quanto si possa; spingono a vivere oltre il proprio limite. Alle trasformazioni economiche, sociali e culturali indotte dal consumismo, si accompagnarono tensioni e lacerazioni infragenerazionali e intergenerazionali, che si svolsero in due principali direzioni: si manifest pi forte che mai il conflitto tra la generazione dei padri e quella dei figli. La generazione che aveva fatto e subito la guerra, si era data da fare per la ricostruzione, che mai era stata giovane, non riusc a capire i figli, cresciuti nel mondo dei consumi e per i quali i valori non erano pi il sacrificio, la parsimonia, il lavoro, ma irrevocabilmente altri. Conflitto pertanto generazionale e sociale (dal rifiuto del lavoro della generazione dei primi anni 70 al nichilistico no future della generazione punk)**.

Crisi degli anni 70 Crisi generale di tipo nuovo: stagflazione (= stagnazione + inflazione). Moderata

inflazione (tasso annuo 1-2%), determinata da spesa statale in eccesso (deficit spending), viene usata come politica anticiclica. Tra il 1972-1978, per, media circa 10% annuo, con punte oltre il 20%. Esplosione del prezzo del petrolio (1973: da 3,2$ al barile, a 9,2$; 1974 inflazione raggiunge in alcuni paesi industrializzati il 40%) + degenerazione del sistema di Bretton Woods. Ad alimentare linflazione e a prolungare la crisi contribuisce la resistenza del proletariato industriale dei paesi sviluppati alla contrazione dei salari. Fino a buona parte degli anni 70 i sindacati riescono a impedire che la caduta del saggio di profitto, connaturata ad ogni crisi del modo di produzione capitalistico, fosse invertita e risolta attraverso una drastica contrazione dei salari. Vengono per mantenute le prestazioni assistenziali da parte dello Stato e i livelli salariali (compresa, sino al 1974 lindicizzazione delle retribuzioni, ovvero la cosiddetta scala mobile), ma non loccupazione per le giovani generazioni. Disoccupazione di tipo nuovo: essa non infatti solo il frutto del blocco degli investimenti e dei tagli produttivi messi in atto per rispondere alla contrazione della domanda, ma diventa strutturale per la ristrutturazione in atto dei sistemi produttivi. Il lavoro umano viene sostituito da quello meccanizzato. Informatizzazione e robotizzazione dei processi produttivi + decentramento produzioni nel terzo mondo. Crisi e ristrutturazione: il caso esemplare dei 35 giorni FIAT. Inflazione nei paesi industrializzati negli anni 70 Prezzi allingrosso

1963-69 1970 1971 1972 1973 1974 1975 1976 1977 1978 1979 1980 1981 1982

USA 2,2 5,3 3,4 4,1 13,7 18,9 8,6 4,6 6,2 7,8 12,3 14,1 9,2 2,0

UK 3,5 4,1 4,8 5,3 14,8 48,9 9,3 27,2 13,7 -0,7 22,1 19,9 13,7 6,7

RFT 0,1 5,9 4,7 3,6 6,6 13,4 4,7 3,9 2,6 1,2 4,8 7,5 7,8 5,6

Francia Giappone Italia 2,7 1,5 1,8 6,9 2,7 7,3 2,4 8,9 3,4 4,7 0,9 4,1 14,7 15,8 20,7 29,1 31,4 40,7 -5,7 3,0 8,6 7,4 5,0 22,9 5,5 1,9 17,4 3,2 -2,5 8,4 13,4 7,2 15,5 8,8 17,8 20,0 10,9 1,7 16,6 11,0 0,2 13,9

* NB: impennata prezzo del petrolio 1973-74; 1978-79.

Documento: una generazione del rifiuto del lavoro, una generazione incomprensibile. Nanni Balestrini, Blackout , 1980 il potere da una parte e i giovani dallaltra lo spiacevole 1968 non finir pi ci hanno provati tutti a recuperare i giovani lArena bastata a interrompere questo cattivo sogno tutto ci che nel 1968 era ancora latente o indeterminato si ora radicalizzato la sua coerenza rivoluzionaria di cui ci si vorrebbe sbarazzare per sognare in pace per i nuovi operai la fabbrica di Agnelli dicono a me serve per farci i soldi e tirare a campare non fanno che pensare al giorno in cui lasceranno la FIAT per per tutti il lavoro che si compie quotidianamente noioso nocivo faticoso la FIAT teme il loro odio per la fabbrica e cio la musica lo stereo il viaggiare il leggere landare al cinema i capi FIAT non hanno mai visto gli operai ridere e gli viene una rabbia della madonna

Documento: Franco Fortini, Italia 1977-1993 (da: Composita solvantur, 1994) Hanno portato le tempie Al colpo di martello La vena allago La mente al niente. Per le nostre vie Ancora rispondevano A pugno sugli elmetti.

O imparavano nelle cantine Come il polso pu resistere Allo scatto Dello sparo. Compagni. Non andate cos. Ma voi senza parlare Mi rispondete: non ricordi Quel ragazzo sfregiato La sera dellundici marzo 1971 Che correva gridando cercate di capire questa sera ci ammazzano cercate di capire! La gente alle finestre Applaudiva la polizia E urlava: ammazzateli tutti! Non ricordi? Si, mi ricordo

Il lungo 68 italiano
Il sessantotto italiano inizia con qualche mese di anticipo sul calendario e si prolunga ben oltre il 31 dicembre. Il profondo sommovimento iniziato in quell'anno durer infatti oltre un decennio, e coincider con una radicale modernizzazione complessiva del paese. Ad accendere la miccia sono gli studenti universitari. Nell'autunno del 1967 occupano gli atenei di tutte le principali citt del centro-nord, con la sola esclusione di Roma. Nel mirino della contestazione ci sono soprattutto la connotazione classista del sistema dell'istruzione, denunciata anche da una parte deI mondo cattolico a partire da don Lorenzo Milani autore del severo atto d'accusa Lettera a una professoressa, e l'autoritarismo accademico, interpretato come addestramento a un consenso e a una passivit globali, per nulla limitati allo specifico universitario. La critica del movimento studentesco, i cui principali testi teorici vengono elaborati nelle universit di Pisa, Torino e Trento, si appunta tanto contro il sistema capitalistico quanto contro le organizzazioni della sinistra, accusate di aver rinunciato a qualsiasi ipotesi di trasformazione radicale dell'esistente. Di fronte al dilagare delle occupazioni i rettori chiedono l'intervento della polizia. Occupazioni, sgombri e nuove occupazioni si susseguono. A Torino, Palazzo Campana, sede delle facolt umanistiche, viene sgombrato e rioccupato pi volte in un braccio di ferro che si concluder con un diluvio di denunce ai danni degli occupanti. Il 2 febbraio viene occupata l'universit di Roma, la pi grande d'Italia. Alla fine del mese, il rettore D'Avack fa intervenire la polizia. Il giorno dopo, primo marzo, un corteo di protesta arriva a Valle Giulia, sede della facolt di architettura, e forza i blocchi

della polizia. Gli scontri durano per ore. L'eco enorme. I giornali, in edizione straordinaria, parlano di "battaglia". Con i fatti di Valle Giulia il movimento studentesco si sposta definitivamente dal piano di una protesta universitaria a quello della contrapposizione frontale con l'intero assetto sociale. Nella cultura del movimento confluiscono i diversi filoni di pensiero critico e di protesta sociale che avevano costellato gli anni 60: l'elaborazione delle riviste della sinistra non istituzionale e quella dei vari gruppi cattolici dissenzienti; la critica alla societ dei consumi elaborata dalla Scuola di Francoforte e da Herbert Marcuse nel suo celebre L'uomo a una dimensione e i fermenti terzomondisti innescati dalle lotte di liberazione dei popoli ex coloniali e dalla guerra nel Vietnam; l'antipsichiatria praticata da Franco Basaglia nell'ospedale di Gorizia e il movimento libertario giovanile sviluppatosi negli anni del beat italiano. Inizialmente meno visibile, ma destinata ad affermarsi sempre di pi negli anni successivi, sino a mettere in discussione l'intera impostazione politica del movimento, l'originale versione del femminismo impostata da alcune pensatrici italiane. L'inequivoco schieramento all'estrema sinistra del movimento studentesco scatena i neofascisti. Il 16 marzo, guidati dai deputati del Msi Anderson e Caradonna, assaltano la facolt di lettere a Roma. Messi in fuga si barricano nella facolt di legge tirando dalle finestre banchi e armadi. Il leader del movimento studentesco Oreste Scalzone resta gravemente ferito. La protesta degli studenti non trova alcun ascolto nel quadro politico di governo. Da cinque anni l'Italia guidata da una maggioranza di centro sinistra, basata sull'alleanza tra Dc e Psi, che ha rapidamente accantonato le iniziali promesse riformiste. Offrono invece una sponda al movimento i partiti di sinistra, il Pci e il Psiup. Si tratta per di un flirt di breve durata. Il Pci guarder infatti prima con crescente sospetto, poi con aperta ostilit a un movimento che rifiuta di riconoscerne la leadership. Nelle elezioni politiche che si tengono in maggio, il Pci registra una lieve avanzata e il neonato Psiup, che raccoglie la maggior parte dei voti del movimento, coglie un notevole successo. Crollano invece i socialisti, che perdono oltre cinque punti percentuali, mentre la Dc mantiene le sue posizioni pressoch invariate. Il vento della protesta arriva, senza ancora investirle in pieno, anche nelle grandi fabbriche del nord. In aprile, a Valdagno, gli operai tessili della Marzotto si scontrano con la polizia e abbattono la statua del conte Marzotto, fondatore della dinastia e dell'azienda. In estate un aspro conflitto operaio si accende al Petrolchimico di Porto Marghera. In ottobre, alla Pirelli di Milano, nasce il Cub, comitato unitario di base, prima struttura autonoma operaia svincolata dalla leadership dei sindacati. Fatto ancor pi rilevante, il 7 marzo uno sciopero generale indetto dai sindacati registra per la prima volta da anni una massiccia adesione degli operai Fiat, la principale industria del paese. In estate, con le universit chiuse, la contestazione si sposta sul terreno delle istituzioni culturali. Artisti e studenti interrompono la Biennale e la mostra del cinema di Venezia. In autunno la palla passa agli studenti medi che occupano ovunque gli istituti e riempiono le piazze con grandi cortei. Il 3 dicembre a Roma sfilano 30.000 studenti medi. Alla protesta contro l'assetto scolastico si somma quella contro la polizia, che il giorno prima, ad Avola, Sicilia, ha aperto il fuoco contro una manifestazione di braccianti uccidendone due. Il 1968 si chiude nel sangue. La notte dei 31 dicembre gli studenti pisani contestano un veglione di lusso di fronte al locale versiliese La Bussola. Uno dei clienti spara ferendo il sedicenne Soriano Ceccanti, che rester paralizzato. Nel '69 sono gli operai a impedire che il movimento degli studenti declini come nel resto

dEuropa. Tra maggio e giugno, alla Fiat, una serie di scioperi spontanei e improvvisi, proclamati al di fuori del controllo sindacale, paralizza la produzione per oltre 50 giorni. In prima fila ci sono gli operai meno qualificati e meno sindacalizzati, spesso immigrati dal meridione, che danno vita a unassemblea congiunta con gli studenti. La radicalit dello scontro si rivela in pieno quando il 3 luglio, in occasione di uno sciopero generale cittadino, gli operai torinesi affrontano per 24 ore la polizia. Il conflitto riprende su larga scala in autunno, quando arrivano a scadenza i contratti di lavoro che riguardano oltre 5 milioni di operai. L'autunno caldo segna il momento di massimo scontro sociale nell'Italia del dopoguerra. Gli operai rinnegano la suddivisione della forza lavoro in fasce diversamente qualificate e chiedono che il salario sia svincolato dalla produttivit. Nascono in questi mesi i principali gruppi della sinistra extraparlamentare, mentre i sindacati, in un primo momento colti di sorpresa dalle dimensioni dell'agitazione operaia, danno vita a strutture unitarie di base, i Consigli di fabbrica. In un clima di asprezza senza precedenti, il 12 dicembre a Milano una bomba, deposta nella Banca nazionale dell'agricoltura di Piazza Fontana, uccide 12 persone. l'inizio della strategia della tensione, una sanguinosa catena di stragi che si ripeteranno per tutti gli anni '70 e i cui colpevoli non verranno mai scoperti. Sull'onda della strage di Milano, della quale viene accusato un gruppo di anarchici poi assolti, i contratti vengono firmati prima della fine dell'anno. Lo scontro sociale per non si interrompe neppure cos. Negli anni '70 si allargher ulteriormente, sino a coinvolgere oltre agli operai e agli studenti, praticamente tutti i settori della societ civile.

La scuola di classe
La critica alla scuola di classe uno dei temi ricorrenti nelle prime occupazioni universitarie e poi, un anno dopo, in quelle degli istituti medi superiori. La denuncia del classismo riguarda, prima di tutto, l'alto grado di selezione nella formazione scolastica, messo spietatamente a nudo dalle ricerche di don Lorenzo Milani e della sua scuola di Barbiana. La riforma della scuola media superiore, all'inizio del decennio, aveva solo in parte risolto il problema. L'estrazione sociale continuava, infatti, a costituire un ostacolo insormontabile per i ragazzi provenienti dalle fasce di popolazione pi svantaggiate. Inoltre, l'enorme incremento delle iscrizioni all'Universit derivato da quella riforma, comportava come conseguenza una drastica svalutazione della laurea, che colpiva soprattutto gli studenti provenienti dagli istituti tecnici e professionali. La critica del "classismo" non si limita per a questo e prende sempre pi di mira i valori inoculati dalla scuola e dall'universit, indicati come strettamente funzionali alla riproduzione di una societ classista basata sul consenso passivo della popolazione e delle stesse classi subalterne.

Gli scontri di Valle Giulia


Il primo marzo 1968 alcune migliaia di studenti partono da Piazza di Spagna, a Roma, diretti alla facolt di Architettura di Valle Giulia, presidiata dalla polizia. Nei due giorni precedenti, le forze dell'ordine hanno sgomberato tutte le facolt occupate e caricato, per la prima volta con una certa pesantezza, una manifestazione studentesca in Via Nazionale. Sino a quel momento l'atteggiamento della polizia nei confronti degli studenti era stato molto pi morbido di quello adottato con i lavoratori o nella repressione delle frequenti manifestazioni antimperialiste. Le dure cariche di Via Nazionale indicano dunque un salto di qualit che si riveler in pieno proprio a Valle Giulia.

Qui, infatti, gli studenti, dopo un lancio di uova marce, cercano di invadere la facolt. I carabinieri e la Celere rispondono con una carica improvvisa, ostacolata dalla conformazione del terreno circostante pieno di prati, e aiuole. Invece di sciogliersi come d'abitudine, i manifestanti riescono a contrattaccare impegnando la polizia in ore di scontri. Riescono infine a rioccupare la facolt, salvo esserne cacciati poco dopo da una nuova carica all'interno. L'eco della "battaglia" enorme, cos come l'impatto emotivo sul movimento. I giornali escono in edizione straordinaria, le foto dei corpo a corpo e di una camionetta della polizia in fiamme fanno il giro del mondo.

Il movimento scopre la violenza


Con gli scontri di Valle Giulia inizia nel movimento studentesco un vero e proprio processo di militarizzazione. In teoria il movimento aveva sempre riconosciuto il diritto alluso della violenza nelle lotte di liberazione, e la rivista La Sinistra, diretta dal filosofo Lucio Colletti (pi tardi spostatosi a destra) e molto diffusa nel movimento, era uscita con in copertina le istruzioni per la fabbricazione di bottiglie molotov. In concreto, per, la reazione ai primi interventi della polizia era stata non violenta. Gli studenti opponevano resistenza passiva, costringendo le forze dellordine a portarli fuori di peso dalle universit occupate e, nel corso delle manifestazioni di piazza, ricorrevano a sitin e blocchi stradali senza per provocare scontri diretti con la polizia. Questa fase si esaurisce con i lunghi scontri di Valle Giulia, dove tuttavia gli studenti adoperano per lo pi quel che trovano sul posto, come sassi e rami. Dopo Valle Giulia faranno la loro comparsa le prime bottiglie molotov e le cosiddette tarmi improprie", bastoni, biglie di ferro, manici di piccone. Sul modello del maggio francese si formeranno poi veri e propri servizi dordine". Il pi organizzato e militarizzato quello delluniversit statale di Milano, autodefinitosi t 'Katanga" e abituato a usare la forza anche nei confronti di quella parte del movimento che rifiuta la leadership di Mario Capanna. I gruppi della sinistra extraparlamentare che si formano tra il 68 e il 69 si doteranno poi tutti di propri servizi d'ordine organizzati, ai quali, in alcuni casi, si accompagneranno pi tardi strutture clandestine incaricate di raccogliere armi e finanziare le organizzazioni attraverso rapine.

Il primo femminismo italiano


Il '68 italiano , apparentemente, privo di un versante femminista. In Italia erano gi attivi alcuni centri femministi come l'Anabasi, di matrice direttamente americana, e soprattutto il Demau, "Demistificazione dell'autoritarismo patriarcale", fondato nel '66 a Milano. Senza dubbio, per, il movimento del '68 e la successiva militanza nei gruppi della sinistra extraparlamentare, stato un potentissimo fattore scatenante della presa di coscienza femminile, una grande occasione di socializzazione fra donne e, anche, un immediato luogo di sperimentazione della disuguaglianza rispetto agli uomini. Nel giugno 1971 si tiene a Milano il primo Convegno nazionale dei gruppi femministi. Parlano soprattutto il Demau e Rivolta femminile, che nel suo manifesto del 1970 aveva messo in campo, al posto delle tradizionali istanze emancipazioniste ed egualitarie, la prima definizione politica della differenza sessuale, destinata a diventare in seguito ragione e fonte della lotta delle donne. 'La donna - vi si leggeva - non va definita in rapporto all'uomo. Su questa coscienza s

fondano tanto la nostra lotta quanto la nostra libert. L'uomo non il modello a cui adeguare il processo di scoperta di s da parte della donna. La donna l'altro rispetto all'uomo. L'uomo l altro rispetto alla donna. Nei primi anni '70 le donne del movimento scoprono di partecipare in silenzio, subalterne. Per guadagnare autonomia adottano pratiche separatiste, escludendo i maschi da assemblee e riunioni. Per sottrarsi al condizionamento simbolico maschile, fatto proprio anche dalle donne stesse, ricorrono ai gruppi di autocoscienza, che partono dall'attenzione per il vissuto di ciascuna come condizione per un'azione collettiva. Nascono nell'arco di pochi anni numerose riviste femministe italiane: "Sottosopra", 11Differenze", "Nuova DWF'1, "Quotidiano donna", "Le operaie della casa", "E siamo tante", "Lilith". A met decennio il movimento delle donne esce allo scoperto con alcune grandi manifestazioni separatiste chiuse ai maschi, che provocano numerose tensioni, e a volte scontri fisici, con i servizi d'ordine dei gruppi extraparlamentari che tentano di entrare nei cortei. La critica delle donne si appunta sulle dinamiche interne agli stessi gruppi extraparlamentari, sino a determinarne la crisi e, nel caso della principale organizzazione, Lotta continua, lo scioglimento. L'elaborazione delle donne influenzer poi direttamente tutto il movimento dei tardi anni '70.

FIAT Mirafiori
Quasi tre milioni di metri quadri per met coperti, 37 porte d'accesso distribuite su una decina di chilometri, 22 chilometri di rete stradale interna e 40 di rete ferroviaria, catene di montaggio per 40 chilometri, gallerie sotterranee per altri 13, una popolazione operaia che nelle fasi di massima densit arriva alle 60 mila unit. E' la Mirafiori del 1968, il principale stabilimento della Fiat, la pi grande fabbrica del mondo, il cuore dell'Italia industriale e operaia. Mirafiori il pi grande stabilimento Fiat a Torino, non certo l'unico. A relativamente poca distanza ci sono altri stabilimenti, Spa Stura, Lingotto, Rivalta solo per citare i principali. Alla Fiat, all'inizio degli anni '50, si consumata la sconfitta operaia e sindacale. Per tutto il decennio la prima azienda italiana non scioperer mai. Le ragioni della passivit degli operai Fiat sono due: la durissima repressione imposta dall'amministratore delegato Vittorio Valletta, sostituito nel '67 da Gianni Agnelli, e il trattamento economico superiore alla media che la Fiat riserva alle sue maestranze. I risultati della gestione Valletta sono eccezionali. In meno di quindici anni il fatturato si moltiplicato di oltre il 400% e il volume produttivo di oltre 10 volte. Nel 1962, in occasione del rinnovo del contratto, una serie di scioperi blocca per la prima volta da anni la fabbrica. Rispetto al decennio precedente le differenze sono molte: i ritmi sono aumentati in modo insostenibile, il livello delle retribuzioni stato ormai superato da molte altre fabbriche, sono stati assunti migliaia di immigrati dai sud. La modifica principale riguarda per la composizione della classe operaia, dove l"'operaio massa" sta progressivamente sostituendo come figura chiave l'operaio professionale, sino a quel momento la fascia pi cosciente e politicizzata. Il 6 luglio la UIL, sindacato del Psi, firma un accordo separato con l'azienda. Il 7, una manifestazione spontanea assedia la sede torinese della UIL in piazza Statuto. Gli scontri con la polizia proseguono per tre giorni e tre notti. Gli appelli a tornare a casa dei dirigenti della CGIL restano inascoltati. Gli arrestati sono 90, due terzi dei quali giovani immigrati dal meridione. La Fiat torna a scioperare nel '66, di nuovo per il rinnovo del contratto. Nonostante la massiccia adesione operaia agli scioperi, la CGIL firma un contratto disastroso pur di non entrare in collisione con la Cisl che preme per chiudere il prima

possibile la vertenza. L'effetto della sconfitta operaia si fa sentire subito. Nei mesi seguenti la situazione alla Fiat sembra tornare a essere quella degli anni '50. Il 7 marzo del '68, per, le adesioni allo sciopero generale superano a sorpresa ogni aspettativa. In novembre un nuovo sciopero generale per le pensioni registrer un successo anche maggiore e il mese dopo la CGIL riconquista la maggioranza, persa dopo il fallimento dei '66, nelle elezioni di commissione interna.

Operaio massa
Con il termine di "operaio-massa" fu designato l'operaio "senza qualit" della fabbrica fordista e, al tempo stesso, il soggetto principale di un nuovo ciclo di lotte, con caratteristiche sue proprie, proprie forme di organizzazione e di insubordinazione. E l'emergere all'interno della classe, dell'operaio di linea, non qualificato, calato nella pi totale parcellizzazione del processo produttivo, posto, nel modo pi crudo possibile, di fronte alla sua natura di merce, privo di significative tradizioni ideologiche e organizzative. Questo nuovo soggetto, alimentato dall'immigrazione, dall'espansione economica degli anni '60 e dall'organizzazione tayloristica del lavoro, si contrapporr alla classica figura dell'operaio professionale europeo, cuore della tradizione socialista e sindacale, anticapitalista, ma orgoglioso della sua capacit di produttore e attento alle ragioni dell "interesse generale". L "operaio massa", risultato di una gigantesca mutazione della composizione di classe, indotta dalla razionalizzazione taylorista della produzione nella grande industria, che riduce sempre pi il lavoro ai suoi caratteri astratti e impersonali, , al tempo stesso, il protagonista del tumultuoso ciclo di lotte di fabbrica che si colloca a cavallo degli anni '60 e '70. Queste lotte, alimentate da una diffusa spontaneit, punteranno a inceppare il ciclo produttivo, sfruttandone la natura e le debolezze, con il minimo di rischio e di esposizione per i singoli operai: scioperi selvaggi, interruzioni improvvise, atti di sabotaggio, scontro diretto, e spesso violento, con le gerarchie di fabbrica. Dall'operaio dequalificato proverr poi anche una prepotente spinta egualitaria, insofferente delle divisioni legate alla vecchia scala professionale, e una volont di partecipazione diretta in costante tensione conflittuale con le organizzazioni sindacali, oltre a una forte accentuazione delle rivendicazioni salariali, le quali rifiutano ormai di subordinarsi alle "compatibilit" dell'azienda. In Italia, dove il nuovo ciclo di lotte operaie raggiunge, a partire dal 1969, l'intensit e la persistenza maggiori, nasce la parola d'ordine del "salario come variabile indipendente". Sar proprio questa componente della classe operaia a entrare pi facilmente in contatto con i gruppi politici pi radicali di origine studentesca e a percorrere spesso nuove vie di politicizzazione proiettate fuori dalla fabbrica e fondate sul rifiuto stesso della condizione operaia. Ma se l'Italia rester per diversi anni il principale laboratorio dell"'operaio massa" e delle sue forme di espressione conflittuale, gli operai di linea non qualificati e la rottura con la tradizione della disciplina sindacale, occuparono un posto importante anche durante il maggio francese, con il rifiuto degli accordi sindacali, pur discretamente favorevoli, di Grenelle e in Germania, durante il ciclo di scioperi selvaggi dell'autunno 1969.

La Primavera del 69
Per l'autunno del 1969 previsto un rinnovo contrattuale che interessa oltre 5 milioni di operai. I sindacati, e in particolare la CGIL puntano pi che su aumenti salariali sulla possibilit di partecipare alla gestione del processo produttivo. In aprile per la stagione contrattuale viene aperta in anticipo proprio nella grande fabbrica dove la conflittualit

operaia sembra essere pi bassa che altrove, la Fiat. La scintilla innescata dallo sciopero per i morti di Battipaglia. Subito dopo parte una serie di vertenze che, all'inizio, interessa i settori pi professionalizzati e sindacalizzati, ma rapidamente dilaga nei reparti dove lavorano gli operai comuni, considerati a torto i meno bellicosi. Il conflitto, durissimo, sorprende un'azienda nel pieno della ripresa economica. In primavera vengono infatti assunti 15 mila nuovi operai, altre 20 mila assunzioni sono previste per l'autunno. Anche pi spiazzati i sindacati. Gli operai comuni rifiutano infatti la leadership sindacale per quanto riguarda sia gli obiettivi che le forme di lotta. La richiesta operaia infatti di aumenti salariali uguali per tutti senza distinzione di categorie e veicola un'istanza di egualitarismo confermata dalla richiesta di passaggio per tutti alla seconda categoria. Le forme di lotta sono quelle gi sperimentate in altre fabbriche nell'anno precedente, gli scioperi improvvisi e articolati detti "a gatto selvaggio", cui si accompagna alla Fiat la pratica dei cortei interni. I sindacati bocciano in prima battuta l'istanza ugualitaria, ma vengono completamente ignorati dalla base operaia. La direzione del conflitto presa direttamente dall'assemblea operai-studenti, che si riunisce prima in un bar di fronte a Mirafiori, poi nella facolt di Architettura. Il settimanale "La Classe", che aveva iniziato le pubblicazioni in maggio diventa l1organo ufficiale dell'assemblea e delle lotte Fiat. Nel corso del braccio di ferro che, in giugno, oppone l'azienda all'officina 54, la Fiat chiede di trattare direttamente con gli scioperanti vista l'inconsistenza della direzione sindacale. Gli ultimi accordi vengono firmati alla fine di giugno. Concedono aumenti salariali, ma negano qualsiasi passo avanti sulla strada dell'egualitarismo. Pochi giorni dopo, il 3 luglio, uno sciopero generale proclamato dai sindacati sul problema della casa finir con ore di violenti scontri nei quartieri operai. I 50 giorni di scioperi spontanei costano all'azienda un calo produttivo di circa 40 mila automobili. Il conflitto riprender subito dopo la pausa estiva, ma stavolta sia l'azienda che i sindacati si faranno trovare preparati. La Fiat reagir immediatamente ai nuovi sci operi spontanei mettendo in cassa integrazione oltre 30 mila operai e aprendo cos l'autunno caldo. I sindacati, prima la Cisl, solo in un secondo tempo la CGIL, faranno invece propria l'istanza ugualitaria, sostituiranno le obsolete commissioni interne con i consigli di fabbrica e recupereranno in larga misura il ruolo perso in primavera.

La strage di stato: Piazza Fontana a Milano


Il 12 dicembre 1969, alle 16.30, una bomba esplode nella sede della Banca Nazionale dell'agricoltura di Piazza Fontana a Milano. Le vittime sono 16, i feriti 87. Contemporaneamente tre bombe esplodono a Roma, ferendo alcune persone. Le indagini della polizia si orientano subito sull'estrema sinistra. I militanti della sinistra fermati sono 84, quelli della destra 2. Tra i primi fermati c' il ferroviere Giuseppe Pinelli, esponente di spicco dell'anarchismo milanese. Dopo tre giorni di interrogatorio, guidato dal commissario Luigi Calabresi, Pinelli morir in circostanze misteriose. La versione della polizia parla di un suicidio ma smentita da numerosi elementi e contraddizioni. Nel clima esasperato dell'autunno caldo la strage innesca un clima da caccia alle streghe. Al funerale delle vittime il leader del movimento studentesco milanese Mario Capanna viene aggredito dalla folla ed messo in salvo a stento dalla polizia. La stessa sera viene arrestato il ballerino anarchico Pietro Valpreda, accusato da un tassista, Cornelio Rolandi, che afferma di averlo trasportato nei pressi della Banca il giorno della strage. Valpreda tra i fondatori del Circolo anarchico XXII marzo, nato da una scissione del Circolo Bakunin. A fomentare la scissione stato Mario Merlino, anche lui fondatore del XXII marzo e anche lui accusato della strage. Una controinchiesta, condotta da militanti della sinistra extraparlamentare, dimostrer che Merlino un infiltrato fascista. I risultati della controinchiesta, pubblicati nel volume La strage di stato, porteranno alla luce la strategia d'infiltrazione nella sinistra,

messa a punto da alcuni esponenti della destra extraparlamentare italiana, fra i quali Stefano Delle Chiaie, vicino ai servizi segreti e fondatore di Avanguardia nazionale, e dai vertici dei servizi segreti greci. Al viaggio in Grecia in cui fu decisa l'infiltrazione aveva partecipato, nell'aprile del '68, anche Merlino. Ai numerosi dubbi sollevati dalla controinchiesta risponde la procura di Treviso che decide di condurre un'inchiesta parallela a quella della procura di Milano. Un anno e mezzo dopo la strage, vengono cos alla ribalta i nomi di Franco Freda, editore nazista di Padova gi legato al gruppo Ordine nuovo, e di Giovanni Ventura, un neofascista legato a Freda. L'inchiesta di Treviso coinvolge anche Guido Giannettini, un agente dei servizi segreti vicino all'estrema destra, esperto in metodi di controguerriglia. Alle richieste di chiarimenti sulla figura e sull'operato di Giannettini i servizi segreti opporranno per sempre il segreto militare. Il processo contro Valpreda inizia nel '72 a Roma, ma e subito trasferito a Milano e di l, per motivi di ordine pubblico, a Catanzaro. Il processo di Catanzaro, nel 74, viene sospeso dopo 30 giorni per il coinvolgimento di nuovi imputati, Freda e Ventura. Il terzo processo, che vede coimputati anarchici e fascisti, inizia nel gennaio 75, ma viene sospeso un anno dopo per il coinvolgimento di un ulteriore imputato, Giannettini. L'ennesimo processo inizia nel '77 e si conclude con l'assoluzione degli anarchici, la condanna dei neofascisti e di Giannettini. La sentenza d'appello dichiara invece tutti assolti, ma la corte di Cassazione proscioglie il solo Giannettini e ordina per tutti gli altri un nuovo processo che si concluder con l'assoluzione per tutti, confermata dalla Cassazione. Un nuovo processo contro Delle Chiaie si a sua volta concluso nel '91 con lassoluzione definitiva. Le indagini sono ancora in corso.

Gli anni 70
Gli effetti del dirompente biennio 1968-69 incideranno profondamente su tutto il decennio seguente. Le occupazioni universitarie si faranno sempre pi rare, ma il movimento influenzer l'intera attivit accademica, condizionando sia i nuovi piani di studio che le metodologie degli esami. Occupazioni e proteste proseguiranno invece a lungo negli istituti secondari, principale serbatoio di militanti per i gruppi della sinistra extraparlamentare. Nelle fabbriche i contratti firmati nel '69 non comporteranno il ritorno della pace sociale. Scioperi e vertenze aziendali riprenderanno infatti gi nella primavera '70 e proseguiranno per tutto il decennio. La contestazione dilagher, inoltre, in tutti i settori della societ civile, portando alla nascita di correnti di sinistra organizzate fra i medici, gli insegnanti, i magistrati, gli psichiatri. La protesta popolare, anche grazie all'azione capillare della sinistra extraparlamentare, coinvolger settori come gli abitanti dei quartieri periferici, gli sfrattati e i baraccati, i detenuti. La crescita del movimento comporta una reazione che si esprime in parte in una crescita elettorale della destra nelle elezioni politiche del 1972 e, assai pi drasticamente, in una serie di attentati e stragi, i cui colpevoli restano sempre ignoti. A met decennio, per, i gruppi imboccano la strada di un rapido declino. A minarli in parte l'esplosione di un forte movimento femminista separatista che ne critica aspramente le dinamiche interne, in parte l'incapacit di offrire alla conflittualit diffusa nella societ un solido e unitario sbocco organizzativo. Il dilagare della protesta induce inoltre un terremoto nel sistema politico. La formula esaurita del centro sinistra non trova un'alternativa e la conseguenza il susseguirsi di governi che restano in carica per non pi di pochi mesi. E' in questo clima che, nell'autunno del 1973, il segretario del Pci Enrico Berlinguer lancia la proposta di un "compromesso storico" tra i due partiti maggiori, Dc e Pci, per governare il paese. Nello stesso periodo iniziano a comparire le formazioni armate di estrema sinistra, che inizialmente si limitano, tuttavia, ad azioni dimostrative e incruente. La Dc, guidata dal battagliero segretario Fanfani, respinge l'offerta del Pci e cerca anzi per due volte uno scontro frontale e

risolutivo. Nel '74 impone un referendum per abrogate la legge che poco prima aveva introdotto il divorzio, registrando una clamorosa sconfitta. L'anno seguente affronta le elezioni amministrative con una dura quanto controproducente campagna anticomunista. Il Pci conquista invece la guida delle maggiori citt e aumenta di sei punti e mezzo percentuali. L'anno seguente, nelle elezioni politiche, il Pci migliora ulteriormente il risultato, raggiungendo il 34,4% dei voti. In compenso la Dc mantiene a sorpresa le sue posizioni, con il 38,7% dei suffragi. Nello stesso anno, in un clima segnato dalla crisi economica, nasce il primo governo appoggiato indirettamente dal Pci con la formula dell'astensione, anticamera della vera e propria alleanza, il cui principale paladino nella Dc Aldo Moro. L'avvicinamento tra Dc e Pci porta a una nuova occupazione delle universit, gestita non pi dai gruppi ma dal movimento autonomo che ne ha preso il posto. Allo stesso tempo i gruppi armati, tra cui i principali sono le Brigate rosse e Prima linea, intensificano la loro attivit e iniziano a uccidere, con l'attentato del giugno '76 contro il procuratore di Genova Coco. Il movimento del 77, a differenza di quello del '68, vede una contrapposizione frontale con il Pci che raggiunge fasi drammatiche quando Il segretario della CGIL Lama viene cacciato dall'universit di Roma occupata e quando nella principale citt amministrata daI Pci, Bologna, una rivolta, seguita all'uccisione di uno studente, viene domata con i blindati della polizia. Il 16 marzo '78 Aldo Moro viene rapito dalle Br mentre si reca alla Camera dei Deputati per la nascita del primo governo sostenuto dai voti del Pci, presieduto da Giulio Andreotti. Moro sar ucciso dopo 55 giorni di prigionia. L'alleanza tra Dc e Pci si rompe all'inizio del '79. Nelle elezioni politiche della primavera il Pci perde due milioni di voti. Per tutti gli anni '80 sar una nuova coalizione basata sulla Dc e sul Psi di Bettino Craxi a governare l'Italia. Nell'80 un braccio di ferro tra la Fiat, che intende mettere in cassa integrazione decine di migliaia di operai, e i sindacati, si conclude con una definitiva sconfitta sindacale che pone termine alla lunga fase di conflitti apertasi con il '68.

Il movimento del 77
L'ultima esplosione della rivolta giovanile e studentesca iniziata nel '68 avviene 9 anni dopo, nel '77. Stavolta per il movimento si contrappone direttamente al Pci, entrato l'anno prima nell'area di governo. L1occasione immediata della protesta il ferimento di uno studente di sinistra, all'universit di Roma, da parte di giovani neofascisti, il primo febbraio. Il giorno dopo, un corteo partito dall'universit assalta la sede del movimento giovanile del Msi. il "Fronte della giovent". Nel corso di una sparatoria tra manifestanti e polizia due studenti e due carabinieri restano gravemente feriti. Al termine del corteo viene decisa l'occupazione dell'intera citt universitaria romana. Il nuovo movimento non lesina critiche ai gruppi della sinistra extraparlamentare, accusati di essersi ridotti a partitini burocratici, e raccoglie molte delle suggestioni innescate dal movimento delle donne, a partire dalla indissolubilit del nesso tra comportamenti individuali e posizioni politiche. Il principale bersaglio del movimento sono il Pci e il sindacato. Il 17 febbraio il segretario della CGIL Luciano Lama tenta ugualmente di tenere un comizio all'interno dell'universit occupata, ma deve interromperlo e abbandonare precipitosamente l'universit mentre gli occupanti distruggono il suo palco. Lo scontro tra sinistra istituzionale e movimento si ripete poche settimane dopo. A Bologna, la perla delle amministrazioni locali guidate dal Pci, uno studente, Francesco Lo Russo, viene ucciso l'11 marzo dalla polizia. Nei giorni seguenti l'intera citt diventa teatro di violenti scontri che spingeranno il ministro degli interni Cossiga a far intervenire i mezzi blindati.

Il 12 marzo, a Roma, si svolge una manifestazione nazionale del movimento che, dopo aver assaltato e svaligiato una armeria, apre il fuoco sulla polizia. Scontri con vittime da entrambe le parti si ripeteranno per tutta la primavera a Roma e Milano. Il movimento, in occasione di un convegno svoltosi in settembre a Bologna, raccoglie la solidariet di numerosi intellettuali francesi, tra cui Michel Foucault, Felix Guattari e Gilles Deleuze, che denunciano il tentativo di eliminare ogni opposizione attuato dall'alleanza tra Dc e Pci. Privo, a differenza di quel che si era verificato nel '68, di qualsiasi referente e di qualsiasi sponda, il movimento del '77 si spenger subito dopo il convegno di Bologna, lasciando la strada aperta ai gruppi armati.

I gruppi armati
Le Brigate rosse, il principale gruppo terrorista italiano, nascono alla fine del '69 ad opera soprattutto di due diversi nuclei, uno proveniente dal movimento studentesco di Trento, l'altro da alcuni dissidenti della federazione giovanile del Pci di Reggio Emilia. Vengono da Trento Renato Curcio e la moglie Mara Cagol, da Reggio Emilia Alberto Franceschini e Prospero Gallinari. Del gruppo fondatore fa parte anche il tecnico, immigrato a Milano, Mario Moretti. Tra i riferimenti ideali, nella scelta della lotta armata, c' lesperienza dei Tupamaros uruguayani, l'esempio di Che Guevara e la Rivoluzione Culturale cinese. Le prime azioni del gruppo sono dimostrative e incruente. Ma nel '74 vengono uccisi a Padova due missini e rapito il giudice genovese Mario Sossi. In quello stesso anno, i principali leader, Curcio e Franceschini, vengono arrestati. Il primo sar fatto evadere l'anno seguente da un commando guidato dalla moglie, uccisa poco dopo in uno scontro a fuoco, e riarrestato nel '76. Le Br, guidate ora da Moretti, alzano il tiro e uccidono nel giugno '76 il procuratore generale di Genova Coco con i due uomini della sua scorta. Ferimenti e uccisioni si intensificheranno nel seguente anno e mezzo, e alle Br si aggiungeranno altri gruppi armati. Il principale dei quali Prima linea, che raccoglie molti militanti provenienti dai servizi d'ordine di Lotta Continua. Il 16 marzo '78 le Br rapiscono il presidente della Dc Aldo Moro e uccidono i cinque uomini della scorta. Per il suo rilascio chiedono la liberazione di 11 terroristi imprigionati. Il governo rifiuta ogni trattativa e dopo 55 giorni drammatici, scanditi dalle lettere con cui Moro chiede al governo e al suo partito di trattare con le Br, il prigioniero viene ucciso il 9 maggio. Il suo corpo viene simbolicamente fatto ritrovare in una via romana a met strada tra la sede della direzione della Dc e quella del Pci. I gruppi terroristi saranno sconfitti solo dopo altri tre anni, soprattutto grazie alla legge che concede ampi sconti di pena a quei militanti arrestati che denunciano gli ex compagni. Dall'82 in poi, gli attentati si faranno sempre pi rari sino a scomparire del tutto alla fine del decennio.

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