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il Ducato

dossier
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Periodico dellIstituto per la formazione al giornalismo di Urbino

Allombra del Titano


Tra estorsioni mafiose, banche in crisi e finanziarie misteriose emerge la storia di Francesco Agostinelli. Unimprenditore che a differenza di tanti suoi colleghi ha deciso di non subire la mafia.Ma di essere suo complice.

di Davide Maria De Luca

il Ducato

La crisi ha aiutato la maa ad arrivare al nord

Ombre di camorra sotto i Torricini L


e cose cominciarono a cambiare quando si scopr che i bambini mangiavano il pane della camorra. Era il marzo del 2011 e il cattivo di turno aveva un nome da fumetto: FrancescoVallefuoco. Il suo panicio riforniva le scuole di tutta San Marino. La sonnacchiosa Repubblica ebbe un brusco risveglio: la maa era arrivata in riviera e aveva trovato inaspettati alleati. Nessuno pi inaspettato di Francesco Agostinelli, imprenditore fallito, nato a Urbino, 48 anni fa. La verit sulla maa a San Marino e nella riviera e venuta fuori grazie a quattro inchieste che tra il 2011 e linizio del 2012 hanno portato in prigione una trentina di indagati. Nella Lombardia dellandrangheta laffare doro il movimento terra. Nella riviera il riciclaggio che passa per San Marino. Nascosti da duciarie o societ di comodo, i soldi arrivano a San Marino e vengono ripuliti. Poi tocca ai gradi bassi delle gerarchie criminali farli fruttare. E il modo sempre lo stesso, a Desio come a Rimini: usura ed estorsione. I soldati si insediano nel territorio dopo aver usato San Marino come lavatrice. Piano piano hanno visto che cera lopportunit di stare sul territorio efareaffari,raccontaDavideGrassi, un avvocato che con lassociazione Sos impresa si costituisce parte civile nei processi per estorsione. Secondo la Dda di Bologna Agostinelli era uno di loro: un soldato, un mazziere, un capetto. Finisce in manette due volte nel corso dellindagine Vulcano: la prima nel febbraio 2011. Nella sua macchina vengono trovate eroina, coca e una pistola senza contrassegni. La seconda nel marzo 2012. Le accuse sono di estorsione, aggravate dalla modalit maosa. Agostinelli non un imprenditore come tanti. Uno di quelli che hanno pensato che in fondo con i camorristi si pu convivere e fare soldifacili.Salvopoinirneschiacciati. La carriera criminale di Agostinelli rapidissima: quando compare nelle indagini, siamo alla ne del 2010, il suo gruppo descritto daimagistraticomeunaramicazione del clan dei casalesi. Il procuratore dallOsso scrive nella relazione annuale dellAntimaa 2011 che quello di Agostinelli uno dei tre gruppi maosi che controllano la riviera. Dalle carte della magistratura viene fuori che Agostinelli

Tra soldi, bance ed estorsioni, la storia di Francesco Agostinelli


operai non vengono pagati. Lui girainCayenneespendecentinaiadi migliaia di euro nel negozio della sua compagna, a Riccione. Il suo primo incontro con la maa lo ha nel 2008. Sta facendo dei lavori a San Marino per Livio Baciocchi, un chiacchierato notaio e immobiliarista di San Marino (nir il manette nel 2011 per riciclaggio). Mentre i lavori proseguono, racconta Burgagni, incontra Francesco Vallefuoco, quello del panicio. Vallefuoco dice di essere un maoso, lo minaccia e gli ordina: tieni fermi i cantieri di Baciocchi. Burgagni obbedisce no a che non arriva lordine che pu riprendere i lavori. E lo stesso Burgagni a decidere di tornare da Vallefuoco, nonostante le minacce che ha subito. Gli chiede di riscuotere un credito di 100 mila euro tramite la sua agenzia di riscossione crediti, la Ises. Qualche mese dopo conder ad un amico di essersi pentito amaramente di quella decisione. Non solo: nello stesso periodo un socio di Vallefuoco presenta a Burgagni altri due imprenditori, i fratelli Luciano. Anche loro sono in odore di camorra. Burgagni annusa che qualcosa non va, ma decide comunque di entrare in affari anche con loro. Entrare in affari con questi due gruppi,Vallefuoco e i fratelli Luciano, lo fa sprofondare nel giro. Il periodo degli affari procui dura poco: molto presto cominciano le minacce e le estorsioni. Burgagni si sente una pallina da ping pong, sballottato a destra e sinistra, in balia dei due gruppi criminali che si alternano per spremerlo. Sono mosche affamate, racconta ad Elena, la sua compagna. In mezzo a questa partita spunta un terzo uomo.SecondoBurgagniinqualche maniera alleato di Vallefuoco, ma ha la sua propria banda. E Francesco Agostinelli. Nato a Urbino, nel 1954, diplomato al liceo, Francesco Agostinelli a Fano ha una piccola impresa di ristrutturazioni e costruzioni. Il primo episodio noto della sua carriera ci da la cifra di tutto quello che seguir. Nel 2001 per promuovere un iniziativa immobiliare noleggia il teatro Politeama di Fano e invita Milly Carlucci e Lucio Dalla. Un evento che in citt ancora ricordano. Del faraonico progetto immobiliareper,nonsifanulla.Eratutta una bufala - racconta lallora proprietario del teatro- Non aveva davvero i terreni. Ecco chi Francesco Agostinelli: un Faraone senza schiavi e senza piramidi. Le sue imprese edili (Magnolia Sas di Fano e Magnolia Srl di Pesaro) prima vivacchiano e poi, nel 2012, falliscono e i curatori fallimentari sono alla ricerca di soldi da far avere ai creditori. Alcuni immobili che aveva vicino a Cagli, in provincia di Pesaro, gli sono stati sequestrati.Vive nella casa del suocero in un quartiere residenziale di

Per la Dda di Bologna la banda di Agostinelli una ramicazione dei Casalesi


un tipo nuovo e inquietante di imprenditore del centro-nord. La maa non la subisce: ne complice. La prima volta che lo incontriamo, nelle carte dellindagine Vulcano, Agostinelli seduto nellufcio di una nanziaria di San Marino, Fincapital. Al anco ha la sua guardia del corpo, un siciliano che gira con una pistola ricettata. Dallaltro lato della scrivania seduto un imprenditore, Michel Burgagni: lui che descrive la scena ai magistrati. Agostinelli gli chiede la restituzione di un prestito da centomila euro e mentre gli parla scrive qualcosa su un foglio: ti uccido. Se non rispetti i termini, aggiunge a voce. Michel Burgagni merita una parentesi tutta per lui. Non solo, secondo i magistrati, la vittima di Agostinelli, ma una gura emblematica per capire la nostra storia. Burgagni un imprenditore edile di San Marino. Come tanti suoi colleghi nei guai no al collo. Le sue aziende hanno i conti in rosso, gli

Fano e girava, almeno prima degli arresti domiciliari, con la sua macchina. A suo nome nessun leasing per barche, porche o ville. Eppure, quando riceveva i clienti nella sede della sua Magnolia di Pesaro e li accoglieva seduto davanti a una gigantograa di Berlusconi, laria arrogante di un uomo sicuro di s, sofandogli fumo in faccia, sembrava invincibile. Pieno di soldi, terreni e immobili, le mani in mille affari, agganciato ai migliori contatti. Il pi grande millantatore del secolo, lo descrive il suo socio in affari. E facile immaginarselo cos in occasione del primo incontro che ebbe con Burgagni, quello del foglio di carte con la scritta: ti uccido, a met ottobre del 2010. Sicuro di s, la sigaretta tra le dita, un sorriso che conquista, seduto su una poltrona di pelle di quella nanziaria, la Fincapital, che non sua ma dove non si muova foglia che lui non voglia. Agostinelli lo dice chiaramente a Burgagni dopo quellincontro: sei sotto la mia protezione ora. E cosa signica essere sotto la sua protezione lo si capisce presto. Il negozio

della compagna di Burgagni diviene una specie di deposito di abiti gratis per Agostinelli e i suoi. Sempre la compagna di Burgagni viene usata come intermediaria per comprare tre Rolex, 63 mila euro in tutto, senza che poi veda nemmeno una lira. Passano le settimane e Agostinelli sembra che voglia stringere ancora di pi il cappio. Prima offre alla coppia un prestito di 100 mila euro. Poi cos sfacciato da raccontargli a cosa serve. Lepisodio viene raccontato ai magistrati da Elena, la compagna di Burgagni. Agostinelli, qualche settimana dopo averle offerto il prestito, le spiega come solitocomportarsi.Primaconcede un grosso prestito a un imprenditore o a un commerciante e in cambio chiede sempre pi denaro, no a che la vittima non pu pi pagare ed costretta a consegnare le proprie attivit. Sempre secondo Elena, un giorno, Agostinelli entrando nel suo negozio commenta: Sembra mio. Torniamo al quel primo incontro tra la vittima Burgagni e il suo aguzzino Agostinelli, lincontro del fo-

CULTURA

Agostinelli Spa
A sinistra, la nanziaria Fincapital di San Marino In basso a sinistra, la sede della Banca Commerciale Sanmarinesel istituto che nel novemrbe 2011 Francesco Agostinelli prova a comprare

Fallimenti, immobili misteriosi, strane duciarie e il tentativo di comprare una banca. La vita spericolata dellurbinate

glio ti uccido. Lurbinate accoglie il sammarinese come un capo, in un bellufcio al secondo piano delledicio Fincapital. Intestata alla nanziaria anche lAudi sulla quale gira di solito. In Fincapital sembra che faccia lui il bello e il cattivo tempo. Ma la societ non sua. Il proprietario occulto, che la controlla tramite dei prestanome, Livio Baciocchi, nito dentro dopo un indagine della Dda di Napoli che lo accusa di aver riciclato denaro per conto del clan Stolder. Ma Baciocchi negli interrogatori racconta che alla ne del 2010 non controllava pi Fincapital. Era stato estromesso. Da Francesco Agostinelli. Vale la pena aprire una parentesi anche su Baciocchi, per comprendere come, se i magistrati hanno ragione, Agostinelli sia una gura nuova, segno che qualcosa sta cambiando al nord. Quale sia il rapporto di Baciocchi con la criminalit lo racconta lo stesso Burgagni. Il notaio di San Marino da un lato la mente criminale che ha commissionato le estorsioni ai danni dei debitori di Fincapital,

ma dallaltro da riciclatore di questi soggetti si tramutato in vittima delle estorsioni. Un percorso simile a quello di Burgagni: ti rivolgi a questi soggetti per recuperare un credito e poi loro cominciano a recuperare crediti da te. Il notaio Baciocchi racconta, nel novembre 2010, di essere stato picchiato dai fratelli Luciano, gli stessi soci di Burgagni. Dice di essere stato costretto a consegnargli 600 mila euro. Ha avuto lauto bruciata, come avvertimento. E sono sempre di Baciocchi i cantieri a cui abbiamo accennato allinizio di questa storia. Quei cantieri che vengono fermati da Burgagni per ordine di Vallefuoco. Mentre dalle intercettazioni Burgagni e Baciocchi sembrano quasi solidali luno con laltro, come se riconoscessero di essere in una situazione simile, Baciocchi ha parole di fuoco per Agostinelli. Lurbinate un tumore, un millantatore senza una lira che si insidiato nella sua societ, togliendola al suo controllo. Si vocifera anche di una qualche scrittura privata che se trascritta, farebbe nire tutte le propriet di Baciocchi

nelle mani di Agostinelli. Al contrario di questi altri due imprenditori, il notaio-riciclatorevittima Baciocchi e limprenditore-estorto Burgagni, Agostinelli non sembra camminare su questa crina sottile. Sembra che lui sia saldamente aggrapato da una parte. Quella del complice. Come in occasione del pestaggio di Antonio di Fonzo. La storia la racconta Burgagni ed confermata a grandi linee anche da Agostinelli, durante gli interrogatori. Lepisodio avviene a ne ottobre 2010. A Rimini Agostinelli, il suo guardiaspalle siciliano e due casertani del suo gruppo, Pasquale Maisto e Massimo Venosa, si incontrano con Burgagni. Agostinelli riferisce un episodio: Antonio di Fonzo, un imprenditore campano che conoscono entrambi, avrebbe fattodegliapprezzamentipocogalanti sulle loro signore. Burgagni stenta a crederci e comunque ritienelacosapocoseria.Agostinelliinvece insiste e ordina al suo guardiaspalle di chiamare di Fonzo e di organizzare un incontro. Il giorno dopo si incontrano tutti quanti: Agostinelli e la sua banda, Burgagni e di Fonzo. Subito comincia il pestaggio: Agostinelli prende a pugni cos forti di Fonzo che il Rolex che ha al polso gli nisce in pezzi. Nel frattempo il siciliano dice a Burgagni: Cos nisce chi non si comporta bene. Sembra quasi una scenetta organizzata. Se i magistrati hanno ragione, allora la storia di Francesco Agostinelli ci racconta come il prospero centro-nord stia cambiando. La maa non seduce soltanto perch pu essere vantaggioso collaborarci. Comincia a sedurre anche lidea di farne parte, di adottare i loro metodi in prima persona. Burgagni, Baciocchi e molti altri sono per met complici, ma per met vittime. Sentono lodore di soldi facili oppure pensano che le maniere spicce possano aiutarli dove la giustizia non ci riesce. Cercano di sfruttare i campani che arrivano dal sud con amicizie poco raccomandabili, ma in un modo o nellaltro ne vengonotravolti.Agostinelliinveceno. Agostinelli sembra uno di loro. Impartisce ordini, tratta con loro da pari. Ma non uno di loro. E un imprenditore, nato a Urbino, 48 anni fa.

ette novembre 2011. Alla Confederazione del lavoro Sanmarinese, il pi grande sindacato della repubblica, arriva uno strano fax: tredici pagine gonfie di rivelazioni scottanti su un banca, la Banca Commerciale Sanmarinese, che tiene in custodia i fondi pensione degli iscritti. C anche un avvertimento: la banca al collasso, gli operai devono stare in guardia se ci tengono alla pensione. In calce al fax c un rma: quella di Francesco Agostinelli. Mentre lo invia si trova agli arresti domiciliari per possesso di armi e droga. Venticinque febbraio 2012. La Banca Commerciale di San Marino stata comprata da unaltra societ, Asset Banca. Il giorno successivo le redazioni dei giornali della piccola Repubblica vengono prese dassalto da un ume di email con foto di documenti e raccomandate. Raccontano che cera stata unofferta alla ne del 2011 per comprare la Banca Commerciale di San Marino. Unofferta di 23 milioni, superiore a quella fatta da Asset Banca. Ma la generosa proposta, denuncia lautore della mail, non stata nemmeno presa in considerazione. Luomo che ha offerto 23 milioni e che ha mandato quella mail sempre lui: Francesco Agostinelli. Una settimana dopo sar arrestato su richiesta del sostituto procuratore Enrico Cieri della Dda di Bologna con laccusa di estorsione con laggravante del metodo maoso. Due scene per raccontare limpresa pi misteriosa di Francesco Agostinelli. Il tentativo di un colpo gobbo multimilionario nel momento pi improbabile della sua vita. Non sono in molti a prendere sul serio quellofferta. Prima tra tutti la Banca Centrale di San Marino che non si prende nemmeno la briga di rispondergli. David Oddone, dellInformazione di San Marino, il primo a ricollegare la rma di quelle mail arrivata nel febbraio 2012 al personaggio arrestato un anno prima. Lo stesso scetticismo lo dimostra anche Roberto Galullo, del Sole24ore, che in quei giorni intervista Agostinelli. Difcile dare torto alla Banca centrale e ai due giornalisti. Incerto patron di unimpresa vicina al fallimento, agli arresti domiciliari, una solida tradizione di cause e protesti alle spalle, Francesco Agostinelli non rappresenta il ritratto ideale del raider nanziario dotato dei capitali necessari per acquistare una banca. Ma a leggere con attenzione le carte dellinchiesta Vulcano viene pi di un dubbio. E si affaccia il timore che Agostinelli potesse fare sul serio. Verso la ne del 2010, un anno prima del tentativo di comprare Banca Commerciale di San Marino, sembra che Agostinelli abbia in mente un altro progetto simile. La societ che vuole

comprare la Fincapital, una nanziaria di San Marino. La societ controllata tramite dei prestanome dal notaio Livio Baciocchi, un personaggio chiacchierato che sar poi accusato dalla Dda di Napoli di usare Fincapital per riciclare il denaro sporco della camorra. Lacquisizione non va in porto perch, stando alle intercettazioni, sopraggiunge un altro gruppo di Teremo e una misteriosa signora di Rimini. Difcile stimare il valore di Fincapital, ma ci si pu basare sulla cifra con cui questo gruppo avrebbe rilevato la societ: 14 milioni di euro. Una cifra non molto lontana dai 23 milioni Agostinelli avrebbe offerto un anno dopo per comprare la Banca Commerciale. Difcile che quei soldi li volesse tirare fuori di tasca sua. Agostinelli non ha intestata a lui alcuna propriet. Anzi: ha alle spalle il pignoramento di alcuni immobili a Cagli, in provincia di Pesaro-Urbino. E residente nella casa del suocero, in un quartiere residenziale di Pesaro. A suo nome non si trovano leasing n per barche, n per ville, n per macchina costose. La sua azienda entrata in fallimento nel 2012, ma allepoca della sua offerta per Asset Banca, nel 2011 era ancora nelle sue disponibilit. La Magnolia Srl di Pesaro ha un capitale sociale di appena 30 mila euro e possiede dodici appartamenti a Giussago e dei terreni ad Aulla. Il loro valore sommato si aggira intorno ai due tre milioni di euro. Lunica ipotesi che resta in piedi quella che Agostinelli agisse per conto di qualcun altro. Unipotesi avvalorata che nellofferta di acquisto per Bcs si parla di acquisire le azioni per s o per terzi. Dagli atti dellinchiesta Vulcano viene fuori che Agostinelli aveva diversi complici, legati ai casalesi: Massimo Venosa e Maisto Pasquale. Gente che si accapigliava con gli altri gruppi criminali della riviera per spremere a un piccolo imprenditore 10 mila euro, qualche rolex e qualche vestito costoso. Ma Agostinelli aveva delle frequentazioni con personaggi di calibro maggiore di Maisto e Venosa. Dagli atti dellindagine viene fuori che aveva rapporti regolari con Mirko Ponticelli, autista di Francesco Barbato a sua volta luogotenente di Nicola Schiavone, il glio di Sandokan, con Salvatore di Puorto, fratello di Sigismondo, arresto nel dicembre 2010. Gente con un prolo criminale diverso e disponibilit di un altro calibro rispetto ai mazzieri che frequentava di solito. Il mistero di quei 23 milioni, per, sembra essere destinato a rimanere tale. Il fatto, commesso a San Marino, al momento non interessa la giustizia italiana, mentre quella di San Marino al momento non comunica di aver aperto alcuna indagine.

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IL REGNO DI FILETTINO

Avvocato, cesenate, si costituisce parte civile nei processi per estorsione

C chi dice no: Davide Grassi


Con la crisi gli imprenditori sono pi vulnerabile davanti alla criminalit organizzata e cos in pochi denunciano

isogna avere fegato per chiedere i danni alla mafia. A Padova, in un processo ai casalesi, su sessanta imprenditori coinvolti, soltanto in quattro hanno avuto il coraggio di costituirsi parte civile. Davide Grassi questo lo sa bene. Il suo lavoro fare quello che le vittime spesso non hanno la forza di fare. Sono nel coordinamento nazionale di Sos Impresa. La mia attivit consiste principalmente nel costituirmi parte civile per le vittime della criminalit organizzata e per la stessa associazion e n a z i o n a l e, spiega Davide, x anni, avvocato di Rimini. Davide la mafia la studia da anni, una cosa che non ti aspetti da qualcuno che si laureato a Bologna. Poi, dopo la laurea venni a conoscenza della presenza di osservatori e associazioni che avevano come scopo, quello di aiutare le vittime del racket. Cos decisi di dedicare parte della mia attivit legale, in forma di volontariato, allassistenza in giudizio delle vittime. Unattivit che lo ha portato anche a conquistare dei grossi successi. Come lammissione della costituzione di parte civile di Sos Impresa al processo Infinito a Milano. Un procedimento contro la ndrangheta lombarda che coinvolge quasi 300 affiliati. Mi fecero molte questioni preliminari i difensori degli imputati -racconta Davide- per evitare la nostra costituzione. Credo che sia il processo contro la criminalit organizzata pi importante degli ultimi anni. Davide tra le fonti pi preziose per comprendere il fenomeno dellarrivo, anzi: del radicamento della mafia nella riviera. Negli ultimi anni -racconta Davide- cambiato molto. Con le disponibilit di denaro i mafiosi si sono potuti appoggiare a consulenti della zona. I professionisti danno delle dritte: sanno che il mafioso ha disponibilit di denaro e sanno che limprenditore non pu avere accesso al credito. E allora il professionista ti mette in contatto con il mafioso. Come la storia di un imprenditore che Davide ci racconta. Chi ha una piccola azienda in molti casi il primo a non essere trasparente. Molto spesso usa dei prestanome per creare delle societ oppure utilizza fiduciarie. Con questi sistemi pu risparmiare sulle tasse e ri-

Pochi prestiti e le banche consegnano molti imprenditori nelle mani della maa

esce a evitare che in caso di fallimento i suoi beni divengano perseguibili. Limprenditore di questa storia aveva fatto intestare una societ al suo commercialista e a quella societ aveva poi venduto la sua abitazione. In questi casi il commercialista o il prestanome pu fare quel che vuole, anche se non il vero proprietario: pu vendere quote della societ o gli stessi immobili che la societ possiede. Quando il nostro imprenditore si trovato a dover riscattare limmobile il commercialista gli ha detto che limmobile non era pi della societ. Aveva venduto tutto a persone vicine alla camorra con cui aveva degli affari. Allora si riuniscono tutti: imprenditore, commercialista e acquirenti della nuova impresa. Ora te la devi veder con loro, dice il commercialista. La crisi ha aiutato la mafia? Anche, ma sopratutto la colpa delle banche che non concedono pi crediti. Nelle carte delloperazione Vulcano si legge che ci sono delle vittime, imprenditori che non hanno denunciato i loro estorsori, persone in crisi finanziaria. Se i soldi sono andati a chiederli ai mafiosi perch non potevano avere soldi dalle banche. In tempi buoni sono le banche che chiamano gli imprenditori. Quando limprenditore ha bisogno la banca si tira indietro, o addirittura richiedono indietro fidi di centinaia di migliaia di euro. Ma c anche laspetto del recupero crediti: Burgagni e Baciocchi, due dei protagonisti della nostra inchiesta, hanno entrambi usato i camorristi come agenti per il recupero crediti, prima di diventare essi stessi loggetto del recupero. Questo ancora pi preoccupante. La maggior parte degli imprenditori entra in contatto con questi personaggi perch devono far rientrare dei crediti. Il percorso recupero crediti tortuoso, lungo, a volte infruttifero. A volte un imprenditore pu pensare: b in fondo, di sicuro, questi personaggi qualcosa mi faranno recuperare. Non sanno che questo per loro diventer un problema. Di sicuro qualcosa questa gente grazie allintimidazione riesce a far pagare qualcosa al debitore. Per a quel punto il mafioso da chi doveva recuperare il credito vuole interessi sempre pi cospicui.

San Marino sta cambiando


Crisi e maa: sul Titano nisce lera del paradiso scale

ome tanti a San Marino anche Fiorenzo Stolfi non credeva che la mafia avesse scalato le pendici di Monte Titano. Nel 2008, mentre era segretario di stato, cio ministro degli esteri di San Marino, dichiar: Non riesco a pensare che la criminalit organizzata sia un fenomeno presente e che ci siano tutti questi rischi. A differenza di molti altri, oggi Fiorenzo Stolfi ha cambiato idea: La nostra stata una sottovalutazione. Oggi Stolfi un consigliere, cio un membro del parlamento della repubblica, e si batte perch le cose cambino sul Monte Titano. San Marino sta morendo. O almeno una vecchia idea di San Marino finita: let delloro del paradiso fiscale giunta bruscamente al termine. Con lo scudo fiscale met della raccolta totale del sistema bancario ha lasciato la Repubblica. Da 14,8 miliardi alla fine del 2008 (il record storico) passata a 7,9 miliardi. Sono stati anni di stillicidio questi ultimi. Colpa di Tremonti, del Fondo monetario Internazionale e dei vari G8 che hanno costretto lo stato ad adeguarsi alle normative internazionali per quanto riguarda trasparenza e segreto bancario. E allora si visto quanto erano fragili i piedi dargilla del Titano. Nel 2008 San Marino aveva 12 banche e 60 tra finanzierie, societ di gestione e fiduciarie. Oggi le banche sono undici, con conti tuttaltro che rosei, due sono in vendita. Gli altri intermediari sono dimezzati e oggi sono appena trenta. Questa situazione ha reso San Marino pi vulnerabile che mai alla criminalit organizzata, ci raccontano al tribunale della piccola Repubblica. Le banche in crisi, le finanziarie sul lastrico pur di riempire i buchi nei loro bilanci sono disposte ad accettare di tutto. Come quei cinque milioni di euro che puzzavano di muffa, chiusi in un sacchetto di plastica, por-

tati dal pregiudicato Vincenzo Barbieri al Credito Sanmarinese. Accettare quel deposito ha portato in prigione i dirigenti della banca: stata la prima volta che cittadini della Repubblica sono stati arrestati tramite una rogatoria internazionale. Un altro segno dei tempi che cambiano. La lotta alla criminalit organizzata un cammino che va fatto di pari passo con la ridefinizione dellidentit di San Marino. Una scelte che per la Repubblica significa vita o morte. La crisi economica afferma Stolfi- sta portando San Marino a interrogarsi su cosa sia stata fino ad oggi e che cosa sar domani. In passato non si fatto troppo caso a come si costruiva la ricchezza. Arrivavano investitori, arrivavano depositatori di denaro nelle nostre banche e non si guardava troppo per il sottile, non si indagava molto. Oggi siamo nella fase opposta, ci interroghiamo su tutto e dobbiamo ancora definire qual la nostra mission per il futuro. Stolfi ha chiara qual il percorso che dovr intraprendere San Marino. Dobbiamo scegliere per forza la strada della collaborazione e della trasparenza. Se in passato siamo stati una zona diciamo grigia oggi mi sembra che gran parte della politica sanmarinese e del mondo economica, capisce che dobbiamo andare su un altra strada. non abbiamo la via del paradiso fiscale e nemmeno quella del paese che vive alle spalle dellitalia. Conclude Stolfi: Io credo che questa crisi, questo nuovo atteggiamento dellItalia ci aiuteranno ad essere migliori. Sotto un certo punto di vista pu darsi che dovremo dire grazie a questa frustata che venuta, che ci costringe a cambiare e a cambiare in meglio. vedo anche la lotta che fa litalia allevasione. ogni cittadino deve fare la sua parte, andiamo verso un sistema pi virtuoso.

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