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TRASFORMAZIONE DI FOURIER CLASSICA

(METODI MATEMATICI PER LINGEGNERIA)


GIUSEPPE DE MARCO
0.1. Introduzione. Per un fenomeno periodico, rappresentato da funzioni periodiche, lo sviluppo in
serie di Fourier di queste costituisce un metodo per lanalisi del fenomeno stesso: le armoniche dello
sviluppo di Fourier hanno spesso signicato sico, intendendosi con ci`o il fatto che esistono strumenti di
vario genere (risuonatori, oscilloscopi, ecc.) che permettono di rilevare e misurare tali armoniche. Per
funzioni f : R C non periodiche `e possibile qualcosa del genere? Si pu`o pensare di prendere un numero
grande, di considerare la funzione su [/2, /2[, di estendere per periodicit`a tale restrizione al di fuori
di [/2, /2[, e di considerare la successione c(f, ) : Z C dei coecienti di Fourier di tale funzione;
al tendere di a +, c(f, ) dovrebbe, sotto opportune ipotesi su f, tendere ad un oggetto legato
alla funzione f. Non possiamo per`o restare nellambito discreto; come funzione su Z, la successione dei
coecienti di Fourier, almeno per f L
1
(R), tende solo a zero. Si fa diventare ogni c(f, ) una funzione

: R C, costante a tratti, nel modo seguente: si prende un passo d = 1/, e la funzione



f

() `e
denita dalla formula

() =
1
d
c
n
(f, ) =

/2
/2
f(t)e
2i
n

t
dt,
n

<
n + 1

,
o se si preferisce dalla formula

() =

n=

/2
/2
f(t)e
2i
n

t
dt

[n/,(n+1)/[
();
( si rappresentano insomma le successioni c : Z C mediante funzioni a scalino su R, in passo d, usando
linterpolazione detta a tenuta; il fattore 1/d = serve a far s che le sommatorie in Z diventino gli
integrali su R). Si pu`o allora dimostrare (non `e dicile, ma non lo facciamo; queste righe sono solo a
titolo euristico) che se f L
1
(R) allora, per 0
+
la funzione

f

tende uniformemente su R ad una


funzione continua

f : R C, detta trasformata di Fourier di f.
0.2. Denizione e prime propriet`a.
Denizione. Sia f : R C funzione assolutamente integrabile su R. La trasformata di Fourier di f `e
la funzione f =

f : R C denita dalla formula:
f() =

f() =

R
f(t)e
2it
dt, per ogni R.
Prima di procedere oltre:
Proposizione. La trasformata di Fourier di una funzione di L
1
(R) `e una funzione continua e nulla
allinnito, si ha cio`e lim


f() = 0.
Dimostrazione. La continuit`a di

f `e unimmediata conseguenza del teorema della convergenza dominata
(Analisi Due, 9.22.1); la tendenza a zero allinnito `e il lemma di RiemannLebesgue (Analisi Due,
13.1).
Osservazione. Qui, ed anche in seguito quando faremo le trasformate di Laplace, tendiamo ad usare i teoremi
della teoria dellintegrazione alla Lebesgue, sostituendo essi a varie nozioni tradizionalmente usate in passato,
quali integrali uniformemente convergenti rispetto ad un parametro, e simili: pi` u semplici forse, non dipendendo
dallintegrale di Lebesgue, ma in denitiva pi` u onerose per chi studia, richiedendo argomentazioni ad hoc ogni
volta. I teoremi di convergenza che rendono utile lintegrale di Lebesgue possono essere tranquillamente accettati
senza dimostrazione, come pure i teoremi di Fubini e Tonelli: si ha a disposizione una strumento in fondo semplice,
ed assai potente.
1

2 GIUSEPPE DE MARCO
Linsieme delle funzioni continue nulle allinnito si indica con C
0
(R)(= C
0
(R, C)); sono chiaramente
funzioni limitate ed uniformemente continue, spazio di Banach nella supnorma.
La trasformazione di Fourier `e banalmente lineare, (f + g) =

f + g per ogni f, g L
1
(R)
ed , C; essendo, per ogni f L
1
(R)

f
1
, come risulta subito dalla disuguaglianza
fondamentale

R
f(t)e
2it
dt

R
|f(t)| dt = f
1
, per ogni R,
la trasformazione di Fourier `e anche continua da L
1
a C
0
: se f
k
`e successione di funzioni di L
1
(R) che
converge L
1
ad f, allora

f
k
converge uniformemente a

f. La norma operatoriale di `e chiaramente
minore od uguale ad 1, e si ha anzi = 1, come sar`a chiaro da vari calcoli espliciti di trasformate fatti
in seguito.
Data f L
1
(R), f `e loriginale di Fourier di

f, che `e la sua trasformata di Fourier; non `e ancora
chiaro che ci sia un unico originale di Fourier, cio`e che la trasformazione di Fourier sia iniettiva; la cosa `e
vera, ma sar`a vista dopo la formula di inversione. Non `e invece suriettiva la trasformazione di Fourier da
L
1
(R) a C
0
(R), cio`e non ogni funzione continua innitesima allinnito `e trasformata di Fourier di una
funzione di L
1
(R); ma non `e del tutto banale dare esempi.
Per ogni funzione di R in C si denisce la simmetrizzata

f ponendo

f(t) = f(t); si pone poi f

(t) =
f(t) (coniugata della simmetrizzata); le funzioni pari sono quindi quelle per cui

f = f, le dispari quelle
con

f = f; si chiamano talvolta hermitiane le funzione con f = f

, antihermitiane quelle con f

= f.
Le simmetrie sono della massima importanza nellanalisi di Fourier.
0.2.1. Simmetrizzazione e trasformata di Fourier. Commutano fra loro:
. La trasformata della simmetrizzata `e la simmetrizzata della trasformata.
Dimostrazione.


f() =

f(t)e
2it
dt =


+
f()e
2i()
(d) =

f()e
2i()
d = f() =

(f)().
In particolare, funzioni pari hanno trasformate pari, funzioni dispari hanno trasformate dispari.
0.2.2. Coniugio e simmetria.
. La trasformata della coniugata `e la simmetrica hermitiana della trasformata, la trasformata della sim-
metrica hermitiana `e la coniugata della trasformata.
In simboli
(

f) = (

f)

; (f

) = (

f)

.
La facile dimostrazione si lascia come esercizio; si basa sul fatto che il coniugato di un integrale `e
lintegrale del coniugato; si noti che la trasformata di una funzione reale `e a simmetria hermitiana, ed
ogni funzione reale pari ha trasformata reale e pari; le funzioni reali dispari hanno trasformata dispari
immaginaria pura.
0.2.3. Comportamento rispetto alle omotetie.
. Se R {0}, ed f L
1
(R), la trasformata di t f(t) `e

1
||

f(/).
Dimostrazione. Si ha, posto g(t) = f(t), e supposto dapprima > 0, con il cambiamento di variabile
t = :
g() =

f(t)e
2it
dt =

f()e
2i(/)
d

;
se < 0 si scambiano gli estremi di integrazione, e se ne ripristina loriginale posizione cambiando il
segno.

TRASFORMAZIONE DI FOURIER CLASSICA (METODI MATEMATICI PER LINGEGNERIA) 3
0.2.4. Traslazioni diventano moltiplicazioni per caratteri.
. Per ogni f L
1
(R) ed ogni a R si ha
(
a
f)() = e
2ia

f() per ogni R.
Dimostrazione.
(
a
f)() =

f(t a)e
2it
dt =

f()e
2i(a+)
d = e
2ia

f().
0.2.5. Moltiplicazioni per caratteri diventano traslazioni.
. Per ogni f L
1
(R) ed ogni a R si ha

e
2ia#
f(#)

=
a

f.
Dimostrazione.

e
2iat
f(t)e
2it
dt =

f(t)e
2i(a)t
dt =

f( a) =
a

f().
0.2.6. Derivata della trasformata.
. Se f L
1
(R) `e tale che t tf(t) sta ancora in L
1
(R), allora

f `e di classe C
1
, e si ha
f = ((2i#)f(#));
in altre parole
f() =

R
(2it)f(t)e
2it
dt.
Pi` u generalmente, se per un intero m 1 si ha che t t
m
f(t) appartiene ad L
1
, allora

f `e di classe
C
m
e si ha

m
(f) = ((2i#)
m
f(#)).
La dimostrazione `e conseguenza immediata del teorema di derivazione sotto il segno di integrale,
Analisi Due, 9.22.2(ii).
`
E uso ricordarla dicendo pi` u rapidamente f tende a 0 allinnito, e pi` u derivate
ha la trasformata, anche se non `e aatto necessario che f tenda a 0 per vericare le ipotesi dellenunciato
precedente.
0.2.7. Trasformata della derivata.
. Se f L
1
(R) `e continua e C
1
tratti, con f

L
1
(R), allora si ha
(f)() = (2i)

f().
Dimostrazione. Anzitutto, nelle ipotesi poste si ha f(t) = f(0) +

t
0
f

() d; essendo f

L
1
(R), i limiti
lim
t+
f(t) = f(0) +

+
0
f

() d; lim
t
f(t) = f(0)

() d
esistono niti; e se f sta in L
1
tali limiti sono nulli. Nellintegrazione per parti

(f

)() =

(t)e
2it
dt =

f(t)e
2it

t=+
t=
+ (2i)

f(t)e
2it
dt,
la parentesi quadrata `e allora nulla.
Naturalmente si vede anche, per induzione su m:
. Se f `e di classe C
m1
(R), con derivata (m1)esima di classe C
1
a tratti, ed f, f = f

, . . . ,
m
f =
f
(m)
stanno tutte in L
1
(R), allora si ha

(
m
f)() = (2i)
m

f().
Di conseguenza si ha anche che

f() `e o(1/
m
) per (cfr. Analisi Due, 13.8).
Insomma: pi` u derivate ha f, e pi` u rapidamente

f tende a 0 allinnito, se tali derivate stanno tutte in
L
1
(R).

4 GIUSEPPE DE MARCO
0.3. Calcolo delle pi` u comuni trasformate di Fourier.
0.3.1. Funzioni caratteristiche di intervalli. Dato > 0 la trasformata di
[/2,/2]
`e

[/2,/2]
() =
_
/2
/2
e
2it
dt =
_
e
2it
2i
_
t=/2
t=/2
=
e
i
e
i
2i
=
sin()

.
Introducendo la funzione sinc s := sin(s)/(s) (e sinc 0 = 1), si pu`o scrivere

[/2,/2]
() = sinc().
Per un arbitrario intervallo limitato [a, b], posto c = (a+b)/2, = ba, si ha
[a,b]
(t) =
c

[/2,/2]
(t)
e quindi

[a,b]
() = e
2ic
sinc() = e
i(a+b)
(b a) sinc((b a)).
Si noti che sinc / L
1
(R); si ha quindi un esempio in cui la trasformata non `e pi` u in L
1
; per`o `e vero che
sinc L
2
(R). Inoltre le funzioni trasformande sono a supporto compatto, e quindi le trasformate devono
essere C

; infatti sinc `e restrizione ad R di una funzione olomorfa intera. Si noti che le funzioni a scalino
di L
1
(R), cio`e quelle a supporto compatto, hanno tutte trasformata di Fourier in L
2
(R).
0.3.2. Funzioni triangolari.
`
E spesso utile la trasformata del triangolo g : t (1 |t|) 0; si ha
g() =
_
1
1
(1 |t|)e
2it
dt =
_
(1 |t|)
e
2it
2i
_
t=1
t=1

_
1
1
sgn t
e
2it
2i
dt =
1
2i
__
0
1
e
2it
dt
_
1
0
e
2it
dt
_
=
1
(2)
2
_
1 e
2i
e
2i
+ 1
_
=
2
(2)
2
(1 cos(2)) = sinc
2
.
Se > 0 la trasformata di g

: t g(t/) = (1 |t/|) 0 `e quindi


g

() = sinc
2
().
0.3.3. Funzioni lorentziane. Qualcuno chiama cos` le funzioni quali f
a
(t) = 1/(a
2
+ t
2
), a costante reale
non nulla. La trasformata di Fourier si calcola col metodo dei residui e viene

f
a
() =
_
+

e
2it
a
2
+ t
2
dt =

|a|
e
2|a|
.
(Analisi Due, 10.27.8).
0.3.4. Gaussiane. Se a > 0, la funzione f
a
(t) = e
at
2
sta in L
1
(R); lintegrale

f
a
() =
_
+

e
at
2
e
2it
dt =
_
+

e
at
2
cos(2t) dt =
_
+

2
cos(2/

a)
d

a
,
chiamato integrale di Laplace, `e stato calcolato in Analisi Due, 10.6.9, con metodi di variabile complessa;
si trova

f
a
() =
_

a
e

2
/a
.
Si noti che f

(t) = e
t
2
coincide con la sua trasformata di Fourier.
0.3.5. Trasformata di sinc
2
. La funzione sinc
2
sta in L
1
(R) e si ha, usando le formule di Eulero e la
parit`a:

sinc
2
() =
_
+

sin
2
(t)
(t)
2
e
2it
dt = 2
_

0
sin
2
(t)
(t)
2
cos(2t) dt =
1

2
_

0
1 cos(2t)
t
2
cos(2t) dt =
1

2
_

0
cos(2t) cos(2t) cos(2t)
t
2
dt
Le formule di Werner danno cos(2t) cos(2t) = (cos(2( + 1)t) + cos(2( 1)t))/2, per cui

sinc
2
() =
1
2
2
_

0
2 cos(2t) cos(2( + 1)t) cos(2( 1)t)
t
2
dt =

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1
2
2


0
cos(2t) cos(2( + 1)t)
t
2
dt +
1
2
2


0
cos(2t) cos(2( 1)t)
t
2
dt.
Per parti, riconduciamo allintegrale di Dirichlet (a, b R):


0
cos(ax) cos(bx)
x
2
dx =

cos(ax) cos(bx)
x

0
+


0
b sin(bx) a sin(ax)
x
dx =
0 + (b sgn b a sgn a)

2
= (|b| |a|)

2
.
Si ottiene alne

sinc
2
() =
1
4
(2|| 2| + 1|) +
1
4
(2|| 2| 1|) =
1
2
(|| | + 1| +|| | 1|).
Per > 1 si trova 0; per 0 1 si trova 1 ; per parit`a la trasformata `e il triangolo (1 ||) 0;
sinc era la trasformata di questa funzione; applicando due volte la trasformata di Fourier al triangolo si
torna quindi alla funzione di partenza. Per le funzioni pari `e un fatto universale (per quelle almeno a cui
la trasformazione di Fourier `e applicabile due volte!).
Esercizio 1. Sia a C con parte reale Re a > 0. Calcolare la trasformata di Fourier della funzione
f : R R denita da f(t) = 0 per t < 0, f(t) = e
at
per t 0. Servirsene per trovare le trasformate di
Fourier di F(t) = e
a|t|
e di G(t) = sgn te
a|t|
.
Risoluzione. Si ha

f() =

+
0
e
at
e
2it
dt =

+
0
e
(a+2i)t
dt =

e
(a+2i)t
(a + 2i)
t=+
t=0
=
1
a + 2i
(si noti che si ha lim
t+
e
(a+2i)t
= 0, dato che |e
(a+2i)t
| = e
t Re a
). Indicando con

f la sim-
metrizzata di f si ha F = f +

f, G = f

f, per cui

F() =
1
a + 2i
+
1
a 2i
=
2a
a
2
+ (2)
2
;

G() =
1
a + 2i

1
a 2i
=
4i
a
2
+ (2)
2
.
Esercizio 2. Calcolare la trasformata di Fourier F() della funzione f(t) = te
at
2
, a > 0, riconducendola
alla trasformata G() di g(t) = e
at
2
.
Risoluzione. In base alla formula della derivata della trasformata si ha
G

() = ((2it)g(t)) = (2i)

te
at
2

,
per cui la trasformata richiesta `e
F() =
1
2i
G

() =
1
2i

a
2
2

a
e

2
/a
= i(/a)
3/2
e

2
/a
.
Si pu`o anche ricorrere alla formula della trasformata della derivata: te
at
2
= (1/(2a))(2ate
at
2
) =
(1/(2a))D(e
at
2
), per cui
F() =
1
2a
(2i)G() = i

a
e

2
/a
= i(/a)
3/2
e

2
/a
.
Esercizio 3. Sia f L
1
(R). Dimostrare che per ogni a R si ha:
(cos(a#)f(#))() =

(a/(2))

f() +
(a/(2))

f()
2
;
(sin(a#)f(#))() =

(a/(2))

f()
(a/(2))

f()
2i
.
Servirsene per calcolare la trasformata di f(t) = sin t
[,]
, ricordando che la trasformata di
[,]
`e
2 sinc(2).
Esercizio 4. Calcolare la trasformata di Fourier di f(t) = 1/ cosh t (passare al campo complesso ed
integrare su bordi di rettangoli di vertici r, r+i, r+i, r, indentati se occorre). Esistono , k R tali
che sia (1/ cosh(#))() = k/ cosh() (cio`e , tali che 1/ cosh(t) sia autovettore della trasformazione
di Fourier, con k come autovalore)?

6 GIUSEPPE DE MARCO
Risoluzione. Si deve calcolare

R

e
2it
/ cosh t

dt. Posto = 2 per semplicit`a, consideriamo la


funzione complessa g(z) = e
iz
/ cosh z; essa ha poli dove cosh z = 0, e cio`e per z
k
= i(/2 + k), k Z.
Ci interessa solo i/2, dove Dcosh z = sinh z vale i, e che `e quindi polo del primo ordine; per il teorema
dei residui si ha

r
r
e
ix
cosh x
dx

r
r
e
i(x+i)
cosh(x + i)
dx + (r) = 2i Res(g, i/2) = 2e
/2
;
il contributo dei lati verticali `e stato indicato con (r); ammesso che esso tenda a 0 per r + si ha,
osservando anche che cosh(x + i) = cosh x:

e
ix
cosh x
dx + e

e
ix
cosh x
dx = 2e
/2
,
da cui

e
ix
cosh x
dx = 2
e
/2
1 + e

=

cosh(/2)
.
Quindi la richiesta trasformata `e (1/ cosh(t))() = / cosh(
2
).
`
E immediato provare che il contributo
dei lati verticali `e innitesimo per r +; si ha infatti, detti s
r
i segmenti:

r
e
iz
cosh z
dz

r
|e
iz
|
| cosh z|
|dz|;
su s
r
si ha |e
iz
| = e
Re(iz)
= e
Imz
e
||
, ed anche
| cosh z| =
|e
z
+ e
z
|
2

||e
z
| |e
z
||
2
=
e
r
e
r
2
= sinh r,
per cui lintegrale sul segmento `e dominato da e
||
/ sinh r ( `e la lunghezza del segmento), innitesimo
per r +. La trasformata di 1/ cosh(t) `e allora (/||)/ cosh(
2
/); deve essere
2
/ = , e cio`e

2
=
2
; quindi = , e k = 1. Si noti che si `e visto che 1/ cosh(t) coincide con la sua trasformata di
Fourier.
0.4. Convoluzione. Date due funzioni misurabili f, g : R C la loro convoluzione `e la funzione f g
cos` denita
f g(t) =

R
f(t )g() d.
Senza qualche condizione su f e g naturalmente lintegrale precedente non ha senso. Se f, g L
1
(R)
si dimostra, usando il teorema di Fubini, che f g esiste q.o. in R, ed appartiene ad L
1
(R), essendo
anzi f g
1
f
1
g
1
: infatti (accettato il fatto che (t, ) f(t )g() sia misurabile), la funzione
(t, ) |f(t )||g()| sta in L
1
(R R), avendosi

R
|f(t )| dt

|g()| d =

R
f
1
|g()| d = f
1
g
1
(si osservi che `e

R
|f(t )| dt =

R
|f(s)| ds = f
1
, invarianza per traslazioni dellintegrale). La
convoluzione tra funzioni fa diventare L
1
(R) unalgebra (di Banach) associativa e commutativa; `e facile
vericare, e lo accettiamo senzaltro, che si ha
(f g) h = f (g h); (f + g) h = f h + g h; f g = g f, per f, g, h L
1
(R).
Esempio 5. Si ha, per f L
1
(R) (od anche solo f L
1
loc
(R)), ed ogni a > 0:
f
[a,a]
(t) =

R
f(t )g() d =

R
f()
[a,a]
(t ) d =

R
f()
[ta,t+a]
() d =

t+a
ta
f() d,
integrale di f esteso a [t a, t + a]. Si ha quindi, se b > 0 `e unaltra costante, per ssare le idee b a:

[a,a]

[b,b]
(t) =

t+b
tb

[a,a]
() d, che vale ovviamente

0 per t + b a t (a + b)
t + b (a) = t + (a + b) per t b a < t + b (a + b) < t a b
2b per a < t b, t + b < a (a b) < t < a b
a (t b) = (a + b) t per t b a, t + b > a a b < t a + b
0 per a < t b a + b < t.

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Si noti che per a = b si ha la funzione a triangolo nulla per |t| > 2a, che vale t + 2a in [2a, 0] e 2a t
in [0, 2a].
La convoluzione tra funzioni di L
1
(R) `e mutata dalla trasformazione di Fourier nel prodotto puntuale
tra funzioni; si ha cio`e limportantissima regola:
0.4.1. Trasformata della convoluzione.
. Se f, g L
1
(R) allora (f g)() = f()g(), per ogni R.
Dimostrazione. Si ha, ammettendo di poter scambiare lordine di integrazione
(f g)() =

R
f(t )g() d

e
2it
dt =

R
f(t )e
2i(t)
dt

g()e
2i
d =
(si `e scritto e
2it
= e
2i(t)
e
2i
)

f()g()e
2i
d =

f() g().
Ed `e possibile scambiare lordine di integrazione dato che la funzione (t, ) |f(t )g()e
2it
| =
|f(t )||g()| sta in L
1
(R R), come sopra visto.
Lalgebra di convoluzione L
1
(R) non ha unit`a, non ha cio`e un elemento neutro per la moltiplicazione; per`o
ha unit`a approssimate; spieghiamo cosa ci`o vuol dire. Accettiamo il seguente fatto (la cui dimostrazione
`e riportata sotto per i pi` u curiosi).
Lemma. Sia f L
p
(R) ssato, e sia 1 p < +. La funzione t
t
f, che ad ogni t R associa la
traslata di f mediante t, `e (uniformemente) continua da R ad L
p
(R).
Dimostrazione. Si deve provare che dato > 0 esiste > 0 tale che sia
t
f
s
f
p
se |t s| .
Poiche la norma
p
`e invariante per traslazioni (
a
g
p
= g
p
per ogni g L
p
(R), ed ogni a R) si ha

t
f
s
f =
ts
f f
p
: basta provare la cosa per s = 0. La dimostrazione procede come segue: prima per
le funzioni caratteristiche di intervalli, dove un disegno mostra subito che se |t| b a allora si ha

[a,b]

[a,b]

p
= 2
1/p
|t|
1/p
;
per linearit`a la cosa `e vera per le funzioni a scalino; inne, ssato > 0 si prende g a scalino tale che sia
f g
p
; esiste > 0 tale che se |t| si ha
t
g g
p
; si ha allora

t
f f
p
=
t
f
t
g +
t
g g + g f
p

t
f
t
g
p
+
t
g g
p
+ g f
p
=
f g
p
+
t
g g
p
+ g f
p
3.
Sia ora g L
1
(R), e supponiamo che sia

R
g(x) dx = 1. Per > 0 poniamo g

(x) = g(x);
si ha sempre

R
g

(x) dx = 1. Il graco di g

`e ottenuto da quello di g applicando orizzontalmente


unomotetia di rapporto 1/, verticalmente unomotetia di rapporto ; al crescere di i graci vengono
compressi orizzontalmente e dilatati verticalmente; lintegrale si concentra tutto nellorigine, nel senso
che lim
+

(x) dx = 1 per ogni > 0 ssato ( e quindi lim


+

R[,]
g

(x) dx = 0): ci`o `e


immediato, con il cambiamento di variabile x = t.
Proposizione. Siano g L
1
(R) e g

come sopra. Si ha allora, per ogni f L


1
(R)
lim
+
f g

f
1
= 0;
(cio`e , f g

converge ad f in L
1
(R)).
Dimostrazione. Si ha
f g

(x) f(x) =

R
f(x )g

() d f(x)

R
g

() =

R
(f(x ) f(x)g() d;
Posto = si ottiene
f g

(x) f(x) =

R
(f(x /) f(x))g() d, da cui
|f g

(x) f(x)|

R
|f(x /) f(x)||g()| d.

8 GIUSEPPE DE MARCO
Integrando la disuguaglianza precedente su R, ed invertendo lordine di integrazione a secondo membro
si ottiene
f g

f
1

R
|f(x /) f(x)| dx

|g()| d =

/
f f
1
|g()| d;
si pu`o ora usare il teorema della convergenza dominata per aermare che lintegrale tende a zero: al
tendere di a + la funzione
/
f f
1
|g()| tende a 0, ed `e dominata da 2f
1
|g()|.
Esercizio 6. Ripetendo parte della precedente dimostrazione si prova subito che se f `e in C
0
(R), pi` u in
generale se f `e limitata ed uniformemente continua, allora f g

converge uniformemente ad f su R.
Osservazione. Se invece f L
2
(R), allora la convoluzione f g

converge ad f in L
2
(R); si ha infatti, da
|f g

(x) f(x)|
2

R
|f(x /) f(x)||g()| d

2
;
detto (h(x))
2
il secondo membro, si ha
f g

f
2
2
h
2
2
=

R
|f(x /) f(x)||g()| d

2
dx =

R
|f(x /) f(x)||g()| d

h(x) dx =
applicando il teorema di Fubini

R
|f(x /) f(x)|h(x) dx

|g()| d (disuguaglianza di Schwarz)

R
|f(x /) f(x)|
2
dx

1/2

R
(h(x))
2
dx

1/2
|g()| d =
h
2

/
f f
2
|g()| d.
Si ottiene inne
f g

f
2
h
2

/
f f
2
|g()| d,
e si conclude come nella proposizione sopra.
Alcune unit`a approssimate sono nelle gure seguenti. Partendo da g(x) = e
x
2
si hanno i nuclei di
Gauss, con g(x) = sinc
2
x i nuclei di F`ejer. Partendo dalla funzione caratteristica di [1/2, 1/2] si hanno
pure unit`a approssimate. Si comprende anche perch`e non ci sia un elemento neutro per la convoluzione.
Figura 1. Nuclei di Gauss, di F`ejer, a scalino
Se esso ci fosse, chiamiamolo , sarebbe g

= g

, e g

dovrebbe tendere in L
1
(R) a ; ma se prendiamo
ad esempio i nuclei di Gauss g

(x) = e

2
x
2
essi convergono puntualmente a 0 per ogni x R {0},
e cio`e quasi ovunque; allora = 0 quasi ovunque, ed in L
1
(R) ci`o signica = 0, assurdo!

TRASFORMAZIONE DI FOURIER CLASSICA (METODI MATEMATICI PER LINGEGNERIA) 9
0.4.2. Regolarizzazione. Un tipo particolare di approssimanti dellunit`a ha importanti conseguenze ma-
tematiche. Si parte dalla funzione cos` denita:
g(x) =
e
1/(x
2
1)
c
se |x| < 1; g(x) = 0 se |x| 1,
dove c =

1
1
e
1/(x
2
1)
dx; si ha g(x) > 0 se e solo se 1 < x < 1, altrimenti g(x) = 0; inoltre

R
g(x) dx =
1. Si dimostra (vedi linizio del capitolo sulle distribuzioni) che g C

(R); `e chiaro che tutte le derivate


di g sono nulle per |x| 1, di modo che tutte queste derivate stanno in L
1
(R). Ne segue che, posto
g

(x) = g(x), g

`e , per +, unapprossimante dellunit`a fatta con funzioni C

. Non `e dicile
dimostrare, usando il teorema di derivazione sotto il segno di integrale, vedi Analisi Due, teorema 9.22.2,
(ii), che per ogni f L
1
(R) le funzioni f g

sono tutte funzioni C

; e si pu`o anche facilmente dimostrare


quanto segue:
. Se f C
m
(R), con m 0, allora per ogni ssato k = 0, . . . , m la successione D
k
(f g

) converge a
D
k
f uniformemente su ogni intervallo compatto di R, per +.
0.5. Formula di inversione.
`
E chiaramente di grande interesse essere in grado di ricostruire f a partire
dalla sua trasformata di Fourier. Riprendendo le considerazioni euristiche fatte allinizio, una funzione
periodica viene ricostruita a partire dal suo spettro, successione dei coecienti di Fourier, con la serie
di Fourier. Nello schema seguito allinizio siamo indotti a considerare la funzione

f()e
2it
d,
ed a pensare che essa restituisca in qualche modo f.
Denizione. Data f L
1
(R), la sua antitrasformata di Fourier `e la funzione

f(t) =

f(t) =

f()e
2it
d (= f())
Trasformata ed antitrasformata godono ovviamente delle stesse propriet`a; si ha anzi

f(x) =

f(x) per
ogni x R, cio`e

f =

(

f) =

(

f), per ogni f L
1
(R). Si ha la
. Formula di Inversione Se f appartiene ad L
1
(R), e la sua trasformata di Fourier

f appartiene pure
ad L
1
(R), allora f C
0
(R) e si ha
f(t) =

(

f) =

(f)(t) =

f()e
2it
d, per ogni t R.
Vediamo quale dicolt`a incontra un tentativo ingenuo di dimostrare la formula di inversione: dovendo
calcolare

R
f()e
2i
d

e
2it
d,
siamo indotti a scambiare lordine di integrazione, ottenendo

R
e
2i(t)
d

f() d,
ma lintegrale

R
e
2i(t)
d `e chiaramente privo di senso. Di fatto, non `e lecito scambiare lordine di
integrazione perch`e (t, ) |f()e
2i
e
2it
| = |f()| non sta in L
1
(R
2
). La dimostrazione richiede
di smorzare le funzioni con un conveniente fattore, che al limite sparir`a; la dieriamo alla successiva
sezione. Osserviamo invece limportante
Corollario. La trasformazione di Fourier `e iniettiva da L
1
(R) a C
0
(R).
Dimostrazione. Siano f, g L
1
(R) tali che sia

f = g; allora

f g = 0; la costante 0 sta in L
1
(R); per la
formula di inversione, il suo originale di Fourier `e nullo. Quindi f g = 0, cio`e , f = g.
Dimostriamo qui il
. Lemma di dualit` a Se f, g L
1
(R) allora si ha

f()g() d =

R
f() g() d.

10 GIUSEPPE DE MARCO
Dimostrazione. Essendo
_
R

f()g() d =
_
R
__
R
f(t)e
2it
dt
_
g() d,
se `e possibile scambiare lordine di integrazione si ottiene
_
R

f()g() d =
_
R
f(t)
__
R
g()e
2it
d
_
dt =
_
R
f(t) g(t) dt,
e cio`e la conclusione. I teoremi di FubiniTonelli dicono che ci`o `e possibile se lintegrale iterato
_
R
__
R

f(t)e
2it

dt
_
|g()| d,
esiste nito; tale integrale iterato vale f
1
g
1
, e si conclude.
Esercizio 7. Si `e visto che la trasformata di Fourier di f
a
(t) = e
at
2
`e
_
/a e

2
/a
Calcolare f
a
f
b
usando la trasformazione di Fourier (a, b > 0).
Risoluzione. Si ha (f
a
f
b
)() = f
a
()f
b
(), e quindi
(f
a
f
b
)() =

ab
exp
_

2
(1/a + 1/b)
2
_
;
Sia c > 0 tale che 1/c = 1/a + 1/b, cio`e c = ab/(a + b). Cerchiamo loriginale di Fourier di
(f
a
f
b
)() =

ab
_
c/
_
_
/c e

2
/c
_
,
che messo in questa forma `e chiaramente
f
a
f
b
(t) =
_

a + b
e
ct
2
c =
ab
a + b
.
Esercizio 8. Dedurre dalla precedente formula che se si pone, per > 0:
G

(x) =
e
x
2
/(2
2
)

2
allora G

= G

2
+
2;
mostrare poi che se si pone P
a
(x) = a/((x
2
+ a
2
)) (a > 0), allora P
a
P
b
= P
a+b
(laborioso ma facile;
si pu`o trasformare alla Fourier oppure fare il calcolo diretto dellintegrale che denisce la convoluzione,
usando il teorema dei residui).
0.5.1. Dimostrazione della formula di inversione. Partiamo dalla gaussiana che si trasforma in se stessa,
u() = e

2
, e formiamo u

() = u(/) = e
(/)
2
. Al tendere di a +, la funzione

f()u

()
tende a

f() in L
1
(R), per il teorema della convergenza dominata di Lebesgue (infatti 0 < u

(), e
u

() 1 per +, quindi |

f()u

()| |

f()|); ne segue che

fu

)(t) =
_
R

f()e
2it
u

() d
converge uniformemente in C
0
(R) alla funzione

(

f). Osserviamo ora che si ha

(e
2i#t
u

(#))() =
t
_
e
(#)
2
_
() = e

2
(t)
2
= g

( t)(= g

(t )),
avendo posto g

(x) = e
(x)
2
, nuclei di Gauss, unit`a approssimata di convoluzione per +, come
visto nella precedente sezione. Il lemma di dualit`a porge allora
_
R

f()e
2it
u

() d =
_
R
f()

(e
2i#t
u

(#))() d =
_
R
f()e

2
(t)
2
d = f g

(t),
ed il secondo membro converge uniformemente a

(

f), e converge in L
1
(R) ad f; qualche sottosuccessione
converge allora ad f anche q.o., ma allora f =

f. La dimostrazione del teorema di inversione `e terminata.



TRASFORMAZIONE DI FOURIER CLASSICA (METODI MATEMATICI PER LINGEGNERIA) 11
0.6. Trasformazione di Fourier in L
2
(R). Come nel caso delle serie di Fourier, la teoria in L
2
(R) `e
assai pi` u simmetrica di quella in L
1
(R). Ci limitiamo a brevi considerazioni.
Se consideriamo linsieme X = {f L
1
(R) :

f L
1
(R)}, esso `e uno spazio vettoriale di funzioni, contenuto
in L
1
(R) C
0
(R); su esso la trasformata di Fourier opera biiettivamente, con

come inversa (non esiste una
caratterizzazione semplice delle funzioni di questo spazio). Si noti che L
1
(R)C
0
(R) L
2
(R); infatti ogni funzione
limitata di L
1
sta in L
2
, come risulta da |f|
2
f

|f|; ne segue che X L


1
(R) L
2
(R). La trasformazione di
Fourier conserva il prodotto scalare tra elementi di X, si ha cio`e

f() g() d =

R
f(t)g(t) dt; per f, g X.
Di fatto questo non `e che il lemma di dualit`a: si ricorda che la trasformata di Fourier della coniugata `e la
simmetrizzata della coniugata della trasformata, e (h) =

h, simmetrizzata di h; ne segue che si ha

= g.
Ne segue che induce un isometria lineare di X in se stesso, per le norme di L
2
; se mostriamo che X `e denso in L
2
,
tale isometria si estende ad unisometria di tutto L
2
(R) in se stesso, detta trasformazione di FourierPlancherel,
con inversa

: per denire lestensione basta, per f L
2
(R), prendere una successione f
k
di funzioni di X che
tenda ad f nella norma di L
2
(R), e denire f come il limite in L
2
di f
k
.
Lo spazio X `e denso sia in L
1
(R) che in L
2
(R): infatti, se g

(t) = e

2
t
2
, ed f L
1
(R), allora f g

X:
infatti

f g

() =

f()e
()
2
, ed essendo

f limitata, e e
()
2
in L
1
, il prodotto sta in L
1
. Se poi
f L
2
(R), preso > 0 esiste r > 0 tale che f f
[r,r]

2
/2, ed esiste > 0 tale che se si ha
f
[r,r]
(f
[r,r]
) g

2
/2; allora f (f
[r,r]
) g

2
, e (f
[r,r]
) g

X, il che prova che X `e


denso anche in L
2
(R).
Resta da provare che se f appartiene ad L
1
(R)L
2
(R) allora la trasformata di FourierPlancherel `e esattamente
quella di Fourier; basta osservare che f g

converge ad f sia in L
1
(R) che in L
2
(R) se f L
1
(R) L
2
(R), come
visto nellosservazione 0.4.2.1.
Si `e dimostrato il
. Teorema di Plancherel La trasformazione di Fourier : f

f si estende da L
1
(R) L
2
(R) ad
un isomorsmo unitario (=isometrico) di L
2
(R) in se stesso, che ha come inverso su L
1
(R) L
2
(R)
lantitrasformata

(che ovviamente pure si estende, allo stesso modo, ad un isomorsmo isometrico di
L
2
(R) in se stesso).
La dimostrazione `e stata fatta sopra. Il teorema di Plancherel fornisce quindi anche lanalogo dellidentit`a
di Parseval: per ogni f L
2
(R) si ha f
2
2
= f
2
2
, cio`e

R
|f()|
2
d =

R
|f(t)|
2
dt, per ogni f L
2
(R).
Dal teorema di Plancherel discende che per trovare la trasformata di Fourier di una f L
2
(R) basta
prendere il limite in L
2
delle trasformate di una qualunque successione di funzioni di L
1
che converga in
L
2
ad f, ad esempio la successione f
[r,r]
, come si fa nel successivo esempio.
Esempio 9. La funzione sinc `e la trasformata di
[1/2,1/2]
come sopra visto. La sua trasformata di
Fourier Plancherel pu`o essere calcolata come
vp

sinc te
2it
dt = lim
r+

r
r
sin(t)
t
cos(2t) dt =
2

+
0
sin((1 + 2)t) sin((2 1)t)
2t
dt =
1

+
0
sin((2 + 1)t)
t
dt
1

+
0
sin((2 1)t)
t
dt =
sgn(2 + 1)
2

sgn(2 1)
2
Si scrive talvolta rect per la funzione ottenuta, che `e rect() = 1 per 1/2 < < 1/2, rect(1/2) = 1/2,
rect = 0 per || > 1/2, e coincide con la funzione caratteristica di [1/2, 1/2], salvo che in 1/2. Si
noti che rect rect(t) = (1 |t|) 0, il triangolo.
Esercizio 10. Calcolare la trasformata di FourierPlancherel della funzione f(t) = (t sin t)/(1 + t
2
).
Suggerimento: usare il teorema dei residui per calcolare
V () = vp

te
it
1 + t
2
dt ( R),

12 GIUSEPPE DE MARCO
e ricondurvi la richiesta trasformata. Mostrare, usando la trasformata, che f / L
1
(R).
Risoluzione. La funzione `e pari; si deve calcolare
vp

t sin t
1 + t
2
cos(2t) dt =
1
2
vp

t
1 + t
2
(sin((2 + 1)t) sin((2 1)t)) dt =
1
2
Im

vp

te
i(2+1)t
1 + t
2
dt

1
2
Im

vp

te
i(21)t
1 + t
2
dt

;
Supposto > 0 si pu`o integrare ze
iz
/(1 + z
2
) su semicerchi nel semipiano superiore; per il teorema dei
residui ed il lemma di Jordan si ottiene:
vp

te
it
1 + t
2
dt = 2i Res(ze
iz
/(1 + z
2
), i) = 2i
ie

2i
= ie

.
La funzione V () = vp

te
it
1 + t
2
dt = i vp

t sin(t)
1 + t
2
dt `e dispari, come `e immediato vedere; ne
segue che si ha V () = sgn ie
||
per ogni R: si ha in denitiva che la trasformata richiesta vale
F() =

2
sgn(2 + 1)e
|2+1|


2
sgn(2 1)e
|21|
.
Tale trasformata ha due punti di discontinuit`a (1/(2)) e quindi non `e la trasformata di una funzione
di L
1
(R), non essendo continua.
Esercizio 11. Usando il teorema di Plancherel, dimostrare che linsieme di funzioni {f
n
: n Z}, dove
f
n
() = e
2in
sinc , `e ortonormale in L
2
(R).
Risoluzione. Per ogni n Z la funzione f
n
`e la trasformata di Fourier di
n
=
n
rect, funzione caratte-
ristica dellintervallo ]n1/2, n+1/2[; poiche {
n
: n Z} `e un insieme ortonormale, e la trasformazione
di Fourier conserva norme e prodotti scalari, tale `e {f
n
: n Z}.
Esercizio 12. Ricordando che la trasformata di FourierPlancherel di sinc `e rect, calcolare la trasformata
di
f(t) =
t cos t sin t
t
2
=
d
dt

sin t
t

;
calcolare poi la trasformata di g(t) = (t cos t sin t)/t
3
ed inne lintegrale

+
0
(t cos t sin t)
2
t
6
dt.
Risoluzione. Essendo sin t/t = sinc(t/), la trasformata di sin t/t `e rect() (che vale sullintervallo
] 1/(2), 1/(2)[); la trasformata della derivata `e quindi

f() = (2i) rect(). Si ha g(t) = f(t)/t,
da cui (2it)g(t) = (2i)f(t); trasformando ambo i membri alla Fourier, a primo membro si trova
D g(), a secondo (2i)

f(). Essendo g nulla allinnito, si ha


g() =

(2i)

f() d = 4
3


1/(2)
rect() d,
ed il calcolo conduce alla formula g() = 0 per || > 1/(2), g() = 2
3
(
2
1/(2)
2
) per || 1/(2).
Essendo unitaria la trasformazione di Fourier si ha

|g(t)|
2
dt =

| g()|
2
d =
4
6

1/(2)
1/(2)
(
2
1/(2)
2
)
2
d = 8
6

1/(2)
0
(
4

2
/(2
2
) + 1/(2)
4
) d =
8
6

1
5 2
5

5

1
3 2
4

5
+
1
2
5

=

2

1
10

1
3
+
1
2

=
2
15
;
lintegrale richiesto vale quindi /15.
Esercizio 13. Dimostrare che ogni funzione continua, lineare a tratti, a supporto compatto ha la trasfor-
mata in L
1
(R). Pi` u in generale, se f L
1
(R) `e continua e derivabile salvo al pi` u su un insieme nito di
punti, ed f

L
1
(R) L
2
(R), allora

f L
1
(R)

TRASFORMAZIONE DI FOURIER CLASSICA (METODI MATEMATICI PER LINGEGNERIA) 13
Risoluzione. Le derivate di tali funzioni sono infatti funzioni a scalino a supporto compatto, che hanno
trasformata in L
2
(R), e quindi da

f

() = (2i)

f() si trae che f(), continua e dominata per || 1


da |

|/||, prodotto di funzioni che sono in L


2
(R] 1, 1[), sta in L
1
(R).
0.7. Antitrasformata di trasformate non in L
1
(R). Lipotesi

f L
1
(R) `e molto esigente e non `e
vericata in molti casi interessanti. Sussiste per`o un teorema in tutto analogo a quello della convergenza
puntuale delle serie di Fourier. Lo enunciamo in un modo che non `e il pi` u generale ma il pi` u semplice da
ricordare.
. Teorema di inversione puntuale Sia f L
1
(R) di classe C
1
a tratti. Per ogni a R si ha allora
f(a

) + f(a
+
)
2
= vp

f() e
2ia
d := lim
r+

r
r

f() e
2ia
d
(lesistenza del valore principale `e parte della tesi).
Dimostrazione. Come sopra detto, lenunciato non `e il pi` u generale possibile. Ci`o che useremo nella
dimostrazione sar`a il fatto seguente:
. Se a R e c C sono tali che la funzione

f(a + ) + f(a ) 2c

appartiene ad L
1
([0, ] per almeno un > 0, allora il valore principale dellenunciato esiste e coincide
con c.
`
E immediato vedere che se f `e C
1
a tratti allora la condizione precedente `e vericata per ogni a R,
con c = (f(a

) + f(a
+
))/2. Nellintegrale

r
r

f() e
2ia
d =

r
r

f(t) e
2it
dt

e
2ia
d
possiamo scambiare lordine di integrazione (infatti la funzione (t, ) |f(t)e
2i(at)
| = |f(t)| sta in
L
1
(R [r, r]), avendo su tale insieme integrale pari a 2rf
1
); si ottiene

r
r

f() e
2ia
d =

f(t)

r
r
e
2i(at)
d

dt =

e
2ir(at)
e
2ir(at)
2i(a t)
f(t) dt =

sin(2r(t a))
(t a)
f(t) dt

2 sinc(2r(t a)) f(t) dt

Posto nel precedente integrale t a = si ottiene

r
r

f() e
2ia
d =

sin(2r)

f(a + ) d;
e posto t a = si ha anche

r
r

f() e
2ia
d =

sin(2r)

f(a ) d;
Sommando membro a membro e dividendo per due si ha

r
r

f() e
2ia
d =
1
2

f(a + ) + f(a )

sin(2r) d
Sia ora > 0 come nellipotesi aggiuntiva; scriviamo lintegrale a secondo membro come

.
Al tendere di r a + il primo e lultimo integrale tendono a 0 per il lemma di RiemannLebesgue (`e
ovvio che la funzione (f(a +) +f(a ))/ appartiene sia ad L
1
(] , ] che ad L
1
([, +[). Si
noti che (f(a + ) + f(a )) 2c)/ sta in L
1
([, ]) (`e dispari e per ipotesi sta in L
1
([0, ])). Si
ha alne
1
2

f(a + ) + f(a )

sin(2r) d =
1
2

f(a + ) + f(a ) 2c

sin(2r) d +
c

sin(2r)

d.

14 GIUSEPPE DE MARCO
Per il lemma di RiemannLebesgue il primo di questi integrali tende a 0; nel secondo si fa il cambiamento
di variabile 2r = t; si trova
c

2r
2r
sin t
t
dt,
che tende chiaramente a c per r tendente a + (ricordando che

+

(sin t/t)dt = ). La dimostrazione


`e conclusa.
0.8. Teorema del campionamento. Sia f L
1
(R) tale che

f sia a supporto compatto: ogni tale f si
dice a banda limitata, e la sua larghezza di banda `e il minimo b > 0 tale che sia Supp(

f) [b, b]. Per


ogni
c
2b la funzione

f pu`o essere pensata come restrizione a [b, b] di una funzione continua periodica
di periodo
c
(essendo

f(
c
/2) =

f(
c
/2) = 0 se b
c
, il prolungamento in periodo
c
`e continuo). Se
chiamiamo g tale funzione periodica, la sua serie di Fourier in periodo
c
converge a g in L
2

c
, dato che
g, continua, sta in L
2

c
; tale serie di Fourier `e
+

n=
c
n
(g)e
in
c

c
= 2/
c
;
La serie di funzioni
+

n=
c
n
(g)e
in
c

rect(/
c
),
converge allora in L
2
([
c
/2,
c
/2]), e quindi anche in L
1
([
c
/2,
c
/2]), alla funzione

f; la serie delle
antitrasformate
+

n=
c
n
(g)

e
in
c

rect(/
c
)

,
converge allora uniformemente su R allantitrasformata di

f e cio`e ad f; chiaramente poi lantitrasformata
di e
in
c

rect(/
c
) `e la traslata di n
c
/(2) = n/
c
dellantitrasformata di rect(/
c
), che `e a sua
volta
c
sinc(
c
t); si ha insomma, uniformemente in R (ed anche in L
2
(R)):
f(t) =
+

n=
c
n
(g)
c
sinc(
c
(t + n/
c
));
si ha poi
c
n
(g) =


c
/2

c
/2

f()e
in
c

c
=
1

f()e
2i(n/
c
)
d =
f(n/
c
)

c
,
si ottiene:
f(t) =
+

n=
f(n/
c
) sinc(
c
t + n)
e sommando nellordine inverso, posto
c
= 1/
c
, si ha alne:
. Formula del campionamento (Shannon) Se f L
1
(R) `e a banda limitata, con larghezza di banda
b > 0, si ha, se
c
2b, posto
c
= 1/
c
:
f(t) =
+

n=
f(n
c
) sinc(
c
(t n
c
)) uniformemente in R, ed in L
2
(R).
La dimostrazione `e stata fatta sopra. Il risultato dice che f, nelle ipotesi dette, pu`o essere ricostruita
dal suo campionamento fatto sui punti Z
c
= {. . . , 2
c
,
c
, 0,
c
, 2
c
, . . . }; dovendo essere
c
1/(2b),
pi` u larga `e la banda di f e pi` u tto deve essere il campionamento.

TRASFORMAZIONE DI FOURIER CLASSICA (METODI MATEMATICI PER LINGEGNERIA) 15
0.9. Altre denizioni della trasformazione di Fourier. La trasformazione di Fourier `e essenzial-
mente unica, ma ha comunque varie denizioni tra loro vicine. Ogni trasformazione di Fourier che si
incontra `e della forma
Ff() =
1
h

R
f(x)e
ipx
dx,
dove p, h sono costanti reali non nulle. Denita in questo modo, essa non `e in generale unitaria su L
2
(R),
e la trasformata della convoluzione non `e il prodotto puntuale delle trasformate, solo proporzionale ad
esso mediante il fattore h. Si ha comunque Ff() = f(p/(2))/h; di qui `e facile dedurre la formula
di inversione per F: essendo, per f L
1
(R), f(t) =

R
f()e
2it
d, basta porre in tale integrale
= p/(2); si ottiene
f(t) =

R
f(p/(2))e
ipt
|p|
2
d =
|p|h
2

R
Ff()e
ipt
d,
da cui la
Se Ff :=
1
h

R
f(x)e
ipx
dx L
1
(R), allora f(x) =
|p|h
2

R
Ff()e
ipx
d.
Formula di inversione
Dedichiamo un rapidissimo cenno alla trasformazione di Fourier in pi` u variabili; essa `e denita, per
f L
1
(R
n
), come
f() =

f() =

R
n
f(x)e
2i(|x)
dx, inversione

f(x) =

R
n

f(x)e
2i(x|)
d
dove (|x) `e il solito prodotto scalare in R
n
. Vale ancora il teorema di Plancherel. Inoltre
. Se f L
1
(R
n
), e per un m N si ha che x (1 + |x|)
m
|f(x)| sta in L
1
(R
n
), allora

f C
m
(R
n
), e
per ogni multiindice N
n
di grado non maggiore di m si ha


f() = ((2i#)

)f)() =

R
n
(2ix)

f(x)e
2i(|x)
dx.
come facilmente si vede derivando sotto il segno di integrale. Lintegrazione per parti mostra poi che
si ha:
. Se f C
m
(R
n
), ed m N `e tale che

f L
1
(R
n
) per ogni multiindice di grado non maggiore di
m, allora
(

f)() = (2i)


f().
Ci limitiamo a provare limportante fatto seguente
. Se T : R
n
R
n
`e lineare ed invertibile, ed f L
1
(R
n
), allora f T ha per trasformata di Fourier

f((T
1
)

)/| det T|. Di conseguenza la trasformata di Fourier di una funzione a simmetria sferica `e
ancora a simmetria sferica ((T
1
)

`e la trasposta di T
1
).
Dimostrazione. Nellintegrale che denisce

f T si fa il cambiamento di variabili y = T x:

(f T)() =

R
n
f(T x)e
2i(|x)
dx =

R
n
f(y)e
2i(|T
1
y)
| det T
1
| dy =

R
n
f(y)e
2i((T
1
)

|y)
| det T
1
| dy =

f((T
1
)

)
| det T|
.
0.10. Miscellanea sulla convoluzione.
0.10.1. Convoluzione e altre operazioni. Date f, g L
1
(R). Si mostri che
La simmetrizzata della convoluzione `e il prodotto di convoluzione delle simmetrizzate:

(f g) =

f g.
Per ogni a R si ha
a
(f g) = (
a
f) g = f (
a
g).

16 GIUSEPPE DE MARCO
0.10.2. Altri casi di convoluzione. Dimostrare che se f L
1
(R) e g L

(R) (cio`e g `e misurabile e


limitata) allora f g esiste, sta in L

(R) e si ha
f g

f
1
g

(usando la continuit`a uniforme di a


a
f da R ad L
1
(R) si potrebbe anche provare che f g `e uniforme-
mente continua).
Cos`e la convoluzione f e
2ia#
(t) di f con un carattere?
Data f L
1
(R), interpretare le funzioni

f(t) dt,

+
x
f(t) dt
come convoluzioni di f con convenienti funzioni limitate.
0.10.3. Convoluzione di funzioni periodiche. Se f, g L
1

, si pu`o denire la loro convoluzione:


f g(x) :=

()
f(x )g()
d

,
(al solito

()
denota un integrale esteso ad un intervalloperiodo). Essa risulta periodica di periodo ,
come `e immediato vedere. Si dimostri (esercizio) che per i coecienti di Fourier si ha
c
n
(f g) = c
n
(f)c
n
(g).
0.10.4. Convoluzione fra L
1
ed L
p
. Si pu`o dimostrare (ma non `e del tutto immediato) che se f appartiene
ad L
1
(R) e g appartiene ad L
p
(R) (con 1 p ), allora f g sta in L
p
(R) e si ha
f g
p
f
1
g
p
.
0.10.5. Lequazione unidimensionale del calore. Rimandando ad Analisi Due, 8.18, per limpostazione
dellequazione del calore, risolviamo qui con la trasformazione di Fourier il caso della sbarra illimitata;
la risoluzione ha carattere euristico, ma si pu`o dimostrare che eettivamente fornisce una soluzione (in
molti casi). Il problema `e il seguente: risolvere lequazione alle derivate parziali

t
u(x, t) =
2
x
u(x, t), ( > 0 costante)
dove la funzione incognita u(x, t) `e continua in R[0, +[, e di classe C
1
in R]0, +[; c`e la condizione
iniziale u(x, 0) = u
0
(x); u(x, t) `e la temperatura allistante t del punto della sbarra che ha ascissa x.
Fissato t > 0, si trasforma alla Fourier rispetto ad x, ritenendo ci`o possibile, si ritiene anche di poter
scambiare la trasformata di Fourier con la derivazione rispetto a t, che sia cio`e

t
u(x, t) e
2ix
dx =
t

R
u(x, t)e
2ix
dx

=
t
u(, t)
A secondo membro la formula per la trasformata della derivata fornisce

2
x
u(x, t)

() = (2i)
2
u(, t) = 4
2

2
u(, t).
Trasformando abbiamo quindi ottenuto lequazione ordinaria (nella variabile indipendente t)

t
u(, t) = 4
2

2
u(, t),
da integrare con la condizione iniziale u(, 0) = u
0
(), trasformata di Fourier del dato iniziale u
0
.
Lequazione `e lineare del primo ordine ed ha come soluzione
u(, t) = u
0
() e
4
2

2
t
Se t > 0, la funzione x e
x
2
/(4t)
/(2

t) ha come trasformata di Fourier la funzione e


4
2

2
t
;
ne segue
u(x, t) = u
0
e
x
2
/(4t)
/(2

t) =
1
2

R
u
0
(s) e
(xs)
2
/(4t)
ds
soluzione di Poisson per lequazione del calore. Si noti che se si pone v
t
(x) = e
x
2
/(4t)
/(2

t) si ha
v
t
(x) = (1/

t)v
1
(x/

t), e

R
v
1
(x) dx = 1; per t 0
+
la famiglia di funzioni v
t
`e ununit`a approssimata.

TRASFORMAZIONE DI FOURIER CLASSICA (METODI MATEMATICI PER LINGEGNERIA) 17
0.11. Esercizi ricapitolativi.
Esercizio 1. Utilizzando la trasformazione di Fourier, calcolare le eventuali soluzioni dellequazione
dierenziale
y

+ 2ty

+ 2y = 0,
che stanno in L
1
(R), assieme con le loro derivate prime e seconde.
Risoluzione. Detta u una tale soluzione, trasformiamo alla Fourier trovando
(2i)
2
u()
1
i
d
d
((2i) u()) + 2 u() = 0,
da cui
4
2

2
u() 2 u() 2 u

() + 2 u() = 0 u

() = 2
2
u(),
da cui u() = u(0)e

2
. Poiche e

2
`e la trasformata di Fourier di e
t
2
, le soluzioni sono u(t) = ke
t
2
,
con k costante arbitraria.
Esercizio 2. Per ogni f L
1
(R) sono denite due funzioni:
Af() =

f(t) cos(2t) dt; Bf() =

f(t) sin(2t) dt,


che sono dette rispettivamente cosentrasformata e sintrasformata di Fourier di f. Dopo aver osser-
vato che Af `e sempre pari e Bf `e sempre dispari (ovvio, accettarlo), dimostrare, usando il teorema di
inversione:
. Formula di inversione, forma reale Se f L
1
(R) `e tale che Af, Bf L
1
(R), allora f C
0
(R),
e si ha, per ogni t R:
f(t) =

(Af() cos(2t) + Bf() sin(2t)) d.


Risoluzione. Osserviamo che si ha

f() =

R
f(t)e
2it
dt =

R
f(t)(cos(2t) i sin(2t)) dt = Af() iBf();
da ci`o si deduce che se Af, Bf stanno in L
1
(R) allora anche

f sta in L
1
(R). Ne segue che f C
0
(R), e
che si ha, per ogni t R:
f(t) =

f()e
2it
d =

R
(Af() iBf())(cos(2t) + i sin(2t)) d =

R
(Af() cos(2t) + Bf() sin(2t)) d + i

R
(Af() sin(2t) Bf() cos(2t)) d;
per disparit`a si ha

R
Af() sin(2t) d =

R
Bf() cos(2t) d = 0,
e la conclusione `e raggiunta.
Esercizio 3. Sapendo che `e
vp

e
ix
sinh x
dx = i tanh(/2) ( R),
calcolare la trasformata di Fourier della funzione f(t) = t/ sinh t (integrare g(z) = ze
iz
/ sinh z sui
rettangoli di vertici r, r + i, r + i, r, indentati se occorre; accettare il fatto che sui lati verticali
lintegrale tenda a zero). Dedurne il valore dellintegrale

R
(t
3
/ sinh t) dt.
Risoluzione. (Schematica) sinh z = 0 per z = ki; si indenta il rettangolo in i con un piccolo semicerchio

s
() = i + se
i
, [, 2]; si ottiene

r
r
xe
ix
sinh x

[r,r]]s,s[
(x + i)e
i(x+i)
sinh(x + i)
dx

18 GIUSEPPE DE MARCO

s
ze
iz
sinh z
dz + (r) = 0
Si ha
(x + i)e
i(x+i)
sinh(x + i)
= e

xe
ix
sinh x
ie

e
ix
sinh x
per cui quanto sopra si riscrive

r
r
xe
ix
sinh x
dx + e

[r,r]]s,s[
xe
ix
sinh x
dx + ie

[r,r]]s,s[
e
ix
sinh x
dx

s
ze
iz
sinh z
dz + (r) = 0
per il lemma del cerchio piccolo lintegrale su
s
tende, per s 0
+
, a i Res(f, i) = i(i)e

/(1) =

2
e

; si ottiene
(1 + e

xe
ix
sinh x
dx
2
e

tanh(/2) =
2
e

ed inne

xe
ix
sinh x
dx =
2
e

1 e

(1 + e

)
2
+
1
1 + e

=
2
e

2
(1 + e

)
2
=

2
2
(e
/2
+ e
/2
)
2
=

2
2
1
cosh
2
(/2)
Aggiunte sulle serie di Fourier
0.12. Sviluppi di soli seni e di soli coseni. Sia l > 0 ssato, e sia f : [0, l] C funzione in L
2
([0, l]).
`
E spesso utile avere uno sviluppo di tale funzione in [0, l] che sia di soli seni, o di soli coseni. C`e un unico
modo per farlo, se si pretende che tali seni o coseni abbiano tutti periodo non maggiore di 2l (a meno che
la funzione non sia gi`a restrizione a [0, l] di una funzione di periodo sottomultiplo intero di l): se si vuole
una serie di soli coseni si estende prima la funzione per parit`a allintervallo [l, l], poi la si prolunga in
periodicit`a 2l allintero asse reale; se si vuole una serie di soli seni si estende invece prima per disparit`a a
[l, l], poi come sopra per periodicit`a; i valori in l, l possono essere diversi, come il prolungamento per
disparit`a in 0 deve essere 0, indipendentemente dal valore f(0) di partenza; ma chiaramente ci`o altera
lestensione a [l, l] solo su un insieme di misura nulla.
Esercizio 4. Sviluppare f(x) = sin x in serie di soli coseni, e sviluppare poi f(x) = cos x in serie di soli
seni, entrambi in [0, ].
Risoluzione. Il prolungamento pari g di sin `e sin |x|, per x [, 0]; i coecienti sono (il periodo `e 2):
a
n
= a
n
(g) =
2
2

sin |x| cos(nx) dx =


2


0
sin xcos(nx) dx;
si trova a
0
= 4/, mentre, se n 1 si ha


0
sin xcos(nx) dx =
1
2


0
(sin((n + 1)x) sin((n 1)x)) dx;
per n = 1 si trova quindi a
1
= (2/)

0
sin(2x) dx = 0, mentre se n 2 si ha
a
n
=
1

1 cos((n + 1))
n + 1

1 cos((n 1))
n 1

=
1 + (1)
n

2
n
2
1
.
Se n `e dispari si trova quindi a
n
= 0; se n = 2k `e pari si ha
a
2k
=
4
(4k
2
1)
,
e quindi
sin x =
4

1
2

k=1
cos(2kx)
4k
2
1

0 x ,

TRASFORMAZIONE DI FOURIER CLASSICA (METODI MATEMATICI PER LINGEGNERIA) 19
la convergenza essendo anche totale. Se poi prolunghiamo per disparit`a cos in [, 0[, i coecienti
diventano:
b
n
=
2
2


0
cos xsin(nx) dx
se n = 1 si trova b
1
= 0, mentre, se n 2:
b
n
=
1
2


0
(sin((n + 1)x) + sin((n 1)x) dx =
1
2

1 + (1)
n
n + 1
+
1 + (1)
n
n 1

=
n(1 + (1)
n
)
n
2
1
;
si ha quindi b
n
= 0 se n dispari e
cos x =

k=1
2

k
4k
2
1
sin(2kx) (0 < x < );
si noti che la convergenza non `e pi` u uniforme, e quella puntuale si ha solo allinterno.
Esercizio 5. Sviluppare la funzione f(x) = | sin x|
3
in serie di coseni, nellintervallo [0, ] (si pu`o usare
lidentit`a sin
3
x = (3 sin xsin(3x))/4). Prima di fare il calcolo, rispondere alle seguenti domande: la serie
che si otterra sar`a totalmente convergente? La serie delle derivate sar`a pure totalmente convergente? a
quale funzione?
Trovare poi il minimo della funzione f : R
3
R denita da
f(a, b, c) =

|| sin x|
3
(a cos x + b sin x + c)|
2
dx.
Risoluzione. La serie voluta `e la serie di Fourier reale di f, in periodo 2; la funzione x | sin x|
3
`e di
classe C
2
; infatti la derivata, che `e f

(x) = 3| sin x|
2
cos xsgn(sin x) = 3 sin
2
xcos xsgn(sin x) per x / Z,
si prolunga per continuit`a in ogni punto di Z; si ha anche la derivata seconda, che `e
f

(x) = sgn(sin x)(6 sin xcos


2
x 3 sin
3
x) = | sin x|(6 cos
2
x 3 sin
2
x),
ed `e continua in tutto R. Ci`o implica che f

ha una serie di Fourier totalmente convergente, e quindi


che la serie di Fourier di f, a sua volta totalmente convergente, pu`o essere derivata termine a termine:
dalle relazioni tra i coecienti di Fourier di f ed f

discende infatti che la serie di Fourier di f

`e la serie
derivata della serie di Fourier di f (fatto generale).
Osservazione. Anche se inutile ai ni delle domande poste, osserviamo che la derivata terza fuori di Z esiste
ed `e
f

(x) = sgn(sin x) cos x(6 cos


2
x 21 sin
2
x);
f

ha salti nei punti Z e quindi non esiste in tali punti; f

`e continua e C
1
a tratti, ma non C
1
.
La serie ha solo armoniche pari, ed `e di soli coseni; posto n = 2k si ha:
a
n
=2

| sin x|
3
cos(nx)
dx
2
=
2


0
3 sin x sin(3x)
4
cos(2kx) dx =
3
2


0
sin xcos(2kx) dx
1
2


0
sin(3x) cos(2kx) dx =
3
4


0
(sin((2k + 1)x) sin((2k 1)x)) dx
1
4


0
(sin((2k + 3)x) sin((2k 3)x)) dx =
3
4

cos((2k 1)x)
2k 1

cos((2k + 1)x)
2k + 1

1
4

cos((2k 3)x)
2k 3

cos((2k + 3)x
2k + 3

0
=
3
2

1
2k 1

1
2k + 1

+
1
2

1
2k 3

1
2k + 3

=
6
2
1
(2k)
2
9

6
2
1
(2k)
2
1
=
6
2
8
((2k)
2
1)((2k)
2
9)
=
1

24
((2k)
2
1)((2k)
2
9)
.
Quanto allultima domanda, il minimo richiesto `e il quadrato della distanza di f dallo spazio dei polinomi
trigonometrici di grado 1; esso si ha con a, b, c uguali ai coecienti di Fourier di f (in periodo 2) e
quindi con a = b = 0, e c = a
0
/2 = 12/(9); il suo quadrato vale

| sin x|
6
dx

12
9

2
dx;

20 GIUSEPPE DE MARCO
si ha ora

| sin x|
6
dx =

(3 sin x sin(3x))
2
16
dx =
9
16

sin
2
xdx +
1
16

sin
2
(3x) dx
1
6

sin xsin(3x) dx =
5
8
;
ed il minimo voluto `e quindi 5/8 288/(81)
Esercizio 6. Provare la disuguaglianza di Wirtinger: se u : [a, b] C `e continua e C
1
a tratti, ed
u(a) = u(b) = 0, allora si ha

b
a
|u(x)|
2
dx

b a

b
a
|u

(x)|
2
dx.
(supporre a = 0, come non `e restrittivo; prolungare per disparit`a la funzione in [b, b], poi per periodicit`a
2b a tutto R; esprimere i coecienti di u

con quelli di u, ed usare lidentit`a di Parseval). Per quali


funzioni vale luguaglianza?
Risoluzione. Chiamiamo ancora u la funzione cos` prolungata. Posto = (2)/(2b) = /b, si ricorda che
si ha c
n
(u

) = (in)c
n
(u) per ogni n Z (viene dalla formula, integrando per parti). Ne segue:
u

2
2
=

b
b
|u

(x)|
2
dx
2b
=
+

n=
|(in)c
n
(u)|
2
=
2
+

n=
n
2
|c
n
(u)|
2
,
mentre invece `e
u
2
2
=

b
b
|u(x)|
2
dx
2b
=
+

n=
|c
n
(u)|
2
;
si noti ora che essendo u dispari si ha c
0
(u) = 0, per cui in entrambe le serie il termine con n = 0 `e nullo.
Supposta u non identicamente nulla si ha
u

2
2
u
2
2
=
2

nZ,n=0
n
2
|c
n
(u)|
2

nZ,n=0
|c
n
(u)|
2
;
i termini della serie a numeratore sono maggiori o uguali dei corrispondenti termini della serie a denom-
inatore; luguaglianza si ha per n = 1, e se |n| > 1 si ha solo per c
n
(u) = 0. Ne segue che la serie a
numeratore ha somma sempre maggiore od uguale di quella a denominatore, con uguaglianza se e solo se
c
n
(u) = 0 per |n| > 1; quindi

b
b
|u

(x)|
2
dx

b
b
|u(x)|
2
dx

2
=

2
b
2
,
con uguaglianza se e solo se c
n
= 0 per |n| > 1. La disuguaglianza `e stata provata; si ha uguaglianza se e
solo se u(x) = c
1
e
ix
+c
1
e
ix
; ricordando che u `e dispari su [b, b] si ha c
1
= c
1
(= c); luguaglianza
si ha solo per funzioni della forma 2ic sin(x) = k sin(x/b), con k costante arbitraria.
0.13. Qualche equazione alle derivate parziali. Indichiamo qui, a titolo euristico, un metodo riso-
lutivo che si applica a certe equazioni lineari alle derivate parziali.
0.13.1. Equazione delle onde. Consideriamo dapprima

2
x
u(x, t)
1
c
2

2
t
u(x, t) = 0, (Equazione delle Onde)
dove (caso unidimensionale) lincognita u(x, t) `e una funzione di due variabili. Tale equazione regola vari
fenomeni ondulatori; e ad esempio `e una versione di equazione di piccole oscillazioni traversali per una
corda tesa fra due estremi (0, 0) ed (l, 0): u(x, t) indica lordinata allistante t del punto della corda che ha
ascissa (costantemente) x, e c `e una costante, pari alla tensione divisa per la densit`a lineare della corda. In
questo caso x varia fra 0 ed l (lunghezza della corda a riposo), e t, tempo, varia in R; lequazione `e anche
detta equazione delle corde vibranti. Risolviamo per questa equazione del secondo ordine il problema
di Cauchy: trovare la soluzione (o le soluzioni) avendo assegnata la congurazione iniziale della corda,
u(x, 0) = u
0
(x), e le velocit`a iniziali,
t
u(x, 0) = v
0
(x).

TRASFORMAZIONE DI FOURIER CLASSICA (METODI MATEMATICI PER LINGEGNERIA) 21
La risoluzione di questo problema con il metodo di dAlembert si trova in Analisi Due, 4.26; qui presen-
tiamo un altro metodo, detto di separazione delle variabili, dovuto a Fourier, che si applica a varie altre
equazioni alle derivate parziali (sempre lineari, per`o). Chiamiamo soluzione stazionaria dellequazione
delle onde ogni soluzione del tipo U(x)V (t), che si esprima cio`e come prodotto di funzioni a variabili
separate. Imponendo che U(x)V (t) sia soluzione, si ottiene
U

(x)V (t)
1
c
2
U(x)V

(t) = 0; ()
naturalmente siamo interessati a soluzioni non identicamente nulle, e quindi supponiamo U(x), V (t) non
identicamente nulle; come discusso poi, osservazione alla ne, `e allora vericata se e solo se si ha
U

(x)
U(x)
=
1
c
2
V

(t)
V (t)
= , costante, per ogni x [0, l], t R. ()
Si hanno quindi le equazioni, lineari del secondo ordine a coecienti costanti:
U

(x) = U(x); V

(t) = c
2
V (t);
si noti che U deve vericare le condizioni al contorno U(0) = U(l) = 0; una non dicile discussione
mostra che allora , se si vuole U non identicamente nullo, deve essere
=
n
= n
2

2
/l
2
, n N, n 1; U(x) = a
n
sin(

n
x) = k
n
sin(nx/l), k
n
R costante.
Infatti, distinguiamo i casi > 0, = 0, < 0; nel primo caso lintegrale generale di U

= U `e
U(x) = c
1
e

x
+ c
2
e

x
,
ed imponendo le condizioni iniziali si trova il sistema

c
1
+ c
2
= 0
c
1
e

l
+ c
2
e

l
= 0,
di determinante e

l
e

l
= 0, e quindi con solo la soluzione nulla; se = 0 si ha U(x) = c
1
+c
2
x, nulla
in x = 0, l se e solo se c
1
= c
2
= 0; se < 0 si ottiene, posto =

, U(x) = c
1
cos(x) + c
2
sin(x);
le condizioni iniziali danno il sistema

c
1
= 0
c
1
cos(l) + c
2
sin(l) = 0,
che ha soluzioni non banali solo se sin(l) = 0, vericata per l = n, con n intero, n 1 (si ricordi che
`e > 0). Posto
n
= cn/l laltra equazione `e allora V

(t) =
2
n
V (t), con soluzioni
V (t) = a
n
cos(
n
t) + b
n
sin(
n
t), a
n
, b
n
costanti reali.
Le soluzioni stazionarie sono quindi
(a
n
cos(
n
t) + b
n
sin(
n
t)) sin(nx/l), a
n
, b
n
costanti reali.
(la costante k
n
si ingloba entro a
n
, b
n
). Lequazione delle onde `e lineare (omogenea), e quindi una somma
di soluzioni `e ancora soluzione. Per riuscire ad imporre le condizioni iniziali avremo bisogno per`o di
una somma di innite soluzioni, in generale. La tecnica `e la seguente: si prolungano le funzioni su [0, l]
a tutto [l, l] per disparit`a, poi in periodicit`a 2l a tutto R. Tutte queste funzioni hanno una serie di
Fourier di soli seni, della forma

n=1
k
n
sin(nx/l); in particolare si ha u
0
(x) =

n=1
u
n
sin(nx/l),
v
0
(x) =

n=1
v
n
sin(nx/l). Cerchiamo una soluzione dellequazione delle onde della forma
u(x, t) =

n=1
(a
n
cos(
n
t) + b
n
sin(
n
t)) sin(nx/l);
imponendo la prima condizione iniziale:
u(x, 0) =

n=1
a
n
sin(nx/l) = u
0
(x) =

n=1
u
n
sin(nx/l),
ed usando lunicit`a dello sviluppo di Fourier si ottiene a
n
= u
n
per ogni n N. Supponendo di poter
derivare termine a termine per ottenere
t
u(x, t) si ha poi

t
u(x, 0) =

n=1

n
b
n
sin(nx/l) = v
0
(x) =

n=1
v
n
sin(nx/l),

22 GIUSEPPE DE MARCO
da cui b
n
= v
n
/
n
= lv
n
/(cn). Si `e formalmente ottenuta la soluzione
u(x, t) =

n=1

u
n
cos(nct/l) +
v
n
l
nc
sin(nct/l)

sin(nx/l).
Occorre un bel po di lavoro per vedere se questa soluzione formale `e una vera soluzione. Ma ci accon-
tentiamo di quanto fatto.
Osservazione. Validiamo qui il metodo di separazione delle variabili usato; `e un fatto ovvio, ma `e pi` u
prudente provarlo.
. Siano X, Y insiemi, e siano u
0
, u
1
: X K, v
0
, v
1
: Y K funzioni. Si assuma che u
0
, v
0
non
siano identicamente nulle. Si ha allora u
1
v
0
= u
0
v
1
(cio`e , u
1
(x)v
0
(y) = u
0
(x)v
1
(y), per ogni
(x, y) X Y ) se e solo se esiste una costante K tale che sia u
1
(x) = u
0
(x) per ogni x X, ed
anche v
1
(y) = v
0
(y) per ogni y Y .
Dimostrazione. Supponiamo u
1
v
0
= u
0
v
1
. Se x X `e tale che sia u
0
( x) = 0, si ha v
1
(y) =
(u
1
( x)/u
0
( x))v
0
(y) per ogni y Y ; posto = (u
1
( x)/u
0
( x)), se v
0
( y) = 0 si ha similmente u
1
(x) =
(v
1
( y)/v
0
( y))u
0
(x) per ogni x X, e v
1
( y)/v
0
( y) = u
1
( x)/u
0
( x) = per la relazione precedente.
Abbiamo provato la necessit`a della condizione; se essa poi vale, si ha u
1
(x)v
0
(y) = u
0
(x)v
0
(y) e
u
0
(x)v
1
(y) = u
0
(x)v
0
(y) per ogni (x, y) X Y , come voluto.
0.13.2. Equazione del calore. Consideriamo successivamente lequazione del calore, caso unidimensionale:

t
u(x, t)
2
x
u(x, t) = 0. (Equazione del calore)
Se si ha una sbarra, su cui `e introdotto un sistema di ascisse x, ed u(x, t) `e la temperatura del punto x
della sbarra allistante t, il calore si propaga solo per conduzione, non ci sono sorgenti, ne assorbimenti di
calore nella sbarra, ed inoltre la conduttivit`a e la capacit`a termica della sbarra sono supposte costanti,
levoluzione della temperatura nel tempo `e regolata dallequazione precedente, con uguale al rapporto
fra conduttivit`a e capacit`a termica lineare; vedi Analisi Due, 8.18. Consideriamo qui il caso della sbarra
limitata, schematizzata dallintervallo [0, l]; supponiamo assegnata la temperatura iniziale u(x, 0) = u
0
(x);
e supponiamo anche assegnate condizioni alle estremit`a della sbarra; ci limitiamo a considerare i due tipi
seguenti:
La temperatura alle estremit`a `e mantenuta costante ed uguale u(0, t) = u(l, t) = 0 per ogni t (si
pu`o supporre 0 la temperatura, combiando scala se occorre).

x
u(0, t) =
x
u(l, t) = 0 per ogni t (non c`e passaggio di calore alle estremit`a della sbarra).
Cerchiamo le soluzioni stazionarie U(x)V (t); si ottiene
U(x)V

(t) U

(x)V (t) = 0,
che, come prima, sono equivalenti a
U

(x) = U(x); V

(t) = V (t) R, costante.


La seconda equazione porge subito V (t) = V
0
e
t
; la prima si riscrive U

(x) = (/)U(x); se le condizioni


al contorno sono le prime, temperatura nulla agli estremi, si ha come sopra, che deve essere / =
n
/ =
n
2

2
, con n 1 intero, e la soluzione `e U(x) = a
n
sin(nx/l), a
n
costante reale. Le soluzioni stazionarie
sono quindi
a
n
e
(n/l)
2
t
sin(nx/l)
Cercando di soddisfare allequazione ed alla condizione iniziale u(x, 0) = u
0
(x) con una serie di soluzioni
stazionarie siamo indotti a prolungare per disparit`a le funzioni in [l, l]; lo sviluppo in serie di soli seni
di u
0
sia u
0
(x) =

n=1
u
n
sin(nx/l); si ottiene come soluzione
u(x, t) =

n=1
u
n
e
(n/l)
2
t
sin(nx/l); u
n
=
2
l

l
0
u
0
() sin(n/l) d
Il secondo tipo di condizioni al contorno porta ad avere ancora / =
n
/ = (n/l)
2
, ma ora le
soluzioni sono U(x) = a
n
cos(nx/l), n 0 intero, come immediato vericare. Si prolungano ora le
funzioni per parit`a in [l, l] e si ottiene
u(x, t) =
u
0
2
+

n=1
u
n
e
(n/l)
2
t
cos(nx/l); u
n
=
2
l

l
0
u
0
() cos(n/l) d

TRASFORMAZIONE DI FOURIER CLASSICA (METODI MATEMATICI PER LINGEGNERIA) 23
0.13.3. Equazione del potenziale. Risolviamo ora ilproblema di Dirichlet, nel caso particolare di un cir-
colo. Si ha un circolo centrato nellorigine di raggio R. Assegnata una funzione u
0
(x, y) continua sulla
circonferenza S
R
= {(x, y) R
2
: x
2
+y
2
= R
2
}, si vuole prolungare questa ad una funzione u : B
R
R
continua ed armonica allinterno di B
R
, che `e il disco chiuso di centro lorigine e raggio R. Il problema
ha anche una risoluzione con metodi di variabile complessa, come prevedibile; ma qui lo risolviamo con le
coordinate polari e la separazione di variabili. La funzione incognita si scrive w(r, ) = u(r cos , r sin ),
con 0 r R, e R; per ogni r ssato `e periodica in , di periodo 2. Il laplaciano in cordinate
polari si scrive

2
1
u(x, y) +
2
2
u(x, y) =
1
r

r
(r
r
w(r, )) +
1
r
2

w(r, ) = 0;
cerchiamo soluzioni stazionarie della forma w(r, ) = (r)(), ottenendo
1
r
(

(r) + r

(r))() +
(r)
r
2

() = 0.
da cui
(1/r)(

(r) + r

(r))
(r)/r
2
=

()
()
= costante reale;
per lequazione

() = () vogliamo soluzioni periodiche di periodo 2; deve quindi essere =

n
= n
2
, n 0 intero, e le soluzioni sono quindi della forma
() = a
n
cos(n) + b
n
sin(n).
Si deve ora risolvere lequazione (n 0 intero):
r
2

(r) + r

(r) n
2
(r) = 0 ()
Per n = 0 lequazione `e r

(r) +

(r) = 0, che `e
d
dr
(r

(r)) = 0 r

(r) = k = k log r + a
0
;
ma vogliamo soluzioni che abbiano limite nito per r 0
+
, e quindi k = 0; le uniche soluzioni
accettabili sono le costanti. Per n 1 lequazione precedente `e unequazione di Eulero, che si ri-
solve con il cambiamento di variabile dipendente r = e
x
; si pone (e
x
) = v(x) e si ha, derivando,

(e
x
)e
x
= v

(x), da cui

(e
x
) = v

(x)e
x
, e derivando ulteriormente

(e
x
)e
x
= v

(x)e
x
v

(x)e
x
,
ovvero

(e
x
) = v

(x)e
2x
v

(x)e
2x
; lequazione diventa, posto in essa e
x
in luogo di r:
v

(x) v

(x) + v

(x) n
2
v(x) = 0 v

(x) n
2
v(x) = 0 v(x) = c
n
e
nx
+ d
n
e
nx
,
ovvero (r) = c
n
r
n
+ d
n
r
n
; per avere limite nito per r 0
+
deve essere d
n
= 0. Si trova quindi che
le soluzioni stazionarie sono
(a
n
cos(n) + b
n
sin(n))r
n
, n = 0, 1, 2, 3, . . .
Per r = R si deve avere la funzione u
0
assegnata; occorre quindi che i coecienti di Fourier di tale
funzione siano esattamente a
n
R
n
e b
n
R
n
; cio`e
a
n
=
1
R
n

2
0
u
0
(Rcos , Rsin ) cos(n) d; b
n
=
1
R
n

2
0
u
0
(Rcos , Rsin ) sin(n) d.
Si ottiene quindi lo sviluppo di Fourier della soluzione.
0.13.4. Altre considerazioni. Nessuna delle soluzioni trovate alla precedente sezione `e stata vericata
essere tale; il principio di sovrapposizione dice che somme nite di soluzioni sono soluzioni, ma nulla ci
assicura che una somma di innite soluzioni sia ancora soluzione. Per lultima si ha
w(r, ) =
1
2

2
0
u
0
(Rcos , Rsin ) d +
1

n=1

2
0
u
0
(Rcos , Rsin )(cos(n) cos(n) + sin(n) sin(n))

r
R

n
d =
1

2
0
u
0
(Rcos , Rsin )
2
d +
1

n=1

2
0
u
0
(Rcos , Rsin ) cos(n( ))

r
R

n
d;

24 GIUSEPPE DE MARCO
Essendo (r/R) < 1 per ogni ssato r [0, R[ la serie

n=1
(r/R)
n
cos(n()) `e totalmente convergente;
si pu`o allora nella formula precedente portare la serie sotto il segno di integrale; si ha cio`e
w(r, ) =
1

2
0
u
0
(Rcos , Rsin )

1
2
+

n=0
r
n
R
n
cos(n( ))

d;
si ha poi, per ogni t R, posto q = r/R:
1
2
+

n=0
q
n
cos(nt) =
1
2
+ Re

n=1
(qe
it
)
n

= Re

1
2
+
qe
it
1 qe
it

=
Re

1 + qe
it
2(1 qe
it
)

=
1
2
Re

1 + qe
it
qe
it
q
2
1 2q cos t + q
2

=
1
2
1 q
2
1 2q cos t + q
2
Si chiama nucleo di Poisson lespressione
P(q, t) =
1 q
2
1 2q cos t + q
2
;
si ha quindi
w(r, ) =

2
0
P(r/R, )u
0
(Rcos , Rsin )
d
2
= P(r/R, #) u
0
(),
la convoluzione essendo fatta in periodo 2. Si dimostra che per r R

il nucleo di Poisson `e unit`a


approssimata in L
1
2
, e quindi che eettivamente w(r, ) tende ad u
0
al bordo, ecc. ecc.
0.13.5. Equazione di Laplace su un rettangolo. Risolviamo per separazione di variabili lequazione di
Laplace
u(x, y) =
2
1
u(x, y) +
2
2
u(x, y) = 0,
dove si chiede ad u di essere continua sul rettangolo [0, a][0, b], e di vericare lequazione sopra allinterno
del rettangolo.
`
E assegnata anche la u = u
0
sul bordo; per semplicit`a supponiamo che u
0
sia nulla su
tutti i lati, tranne che su [0, a] {0}, dove si ha u(x, 0) = u
0
(x), continua. Le soluzioni stazionarie sono
U(x)V (y):
U

(x)V (y) + U(x)V

(y) = 0
U

(x)
U(x)
=
V

(y)
V (y)
= costante reale;
U e V vericano le equazioni:
U

(x) U(x) = 0; V

(y) + V (y) = 0.
Per 0 < y < b deve essere U(0)V (y) = U(a)V (y) = 0; se V non `e identicamente nulla ci`o accade
se e solo se U(0) = U(a) = 0; e allora, come piu volte visto, deve essere =
n
= n
2

2
/a
2
, e
quindi U(x) = k
n
sin(nx/a). Lequazione V

(y) (n/a)
2
V (y) = 0 ha per soluzione generale V (y) =
c
1
cosh(ny/a) + c
2
sinh(ny/a); deve vericare la condizione al contorno V (b) = 0, il che implica che
soluzione `e V (y) = c sinh(n(y b)/a), con c costante. Cerchiamo quindi soluzioni della forma
u(x, y) =

n=1
k
n
sinh(n(y b)/a) sin(nx/a)
Dovendo essere u(x, 0) = u
0
(x) si sviluppa u
0
in serie di soli seni in [0, a], prolungandolo per disparit`a in
[a, a]; si impone poi, se u(x, 0) = u
0
(x) =

n=1
u
n
sin(nx/a), che sia k
n
sinh(nb/a) = u
n
; si trova
quindi come candidata alla soluzione
u(x, y) =

n=1
u
n
sinh(nb/a)
sinh(n(b y)/a) sin(nx/a)
Simili risoluzioni si danno per dati al bordo diversi da 0 su un solo lato; e grazie al principio di sovrap-
posizione, sommando quattro soluzioni di questo tipo si raggiunge un dato al bordo arbitrario.

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