Sei sulla pagina 1di 162

NuoveVoci Quella di Sergio Micheli una raccolta di racconti di vite, vite di uomini e di donne che sono spesso lo specchio

o di una societ dominata dalla passione e dalla trivialit. Narrazioni cariche di erotismo, talvolta tenue e talaltra forte e spudorato, in cui i personaggi si delineano in un ritratto psicologico ben distinto e riconoscibile, quasi stereotipato. In un'Italia in cui il sesso e il vizio arrivano quasi a confondersi. Le storie si rivelano, quantomai, essere il riflesso di una realt che sembra ripetersi sempre uguale a se stessa . Sergio Micheli nato a Siena. Gi professore di Storia e Critica del Cinei autore di numerosi volumi sul cinema italiano e dei Paesi dell'Est Europi 2005 ha ricevuto la laurea Honoris Causa dalla Nuova Universit di Sofa In copertina: dipinto dell'Autore . 9788856746624 Amore mio bello e altre storie di amorosi sensi 2011 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma www.gruppoalbatrosilfilo.it ISBN 978-88-567-4662-4 I edizione giugno 2011 stampato presso Andersen Spa - Borgomanero (NO) Distribuzione per le librerie Mursia s.p.a . .

CAPITOLO PRIMO Silvio non s'illudeva d'essere bello . Allo stesso tempo si rendeva conto di non avere pi l'et che gli permetteva di fare il pappagallo con le donne. I suoi quarantasette anni non gli pesavano, vero; considerato che in quel momento aveva preso a frequentare una ragazza di venti anni pi giovane di lui. Anzi, quel rapporto lo rendeva orgoglioso e sicuro oltre ad aiutarlo a sentirsi pi energico e aitante. Era sposato da pi di venti anni e aveva due figli gi grandi . Siccome il lavoro di pubbliche relazioni presso una banca lo metteva in condizioni di trascorrere molto tempo fuori di casa, non gli mancavano le occasioni per muoversi in assoluta libert . Per la verit sentiva il richiamo e la responsabilit della famiglia nell'ambito della quale, tutto sommato, si trovava bene. Ma, quando gli capitava, non poteva fare a meno di lasciarsi attirare, senza remore, dalla voglia di staccare da quella routine . Amava la natura, le cose belle, compresa, naturalmente, la donna. Non per ammirarle e contemplarle semplicemente, ma per sentirle parte di se stesso, insomma dentro di s e, in qualche modo, possederle . Seduto in uno scompartimento di un treno diretto a Roma, proveniente da nord, Silvio leggeva distrattamente un libro. Ma, si vedeva bene, non gli interessava tanto la storia che scorreva pagina dopo pagina perch in quel momento non riusciva a staccare il pensiero dalla sua storia, quella che stava vivendo eslege: dato che alla stazione Termini avrebbe incontrato Elena, quella splendida ragazza che aveva conosciuto da poco e con la quale era gi d'accordo per trascorrere tre giorni beatamente insieme . Il convoglio procedeva con strani rallentamenti che finivano per irritare Silvio, preoccupato di non arrivare in tempo 9 all'appuntamento. Sotto sotto vituperava sulle disfunzioni di quelle ferrovie e contro gli addetti che non si curavano di fare seriamente il loro lavoro . E allora, preciso e scrupoloso com'era, non tollerava l'idea di far tardi per colpa degli altri . "E se lei pensasse che non sono arrivato e se ne andasse? O se qualcuno, attirato dalla sua avvenenza, vedendola li sola, cominciasse a darle fastidio? O se, a forza di aspettare, incontrasse qualche collega in vena di chiacchierare e la mettesse in imbarazzo?" . Subissato da un dubbio dietro l'altro, mentre quel maledetto treno continuava, inspiegabilmente, a tenere una velocit quasi pedonale, Silvio fu preso da non poca rabbia e irritazione. Rispose male perfino al controllore il quale, abituato alle intemperanze dei viaggiatori, conserv pacatamente la sua calma, anzi la sua flemma: proprio in perfetta sincronia con quel mezzo che, stancamente, li trasportava . Ma finalmente lo spericolato bolide delle ferrovie entr, lemme lemme, stridendo per via degli scambi, nella sospirata stazione . Ormai erano quasi le ore tredici . Quando usc dallo scompartimento molti passeggeri si erano gi accalcati verso la piattaforma tanto che Silvio dovette mettersi in coda. Tutti quelli che lo precedevano sembrava avessero pi fretta di lui. Ma, certo, nessuno di questi individui, frementi e ansiosi di lasciare il treno e di toccare terra, come fossero in una barca scossa dai flutti, poteva avere una ragione pi valida della sua. Tuttavia, quando il treno si ferm, tutte queste persone, in contraddizione con la loro ansia di arrivare, presero a scendere, uno ad uno, con una lentezza tale che a lui parve esasperante. Quando tocc a Silvio manc poco che non accadesse l'irreparabile. Nel momento in cui egli si trov, finalmente, ad imboccare i fatidici scalini sul varco della discesa, si mosse, per differenziarsi, con tale disinvoltura che per un pelo riusc a non cadere evitando in extremis di concludere subito, e ingloriosamente, quel perfetto programma che aveva preparato con tanto entusiasmo e con tanta meticolosit. Ma si riprese con sicurezza ostentando una LO giovanilit che non gli si addiceva mentre, a passo sostenuto, si avvi lungo il marciapiede zigzagando, con la sua leggera ventiquattrore, fra la gente che andava e veniva .

In quegli attimi che precedettero l'incontro, Silvio fece un rapido ripasso di tutto ci che era stato previsto per quei tre giorni di vacanza insieme alla sua donna. Partenza per Napoli; arrivo a Sorrento; prima notte. Poi gita a Capri; seconda notte. Quindi costiera amalfitana con auto presa a noleggio; visita a Pompei. Infine ritorno a Napoli e di nuovo in treno per Roma . Fu cos preso da un senso di intima soddisfazione . Man mano che si avvicinava al luogo dell'appuntamento, fissato accanto all'edicola di giornali dentro la stazione, a causa del notevole ritardo portato dal treno, lo assal il dubbio che non potesse incontrare la sua Elena. Era tanta la sua ansia che gli venne fatto di pensare, improvvisamente, che alla ragazza poteva esserle accaduto qualcosa di imprevisto, di grave all'ultimo momento perci di non vederla l ad aspettare. Oppure che qualcuno, attirato dalla sua bellezza e alla caccia di straniere, l'avesse importunata.. . Allt3ra, mentre si avvicinava velocemente al punto stabilito, puntava lo sguardo pi lontano possibile per rassicurarsi, per liberarsi dal timore di rimanere solo. Ma tanto punt lontano che non appena accenn a soffermarsi presso l'edicola, sent una voce, un tantino acerba di idioma italiano, eccezionalmente musicale, che riconobbe subito . Ma cosa stai guardando? . Si volt di scatto e la vide fra la gente. Era l, eppure, in piedi; in attesa, eretta come una statua, sorridente, serena, occhi verdi a mandorla, capelli cortissimi con tirabaci sulle tempie, dolce, amabile, disponibile: cos gli sembr. Si avvicin raggiante e le dette un bacio sulla guancia . Premurosamente si giustific spiegando la ragione dell'increscioso ritardo. Ma questa volta le sue invettive contro le Ferrovie dello Stato avevano preso una piega, pi pacata, di frecciatine semplicemente ironiche. Poi, una volta superato 1 inconveniente, uscirono dalla stazione tenendosi per mano . Decisero di pranzare in centro dato che Silvio doveva con11 segnare, in Via della Vite, un articolo presso la redazione di un giornale a cui collaborava saltuariamente . Del resto c'era tutto il tempo necessario per ritornare pi tardi in stazione e prendere tranquillamente il rapido delle quindici e trentacinque diretto a Napoli . A tavola Elena volle conoscere il programma: ansiosa di sapere dove e come avrebbero trascorso insieme quei tre giorni di libert. Voleva rendersi conto, rassicurarsi che sarebbero stati belli, anzi, straordinari e che sarebbe valsa la pena rischiare di assentarsi dal suo ufficio. Poich in ambasciata, presso cui lavorava, aveva dovuto trovare un convincente pretesto per stare fuori tutto quel tempo . La precisione e la sicurezza con cui Silvio la mise al corrente sugli itinerari, sugli orari, sulle localit da visitare convinsero definitivamente Elena che la decisione presa, che la scelta fatta non l'avrebbe delusa. Anzi, dalla grande felicit essa vinse perfino la consueta timidezza, l'abituale riservatezza: prese la mano di Silvio e la strinse teneramente . Il conducente del taxi che li accompagn a Termini, un tipo di omaccione sfrontato e grossolano, era di quelli a cui piace attaccare discorso. Sent l'accento toscano di Silvio e chiese subito se erano diretti a Firenze: No, no rispose andiamo al sud, con la speranza che il tempo continui ad essere bello . Se pe' questo rispose il conducente potete sta tranquilli. Ve dico che sar bono pe' tutto Ottobre. Fino a che num me dole la capoccia qua dietro, er tempo nun cambia. Ve lo dico io. E si dette un colpo con la mano destra proprio sul cervelletto, cos forte che un normale cristiano sarebbe stramazzato a terra . Durante il viaggio, verso Formia, il sole tramont bene all'orizzonte. Fu un altro segno di buon auspicio. Ora non vi potevano essere pi dubbi sulla persistenza di un eccezionale cielo limpido e di una inconsueta temperatura mite, cos come durava gi da qualche giorno . Raggiungere Napoli con quel treno comodo, elegante, pulito, con porte automatiche in cristallo, aria condizionata e, pi che conta, a forte velocit, fra l'altro in uno scompartimento 12 tutto per loro, fu addirittura piacevole e, per Silvio, un'occasione che lo riconcili con le ferrovie italiane. Elena avvis quell'atmosfera positiva tanto che non pot fare a meno di esprimere la sua

soddisfazione. Diceva d'essere veramente contenta per un viaggio cos di lusso: un'esperienza che mai prima di allora le era capitato di fare nonostante avesse gi cominciato a vedere un po' di mondo: era stata in America, in Inghilterra, in Francia.. . Forse le sembrava tutto cos piacevole ed accomodante per il fatto di pensare a quei tre giorni di libert e di spensieratezza che aveva davanti e a cui aveva pensato per tanto tempo. E si allungava scorrendo in avanti il sedile soffice, foderato di velluto color turchese, stendendo le gambe unite fino a mettere i piedi sotto la poltrona di fronte, dove era Silvio, e portando le mani sulla nuca come a godere meglio di quella comodit. Lui, che ormai conosceva bene, e a nudo, le forme sinuose di quel corpo, apprezz subito la bellezza delle gambe di una tornitura pittorica, lunghe, fasciate dai pantaloni di jeans verde, attillatissimi, i fianchi rotondi, la vita sottile e le sporgenze del seno assai pronunciato su un busto dalle proporzioni perfette . Cos il viaggio, ricco di tanta immaginazione reciproca, sembr ancora pi corto per tutti e due . Quando scesero alla Stazione Centrale di Napoli era gi notte . Ora dovevano telefonare in albergo a Sorrento per confermare il loro arrivo. Ma non fu un'impresa facile . A parte il fatto che ogni apparecchio era occupato dal rispettivo logorroico di turno, fra tutti e due non avevano nemmeno una moneta da cinquanta lire per cambiarla in gettone . E qui Silvio perse qualche punto sulla sua quotazione di uomo preciso e sempre provvisto di tutto . Per procurare l'agognato metallo, dovettero, giocoforza, fare affidamento sui resti di qualche spesa da inventare. Purtroppo al bar, dove bevvero acqua tonica, e dove Silvio si present alla cassa con un biglietto da cinquemila lire, ricevettero il resto in sgualciti e sporchi assegnini; all'edicola, dove comprarono una banale rivista, ebbero uno chewing-gum e 13 un assegnino da duecento; finalmente dal tabaccaio, dove acquistarono un pacchetto di sigarette a caso e due francobolli da settanta, ottennero (quale fortuna!) un pezzo suonante e ballante da cento lire . Durante l'ultima parte del viaggio, sulla Circumvesuviana, Silvio e Elena, ormai dissetati, si dettero a consumare l'inutile merce che avevano acquistato. Cos fumarono, masticarono gomma, sfogliarono le pagine del periodico illustrato quindi discussero, senza tuttavia decidere sul da farsi, in merito alla spedizione di due cartoline con saluti per liberarsi anche dei francobolli . La telefonata fatta consent per che l'albergatore fosse puntualissimo ad aspettarli, con la macchina, alla stazione di Sorrento per portarli a destinazione in una localit a pochi chilometri da l: un vero paradiso con veduta sul mare . Tuttavia il mare dovettero solo immaginarselo al momento dell'arrivo poich, ormai, si era fatto buio da un pezzo. Si resero conto per, durante la cena in albergo, di trovarsi a pochi metri dalla costa a causa di un rumore abbastanza forte, tipico dei motori di motoscafo spinti al massimo . Erano quasi le ventidue e poteva veramente sembrare assai strana una passeggiata sul mare: proprio a quell'ora. Anche perch, pi che una passeggiata, pareva una corsa, una vera e propria gara di velocit . S! disse l'affabile albergatore che si era seduto accanto ai due ospiti, unici in tutto l'albergo, per tenere loro compagnia proprio una corsa. Una corsa di contrabbandieri che vanno a largo in acque extraterritoriali a prendersi il loro consueto carico di sigarette . Ma la Finanza... interruppe Silvio Non interviene? . A volte; tanto per dimostrare di fare qualcosa. Allora lo dicono alla televisione. Cos agli occhi di chi non al corrente sembrano sempre all'erta. La gente non sa che ci accade una volta su mille . Certo, a giudicare dal rumore sembrano in tanti... . Si tratta di gente che esercita un vero e proprio mestiere. E anche pericoloso. Quante sere debbono prendere il mare quando non sarebbe consentito, quando brutto tempo! 14 Qualcuno, a volte, non ritorna. Il mare cattivo rovescia il motoscafo e allora non c' pi scampo. E nessuno sa niente Mentre Silvio e Elena salivano in camera, quelle imbarcazioni continuavano a

passare con un rombo che pareva pi forte di prima. v Ma appena furono soli, dopo qualche minuto, non gli dettero pi ascolto . Lei era gi nuda, bocconi su letto con la testa girata verso il suo uomo, il volto sorridente come a provocarlo e ad invitarlo La rotondit del meraviglioso didietro, sporgente con quella sottile vita che formava, con il torso, una sella assai accentua ta, tutta bianca come le lenzuola, i seni che si intravedevano mentre portava le mano, l'una sull'alta, sotto il mento, tutto concorreva a rompere ogni esitazione. In un attimo Silvio le fu sopra . Cominci a toccarla, ad accarezzarla. Poi la invit a girarsi per averla di fronte. La baci dappertutto, infine la penetr-cosi come lei ardentemente desiderava . Vissero intensamente tutta la notte. Quasi senza tregua Mentre i rumori dei motoscafi dei contrabbandieri sembravano accompagnare il ritmo, frenetico, con cui si muovevano quei corpi avvinti nell'estasi d'amore . 15 T CAPITOLO SECONDO Avevano stabilito di scendere alle otto per la prima colazione in modo da sfruttare il pi possibile la luce del giorno. Ma quando cominciarono a mangiare (tutti e due con insolito appetito) erano gi le dieci . Nonostante la nottata quasi insonne, sia Elena che Silvio apparivano comunque rilassati e pronti per trascorrere una giornata che non doveva concedere niente al riposo . Dalla porta-finestra della sala da pranzo si poteva ora ammirare quella splendida veduta che il buio della notte non aveva consentito la sera dell'arrivo . Sopra una macchia di verde, dovuta a piante di arancio, di pomi e da una fitta selva di ulivi, si apriva la distesa del mare, piatto come un olio. Una leggera foschia all'orizzonte faceva da sfumatura con il cielo pulito saldando i due elementi in un unico colore azzurro pallido . Era veramente tutto bello e tranquillo. Una vera delizia per gli occhi: una delizia tuttavia non senza, guarda caso, qualche croce . All'interno di questo "quadro", che si poteva godere stando seduti al tavolo, vi erano infatti racchiuse, oltre all'invadente verde, al mare e al cielo, ben tre vere, autentiche croci: croci nel senso di elementi incrociati. Insomma simboli del sacrificio di Cristo; ognuna posta a distanza diversa in modo da potersi apprezzare su pi piani: ravvicinato, medio, lungo . La pi lontana di queste croci appariva sulla cima di una specie di scoglio in mezzo al mare, messa l, probabilmente, per i naviganti. La seconda, in ferro lavorato, emergeva dagli alberi, perci a portata di sguardo per il viandante (o per il bagnante) diretto verso il mare. La terza, pi piccola di tutte, si stagliava appesa sulla facciata della chiesa che delimitava la veduta sul lato sinistro: fra le tre croci la pi legittima, naturalmente, quella posta nel luogo e nel punto pi giusto rispetto alle altre . 16 Perch tante croci in uno spazio cos limitato? osserv Elena la quale non era abituata al paesaggio italiano . una tradizione rispose Silvio ... la gente si sente pi sicura . Sicura di che! A me sembra, semmai, che provochino un senso di tristezza. Come nei cimiteri... . S, d'accordo. Ma una combinazione, un caso particolare . Mentre proseguivano la conversazione sulla disseminazione nel territorio nazionale di questo simbolo ormai facente parte dell'ambiente da centinaia di anni, tutti e due con lo sguardo posato su quello sfondo, apparve in lontananza un battello proprio all'altezza della scoglio che avevano preso di mira . Vedi disse Silvio cambiando discorso quel battello diretto a Capri. Saremmo potuti essere l. Chiss quando partir il prossimo? . Non vi preoccupate disse l'albergatore che era sopraggiunto proprio in quel momento Ce ne sono altri. E poi vi accompagner io a Sorrento . L'auto di quell'uomo doveva avere qualcosa che non funzionava bene. Eppure sembrava abbastanza nuova. Ma per farla andare il conducente la doveva tenere sempre su di giri. La frizione non staccava bene e si sentiva anche un forte odore di benzina che dava veramente

fastidio. Gi la sera prima Silvio ed Elena avevano notato questi inconvenienti. Ma fu la gioia dell'arrivo che vinse il disagio di quello scomodo passaggio. Per la verit ora la situazione si presentava pi critica. Quando il conducente cominciava a parlare, succedeva che si distraesse tanto da non essere pi capace di far entrare le marce. Perci le provava tutte con certe grattate da far rabbrividire, fino a che non riusciva, finalmente, a trovare quella giusta . Per tutto il tragitto Elena non fiat in modo da non complicare la situazione. Anche Silvio limit al massimo la conversazione. Ma era lui, l'albergatore, che voleva a tutti i costi mostrarsi affabile, gentile. E allora entrava nel merito di cento argomenti diversi. Parlava indifferentemente della stagione buona, del posto tranquillo, degli ulivi giganteschi ai bordi di quella strada, della raccolta delle olive (che era gi in 17 atto), delle viti, della vendemmia, del vino, delle arance, dei turisti stranieri, del transito, delle macchine. Senza rendersi conto che proprio della sua macchina sarebbe stato il caso di parlare: quella specie di carretta puzzolente che rischiava di fermarsi da un momento all'altro. E intanto le marce non entravano . Non era poi da sottovalutare la possibilit di qualcosa di pi grave. Poich il provetto pilota prendeva le curve di quel tortuoso tracciato, fra l'altro strettissimo, in modo tale che pi volte, a Silvio, il quale si trovava nel sedile posteriore, gli venne fatto di mettere le mani sulle spalle di Elena e di tirarla a s, specie nelle fasi pi pericolose del tragitto, come ad offrirle protezione . Quando scesero da quella specie di automobile, ringraziarono, naturalmente, l'albergatore del passaggio. Ma pi che altro fu la soddisfazione di rimettere i piedi in terra che li aiut, fingendo, a salutare con cortesia . Arrivederci a stasera. Alle otto saremo in albergo per la cena. Tante grazie per la gentilezza! . Niente, niente. Non c' di che! . E una volta ritirata la testa dentro l'abitacolo l'uomo ripart con uno strattone e con uno stridio di gomme da far rigirare d scatto un gruppo di persone che per caso si trovavano l vicino . Siccome il battello per Capri partiva a mezzogiorno, dal momento che avevano un po' di tempo a disposizione, Silvio e Elena, ormai saldamente con i piedi in terra, si misero a passeggiare per la strada principale di Sorrento . Lui aveva ritrovato tutto il piacere di quella circostanza. C'era gente intorno ma era come se fosse solo con la sua donna: cio con colei che stimava e ammirava e con la quale si sentiva completamente a suo agio. Quella mattina poi, Elena sembrava pi bella del solito. Indossava un completo bianco: gonna a maglia di lana leggera con colletto ampio. Anche le scarpe: un modello sportivo di colore marrone, con tacco ortopedico, le stavano a pennello . In quei momenti Silvio non poteva fare a meno di stabilire con lei un minimo di contatto, di sentirla pi vicino possibile . 18 Le mise perci un braccio sopra le spalle e in questo modo si misero a passeggiare lungo il marciapiede . Ogni tanto lui la guardava e allora non riusciva a vincere la voglia di risentirla pi accanto a s e di accostare la testa alla sua . Non dovevano stare male insieme. Anche Silvio era vestito con toni chiari. I suoi pantaloni erano di un grigio tendente quasi al bianco, leggeri, camicia bianca a righe blu sbottonata al collo e un pullover di lana bianco a maglia rada (che teneva aperto davanti), con bottoni di legno . Cos passeggiando, incuriositi dalle vetrine di qualche negozio, solo a momenti si accorgevano della presenza degli altri . E gente ce n'era per le strade . Un uomo anziano, piccolo, grassottelle, con occhiali da vista, che transitava sullo stesso marciapiede, si blocc fissando lo sguardo su Elena. Si vedeva bene che stava borbottando qualcosa mentre cercava di appropriarsi, con gli occhi, il pi possibile di quella figura statuaria che stava incrociando. Quando i due gli passarono vicino, le mammelle rotonde e pronunciate di Elena rimanevano proprio all'altezza della testa di questo ingordo ammiratore il quale fin per

concentrare i suoi interessi su questa parte del corpo della ragazza, seguendone, in estasi, tutti i movimenti . Ma pi che altro era l'elemento locale che si accorgeva di questa presenza. I vigili urbani, ad esempio . Ce n'era uno, con un fluente paio di baffi a forcella lunghi fino al mento, il quale interruppe improvvisamente il discorso che stava facendo con un gruppo di persone, probabilmente amici, per fissare, vistosamente meravigliato, l'aspetto posteriore di Elena . Se ne accorse Silvio quando, girandosi, aveva avuto l'idea di domandare al vigile quale fosse la strada pi breve per scendere al porto dove si potevano acquistare i biglietti per il battello . Ma, notata l'espressione rapita di questo uomo in divisa, non volle distoglierlo e imbarazzarlo o, magari, dargli l'occasione di vedere meglio e pi da vicino gli attributi della sua donna, oggetto di tanta attenzione. Prese Elena sotto braccio 19 e tir diritto. Non perch lui fosse geloso poich Elena non gli offriva mai nessun motivo. Ma semplicemente per evitare di dare soddisfazione a questo tutore dell'ordine il quale, tutto sommato, non si comportava come gli imponeva il suo ufficio . Allo stesso modo si regol quando un bottegaio, notati i due, fermi alla vetrina del suo negozio, si fece avanti pi per guardare intensamente la donna che, cosa gravissima per un commerciante, per cercare di fare comprare qualche capo di abbigliamento esposto. Silvio, infatti, invit Elena a proseguire lungo il marciapiede distogliendola da quelle cose e lasciando il bottegaio appena appena soddisfatto di qualche occhiata, certamente troppo fugace per essere stata in grado d visitare tutte le forme di quella figura. La quale, per la posizione che aveva assunto (praticamente di traverso sull'ingresso del negozio con un piede sopra il gradino, a gambe un po' divaricate e, guarda caso, in controluce), si mostrava nelle condizioni migliori, a causa della trasparenza della gonna, per poter essere radiografata e apprezzata nel migliore dei modi . Silvio ag cos per far dispetto a questo corruttibile mereiaio. Ma il suo gesto di invito all'allontanamento, di cui lei fu consapevole, gli permise anche di distoglierla, un p bruscamente, da tutte quelle belle cose in mostra e, in particolare, da una camicetta elegantissima, molto adatta all'aspetto e al corpo di Elena, sulla quale essa aveva diretto una particolare attenzione . Silvio si conosceva. Ogni volta che si erano trovati in circostanze simili non aveva potuto fare a meno di entrare dentro il negozio e di acquistare ci che era stato motivo di attenzione da parte di lei, oggetto di desiderio o, semplicemente di considerazione. Tuttavia Silvio si comportava cos anche per un'altra ragione: in definitiva perch gli piaceva vestire quel corpo con quegli abiti che, secondo lui, riuscivano meglio a valorizzare le forme, ad impreziosire la figura: una figura che, dopo, nell'intimit, sentiva ancora pi forte la voglia di spogliare . Ora erano all'inizio di questa vacanza e lui pensava di riservare la possibilit di eventuali acquisti pi tardi, in altre ocai casioni, quando fosse stato in grado di fare un bilancio delle spese. Poich, da bravo programmatore, si imponeva anche una linea, subordinata ad un piano di uscite, su cui, nei limiti del possibile, non doveva far pesare premature voci straordinarie . Questo suo modo di fare derivava, evidentemente, da tanti anni di lavoro passati in banca, cio da un modo meticoloso di amministrare il denaro e, come dire, di investirlo tra un ventisette e l'altro. Ci non significava stare rigidamente alla regola. Capitava, a volte, di poter far fronte, ogni tre-quattro mesi, a qualche spesa fuori del consentito, specie per quanto poteva riguardare certe impreviste esigenze di ordine familiare. Ma, in tali casi, faceva affidamento sugli stipendi pi alti del normale, di dicembre e di marzo, oppure su un prestito presso "l'ufficio fidi" della stessa banca . In tante occasioni avrebbe veramente voluto far felice Elena con qualche regalo costoso; ad esempio un anello con pietra preziosa: fra tanti che avevano avuto modo di vedere qualche settimana prima a Firenze, sul Ponte Vecchio .

Ma Silvio non poteva entrare in quest'ordine di idee e se ne dispiaceva. Del resto anche da parte di Elena, che aveva capito quali potevano essere le disponibilit di lui, non vi era mai stato il bench minimo cenno di interesse reale di fronte a certe cose, mentre essa si dimostrava pi decisa e consenziente riguardo a desideri pi modesti sul genere, appunto, di una camicetta o di un paio pantaloni . Di negozi e di merce, l in quella strada, ce n'era di che ubriacarsi: tutto messo in modo tale da non potere fare a meno di guardare e, in certi casi, di doverci andare a sbattere contro . Molti commercianti, infatti, avevano perfino invaso ampie zone del marciapiede con palchetti scalettati pieni di roba. Ma la maggior parte di queste vistose esposizioni consistevano in oggetti destinati ai turisti, in souvenir di un insopportabile cattivo gusto. Spiccavano, nell'insieme variatissimo, pupazzetti, cocci vari, cristi, madonne, teschietti, posacenere, paralumi, borsette, borsellini e, come motivo ricorrente, alcune specie di statuette in finto marmo, probabilmente in plastica, raffiguranti alcune celebri sculture fra cui "La Piet" e il "Da21 vid" di Michelangelo . Fu proprio alla vista di questi oggetti che Elena ammicc un sorrisetto . Silvio not subito l'espressione di lei. Ma non si rese conto della ragione che poteva averle provocato questo stato di sottile euforia tanto da rimanerne un po' sorpreso e perplesso . Allora s che Elena prese a ridere di cuore portandosi la mano alla bocca per non apparire troppo sguaiata . Ma... mi vuoi dire che cosa ti preso? domand Silvio predisponendosi ad assecondarla . Rido perch appena ho visto quelle statuette mi venuta in mene una cosa . E cio? . Una mia amica... Una ragazza che si vanta d'essere intelligente, che si d, insomma, l'aria da intellettuale... . Ebbene? . Mi chiese, tempo fa, un consiglio in merito ad un regalo da portare a certi suoi amici, naturalmente intellettuali, all'estero... . Mentre dalle risa, che le erano riprese in maniera quasi convulsa, non riusciva a finire la frase . ... il regalo consisteva proprio in queste orribili riproduzioni!... e quel che bello... le compr! . Cos Silvio, trascinato pi che altro da quella reazione spontanea, contagiato da quel modo di ridere istintivo, si associ ad Elena attirando, fra tutti e due (questa volta con un richiamo sonoro), l'attenzione di qualche passante e, cosa pi grave, dello stesso rivenditore di quelle cianfrusaglie il quale, anche se non riusc a capire bene la circostanza, dimostr comunque, dall'espressione che assunse, di non gradire troppo quell'inconsueto, ed anche scorretto, modo di esprimersi davanti alla merce esposta: certamente degna, secondo lui, del massimo rispetto . Due volte percorsero la strada centrale di Sorrento: una strada indifferenziata, uguale a tante altre addobbate per il turismo, tuttavia tipiche di quelle cittadine che dal dopoguerra hanno cominciato ad ingrandirsi senza criterio sciupando irrimediabilmente l'antico aspetto . 22 Palazzi di cemento armato, pensiline, insegne luminose pacchiane, infissi di anticorodal, avvolgibili in plastica alle finestre: tutto come si pu vedere a Poggibonsi o a Cavour, a Lentini a Cervignano del Friuli . Solo il monumento a Torquato Tasso, figlio illustre di quella cittadina, scoperto per puro caso dietro l'angolo di una casa e seminascosto dalle auto in sosta, richiam alla mente un passato, una tradizione, una cultura, una civilt che non avevano niente a che vedere con quell'aspetto di ora: frivolo, effimero, provvisorio, turistico, insomma di facciata riverniciata pronta a stingersi alla prima pioggia battente . assurdo che da questa via principale, da questo centro a picco sul mare non vi sia la possibilit, a causa delle file di palazzacci, di valorizzare questa eccezionale posizione . Ma, alla fine, dov' il mare? si domandavano Silvio ed Elena .

Poi presero una strada a caso, quella che sembrava scendesse, e finalmente arrivarono in una specie di belvedere, con una bella visuale verso Napoli . L Silvio, che aveva con s la macchina fotografica, scatt la prima posa invitando Elena a disporsi sul magnifico sfondo . 23 CAPITOLO TERZO Il battello era gi pronto sul molo . Mancavano pochi minuti a mezzogiorno e un gruppo di persone, quasi tutti turisti, aveva preso posto sul ponte dove erano sistemati, a file fisse, appositi sedili in legno. Di l si poteva ammirare la distesa del mare e spaziare fino all'orizzonte . La giornata di sole e l'aria tiepida e ferma consentivano di stare allo scoperto seduti su quelle panchine in modo da godere pi possibile ci che la natura, veramente generosa considerato l'autunno inoltrato, offriva in quel momento . Anche il mare si era mantenuto calmo, anzi eccezionalmente calmo, senza la minima increspatura . Cos Silvio e Elena si disposero proprio accanto alla balaustra . Lei volle prendere posto all'esterno, desiderosa com'era di sentirsi vicina, pi che poteva, al mare quindi a contatto di quell'aria che, diceva, riusciva a gustare inspirando profondamente . Era l'ora di partire. Ma il comandante si attardava parlando piacevolmente, sul molo, con gli addetti agli ormeggi, in attesa, forse, di qualche ritardatario. Del resto non c'era tanta gente a bordo e il battello avrebbe potuto accogliere ancora trenta-quaranta persone . I viaggiatori che si trovavano sul ponte si erano intanto disposti a sedere in gruppetti di due-tre, talmente distanziati che ognuno poteva considerarsi a s, isolato dagli altri . Anche Silvio e Elena si accorsero di avere trovato posto praticamente da una parte. E non fu male . Questa circostanza li mise in condizioni prima di tutto di parlare liberamente delle loro cose senza timore d'essere ascoltati; poi, facilitati, appunto, dal fatto di non avvisare la presenza degli altri, di pensare e di obliare a piacere nei momenti di silenzio . Trovarsi cos, seduti, perci in una condizione di riposo, a 24 quel punto anche desiderato dopo la passeggiata per le vie di Sorrento, avvolti in un tepore ideale, abbandonati e rilassati in attesa di iniziare un breve viaggio che si presentava assolutamente tranquillo e piacevole verso un'altrettanto piacevole mta, voleva dire considerarsi in uno stato di grazia del tutto singolare e addirittura ineguagliabile per dimenticare completamente gli affanni, le preoccupazioni, i problemi della normale esistenza giornaliera e dare cos libero sfogo alla fantasia, vale a dire a quelle considerazioni spontanee che hanno origine dalle pure, umane sensazioni . Davanti a Elena e a Silvio, che stavano di spalle al mare, c'era Sorrento: l in alto, distesa su una rupe, come una muraglia. A destra, dalla parte di Marina Grande, le palme del giardino comunale abbellivano il panorama restituendogli parte della sua primitivit . Ma ancora pi a destra, proprio sotto la strada per Sant'Agata, alcuni recenti fabbricati costruiti sul livello del mare, sembravano messi l apposta per fare inorridire gli ingenui osservatori: coloro i quali, pensando a Sorrento visto dal mare, immaginano di vedere chi sa quale meraviglia . Questo modo irresponsabile e grossolano di violentare il paesaggio provoc in loro un certo senso di rabbia. Ma non essendo disposti, in quel momento a prendere le cose sul serio, preferirono ironizzare su quello scandaloso scempio . Intanto niente libero sfogo alla fantasia piacevole e stradante. L'opera degli speculatori del posto li aveva ricondotti alla realt e finch ebbero davanti quel paesaggio non poterono fare a meno di ricamarci sopra, di passare il tempo, prima della partenza, parlando, anzich rimanere l comodi senza pensieri di sorta semplicemente ad ammirare la natura . Davvero bravi i nostri architetti, i nostri urbanisti, i nostri amministratori! esclam Silvio . Vorrai dire i "tuoi" precis Elena da noi, effettivamente non sono tanto "bravi", di cos grande talento... .

Infatti, ci credo. Perch, vedi, qui... non so se lo sai, vi sono individui altamente specializzati in questo lavoro che, si pu dire, non esistono eguali. Ti faccio un esempio: c' una bella zona panoramica, pittoresca, verde, climatica, magari di inte25 resse archeologico e cos via. Ecco subito entrano in azione codeste magnifiche squadre di esperti che, proprio per la loro preparazione e competenza, provvedono a trasformarti il tutto, in quattro e quattr'otto, nel peggiore... scusa, volevo dire, nel migliore dei modi . Certo codesti signori hanno una spiccata sensibilit... . S, s... chi lo mette in dubbio: al denaro, naturalmente . Improvvisamente un suono cupo, un "TUU! TUU!" come il basso di una canna d'organo, che fece trasalire tutti i passeggeri, dette il segnale della partenza . Erano gi le dodici e dieci e il comandante, evidentemente, aveva ormai finito la sua piacevole e scherzosa conversazione, in un incomprensibile accento napoletano, con gli addetti ai servizi sul molo . Il battello, dopo una manovra indietro, prese la via del mare aperto . La velocit, non certo folle, con cui la vecchia imbarcazione aveva cominciato a procedere, provocava un leggero movimento d'aria che rendeva un po' pi fresca l'atmosfera. Fu perci naturale che Silvio portasse il braccio sulle spalle di Elena e che la stringesse un po' a s . Le condizioni ambientali avevano favorito il massimo contatto fra i due innamorati . Rimasero cos per tutto il viaggio che dur poco pi di un'ora. Non si dissero niente o quasi. Non affrontarono nessun argomento importante. Solo qualche frase cos, come veniva, ogni tanto. Tutti e due goderono e fecero tesoro di quella circostanza singolare, di quell'insieme raro a realizzarsi. Silvio, a momenti, stringeva un po' di pi la sua donna proprio per sentirla meglio, per stabilire un contatto pi forte, pi esteso, pi vibrante. Ed aveva la sensazione, in quegli attimi, di non possedere solo lei, che ammirava sopra ogni altra per una serie di qualit ineguagliabili, ma anche tutto ci che aveva intorno di bello, di dolce, di piacevole. Era, per Silvio, come se quel sole, quell'aria, quel mare e tutti quei colori fossero suoi. Cos come vedeva quelle forme del corpo di Elena (e le toccava), quel volto sereno (e lo carezzava); allo stesso modo sentiva quell'aria pura (e la respirava), quel sole tiepido 26 (e vi si scaldava), quegli spruzzi d'acqua del mare azzurro (e li odorava) . Si accorgeva, insomma, di adoperare la bellezza in pieno, totalmente, per la sua pi intima soddisfazione . Silvio teneva la tempia appoggiata sopra la testa di Elena. Ma quando, per un attimo, interrompevano quel contato per guardarsi, si vedeva fin toppo bene che avevano le stesse sensazioni, che provavano all'unisono lo stesso indefinibile piacere . Tutto intorno era silenzio. Si udiva solo il rumore dei motori dell'imbarcazione e quello dello sciabordio delle onde solcate dalla prua di quel natante che, sovrapposti e mescolati, creavano un effetto sonoro non comune . Fu nell'avvisare quella sorta di ronzio che a Silvio sembr improvvisamente che uscisse da esso, pi che una voce, una cantilena suadente, femminile che gli parve familiare. Quei rumori stavano traducendosi meravigliosamente in delicati suoni, in dolcissima musica: come se qualcuno fosse accanto a loro e partecipasse alla loro felicit. Silvio si guard intorno per accertarsi sulla causa di quell'effetto strano. Ma il suo stupore si accentu quando si accorse che continuavano ad essere soli . Tuttavia qualcosa li distolse bruscamente . All'improvviso si accorsero di avere davanti, in controsole, la mole scura dell'isola di Capri. Il mare, sotto quella enorme massa rocciosa dai contorni frastagliati, si era fatto di un colore blu intenso . Fu una constatazione questa che fece trasalire i due innamorati tanto che con un brusco gesto si staccarono l'uno dall'altro come fossero stati colpiti da un repentino turbamento. Stranamente sia lui che lei avevano subito da piccoli una sorta di trauma per cui la vista di uno specchio d'acqua di colore scuro e impenetrabile (nel caso limite il mare di notte) riusciva a provocare

immediatamente un'impressione di ribrezzo, di paura, destando, insomma, in loro, il senso cupo dell'orrido . Ma si tratt solo di una fugacissima sensazione . Quando infatti il battello fu proprio vicino alla terraferma 27 e si cominciarono a distinguere i dettagli di quel paesaggio, tutti e due ripresero subito ad essere gli stessi di prima . Scesero proprio sulla parte estrema del molo cosicch, per arrivare al centro abitato, dovettero fare un percorso pi lunSembrava d'essere in piena estate. La temperatura era sensibilmente aumentata mentre quella striscia di terraferma si presentava piena di gente. In un punto, davanti ad un altro battello, una piccola folla di turisti era in procinto di imbarcarsi per il viaggio di ritorno . Vi era anche qualche passeggero locale: se si considera che stavano l, per salire, anche due giovani con le rispettive motociclette all'ultimo grido . Elena e Silvio non avevano segni particolari di riconoscimento per essere considerati del posto, anzi, al contrario (data la foggia, la macchina fotografica, l'atteggiamento, l'aria un po' svagata e disorientata) non potevano che passare per visitatori temporanei ed occasionali e, di conseguenza, sottostare subito all'attacco dei procacciatori, degli adescatori di clientela al servizio dei ristoranti: quei quattro-cinque locali dislocati tutti davanti al porto . L'impatto con questi distinti signori che, posti ad una giusta distanza l'uno dall'altro, offrivano il cartoncino del posto di ristoro che rappresentavano, indicando a vista l'ubicazione, tolse il piacere a Silvio e a Elena di ammirare, almeno da quel punto, la veduta assai singolare e pittoresca . Furono almeno tre i cartoncini che si ritrovarono in mano in un percorso di appena dieci metri: a tutti promisero che li avrebbero accontentati, tanto per levarseli d'attorno prima possibile . Poi, prima di decidere davvero dove andare a mangiare, cercarono di visitare quel minuscolo centro abitato fatto di case piccole, di finestre e di porte piccole, di scale e di ringhiere piccole, tutto dipinto con tinte vivaci: rosso, giallo, verde, blu . Davanti a questa singolare scenografia, cos inedita e attraente per lo straniero, Elena non cessava mai di meravigliarsi. Guardava da tutte le parti cercando di vedere e di scoprire quanto pi potesse. A volte si girava indietro, dove era gi 28 passata, per guardare ancora una volta qualche particolare che l'aveva colpita di pi, come a volersene ricordare meglio, come a volerlo imprimere e fissare saldamente nella memoria . Da quanto si mostrava interessata a tutte quelle cose, da quanto girava continuamente lo sguardo e il corpo, Elena sembrava come presa da una strana frenesia. Tanto che Silvio, per quel breve tratto di strada che fecero in avanti e indietro, dovette contentarsi di starle vicino, tenendole solo a momenti la mano, e lasciarla libera di muoversi a suo piacimento . Per Silvio quel percorso rappresent, pi che altro, un'occasione per fare due passi prima di mettersi a tavola. Per Elena, invece, non fu una passeggiata: fu una danza . E, se si vuole, perfino davanti a qualche spettatore. Primi fra tutti quei loro "amici ristoratori" che non li perdevano mai di vista. Tanto vero che quando i due forestieri passarono davanti ad un ristorante, non compreso nei tre cartoncini d'invito, e una grossa signora con grembiule bianco di bucato (evidentemente la proprietaria-cameriera-cuoca), li blocc invitandoli ad entrare, Silvio not uno di questi procacciatori a cinquanta metri di distanza che, gesticolando con le braccia alzate, faceva capire di non entrare in quel locale e di proseguire in avanti, verso il suo. Con pochi movimenti netti e precisi, cos come fanno i marinai quando effettuano segnalazioni a mano e con la bandierina tra una nave e l'altra, l'uomo fu talmente eloquente che non lasci nessun dubbio sulla professionalit del suo lavoro e sulla sua alta specializzazione . Avrebbe veramente meritato la migliore considerazione. Ma un po' perch la fame cominciava a farsi sentire, e l davanti, all'aperto, c'era gente seduta che mangiava e beveva con appetito e con gusto; un po' perch questa donnona, simpatica e pulita, spirava fiducia, Silvio decise di optare per quel locale gi a portata di mano .

Anche Elena approv la decisione: prima di tutto perch le era sfuggito l'uomo intento a gesticolare; poi perch non poteva essere in grado di fare la scelta giusta non conoscendo bene e a sufficienza gli usi e i costumi italiani. Infine anche per il fatto che le decisioni prese da Silvio non l'avevano mai delusa . 29 Preferirono sedersi all'interno: un interno per modo di dire, dal momento che una grande apertura ad arco, senza infsso, metteva in comunicazione diretta il fuori con il dentro. Da l si poteva infatti vedere la strada, il porto, il mare e seguire, volendo, tutto il movimento, come in un schermo: la gente a passeggio, le poche auto in transito, il viavai delle imbarcazioni . I tavoli erano quasi tutti occupati, ognuno da una coppia. (Probabilmente non concepibile una gita a Capri senza la propria donna, senza il proprio uomo. Ed a Capri non si va, certo, almeno per la stragrande maggioranza, con lo scopo di lavorare) . Fra queste coppie ve ne fu una che colp in modo particolare Silvio e Elena. Si trattava di un uomo e di una donna molto giovani, senz'altro stranieri. Forse inglesi. Tutti e due in pantaloni jeans consumati, camicia a quadri. Lui capelli lunghi castani con baffi e barba; lei capelli biondi lunghissimi, lisci. Gli occhi celesti in comune. Lui alto, magro; lei piuttosto piccola e pienotta . Ebbene, dopo aver mangiato, fra l'altro pochissimo, questi due strani personaggi, senza dirsi una parola, si misero assorti a fissare il vuoto. E cos stettero per tutto il tempo che occorse a Silvio ed Elena per consumare l'abbondante pasto . E di tempo ne impiegarono; forse troppo per il programma che, di l a poco, avrebbero dovuto attuare . Cos l'atteggiamento estatico dei due misteriosi stranieri purtroppo non fu capito e rimase un allarmante enigma. Anche perch i nostri erano troppo assorti a pensarsi reciprocamente e troppo impegnati a parlare delle questioni loro per mettersi a riflettere su quel caso . Antipasto di frutti di mare, risotto alla marinara, fritto misto di totani e gamberi.. . Se a Silvio piaceva il pesce, se, anzi, ne era addirittura goloso, Elena non dimostrava d'essere da meno . Effettivamente parlarono per tutto il tempo, anche se si distrassero un po' ironizzando all'indirizzo di questi strani tipi contemplativi... ma, pi che altro, passarono un'ora tra il piacere di mangiare e la gioia d'essere insieme. Quando, a mo30 menti, stavano zitti (come i due slavati ma meno nelle nuvole) si divoravano con gli occhi con lo stesso gusto e con la stessa sensualit con cui assaporavano quel cibo cucinato in modo eccezionale insieme ad un ottimo vino bianco del posto . Poi, dopo la frutta e il caff, arriv il conto . I prezzi turistici, cos come appariva scritto fuori, la convenienza, cui aveva accennato l'abbondante donna, ad approfittare di quel locale, non valevano pi una cicca . Silvio, per la verit si era gi preparato a ricevere un conto salato, senza nessuna illusione ottimistica essendo perfettamente al corrente di questo costume, specie in posti rinomati come Capri. Poi non gli importava proprio niente d'essere preso per il collo. Non erano certamente le poche migliaia di lire in pi del conto di quel ristorante a mettere in crisi il bilancio di quella vacanza . La presenza di Elena gli faceva superare questo ed altro . Cos Silvio pag, senza colpo ferire, quasi tre volte il prezzo di un buon ristorante di Roma . 31 CAPITOLO QUARTO Di solito, dopo un pranzo del genere, si sente il bisogno di mettersi in una poltrona, di distendersi, di riposare e, quando si con una bella e piacevole compagnia, come del caso, di fare l'amore . Silvio, in effetti, avvis questa sensazione, questo desiderio di possedere subito la sua donna. Ma sapeva anche essere razionale e superare il momento istintivo per imporsi ci che aveva gi stabilito . In quel caso doveva rispettare il programma che aveva preparato e sul quale, fra l'altro, Elena era perfettamente d'accordo .

Poi, che senso avrebbe avuto trovare immediatamente un albergo, stare nell'intimit per poco pi di un'ora e riprendere poi il battello diretto a Sorrento. Solo per la soddisfazione di dire: Si fatto l'amore a Capri o meglio In un albergo di Capri! . Ma per stare a letto insieme c'era tempo, pi tardi, nel loro hotel con la vista sul mare, con tutta calma, tranquilli, come conviene, come giusto e, diciamo pure, naturale . Anche Elena per dovette mettere in azione i meccanismi del ragionamento e dell'autocontrollo per rinunciare all'idea di soddisfare le sue voglie . Riusc, infatti, ad accontentarsi di qualcosa di meno impegnativo Appena alzati da tavola si abbandon cos fra le braccia di Silvio e, mostrando la bocca come un passerotto appena nato in attesa di cibo, tirando la testa indietro volle essere baciata . C'era ancora qualche avventore l intorno ma fu come non ci fosse stata anima viva. Silvio l'abbracci con forza, come era solito fare quando si sentiva a contatto con quel gran pezzo di donna, e ader all'invito . Nonostante tutto, nonostante le persone sedute, la donna 32 grassa e il cameriere che erano rimasti per salutare, nonostante i vacui bamboccioni inglesi, anche loro decisi finalmente ad uscire, Elena e Silvio si sentirono addirittura liberi, indipendenti, sicuri dei loro movimenti e delle loro azioni . Ma, naturalmente, non andarono oltre questo gesto, anche se intenso, anche se un po' prolungato e, pi che altro, vistosamente appassionato . Poi Silvio non poteva tenere pi a lungo quel contato perch gi cominciava a sentirsi troppo disponibile. E non voleva dare scandalo o, quanto meno, destare l'ironia di qualcuno che avrebbe potuto osservare anche nei dettagli . Per lui questa circostanza in pubblico, se da una parte lo metteva, in genere, in imbarazzo, dall'altra rappresentava un vero e proprio mistero pensando a tutte quelle volte (e quante volte!) in cui gli capitava di vedere sulla strada, fra la gente, coppie di giovani baciarsi e stringersi tranquillamente senza andare oltre; frenando quindi tutte quelle sensazioni ed effetti progressivi che esigono, alla fine, la necessit di un letto o, quanto meno, di un posto un po' appartato . Ad ogni modo quella conclusione, a chiusura del pranzo, limitata ad un abbraccio e ad un bacio, del resto affettuosi e spontanei, li soddisfece: almeno momentaneamente . Ma, di certo, fu qualche bicchiere di vantaggio bevuto a tavola che li aiut a comportarsi in quel modo; quel po' di vino in pi che permise loro di acquistare in vivacit e, poi, di disporre dell'energia necessaria per cominciare la visita all'isola, o meglio, all'abitato del pittoresco paesino dal momento che il tempo a disposizione non consentiva di vedere altre cose di quel luogo meraviglioso . Avevano gi individuato, durante la passeggiata prima del pranzo, la stazione della funicolare che porta a Capri. Cos, fatti pochi metri, presero subito posto nella vettura. Poco dopo gi salivano lentamente, fra due ali di oleandri in fiore. Man mano la visuale si ampliava, si allargava scoprendo, sopra i tetti e sopra il verde, il porticciolo; poi la distesa del mare: una massa azzurra via via pi grande, via via pi imponente . J-ass, a centocinquanta metri di altitudine, apparve agli oc33 chi di Elena e Silvio un mondo sconosciuto . La piazzetta Umberto 1, punto di arrivo della funicolare, formicolava di gente. Tutto intorno: le facciate delle case, della chiesa, del palazzo comunale, che formavano un assieme scenografico stranamente falso e fittizio, davano l'impressione di trovarsi su un palcoscenico. Erano, come avevano gi notato al porto, le dimensioni ridotte di quelle costruzioni, di quella piazza, delle vie che da essa si staccavano a suggerire questa sensazione. Come se al di l di quelle facciate non vi fosse niente; come si trattasse di semplici parate, di quinte di un teatro, ben decorate e verniciate . Elena, a quel punto, non pot fare a meno di manifestare la sua meraviglia . veramente fantastico disse essere qui! Non avrei mai immaginato una cosa simile .

Effettivamente non si possono giudicare bene, nella giusta misura, le proporzioni di certi ambienti visti, ad esempio, attraverso le fotografie o le cartoline. Bisogna esserci stati per poter avere l'idea chiara, per poter rendersi perfettamente conto di tutto . Poi Silvio proffer mettendo in atto la sua consueta ironia: Certo che ti sembra tutto piccolo; sfido io: per una donna alta un metro e settantacinque... . Ma Silvio... . Come sarebbe a dire: "Silvio"? Prova a metterti nella condizione di quella l: vedi? Quella scorfana con i pantaloni bianchi, con quella borsa che strascica per terra... . E indicava una sorta di donna che aveva poco dell'umano, forse americana, alta quanto il manico di una scopa, grassa e tonda come una zucca. Fra l'altro, poverina, abbastanza giovane . A quella continu Silvio il tutto non dovrebbe apparire tanto piccolo, tanto ridotto. Anzi, probabilmente penser a Capri come ad una localit, come si dice, "a perfetta misura d'uomo" . Semmai a misura di donna! ribatt con lo stesso spirito, Elena, tanto per stare al gioco . Se la chiami donna... . 34 Silvio: ora non sei carino . A volte, effettivamente, lui non riusciva ad essere abbastanza "carino" . Cos come era sensibile alla bellezza e l'ammirava con tutta la sua forza, allo stesso modo si mostrava del tutto impietoso nei confronti delle cose brutte. Del resto non poteva mai tacere di fronte a ci che vedeva fatto male (comprese le ingiustizie). E allora, disprezzava, ironizzando, le deformit, le insufficienze, i difetti di quell'essere sproporzionato intendendo offendere non la persona ma l'origine, la causa di quelle forme sgraziate, disarmoniche, oggetto di disgusto: quel disgusto da associare al vomito, alla colica, alla sofferenza, al disagio; insomma a tutto ci che l'opposto del normale stato naturale di grazia di una persona . Poi imboccarono una strada a caso. Fecero cinquanta-ses-santa metri ma si accorsero che, proseguendo in quella direzione, non avrebbero raggiunto il "Parco di Augusto" da dove intendevano ammirare i famosi Faraglioni . Un vigile urbano spieg loro che quella che transitavano era via Roma e che, invece, dovevano percorrere via Vittorio Emanuele e, poi, via Matteotti: sempre partendo dalla piazzetta centrale . Nel tornare indietro Elena, ad un certo punto, si stacc da Silvio e si avvicin ad un negozietto di souvenir che, come di consueto nelle localit turistiche, traboccava di roba . Silvio, per un attimo, credette che ad Elena interessasse qualcosa di quella merce esposta e inorrid: considerata la qualit di quegli oggetti . Ma poi (del resto la conosceva troppo bene) si accorse che motivo della sua curiosit non erano quelle brutte ed ovvie cose, ma una ringhiera che delimitava una parte dell'ingresso della bottega. Si trattava di un esempio in ferro battuto di singolare fattura. Era un pezzo antico, chiaramente. Verniciato pero in colore rosso acceso: cosa che consentiva di attirare 1 attenzione dei passanti e di farne, nello stesso tempo, un elemento di gusto moderno . Ecco: tutti i negozi che videro percorrendo le strade centrali furono aggetto di curiosit e non per la merce che era 35 esposta, fra l'altro a prezzi da capogiro, ma per il modo in cui questi piccoli locali apparivano e si presentavano . Ce n'era uno, ad esempio, dove si vendeva semplicemente frutta e ortaggi . Ebbene l'esterno di questa piccola bottega era addobbato, ornato, insomma sistemato in un modo tale che il passante non potesse fare a meno di soffermarvisi . Sulla porta d'ingresso i generi pi vari di frutta e verdura formavano come un arco di trionfo. Banane, arance, mandarini, uva a grappoli delimitavano questo passaggio e pendevano dall'alto e ai lati. Alla base gruppi di cestini e di panieri di vimini contenevano di tutto: mele, pere, pomi, noci, ananas, fichi e poi insalata, finocchio, cardini e tante altre frutta e verdura disposte anche in modo tale da formare una proporzionalit di colori secondo un gusto e un rispetto per quei prodotti della natura assolutamente unici: cosa che mai era capitata di vedere a tutti e due . Non si poteva passare di l senza fermarsi e senza interessarsi a qualche cosa .

Di conseguenza Elena non pot fare a meno di restare attratta da quella messinscena. Entr decisa in quel negozietto e compr alcune banane . Le mangeremo pi tardi disse . Potevamo prenderle al ritorno. Tanto dovremo fare la stessa strada . Le cose si debbono fare sempre alla prima occasione. Non sei d'accordo? . S, s... ma dovremo portarle con noi... . vero. Sar un peso in pi... poi ingombreranno, d'accordo! Per, al massimo, potremo dimenticarle da qualche parte ma non potremo dimenticare di comprarle . Allora l'hai fatto per essere in pace con la tua coscienza . Infatti: Per, devi riconoscere, non senza un atto di volont e di impegno. Cosa che ci obbliga a portare questo peso con noi fino a che non decideremo di mangiarle . Giusto! concluse soddisfatto Silvio. Ma dentro di s continu a ragionare sull'argomento: eppure pu sembrare la decisione pi comoda quella di, come si dice, "approfittare 36 dell'occasione". In effetti occorre coraggio, decisione ed anche sicurezza. Insomma padronanza delle proprie azioni. pi facile, alla fine, scegliere di rimandare, di rinviare. Ed , evidentemente, segno di pigrizia, di paura, di eccessiva riflessione sulle cose. Sono decisioni, quelle da prendere subito, che forse presuppongono una qualit (se cos si pu chiamare): la qualit dell'intuizione, del sentire, del rendersi conto, cio, per una serie di connessioni di tipo subconscio, che una cosa deve essere fatta in quel preciso momento, costi quel che costi . Improvvisamente Elena, soffermandosi un po', interruppe le deduzioni che Silvio stava facendo mentalmente: Eppoi, sai com' che sono qui con te? Cosa ho dovuto superare? Beh... avremo modo di parlarne Silvio, nel restare sorpreso da quella dichiarazione, avrebbe voluto subito una spiegazione. Ma si accorse che non era il momento n il posto adatto per proseguire su quell'argomento. Allora, rinunciando, di proposito, a fare domande, la prese sottobraccio e continuarono a scendere lungo quella strada principale, una sorta di "Calle Major" del caso, che non superava i due metri e mezzo di larghezza . Passarono davanti ad un albergo con la facciata un p arretrata, rispetto a questa via di scorrimento, e con un giardino antistante che aveva veramente del favoloso. Oltre ai consueti fiori che ornavano una siepe, al di l di un piccolo muro di cinta, vi erano, messe in fila, certe piante di cactus alte trequattro metri che da sole facevano spettacolo. Con lo sfondo dell'albergo tutto bianco e con archi a pi ripiani, questi straordinari elementi vegetali creavano un quadro, o meglio, un inquadratura veramente degna d'essere immortalata . Elena se ne accorse e volle farsi ritrarre proprio l, davanti a quello stupendo sfondo . Cos Silvio scatt una foto: la prima della serie di Capri . S, perch ogni volta che capitava loro di stare insieme e ai andare da qualche parte; lui portava sempre con s la fedele macchina fotografica. Poich gli piaceva rivedere lei in olografa quando non poteva starci insieme. Poi, sensibile omera alle cose belle, specie quando questa bellezza si iden37 tifcava nella donna, riusciva, come nel caso di Elena, ad ottenere, in queste pose, risultati addirittura sorprendenti . Difficile ed improprio sarebbe, dire che la figura delle sua donna, in questa operazione di riproduzione meccanica, migliorasse; poich per ottenere qualcosa di meglio, da come veramente si presentava nella realt, sarebbe stato arduo e, si pu dire, impossibile . Ma, certo, Silvio riusciva a cogliere con facilit le espressioni, gli atteggiamenti, gli attimi migliori di questa donna e ad estrarre, fra l'altro senza mai mancare una posa, l'essenza delle sue straordinarie qualit Quando giunsero ad un incrocio, forse il "nodo" pi importante dopo piazza Umberto 1, anzich proseguire a diritto, presero una viuzza a destra: tanto per deviare da quella "arteria" che costituiva un passaggio turistico obbligato, perci affollato, e per poter vedere qualcosa di diverso, di meno rifinito ed artefatto . Qui sembrava addirittura di camminare in una trincea specie quando, a delimitare questo spazio percorribile, vi erano solo muri di recinzione. (Basti pensare che in molti "camminamenti" di

Capri due persone affiancate finiscono per occupare l'intera carreggiata impedendo, se non si sdoppiano, di incrociarsi con altre) . Non solo, ma per Elena, ad esempio, il semplice movimento del voltarsi indietro, poteva farle rischiare di sbattere il seno nello stipite di qualche porta. Un ometto, che era apparso all'improvviso da un portoncino, non ebbe per poco, la fortuna di questa coincidenza. (Anche se non sarebbe valsa a nulla, data l'et avanzata e considerato l'aspetto, in effetti, poco vispo del malcapitato) . Per la verit fino a quel punto non si erano ancora resi conto quali e come fossero gli abitanti di Capri: quelli che vivevano l tutto l'anno. Eccettuato il vigile urbano e il fruttivendolo, oltre a quest'ultimo personaggio che aveva rischiato d'essere investito, ancora non era stato possibile imbattersi in altre persone che rivelassero la fisionomia dell'elemento locale . Ad esempio: i ragazzi. Non se ne vedeva nemmeno l'ombra . Tutti e due ebbero l'impressione di un paese in cui, per vi38 verci, fosse vietato il diritto ai minori di cinquant'anni . Sotto questo aspetto ricevettero la sensazione di un posto pietrificato, mummificato e senza vita . In pratica, il movimento che si notava e che metteva in moto il lavoro di quel concentrato di cose, era dovuto solo ed esclusivamente ai turisti stranieri, ai villeggianti, ai visitatori; al loro agitarsi, al loro incuriosirsi, al loro parlare e vociare in inglese, in francese, in tedesco, in giapponese, in spagnolo . Per il resto non era possibile immaginare di vedere gente del posto in quelle strade, in quei negozi, in quell'agglomerato insomma senza case . In quanto alle ville arroccate sul pendo, quelle abusive, quelle dei signori, si sa, non riguardano gli stanziali. Sono come alberghi: ci si va saltuariamente, per riposare, per divertirsi . Silvio e Elena avevano ripreso a camminare per quella viuzza quando gli venne fatto di immaginare in che modo poteva presentarsi nei mesi invernali un posto come quello: ammesso che effettivamente l'inverso si manifestasse freddo e grigio come nella terraferma e pi a nord . Satei curiosa di ritornarci d'inverno qui a Capri. Vedere che aspetto potrebbe avere: per esempio in una giornata rigida.... Probabilmente ti faresti un'opinione diversa. Ti sentiresti sola, isolata e chiss quali pensieri ti potrebbero venire in mente . E giusto. Ma verr davvero l'inverno qui? . Certamente non come lo immagini. Ma poi perch vuoi pensare ora a certe cose? Con questo sole, con questo tepore... Cerchiamo piuttosto di utilizzare il pi possibile e meglio possibile questo momento che ineguagliabile . Si, vero. Non sciupiamo niente . 39 CAPITOLO QUINTO L'ultimo tratto, in discesa, di quella specie di labirinto li condusse proprio davanti al Parco di Augusto. Il vialetto di accesso, ampio, mattonellato, pulito, con cespugli di fiori ai lati, rispondeva alle migliori regole che impone il turismo, quello delle Aziende e degli Enti, per mettere in condizione i visitatori di poter fare i migliori apprezzamenti e dare loro la sensazione del posto accogliente, piacevole, comodo e riposante . S perch, oltretutto, l intorno non mancavano i consueti sedili in legno collocati nelle zone ombreggiate o davanti alle vedute pi belle e pi caratteristiche . Ma dov' la Villa di Augusto? domand Elena . E questa. Non lo vedi? C' anche scritto . Ah... s. C' scritto. Ma a me sembrano giardini pubblici . E chiaro . Come: " chiaro"...? Io pensavo... . Tu pensavi di incontrare l'Imperatore che facesse, magari, gli onori di casa... anzi: gli onori "di giardino"... . Eh s. giusto: proprio di "giardino". Infatti qui non c' nemmeno l'ombra di un mattone vecchio! .

In effetti, si pu dire, non c'era niente che richiamasse le antiche vestigia, i segni di una costruzione romana. Ma giustamente Silvio fece notare che anche le indicazioni e le denominazioni parlavano di "parco" e non di "villa", non di "casa" quella che un tempo, si dice, ci sia stata, tutta a disposizione dell'Imperatore Augusto per le sue "Feriae" Augustee: una sorta di autentico paradiso terrestre . Ed era veramente tale quel meraviglioso angolo di mondo . Silvio e Elena se ne accorsero quando, non appena saliti pochi gradini che portavano su un ripiano corrispondente alla parte pi alta del parco, si trovarono in una posizione in cui si poteva godere di una veduta incomparabile . Si misero subito seduti su una panchina che si era appena 40 liberata e stettero cos, sotto il sole, ad ammirare il paesaggio . L stava un gruppo di turisti stranieri, i quali non facevano altro che scattare fotografie su tutti i lati coprendo un angolo di trecentosessanta gradi. Tanto che sia lui che lei ebbero l'impressione di essere entrati in qualche posa insieme ad altre persone del gruppo e alla splendida natura . In effetti quel movimento di gente ingorda di fotografie, tutta presa a schiacciare il bottone di quelle macchinette automatiche, a scambiarsi l'apparecchio per non rimanere fuori dalla fotoricordo, dava noia, infastidiva. Sia Silvio che Elena desideravano trovarsi, anche qusta volta, veramente soli . Poi ci fu, per fortuna, un momento in cui si fece vuoto e silenzio intorno a loro. Istintivamente appoggiarono la testa l'uno con l'altra e si strinsero forte le mani. E allora sembr che il tempo si fermasse e che nulla esistesse al di fuori di ci che vedevano e che toccavano . I "Faraglioni" erano l, davanti, circondati da una distesa d'acqua di colore azzurro intenso. E siccome non si udiva, in quel momento, nessun rumore, nemmeno quello del mare che, visto da lass, appariva come una grande moquette uniforme, parve a tutti e due d'essere ancora di pi fuori dal mondo . Ogni tanto un leggero soffio di vento faceva muovere le foglie delle piante del parco. E allora era come se qualcosa li richiamasse alla realt. Quel lieve fruscio faceva ricordare loro che non stavano sognando, che l'atmosfera li avvolgeva come prima, che respiravano come normali esseri umani, che, insomma, vivevano . L'abbandono, il distacco dalla realt non dur pi di due-tre minuti . II comportamento consuetudinario, d'obbligo e di circostanza, subentr a quegli attimi anche perch sul ripiano erano sopraggiunte alcune persone che, rivolte verso il mare, al cospetto dei Faraglioni, cominciarono a cicalare con espressioni di meraviglia e di stupore accompagnate da gesti vistosi, come si fossero trovate ad una fiera e davanti a loro fosse apparso improvvisamente, al posto del paesaggio, il fenomeno a baraccone: la donna cannone o l'uomo a due teste . 41 Cos Silvio, alzatosi dalla panchina, invit Elena a mettersi appoggiata ad un muretto oltre il quale, sullo sfondo, si vedevano i Faraglioni: per fare, naturalmente, come tutti, una fotografia . Silvio si rendeva conto che quella posa non poteva valere niente e che non avrebbe meritato assolutamente la pena di impegnarsi e di perdere tempo in un serio studio dell'inquadratura . Si era perci messo nell'ordine di idee di scattare una comune, banale, ovvia foto-ricordo . Quello che fece fu di abbassarsi, come era sua abitudine, per far sembrare la figura ancora pi slanciata e di schiacciare meccanicamente il bottone della macchina fotografica . Ma, nell'attimo in cui scatt la fotografia, vide, attraverso il mirino, che era avvenuto qualcosa di imprevisto. All'improvviso una donna era apparsa dietro il suo principale soggetto mettendoglisi a fianco. Fu un'apparizione talmente fugace che Silvio non riusc ad individuare quella fisionomia bench le sembrasse assai familiare. Chiss, forse se quella visione fosse stata veramente reale sarebbe risultato qualcosa quando avrebbe fatto sviluppare e stampare quelle pose .

Ma un altro imprevisto si verific quando un colpo di vento leggero ma deciso ed indiscreto, aveva sollevato improvvisamente la gonna di Elena scoprendole le gambe esattamente fino all'altezza dell'indumento intimo, di cui rimaneva, ben delineato, un triangolino di colore rosso . Quel movimento d'aria, perfettamente sincronizzato con l'otturatore, aveva fatto compiere il miracolo . Nella retina dell'occhio di Silvio si era inaspettatamente fissata un'immagine eccezionale . Le gambe di Elena, slanciate, tornite, perfettamente proporzionate al corpo, apparivano nude a tutta altezza. La bellezza di quegli elementi non si presentava, del resto, senza espressivit. Infatti la gamba destra appena appena piegata al ginocchio e aderente all'altra nell'atto, istintivo, ma ovviamente vano, di coprirsi la nudit, non faceva altro che caricare di semplicit e di delicatezza l'apprezzamento e la godibilit di quell'immagine fuggente rubata a tutto quell'insieme di at42 timi che il tempo incessantemente e voracemente consuma e brucia senza lasciare traccia . Cos, colta di sorpresa, Elena, anzich tentare di risistemare la gonna nella sua normale posizione, palesemente stupita, aveva portato le mani alla bocca mettendo implicitamente in evidenza l'espressione di meraviglia attraverso gli occhi spalancati che apparivano pi verdi del solito . Per Silvio, data la sua spiccata sensibilit di fronte al Bello, fu come una visione: quando ritorn eretto e scost la macchina fotografica dall'occhio, tutto era come prima. Ma quella specie di folgorazione, che gli aveva consentito di cogliere il succo, la sintesi di ci che stava pi godendo (per il semplice fatto di avere vicino, in quella vacanza, la donna che pi desiderava al mondo), non fece altro che accentuare il senso di ammirazione che avvisava nei confronti della sua Elena e, nello stesso tempo, la soddisfazione di trovarcisi insieme . Si rendeva conto che quella figura che aveva visto attraverso il mirino, non era fredda riproduzione, non era sogno, non era, insomma, forma distaccata, ma cosa concreta, tangibile presente: in definitiva realt; anima, s. Ma soprattutto corpo . ... e di quale bellezza! disse Silvio, borbottando, a conclusione del suo ragionamento . Di quale bellezza stai parlando? Cosa vuoi dire? domand Elena . Dico che ho fatto una foto eccezionale. Non te ne sei accorta? . Eh... s. Ma hai scattato proprio in quell'attimo... . Esattamente . Me la farai vedere quando sar stampata . Come no! E se venuta bene, come spero, far fare una riproduzione grande cos . Esagerato. Per farne che cosa? . Per appenderla al muro: proprio come un poster . Credo proprio che tu non possa... . Ma ormai avevano gi esaurito il tempo previsto per quella sosta. Dovevano fare tutte le cose "a cronometro", legati come erano all'orario del battello che li doveva portare a Sorrento . dettero perci un ultimo sguardo intorno . 43Elena prese la sua borsa e il sacchetto delle frutta che aveva momentaneamente posati sul muretto e si avvi piano piano verso l'uscita del parco tenendo Silvio sottobraccio . Fu come se si fossero distaccati da qualcosa di caro, da una persona verso la quale si nutre un certo affetto . Tutti e due pensavano che forse, anzi sicuramente, non sarebbe pi capitato loro di tornare di nuovo in quel posto insieme; che, comunque quei pochi minuti cos belli passati in una circostanza del tutto particolare, in un'atmosfera assolutamente ideale, fossero ormai irripetibili . Silvio sent questo distacco pi di Elena. Ed era naturale data la notevole differenza di et . Erano gi sulla strada che avevano percorso poco prima, diretti verso la piazzetta centrale di Capri. Sulla destra un muretto basso consentiva l'affaccio verso i giardini sottostanti che degradavano leggermente mentre, pi in lontananza, si poteva ancora scorgere un lembo di

mare. A media distanza, come a delimitare il verde della vegetazione e l'azzurro sullo sfondo, li colp la veduta di un'antica costruzione completamente isolata . Si trattava di un monastero, la Certosa di san Giacomo, riconoscibile dal campanile e da una serie di archi, visibili da l solo in parte, che formavano un portico . Quella veduta era piena di luce e ad Elena venne da prendere, nella borsa, gli occhiali da sole (che lei, fra l'altro, adoperava proprio una volta ogni tanto) . Cerc un po' fra tutte quelle cose alla rinfusa. Via via per che la mano mescolava sempre pi convulsamente quegli oggetti, Silvio, che la guardava un po' perplesso senza rendersi conto che cosa cercasse, si accorgeva, dall'espressione del volto di lei, che le speranze di un ritrovamento diminuivano sempre pi . Alla fine domand: Ma mi vuoi dire cosa stai cercando? . Cerco gli occhiali da sole. Temo di averli lasciati da qualche parte . E frugava agitando caoticamente il contenuto della borsa, assai capiente, da cui usciva un caratteristico suono di cian44 frusaglie . Dove li hai adoperati l'ultima volta? Forse mentre stavamo seduti sulla panchina? . S, mi pare. Mi pare di averli tolti dalla borsa... . Ricordi di esserteli messi? . No, no... non li ho messi: sono sicura . Infatti, non ti ho visto con gli occhiali . Mentre parlavano e Silvio cercava di farle ricordare qualcosa che potesse sortire in un'indicazione precisa per potersi mettere alla ricerca, decisero, con calma, di guardare meglio dentro quel contenitore di oggetti personali, quella specie di pozzo senza fine, da cui cominciarono ad estrarre le cose pi grosse: il borsello, l'agenda, un piccolo album di fotografie, una scatola di "Euginon", un pacchetto di sigarette, un flacone di profumo spray, un astuccio per il trucco, un pacchetto di fazzoletti di carta, un pettine... alla fine si accorsero che tra le cose pi minute (smalto per le unghie, rossetto, scatola di fiammiferi ecc..) non c'era altro: nemmeno la custodia in pelle degli occhiali . Decisero allora di ritornare indietro pensando di ritrovare il tutto sulla panchina dove si erano seduti per qualche minuto o sul muretto deve Elena, prima che Silvio facesse la fotografia, aveva posato le sue borse . Entrarono di nuovo nel parco, salirono in fretta gli scalini verso il ripiano-belvedere, andarono diretti verso il sedile e, finalmente, videro subito, e riconobbero, la custodia proprio l sul bordo: regolarmente c'erano gli occhiali dentro . Tutti e due allora fecero un sospiro di sollievo. Anche se, in fin dei conti, lo smarrimento di quell'oggetto, che poteva valere qualche migliaio di lire, non avrebbe creato nessun problema n avrebbe potuto sciupare la serenit e la gioia di quei momenti . E, semmai, l'affezione che si ha verso un qualcosa di personale, anche se da poco, che pu far dispiacere dimenticarla da quaiche parte e perderla per sbadataggine . Certo: le persone che, nel frattempo, si erano succedute l vicino, per fortuna non avevano notato niente sul piano di quella panchina, per puro caso, nessuno vi aveva rivolto lo 45 sguardo: tutte prese, evidentemente, ad ammirare il paesaggio intorno . Quel paesaggio che, ancora una volta, aveva giocato a favore dei due innamorati . 46 CAPITOLO SESTO Per riprendere la funicolare seguirono la via dell'itinerario principale modificando, solo per un breve tratto, il percorso che avevano fatto poco prima. Quando arrivarono di nuovo in piazza Umberto 1 si accorsero che potevano disporre ancora di qualche minuto. Allora decisero di sedersi ad uno dei tanti tavoli di un bar sparsi in un angolo della piazzetta . Fu solo un'occasione per riposarsi non perch si sentissero stanchi dopo la passeggiata, ma proprio per distogliere lo sguardo, ormai sazio, da tutto ci che era capitato loro di vedere . Ora desideravano guardarsi di nuovo, isolarsi da tutto il resto: persone, cose, rumori in modo che la visuale restasse limitata, questa volta, al solo volto, alle sole mani insomma a ci che si

pu vedere stando uno vicinissimo all'altro seduti sui lati adiacenti di un piccolo tavolo quadrato . Appena Ekna, appoggiandosi sui gomiti, mise il dorso delle mani sotto il mento, Silvio fu subito tentato di scattare una foto. Avrebbe voluto fissare quell'atteggiamento che a lui sembr irripetibile, tanto ne fu colpito. Ma prefer non interrompere quella forte impressione che ricevette da quel gesto, da quello sguardo. La testa di lei leggermente chinata e appena appena piegata, oltre al volto atteggiato al sorriso, accentuavano la forma degli occhi a mandorla moltiplicando la forza di emanazione di un senso assolutamente carico di serenit, di dolcezza... insomma di appagamento totale . Silvio conosceva a fondo quel volto e le sue capacit espressive e comunicative. Lo conosceva perch, come in quel momento, cercava sempre di leggere in esso la sua felicit riflessa: l'ovale perfetto, i capelli cortissimi sulla fronte, i tirabaci nelle tempie (che Silvio si divertiva spesso ad appuntire), il nasetto un po' all'ins e la bocca... ora quasi tutta coperta dalle mani riunite sul mento... ecco: erano proprio le mani che fungevano da nuovo attributo estetico in quell'insieme 47 capace di suscitare una commozione paragonabile a quella che pu trasmettere il pi bello, il pi attraente ritratto della storia dell'arte pittorica . Quelle dita affusolate dalle unghie strette e lunghe, smaltate di rosso fegato (abbellite da due semplici anellini d'oro), componevano mani di perfette proporzioni, delicate, nobili perfino espressive. Coprivano, s, la bocca in quel momento; cio quella parte del viso tangibilmente fruibile nell'atto di amore. Ma considerata la funzione che Silvio attribuiva ad esse in quegli attimi (in quanto elementi attivi di un corpo ideale), la loro posizione non fece altro che conferire a quella visione una combinazione di doti tale da suscitare in lui un profondo senso di ammirazione e di tenerezza . Si guardarono cos per qualche minuto senza dirsi niente . Poi Elena, portandosi all'improvviso quelle splendide dita alla bocca e rattristandosi un po' disse: Senti... Silvio: l'ultima volta che stiamo insieme per quest'anno? . Ma... non so... forse. Tu devi ritornare al tuo paese... . Appunto . Chiss che non venga a trovarti l . Davvero? Fai di tutto, ti prego! . Stai tranquilla. Ma perch ora non parliamo di altre cose? . S, hai ragione. Allora, dimmi, che faremo appena saremo a Sorrento? . Prima di tutto dovremo interessarci per prendere un'auto a noleggio. Lo sai: si detto di proseguire con la macchina. Cos domani faremo la costa amalfitana. Poi andremo a Pompei e pi tardi torneremo a Napoli . Di fronte a questo programma, abbastanza piacevole ma, si pu anche dire, del tutto normale, Elena provava un entusiasmo tale da manifestarlo oltre che con l'espressione del volto addirittura con i gesti, proprio come fanno i bambini di fronte ad una situazione grondante felicit. Tanto che, alle parole di Silvio, con un improvviso scatto, si eresse sul busto e, tutta raggiante, cominci a battere leggermente e a ripetizione i pugni sul piano del tavolo . Effettivamente era facile renderla felice ed a Silvio piaceva 48 anche per questo. Si trattava di una felicit che scaturiva, in casi del genere, anche dal fatto che ad Elena piaceva lasciarsi guidare dal suo uomo il quale, fino ad ora, l'aveva sempre accontentata. Cos lui non le domandava mai che cosa volesse fare o dove desiderasse andare. Decideva da solo e lei lo seguiva docile e rassicurata. Dopo tutto Silvio aveva dimostrato di interpretare, si pu dire, sempre i desideri e i gusti di questa donna la quale, tuttavia, all'insegna della semplicit, si rivelava di uno stile rigorosamente sobrio e raffinato . Una volta essa rifiut, con molto garbo, perfino un anello, con pietra non di grande valore, che lui le aveva comprato poich, dato il modello eccessivamente vistoso, non le sembr adatto alla sua persona. (Il primo ed unico imperdonabile sbaglio commesso, nei primi tempi, da Silvio). Cos come, invece aveva accettato, con gli occhi lustri dalla contentezza, un piccolo ma

grazioso quadrifoglio in oro per la ricorrenza del suo compleanno quando, lamentandosi per avere perduto qualche giorno prima il borsellino con dentro un quadrifoglio, trovato per puro caso fra i fili di erba di un giardino e da lei custodito gelosamente, si present Silvio tranquillizzandola per aver "miracolosamente ritrovato" il portafortuna smarrito.. . Mentre, dunque, continuava la scena dei pugni chiusi ed Elena tendeva ad erigersi ancora di pi, con gli occhi che le brillavano e con i seni che, in quella posizione impettita, apparivano pi rotondi e, sebbene naturali, ancora pi in mostra, Silvio not in lei un brusco ritorno alla compostezza. In quell'attimo ebbe la sensazione che qualcosa cambiasse di colpo e temette che Elena fosse stata presa da chiss quali gravi preoccupazioni. Ma quasi contemporaneamente sent, alle spalle, una voce: Desiderate, signori? . Era il cameriere il quale, probabilmente, capitato l in attesa dell'ordine per la consumazione, aveva ascoltato le ultime battute dei due clienti e, pi che altro, aveva osservato le mosse di Elena senza che, sia lei che lui, si fossero accorti di questa presenza . Una menta con acqua minerale e un'acqua brillante! rispo4') se Silvio dopo qualche secondo di esitazione . Sai, non lo avevo visto prima... disse Elena come a giustificarsi poi ho rivolto lo sguardo in quella direzione e ho notato quest'uomo dietro di te che mi osservava sorridendo. Ero ridicola, forse? . No, no: stai tranquilla. Eri decisamente e semplicemente un'altra cosa... . Silvio e Elena giunsero sul molo del porticciolo di Marina Grande un po' prima della partenza del battello. L'aria, ancora tiepida, consentiva loro di sedersi sul ponte e di ammirare cos, con la luce del tramonto, un aspetto del paesaggio diverso da quello del viaggio di andata . Appena si staccarono dalla terraferma decisero di mangiare le frutta che Elena aveva comprato a Capri. Nonostante il lauto pranzo, a quell'ora e dopo la camminata che avevano fatto, qualcosa del genere da consumare poteva andar bene per arrivare meglio all'ora di cena . Intanto il battello era gi al largo. Il sole illuminava con una tonalit rossastra la costa verso Napoli . Ora la situazione che si era creata, dovuta alla combinazione di una serie di circostanze favorevoli, vale a dire al fatto di trovarsi seduti vicino, si pu dire soli, di fronte ad un magnifico paesaggio, avvolti in un'atmosfera tipica della stagione temperata; tutto ci suggeriva a Elena e a Silvio altre cose sempre attinenti quel genere di godibilit istintiva e naturale in cui rientra anche il momento dell'atto di amore . Ora tutti e due si sentivano veramente disponibili, per unirsi, per completarsi, insomma per diventare elementi e personaggi attivi in uno scenario e in un clima assolutamente giusti . Questa sorta di attrazione non era dovuta ad una stimolazione prevalentemente materiale, vale a dire ad un richiamo di meccanica sessuale o di caricamento erotico semplicemente fisiologico, cos come pu verificarsi per esempio dopo aver soddisfatto la fame con un abbondante pasto; e nemmeno di ordine, come dire, mitico allorch l'ambiente, cio il luogo dell'incontro, viene di proposito creato artificialmente 50 mediante una serie di accorgimenti come l'effetto della penombra, di una musica particolare, magari con l'aggiunta di ingredienti eccitanti come l'uso dell'alcool se non addirittura di allucinogeni e cos via: cos come in molti casi avviene oggi specie fra i giovani . Si trattava di una cosa diversa, del resto gi intuita quella mattina sul ponte durante il viaggio di andata . La materia, il contatto per Elena e Silvio, diventavano possibilit per avvisare dentro di loro tutto ci che essi vedevano. Abbracciandosi e stringendosi era come se il mare, il cielo, i colori, i profumi, la luce si materializzassero; che la braccia e le mani non avvolgessero solo i due corpi in tutt'uno ma quanto si trovava loro intorno, o meglio, insieme a loro. Era concentrazione ed emanazione nello stesso tempo. Il contatto della carne non significava altro che compenetrazione in tutti gli elementi, piacevoli, con cui la natura si manifestava in quel momento .

Verso la met del percorso, quando il battello cominci a puntare direttamente su Sorrento, subito dietro un promontorio, apparve l'albergo in cui erano alloggiati. Con lo sguardo rivolto verso la stessa direzione, guancia sulla guancia, lo riconobbero immediatamente essendo, quell'albergo, un po' pi in alto delle altre costruzioni e anche per via della chiesa vicina che, con il caratteristico campanile, faceva da inconfondibile punto di riferimento . Vorrei essere gi l... disse Elena con una voce fioca fioca e in falsetto: quasi come un lamento . Sembri proprio una bambina. Mi hai fatto ricordare quando, da piccolo, insieme ai miei genitori, uscivo dal cinema, ormai tardi dopo l'ultimo spettacolo, e desideravo ardentemente di arrivare a casa, per riposare nel mio letto. Credo, in quei momenti, di essermi espresso proprio come te . Ma io, lo sai, dico cos per un'altra ragione. Il tuo desiderio sar stato quello di riposarti, di dormire. Il mio di stare con te. Si... insomma... soli nell'intimit . Capisco. Certo... ma non ti sembra innaturale, a pensarci bene, che per fare l'amore ci si debba chiudere in una camera? In pratica occultarci, nasconderci; stando perfino attenti a 51 non farsi sentire dagli altri? Da quelli della stanza accanto? . Giusto. tutto molto convenzionale . Probabilmente alla base di questo comportamento c' molta inibizione e frustrazione. Anzi, indubbiamente! . Ma se ti accarezzo quando siamo fra la gente... tu quasi mi respingi! Come se ti vergognassi... . Hai ragione. Chi ti dice che anch'io non sia cos: inibito e frustrato come nemmeno puoi immaginare? . Ecco! . 52 CAPITOLO SETTIMO Quando il battello attracc al molo di Sorrento gi cominciava ad imbrunire . Bast percorrere a piedi il breve tratto che dal porto conduce sulla via principale perch si facesse buio. Questo passaggio dal giorno alla notte sottoline ancora di pi il compiersi di una giornata. E furono presi da un senso di nostalgia . Ormai Elena e Silvio erano di nuovo con i "piedi in terra" come se il contatto, come si dice, con il continente fosse stato l'inizio di una fine (la fine di una meravigliosa parentesi di poche ore) che doveva inesorabilmente rivelarsi di l a poco quando si ritrovarono di nuovo fra la gente, fra le automobili, fra le voci e i rumori della citt...mentre alla luce del giorno si sostituivano ormai le lampade dell'illuminazione stradale e le insegne luminose dei negozi . Anche la temperatura non era pi quella di qualche ora prima cosicch-Silvio, che avvisava con maggiore sensibilit di Elena gli sbalzi in meno, sent il bisogno di mettersi addosso qualcosa. Non avendo preso niente con s per un'evenienza del genere, prefer, alla solita passeggiata, dirigersi subito presso l'agenzia di autonoleggio. Forse Elena avrebbe voluto ripercorrere la via principale per dare ancora uno sguardo alle vetrine dei negozi. Ma accett di buon grado la decisione di Silvio . Cos, sbrigate le formalit necessarie, stabilirono di noleggiare una macchina di media cilindrata che dovevano poi riconsegnare il giorno dopo al recapito di Napoli, proprio in piazza Garibaldi a due passi dalla stazione da dove, comodamente, avrebbero potuto prendere il treno per Roma . Appena ebbero a disposizione la macchina e si trovarono seduti uno accanto all'altro fu come se intorno non esistesse pi niente. L'automobile aveva dato loro, improvvisamente, la possibilit di isolarsi, di appartarsi, d'essere pi liberi, insom-ma: liberi di guardarsi, di muoversi, di fare qualcosa che non 53 poteva essere consentito sulla strada, fra la gente. Fu cos che, prima di partire, Silvio non esit a baciare la sua splendida donna sul collo posandole una mano sul seno. Lei rispose subito all'iniziativa accarezzando la testa del suo uomo e componendogli poi i capelli con una mossa brusca come a dimostrare un'intensa voglia di possederlo .

Non andarono oltre. Anche perch, nonostante tutto, sentivano in qualche modo la presenza fastidiosa, ma purtuttavia inevitabile, data l'ora di punta, dei passanti e del traffico che li sfioravano . Ci nonostante Silvio non pot fare a meno di sollevare delicatamente e per un attimo la gonna di Elena per ammirare quelle gambe perfette, lunghe che lo facevano impazzire. E sent un'intensa e irresistibile voglia di baciarle, di carezzarle... di morderle . Fu lei a ricomporsi subito . Con uno scatto prese le mani di Silvio e stringendole forte le port sul proprio petto . Il senso del pudore non le consentiva di dare libero sfogo a ci che avvisava in quel momento. Ma certamente fece intendere che quella notte sarebbe stata donna, amante al massimo delle sue possibilit, forse come non mai . Arrivati all'albergo si fecero indicare dal proprietario quale fosse il posto pi sicuro per lasciare la macchina dal momento che nei paraggi non esisteva la possibilit di parcheggiarla in un garage . C'era un po' di spazio vicino all'ingresso proprio accanto all'auto dell'albergatore. Cosicch approfittarono di quel posto libero, dopo aver avuto assicurazione che in quella zona non avvenivano, almeno da vari anni, furti d'auto . Silvio si accert comunque che gli sportelli fossero chiusi a chiave e, dopo aver dato un ultimo sguardo alla vettura come a controllare che tutto fosse in ordine, prese sottobraccio Elena e, insieme, si avviarono su per le scale: Speriamo bene... disse . Perch? Pensi che non sia sicura posteggiata qui? . S, s. Ma sarei stato pi tranquillo se si fosse messa in un garage . 54 Sar assicurata per il furto, no? . Diamine. Ma immagina di non trovarla pi l domani mattina. Assicurazione o no toccherebbe stare tutto il giorno occupati per le denuncie, le formalit... e rinunciare cos al nostro viaggio . Non sarai preoccupato per questo...? . No, no... Non ci voglio pensare. Mica voglio rovinare la serata, magari per niente . Cos mi piaci, amore mio . Appena entrati in camera Silvio chiuse a chiave la porta. Non fece i tempo a voltarsi che si trov davanti Elena, vicinissima, sorridente con gli occhi su di lui: due pupille verdi e luminose che sembravano ora dilatarsi ora stringersi proprio per via dell'intensa fissit tesa a penetrare pi che ad ammirare. Le sue braccia erano alzate, pronte a ricambiare l'abbraccio che aspettava da Silvio . Cos si strinsero forte a vicenda, si baciarono con veemenza sulla bocca e sul collo. Poi le mani di Silvio si misero a toccare accarezzando e premendo il corpo di lei. La vita sottile, le sporgenti rotondit del sedere, le spalle lisce, i grandi seni. Quindi leggermente la spinse un po' indietro . Quando lei tocc con le gambe la sponda del letto, vi si mise a sedere e abbracci Silvio all'altezza dei fianchi. Le sue guance gi premevano dolcemente e con un leggero movimento rotatorio la parte pi sensibile e ormai eretta del partner, quando improvvisamente sentirono bussare alla porta . Bloccati da quella inaspettata ed impertinente intrusione, riconobbero subito, con stizza, la voce un po' affettata dell'albergatore: Signori, la cena pronta. Potete accomodarvi in sala da pranzo . Dovettero cos "accomodarsi", anche per fare onore alle specialit che il cuoco preparava espressamente per loro . Cenarono quasi contro voglia perch se non avessero avuto un rapporto cos diretto con il proprietario dell'albergo (per essere in quel momento gli unici ospiti) avrebbero ormai fatto a meno di mangiare. Certo, quell'ingenuo disturbatore, non pensava minimamente che i "signori" fossero in un rapporto 55 extraconiugale, insomma che fossero amanti perci particolarmente desiderosi l'uno dall'altro. Credeva che si trattasse di una coppia regolare, di marito e moglie

(dal momento che i documenti, all'arrivo, l'aveva presentati solo lui) e che quindi non avessero addosso una carica cos forte di stimolazioni vogliose ed euforiche . Tutti e due, che ascoltavano senza interesse quest'uomo che stava l a far loro compagnia, ebbero la sensazione di perdere del tempo prezioso . Quando ritornarono in camera fu istintivo e pi deciso il bisogno di servirsi del bagno. Del resto poteva sembrare troppo artificioso ricominciare da dove erano stati interrotti prima della cena . Cos Elena aveva cominciato a lavarsi i denti. Ma dal momento che la porta di comunicazione era rimasta aperta, essa poteva continuare a parlare con Silvio il quale, nell'attesa, si era messo, ancora vestito, disteso sul letto . Dimmi un po', Silvio chiese Elena con l'aria di chi vuole iniziare un discorso serio chi stata l'ultima donna che hai avuto? . Accidenti: ma che domanda mi fai? . Dico sul serio. Sono curiosa. Parliamone un po', ti prego . Amore mio, mi metti in imbarazzo... . Ma non avere timore. So bene che in questo momento sono io che conto di pi per te... . ... e pi di ogni altra donna che ho conosciuto! Lo sai . Ti credo, tesoro. Per rispondi a ci che ti ho chiesto. Ti ripeto: solo per curiosit . Cos Silvio, per farle piacere, mentre lei ora si faceva la doccia, cominci a parlare, un po' titubante, di un recente rapporto che aveva avuto con una ragazza. Parlava fissando il soffitto della stanza, con poca convinzione e allora era lei, man mano la storia andava avanti, che lo incalzava e lo incoraggiava a dire tutto, a precisare perfino i dettagli . Ma non si content e volle sapere di altre donne, del loro carattere, del loro aspetto, della loro professione, del loro comportamento . Ormai erano a letto e, a luce spenta, chiacchieravano anco56 ra dello stesso argomento. Elena chiese a Silvio addirittura quante amanti aveva avuto fino ad allora. Cap che erano state molte... brune, bionde, alte, basse, magre, rotonde... Ma, come aveva promesso, non ne fu dispiaciuta. Anzi, tutte queste avventure, ormai finite (che per Silvio badava a non esaltare) quasi la inorgoglirono . Ormai era tardi e la conversazione procedeva sempre pi stancamente . Piano piano si addormentarono abbracciati l'un l'altro . Dormirono due, tre quattro ore o forse pi. Era comunque ancora notte fonda e tutto intorno silenzio assoluto quando i corpi dei due amanti, fino a quel momento uniti in un contatto inerte, cominciarono a muoversi quasi obbedienti ad un segnale. Le loro gambe iniziarono ad intrecciarsi come a volersi sentire reciprocamente; le loro labbra si cercavano desiderose di contatto; le loro braccia stringevano le carni a tenaglia, petto contro petto; e le mani che carezzavano e che scorrevano dappertutto a riconoscere le forme, ad eccitarsi: le mani di lui sulle cosce di lei, le mani di lei sulle cosce di lui; la bocca sul pube, le parti bagnate, i fremiti, i sospiri, gli scatti. Poi su su ad assaporare la pelle profumata, la lingua nei seni, nel collo, nelle orecchie, fin sotto le braccia. Lui che le sopra; lei che muove la testa a destra, a sinistra: che apre le gambe, che geme, che ansima; che chiede... poi un "Ah!"... prolungato, pi forte, pi caldo e l'inizio di colpi in avanti sempre pi netti e frequenti, sempre pi fondi, pi pieni.. . Ecco i due corpi tesi allo spasimo. Uniti compenetrati come un tutt'uno godere insieme una materia desiderata, apprezzata, contemplata, rispettata perfino sublimata. Materia che usano, che prendono, che assorbono: ne fanno sostanza, cibo, ragione di vita e di sopravvivenza. Quei corpi non son pi figure, immagini astratte. Ora sono carne fremente, che agisce guidata da un moto di anime che vogliono unirsi . Amore, amore... . S, sei mia... . Tua, tua... . Bella, meravigliosa... .

E ancora baci. E con i baci i mugoli e i fremiti. E lei ancora 57 protesa in avanti a ricevere, a prendere; a muoversi a destra, a sinistra, a ruotare.. . Poi ecco arrivare i momento del culmine, del vertice, stellare e un "Ah..." prolungato di lui e di lei fino a smorzarsi . La luce dell'alba gi filtrava attraverso l'avvolgibile allentato della porta-finestra . Nel dormiveglia e poco prima che Silvio si svegliasse del tutto, sent una voce il cui suono non gli era nuovo . tutto pronto... . Allora si stropicci automaticamente gli occhi e fece il gesto di scendere dal letto. Non appena mise i piedi in terra si accorse che l, pronte, vi erano le sue pantofole . Fu una vera sorpresa per lui, proprio per non rendersi conto di chi le avesse messe l dal momento che sapeva di averle lasciate dentro la valigia.. . Ma anche questa volta si tenne tutto per s . Le voci e i rumori che provenivano dalla strada sottostante facevano intendere che il nuovo giorno cominciava e che era ora di prepararsi per partire . Silvio e Elena erano sempre abbracciati. Il chiarore consent loro, finalmente, di vedersi, di riconoscersi e di baciarsi a brevi intervalli con grande tenerezza . Pensarono alla notte trascorsa . Hai dormito bene, cara? disse Silvio . Pi che altro sono stata bene . Anch'io . Ma abbiamo fatto veramente l'amore? O stato un sogno? . A pensarci bene sembra pi un sogno... Silvio, che era sempre i primo ad alzarsi e che si divertiva a rimproverare Elena per il fatto di starsene a sonnecchiare beatamente per qualche minuto in pi, ad un certo punto per farla decidere a mettere i piedi in terra, la scopr tutta tirando improvvisamente le lenzuola in fondo al letto . Fu cos che gli apparve una figura completamente nuda, distesa, appena scossa dal gesto impertinente di Silvio, appoggiata sul gomito del braccio destro con la testa un po' 58 indietro; la gamba destra allungata e la sinistra piegata con il ginocchio in alto: un'autentica statua: proprio come l'Aurora, sublime, scolpita da Michelangelo: il titano . \ 59 CAPITOLO OTTAVO Mentre il campanile della chiesa vicina batteva nove rintocchi, Silvio e Elena erano intenti a sistemare le loro cose nelle valigie . Era gi tardi rispetto alla tabella di marcia, ma quella volta la colpa fu di lui: prima di tutto perch volle togliersi la soddisfazione di fare la doccia insieme alla sua donna. (Con la scusa di insaponarla non lasci un centimetroquadro di quella candida pelle inesplorato, soffermandosi, fra l'altro, o meglio, strusciando con maggiore insistenza sulle parti, diceva lui, "pi usate durante la notte", mentre lei non fu da meno): una doccia, insomma, che dur un bel po' di tempo. E poi perch si divert a scattare alcune foto invitandola (con qualche sbuffo da parte di lei) ora a mettersi in un modo, ora in un altro: nel mentre lei si asciugava, nel mentre si vestiva e durante le operazioni di maquillage . Cos, consumata una frettolosa colazione, salutati frettolosamente i gentili albergatori, una volta pagato il conto, salirono in macchina e partirono in direzione della costa amalfitana . Il sole, luminoso e tiepido, splendeva davanti a loro, e gli andavano incontro tuffandosi, a seconda del tracciato che imponeva la strada, ora nel verde dei ripidi pendii ora nell'azzurro del cielo e del mare: un mare ancora calmo, leggermente increspato e, per via del controluce, pieno di riflessi d'argento. Ogni tanto, lungo il percorso, proprio nei punti pi panoramici, la strada si allargava formando una specie di terrazza, proprio affinch i viaggiatori potessero avere la possibilit di fermarsi ad ammirare il paesaggio . Si presentarono tre-quattro occasioni del genere ma ormai Elena e Silvio avevano iniziato a parlare e a compenetrarsi, come accadeva spesso in una delle loro spontanee e casuali conversazioni, tanto che non ebbero modo di pensare d'accostarsi ad una di queste terrazze e di

scendere dalla macchina 60 per qualche minuto. Procedevano ad andatura normale badando a mantenere scrupolosamente la destra in quella strada bella, s, ma con una curva dietro l'altra . Sono cose che sai, tesoro mio diceva Elena ma spesso, come in questo caso, sento di doverti dire che con te sto bene, felice, sicura... e anche soddisfatta. Una sensazione che, ti giuro, non ho mai provato... . Mi piace quando ti esprimi cos. In effetti tutto ci che dici lo sento, lo avviso quando stiamo insieme: anche qualche minuto fa, anche ora. Altrimenti saresti diversa... . Come "diversa"? . S, normale, indifferente, come tante, Insomma una compagnia formale, usuale... che so io, ordinaria . E allora che senti quando ti sono vicina? . Sento un'energia dentro che mi fa vibrare, che mi fa dire, per esempio, cose di cui non parlo mai in nessun' altra occasione . Per esempio? . Per esempio che ti amo... s... credimi... Ci credo. Ma chiss a quante donne lo hai detto... dopo le tue confessioni di ieri sera... . vero. Ma il presente che conta. E poi non mi capita spesso di sentire il bisogno di esprimermi cos. Del resto si possono amare tante cose. Il sole... ecco, proprio il sole: vedi quanto bello? Poi la natura tutta: il cielo, il mare, gli alberi. Posso amare anche un'altra donna. Ma ora amo te. E ci che straordinario per me sento di dovertelo dire. Anche ieri ti amavo ma non te l'ho detto. E non si dichiara "ti amo" tanto per dire: si deve sentire. Forse tutto deve associarsi, non so... ad un sentimento o ad una condizione di vitalit. Forse alla tua freschezza pi accentuata del mattino, ai colori dell'alba cio del giorno che comincia: un giorno come quello di oggi pieno di cose belle: di te che sei qui accanto a toccarmi il collo con le tue meravigliose e dolci mani, di questo paesaggio che ci circonda. Ed io che posso fermarmi da una parte della strada... ecco come faccio ora... e toccarti, sentirti, carezzarti, baciarti la fronte, il naso, gli occhi, a bocca. Poi chinarmi; passare la mia guancia sui tuoi seni, cercarli, scoprirli, baciar61 li. Mentre tu mi prendi la testa come a volermi fare aderire meglio le mie labbra alla tua pelle vellutata e profumata... . S, ecco. Anch'io ti amo disse Elena sottovoce e con un'aria timorosa come se avesse dovuto confessare un peccato . Ma erano gi scesi dalla macchina e, appoggiati alla ringhiera proprio a strapiombo sul mare, ammiravano l'eccezionale spettacolo che si presentava loro davanti . Rimasero qualche attimo l in silenzio, anzi in raccoglimento: come era successo il giorno prima a Capri, davanti ai Faraglioni . Pareva che la loro presenza facesse parte di quell'insieme mentre la natura appariva viva e tutto pulsava di un equilibrio perfetto . Del resto, quando si trovavano davanti ad una cosa straordinaria da ammirare, sia essa paesaggio naturale oppure grande opera d'arte, addirittura nel caso di particolari rappresentazioni teatrali, musicali, cinematografiche, accadeva, dunque, che Elena automaticamente si avvicinasse a Silvio, che gli si accostasse e che perfino lo carezzasse come a volergli trasmettere la sensazione di rapimento che lei avvisava di fronte a certe cose. E ci riusciva . Silvio non aveva pi provato tanta emozione come quando, una volta, gli capit di osservare, in attenta contemplazione insieme ad Elena, i cavalli alati etruschi custoditi nel Palazzo Vitelleschi di Tarquinia. Seduti in silenzio davanti allo splendido rilievo in terracotta, guancia contro guancia, mani nelle mani, Silvio sent, ad un certo momento, che qualcosa di umido scorreva verso le sue labbra. Elena, presa da un'intensa commozione, non aveva potuto evitare che qualche lacrima le scendesse sul volto trasmettendo immediatamente al compagno questo suo stato d struggente partecipazione .

Risaliti in macchina, poco dopo, passarono da Positano attraversando l'antico borgo fitto di piccole case bianche. Si soffermarono appena furono fuori dal centro abitato per godere, in toto, di quella fantastica scenografia. Essa si presentava come se quelle file di linde casette fossero non a gradoni ma una sull'altra. Il sole che illuminava quel paesaggio, proprio 62 frontalmente, annullava le ombre perci l'effetto di profondit fino a rendere quella visione ancora pi irreale . Ma erano anche loro, Elena e Silvio, a mettersi nella condizione di staccarsi dalla realt, a voler vedere tutto con gli occhi di chi sogna, di chi avvisa sensazioni fuori da ogni nesso razionale . D'altra parte era ci che desideravano e che alimentavano cercando di fare i modo che nulla turbasse questo loro stato di dolce straniamento, questa intenzione rivolta a separarsi dalle cose abitudinarie, ordinarie, troppo spesso banali e noiose . Avrebbero cos potuto immergersi ancora pi nell'atmosfera che si era creata se avessero approfittato per scendere nella "Grotta di smeraldo" che era poco distante da loro. Ma un po' perch si sentivano abbastanza soddisfatti di ci che capitava loro di vedere, semplicemente percorrendo quella strada straordinaria ricca di sfondi e di suggestioni, un po' perch il programma prevedeva l'arrivo a Pompei prima di mezzogiorno, lasciarono perdere l'occasione e continuarono il viaggio in direzione di Amalfi . Durante il tragitto, Silvio, che aveva solo sentito parlare di questa grotta senza esserci mai stato, cerc di spiegare a Elena di che cosa si trattava. Disse che vi si poteva accedere dal mare; che i riflessi dell'acqua in quell'interno erano di colore smeraldo; che appariva ornata di stalattiti e stalagmiti; che, insomma, si presentava simile alla "Grotta Azzurra" di Capri . Ho capito interruppe ad un certo punto Elena Proprio come quella di Capri. Ecco, ora ho le idee chiare... non nascondendo, anzi evidenziando, nel pronunciare queste parole, l'intenzione di esprimersi con un tono decisamente ironico... e polemico . Vorresti insinuare prosegu Silvio che non ho avuto il pensiero di portarti nelle "Grotta Azzurra" quando siamo stati a Capri? . Che c'entra. So bene che il tempo a disposizione era quello che era... che non potevamo vedere tutto. Piuttosto sei tu che hai commesso un piccolo errore durante la tua spiegazione. Volevo fartelo rimarcare... tutto qui . 63 Hai ragione. Mi sono espresso dando per scontato che tu conoscessi anche questa particolarit di Capri. Niente, niente. Ma potrei anche offendermi. Che vuoi dire? . Nel senso che, a questo punto, nulla mi impedirebbe di pensare di avermi scambiata per un'altra... . Questa affermazione, fatta per la verit, con poca convinzione, fu come una stilettata per Silvio il quale blocc quasi improvvisamente la macchina sul bordo della strada con l'intenzione ferma di chiarire subito l'equivoco. Si sentiva offeso e, nello stesso tempo, imbarazzato per dover trovare giustificazioni che per lui non avevano senso. Non vi poteva essere dubbio che, quando gli capitava di stare con questa donna straordinaria e unica, tutto il resto automaticamente si annullasse e che perci nelle sue parole dovesse del tutto escludersi qualsiasi allusione, bench minima, ad altre circostanze: tanto meno ad altre donne. Anche se Silvio era gi stato in quei posti, nel momento in cui li visitava con Elena, tutto acquistava un valore, un peso, un'importanza enormemente pi grandi rispetto ad altre occasioni capitate prima. Non solo ma egli era fermamente convinto che quella, proprio quella con lei, sarebbe stata la volta che non avrebbe avuto pi eguali, l'occasione irripetibile di massima godibilit di fronte a ci che di inconsueto gli si presentava davanti. Era il particolare stato di grazia di cui usufruiva Silvio, data la presenza di Elena, che trasformava il piccolo in grande, il trascurabile in essenziale, l'ordinario in eccezionale insomma il bello in sublime . Figuriamoci se lui in quel momento pensava a qualcosa che gli facesse ricordare un'altra donna! Per questo gli sembrava assurdo dare spiegazioni. E non le dette . Disse solo che aveva fatto quella similitudine proprio perch l'esempio della "Grotta Azzurra" di Capri lo riteneva come un riferimento di universale acquisizione perci conosciuto, quindi

significativo, pertanto da portare come termine di paragone, anche di fronte a chi non ha una conoscenza diretta. come dire precis ancora Silvio che una certa costru64 zione sviluppata verticalmente ha la forma della Tour Eiffel. Potrei benissimo fare un'affermazione del genere senza essere mai stato a Parigi, addirittura di fronte a qualcuno che non ha mai visto questa celebre torre dal vero . Elena abbozz con un remissivo: Ho capito... ho capito... proprio perch certe sue osservazioni non avevano un fondamento n di gelosia, n di altri tipi di suscettibilit. Poi perch aveva capito subito che Silvio era in assoluta buona fede . Avevano intanto ripreso il loro viaggio cambiando il tema della conversazione: facilitati anche dal fatto che tutto ci che si presentava loro davanti concorreva ad alimentare e a suggerire argomenti diversi da quelli su cui, incidentalmente, erano caduti . E giunsero ad Amalfi . Posteggiarono la macchina in un piazzale proprio davanti al mare . Quante belle cose avrebbero potuto vedere! Il Duomo con la sua tipica architettura arabonormanna, il Chiostro del Paradiso con il suo splendido porticato e tanti altri monumenti e angoli meravigliosi. Solo che l'aspetto, diciamo cos, culturale di questa escursione doveva concentrasi in un altro momento: quando, cio, nella tarda mattinata sarebbero giunti a Pompei per visitare gli scavi: quel clima, quell'atmosfera, quel senso di raccoglimento e di mistero che l'ambiente della citt sepolta avrebbe suscitato ed evocato di per s, poteva agevolmente creare, senza alcuno sforzo, le condizioni per rivivere momenti straordinari . Cos la pi antica repubblica marinara d'Italia pass agli occhi di Elena e di Silvio semplicemente come un luogo con un mare d'intenso azzurro, con gradoni di case bianche piene di luce, con macchie di rigoglioso verde, con fiori d'ogni colore . Ma oltre a tutto questo, Amalfi rimase per loro, nota e rinomata per un'altra ragione. Una ragione pi contingente e pi prosaica rispetto a quello che avrebbe meritato, d'altra parte assai piacevole: vale a dire per la bont e il gusto assolutamente speciali del caff che i due fugaci visitatori consumarono in un piccolo bar a pochi passi da dove avevano lasciato la 65 macchina . Ma non c'era pi tempo a disposizione . Allo scopo di arrivare prima possibile a Pompei dovevano, a questo punto, abbandonare la strada sulla costa e tagliare verso l'interno percorrendo il tracciato della montagna per poi scendere verso Castellamare di Stabia . Cos fecero soffermandosi ad ammirare, quando arrivarono al belvedere di Agrola (a quasi settecento metri sul mare), l'incomparabile panorama della costa amalfitana che si sfumava verso sinistra in una risultante azzurrina proprio nello splendente golfo di Salerno . 66 CAPITOLO NONO La strada che percorrevano Silvio e Elena e che scendeva serpeggiando verso la pianura di Pompei, si presentava del tutto diversa da quella del versante sul mare. Intanto era meno luminosa, anzi, piuttosto in ombra, senza particolari sfondi dal punto di vista paesaggistico. A tratti si apriva verso l'interno qualche scorcio tipico dell'entroterra caratterizzato, in lontananza, da una catena di colline sempre pi alte e meno nitide a causa della foschia che attenuava i contorni . La natura ora, effettivamente, non offriva granch . Dopo avere ammirato, anche se fugacemente, le meraviglie della costa amalfitana, sebbene per un breve percorso, ci che Silvio e Elena vedevano in quel momento davanti a loro transitando per quella strada, non poteva essere oggetto di particolare interesse. Tanto che Silvio, avvisata questa differenza, sent subito la necessit di fare un paragone abbastanza appropriato alle circostanze: E come se mi capitasse disse girandosi verso Elena e ammiccando uno sguardo teso allo scherzo di incontrare ora una donna bella... Che effetto mi potrebbe fare? Nessuno, da quanto sono abituato a te... che sei meravigliosa .

La battuta piacque ad Elena, dato che rispose subito con un'espressione di compiacenza e con un gesto affettuoso. Essa aveva infatti portato la man sinistra sulle spalle di lui posandogli lo sguardo addosso . Questa delicata iniziativa non voleva essere un semplice atto di tenerezza come a compensare le attenzioni che Silvio aveva verso di lei. Si trattava invece proprio di una mossa istintiva poich stava per realizzarsi uno di quei momenti in cui Elena sentiva che pi di tutto contava la presenza di Silvio e che, distogliendosi da ogni altro interesse, desiderava avere un contatto pi diretto e pi tangibile con lui. Non si proponeva, naturalmente, nient'altro che concentrare l'attenzione sul suo compagno e mettersi a disposizione per conversare, 67 per scambiare qualche opinione, qualche idea, cos come si fa, per conoscersi meglio . Del resto, quando si in auto, in due, senza l'occasione di distrazioni esterne, accade spesso di avere la sensazione di trovarsi come isolati, come appartati, in un certo senso protetti, chiusi e, fra l'altro, comodamente e sedere . Tutte queste condizioni possono sollecitare, s, la chiacchierata ma anche la confidenza se non addirittura la confessione: la macchina come un autentico micronido; una sorta di appartamento dove, oltre alla possibilit di starsene al "finestrino", si pu tranquillamente mangiare, bere, fumare, leggere e, come si sa, anche fare l'amore . Ma dovendo viaggiare alla solita velocit prudente di crociera, non rimaneva che mettersi pi vicino l'uno all'altro e parlare: proprio perch di stare al "finestrino", appunto, non avevano, almeno in quel momento, nessun interesse; di mangiare e di bere non sentivano la necessit, di fumare potevano benissimo farne a meno, di leggere (il giornale per esempio) non c'era la possibilit dato che, di proposito, tutti e due evitavano sempre, in quei casi, di occuparsi di ci che succedeva nel mondo. In quanto all'amore, in verit non si verificava il caso dopo l'esaltante nottata e dato il presupposto che esigeva il rispetto scrupoloso del programma e della "tabella di marcia" stabiliti . Se si vuole, per, qualcosa mancava l dentro per considerare "quell'ambiente" del tutto confortevole e pienamente soddisfacente. Se ne accorse Elena facendo osservare a Silvio che, per l'appunto, in quella macchina non c'era l'impianto della radio e del mangianastri. Peccato, perch in una circostanza del genere avrebbe veramente desiderato ascoltare un po' di buona musica . Da una parte disse Silvio anche per trovare una giustificazione non saremo tentati di ascoltare il notiziario radio. Tanto, stai sicura, non si tratterebbe di cose belle e consolanti. Certamente gli avvenimenti di questi giorni non ti procurerebbero n piacere n serenit. Pensi che non ci sia stato, per esempio, un attentato? Una rapina, uno scandalo, uno sciopero, un sequestro? Pensi che i prezzi non siano ulteriormente 68 aumentati? Che non si sia svalutata la moneta e che il dollaro non abbia raggiunto al quotazione record? Pu darsi addirittura che il Governo sia caduto. Chi lo sa. Tutto sommato meglio restare cos, senza notizie e all'oscuro di tutto: tanto di guadagnato, mi pare, per la nostra tranquillit... almeno per questi tre giorni. Poi ci sar modo, purtroppo, di aggiornarci, non appena entreremo di nuovo nel nostro ambiente abitudinario! Figurati se la televisione non ti assale e non ti prende la curiosit di sfogliare il giornale... . Comunque osserv garbatamente Elena a me, in questo momento, mi sarebbe andato bene, non so, un programma musicale... . Silvio, insistendo sulla ricerca di una ragione che mettesse in pace tutti e due sul fatto che non era possibile soddisfare, in quel momento, la voglia di ascoltare un po' di musica, replic: D'accordo. Ma sei sicura che accendendo la tua bella radio saresti riuscita a trovare il programma giusto, proprio la musica che piace a te? Oppure ti saresti accontentata di un genere qualsiasi... In questa mezz'ora che abbiamo a disposizione prima di arrivare a Pompei, pensi che avresti avuto modo di sceglierti la tua musica? Credo invece che questa scelta sarebbe stata un privilegio degli altri, di quelli che fanno i programmi... E allora? Addio la tua autonomia, la tua indipendenza, la tua libert. Sai che sarebbe successo? Una cosa del genere. Immagina le due

parti: il programmatore da un lato e l'ascoltatore dall'altra. Quindi il primo che dice: questa al musica che ti diamo. Se ti va bene, tanto meglio. Se non ti va l'ascolti lo stesso . E tu, allora, avresti subito il sopruso, aderendo meccanicamente, come si dice, al messaggio dell'emittente . Elena, che aveva ascoltato tutto con attenzione, esit un attimo come a riflettere sulle parole di Silvio. Era rivolta verso di lui ma aveva lo sguardo indirizzato altrove: come quando si assorti e non si d importanza a ci che si vede . Poi, all'improvviso, sorridente e gaia, volle replicare con tono scherzoso: Silvio mio, caro mio. Non potevo veramente immaginare 69 il rischio che abbiamo corso. Mi rendo perfettamente conto che siamo stati fortunati come non mai. Pensa a cosa sarebbe successo se, per esempio, avessimo avuto la radio in macchina. Mamma mia che cosa orribile! Che strazio, che situazione! Hai proprio ragione, amore mio; vero: ci siamo salvati da un pericolo che ci avrebbe condotto a chiss quali gravi conseguenze... . Silvio, che la osservava dapprima compiaciuto, poi perplesso, infine bonariamente irritato, precis con decisione: Ma che fai? Mi prendi per il culo? . Elena ormai aveva iniziato a parlare con quell'andazzo cos curioso e con quel tono cos simpatico che volle dare sfogo al suo modo di fare ironico che ogni tanto le prendeva la mano. E rincar la dose . Disse che la musica avrebbe dovuto accontentare sia lui che lei; che mai si sarebbe permessa d'imporre nessun particolare motivo musicale e che, in caso contrario, Silvio sarebbe stato vittima di una doppia castrazione: la prima ad opera della stazione emittente, la seconda ad opera proprio di Elena. Ma che poi, forse, la scelta di lei lo avrebbe accontentato perch i gusti (anche in fatto di musica) erano, pi o meno, gli stessi. Cos cominci a fare ipotesi sul genere musicale che avrebbe potuto ascoltare. Il melodramma, per esempio; un'occasione d'oro per tutti e due: "Amami Alfredo..." per accontentare lei; "Celeste Aida..." per accontentare lui. Ma anche i Platters, di moda a quel tempo, magari con "Only You", i "Rolling Stones"; oppure, perch no? I "Ricchi e Poveri". Ma anche, siamo seri, Beethoven, Bach, Mozart, Ciajkovskji, Debussy... Ecco: Debussy.. . Nel pronunciare questo nome Elena, piano piano cambi tono. Il timbro vivace di tutto il suo discorso si smorz fino a diventare come un "adagio", fino ad assumere un'espressione cos lenta e dolce pi vicina ad un suono che ad una voce, pi ad un insieme di note che ad una serie di lettere, di parole . Si esaur l'ironia mentre, di riflesso, si attenu in Silvio quell'espressione, dapprincipio contrariata, poi divertita, che aveva assunto a seguito della spiritosa e spontanea risposta di lei: una risposta che poi non era dovuta ad altro se non al suo 70 particolare stato di tranquillit e di spensieratezza: qualit che favoriscono lo scherzo e il riso proprio in virt di quelle potenzialit ludiche che sono in ognuno di noi allo stato latente . Subentr allora un attimo di silenzio e di riflessione . A tutti e due venne fatto di ricordare, in quel momento, la stessa cosa. Quel nome, per un reciproco collegamento mnemonico, li aveva sollecitati a ripensare ad un avvenimento straordinario, ad una manifestazione musicale, cui avevano assistito insieme, in una splendida serata estiva. Automaticamente e all'unisono avevano infatti collegato il nome di Debussy ad un memorabile incontro (una sorta di spettacolo-lezione) che il maestro Guido Agosti aveva tenuto sui preludi del grande compositore . E allora parlarono di quella combinazione, del piacere di avere assistito a quell'evento speciale, di avere ascoltato quella musica che preferivano e che adoravano A Elena venne perfino fatto di accennare al motivo ricorrente di "La plus que lente" con quella sua voce piena di armonia, immedesimandosi al punto tale che pareva rivivesse intensamente il momento dell'esecuzione del pezzo al pianoforte .

Effettivamente quella sera era rimasta, per loro, un' occasione che ricordavano, vero, abbastanza chiaramente: la voce del Maestro, i dettagli di certe osservazioni, i gesti; poi il brano avviato e interrotto da altre notazioni; quindi l'esecuzione intera del preludio . Ma sembrava che tutto ci appartenesse non a qualcosa avvenuta realmente, in un luogo e in una data precise e vere, ma piuttosto ad una reminiscenza al di l delle cose tangibili, palpabili, verificabili; insomma che tutto fosse fuori dal tempo . In conclusione avevano mitizzato quel momento avvincente. Ora lo rivivevano in quegli attimi fuggenti di soave abbandono . Poi Elena ruppe il silenzio . Ti ricordi? Dopo il concerto parlammo di certe sensazioni che avevo provato. Ti dissi che associavo l'atmosfera che mi suggeriva quella musica alle opere degli impressionisti francesi. A Monet, a Gauguin, Toulouse-Lautrec, a Renoir, a De71 gas... e che tutto questo mi faceva venire in mente Maupas-sant... nei punti in cui si sente pi la solitudine... . E io che ti risposi? . Mi rispondesti che avevi scritto un pezzo per una rivista proprio su questo argomento citando gli stessi accostamenti e gli stessi nomi . S, proprio cos. Pi che stupirmi, quelle tue affermazioni mi fecero quasi paura, tanto, quelle sensazioni, le sentivo mie . Fu poi veramente strano il fatto che, per tutta la durata di questo incontro Agosti-Debussy, Elena e Silvio non si fossero scambiati nemmeno una parola: tutti e due presi da quella musica e incantati da quella voce narrante; ognuno apparentemente isolato dall'altro ma insieme a palpitare con la stessa intensit e con lo stesso ritmo agli ordini di quelle note che parevano arrivare da un altro mondo . Tocc di nuovo ad Elena ritornare alla realt . Con la mano destra afferr un orecchio di Silvio intento a guidare e cominci a tirarglielo accompagnando il gesto con un garbato rimprovero: Intanto questa musica, dentro a questa macchina non si sente... vero? E allora come la mettiamo. Dovevo portare il mio registratore con qualche cassetta. Ma come si fa a pensarle tutte? In questo caso, caro mio, sarei stata io a scegliere le mie musiche. Ora, invece, sono qui a soffrire per mancanza di melodia... e se io morissi dalla voglia, non so, di una canzone? Tu cosa proporresti? Sentiamo . Silvio stava ad ascoltarla compiaciuto anche perch alle parole Elena accompagnava i gesti, movendo la testa e le braccia in modo un po' caricato, esagerato come fosse un personaggio della commedia dell'arte: un modo di comportarsi insolito che la rendeva ancora pi simpatica. Poi, assumendo l'espressione di chi vuole impegnarsi in qualche cosa, la guard un po' di sbieco e con la voce impostata attacc un motivo popolare assai noto fra quei gruppi di buontemponi che si ritrovano (o si ritrovavano) spesso nella bottega del vinaio (ma anche per far parte, addirittura, del repertorio di Ives Montant...) . 72 "Eee ridaccelo il fazzolettinoooo. Eee ridaccelo il fazzolettinoooo. E ridaccelo il fazzolettino Vado alla fonte lo voglio lavar . C' chi dice l'amor non belloooo C' chi dice l'amor non belloooo C' chi dice l'amor non bello Certo quello l'amor non sa far" . Verso le ultime strofe Elena, incuriosita e divertita, gi riusciva a eseguire l'accompagnamento con qualche parola del ritornello che aveva, nel frattempo, subito imparato . Ma ad interromperli bruscamente, da questo loro intervallo canoro, fu un grosso camion con il rimorchio che improvvisamente li sorpass a grande velocit. Subito dopo un altro camion della stessa mole, probabilmente vuoto, fece, con eguale aggressivit, la stessa manovra del primo sobbalzando e sferragliando da far veramente paura . Sembrava che i due pachidermi, che i due titani, fossero impegnati in una spericolata corsa e che si inseguissero forsennatamente . Accidenti inve Silvio ma questi sono pazzi. Perch corrono cos? in una strada piena di curve e stretta... .

Ed Elena esasperando il suo senso dello humour: Si vede bene: una lotta fra TOTANI... . Come quelli che abbiamo mangiato al ristorante di Capri... concluse Silvio con lo stesso atteggiamento ironico . E a tutti e due prese un convulso di risa che non finiva pi . Mentre Castellamare di Stabia ormai era l a portata di mano . 73 CAPITOLO DECIMO Venite acca! Signori, venite acca. Ce sta un posto pe' voi!. Con queste parole vociate alla maniera napoletana, accompagnate da gesti assai vistosi ed eloquenti delle braccia, un vecchietto allampanato e arzillo, con in testa il classico berretto a padella con tesa lucida, si dava un gran daffare per offrire ai nuovi arrivati un posto per parcheggiare la macchina, proprio a pochi metri dall'ingresso agli scavi sul lato di Porta Marina. Silvio avrebbe preferito lasciare l'auto in una zona regolarmente autorizzata a scanso di ogni responsabilit, ma, considerata la difficolt a trovare posto e visto che bene o male poteva fare affidamento su una sorta di guardiano, ader all'invito ed esegu la manovra che l'uomo, con rafforzata teatralit, gli indicava per poter entrare in uno spazio, fra l'altro cos ampio da rendere inutile e superfluo ogni suggerimento esterno . Tutto ci, evidentemente, faceva parte del mestiere: come a dare pi importanza possibile ad un lavoro che esigeva d'essere giustamente remunerato . Se poi si considera che una volta spento il motore e chiusi gli sportelli della macchina, Silvio ed Elena ebbero da quest'uomo un ulteriore gesto di riguardo consistente in un affabile saluto con inchino e scappellata, tutto ci significava che si era ormai stabilito, in quel momento, un rapporto tale fra gestore e cliente per cui il secondo non poteva pi esimersi, alla scadenza del mandato, di trattare il primo addirittura con pi magnanimit dell'abituale posteggiatore professionista . Erano le undici e restavano loro a disposizione almeno tre ore abbondanti per visitare gli scavi: troppo poco, comunque, per poter vedere tutto con la calma e con l'interesse diversi da quelli del semplice curioso o del tipico turista . Decisero allora di effettuare un itinerario parziale in modo da avere abbastanza tempo per soffermarsi un po' di pi nei punti prescelti. Cos, percorso il tunnel di Porta Marina e la stretta via omo74 nima, imbattutisi in una fila di forestieri, che procedeva pi a forza di parole che a forza di gambe, i due speciali visitatori giunsero sulla piazza del Foro . Quell'ampia area rettangolare straordinariamente affascinante con tanti segni ancora evidenti che facevano facilmente immaginare lo splendore di un tempo (in origine si presentava con un portico e colonne sul perimetro) assumeva un aspetto ancora pi gradevole proprio in considerazione della giornata particolarmente luminosa e tersa. La luce del sole, si pu dire del pieno giorno, si addiceva a quello scenario fatto di pietre e di marmi che esprimeva forza, potenza, vigore, stabilit pur nel suo stato di mutilazione imposto dal tragico destino della citt e dall'azione degli agenti atmosferici attraverso i secoli . A pensare che l, proprio l, si radunava la popolazione per partecipare alle vicende politiche, economiche e religiose; che, perci, proprio in quel punto si decidevano le sorti di quella comunit e che, quelle pietre, quelle mura, quelle colonne che esistevano ancora e che avevano sfidato il tempo, erano state testimoni della presenza di tanta gente, del succedersi quindi di tanti fatti e di tanta storia... pensando a tutto questo, c'era da considerarsi, da una parte come esseri privilegiati e dall'altra piuttosto piccoli se non addirittura microscopici e insignificanti: sicuramente estranei e intrusi . Quando Silvio e Elena arrivarono davanti alla casa dei Vet-tii ed entrarono nell'atrio ebbero addirittura la sensazione di compiere un'irriverenza nei confronti di chi, un tempo, aveva abitato quelle stanze: come se fossero stati autori e colpevoli di una sorta di profanazione di un luogo che mostrava i segni evidenti di una spiccata intimit. A parte la struttura del complesso con il classico peristilio che accentua, come il chiostro dei conventi, il senso di chiusura e il richiamo in direzione centripeta, erano le stupende decorazioni e pitture ancora intatte nelle pareti delle

stanze poste sul perimetro del porticato che suggerivano impressioni come di intromissione illegittima . Il tipico colore vermiglio, uniforme e caldo, dominante e ricorrente, a fare da sfondo a quelle figure di nudi e di amorini; quindi la serie di statuette, mirabilmente conservate, sparse 75 sul limite del porticato, i sedili, i vasi, i fiori, il verde... tutto ci contribuiva a creare un'aura magica straordinaria che lasciava la fantasia libera di immaginare impalpabili ed invisibili presenze vive e attive . Silvio, che teneva per mano Elena (per avere, come al solito, un contatto con la sua donna ma anche per guidarla attraverso quegli ambienti di sogno, giacch era lei pi propensa ad incantarsi) avvis una sensazione strana; come se la vicinanza di Elena non bastasse, come se qualcosa lo spingesse ad aderire a quel corpo e a quel volto che ora gli sembravano ancora pi belli . Allora la strinse abbracciandole la vita sinuosa e sottile, le sfior il collo con le labbra e, mentre lei rispondeva a quei gesti mettendoglisi davanti, teneramente la baci sulla fronte, sulle guance, sulla bocca . Fu questione di attimi, intensi, pregnanti, vibranti; una sorta di simbiosi, di empatia che si stabiliva fra i due, una specie di interno rovello, che il contatto rendeva tutt'uno e che sembrava prendere avvo e forza dal basso: dalle gambe, dai piedi trasformati in radici possenti sotto, il selciato, sotto la terra ad assorbire a succhiare la linfa vitale attraverso le membra su su in fotosintesi fino alle braccia, alle mani, alla testa, al cervello. Silvio sentiva, in quei casi, il corpo di Elena come dentro di s; sentiva il calore, gli impulsi. E allora le sue sensazioni andavano oltre: vedeva le forme statuarie, perfette, armoniche di lei; quelle forme precise che lui conosceva e che assumeva a modello ineguagliabile di proporzionalit, di grazia, di belt. Ancora una volta, cos come spesso gli accadeva con lei vicino, si sent estraniato, rapito. Ma ecco sopraggiungere il momento apodittico. Mentre Silvio, con il braccio destro, cingeva, in quell'atto pieno di affetto, la vita di Elena, avvis, sul dorso della mano, tesa a stringere quel corpo, un contatto, una tenue carezza . Pens a qualcuno del gruppo che, passando vicino, avesse inavvertitamente provocato quella fuggevole e delicata aderenza. Allora subito si distolse. Gir di scatto la testa su quel lato per rendersene conto ma not, con grande sorpresa, che accanto a lui nessuno poteva essere passato anche perch, 76 con altrettanta meraviglia, si accorse che in quella stanza vi si trovavano soli, come se quelle frotte di turisti, che avevano avuto noiosamente sempre vicino, fossero improvvisamente scomparse . Fu colto da una grande emozione mentre un brivido lo percorse tutto . Ma non disse nulla a Elena. La prese sottobraccio e, come se niente fosse accaduto, la condusse alla luce, nel giardino dove si mescolarono di nuovo con gli ingombranti e fastidiosi visitatori ammassati e fitti . Sembra di vivere una favola disse Elena scrutando come un obiettivo in carrellata, una ad una le colonne che delimitavano il peristilio di quella casa . S, vero... proprio una favola rispose Silvio ripensando a quella incredibile presenza di qualche attimo prima . Vivere in una casa come questa proffer Elena doveva essere meraviglioso . Certo. Fortunati coloro che hanno avuto questo privilegio . ... Che sono stati testimoni di una catastrofe! . Si dice che il periodo di massimo splendore per Pompei sia stato quello romano. Penso, invece, che l'et precedente, etrusca o sannitica, insomma prima dell'80 a.C, anche se non pu considerarsi la pi feconda, abbia avuto momenti di vita sociale fra i pi attivi e sereni. Per esempio il Foro e il Teatro Grande, che sono i monumenti pi imponenti ed importanti di Pompei, sono stati realizzati prima che arrivassero i romani . Ma queste splendide cose e queste affascinanti pitture sono romane... .

E evidente; anche se, si vede bene, che alcune soluzioni architettoniche richiamano i templi e le residenze etrusche con i tetti che convergevano al centro dell'insieme in modo che l'acqua piovana, raccogliendosi nelle grondaie di terracotta, finemente decorata, potesse attivare una serie di zampilli, come una fontana, convergenti in una vasca al centro dell'atrio . Non c' dubbio. Si tratta di un gusto raffinatissimo. Pensa: questa gente riusciva e rendere gaio e bello l'ambiente e gioio77 sa l'atmosfera anche quando la stagione si presentava brutta e inclemente. Durante la pioggia era come se si realizzasse una fontana... in casa . Ma anche riguardo all'arte figurativa... gli etruschi avevano gi eseguito le famose pitture negli ambienti tombali nel sesto secolo a.C. con la tecnica "a fresco". E, guarda caso, anche certe esecuzioni come, per esempio, il nudo, associato all'erotismo sembrano avere qualcosa in comune con quelle etnische . Cos, avviato il discorso su questo piano, entrarono ancora pi a fondo sull'argomento immedesimandosi in quel mondo del passato e raccogliendosi, nello stesso momento, in quell'aura che tutti e due erano riusciti a creare intorno a loro . Rifletterono su quegli esempi di architettura e di pittura e sul gusto di quegli artisti che avevano presente, principalmente, la natura nei suoi fenomeni e nelle sue espressioni: il sole e la pioggia, la terra e le piante, la luce e i colori . Silvio sosteneva che, evidentemente, di tale natura questi artisti avevano captato e assorbito il senso di armonia e di equilibrio i cui risultati tangibili erano l davanti a loro . chiaro che anche l'uomo, anzi proprio l'uomo con le sue forme anatomiche, con le sue esigenze reali, rappresentava un punto di riferimento, un modello antropocentrico cui appoggiarsi perch tutto fosse in accordo: l'ambiente, insomma, a misura d'uomo. Ma anche l'uomo a misura con l'ambiente. E non solo dal punto di vista della pura vivibilit, vale a dire della razionalit e funzionalit degli spazi secondo criteri distributivi di luce, di esposizione insomma di elementi collegati a questioni di ordine pratico, ma anche sotto l'aspetto di un irrinunciabile appagamento estetico . Quelle pitture erano indubbiamente belle a vedersi; certamente esse comunicavano un senso di piacere ad ammirarle. Ma quei corpi nudi raffigurati su quelle pareti sembravano le matrici di una proporzionalit che era senz'altro rintracciabile in quelle colonne, in quei volumi, in quelle superfici e nel modo in cui le misure e le qualit di questi elementi erano state messe insieme, distribuite, armonizzate . Poi Silvio cominci a dire: 78 Si dovrebbe conoscere pi a fondo e in maniera pi completa l'arte figurativa pompeiana per poter verificare il senso e l'importanza di queste nudit. Per quanto ne sappia credo che si tratti di un motivo assai ricorrente. A parte questi affreschi della casa dei Vettii, per esempio, sono abbastanza significativi i nudi della "Villa dei Misteri": quello dell'inizianda ai giochi dionisiaci o della 'Casa di Marte e Venere . Perch non andiamo a vederli? . Mi pare che non ci sia tempo. Converr visitare altre cose... Comunque sai che il Museo Nazionale di Napoli ricchissimo di reperti provenienti da questa zona? Anzi, ti dir che, a proposito delle figure nude, vi esposto un affresco che rappresenta, pensa un po', il gruppo delle "Tre Grazie" . Straordinario! Non vi saranno stati influssi greci? . Indubbiamente. Ma il senso erotico che promana da questi corpi pi italico; pi tipico di questa terra. Non dimenticare l'arte ornamentale e figurativa etrusca. Forse la necessit di rappresentare i corpi nudi non era solo dovuta ad un'esigenza di carattere estetico ma anche erotico. Diceva Plauto: "Pu/cra mulier nuda erti, quarti purpurata pukrior", cio la bella donna sar pi bella nuda che vestita di porpora . E allora Elena chiese, con il suo solito senso dell'humour, se anche lei fosse preferibile ammirarla al naturale o con indosso l'abito pi bello, pi prezioso del mondo. Se, insomma, lui la preferiva "vestita di porpora" o nuda .

Si mise poi a sostenere, prima che Silvio rispondesse, che l'abito non che un ornamento che fa apprezzare di pi ci che nasconde o che fa incuriosire e caricare di sensualit il corpo che c' sotto poich il godimento che si prova dinanzi ad una cosa bella presuppone non solo l'ammirazione ma anche il possesso. E se il corpo pi svestito, il possesso non si da forse per scontato? Cos' che mortifica e stempera il desiderio? Lo sai continu Elena assumendo ora un atteggiamento sbarazzino e sorridente l'atto d'amore senza desiderio diventa un'operazione meccanica e vuota. Lo sai o non lo sai? Poi, sei tanto sicuro che nel mio caso non ci sia proprio niente da tenere nascosto?... s... insomma: coperto? . 79 La frase di Plauto citata da Silvio aveva dato lo spunto ad Elena per continuare, s, a rimanere aderente al tema su cui discutevano ma, nello stesso tempo, si offriva come occasione per portare quel discorso su un piano pi ameno . Cos lui stette al gioco e, proseguendo su quel tono, cominci, con pacata determinazione, a rispondere alla provocazione di Elena . In quanto al desiderio devi sapere che, nel nostro caso, posso considerarmi ora, proprio ora, addirittura bramoso, anzi avido. E sei vestita. Se tu fossi nuda il desiderio sarebbe lo stesso perch esso deriverebbe dal fatto di averti vista vestita: di porpora o no. In quanto a qualche parte del tuo corpo da tenere nascosta posso mettermici a pensare. Ma se passo in rassegna tutto, pezzo per pezzo... la testa, il viso, il collo: meravigliosi; il seno turgido e pieno: da palpare e baciare; la vita sottile, i fianchi pronunciati, i glutei rotondi e sporgenti e il ventre leggermente evidenziato: un'autentica meraviglia; la peluria bionda sul pube: da accarezzare. E poi le cosce; ah! Le cosce su quelle gambe lunghe e proporzionate: tutto da mordere centimetro per centimetro... Elena mia, cosa vuoi nascondere? Cosa vuoi occultare? Poi quelle mani che sembrano uscite da un quadro di Rembrandt: gi, anche le mani... . E i piedi? aggiunse decisa Elena con aria sorniona, come a dire: e con i piedi come la mettiamo? A quel punto Silvio ebbe un attimo di esitazione anche perch non trov su quell'argomento la risposta immediata e, quel che era necessario, giusta . I piedi possono essere fatti in tanti modi. Ma affermare la bellezza e, magari, la grazia di queste parti del corpo poteva sembrare un po' eccessivo. Pens: i pittori del duecento il problema lo hanno risolto quando dovevano rappresentare Cristo in croce. Semplicemente eseguivano i piedi in modo tale che sembrassero mani.. . Per subito dopo gli venne in mente un'altra cosa . Colleg i piedi di lei all'uso che, a volte, ne faceva quando, nel comodo talamo, capitava di fare qualche giuoco d'amore in pi . In effetti era successo che, in una fase di intervallo, lei si 80 trovasse distesa sul letto e lui, in fondo, a guardarla stando seduto, con le ginocchia in avanti. E che con i piedi, proprio con i piedi, Elena cominciasse, quasi per divertimento, a toccargli la parte pi sensibile in modo tale e con un tatto cos sapiente da rimettere in condizioni Silvio di ricominciare, con rinnovata foga, un nuovo rapporto . Cos pens e cos disse ricordando, appunto, il particolare ruolo dei piedi della sua donna . E tanto era da ritenersi importante e determinante questa funzione; tanto utile ed essenziale si rivelava durante l'atto d'amore, che anche questa parte del corpo, di solito meno considerata ed osservata in sede di formulazione di giudizio estetico, ebbe l'onore, riconosciuto da tutti e due, di passare per assolutamente bella alla pari di tutto il resto. Il ruolo, particolare, di quelle estremit, assai funzionale in quel contesto, aveva fatto s che l'utile si fosse trasformato decisamente in bello . Con questo spirito uscirono dalla casa dei Vettii soffermandosi ad osservare l'osceno Priapo, dipinto sulla destra del vestibolo d'ingresso, visibilmente dotato di un sesso di enormi proporzioni: Certo, in quelle condizioni disse Elena all'indirizzo di quella figura poveri piedi miei! Non basterebbero della dimensione di due orecchie di elefante! . Non fece in tempo a finire di dire questa battuta che tutti e due furono attirati da un acuto e sonoro gridolino di meraviglia da parte di una turista, non pi in tenera et, che,

improvvisamente e impreparata, entrando, si era trovata davanti al beatissimo simbolo della forza generatrice . 81 CAPITOLO UNDICESIMO Era gi l'ora di pranzo e siccome capitava loro di transitare proprio vicino al posto di ristoro, situato all'interno degli scavi, decisero di fermarsi l . Quel ristorante si presentava assai accogliente tanto da invitare ad una sosta prolungata. Dato per che non potevano disporre di tanto tempo e che prima di partire volevano visitare la zona dell'anfiteatro, situata dalla parte opposta rispetto al punto in cui si trovavano, decisero di consumare un pasto ridotto scegliendo quelle pietanze che gi risultavano pronte. Un pranzo, insomma, finalizzato esclusivamente a far tacere la fame che, specie dopo aver fatto tanto percorso a piedi, cominciava a farsi sentire . Scelsero, al solito, un tavolo che risultasse pi appartato, pi staccato dagli altri proprio per avere la possibilit di sentirsi pi isolati possibile, per poter parlare e, magari, guardarsi con maggiore libert e naturalezza . La gente intorno, si sa, poteva dare loro fastidio . Avrebbero voluto trovarsi, sempre e in qualsiasi posto, assolutamente soli. Ma questa loro esigenza era, evidentemente, irrealizzabile proprio per il tipo di programma che stavano attuando il quale, immancabilmente, li portava a stare fra le persone. Se avessero scelto di passare quei tre giorni in una baita di montagna, allora non vi sarebbero stati problemi di fronte alla loro voglia di isolarsi . Tuttavia qualche soluzione riuscivano per ad attuarla anche nella loro condizione di turisti girovaghi . Del resto se, a momenti, si sentivano attratti l'uno verso l'altro e avvisavano istintivamente la necessit di un contatto, ovviamente epidermico e momentaneo, pi stretto, di un'aderenza pi ampia: una carezza, un abbraccio, un bacio... allora non si curavano pi di chi si trovava vicino. Questa voglia, come accadde, nel ristorante di Capri, vinceva tutto, superava ogni remora, ogni ostacolo ed era come se improvvisamente 82 esistessero solo loro due. Il mondo circostante non contava pi nulla Una certa loro impudenza, messa in atto nel momento in cui lo desideravano, li risarciva del fatto di sentirsi a disagio in mezzo agli altri . Cos, una volta seduti cominciarono a parlare: ma tanto erano presi dal fascino di quella citt e di quei luoghi che la loro conversazione riprese a ruotare intorno ai temi connessi a quel mondo il quale, almeno per Elena, rappresentava un'autentica, meravigliosa scoperta . La ricchezza di cose antiche che sono appartenute ad epoche remote di cui pieno il suolo italiano non appare poi tanto interessante e tanto importante per chi ha sempre vissuto sul posto. E invece colui che viene da fuori, per lo straniero che tutto ci assume un peso straordinario, un rilievo inusuale, nuovo e, in un certo senso, almeno in alcuni casi, addirittura traumatizzante . Fu Elena perci a fare domande rivolte a conoscere anche le cose pi semplici, pi ovvie: come a volersi rinfrescare la memoria e, magari, arricchirla di qualche dato in pi sulla storia che riguardava la sorte tragica, il cataclisma, la fine di quella citt . La testimonianza pi vera e pi sconcertante rispose Silvio quella che ci viene tramandata da Plinio il Giovane su una lettera a Tacito. In essa descritta la morte dello zio, Plinio il Vecchio, colpito da collasso cardiaco proprio a Stabia, l'antico porto vicino a Pompei, durante l'eruzione del Vesuvio che avvenne il 24 agosto del 79 d.C . Silvio aveva cominciato a parlare come se si fosse trovato davanti ad una scolaresca in visita agli scavi. Ma si accorse subito che il suo tono, troppo erudito e didascalico (che rischiava di irritare Elena) poteva anche diventare, senza volere, un motivo per sottolineare la differenza di et fra lui e lei . Effettivamente tutti e due non avevano timore di mostrar-S1 per come apparivano e non avvisavano mai uno stato di disagio di fronte agli altri. Ma, un po' perch faceva parte della natura stessa di Silvio l'assumere un atteggiamento cattedratico ogni volta si trovava ad esporre un argomento a lui 83 noto, un po' perch gli sembrava di avere a che fare con una ragazza

desiderosa di sapere e prontissima a recepire, ogni tanto si lasciava prendere da questa verbosit improntata alla didattica . Era lei, vero, a sollecitare risposte, a chiedere precisazioni e notizie. Ma Silvio sapeva tuttavia che, a forza di dire e di dilungarsi, avrebbe potuto anche correre il rischio di affermare cose che lei stessa era in grado di conoscere meglio di lui . Non era la prima volta, infatti, che trovandosi davanti ad un monumento, ad un palazzo, ad una piazza insomma a complessi antichi e famosi, fosse stata proprio Elena a dilatare il discorso e a precisare aspetti e dettagli del tutto conosciuti a Silvio . La chiacchierata, dunque, era andata avanti fino a puntualizzare le fasi pi salienti, narrate da Plinio il Giovane, sugli effetti della micidiale nube di polvere e lapilli che poi seppell Pompei e Ercolano . L'ansia di sapere che traspariva dal volto intelligente di Elena, aveva spinto il narratore a dire qualche parola in pi . Poi fu Silvio a fare una domanda: Sai che Pompei ispir un famoso romanzo storico addirittura tradotto in moltissime lingue? . "Gli ultimi giorni di Pompei" di George Bulwer-Lytton precis subito Elena lo conosco benissimo per averlo letto da bambina. Anzi ricordo alcuni particolari ambientali che corrispondono esattamente alla realt: me ne accorgo ora. Ricordo anche l'intreccio amoroso: Glauco e la sua donna Jone; Arbace cattivo e geloso che trama contro i due giovani. Poi l'eruzione del Vesuvio che uccide Arbace; quindi lui e lei che, in un lieto fine, si salvano convertendosi al cristianesimo. Abbastanza banale. Eppure ho letto questo romanzo, insieme ad altri dello stesso genere antico-romano come "Quo vadis?", con un interesse straordinario. Rileggendoli oggi... forse non andrei oltre qualche pagina... . Credo continu Silvio che quei romanzi abbiano gi fatto il loro corso. Uscirono in un momento particolare ed ebbero successo probabilmente perch sembravano (o erano effettivamente) novit. Poi perch, pi che altro, riuscirono 84 ad andare incontro ai gusti del lettore di massa . Questo argomento trov tutti e due disponibili per continuare a parlare mentre aspettavano che il cameriere servisse i piatti che avevano ordinato . E allora dissero che la letteratura d'appendice riesce a far vedere il mondo tutto rosa poich esige, fra l'altro, il classico lieto fine. curioso, osservarono, trattare un soggetto come quello della distruzione allucinante, tragica ed improvvisa di un'intera citt con una soluzione tanto caramellosa, evasiva, romantica e patetica. E vero che in quei tremendi frangenti, ci fu anche chi, per fortuna, si salv. Ma, certo, la risultante di un avvenimento del genere non pu rappresentarsi che grondante disperazione, paura e angoscia. A sopravvivere di fronte ad un simile spettacolo c' da impazzire . Evidentemente il cosiddetto bello, in un romanzo non sta nella conclusione di grande appagamento sentimentale nella quale lei e lui debbano convolare obbligatoriamente a giuste nozze e il malvagio puntualmente perire; ma esso, cio il bello, sta nella misura in cui riesce a porsi laddove questo appagamento si rivela riga dopo riga, secondo cui i fatti pi orribili, come quello della micidiale eruzione ne del Vesuvio, possono esser recepiti sulla base di un linguaggio e di una stile consoni a renderli il pi veristicamente e fortemente crudi ed efferati. Del resto il Dante dell'Inferno c'insegna . Elena e Silvio erano convinti di tutto questo. Non solo ma badavano cos tanto a scambiarsi tali opinioni al punto che non si accorsero nemmeno del cameriere il quale gi aveva portato in tavola, gi da qualche minuto, i due piatti di minestrone che avevano chiesto . Su, su disse Silvio altrimenti si fredda . Cos nel lasso di tempo in cui consumarono quella minestra, ognuno per conto proprio, rimugin su quelle cose che si erano dette traendone altre personali considerazioni. A lui venne perfino in mente tutta quella serie di trasposizioni in film sulla tragedia pompeiana realizzati fin

dall'epoca del muto", oltre ad una nota pellicola di successo, realizzata nel 1959 da Mario Bonnard e Sergio Leone, tratta proprio dal romanzo di Lytton . 85 Poi fu di nuovo Silvio a fare una domanda a Elena . Stanimi a sentire disse con tono di scherzoso sussiego come a volerla mettere in difficolt se tu dovessi descrivere, da scrittrice, l'ultimo giorno di Pompei, come procederesti? . Elena che, vuotato ornai il piatto, aveva gi assunto la posa di attesa (la sua posa classica con i gomiti appoggiati sul tavolo e le mani unite a sorreggere il mento) rimase un po' assorta con lo sguardo fisso rivolto verso il soffitto. Poi decisamente esord: Se si considera che l'impressione che si riceve, osservando i resti di questa citt e camminando attraverso le strade e le case, di trovarsi di fronte ad una civilt e ad una comunit che rispettavano estremamente la vita e che dalla vita cercavano di estrarre e di utilizzare le parti migliori; io sarei portata, intanto, ad innalzare un inno all'intelligenza, alla sensibilit e alla grandezza di questa gente. Tutto questo pu sembrare mito. E va bene: serve alla poesia . Ma pu diventare anche prosa, realt, cronaca. Considerami stupida, superficiale, presuntuosa, ma i nostri tre giorni, che stasera si concluderanno, credi che non siano un breve momento straordinario della nostra vita cos come Pompei stato un fugace periodo di grande splendore nella storia dell'umanit? Pensa alla fine fatale ed eroica di Pompei. Un'intera citt, seppellita con i suoi abitanti dalla furia di un vulcano, dal risvolto violento della natura, preservata perch i posteri sappiano, vedano, conoscano e, alla fine, rivivano, attraverso la nostra presenza su quelle stesse pietre, in quelle stesse case e sotto il cielo di prima, momenti della vita di allora . Tutto ci grandioso . E allora la tragedia finale appare non come un castigo alla lussuria, alla ricchezza, agli sprechi, alla cattiveria come nel romanzo di Lytton, ma piuttosto come una rinuncia consapevole e serena, come una sinfonia corale, come una cerimonia umanissima che suggella la conclusione di un'esistenza goduta e vissuta . Silvio l'ascolt attentamente senza interromperla. Anche se, a momenti, avrebbe voluto dire qualcosa in pi in merito a 86 quella versione che Elena proponeva con grande commozione e trasporto. D'altra parte ne rimase un po' meravigliato perch, effettivamente, non avrebbe immaginato di ricevere una risposta talmente chiara, risoluta e partecipata . Cos, terminata la sua dichiarazione, senza aspettare che Silvio riprendesse a parlare, Elena afferr coltello e forchetta e cominci ad aggredire il quarto di pollo con patate che le era stato portato proprio in quel momento . Cosicch disse alla fine Silvio la morte che si accanisce e che presenta la sua faccia violenta, feroce, crudele, spietata appare come motivo di maggior gloria per chi ha amato... nel senso che intendevi, la vita... . Certo. Ti ho detto che si possono fare altri esempi . Tutto questo giusto. E sono d'accordo. Ma intendevo dire un'altra cosa . Mentre Silvio si mostrava assorto in quei suoi pensieri che ancora non riusciva a palesare, Elena lo guard nell'intento di scoprire che cosa gli prendesse . Poi, con atteggiamento di preghiera, gli si rivolse cercando anche di distoglierlo da quelle riflessioni che gli impedivano di pranzare tranquillamente: Ma dai! Su... mangia! Mangia che non abbiamo tempo! . Finalmente Silvio si decise ad occuparsi della sua razione di pollo. Ma si vedeva bene che procedeva con movimenti lenti e meccanici. Sembrava che improvvisamente gli fosse andata via la fame che aveva, prima di mettersi a sedere. Poi s'interruppe di scatto e prese a fissare Elena: aveva finalmente deciso di tirare fuori il rospo: Scusa, ma ripensavo alla tua similitudine. Hai detto che questi nostri tre giorni, belli ed esaltanti, possono essere paragonabili, mutatis mutandis, al felice periodo pompeiano... . Beh? . ... Beh un accidente! Hai anche ammesso che la logica conseguenza sarebbe la fine violenta . Allora? .

Allora non sono mica tanto d'accordo . Ma caro vuol dire che ci troveremo insieme anche in quel momento... . 87 Elena, nel pronunciare quella frase aveva teneramente fatto una carezza a Silvio il quale, visto che il discorso stava prendendo una piega scherzosa, cambiando tono, insist col dire: Quindi ci sarai anche tu in quel momento fatidico! . Senz'altro. Dove vuoi che sia. Dove andrei senza di te? . Ma guarda un po' che tipo. Sai come dicono i romani, quelli di oggi: ma va a mor ammazzata! . Stai attento che secondo i nostri desideri, toccherebbe anche a te . Ohe! Scherzavo: naturalmente. Andiamoci piano... . S, andiamoci piano. E che il nostro "79" arrivi pi tardi possibile! . 88 CAPITOLO DODICESIMO Per giungere all'anfiteatro si doveva coprire un percorso di circa un chilometro. Non era tanto ma nemmeno poco . Dato per che il bel sole invitava a fare una passeggiata, dopo aver mangiato, e considerato che, per arrivare a quella mta, avrebbero avuto l'occasione di percorrere una delle strade pi importanti degli scavi cio la via dell'Abbondanza, confermarono il loro proposito e si avviarono camminando in quel selciato pieno di fascino e di mistero . Quanti particolari e quanti segni evidentissimi testimoniavano la funzione che avevano avuto quelle pietre poste sul piano di quell'antica strada! Quanto movimento, quanti passaggi, quanto viavai doveva esserci stato se le ruote di quei carri erano riuscite, con il tempo, a incidere il selciato e a fare due profondi solchi paralleli su quella massa granitica e compatta. Chiss di quante vicende, di quanta vita, di quanto lavoro sono stati testimoni quei fortunati sassi . Ecco disse ad un certo punto Silvio noi passiamo di qui come se passeggiassimo, non so, sul lungomare di Viareggio: voglio dire con tanta disinvoltura e tanta ingenuit che senz'altro contrastano con la pregnanza storica di tutto ci che calpestiamo e che ci circonda . L'abbiamo gi avuta questa impressione appena siamo entrati stamattina. Certo, pi cose si vedono, pi stiamo qui e pi si sente questo contrasto. Come se tutto meritasse sempre maggiore rispetto . Gi. Sembra effettivamente di trovarci in un luogo sacro: come in una grande cattedrale . Cos percorsero tutta quella strada, ora lungo l'asse centrale ora sugli alti marciapiedi laterali soffermandosi, ogni tanto, ad osservare qualche dettaglio, qualcosa che li incuriosiva di pi come certe insegne di negozi scolpite sui muri, certi strani banchi, in muratura, di posti di rivendita, certi elementi decorativi e cos via . 89 Poi, fiancheggiando la casa di Loreius Tiburtinus, giunsero davanti al grandioso anfiteatro . Mentre durante il tragitto lungo via dell'Abbondanza, Silvio e Elena avevano incontrato s e no una decina di persone, sull'ultimo tratto che avevano percorso prima di arrivare in quel punto, l'ambiente si era fatto completamente deserto e silenzioso. Sicch quando salirono sulla scalinata pi alta della costruzione per ammirare in un unico colpo d'occhio l'arena, l'impressione che ricevettero fu ancora pi singolare. Di fronte ad uno spettacolo cos grandioso, in un luogo che poteva ospitare ben dodicimila persone e che si presentava del tutto vuoto (di visitatori) era naturale che si avvisasse un senso di grande desolazione e di profonda tristezza . Per la verit quelle teorie di gradinate concentriche non apparivano del tutto vuote. Di fronte a Silvio e Elena, seduti su una delle prime file, a guardar bene, si distinguevano, un p mimetizzati con i toni grigi della pietra, due giovani che si abbracciavano e che si baciavano . Non si poteva dire, allora, che non vi fosse nessuno ma, certo, quel dettaglio di quei due completamente presi dalla voglia di stringersi e di sentirsi un tutt'uno, non faceva altro che accentuare e rendere pi struggente la sensazione che avevano avuto . Piano piano scesero fin nella grande arena ellittica, nella zona dei "ludi gladiatorii", nell'area dell'azione, dello spettacolo .

Silvio allora si ricord di avere con s la macchina fotografica cosicch, mentre Elena era assorta ad ammirare quelle gradinate ruotando lentamente fino a compiere un giro intero su se stessa, scatt qualche posa cercando di cogliere, attraverso l'espressione del volto di lei, la forza e la potenza di quell'ambiente. E rimase cos preso da quel lavoro di ricerca dell'inquadratura che non ci volle tanto a lasciare la fantasia libera di visualizzare spezzoni e flash di un mondo fuori del tempo. Tanto che immagin, per un attimo, la sua donna come protagonista di una rappresentazione, di un'impresa, insomma come di fronte ad un compito da svolgere circondata dalle gradinate piene di spettatori . 90 Cos la vide bella, statuaria. Ma anche attonita, sorpresa, incantata . Attraverso il mirino della macchina fotografica si fissarono allora sulla retina dell'occhio puntato di Silvio, precise immagini di cui assaporava il piacere di rivedersele con calma impresse sul cartoncino . Certo, a pensarci bene, una volta ottenuta questa immagine stampata e a colori formato cartolina, che cosa poteva rimanere a Silvio? Ben poco, veramente un'assai magra soddisfazione rispetto alle possibilit che ora gli si offrivano. Ma era gi qualcosa per lui. Poich guardando quella figura a distanza di tempo riusciva automaticamente ad evocare tutta una serie di circostanze, di condizioni e di atmosfere che gli facevano, in un certo qual modo, rivivere quegli attimi inebrianti di contatto reale che c'erano stati . Anzi, quelle foto tendevano a caricarsi di un valore tale da renderle materiale particolarmente prezioso per Silvio il quale vedeva in esse la sua attiva e viva presenza perci la parte migliore dei suoi giorni, ormai trascorsi, e della sua esistenza legata ad un tempo passato . Chiss se questi oggetti, proprio in quanto capaci di suscitare un ricordo e un'emozione, potevano in qualche modo presentarsi come un qualcosa in pi della semplice riproduzione della figura e di ci che la circonda? Pu darsi che nell'operazione meccanica dovuta al movimento dell'otturatore della macchina fotografica, si sia creato, data la grande emozione emotiva, addirittura reciproca, tra Silvio (l'autore) e Elena (il soggetto), la condizione per arricchire quell'immagine di un dato che andasse oltre l'abituale e ordinario lavoro artigianale? Ecco qua disse Silvio con una evidente aria di soddisfazione dopo avere scattato quattro inquadrature credo di avete fatto, minimo minimo quattro opere d'arte . Ed Elena di rimando: A mezzo busto, come la Gioconda, oppure intere? . In tutti e due i modi, amore mio bello! . E per convincere Elena e se stesso che era riuscito a cogliere veramente la posa ideale e l'essenziale della materia da ritrar91 re, cominci a parlare di ci che era riuscito ad impressionare sulla pellicola . Ad esempio il fatto di avere immaginato la sua donna protagonista in quell'arena, aveva spinto Silvio ad eseguire inquadrature in primo piano dal basso cos da accentuare l'effetto di monumentalit. Ma anche un'Elena a figura intera, con le gradinate per sfondo, sarebbe apparsa eretta, appoggiata sulla gamba sinistra, con la gamba destra leggermente piegata al ginocchio; anzi, ancora pi impettita perch ripresa nell'attimo in cui, con le mani alla vita, si era atteggiata portandosi, in un leggero scatto, i gomiti indietro . A pensarci bene osserv Elena assumendo una posa tale da esprimere concentrazione e riflessione la possibilit che esiste di documentare con immagini autentiche e vive gli avvenimenti del mondo di oggi, straordinaria. Fra mille, duemila anni si sapr alla perfezione come abbiamo vissuto. L'uomo del futuro conoscer tutto di noi fin nei minimi dettagli. La fotografia, il cinema, la televisione gli daranno la possibilit di avere tutto davanti: figure fisse, in movimento e perfino le voci e i rumori . Per gli storici sar facile capire il nostro tempo . Immagina di avere la possibilit di rivedere, come in uno schermo, questo anfiteatro pieno di gente di Pompei, di sentire le parole, le urla, i suoni... Sarebbe fantastico! . Direi, invece, che a me pare fantastico cos, come ora. L'immagine reale, fotografica di ci che veramente accaduto qui dentro avrebbe valore solo come documento. Ma proprio perch

non abbiamo nulla di tutto questo, siamo costretti a far lavorare la nostra immaginazione che, partendo da questa realt, da questi reperti, cio da ci che rimasto e che esiste, stimolata da questo materiale sopravvissuto, libera di elaborare e di creare fatti e personaggi fra i pi favolosi e i pi suggestivi . Non mi dire che questi resti di Pompei hanno avuto la forza di alimentare la fantasia degli artisti e di ispirarli a fare qualcosa di buono e di valido... Ti risulta che l'arte del mondo moderno abbia partorito qualche opera di rilievo appoggiandosi a queste testimonianze? . 92 A tale domanda Silvio non seppe rispondere senza prima riordinare un po' le idee . Cos prese Elena sottobraccio, la condusse sulla gradinata (proprio sul lato opposto ai due giovani che si baciavano ancora senza interruzione) e la invit a sedersi per continuare a scambiarsi opinioni ma anche per approfittare di riposarsi un po' . Ripresero quindi a parlare sullo stesso argomento di prima cominciando da dove si erano interrotti . Effettivamente non si poteva affermare, per quanto fosse di loro conoscenza, che Pompei fosse stata una fonte vivida e diretta di ispirazione nel campo delle arti . Pu darsi ammise Silvio che certe espressioni artistiche di oggi, l'architettura per esempio, abbiano risentito l'influenza delle strutture urbane e residenziali tipiche di questa citt; che, magari, indirettamente, anche la pittura riveli qualche aggancio. Pensa all'uso, ormai diffuso, che si fa del termine "rosso pompeiano" quando si vuole indicare un preciso tono di colore. Oppure l'idea di movimento attuata dall'anonimo pittore della "Villa dei Misteri" a mezzo dell'iterazione del personaggio principale: cosa che pare anticipare il cinema cio quella che sar l'arte dell'immagine in movimento per antonomasia . Cos fu proprio a proposito della pittura che Silvio ebbe modo, riallacciandosi a quanto avevano osservato durante la vista alla casa dei Vettii, di ricondurre il discorso sulla funzione dei mezzi della comunicazione visiva caratteristici della societ contemporanea. E allora sostenne che, a proposito di quell'iconografia (compresa la scultura) che rappresenta il corpo umano nudo, cos ricorrente nell'arte di tutti i tempi, spetti oggi alla fotografia, al cinema e a tutte quelle espressioni contemporanee di ordine figurativo e pittorico, come l'illustrazione, la pubblicit, i fumetti e cos via, il compito di riproporre il nudo agli occhi dello spettatore, dell'osservatore e del lettore come appagamento di un'esigenza che fa parte della natura stessa dell'uomo . Prima continu Silvio era la pittura in quanto forma diffusa della comunicazione, che soddisfaceva questa neces93 sita. Cos pure la scultura. Pensa alle statue di piazza della Signoria a Firenze esposte dove abitualmente la gente si riunisce; oppure quelle dell'antica Grecia. Spesso, quelle donne di marmo, sebbene vestite, apparivano in modo che i drappi aderissero al corpo come fossero bagnati, proprio per mettere comunque in evidenza le loro forme anatomiche.. . Poi anche il teatro aveva, in certi casi, questa funzione con l'esibizione del corpo nudo . Vuoi che qui a Pompei, nei teatri, e anche in questa arena non siano avvenute rappresentazioni dove il corpo e la sua bellezza non abbiano svolto il ruolo di protagonisti? . Su questo argomento chiss quanto sarebbe andato a lungo il discorso avviato; anche perch quel luogo invitava a riflettere e ad immedesimarsi in quelle cose. Sembrava come se lo stare l seduti in quei blocchi di pietra consentisse di liberare, in chi ne fruiva, una capacit atta a suggerire sensazioni e idee altrimenti avvisabili e impensabili . Mentre continuavano a parlare ed Elena portava alcuni esempi di probabili messinscene di qualche autore classico greco per cui, conoscendo il testo, poteva farsi pi facile immaginare l'avvenimento e il clima, i due giovani di fronte, che ancora insistevano con i loro baci, avevano deciso di alzarsi scendendo in basso fino a mettersi al centro dell'arena . Silvio e Elena non potevano fare a meno di seguirli con lo sguardo, sia perch codesti due innamorati costituivano le uniche presenze vive di quel momento, sia perch erano ormai rimasti incuriositi dalle loro effusioni che sembravano farsi pi intense, pi agitate, insomma pi cariche di desiderio. Ora un'impressione strana assal Silvio. Perch si accorse, mettendo a

fuoco il suo sguardo, che quella ragazza somigliava perfettamente, quanto stranamente, a sua madre cos come appariva ritratta nelle foto di famiglia che risalivano a quando, da giovanissima, passava le vacanze al mare. Ed era come se essa gli desse l'esempio, lo invitasse, insomma a fare ci che stava facendo lei in quel momento. Allora una sorta di sensazione edipica lo assal, lo frastorn, lo caric di sensualit, di libidine. Ma fu un'emozione che, anche in questo caso, tenne per s . 94 Intanto il partner della misteriosa ragazza la baciava sulla bocca, poi sul collo e sul seno appena coperto da una leggera camicetta; le scomponeva i capelli, le stringeva ora le braccia, ora la vita, ora il volto con tutte e due le mani. Lei lo teneva ai fianchi e muoveva il bacino a destra e a sinistra: prima lentamente poi ad un ritmo pi serrato spingendo anche in avanti come a voler aderire al corpo del suo uomo sempre di pi . Dopo due-tre minuti si ritrovarono in ginocchio, uno di fronte all'altro, sempre abbracciati, sempre avidi di baci . Poi fu la ragazza a sdraiarsi, ad aprirsi la gonna e ad accogliere sopra di lei il suo uomo allargando le gambe . E fecero l'amore l, nell'arena . Davanti a quella scena, davanti a quel rito non c'era nessuno . O era come se non ci fosse nessuno perch in quel momento Silvio e Elena, stretti l'uno con l'altro, avevano preso a baciarsi con insolito ardore . 95 CAPITOLO TREDICESIMO Fra il traffico intenso sull'autostrada Pompei-Napoli c'era anche la macchina in cui viaggiavano, a velocit di crociera, un uomo e una donna: lui vicino alla cinquantina ma ancora prestante e giovanile, lei di vent'anni meno ma di aspetto pi maturo rispetto all'et che aveva . Procedevano diritti sulla loro corsia, tranquilli, lasciando che le altre auto, incanalate in quella direzione, li sorpassassero a volte a velocit supersonica come a voler andare chiss dove, certamente guidate da incoscienti spericolati, indubbiamente sprovveduti, sicuramente nell'esercizio di una funzione esorcizzante volta a colmare stati di inferiorit e di frustrazione . Silvio ed Elena non avevano problemi, non avevano complessi: erano liberi. Ecco perch stavano in quell'auto (la quale aveva offerto loro un gran servigio in quanto strumento per realizzare quel meraviglioso itinerario della durata di un giorno), senza spingere eccessivamente l'acceleratore, senza forzare, senza approfittare delle possibilit che poteva offrire quel prezioso mezzo meccanico, eppure scattante e brillante . D'altra parte a loro non interessava nemmeno arrivare a Napoli, come si dice, prima possibile. Dovevano prendere il treno per Roma ma, di proposito, non si erano interessati agli orari ferroviari proprio per non avere la preoccupazione, in questa ultima fase del loro incontro, di sottostare ad una scadenza o di rispettare un orario prestabilito . Sarebbero arrivati a Napoli, avrebbero consegnato la macchina presso l'agenzia di autonoleggi (proprio in piazza Garibaldi davanti alla stazione ferroviaria) e si sarebbero informati sul primo treno in partenza per Roma . Per questo non esigevano da quell'auto nient'altro che essere portati comodamente e disinvoltamente verso la loro meta . Procedevano cos disinibiti e sciolti . Gli altri, quelli che li sorpassavano, sembravano non esse96 re d'accordo sul modo in cui Silvio guidava la macchina. S, perch, una volta affiancati, si giravano, autista e passeggeri, verso di lui con aria un po' contrariata come a dire: "Ma cosa fai? Vedi io come vado spedito? Come guido bene? Come so sfruttare la macchina e, alla fine, come sono bravo?" . In altri casi Silvio avrebbe commentato: "Poveretti...". Ora si accorgeva della presenza, fugace per fortuna, di questi dementi scalmanati con quelle immodificabili e riconoscibili facce da idiota. Ma anzich sentirsi preso da quell'abituale senso di rammarico per ritrovarsi l nell'autostrada, in comunit con gli altri guidatori perci dentro una collettivit eterogenea e sconosciuta, quindi anche pericolosa; anzich avvisare, dunque, come gli accadeva sempre

quando viaggiava da solo, questo stato di disagio, si rendeva unicamente conto della circostanza, freddamente e con distacco, senza quindi la forza di reagire nemmeno minimamente . Dopo tutto era troppo preso dalla presenza della sua splendida compagna e allora preferiva liberarsi dalla tensione tipica del guidatore per concentrarsi tutto su di lei anche perch, a questo punto, gli era venuta in mente un'affermazione che Elena aveva fatto il giorno prima riguardo a certe sue difficolt a rendersi libera per quella vacanza: un'affermazione che poi non aveva avuto pi esito ma che per Silvio non si era tolto dalla mente. Ora voleva quella spiegazione che fino a questo momento aveva evitato di chiederle . Si ricord che a Capri Elena ebbe occasione di cominciare un discorso che poi non volle continuare. Proprio lei afferm, infatti, di avere avuto non poche difficolt per poter realizzare l'idea di stare tre giorni in giro con l'uomo che desiderava ardentemente . A questo punto, sollecitata da Silvio, confess che quella breve vacanza l'aveva ottenuta chiedendo ai suoi capi, in ambasciata, di voler visitare Roma, il Vaticano e che per questo, le sarebbero occorsi almeno tre giorni di libert . Qualcuno dei suoi colleghi si era offerto addirittura di accompagnarla, per farle da "cicerone". Ma lei, molto garbata-mente e gentilmente, aveva spiegato che preferiva andare da a anche per avere la soddisfazione di scoprire le cose da s; 97 eppoi per sentirsi libera di muovesi a suo piacimento . Ma siccome Elena alloggiava in albergo e avrebbe dovuto rendersi reperibile per qualsiasi necessit, il fatto di assentarsi per tre giorni diventava un rischio che poteva toglierle la tranquillit. Per questo aveva fatto di tutto per non affrontare con Silvio un discorso del genere all'inizio del loro viaggio in modo che, tale argomento, cui aveva ingenuamente accennato, non costituisse motivo di preoccupazione per tutti e due e per non pregiudicare minimamente il clima di isolamento e di straniamento che erano riusciti a stabilire durante quel breve incontro. Poi aggiunse: Volevo evitare di dirti questa cosa. Ma tu hai insistito... e allora... non mi sembra il caso, comunque, che tu, ora la prenda cos. Ti assicuro che non ci saranno complicazioni che non accadr nulla di particolare. Anche se mi avessero cercata. Ho delle amiche a Roma e posso sempre dire d'essere stata a dormire da loro. Poi, non mi fanno mica un interrogatorio!. In questo modo Elena cercava di rassicurare Silvio il quale aveva gi aveva dato segni di cambiamento di umore . Egli, infatti, appena resosi conto che praticamente la situazione di lei era cos delicata, tanto che l'allontanamento da Roma appariva chiaramente come una decisione del tutto azzardata, si era messo zitto fissando la strada e concentrando la sua attenzione sulla guida, mentre la macchina, sollecitata dalla pressione sull'acceleratore, aumentava progressivamente di velocit . Di fronte a questa sorta di confessione che Elena sviscerava con la sua consueta naturalezza, Silvio non trov altra soluzione che reagire con una stizza incontrollata la quale doveva ripercuotersi sul mezzo che conduceva, vale a dire su ci che, in quel momento, adoperava, dominava, guidava . Mentre l'auto aumentava sensibilmente l'andatura . Elena badava ancora, con i suoi gesti, con la sua voce pi armoniosa del solito, con una specie di supplica a convincere e a rassicurare Silvio che veramente non avrebbe avuto nessun guaio poich la fiducia in lei, diceva, era piena, illimitata e che, alla fine, le avrebbero perfino perdonato anche una 98 scappatella: ammesso che i suoi capi fossero venuti a sapere di questo suo viaggio fuori Roma . Disse, s che il suo permesso di soggiorno non prevedeva spostamenti e che, quindi, sarebbe stata in difetto; ma precis pure che il suo nome non era stato registrato in quell'albergo in cui avevano dormito e che, perci, formalmente non c'era di che preoccuparsi. Bast poi che Elena lo accarezzasse affettuosamente e che lo baciasse teneramente sulla guancia con quelle sue labbra morbidissime perch, alla fine, Silvio si volgesse rassicurato verso di lei e cercasse subito un contatto appoggiando, in segno di condiscendenza, la mano destra sulle gambe di lei,

accarezzandole Ma ormai la macchina procedeva ad una velocit pi sostenuta rispetto a prima tanto che, in quel modo, arrivarono a Napoli in un batter d'occhio . Poco dopo, dopo essere passati dalla biglietteria, erano gi sull'espresso diretto a Roma, in partenza proprio in quel momento: come se il capostazione li avesse aspettati . Silvio e Elena sapevano che di l a qualche ora avrebbero dovuto separarsi, che ognuno si sarebbe di nuovo inserito nell'ambiente abitudinario per ricominciare ad occuparsi dei problemi quotidiani: quei soliti problemi che comporta il lavoro e, per lui, la famiglia con tanti piccoli, noiosi ma inderogabili compiti che richiede il vivere comune, cosiddetto civile: il rinnovo dell'abbonamento all'autobus e dei bolli della macchina, della patente e del passaporto; il pagamento del premio di assicurazione della macchina; l'immancabile e periodica richiesta di documenti presso gli uffici pubblici, sempre pieni di gente, per stati di famiglia, dichiarazioni, atti notori; il pagamento della bolletta del telefono, dell'energia elettrica, del gas, del gasolio da riscaldamento. Poi le riunioni del condominio, del consiglio circoscrizionale; senza contare la noia del rispondere al telefono e delle chiamate che, spesso, obbligo fare ai colleghi, ai parenti, agli amici... e tutto, tutto il resto: a causa di un infinit di affari da sbrigare e di ruoli da svolgere . Sapeva Silvio, s, ma anche Elena, che cos, purtroppo, pi meno doveva essere; poich si rendevano conto che la feli99 cita, la vera ed esaltante felicit, si riesce a raggiungere, nella vita solo in momenti particolari i quali non possono essere di un'intensit costante, permanente, durevole . Insomma erano perfettamente coscienti che questa loro gioia del ritrovarsi insieme si delineava completamente diversa da quella che sarebbe stata del vivere insieme . Tutti e due erano d'accordo sul fatto che il reale possesso della donna per l'uomo, e viceversa, si realizza solo in una condizione fuori dalle regole del possesso stesso. E nessuno poteva contestare a Silvio e a Elena il fatto di sentirsi, in quei momenti, l'uno dell'altro in maniera completa, totale, leale, assoluta . Se avessero scelto di unirsi, prolungando definitivamente questo grande piacere dello stare accanto, avrebbero commesso un grande errore poich il loro mnage avrebbe conosciuto anche la noia, l'intolleranza, le incomprensioni, la frustrazione perfino il fastidio e, in definitiva, la mortificazione dell'amore . Tutto questo, loro, lo sapevano . Fra poco, dunque, i due amanti avrebbero dovuto salutarsi, separarsi e ognuno andare per la propria strada: lui di nuovo con la famiglia, lei in ambasciata con i suoi colleghi e il suo lavoro: come se nulla fosse successo. Mentre a tenerli ancora uniti in qualche modo (e almeno per il periodo in cui Elena si sarebbe fermata a Roma) doveva essere il telefono con un saluto e una breve conversazione ogni tre-quattro giorni, e basta . Anche questo, loro, lo sapevano bene . Ecco perch ora che solo si guardavano, avvisavano la sensazione di essere completamente felici, senza rimorsi, senza rammarichi, senza timori, senza apprensioni . Ma intanto il tempo era passato e il treno cominciava a rallentare in vicinanza della stazione di Roma . Il rumore e gli strattoni provocati dagli scambi, uno dietro l'altro, lasciavano capire, anche senza guardare fuori dal finestrino, che ormai il viaggio poteva considerarsi terminato. Ed era come se quei segnali sonori, un po' violenti, volessero agire su di loro per destarli da quello stato di abbandono 100 e di torpore e avvisarli che ormai tutto era compiuto e che inesorabilmente si chiudeva una parentesi zenitale, stupenda, stellare della loro esistenza . Fuori dalla stazione si salutarono semplicemente come due amici . Forse era l'ambiente che non si prestava alle tenerezze: un viavai di gente di ogni tipo, improvvisati venditori di sigarette, di ombrelli, di accendini; poi i frastuono delle auto, le voci, i brusii, gli scalpiccii... tutto invitava ormai alla distrazione. O forse fra di loro non c'era pi niente da dire... e anche da fare: dopo tanti intensi momenti trascorsi insieme .

Cos Elena prese un taxi accennando all'indirizzo di Silvio un ultimo saluto dall'interno della macchina: ancora una volta con quel sorriso radioso che la distingueva . Lui aspett che il mezzo si allontanasse e sparisse fra il caos della altre auto. Poi torn indietro incamminandosi verso i binari con la sua "ventiquattrore" in attesa che un treno lo riportasse a casa . Silvio godeva ancora di quella felicit accumulata nello spazio di tre giorni e, nonostante il distacco dalla sua donna, si sentiva soddisfatto e appagato in tutto . Ma una volta trascorsi i primi minuti, di nuovo inserito nel mondo di tutti i giorni, lo colse il dubbio, ripensando a quel saluto, di non rivedere pi la sua bella Elena, quindi l'angoscia per qualcosa che gli avrebbe impedito di ritrascorrere di nuovo altre meravigliose giornate con lei . Allora incominciarono ad assalirlo i pi brutti pensieri . Ci si mise anche il tempo, che in quel momento cominci a minacciare pioggia rabbuiandosi e accelerando cos l'oscurit dell'ora del tramonto . Poi a dare il colpo di grazia fu l'annuncio agli altoparlanti della stazione di uno sciopero a "gatto selvaggio" proclamato dai conduttori . Silvio allora avvis le peggiori sensazioni: una feroce rabbia, prima di tutto; poi un improvviso odio contro gli uomini, contro il sistema, contro la sorte che lo bloccava l, che lo metteva in difficolt e che scompaginava irrimediabilmente i suoi programmi. Ebbe perfino un gesto di incontinenza e 101 mormor qualche imprecazione . Alla fine, dopo questo sfogo, ormai rassegnato, si sent tremendamente deluso, solo ed avvilito. Tanto che non ebbe nemmeno la forza di decidere sul da farsi . Improvvisamente gli venne in mente una cosa . Nei momenti di sconforto e di desolazione era solito estrarre dal suo portafogli una lettera (che custodiva gelosamente) che sua madre gli aveva scritto pochi giorni prima di morire quando, da giovane, Silvio si trovava impegnato come militare di leva lontano da casa . Apr delicatamente e amorevolmente quel prezioso documento e lo lesse, riflettendo particolarmente sulle ultime righe che cos recitavano: "Ricordati che ti sar sempre vicino nei momenti difficili, ma anche nei momenti particolarmente felici per vivere con te la gioia e il piacere che avvisi in quelle circostante neU'apprevgare in pieno la "belletta" sotto qualsiasi forma ti si presenti. Stai sicuro che parteciper anch'io alle tue pi straordinarie sensazioni. Sentirai la mia presenta" . Cos dopo essere passato davanti a quell'edicola, ora squallidamente chiusa, dove tre giorni prima aveva incontrato, raggiante la sua donna, si mise a sedere su una panchina di granito sotto le pensiline e stette l per qualche ora, forse tutta la notte, mentre l'aria ormai quasi fredda, lo costringeva a rannicchiarsi accavallando le gambe e incrociando le braccia come a proteggersi . 102 AMORE NON AMORE Finisce la seconda guerra mondiale e, all'inizio degli anni cinquanta, comincia il cosiddetto boom economico . Sono gli anni della speranza. Una volta chiuso per l'Europa uno dei momenti pi drammatici della sua storia, la voglia di vivere, di usufruire al meglio ci che ti offre la vita, prende il sopravvento su tutti, specie su coloro che, usciti da un'infanzia disagiata e tragica, si trovano nella condizione di affrontare la propria esistenza con la forza e la baldanza della giovent . I disagi, tuttavia, non sono pochi. Ma l'ottimismo ha il sopravvento. E con l'ottimismo la tolleranza, la comprensione, la solidariet quindi il facile superamento di qualche incidente di percorso che pu avere lasciato il segno a causa di un passato prossimo vissuto fra tante insidie e tante terribili circostanze . Quando Loredana e Guido si incontrarono e si conobbero sui banchi di scuola e tutti e due decisero di frequentarsi attratti, dapprincipio, da una reciproca simpatia, sia lui che lei portavano con loro, chi in un modo, chi in un altro, il timbro indelebile impresso da un'esperienza che aveva a che fare con gli eventi della recente, disastrosa guerra .

Loredana, allora tredicenne i cui generosi ormoni l'avevano dotata di un aspetto precocemente maturo e di non poca avvenenza, si trovava sfollata con i suoi genitori (a causa dei frequenti bombardamenti in citt) presso una casa colonica situata in un ameno poggio della campagna toscana, ospite di una numerosa famiglia di contadini. La madre, stretta osservante di una educazione e di una disciplina conservatrice e tradizionalista (oltre che cattolica) poteva pensare ad una figlia ancora vergine e con tutte le carte in regola per una sistemazione matrimoniale tra famiglie "per bene". Del resto il padre di lei, uomo buono e accomodante, svolgeva un'attivit artigianale assai redditizia tale da consentire alla famiglia un 105 tenore di vita elevato perci con un buon viatico per integrarsi fra la borghesia emergente del dopoguerra . Per quanto riguardava Guido, primogenito di una famiglia numerosa con il padre che riusciva a mantenere a stento la baracca facendo affidamento solo del magro stipendio di statale, la guerra fu galeotta per un altro verso . Nei due-tre anni che seguirono la fine del conflitto mondiale, Guido risent di un forte indebolimento dovuto al perdurare di una scarsa nutrizione sofferta negli anni della guerra . Per l'appunto successe che per una emorragia interna, un bel mattino espettorasse sangue. In poche parole, una volta fatte le visite di rito presso il dispensario antitubercolare, il medico di turno consigli alla madre del ragazzo il ricovero in una clinica specializzata . Non ci fu niente da fare da parte del malcapitato per evitare questo ricovero. Anche perch, una volta trattenuto per almeno tre mesi in quel sanatorio, avrebbe avuto diritto ad una piccola pensione momentanea: cosa che poteva costituire un aiuto, sebbene modesto e temporaneo, per superare, o quanto meno per mitigare, i gravi problemi finanziari coi quali combatteva la sua famiglia . Guido cap che quell'introito rappresentava dunque un importante contributo e non pot insistere nel suo diniego. Con rammarico e con le lacrime agli occhi, part per San Miniato, in provincia di Pisa. E l rest per tre mesi esatti, soggetto ad una terapia che consisteva solo in qualche endovenosa a base di calcio . Solamente tre mesi di degenza: ma bastanti per appiccicare addosso a Guido l'epiteto, allora umiliante e dispregiativo, di tubercolotico . In un posto piccolo come quello in cui vivevano i due giovani la voce su questo passato recente di Guido fece presto a giungere alle orecchie addirittura della madre di Loredana. La quale intim alla figlia di cessare immediatamente quella relazione appena iniziata e, fortunatamente secondo lei, non ancora di dominio pubblico . L'aspetto curioso della faccenda consist nel fatto secondo cui, Loredana, quindi la pi direttamente interessata a quella 106 storia, non obiett alcunch. Forse perch pens che qualcuno, geloso di lei, avesse fatto in modo di informare la madre di una cosa, inventata, che poi avrebbe creato difficolt e problemi ai due ragazzi, quindi la conseguente rottura del loro rapporto. Se cos fosse stato c'era veramente da sospettare che Loredana avesse pensato ad una calunnia, da parte di un suo segreto spasimante, nei confronti di Guido, al quale, tuttavia, rest pi facile e comodo interpretare quell'atteggiamento di lei come una prova di sincero e appassionato amore . Intanto il mnage continuava fra i banchi di scuola e, pi che altro fuori, quando i due innamorati cercavano posti appartati nella periferia della citt per soddisfare la loro reciproca attrazione . In effetti le avances di lui, assai modeste e caute, arrivavano al palpeggio delle belle e sode gambe di quel campione di bellezza . Quel mnage and avanti per qualche mese tra le invettive, i controlli, le minacce dell' arcigna madre di lei . Ora s che Loredana disobbediva all'inflessibile carabinie-ra cercando di dedicare pi tempo possibile al suo ragazzo al quale confessava, accoratamente, di volergli un'infinit di bene e di ritenerlo l'uomo adatto per trascorrere insieme tutta una vita .

Anche lui sentiva che piano piano quella ragazza, proprio per tanta devozione che poteva, tutto sommato, proporsi come compagna e come sposa . Cos decise di incontrare la futura suocera . Parl con lei esponendo le sue serie intenzioni nei confronti della figlia e prendendo categoricamente l'impegno di ufficializzare quel rapporto non appena avesse raggiunto due importanti traguardi: il diploma di studi superiori e, nientemeno, a proposito dell'imminente servizio di leva, il congedo non come soldato semplice ma con il grado di sottotenente . Sul fatto di assolvere alla prima promessa non potevano esservi dubbi dal momento che, ormai, Guido era sul filo di arrivo mentre i suoi studi proseguivano abbastanza bene. Addirittura lo aspettava un buon lavoro in banca. Ma a proposito della seconda promessa il ragazzo si assunse una re107 sponsabilit e, pi che altro, un rischio che poteva risolversi in maniera letale e catastrofica per lui, considerato che il Corso alla Scuola Allievi Ufficiali di Complemento, richiedeva un fisico di particolare resistenza e, magari, gi impegnato in qualche disciplina sportiva: cosa, in effetti, cos lontana dalle sue concezioni e dalle sue abitudini . Os, dunque, nel prendere un impegno del genere: e non poco . Ma l'intenzione era quella, come richiedeva il suo carattere, di prendere il toro per le corna cio di dimostrare alla madre di Loredana, in primis, costi quel che costi, che quelle voci pettegole e cattive che qualcuno aveva fatto circolare sul suo conto, erano solo dettate da invidia e livore; e che, perci il suo stato di salute poteva considerarsi ottimo quindi resistente ai pi gravi disagi e alle pi pesanti fatiche . Cos Guido super brillantemente l'esame di Stato e, dopo un paio di mesi, anche le prove attitudinali e le scrupolose visite mediche (compresi i raggi X al torace) per l'ammissione al Corso Allievi Ufficiali di Complemento . Fu in quell'occasione, nella quale i due fidanzati si ritrovarono separati e lontani, che cominci fra di loro una fitta corrispondenza al ritmo di quasi una lettera al giorno per parte . La frequenza e i contenuti di questo scambio epistolare furono il segno di un rapporto amoroso che pareva crescere giorno dopo giorno. Per Guido quelle lettere che scriveva la sera alla sua donna, piene di frasi belle, di dolci pensieri e di tanto desiderio, non potevano non costituire una sfogo sincero nei confronti di qualcosa (la sua ragazza) da immaginare, da idealizzare, da apprezzare come piacevole figura, come ideale simbolo, cos, estrapolata dalla banale quotidianit . Uno sfogo, questo, che esorcizzava le pene, le fatiche, la dura e insulsa disciplina patite, sofferte durante tutta la giornata . Per Loredana il fatto di impegnarsi a scrivere tutti i giorni fu senz'altro pi sacrificio che altro data la sua scarsa predisposizione nei confronti dell'impegno ad adoprare la penna (durante gli studi era un disastro ogni volta che doveva svolgere il tema in classe) . 108 Tuttavia quelle lettere, fra l'altro zeppe di parole in formato microscopico, davano l'impressione d'essere veramente dettate dal cuore. La sincerit e la semplicit che traspariva in esse oltre ad alleviare Guido dalle preoccupazione e dalle fatiche giornaliere, lo convincevano che effettivamente questa sua donna lo amasse teneramente. Ed associava queste piacevoli sensazioni a quelle dei primi tempi d'amore quando lei non aveva dato alcun peso alle famose chiacchiere che erano state fatte sul suo conto. Avvisava allora una sorta di riconoscenza verso di lei ancora pi intensa per tale generoso comportamento; tenuto conto poi dello stato di inferiorit di cui soffriva Guido proprio per essere oggetto di considerazioni spiacevoli da parte della gente che tendeva ad isolarlo fra la cerchia di quelle persone in un certo senso menomate e reiette . Certo, questi atteggiamenti di reciproca tolleranza ed equilibrio, se consentivano ai due giovani di mantenere comunque un rapporto quanto meno affettivo (dato anche il fatto del sentirsi attratti fisicamente l'uno verso l'altro), tuttavia non permetteva, da parte di tutti e due, lo stabilirsi di una simbiosi, la cui spinta propulsiva avesse origine da un punto di partenza

incontaminato, primigenio, ideale cos come richiedeva, bene o male la norma, la cultura e l'educazione decisamente tradizionaliste in atto a quei tempi . Era come se, insomma, nel loro intimo avvisassero l'esistenza di sue sentimenti paralleli: quello del bene (l'amore) e quello del male (il pregiudizio) e, a seconda della prevalenza dell'uno sull'altro, si stabilissero e si alternassero in quel mnage epistolare (ma anche nelle occasione di contato diretto) momenti di intesa perci fasi oltremodo piacevoli ad altre, di segno opposto, denotate da incomprensione perci tese, amare, litigiose . Fatto sta che quella forzata lontananza e tutta quella assidua corrispondenza, man mano che il tempo passava, non facevano altro che dare la possibilit ai due fidanzati di confessarsi a vicenda, di dichiarare spontaneamente reciproche promesse, di porre, insomma, le basi per un matrimonio da fare. A proposito del quale anche la madre di lei, convinta ormai della "idoneit" di Guido, si mostrava finalmente consenziente . 109 Ma ecco un esempio di scrittura amorosa che Guido inviava alla fidanzata durante la naia: "Bracciano 30/07/52: (...) Ieri sera sono uscito per la prima volta. Il paese e piccolo e non ha nulla d'interessante all'infuori del lago e del castello. Ieri con un collega mi recai sul punto pi alto del paese da cui si domina tutto il lago. Seduto su un muretto attesi l'ora del rientro in caserma. Da lass si gode di una bella veduta: si vedono, piccole, sul lago racchiuso da alte colline, le barche che pian piano si spingono a largo ed altre che si avvicinano alla riva costeggiandola come a volerla carenare. Da questa distanza si notano sulla barca due puntini: saranno certamente due giovani innamorati che cercano un po' di solitudine e un po' di pace per parlare del loro amore, per confidarsi, per esprimere sentimenti di affetto quindi le promesse, fra baci, carene e abbracci. Girano intorno e indugiano a fermarsi: forse hanno molto da dirsi e sanno che appena toccheranno di nuovo terra il loro idillio finir. Si separeranno perch ricominceranno per loro i soliti affanni della vita di tutti i giorni. Ma per poco... chiss... fino alla sera successiva. Mi raffiguravo quella passeggiata degli innamorati sul lago come la mia breve licenza a casa. Quei sette giorni di libert in effetti appartenevano ad un altro mondo, a quello dell'amore: io senza la preoccupazione e il pensiero della vita militare ormai divenuta un sogno irreale per l'atmosfera in cui vivevamo; tu, terminati i tuoi faticosi studi e libera da ogni pesante obbligo scolastico. Tutti e due abbiamo sentito il desiderio di un po' di solitudine per parlare delle nostre cose, dei nostri sentimenti d'amore che da tanto tempo restavano soffocati dentro di noi a causa della lontananza. (...) La nostra breve passeggiata di pochi giorni nella solitudine, nell'abbandono, nella gioia d'amare purtroppo terminata. E non miniera ancora, per noi, come per gli innamorati della barchetta sul lago, la sera successiva. Chiss quale e quando sar il nostro prossimo giorno" . "Bracciano, 07/08/52: (...) Non poterti vedere, non poterti sentire per me, ora, un grande sacrificio. Tesoro mio lo sai quanto ti voglio bene; ma te lo voglio ripetere anche se il mio cuore non pu riuscire a dimostrare tante emozioni, tante sensazioni care, dolci affettuose. Quando ti penso cos tanto, quando sento dentro di me quel desiderio, insopportabile, di averti vicino, quando il mio cuore soffre di tanta nostalgia, pensando ai meravigliosi giorni tra110 scorsi insieme, allora credo che questo amore non abbia limiti. Mi piaci: saranno i tuoi occhi azzurri, la tua cara bocca, le tue dolci labbra. Ma inutile cercare le ragioni di questo amore che sento per te quando dico che tutta, tutta sei come ho desiderato. Ma via via che scrivo ritornano alla mia memoria quei giorni felici che abbiamo trascorsi insieme. Ricordo intensamente le brevi passeggiate fino al boschetto, le parole che ci siamo detti: tutto. Poi in dolce solitudine le mie braccia strette al tuo corpo e i baci... tanti baci e le mie mani carezzare dolcemente il tuo caro visetto come per possedere, per sentire, per tenere racchiusa tutta per me la sua genuina bellezza" . Ed ecco un campione che Loredana inviava all'AUC Guido: "12/10/52 Tesoro mio adorato, e cos anche questa volta ho dovuto assistere alla tua partenza: come passano veloci i momenti che trascorriamo insieme. Non fai in tempo ad arrivare che si giunge subito all'ora in cui ci dobbiamo di nuovo divdere. Nei giorni indietro pensavo a quando saresti arrivato alla stazione,

a quello che ci saremmo detti e avremmo fatto, parlando di progetti su ptvgetti. Ma ormai inutile che rimembri tutto ci. Tanto sei partito e mi hai lasciata ancora una volta sola sola sul marciapiede della stazione. (...) Nella mia mente esiste soltanto la tua immagine e il mio amore che in qualche maniera vuole dimostrarsi a te. Non pensare male di me e amami tanto" . "16/03/53 Tesoro mio non te la prendere tanto di questa lontananza. Sar questione d aspettare un pochino. Poi anche noi riusciremo a mettere su una bella casetta e coronare quindi il nostro sogno. Al tuo ritorno tu lavorerai e io cercher qualche impiego. E tutti e due, insieme, metteremo da parte tanti soldi da poter comprare, in poco tempo, tutto ci che ci sar necessario per iniziare la nostra vita a due. Che gioia proveremo quel giorno, amore mio. Saremo le persone pi felici della terra. Dopo andremo in viaggio di nozze e trascorreremo iprimi giorni del nostro matrimonio in luoghi bellissimi che facciano da corona alla nostra gioia. Quindi torneremo nel nostro piccolo nido e inizjer la lunga serie di anni felici. Accanto a te, amore mio, trover tutto il piacere che una donna pu desiderare . Ili Sarai sempre il mio caro bambino da cullare anche se diventerai un uomo maturo, una personalit, ti dir sempre: amore, tesoro tutto mio mentre ti ricoprir di ogni premura. (...) Tesoro mio, mi amerai per tutta la vita, vero? Perch non potrei vivere sen^a lituo amore, sarei un'anima in pena, una vita spedata. Tutto mi sembrerebbe inutile e insopportabile. Tu solo mi sai fare felice e mi fai avere fiducia nel futuro. Tesoro d'oro, vorrei potermi rifugiare fra le tue braccia come faccio quando tu sei qua, vorrei darti tanti, tanti baci per farti comprendere quanto ti amo e quanto ti appartengo. Per non temere amore: riserber tutto nei giorni in cui sarai qua. Non ti dar pace un secondo. Dovrai sopportare e subire tutti i miei strapa^amenti. Ti piccher, ti morder, ti carener, ti bacer, insomma te ne far di tutte: finch non mi sar sfogata" . Troppo lungo sarebbe descrivere le sofferenze e le fatiche immani, oltre all'assiduo ed intenso studio, che, del resto, a momenti si avvisano nelle lettere del giovane allievo, patite da Guido durante i nove mesi di Corso Allievi Ufficiali, prima alla Scuola Unica di Lecce poi alla Scuola di Artiglieria a Bracciano . Nel frattempo anche Loredana aveva preso il suo diploma liberandosi definitivamente e con sollievo dai pesanti e noiosi impegni di scuola . Il mese che Guido stette a casa in attesa di nomina a sottotenente, consolid il rapporto con la sua donna e, nello stesso tempo, il contatto con la famiglia di lei. Cosicch, quando il giovane militare dovette di nuovo partire, questa volta con la stelletta sulle spalline, la solita fitta corrispondenza che si stabil fra di loro, assunse un carattere, si pu dire, un po' diverso da prima: da quasi clandestine quelle lettere che lui inviava alla sua amata, diventarono di tipo familiare, confidenziale, perfino con riferimenti e brevi passi riservati alla ormai convinta e rassegnata (tuttavia ancora guardinga e sempre fastidiosamente indagatrice) madre di lei. La quale, sempre da impenitente e incorreggibile rompiscatole e imbevuta di assurdo moralismo, aveva preso a perseguitare la figlia per un'altra questione. Era ora l'illibatezza che, data l'assiduit dei rapporti fra i due ragazzi, l'assaliva, era il suo dubbio che 112 qualcosa tra i due fosse irrimediabilmente successo che la rendeva spesso agitata . Ma ormai le promesse di matrimonio da parte di Guido si erano fatte esplicite, anche per iscritto, mentre la prospettiva di una vita, felice, insieme era cosa assodata, reciprocamente e insistentemente dichiarata . Una volta congedato, dopo sei mesi di prima nomina passati al nord e ritornato al suo posto di lavoro in banca, Guido si rese conto, forte della prova in armi brillantemente superata, che ora la condizione di subordinazione cui si era adattato a causa di quell'episodio giovanile che lo aveva costretto al ricovero a San Miniato e che aveva dato origine a una decisa reazione da parte della madre di Loredana, non aveva pi ragione di esistere. Praticamente con quella prova era riuscito a riscattare, di fronte alla societ e al suo pi ristretto entourage, il proprio diritto a presentarsi con tutte le carte in regola e, per quanto lo riguardava direttamente, senza pi complessi di sorta da cui dipendere. In ottemperanza alle parole dette e alle promesse fatte da Guido, forse in momenti di debolezza, uomo d'onore e tutto di un pezzo, e poi, riconoscendo a

Loredana il lodevole comportamento all'epoca dei primi giorni di fidanzamento, si giunse al giorno delle nozze. Tutti e due avevano appena compiuto ventiquattro anni . Il tempo per i due sposi pass inesorabilmente. In tanti anni di vita insieme essi collezionarono una lunga serie di esperienze, vissero avvenimenti belli e brutti, affrontarono problemi di ogni genere, fecero incontri, s'imbatterono in scontri, ebbero amicizie buone e cattive. Fra tante vicissitudini, Guido, alla ricerca di qualche soddisfazione extraconiugale, non lesin nulla. Ebbe amanti anche bellissime, da far girare la testa. Ma ormai aveva chiuso il suo cuore. In effetti era sempre stato pressante per lui il bisogno di ulteriori razioni sessuali oltre a quelle che gli concedeva, la moglie. Poi anche perch sentiva il bisogno di uno sfogo a livello intellettuale dato che, nonostante i suoi ripetuti sforzi, non riusciva a trovarlo fra le mura domestiche . Tutto sommato, anche lei tenne fede, alle promesse di una vita insieme con l'uomo che aveva sposato . 113 Dopo cinquanta anni di matrimonio Guido e Loredana stavano ancora insieme. Mentre il mnage continuava con l'inerzia di sempre. Ormai quell'andazzo di distacco, quel fiacco modo di intendersi, se non ammetteva da parte di tutti e due nessun gesto di riguardo, quanto meno affettuoso, anche quando la circostanza l'avrebbe richiesto, erano il segno di un comportamento sul quale l'indifferenza aveva preso il sopravvento . Oltretutto la sporadicit dei rapporti sessuali fra di loro, data l'et avanzata, contribuiva a diminuire, inevitabilmente, la possibilit di usufruire, sebbene in funzione momentanea, di utili occasioni di riavvicinamento, alimentando cos un tipo di convivenza che assumeva sempre pi il carattere di semplice, ordinaria compagnia . Loredana continuava a lavare, a stirare, a fare la spesa, a preparare da mangiare, a mantenere il giardino, a pulire la casa. Guido passava il tempo a leggere, a scrivere, a coltivare i suoi interessi culturali essendo stato impegnato, dopo la banca, in qualit di docente di Scienze Umane all'Universit. Ognuno chiuso nel proprio mondo senza interferenze . Qualche gita di piccolo cabotaggio, decisa insieme, poteva dare loro l'occasione per parlare di questioni familiari. Ma tutto si diceva e si faceva senza entusiasmo considerato che, ormai, il tempo rimasto a disposizione era ben poca cosa per continuare a fare programmi. Sapevano bene che non avrebbero fatto in tempo a gustarsi i frutti di quei due-tre alberelli che avevano piantato ultimamente neh' orticello di casa. Sapevano anche che di l a poco sarebbe subentrato nel loro animo quell'egoismo, proprio di chi ha molti anni sulle spalle, apparentemente salutare, capace di minimizzare e mitigare gli effetti della scomparsa, perci della perdita di chi ti sta vicino: cosa che, per, li avrebbe esclusi dal consorzio civile per imputazione di cinismo . D'altra parte, man mano che gli anni passavano, anche i rapporti con le figlie tendevano a cambiare, anzi, a degenerare: considerato che a lungo andare, con l'incombenza della vecchiaia, sarebbero diventati una noia e un peso: cosa che avrebbero avvisato subendone inevitabilmente le conseguen114 ze e anche le umiliazioni . Si erano resi conto di avere vissuto alla maniera di un puzzle, per avere inserito via via nel tabellone del tempo, il tassello giusto risolvendo ogni volta con non poca fatica, il problema che si era presentato per proseguire in avanti . Ora il tabellone stava per completare i suoi incastri e, sia Guido che Loredana, si erano fatti l'opinione secondo la quale esso stava per finire la sua funzione . Erano, d'altra parte, coscienti che occorreva valorizzare il presente tenuto conto che i giorni a venire, a quell'et, sarebbero stati comunque peggiori. Ma non riuscivano a farsene un'idea . Angosciati per un'esistenza senza futuro, scontenti e delusi di come si presentava il mondo attuale, commentavano con apprensione i fatti e le vicende nefaste e allarmanti diffuse, quasi con compiacenza, dagli irresponsabili mezzi di comunicazione. Conoscevano chiaramente i guasti che potevano determinare quei venti di guerra che trasparivano da tante stupide emittenti e che minacciavano una catastrofe globale . Tutto questo contribuiva al loro isolamento perch sapevano bene quali potevano essere le conseguenze per averle subite e sofferte in giovent .

Chiss quale sar e come avverr la fine di queste due anime sopravvissute al secondo conflitto mondiale? Se, come dice la cabala, fosse lei la prima ad andarsene, Guido non esiterebbe a decidersi per un calcolato, razionale, nobile suicidio . 115 AMORE A TEMPO DETERMINATO Lolita si era appena iscritta all'Universit presso la Facolt di Giurisprudenza quando conobbe un uomo con sulle spalle quarantanni pi di lei . Lui le aveva proposto, in un momento di disinvolta ingenuit, di accompagnarlo in una localit a cento chilometri di distanza dove avrebbe dovuto partecipare ad una riunione di lavoro. Il posto era gradevole ed interessante a visitarsi. E siccome lei, sensibile alle cose belle e poco esperta di quelle zone (essendo l a studiare in stato di pendolarit), accett di buon grado . Il maturo offerente avrebbe assolto il suo compito in mattinata cos che avrebbero avuto libero tutto il pomeriggio per dedicarsi alle cose d'arte che in quel luogo abbondavano . L'incontro dei due soggetti, assai diversi, se non altro a causa dell'et, era avvenuto in ambito universitario. Si erano trovati per caso, faccia a faccia, quando Luca, in qualit di docente in materie umanistiche, aveva avuto modo di scambiare due parole con la giovane studentessa in occasione di una consumazione al bar dell'ateneo . Quel primo approccio, in effetti, non aveva niente dell'ordinario n dell'occasionale poich Luca aveva gi notato l'avvenenza della ragazza, non tanto come cacciatore di donne quanto per un'innata sensibilit di fronte a ci che gli si presentava grondante grazia e bellezza . Lei, dunque, piuttosto alta, con capelli scuri e folti, con nasetto leggermente all'ins: una testa dai lineamenti delicati, montata su un collo sottile e snello quindi, cosa non comune nelle donne, emergente da un busto modellato, senza brutte protuberanze ossee, la cui superficie uniforme e piana dava luogo, armonicamente, ad un assieme dotato di un seno abbondante (ma non troppo), la vita stretta, la rotondit dei glutei e le gambe lunghe con cosce prorompenti; una donna, dunque, cos fatta non poteva, a prima vista, non suscitare 116 emozione, interesse e, alla fine, curiosit per scoprire se, a questi straordinari dati esteriori, avesse corrisposto altrettanto equilibrio e armonia in merito a quelle connotazioni che fanno parte dell'interiorit di una persona . L'aspetto di lui, ormai sessantenne, poteva tuttavia farlo annoverare fra quelli della categoria, fortunata, dei giovanilisti. Presentandosi ancora ben eretto, alto, con folti capelli, imbiancati solo nelle tempie, e pi che altro, fisicamente energico e sessualmente del tutto efficiente . Erano queste favorevoli qualit ad infondere a Luca una baldanzosa, anche se spregiudicata, sicurezza nell'intrapren-dere ancora iniziative nei confronti dell'altro sesso quando, come in questo caso, l'attrazione si faceva irresistibile e l'occasione gli si presentava favorevole . Cos Luca pass a prendere il suo oggetto di ammirazione, di buon mattino, con la sua auto presso la residenza studentesca dove lei, puntuale, lo aspettava. E partirono, incoraggiati dalla bella giornata di sole, per la destinazione stabilita . Durante il viaggio parlarono di cose ordinarie, a volte ovvie, come si fa in genere; mentre Luca, pur nella convenzionalit del dialogo, cercava di capire quali fossero gli argomenti su cui lei avrebbe preferito conversare . In effetti gli sembr, quasi subito, che l'accettazione di quell'invito da parte di lei fosse dipesa proprio da un interesse per l'arte dal momento che effettivamente essa mostrava, gi dalle prime battute, una certa preparazione sulla materia o quanto meno una buona disponibilit a seguirlo su quel piano. Questa constatazione, se da una parte fece piacere a Luca per il fatto di scoprire una comunit di intenti, dall'altra gli procur uno stato di scoraggiamento venendo meno l'ipotesi secondo la quale lei avrebbe accettato l'invito per il piacere, prevalente, della sua compagnia . Quella vicinanza, intanto, resa pi tangibile da un intenso profumo che emanava la presenza di lei, e considerata poi la vista di quelle gambe, che, a causa di una gonna corta e stretta, consentiva di apprezzarne la rotondit e la pienezza, stava mettendo in crisi il suo autocontrollo. Era, insomma, un continuo sforzarsi a non prendere iniziative tattili (anche se con 117 gesti che potevano sembrare incidentali) e propositive verso quel corpo profumato e fresco: cos a portata

di mano! D'altra parte Lolita, sicura, disinvolta e, in un certo senso disinibita, si comportava come se vi fosse fra i due un semplice, naturale rapporto di consolidata amicizia . Cos stentava a crearsi quel clima che avrebbe consentito a Luca di far capire alla ragazza quanto essa, con la sua figura, lo attraesse e per poterle rivolgere apprezzamenti e lodi sul suo aspetto fisico: cosa che, di fronte a certi stimolanti esempi, gli riusciva abbastanza bene . Dopotutto un argomento del genere, esposto con cautela e con gli stessi termini con cui ci si pu esprimere di fronte ad un opera d'arte, non poteva non lusingare la bella ragazza: magari cosciente delle sue qualit ma comunque interessata e forse sorpresa di fronte, come si dice, ad un'inedita quanto persuasiva teoria e metodologia valutativa . Ci volle tutto il giorno, fitto di chiacchierate intorno agli argomenti pi vari, in macchina, al ristorante, durante l'escursione della citt con la visita ai principali monumenti, perch, alla fine, si realizzasse quell'atmosfera ideale per entrare nel merito di ci che Luca si era proposto . Evidentemente Lolita, che oltretutto si rivelava dotata di intelligenza non comune e di un'acuta intuizione, cap subito l'antifona. Cosa che, dapprincipio, determin un repentino cambiamento di comportamento da parte di lei reagendo con intervalli (che a lui sembrarono lunghissimi) di silenzio e denunciando cos un certo stato di insofferenza che contrastava con il suo esordio improntato al piacere della compagnia, alla naturalezza e alla spontaneit . Erano momenti quelli, nei quali Luca rinunciava ai suoi propositi preferendo, per toglierla d'imbarazzo, entrare nel merito di argomenti pi ovvi . Stavano gi percorrendo la via del ritorno, intorno alle venti, (ormai gi notte da un pezzo correndo il mese di novembre) quando nell'attraversare un centro abitato decisero di fermarsi presso un bar per prendere qualcosa da bere . In quell'occasione non si dissero quasi nulla. Ognuno bevve il suo t a sorsetti lasciando agli sguardi la facolt di espri118 mere il proprio stato d'animo cos da continuare una sorta di dialogo espressivo nel quale predominava ormai il senso di quell'argomento (che alludeva ad un rapporto pi intimo fra loro) introdotto, con la dovuta prudenza, pi volte da lui durante la giornata . Era quello il momento conclusivo, apodittico di un approccio che, a questo punto, richiedeva il contatto proprio come risultato, di umanissima natura, conseguente alla prima fase di ammirazione e di contemplazione. Piano piano era apparso mannianamente Eros e con Eros la spinta irrefrenabile alla tangibilit, alla messa in atto di quel processo, questa volta berensoniano, tattile capace di trasmettere da una parte e dall'altra, vibrazioni come onde elettromagnetiche osmotiche, simbiotiche e ad innescare perci quel meraviglioso, sublime meccanismo che preannuncia e da accesso al conseguente, pi che naturale, rapporto sessuale . Appena saliti in macchina, infatti, Luca non pot fare a meno di prenderle la mano e stringerla forte. Lolita, a quella stretta, resasi ormai conto della situazione e sciolto ogni imbarazzo, volle aderire collaborando con decisa determinazione . Fu allora che le loro labbra si avvicinarono, si toccarono, prima delicatamente poi con veemenza, con passione; mentre lui alternava ai baci sulla bocca repentine escursioni sull'esile, bianco, liscio collo di lei, la quale consenziente e in totale abbandono, tirava la testa indietro per agevolare l'iniziativa e la funzione del suo focoso partner e per godere di pi per l'azione titillante che lui esercitava con la sua lingua. La condizione che si era creata appariva tale da far proseguire quei preliminari fino all'avvio e alla esecuzione di un successivo e immediato rapporto sessuale . Ma proprio perch quell'incontro non poteva considerarsi meramente e strumentalmente finalizzato a tale esito e considerato che la circostanza avrebbe volgarizzato e, in un certo senso, banalizzato quel rapporto, Luca decise di rinviare tutto al giorno dopo quando, in un ospitale monolocale che lui aveva in citt, quel primo atto d'amore potesse avvenire con il crearsi di una giusta atmosfera e, oltretutto con le dovute comodit .

119 Cos Luca e Lolita, ormai prossimi all'arrivo, finirono il loro viaggio con continue e significative strette di mano e con un assiduo contatto, a mo' di carezza, nell'allungare le braccia ognuno sulle gambe dell'altro . L'incontro del giorno dopo fu per Luca un avvenimento da ascrivere fra le cose pi belle di un'esistenza . Il fatto di assistere alla scoperta lenta e progressiva delle nudit di quella ragazza diciannovenne, con tante prerogative che fanno parte e che rispondono cos perfettamente al concetto di bellezza, fu per Luca come la rivelazione del sublime in natura, come il verificarsi e il prodursi di uno stato di grazia e di felicit unici, irripetibili, stellari. Mentre il rapporto che di l a poco inizi con tutta una serie di preliminari (che solo la maturit e l'esperienza di lui poteva mettere in atto), probabilmente mai sperimentati dalla ragazza, si risolse, dopo almeno un'ora, in un vertice reciproco di partecipazione e di intensit fuori del comune . Con non poca soddisfazione Luca si rese conto altres, che, una volta rotti gli indugi, questa ragazza si rivelava dotata di particolari qualit erotiche e pronta, dopo brevi pause nell'ordine di minuti, ad impegnarsi in successive prove d'amore; mentre lui rispondeva con appassionata partecipazione: tutti e due riuniti, nel bruciare insieme, in un'unica fiamma sempre viva e brillante . Questa sua natura di donna votata all'Eros, donna al cento per cento, quindi anche aspirante alla maternit (un ideale connubio tra Rea Silvia, genitrice, e Acca Larenzia, nutrice per l'abbondanza del suo seno), connoter il suo atteggiamento e la sua linea di comportamento per tutta la durata del loro mnage. Soggetto di mentalit apertissima, libera, trasgressiva per antonomasia, quasi anarchica, durante dieci anni di periodici incontri con il suo amante, volle, con determinazione, da lui un figlio che allev da sola, assegnandogli il suo patronimico, senza nulla pretendere dal suo uomo. Intanto si affermer brillantemente nella professione di avvocato con uno studio nel centro della sua citt e con un bell'appartamento in una delle migliori zone residenziali; mentre lui, gi 120 in l con gli anni, si trover ormai collocato in pensione come docente universitario per raggiunti limiti di et . In sostanza un travaso continuo di esperienze e di idee ispirato alla massima apertura, sincerit e trasparenza aveva finito per arricchire tutti e due, chi in un modo chi in un altro, di cultura di vita, utile per le decisioni al bivio da parte di lei e per l'entrata in consapevolezza nel mondo delle giovani generazioni da parte di lui . Chi l'avrebbe mai pensato che l'attenuarsi e, in seguito, l'interrompersi di quel rapporto avrebbe dovuto imputarsi, s, all'et avanzata e agli acciacchi di Luca, ma anche al fatto che la spiccata femminilit della donna ormai adulta (e madre), avrebbe puntato verso altre esperienze sessuali procurandosi disinvoltamente un amante dello stesso sesso. che lui, ormai cosciente della mentalit dei giovani, avesse, in quel periodo, tollerato e anzi consigliato via via la sua donna (ormai a mezzadria) sul da farsi di fronte a certe delicate circostanze . Ma ormai la fiamma della loro candela bruciava solo per via di un corto, fragile stoppino che restava acceso esclusivamente a causa di un grumo di cera liquefatta . Al primo, leggero soffio d'aria, dopo un estremo brillio, quella ancor chiara favilla era irrimediabilmente destinata piano piano a piegarsi e a cadere, ingoiata dallo stesso suo sostentamento . Lei, con la sua compagna, con la quale ormai conviveva, ne aveva accesa un'altra, tutta da consumare. Ma per Luca doveva subentrare, come fatalmente subentr, il buio . 121 LA VENDETTA C' tanta gente che non riesce a capire l'importanza (e la necessit) di trascorrere la propria esistenza in uno stato di indipendenza e di libert. Ma addirittura c' chi si impegna a fare di tutto per mortificare questa possibilit e per mettersi in condizioni di farne a meno con disinvoltura, subordinandosi e legandosi, di proposito, al carro di particolari situazioni che si sono venute a creare o di persone che si sono conosciute e verso le quali si avvisa un'attrazione irrinunciabile .

Pu cos nascere il dubbio che non tutti si meritino questa prerogativa dell'agire "in proprio" e che, perci, sostenere in linea di principio il riconoscimento generalizzato, e senza differenze, di tale sacrosanto diritto, si cada in un equivoco che, certo, non agevola una equilibrata convivenza civile . Sarebbe pi giusto affermare che ognuno libero "di non rendersi libero" . Ma il fatto del non rendersi libero dovrebbe voler significare, per qualcuno, acquisizione, come epifenomeno, di uno stato di libert "sui generis", magari, secondo il soggetto, maggiore di quella di cui poteva usufruire a priori; cio di quella data, assegnata per legge; di quella, come si dice, in assoluto . In sostanza libert potrebbe voler dire "fare ci che pi piace" . Ed allora come possibile stabilire che cosa piacevole? Il significato di piacere cambia a seconda di chi lo formula. Perfino il masochismo si configura, come noto, in quanto forma di indiscusso godimento . Tutto sommato la sola, vera, grande libert parrebbe data esclusivamente dal pensiero, cio dal fatto che ognuno possieda la straordinaria facolt di pensare a ci che vuole, come e quando gli fa piacere, in piena autonomia, in piena riservatezza vale a dire senza che altri possano interferire su questa libera azione del cervello. Nessuna galera, nessuna autorit, insomma nessuna forza pu impedire all'individuo, a meno 122 che non lo si sopprima, di far lavorare questa sua materia grigia per spaziare e navigare all'infinito tra razionalit e fantasia . Si d il caso di una donna che ha appena passato la trentina, bella, alta, capelli foltissimi e neri, occhi grandi e verdi, bocca carnosa con file di denti bianchissimi; la quale vive ad Arezzo dove svolge la professione di insegnante. A tempo perso segue varie manifestazioni culturali con predilezione nei confronti dell'arte figurativa, della letteratura, del teatro e del cinema. Politicamente simpatizza per i radicali . Poich vive, una volta separata dal marito (e senza figli), con i genitori, i suoi mezzi finanziari, sebbene amministrati con parsimonia, le consentono di vestire bene, di fare qualche viaggio, di avere una macchina nuova di media cilindrata, insomma di trovarsi nella condizione di togliersi qualche voglia; sempre comunque entro i limiti delle aspirazioni che rientrano nella normalit e nella correttezza . Se per una donna cos prendesse la decisione di andare a vivere sola, in un appartamento tutto suo, si potrebbe allora veramente dire, in linea di principio, che essa godrebbe di ogni prerogativa per considerarsi in uno stato, pressappoco, di completa libert . Semmai, una volta del tutto indipendente, chiss se sarebbe disposta a mettere a frutto questo suo stato del sentirsi padrona di muoversi liberamente entro le mura di un nido tutto suo. Lo stare discinta, per esempio, o, volendo, addirittura nuda (d'estate s'intende) nell'accudire alle faccende domestiche, nel leggere un libro, nel guardare la Tv e cos via, potrebbe rappresentare per lei un'occasione di tipo liberatorio? Oppure no? Il fatto di alleggerirsi degli indumenti, si sa, pu anche voler dire ritornare alle origini, fare a meno di una convenzione, in un certo senso innaturale, acquisire maggiore libert di movimento. Per Cristina, cos si chiama, potrebbero avere valore queste cose? Poi, altro esempio, l'uso del telefono a piacimento, per fare chiamate e per riceverle, che funzione pu avere sul piano 123 dell'acquisizione di sempre maggiori spazi di autonomia? C' da domandarsi perfino se, alla fine, per una donna del genere, sicuramente desiderata da tanti, sia importante quindi allettante ricevere in casa chi pi le aggrada: amici e, perch no, amanti; o quantomeno l'amante! Ma pu darsi che, in effetti, la sua condizione attuale, dal punto di vista della convivenza con i genitori, le offra vantaggi di ordine pratico e finanziario tali da rendere addirittura migliori, alla resa dei conti, le sue facolt di movimento . Di fronte ad un caso del genere le cosiddette "faccende di casa" finiscono, in effetti, per non pesarle eccessivamente: la rituale spesa cio l'acquisto di generi alimentari per la cucina, poi le pulizie quindi tutta una serie di incombenze dovute all'amministrazione che comporta la vita in un appartamento, abitando con i genitori, indubbiamente le si presentano assai ridotte. Cos

come diventa minimo il costo di mantenimento del tutto: evidentemente suddiviso fra componenti il nucleo familiare . In definitiva una donna nella situazione di Cristina, sebbene apparentemente legata ad una famiglia, sembrerebbe usufruire della sua libert in modo ancora pi completo rispetto ad una eventuale sistemazione in un appartamento tutto a sua disposizione; quindi di disporre di maggiori mezzi finanziari . Non vi dubbio che essa si trovi, per l'et che ha, in uno stato esistenziale fra i pi favorevoli per condurre una vita tranquilla e ricca di potenziali possibilit e occasioni di soddisfazione . Anche il suo lavoro, ideale per una donna, si profila del tutto positivo al caso. Le quindicidiciotto ore di lezione alla settimana, oltre al tempo per gli scrutini, le riunioni e gli esami, rappresentano, tutto sommato, un modo non eccessivamente faticoso per potersi dedicare al tempo, come si dice, ipsattivo, ovvero alla attivit extraprofessionali. Mentre il periodo di vacanze estive, abbastanza lungo per la categoria degli insegnanti, si presenta, per Cristina, del tutto favorevole al fine di organizzare nel migliore dei modi opportuni spazi di libert e di riposo . A riflettere un po' su questa condizione ci sarebbe di che 124 rallegrarsi e, nello stesso tempo, da ringraziare il padreterno per avere avuto il privilegio e il dono di cotanta grazia . Quando Cristina conobbe, durante un convegno in tema di teatro a Firenze, un uomo, Giorgio, che abitava a Pisa dove insegnava all'Universit, con sulle spalle vent'anni pi di lei, ammogliato e padre di un figlio e iniziarono con molta disinvoltura un mnage che consentiva loro di incontrarsi a Firenze in una camera ammobiliata almeno una volta alla settimana, nacquero immediatamente i primi problemi . Ogni volta che stavano insieme, la pienezza di un rapporto sessuale che non lasciava dubbi su un godimento reciproco fuori del normale, degenerava immediatamente dopo, per via di uno strano atteggiamento di distacco che lei assumeva come a voler riflettere, vistosamente turbata, su qualche cosa di enormemente importante . Le prime volte Giorgio aveva l'impressione che la causa di un tale repentino mutamento di umore dipendesse dal fatto che a lei sorgesse il dubbio d'essere restata incinta . E allora l'effetto di quell'abbattimento avrebbe avuto una legittima e naturale giustificazione. Il fatto che pericoli del genere non potevano sussistere proprio perch lei aveva preso l'abitudine a premunirsi facendo uso, con molto scrupolo, della pillola anticoncezionale . L'incupimento che assaliva Cristina subito dopo l'orgasmo, dipendeva, dunque, da un'altra ragione . Si trattava, per Giorgio, di capire i nessi d tale strano fenomeno: compito assai difficile dato l'atteggiamento di diniego e l'indisponibilit da parte di lei a collaborare ogni volta che il partner le rivolgeva la parola chiedendo accoratamente spiegazioni . D'altra parte la cosa metteva Giorgio in serio imbarazzo. Prima di tutto perch quel clima di distacco che si creava subito dopo il rapporto sessuale era come se gli sciupasse il piacere che aveva intimamente provato qualche minuto prima; poi perch, effettivamente, non sapeva cosa dire: se continuare a discorrere del pi e del meno, come accadeva normalmente a tavola per strada o in viaggio ecc.. oppure 125 se affrontare di petto e "a brutto muso" la situazione quindi chiederle quale fosse la ragione di tale strano e repentino cambiamento di umore . Con grande sforzo lui doveva stare attento al tema da affrontare per avviare una conversazione, tutto preso dal timore, in caso di scelta sbagliata, che si alterasse l'equilibrio, gi precario e sempre sull'orlo del rasoio a causa delle risposte puntualmente piene di veleno da parte di lei: risposte improntate, comunque, sempre ad una feroce polemica sul fatto che lui, bene o male, difendesse la sua posizione di buon padre di famiglia. Si rendeva conto che, ogni volta, correva il rischio di creare, non per colpa sua, un'atmosfera tale da dare luogo ad uno strano rapporto in cui la conversazione languiva impoverendosi via via sempre di pi . Era curioso, infatti, come il dialogo, se cos si poteva chiamare, prendesse sempre la stessa piega e, ad un certo punto, tutto convergesse, come un'inarrestabile e inesorabile forza

gravitazionale, sul tema principe dei rapporti di lui con la moglie-Se capitava di parlare, per esempio, di letteratura, ovvero di una novit libraria, quindi sui contenuti, sulle qualit dell'opera, succedeva, alla fine, che il discorso scivolava puntualmente, chiss come, su altri binari in verit del tutto ovvii: poniamo sulla personalit dell'autore di quel libro. E allora veniva fuori che, guarda caso, quel poveretto sicuramente viveva la propria esistenza in modo non troppo lineare al momento che, pur avendo moglie e figli, si sapeva, magari attraverso qualche rivista scandalistica, che se la spassava tranquillamente con qualche bella e giovane ragazza o che la sua met aveva altri passatempi . Se poi entravano nel merito di qualche film in programmazione c'era da stare sicuri che lui, il protagonista, si comportava da "superficiale", da "amatore latino": troppo vuoto nei confronti di lei, romantica, disponibile, onesta e generosa . Insomma per Giorgio non c'era proprio via di scampo . Sembrava che Cristina non tollerasse l'idea che il suo uomo rispettasse (anche se a modo suo) la moglie e che lui, proprio lui, andasse, insomma, a letto con l'odiosa concorrente, 126 fra l'altro proprio allo stesso modo in cui stavano insieme in quella cameretta ammobiliata di Firenze . E dire che la moglie di Giorgio aveva per qualche anno insegnato nella stessa scuola, ad Arezzo, in cui ora si trovava lei. Addirittura, quale combinazione, era stata la titolare della cattedra di Italiano Storia e Geografia nella classe frequentata da Cristina . Allora cosa voleva questa donna? Una rivincita contro la sua ex professoressa che, magari, era stata troppo severa e dura con lei? Oppure amava veramente Giorgio al punto di lasciarsi prendere da un'incontrollabile e morbosa gelosia? Il fatto era che Giorgio doveva prendere una decisione: lasciare moglie e figlio. Ecco cosa avrebbe voluto Cristina . Ma forse perch si sentiva attaccato alla famiglia, forse perch non aveva il coraggio di fare questo passo, dal momento che la moglie non gli dava, secondo lui, nessuna occasione, forse perch pensava, con distacco che, in definitiva, una moglie valesse l'altra, Giorgio portava avanti giorno dopo giorno questo rapporto cos come era cominciato lasciando che con il tempo maturassero gli eventi . Ma se questa era la ragione del suo malessere che dava tanto fastidio a Giorgio, sarebbe bastato affrontare la situazione con chiarezza. Dire: "O tu ti decidi a lasciare la moglie per poter stare insieme senza sotterfugi, oppure stabiliamo, di comune accordo, di non vederci pi: e amici come prima" . Questo lei, forse, lo faceva capire ma non lo aveva mai apertamente proposto, nemmeno dopo qualche occasione chiaramente provocatoria che, al limite della sopportabilit, le aveva dato Giorgio . Era tanto tempo, dopo quasi cinque anni da quando si erano conosciuti, che non andavano a fare un viaggio insieme . Effettivamente negli ultimi tempi era lui che cercava di evitare di fare programmi del genere proprio perch sapeva che, in quei due-tre giorni di vacanza, vi sarebbe stato il classico momento in cui Cristina avrebbe rovinato tutto . Pensando a quanto era stato male in tutte le precedenti occasioni, ci andava piano a invitarla a trascorrere un fine setti127 mana da qualche parte . Era difficile, tuttavia per Giorgio, fare a meno di quelle circostanze, in fin dei conti felici e con momenti di grande soddisfazione, che si creavano in quelle gite. Il fatto stesso di farsi vedere, dove non lo conosceva nessuno, a fianco di una splendida donna, elegante, osservata e ammirata dai passanti, lo ricompensava di certe pene che, poi, quella vicinanza gli comportava . Cos, preso da un momento di debolezza, approfittando degli ultimi giorni d'estate, decise di portarla a Venezia . Si incontrarono alla stazione di Firenze, come al solito. Anzich in macchina avevano deciso di proseguire, pi comodamente, in treno .

Erano le quindici quando, appena arrivati, scendevano la scalinata della stazione di fronte al Canal Grande. Abbordato il primo vaporetto presero subito posto all'Hotel Fenice, proprio vicino al Teatro, dove Giorgio aveva prenotato una camera . Siccome avevano gi pranzato in treno, preferirono, prima di uscire, approfittare del comodo e grande letto matrimoniale (anche per stare un po' soli) quindi dell'atmosfera di quell'ambiente, tutto arredato con mobili rigorosamente in stile veneziano, schiarito da soffuse luci collocate ad arte . Dopo tutto Cristina diventava irresistibile in quelle circostanze specie se, mettendosi in libert per una doccia, non poteva fare a meno di esibire, senza orpelli, le sue splendide forme . In quei casi Giorgio, cercando di non fare l'abitudine alle cose belle, davanti a quella meravigliosa vista annotava immediatamente, come fossero novit, una serie di rari connotati: gambe lunghe ben fatte e slanciate dalle ginocchia sottili, busto esile dotato per di abbondanti seni; poi un volto di una bellezza che richiamava la fisionomia e le espressioni di almeno tre classiche dive dello schermo. Joan Crawford, Irene Papas e Ava Gardner . E poi c'era da considerare che Giorgio non la vedeva da almeno una decina di giorni. Tanto che il desiderio di possederla si era accumulato con una intensit che non ammetteva 128 incertezze o titubanze, tanto meno rinvii di sorta . Cos fu facile cominciare con qualche complimento, qualche carezza, com'era solito fare lui su quella pelle eccezionalmente liscia, nella parte alta delle cosce e arrivare quasi subito a primi giochi d'amore . E iniziarono, con una voglia matta, l'irrefrenabile, intenso rapporto . Cristina, anche lei pi desiderosa del solito, raggiunse l'orgasmo almeno tre volte, fra l'altro con la consueta incontinenza che permise ad eventuali vicini, e meno vicini, di camera, di rendersi conto di ci che l accanto, e meno accanto, stava accadendo . Straordinariamente si cre un contatto piacevole anche dopo, durante il relax, che dur pi del consueto . Poi uscirono per fare due passi e per arrivare all'ora di cena . Piano piano giunsero fino a piazza San Marco attraversando campi, campielli e soffermandosi davanti a qualche angolo suggestivo ad ammirare la bellezza di quegli scorci e a godere di quell'atmosfera di sogno. Proprio nell'ora romantica e suggestiva del tramonto . Sono queste, diceva Giorgio, le cose pi belle, gli attimi pi intensi, felici e sereni dell'esistenza . E intanto stringeva a s la sua donna. E la sentiva disponibile, accondiscendente perch lei gli si abbandonava e aderiva, perfino tremante, ai suoi effluvi pieni di tenerezza e di affetto . Cristina gli cingeva la vita mentre lui le aveva portato il braccio destro sulla spalla. E cos camminavano lentamente senza una mta precisa come se fossero soli, come se quella teoria di turisti che li sorpassavano e li incrociavano non esistessero nemmeno . Del resto, nonostante la differenza di et, formavano sempre una bella coppia. Il fatto che Giorgio fosse pi alto di lei, sebbene di poco, dal portamento eretto e distinto, longilineo, con qualche capello grigio, dava pi plausibilit a quell'insieme che sembrava muoversi in un habitat connaturato, familiare e intimo. Era come se l'aura delle grandi cose che appartengono a quella citt magica, la storia, l'arte, li avesse avvolti e, per questo, si sentissero parte vivente, vibrante e tangibile 129 di quel mondo che assorbivano e penetravano attraverso la vista e gli altri sensi . La buona stagione, il tepore di fine estate, poi, giocava particolarmente a favore di tutto questo . Cos la temperatura ideale consent loro di cenare all'aperto sotto uno di quei tipici pergolati prospicienti i canali . Cristina, ora, non solo evitava di entrare nel merito di qualche discorso che poteva dispiacere a Giorgio, ma addirittura si comportava come se dovesse essere lei a tenere alto, come si dice, il morale, ad imprimere un timbro di gioia e di spensieratezza a quella circostanza . E cos fu per quei tre giorni che rimasero a Venezia .

Perfino a letto volle essere ancora pi spontanea del solito durante l'orgasmo; ma anche prima e dopo, lasciandosi andare con frasi e parole dolci, tenere e piene di affetto e di amore per il suo uomo. E lo stringeva e lo carezzava e lo ammirava e lo baciava fino a che la spossatezza, il sonno assalirono tutti e due. Fu allora che il suo corpo si rilass mollemente in dolce beatitudine . Probabilmente essa, in quella serata piena di piacevoli, anzi zenitali sensazioni, aveva giocato la sua ultima carta, approfittando di quell'aura sublime che si era creata e alla quale Giorgio non poteva non aderire pienamente e istintivamente . Egli aveva provato sensazioni uniche in compagnia di Cristina. Ma aveva sempre allontanato l'idea di perpetuare quei momenti decidendo di viverci insieme: a forza di ripensare, come un chiodo fisso, a quelle strane reazioni di lei che lo irritavano tremendamente guastandogli il piacere dei momenti pi belli . Ora no. Ora tutto gli sembrava perfetto, eccezionale, meraviglioso, divino. Cos, preso da queste prove d'amorosi sensi, compiacendosene, si addorment anche lui . Al mattino, senza titubanze, Giorgio propose a Cristina di passare il resto della vita insieme . Lei non aspettava altro. Ormai la sua vocazione era quella di legarsi in maniera indissolubile a qualcuno. Sembrava che la sua felicit non dipendesse dal suo stato di libert pura, ma 130 dal rendere conto a qualcuno del suo comportamento, dall'af-fidarsi ad un altro a qualsiasi condizione, consapevole di tutti i problemi che comporta l'esistenza a due . Ma cos le piaceva. C' chi nasce servo e gode nell'ubbidire agli altri e nel compiacersi, quasi con orgoglio, del proprio stato di subordinazione. Poich Giorgio non scherzava con l'imporre il proprio punto di vista: cos, a causa del suo carattere autoritario. E lei lo sapeva . Per Giorgio, con questa decisione, le cose non cambiavano granch. Invece di stare in una casa, stava in un'altra. Naturalmente con qualche disagio in pi . Decisero cos di stabilirsi a Firenze prendendo in affitto una camera ammobiliata con l'uso di cucina . Tutti e due cominciarono la vita di insegnanti pendolari: lei in direzione di Arezzo, lui in direzione di Pisa . Il loro mnage fu abbastanza tranquillo, almeno nei primi mesi . Effettivamente per Giorgio i diversi rapporti che si erano instaurati, con la moglie e con il figlio, il quale aveva proprio in quei giorni superata la maggiore et, non gli crearono problemi particolari . Semmai era da parte di Cristina che le cose non sembravano mettersi bene . Essa riceveva spesso telefonate da suo padre che la mettevano sempre di cattivo umore. Anzi, aveva, a volte, delle reazioni tali a queste discussioni per telefono da sortire in violente intemperanze se non addirittura in pesanti offese . Allora Giorgio cercava di invitare Cristina alla calma. Ma cominciava anche ad incuriosirsi sull'origine di questo stato di cose; sebbene lei cercasse sempre di abbozzare come a voler nascondere le ragioni che stavano dietro alle sue drastiche prese di posizione . Ma quando, in occasione di un altro scontro al telefono, Giorgio pretese d'essere informato, Cristina allora si decise a parlare . Intanto le discussioni con il padre, che secondo lei non meritava la minima considerazione, riguardavano problemi finanziari. Praticamente lei aveva cessato di versare in famiglia 131 il contributo mensile dal momento che ormai viveva da sola. Suo padre pretendeva, invece, che pagasse cifre elevatissime e, fra l'altro, poco giustificate, di arretrati relativi ai consumi casalinghi: luce, acqua, telefono in specie ecc.. e che poi continuasse, comunque, a versare il consueto mensile a titolo di "aiuto" . Chiarito questo primo punto Cristina entr subito in un altro argomento . Un po' titubante cominci a ricordare il periodo in cui, alla scuola media, aveva per insegnante la moglie di Giorgio . Ma che c'entra? la interruppe .

C'entra, c'entra, eccome! . E continu sempre con pi decisa determinazione a raccontare una storia che si riferiva a diciotto anni prima . In poche parole il padre di Cristina aveva conosciuto lei, si, proprio la moglie di Giorgio in un "Consiglio di genitori". Si erano cominciati a frequentare e, pi tardi, Cristina (aveva allora 1314 anni) sorprese il padre, in casa, a letto con la giovane professoressa . Giorgio, nel sussultare come fosse stato morsicato da un'aspide, stentava a credere a quelle allucinanti rivelazioni . Ma sei sicura che sia stata mia moglie? domand prendendola per le braccia e scuotendola . Certo. Conoscevo anche te per averti visto pi volte insieme a lei. E gi mi piacevi... . Ma mettendosi le mani sulla testa e scomponendosi i capelli non possibile... . Quando ti incontrai a Firenze, a quel convegno, giurai a me stessa che mi sarei messa con te... . Allora cominci ad urlare fu una cosa premeditata, per vendetta, non per amore... . Ormai Cristina aveva rivelato quel segreto e quasi si divertiva, presa da una strana euforia, a parlare con foga, a raccontare quasi con gusto altre occasioni di quegli incontri tra suo padre e la moglie di Giorgio . Ora lo faceva con sarcasmo, ora con stizza scandendo parola per parola e spalancando quei grandi occhi verdi come a sfogarsi, come a compiacersi della sua rivelazione per tanto 132 tempo compressa dentro di lei . Era questo l'ultimo conato di veleno che buttava fuori dalla sua bocca, con forza, con aggressivit mentre il suo volto assumeva un'espressione quasi disumana, di Medusa: un volto coronato non pi da una folta chioma di capelli neri ma da un nugolo di agitati serpenti . Non si cur nemmeno di lui che, affranto e perfino spaurito, si era messo la testa fra le mani senza pi guardare, senza profferire verbo . Quando ormai ebbe finito, con accelerata veemenza, di dire tutto, ansimante, si mise zitta per qualche attimo. Poi, sempre con voce solenne e rauca, con agghiacciante cinismo, e con la bocca atteggiata ad un sarcastico sorriso, riprese a parlare solo per concludere: Pensa, Giorgio, che cosa curiosa essere l'amante del... padre di mio fratello! . 133 UN'OCCASIONE PERDUTA? Ezio, giovane sottotenente di complemento in prima nomina presso il V Reggimento Artiglieria da Campagna, si trova oggi impegnato nel turno di picchetto al corpo di guardia allestito all'ingresso del campo . Da Palmanova truppa e ufficiali, con gli armamenti in dotazione, si sono trasferiti, da qualche giorno e a mezzo di tradotta, oltre Ponte nelle Alpi, nei dintorni di Puos dAlpago per effettuare, nella zona di Monte Cavallo, le consuete esercitazioni estive di tiro. E l, Ezio, dovr restare per quasi un mese . Saranno per lui gli ultimi giorni di naia . A differenza degli altri colleghi ufficiali, alla fine di luglio potr tornare cos nella sua Bologna fra le cure dei genitori e riabbracciare la cara e bella fidanzata (con due occhi che "lo fanno tirare fuori dai calzoni", le ebbe a dire una scherzosa vecchietta amica di famiglia) che lo attende ansiosa e fremente . Tutti sono partiti all'alba con i pezzi da 88/27 e con gli obici da 105/22 al traino di potenti automezzi, per aggiungere il poligono di tiro . Ora Ezio l'unico ufficiale presente in quell'accampamento . Ha appena consumato il pranzo quando la solitudine e la noia lo spingono ad entrare nella tenda eretta sotto un fitto bosco di abeti al riparo dai raggi del sole estivo e a sdraiarsi nella branda predisponendosi a fumare la consueta sigaretta per godersi meglio dieci minuti di relax . La circostanza quanto mai favorevole per bearsi di quella solitudine e, pi che altro, di quel riposo, per la verit ben meritato, in considerazione delle diuturne, pesanti esercitazioni al "pezzo" che effettuava ormai da diversi giorni impartendo ordini ai soldati e ai graduati della sua batteria .

Quella mattina fra il pacchetto della posta che aveva lasciato il postino, c'era la consueta, quasi giornaliera, lettera della sua ragazza . 134 Una volta scorsa velocemente, prima di riporla insieme alle altre arrivate negli ultimi giorni che conservava gelosamente, volle rileggerla pi di una volta, come faceva di solito, proprio per prolungare la soddisfazione dello scorrere quelle righe che lasciavano trasparire quanto ardore e tenerezza l'appassionata fidanzata nutrisse nei suoi confronti, quindi l'ansia e la voglia di riabbracciarlo presto . Ezio leggeva. Ma era come se quelle frasi non fossero scritte ma dette. Come se la voce di lei: argentina, vivace, suadente e fremente, scandisse tutte quelle parole espresse dall'inchiostro in tante dense pagine d'amorosa passione . A causa della messa in atto di un meccanismo immaginifico che rendeva sonora la lettura, quei preziosi e attesi recapiti postali si arricchivano di qualit speciali per diventare, s, piacere per lo sguardo quindi godimento al tatto, ma anche melodia e musica per l'udito . Questa volta il contenuto dell'attesa lettera non poteva non ruotare intorno alla prossima fine del servizio militare: cosa che avrebbe consentito ai due giovani innamorati di ricongiungersi presto e felicemente . A Ezio, allora, gli venne fatto di riflettere su quell'esperienza acquisita sotto le armi lasciando vagare il pensiero a ritroso con tutto quanto aveva superato e sopportato in tanti mesi di vita militare, a momenti cos dura ed insulsa, ed ora, finalmente, prossima a finire . Un ripasso veloce di quei giorni trascorsi alla Scuola Allievi Ufficiali di Lecce serviva a rinfrancarlo perch cos si rendeva conto, tralasciando i momenti pi sgradevoli e brutti, di avere fatto nuove amicizie, di avere guadagnato la stima dei suoi compagni e dei suoi soldati (pi che dei superiori) e, poi, d'essere stato l'orgoglio dei suoi genitori . Per averla letta un'infinit di volte, a proposito di corrispondenza, conosceva ormai a memoria la lettera che ebbe ad inviargli suo padre quando i pesanti impegni del Corso stavano per finire ed Ezio aveva gi superato la difficile prova degli esami finali . "I miei rallegramenti ti formulo" scrisse "oltre che per lo studio anche per avere superato tutti gli ostacoli sia morali e in particolare quelli ma135 feriali ai quali hai dovuto sottoporti. Bravo! Bravo di cuore con l'augurio che tu abbia riportato un beneficio fisico, sia pure dalle fatiche; segno evidente di buona costituzione. Vado orgoglioso di te" . Se Ezio era riuscito a superare tante difficolt di non poco conto, fra cui l'imposizione di una disciplina assurda e l'esecuzione di gravosi e spesso disumani sforzi fisici, ci era dovuto alla messa in atto di un suo calcolato ed efficace criterio immunitario: quello dell'affrontare la regola con la massima disinvoltura e, pi che altro, sempre con garbata, sottile ironia. Insomma lo stare al gioco secondo un comportamento tale da dissacrare, sminuire, banalizzare tutto ci che faceva parte della dura norma del pi incallito militarismo, era stata la linea che aveva dato ad Ezio la possibilit d farcela . Del resto la prova di un comportamento del genere l'aveva ben dimostrata addirittura il mattino di quello stesso giorno . L'attendente del Colonnello stava per varcare la soglia all'uscita del Campo: aveva con s una valigetta nella quale, dichiarava, vi erano semplicemente capi di biancheria sporca, appartenenti al suo superiore, da portare a lavare presso un "tintoria" posta nel vicino centro abitato. Siccome il sergente del Corpo di Guardia aveva avuto l'ordine dal giovane ufficiale di bloccare chiunque si presentasse per uscire (nel rispetto di precise disposizioni), il povero attendente venne puntualmente fermato . Dopo un po' ecco arrivare, sussiegoso, il sottotenente di picchetto il quale, ostentando un'aria di gravit e di sospetto, intim al malcapitato di aprire l, sul posto, quella valigia per controllarne il contenuto . Alle precisazioni e alle suppliche dell'interessato, rivolte ad evitare di aprire quel contenitore di panni sporchi, l'ufficiale, simulando arroganza e protervia, ripet perentoriamente l'ordine. I soldati del Corpo di Guardia, conoscendo bene il loro comandante, stavano tutti l pronti a

scoppiare in una risata generale. Ma la durezza delle espressioni e dei lineamenti (mantenuti con non poco sforzo) del giovane sottotenente in vena di scherzi (da prete), fece s che tutto risultasse assolutamente entro i limiti e la seriet che impone la regola . Fu una scena veramente nauseante vedere estrarre uno ad 136 uno quei capi di biancheria sporca stretti tra le punte del pollice e dell'indice della mano dell'attendente. Il quale non nascose, con le sue evidentissime smorfie, un sentimento di rabbia accompagnato, come ben si capiva dal labiale, da oscene tuttavia silenziose imprecazioni . In quella valigia, insomma, come del resto era dato per scontato, non c'era che biancheria da lavare: niente contrabbando o ruberie . Bene disse con serio cipiglio il candido quanto rigoroso Ezio all'indirizzo del povero attendente Adesso puoi andare . Il sottoposto, una volta richiuso il tutto e frettolosamente nella valigetta, con un gesto di stizza guadagn velocemente l'uscita mentre il superiore se ne ritorn baldanzoso (e divertito) dentro la sua tenda . Riverso sulla branda, il giovane ufficiale continuava a ricordare circostanze del genere come quella, appunto, di poche ore prima, che lo avevano distratto e alleviato dalle condizioni che gli imponeva il comportamento troppo distante al proprio carattere: "insofferente", diceva qualcuno di grado superiore, alla disciplina . Cos, come esigevano gli istruttori, quelli di carriera, la truppa doveva "scattare" energicamente e vistosamente ai comandi di rito . Quando si ordinava "l'attenti!", allo "at...", si diceva, urlando, per chiarire il concetto, "le bustine, ovvero i copricapo, debbono addirittura cadere", tanto la testa deve spingersi indietro . Gli altri no, ma i soldati di Ezio, a quel comando imperioso, ubbidivano alla lettera al punto tale da far precipitare a terra, e tutti insieme in sincrono, quella "bustina" gi collocata in testa ad arte ovvero in precario equilibrio e tutto finiva in una risata generale . Ma l, al campo, Ezio era stato artefice di un'altra trasgressione . Anzich starsene sotto la sua tenda, tuttavia ben attrezzata e spaziosa, aveva fatto in modo di farci abitare il suo attendente (anche perch quell'accessorio militare non restasse 134 . 136 senza sorveglianza) e di prendere comodamente alloggio in una camera di un albergo ubicato a due-trecento metri dall'attendamento . Quando nel tardo pomeriggio rientrarono al campo truppa, ufficiali e mezzi, Mario, stanco morto per la pesante giornata, collega e amico di Ezio, chiese subito se era arrivata posta da casa . Fra il pacco di lettere e cartoline che il postino aveva depositato al Corpo di Guardia, Mario trov, dopo aver frugato convulsamente, una lettera (proveniente dalla provincia di Verona dove viveva la sua famiglia) indirizzata a lui . Era sposato da poco pi di un mese e non aspettava altro che notizie della giovane, "burrosa" diceva lui, cara mogliet-tina . Era ancora sporco, pieno di polvere e fango quando, appena divorate le prime righe, sbott in un'incontenibile espressione di gioia: la sua dolce met gli comunicava di avere deciso di andarlo a trovare portando con s la giovane cognatina . Anche il capitano della batteria, Span, che passava di l in quel momento, not la scomposta reazione di Mario, paragonabile a quella di un galletto svolazzante e in amore. Tanto che non pot fare a meno di ironizzare per quello scatto di riposta, quanta inimmaginabile energia, considerate le fatiche patite in quella estenuante giornata . Ezio non ci fece granch caso conoscendo l'irruenza e la bramosia del collega, ancora insoddisfatto di una luna di miele durata troppo poco. Aveva gi conosciuto la moglie di Mario, Carla, a Palmanova, e avendo subito notato le sue qualit di femmina ardente, capiva benissimo l'incontinenza e il desiderio smodato del fremente sposino . Ezio era dell'opinione che una donna, per avere specifiche doti di femminilit, doveva rispondere a precisi requisiti. Per esempio non essere alta ma piuttosto al disotto della media,

stare in carne ma non grassa (sarebbero state orribili, per lui, le ossa sporgenti sotto il collo e sul petto), sguardo dolce e sorriso smagliante . Ecco: la moglie di Mario queste prerogative le possedeva tutte, proprio tutte . 134 Ma era la moglie di Mario, l'amico pi caro in quell'ambiente in uniforme (per la verit salvo il Pietrini, addirittura vecchio compagno di scuola, rimasto per a Palmanova). Quindi niente ammiccamenti e niente pensierini azzardati . E la sorella di lui? Conoscendo, a sua volta, assai bene la sensibilit e i gusti di Ezio, ammiratore e apprezzatore delle cose belle, con fare scherzoso Mario lo volle mettere in guardia. E gli lanci un avvertimento, paternalisticamente ironico, invitandolo a stare attento a non lasciarsi incantare dal fascino della diciottenne, oltretutto, sosteneva, attraente e provocante, cara sorellina . Con la "Topolino" del cappellano militare, Mario era andato ad incontrare e a prelevare, provenienti dalla provincia di Verona, moglie e sorella alla stazione di Ponte nelle Alpi . Aveva portato le due donne nell'albergo, lo stesso in cui alloggiavano Ezio e il capitano e dove anche lui si era trasferito per l'occasione, sistemandosi nell'unica stanza, con letto matrimoniale, che era rimasta disponibile . Per la verit l'aitante sposo aveva fissato la camera solo per le due ospiti. Ma lui, pensando di non potere fare a meno del rapporto-con la moglie, vi si era insediato, come dire, fanaticamente, perci, senza tanti scrupoli, in veste abusiva . Sugli esiti e sulle conseguenze di questa balorda decisione nasceranno, in seguito, spiacevoli quanto incresciose e, diciamo pure, deplorevoli situazioni . Ora le uniche rappresentanti del sesso femminile presenti in quella comunit dovevano fare, per forza, la conoscenza dei colleghi di Mario: praticamente con Ezio (sebbene avesse gi conosciuto la signora) e con il capitano Span: uno scapolo impenitente, votato al carrierismo, giunto a quel grado con soli trent'anni sulle spalle, comunque il pi "maturo" della compagnia . Era stato proprio lui, data la sua intraprendenza e autorit, ad organizzare per quella sera un'escursione a Pieve d'Alpago dove potevano divertirsi in un noto locale da ballo nel quale, fra l'altro, qualche giorno prima l'intraprendente capitano aveva fatto la conoscenza di un'attraente ragazza del posto . Fu davvero un momento di grande emozione quando, a 139 sera, le due giovanissime donne, scendendo lentamente gli ultimi gradini della scala ricoperta da una guida rossa, giunsero nella hall dell'albergo dove stavano ansiosamente, con trepidazione e curiosit, ad attenderle i tre vigorosi ufficiali di Artiglieria: schierati con fierezza, e "sull'attenti", come se avessero dovuto presenziare ad una parata militare . Il colpo di tacco che eseguirono all'unisono a quella vista non lasciava dubbi sul cenno di rispetto rigidamente e tipicamente militaresco che imponeva la circostanza . Di fronte a quell'incedere flessuoso da parte di quei due campioni di bellezza e di freschezza femminine, fra i tre uomini in attesa, senz'altro fu Ezio a rivelare, attraverso la sua spontanea espressione, maggiore emozione . Ne aveva tutte le ragioni . Se della giovane sposa pienottina, sinuosa, bianca come il latte ed oltremodo attraente ed appetibile (una di quelle che ti guarda con la testa abbassata e con lo sguardo rivolto verso l'alto) aveva apprezzato gi ogni qualit esteriore (sebbene ora le apparisse ancora pi vezzosa ed aggraziata) a proposito della nuova figura che gli si presentava davanti, ebbe l'impressione che qualcosa di sublime lo colpisse al punto tale da non riuscire a trattenere quel contegno di distanza e di rispetto che esigono le regole formali al primo approccio . Un'altra trasgressione. Sebbene, anche questa, pi che giustificata . La cognatina, dunque, non lasciava dubbi sulla sua avvenenza . Occhi scuri e penetranti, capelli corti nerissimi, di altezza media colpivano subito alcune connotazioni fisiche inequivocabili. Piuttosto magra, un vestitino a fiori scollato e stretto alla vita metteva in evidenza il suo busto delicato sul quale sporgevano armonicamente i seni

leggermente abbondanti, rotondi e senz'altro sodi: rivelatori indiscussi di giovent e freschezza. Dalla parte estrema del grazioso vestito, al pari delle ginocchia, spuntavano un paio di gambe diritte, ben affusolate e ben piantate, tali da lasciare immaginare un completamento, a monte, fino alla vita, decisamente possente e di una prominenza e tornitura davvero monumentali e solenni . 134 Attratto da quella inaspettata visione al di fuori di ogni immaginazione, fregandosi dell'etichetta, Ezio fu il primo a staccarsi dal gruppo schierato per andare con speditezza a stringere, con calore, la mano alle due donne . Poi si riprese immediatamente rendendosi conto di essersi spinto oltre le convenienze . Il fatto che lei, la giovinetta, si rese conto all'istante che quella reazione del giovane ufficiale era dovuta a qualcosa che lasciava pensare ad una particolare intenzione da parte di lui a rendersi del tutto disponibile. E si vedeva chiaramente poich il suo sguardo compiacente e il suo sorriso di soddisfazione, tipici della civetteria femminile, non lasciavano dubbi su una condizione, or ora stabilita, di reciproca intesa . La serata si profilava sotto i migliori auspici . Una volta preso posto in una Fiat-1500 con strapuntini, condotta da un noleggiatore del luogo, la comitiva si avvi. Fra lazzi e frizzi, in direzione di Pieve d'Alpago dove, in una sala da ballo di un circolo ricreativo, il capitano Span avrebbe incontrato la sua occasionale ragazza . Giunti sul posto fu raccomandato al tassista di ripresentarsi puntuale a mezzanotte . Tutti, sempre in vena di facezie, entrarono nell'arengo dove la festa era gi cominciata . Un'orchestrina suonava musiche di moda fra cui "Grazie dei fiori", vincitrice del primo Festival di Sanremo. Mentre qualche coppia accompagnava, mugolando, quelle note che la Radio aveva rese popolari . Prima di accoppiasi per le danze e mentre il capitano cercava di individuare fra la gente seduta ai bordi della sala, la sua ragazza, si deline subito, e conseguentemente, la destinazione dei ruoli . Mario agganci vigorosamente la moglie trascinandola sull'area delle danze e, dato che il capitano si era allontanato dedicandosi alla sua ricerca, fu naturale che Ezio proponesse a Mara, la ragazzina, di buttarsi insieme nella mischia . Fu quella la fase conclusiva di quell'attrazione reciproca che, fra i due, si era venuta a creare a partire dal momento in cui 141 si erano trovati per la prima volta, nella hall dell'albergo, uno di fronte all'altra. Poich non appena ci fu l'occasione di contatto, quei corpi non aderirono semplicemente, ma piuttosto si compenetrarono con vibrazioni tali da generare sensazioni osmotiche, fra l'altro con effetti assolutamente incontrollabili da parte di Ezio, chiaramente godibili per lei ma purtutta-via assai imbarazzanti per il giovane ufficiale. Specie quando, nell'intervallo tra una danza e l'altra, doveva fare in modo (non facile data la leggerezza della stoffa di quei pantaloni estivi della divisa cachi) da rendere meno vistoso possibile il risultato consequenziale di quel contatto . Del resto ad aumentare di grado l'effetto, era stato un incentivo che, spregiudicatamente, la ragazzina aveva messo in atto durante il ballo nel solleticare maliziosamente, con le dita della mano sinistra, la nuca di Ezio. La cui reazione erettiva, per la verit, era dovuta anche al lungo periodo di astinenza cui era sottoposto dal momento che, per lui, punto di riferimento e motivo unico di autentiche sensazioni erotiche, oltre che di profondo affetto, era la fidanzata: purtroppo a casa, nella lontana Bologna . In quei casi, in genere, dame e cavalieri della compagnia procedono nelle danze scambiandosi fra di loro. Ma la regola, in quel caso, non fu rispettata. Probabilmente cos come si era impostato l'accoppiamento, trovava tutti talmente soddisfatti, da continuare a qual modo e fino in fondo con lo schieramento e i ruoli gi definiti all'inizio . Dunque per Ezio e Mara fu, s, la conclusione di una fase, ma anche l'inizio di un'altra che doveva avere un seguito, purtroppo con qualche risvolto spiacevole per il giovane ufficiale . Ora l'intraprendenza di lei si faceva ancora pi risoluta ed azzardata .

Quando, finite le danze e dopo convenevoli di rito con la gente del posto che aveva mostrato un particolare quanto tradizionale rispetto per quegli uomini in divisa militare, in particolare la ragazza amica del capitano, la comitiva sal in macchina e ognuno si predispose all'interno nella stessa posizione dell'andata . Accanto all'autista si accomod il capitano, le due donne 134 si sistemarono negli strapuntini, Mara dietro il conduttore e Carla dietro il capitano. Nel sedile posteriore trovarono posto Ezio (dietro a Mara) e Mario (dietro alla moglie) . In effetti quel mezzo di trasporto non offriva tanta comodit ma a quel disagio subentr, almeno per Ezio, un senso di appagamento e di particolare piacere (ma anche di stupore) quando sulle sue lunghe gambe rannicchiate avvis qualcosa che lo fece veramente trasalire . Con la complicit del buio Mara, rovistando con la mano sinistra dietro il sedile, era riuscita a stabilire un contatto, ben calcolato, con le gambe del suo cavaliere. E le carezzava e le stringeva al polpaccio, alternando delicatezza a forza come a volere simulare un contatto orale di baci e di morsi . Ora la disponibilit di lei, si capiva fin troppo bene, era totale. Tanto che Ezio non pot fare a meno di rispondere e di aderire a quel gesto prendendole la mano per stringerla forte . In quel modo le dava ad intendere, anche lui, quanto sarebbe stato caloroso e potente un abbraccio fra loro in circostanze favorevoli . Di questa manovra Mario, naturalmente, non si era accorto. Ma qualche sospetto, dopo quella serata, cominci ad assalirlo Non fare il furbo... diceva a mo' di battuta all'indirizzo di Ezio appena si incontrarono durante i servizio d'ispezione al campo . Vuoi scherzare? rispondeva l'amico, facendogli presente che in mezzo c'era la fidanzata verso la quale nutriva un attaccamento e una considerazione, quindi un rispetto che non ammetteva distrazioni o leggerezze. Non erano chiacchiere. Era, in effetti, la vera, sincera opinione di Ezio . Il fatto che una sera, anzich impegnarsi con i colleghi e gli ospiti dell'albergo in una partita di calcio-balilla nella hall, Ezio decise di andare a riposarsi in camera . Era appena entrato, giusto in tempo per spogliarsi e darsi una sciacquata e poi ad iniziare la lettura di un giornale, quando sent bussare alla porta . Avanti! disse, meravigliandosi un po' . 143 E chi entr? Mara, proprio Mara,sorridente e smagliante pi che mai . Senza preamboli la ragazza non ebbe esitazioni di sorta. Con un lancio degno della pi esperta nuotatrice, senza profferire verbo, si gett sopra di lui e cominci a baciarlo con veemente foga ferina, mugolando a pi riprese per esprimere chiaramente, con un sonoro inequivocabile, il gusto di quel contatto . Ma ecco che in quel preciso momento tutti e due trasalirono a causa di un rumore inconfondibile. Esso denotava l'arrivo di qualcuno proprio per via del segnale dovuto ad un passo pesante, e sempre pi prossimo, sul tavolato del corridoio . Oddio! Mio fratello! . Cos come si era tuffata su di lui, con la stessa energia, nel pronunciare quella parola, se ne allontan con un salto all'in-dietro sedendosi sul fondo del letto e cercando, con un gesto frenetico delle mani, ma certo innaturale, di ricomporre in qualche modo la sua pettinatura . Anche Ezio riprese frettolosamente fra le mani il giornale, vistosamente sgualcito e tent di assumere l'atteggiamento di chi vuol mostrare di interessarsi alla lettura . Ma ecco che la porta si apr senza preavviso mentre sulla soglia apparve proprio Mario: Ooh! disse con tono esclamativo e con cipiglio aggressivo . Guard per un attimo la scena con aria di sfida pi che di sorpresa come se si fosse aspettato quello spettacolo e richiuse subito la porta con un colpo deciso e secco senza dare modo ai due "concubini" di tentare una giustificazione . A quel punto scoppi il dramma .

Mara, presa da un incontenibile stato di forte tensione e preoccupazione, quasi piangente implor Ezio con lo stesso impeto e con lo stesso afflato di chi rivolge, in uno stato di disperazione, una grazia alla Madonna . Digli che mi hai chiamato tu che mi hai invitata qui per fare due chiacchiere, ti prego! . Meraviglia, rabbia e imbarazzo furono le sensazioni che avvis Ezio in quel momento. Poi disse per tranquillizzarla: Non ti preoccupare. Domani chiarir tutto con lui. Ora 134 vai nella tua camera e dormi tranquilla . Mara, cos come raccont dopo, riusc a calmarsi addormentandosi abbastanza presto. Ma come al solito, rifer a Ezio, fu svegliata nel cuore della notte per colpa di quell'incosciente di Mario il quale, nello stesso letto matrimoniale in cui dormiva anche la sorella, assolveva, fra tintinnii e lamenti, e senza alcun riguardo gli obblighi di marito . Chiss che le iniziative di Mara nei confronti di Ezio non avessero una plausibile ragione dovuta ad una sorta di eccitazione dei sensi provocata proprio dal comportamento che Mario metteva in atto bellamente nel corso di ogni notte? Il giorno dopo Ezio parl all'amico cos come aveva promesso a Mara. Ma lui prefer abbozzare subito senza alcun commento facendo per capire di sentirsi offeso per un'azione che rivelava scarso riguardo e poca considerazione nei suoi confronti e nel rispetto di un'amicizia sincera . La situazione che si era creata rendeva ora difficili i rapporti tra i due amici di naia. Tanto che il capitano Span, anche per via della sua autorit, intervenne in quel difficile frangente cercando di calmare, il pi possibile, le acque . A Mario disse che Ezio non avrebbe potuto nemmeno lontanamente tradire l'impegno, assolutamente serio, con la sua ragazza di Bologna. A Mara fece un discorso paterno ricordando anche a lei gli obblighi di fidanzata "grave" con un giovane di Verona: giovane che, proprio per annullare qualsiasi "insana" illusione della ragazza e per neutralizzare le iniziative "spudorate" dell'amico, Mario invit subito a venire a Puos d'Alpago . Nei giorni che precedettero questo arrivo successero tuttavia altre cose . Quella mattina Mario e il capitano Span si trovavano impegnati nell'area del poligono di tiro per stabilire la posizione dell'osservatorio in vista della nuova esercitazione che avrebbe avuto luogo la settimana seguente . Ezio, dopo aver consumato il pranzo, era andato a riposarsi nella sua camera, non per dormire perch non era sua abitudine, ma per leggere un settimanale bolognese che suo padre 145 gli inviava regolarmente per tenerlo aggiornato sugli avvenimenti, come dire, di casa . Mara e Carla intanto non si erano fatte vedere, probabilmente perch Mario aveva impartito alle due donne precisi ordini sui movimenti da fare, poi per il fatto secondo cui effettivamente quella mattina erano andate in paese a fare acquisti di poco conto presso un negozio di profumeria . Mentre Ezio se ne stava tranquillamente sdraiato sul letto a scorrere le pagine della sua rivista, ad un certo momento sent bussare alla porta a colpi forti e serrati come se qualcuno avesse bisogno urgente di aiuto. Con un salto corse ad aprire. Inaspettatamente si trov davanti Carla visibilmente impaurita ed eccitata: Presto, presto! Corri! Mara sta male! . Su quel talamo nuziale la ragazza si contorceva girandosi a strattoni ora destra ora a sinistra a causa, come pareva di capire, di un forte dolore addominale . Chiamiamo la figlia dell'albergatore... propose subito Ezio: ... e se il caso facciamo venire un medico. Mi pare che non ci sia tempo da perdere... . Non aveva finito di pronunciare quelle parole che Mara assunse subito un atteggiamento rassicurante. Il suo corpo, riverso sul letto, si blocc come se improvvisamente una terapia istantanea e miracolosa lo avesse riportato al suo stato normale. Poi piano piano assunse la posizione frontale adagiandosi di spalle . Prima di volgere il suo sguardo in direzione delle gambe, coperte da una sottoveste di organza solo all'altezza dell'indumento intimo, Ezio punt sul volto di lei per sperare di cogliere in esso un'espressione consolante, poi per rassicurarsi immediatamente dello stato di salute della

ragazza e quindi del superamento della crisi. Una speranza che non si fece attendere perch Mara non esit ad atteggiare la sua bella bocca ad un timido sorriso . Una volta rincuorato, Ezio ebbe allora modo e tempo per ammirare quelle parti del corpo scoperte che lei, con calcolata pudicizia, cercava ora di coprire allungandosi la sottoveste sulle gambe . 134 Ti passato il dolore? chiesero quasi all'unisono i due astanti . S, adesso sto meglio... . Mara aveva davvero superato quel malessere? Oppure si trattava di qualcosa di inventato? In questo caso Carla avrebbe assunto il ruolo di complice di una trama ben congegnata cos da permettere a Ezio di avere libero accesso in quella camera assolutamente interdetta . Il fatto che in quel caso la "mezzana" avrebbe dovuto uscire subito e lasciare i due giovani liberi di agire. Essa invece se ne stava l tranquillamente, senza nemmeno rallegrarsi e meravigliarsi troppo dello "scampato pericolo". Anzi aveva preso a parlare con un tono cos scherzoso e ironico che a Ezio sembr inusuale oltre che un po' fuori luogo . Superando perfino ogni forma di pudore le due donne, d'accordo, entrarono nel merito del suo stato di prolungato "digiuno" e della sua "resistenza" a mantenere, a loro giudizio, troppa freddezza nei confronti di due attraenti esemplari come erano loro . Naturalmente il discorso aveva preso, s, una piega provocatoria: ma sul tono, appunto, dello scherzo e dell'ironia. Cosa che non permise ad Ezio di pensare ad un probabile, perverso piano ordito dalle due donne addirittura disposte ad accettare un rapporto sessuale "a tre" . Ci ripens dopo, a palle ferme . Ma ormai l'occasione era sfumata e, anche se si fosse presentata la possibilit, certamente quelle donne vogliose non avrebbero potuto (e forse nemmeno voluto) tendere ancora una macchinazione cos favorevole e senz'altro unica perci irripetibile alla portata di tutti e tre . Arriv il giorno in cui dovevano effettuarsi le nuove esercitazioni di tiro e il destino offr, in via eccezionale, un'altra occasione all'aitante, ma indeciso (oppure chiss troppo moralista o troppo fedele ai suoi impegni di fidanzato) giovane tenenti no . Il Comando gli aveva assegnato, proprio per quel giorno, l'incarico di ufficiale di ispezione. Ragione per cui sarebbe dovuto rimanere tutto il giorno al campo . Quando il collega Mario fu informato di questo ordine di 147 servizio non neg il suo disappunto e... la sua rabbia . Ezio, ovviamente, not questa reazione e la interpret come se fosse stato incolpato di un piano messo a punto tra Ezio stesso e il Comando del Reggimento . Probabilmente il tarlo della gelosia dovuta alla condizione di marito e di fratello (sebbene nel caso del primo ruolo, ingenuamente e orgogliosamente non avesse alcuna ragione di temere), lo poneva in una stato tale da reagire con gesti inconsulti che potevano determinare qualche spiacevole conseguenza nei rapporti di lavoro con i suoi superiori . Fu, allora, Ezio stesso che, una volta consigliatosi con il capitano, propose generosamente lo scambio dei compiti cos da dare a Mario l'occasione di stare tutto il giorno insieme ai suoi familiari. E poi anche per far capire al testardo collega che, con la rinuncia a rimanere al campo, fra lui e la sorella non poteva correre quel rapporto che temeva e che lo assillava. Il cambio ebbe luogo con non poco sacrificio da parte di Ezio. Poich dovette stare tutto il giorno sotto una pioggia incessante in un osservatorio in cima ad una collina, insieme al capitano e al radiotelegrafista . Cos l'ostinato Mario non sent nemmeno l'obbligo di ringraziare il disponibile collega per il gesto che aveva compiuto proprio da amico vero e sincero . La sua ostilit invece di attenuarsi come sarebbe stato pi logico fra persone ragionevoli, aument addirittura rispetto a prima . Nel frattempo ecco arrivare il fidanzato di Mara: un giovane di due-tre anni pi di lei, di bell'aspetto, molto sulle sue e, dall'espressione e dal comportamento, assai poco entusiasta di questa trasferta imposta dal cognato. Si vedeva bene che il suo compito doveva essere quello di

stare continuamente alle costole delle due donne perci di seguirle in ogni loro minimo spostamento . Fu cos che il Reggimento guadagn, praticamente, un'altra "sentinella" . Passano giorni e matura, per Ezio, l'arrivo del suo sospirato congedo . 148 Peccato che te ne vada disse il capitano Tua mamma quando venne a trovarti insieme alla tua fidanzata, mi disse che le sarebbe piaciuto che tu avessi deciso di prolungare la "ferma". Lo sai che ho sempre avuto molta stima di te (a parte il tuo comportamento di impenitente lavativo). Ma tutto sommato saresti stato un buon ufficiale . Cos, prima della partenza, Ezio si accomiat con un breve discorso ai soldati della Batteria i quali, in ricordo, gli regalarono una penna stilografica di marca. Poi pass a salutare i colleghi, quindi Mario il quale rispose con una formale e fredda stretta di mano. Infine le due donne e l'impalato, insulso ragazzo di Mara . Fatti vivo disse Carla Il nostro indirizzo di casa e il nostro numero di telefono li hai... . D'accordo, non mancher! . All'ultimo momento Ezio si ricord che doveva avere dal capitano Cosso, addetto all'autoscuola del Reggimento, il patentino militare. Cos raccomand a Mario di recuperare questo documento in modo da inviarglielo gentilmente a casa, a Bologna, non appena lo avesse avuto nelle sue mani . Ezio era gi in sede da almeno un mese ed aveva ripreso a lavorare in banca perci ad assumere il suo normale ritmo in famiglia e con l'amata fidanzata . Nonostante alcuni solleciti, ancora non aveva avuto da Mario nessuna notizia a proposito del prezioso patentino che Ezio avrebbe poi fatto convertire in patente civile . Passati ancora una ventina di giorni dall'ultima lettera, Ezio trov nella cassetta della posta, dentro una busta commerciale rossa, finalmente l'agognato attestato accompagnato da una lettera di alcune righe scritte a macchina che lo lasciarono allibito . Colpito all'improvviso dal contenuto di quel documento dovette fermarsi, nel salire le scale, per concentrarsi meglio . Ma ecco il testo: "Valmanova, 14 novembre 1953 Gent.mo ex collega, t'invio ilpatentino cos come eravamo d'accordo nonostante tutta la poco radicata stima nei miei confronti che alberga nel tuo animo. Sappi solo 134 . 148 che mi son preso pure dei cicchetti dal capitano Cossio perch lo scocciavo col chiedergli continuamente il tuo benedetto Patentino. E se non ho mai risposto alle tue lettere nessuno meglio di te lo deve sapere. O hai voluto fare la vittima per avere automaticamente ragione o non hai capito quanto male mi hai fatto, sia pure involontariamente . Giunti perci a questo punto ritengo sia meglio per entrambi ignorare persino che ci siamo conosciuti dato che certe amicizie e meglio perderle che acquistarle . Distintamente S.Ten. Mario" . Fu tale la sorpresa nel leggere questa assurda lettera, che un'imprecazione gli sfuggi spontanea e addirittura a voce alta . Una signora che, carica di borse di alimentari, in una rampa sopra di lui stava salendo lentamente le scale si accorse di quella reazione. Tanto che nel soffermarsi le sfugg di mano una delle borse della spesa rovesciandone il contenuto. Alcune arance presero a rotolare per le scale . Nel rileggere la lettera, sconcerto e rabbia assalirono l'ex sottotenente il quale, con uno scatto repentino, port il pugno chiuso alla bocca mordendosi l'indice fino a farsi male . In quel gesto era concentrato il rammarico per avere fatto tutto quanto gli era stato possibile per rispettare l'amicizia con il collega d'armi. Il quale, per, a questo punto rivelava tutta la sua pochezza ed idiozia quindi un'immeritata considerazione . Praticamente Ezio stava scoprendo che quel suo comportamento rinunciatario (e oltremodo faticoso) nei confronti delle due donne, si era rivelato inutile se non addirittura stupido . Riflett sul da farsi ma alla fine vinse la decisione dettata da una legittima reazione impulsiva .

E ag di conseguenza . Passa qualche giorno e Ezio, dal suo ufficio, compone un numero al telefono . La conversazione denota che all'altro capo della linea l'interlocutore si rivela oltremodo gradito . Ora in treno con la sua ventiquattrore diretto a Verona . Scende dal convoglio e si rende subito conto che, alla stazio134 ne, c' ad aspettarlo la fresca, "burrosa", elegantissima Carla che lo accoglie con un caloroso abbraccio . Tutti e due prendono un taxi e scendono all'albergo "Firenze", poco distante dalla stazione . Eseguite, da parte di Ezio, le formalit di rito alla reception, insieme si avviano al piano stringendosi alla vita . Percorrono il corridoio stretti l'uno con l'altra. Arrivati davanti alla camera loro assegnata, lei, che aveva preso la chiave, si ferma e, con fare guardingo e misterioso, apre piano piano la porta . E chi appare davanti a loro? Mara, proprio Mara in carne ed ossa: splendida, sorridente, con indosso, anche se fuori stagione, quel vestitino con il quale Ezio l'aveva vista e ardentemente ammirata per la prima volta nella hall dell'albergo di Puos d'Alpago . La meraviglia e lo stupore dell'ex sottotenente e ex amico di Mario, fanno s che tutto finisca (anzi cominci) con un appassionante ed emozionante abbraccio fra tutti e tre . E passano un'intera notte indicibile, intensa e stellare . Ma Ezio ancora sulle scale che conducono al suo appartamento mentre alcune arance scorrono ai suoi piedi e la signora di prima invoca disperatamente aiuto . Fermo sul punto di prima, con un'espressione di stizza rabbiosa, strappa ora quella lettera riducendola a pezzetti minimi . Pare che il tempo non sia passato da quando, esterrefatto, scorreva quelle stupide righe che gli aveva inviato, insieme al sospirato patentino, l'ex collega d'armi . Ma ad un certo punto la sua espressione si fa diversa: alla rabbia, dopo qualche secondo di riflessione, subentra un sentimento di incipiente serenit, quasi di sicurezza e di baldanza: di uno che, fortemente determinato, sembra voler dimostrare la qualit e le regole del saper vivere . 151 LA DETERMINAZIONE Una volta alla settimana, pi o meno, Roberto, un ingegnere edile di Terni, doveva partire per Orvieto . Viaggiava in treno poich ancora non poteva permettersi di impegnare buona parte di quanto guadagnava per pagare le pesanti rate dell'automobile. E dire che avrebbe tanto desiderato motorizzarsi, specie con l'uscita sul mercato della nuova Fiat 500, dopo la serie delle "Topolino" . Tuttavia riusciva a superare la noia e il disagio del viaggio con le Ferrovie dello Stato, prima di tutto perch era contento del lavoro che gli era stato affidato, essendo fresco di laurea, poi per il fatto di approfittare di quelle ore di ozio per dedicarsi alla lettura di qualche buon romanzo: un'occasione che difficilmente gli sarebbe capitata durante la giornata . Per la verit, ogni volta che prendeva il treno avvisava, da un po' di tempo, una sensazione che lo aiutava ad affrontare meglio la difficolt dell'affidarsi alle Ferrovie . La ragione era abbastanza chiara . Essa era dovuta al piacere di avere, si pu dire, ogni volta che si recava sul lavoro ad Orvieto, l'occasione di coltivare l'amicizia con una giovane e bella ragazza che l'impresario gli aveva fatto conoscere, casualmente, al bar di fronte al cantiere dei lavori . Succedeva allora che durante il viaggio, Roberto interrompesse la lettura per rilassarsi, chiudere gli occhi e cominciare a fantasticare non a causa delle stimolazioni che gli procurava quella lettura, ma distraendosi da essa per pensare a quello che poteva accadere nel caso che quella ragazza avesse aderito ai suoi inviti ad appartarsi . Cos immaginava questa donna, Rina, con i grandi occhi verdi, capelli biondi, corti; una ragazza di media statura, n grassa n magra, ma rotonda nelle parti giuste... e pensava che

aderisse al suo desiderio di trovarsi insieme, di abbracciarla, di baciarla magari per una notte intera... Una cosa bellissima . 134 Quasi impossibile... Assurda . Ma poi, continuava a riflettere, se anche lei avesse voluto, come sarebbe riuscita a giustificare un'assenza del genere di fronte ai suoi genitori che la tenevano sempre sotto controllo? E il fidanzato? Un altro cerbero di guardia. Lui si che non avrebbe permesso a Rina di assentarsi per qualsiasi ragione . Solo durante il periodo dell'apertura delle scuole doveva, giocoforza, lasciarla andare, essendo maestra, ad insegnare in un paesino ad una ventina di chilometri da Orvieto . Ogni sera per Rina doveva rientrare pi o meno al solito orario cosicch il suo ragazzo, impiegato alla Stazione ferroviaria, finiti gli impegni di lavoro, poteva incontrarla e starci qualche ora insieme . Ma adesso, che le scuole erano chiuse, sarebbe stato pi difficile per lei trovare una scusa per allontanarsi da casa . L'immaginazione di Roberto a questo punto s'impoveriva. La sua fantasia, forse perch insidiata da una punta di pessimismo, non riusciva pi a soddisfarlo. E allora si abbandonava in un: "Si vedr!" e riprendeva tranquillo e rassegnato la lettura . Quel*giorno, per, scese alla stazione di Orvieto con l'intenzione ferma di giocare il tutto per tutto. Avrebbe parlato con lei in termini pi perentori e chiari . E cos fu . L'impresario aveva gi prelevato, come di consueto, il giovane ingegnere alla stazione per condurlo sul posto, proprio nel centro storico, dove erano in corso importanti e delicati lavori di ristrutturazione all'interno di un antichissimo edificio. Insieme avevano ormai eseguito i necessari accertamenti e date, alle maestranze, le opportune disposizioni per il proseguimento dei lavori . Non rimaneva che adempiere alla prassi d'obbligo della consumazione al bar . Era quasi mezzogiorno: l'ora in cui anche Rina si intratteneva con un'amica, piccolina e bruttina, sedute ad un tavolo all'interno di quel locale . Roberto, appena varcata la soglia del bar, invitato dall'impresario il quale molto generosamente prendeva sempre l'ini153 ziativa, guard subito verso la direzione interessata. Le due ragazze erano regolarmente l sedute. E subito si incrociarono gli sguardi non occasionali e nemmeno tanto ingenui di lui e di lei . Il fatto poi che l'impresario, un uomo non pi giovane ma simpatico e aitante, uscisse con l'amica di Rina dopo un breve scambio di battute, signific o che l'uomo maturo, una volta capita la situazione, volesse favorire l'ingegnere proprio per lasciarlo solo con Rina, oppure che fra lui e la ragazzina vi fosse effettivamente del tenero . Fatto sta che questa volta a Roberto si present veramente un'occasione d'oro per affrontare di petto la situazione: cos come lui desiderava ardentemente da tempo . Ci volle poco a far scivolare la conversazione sul piano che lui desiderava. Tanto vero che, dopo appena dieci minuti, Rina, stando al gioco e sollecitata scherzosamente dal suo baldanzoso interlocutore, gi aveva cominciato a parlare con molta animazione e accoratamente, non senza una punta di ironia, delle sue prime esperienze sessuali con l'attuale fidanzato . Un bruto diceva dal quale ho subito solo violenze. Uno che pensa solo a se stesso, a soddisfare i propri istinti . Ma tu badava a chiedere Roberto tu non reagisci? Voglio dire accetti questo rapporto... cos... . Poi Rina, con un atteggiamento impostato ora alla massima seriet, spieg che lo doveva subire per una serie di ragioni . Prima di tutto perch lei stessa, diceva, aveva fatto questa scelta. E in una piccola citt con vecchie tradizioni non ci si possono permettere certi sbagli. Poi perch i suoi genitori, di cui

Rina era l'unica figlia, dimostravano di essere del tutto soddisfatti di questo fidanzamento. E a lei sarebbe dispiaciuto recare amarezze e delusioni al babbo e alla mamma fra l'altro molto anziani . A questo punto a Roberto si present un campo assai favorevole da coltivare. Praticamente aveva accertato, egoisticamente e con compiacimento, che Rina non nutriva nessun serio sentimento per il fidanzato verso il quale addirittura si rivolgeva con un chiaro atteggiamento di disprezzo . 134 . 154 Ma... allora cominci a domandare con pi lena e in maniera pi sibillina quali sono i risultati di questo rapporto? Deve essere terribile, immagino, ogni volta che ti si avvicina, ogni volta che fate l'amore . L'amore? Ti confesso che non so proprio cosa voglia dire "fare l'amore". Dopo quattro anni, ne avevo allora diciotto, ho ancora l'impressione di essere n pi n meno che un oggetto, perci uno sfogo per lui . Ma tu non senti nulla durante... . Nulla, nulla. Solo fastidio... ripugnanza . Fu a questo punto che Roberto cominci ad affilare le sue armi per tentare il colpo di grazia sulla sua preda troppo a portata di mano. Dopotutto questa ragazza, aggraziata, gentile e dolce non rappresentava solo una straordinaria conquista per Roberto ma, se ne stava accorgendo proprio ora, anche l'occasione di una piacevole compagnia . Insist allora sul fatto che secondo lui era incomprensibile, se non un vero e proprio peccato, che una donna cos giovane, bella e ora anche spontanea e simpatica, non avesse la facolt e il diritto di ottenere soddisfazione dal rapporto sessuale con il suo uomo, insomma che non ne sentisse piacere, godimento come norma: tutte cose, continuava a dire, fra le pi belle che offra la vita . Sosteneva queste idee con estrema convinzione ma anche con accanimento, come se la rivelazione di Rina l'avesse offeso . Hai ragione... fu quanto le rispose, alla fine, la ragazza che lo aveva ascoltato con attenzione, anzi quasi con ammirazione . Ma tant' concluse come fosse rassegnata ad una triste sorte . A questo punto non poteva essere Rina a proporgli di andare a letto insieme e di mettersi a completa disposizione, insomma ad impegnarsi a partecipare per avere, finalmente, l'occasione di godere delle gioie e dei piaceri dell'amore . Allora ci fu un momento di riflessione e di incertezza. Ma siccome Roberto era ormai deciso a tutto e la strada poteva considerarsi, si pu dire, gi favorevolmente aperta, le rispose razionalmente e con estrema determinazione espose il programma a cui aveva pensato da tempo: trascorrere un fine settimana a Roma con almeno due pernottamenti . Rina a quella proposta si mise muta. Si concentr. Verific tutto mentalmente mentre Roberto fremeva in attesa di una risposta . Dopo un paio di minuti e mentre lui la fissava con particolare intensit, ecco che in quell'aura tesa ed estraniata riusc a leggere dall'espressione dei meravigliosi occhi di lei, in anticipo, la risposta consistente in un deciso: perch no? Si incontrarono a Or te. Lui, che proveniva da Terni, aspettava il treno delle quindici e quindici diretto a Roma. Appena il convoglio si ferm in stazione, Rina denot subito la sua presenza affacciandosi al finestrino e salutando vistosamente Roberto il quale fremeva, ansioso, sul marciapiedi con la sua ventiquattrore . La felicit e l'entusiasmo li avevano presi entrambi, tanto che sigillarono subito l'incontro con uno spontaneo e incontenibile abbraccio. Poi, prima di sedersi nello scompartimento, Roberto la volle ammirare cos, in piedi. Anche perch la not con una foggia inusuale rispetto a quella con cui l'aveva conosciuta: sempre rigorosamente con abiti, diciamo pure, ordinari e castigati, vale a dire con camicetta senza scollature e gonna al disotto delle ginocchia .

A parte la chemisette gialla molto aperta, tanto da lasciare intravedere almeno la met dei turgidi e prominenti seni, Rina appariva con indosso un paio di aderentissimi pantaloni neri che consentivano di apprezzare le forme tornite della cosce e del sedere prorompenti e uno stacco di vita particolarmente sottile . Roberto era al colmo della soddisfazione. Prima di tutto perch l'incontro era ormai avvenuto e l'ansia di un eventuale disguido poteva considerarsi superata; poi perch quel cambiamento di look gli sembr un segno di liberazione da parte di lei, sia dai legami con la famiglia e con il fidanzato sia dai pregiudizi e dalle abitudini del suo ambiente tradizionale e provinciale . 156 Tuttavia non volle domandarle come fosse riuscita ad ottenere questi due giorni di libert preferendo parlare, durante il viaggio, del pi e del meno. Poich tutto, fino a quel punto, era filato proprio a puntino . Fu Rina che, dopo i complimenti sul suo modo di vestire che le rivolse Roberto, cominci, a sua volta, a fare apprezzamenti. Alle parole che esaltavano le qualit di colui che ormai considerava il suo uomo, essa accompagnava gesti delicati e affettuosi stringendogli le mani e perfino accarezzandolo senza minimamente curarsi della vicinanza dei compagni di viaggio: qualcuno gi incuriosito dal loro comportamento . Gli confessava che apprezzava la sua altezza, il suo aspetto di persona seria e importante, il suo equilibrio e la sua simpatia: tutte cose, diceva, difficili a trovarsi nei giovani di oggi . Insomma Rina si mostrava, a questo punto, come fosse un'altra persona: disinvolta, disinibita, aperta, brillante e perfino scherzosa . Arrivati a Roma raggiunsero subito l'albergo dove Roberto aveva prenotato una camera matrimoniale. Era stato un amico a dargli l'indicazione dietro la raccomandazione che non fosse tanto caro . Ci arrivarono in autobus, percorrendo quasi tutta Via Cavour . Ma appena entrati in quell'hotel si accorsero, purtroppo, che l'ambiente non risultava come Roberto avrebbe voluto. Ci volle poco a rendersi conto che l'amico consigliere aveva veramente esagerato in quanto a modicit . Cosi che quell'imprevisto gli dette un po' fastidio temendo che Rina si sentisse offesa per quella scelta troppo modesta . Ma niente di tutto questo . Tranquilla e serena essa accett di buon grado e sportivamente la situazione . Quando, in camera, accese la sua prima sigaretta, prima di andare a farsi una doccia, non si preoccup affatto di cercare un posacenere mentre si stava spogliando, dal momento che sul com di legno verniciato, le bruciature dovute all'azione delle cicche, disegnavano curiosamente una specie di ricamo su tutto i perimetro del ripiano . 157 Cos si rinfrescarono un po' e, data ormai l'ora di cena, uscirono per mangiare . Approfittarono, senza allontanarsi troppo, di un ristorante l vicino dove trovarono un comodo posto ad un tavolo all'aperto . 11 clima era ideale essendo entrata da qualche giorno un'estate non eccessivamente calda. Ma pi che l'effetto della temperatura addolcita da un piacevole ponentino, era lo stato di grazia di quella eccezionale circostanza che faceva sembrare quel momento veramente unico, straordinario, piacevolissimo. Per tutti e due . E tutti e due ormai si desideravano ardentemente mentre aleggiava fra di loro un'atmosfera che li rendeva desiderosi l'uno dell'altro e che alimentava e sollecitava un'intensa voglia di unirsi . Ma era come se gi lo fossero. In quel punto praticamente non esistevano altri fuori di loro. S, sentivano bisbigliare ai tavoli vicini: voci di stranieri che avevano da protestare con il cameriere per via del conto che, secondo loro, non tornava. Ma niente poteva distrarli da quella concentrazione che li teneva legati l'un l'altro e intensamente . Prima di rientrare in albergo preferirono fare due passi lungo il viale dei Fori Imperiali soffermandosi ad ammirare le antiche vestigia romane sotto la suggestiva illuminazione artificiale .

Poi in albergo. In camera . Finalmente isolati e soli . Ora toccava a Roberto svolgere il suo compito di maschio a tutti gli effetti. Perch, alla fine, Rina rappresentava qualcosa di diverso per lui, rispetto alle altre donne. Si trattava di accostarsi a lei con prudenza e accortezza. Di avvisare le sue reazioni, le sue sensazioni, di riuscire a intuire e a capire quali potessero essere le iniziative capaci d stimolare al meglio la partecipazione, l'orgasmo . Anche perch la questione investiva l'uomo, le sue capacit erotiche, la sua dignit di soggetto virile di fronte alla dichiarata freddezza di Rina nei rapporti con il suo fidanzato . Ce la mise tutta . 158 Al mattino Rina cominci maliziosamente ad ammettere che qualcosa cominciava a cambiare a proposito della sua sensibilit di donna . Felici e contenti, liberi come uccelli nell'aria, se ne andarono per tutto il giorno in giro per Roma . Fu un'ideale occasione per ambedue di rivisitare i posti pi famosi e pi importanti della citt. Il Colosseo, San Pietro, Castel Sant'Angelo, piazza Venezia e cos via . Guardavano le cose in cui si imbattevano e ne parlavano sulla base delle loro conoscenze. Parlavano di arte, di storia e, poi, anche delle loro cose . Fu in quell'occasione che Rina raccont a Roberto la storia della sua scappatella . Semplice. Aveva organizzato un piano in maniera tale che lei risultasse presso una cugina la quale, appunto, abitava a Roma . Anzi, potremmo andare a trovarla dal momento che dovr comunque telefonarle per mettermi d'accordo nel caso che mi cercassero da lei. Magari domani, prima di partire... Lei si che una bella donna! Vedrai . Entrare nel merito del suo alibi e della bella cugina voleva dire per Roberto soddisfare anche ad una curiosit. Ma, fra un argomento e l'altro, avrebbe preferito affrontare un tema che gli stava a cuore e che fino ad ora aveva evitato . La sera precedente Rina non aveva accennato a nessun patto riguardo al comportamento che lui doveva tenere durante il rapporto sessuale. Vale a dire, essa non si era minimamente premurata di raccomandargli di adottare, a letto, la massima precauzione, come di norma. Tanto vero che, secondo un tacito accordo, Roberto si era sentito autorizzato a procedere senza alcun ritegno . Cos cerc di entrare nel discorso e chiese a Rina cosa ne pensasse . Non preoccuparti rispose mi trovo nella primissima fase del ciclo, perci... . Chiuso. Meglio cos . La seconda notte Roberto, ancora attratto da quel corpo bianco, rotondo, sodo, da quel volto espressivo dalla bocca un 156 . 158 po' ampia, carnosa non pot e non volle risparmiarsi . Cos il risultato di quella notte fu ancora pi chiaro e inequivocabile. Ora era lei a non dargli respiro, a chiedere, a volere, a prendere il pi possibile. Fino allo stremo . Soddisfatta, serena, felice, la mattina dopo, sul tardi, si alz complimentandosi subito con il suo uomo e, nello stesso tempo, essendo ancora assonnato, sollecitandolo garbatamente ad alzarsi . Un autobus li condusse dalla cugina che abitava ai Pario-li: una certa Loretta. (La sua notte, pens Roberto, doveva essere stata pi intensa di quella della cugina orvietana se, a mezzogiorno e mezzo, si fece attendere in salotto essendosi alzata da poco) . La vista di quella ragazza alta, ben formata, biondissima con i capelli lisci e lunghi fino alla vita, gli occhi azzurri, oltretutto in vestaglia semitrasparente, traumatizz Roberto: troppo sensibile alla bellezza femminile, tanto che non riusc a nascondere a Rina una sensazione di vistosa meraviglia . E dire che lei lo aveva avvisato. L'aveva detto che Loretta, attricetta in erba del cinema, era cos bella e affascinante. Ma fino a che uno non vede, non crede .

Ora era l quella statua di indescrivibile bellezza.. . Non si mai saputo se Roberto rimase a Roma, perch cos prevedeva il suo programma personale e professionale oppure perch, una volta annotato il numero di telefono della bionda fiammeggiante nella sua agenda, volle trascorrere con lei, la nuova venere, altre e migliori, intense nottate . Il fatto pi sicuro invece quello che riguard rapporti con Rina . Dopo quel breve ma vigoroso mnage romano, essa tagli subito ogni contatto con Roberto rendendosi misteriosamente irreperibile ogni volta che lui tentava i chiamarla al telefono, non vedendola pi al solito bar di Orvieto . Si dette poi il caso che lui non ebbe pi modo, a lavori finiti, di tornare sul posto . Cosa era successo? Dopo quindici giorni dalla fuga romana, Rina spos il suo 160 fidanzato e dopo nove mesi esatti da quella licenza nella capitale le nacque un bel maschio al quale, guarda caso, gli fu imposto il nome di Roberto . Quando il non pi giovane e aitante ingegnere lo venne a sapere, con un certo disappunto, dopo tanti anni e per puro caso, ripensando al passato, ebbe la prova di avere adempiuto, in quegli incontri romani e nello squallido albergo, solo, e meccanicamente, il ruolo di semplice e strumentale "stalloni LA NEMESI Giulia aveva conosciuto Luigi in occasione di un concerto . Quella sera un famoso violinista, accompagnato al pianoforte, aveva richiamato nel sontuoso, ampio salone delle feste dell'Accademia, un pubblico d'ecce2one . Luigi, appassionato di musica classica, vi si era recato, solo, lasciando a casa la moglie indisposta . Del resto non era la prima volta che gli capitava di uscire senza compagnia. Di fronte a casi del genere, l'improvviso malessere che lei accusava era quasi sempre dovuto alla poca voglia di assistere ad uno spettacolo per il quale, dopotutto, non andava proprio pazza . Fatto sta che quella sera si rivel, per Luigi, particolarmente diversa dalle altre . Il godimento che cominci ad avvisare attraverso l'udito, non appena ebbe inizio il concerto, rimase tale nel momento in cui fu lo sguardo a farsi tramite prioritario di sensazioni . Caso curioso e unico nella sua esperienza di frequentatore di serate musicali, si accorse di trovarsi sullo stesso grado di rapimento e di sublimazione quando, in dissolvenza incrociata, alle note dell'avvolgente esecuzione musicale, si sostitu l'eterea immagine di un perfetto busto di donna . Davanti a lui, a due file di distanza, era come se si fosse materializzata una sorta di celeste visione . Luigi aveva felicemente individuato, come guidato dall'istinto di chi insegue affannosamente e pervicacemente il Bello, una figura di straordinaria fattezza . Al di sopra dello schienale della sedia appariva, infatti, un torso femminile scoperto fin sotto le spalle, di un carnato bianco, marmoreo. Le curve concave che delineavano e modellavano il collo snello e sottile realizzavano gradevolmente un tutto armonico. Mentre una capigliatura biondo-naturale, folta e tenuta sospesa da un nastro annodato in alto, conferiva a quell'immagine un aspetto classicheggiante grondante 162 fascino e mistero . Se il volto adeguato a ci che si vede di qui, allora... pensava in quel momento Luigi ormai fisso a guardare e a registrare ogni minimo movimento di quella testa . Non appena la "magnifica effige", nel rivolgere qualche sommessa parola all'uomo che aveva vicino, si gir da quella parte, Luigi ebbe finalmente la soddisfazione di ammirare, sebbene fugacemente, il profilo che si immaginava e che, effettivamente, spettava di diritto a quell'assieme di forme perfette . Quando poi, nell'intervallo, al buffet, fece di tutto per conoscere l'oggetto delle sue insistenti attenzioni, non ebbe pi dubbi sulle qualit che ancora non aveva potuto apprezzare . La vide alta, slanciata, elegante (vestita com'era di un abito leggero pieghettato di color turchese, stretto alla vita da un nastro) e oltretutto di aspetto dolce e delicato .

Intanto lei si era gi resa conto che in quel momento era diventata un polo di attrazione per quest'uomo. Il quale, zigzagando lentamente fra la gente, era riuscito, con circospezione, a raggiungerla proprio mentre stava prendendo un caff . Luigi non se ne rese conto. Ma fu la frase che pronunci sommessamente all'orecchio di lei in un momento favorevole che fu l'origine e, in seguito, la fine del rapporto che si stabil fra loro due . A codesto meraviglioso busto, disse, manca solo una cosa: l'ornamento di una bella collana... . Era l'attaccamento quasi feticistico agli oggetti di valore, ai preziosi, agli ori; un attaccamento ignorato anche per mancanza di possibilit dal marito, che spinse la donna ad aderire alle profferte di Luigi il quale, fedele alla sua promessa, volle mettere su quel delicato collo il prezioso monile proprio in occasione del primo incontro clandestino consumato con intensa, reciproca partecipazione in un comodo pieci terre posto a pochi passi dal centro della citt . Ormai Luigi aveva cominciato a vedersi con Giulia secondo un rapporto che filava alla perfezione. La copriva, s, di regali in oro: anellini, braccialetti, orecchini... ma un po' per la soddisfazione di vederla ogni volta raggiante e diversa, un 163 p perch la considerava come una bambina da accontentare con i "ninnoli" pi vari, il fatto di spendere per lei un po' di soldi, pi che un onere economico eccessivo, diventava per lui un'occasione di grande piacere . Rimaneva comunque e sempre la certezza che Luigi si sentisse desiderato e, naturalmente, amato da Giulia nonostante lui fosse sulla cinquantina e che lei avesse, presso a poco, vent'anni di meno . Era gi passato quasi un lustro da quel primo, entusiasmante incontro e ancora continuavano a vedersi a ritmo di almeno una volta alla settimana . Fra di loro non c'era mai stato un momento di crisi mentre il mnage continuava, con la dovuta riservatezza, ad andare avanti normalmente e tranquillamente . In effetti Luigi, temperamento equilibrato e sereno, se non aveva nessun rimorso nei confronti della famiglia a causa di un'intesa con la moglie che stabiliva per tutti e due indipendenza e libert di movimenti, era uno che non osava far male ad una mosca. Un vero prototipo di uomo giusto e mite . Sar stata una serie di casi ma, puntualmente, quando riceveva cattive azioni da parte di qualche astioso, quando insomma, qualcuno lo danneggiava ingiustamente e senza ragione, succedeva che questi prima o poi si imbattesse in qualche sgradevole impiccio, in qualche grave disgrazia o che addirittura andasse fatalmente incontro ad una brutta e a volte, prematura fine . In quanti casi era successo che proprio il suo temperamento di accanito e preciso lavoratore aveva attirato su di s le gelosie dei colleghi di lavoro, in genere assai meno dotati di lui. E a quanti calunniatori e servi del padrone il destino aveva fatto pagare lo scotto delle loro deplorevoli iniziative.. . Questa sorta di legge del contrappasso sembrava attivarsi anche quando contro quest'uomo, onesto e aperto, si agiva con il raggiro e con l'inganno . Luigi non aveva mai dimenticato il torto che un compagno di scuola gli fece in occasione degli esami di maturit . Questo compagno, durante il compito scritto di matematica, ruppe l'accordo che stabiliva di lavorare in tandem. Solo 164 che, mentre Luigi andava faticosamente avanti con le sue sole forze nello svolgimento del problema, l'altro, con tutta tranquillit, poteva preparare, copiando astutamente, sia la cosiddetta "brutta copia" sia la "bella copia" in modo da esser in grado di consegnare per primo il compito e, di conseguenza, nullificare il lavoro di Luigi. Il quale rischi, paradossalmente, di non superare il traguardo della maturit . Ecco: si dette il caso che questo compagno disonesto, nel corso della sua attivit professionale e, del resto nella vita, incorresse sempre in situazioni complicate e in continui errori rivelandosi un'autentica frana .

Dunque anche e semplicemente l'inganno intentato ai danni di Luigi poteva sortire in qualche risvolto nefasto per l'esecutore . Il fatto di frequentare Giulia effettivamente lo rendeva felice e disteso. Anche se qualche volta si accorgeva, per la sua esperienza, che fra i due era lui che riusciva a soddisfarsi di pi in quel contatto . Non tutte le donne sono uguali... pensava ricordando qualche passato incontro durante il quale era stata proprio la donna a prendere iniziative e ad essere la causa di inviti al silenzio da parte dei vicini di camera . Solo che aveva cominciato ad alimentare qualche sospetto sui reali sentimenti di Giulia nei suoi confronti quando una volta la port in giro per due giorni con sosta a Montecatini Terme . Successe che, in effetti, tutto fu bello: la stagione, i luoghi visitati e, naturalmente, la notte d'amore. Un insieme, insomma, di cui rimanere pienamente soddisfatti . Invece no . C'era stato qualcosa che non era andata proprio a puntino . Ma cosa? Luigi aveva riflettuto a lungo su uno strano cambiamento di umore da parte di Giulia verso la fine del viaggio. Ma non riusciva a rendersi conto di questa deludente conclusione che, ahim, irrimediabilmente, sciupava tutto . Gli venne allora il sospetto che lei avesse aderito a quella gita, in effetti un po' rischiosa dovendosi giustificare in casa, 165 solo per "guadagnarsi" l'ennesimo prezioso regalo, data l'occasione particolare dovuta alle tante vetrine cariche di cose belle cos come erano apparse nelle eleganti strade del rinomato centro termale . Ma anche nel ricordare altre minori e abitudinarie occasioni poteva saltare fuori, a pensarci bene, che Giulia tradisse una certa freddezza perfino durante il rapporto sessuale e che, invece, si mostrasse diversa cio totalmente disponibile, particolarmente euforica e affettuosa, quando Luigi si presentava con un "oggetto" cui, magari "in modo involontario", lei aveva gi diretto esplicitamente e in anticipo i suoi desideri . Pi tardi successe, purtroppo, un fatto che consolid i sospetti di Luigi . Non era la prima volta che capitava di entrare a parlare dei rapporti di lei con il marito quindi delle sue intenzioni ad avere un figlio alla sola condizione che questo figlio fosse di Luigi. Il quale, se da una parte si sentiva lusingato di fronte a questa idea, dall'altra cercava, tutto sommato, di convincere Giulia, con le dovute maniere, a rinviare cautamente la decisione. D'altra parte lui non se la sentiva di assumersi una responsabilit del genere. Poi lo ripugnava il pensiero di non fare le cose alla luce del sole . No. Per il figlio si doveva regolarizzare la loro posizione. Ma n lui n lei avevano maturato la soluzione del divorzio quindi la prospettiva di una vita insieme . Dopotutto non sussistevano assolutamente problemi di questo tipo, cio di incidenti di percorso in quanto, salvo periodiche interruzioni, Giulia faceva opportunamente uso di anticoncezionali . Lei tuttavia non perdeva mai l'occasione per insistere sul solito argomento che lasciava intendere di desiderare un figlio da Luigi . Era nel corso di queste fasi di intervallo della terapia che Giulia, durante il rapporto, pretendeva, colta da insolito furore erotico, che Luigi si comportasse senza alcun ritegno . Ma un giorno, durante uno dei consueti incontri, Giulia dichiar di non sentirsi bene. Accusava giramenti di testa e nausea . 166 La volta dopo confess a Luigi d'essere incinta . tuo! disse . Di fronte agli insistenti tentativi da parte di lui, diretti a persuaderla ad abortire, essa oppose il pi assoluto diniego . Era tanto che aspettavo un figlio da te. Capisci? il frutto del nostro amore... Poi ho pi di trent'anni: cosa si aspetta? .

Fu a questo punto che Giulia pecc d'ingenuit svelando l'inganno. Poich Luigi era da tempo che stava in guardia e che perci, da esperto in materia di gran lunga superiore alla sua donna, aveva, ultimamente e nei periodi di fecondit, perfettamente simulato gli effetti dell'orgasmo . Effettivamente lo stato di gravidanza di Giulia era da imputare di sicuro ad un altro. Al marito.. . Tuttavia Luigi non volle prendere nessuna posizione e lasci credere a Giulia ci che lei voleva fargli credere . Cos continuarono a vedersi diradando, ovviamente, sempre pi gli incontri. Mentre lui non poteva fare a meno di aderire via via ai desideri pi o meno palesi della futura madre rivolti a non lasciarsi sorprendere impreparata di fronte al lieto evento . Quando nacque il bambino erano gi pronti il braccialetto d'oro intrecciato di corallo e lo spillo con il nome a lettere d'oro: Massimiliano . Fu durante la visita alla puerpera che Luigi chiar definitivamente il suo dubbio . Uscendo si incontr per caso con un suo vecchio amico ginecologo, con il quale era molto in confidenza, che lavorava in quella clinica . La signora Giulia, disse, oltre ad una bella signora anche una brava calcolatrice. Questa volta l'ha proprio voluto... . Perch? C'erano state altre occasioni? . Come no! Un anno e mezzo fa. In aprile: me lo ricordo bene, venne ad abortire... era con la mamma... . Infatti il marito non poteva esserci perch si trattava proprio del periodo in cui stette fuori casa per due mesi e lui e lei si erano visti quasi tutti i giorni . Quello che Giulia non volle e di cui decise di liberarsi senza dire niente, era veramente il figlio di Luigi: non c'era da dubitare . 167 Cos, dunque, stavano le cose. Il figlio dell'amore, tanto atteso, tanto sofferto, il risultato di un rapporto ideale, spontaneo, disinteressato si fa fuori disinvoltamente, si getta via senza colpo ferire . Luigi, deluso e perfino irritato, decise ancora di tacere . Ormai continuava a vedersi con Giulia ma senza attrazione, senza amore anche se, dopo il parto, essa appariva con un corpo leggermente arrotondato perci con una linea ancora pi attraente e pi desiderabile: assai di moda e sullo stile delle cosiddette "maggiorate fisiche" del cinema di quei tempi . Quante volte con incredibile impudenza entrava a parlare del bambino con l'intenzione di convincere Luigi a vederci precise somiglianze cos da dare per scontata la paternit . E intanto parlava dell'avvenire del piccolo, che aveva ormai tre anni, di una dote, di un libretto in banca.. . Fu proprio in aprile che Luigi ricevette in ufficio una telefonata allucinante . Durante una passeggiata lungo il marciapiedi, Massimiliano era sfuggito improvvisamente dalla presa della madre e, passando tra due macchine in sosta, era sboccato, correndo, sulla strada dove era rimasto investito da un'auto che sopraggiungeva a velocit sostenuta. La morte era stata istantanea . Fu una grande, incredibile tragedia . Qualche giorno dopo il funerale, Luigi e Giulia si incontrarono per un caso, fra la gente, in una via del centro. Si salutarono senza dirsi nulla . Ma quando lui, stringendole le mani, non pot fare a mano di partecipare al dolore e una lacrima gli solc il volto, Giulia glielo disse: Almeno tu... non soffrire. La pena deve essere mia e solo mia. Credimi: Massimiliano non era figlio tuo... . 168 IL RISARCIMENTO Erano gi passati due anni da quando Mario si iscrisse al Conservatorio Niccol Paganini di Genova . Aveva sempre avuto la passione per la musica, coltivata prima dal padre, appassionato di lirica, poi morto lui, dal fratello maggiore musicologo autodidatta .

Mario vantava una bella voce di baritono ma gli piaceva pi dedicarsi alla direzione d'orchestra. La sua figura alta, eretta, di bell'aspetto e poi la sua capacit di comunicare con gli altri, l'affabilit, infine la qualit innata tipica del leader, insomma le sue doti carismatiche, gli offrivano il migliore viatico per una brillante carriera sulla via intrapresa . Certo, doveva fare sacrifici. Mantenersi a Genova non era facile con una minima, eppur utile, borsa di studio del Conte Chigi e con qualche aiuto che riceveva sporadicamente in modeste cifre dalla famiglia . Naturalmente risparmiava su tutto. Si riguardava perfino di scrivere alla fidanzata, a Firenze, per evitare le spese di affrancatura.. . Mario si sentiva tuttavia ancora pi in difficolt a causa del suo temperamento di artista, di uomo generoso, gaudente e, potendo, spendaccione . Comunque una sorta di rimedio l'aveva trovato: per combinazione naturalmente, senza nessun calcolo preordinato . Successe cos . Si dava il caso che quando gli capitava di andare in centro dalla zona di Albaro, incontrasse in autobus una graziosa ragazza. Tanto graziosa ed attraente da invogliarlo ad abbordarla per conoscerla. Ma tutte le volte non riusciva a fare in tempo a soddisfare il suo desiderio poich lei scendeva quasi sempre a sorpresa comunque distante da Piazza de Ferrari dove invece, era diretto Mario . Un giorno ecco di nuovo l'incontro in autobus e, finalmente, la discesa insieme, proprio all'inizio di via XX Settembre . 169 La ragazza, questa volta, si presentava particolarmente attraente e elegante . Non tanto alta, aveva un bel portamento, indossava un impermeabile leggero bianco, adatto ad una primavera un po' piovosa, con cintura stretta che metteva in evidenza una bella linea, scarpe nere di pelle lucida con tacchi sottili e alti, cappello maschile nero a falde larghe un po' alla "ventitr" . Con un andamento che assomigliava a quello di una indossatrice attravers la strada, si mise sul marciapiedi di sinistra ed inizi a risalire via XX Settembre seguita, a ruota, da Mario . Erano le otto del mattino e, in quella zona, c'era gi un viavai continuo e affollato di gente. E era quasi piacevole per Mario notare che molti uomini che incrociavano la ragazza, prima l'ammiravano incantati di fronte, poi, attratti da quell'andamento, la scrutavano di dietro voltandosi. Qualcuno, pi rapito da quella vista, rischiava di sbattere contro Mario il quale, invece di evitare, si divertiva addirittura a provocare lo scontro: un gioco, questo, che gli dette finalmente lo spunto per poter attaccare discorso . Stava per decidersi quando la ragazza, che era proprio a due passi, volt bruscamente a sinistra . Mi sfugge pens Mario . Niente di speciale. Si era semplicemente diretta verso uno di quegli apparecchi che misurano il peso, vi era salita sopra, aveva introdotto la moneta e, una volta visto il risultato, era ridiscesa mostrandosi del tutto soddisfatta. Ecco allora un'altra occasione favorevole per cominciare un approccio . Ma ancora Mario non si decideva . La ragazza che a questo punto si era gi accorta del pedinamento, sembrava volesse favorire l'intenzione di lui . Entr dal tabaccaio come ad invitare il suo inseguitore ad assecondarla. Sarebbe bastata una battuta l, al banco, tanto per cominciare . Niente . In effetti Mario, sicuro e anche un po' spavaldo per costituzione, temporeggiava temendo di fare una brutta figura, anche nei confronti della gente che c'era intorno, se nel peggiore dei casi lei avesse reagito con un netto rifiuto e in maniera 170 vistosa o, come poteva succedere in certe situazioni, fosse uscita con qualche epiteto offensivo, magari ad alta voce .

Ma si cominciava a capire bene che, a quel punto non avrebbe corso nessun rischio. E allora, non appena la ragazza attravers Piazza de Ferrari e si avvi verso via Petrarca, assai meno frequentata dai pedoni, Mario si decise . L'ho seguita, l'ho guardata, l'ho ammirata..., e gi a fare tutta la storia degli incontri in autobus su su fino a quel momento. Lei, che in quel tratto di strada aveva assunto un atteggiamento pi disinvolto e pi veloce, alle prime parole di Mario quasi si ferm continuando poi a camminare molto lentamente come a distendersi e a rilassarsi dopo una faticosa fase di tensione e di andatura accelerata . Una volta fatto il pi, cominciarono a farsi domande l'uno con l'altro: tu sei di Genova, tu sei toscano, cosa fai, studi, lavori; insomma i soliti discorsi per riuscire a capire chi sei e chi non sei. Cos venne fuori che quella ragazza si chiamava Wilma, che aveva ventisette anni, tre pi di Mario, e che proprio da poco il padre le aveva messo su una boutique nella zona del porto, data la particolare versatilit di lei nei confronti di questo*"promettente settore commerciale. Poi tenne subito a chiarire che era abbastanza indipendente e che ogni tanto andava perfino in giro per l'Italia, addirittura a Firenze, per assistere alle note sfilate di moda quindi per fare acquisti allo scopo di aggiornare la merce del suo negozio . Alle nove avrebbe aperto la sua boutique. E la sera.. . La sera chiudi alle otto? Perch sar qui ad aspettarti . No rispose secca Wilma . E Mario con atteggiamento supplicante: Come. NO... . Volevo dire ribatt la ragazza non alle otto, chiudo alle sette e trenta . Puntuale, la sera Mario pi ravversato del solito era l alla chiusura . E cominci l'idillio . Con l'occasione di quel primo incontro ci fu subito un chiarimento . 171 Andarono a cena e pag lui ma con quel tanto di sacrificio, data la sua condizione di studente squattrinato, di cui Wilma fu subito edotta data la sincerit con la quale Mario, specie in tema di soldi, era solito esprimersi senza mezzi termini . Furono parole sante. Perch Wilma da questo punto di vista non aveva problemi. Anzi fu proprio lei a decidere che in qualsiasi altra occasione le sarebbe spettato proprio questo compito, gli disse "dell'ufficiale pagatore" . A parte il ristorante, ogni volta che andremo al tennis, sulla spiaggia, a sciare, al cinema, al teatro e cos via continu a precisare Wilma scandendo bene le parole sar compito mio provvedere alle relative spese . Punto e basta . "E allora, se cos deve essere, cos sia" concluse mentalmente Mario . Solo che di fronte alla perentoriet di Wilma, specie alle parole "tennis" e "sci" manc poco che Mario non scoppiasse dal ridere. Mica per niente: perch non ci si vedeva in quegli ambienti; lui che dello sport proprio non gliene importava niente.. . Tuttavia, in quel caso, prefer stare allegramente al gioco. Anche perch, a parte il grande vantaggio della copertura di tutte le spese per lo svago, c'era da tener presente il piacere di quella non comune compagnia . All'armonia del corpo e all'eleganza della figura si sommava, oltretutto, un volto con un perfetto ovale, punteggiato da due occhi grandi, un po' all'orientale e nerissimi, da un nasetto alla francese, da zigomi leggermente accentuati e con capelli neri a casco: una testina come miniatura su un esile collo un tantino affilato e ben tornito. Considerato tutto c'era veramente di che contentarsi sotto ogni aspetto . E Mario si contentava sia quando andava con lei a pestare temerariamente e maldestramente il tartan del campo di tennis, sia, ma con troppa pi grande soddisfazione, ogni volta che riusciva a portarla sul suo letto nella camera della pensione che divideva con un collega tenore, dal momento che lei non poteva ospitarlo in casa dove viveva con suo padre e sua madre .

172 Perch, purtroppo, non era facile avere sempre questa disponibilit. Intanto doveva mettersi d'accordo con l'amico; poi eludere, con molta prudenza, la vigilanza della scorbutica padrona di casa sempre guardinga e sospettosa: un'operazione che doveva comunque effettuarsi sempre di notte . E allora, anche in questo caso, era Wilma a dare a Mario i soldi, pari al costo del biglietto d'ingresso al cinema per il compagno di camera compiacente. Tanto che, quasi sempre, gli incontri al comodo chiuso erano subordinati alla programmazione, in un cinema centrale, di un film di particolare interesse . Comunque anche l'automobile di lei, una nuovissima Seicento Fiat verde oliva, a volte funzionava abbastanza bene alla bisogna. Quando non c'era la possibilit di entrare in quella camera, allora Wilma decideva di andare a lavoro con la macchina in modo che, al ritorno, accompagnando Mario a casa, e facendo in maniera di parcheggiare in qualche angolo deserto (e non frequentato dalle peripatetiche) di Corso Italia, potesse utilizzare quel comodo (si fa per dire) mezzo come una sorta di nido d'amore . Ma, a parte il sesso, finch si trattava di stare pi o meno nell'ambito della citt, le cose funzionavano abbastanza bene. Succedeva addirittura che Wilma, prima di pagare il conto al ristorante di turno, mettesse con cautela, nel taschino della giacchetta di Mario, un rotoletto di banconote in maniera che di fronte al cameriere e alla gente sembrasse lui l'anfitrione della situazione . Insomma per Mario era un bel vivere anche perch di questa dipendenza non sentiva, a pensarci bene, nessun disagio. Lui era di quelli che s avesse avuto i soldi a disposizione avrebbe fatto esattamente la stessa cosa, se non di pi rispetto a quello che stava facendo la generosa Wilma . Questo rapporto gli restava invece un po' pesante quando lei decideva di fare qualcosa che a lui proprio non interessava. Per esempio di andare per qualche giorno in montagna a sciare . Quella volta Mario la fece grossa perch commise l'errore, in un momento di debolezza, di dichiarare che, s, era tan173 Andarono a cena e pag lui ma con quel tanto di sacrifcio, data la sua cond2one di studente squattrinato, di cui Wilma fu subito edotta data la sincerit con la quale Mario, specie in tema di soldi, era solito esprimersi senza mezzi termini . Furono parole sante. Perch Wilma da questo punto di vista non aveva problemi. Anzi fu proprio lei a decidere che in qualsiasi altra occasione le sarebbe spettato proprio questo compito, gli disse "dell'ufficiale pagatore" . A parte il ristorante, ogni volta che andremo al tennis, sulla spiaggia, a sciare, al cinema, al teatro e cos via continu a precisare Wilma scandendo bene le parole sar compito mio provvedere alle relative spese . Punto e basta . "E allora, se cos deve essere, cos sia" concluse mentalmente Mario . Solo che di fronte alla perentoriet di Wilma, specie alle parole "tennis" e "sci" manc poco che Mario non scoppiasse dal ridere. Mica per niente: perch non ci si vedeva in quegli ambienti; lui che dello sport proprio non gliene importava niente.. . Tuttavia, in quel caso, prefer stare allegramente al gioco. Anche perch, a parte il grande vantaggio della copertura di tutte le spese per lo svago, c'era da tener presente il piacere di quella non comune compagnia . All'armonia del corpo e all'eleganza della figura si sommava, oltretutto, un volto con un perfetto ovale, punteggiato da due occhi grandi, un po' all'orientale e nerissimi, da un nasetto alla francese, da zigomi leggermente accentuati e con capelli neri a casco: una testina come miniatura su un esile collo un tantino affilato e ben tornito. Considerato tutto c'era veramente di che contentarsi sotto ogni aspetto . E Mario si contentava sia quando andava con lei a pestare temerariamente e maldestramente il tartan del campo di tennis, sia, ma con troppa pi grande soddisfazione, ogni volta che riusciva a portarla sul suo letto nella camera della pensione che divideva con un collega tenore, dal momento che lei non poteva ospitarlo in casa dove viveva con suo padre e sua madre .

172 Perch, purtroppo, non era facile avere sempre questa disponibilit. Intanto doveva mettersi d'accordo con l'amico; poi eludere, con molta prudenza, la vigilanza della scorbutica padrona di casa sempre guardinga e sospettosa: un'operazione che doveva comunque effettuarsi sempre di notte . E allora, anche in questo caso, era Wilma a dare a Mario i soldi, pari al costo del biglietto d'ingresso al cinema per il compagno di camera compiacente. Tanto che, quasi sempre, gli incontri al comodo chiuso erano subordinati alla programmazione, in un cinema centrale, di un film di particolare interesse . Comunque anche l'automobile di lei, una nuovissima Seicento Fiat verde oliva, a volte funzionava abbastanza bene alla bisogna. Quando non c'era la possibilit di entrare in quella camera, allora Wilma decideva di andare a lavoro con la macchina in modo che, al ritorno, accompagnando Mario a casa, e facendo in maniera di parcheggiare in qualche angolo deserto (e non frequentato dalle peripatetiche) di Corso Italia, potesse utilizzare quel comodo (si fa per dire) mezzo come una sorta di nido d'amore . Ma, a-parte il sesso, finch si trattava di stare pi o meno nell'ambito della citt, le cose funzionavano abbastanza bene. Succedeva addirittura che Wilma, prima di pagare il conto al ristorante di turno, mettesse con cautela, nel taschino della giacchetta di Mario, un rotoletto di banconote in maniera che di fronte al cameriere e alla gente sembrasse lui l'anfitrione della situazione . Insomma per Mario era un bel vivere anche perch di questa dipendenza non sentiva, a pensarci bene, nessun disagio. Lui era di quelli che s avesse avuto i soldi a disposizione avrebbe fatto esattamente la stessa cosa, se non di pi rispetto a quello che stava facendo la generosa Wilma . Questo rapporto gli restava invece un po' pesante quando lei decideva di fare qualcosa che a lui proprio non interessava. Per esempio di andare per qualche giorno in montagna a sciare . Quella volta Mario la fece grossa perch commise l'errore, in un momento di debolezza, di dichiarare che, s, era tan173 to tempo che non aveva avuto l'occasione ma che avrebbe comunque, in fin dei conti, riaggiornato volentieri le sue capacit di sciatore. E fece questa fatale ammissione pensando ingenuamente a certe lontane, sporadiche e provvisorie esperienze fatte sui pattini a rotelle, insieme ai fratelli, da bambino e poi ricordando che a casa, a Firenze, esistevano vecchi sci e corredo vario, magari in disuso, per essere nuovamente utilizzati . Si fece portare tutto dal fratello maggiore il quale, per ragioni di lavoro, doveva passare per Genova . Dopodich part, armi e bagagli, con Wilma assieme ad una compagnia di dandy . Cos, ospiti di una famiglia bene, fra le incantevoli montagne del Sestriere, inizi l'avventura alpina . Le brutte condizioni atmosferiche del primo giorno furono subito di cattivo presagio. C'era una nebbia cos fitta che la visibilit era possibile fino a soli venti-trenta metri. Ma i pi zelanti ed esibizionisti cominciarono a dire che in alto la nebbia si sarebbe diradata e che, dal momento che gli impianti erano in funzione, si poteva tranquillamente procedere . Cos il gruppo, una decina in tutto, decise per la salita: naturalmente Mario compreso . Vedere passare sotto di lui, sulla seggiovia, quella landa fosca e grigia che, contrariamente alle previsioni di qualcuno pi ottimista, si presentava ancora invasa da persistenti banchi di nebbia, pensare di doverla percorrere in discesa quasi alla cieca, fu motivo di grande apprensione. Ma ormai era in ballo e, giocoforza, doveva sostenere coraggiosamente la parte . Andate, andate disse Mario rivolgendosi al gruppo quando si tratt di partire, mentre folate di nebbia continuavano ad arrivare lass in cima sempre pi dense . Li vide sparire davanti a s uno per uno in un attimo. Poi, titubante, incerto e con un po' di paura addosso, dovette decidersi ad iniziare la discesa. Allora, cos come avevano fatto gli altri, si flette sulle ginocchia e si dette una leggera spinta in avanti . Part .

174 E andava, cercando di non prendere troppa velocit. Andava ma non si rendeva conto dove. Intorno non c'era anima viva . Cos procedeva, dapprincipio, anche con un certo compiacimento. Pensava: "Saper andare sui pattini effettivamente serve a qualcosa..." fino ad un certo punto. Perch quando, nell'abbordare un pendo pi ripido, aument sensibilmente di velocit, la situazione cambi di netto . Colto da un improvviso timor panico, anche perch davanti a s vedeva ben poco, non ce la fece pi a reggersi in equilibrio. E allora nel cadere di fianco perse le racchette mentre uno sci gli si sganci dallo scarpone sfuggendogli via. Ormai fuori dalla pista, scivolava inesorabilmente verso valle affondando nella neve fresca . Finalmente riusc a fermarsi e cominci a chiedere aiuto, ad urlare preso da una paura indicibile, tremenda di fronte al timore che nessuno potesse venire ad aiutarlo . Lo ritrovarono la sera, quasi all'imbrunire . Era in uno stato di shock, con gli occhi sbarrati, semisepolto dalla neve mentre a intervalli regolari muoveva le labbra, senza un fihdi voce, nel tentativo estremo di chiedere aiuto . Erano questi i rischi che correva Mario nel frequentare Wilma e, di conseguenza, il suo entourage . Quell'esperienza fu, in effetti, l'ultima perch quando ritorn a Genova e il fratello maggiore, di nuovo di passaggio, si accorse, entrando in camera di Mario, che sul comodino accanto al letto non c'era pi esposta la fotografia della fidanzata, volle sapere la ragione . E la seppe . La seppe spiegata con estrema disinvoltura da Mario, perfino arricchita di piccanti particolari dal compagno di stanza che, ironicamente, gli faceva bordone . Insomma esisteva un serio legame d'amore in questo rapporto o no? Lei mi ama diceva . S, ma tu? ribatteva l'inquisitore . Io, io no. Anzi, forse, s... . 175 E allora perch hai fatto fuori il ritratto di Maria, la tua fidanzata? . Perch Wilma, a volte, la ospito qui... . E cos via a forza di domande e risposte . Quando decisero di uscire tutti e tre per andare in centro, continuarono con tanta animazione la discussione su questo argomento che, invece di prendere l'autobus, percorsero tutto il lungo tragitto a piedi . Quando furono in corso Buenos Aires, il fratello maggiore, che effettivamente esercitava una certa influenza su di lui, stava ormai per convincerlo a lasciar perdere Wilma . Se una donna deve esserci insisteva col dire l'unica, la pi adatta per te Maria, e solo lei . Dopo aver imboccato via XX Settembre, all'altezza del Ponte Monumentale, Mario promise solennemente che avrebbe rimesso, senza pi rimuoverlo, al suo abituale posto il ritratto di Maria . Per festeggiare l'avvenimento, il fratello maggiore offri a tutti una cena da Mannari, una trattoria toscana ubicata tra la Stazione Brignole e via XX Settembre. Poi, prima di congedarsi, lasci a Mario qualcosa in pi del contributo mensile in modo che, almeno in chiusura, potesse essere in grado di offrire finalmente una cena a Wilma: proprio come successe la prima sera . Allora siamo d'accordo: la saluti senza drammi. Paghi, dopo una serata in un buon ristorante, passi da "signore" e chiudi . Effettivamente Mario fece la parte del "signore" con quei soldi, ma al night-club di Corso Italia dove era tanto tempo che aspettava di poterci andare: naturalmente solo . Anzi, una delle ragioni che determinarono la fine del rapporto tra Mario e Wilma fu proprio quell'occasione della serata in questo locale di lussuria. Lei lo seppe e non glielo perdon. Non riusc a tollerare il fatto secondo cui, avendo la possibilit di spendere, le attenzioni di Mario, per riguardo e per riconoscenza, non fossero state tutte per lei .

Inoltre le rimase indigesta anche la giustificazione che si sent rivolgere in maniera troppo sbrigativa quando ormai il 176 rapporto si era gi incrinato e le cose stavano precipitando: Sai, poi c' una cosa. Ed che mio fratello maggiore non d'accordo su questo nostro mnage . E chi tuo fratello? Fammelo conoscere, ci parlo io . No. Tu non puoi parlarci perch... molto occupato . Effettivamente Wilma non aveva tutti i torti, anzi, non ne aveva affatto. Ma cos fu . Mario in seguito spos Maria ed ebbero un figlio . Poi, dopo un po' di tempo, divent un famoso direttore d'orchestra . Erano passati quindici anni quando Mario ricevette, indirizzata al Comunale di Firenze, una lettera di Wilma . Questa proprio non se l'aspettava . In poche parole c'era scritto che da tempo si era trasferita a Milano, che aveva un grande negozio di moda femminile, che sarebbe venuta a Firenze in occasione della mostra mercato al Palazzo delle Esposizioni e che, alla fine, avrebbe tanto gradito incontrarlo per parlare un po' e per salutarlo . "Che faccio?", pens Mario "Mi pare che non ci sia niente di strano, dopotutto, aderire all'ingenuo e innocente invito" . "Se sei d'accordo" proseguiva la lettera "il giorno sette febbraio alle ore dieci sar ad aspettarti all'inizio di va Adua" . Quel giorno, a quell'ora Mario era l . Pensava: chiss se mi riconoscer ora che ho la barba, i baffi, i capelli lunghi... e anche leggermente grigi. Per lei, che ora ha quarantadue anni, deve essere sempre una bella donna..." . Non fece in tempo a finire di pensare che, nonostante i nuovi suoi connotati, ecco presentarglisi davanti Wilma in carne ed ossa, bella... pi di prima . Si riconobbero subito. Anzi a lui sembr proprio come quando la vide per la prima volta . Ora aveva un elegante cappotto bianco stretto alla vita, scarpe di pelle lucida nere con tacchi alti, cappello nero a falde larghe, sempre un po' alla "ventitr" . Splendida donna . Mentre la salutava con trasporto, lei gli sorrideva raggiante, a Mario venne subito l'idea di un incontro nell'intimit, di tentare, insomma, di sfruttare quell'occasione troppo specia177 le, troppo a portata di mano . La cosa sembrava prendere pi consistenza quando lei gli disse d'essere alloggiata all'Hotel Baglioni e che l si sarebbe fermata per almeno due giorni . Intanto Wilma lo invit ad entrare dentro il Palazzo delle Esposizioni per utilizzare al meglio il tempo a disposizione . Mario, sebbene un po' imbarazzato dato l'ambiente inusuale per lui, decise di assecondarla e di seguirla . Ad ogni piano vi erano espositori di abbigliamento femminile e per ogni stand modelle disposte ad indossare quei capi richiesti dalla clientela . Fu un'esperienza nuovissima per Mario, quanto consuetudinaria per Wilma, la quale dimostrava assoluta dimestichezza e sicurezza nel discutere con i rappresentanti della varie ditte e nel contrattare la merce . Ad un certo punto l'attenzione di Wilma si concentr in un reparto dove venivano presentati, indossati da tre splendide ragazze, gli ultimi modelli di pregiata pellicceria . Attratta da quel genere, prima osserv attentamente quella bella e preziosa merce, poi avvicinata la titolare di quella ditta, una distinta ed attempata signora, inizi decisamente le trattative per un importante e consistente affare . Mario, incuriosito da quell'animazione, da quei personaggi, da quei comportamenti cos diversi dalle cose di tutti i giorni, preso dalla strana sensazione di sentirsi in un pianeta sconosciuto,

non si accorse di rimanere come imbambolato di fronte alle belle ragazze che continuavano a sfilare imperturbabili al ritmo di una melodia molto adatta a creare un clima quasi di sogno . Si dest improvvisamente da quel torpore quando si sent salutare: Maestro, quale piacere! Come sta? . Era la signora della ditta con la quale parlava Wilma a rivolgergli la parola . Quanto mai imbarazzato Mario, l per l non sapeva cosa dire. Si limit a ringraziarla ma non riusc a far mente locale, a ricordare dove avesse conosciuto quella gentile signora . In effetti essa lavorava " a contratto" come costumista pro178 prio al Comunale: un settore il quale, a Mario, in quanto direttore d'orchestra, gli restava sconosciuto. Ma era lui il personaggio noto... e la notoriet fa di questi scherzi . Fu Wilma a precisare: Siamo insieme . Ma quando la discussione sugli acquisti fin e decise di acquistare due splendidi campioni di pellicce da presentare, diceva lei, in una sfilata che avrebbe avuto luogo a Milano alla fine della settimana, frugando nervosamente nella borsetta, si accorse di avere lasciato i documenti e libretto degli assegni in albergo, l a due passi . Non fa niente. Pu passare stasera o domani... Tanto rivolgendosi a Mario Maestro, la signora con lei... . E lui, ancora pi in difficolt: S, s... senz'altro . Bene prosegu la sorridente signora della ditta, questa volta all'indirizzo di Wilma allora le faccio preparare le pellicce in una confezione e quando vuole pu passare a ritirarle, anche tra qualche minuto, se crede. Oppure le mando tutto albergo? . No, no... grazie. Provveder io stessa, non si preoccupi . Cos avviandosi lentamente verso l'uscita di Via Adua, Wilma si mise ad ironizzare sul vantaggio che pu offrire la compagnia di un uomo famoso. E ringraziava Mario di questa favorevole circostanza. Ma gli fece capire anche che l'avrebbe ripagato di quel favore quando, di l a poco, andando in camera a prendere documenti, l'avrebbe invitato su ad accompagnarla . Mario ora non vedeva il momento di uscire da quell'ambiente e di soddisfare il suo intenso desiderio di riavere fra le braccia quella donna che ora, dopo tanti anni, se aveva perduto in freschezza, aveva senz'altro guadagnato in fascino: davvero irresistibile . Quando furono sulla porta e stavano per uscire, Wilma chiese scusa ma doveva in ogni modo cercare subito una toilette. Cos preg Mario di aspettarla. Avrebbe fatto in un attimo . Erano gi passati dieci minuti e lui cominciava a fremere anche perch non gli piaceva stare l ad aspettare: una situa179 zione a cui non era abituato da un pezzo . Dopo quindici, e poi, venti minuti Mario cominci veramente a preoccuparsi . Ebbe l'impressione che a Wilma fosse successo qualcosa di grave, qualche imprevisto, qualche impedimento. Fra l'altro non poteva sapere dove fosse andata tra tanti servizi dislocati ai vari piani . Oppure pens: "Si sar fermata presso qualche altro fornitore o sar ritornata dalla signora delle pellicce per precisare qualcosa..." . Ormai preso da una forma di incontenibile agitazione, si girava nervosamente da tutte le parti osservando, con estrema acuit, dietro l'angolo da dove, secondo lui, doveva apparire Wilma. Ma tutte le direzioni a quel punto potevano rivelargli l'agognata presenza. Appena l'ascensore arrivava al piano dirigeva lo sguardo, veloce come una saetta, verso le portiere che si aprivano senza per avere la soddisfazione di riconoscere, fra la gente che usciva, il volto di lei . A momenti gli sembrava di individuare, fra la folla che arrivava dalle scale, un dettaglio di Wilma: qualcuna che aveva un cappello simile o altre che le potevano somigliare dalle gambe con le calze scure o dalle scarpe con i tacchi alti, dalla borsa in pelle scura . Intanto il tempo passava. Mentre sempre pi il movimento di tante persone che lo sfioravano, insieme alle voci, alla musica trasmessa in filodiffusione, agli annunci all'altoparlante diventavano ormai insopportabili e, nello stesso tempo, motivo di intontimento e di disagio fisico .

Cos prese la decisione di risalire per cercare di incontrarla e per domandare se l'avessero vista . S, Maestro gli rispose la simpatica signora passata di qui da almeno quindici minuti. Ha preso il pacco delle pellicce e mi ha detto che sarebbe passata pi tardi a pagare . Ora Mario non era pi imbarazzato ma addirittura frastornato e un po' fuori di s . A quel punto non pot fare altro che lasciare il suo biglietto da visita, per non creare eventuali complicazioni, alla signora delle pellicce la quale, fra l'altro, cominciava gi a capire che 180 qualcosa non andava in quella questione . E usc diretto verso l'Hotel Baglioni . In quel breve tragitto non sapeva cosa pensare. Dalla testa in subbuglio gli passava di tutto: cose brutte naturalmente . Ogni dubbio si chiar dopo che, presentandosi alla reception dell'albergo e chiesto della signora Wilma, gli fu consegnata una lettera lasciata l da uno sconosciuto e indirizzata a lui. Gli fu risposto, tuttavia, che nessuna signora corrispondente a quel nome si trovava ospite dell'albergo . Mario cominci ad immaginarsi il peggio . Per non rischiare di cadere per terra si accomod nel salotto interno e stracci nervosamente la busta estraendo un biglietto nel quale c'era scritto: "Caro Mario, erano rimasti ormai da tanti anni dei conti sospesi tra me e te. Ho fatto approssimativamente un calcolo, perfino sen^a interessi, e mi sembra che ora, come recita l'opera, PARI SIAMO . Con tanti saluti a te e... al tuo fratello maggiore! Wilma" . 181 L'HAREM Una delle prerogative dell'uomo riposta in una qualit che la falsa morale tende sistematicamente ad annullare. Si tratta della libert di pensiero, ma non intesa nel senso in cui la usano i politici, piuttosto quella libert che riguarda l'attivit dell'intelletto e della ragione. Cosa che ci distingue dalla categoria degli animali: come afferma, del resto, il Leibniz . Questo dialogo dell'anima con se stessa, una sorta di virtus cogitativa, non che un'operazione tipica dell'intelleggibile perci, secondo Hegel, l'essenza e la verit di ogni cosa . Insomma il cogito ergo sum (penso dunque sono) di Cartesio non esprime se non l'affermazione della propria personalit . Ma se il pensiero invisibile, come afferma Maupassant, non si pu, secondo certi ipocriti principi etici, renderlo visibile ad oltranza, pena la mortificazione della libert (di pensiero) individuale . Ed grande la facolt di pensare ad una cosa all'insaputa di chi ti sta vicino. Fortunatamente sulla nostra fronte non abbiamo un monitor che trasmette tutto ci che ci passa per la mente . D'altra parte, a proposito di citazioni, Nietsche, questa volta, che dice che "nulla mi sembra oggi pi raro della genuina ipocrisia" con il rischio di comprometterci quando si voglia, a tutti i costi, procedere con la cosiddetta"coerenza", con l'andare, come si dice, in linea retta, insomma con l'essere autentici e trasparenti a qualsiasi condizione . Un altro adagio recita che "chi dice la verit non ha veramente niente da dire" . Tutto comunque sottintende che passare la vita a forza di eroismi proprio non ha senso, poich l'eroismo in questa direzione non che sinonimo di ingenuit . successo che un giorno una donna sposata, ligia ad un fatto di coerenza e di rispetto della verit, convenuto con il marito, confessasse a questi che aveva avuto, di recente, un 182 amante, pensando che nulla cambiasse quel mnage familiare proprio in virt di questo patto di sincerit. Ebbene, dopo tale rivelazione, il marito, infuriato, prese subito e senza colpo ferire, provvedimenti cacciandola di casa e scaraventandole i vestiti per le scale . E quante volte marito e moglie prima di addormentarsi sul talamo nuziale pensano e ricordano, beati e contenti, i bei momenti trascorsi, magari poche ore prima, con i rispettivi amanti. Cos che tutti e due finiscono per prendere sonno tranquillamente, ognuno ignaro del pensiero dell'altro . Tutto considerato la menzogna (o il non rivelare il proprio pensiero) un'arte. Poich, teniamolo presente, l'esistenza un gioco. E sul palcoscenico della vita, nonostante la credenza

e il luogo comune, sarebbe un grave errore rappresentare sempre se stessi secondo le prescrizioni dettate dall'autorit della tradizione o da una sanzione divina, ovvero dall'artificiosit delle leggi troppo spesso confezionate contro la natura dell'uomo, in contrasto con la virt dianoetica . La vita ci impone, volere o no, di cimentarci in altri ruoli, di penetrare nell'io di altri personaggi; infine di non imbatterci in-troppe rinunce: per il bene individuale e degli altri . Ci premesso, ecco che un giovane trentenne, Piero, ammogliato regolarmente, n brutto n bello, comunque sempre di gradevole aspetto, si trovava nella felice condizione, data la sua professione di rappresentante, per godere di una certa libert di movimento e di spostarsi frequentemente da una citt all'altra . Approfittava di questo suo stato di uomo con ampi spazi di libert e con una discreta riserva di tempo a disposizione che, ovviamente, sovente sottraeva al suo lavoro di rappresentante per intessere rapporti con le pi belle donne che gli capitavano. Ovviamente non rientrava nella categoria di coloro che, ma sono pochi, professano in casa la "sincerit" (o la stupidit) ad ogni costo. La moglie, rendendosene conto, avrebbe reagito di conseguenza abbandonando il marito al suo destino o, se non lo avesse ancora fatto, si sarebbe trovata a sua volta un amante per ogni occasione e circostanza . 183 Una volta contratto il vincolo matrimoniale Piero preferiva mantenerlo finch gli era possibile. In effetti quest'uomo, nel pieno delle sue forze, grande amatore, non aveva problemi di sorta per sostenere pi di un rapporto sessuale al giorno. E, sia ben chiaro, non esibiva affatto questa sua inclinazione, tanto meno se ne vantava a confronto delle pi modeste prestazioni che riuscivano a mettere in atto amici e colleghi . Ammirava in modo particolare la bellezza femminile, sensibile alle suggestioni che gli derivavano dall'ammirazione nei confronti di ci che gli si presentava davanti con le qualit proprie della grazia e perci dell'equilibrio, dell'armonia, della venust . Considerava la donna un'opera d'arte e la trattava come una creatura uscita dal fare artistico di un genio della pittura, della scultura e, perch no, di tutte le atre espressioni d'arte. Proprio perch riteneva che il Bello fosse comunque a misura d'uomo, l'armonia delle forme che riscontrava in natura la paragonava, s, ad un'insigne opera apprezzabile con lo sguardo, ma anche all'esempio dei pi celebri motivi musicali e perfino a qualche campione di assieme architettonico. Del resto pensava che anch'esso contenesse in qualche modo i principi di quella "struttura" logica e di divina proportio con la quale si connotava la bella donna: quella le cui qualit, non comuni, erano capaci di riuscire ad attirare la sua attenzione . Cos che quando si imbatteva con una di codeste belt, succedeva che la sua sensibilit, il suo amore per l'universo artistico si concentrassero su di essa come se in quella stanza (e durante il tempo in cui ci stava insieme) rimanessero concentrate e soddisfatte tutte le sue voglie non solo nello ammirare ma, con il tramite di Eros, anche nel mettere in azione, cos come accenna il Berenson, la funzione tattile, in definitiva la possibilit di fruizione . Insomma il suo era un comportamento che, tanto per fare un esempio, poteva essere paragonato a quello di un appassionato restauratore di oggetti antichi, il quale ama quel particolare lavoro che esegue in quel momento, perch ama il restauro. Evidentemente l'impegno su quell'oggetto che ha, fra i tanti, ora fra le mani, non pu che svolgerlo con attac184 camento e amore. I suoi oggetti di desiderio, poich l'ammirazione implica conseguentemente il possesso, avevano un nome ovviamente. E non amava quella con quel nome perch amava semplicemente la donna . Per questo, per non considerare il suo oggetto di ammirazione come occasione di uno sfogo sessuale, inconcepibile per lui (per esempio evitava nel modo pi assoluto il rapporto di mercimonio), esigeva che questo suo oggetto fosse dotato oltre che di bellezza, anche di altre prerogative: di grazia e di intelligenza . Siccome il suo era un rapporto con l'altro sesso che doveva durare fino ad esaurirsi in modo naturale, pretendeva di rintracciare, una volta intuita, un altro genere di bellezza: quella interiore .

In effetti era la scoperta di quest'altra qualit, tutta da definire, a stabilire un rapporto che rendeva piacevole, ancora di pi, la compagnia, la conversazione, lo scambio di idee. E che, poi, determinava la durata del mnage: un mnage che poteva consistere in un mese, un anno, cinque anni, dieci anni... ma che inevitabilmente e puntualmente doveva finire . Uno di questi incontri che non si sa se dur poco o se, in effetti, continu a lungo, fu quello che si instaur con una ragazzina quattordicenne che abitava al primo piano di una palazzina posta in uno dei popolosi centri abitati della costa versiliese . Cominci cos . Piero doveva, a ritmo di una volta alla settimana, partendo da Firenze dove abitava, percorrere la Firenze-mare dove, in quel periodo, stavano eseguendo i lavori di raddoppio, presso una rappresentanza di auto che aveva il salone delle esposizioni proprio di fronte all'abitazione della ragazzina: una certa Angela. Lei spesso e volentieri passava il suo tempo affacciata alla finestra della sua camera prospiciente il salone . Quel mezzo busto che appariva con le braccia incrociate appoggiato sui gomiti sopra la soglia del parapetto, si proponeva allo sguardo come un'autentica opera d'arte sporgente dalla cornice delimitata dal vano della finestra. Quel volto 185 da adolescente, bianco, pulito, dai lineamenti regolari, illuminato da due grandi occhi cerulei e guarnito da una bocca carnosa e sensuale, abbellito e ingentilito da una capigliatura bionda, legata in modo da formare un'unica lunga treccia ondeggiante sul davanti, si atteggiava, ogni volta che Piero usciva e si soffermava sul marciapiedi, ad un sorriso che esigeva una risposta altrettanto suadente da parte di lui, che ormai si era accorto, eccome, di quella soave, allettante presenza . Fu quando lei, la ragazzina, convinta che Piero la seguisse con lo sguardo, si allontan di un metro dalla finestra (per essere vista solo da lui) e, sorridendo ancora di pi, si port la mano destra alla bocca e invi al suo indirizzo un esplicito bacio, che Piero ruppe gli indugi rispondendo con un altro eloquente cenno mediante il quale la invitava a scendere . Fu cos che si incontrarono vicino alla porta della casa di lei e cominciarono a parlare come fossero stati vecchi amici . A quel punto Piero, rinfrancato da quella piacevole e inaspettata adesione, pass subito ai fatti . Dove possiamo incontrarci per fare due chiacchiere? . Questo pomeriggio alle quattro, se credi... . Dove? . A cento metri da qui sul margine della strada . D'accordo. Sar l con la macchina . Piero, che non aveva ancora potuto vedere la ragazzina a tutta altezza, si rese conto che a quel viso, a quel busto, insomma a quella visione parziale della figura dell'adolescente alla finestra, corrispondeva un corpo che si giustapponeva e si adeguava perfettamente ad essa, creando un assieme proporzionato e armonico tanto da farlo quasi trasalire . Era piuttosto alta, longilinea, con gambe lunghe affusolate e diritte, con una vita sottile al punto tale da toccarsi le dita nello stringerla con le mani. Oltretutto con un profilo del corpo sul quale apparivano discretamente sporgenti le importanti qualit sul fronte e sul retro: i seni e i glutei, sebbene non ancora del tutto sviluppati . All'ora stabilita il maturo rappresentante e l'acerba, fresca adolescente si incontrarono nel punto concordato. Senza scendere dalla macchina Piero si accost al marciapiedi e la 186 invit a salire aprendole la portiera. Angela ader subito al suggerimento e sal con decisione . La prima cosa che fece, senza dire nulla e senza chiedere permessi, fu quella di accostare la sua testa sulla spalla di Piero e di baciarlo sulla guancia . Lui, un po' sorpreso, ricambi subito quel gesto affettuoso. Poi ingran la marcia e si allontan, con tanta gradevole compagnia, da quel luogo per trovare un posto un po' isolato in cui fermarsi e cominciare a scambiarsi qualche parola .

Tuttavia se con la gentile iniziativa di Angela del bacio sulla guancia, Piero da una parte era rimasto piacevolmente colpito, dall'altra quel confidenziale modo di salutare gli aveva sollecitato alcuni pensieri che lo misero in crisi . Tenuto conto del fatto che lei era cos giovane e che Piero di anni ne aveva pi del doppio, gli sembr che quell'accostamento e quel saluto somigliassero pi ad un gesto tra padre e figlia, che fra due soggetti desiderosi l'uno dell'altro . Cos invece di dargli la carica, quel bacio filiale, lo blocc mettendolo in condizione di attuare un approccio improntato alla massima cautela . E cominci col chiederle della sua famiglia, di sua madre, di suo padre, se aveva fratelli . Ho un fratellino pi piccolo che va all'asilo. Di solito mi trovo sola in casa perch mia madre lavora presso una ditta di pulizie e mio padre impegnato come muratore presso un'impresa di costruzioni . Dopo queste dichiarazioni il sospetto di Piero secondo cui la ragazzina aveva bisogno, pi che altro, di affetto e di considerazione, si consolid al punto di scoraggiarlo definitivamente dal prendere un mnimo di iniziativa che preludesse a qualcosa di pi concreto . Cos, stando dentro a quell'abitacolo con il sole e il mare davanti (era iniziata in quei giorni la primavera), continuarono a parlare del pi e del meno: di lei che saltuariamente, quando era libera dagli impegni scolastici (frequentava la terza media), si dedicava a ricevere i clienti in un'esposizione di mobili proprio davanti al salone delle auto, tanto per passare il tempo e guadagnare qualcosa; di lui che svolgeva il lavoro di ispettore 187 e di rappresentante di una marca di automobili e cos via . Con questo primo scambio di notizie , finalizzate a conoscersi meglio, Piero si rese conto che Angela si esprimeva con molta sincerit e naturalezza accompagnando le sue parole con espliciti gesti che la rendevano oltremodo simpatica . Quegli occhi poi si rivelarono eccezionalmente espressivi, specialmente quando guardava Piero da sotto in su come a voler mostrare un atteggiamento e un segno di sottomissione . Dopo un'ora di conversazione improntata su un rapporto di stretta amicizia e confidenza, decisero di ritornare da dove erano partiti con l'impegno di incontrarsi di nuovo quando, dopo quindici giorni, Piero sarebbe tornato da quelle parti . Angela, oltre che dotata di delicata bellezza, ancora nella fase di sviluppo, aveva dato completezza, dopo quell'incontro, alla sua persona con il suo modo di presentarsi: la sua voce di bambina che denotava umilt e semplicit, le sue spontanee espressioni, i suoi garbati gesti . Piero riflettendo su quella circostanza particolare, rendendosi conto che questa volta se la doveva vedere con una minorenne, pens che forse sarebbe stato meglio prendere le distanze per non incorrere in qualche serio guaio . "Se, continuandola a frequentare, lo venissero a sapere i suoi genitori? E se, nel fare in modo di incontrarci e di isolarci, perdessi l'autocontrollo che dovrei impormi, e cominciassi ad avere con lei regolari e frequenti rapporti sessuali?" . Mentre lo assalivano questi pensieri, di fronte a quell'irresistibile visione, ogni volta che tornava sul posto, non poteva fare a meno di frequentarla . Andavano insieme in macchina, nel solito prato isolato, e conversavano sempre su vari argomenti: sul lavoro, sulle cose di famiglia di lei e di lui, sulla stagione, sui turisti e sui bagnanti che invadevano quella zona durante l'estate, sulla casa di lei che cedevano in affitto durante la stagione estiva ai villeggianti, sulla sua famiglia che si trasferiva, per l'occasione, presso dei parenti che abitavano nell'entroterra... e cos via . Ma in occasione di uno di questi incontri Piero non riusc a mantenere i suoi propositi. Anche perch lei, a volte, avvicinandosi di pi, prendeva l'iniziativa di stringergli le mani e 188 di accostarglisi appoggiando la testa nella sua spalla e perfino sulle sue ginocchia come per cercare protezione .

Sembrava che le mancasse qualcosa, che avesse bisogno di tenerezza, di affetto, insomma di un sentimento di amore: un amore che Piero poteva, s, ricambiare ma escludendo con esso ogni pulsione di carattere sessuale . Tutto cominci quando Angela, alzando la testa che teneva appoggiata sulla spalla di lui, gli rivolse lo sguardo, senza dire una parola, con quegli occhi che ora sembrava implorassero un contatto pi concreto . Fu troppo intenso quel momento, troppo vibrante, troppo struggente per non sollecitare una risposta da parte di Piero che doveva risolversi in un appassionata unione di labbra, in un abbraccio reciproco insomma in un contatto frenetico che alternava i baci sulla bocca ad esplorazioni smaniose, quasi furiose sul collo di lei, sul suo petto scoperto . Quella pelle fresca, bianca, liscia come di velluto lo inebriavano e ci volle del tempo, almeno mezz'ora, prima che restassero, per il momento, soddisfatti di quell'inizio trascinante . Al primo contatto Piero si rese subito conto dell'inesperienza della ragazzina, l'impaccio che mostrava di fronte, come dire, alla sua professionalit. Se ne accorse perch lei inizi a baciare a bocca chiusa pensando, nel suo fare ingenuo, che bastasse il semplice contatto delle labbra . Dopo pochi minuti aveva per capito come doveva agire con quelle sue belle labbra carnose. E segu l'esempio di lui, del maestro, tirando la testa indietro e aprendo la bocca come un passerotto in attesa del cibo . Ormai era cosa fatta . Se Piero avesse proseguito per fasi conseguenti, avrebbe potuto dare tranquillamente sfogo al suo istinto fino a possederla, ma si limit a quel preliminare azzardando, con il consenso pieno di lei, solo un gesto troppo a portata di mano, data la scollatura della sua veste, che gli permise prima di palparle i seni da sopra l'indumento, poi ad estrarglieli quindi, attirato a quelle turgide protuberanze appuntite, a farne oggetto di baci delicati, infine di carezzarli facendo ruotare mollemente sopra di essi le sue guance . 189 Fu dopo questa iniziativa di Piero che Angela, ormai sotto l'influenza di Eros, forse mai avvisata prima di allora, si abbandon mostrandosi completamente disponibile, come presa da un fremito e da una vibrazione intensa delle sue membra, a godere fino allo spasimo . Ma Piero era deciso ad interrompere quel momento di estasi in cui lei si era reclinata. Angela riapr i suoi meravigliosi occhi, fino a allora socchiusi, che ora esprimevano un certa delusione e non poco disappunto ma che subito si illuminarono accompagnati da un timido sorriso che lasciava trasparire comunque un senso di appagamento e di soddisfazione . Si rendeva conto che il seguito sarebbe stato semplicemente rinviato con la certezza per, che al prossimo incontro tutto sarebbe accaduto cos come lei desiderava ardentemente . Tornato in sede, Piero doveva incontrare una delle sue amiche, una collega di nome Maria che, appunto, lavorava nella sua stessa azienda e con la quale si incontrava al ritmo di una volta alla settimana . Diversamente da Angela, con questa collega, la quale aveva dieci anni pi di lui, ci volle del bello e del buono per convincerla ad iniziare un rapporto che andasse oltre quello di una sincera amicizia che durava da diversi anni . Questa donna matura aveva perso il marito quando aveva appena trent'anni e voleva far credere d'essere restata caparbiamente fedele a quella memoria tanto da avere rinunciato a trovarsi un nuovo marito cos come si era fieramente opposta, a suo dire, di fronte alle profferte di ammiratori, anche insistenti ed assillanti, che via via si facevano avanti . Del resto la sua condizione di donna libera e attraente (oltre a denotare una spiccata femminilit) la ponevano in uno stato di continua allerta e di decisa difesa nei confronti di coloro che si dichiaravano appassionati ammiratori: compreso qualcuno del suo ambiente di lavoro . L'occasione si present, finalmente, quando accett di recarsi a Bologna: una citt dove Piero capitava spesso per ragioni professionali. Lei, appassionata di arte, voleva visitare la pinacoteca locale per ammirare le opere di Guido Reni .

190 E difficile sapere se affettivamente era quella la ragione della sua decisione o se invece aveva gi in mente di rendersi, alla fine, disponibile di fronte alle insistenti avances che senz'altro le avrebbe fatto Piero, data la favorevole circostanza . Fatto sta che al ritorno fecero una breve sosta lungo l'autostrada uscendo al casello di Barberino di Mugello. Una volta fermata la macchina all'estremit di un grande parcheggio quasi deserto, aiutati dal buio della notte, dopo avere creato durante il viaggio l'atmosfera giusta scambiandosi parole e gesti affettuosi; e dopo che lui si era esibito in uno appassionato show nell'esaltare le qualit fisiche ed intellettuali della collega quarantenne, si abbracciarono e si baciarono. Una volta usciti fuori, Piero la spinse verso il cofano caldo della macchina mentre lei, appoggiando i piedi sul paraurti e allargando le gambe, si lasci possedere con un godimento tale da lasciare intendere il suo stato di prolungato digiuno . Dopo quell'inizio non vi furono pi problemi per incontrarsi in modo che tutto procedesse con la dovuta discrezione perch, sebbene lui disponesse in citt di un comodo pied-a-terre, che divideva con un fidato amico, lei non ne fu mai a conoscenza dal momento che, in quel caso, il posto per incontrarsi esisteva gi, poich essa poteva riceverlo regolarmente, anche se con cautela, nel suo comodo appartamento dove abitava sola . Nel ritornare cos dalla Versilia, invece di recarsi a casa per riposare dopo una giornata abbastanza movimentata, si vide con Maria che lo accolse, come al solito, con indosso solo la vestaglia: un indumento che, come un drapeau mouill delle statue greche, da una parte aderiva al corpo mettendo in evidenza le parti sporgenti ancora meravigliosamente tornite e sode, dall'altra lasciava scoperte, nel camminare, anzi, nell'incedere, le belle e piene gambe che tante volte lui aveva carezzate e baciate . Cominci da l, anche questa volta, il rapporto di intima unione che, esaltato anche dall'esperienza di lei, del suo concedersi nelle posizioni e con le parti pi svariate del suo corpo, dur, fra brevi pause con scambio d'amorosi sensi, non meno di tre ore . Quando, al mattino, si incontrarono sul luogo di lavoro 191 insieme agli altri colleghi, si salutarono normalmente, come fossero stati chiss quanto tempo senza vedersi . Cos se la sera prima si erano compenetrati ed impegnati nel ruolo di focosi amanti, ora, mutato l'ambiente e le circostanze, avevano messo il loro abito consuetudinario assumendo disinvoltamente un altro ruolo: quello di provetti, diligenti, rispettosi e, pi che altro, contegnosi impiegati . Era da poco entrato nella sua stanza e si era messo appena a sedere alla sua scrivania, quando Piero ricevette una telefonata. All'altro capo della linea c'era la segretaria di una societ di assicurazioni che lo chiamava avvisandolo che era scaduta la sua polizza e che, in giornata, sarebbe passata di l per la riscossione del premio . In effetti quella telefonata era, s, legittima e giustificata, ma Piero si rese subito conto che, non avendo incontrato quella ragazza, Giuliana, da un po' di giorni, lei aveva approfittato di questa scadenza per potersi recare nel suo ufficio allo scopo di chiarire questo spiacevole disguido . Giuliana, una coetanea magrolina, con due fossette su un gradevole volto un po' allungato, nerissima di capelli e con occhi penetranti scurissimi, sempre molto elegante e profumata, era una donna nubile con la quale Piero si trovava perfettamente a suo agio, prima di tutto perch aveva la soddisfazione, quando l'abbracciava, di sentirla aderire in tutte le sue parti come un viticcio e come se le zone "piene" di lei si accostassero in un perfetto incastro, con le zone "vuote" di lui. Poi perch era di una bont, di una tolleranza e di una indulgenza fuori del normale . Cosicch Piero, in quel rapporto che durava ormai da cinque anni, ci si trovava particolarmente bene perch non nascevano mai, fra di loro, motivi di incomprensione, tanto meno di litigio quando succedeva che i loro incontri, a volte, si diradavano perch, magari, Piero preferiva altre ancor pi piacevoli compagnie . Il fatto di considerare questa remissiva ragazza come una sorta di ruota di scorta e che lei non se ne facesse un problema, poneva Piero in una situazione di sicurezza e di tranquil192 lit nel

caso, per la verit raro a verificarsi, si fosse trovato a corto di impegni attinenti la sua attivit sessuale . Non ti pare gli disse Giuliana non appena si incontr con Piero nel suo ufficio che tu mi trascuri un po'? Sono quindici giorni che non ci vediamo, non ti sembra un po' troppo? . Ma non pronunci queste parole con il tono di un rimprovero. Mentre parlava sorrideva facendo intendere che lo avrebbe comunque perdonato per la sua incosciente trascuratezza. Nello stesso tempo, con quell'atteggiamento, essa non faceva altro che mettere il suo uomo nella condizione di considerarla e di desiderarla di pi . Come se avesse sofferto di quella mancanza e che perci, a lui piacendo, sarebbe stata disponibile a recuperare il tempo perduto, lasci intendere al suo amante che si sarebbe impegnata, quella sera, con particolare determinazione e partecipazione . Cos fu . Pi tardi, incontrandosi dopo cena nel solito pied-a-terre, Piero l'am intensamente come se fosse esistita al mondo solo lei . In quei giorni a Piero si era guastata la macchina, la fedele Fiat-1100-103, cosicch dovette, giocoforza, fare uso del mezzo pubblico per i suoi consueti spostamenti fuori Firenze . Era gi la terza volta che, prendendo il treno per Pisa delle sette e quaranta, incontrava una giovane maestrina che ogni giorno scendeva alla stazione di San Miniato per andare ad insegnare in una scuola elementare di periferia. Essa non poteva passare inosservata agli occhi di Piero considerate certe sue particolari qualit fisiche assai vistose . Di altezza media, capelli corti neri, occhi a mandorla verdi, bocca carnosa messa in evidenza da un'abbondante dose di rossetto, si distingueva anche per arrivare tutte le mattine sul marciapiedi della stazione quasi di corsa zigzagando fra la gente in arrivo, che incrociava e prendendo il treno quasi al volo . Quel modo agitato di arrivare, la rendeva ancora pi apprezzabile perch essa non faceva altro, con i movimenti che 193 eseguiva, che mettere in maggiore evidenza il suo corpo sinuoso . Si conobbero subito il primo giorno che Piero si serv del treno perch entrando trafelata in quella carrozza, lui, per galanteria e per educazione, le cedette il posto, dal momento che tutto risultava occupato e che molti passeggeri dovevano accontentarsi di restare in piedi . In quell'occasione si scambiarono solo qualche parola: per presentarsi (Pina si chiamava la maestrina) e per parlare della ragione di quel loro viaggio . Rimase troppo colpito dall'avvenenza di quella donna perch Piero non si organizzasse per il giorno dopo a fare in modo di incontrarla di nuovo per avere la possibilit di parlarle pi a lungo . Il terzo giorno, per poter essere pi esplicito, (cosa che non poteva fare con tanta gente intorno su quel treno), decise di scendere a San Miniato con lei e di accompagnarla verso la scuola . La chiacchierata che fecero, tutti e due mostrando molta affabilit, fu oltremodo utile e propizia se la volta dopo non si incontrarono, come di solito, alla stazione ma nei pressi, in Piazza Adua,dove con la macchina, per la verit gi pronta da tempo, Piero la prelev per accompagnarla a scuola . Il giorno appresso lei non arriv a San Miniato perch, ormai d'accordo, Piero la condusse in un albergo di Empoli dove trascorsero la mattinata al completo assaporando tutti e due i piaceri di un amore intenso e senza sosta . Fu l'avvio di un mnage che andava avanti con incontri alla cadenza di almeno uno alla settimana con la stessa formula dell'hotel di Empoli. Solo che, anzich la mattina, decisero di vedersi il pomeriggio, tenuto conto che la giovane maestra non poteva giustificare troppe assenze a scuola . Tuttavia un problema impediva che questi loro incontri avvenissero con tutta tranquillit . Siccome il marito di Pina esercitava la professione di autista presso il Comune e tenuto conto che poteva anche transitare con la macchina sulle stesse strade che lei, con Piero, percorrevano nella zona di Empoli, era ossessionata dall'idea di 194 incontrare l'auto condotta dal marito. E

allora, ogni volta acquistava un giornale e, per quasi tutto il percorso, se lo teneva davanti non per leggerlo, ma per coprirsi alla vista delle auto che incrociavano . D'altra parte anche in questo caso Piero non volle rivelare a Pina la possibilit di darsi l'appuntamento nel suo piccolo alloggio di cui disponeva in una strada del centro di Firenze anche perch lei, probabilmente, non avrebbe accettato in considerazione del fatto che quell'intimo locale si trovava poco distante dalla sua abitazione . Forse per la difficolt a vedersi, ma pi che altro per il timore di lei d'essere sorpresa dal marito in auto con uno sconosciuto, una volta chiuso l'anno scolastico quegli incontri si interruppero sebbene restasse fra di loro un rapporto di affettuosa amicizia che non escludeva la possibilit, prima o poi, di ricreare l'occasione per incontrarsi di nuovo . Nel suo pied-a-terre, fra le sue amicizie intime, Piero ospitava periodicamente una studentessa, Carla, che aveva conosciuto un anno prima a La Spezia. Quando era pi libera dagli impegni che gli comportava la frequenza all'Universit, Piero la invitava a Firenze dove lei rimaneva sempre per almeno un paio di notti. Durante la giornata lei se ne andava in giro a visitare le gallerie d'arte e i musei della citt e la sera si incontravano in un ristorane, cenavano e poi si ritrovavano insieme nel vicino e comodo nido d'amore . Carla, un tipo di ragazza vivacissima, di intelligenza superiore alla media, appassionata di scienze umanistiche, frequentava il terzo anno presso la Facolt di Lettere e Filosofia dell'Universit di Pisa . Il suo straordinario sorriso aveva colpito Piero quando la incontr, per caso, in un bar di La Spezia . Stava prendendo un caff mentre gli si affianc questa ragazza, allora appena ventenne, che lui not subito e verso la quale si gir per poter apprezzare meglio la sua fisionomia che, a colpo d'occhio, gli era sembrata particolarmente attraente perci meritevole di attenzione . Senonch successe che da un gruppo di giovani irrequieti, 195 che lui aveva alle spalle, ricevesse una forte spinta al punto che la tazzina che teneva in mano versasse irreparabilmente il suo contenuto sulla camicetta bianca della ragazza che in quel momento gli stava di fianco . And a finire che, nel prendersi la colpa, Piero volle rimediare a quell'inconveniente spiacevole invitandola a seguirlo in un vicino negozio di abbigliamento femminile e di farle scegliere, nonostante lei opponesse un deciso diniego, un indumento che sostituisse la camicetta danneggiata . Dunque quell'incontro occasionale era stato, attraverso l'incidente della tazzina, il tramite favorevole per iniziare un'amicizia che si rivel subito piacevole per tutti e due . In certi casi Piero rivelava una ingenuit e una debolezza che avrebbero potuto, in seguito, metterlo in serie difficolt. Per avere la sicurezza che l'approccio, specie con le ragazze molto pi giovani di lui, potesse avere un esito positivo, evitava di far sapere il suo stato civile di uomo sposato. Tanto che, capitandogli l'occasione propizia, provvedeva subito a sfilarsi dalla mano, con cautela, la fede e a mettersela in tasca. Piero era sui trent'anni ma per come si presentava poteva benissimo spacciarsi per uno con cinque o sei anni di meno e forse pi . Cosicch quell'amicizia con Carla non fece altro che coltivare, da parte di lei, l'idea di un regolare rapporto fra fidanzati . Quando si incontrarono di nuovo a La Spezia erano gi d'accordo che Piero le avrebbe dato un passaggio per Pisa presso la sede della Facolt di Lettere dove lei doveva sostenere un difficile esame . And tutto bene . Quando Carla usc e Piero era fuori ad aspettarla in ansia, con la sua vivacit incontenibile, lo abbracci e lo baci con un'effusione tale da sconcertare le non poche persone che passavano di l . Mi hai portato fortuna! gli disse sorridendo a tutta mostra di denti bianchissimi e scuotendolo dalla contentezza .

Piero accett, s, quel ruolo di uno che porta bene, per compiacerla, ma sostenne che tutto era andato bene anche per la seriet con cui si era preparata per quell'esame e per le sue doti di spigliatezza e di intelligenza . 196 Cos lei lo prese sottobraccio quasi spingendolo per la sua carica di energia e si avviarono verso il punto in cui si trovava la macchina . Piero, per festeggiare l'avvenimento, propose di andare a pranzare in un buon ristorante . Era inverno e c'era poca gente, anzi pochissima, nel posto di ristoro che lui aveva scelto: un locale prospiciente il lago di Massaciuccoli, di fronte alla casa che fu di Giacomo Puccini . Durante quel pranzo si dissero un sacco di cose . Quando parlava lei, era come se si considerasse nel ruolo di fidanzata dando per scontato che Piero fosse ancora un giovanotto libero e celibe. D'altra parte lui aveva cominciato l'approccio in questi termini e, sebbene a malincuore, ora lo doveva sostenere . Nel caso di un incontro occasionale e provvisorio non vi sarebbero stati problemi dal momento che Piero non avrebbe dovuto, obbligatoriamente, svelare la sua vera identit . Ma quando invece le cose si facevano serie e impostate nella durata nel tempo, come era sua intenzione, allora il compito di fidanzatino lo sosteneva con apprensione tenuto conto che se il mnage fosse continuato, prima o poi avrebbe dovuto far sapere alla ragazza la sua reale condizione di uomo sposato . Il fatto di tacere, con le donne in generale, sulle sue questioni strettamente personali, faceva parte del suo carattere e dei suoi princpi. Anche perch il sistema del "mordi e fuggi" non lo interessava, perch con le donne in cui si imbatteva gli piaceva capire fino in fondo con chi aveva a che fare. Infatti con le sue amanti, anche con quelle che conoscevano perfino personalmente la moglie (come nel caso della sua collega d'ufficio), evitava sempre di entrare nel merito delle faccende familiari anche quando qualcuna, semplicemente per curiosit, gli faceva domande delicate: per esempio riguardo alla frequenza dei rapporti sessuali che teneva in casa. In certi casi cercava di far scivolare il discorso sul piano della battuta scherzosa . Lo sai rispondeva pi faticoso andare a letto con la moglie che vangare una presa di asfalto... . Ma quando doveva nascondere il suo stato di uomo ammo197 gliato e la ragazza credeva di avere a che fare con un uomo libero da impegni del genere, allora avvisava un certo disagio perch si rendeva conto che il tacere voleva dire mentire. In questo modo non faceva altro che ingannare una persona la quale, proprio per dargli credito e fiducia, non meritava, secondo la morale corrente, un trattamento cos scorretto e ambiguo . Ebbene, con Carla non ci fu bisogno di aspettare poi cos tanto la sua sofferta rivelazione . Successe che dopo pranzo, stimolati anche dall'effetto del buon vino rosso di cui avevano abbondato durante il lauto pranzo a base di cacciagione, decisero di recarsi sulla vicina spiaggia di Torre del Lago che, in quella stagione, era del tutto deserta. Si sdraiarono sulla sabbia e, senza preamboli e resistenze da parte della ragazza, fecero l'amore con uno slancio incontenibile . Bast che lei, una volta distesa si sollevasse la gonna, allargasse le gambe e si scostasse le mutandine per iniziare e finire, dopo pochi minuti, un rapporto estemporaneo e improvvisato s, ma appassionatamente intenso . Una volta compiutosi il rito, restarono un po' seduti ricomponendosi alla meglio. Lui, che non si era nemmeno tolto la giacchetta e che durante quel rapporto gli aveva dato fastidio il tintinnio di alcune monete che aveva in tasca, si frug, le raccolse con la mano e, con atteggiamento scherzoso, disse che voleva punirle gettandole nella vicina battigia . Prima di lanciare quegli spiccioli, apr la mano per rendersi conto di quanti fossero. E cosa apparve, bene in vista, fra quelle disgraziate monete? La fede nuziale che lui si era regolarmente tolto, al mattino, prima di incontrare Carla e che ora distrattamente e incautamente aveva tirato fuori. Ora quell'anello galeotto appariva evidente, brillante, inconfondibile a denunciare quella realt che lui aveva tenuto nascosta .

Per Carla, che aveva visto tutto, fu come se avesse ricevuto una mazzata fra capo e collo. Quella rivelazione le rovin la serata che fino ad allora era stata meravigliosa . Poi, presa da irritazione e sconcerto, disse con voce rauca: Perch non mi hai detto che eri sposato? Perch non me lo 198 hai detto subito? . Si capiva bene che Carla, con queste parole pronunciate con rabbia, sentiva ora di disprezzare quell'uomo al quale pochi minuti prima si era spontaneamente e amorosamente concessa. Evidentemente fra le qualit che aveva apprezzato di lui c'era compreso anche il suo stato di scapolo. Di uno con il quale non vi sarebbero stati impedimenti di sorta nel condurre un mnage alla luce del sole, senza limitazioni, senza timori, senza riserve . Piero rimase stordito, interdetto, confuso. Non sapeva cosa dire. Balbett qualcosa di incomprensibile. Poi, dopo qualche attimo di silenzio, cominci a darsi del cretino, del disonesto nell'aderire ad un impulso di infantile debolezza e giustificando quell'atto perch preso dal dubbio che se avesse subito detto la verit, Carla non avrebbe consentito di cominciare una storia con lui . Non ti merito... disse alla fine. E senza profferire altre giustificazioni, come se niente fosse accaduto, propose di ristabilire gli iniziali rapporti di semplice amicizia improntati ai principi di solidariet e di rispetto reciproco . L'accompagn alla stazione di Pisa e, prima che lei salisse sul treno diretto a La Spezia, ancora avvilito per quello che era successo, le chiese umilmente scusa . Lei, che durante il breve viaggio in macchina si era espressa, chiusa in se stessa, solo a monosillabi e che aveva dedicato quel tempo a riflettere su tanta disdicevole situazione, ora per essere pi esplicita e per dimostrare di aver superato il dispiacere dell'inaspettata rivelazione, lo abbracci forte e lo baci sulla bocca aprendosi ad un sorriso, il suo sorriso pieno di luce, del tutto rassicurante. Durante quel piacevole gesto a Piero parve di sentirsi mormorare all'orecchio: Ti amo lo stesso . Cos, dopo che ricevette all'ufficio, con enorme piacere, una telefonata di Carla e stabilirono di incontrarsi proprio a Firenze, ricominciarono a vedersi ed a passare serate indimenticabili insieme . Piero nei suoi giri in qualit di ispettore presso le agenzie 199 di rappresentanza della sua casa automobilistica, quando era il caso, cercava di stabilire rapporti di cordiale amicizia con il personale del posto. Specie quando si doveva trattenere fuori sede due-tre giorni, un appoggio da parte di un amico gli poteva essere utile per adoprare al meglio il tempo che gli restava libero dagli impegni di lavoro . In affetti si era imbattuto con il rappresentante di Lucca, un tipo molto estroverso, il quale, per, aveva un concetto nei confronti della donna impostato ad una sorta di fanatismo che spesso si risolveva in atteggiamenti di vera e propria ses-suomania . Quando doveva arrivare, Piero faceva in modo di organizzare un incontro con due hostess, prenotate presso un'agenzia di Milano, con le quali passavano la serata, prima a cena, poi in albergo, scambiandosele . A Piero questo modo programmato e meccanico, sebbene le ragazze meritassero per la loro giovane et e la loro avvenenza, non piaceva. Cosicch dovette presto chiarire con il generoso amico la sua posizione e rinunciare perci a quegli incontri piacevoli, s, ma troppo al di fuori dei suoi principi i quali esigevano un approccio di tutt'altra natura . Nel recarsi nella zona del Valdarno, gli incontri di carattere professionale con il rappresentante di Montevarchi avevano dato luogo ad un rapporto di amicizia dovuto ad una concordanza e ad una affinit su una serie di punti di vista che assai spesso si risolvevano in una comunit di gusti e di intenti . Uno dei punti in cui si ritrovavano perfettamente d'accordo riguardava la loro sensibilit, spiccata, nei confronti del Bello che loro identificavano, s, nell'universo artistico ma che lo intravedevano, come forma tangibile e concreta nella figura femminile, nella donna .

Tanto vero che a forza di farsi delle confidenze l'uno con l'altro, si trovarono in perfetto accordo sul comportamento da tenere quando capitava loro di imbattersi con qualche soggetto di non comune bellezza . 11 fatto poi che anche l'amico del posto avesse moglie (e figli) rendeva ancora pi comune la condizione dei due amatori . Quando, in occasione di una sosta prolungata di Piero, 200 l'amico gli propose di andare a cena insieme, le confessioni che si facevano via via vicendevolmente, incoraggiate da una sorta di euforia subentrata per via dell'ottimo vino rosso del Chianti, arrivarono alla massima trasparenza . L'amico, che si chiamava Giovanni, rivel a Piero che aveva, da almeno un lustro, un piacevole e ardente rapporto con una signora quarantenne, della sua stessa et, separata dal marito, la quale non era altri che la sua segretaria . Quella bella donna, con capelli neri, lunghi, elegante che conosco anch'io? Che lavora nell'ufficio accanto al tuo... . Proprio lei. Dovresti vederla nuda: una statua, tutta bianca e liscia... con una pelle vellutata da accarezzare e da baciare... Se non avessi il conforto della sua presenza e della sua passione, sarei un uomo finito. Sai quante volte il pensiero di incontrarla mi aiuta a superare tanti guai compresi quelli che comporta la famiglia. La soddisfazione che non provo con mia moglie, dal punto di vista sessuale, proprio per la sua freddezza e per il suo modo distaccato di comportarsi, lo recupero con lei, con la mia segretaria. Ci incontriamo fuori, ogni sabato sera, in un albergo qui a pochi chilometri. Ma mi piacerebbe anche starle vicino, in casa sua. Solo che questo non possibile dal momento che vive in un'accogliente villetta isolata con la figlia quasi ventenne: una graziosa ragazzina con la fisionomia e il corpo di sua madre: pi esile e fresca, naturalmente . La volta dopo che Piero capit a Montevarchi e incontr Giovanni, questi lo invit subito ad entrare nell'ufficio della segretaria dal momento che essa si trovava in compagnia della figlia, Tina, la quale era passata di l per fare due chiacchiere insieme alla mamma. Effettivamente la somiglianza delle due donne era notevole. La giovane signora, Francesca si chiamava, doveva essere stata, in giovent, come quel virgulto di giovinezza . Giovanni, si prodig subito nel fare le presentazioni ufficiali, mentre sbirciava Piero per rendersi conto che effetto gli facesse il ritrovarsi davanti, oltre a Francesca che gi conosceva di vista, a quel campione di straordinaria bellezza della figlia, quel punto focale dal quale pareva si sprigionasse una luce 201 abbagliante tale da isolarlo da tutto il resto; come se da sola quella sorgente luminosa invadesse l'ambiente, si espandesse intorno cos che, miracolosamente, ogni cosa che la conteneva sparisse e restasse lei, solo lei: la Bellezza, la Grazia, la Gioia, il Piacere . Fu allora che Piero distogliendosi da quella strana, intensa sensazione e rivolgendo lo sguardo verso l'amico (che continuava a guardarlo sorridendo come a dire: e allora che te ne pare della ragazzina?), senza aprire bocca, annu con un impercettibile cenno di testa e con gli occhi sbarrati dalla meraviglia. Poi riprese il suo normale comportamento e, nel rallegrarsi con la madre, cominci a fare una serie di apprezzamenti nei confronti di quel raro esempio di giovanile belt . La signora Francesca, appena fatte le presentazioni, prese a parlare allora con una sicurezza, un'improntitudine, insomma con una sfrontatezza tali che a Piero dettero l'impressione di un personaggio nuovo, del tutto diverso da come lo aveva conosciuto prima, sebbene incidentalmente e solo con la scambio di "buongiorno" e "buonasera" . Sembrava come se Giovanni le avesse parlato di lui e che perci la bella segretaria lo considerasse una vecchia conoscenza, insomma secondo l'equazione: Giovanni-amico mio, Piero-amico di Giovanni, Piero amico mio. Non solo ma questa confidenza che si era instaurata sembrava che andasse oltre i limiti, tenuto conto che Giovanni avanz subito una proposta cos ardita ed imprevedibile da far impallidire e sobbalzare l'amico che, ancora imbambolato e frastornato, aveva ripreso a posare gli occhi su quella divina creatura .

Perch proffer Giovanni all'indirizzo di Francesca stasera non ci inviti a casa tua? Compriamo qualcosa di gi pronto per cena e poi ci ascoltiamo in pace un po' di bella musica? . Era come se tutto fosse gi stato previsto perch, a quella proposta (che a Piero apparve azzardata) lei ader subito con entusiasmo: fra l'altro con il beneplacito, vistoso e convinto, della figlia . Cos erano quasi le venti quando i due amici, una volta acquistate ad una rosticceria alcune vivande, un dolce e due bottiglie di pregiato spumante, suonarono al campanello del202 la graziosa villetta di Francesca . Venne Tina ad aprire, bella ed elegante pi che mai, con indosso una gonna scampanata a fiori su un fondo bianco e una camicetta di seta beige. Sorridente e festante, dopo un affettuoso saluto con baci sulle guance, invit i due ospiti ad entrare . Francesca, che era in cucina a preparare gli spaghetti, si tolse il grembiule, rivelando anche lei un abbigliamento simile a quello della figlia, che contribuiva a farle sembrare addirittura sorelle piuttosto che madre e figlia, ben truccata e pettinata, ripet il rito del saluto adottato da Tina nei confronti di Piero. Per Giovanni riserv invece, di fronte a tutti, un caloroso, prolungato bacio sulla bocca . A quel punto Piero non poteva non pensare subito, con una certa meraviglia, ad una sorta di complicit da parte della figlia constatando, con non poca soddisfazione, che la situazione si presentava assai favorevole a lui dal momento che se una coppia, consolidata, palesava la sua volont ad esprimersi liberamente, un'altra poteva anche determinarsi di l a poco per una questione, diciamo pure consequenziale e pratica e per la ragione secondo cui, vibrando il corpo di lui, per risonanza, per simpatia entrasse in oscillazione per intima agitazione, anche quello di lei . L'ambiente e l'atmosfera del resto si presentavano particolarmente favorevoli se non addirittura unici . Cos mangiarono, bevvero, scherzarono mentre il rapporto di confidenza fra Giovanni e Francesca andava chiarendosi e, nello stesso tempo, si creavano le premesse, con contatti occasionali e strizzate d'occhio, affinch si formasse e si consolidasse, come era naturale, un'altra coppia . Questa volta Piero non doveva e non poteva nascondere il fatto di avere una famiglia perci il suo stato di uomo sposato. A parte la fede nuziale, evidentemente almeno Francesca, tramite il suo uomo, conosceva di certo la sua posizione di marito perci con una moglie che lo aspettava a casa . Per questo Piero stentava a rendersi conto che mamma e figlia fossero consenzienti ad eventuali avances che lui poteva mettere in atto nei confronti dell'irresistibile ragazzina . 203 Ma una volta terminata la cena con un gioioso brindisi di chiusura, Francesca, in attesa che passasse il caff, inser sul radiogrammofono un disco di musica classica . Si sedettero in un'ala della sala da pranzo e mentre tutti si misero in ascolto seduti sulle poltrone del salotto, catturati da quella musica soave, qualcosa cominci a cambiare rispetto al clima ciarliero e scherzoso che si era creato durante la cena . Ora senza parole si facevano i fatti . Francesca, che si era messa seduta sui braccioli della poltrona in cui si trovava Giovanni, scivol piano piano sulle ginocchia di lui e cominciarono ad abbracciarsi e a baciarsi, come fossero stati soli. Piero, oltremodo imbarazzato, cosa che non turb minimamente Tina, non rest inerte. Cautamente prese la mano di lei e la strinse forte per rendersi conto se la ragazzina, facendo altrettanto, dimostrasse la sua stessa intenzione . Ebbene lei, la ventenne splendida Tina, di questo dette ampia dimostrazione . Piero era, s, al settimo cielo. Ma l per l fu assalito anche da qualche strano pensiero, da qualcosa che, fatti i conti, proprio non era cos chiara .

Intanto, pens, se la figlia a conoscenza del mnage della mamma con il suo capo, perch lui gli aveva detto che non poteva incontrarsi con Francesca in casa? Forse per evitare che la gente si accorgesse di loro e ne facesse oggetto di chiacchiere e di calunnie: tenuto conto di quell'adagio che recita che in un paese piccolo la gente mormora . E poi: possibile che questa madre spregiudicata acconsentisse che la giovane figlia accettasse la compagnia di un uomo di trent'anni e, pi che altro, gi sposato? Tuttavia la soluzione a questi quesiti, data la situazione, prefer svelarla a pi tardi . Di fronte a una cos eccezionale possibilit di approccio, non poteva mettersi a far lavorare la mente su questioni che, tutto sommato, avevano un'importanza relativa . La parola d'ordine prioritaria era ora: realizzare . Poco dopo Francesca, staccandosi da Giovanni, si diresse verso il radiogrammofono. Finito il pezzo classico mise un disco di genere ritmico moderno. A quel punto non restava 204 che darsi alle danze: ovviamente secondo un accoppiamento gi stabilito . Per Giovanni e Francesca quello non fu un ballo, fu, da come si svolse, semplicemente un preliminare per appartarsi quasi subito nella camera di lei e dare sfogo alle loro voglie che gi si erano manifestate chiaramente durante quel contatto di prima, complice la piacevole musica e l'andamento lento di quel motivo messo apposta per agevolare l'accostamento . Piero e Tina, senza far caso a cosa stava succedendo attorno a loro, continuarono a ballare finch dur il disco, tenendosi stretti e con qualche modesta iniziativa da parte di lui nell'accostare le sue labbra al collo della sua compagna di danze . Poi fu lei a prenderlo per mano e a portarlo in camera sua . Fin la fase di grande ammirazione e di contemplazione che Piero aveva messo in atto all'inizio, nel trovarsi di fronte a quel campione di eccezionale venust, e cominci quella conseguente, umanissima, naturalissima, del resto invitante, della fruizione della bellezza . Disinibita e spontanea Tina si tolse gli indumenti e, ormai completamente nuda, si adagi sul letto. Piero non ebbe nessuna esitazione. Ancora vestito si gett su quel corpo e inizi con qualche preliminare baciando le parti pi sensibili: cosa che determino in lei un'eccitazione fuori del comune. Poi, nel togliersi gli abiti, uno per volta, alternava questa sua operazione ad interventi su di lei affinch vi fosse una continuit di azioni tali da mantenere la ragazzina allo stesso livello di partecipazione . Passarono pi di un'ora insieme, avvolti da una grande passione reciproca e presi da un vistoso, da parte di tutti e due, godimento continuo. Poich essa gli si era concessa tutta e in tutti i modi mentre lui aveva agito, attratto fortemente e illimitatamente da tanta disponibilit, con la massima potenza . Al termine di quel sublime rapporto, piano piano si interruppe l'incanto che si era creato per ritornare a svolgere, tutti e due, il loro ruolo abitudinario . Cos, anche per rendersi conto chi fosse questa ragazzina dal punto di vista caratteriale, intellettuale e comportamentale e, poi, per chiarire quei dubbi che gli erano balzati nella 205 mente poco prima, sollecitati dalle iniziative di sua madre nei confronti di Giovanni, cominciarono a conversare pacatamente e senza alcun pregiudizio . Lei, praticamente, lo anticip chiarendo la situazione che si era creata proprio perch aveva sospettato che Piero le facesse qualche domanda in proposito. Disse che fra lei e sua madre, dopo la separazione dal padre e la decisione di iniziare una storia con un uomo, Giovanni, con il quale doveva starci con tutta segretezza, era corso una sorta di patto che autorizzava anche lei, la ragazzina, ad agire con tutta libert riguardo alle amicizie e ad eventuali rapporti sessuali che le potevano capitare . L'intesa prevedeva anche che questo loro appartamento era da considerare inaccessibile per cose del genere proprio per non dare adito alla gente, essendo il paese piccolo, di sparlare e, quindi, di coltivare il sospetto che si compissero, in quell'ambito familiare, chiss quali brutte e sporche faccende. E stasera? Avete fatto uno strappo alla regola proffer Piero .

Stasera ammesso perch cos in coppia nessuno penser che succeda quello che effettivamente successo... Anzi questa potrebbe essere l'unica formula da attuare per incontrarci periodicamente, non certo tutti i giorni . Cos Piero, di fronte alla chiara e spregiudicata affermazione di Tina, si rese conto che l'iniziativa del suo amico gli aveva offerto, s, una stellare occasione d'incontro con un raro gioiello di ragazza, ma che aveva reso un servigio anche all'amico dandogli la possibilit di entrare in quella casa, come desiderava da tempo, e trascorrervi qualche ora nell'intimit e fra le cose che appartenevano al mondo della donna che apprezzava e che amava sopra ogni altra . Piero aveva lasciato, al mattino, la sua macchina, la 1100-103 Fiat parcheggiata in piazza Pitti a Firenze . Quando, nel pomeriggio, dopo aver sbrigato alcune sue faccende, and a riprenderla, si accorse, con non poca meraviglia e rabbia, che qualcosa di disdicevole era fatalmente successo . Un Austin A-40, probabilmente lasciata l sfrenata, aveva 206 preso a muoversi, data la pendenza della piazza, fino ad impattare sullo sportello posteriore destro della macchina di Piero. E l si era fermata . La situazione che si era creata non era delle pi semplici. Oltre al danno provocato da questo mezzo alla macchina di Piero, restava il fatto di ritrovarsi bloccato senza la possibilit di muoversi. Come fare? Una soluzione era quella di chiamare i vigili urbani e procedere alla rimozione di quell'auto dalle tendenze aggressive. Ma di vigili non se ne vedeva nemmeno l'ombra . Mentre Piero era l non poco preoccupato e incerto sul da farsi, una giovane ragazza di aspetto orientale, uscita dal Palazzo Pitti, si era fermata ad osservare incuriosita dallo strano incidente . Accortasi che era Piero ad avere a che fare con quella difficile situazione, fu lei a rivolgergli la parola chiedendo, in lingua inglese, come fosse successo quello scontro. Piero, distrattamente e sempre preoccupato di quanto era accaduto, cerc di soddisfare, anche se non proprio da anglofono, la curiosit della ragazza. La quale, ingenuamente ma molto educatamente, disse, di rimando, se avesse potuto aiutarlo in qualche modo . A questo punto lo stato d'animo di Piero cambi improvvisamente lasciando da parte la pena di quell'impiccio e dedicando ora la sua attenzione nei confronti di quel tipo di orientale che, a ben guardare, si presentava con una serie di qualit del tutto positive . Piuttosto piccola, con i classici occhi a mandorla nerissimi, cos come erano neri i suoi capelli tagliati a caschetto, lineamenti regolari, sorriso smagliante. Aveva con s una guida di Firenze ed era stata, appunto, a visitare il Palazzo Pitti e il giardino di Boboli . Sei giapponese? . S, rispose, di Tokyo. Mi chiamo Kayoko Kimura. Studio qui a Firenze storia dell'arte . Quella visione, ingentilita da una vocina aggraziata e in falsetto, dest subito l'interesse e la curiosit di Piero. Tanto che, a quel punto, decise di piantare tutto in asso rivolgendo le sue 207 attenzioni nei confronti della gentile e assai carina ragazza e chiedendole subito dove fosse diretta . Il mio programma prevedrebbe ora una visita alla chiesa di Santo Spirito, qui vicino... ma non vorrei obbligarti... . Piero cap subito che la piccola, delicata Kayoko gradiva la sua compagnia. Tanto da incoraggiarlo a seguirla . Senonch lei, prima di avviarsi verso la meta fissata, nel volgere un ultimo sguardo verso l'auto investitrice, not che il deflettore si trovava semiaperto . Con non poca meraviglia e soddisfazione Piero entr subito all'opera. Introdusse il braccio nell'interno dell'auto e, girata la maniglia, riusc ad aprire la portiera. Prese il libretto di circolazione e registr nome e indirizzo di proprietario. Il quale, per fortuna, abitava proprio di fronte a piazza Pitti . A questo punto non fece altro che andare a trovare l'intestatario della macchina, metterlo al corrente dell'incidente, raccomandargli la denuncia presso la sua compagnia di assicurazione e

sollecitarlo a spostare la macchina dicendogli che si sarebbe fatto vivo pi tardi per riprendere, finalmente, il proprio mezzo . La giapponesina, pazientemente e ormai collaboratrice di quel frangente, lo aveva seguito in quella ricerca mentre lui si era messo ora a sua disposizione dopo averla ringraziata per l'utile suggerimento e averle riconosciuto il ruolo di "salvatrice" . Insieme visitarono la chiesa di Santo Spirito poi quella del Carmine dove ammirarono gli splendidi affreschi di Masaccio. Mentre Piero, nel rispolverare le vecchie nozioni di storia dell'arte acquisite al Liceo, cercava di surrogare la guida stampata che lei aveva con s . Ma chi era Kayoko? Un fenomeno singolare di intelligenza . Precocissima aveva da poco superato, a soli diciassette anni, l'esame di maturit a Tokyo quindi, una volta indirizzata allo studio della storia e della critica d'arte, era riuscita a convincere i suoi familiari a venire in Europa, in Italia in particolare, per seguire un corso presso un istituto specialistico. Era arrivata da pochi giorni e subito si era messa in movimento 208 per rendersi conto dello straordinario patrimonio artistico di Firenze . Cosa hai visto di questa citt? . Poco. Sono stata naturalmente per prima cosa al Museo dell'Accademia a vedere i Prigioni e il David di Michelangelo. Piano piano visiter tutto . Quindi a Pisa, per esempio, non ci sei ancora stata? . Ancora no. Ma, naturalmente, fa parte del mio programma. Come Siena, Lucca, Arezzo... . A questo punto Piero, che aveva mentalmente gi fatto un programma, azzard una proposta . Se credi ti porto io a Pisa. Potremmo visitare il complesso di piazza dei Miracoli, il Duomo, il Battistero, la Torre pendente e, poi, anche il cimitero monumentale... . Oh! Sarebbe troppo bello, davvero? . Fu cos che fissarono un appuntamento per il giorno dopo . Piero sarebbe passato con la macchina da Piazza San Marco e l, all'angolo, l'avrebbe prelevata . Il viaggio da Firenze a Pisa lungo la strada, la Pisana, che attraversa una miriade i paesini, fu tutto un poema. Per una serie di ragioni . Primo perch si stabil immediatamente fra i due un clima di confidenza reciproca, piacevole e promettente per Piero. Il quale, nel cominciare a prendere la mano sinistra di Kayoko per portarsela alla bocca e baciarla, lei rispondeva a questa iniziativa addirittura con maggiore espansivit e tenerezza. Insomma si capiva bene che se a Piero piaceva enormemente la ragazza e la sua compagnia, anche lei si mostrava altrettanto attratta da quest'uomo che, fra l'altro, si mostrava accondiscendente e disponibile di fronte alle sue esigenze e ai suoi interessi professionali . In secondo luogo, perch durante il viaggio, tranquillo e a velocit di crociera, fu un continuo parlare di cose italiane: di arte, s, ma anche di paesaggio, di usi e costumi, di storia e, poi, di lui stesso: del suo lavoro e, questa volta, anche abbastanza francamente, della sua famiglia . Ma anche a Piero interessava conoscere meglio l'attraente giapponesina, il suo ambiente, il suo passato, la sua famiglia e cos via . 209 Intanto la piccola Kayoko, forse perch se lo aspettava, non fece caso al legame matrimoniale di Piero, libera da ogni pregiudizio e, forse, senza nessun interesse di tipo esclusivista e possessivo . Quando la ragazza, fra l'altro appassionata anche di musica popolare, chiese a Piero di intonarle qualche tipica canzone del posto, lui, che secondo Kayoko, doveva avere una buona voce baritonale, esord con un motivo fra i pi conosciuti e pi diffusi a livello nazionale: "Firenze sogna" . E cominci . Firenze stanotte sei bella in un manto di stelle... . Soddisfatta e sorridente, da quanto rimase colpita da quelle note e da quelle parole, volle che Piero le ripetesse la suggestiva canzone una, due, tre volte per poterla imparare . Alla fine era gi in grado di accompagnarlo con il tono e perfino con le parole... in italiano .

E tu disse Piero che canzone mi potresti cantare? Intendo una canzone giapponese . Kayoko prese subito sul serio e al volo la proposta cominciando con un motivo che a Piero sembr particolarmente gradevole . Sakura sakura Yayoino sarao Miwatasu kagiri Kajume ka kamuka Ni i%u i%u ru Sakura sakura Hana %a kari Bello. Ma che significano queste parole? . Pi o meno questo: "fioriranno gli alberi con la primavera e il cielo diverr sereno" . Cos anche Piero si impegn per imparare quella canzone al punto tale che, prima che il viaggio finisse e arrivassero alle porte di Pisa, lui sapeva gi a memoria parole e musica di quel brano, Un brano che, durante il tragitto, ormai cantavano gioiosamente insieme . Una volta parcheggiata la macchina vicino a piazza dei Miraco210 li, cominciarono a visitare quel luogo veramente incomparabile. Entrarono nel Battistero, poi nel Duomo dove ammirarono, in particolare, il pulpito di Nicola Pisano, salirono sulla Torre pendente e poi, soddisfatti ed estasiati per quello che avevano visto, giunti all'ora di pranzo, si recarono in un ristorante l vicino . Era il mese di ottobre e non c'era tanta gente in giro. Cosicch si poterono mettere seduti ad un tavolo un po' appartato e chiacchierare fra di loro tranquilli e beati . Ora Piero era intenzionato ad affrontare un argomento assai delicato . Data l'occasione, non poteva allontanare dalla sua mente l'idea di passare la notte con quella splendida ragazzina, ora addirittura pi attraente per via della bella e serena mattinata trascorsa piacevolmente insieme e, proprio il caso di dire, all'unisono . Glielo disse ex abrupto, senza aggirare l'ostacolo con allusioni o mezze parole. Mentre lei non si scompose, a quelle dichiarazioni esplicite, pi di tanto. Unica obiezione che, con molta trasparenza, volle far presente, era quella di temere, in maniera ossessiva, di restare incinta . Cosicch ad ogni rassicurazione di Piero essa opponeva un drastico diniego non riuscendo a convincersi di quanto lui le esponeva sulle precauzioni che avrebbe messo in atto durante il apporto sessuale. (D'altra parte non poteva nemmeno confortarla promettendole di usare il profilattico perch si rifiutava, per principio, di procedere con quell'innaturale protezione) . Quando finirono di mangiare, dopo quasi due ore, lei aveva sempre dei fondati dubbi di fronte all'assoluta sicurezza, come andava dicendo Piero, che nulla sarebbe accaduto di ci che lei temeva . Quindi andarono a visitare il Cimitero Monumentale dove si intrattennero per quasi tutto il pomeriggio. Poi finirono la loro escursione dirigendosi verso l'Arno e passeggiando sulle vie del centro . Fu in quella fase finale della giornata che a Kayoko finalmente matur l'idea di fermarsi a pernottare in un albergo l a Pisa . 211 Potremmo anche decidere di fermarci qui stanotte. Solo che non ho con me il passaporto e... non ho ancora compiuto diciotto anni . A quelle parole e a quella disponibilit, messa in forse fino ad allora, Piero rest talmente sorpreso e soddisfatto che non dette troppa importanza n alla mancanza dei documenti da parte di lei n al fatto che la dolce Kayoko non avesse ancora raggiunta la maggiore et. Anzi, in quel caso il documento di identit avrebbe rivelato gli anni di lei e, forse, avrebbe creato problemi irrisolvibili alla reception . Cos, senza pensarci su due volte, entrarono nel primo albergo in cui si imbatterono . Piero, vistosamente disinvolto e baldanzoso, chiese una camera matrimoniale per una notte precisando che la sua compagna aveva dimenticato a Firenze dove abitava, il passaporto. Fortunatamente il maitre non obiett. Present a Piero una scheda da riempire dove lui, senza chiedere niente a Kayoko (per non creare sospetti), scrisse con sicurezza, o gli sembr di scrivere, il nome di lei con il luogo e la data di nascita (arretrandola di un paio di anni) e la residenza in Italia: tutto inventato. Tuttavia ogni cosa and per il verso giusto. Appena furono nella camera loro assegnata cominci il rito: all'usanza giapponese .

Una volta lasciata accesa la sola lampada sul com, lei si tolse con molta calma uno per uno i propri indumenti: gonna, camicetta, bustino e mutandine nere. Poi, restata nuda, si rivolse verso di lui che la guardava incantato e cominci a spogliarlo appendendo all'attaccapanni la giacchetta e ripiegando con cura su una sedia gli altri indumenti secondo una scrupolosa ed accurata formula ed educazione orientali . Lui l'avrebbe voluta subito abbracciare e baciare, secondo invece la formula occidentaleitaliana. Ma stette al gioco sottostando alla volont e all'azione, tutto sommato assai piacevole e mai sperimentata, della piccola, premurosa e delicata Kayoko . il piacere, la delizia, la dolcezza, il godimento, la volutt, la gioia che prov Piero durante quella lunga notte insonne lo 212 riconciliarono con la vita, lo risarcirono di tutti quei momenti di scoraggiamento, di depressione, di delusione che inevitabilmente angustiano troppo spesso l'esistenza dei comuni mortali . Fu cauto, come aveva promesso. Tanto che al termine di quelle fasi in cui Piero doveva soddisfarsi opportunamente ritirandosi, per rassicurarla, la invitava ad alzarsi per procedere, in bagno, ad una accurata e prolungata doccia . Al mattino non si pu dire che si svegliarono perch, in effetti, non avevano chiuso occhio per tutta la notte, salvo che per brevissimi intervalli, tanto impegnativi e tanto pregnanti furono quelle ore di contatto continuo . Si alzarono e, dopo un ennesimo bagno sotto la doccia, Kayoko volle impegnarsi come la sera prima: questa volta in un'operazione di vestizione . Prese cos uno ad uno gli indumenti di Piero e lo aiut ad indossare il suo abbigliamento a cominciare dai capi pi intimi fino ad infilargli le scarpe, che lei aveva gi provveduto a pulire, e, infine, la giacchetta . Quella conclusione, oltremodo raffinata, complet egregiamente, non senza una certa emozione da parte di Piero, la zenitale nottata . Nel riaccompagnarla a Firenze, con una breve sosta a San Miniato con visita alla nota rocca, si misero d'accordo per il prossimo incontro . D'altra parte per Kayoko non c'erano problemi affinch potesse ospitarla, una volta alla settimana, nel suo comodo pied-a-terre . Cos durante tanti incontri periodici, che durarono puntualmente e felicemente un intero anno, maturarono alcune cose che Piero non aveva assolutamente previsto . Kayoko intanto aveva acquistato fiducia in merito al comportamento del suo partner a proposito di quel timore che, al primo incontro, l'aveva tanto preoccupata: il pericolo di rimanere incinta. Dopo qualche mese, in effetti, aveva smesso di fare a Piero la stessa raccomandazione forse, pens lui, per una certa stima e sicurezza acquisite durante tanto tempo di assidui contatti . 213 Addirittura, a volte, per provare maggiore godimento, Ka-yoko autorizzava Piero a non avere riguardi facendo affidamento nel tenere una scrupolosa amministrazione sul ciclo mestruale perci sulla teoria Ogino-Knaus . Il fatto che la ragazza, giorno dopo giorno, sembrava cambiare opinione e che entrasse in un ordine di idee diverso da quello di partenza. Cosa era successo? Cosa la spingeva a rischiare di rimanere incinta considerato che il suo ciclo mensile non era poi cos regolare: cosa che poteva mettere in dubbio l'efficacia del metodo praticato? Ma ormai Kayoko era arrivata alla scadenza del suo soggiorno in Italia e di l a poco sarebbe dovuta partire per il Giappone, senza sapere, oltretutto, se e quando sarebbe ritornata a Firenze . Arriv il giorno della partenza e Piero l'accompagn alla stazione sul treno per RomaFiumicino da dove si sarebbe imbarcata per Tokyo . Si salutarono calorosamente sul marciapiedi. Ma quando lei prese posto nello scompartimento, aprendo il finestrino, lo invit a salire per l'ultimo saluto . Nella piattaforma del convoglio si abbracciarono di nuovo e si baciarono appassionatamente. Poi, quando il treno part continuarono a salutarsi agitando le braccia sempre da pi lontano fino a sparire alla vista di tutti e due .

Avevano deciso di mantenere un contatto telefonico al ritmo di una conversazione fissata per il sabato di ogni settimana . Da due mesi tutto procedeva regolarmente: si chiamavano alternativamente, si salutavano, scambiavano poche parole sullo stato di salute, sugli impegni di lavoro e basta . Senonch, quando ormai erano passati quasi tre mesi dal distacco, Kayoko, nel rispondere al telefono, dette l'impressione di voler comunicare a Piero qualcosa di estremamente importante. Non mi sembri normale, a sentire la tua voce disse Piero un po' preoccupato . Ti devo mettere al corrente di una cosa. Ma non so come la prenderai... . 214 Dimmi tutto: ti sto ascoltando rispose non senza un po' di apprensione . Dopo qualche secondo Kayoko prese il coraggio e comunic al suo uomo d'essere incinta di lui . Piero manc poco che, nell'apprendere quella notizia, non cadesse tramortito. Certe situazioni non le tollerava proprio perch era assolutamente contrario, per principio, ad implicazioni di questo genere. Naturalmente non ce l'aveva con lei. Se la prendeva con il destino, con la sorte che non gli aveva voluto bene . Comunque, ripensando a quel mnage, tendeva a dare un po' di responsabilit anche a lei per avere fatto affidamento al metodo scientifico che, visto il risultato, di scientifico aveva in effetti ben poco . Il fatto che Kayoko pareva fosse disposta ad accettare quella condizione proprio perch si rivolgeva a lui chiedendogli un consiglio. Mentre in quel caso, senza fargli sapere nulla, avrebbe dovuto risolvere la questione l, a casa, da sola, decidendo di abortire . Domand perfino se lui fosse stato disposto a riconoscere il nascituro con l'imposizione del suo nome.. . "Non ha ancora vent'anni" si domandava Piero "e mi chiede cosa si deve fare; se sono d'accordo a dargli il mio nome. Ma assurdo . Il discorso si faceva lungo. Cos che lui decise di rinviare la conversazione al giorno seguente, con pi calma e dopo aver posto mente a quella grave situazione . Durante la notte Piero non chiuse occhio. Anche sua moglie si accorse di questo stato di agitazione. Ma, come al solito, fredda e distaccata, non gli chiese niente . Meglio per lui . Quando, il giorno dopo, Piero chiam al telefono Kayoko, le sue parole furono abbastanza perentorie e dure . La notizia che mi hai dato mi ha colto di sorpresa. Il saperti in questo stato mi rende oltremodo agitato. Se tu portassi avanti questa gravidanza ne soffrirei tantissimo proprio perch mi rendo conto delle infinite conseguenze cui andresti incontro. Sono abituato ad assumermi le mie responsabilit . 215 Ma di fronte a questo evento non mi sento sufficientemente sicuro, sia per il mio modo di pensare pessimistico sia per la lontananza, e per il fatto che tu viva all'altra estremit del mondo. Poi su queste questioni ho le idee abbastanza chiare. Se tu mi avessi chiesto un figlio avrei subito interrotto il nostro rapporto. Perch, con gli anni, ho maturato un'opinione che non ammette casi del genere i quali hanno risvolti assolutamente negativi. Ne sono pienamente convinto. Pensa al tuo avvenire. Un figlio ti sarebbe di grande impaccio. Sei giovanissima e avrai tanto tempo per deciderti con cognizione di causa. E, poi, chiss se, incontrandoci ancora, non si maturi insieme l'idea di un figlio. Ma non ora . Se tu oggi dovessi decidere di portare avanti la tua gravidanza ti considererei uguale alle altre donne che non resistono al richiamo della maternit e che, perci, rivelano la vocazione di farsi serve, schiave, sacrificando disinvoltamente il loro stato di serenit e di libert. 11 nostro rapporto finirebbe perch tutto ci mi procurerebbe una grande delusione nei tuoi confronti. Poich si stima e si ama la donna che pensi sia diversa dalle altre. E per me la diversit sta anche in questo .

Dopo tante categoriche dichiarazioni, che lei ascolt senza fiatare e senza interromperlo, non rispose come Piero avrebbe desiderato . Disse, s, un "far come tu vuoi" ma con una voce cos flebile e con tanta poca convinzione che non riusc minimamente a rassicurare Piero . Lui riprov a chiamarla il giorno dopo e altre volte ancora. Ma a quel numero non rispondeva pi nessuno . Aspett che si facesse viva lei, in qualche modo: anche con una lettera. Niente . Kayoko, la dolce, piccola, amabile giapponesina era sparita e Piero non riusc pi ad avere notizie di lei . Erano un po' di giorni che Piero non capitava in Versilia e che, quindi non si incontrava con Angela . D'altra parte quella ragazzina quattordicenne, troppo giovane per lui, se da una parte lo attirava tanto da non riuscire a rinunciarci, dall'altra restava bloccato dal timore di posseder216 la proprio a causa della sua giovane et . L'avrebbe trovata senz'altro in uno stato di verginit. Questo, tutto sommato, gli dispiaceva. Anche perch, dopo un'azione del genere, lei avrebbe potuto vantare qualche "risarcimento" pretendendo, da parte di Piero, un profondo quanto duraturo legame di riconoscenza e di affetto . Quando Piero capit di nuovo nella zona e si present agli uffici del rappresentante del posto, appena entrato in quel salone di esposizione di auto, gli squill il telefono di un addetto al ricevimento della clientela. Questi alz subito la cornetta per rispondere alla chiamata. Ma dopo qualche secondo l'operatore, girando gli occhi intorno, fece in modo da richiamare l'attenzione di Piero, che si trovava l vicino, facendogli segno che desideravano proprio lui al telefono . L per l, di fronte a quella chiamata imprevista, ebbe un sussulto di meraviglia: Chi? Io? disse . Ma quando, preso il ricevitore, chiese chi fosse all'altro capo si rese conto che, con non poco stupore, si trattava di Angela . Essendo la ragazzina in servizio presso la mostra di mobili proprio di-fronte, lo aveva visto arrivare e subito aveva cercato di contattarlo in qualche modo . Con poche, decise parole, gli propose, non appena avesse risolto le questioni inerenti il suo lavoro, di andarla a trovare passando da un ingresso di servizio posto in un cortile sul retro dell'edificio . Quella telefonata mise Piero in uno stato di forte tensione . Quando l'iniziativa partiva dalla donna e lui avvisava di diventare in quel momento il motivo, l'oggetto di attrazione e di interesse, non poteva, entrando automaticamente in uno stato emozionale, evitare di caricarsi di una buona dose di eccitazione e di ansia, veramente incontenibili . Fece sbrigativamente quello che doveva fare in quell'ufficio e, dopo qualche minuto, usc attraversando la strada e dirigendosi verso la parte posteriore del negozio seguendo le indicazioni che gli aveva dato l'intraprendente ragazzina . Quando entr nel cortile not subito Angela sulla soglia della porta di servizio che lo invitava, sorridente e rassicuran217 te, ad entrare . Vieni gli disse non ti preoccupare. Non c' nessuno. Ho chiuso a chiave la porta di accesso al salone... . Cos Piero si ritrov in un retrobottega attrezzato ad ufficio con una scrivania da una parte e con armadi sulle cui scansie erano sistemati documenti, campionari e cataloghi . Appena si chiuse la porta alle spalle lei lo abbracci con ardore e lui, ricambiando la stretta con particolare energia, cominci a baciarla con singolare trasporto . Poi appoggi Angela alla scrivania e, preso da una irresistibile attrazione, non pot fare a meno di aderire, ancora di pi, al suo corpo mentre lei, seduta sul piano di quel tavolo da lavoro resisteva alla spinta allargando le gambe .

Prima che lui procedesse, deciso ormai a possedere quel piccolo gioiello di ragazzina, fra un bacio e l'altro volle farle una domanda. Hai mai fatto l'amore? . Angela rimase perplessa per qualche attimo poi rispose, effettivamente con non troppa convinzione: S... . Allora Piero non ebbe pi titubanze di sorta, mentre lei si predisponeva in modo da agevolarlo il pi possibile nel suo intento . Ma quando inizi, con un certo riguardo e con la dovuta delicatezza, la sua funzione, ad Angela venne fatto di esprimersi con un lamento che denunciava una certa sensazione di dolore proprio a seguito di quel cauto preliminare. Senonch, anzich tirarsi indietro, la ragazzina volle spingere il bacino decisamente in avanti vibrando tutta come una foglia al vento ed emettendo, questa volta, dei suoni a mezza strada tra godimento e sofferenza . A quel punto a Piero venne il sospetto di averla deflorata. Si ritir e si accorse subito che cos era successo nel constatare evidenti tracce di sangue sul suo sesso che immediatamente, ma ormai autore di una involontaria violenza, aveva estratto. Ma non mi avevi detto che avevi gi fatto l'amore?. S, ma intendevo l'amore a baci... con un coetaneo.... Intanto si era creato un clima che a Piero non consent di 218 continuare e di arrivare fino in fondo Una volta passati dalla toilette si ricomposero e, poi, considerata anche la scomodit del luogo e la brevit del tempo a disposizione, si salutarono frettolosamente ripromettendosi di incontrarsi di nuovo la prossima volta che a Piero sarebbe capitato di venire da quelle parti . Per tutto il viaggio di ritorno non fece che pensare all'accaduto . Se da una parte si rammaricava per aver compiuto quell'atto, data la giovanissima et di Angela, dall'altro si consolava per il fatto di avere agito dietro le rassicurazioni di lei nel confermargli il suo stato di donna con precedenti esperienze sessuali . Tuttavia, riflettendo sul da farsi, convenne che sarebbe stato opportuno proseguire il rapporto gi avviato, piuttosto che dileguarsi ed evitare di incontrarla ancora. Perch in questo secondo caso la faccenda avrebbe preso la piega di una sorta di stupro e di sfogo sessuale, momentaneo e occasionale, che lei poteva male interpretare perci riferire a qualcuno se non addirittura denunciare come abuso di minorenne e violenza carnale . Poi, per la verit, non gli andava di lasciar perdere un'occasione del genere che gli consentiva di ritrovarsi tra le mani una giovinetta cos disponibile e cos dotata di qualit, dovute anche alla sua giovane et, che la rendevano assai attraente e travolgente, tali da piegare ogni resistenza interiore, ogni riserva che poteva affacciasi di segno contrario . Era uscito da poco il film di Fellini "La dolce vita" e lui, che era stato a vederlo, intravedeva in Angela la figura speculare di Valeria Ciangottini (che appare nella parte finale del film) oltre che nella fisionomia anche nell'espressione e, oltretutto, nel significato di genuinit, di purezza, di innocenza che il regista attribuiva a quel suggestivo ed emblematico personaggio. .. Continuarono cos a vedersi quasi ogni settimana nel solito studio. Quando poi lei si liberava da quell'impegno, Piero la portava in macchina a qualche chilometro da l, in una fresca radura di un boschetto. Distendevano una coperta sull'erba e 219 facevano all'amore . L'apertura mentale ed affettiva di Angela nei confronti di Piero fece s che durante questi incontri lei riuscisse a scoprire una serie di segreti capaci di stimolare la propria sessualit e la propria carica erotica: cosa che l'ingenuit iniziale glieli rendeva sconosciuti ed occulti . Fu cos che ader, con enorme piacere, a tutti i suggerimenti e a tutte quelle iniziative, possibili e immaginabili, che Piero, con molto savoir-faire e delicatezza, badava ad insegnarle e che amorosamente cercava di farle eseguire ogni volta con esiti sempre pi soddisfacenti . Erano tutte scoperte che lei metteva in atto e alle quali partecipava con assoluta ubbidienza ed estremo godimento . Quelle serie di iniziazioni sembravano maturare Angela anche da un punto di vista fisico. Poich, dopo un anno di esperienze con Piero, il suo corpo non pareva ormai pi quello della ragazzina pubere, ma di una matura giovinetta dalle forme pi marcate di prima, con

un'espressione tale da dimostrare sicurezza e risolutezza: di una, insomma, senza pi timori e incertezze . Sembrava donna ora. Una donna che attraverso l'intervento di Eros (come l'inizianda del celebre encausto pompeiano della Villa dei Misteri) una volta liberatasi del suo stato di verginit, aveva raggiunto il traguardo dell'et adulta quindi anche il completamento delle sue facolt conoscitive e comportamentali . Fu, infatti, dopo un anno che le iniziali opinioni di Piero nei suoi confronti cambiarono: cos come cambi lei sotto la sua guida . Nel frattempo, e abbastanza stranamente, lui aveva notevolmente diminuito gli incontri con tutte le altre sue donne diradando perfino l'attivit sessuale di routine che intratteneva con la moglie. Come se il rapporto con questa ragazzina che aveva "rallevato" lo gratificasse totalmente assorbendogli tutte le voglie d'amore, sessuali, affettive e intellettuali . Forse, proprio tramite Angela, quella scuola di pensiero cui Piero si era sempre attenuto, e scrupolosamente, in merito al comportamento che l'uomo avrebbe dovuto tenere verso la 220 donna, pareva entrare in crisi quando, arrivando in Versilia da Firenze, la incroci mentre lei scorrazzava spavaldamente in bicicletta con un gruppo di amici e amiche: poich a quella vista avvis, cosa assolutamente nuova per lui e sempre aspramente e decisamente criticata, la sensazione di sentirsi sottratto l'oggetto della sua passione, insomma di un'incipiente e irrefrenabile gelosia . Probabilmente questa volta non si trattava pi di amore per la donna in generale ma piuttosto, forse viziato da una punta di inclinazione paterna e di un senso di generosit, di quell'amore duraturo nei confronti della bellezza femminile che si stava accumulando ora in una ben precisa direzione il cui polo era solo ed esclusivamente lei: Angela, dolce, affascinane, attraente e oltretutto bisognosa di affetto e di amore . 221 DUE OCCASIONI MANCATE Mario era un ragazzo di quindici anni. Il suo aspetto per dimostrava qualche anno in pi essendo di statura piuttosto alta rispetto ai ragazzi della sua et e presentandosi sempre con un'espressione improntata alla seriet e alla compostezza. Il suo professore di latino aveva detto a sua madre, la quale si era recata presso di lui per conoscere quale fosse l'andamento degli studi, quindi il profitto del figlio, che il ragazzo era "vecchio" nel senso che non gradiva condividere con i compagni il comportamento superficiale del gruppo fatto di persone ingenuamente spensierate e allegre, tipiche dell'et giovanile. Tanto che il sesso femminile tendeva a considerarlo, in un certo senso, pi grande rispetto alla sua effettiva et. Siccome era di bell'aspetto, longilineo, biondo, con un volto dai lineamenti regolari, con bocca carnosa e occhi verdi, poteva essere oggetto del desiderio gi di certi arditi e spregiudicati soggetti in gonna, addirittura con qualche anno in pi di lui. Anzi erano persino le "attempate" le pi disponibili a tentare di intessere con lui rapporti ravvicinati e intimi . Successe pi di una volta che egli si imbattesse in qualche femmina matura, senza scrupoli, disposta ad iniziarlo ai giochi dionisiaci . Dopotutto il sesso femminile (come del resto quello maschile) ama ritrovarsi fra le mani ragazzini alla loro prima esperienza sessuale proprio per una questione che mette in curiosit l'offerente stessa di fronte a quelle che possono rivelarsi le reazioni mai provate dal maschio, quindi per il suo ritrovarsi nel ruolo di prima donna iniziatrice da non dimenticare per tutto il resto della vita . Un altro motivo di attrazione del partner femminile lo stato di verginit, quindi di sanit ginecologica del ragazzo con il quale possibile, senza pericoli n problemi di sorta, considerata la diffusione a largo raggio di malattie specifiche, realizzare i giochi pi vari ed arditi. Infine per esercitare, se si 222 vuole, una finalit educativa, autoriale (cosa che non pu fare la mamma nel suo compito di educatrice del figlio) che gli sar senz'altro utile per tutta la sua esistenza .

Il fatto che Mario, in linea di principio anche disponibile a farsi trascinare in imprese del genere, subiva gli effetti di una educazione religiosa che lo metteva in uno stato di forte crisi nel caso dei rapporti con l'altro sesso . Era il prete della parrocchia a tenere al guinzaglio, non solo Mario, ma tutti i ragazzi che frequentavano quell'ambiente retrogrado e codino . Il terrore del peccato da consumare con il sesso gli era stato inculcato assiduamente e sistematicamente. La donna e i contatti con lei dovevano essere evitati. Mai ci fu uno scambio di parole con le coetanee che frequentavano la chiesa, mai un approccio, sebbene attraverso gli sguardi si lasciasse intendere la voglia e la disponibilit a frequentarsi. La donna, cos come appare nei dipinti del Sodoma a Monteoliveto Maggiore, tentatrice di fronte al Santo, era "dipinta" dal prete con le sembianze di un orrendo demonio. Era quella l'immagine cui "l'educatore" faceva riferimento. (Mentre lui se la intendeva co la perpetua...). La "generatrice di peccatori" cos come chiama Shakespeare l'Ofelia dell'Amleto, godeva, in parrocchia, della stessa nomea, dello stesso peccaminoso ruolo . Cos si era creato, in quei ragazzi di Azione Cattolica, un complesso che non consentiva loro di intraprendere nessuna iniziativa nei confronti delle coetanee, eppure in qualche caso assai attraenti, che ronzavano intorno al gruppo dei maschietti . Successe che una giovane signora, che abitava vicino alla casa di Mario, chiedesse alla madre di lui chi fosse il lattaio che al mattino presto (prima delle ore sei) lasciava un recipiente pieno di latte sul gradino del portone di accesso per le colazioni . Anche questa signora avrebbe gradito che il lattaio eseguisse per lei la stessa incombenza . Cos la mamma di Mario sugger che Mario stesso, suo figlio, la poteva accompagnare dal fornitore il quale abitava in una casa colonica a circa due chilometri da l, per mettersi d'accordo direttamente con lui . 223 E cos fu . Mario e questa donna, non ancora trentenne, di bell'aspetto: una falsa magra dotata, fra l'altro, di un accentuato didietro, una volta messisi d'accordo si avviarono verso la meta fissata. Oltretutto era, quel giorno, una bella giornata di primavera e una camminata in campagna diventava un'occasione senz'altro piacevole . Una cosa che subito Mario not, e che gli sembr un po' troppo confidenziale, fu l'iniziativa che intraprese questa donna prendendolo per mano, apparentemente in maniera occasionale, ma, certo, in modo da rivelare, nel procedere con una forte stretta, un qualcosa in pi nel loro rapporto che doveva essere di semplice, amichevole compagnia . Fu quando lungo il percorso potevano accorciare la strada arrampicandosi su per una scarpata, che avvenne la prima, chiara provocazione da parte di lei. La quale, suggeritrice dell'idea, cominci per prima ad inerpicarsi su per quella ripida china incoraggiando Mario a seguirla senza timore . Mario naturalmente la segu ma nel dirigere lo sguardo verso l'alto, nel punto in cui lei procedeva lentamente con le mani e con i piedi e a sedere ritto, si accorse di assistere ad uno spettacolo mai visto prima di allora. Dal di sotto e osservando la donna chinata si offr ai suoi occhi qualcosa di inedito e di eccezionale: la giovane e bella sposetta mostrava ora le sue consistenti cosce, inimmaginabili sotto la gonna, e il suo culo sporgente ornato da un paio di mutandine bianche con orlo ricamato che non bastavano a coprirle i glutei rotondi e abbondanti . A quel punto, preso da un'eccitazione inconsueta e mai provata a Mario gli si presentarono due soluzioni da prendere: quella di procedere con dati di fatto e aderire fino in fondo alla provocazione, sentendosi fortemente stimolato e pronto a procedere; oppure quella di abbassare lo sguardo evitando la stimolante visione e mortificando, cos come gli era stato insegnato dal prete, il suo naturale, spontaneo senso di eccitazione erotica . Ebbene, Mario, disciplinato e coperto, scelse, con non poco sforzo, la seconda soluzione .

224 Accortasi di questo comportamento rinunciatario del ragazzo la donna, che di certo sperava che il giovane non resistesse a quella calcolata esibizione e che, magari, in una radura di un boschetto che si trovava ai margini della strada, lo potesse attirare fra le sue braccia, avvis un senso di profonda delusione tanto che, durante il percorso di ritorno, smise anche di profferirsi e di dimostrare la sua disponibilit con le strette di mano di prima . Erano passati pochi giorni da questa storia che a Mario ne capit un'altra non meno favorevole per arrivare a compiere, fra l'altro anche questa volta con un soggetto ragguardevole, la sua prima esperienza sessuale . Abitava nei pressi della casa di Mario, vicino al palazzo della sposina del "latte", un altro soggetto di non poca avvenenza . Si trattava di una ragazza (dai fluenti capelli rossi) sui venti anni, studentessa universitaria, dotata di un corpo dalle forme pronunciate tali che quando passava per strada, anche per il fatto di dimenarsi e di ancheggiare vistosamente, destava stupore fra i giovani del circondario che la osservavano con ammirazione e desiderio . Si dette il caso che mentre Mario passava sotto le finestre di questa ragazza, Marisa si chiamava, essa lo chiamasse dicendogli di aspettarla in fondo al portone: sarebbe corsa ad aprirlo per chiedergli un favore. Quando la bella ragazza lo invit ad entrare e a seguirla in casa sua dove si trovava, in quel momento, sola, Mario non pot fare a meno di apprezzare le sue forme sinuose e armoniche per via della messa in atto, nel salire le scale davanti a lui, di un movimento eccessivamente ondeggiante, probabilmente eseguito ad arte . Mentre procedevano, Marisa spieg a Mario la ragione per cui aveva bisogno di lui . Debbo salire in soffitta gli disse per prendere una sedia, ed ho bisogno che qualcuno mi regga la scala per sicurezza . Era un botola del soffitto della stanza da bagno verso la quale doveva appoggiarsi una scala a pioli per accedere nel sottotetto da cui estrarre la sedia di cui parlava Marisa . Cos, messo l'attrezzo in posizione, la ragazza non esit a salirci sopra invitando Mario a tenerlo ben saldo. Ma men225 p tre Mario reggeva fortemente i due montanti non pot fare a meno di guardare verso l'alto . E cosa vide? Tutto: gambe cosce e culo della bella Marisa, perch, occasione miracolosa, essa non aveva le mutande che le coprissero le "vergogne": una visuale che chiss quanti avrebbero desiderato ammirare. In questo modo Mario esplor a occhi spalancati quel ben di dio, anche perch lei si intratteneva abbastanza sulla scala per le difficolt, diceva, (ma era una scusa bella e buona) ad aprire la botola . Che doveva fare a quel punto il quindicenne Mario? Procedere cos come suggeriva l'istinto e la circostanza, e prendersi finalmente la soddisfazione di dare inizio, fra l'altro con un vero e proprio campione di bellezza, alla sua attivit sessuale? La casa era vuota e posto per procedere con comodit non mancava. Un'occasione d'oro . Ma anche questa volta la timidezza, il complesso, il blocco che gli erano stati impressi ed insegnati frequentando la chiesa, non permisero a Mario di procedere per vie naturali ed umanissime . La stupidit e la rigidit di quelle assurde regole avevano colpito ancora nel segno . 226 ONESTA O PROSTITUTA? Quella volta Sergio non riusc a capire chi fosse e che cosa effettivamente facesse a Firenze una giovane donna, di nome Rita, che ebbe l'occasione di conoscere in un ristorante del centro . Dopo che si sedette ad un tavolo, accanto al quale si trovava questa donna di bell'aspetto e piacevolmente disponibile a conversare, e inizi col presentarsi facendole alcune domande di prammatica, si stabil subito, fra i due, un rapporto improntato alla simpatia reciproca . Quando poi uscirono, insieme, e lui le offr un caff al primo bar che incontrarono, nel prendere posto in un angolo appartato di quel locale, lei, su richiesta di Sergio, decise di raccontargli l'infelice circostanza che l'aveva portata a Firenze .

Si capiva, dall'accento, che non era del posto ma piuttosto di qualche zona dell'Italia centrale: le parve abruzzese . Infatti proveniva proprio da Pescara . E cosa faceva a Firenze? Disse che era sposata e che aveva un bambino di cinque anni affetto da diabete il quale si trovava ricoverato a Careggi in osservazione e in cura. Si trattava di un caso molto grave cosicch lei doveva assistere il figlio recandosi ogni giorno a farle visita e trattenendosi l, in ospedale, il pi possibile . Era pi di un mese che durava questa storia: un andazzo che la sottoponeva ad un sacrificio non indifferente anche dal punto di vista economico dovendo stare in albergo e provvedere al suo mantenimento . Questa situazione che lei presentava accoratamente a Sergio, non senza una certa preoccupazione, era abbastanza convincente e credibile . Chiunque si sarebbe commosso di fronte a tale triste rivelazione. Non solo, ma nel sentire quelle parole poteva venir fatto all'ascoltatore di offrire a questa sfortunata signora un aiuto in denaro considerata la circostanza che aveva ,s, un 227 marito ma che egli, a detta di lei, non provvedeva puntualmente ad intervenire sui costi che comportava quel soggiorno forzato. Tanto vero che per le spese di albergo si trovava in preoccupante arretrato sull'impegno dei pagamenti-Insomma questa donna non esit a mettere al corrente disinvoltamente il suo interlocutore occasionale dei suoi problemi con molta chiarezza e semplicit . Sergio, mentre ascoltava, cercava di riflettere su quanto gli veniva riferito. Pens addirittura che quello che gli veniva detto non fosse vero, ma tutto inventato di sana pianta: come naturale in certe circostanze magari per spillare soldi al malcapitato. Ma in quel caso si sarebbe trattato di una prostituta e l'aria di donna di strada Rita non l'aveva affatto. Aveva esposto, s i suoi problemi, ma con una certa titubanza non esente da atteggiamenti che rivelavano emozione ed apprensione . Si trattava di una che sapeva fingere? Oppure che aveva le qualit dell'attrice capace di recitare il ruolo di donna disperata: un ruolo non certo facile. Oppure era quello il primo tentativo sulla strada del mercimonio date le sopraggiunte difficili condizioni economiche, quindi ancora digiuna del mestiere e ancora incapace, data l'inesperienza, di mettere a frutto le sue attraenti qualit fisiche, cos come esige la professione? Come a dire: l'intenzione di ricavare un vantaggio finanziario concedendosi ad un uomo era presente ma mancava il metodo, il coraggio, la sfrontatezza. Chiss . Pu darsi anche, pi semplicemente, che questa donna avesse bisogno d'amore e considerato il partner occasionale degno di attenzione avesse deciso di cedere alle sue voglie per placare i suoi legittimi stimoli sessuali . Effettivamente l'aspetto di questa donna era proprio quello di una che sente l'attaccamento alla famiglia, un tipo che si presentava con una foggia che si addiceva alle signore ben educate e con modi tradizionali e gentili. Una certa timidezza poi la faceva sembrare anche pi ingenua e riservata . Era, dunque, una bella signora, di altezza media, anzi piuttosto piccola. Ad un viso dai lineamenti delicati e nobili faceva riscontro un corpo consistente, arrotondato, pienotto tuttavia con linee ben proporzionate e dotata di un carnato 228 bianchissimo e vellutato . Se ne accorse e lo pot constatare Sergio quando, preso da un irresistibile desiderio le propose subito di andare con lui in un albergo per passare l insieme qualche ora beata . Quella sua semplicit e timidezza, tipica delle donne che non sanno mettere in atto i necessari strumenti di difesa, la fecero decidere, senza titubanze ed incertezze, ad accettare l'ardita proposta di Sergio. Il quale, tutto sommato, si presentava, con i suoi trent'anni, aitante e di figura gradevole, certamente accettabile dalla giovane sconosciuta ed occasionale signora: oltretutto serio e rassicurante . Certo non erano condizioni quelle che potevano giustificare la decisione di lei di concedersi al primo arrivato. Se a tutti gli uomini piacenti alle loro profferte avesse detto di "s", una donna

cos carina e attraente, sarebbe potuta stare, giorno dopo giorno, in chiss quante camere d'albergo . Diciamo pure che, in effetti, si trattava di un tipo debole, circuibile, arrendevole, generosa e vogliosa d'amore . Pareva veramente una bella, appetitosa e lorchiana "puledra di madreperla" appena Sergio la spogli piano piano e, ormai nudi tutti e due, iniziarono i loro giochi d'amore . Si vedeva subito bene che la donna non metteva in atto nessuna soluzione per un rapporto improntato alla passione e alla fantasia e nelle pose pi svariate. Addirittura colloc sull'abatjour acceso, perch spandesse meno luce, e per creare un ambiente un po' pi scuro, per pudicizia, le sue mutandine. Cosicch l'ingenuo provvedimento dette luogo di l a poco ad un principio d'incendio dell'indumento a causa del riscaldamento della lampada con la quale esso si trovava a contatto . A parte questo incidente di percorso che li distrasse per un p dal loro impegno, misero in atto, subito dopo, un rapporto molto partecipato. Tanto vero che Sergio ebbe l'impressione che questa donna, nonostante l'apparente freddezza, fosse veramente a digiuno da diverso tempo . Quando, dopo almeno tre ore, decisero di vestirsi e di lasciare l'albergo, lei dovette rinunciare alle mutandine, ormai inservibili, ed uscire senza l'intimo indumento . 229 il Il fatto che, nel momento in cui furono fuori, non volle nemmeno che Sergio ne acquistasse un paio nuove a titolo di refusione del danno provocato, badava a dire, anche per colpa sua. E nemmeno che, a seguito della "prestazione", le offrisse (come le offr con la dovuta discrezione) anche per i suoi problemi che gli aveva fatto presentati, un compenso in denaro . Cosicch questa donna, disinteressata e spontanea, resto per Sergio un soggetto abbastanza misterioso, non certo dedito alla prostituzione, a meno che non avesse detto la verit e si fosse data a lui per soddisfare la sua astinenza prolungata in fatto di sesso perci senza nessun interesse di ordine venale . Il fatto che questa brava, generosa, bella sposina restava metaforicamente (ed effettivamente) a "didietro scoperto", ovvero facile preda di altri vogliosi apprezzatoti e spasimanti . Intanto Sergio quando la salut sul portone della pensione, memore del piacere ricevuto, volle alzarle la gonna e tastare per l'ultima volta quel luogo beato, ora cos a portata di mano e senza protezione, che gli aveva procurato, poco prima, con senso di altruismo e di spassionata ospitalit, un grande piacere e una indicibile soddisfazione . 230 ATTRICE AD OLTRANZA Ambra era una donna sposata con un calciatore . Si erano conosciuti in un campo sportivo in occasione di una partita di allenamento. Lei nell'assistere all'esibizione per pura combinazione, aveva individuato uno dei giocatori di bell'aspetto tanto che, intraprendente com'era, si promise subito di fare di tutto per conoscerlo subito. Cos fu . Quell'incontro condusse di l a poco ad un matrimonio fastoso e partecipato da tanta gente, data la popolarit dello sposo. E poi perch insieme formavano una coppia gradevole a vedersi per tanti curiosi data la bella presenza e la particolare eleganza di tutti e due. Avevano ora due figli maschi: uno di otto, uno di sei anni. Cosa che non consentiva ad Ambra di muoversi con quella libert che il suo carattere e la sua intraprendenza le suggerivano sollecitandola all'azione. Doveva stare in casa per troppo tempo, per compiere le faccende domestiche e badare ai figli piccoli. Tanto da avvisare la peggiore delle condizioni cui doveva sottostare: quella di sentirsi prigioniera e bloccata, sebbene fra le mura domestiche . Il suo lavoro era quello, trovato da poco tempo, di operatrice alla societ dei telefoni, cosicch le sue sortite consistevano nell'andare di corsa all'ufficio, per fortuna non troppo distante, da casa, e ritornare con la stesa fretta con qualche breve sosta nel solito negozio di alimentari . Ambra era una bella donna, piuttosto alta, mora di capelli, che portava a caschetto (e la facevano somigliare a Louise Brooks). Ma aveva anche altre qualit: era assai intelligente e vivace, amava l'arte e prediligeva lo spettacolo: teatro e cinema con qualche aspirazione consistente nell'assunzione di ruoli professionali (e occasionali ) sulla scena o sul set .

Da ragazzina, del resto, aveva preso parte ad una filodrammatica di quartiere ed aveva recitato con molto successo. Questa esperienza l'aveva convinta che la sua strada poteva essere quella, a livello professionale, dell'esibirsi in pubblico, 231 nel cinema pi che nel teatro . Naturalmente ogni volta che capitava dalle sue parti una troupe cinematografica, cercava di convincere il regista, con non poche avances persuasive (come ben sapeva fare), per ottenere un piccolo ruolo, magari drammatico (pi congeniale a lei) in un film che si girava. E, in genere, ci riusciva . Nonostante queste piccole soddisfazioni che la gratificavano, in casa, specie dal marito, si sentiva snobbata. Per cui, per contraddizione, in un certo senso incoraggiata ad andare avanti caparbiamente per la sua strada, magari con l'affidamento di ruoli sempre pi importanti, in ogni occasione si impegnava strenuamente cercando di affermarsi definitivamente come attrice . Le qualit fisiche ce l'aveva, talento pure. Ci voleva solo un po' di fortuna . Ora si dava il caso che nella sua citt vi fosse un'universit in cui, nel dipartimento di Scienze Umane, risultasse acceso anche l'insegnamento di Storia e critica del cinema. Docente della materia era un uomo sulla quarantina di aspetto piuttosto ordinario e sciatto, piccolo (e complessato: portava le scarpe con i tacchi piuttosto alti rispetto alla consuetudine), perfino con le unghie sempre sporche comunque di una presenza piuttosto dimessa e trasandata . Tuttavia questo professore era uno che conosceva tanta gente nell'ambiente del cinema. Tanto vero che quando capitava una troupe in quella zona era certo che si trattasse di persone a lui conosciute se non proprio amiche . Ambra era al corrente dell'influenza di quest'uomo nell'ambiente dello spettacolo. Cosicch fece di tutto per conoscerlo. Quando lo incontr nel suo studio all'Universit, non manc nemmeno di aderire alle sue profferte dal momento che il professore, preso da un'irresistibile attrazione e accortosi della disponibilit di lei, non pot fare a meno di abbracciare quel bel soggetto e di baciarla con trasporto e passione . Il satiro, cos sembrava il piccolo aggressivo e determinato professore, non si accontent di quel contatto, gi promettente dal momento che poteva denotare il viatico per procedere, alla prossima occasione, ad altre iniziative progressive, quindi 232 a godere tangibilmente di quel bel campione di donna, preso da un certo "vago disio" decise di chiudere a chiave la porta dello studio e di riprendere l'iniziativa intrapresa facendo sedere la donna sul bordo della scrivania e procedendo, dopo averle tolto l'indumento intimo (che lui odor con volutt per accentuare il senso di libidine ) ad un istantaneo rapporto sessuale . Ambra non oppose la minima resistenza a quell'iniziativa dopo che il professore le aveva dato ampie assicurazioni di interessamento al suo caso. Le fece anzi presente che di l a pochi giorni sarebbe approdata in quella citt una troupe il cui regista intratteneva con lui vecchi e profondi rapporti di amicizia . La voglia di impegnarsi, questa volta, in una parte pi consistente del solito, le fece superare la naturale difficolt a darsi ad un soggetto che per il suo aspetto, non stimolava, certo, il contatto carnale. Ma la sua determinazione nel riuscire a portare a termine il suo scopo, lasci che l'iniziativa del professore si compisse senza colpo ferire; anzi fingendo, per dare maggiore soddisfazione al partner occasionale, l'arrivo di un-improbabile intenso orgasmo che lui, ingenuamente e nel vantare, tra s, la propria efficienza, prese per buono . Quell'incontro fu l'inizio di una serie di altri i quali si consumavano nella camera d'albergo dove lui alloggiava quando, da pendolare, si recava in quella citt per assolvere ai suoi compiti universitari . Intanto quella troupe di cui aveva parlato ad Ambra, era arrivata . In effetti il professore assolse il suo compito parlando del caso con il regista. Cos che in effetti ad Ambra fu affidato un ruolo che per la prima volta la mostrava sullo schermo per almeno cinque minuti in una performance a sola .

Con l'occasione, l'attrice in erba, che in quel ruolo mostrava certe sue non comuni qualit fisiche subito apprezzate dai componenti della troupe, fece la conoscenza con molte di quelle persone che lavoravano per il film . Ci fu il direttore di produzione, un anziano ed affabile signore, sempre ben messo e di modi alquanto gentili, che av233 vicin Ambra mostrando la sua simpatia verso di lei e, nello stesso tempo, esaltando le sue doti recitative esagerando, di proposito, i termini . Poi si videro, soli a cena in un buon ristorante della citt e l avvenne la decisione di lei nell'accettare il suo ruolo di amante del suo affabile ospite. Questo simpatico e convincente signore le sugger subito di trasferirsi a Roma sotto la sua protezione e di farle cominciare a frequentare l'ambiente del cinema per farsi conoscere e per poter cos avviare la sua carriera di attrice. Lui, date le sue conoscenze, l'avrebbe introdotta e aiutata . Dietro le incoraggianti parole dell'anziano produttore, Ambra, dopo essersi recata da un avvocato per le pratiche di divorzio e dopo che il marito accett (di buon grado) l'iniziativa della moglie (che lui non sopportava pi a causa delle sue fissazioni), fu d'accordo addirittura che la tutela dei figli passasse al padre . Liberatasi della famiglia, Ambra si stabil cos a Roma in un piccolo appartamento ammobiliato che il suo uomo aveva preso in affitto. Intanto aveva fatto domanda al suo datore di lavoro affinch potesse esser trasferita a Roma e continuare, per il momento, il suo impegno presso la societ telefonica . Intanto con il produttore-protettore si vedevano quasi ogni giorno l, in casa, ma di incontri con gente del cinema non se ne parlava nemmeno . Tuttavia Ambra si dava da fare per trovare un'occupazione nel suo ramo e lasciare cos il lavoro presso la societ telefonica. A forza di insistere presso la Rai, trov finalmente da lavorare, part-time, in uno studio di doppiaggio. Ma non era quella la soluzione delle sue aspirazioni . Il guaio subentr quando il suo amante, a seguito delle raccomandazioni e delle insistenze di lei perch si occupasse seriamente per farle assegnare un ruolo importante in qualche film, interruppe il rapporto fra l'altro sospendendo il pagamento dell'affitto dell'appartamento . A quel punto nacque veramente un problema serio per Ambra. Poich con ci che guadagnava riusciva appena a far fronte agli alimenti. Ora c'era anche l'affitto dell'appartamen234 to da pagare. Come fare? Per uno, due mesi poteva anche procrastinare la rimessa. Ma poi? Fu assalita da uno sconforto che la debilit al punto tale da farla decidere di ritornare a casa, nella sua citt . Ebbe il coraggio di telefonare al suo ex marito con lo scopo di esprimere la sua intenzione per un eventuale rientro. Ma lui, ormai unito ad un'altra donna, le sugger perentoriamente di rimanere dov'era e che non avrebbe voluto sapere n di lei n dei suoi problemi . Ambra allora decise di cercare un'altra protezione . Ma sbagli ancora una volta perch, anzich unirsi ad una persona facoltosa, da idealista, decise di aderire alle profferte di un ragazzo pi giovane di lei che le faceva la corte da tempo il quale, nel suo ruolo di studente, bello, giovane ma squattrinato, non poteva in nessun modo aiutarla economicamente . Fu perfino tentata di offrirsi sulla strada, fra le peripatetiche, dato il suo fisico attraente e le sue belle cosce lunghe e ben tornite . Ma non ebbe il coraggio . La sua determinazione la us in un altro modo: nella decisione estrema per un nobile suicidio . Tagliatasi le vene dei polsi, distesa nella vasca da bagno, con le foto dei suoi due figli strette nella mano ormai intrisa di sangue, aspett, dopo una graduale perdita dei sensi, che arrivasse la morte liberatrice: finalmente protagonista di un ruolo realisticamente drammatico, quello a cui aveva sempre aspirato per lo schermo . 235 59 IL PRETE BELLO Don Pietro, prete di un'importate parrocchia in una grande citt, soleva impegnarsi, durante la celebrazione della Messa, in una breve predica ai fedeli. La sua figura era imponente: alto, massiccio con una voce cavernosa tanto da rendersi piacevolmente

udibile da parte del suo affezionato pubblico. Si trattava, insomma, anche per il suo volto regolare (a parte la sporgenza un po' eccessiva del naso), di un uomo sulla cinquantina, abbastanza giovareccio e, tutto sommato, anche con qualche attributo, nel suo comportamento con la gente, che gli conferiva una certa dose di simpatia . Il suo atteggiamento suadente lo rendeva, insomma, gradevole, rassicurante, disponibile di fronte a tutti e a chiunque avesse voluto palare con lui e "confessare" i propri problemi e perfino le proprie necessit . Per la verit non era bello. Ma i suoi parrocchiani (non si sa se per colpa delle donne o degli uomini) lo chiamavano con questo attributo: appunto di "prete bello" . Comunque questo soggetto in abito talare si rendeva conto che quel modo di parlare durante la predica con la sua voce da baritono, giocava a favore della considerazione che i fedeli stessi nutrivano verso di lui. In quel momento egli assumeva, come dire, il ruolo di un attore di teatro. E ci riusciva bene. Anche perch a quel tono univa spesso, con non poca scaltrezza, vistosi gesti e piacevoli e spiritose battute che rendevano ancora pi accettabile e, in un certo senso, addirittura amena la sua appassionante predica . Una volta, dopo aver condotto per le strade della parrocchia una processione in onore del santo intestatario della sua chiesa, nel concludere il suo discorso dal pulpito disse: Preghiamo per quelli che non hanno messo l'illuminazione alle finestre suscitando perfino ilarit da parte di qualcuno . Fatto sta che, specie fra le donne, questo prete godeva di una considerazione e di una simpatia particolari. (Anche se 236 circolavano voci secondo cui era stato visto in abito borghese, inconcepibile a quei tempi, in una zona turistica balneare insieme a compagnie femminili) . Nonostante tutto non aveva la fama di dongiovanni. Poich sul posto il suo contegno era stato sempre irreprensibile e non erano mai trapelate voci che lo accusassero di qualche leggerezza con le donne. Aveva una perpetua, si diceva lontana parente, di qualche anno pi giovane di lui, assai carina e di modi gentili che, di certo, rappresentava l'oggetto e lo strumento delle sue voglie sessuali. Ci fu, fra il personale addetto alle pulizie della casa del prete, chi mise, per curiosit, dentro il letto della perpetua, una paletta di ferro da caminetto: paletta che, dopo duetre giorni stava sempre l . Qualche maligno della parrocchia in effetti chiamava la perpetua, come succede in casi del genere, la "moglie del prete". Ma lui se si considerava "marito" poteva vantarsi di passare come marito fedele. A qualcun altro invece veniva il sospetto che, segretamente avesse, nel suo giro di donne che frequentavano la chiesa, qualche amante segreta . Tocc a Piera, una non pi giovanissima donna, cantante lirica in cerca di lavoro, a rendersene conto . Quella domenica era andata in chiesa per assistere alla Messa, sebbene non fosse un'abituale frequentatrice di quei luoghi data la sua convinzione di donna di poca fede. Ci era andata perch, dopo la cerimonia, aveva fissato, come parrocchiana, un appuntamento in casa del prete per parlagli di certe sue questioni private . Come cantante aveva un buon curriculum essendosi esibita nei pi importanti teatri in Italia e spesso anche all'estero, diretta da illustri maestri fra cui Carlo Maria Giulini. Donna molto intelligente e determinata, di bell'aspetto, non aveva tuttavia mai ceduto alle profferte amorose che gli erano state rivolte, via via, da personalit importanti nel mondo dello spettacolo: cosa che le sarebbe giovata, in caso affermativo e consenziente, come si sa, ai fini della carriera. La sua onest e moralit le rendevano la vita artistica molto difficile, dura e pesante, nonostante le sue non comuni doti vocali e di interprete disinvolta ed efficace sulla scena. Purtroppo lei si 237 riconosceva in quell'adagio di indiscussa verit secondo cui le qualit di un individuo, in questo mondo ingiusto e disonesto, vengono disinvoltamente e compiacentemente assegnate non legittimamente riconosciute .

Aveva saputo che don Pietro, fra l'altro dotato dal punto di vista canoro, era ben introdotto nell'ambiente della lirica di quella citt e che, perci, una chiacchierata con lui poteva sortire in qualche occasione di lavoro . Una volta ascoltata la Messa, compresa la solita predica del prelato, fra l'altro quella volta tutta incentrata nei comandamenti del "non commettere atti impuri" e del "non desiderare la donna d'altri", Piera, in un certo senso, rassicurata da quelle belle parole (tenuto conto, tuttavia, che essa non riponeva troppa fiducia nel comportamento disinteressato degli uomini in genere) si rinfranc nel presentarsi al prete pensando al fatto che sarebbe stato il primo a mettere in atto gli avvertimenti contenuti in quei due comandamenti. "Chi predica bene razzola male" dice tuttavia un proverbio popolare che Piera conosceva bene. E, cos prevenuta, non esit, in quell'occasione, a stare comunque in guardia perci in una posizione di rigida difesa . Accolta nella canonica dalla perpetua, Piera not subito un certo fare ostile di lei. La sua figura di donna piacente, alta con un volto volitivo aperto e sereno, dest subito un senso di gelosia da parte della eppure graziosa donna del prete. La quale fece tuttavia passare l'ospite in un salotto, la invit ad accomodarsi e le chiese se gradisse un caff in attesa che il prete si presentasse come era stato stabilito . Non appena il prelato arriv, sorridente e compiacente, porse la mano a Piera la quale not subito che in quel contatto, per la durata e per la stretta, passava una tensione osmotica non certo di tipo ordinario e secondo la normale consuetudine . Oltretutto essa si sent osservare, da quest'uomo, con uno sguardo cos fisso e profondo da darle l'impressione di uno che la volesse perforare, penetrare nel profondo fino a toccarle l'anima. Intanto la perpetua non accennava a ritirarsi. Continuava a 238 stare l, come fosse di guardia in garitta, in attesa che il prete le ordinasse qualcosa . Quando dovette allontanarsi per preparare il caff, il prete chiese subito a Piera quale fosse la ragione di quell'incontro che essa stessa aveva sollecitato . Cos lei non esito a mettere al corrente il suo interlocutore sulle condizioni, difficili, in cui essa si trovava: praticamente senza lavoro da qualche mese perci in grandi difficolt finanziarie . La sua fu semplicemente una richiesta di raccomandazione presso qualche istituzione musicale sia per impegnarsi in qualche ruolo d'opera (aveva portato con s il suo nutrito curriculum), sia per potersi dedicare, eventualmente, all'insegnamento della musica anche come supplente o comunque a tempo determinato . Si potr vedere, si potr vedere di fare qualcosa.... rispose il prete con un tono rassicurante . Intanto lei, immagino, avr bisogno urgente di una certa somma di denaro... . L'arrivo della perpetua con il caff interruppe le dichiara-zioni-del prete. Il quale cambi subito discorso con domande banali sulla salute e sulla famiglia di lei . Poi vedendo che, una volta offerto lo zucchero questa donna di casa continuava a stare l ad ascoltare, il prete le sugger di andare a chiudere il cane, che stava abbaiando nel giardino, nella sua cuccia . Non appena rimasero soli lui si avvicin ad un com e trasse dal cassetto una manciata di fogli da mille come se li avesse prelevati da un recipiente dove questi biglietti di banca si trovavano ammucchiati e alla rinfusa. Poi si avvicin a Piera che, intanto, si era alzata. Cingendole la vita con la mano sinistra le porse quei soldi con l'altra mano all'altezza del seno, infilandoglieli dentro dopo averle scostato violentemente la camicetta. Il gesto che segu fu quello di tentare di baciarla sulla bocca . Piera, impreparata a quel comportamento cos aggressivo ma sempre in posizione di difesa a causa di azioni simili accadutele in passato, punt i gomiti per stabilire la distanza e per 239 allontanare il prete che tentava di realizzare un'aderenza con il corpo di lei sempre pi totale lasciando che parte di quei soldi, eppure tanto utili, cadessero per terra . Quando rientr la perpetua, il prete accoglieva le ultime mille lire nascondendole velocemente nella tasca della sua tonaca .

Mentre Piera, nell'assumere un contegno normale ed educato, si congedava da quell'indegno ministro di Dio che non vorr incontrare mai pi . Intanto lui continuava ad esercitare la sua professione predicando il verbo divino e l'osservanza, per la salvazione della propria anima, dei comandamenti di Dio; lei a sopportare con rassegnazione e con dignit la sua condizione di donna in cerca di lavoro . 240 FEMMINISTE Maria era una femminista intransigente perch aveva avuto un'esperienza negativa con il marito tanto che era portata a considerare tutti gli uomini uguali a lui . Questo marito, uomo molto intelligente ed equilibrato, l'aveva fatta innamorare quando tutti e due frequentavano il Liceo Classico . Si chiamava Ennio ed apparteneva ad una famiglia della media borghesia. Lei era invece figlia di rampolli che in passato avevano frequentato l'ambiente aristocratico della citt, oggi inesistente e decaduto. La sua mamma, tuttavia, possedeva ancora consistenti propriet terriere nella Maremma toscana mentre sua padre godeva di rispettabilit e considerazione in qualit di primario di una clinica all'ospedale locale . Ennio, giovane leone, militava a sinistra e non mancava di darsi da fare attivamente fra le file del Partito Comunista . Era questa la ragione principale del divieto dei genitori di lei a continuare il mnage con questo "sovversivo". Ma Maria, caparbia e ostinata, preferiva seguire il suo sentimento d'amore non certo gli ordini, assurdi e ingiusti, che le impartiva la famiglia. Tanto che il babbo e la mamma di lei, visto che i ragazzi continuavano a vedersi, decisero di sospenderla da scuola e di farle finire gli studi al liceo in un collegio privato posto in un'altra citt . La decisione non port a nessun risultato a favore di questi intransigenti genitori perch, quasi per dispetto, quando tutti e due i ragazzi raggiunsero la maggiore et, decisero di sposarsi con gli auspici (e i foraggiamenti) della famiglia di lui e di trasferirsi in una citt vicina . Subito dopo il matrimonio venne alla luce un figlio, mentre sembrava che tutto procedesse regolarmente, impegnati tutti e due a studiare con alacrit per laurearsi prima possibile presso l'universit locale . Cos finiti i loro studi, trovarono poi un posto in qualit 241 di assistenti prima, di docenti universitari dopo, quando improvvisamente decisero di separarsi . Il "maschietto" come lei appellava il suo ex marito e, praticamente tutti coloro di sesso maschile, sembrava non facesse pi il suo dovere di sposo fedele dirigendo i suoi interessi nei confronti di una giovane studentessa americana venuta in Italia per imparare la lingua locale . Cos Maria, secondo le intese, lasci il figlio al marito e se ne torn a casa sua, ovvero dai suoi genitori, facendo Canossa, i quali, generosamente, le assegnarono un alloggio tutto per lei . Una volta stabilitasi nel suo luogo di origine, cominci a darsi da fare in politica, quella di sinistra dominante in citt, per riuscire a dimostrare d'essere presa in serie considerazione per le sue qualit intellettuali. Sarebbe stata una scorciatoia per intraprendere la scalata sociale e farsi conoscere dalla gente. Cos fece dando dimostrazione, al suo ex marito in particolare, d'essere un soggetto ideale da prendere in considerazione e da investire di responsabilit . Intanto Maria maturava piano piano la convinzione che al mondo non esistessero differenze tra bianchi a neri, tra individui appartenenti a varie religioni, tra etnie e culture diverse. Secondo lei il conflitto sussisteva semplicemente fra persone di diverso sesso, tra uomini e donne . L'odio per il marito traditore si propagava in odio contro tutti i "maschietti" della terra . A farne le spese fu un collega di lavoro di nome Franco. Il quale, conoscendola fin dall'epoca del suo fidanzamento con l'ex marito, pens di avvicinarla con incontri assidui cercando di strappare un consenso da lei per ritrovarsi, magari soli nella sua comoda casa, ed iniziare un piacevole mnage . Dapprincipio, alle profferte di Franco, lei reag con ironia alludendo, per metafore, al falco che tenta di aggredire il povero agnelletto e farne un boccone prelibato. "Lupus et agnus, siti compulsi, ad eundem rvum venerunt.r era l'inizio di una favola di Fedro che Maria ricordava

spesso in varie circostanze per dimostrare il rapporto tra il prepotente e il dimesso, tra la forza e la debolezza, tra l'ingiustizia e la ragione . 242 Anche lui stette al gioco e quella volta non ci fu niente di fatto. Tutto era da rinviare ad un prossimo duello. Anche perch a lei sembrava troppo comodo e facile per il signorino mettere a disposizione il suo appartamento. Tanto che se l'incontro amoroso doveva avvenire, esso avrebbe dovuto consumarsi in un ambiente che lui stesso avrebbe dovuto procurare: un ambiente che fosse pulito, ospitale e comodo.(Non certo la sua casa dove viveva con la moglie e le figlie) . Quindi lei, la preda, non voleva mettersi a completa disposizione del suo aggressore nell'offrire il posto di incontro gi pronto e assai favorevole . Doveva semmai maturare in lei la voglia di invertire le parti. Essere lei a passare all'attacco, a decidere sul da farsi. L'iniziativa, insomma, doveva essere sua. Eppoi come osava il maschio iniziare un rapporto sessuale senza prima sapere di sapone e di borotalco. E i denti erano lavati? Di questa razionalit ne faceva uso anche quando le veniva di parlare di amici comuni, i quali si erano presentati prima di Franco proponendosi come amanti innamorati e appassionati. Dopotutto si trattava di una donna piacente con un bel viso e un bel corpo e dotata di due seni abbondanti e turgidi che ne aumentavano l'attrazione . Ce n'era stato uno, ben in vista in citt, che di fronte al comportamento di lei, arido e distaccato, pur proponendosi nuda, non era riuscito ad eseguire le sue funzioni mancando a lei quello stato di accoglienza e di disponibilit spontanei quindi di voglia assolutamente necessari per l'uomo sensibile in casi del genere . Il suo femminismo in poche parole, all'ombra del suo ex marito, mortificava e uccideva Eros . Parlando con lei si avvisava, infatti e comunque, un atteggiamento di continua critica nei confronti di figure maschili con tutti i loro difetti specie in fatto di mancanza di personalit e di amor proprio ai quali, proprio per queste nuove defezioni, si offriva pi facile la scalata sociale: non certo per loro meriti . Se ogni tanto Maria decideva di farsi un amante, questi doveva sottostare, senza alternativa, ai desideri di lei, specie du243 rante il rapporto sessuale. Sceglieva lei se l'uomo doveva stare sopra o sotto, come e dove baciare quindi la decisione su altre posizioni. Il sodomizzare, documentato sin dall'epoca etnisca, era proibito perch, secondo il detto comune, poneva la donna in stato di subordinazione e di umiliazione. Insomma era richiesta all'uomo una prestazione a comando mentre il rapporto sessuale, quello che provoca la massima soddisfazione per chi lo compie, richiede, come si sa, la reciproca, massima disponibilit secondo una spinta istintuale e sulla base di un'attrazione fisica e spirituale alla pari . Quando una volta, Franco, operando nella posizione voluta da lei, non riusc a trattenersi e eiacul prima che lei giungesse all'orgasmo, Maria si inalber al punto tale da cessare mediatamente e decisamente il rapporto (sebbene Franco fosse ancora disponibile, nonostante tutto, a continuare) con uno scatto d'ira e con brutte offese all'indirizzo dello sfortunato incontinente, tanto da sciupare quell'incontro che, tuttavia, fino ad allora era stato oltremodo piacevole e pienamente soddisfacente per tutti e due. Solo che Franco non gli perdon quel gesto: Vai a fare in culo! le disse ricomponendosi, quindi la liquid mentre lei di rimando: inutile questa tua raccomandazione. Il mio culo non lo avr nessuno! . Brava! Continua cos e sarai la gioia dei tuoi pochi ma onesti genitori! . 244 INCONTRI SBAGLIATI Cristina era una bella figura di ragazza con evidenti qualit fisiche. Delicata e stretta di spalle denotava un petto senza protuberanze ossee su cui spiccavano due seni abbondanti e turgidi. La vita sottile accentuava, all'altezza del bacino, una rotondit posteriore sul genere delle donne mulatte brasiliane, comunque tonda e sporgente tanto da delineare, di profilo, un perfetto semicerchio . Aveva diciannove anni quando pose fine alla sua verginit. Un giovane studente del conservatorio, aspirante cantante, di bell'aspetto, con il quale era in rapporto di amicizia da qualche settimana, la convinse ad andare in macchina con lui e l, con non poca naturalezza e

istintivit, presa dal fascino del partner e dalla curiosit della prima esperienza sessuale, gli si concesse senza titubanze . Il fatto secondo cui la deflorazione non dette luogo ad una conseguente, abituale emorragia, attenu le conseguenze di quella penetrazione proprio per non essere incorsa in inconvenienti fastidiosi e complicati. Tuttavia da questo esito lei stessa rimase sorpresa e, in un certo senso, imbarazzata . Nonostante Cristina sostenesse di trovarsi nella condizione di fare l'amore per la prima volta, a lui venne il sospetto che questa bella ed attraente ragazza non dicesse la verit . Il mnage, infatti (forse minato da questo dubbio da parte di lui) non dur tanto. Dopo qualche mese i due giovani erano di nuovo liberi da ogni impegno di tipo amoroso: non certo per colpa di lei, la quale nutriva per il suo vero primo amore un sentimento di attaccamento e di affetto. Il cantante rinunci a lei perch, in verit, era in cerca di una donna che sostituisse sua madre, venutagli a mancare in quei giorni. E Cristina, anche per la sua giovane et, non poteva essere, di certo la persona adatta . Ma si lasciarono anche perch nel giro delle amicizie di Cristina si fece sotto un giovane universitario, studente di teo245 logia: un tizio sussiegoso e non poco altezzoso che parlava esibendo la sua cultura imparata in classe alla maniera di un acceso comunicatore. Le sue parole, indirizzate ora ad esaltare le qualit fisiche di Cristina non tardarono a fare presa e ad incantare la giovane studentessa. La quale non esit ad aderire alle reiterate quanto convincenti profferte d'amore che lui le rivolgeva con tanta passione e con tanta enfasi . D'altra parte Cristina aveva gi fatto la sua esperienza sessuale col giovane musicista e, naturalmente, aveva gustato i piaceri di quel rapporto che ora desiderava continuare . Si mise cos con il teologo il quale, fra l'altro, quando discorreva con gli amici, assumeva l'aria del tipico predicatore sostenendo spesso i principi dottrinali della chiesa cattolica . Il suo modo di presentarsi, quindi di esibirsi con una particolare facilit di parola, faceva colpo, pi che altro, fra il sesso debole tanto da nascondere e far passare in secondo piano qualche difettuccio fisico che non lo poneva, certo, fra i belli della compagnia. Il desso era infatti piccolo di statura e gi denunciava la mancanza di parte dei capelli che, tramite un'accorta pettinatura, appariva con i classici riporti a coprire i vuoti nella parte frontale della testa . Fra le incantature che produsse tocc anche ad una ragazza del gruppo che era fidanzata con un suo cugino. Tanto fece che non tard a portarsela a letto proprio mentre amoreggiava con Cristina . Questa azione non fece certo onore al teologo quando il fatto divenne di dominio pubblico non avendo preso, lui, le precauzioni necessarie per tenerlo nascosto . Cos la voce di questa azione giunse all'orecchio del fidanzato e di Cristina. Essa non era dotata della parlantina del teologo ma con chiarezza espose a quest'uomo le sue chiare opinioni. In pratica ebbe a dirgli che quanto meno avrebbe dovuto occuparsi di altre cose e non certo di ci che concerne il comportamento cui deve, per coerenza, sottostare l'uomo di fede. Per cui, precis, i tradimenti da parte sua erano stati tre: quello a carico del cugino che aveva cornificato, quello a carico di lei, ugualmente ornata di corna e, forse il pi importante, precis, quello che lo poneva al cospetto del padreterno . 246 Il terzo uomo di Cristina fu uno straniero: un ragazzo turco conosciuto a Siena quando lei, ormai terminato il liceo, volle imparare l'italiano . Ma anche questo incontro non dette a Cristina la soddisfazione che lei cercava nei rapporti amorosi n la incoraggi, dopo le prime due esperienze negative, a nutrir pi fiducia nei confronti dell'altro sesso . Frequentando la locale Scuola per Stranieri ebbe modo di conoscere anche uno dei professori il quale non esit a farle i complimenti per la sua avvenenza e per i suoi gentili modi di comportamento che arricchivano di interesse quell'inedito soggetto femminile . Una sera andarono perfino a cena in un pittoresco locale della provincia senza per un nulla di fatto salvo la soddisfazione da parte di lui di trovarsi insieme ad un'eccezionale campione di

bellezza e di esprimerle tutta la sua ammirazione e il suo trasporto. Chiss che non fosse stato proprio il professore l'uomo giusto per lei anche se, per gli anni in pi che aveva, poteva considerarsi suo padre.. . Quando arriv il giovane turco, per il docente d'italiano non-ci fu pi modo di contattare Cristina. Quel ragazzo si trattenne solo qualche giorno. Ma anche per lei era arrivato il momento della partenza . Si seppe, pi tardi, tramite un'amica di Cristina, che anche con il turco, il mnage fin presto . Perch? Erano quelli i giorni dell'attentato di Agca al Papa polacco e, nell'elencare i movimenti che ultimamente riguardavano l'attentatore, si diceva, nei giornali, che egli, prima del terribile fatto, era passato da Siena trattenendosi qualche giorno: forse per stare con la sua fidanzata.. . 247 ANDARE IN CARRIOLA CON LA MADRE E LA FIGLIOLA Sandro viaggiava spesso in treno per poter sbrigare il suo lavoro di rappresentante di commercio . Siamo negli anni '50 e la macchina un lusso. Certo si doveva stare agli orari dei mezzi pubblici, questo vero. Ma comprarsi un'auto voleva dire buttare tutto lo stipendio per l'acquisto, per la manutenzione e per i consumi. Bus e treno, allora, erano di uso comune per i pi . Ma salire su questi mezzi conveniva anche per un'altra ragione: quella della possibilit di socializzare, di fare conoscenze, cosa che non consentiva l'automobile . Infatti ogni volta che Sandro affrontava un viaggio, breve o lungo che fosse, immancabilmente incontrava qualcuno con cui parlare, e, se meritava, di stabilire con questo compagno di viaggio, addirittura rapporti di amicizia . Se l'interlocutore era femmina poteva anche succedere che questa amicizia si consolidasse subito. Se poi questa femmina era dotata di qualit, bellezza, simpatia e intelligenza, allora l'incontro poteva assumere una vera occasione di conoscenza pi assidua e profonda fino a diventare, a lei piacendo, gradevole rapporto d'amorosi sensi . ci che successe a Sandro quando, una volta, preso il solito treno del mattino e messosi seduto intento a leggere il giornale, gli si accomod accanto, prima che il treno partisse, una bella signora che, fra l'altro, lui gi conosceva di vista per averla incrociata spesso su una strada della sua citt quando lei, insegnante di matematica, si recava frettolosamente a scuola . Si trattava di una donna sulla quarantina, la stessa et di Sandro, capelli nerissimi, occhi celesti con un seno abbondante su un corpo snello e magro, piuttosto alta e con un'andatura spedita ed eretta . Per la verit quando Sandro la notava per strada, rivolge248 va lo sguardo verso di lei con un'espressione cos intensa ed interessata tale da non passare inosservata. Tanto che l'insegnante, accorgendosi di questo ammiratore, nell'assumere un atteggiamento che la metteva pi in mostra, denunciava poi una certa timidezza nel cercare di nascondersi da quelle occhiate che la esploravano tutta . Praticamente era come se si conoscessero gi . Fu facile, dunque, iniziare una conversazione che, per il fatto che si trovavano soli, uno di fronte all'altro in quei sedili del treno, assunse un tono assai confidenziale . Da parte di lui, appassionato e pieno di frasi belle riguardanti l'aspetto di lei, fra l'altro e come al solito assai elegante e profumata, non manc l'occasione per farle capire quanto l'ammirava riferendosi agli incontri occasionali per strada specie al mattino quando lei si recava a scuola per la consueta lezione . Parlarono un po' di tutto toccando vari argomenti: cinema, letteratura, teatro, verso i quali lei dimostrava interesse e competenza. Poi entrarono anche nel merito della loro vita privata. Sandro disse che era sposato con due figlie piccole, lei che abitava con i suoi quattro figli (la pi grande aveva solo tredici anni) e che era separata dal marito . Cos si scambiarono i numeri telefonici e rimasero d'accordo che lui l'avrebbe chiamata per raccontarsi qualcosa ed, eventualmente, per vedersi .

Il fatto che questa donna (di nome Maria) si trovasse in uno stato di totale libert da vincoli matrimoniali e che si era rivelata disponibile a coltivare e ad approfondire quell'amicizia, mise Sandro nella condizione di pensare che quella bella signora non avesse, almeno in quel momento, nessun impegno con altri uomini . L'ipotesi si consolid quando lui la chiam al telefono e lei lo invit a passare da casa sua . La fantasia di Sandro cominci da quel momento a fare voli pindarici e congetture, le pi belle e le pi ottimistiche, pensando che quell'invito si risolvesse in qualcosa di eccezionale, di straordinario insomma in un esito che gli desse la possibilit di stringere quella donna fra le sue braccia e soddisfare la sua voglia d'amore . 249 Con aria spavalda e baldanzosa si present perci alla porta dell'appartamento della signora Maria . Ma non appena le apr la porta con un sorriso smagliante e con fare gentile ed accogliete, Sandro si rese subito conto di una cosa alla quale non aveva minimamente pensato . Entrato in un salotto prese subito atto, con non poca meraviglia e delusione, di una situazione particolare. Ingenuamente con quell'invito credeva di ritrovarsi solo con lei proprio per favorire un approccio a due sperando nel seguito . Ebbene attorno ad un tavolo posto al centro della stanza stavano seduti due ragazzi, studenti di scuole medie con libri e quaderni aperti . Scusa, proffer la signora Maria, finisco subito la ripetizione di matematica a questi due ragazzi e sono subito da te . Appena i due intrusi se ne andarono la cosa non fin l: magari . Sandro aveva sentito che al di l di una porta qualcuno stava rivelando una presenza rumorosa di cui non si rendeva ben conto. Ma appena i due ragazzi varcarono la porta per uscire, se ne apr un'altra che era stata chiusa a chiave: quella da cui usciva tanto fragore, che ormai si era rivelato per un insieme di urla e di spostamenti di oggetti, forse di mobili, ad opera dei quattro figli della professoressa i quali erano rimasti chiusi l dentro per non disturbare la "ripetizione" . A quel punto il salotto si inond di ragazzi dai tre ai tredici anni, i quali continuarono le loro chiassose scorribande senza curarsi delle raccomandazioni al silenzio che la povera madre andava supplicando. E Sandro? Quale delusione-Troppo ingenuo era stato a pensare che quella donna fosse stata sola in casa.. . E allora tutto quanto aveva pensato e programmato di fare svan all'improvviso per rendersi conto di ritrovarsi in una situazione a dir poco imbarazzante . Avrebbe voluto realizzare subito qualcosa con quella donna ma lei probabilmente pensava, per il momento, che sarebbe stato meglio per lui rendersi conto dell'ambiente e delle condizioni in cui essa viveva. Forse ci che voleva Sandro sareb250 be potuto succedere pi tardi, in un'altra occasione quando si fossero conosciuti meglio . Ma fu tanto il disinganno che Sandro non ard pi telefonare per ritentare un ulteriore incontro. Con quella donna aveva chiuso . Si dette il caso, dopo quasi vent'anni, che Sandro conoscesse la bella figlia pi grande di Maria, molto somigliante alla mamma, sposata con un suo amico e che essa, durante una festa da ballo in casa di lui, facesse qualche giro di danza con Sandro, addirittura mostrandosi disponibile per come gli stringeva la mano e per come, con l'altra, lo solleticasse nel collo. Incoraggiato da questo comportamento non esit a darle un appuntamento per fare due chiacchiere nell'intimit . Si incontrarono cos in unpied-a terre del centro. Sandro non stava pi nella pelle: felice, ardente, palpitante . Quando arriv la figlia di Maria e lui cerc subito di abbracciarla, lei, inspiegabilmente con i gomiti puntati in avanti, lo blocc . Bravo il mio montone, Casanova da strapazzo le disse a muso duro Volevi andare in carriola con la mamma e la figliola. Lo sai che mia madre mi ha raccontato cosa successe venti

anni fa? Io ricordo bene quella tua presenza in casa. Ma ora scordati anche di me e se ne and sbattendo la porta . 251 MORIRE D'AMORE Angelina era una pittrice che, specie dopo essere andata in pensione come insegnante di letteratura italiana, si dedicava a tempo pieno a questa sua passione che aveva coltivato fin da giovinetta . La sua pittura non era male. Si avvisava in quasi tutte le sue opere un'influenza espressionista che rifletteva il suo stato d'animo indirizzato al pessimismo . A casa sua, quando era piccola, non si voleva che intraprendesse la carriera artistica . Impara l'arte gli dicevano e mettila da parte oppure le ricordavano che "carmina non datpanem" alludendo pi genericamente al fatto di non fare affidamento su un'attivit che non poteva dare la certezza, nel futuro, di sbarcare il lunario o comunque di vivere dignitosamente . Dietro le pressioni, le insistenze e le raccomandazioni dei genitori, aveva perci intrapreso gli studi classici per poi laurearsi in Lettere e Filosofia . Da giovane Angelina era una bella donna, con un volto regolare, occhi celesti e piantata su una struttura ben modellata e solida sulla quale si potevano apprezzare un paio di gambe con cuscinetti sul dorso tali da accentuare la loro rotondit e pienezza . Non aveva avuto fortuna per quanto riguardava la scelta del compagno della sua vita. Resasi quasi subito conto di avere a che fare con un alcolizzato, dopo due-tre anni di matrimonio, chiese il divorzio alla Sacra Rota e l'ottenne. Senza figli aveva vissuto praticamente sempre sola, salvo gli ultimi anni d'insegnamento quando cedette alle profferte amorose del preside della sua scuola. In effetti essa fu la sua amante per almeno dieci anni fino a che lui, gi attempato e in pensione, pass a miglior vita . Questa perdita fu per l'insegnante d'italiano un dramma. Aveva gi sessantacinque anni e non pensava certamente di 252 ricominciare da capo con un altro uomo . Si era rassegnata e dedicata anima e corpo alla sua attivit di pittrice, sempre chiusa nella sua stanza di lavoro piena di tele, di pennelli e di colori. L meditava e realizzava i suoi lavori: un posto dove si respirava, s, l'aria intrisa di arte ma anche l'odore dei colori a olio mentre, davanti a qualche opera particolare, si avvisava anche l'atmosfera che derivava da un'aura che si sprigionava attorno ad essa . Se ne accorse Sergio, un critico d'arte del posto, quando, invitato da Angelina, che conosceva la sua attivit, visit quello studio per convincersi a scrivere qualcosa sul lavoro della pittrice . In effetti Angelina doveva fare un'esposizione dei suoi quadri e, con l'occasione, redigere un catalogo con la riproduzione di alcuni suoi migliori lavori e con una presentazione di Sergio: se fosse stato d'accordo . Quei quadri, tutto sommato, meritavano d'essere osservati con attenzione e con concentrazione. Indubbiamente rivelavano una sorta di predilezione nei confronti dell'arte espressionista i cui codici apparivano evidenti in quei quadri in cui dovevano essere rappresentati ed espressi momenti di angoscia, di paura, di sofferenza . Sergio, una volta resosi conto di quelle esecuzioni, incuriosito e stimolato dalla carica fortemente ambigua di alcune di esse, leggibile ad un esame serio e profondo, accett di scrivere alcune pagine di presentazione . Naturalmente occorreva che fra i due interlocutori si parlasse e poi si chiarissero, da parte di Sergio, alcuni aspetti della pittura di Angelina: cosa ci poteva essere dietro di essa . Cos, ogni tre-quattro giorni Sergio si recava in casa dell'artista per conoscere alcuni momenti della sua esistenza anche per rendersi conto di tanto pessimismo ricorrente, perfino attraverso i cromatismi scuri sempre pi evidenti ed invadenti presenti nei suoi dipinti . Ogni volta Sergio cercava di stabilire con lei un rapporto di confidenza e di fiducia in modo tale da riuscire a farsi raccontare le cose pi intime e anche pi riservate della sua esistenza, specie riguardo alle questioni di cuore . 253 Cos Sergio scopr, fra l'altro, che poco pi che ventenne, durante la guerra, assist ad una vicenda fortemente drammatica quando il suo ragazzo, arruolato nelle brigate partigiane, fu

ucciso quasi sotto i suoi occhi da un drappello tedesco che lo aveva sorpreso proprio mentre si intratteneva con lei, in una casa di campagna dove era sfollata. Quel fatto l'aveva traumatizzata tanto che, nel raccontarlo, abbassando la testa, le si inumidirono gli occhi. Fu quando Sergio sent la spinta ad abbracciarla come a volerla affettuosamente consolare e incoraggiare . A quel punto lei alz la testa dirigendo lo sguardo verso di lui con un'espressione di dolcezza e di abbandono che commossero Sergio, il quale non pot fare a meno, invitandola ad alzarsi dalla sua sedia, di stringerla pi forte a s. Mentre lei aderiva a quell'abbraccio, e gi i due volti stabilivano un contatto l'uno con l'altro, la bocca di Sergio scivol su quella di lei. E si baciarono prima con tenerezza poi, mentre Angelina rinforzava la sua stretta incidendo con le sue mani la schiena di lui, con passione e veemenza . Sergio si rendeva conto ora, che quella donna cos fortemente sensibile, non aveva veramente avuto rapporti con l'altro sesso da anni, da quando era morto il suo preside e anche da prima, perci stava dando sfogo, in quel momento, a tutte le sue riserve di donna piena di femminilit e di passione . Dopo qualche momento durante il quale Sergio si rese conto della totale disponibilit di lei, dopo aver messo un paletto alla porta esterna, lo condusse in camera . Lei aveva la rispettabile et di settantacinque anni (lui dieci di meno) ma appena Sergio la vide nuda non pot fare a meno di rinvigorire le sue voglie, dal momento che quella donna gli si presentava con un corpo abbastanza in regola: come di una con almeno venti anni di meno . Il suo seno ancora gradevolmente palpabile, le sue cosce rotonde piene e senza difetti di smagliature, il suo didietro rotondo e ancora sodo, consentirono a Sergio di apprezzare anche fisicamente quel corpo dandogli la possibilit di partecipare a quell'amplesso con molto trasporto e molta foga. I suoi movimenti, i suoi contorcimenti sotto l'azione di lui 254 che le stava sopra, si facevano sempre pi netti, pi serrati, pi appassionati. Fino all'orgasmo a cui arrivarono insieme e che si concluse, oltre che con un movimento accelerato e reiterato di ricezione, con un'espressione vocale prolungata di lei che raggiunse, per qualche secondo, un tono altissimo fino, piano piano a smorzarsi e ad esaurirsi. Poi sussurr ad occhi chiusi e con un respiro affannoso: stato bello, meraviglioso. Ma ora, ti prego, vai... e lui, rivestitosi frettolosamente usc chiudendo la porta a tonfo dopo averle dato un bacio sulla fronte e mentre stava ancora distesa sul letto con gli occhi chiusi . Il giorno dopo si seppe che la nipote, che abitava al piano di sopra, aveva scoperto la zia, in camera sua distesa, nuda, sul suo letto, ormai senza vita . 255 IL CORAGGIO DI NON AMARE Pino aveva appena trentanni ma, dato il suo aspetto giovanile, ne dimostrava qualcuno di meno. Quando si presentava dava l'impressione di un giovanottino non certo sposato e padre di una figlia . Lui approfittava di questa sua prerogativa tanto vero che quando gli capitava di incontrare una bella ragazza da circuire, si toglieva la fede lasciando pensare che il suo stato civile fosse quello di scapolo . Questo perch pensava che fosse stato pi facile attirare l'interesse delle ragazze. Tanto sapeva bene che qualsiasi donna avesse incontrato e avesse con lei stabilito rapporti confidenziali e d'amore, sarebbe stata per lui soltanto un'avventura passeggera che, prima o poi, sarebbe finita . Non faceva parte del suo modo di pensare trovarsi una donna e separarsi dalla moglie considerato il fatto che per lui la famiglia era troppo importante . Certo, rischiava perch poteva essere la moglie a pretendere la separazione venendo a conoscenza delle sue scappatelle. Ma, data l'occasionalit e la provvisoriet di quegli incontri, sarebbe stato facile per lui dimostrare, in casa, il suo rientrare immediatamente in una condizione di fedelt coniugale . Pino, dunque, aveva conseguito il diploma di ragioniere ad era riuscito ad entrare in banca. Dopo qualche anno di tirocinio gli era stato assegnato un incarico presso l'ufficio ispettorato. Praticamente il suo lavoro consisteva nel recarsi presso le filiali della banca, sparse su tutto il territorio nazionale, e fermarsi per qualche giorno, sul posto prescelto per un'ispezione .

Un giorno ricevette il compito di recarsi a Todi: una cittadina dell'Umbria . Arrivato sul posto trov a dirigere la filiale della banca un caro amico di scuola. Si stabil cos fra i due un rapporto confidenziale che consent loro di vedersi spesso anche dopo la 256 giornata di lavoro trascorsa in banca . Si dette il caso che, nel controllare le carte contabili, a Pino cadessero gli occhi su una pratica un po' delicata. Si trattava di un'operazione di finanziamento che il direttore precedente aveva attivato a favore di un nominativo che, secondo Pino, occorreva contattare avendo, questo signore, non assolto puntualmente i suoi impegni di restituzione del prestito ricevuto dalla banca . Una volta convocato il cliente, questi si present puntuale in filiale . Pino not subito che dall'aspetto si trattava di una persona distinta, all'apparenza seria e si sentiva durante la conversazione, istruita e colta . Si era indebitato con la banca a causa della figlia maggiore la quale, separatasi dal marito, aveva voluto che suo padre le acquistasse un appartamento per andarci a vivere sola dal momento che, prima, abitava con il marito in una grande casa posta al centro del paese insieme ai genitori di lui . Il colloquio prese la piega di una conversazione quasi amichevole. Anche perch quest'uomo assicur i funzionari di banca che avrebbe provveduto a pareggiare il conto assai presto in vista della conclusione di un affare (la vendita di un appezzamento di terra edificabilc di sua propriet) che avrebbe dovuto concludere di l a qualche giorno . Si stabil cos un rapporto di confidenza tale da spingere il distinto e affabile cliente ad invitare a cena, a casa sua, sia Pino che il direttore della banca . Fu proprio lui, il direttore, senza aspettare il consenso del collega, ad accettare di buon grado l'invito destando un po' di perplessit da parte dell'amico ispettore il quale accett, senza intervenire anzi ringraziando il cliente, per il suo gesto di riguardo e per la sua gentilezza . Perch hai accettato senza il mio parere? disse Pino all'amico con un tono un po' risentito . L'ho fatto per te, caro mio disse conoscendo i suoi polli. Con l'occasione avrai la possibilit di trovarti a tavola con la pi bella ragazza del circondario . Era proprio cos. Il direttore della filiale, conoscendo Pino a 257 fondo e sapendo anche quanto egli fosse un apprezzatore del bello, perci assai sensibile di fronte alla venust femminile, aveva approfittato per dargli una straordinaria occasione . Quando i due bancari si presentarono a casa del cliente, Pino non stava pi nella pelle una volta ascoltata dall'amico la descrizione della figlia ventenne del loro uomo . L'incontro fu al di sopra di ogni aspettativa, di ogni sforzo d'immaginazione . Intanto la somiglianza era quella con sua madre: una donna piuttosto alta, bionda, con gli occhi celesti, con un bel portamento e, pi che altro, pronta a conversare con molta naturalezza e affabilit. La figlia era un vero fenomeno di ragazza. Di altezza media aveva un volto di madonna, regolare, s, ma di un'espressione cos dolce e cos serena da renderla oltremodo attraente, ammirevole e, alla fine, subito desiderabile. Cos Pino avvert subito la spinta per stabilire un contatto con lei proprio per sentire meglio la sua presenza e per trasmetterle la sua emozione. Su un ovale regolare, ornato da una capigliatura biondo naturale a taglio corto e ondulato, con gli zigomi leggermente sporgenti, splendevano due grandi occhi azzurro chiaro, ornati da ciglia lunghissime. La bocca, dotata di labbra carnose, aprendosi al sorriso mostrava due file di denti bianchissimi . Anche le sue forme non erano da meno. Pino con un rapido sguardo aveva annotato immediatamente alcune qualit. Intanto la maglietta aderente che indossava le metteva in evidenza i seni i quali apparivano piuttosto abbondanti mentre sotto la gonna, che copriva appena le ginocchia, spuntavano un paio di gambe diritte e ben modellate . Insomma a Pino gli si par davanti un autentico, raro campione di bellezza femminile . Gli sguardi, fugaci, che scambi con il collega direttore dicevano che il soggetto era veramente straordinario e che la sua soddisfazione era al massimo .

Cos Pino assaporava quei piatti della cena cos come avrebbe voluto mettersi a disposizione per godere di quelle delizie che vedeva, ammirava, bramava e che gli si presentavano davanti . 258 Lei, naturalmente, si accorse subito di queste attenzioni, e per quanto era ammesso per una ragazza di buona famiglia, cercava sommessamente e discretamente di contraccambiare tanto interesse con i suoi appassionati sguardi . Quella cena fu veramente assassina . Il giorno dopo la mamma della ragazza chiese di parlare con il direttore al quale fece presente che fra Pino e sua figlia poteva esserci del tenero e che la figlia stessa le aveva dichiarato di essersi innamorata di lui a prima vista . Per avere la possibilit di conoscersi meglio fu deciso di far partecipare Pino, la settimana dopo, ad un ballo che si teneva nel teatro comunale nell'ultimo giorno di carnevale . Fu l che ebbe la felice occasione di stringere fra le sue braccia l'eterea ragazza di Todi cos ammirata e desiderata da tutti i giovani del posto . A Pino, tuttavia, manc il coraggio di impegnarla con una dichiarazione d'amore che lei si aspettava. Pens a casa e, con grande rammarico, non ne fece di nulla rendendosi conto che non si trattava, in quel caso, della solita scappatella mordi e fuggi-Poi, in seguito, finita ormai l'ispezione, Pino preg l'amico direttore di riferire all'ospitale famiglia la sua posizione di uomo sposato con figlia . La mamma di lei, appena fu informata dal direttore, fu la prima a farsene una croce . Intanto gli affari del padre di lei non andavano bene. Cosicch la banca, giocoforza, reclam il rientro immediato del debito contratto . Successe che dopo un mese circa la ragazza si suicidasse tagliandosi le vene dei polsi e che il padre la seguisse con un colpo di pistola alla tempia durante una visita alla sua tomba. A Pino non rest che credere che quell'insano gesto la ragazza l'avesse compiuto a causa degli affari di famiglia che non andavano bene... non per una delusione d'amore . 259 AMICI PER (FARTI) LA PELLE Franco era un geometra con uno studio ben avviato. Nonostante la sua giovane et (aveva venticinque anni) era un tecnico gi affermato in citt. Oltre ad eseguire progetti di edifici e piani regolatori per conto del Comune in cui risiedeva e anche in comuni limitrofi, era occupato nella direzione di molti cantieri spersi un po' in tutto il circondario . Fra i tanti ne aveva uno posto in un paese a quaranta chilometri dalla sua residenza che consisteva in un edificio ad uso industriale. Per cui ogni settimana prendeva il treno (siamo agli inizi degli anni cinquanta e l'automobile era una pia aspirazione) e si recava sul posto . In genere il suo sopralluogo durava tutto il giorno, considerato il fatto che Franco era un pignolo e un tipo che non ci metteva poi tanto a prendere calce e mattoni e far vedere, a qualche muratore principiante, come si doveva procedere in quanto a precisione e velocit nel lavoro di muratura. Cos sostando in quella localit doveva fermarsi l a mangiare, a frequentare il bar vicino al cantiere e, alla sera, al passaggio del treno, aspettare, dopo la chiusura del cantiere, almeno un'ora perch potesse prendere il treno che lo avrebbe riportato a casa . In quell'ora succedeva che si fermasse al bar della stazione e sedesse nel resede, essendo estate, dove vi si trovavano sparsi molti piccoli tavoli da consumazione proprio sotto un grande abete . Franco si riposava cos dopo un'intensa giornata di lavoro consumando una bibita. Fu in quell'occasione che conobbe un gruppo di coetanei del posto che, anche loro, frescheggiavano sotto l'antico albero. Uno particolare, un avvocato (che non esercitava la professione ma che dirigeva un'azienda di vini), si rivel persona molto affabile e spiritosa con il quale fu facile per Franco stringere amicizia. Cos era diventato un appuntamento fisso quello di incon260 trarsi ogni sera al bar della stazione e di intrattenersi in piacevoli conversari . Senonch una sera la comitiva, fino ad allora a prevalenza maschile, divent promiscua. Poich due giovani signore, amiche dell'avvocato, presero ad unirsi al gruppo e a fare circolo intorno al tavolo in cui si erano gi accomodati i soliti acquirenti compreso naturalmente Franco .

Il fatto che una di queste due signore dell'et di circa ventidue o ventitre anni, era di una bellezza straordinaria. Piuttosto alta con un viso leggermente allungato, capelli cortissimi neri con tirabaci sulle tempie, occhi nerissimi, bocca carnosa; insomma una testa da cammeo montata su un collo alla Modigliani e con un corpo da pin-up vestito di camicetta nera sbracciata e gonna rossa scampanata strettissima alla vita tanto da accentuarle la forma del sedere piuttosto pieno e rotondo. Insomma un bel campione di bellezza femminile . Naturalmente Franco si fece subito notare da lei come uno che l'aveva presa ad ammirare. E glielo disse apertamente alla presenza degli altri. Gli era facile del resto esprimersi esaltando le qualit del soggetto femminile quando esso gli si mostrava davanti. Era come se quella figura dalle forme perfette gli ispirasse la stessa sensazione e le stesse frasi che era capace di suggerirgli una grande opera d'arte esposta in un museo . Non c' di meglio, per attirare la simpatia di codeste donne, che farle sentire belle ed importanti . Fatto sta che una sera, quando il treno stava per arrivare e Franco si era alzato con la sua ventiquattrore per partire, lei (Mara si chiamava) si alzasse a sua volta e lo accompagnasse fino al binario dove il treno stava per fermarsi. Praticamente l'iniziativa di Mara dest non poca curiosit da parte degli astanti . Non solo, ma quando Franco entr nella carrozza e si affacci al finestrino davanti al quale Mara si era fermata in attesa che il treno partisse, lei lo salut con un gesto del braccio fino a mettere la mano alla bocca e dirigere verso di lui, sorridendo, un tenero bacio . Franco rest di ghiaccio. Non riusc nemmeno a contraccambiare quella specie di dichiarazione d'amore o comunque 261 di disponibilit totale. Rest impietrito. Addirittura gli venne la voglia di scendere da quel treno per andare incontro a lei per abbracciarla e baciarla subito . Cos fece un viaggio di ritorno a casa preso da una forte agitazione. Quella notte non gli riusc di prendere sonno. L'emozione lo faceva vibrare. Ora non aspettava altro di rivedere di nuovo la bella Mara per proporle di incontrarsi in qualche luogo isolato e appartato. Per far questo, Franco avrebbe dovuto prendere una macchina a noleggio. Ma non ci sarebbero stati problemi perch se non aveva il mezzo motorizzato tuttavia possedeva la patente di guida . Tornato dunque sul posto, fece in modo di incontrarla al mattino, battendo le zone e i percorsi che era solito fare lei per l'incombenza della spesa. Cos riusc ad incontrarla e ci parl subito. Senza mezzi termini le disse che il giorno dopo sarebbe venuto con la macchina e che ad un'ora stabilita di comune accordo, l'avrebbe prelevata per portarla da qualche parte, fuori del paese . Gioco fatto . Senonch ecco che la solita comitiva si incontr puntuale al bar della stazione. Era gi sul posto l'avvocato. Franco gli sedette vicino e, stupidamente, credendolo un amico sincero e serio, gli raccont il programma concordato con Mara per il giorno dopo. Lei ancora non era arrivata. Giunse l quando Franco prendeva il treno al volo . Il giorno dopo, pimpante e baldanzoso, Franco prese una seicento a noleggio e arriv puntuale sul luogo dell'appuntamento con Mara. Ma lei ancora non c'era. Attese mezz'ora, un'ora... Poi si rese conto che qualcosa era successo e che lei aveva rinunciato a venire . Quale era stato il motivo di questa rinuncia? Semplice. L'avvocato, anche lui spasimante di Mara ma senza successo, perci tremendamente geloso, aveva riferito pari pari a lei quanto gli aveva detto Franco in merito all'incontro stabilito citando luogo e ora . Questa superficialit di Franco lei non la toller tanto che decise di punirlo disertando l'appuntamento. Glielo disse qualche mese dopo quando, per caso, ebbero occasione di 262 incontrarsi proprio in quel treno su cui, di solito, viaggiava Franco. & Fu una beffa troppo grave per il giovane Casanova; una storia di cui avrebbe sofferto per molto tempo . Ma una cosa impar da quella deludente esperienza- quella di non parlare mai con gli "amici" di programmi con le donne 263 AL CINEMA DI UNA VOLTA Una volta l'assistere ad una proiezione cinematografica in sala, voleva dire partecipare direttamente ad un altro spettacolo:

quello che si svolgeva fra gli spettatori. Spesso, infatti, si creava, fra tanta gente di tutte le et e pi che altro di estrazione popolare e umile che seguiva quegli spettacoli sullo schermo e durante gli intervalli tra il primo e il secondo tempo, una confusione tale da degenerare in un vero e proprio agitarsi turbolento dove si faceva di tutto . Si fumava anche durante la proiezione, si parlava a voce alta, si mangiava e, in certi casi, qualche giovane mamma allattava il proprio bambino. Alla fine si faceva perfino l'amore, comunque ci si organizzava in modo che le coppiette si sedessero nei posti pi defilati per avere la possibilit di stropicciarsi a vicenda . Si dava il caso che in un cinema cittadino vi fosse una galleria a ferro di cavallo con relativa ringhiera di protezione dove all'estremit era sistemata una sola fila di poltroncine quindi adatta per isolarsi e per procedere alle operazioni di palpeggiamento e di esplorazione reciproche nel mettere le mani sotto i vestiti e nei siti pi sensibili e pi significativi ai fini di un godimento estemporaneo ma sempre di soddisfazione. Spesso vedere un film non importava granch poich il fare "flanella" era di gran lunga pi appagante. In quella bolgia che si creava, dunque, succedeva di tutto. Mentre il film scorreva tranquillamente, uno spettatore seduto in platea in una poltroncina pi o meno a piombo con il limite esterno della ringhiera che delimitava la galleria, si sent arrivare in testa qualcosa che, al tasto, si presentava liquida, gelatinosa e appiccicosa. In poche parole la coppia che stava sopra ad amorazzare aveva provocato il caso increscioso. La ragazza, maneggiando qualcosa in erezione del suo ragazzo, aveva proceduto con il classico quanto incauto strofinamento: cosa che aveva dato luogo alla fuoriuscita di liquido seminale 264 il quale era schizzato al di l della ringhiera andando a finire sulla testa di chi si trovava in platea . Per l'appunto il signore colpito, fra 1' altro di una certa et, di estrazione popolare, non si limit alla constatazione quindi a prendere i provvedimenti del caso andandosene in bagno a pulirsi. Appena resosi conto di cosa si trattasse, si alz dalla poltroncina e, rivolgendo lo sguardo verso la galleria, cominci ad urlare alla maniera toscana: Ma questo brodo. O troia, vedi un po' di stare attenta quando fai le seghe al tuo ragazzo! . Naturalmente tutto il pubblico si rese conto dell'accaduto tanto che i pi maligni e i pi sadici scoppiarono in una irrefrenabile, chiassosa risata . E i due esecutori del misfatto? Appena udirono l'invettiva, essendo ancora buio in sala, decisero di uscire uno alla volta, riparando in platea . Ora lo scopo di rifugiarsi in un cinema per amoreggiare i due l'avevano gi soddisfatto sebbene ai danni di un povero spettatore . Ora era il caso di mettersi a vedere il film ed a comportarsi perci da-spettatori disciplinati . Ma intanto il signore colpito continuava a lamentarsi, s, in tono pi basso ma sempre con rabbia e riprovazione indirizzando agli autori del gesto, specie alla ragazza, parole pesanti ed offensive . Poco distante i due ragazzi, restati nell'anonimato, non potevano fare altro che sghignazzare divertiti e, tutto sommato, soddisfatti della loro bravata anche se non intenzionale . Questo fatto veramente successo diversi anni fa in un cinema di Siena, tutt'ora in attivit. stato tramandato verbalmente da chi vi aveva assistito . 265 LA BELLA "FRANCESINA" Mario andava spesso a Genova per ragioni di lavoro. Faceva il rappresentante di medicinali e almeno ogni quindici giorni arrivava con il treno alla stazione di Brignole per poi fare sosta in una pensione in via XX Settembre, posta al quarto piano di un antico edificio. Quella pensione gli era stata consigliata da un amico della sua citt che si era trasferito a Genova da diversi anni . Vedrai che l, mettendoti d'accordo con la proprietaria, potrai levarti qualche soddisfazione con belle ragazze che capitano via via, fra cui quelle che lavorano con le compagnie di giro e che si fermano al Teatro Margherita qui accanto . Cos Mario prese alloggio in questa pensione la cui proprietaria, una signora sui quarantanni, si dimostr subito molto disponibile, affabile e addirittura con atteggiamenti confidenziali. Non

era una brutta donna. Anzi. Senonch era la simpatia che emanava, era il suo sorriso rassicurante che la rendeva perfino appetibile . Mario lasci l la sua valigia, prese una borsa che riemp di documenti ed usc subito per svolgere il suo lavoro di rappresentante . Sopraggiunta la sera, essendo ormai tardi, si ferm in un ristorante del centro. Poi si rec presso la sua pensione. Gli apr la porta proprio la proprietaria, la quale si present con un diverso abbigliamento rispetto a quello della mattina. Ora aveva indosso un'elegante vestaglia aperta sul davanti cos da scoprire buona parte dei seni non proprio turgidi ma ancora sostenuti e, tutto sommato, attraenti . Appena Mario entr nel vestibolo d'ingresso, la proprietaria anzich salutare e lasciare libero il cliente, intavol subito un discorso dando l'impressione di volersi trattenere con lui in conversazione. Cosa che Mario accett di buon grado . Naturalmente il discorso cadde quasi subito sull' possibilit per Mario di avere una compagnia per quella notte alludendo 266 alla disponibilit di lei. Ma, certo, da quel rapporto la signora della pensione non avrebbe potuto ricavare una cifra decente insomma di una certa consistenza. Allora fece a Mario una proposta . Disse che era arrivata una compagnia francese al Teatro Margherita e che alcune ballerine avevano preso alloggio l in pensione. Siccome con una di queste, per il fatto di capitare l spesso, aveva instaurato rapporti di amicizia e di confidenza, poteva chiedere a questa ragazza se fosse stata disponibile per quella notte. Gli fece presente che era a scesa al bar per prendesi un caff e che sarebbe ritornata entro qualche minuto . Ma una bionda vestita con una gonna scampanata a fiori e con una camicetta nera? domando Mario avendo incrociato questa ragazza in fondo alle scale ed essendo restato colpito dalla sua avvenenza . S, lei le rispose . Non passarono cinque o sei minuti che la ragazza ritorn in pensione . Appena si present, Mario non pot fare a meno di esprimersi con un gesto di meraviglia e di soddisfazione . Questa ragazza che veniva dalla Francia e faceva parte del corpo di ballo della compagnia che si esibiva nel vicino teatro, si presentava in una forma smagliante e decisamente attraente . Cos Mario non ebbe esitazioni. Le propose subito di andare in camera con lui per passare, se non tutta la notte, almeno qualche ora insieme . Convennero anche il prezzo: a forfait seimila lire . Quella nottata fu veramente straordinaria per Mario, poich quella ragazza era veramente bella. Quando si tolse il vestito non pot fare a meno di osservarla incantato. Sotto aveva il reggiseno e le mutandine nere con calze dello stesso colore, sorrette da una giarrettiera. Quella serie di indumenti neri si evidenziavano ancora di pi a causa della pelle bianchissima della ragazza e, naturalmente, per il fatto di apparire su due gambe perfette. Insomma un soggetto piacevole anche in viso caratterizzato da un nasetto all'ins proprio alla francese . Fu quella una notte di fuoco . 267 Mario, attratto da quelle forme, la sottopose ad uno stress che dur tutta la notte . Volle anche prolungare quella compagnia invitandola a pranzo il giorno dopo, appuntamento al quale Mario fece intervenire anche il suo amico . Ma cosa gli hai fatto stanotte... badava a domandare l'ospite dal momento che lei non smetteva pi di fare i complimenti a Mario mettendogli addirittura le mani su per le maniche della camicia sbracciata e simulando, con un mugolio a tono basso, i momenti di godimento della notte prima . Poi i due amici si congedarono da questa ragazza la quale diceva che sarebbe dovuta ripartire per la Francia dopo la rappresentazione che avrebbe avuto luogo la sera stessa. Mario, dopo aver portato a termine il suo lavoro, ripart per un'altra destinazione .

Dopo qualche giorno ritorn a Genova e, dopo avere lasciato le valigie nella solita pensione, mentre attraversava Piazza De Ferrari, si incroci, nel frenetico via vai della gente, con una ragazza che somigliava perfettamente alla "francese" di qualche giorno prima. Portava per mano un bambino e appariva vestita con abiti diversi da come l'aveva conosciuta: pi dimessi. Ebbe l'impressione che questa donna, nell'incrociar-si con lui, abbassasse lo sguardo come se non volesse farsi riconoscere. Fu questo atteggiamento che assunse a convincerlo che si trattava proprio di lei: la bella donna con la quale aveva trascorso una notte di intensa passione . A quella vista Mario rimase perplesso e un po' meravigliato tanto da rinunciare ad accertarsi di quella sua quasi incredibile impressione . Per, quando torn in pensione, volle chiarire con la conduttrice quel dubbio. Fu allora che essa si decise a raccontare la verit su quella ragazza . Tutto quello che diceva di essere non era vero. Niente ballerina, niente francesina ma semplice pornostar che, d'accordo con la signora della pensione, ogni volta che capitava il cliente che chiedeva la "coperta" la faceva venire l con la scusa dello spettacolo al Margherita e con l'idea di farla passare per una 268 ragazza di nazionalit francese: cosa che poteva far crescere l'attrazione e l'intersesse del partner . Praticamente Mario era stato ingannato sebbene, francese o no, quella donna lo avesse soddisfatto in pieno . A titolo di riparazione disse la conduttrice con aria sorniona mi offro senza spesa per passare qualche ora insieme . Siccome quella donna aveva qualche qualit, Mario ader volentieri all'invito . Cos, data l'esperienza di quel soggetto femminile pass tutta la notte insonne stimolato dalle varianti che, durante l'amplesso, metteva in atto quella donna insaziabile e vogliosa . Fu l'inizio di un rapporto che dur finch Mario ebbe la necessit di recarsi in quella citt . 269 UN CASO PATOLOGICO Giorgio, sposato e con prole, sui trent'anni, aveva un impiego in Comune. Il suo era un lavoro di una certa importanza tenuto conto che doveva interessarsi alla gestione del Teatro Comunale sia dal punto di vista amministrativo sia per quanto riguardava le iniziative relative alla programmazione . Spesso andava in giro per la regione a rendersi conto dell'attivit degli altri teatri e per tenere i contatti con i colleghi che avevano la sua stessa mansione . Aveva una segretaria, di nome Gabriella, pi giovane di lui di dieci anni. Questa ragazza era stata assunta per via di raccomandazioni trattandosi della nipote, senza paternit, di una dipendente, ormai in pensione, di quel Comune . Questa ragazza, appena diplomata in ragioneria, si presentava all'apparenza abbastanza bene. Era piuttosto piccola di statura, con capelli neri e grandi occhi grigi che roteava a seconda della circostanza rendendoli oltremodo espressivi come una diva del cinema muto. All'occorrenza, con quello sguardo, fulminava . Era da poco tempo che lavorava in quell'ufficio e Giorgio aveva gi stabilito con lei un certo rapporto di confidenza tenuto conto che essa si proponeva con molta naturalezza e semplicit . Nonostante la differenza di et, appena entrata in quell'ufficio lei aveva subito imposto l'uso del "tu" nei rapporti con il suo principale . Molto dinamica e disinibita svolgeva il suo lavoro con seriet e intelligenza . Ci volle poco a Giorgio, che cominci ad apprezzare la ragazzina, a passare dalla confidenza ad una proposta concreta di rapporto pi intimo con lei considerato anche il fatto che, in quel momento, non era legata, sentimentalmente, con nessuno . In pratica cominci a farle una corte sempre pi serrata e 270 assidua invitandola ad andare, quando fosse capitata l'occasione, in trasferta con lui e passare tutto il giorno insieme se non altro per avere l'occasione di fare due chiacchiere senza l'interferenza di qualcuno, cos come poteva succedere in ufficio . Ci volle del bello e del buono per convincerla ad aderire a questa proposta .

Finalmente decisero di recarsi a Lucca dove Giorgio avrebbe dovuto contattare l'assessore alla cultura di quel Comune a proposito della programmazione del Teatro locale . Cos, di buon mattino, con la macchina di Giorgio iniziarono il loro viaggio all'insegna di una bella giornata di sole primaverile . Parlarono di lavoro, s, ma poi il discorso cadde sulle questioni pi personali. Gi Giorgio, in ufficio, aveva resa nota a Gabriella la sua ammirazione per lei e il suo sentimento che era nato a causa della sua dolcezza ma anche per il suo modo di fare e di lavorare quando lei metteva in pratica la sua preparazione e la sua intelligenza . Bella gli diceva a trecentosessanta gradi, di fuori e di dentro . Lei restava lusingata ma non del tutto convinta che quegli apprezzamenti uscissero veramente dal cuore . Ora lui riprovava a sviscerare tutto il suo repertorio non privo di amorosi sensi in modo da creare le condizioni per una risposta positiva e di consenso da parte di Gabriella, la quale, invece, insisteva in un atteggiamento tale da buttare sullo scherzo quanto gli riferiva, con la dovuta seriet, il suo ammiratore . Con questo comportamento la ragazzina tenne lontano ogni tentativo che lui andava costruendo per cercare di stabilire fra di loro qualcosa che costituisse una premessa per un legame pi intimo: un bacio, per esempio . Ma non ci fu niente da fare. Agli avvicinamenti strategici di Giorgio lei opponeva un diniego tale da scoraggiare il pi audace ed irruente dongiovanni . Quel viaggio, che Giorgio aveva organizzato ad hoc con la sua segretaria, nonostante il clima favorevole tipico di una bella giornata di maggio, non dette nessun risultato. Era inu271 tile, dunque, pensare ad un avvicinamento con la ragazza riproponendo un programma del genere . Cos Giorgio, senza minimamente demordere, si orient su altre soluzioni: per esempio per una cena in qualche simpatico locale della provincia . Per l'appunto in quei giorni ricorreva il compleanno di Gabriella. Niente di meglio, allora, che proporre di andare a cena da qualche parte per festeggiare l'avvenimento . Era gi un anno circa che Giorgio portava avanti i suoi tentativi per convincere la sua segretaria a cedere alle sue insistenti richieste. Qualsiasi altra persona avrebbe mandato quella ragazza a quel paese da un pezzo . Ma cosa ci poteva essere dietro a tanto sistematico rifiuto da parte di lei se, fra l'altro, si trovava in una condizione di libert assoluta, vale a dire senza vincoli sentimentali con altri ragazzi? Per Giorgio, abituato con le donne a sbrigativi approcci, non riusciva a rendersi conto del comportamento duro e deciso di Gabriella nel respingere, a volte anche in maniera scortese e irosa, le profferte di lui . Quella volta Gabriella accett. Siccome andarono a cena in un ristorante di un paese vicino: un posto cos romantico e pittoresco tale da favorire quanto si proponeva di dire e di fare il pi che paziente Giorgio. Cos cenarono senza minimamente entrare nelle loro questioni personali, bevvero del buon vino e, alla fine, brindarono al ventesimo compleanno di Gabriella . Ma quando salirono in macchina e Giorgio accese il motore, prima di partire, fu lei, Gabriella, a dargli un bacio abbracciandolo teneramente . Pu darsi che fosse stato il vino il complice di quel gesto ardito e inaspettato. Fatto sta che, di rimando, Giorgio, sfruttando l'occasione, l'abbracci a sua volta e stettero quasi mezz'ora in quell'abitacolo a baciarsi, ad accarezzarsi e a dirsi parole dolci d'amorosi sensi . Fu l'inizio di un mnage che prevedeva una serata a cena, da qualche parte, una volta alla settimana. E dopo cena una sosta in macchina durante la quale i due innamorati si bacia272 vano, si stringevano con qualche esplorazione da parte di lui, sulla periferia delle zone dell'aggraziato corpo di lei: le pi sensibili e delicate . Ogni volta era cos. Vale a dire per Giorgio non esisteva nessuna possibilit di andare avanti n di progredire con i suoi palpeggiamenti .

Lei di fronte a quei sebbene modesti avanzamenti, nel momento decisivo opponeva sempre una energica e irremovibile resistenza annullando le intenzioni del suo partner tendenti ad arrivare a consumare, finalmente, l'atto sessuale . Qualcosa c'era in questa ragazza che gli impediva di aprirsi alle voglie di lui . Una volta decisero di andare via con la macchina per un viaggio che li doveva trattenere fuori almeno due giorni. Dovevano per fermarsi in un albergo e dormire insieme . La cosa strana fu che lei accett. Ma anche pi strano fu il suo solito comportamento perch Giorgio, nonostante tutta la sua pazienza e nel mettere in atto tutte le sue capacit di convinzione, non riusc in nessun modo a farla cedere. Ogni volta che l'abbracciava e la rendeva cosciente che lui si trovava gi in posizione pronta per consumare, lei con uno scatto repentino, si divincolava e si rifugiava dalla sua parte sul bordo del letto . Per Giorgio era assurdo, anche perch non le era mai successo, di trovarsi a letto con una attraente ragazza e non riuscire a raggiungere il suo scopo a causa delle resistenze di lei . Era passato un anno dal momento in cui ebbe inizio l'originale mnage quando Giorgio, deciso ad arrivare in fondo a quella storia, non amando pi ma odiando ora quella donna, caparbio e determinato, invit Gabriella ad una gita a Venezia: l sarebbero stati insieme almeno tre giorni . Fu un'impresa difficile e faticosa ma, finalmente, dopo una serie di assalti anche violenti, su un comodo letto a due piazze, riusc a farle tenere larghe le gambe e a procedere con una tanto attesa introduzione dell'elemento in erezione nel giusto quanto legittimo e sospirato alloggiamento . L'indifferenza di lei a quella manovra e la volont caparbia di lui, diretta a raggiungere ormai il solo scopo che si prefig273 geva da un anno, sortirono in un rapporto (sessuale) meccanico e senza la partecipazione dell'anima . Dopotutto non successe nulla, nel senso che Giorgio si rese conto che qualcuno c'era passato prima di lui da quel varco, cos per tanto tempo interdetto, inutilmente, all'ingresso di estranei . Fatto sta che dopo questa operazione che, in un certo senso, aveva messo Giorgio con l'animo in pace, Gabriella si chiuse in un mutismo preoccupante . Per tutto il resto di quella gita non parl se non pronunciando qualche monosillabo. Sembrava presa da un sentimento di odio nei confronti del suo, si fa per dire, stupratore: un comportamento, quello di non profferire verbo, che lui avvisava a e che diventava sempre pi insopportabile . Ma qual'era la ragione di questo comportamento? Quale il passato di questa ragazza? In effetti qualcosa di grave era successo quando Gabriella aveva solo dodici anni . A causa di una brutta scoliosi che essa presentava, la mamma, che era infermiera all'ospedale nel reparto di traumatologia, la condusse dal direttore del reparto specifico per una visita. Il medico la prese in cura ma in occasione di un controllo, trovandosi solo con la bimba, non esit ad usarle violenza denotandola e perfino sodomizzandola. Da qui il trauma, che non solo sort in un odio implacabile per gli uomini in genere, ma anche nella difficolt e nella rinuncia ad intraprendere un rapporto sessuale Giorgio, puntiglioso e determinato aveva tuttavia raggiunto il suo scopo . Si rese conto, per, che Gabriella era un caso patologico e che, perci, aveva bisogno pi di uno psicanalista che di un amante . 274 DUE CONTRO UNO Filippo si trovava ospite di un caro amico, Silvano, in un piccolo paese di provincia . Insieme ne avevano combinate abbastanza. Tutti e due sulla trentina sensibili alla bellezza femminile, riuscivano, ogni volta che si imbattevano con un soggetto ragguardevole, a raggiungere il loro scopo che era, appunto, quello di portarsele a letto . Anche in quel luogo non mancavano elementi degni di attenzione come nel caso di una commessa di un negozio di abbigliamento che loro avevano gi da tempo individuato .

C'era, fra di loro, un affiatamento tale da far restare a bocca aperta, per la vivacit e l'originalit di ci che raccontavano, le donne pi smaliziate . Una volta capitarono a Firenze per visitare il Museo dell'Accademia con le memorabili opere di Michelangelo: il David e i Prigioni . Mentre aspettavano l'arrivo di un taxi, notarono che si era fermata, per lo stesso scopo, vicino a loro una ragazza di eccezionale presenza: alta, mora con i capelli lunghi, cappa di pelliccia e con un cagnolino in braccio. Nell'attesa i due compari non tardarono ad attaccare discorso. Anzi i due si offrirono per accompagnare, in taxi, prima la ragazza a destinazione e poi procedere per l'Accademia . Si presentava il caso classico della ragazza da circuire in due per poi godersela insieme o separatamente a seconda della decisione di lei . Cos iniziarono a lavorare al fianco la malcapitata per raggiungere il loro scopo nefando . Riuscirono in pochi minuti, dato il loro affiatamento, a convincerla al fine di andare insieme a pranzo, alle quattordici, in un buon ristorante (che fu poi Sabatini) e poi, cercando durante il pranzo, di farla decidere di vedersi in un luogo appartato, fosse stata anche la camera di un albergo . 275 Durante quella riunione conviviale il lavoro che portarono a termine i due furbacchioni fu un vero capolavoro. Fra tutti e due riuscirono ad entrare nelle simpatie della ragazza e a riscuotere la sua piena fiducia . Alle domande che le venivano rivolte disse che era austriaca, di famiglia danarosa e che si trovava a Firenze per imparare la lingua italiana. Abitava presso Piazza Beccaria, in un piccolo ma ospitale appartamento in affitto . Niente di meglio, allora, che approfittare dell'occasione. Del resto fu proprio lei che, alla fine, propose ai due compagni occasionali di recarsi tutti nel suo appartamento dove avrebbe offerto un buon caff . Non appena entrarono in quella dimora, al primo piano di un palazzo signorile, i due non poterono evitare di assumere un'espressione di meraviglia proprio per l'aspetto gradevole in cui si presentava quell'ambiente. Si trattava di una stanza d'ingresso, grande, adibita a soggiornopranzo con a margine un angolo cottura. Una scala a vista conduceva al piano mezzanino dove c'era una camera con letto matrimoniale e una stanza da bagno . La bella straniera fece accomodare i due ospiti in un comodo divano mentre lei si prodig nel preparare un caff come aveva promesso . Si inizi cos la conversazione. Ma prima di entrare a parlare dei loro temi strategici, i due giovani formularono subito una serie di complimenti per l'accogliente e intimo ambiente . Quindi cominciarono ad entrare nel merito della vistose qualit di lei, della sua avvenenza, perci della sua figura statuaria, citando addirittura l'Aurora di Michelangelo allogata nelle Cappelle Medicee l a due passi, e, naturalmente della sua intelligenza (anche se non ne sapevano nulla), della sua cortesia ed affabilit: insomma di un soggetto fuori della normalit perci del tutto unico e straordinario . Il discorso che i due facevano in tandem, integrandosi a vicenda (l'uno faceva bordone all'altro), cominci a riguardare l'argomento precipuamente sessuale sul quale scivolarono per naturale successione di tematiche attinenti. Fu dall'arte, dalla scultura e dalla pittura che i due incantatori presero spunto 276 per entrare nel merito di questioni erotiche . Cos procedendo, il tema si fece pi pertinente e personale . In pratica si disquis sull'importanza dell'atto sessuale come occasione di liberazione dell'uomo e come fruizione concreta e tangibile della bellezza, della sua necessit e del suo realizzarsi in qualsiasi momento: proprio come nel caso loro; che quindi sarebbe stata quella un'occasione, perch no, da non perdere, per tutti e tre. Come e in che modo stava a lei prendere una decisione . Insomma i due predicatori fecero in modo da creare una situazione tale da far decidere, dopo almeno un paio d'ore di lavaggio del cervello, la bella straniera ad offrirsi. Ad un certo punto

essa, senza profferire verbo, sal in camera lasciando perplessi i due ospiti e, dopo appena dieci minuti si present in reggiseno e mutandine in cima alla scala, statuaria, monumentale (anche perch vista dal basso), appoggiata alla balaustra in un atteggiamento del tutto disponile: Chi vuol venire? Sono qui. Dopo quella frase fu un continuo salire e scendere da parte dei due fortunati ospiti, perch dopo il primo incontro e il secondo, che avvennero separatamente?-si ricominci con il primo e cos via: come una catena di montaggio. E cos fino alla fine, quando il rapporto, la ragazza, lo volle e lo pretese a tre . Ora i due compari si trovavano in una strada centrale di un paese. Conversavano parlando della ragazza commessa nel negozio di abbigliamento . Si trattava, effettivamente, di un soggetto di straordinaria bellezza con il quale gi avevano iniziato un discorso che auspicava la sua disponibilit per tutti e due i giovani . L'intenzione era quella di passare da questo negozio e di rinnovare la loro richiesta. In effetti per come si presentava questa ragazzona, alta e formosa, poteva considerarsi come un podere che un solo "contadino" non avrebbe potuto lavorare tutto e come si deve. Ce ne voleva un altro che potesse dare una mano affinch la "coltratura" potesse essere eseguita secondo tutte le regole . Avevano gi iniziato il solito discorso in tandem con questa ragazza, quando si cominci ad udire un suono di una banda 277 che eseguiva una marcia funebre . A quel punto la bella commessa rivolgendosi ai ragazzi disse: Per favore aiutatemi a buttar gi la serranda!. Stava passando il funerale ed era necessario eseguire quell'operazione di chiusura del negozio . Appena la serranda rest abbassata fu naturale che i due ragazzi si buttassero sulla loro preda. La spogliarono in un batter d'occhio con il consenso di lei, la quale si aiutava a togliersi frettolosamente gli indumenti, e ne fecero materia gustosa nella loro foga sessuale . Quando la banda pass davanti a quel negozio le note di quegli strumenti riuscirono a coprire a stento i forti mugoli e le espressioni sonore del momento dell'orgasmo che tutti e tre raggiunsero insieme . 278 SATYRICON DOMESTICO Dario, studente universitario, per guadagnare qualcosa lavorava in un bar come commesso . Sensibile alla bellezza femminile si trovava nella condizione favorevole, proprio per lavorare in un bar, per fare la conoscenza con le belle ragazze che si fermavano l per una consumazione . Fu una giovane svizzera di lingua francese, abitante a Neu-chatel, venuta in Italia ad imparare l'italiano, a colpirlo e a stimolarlo a farci due chiacchiere quando, al mattino, questa ragazza si fermava a quel bar per prendere un cappuccino . Anche lei sembrava accettare di buon grado quella breve sosta per scambiare con l'affabile e simpatico commesso qualche parola, tuttavia sempre in fretta . Un giorno Dario, essendo fuori servizio e passeggiando con gli amici per le strade principali della citt, incontr la giovane straniera (di nome Myriam). Decisamente le and incontro, la ferm e le propose subito di poterla incontrare la sera dopo per andare a cena da qualche parte . Perch no? rispose sorridente e interessata . Cos Dario, recatosi fremente all'appuntamento, dove lei gi si trovava precisa, naturalmente come un orologio svizzero, la prelev con la macchina dal punto convenuto e si avviarono verso un'amena localit della provincia in cerca di un ristorante . Giunti a destinazione cenarono all'aperto in un giardino con veduta panoramica. Creatasi cos un'atmosfera ad essi favorevole, Dario si mise ad adulare la sua compagna cercando di esaltare i suo aspetto di ragazza attraente bionda, con due grandi occhi celesti, con una bocca tirabaci e con un fisico snello e atletico . Erano quelle parole la premessa affinch la ragazza si rendesse conto dell'interesse di lui nei suoi confronti e che quindi si preparasse a un'iniziativa da parte di Dario per stabilire in 279 qualche modo un contatto con lei .

Cos fu. Appena pagato il conto e rientrati nella macchina, Dario fece quello che doveva fare con il consenso pieno di lei: l'abbracci e la baci . Dopo un breve tragitto si isolarono in un posto appartato che Dario conosceva. Usciti alla macchina, il giovane, ormai su di giri, spinse la ragazza a sedere sul cofano davanti, caldo a causa di quei pochi chilometri che aveva fatto il motore e, essendo lei con la gonna, una volta tolte le mutandine, a gambe larghe ricevette la gioiosa, piacevole offerta di Dario . Fu quello l'inizio di un mnage che dur per due mesi: il tempo che Myriam doveva ancora trascorrere in quella citt attendendo ai suoi studi . Ritornata in Svizzera inizi fra i due una fitta corrispondenza. Lei addirittura fece pervenire a Dario una cassetta audio nella quale, la sera prima di dormire, aveva inciso per lui una serie di frasi piene di affetto e di amore. Addirittura in quella registrazione Myriam faceva presente al suo destinatario che nella solitudine procedeva da sola con prolungate masturbazioni mentre, con palesi effetti sonori, ricordava i momenti migliori dei loro incontri entrando fra l'altro nei dettagli tanto da suscitare in Dario la voglia matta di ripeterli, di riviverli con il piacere e la volutt di sempre . Poi piano piano quella corrispondenza and diminuendo fino ad interrompersi . Dopo dieci anni Dario ricevette inaspettatamente una telefonata da Myriam. Lo invitava ad andare a trovarla in Svizzera. L'avrebbe ospitato in casa sua dal momento che non stava pi con i suoi genitori . Altro che genitori! Quando lui arriv a Neuchatel e Myriam lo aspetto alla stazione, Dario fu subito aggiornato di quanto era successo durante tutto quel tempo di separazione . Intanto gli comunic che lei insegnava la lingua italiana in una scuola media, quindi che godeva di uno stipendio fisso. Poi gli rifer che era stata sposata: un matrimonio da cui era nato un figlio maschio che ora aveva cinque anni, che subito dopo aveva divorziato e che ora si era unita ad un collega con 280 il quale conviveva in casa sua . Ma come era possibile allora essere ospitato da lei? Era possibile perch con questo convivente si era messa d'accordo raccontando la sua storia con Dario e pregandolo perci di stare tre giorni presso i suoi genitori con il bambino proprio per poter ospitare il vecchio amico italiano . Myriam tuttavia aveva promesso al suo uomo che non sarebbe successo niente fra loro, che non sarebbe stata consenziente nel caso che Dario avesse preteso un rapporto sessuale, ma che tutto sarebbe restato sul piano dell'amicizia . Le cose, naturalmente, andarono in maniera diversa perch Dario, nonostante la resistenza che opponeva lei e le difficolt che creava via via per evitare ed impedire che Dario procedesse per vie istintive e naturali (a causa dell'attrazione che emanava il bel corpo e la pelle liscia e bianchissima di Myriam), successe che iniziarono un rapporto sessuale cos intenso e cos vario come non mai . Quell'incontro sul letto, nudi e vogliosi l'uno dell'altro, dopo tanti anni, aveva risvegliato in loro il desiderio intenso delle prime volte. E trascorsero una notte all'insegna di una passione straordinariamente partecipata da parte di tutti e due . Fecero tutto ci che si pu fare, assumendo ogni posizione possibile . Arriv il giorno della partenza e Myriam accompagn Dario a Berna con la macchina e l si salutarono. Lei disse che sarebbe venuta in Italia con la sua classe di ragazzi e che si sarebbero potuti incontrare. Ma non ne fece di nulla . Intanto il suo uomo era rientrato in casa di lei portando con s il bambino. E non sembr contrariato per quella visita dell'italiano. Anzi . Perch aveva accettato quel compromesso? Perch semplicemente quell'uomo non valeva nulla . Perch per lui Myriam era semplicemente l'oggetto del desiderio e... qualcosa in pi . Mitomane e fissato nel sesso, aveva piazzato, all'insaputa di Myriam, una telecamera domestica in un punto tale (nascosto) da poter riprendere ci che succedeva sul letto di quella camera .

281 Dunque, poco prima che i due entrassero in casa, aveva predisposto le cose in maniera che una telecamera registrasse l'incontro nell'intimit . Poi rifer a Myriam di questa registrazione e la invit a guardare insieme il risultato . Mentre scorrevano sullo schermo le immagini di Myriam e Dario, presi da una irrefrenabile passione, o due astanti, colti da una forte spinta sessuale, non appena fin quello spettacolo, lui le era gi sopra al colmo dell'eccitazione come a voler dimostrare pi foga, pi potenza e pi virilit del vecchio amore di lei . Quel film poi divent un cult oltre che per loro per gli amici con i quali, spesso insieme ad altre donne, finivano la serata con orge degne del pi vivace e acceso Satyricon . 282 LA RAGAZZA DELL'AMICO Curzio e Sergio erano due amici che avevano studiato insieme ed essendosi diplomati da poco, si dedicavano ora all'ozio incontrandosi nel centro della loro citt di medie dimensioni passeggiando avanti e indietro per il corso . Era quella un'occasione per incrociare ragazze le quali si dedicavano allo stesso passatempo: naturalmente interessandosi ai ragazzi che, a loro volta, procedevano in senso opposto . Fu in questi incroci che Curzio conobbe Marisa: una ragazza dai capelli lunghi, stesi sulle spalle, nerissimi e con un corpo con forme assai pronunciate su due gambe ben modellate e diritte . Succedeva che si unisse a lei, in queste amene passeggiate, un'amica: la pi intima naturalmente . Dunque si incontravano, parlavano insieme raccontandosi storie divertenti e esibendosi in battute spiritose. Ma i loro rapporti non andavano oltre l'amicizia, sebbene Curzio specialmente insistesse con Marisa per stabilire fra loro iniziative pi intime. Praticamente le intenzioni di lui potevano considerarsi pi che serie. Infatti questa ragazza gli piaceva al punto tale che le sarebbe oltremodo piaciuto che lei acconsentisse ad un legame pi stretto, praticamente al fidanzamento ufficiale come si faceva una volta . Ma lei non era di questa opinione. Le piaceva avere amici con cui scambiare idee e, magari, vezzosamente scherzare per fare due risate insieme. Ma non gradiva andare oltre come se qualcosa glielo impedisse. Anche la sua amica, Donata: un tipo fisicamente del tutto diverso da lei, era della sua stessa opinione, come se fra le due ragazze vi fosse un'intesa o, tanto meglio (o peggio) fossero legate da un rapporto amoroso . Curzio, preso da un amore frenetico, faceva via via tutti i suoi sforzi per convincere Marisa a tenere un atteggiamento quanto meno pi affettuoso nei suoi confronti. Ma lei, ostinatamente, restava sulle sue posizioni, guardinga, prudente e 283 pronta alla difesa della sua individualit e indipendenza . In effetti tutte le volte che Curzio la vedeva, cominciava a vibrare di commozione e a controllare con difficolt le emozioni che sentiva provenire dal profondo del cuore. Era, insomma, innamorato cotto . E lei lo sapeva . Spesso la comitiva accompagnava fino a casa la bella Marisa. Ma i saluti avvenivano all'esterno della villetta dove essa alloggiava e presso una fontana dove sguazzavano alcuni cigni . Una volta, arrivati sul portone per i saluti, lei volle andare a dar da mangiare a questi simpatici e attraenti scivolatori nell'acqua. Ma, perso l'equilibrio, cadde nella vasca. Curzio, a quel punto, non indugi. Senza curarsi di niente entr dentro e tir su la dolce Marisa alla quale, intanto, le si erano scoperte le gambe fino alle mutandine. Lui fece un gesto generoso e affettuoso bagnandosi per i piedi e la parte terminale dei pantaloni. In compenso vide, e apprezz, per la prima volta le belle gambe tornite del suo idolo . Ma chi era, in definitiva, questa ragazza e chi erano i suoi genitori? A forza di indagare, presso i conoscenti di questa famiglia, semplicemente per curiosit, salt fuori che lei, Marisa, era una figlia adottiva presa da due ricchi coniugi quando aveva due anni . Probabilmente risentiva del fatto di non avere conosciuto i suoi veri genitori cosicch, al momento di metter su famiglia, pu darsi che abbia avuto bisogno di rifletterci sopra in maniera

pi seria di altri che non vivevano la sua condizione. Aveva ormai compiuto diciotto anni: un'et in cui i rapporti con gli uomini diventano obbligatori, comunque desiderabili e attesi. Marisa era tuttavia, nonostante le attenzioni di molti maschi, ancora digiuna di esperienze sessuali perci poteva tranquillamente dichiarare di trovarsi ancora in uno stato di verginit . Successe che Curzio, per improvviso colpo apoplettico, restasse senza vita proprio per strada mentre passeggiava con i suoi amici. E non ci fu niente da fare. Fu un colpo gravissimo per tutti, per chi gli era vicino, per chi lo stimava, per chi lo 284 ammirava per la sua intelligenza e per la sua bont . Il suo funerale fu la prova di una dimostrazione di affetto enorme data la partecipazione di tante persone . Sergio fu tra quelli che trasportarono la bara sulle spalle dalla sua abitazione fino alla chiesa parrocchiale per le esequie . Dopo un po' di giorni, passeggiando per il corso, Sergio incontr Marisa. Lei non sapeva niente dell'accaduto e lui evit di metterla al corrente . Si videro pi volte e quando lei acconsent che Sergio l'accompagnasse a casa e che, giunti davanti alla porta di ingresso, lo facesse passare essendo sola, a quel punto lui non pot resistere dall'abbracciata forte dal momento che si era accorto che essa dimostrava chiaramente una certa disponibilit . Fu il segno che di quella compagnia Marisa preferiva Sergio . I genitori di lei, dunque, erano in viaggio di lavoro ed essa si trovava sola in casa. Avrebbe potuto trattenerlo ma aveva paura che il casiere, che abitava in un'altra ala della villa, si accorgesse di questa presenza . Allora decisero di incontrarsi pi tardi, dopo aver cenato, in un angolo-dei giardino sotto una grossa pianta di leccio . Erano i primi giorni di febbraio e la sera faceva abbastanza fresco. Cos Sergio, attraversando i campi, salt la rete del giardino e l'aspett sotto l'albero. Lei arriv puntuale coperta da una veste da casa con sotto solo con gli indumenti intimi . Si sdraiarono in terra su una coperta che lei aveva portato e cominciarono ad abbracciarsi e a baciarsi . A quel punto Sergio avvis un senso di rimorso come se in quel momento tradisse, o comunque commettesse una scorrettezza nei confronti dell'amico Curzio. Cos rallent la veemenza iniziale. Lei aderiva ora completamente alle iniziative di Sergio con la chiara intenzione di fare la sua prima esperienza sessuale. Ma prima che Sergio iniziasse l'operazione, ormai quasi avviata, non pot fare a meno di fare una riflessione, sospendendo la sua azione, per entrare nel discorso del suo caro amico Curzio raccontando a Marisa le circostanze della sua scomparsa . Tutti e due allora si sciolsero in un dirotto pianto . 285 E lei rest vergine . Stettero l fino al mattino semplicemente abbracciati come due vecchi amici . Quando Sergio la salut era appena giorno. Saltata le rete attravers il campo dove il grano appena nato era intriso di guazza, si accorse di essersi bagnato tutta la parte estrema dei pantaloni . Il pensiero and di nuovo a Curzio, a quando tir fuori Marisa dalla vasca dei cigni bagnandosi piedi e indumento in una divertente circostanza . Ma il caro amico non avrebbe forse gioito dall'altro mondo se al posto suo fosse stato senza indugi proprio Sergio a godere di quella bella fanciulla fino in fondo? Quello di Sergio probabilmente fu una rinuncia perci un sacrificio del tutto inutile . 286 AMORE A TASTO Sandro era un giovane studente di liceo. Aveva diciotto anni, ma sembrava pi in l con gli anni data la sua altezza, un metro e novanta, e il suo portamento da persona grande . Un giorno capit in un negozio di scarpe per vedere se vi fossero state un paio, il quarantacinque, e il modello secondo i suoi gusti .

Entr in quel negozio del centro perch vi era una commessa assai carina che lui aveva gi notato per strada abitando dalle parti sue . Per meglio stabilire un rapporto di confidenza con la ragazzina entr in quel negozio almeno tre volte prima di decidersi ad acquistare un paio di scarpe che poi scelse ma che, in effetti, non gli andavano pi di tanto . Lei non era male. Piccoletta e di fisico rotondetto esibiva le forme del suo corpo con molto savoirfaire mettendo in mostra, nelle stare assai impettita, i suoi abbondanti seni e scodinzolando ad arte date le sporgenze non comuni dei suoi glutei . Aveva un bel visino con capelli castani, corti, tagliati in modo tale da formare due vistosi tirabaci sulle tempie. Angela si chiamava . Una sera Sandro prese il coraggio ed and ad aspettarla all'uscita del negozio. Era d'inverno e alle sette e trenta di sera faceva gi buio da un pezzo: cosa che favoriva l'approccio, quindi il contatto in una zona dei giardini nel punto in cui non arrivava la luce delle lampade stradali . Fu facile per Sandro condurla l e cominciare il suo lavoro di accostamento, seguito da baci sulla bocca e sul collo quindi dal palpeggio delle parti pi sporgenti di quel corpo impubere. Perch era proprio cos quella ragazzina: giovanissima, di appena tredici anni ma gi donna . Probabilmente per lei si trattava del primo ragazzo della sua vita con cui veniva a contatto. Con Sandro, infatti, stava imparando a baciare, a sentire un'emozione nuova quando lui 287 le tir fuori i seni baciandoli, quando la tocc nelle parti pi intime . Erano gi una ventina di giorni che ogni sera la giovane coppia si incontrava. Intanto lui, cautamente, lavorava di mani senza andare oltre, considerato che, data la giovane et della ragazzina, non azzardava procedere pi a fondo. Gli sembrava gi abbastanza arrivare con il procedimento tattile a sentirla vibrare e a farla fremere . In effetti Sandro non prendeva troppo sul serio il rapporto con lei, anche perch aveva altre donne pi mature con le quali soddisfaceva le sue esigenze sessuali. Insomma sotto questo aspetto si sentiva appagato e, per il momento, trovava soddisfazione anche procedendo con il solo palpeggio di quella fresca e profumata carne . Anzi fra i due non si erano nemmeno fissati i comportamenti da tenere proprio della coppia di fidanzati. Tanto vero che ognuno, nei momenti di maggiore libert (per esempio la domenica) poteva andare per conto proprio senza che l'uno rendesse conto all'altro del modo in cui aveva trascorso quel tempo libero . Lei, infatti, la domenica sera era solita andare in una balera, con il fratello maggiore, per darsi alle danze accoppiandosi con quei giovani frequentatori del locale, pi o meno tutti coetanei, amici o conoscenti . Uno degli habitu di quell'ambiente era il fratello di Sandro: Franco . Lui non ball con Angela che fece un giro di danza il suo amico Martino. Il quale sapeva che la sera, dopo il lavoro, lei si incontrava con Sandro, il fratello di Franco. Addirittura, nel ballare, chiese se lei fosse fidanzata con Sandro provocandola col dire: Chiss quante ne combinerete insieme. Poich lui, Sandro, non scherza con le donne. Va subito al sodo! . Fu a quella domanda impertinente che Angela reag dicendo, con una certa stizza, che, contrariamente a quanto affermava l'amico, Sandro era un soggetto freddo, che appena la toccava, insomma, per come si comportava con lei, non era un uomo fino in fondo . 288 A quelle rivelazioni era facile ironizzare sul comportamento di Sandro con le donne. Cosa che fecero quando Martino rifer a Franco la conversazione con l'impudente ragazzina . Tutta la famiglia era a tavola: il babbo, la mamma, la nonna, Sandro il figlio pi grande, Franco, il secondo e altri cinque fratelli quando prese la parola proprio Franco che, rivolto a Sandro cominci a prenderlo in giro dicendo: ... A te le donne ti cadrebbero tutte ai piedi? Ma fammi il piacere. Te lo dico io il perch. Perch non te li lavi e l'odore le narcotizza... . A quelle parole Sandro rizz subito le antenne. Anche il babbo rest interdetto. Poi con aria divertita Franco raccont tutto quanto era successo con la ragazzina al ballo del giorno prima. Naturalmente ci fu una risata generale. Solo Sandro, resosi conto della situazione e delle stupide

dichiarazioni di Angela, si era lasciato prendere da una rabbia cos forte che, in silenzio, senza fiatare, si alz in piedi e se ne and nella sua stanza rinunziando addirittura al pranzo . L medit . Cosa fare? Andare a prendere Angela, come al solito e, come se niente fosse successo, prenderla e scoparla nei giardini dove la sera si fermavano dimostrando cos d'essere "uomo" a tutti gli effetti e riferendo dopo quanto aveva detto l'amico di Franco? Oppure ignorarla non andando pi all'appuntamento? Insomma lasciarla perdere . La sera, come di consueto, and intanto all'appuntamento. Fremeva. L'intenzione era quella di attuare la prima soluzione. Ma, ancora carico di ira, non riusc a mantenersi calmo. Urlando raccont ad Angela l'accaduto della balera. Quindi prosegu furente dicendo: Cosa volevi che ti facessi? Non vedi che sei appena nata, hai ancora il latte fra i denti. Volevi che ti scopassi subito, eh? Troia che non sei altro! . Lei dapprincipio non riusc a dire una parola in sua difesa. Quella rivelazione la sconcert. Poi pass a negare di avere fatto quella dichiarazione. Ma Sandro, ormai su di giri le dette uno schiaffo cos forte da farla rigirare. Mostrando cos il didietro, insistendo con la sua forza aggressiva, le dette un 289 calcio nelle natiche tanto da farla vacillare . Angela comincio allora ad urlare dicendo che avrebbe riferito tutto a suo fratello perch la vendicasse in qualche modo. Rivolgiti pure al padreterno, stronza. Vai, levati dai coglioni! . Cos Sandro fece dietro front e se ne and sui suoi passi mentre la ragazzina, lamentandosi, si avvi a passo svelto verso casa . Sandro era un tipo troppo irruente ed istintivo per comportarsi diversamente e con maggiore razionalit . Tuttavia la sua reazione, tutto sommato, fu la pi "nobile": se l'avesse scopata e poi lasciata sarebbe stato preso da non poco rimorso per tutta la vita . 290 VOCE DAL SEN FUGGITA.. . Sirio aveva diciotto anni. Stava studiando giorno e notte per prepararsi all'esame di Stato. Voleva chiudere in bellezza gli anni della scuola superiore per poi iscriversi all'Universit presso la Facolt di Lettere e Filosofia . Aveva conosciuto da poco una ragazzina di due-tre anni meno di lui, assai carina. Piuttosto alta, slanciata, con una folta capigliatura bionda, gli occhi celesti, la bocca carnosa, un nasetto regolare... insomma una piacevole figurina, sebbene senza trucco (un tipo, come si dice, acqua e sapone), specie quando la si vedeva muoversi, camminare con un'andatura da ragazza fiera ed altezzosa . Probabilmente a scuola non andava bene se prendeva lezioni di matematica proprio da una professoressa che abitava vicino alla casa di Sirio. Tanto vero che fu proprio quell'occasione a dare al ragazzo la possibilit di abbordarla e di farci amicizia . Conoscendo l'orario di quelle lezioni, Sirio usciva dal portone della sua abitazione nel momento in cui anche lei, finita la lezione, si avviava verso casa . Erano diverse volte che il ragazzo l'accompagnava parlando di argomenti vari e, ogni tanto, col profferire proposte per potersi incontrare in qualche posto pi isolato facendole capire di voler attivare con lei un rapporto ravvicinato e intimo . La ragazzina (di nome Marta) non riusciva a suggerire una soluzione ma si vedeva bene che qualche cosa meditava . Data la sua giovane et, vestiva con abiti molto semplici e dimessi, pi da bambina che da signorinetta. Tanto che, non appena Sirio instaur un rapporto di confidenza con lei, non tard ad adularla e a dirgli che sarebbe stata bene con abiti di un certo tipo e con scarpe con il tacco alto, le quali avrebbero dato maggiore snellezza alla sua gi slanciata figura . Essa aveva una sorella sposata con prole la quale abitava in un bell'appartamento nel centro della citt. Siccome questa 291 sorella doveva andare in vacanza con tutta la sua famiglia, allo scopo di fare in modo che qualcuno sorvegliasse l'appartamento, era sua abitudine lasciare la

chiave alla sorella minore la quale era autorizzata ad usare l'appartamento per studiare in pace senza che nessuno potesse disturbarla . Data la circostanza, Marta propose a Sirio di andarla a trovare ad una certa ora quando lei si sarebbe trovata in casa sola. L'appuntamento era per la tarda mattinata. Cos Sirio, dopo aver sbrigato le sue cose, liquidata la solita compagnia di amici, si avvi, baldanzoso, verso il luogo stabilito . Seguendo le istruzioni di lei entr nel portone di un vecchio palazzo e cominci a salire le scale di un'ampia gradinata fino all'ultimo piano . Aveva suonato il campanello dal basso per annunciare il suo arrivo pensando che Marta sarebbe scesa per fare la solita chiacchierata per strada. Ma lei, al citofono, lo invit a salire. Cosicch, giunto sull'ultima pianarella, in cima alle scale, si trov davanti la ragazzina proprio sulla porta gi aperta, sorridente e di aspetto particolarmente attraente . Sirio, meravigliato da quella visione, si ferm ad ammirarla. Dopo qualche secondo ricevette l'invito di lei ad entrare. Vieni le disse sono sola. Ma perch tanto stupore da parte di Sirio? Essa aveva semplicemente messo in atto ci che lui suggeriva da tempo affinch cambiasse abbigliamento per valorizzare la sua bella figura. E allora cosa aveva fatto? Si era semplicemente vestita con gli abiti della sorella pi grande. Solo che, oltre alle scarpe con il tacco alto che effettivamente le miglioravano il personale, si era messa addosso una vestaglia da casa, assai elegante, un po' aperta davanti. In sostanza quella vestaglia di stoffa lucida di colore verde con cintola, allentata alla vita, era l'unico indumento che la copriva. Tanto vero che ai minimi movimenti che faceva apparivano le sue gambe e le sue cosce a tutta altezza. Cos pure la parte alta della vestaglia consentiva, essendo assai aperta, di apprezzare quasi al completo, i due turgidissimi seni . 292 Oltretutto si era truccata pesantemente dandosi il rossetto sulla bocca che, data la particolare carnosit delle labbra, appariva eccessivamente vistoso . A quella visione Sirio rest fortemente impressionato e imbarazzato . Quando lei lo invit ad entrare e lui, un po' titubante, varc la soglia e sent la porta sbattere alle sue spalle, ebbe l'impressione di trovarsi in una gabbia: come se lui rappresentasse la vittima, lei "l'animale" aggressivo pronta ad usare violenza sulla sua preda . Il piano predisposto da Marta era perfetto, considerato che la comodit di quella circostanza non ammetteva titubanze da parte di lui . Fatto sta che, invece, trovandosi impreparato e confuso di fronte ad una cosa che non avrebbe potuto nemmeno immaginare, timoroso nel trovarsi in una casa di sconosciuti, colto di sorpresa, non os approfittare della favorevole, straordinaria occasione, n si rese conto della messinscena da parte della ragazzina nel mettersi nella migliore condizione per of-frirglisi . Cos,-nel dirigersi verso la porta da cui era entrato, ebbe incautamente e ingenuamente a dire: Allora vado, ti aspetto gi al portone . A quelle parole lei, nel cambiare repentinamente espressione e nell'assumere un tono di contrariet e di seriet, non proffer verbo. Decisamente apr la porta e gliela richiuse alle spalle sbattendola . Cos Sirio si accorse troppo tardi che i suo comportamento, quindi il fatto di avere ignorato l'evidente provocazione di lei, aveva umiliato la ragazzina come se essa non fosse stata all'altezza della situazione e la sua bellezza non avesse fatto nessun effetto sul ragazzo. L'affronto era troppo grave . Tanto vero che Marta decise di non uscire . Lui aspett fuori dal portone dieci o quindici minuti e, poi, oltre mezz'ora. Non ebbe nemmeno il coraggio di suonare il campanello da basso. Si rese allora conto di averla offesa e che il suo comportamento era stato quello del ragazzo inesperto, pauroso e anche di scarsa efficienza . 293 Cos se ne and deluso e pensieroso . Per molto tempo Sirio non ebbe pi modo di incontrare la ragazzina, anche perch le lezioni presso la vicina professoressa erano terminate da un pezzo .

Successe che una domenica, conoscendo la chiesa dove lei andava a Messa, la incontrasse all'uscita . Da come si comportava, ignorando la storia dell'appartamento, sorridente e in vena di simpatiche battute, Marta sembrava che fosse disponibile per continuare l'amicizia con il ragazzo . Siccome andava a pranzo proprio da sua sorella, Sirio l'accompagn . Giunsero davanti al portone del palazzo ed entrarono soffermandosi all'inizio della scala. Lui, deciso ora anche per rimediare a passare ad iniziative concrete, le cinse la vita e l'avvicin a s per baciarla . Fu in quel momento che lei, svincolandosi e ritirandosi energicamente, gli indirizz due sonori calci negli stinchi tanto da provocare in Sirio un grido di dolore che, di certo, avvisarono fino all'ultimo piano . Quindi salendo di corsa le scale lasci il ragazzo dolorante e stupito per la violenta e improvvisa azione di lei . Sirio, nel prepararsi all'esame di Stato, studiava in quei giorni anche le ariette del Metastasio. A quel punto gliene venne in mente una che, parafrasando, poteva calzare alla perfezione con quella circostanza: Sbaglio una volta fatto "pi richiamar non vale, non si trattien lo strale quando dall'arco usc" . 294 COLPO A TRE Maurizio, un uomo di trent'anni, di bell'aspetto lavorava come sceneggiatore per il cinema da tanto tempo. Godeva anche di una certa notoriet . Una sera, ad una festa organizzata per la "prima" di un film, conobbe una bella signora, di nome Margherita, e suo marito: un medico del Pronto Soccorso in servizio in uno degli ospedali di Roma . Come accade in certi casi, si form un gruppo di persone che, seduti in un angolo della sala, cominciarono dopo le presentazioni, a parlare del pi e del meno . Faceva parte di questo gruppo occasionale, in lieti conversari, un amico di Maurizio, Sergio e una coppia di sposi i quali gi conoscevano di vista il medico e la moglie Margherita . In queste occasioni, si sa, si pu creare, come si crea subito, un clima che sottintende una situazione di scambio di sguardi e di atteggiamenti che possono rivelare accondiscendenza e simpatia . In quel caso le intese avvennero inevitabilmente tra Maurizio e Margherita, quindi fra Sergio e l'altra signora della coppia amica. I mariti parlavano fra loro ed erano talmente presi nelle loro chiacchiere da non accorgersi di nulla . Se Margherita era un tipo di donna biondissima, di aspetto delicato e sensuale, con una bella bocca carnosa, occhi grandi celesti e piantata su un bel corpo, sebbene un po' esile; l'altra, l'amica, era un tipo del tutto diverso: capelli nerissimi legati con una coda fluente, occhi neri, espressione volitiva con un corpo che denotava rotondit nei punti giusti leggermente abbondanti, come si dice: una donna appetitosa . Dunque: l'atteggiamento di queste due femmine fu di disponibilit verso i due maschi i quali, per le loro qualit fisiche, non erano proprio da disprezzare . Fu Maurizio a telefonare a Margherita, d'accordo con Sergio, per fissare un incontro in casa di lei quando il marito 295 fosse stato in turno di notte al Pronto Soccorso. Anzi, non sarebbe stato male se a questo incontro fosse venuta anche l'amica conosciuta alla festa per fare coppia con Sergio . Cos fu facile per Margherita fissare l'incontro nella sua casa di campagna per un'intima cena a quattro . Maurizio e Sergio, all'ora fissata, furono puntuali: accolti con abbracci a baci dalla bella Margherita. Ma l'altra, Sandra si chiamava, non arrivava . Mentre si domandavano la ragione di quell'assenza, poco dopo squill il telefono. Era lei che, per un contrattempo del marito (un appuntamento annullato all'ultimo momento) doveva restare, con grande rammarico, a casa .

Margherita non si preoccup pi di tanto. Cerc addirittura di rimediare telefonando ad altre sue amiche. Ma a quell'ora non c'era pi la possibilit di impegnarle. Troppo tardi . E allora? Nessun problema: si cena in tre . A quel punto ai due ospiti venne il sospetto che Margherita avesse fatto di tutto affinch si verificasse proprio quella condizione . Intanto in quella cucina, dove gi si sentiva un allettante odore di arrosto cotto al fuoco del caminetto, Margherita aveva creato un'atmosfera tutta particolare: aveva spento le luci elettriche ed aveva acceso alcuni candelieri sparsi per la stanza. Cos la semi oscurit conferiva a quell'ambiente, con la tavola imbandita, un senso di mistero e di piacevole riservatezza e intimit . Prima di cominciare a mangiare, Margherita volle mettere nel mangianastri una cassetta con un motivo orientale che richiamava il ritmo della danza del ventre. Essa non esit quindi a portarsi sul tappeto che era steso su un lato della grande cucina, a togliersi le scarpe e ad esibirsi con grande maestria. Quei fianchi che ondeggiavano sul gioco delle gambe ora unite ora separate, mettevano in risalto il bel fisico della donna ancora pi apprezzabile per via di una cortissima minigonna che, a volte, a seguito di maliziosi movimenti, consentiva di vedere spuntare un lembo delle sue mutandine bianche . Fu un assaggio iniziale di caricamento erotico che ebbe la sua conclusione alla fine di quella gustosissima cena innaffia296 ta abbondantemente da un buon vino Chianti . Anzi fu proprio il vino a funzionare da stimolante, perci da colpevole nel far decidere la donna a ballare ancora, s, ma anche ad eseguire uno spogliarello a suon di musica fino a restare completamente nuda . Fu facile per lei guadagnarsi gli applausi dei due amici gi pronti per prendere d'assalto la straordinaria preda, resasi ormai disponibile per un rapporto sessuale a tre . Subito Maurizio gli si par davanti e, abbracciandola fortemente, cominci a baciarla con veemenza. Intanto durante questa operazione, cercava di togliersi i vestiti: la cravatta, la camicia, i pantaloni e cos via . E Sergio? Sergio ormai nudo gli si accost di dietro e gli mise il membro fra i glutei spingendo, con colpi profondi e cadenzati, nell'intento di trovare l'alloggiamento posteriore . Stettero qualche minuto impegnati in questo modo. Poi decisero di andare, pi comodamente, in camera da letto e continuare l il loro lavoro . Quando Maurizio, sdraiato di spalle godeva pervia dell'azione orale al membro da parte della ormai furiosa Margherita, Sergio "buttava gi il paletto", come disse lei, a seguito della penetrazione anale . Solo di quell'orifizio si serv il buongustaio, mentre Maurizio prese posto nel davanti. Ognuno, insomma, nel proprio esclusivo alloggiamento . Pi volte raggiunsero tutti e tre l'orgasmo in quella serata speciale. Quindi, una volta soddisfatti i sensi ritornarono in cucina e passarono tranquillamente al dolce e al caff che non avevano preso prima a causa della frenesia e della voglia di realizzare il loro piano prima possibile . Poi si salutarono e non si videro pi . Dopo qualche giorno a Sergio subentrarono dei noiosi disturbi al pene che cominci a secernere un liquido nerastro . Aveva contratto lo scolo, mentre Maurizio rest immune . L'infezione, che lei riservava per gli esigenti, era didietro non davanti . 297 KAPO 2000 Si trova in difficolt? Posso esserle utile? fu la domanda che Vincenzo rivolse ad una signora sulla cinquantina che stava consultando una guida della citt guardandosi intorno . L'ardito individuo che aveva preso l'iniziativa non era pi un ragazzo avendo almeno venti anni pi di lei. Solo che era stato colto da una sorta di raptus rendendosi conto che quella donna aveva qualit fisiche di notevole pregio .

In effetti l'aveva vista passare poco prima, con un passo da pantera, quando lui stava leggendo, davanti ad un'edicola, i sommari dei quotidiani del giorno. Mentre era l, infatti, gli era transitata vicino, rasentandolo, questo monumento di donna, alta, slanciata con due gambe ben tornite, fasciate da un paio di pantaloni fantasia che le mettevano in risalto un fondo schiena sporgente e particolarmente tondeggiante. Oltretutto, nel camminare, attivava un movimento indipendente di glutei tanto da rendere pi stimolante ed eccitante quella visione di forme pronunciate e particolarmente armoniche . Per caso Vincenzo se la ritrov davanti dopo aver percorso cento metri di quella strada del centro della citt. E, spinto da una forza spontanea e irresistibile, pensando che fosse il destino a riproporgliela davanti, le rivolse la parola . Alle sue domande, dunque, la donna le rispose con molta gentilezza e molto garbo accompagnando quell'espressione di condiscendenza con un sorriso che le mise in risalto una bianca, perfetta dentatura oltre alle belle fattezze del viso per niente assalito dai segni che denotassero l'et avanzata . Fu quello l'inizio di una conversazione, sul pi e sul meno, che fin con l'invito, da parte di Vincenzo, incantato da quella visione, di rivedersi una sera per una cena in un luogo ospitale e pittoresco . Lei (Maria si chiamava) in quella citt ricca di arte era sola, venuta dalla Germania per imparare la lingua italiana utile per il suo lavoro di commercialista e, oltretutto, piacevole per 298 conoscere pi a fondo la cultura e l'arte italiana di cui era una grande appassionata . L'impressione che ricevette Vincenzo da questo incontro fu quella di una donna intelligente e sensibile. Del resto lui, essendo docente di scienze umane presso la locale universit, non poteva non apprezzare anche questa qualit interiore la quale non faceva altro che rendere quel soggetto femminile ancora pi attraente e desiderabile. Certo, questa impressione era tutta da verificare. Quando si ritrovarono in un ristorante all'aperto, in un paese vicino con vista su un panorama singolare e oltremodo gradevole, immersi in un'atmosfera ideale dovuta al sussistere di una temperatura a misura d'uomo nell'ora di un tramonto estivo, in un clima allietato da un gioioso stormire di rondini, fu consequenziale entrare a parlare di storia, di arte comunque di temi che riguardavano questioni relate allo spirito e alla sensibilit umana . Ma durante la lunga cena ebbero l'occasione di parlare di altri argomenti. Per esempio di quelli con i quali tutti e due avrebbero cercato di capire il pi possibile l'uno dell'altro . Chi errano? Che facevano nella vita? Quale era la loro professione? E il loro stato civile? A forza di parlare venne fuori, con non poca meraviglia da parte di Vincenzo, che lei aveva tre figli grandi: un maschio e due femmine, e, cosa assai particolare, non era stata mai sposata, sebbene i figli fossero regolarmente stati riconosciuti dai rispettivi padri. Praticamente dal suo uomo di turno, che lei comunque ammirava e amava, si faceva mettere incinta affinch rimanesse il ricordo imperituro di lui . Di uomini, di certo, ne aveva avuti data anche la sua bella e attraente presenza. Ma con tre aveva raggiunto il massimo di soddisfazione e solo con tre aveva goduto le pi belle esperienze d'amore. Del resto era lei che aveva rifiutato ogni volta un legame fisso con questi uomini evitando sistematicamente il matrimonio. Un bel carattere.. . Forse ora, a cinquantanni, quando ormai figli non ne poteva avere pi, cominciava a pensare di sposarsi con una persona matura, anche di qualche anno pi di lei, naturalmente di 299 bell'aspetto, di posizione agiata, magari ancora attivo (anche sessualmente) comunque un uomo istruito e di cultura . Vincenzo, per la verit, poteva profilarsi come l'individuo rispondente alle esigenze di lei. La sua figura di uomo alto, distinto, giovanile piaceva a Maria. Oltretutto lui si trovava in uno stato di vedovanza, perci di libert da vincoli familiari avendo perso la moglie gi da un anno . Non appena Maria fu messa al corrente da Lorenzo di questa condizione, il suo atteggiamento di donna da maritare si fece ancora pi deciso e determinato .

Ma per il matrimonio erano necessarie altre cose. Per esempio un rapporto reciproco di amorosi sensi. Essi potevano subentrare automaticamente con la rivelazione dello stato di libert da vincoli da parte di tutti e due? L'amore non un sentimento che nasce a priori, indipendentemente dal fatto che la coppia si trovi o no in uno stato di libera scelta? Di fronte a questo atteggiamento di lei, nel dimostrare improvvisamente una maggiore disponibilit, c'era di che sospettare . Evidentemente se fosse nato tra i due sconosciuti un sentimento di amore a prima vista, indipendentemente da tutto il resto (e dal fatto che lui fosse stato libero o no), allora la decisione sarebbe stata pi spontanea ed affatto interessata, insomma pi accettabile da parte di lui. Ma cos.. . A Vincenzo, a questo punto, gli si rizzarono le antenne . Ora continuava a recepire le parole di lei in un altro modo . Anche i gesti affettuosi che la donna gli indirizzava, non esclusa qualche delicata carezza, gli sembravano falsi e interessati . Tuttavia Vincenzo non poteva mostrarsi refrattario a quei contati dal momento che, eseguiti da una donna tanto attraente e ora disponibile, influivano sulla sua sensibilit di uomo apprezzatore della bellezza, non certo contemplatore, ma decisamente, umanamente, materialmente, appassionato fruitore . Cos a quell'aura che si era creata, dovuta al posto in cui si trovavano, al tepore di quell'aria tipica e, certo, gradevole di una sera d'estate, si strinsero le mani e si baciarono senza 300 minimamente curarsi della gente che, seduta ai tavoli di quel ristorante, faceva loro corona . A questo punto fu facile per lui portarla a casa sua e trascorrere una intera notte insieme . Spinto dalle forme statuarie di lei, ora visibili nella loro nudit, stimolato a causa di un lungo periodo di astinenza, Vincenzo si dedic a lei con la massima efficienza e con il pi soddisfacente risultato . Galeotto fu anche il fatto secondo cui la donna aveva approfittato, a cena, per bere qualche bicchiere in pi di un gra-doso vino del Chianti. Per cui, presa da un senso di piacevole euforia, si era adattata subito a tutte le possibilit che, considerata l'irruenza e l'esperienza di Vincenzo, potevano essere attuate in quell'esaltante rapporto d'amore . Fu veramente una nottata memorabile . Dato il successo di quell'incontro, considerate le comodit di una casa abitata solo da lui, la donna propose subito di lasciare l'albergo e di trasferirsi l. Cos fece con il consenso di Vincenzo . Erano passati appena due giorni quando la figlia di lui si rese eonto della situazione . Il ricordo della madre era troppo fresco perch la congiunta non si sentisse offesa da questa situazione e raccomandasse il padre di fare in modo che quella donna se ne andasse . Cos per non incorrere in inconvenienti con la figlia, evitando eventuali complicazioni e dissapori nei rapporti con essa, Vincenzo dovette riaccompagnare, obtorto collo, la sua donna in albergo . Questa decisione offese profondamente la bella straniera tanto che se, per caso, Vincenzo non l'avesse incontrata in quei giorni per strada, tutto sarebbe finito fra di loro . In quella combinazione non si ristabil il rapporto di prima, data l'indisponibilit intransigente di Maria, ma Vincenzo fece in modo di avere il suo indirizzo di casa oltre al numero del cellulare, per poterla contattare una volta ripartita per la Germania . In seguito Maria accett cos, d'accordo con Vincenzo, di ritrovarsi a Venezia in un albergo centrale dopo aver racco301 mandato al suo ammiratore di prenotare una camera con due letti separati . A lui quella proposta sembr del tutto formale: per poter riposare pi tranquillamente e per non sentire, troppo da vicino, il rumore del russare che faceva Vincenzo . Ma quando furono in camera lei assunse davvero l'atteggiamento di chi si propone di rifiutare di fare l'amore .

Vincenzo la guardava spogliarsi, denudarsi apprezzando quelle forme davvero perfette ed eccitanti . Lui, da signore com'era, non fece nessuna avance sperando, senza forzare la situazione, che questa donna dal comportamento teutonico si decidesse finalmente, di sua sponte, ad andare sul letto dell'attendista ma tuttavia esasperato, Vincenzo . Con la massima naturalezza e disinvoltura lei si comport come se in quella stanza, invece che con un uomo, fosse insieme ad un'amica senza minimamente avvisare una presenza maschile. Essa fece capire a Vincenzo che il suo comportamento distaccato era dovuto ancora a quella storia di un mese prima, che l'aveva costretta a lasciare la casa di lui. Quella determinatezza, tipicamente femminile, sembr al partner esagerata e ingiusta (considerato che essa non cercava di capire la posizione di Vincenzo nell'ambito della sua famiglia quindi di entrare nell'ordine di idee dei rapporti tra padre e figlia. E poi che tutte le spese di quella gita erano state a carico suo): una punizione per lui troppo pesante, troppo rinunciataria e, pi che altro, affatto plausibile . Questa forza di volont da parte di lei nel diniego, questo suo rifiutarsi ad intraprendere il rapporto amoroso, date le condizioni favorevoli, questo suo cinismo di fronte a quest'uomo il quale si mostrava visibilmente sofferente a causa di tanto esagerato e categorico comportamento (durato ben quattro giorni) lo fece riflettere seriamente sul da farsi tanto da prendere una decisione drastica, non senza rammarico, di rinunciare per sempre a quella donna arida, sensibile solo a suo modo . Era il caso tipico della donna che per la sua bellezza poteva associarsi ad una bella pianta, ad una mimosa in fiore ad esempio, come si sa inodore. Non certo al glicine ad aprile che, oltre all'aspetto gradevole in grappoli di colore viola, 302 emana un profumo di grande intensit. Alla bellezza spesso manca la presenza e la rivelazione della sua anima, cio di quell'aroma che si spande attraente ed inebriante attorno ad essa . Lei tent di chiamarlo al telefono pi volte ma lui rifiut decisamente ogni contatto . Aveva chiuso definitivamente con quella, tuttavia bella e affascinante, specie di kapo . 303 CRISI RELIGIOSA Giorgia era di Zagabria . Aveva conosciuto a Perugia un docente di lingua italiana, Saro, presso l'Universit per Stranieri poich lei aveva deciso di imparare la lingua del Bel Paese . A Giorgia piaceva, s, l'idioma italiano, ma perch amava l'arte italiana e le tante localit piene di monumenti, di pitture e di storia sparse su tutto lo stivale. Si rendeva conto che ad ogni passo c'era qualcosa da guardare e da ammirare Ma aveva anche un debole per chi abitava in quei luoghi specie se le capitava di fare qualche escursione in Toscana cos come avveniva alla fine di ogni settimana . In effetti quel docente di lingua italiana, di bell'aspetto, era di Firenze e forse proprio per il modo di parlare di quella gente, cos tipico e spontaneo con quella "e" aspirata, l'aveva dapprincipio preso in simpatia, poi, vedendolo disponibile, le si era offerta con molta spontaneit . Lui, con venti anni pi di lei, era sposato con figli, ma trovandosi ad insegnare fuori casa non disdegnava i favori di una ragazza giovane, come in quel caso, che fra l'altro non era male . Fatto sta che Giorgia divenne la sua amante fissa . Cominciarono a vedersi ogni giorno dopo gli impegni all'Universit e consolidarono, man mano, questa unione specie da parte di lei, la quale essendo libera da altri legami, faceva di tutto per stabilire un rapporto pi intimo possibile: come quello di marito e moglie . Anzi, capit pure che Giorgia facesse la conoscenza con qualche parente di lui quando si recava a Firenze e che, con molta naturalezza, ne diventasse amica . Questa confidenza, con i congiunti di Saro, la faceva sembrare come una di famiglia. Lei telefonava spesso a loro, ai quali non si dimenticava di fare, alla data giusta, gli auguri di compleanno e di offrirgli, in circostanze di brevi incontri, 304 qualche presente tipico della sua Croazia .

Poi, una volta finito il corso a Perugia, Giorgia ritorn a casa sua con un diploma di conoscenza della lingua italiana: cosa che le permise di partecipare ad un concorso universitario per una cattedra di italianistica che vinse regolarmente . Ora si trovava impegnata nella sua citt mentre il tempo da dedicare al suo uomo in Italia era minimo. A questa separazione sopperiva con un fitto invio di lettere da dove traspariva un grande attaccamento e un'implacabile voglia di passare qualche ora con lui . Decisero cos di vedersi, durante l'anno accademico, a met strada: si sarebbero incontrati a Venezia, ogni mese per un fine settimana . Saro, in casa, adduceva per queste sue trasferte a Venezia, una scusa assai plausibile. Essa riguardava un impegno professionale consistente in un Corso da tenere presso la Ca' Fo-scari cos da non destare alcun sospetto . Questo programma and avanti per molto tempo, mentre durante l'estate il rapporto si faceva pi comodo e pi frequente dal momento che Giorgia prendeva in affitto un piccolo appartamento in Firenze . Insieme visitarono tanti luoghi pittoreschi e carichi di arte: cos come piaceva a lei. Mentre il loro amore, in quelle occasioni, si rinforzava in virt di sensazioni, davanti al "bello" di un monumento o di una pittura, che avvisavano all'unisono e che li ponevano in uno stato di estasi e di sublimazione . Quei momenti poi rimanevano nel loro bagaglio delle cose belle e facevano da sostegno sentimentale ogni volta che il loro rapporto, anche se raramente, entrava in crisi. . Semmai c'era qualcosa che non permetteva che le opinioni di tutti e due coincidessero perfettamente specie di fronte a certe immagini sacre . Lui era ateo e lei, invece, cattolica osservante. Tanto che, a volte, di fronte a qualche esecuzione pittorica di chiesa, succedeva che i giudizi non fossero gli stessi. Lei tendeva ad esaltare spesso i contenuti di quelle opere, lui, invece, cercava di valorizzarle dal punto di vista puramente estetico. Si capiva bene che la fede che lei nutriva come cattolica la portava su 305 un piano che lui non poteva condividere . Quando in varie occasioni Saro osservava e rilevava certe trasgressioni da parte di qualche artista, pittore o scultore (specie d'epoca medievale o prerinascimentale), su Ambrogio Lorenzetti, su Barna da Siena, su Jacopo della Quercia per esempio, lei rifiutava energicamente quelle interpretazioni "blasfeme"ritenendosi offesa e colpita profondamente nel suo amor proprio. Addirittura la sua fede profonda a volte la metteva in crisi al pensiero che lui era sposato e che proprio lei stava contravvenendo ad una regola morale ponendosi praticamente contro la famiglia di Saro, che per principio religioso doveva essere sacra e, naturalmente, contro sua moglie . Successe che la consorte di Saro morisse improvvisamente e che lui, restato solo, anzich aspettarsi da Giorgia una legittima proposta di matrimonio, essa reagisse in altro modo. Per espiare la sua colpa di concubina, che avvisava per tanti anni, ma che superava operando, come dire, in regime di concorrenza, ora che non esisteva pi la controparte, trovandosi disarmata, decise di chiudersi in un convento di clausura . Poscritto: Se poi, anche in quel luogo santo cedette (come era accaduto con la superiore del convento che Giorgia aveva sorpresa in atteggiamenti amorosi) alle insistenze del focoso padre confessore che si recava periodicamente in quel gineceo di insoddisfatte, subendone i bellicosi assalti, questo un altro discorso. Il rapporto non era pi tra mariti e mogli tradite ma direttamente con "colui che muove il sole e le altre stelle". Ed era difficile, data la sua labile consistenza, pensare di farle offesa . 306 SOGNI Aldo aveva 70 anni, di professione scrittore . Nonostante l'et avanzata era sempre un uomo aitante e ben messo: n grasso n magro, alto quasi un metro e novanta, con tutti i capelli in testa, addirittura non proprio bianchi a denotare l'et .

Era ormai vedovo da due anni e viveva solo nella sua bella villa posta alla periferia della citt in una posizione che consentiva una vista eccezionale: anzi unica . Dalla collina in cui tale villa si trovava si poteva infatti ammirare uno spettacolo meraviglioso sia verso la citt, tipicamente medievale, che appariva in tutta la sua estensione e sul profilo, della quale, scorrevano, con il passare delle stagioni, suggestivi tramonti, sia sul lato opposto, verso la campagna: una veduta consistente in una vallata con un ampio e progressivo orizzonte caratterizzato da teorie di colline sempre pi distanti fino a sfumare lontano: colline impreziosite da file di cipressi e da zone di verde tipiche della campagna toscana. Da quel lato nasceva il sole che dava luogo ad effetti d'alba altrettanto apprezzabili e ammirabili: per il mattiniero . La casa era grande, tanto che Aldo, una volta restato solo, decise di dividerla realizzando, su un'ala, un appartamento autonomo da affittare. Data la posizione del fabbricato sarebbe stato facile trovare un inquilino disposto a pagare un canone piuttosto alto: un costo che considerasse anche il piacere delle vedute che quella felice ubicazione consentiva . Per realizzare questa trasformazione della villa, Aldo aveva ricavato un piccolo appartamento per s, comprendente il primo piano dell'edificio con cucina al piano terreno e altri locali nello scantinato. La sua camera si trovava in una posizione tale da poter ammirare, stando a letto, la completa veduta della citt . Dopo aver interessato un'agenzia immobiliare si presentarono, per occupare l'appartamento, due giovani meridionali 307 laureati in medicina: un ragazzo e una ragazza, forse fidanzati i quali, dovendo svolgere presso il policlinico della citt un corso di specializzazione, usufruendo di una borsa di studio, cercavano un decoroso alloggio . Appena visitarono l'appartamento, praticamente da rinnovare, e viste le caratteristiche, decisero di impegnarlo subito . E vi si stabilirono dopo aver accettato le condizioni contenute in un regolare contratto di affitto. Si trattava di due ragazzi di buona famiglia molto educati e precisi. Dei due era lei a tenere contatti con Aldo il quale riceveva in contanti l'affitto alla scadenza di ogni mese . Se c'era qualcosa da sistemare nell'appartamento, relativa alla manutenzione ordinaria o qualche problema formale da risolvere, era lei che si presentava da Aldo per esporgli quanto si prospettava necessario . Allo stesso modo era Aldo a rivolgersi alla ragazza ogni volta che arrivava il bollettino dei consumi dell'energia elettrica e del gas per essere rimborsato della parte di spettanza dell'inquilino . Ora si dava il caso che questa ragazza fosse di una bellezza e di una grazia particolari . Di altezza media, essa si presentava con un corpo ben proporzionato: gambe con cosce pienotte armonicamente ben modellate (come rivelavano gli aderentissimi pantaloni che portava), seno piuttosto vistoso su un busto snello, eretto su una vita assai stretta, sedere rotondo e sporgente: il tutto ingentilito da un volto dai lineamenti regolari con due occhi, grandi e azzurri, dall'espressione costantemente dolce e serena in tandem con una carnosa bocca volta sempre al sorriso rivelatore di due file di denti bianchissimi. I capelli castani, lisci e fluenti, con punte ai lati del volto (cosiddette tirabaci), pareva avessero la funzione di cornice, tale da impreziosire l'ovale rendendola ancora pi attraente, carezzevole insomma pi desiderabile . Erano questi contatti, sebbene brevi, che consentivano ad Aldo di parlare con questo bel campione di donna e, di conseguenza, di apprezzare standole vicino e da sensibile cultore di bellezza, le qualit estetiche e i modi pieni di grazia della 308 bella Maria (cos si chiamava) . Ogni volta il rapporto fra i due, il vecchio e la giovane, si faceva sempre pi indirizzato ad un'audace confidenza a parte di lui, non senza qualche gesto di tenerezza tale da rivelare quanto meno una particolare simpatia e attrazione verso la giovane inquilina . Del resto Aldo l'ammirava cos tanto da non lasciarsi scappare, ogni volta che parlava con lei, via via qualche espressione tenera e dolce che rivelava ammirazione, s, nei suoi confronti ma

anche un sotteso risvolto non esente da una sorta di turpe quanto umano desiderio di lei guidato da una improvvisa emergenza di eros . Lei se ne rendeva conto. Ma nonostante notasse il progressivo farsi sotto del padrone di casa, con allusioni sempre pi inequivocabili alla sua bellezza, perci alla sua forza di attrazione per diventare preda di quest'uomo, anzich limitare allo stretto necessario questi incontri, addirittura cercava di combinarli adducendo le ragioni pi varie che, alla fine, sapevano di pretesti belli e buoni . La cosa non pot non dare l'occasione ad Aldo di prendere coraggio per un'iniziativa pi concreta rispetto alle solite frasi che ultimamente si rivelavano pi sibilline e chiare da non lasciare dubbi sulle sue intenzioni riposte . Fu quando Maria, avendo il suo televisore smesso di funzionare, espose ad Aldo il suo problema, che consisteva nell'impossibilit di vedere una trasmissione di particolare interesse per lei, al suo apparecchio . Si trattava di un programma serale quindi in onda nell'ora pi giusta per non avere seccature alla porta e al telefono . Tuttavia il quesito della ragazza, che fece subito scattare la fantasia di Aldo, fu il segno inequivocabile di una sua reale disponibilit. Cosa che non fece altro che mettere sulla strada giusta l'anziano interlocutore e incoraggiarlo a formulare un invito a casa sua, perch la ragazza avesse la possibilit di assistere a quella trasmissione cos importante per lei . Se crede le disse pu vedere questo programma a casa mia... . Davvero? Posso? . 309 Con piacere. Assister anch'io a questa trasmissione: sono curioso... . La cosa strana era che Maria non aveva accennato al fidanzato vale a dire che alla messa in onda sarebbe venuto anche lui . Questo fatto innesc un conseguente ragionamento da parte di Aldo: cosa che lo fece riflettere non poco. Si trattava di una dimenticanza di lei, oppure il ragazzo in quei giorni non era presente? Aldo allora verific subito se nel resede si ritrovasse posteggiata la macchina con la quale il giovane si recava in citt. Con sua grande soddisfazione constat che effettivamente l'auto non c'era. Anzi, nel pensarci bene, addirittura essa mancava da qualche giorno . Fu una constatazione, a seguito della quale Aldo fu colto da un insolito e irrefrenabile tremito al pensiero che la ragazza potesse avere organizzato quell'incontro per creare l'occasione di restare sola con lui . Pensoso si sedette sulla poltrona e medit profondamente sull'esito di quella visita annunciata sfogliando distrattamente le pagine di un libro . Quella sera l'anziano ospitante cur la sua persona in modo particolare. Si fece la doccia e dopo si profum tutto, sebbene non eccessivamente. Si fece poi uno shampoo ai capelli e, dopo essersi lavato i denti, indoss un abito da casa con il quale si mostrava un po' dimesso ma, se non con eleganza, almeno con un tono di moderata sobriet . In cucina prepar un piccolo rinfresco con biscotti e liquori che avrebbe portato in salotto, nel quale si trovava 1 televisore, ove si sarebbe seduta la ragazza per assistere al suo programma . Anche le luci di quell'ambiente dovevano risultare non cero a "tutto piazzato", ma opportunamente ad effetto in modo da creare un'atmosfera in accogliente e riservata penombra . Tutto era stato predisposto a puntino. Spruzz anche nell'aria uno spray aromatico in modo che l'aria di quel salotto risultasse pi gradevole ricordandosi che, ilio tempore, quella bomboletta gli era stata regalata da un amico che faceva il rappresentante di profumi . 310 Quelle ore che lo separarono dall'incontro con la ragazza gli sembrarono secoli. Non sapeva come impiegarle: se scrivere o leggere, se guardare la Tv (che non apriva mai). Insomma non poteva prestare attenzione a nulla . Cos si mise a riordinare le cose del suo studio dove il disordine ("ordinato" diceva lui) regnava sovrano .

Quella sera prefer non mangiare. Non se la sentiva di preparare qualcosa, n di riempirsi lo stomaco della solita cena fredda . Quando, dopo un'attesa che non fin pi, Maria si present alla porta di casa, gli sembr una visione irreale, quasi un ectoplasma pieno di luce propria, incorporea, trasparente. Indossava una camicetta bianca con ricami e sboffi sul seno e sul bavero e una minigonna nera con calze traforate di filato sempre di colore nero. Calzava un paio scarpe con tacco alto come a volersi proporzionare all'altezza di Aldo . Quell'abbigliamento non poteva non essere provocatorio per lui il quale, nel prendere la mano della ragazza, gli venne fatto di stringerla oltre misura e di afferrare con l'altra mano il braccio sinistro di lei accarezzandolo dolcemente . Quei gesto fu del tutto istintivo tanto si sent spontaneamente attratto verso quella visione che sembrava venuta "da cielo a terra a miracol mostrare" . L'espressione che poi lei assunse sorridendo leggermente e sgranando i suoi occhi azzurri come a voler imprimere meglio la figura di lui, lo convinse a ricambiare quel sorriso che nascondeva la voglia di desiderio, di un contatto concreto e, nello stesso tempo, l'intenzione di divorare quell'immagine surreale che gli appariva con una serie di attributi di venust e di grazia . Dopo i convenevoli di rito, Aldo invit la ragazza a salire al piano di sopra dato che l'apparecchio Tv si trovava l, in un salotto attiguo al suo studio, insieme agli accessori per la registrazione, per i duplicati e per le visioni in Dvd e in Vhs . Salire quelle scale voleva dire, per la loro strettezza, procedere in fila indiana, uno dietro l'altro. Naturalmente Aldo invit Maria a procedere per prima: per educazione. Lui l'avrebbe seguita a ruota . In questo modo si par davanti allo sguardo di Aldo uno 311 spettacolo di una straordinaria forza di attrazione. Il sedere di lei, a distanza di pochi centimetri dal volto di lui, e alla stessa altezza, nel salire tondeggiava ora a destra ora a sinistra mettendo in evidenza la sua forma assai sporgente e rotonda. Aldo, spinto da una spiccata forza di immaginazione, vide quel sedere non coperto dalla gonna ma nudo, piantato su due gambe perfettamente tornite, lunghe, bianche tanto che avvis una spinta irresistibile a toccarlo, a palparlo per passare da uno stato di constatazione e di ammirazione ad un altro, osmotico di fruizione di quelle belle ed attraenti forme . Ma non os fare nulla. Una volta subentrata la fase riflessiva prefer controllarsi e rinunziare ad ogni atto concreto che l'istinto gli suggeriva prepotentemente . Si accomodarono cos a sedere su due poltrone collocate davanti al televisore e cominciarono ad interessarsi al programma suggerito dalla ragazza . In effetti tale programma non era altro che una trasmissione su P. P. Pasolini ricorrendo l'anniversario della sua tragica morte . Non appena ebbe inizio la messa in onda del programma, Aldo, preso da una voglia matta di stabilire un contatto con la ragazza, ruppe gli indugi e le prese una mano stringendogliela forte . Di fronte a quel gesto azzardato si prepar al peggio, vale a dire ad un segno di netto rifiuto da parte di lei . Invece... invece cosa meravigliosa, lei ader con una stretta ancora pi forte di quella di lui . Di l ad abbracciarsi e a baciarsi lasciando che la Tv trasmettesse il suo programma fu cosa immediata . Ancora pi immediato fu l'andare sul letto e iniziare con foga da parte di tutti e due un rapporto di notevole intensit d'amorosi sensi . Ma ad un certo momento il rumore di un libro che cadde a fianco della poltrona svegli Aldo che si era addormentato dedicandosi a quella lettura . L'incontro con la ragazza non era stato nient'altro che un velleitario, azzardato, ingenuo e turpe sogno: tuttavia un bellissimo sogno. E tale rimase . 312 OLIVE VIVE tempo di raccolta delle olive .

E allora si sale sull'albero e con l'antico metodo a mano si procede all'operazione di separazione del frutto dal suo fattore: l'albero . Del resto la pianta vecchia e nodosa, bella a vedersi, come, per la verit ogni pianta da frutto, cos ornata delle sue bacche verdi e nere e con i rami che, per il peso, ciondolano come elementi penduli di salice piangente . Ma l'ulivo carico di olive non piange. Anzi pare mostrarsi orgoglioso per tanto ben di dio, bello a vedersi, utile a farsene merce per il frantoio, piacevole a cominciare dalla "fett'unta": perenne gioia del focolare . Allora procedere alla separazione vuol dire mortificare l'effetto estetico che ti offre la natura. E come mutilare un cristiano, insomma un essere vivente che, nel caso specifico, ha vitaattraverso la fotosintesi clorofilliana cio mediante l'assorbimento di sostanze nutritive dalla terra, dall'humus per vivere, per crescere e per dare i suoi frutti . Allora vai sull'albero e cominci l'operazione . Nel trovarti isolato e immerso in quell'aura, come tu fossi dentro ad una foresta dove le fitte ramaglie ti entrano perfino negli occhi, ti accorgi subito che quelle olive sono vive anche per il loro comportamento diverso l'una dall'altra. Pertanto non esitano a stabilire una sorta di dialogo con te e tu con loro . Tu puoi anche chiederle scusa per il distacco, per la menomazione, poich loro starebbero bene l, dove sono, a morire di vecchiaia lasciandosi, per vie naturali, con il passare del tempo, cadere via via al suolo come corpo morto cade: cos come accade, miseramente per la comunit, nei poderi abbandonati o nei parchi nazionali statali (vedi quello, per esempio, dei templi di Agrigento) . Viene cos fatto di pensare che sia il tuo egoismo a generare violenza . 313 E allora qualcuna sta al gioco accettando supinamente il suo naturale destino. Altre invece cercano di sfuggire alla sorte del frantoio. Esse, nello strapparle al ramo, ti escono di mano e cadono fra l'erba nascondendosi e occultandosi alla vista del raccoglitore in vena di recupero. Altre stentano a farsi prendere. Al tatto scivolano cercando disperatamente di restare attaccate alla sua matrice, ai rami, insomma alla loro famiglia, agli amici, ai conoscenti, in quell'ambiente, a misura di oliva, dove esse sono nate e cresciute . Le pi capricciose sono allogate sui rami pi alti. La scala non ci arriva bene o comunque sarebbe troppo faticoso, oltre che pericoloso, procedere alla coglitura. Quelle potrebbero vivere la loro esistenza naturale o potrebbero essere preda di uccellini in cerca di cibo . Ma vi sono anche olive disponibili e intelligenti, addirittura collaboratrici. Qualcuna che sfugge di mano quando ne stringi troppe, invece di cadere in terra imbocca addirittura la strada del sacchetto di plastica che serve alla raccolta-Ma ci sono quelle che, si sente dalla resistenza che fanno, vogliono rimanere nel loro habitat . Stanno bene l, naturalmente, specie se sono in coppia: come accade spesso, unite l'una con l'altra, una accosto all'altra: forse in segno di amicizia o di amorosi sensi. Ma anche l'insieme di gruppo assai spesso presente. Quando non si verifica, magari, l'insieme a tre...: un caso da approfondire se il terzo incomodo pirandelliano maschile o femminile . C' da dire che le olive non sono mai della stessa grandezza: a volte si presentano belle, rotonde e pasciute: in genere quelle di colore nero ("bello grasso" si diceva una volta, non "bello secco"), a volte piccole e rinsecchite (in genere di colore verde). All'osservatore comune sembrano tutte uguali ma non lo sono: sia, appunto, come aspetto sia come carattere . Ora si deve dire che non tutte vengono sottratte all'albero. Alcune rimangono perch sanno nascondersi, poi perch, si detto, si trovano troppo in alto. Per queste ultime facile restare al loro posto: la natura le ha aiutate. Ma le altre, quelle a portata di mano debbono giocare d'astuzia. E alcune ci riescono . 314 Quando poi il raccoglitore scende dalla scala pensando di avere finito il suo lavoro, guarda l'albero e scopre che qualcuna rimasta lass, in genere lascia perdere senza accorgersi che

quell'oliva fortunata si prende gioco di lui facendogli le boccacce e ironizzando sul suo operato non proprio scrupoloso e preciso . Del resto la fine naturale di questo prezioso frutto quella di perire schiacciato sotto una micidiale macina che non perdona e, quindi, di generare il biondo, obliato olio per la gioia della tavola . In quanti casi, tuttavia, l'oliva resta nei rami e cade piano piano con il tempo senza che nessuno si occupi di lei. Sono olive anarchiche, sono le individualiste che rivendicano la loro libert e che, badate bene non vengono colte a causa di una svista ma perch esse, furbescamente, si nascondono allo sguardo, sebbene attento, del loro raccoglitore . La sorte peggiore ed umiliante per quelli che cadono in terra, fra l'erba dove impossibile recuperarli. Quelli non assolvono nessun ruolo. Non stanno pi sull'albero e nemmeno contribuiscono, assieme agli altri, alla produzione finale. semplicemente narcisismo. Sono gli inetti e gli egoisti: quelli che non servono a nulla, quelli la cui vita senza una finalit, uno scopo . Del resto la vista del raccoglitore non riesce a penetrare fin sotto il manto d'erba verde, con fili lunghi e fitti, e fare un lavoro di recupero . Semmai l'uomo si accanisce, in genere, con quelle olive residue che si trovano in cima alla pianta, poich per coglierle occorre dedicarsi ad una scalata rischiosa . Egli, in questo caso, fa il suo dovere, s. Ma perch non lasciare al loro destino quelle poche anime sante che si aprono al cielo? No. Il dovere, l'amor proprio e poi la convenienza sono troppo presenti. L'albero deve essere spogliato di tutto. la regola e non si transige . Allora allunghi la scala al massimo. Cerchi un appoggio in un ramo consistente, ti assicuri che la base non ceda al peso... e sali . 315 Ma ecco che in cima allunghi ancora la mano per aggredire l'ultima, la pi alta piccia di olive, strette fra di loro e solidali, quando improvvisamente il ramo su cui stata appoggiata la scala, cede e il desso precipita da qualche metro al suolo . E non ti rialzi perch il colpo stato duro . Accanto alla testa che ha sbattuto su una pietra, vi sono alcune olive che, come te, non hanno pi niente da fare . L'albero, nodoso, centenario, testimone di tante cose, e, oltretutto vendicativo, sta l, ormai disabbellito del suo frutto, spettatore impassibile (ma con la clorofilla nelle vene), a registrare gli eventi e i fatti della vita . 316 IL BACILLO KAMIKAZE I "kamikaze" per quei giovani che non hanno vissuto (bont loro) le vicende di guerra (intendo la seconda guerra mondiale), se non hanno appreso i fatti di allora in qualche libro (o tramite il cinema o la Tv) non possono conoscere il significato di questa parola, n avvisare lo sgomento che provoca nel sentirla nominare . La parola in lingua giapponese e significa, alla lettera, "vento divino". Essa tuttavia stata adottata, appunto durante il secondo conflitto mondiale, per indicare il pilota volontario giapponese che effettuava missioni suicide gettandosi con l'aereo carico di esplosivo su un bersaglio nemico distruggendolo . Cosicch la parola "kamikaze" ha oggi assunto un uso comune quando la si voglia usare per indicare un'azione distruttiva nella quale perisce lo stesso esecutore . Ma quale pu essere un caso in cui appare attuata la regola del kamikaze? A pensarci bene una delle condizioni in cui lo schema (nefasto) pu trovare la pi comune attuazione identificabile nel ruolo del cosidetto bacillo, diffusissimo in natura il quale, formandosi e prendendo dimora in una parte qualsiasi del corpo umano, si propone di crescere e di aggredire un tessuto per procedere alla sua distruzione . C' da dire, allora, a proposito di questo bacillo, che esso non altro che il colpevole di un'azione assurda poich se il suo compito quello di recare danno irreparabile al titolare dell'organo preso di mira, con la fine del soggetto si decreta, senza alcun dubbio, la fine stessa

del bacillo. Cessa di vivere lui, l'aggredito, ma cessa di vivere, allo stesso modo, il suo aggressore: un kamikaze in piena regola . Insomma si tratta di quel bacillo (o batterio) che nel campo delle lettere un Cardarelli identifica, criticamente, in certi intellettuali della sua epoca, che Gramsci rileva in certe forme 317 di generale "romanticismo razzista". Ma proprio per l'irriducibilit di questo germe e per la sua azione ben netta e determinata, si pu anche adottare il termine in funzione positiva, cos come succede a Panzini, nel riconoscergli il significato, generico, di invadenza e di forza nell'espressione metaforica di "bacillo dell'amore" . Del resto chiamare questo signore con l'appellativo di bacillo come riconoscergli, a causa del suono nel pronunciarlo, una qualit innocua, un aspetto gioioso, un qualcosa di divertente . Bacillo fa rima con "bello", con "morbillo" o, spagnoleggiando, con "Caudillo", o con "coniglio" e cos via . Il realista invece, nel rivelare la natura effettiva di bacillo, pu anche usare, per identificarlo, con i nomi pi gravi, pi grondanti disgrazia, di "vibrione" o di "virus". (Quest'ultimo, di giovanile memoria, quando leggevamo, nei lontani anni Trenta, i racconti a fumetti fra cui "Virus, il mago della foresta morta" interpretati da uno spregevole genio del male, appunto Virus, disegnato magistralmente da Walter Molino) . Dunque quei bacilli che, allo stato attuale si trovano l in attesa di rinforzi per poi uscire allo scoperto, insomma, rivelando la loro funzione per mettere in atto la loro potenza distruttiva, agiscono indubbiamente senza un minimo di riflessione. Essi non operano, come nel caso del kamikaze suicida giapponese, per difendere il futuro dei propri figli, ma per la fine totale secondo il verso: "muoia Sansone con tutti i filistei" . Dunque i signori bacilli agiscono senza che li guidi un ideale, ma per la fine totale di tutto. La loro stupida cattiveria illimitata . Si dette il caso che Foffo, data l'et avanzata, avesse deciso di sottoporsi ad un controllo generale attraverso gli esami del sangue. Quell'iniziativa, cautelativa, sort, purtroppo, in qualcosa che denotava un'infezione nell'organismo la cui origine era, ora, da scoprire . In poche parole procedendo per esami mirati venne fuori una drammatica realt: il paziente risultava affetto da tumore all'intestino . 318 Foffo aveva un amico carissimo di nome Giorgio, uniti e solidali a causa di una profonda stima reciproca e fraterna, iniziata fra i banchi di scuola subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, proseguita poi durante il servizio di leva al Corso Allievi Ufficiali di Complemento presso la scuola di Lecce dove, da lavativi, ne avevano combinate di tutti i colori in perfetta intesa e sincronia. (Nei quattro mesi di permanenza in quel "manicomio" Giorgio aveva collezionato ben cinquantanove giorni di consegna per insofferenza alla disciplina militare...) . La messa in atto della beffa era il loro modo di trattare il prossimo di grado superiore quando questo non meritava alcuna considerazione n doveroso rispetto. Spesso l'autoritarismo dei professori a scuola e dei superiori in ambito militare, insopportabile secondo i due ribelli soggetti, era materia di frecciate sarcastiche e ridicole da parte di loro quindi occasione per riderci sopra; sebbene questo comportamento desse luogo a punizioni esemplari (sospensione dalle lezioni da studenti e consegna in caserma da militari ). Tuttavia la messa in ridicolo che i due eseguivano li ripagava largamente degli spiacevoli: provvedimenti di condanna e di pena che l'autorit assegnava loro . Era consuetudine, quando via via si incontravano con il trascorrere degli anni per le vie del centro della citt, entrare nel merito delle cose passate, delle marachelle compiute, dei rapporti con il prossimo che pi li avevano divertiti. Rivivevano cos, in simpatici conversari, i migliori momenti della loro esistenza soddisfatti per essersi comportati con molta disinvoltura e sempre con il sorriso sulle labbra . Ora quel rapporto maledettamente si rompeva per l'indisponibilit del caro compagno di Giorgio, il quale gi soffriva abbastanza per la sorte dell'amico, quindi per il fatto di non avere

pi l'occasione di parlare con lui di tanti ricordi di giovent: un meccanismo nefasto questo che non faceva altro che alimentare lo stato di solitudine . Giorgio, del resto, tentava di chiamare l'amico al cellulare ma spesso senza esito. Riceveva notizie solo dalla famiglia. Dopotutto Foffo, cos menomato, non gradiva visite. Le rare 319 volte che rispondeva, Giorgio si rendeva conto, con rammarico, che quella voce che ascoltava non era pi la sua. E allora la pena che subentrava per questa menomazione inedita lo riempiva di grande dolore e di seria preoccupazione. Giorgio si rendeva cos conto che quelli erano gli ultimi giorni dell'esistenza del caro Foffo, giunto ormai al suo traguardo cos come trapelava dalle notizie di casa . Intanto i bacilli kamikaze erano in piena attivit. Lavoravano per la fine del loro soggetto aggredito ma anche per la loro stessa fine . Questa situazione stava creando uno stato fortemente angoscioso per Giorgio, assai in ansia per la sorte dell'amico. Tanto preoccupato che, gi sofferente di cuore (aveva avuto, da qualche anno, un difficile intervento con cinque by-pass), fu preso da una crisi cardiaca tale che non ci fu scampo . Giorgio, il cui cuore cess di battere, rest improvvisamente immobile nel proprio letto. Anche a Foffo tocc, di l a poco, la stessa sorte. I bacilli, si sa, non hanno un'anima. Se l'avessero non farebbero quello che fanno. Accidenti a loro. Con il passaggio della vittima presa di mira a miglior vita essi finiscono, crepano, spariscono e basta . Quando Foffo arriv nell'Aldil la sua meraviglia fu grande nel rendersi conto che il suo amico Giorgio stava gi l, sorridente, ad aspettarlo . L'ex vittima dei bacilli kamikaze ora aveva le sembianze di prima e senza sofferenze di sorta e, pi che altro, anche lui con il sorriso di sempre. Pure Giorgio era ora nei suoi panni una volta superato il problema della perdita del suo pi caro amico . Cos si incontrarono, si abbracciarono e tutti e due, soddisfatti e felici, ripresero immediatamente a ricordare ci che la vita aveva loro donato di bello durante gli anni felici e spensierati della giovent. Nessuno stupido nemico poteva attentare ora alla loro serenit . 320 L'UOMO DAL FIORE ADDOSSO Alfonso aveva raggiunto l'et della pensione . Era solo ma non soffriva di mancanza di compagnie. Aveva tanti amici (e amiche) che, in un certo modo, lo aiutavano a passare il suo tempo libero (ora ancora pi libero dato il suo recente collocamento a riposo) andando ogni tanto, in compagnia, al cinema, alle partite di calcio, a qualche bel concerto e cos via . Tuttavia con il suo lavoro di impiegato finiva, ahim, anche il suo stato di salute che, fino a quel momento, era stato ottimo. Come se l'impegno dovuto al lavoro professionale e diuturno lo avesse tenuto, al pari di un'efficace terapia, lontano da possibili, spiacevoli insorgenze di inconvenienti riguardanti le sue condizioni fisiche . Da un po' di tempo infatti, soffriva di un dolore alla gamba sinistra dovuto al fatto di avere ruzzolato ben tredici scalini quando, distrattamente, era inciampato per accedere in cantina. Fortunatamente l per l non si fece nulla sebbene accusasse, dopo un po' di giorni, un certo dolore all'anca sinistra: proprio nella zona che era restata offesa di pi durante la micidiale caduta. Cos, ora, sebbene in ritardo, aveva preso la decisione di farsi visitare dal suo medico di famiglia (che nemmeno conosceva), affinch si pronunciasse per una diagnosi, quindi per una efficace cura adeguata al caso . Dopo quella visita Alfonso dovette recarsi in diversi reparti presso l'ospedale locale: ortopedia, neurologia e poi sottoporsi ad una serie di esami fra cui la scintigrafia ossea totale corporea, la risonanza magnetica, l'ecografia all'addome oltre ai prelievi di sangue a pi riprese. Insomma dovette fare un'esperienza inedita quanto fastidiosa per lui, considerato che fino ad allora non era mai entrato in quel nosocomio salvo il caso dovuto al fatto di andare a visitare amici o parenti ricoverati . Di conseguenza le visite presso lo studio del medico di fa321 miglia, giocoforza, si erano fatte sempre pi frequenti .

A questo punto ad Alfonso gli venne il sospetto che un "fiore" forse germogliava in qualche parte del suo fisico debilitato se quel dolore alla gamba si faceva, con il passare del tempo, sempre pi acuto e forte tale da farlo rischiare di cadere al minimo inciampo. Tanto vero che, per precauzione, quando si trattava di fare qualche passo in pi, si aiutava con un bastone. Di questo stato si rammaricava non poco considerato che, prima di quell'incidente, in casi normali, si imponeva di fare a piedi almeno quattro o cinque chilometri al giorno. Ora, con quel nuovo attrezzo da passeggio, cercava di darsi un'aria disinvolta, ma la gente, specie per chi lo conosceva, incontrandolo non poteva fare a meno di esprimere un atteggiamento di meraviglia prima e di compassione dopo, cosa che metteva Alfonso in uno stato di forte disagio . Via via che questo ormai "spazientito paziente" passava da un reparto all'altro dell'ospedale locale e raccoglieva i risultati di quelle visite, corredati spesso da radiografie, si recava dal suo medico per una diagnosi, quindi per poter iniziare una terapia ben mirata e il pi possibile risolutiva . Ormai quella stanza di attesa, l'anticamera dello studio del suo dottore, gli era diventata, ahim, familiare. Ci si ritrovavano ogni volta almeno una ventina di persone ad aspettare il loro turno: un'attesa che pi o meno durava sempre un'ora se non pi . Di solito Alfonso portava con s un giornale o un libro per superare la noia di quella seduta obbligata comunque per non avere la sensazione di perdere del tempo che lui, per sua natura, aveva considerato (e considerava ancora, nonostante il suo stato di pensionato perci libero dal suo abituale impegno professionale), un bene oltremodo prezioso . Una volta successe di dimenticarsi di prendere con s i suoi consueti materiali di lettura . A quel punto avvenne qualcosa di nuovo nell'ambito della messa in atto delle risorse del pensiero e della riflessione, suggerite dalle condizioni in cui il nostro si trovava in quel momento. Nel rendersi conto di tutte quelle persone che, come lui, si erano rassegnate ad aspettare, ad Alfonso venne allora 322 in mente di mettere in moto la capacit, del resto consueta per lui, diretta ad impegnare in qualche modo il suo meccanismo mentale, sollecitandolo ad un ragionamento che, in quel caso, aveva per oggetto proprio la comunit di venti persone in attesa d'essere ricevuta . Quella situazione fece ricordare ad Alfonso la stessa, di pirandelliana memoria, che appare descritta ne "L'uomo dal fiore in bocca", dove sono gli arredi che colpiscono l'avventore che si trova in attesa della chiamata dal medico. Solo che, in questo caso, non c'era da fare nessuna particolare constatazione sul fatto, come fa Pirandello, nel rendere vivo l'arredamento della stanza dove tutti ansiosamente aspettavano, poich le sedie di quell'ambiente, non erano altro che ordinario, banale e vile corredo in materiale sintetico, scrupolosamente di colore marrone, per dare magari l'idea del legno . Tutti seduti sul perimetro di questa stanza rettangolare, tutti con l'espressione assente o di chi si aspetta una cinica dichiarazione di condanna, sembrava a ognuno di far parte di una collana umana, messi tutti uno di seguito all'altro, con i gomiti a contatto (accomunati dall'ansia di un responso) come perle (si fa per dire) infilzate . Nonostante l'affollamento il silenzio regnava sovrano dal momento che ognuno pensava, probabilmente, alle questioni sue, in fatto di salute o, chiss, in merito a qualche altro grave problema personale . Ad Alfonso gli venne allora la voglia di rendersi conto, a proposito dei presenti, di che tipo di persone si trattasse: uomini e donne . Il suo sguardo allora si pos, volta a volta, in una panoramica a trecentosessanta gradi, su tutte quelle persone cercando di scoprire dalla fisionomia (alla maniera dell'esimio antropologo Cesare Lombroso) il loro carattere e la loro personalit . Il primo approccio doveva farsi attraverso la loro figura, la loro conformazione fisica. Poi sulla base dell' espressione di ognuno e sulle loro caratteristiche somatiche . Un dato che emerse immediatamente fu quello di rendersi conto che l'et degli astanti, met donne met uomini circa, non risultava inferiore ai sessanta anni. I vestiti che indossa323 vano

erano, per tutti, passati di moda da un pezzo. Quelli di qualcuno apparivano addirittura consunti anche se puliti . Inoltre i bastoni per sorreggersi abbondavano. Tanto che nel contenitore apposito vi erano parcheggiati pi bastoni che ombrelli, nonostante la stagione piovosa . Ma una cosa sconcertante per Alfonso si rivel quando lui stesso constat che tutte, ma proprio tutte, queste persone in attesa erano di aspetto brutto, alcune bruttissimo, deforme, certe addirittura apparivano disgustose e scostanti dalle smorfie che facevano, uomini e donne. (Capit che una volta Alfonso perse il turno arrivando poco pi tardi dell'orario. Una vecchia dall'aspetto orribile subentr di forza e lo redargu in malo modo: "Lei ha perso il posto", le disse con sprezzo "Ora dovr mettersi in fondo alla fila!") . Compiuta, dunque, questa constatazione in merito a come si presentavano i pazienti seduti in circolo, tutti pi o meno con scostanti fisionomie, ad Alfonso venne fatto di rifletterci e di ricamarci sopra secondo un suo particolare pensiero . Cos gli rest facile concludere: "Che le malattie si addicano ai brutti?" . A ripensarci bene in vita sua non aveva mai trovato in una sala di attesa di un medico un attore di bell'aspetto, n un attrice fra quelle di rara bellezza, comunque figure aggraziate, piacevoli a vedersi. Allora pens: "Se io ora son qui, fra questi orribili soggetti, vuol dire che anch'io appartengo, di certo, alla categoria che li accomuna: a quella dei brutti" . Ecco, dunque che un individuo come Alfonso, non riuscendoci a vedere allo specchio con notazioni somatiche irregolari, si pu accorgere, invece, dei difetti che ha, quando sebbene per gioco, come nella fattispecie, gli capita di applicare su di s questo sconcertante, tuttavia conseguenziale quanto legittimo sillogismo . Alfonso che non conosceva ancora il responso delle sue analisi, sper in cuor suo, nonostante la disperata situazione in cui si trovava, circondato e immerso in un ambiente da horror pieni, di appartenere, con un po' di buona volont e ricredendosi sul suo reale aspetto, tuttavia non certo da divo, alla categoria dei "belli"... e non per vanto, n per narcisismo ma per la sua intima, legittima consolazione . 324 COMPAGNI DI VIAGGIO Dario doveva partire per il Brasile dove era stato invitato per tenere un corso sulla storia d'Italia presso la Facolt di italianistica all'Universit di Rio de Janeiro . Ora era giunto all'aeroporto di Firenze dove avrebbe dovuto prendere l'aereo per Roma. Poi da l un Jumbo dell'Alitalia lo avrebbe portato a destinazione . Stava facendo la fila per le formalit d'imbarco, quando davanti a lui una bella, giovane ragazza color caffellatte si volse indietro sorridendo e salutando qualcuno che avrebbe dovuto trovarsi subito dietro a lui, o comunque sulla soglia della porta d'ingresso in quell'area. Che "avrebbe dovuto trovarsi" perch Dario, girandosi verso la direzione in cui si volgeva la ragazza, non vide nessuno . A chi erano diretti dunque quei saluti? Dario non se ne rese conto. Ma gli venne il dubbio che quella ragazza simulasse quella scena per farsi notare proprio da lui allo scopo di creare la possibilit di un approccio . Quando poi, terminate le formalit, Dario sal al piano superiore per recarsi al bar e si vide davanti ancora quella signorina, non ci furono dubbi che quei sorrisi misteriosi che ancora elargiva, mostrando una fila di denti bianchissimi, erano diretti proprio a lui (sebbene anche questa volta si guardasse intorno per rendersi conto se l vicino vi fosse stata un'altra presenza destinataria di quelle suadenti espressioni di accondiscendenza) . Da l ad attaccare subito discorso da parte di Dario, non certo insensibile di fronte alla bellezza femminile, fu cosa naturale e consequenziale . Come si usa fare in circostanze del genere Dario, avvicinandosi all'avvenente ragazza le chiese subito da dove venisse e dove si recasse. Lei candidamente le rispose che lavorava in un nightclub notturno di Firenze in qualit di entraineuse e che ora andava a far visita ai suoi genitori,

per una settimana, 325 a Rio de Janeiro. Poi sarebbe rientrata in Italia per riprendere il suo lavoro . Quando salirono in aereo diretti a Roma, Dario si accorse che al check-in i due viaggiatori erano stati destinati uno accanto all'altro. Pertanto il discorso continu con facilit durante il volo . Senonch Dario rest colpito e stupito dal comportamento della ragazza quando l'aereo decoll . Appena staccatosi da terra essa cominci ad urlare come se qualcuno la torturasse, con un tono di voce cos alto da attirare l'attenzione di tutti i passeggeri del piccolo aereo oltre che di qualche membro dell'equipaggio. A questo punto Dario cerc di assumere l'aria di chi non aveva niente a che fare con quella ragazza che gli sedeva accanto. Ma i passeggeri pi vicini a loro rivolsero lo sguardo anche su di lui, come fosse stato il suo accompagnatore, e con l'espressione di voler sapere da che cosa dipendesse quello strano atteggiamento e quella inconsueta, esagitata reazione della donna, che ad ogni brusco movimento dell'aereo irrompeva in un riso stranamente convulso, come se Dario, conversando con lei, le avesse raccontato qualche divertente barzelletta o qualche sagace battuta umoristica . Si trattava veramente di una forma di isterismo che cominci a preoccuparlo per la figura che stava facendo con i viaggiatori, i pi vicini, i quali pensavano che lui fosse un suo amico se non addirittura il suo uomo dal momento che durante questa crisi lei lo afferrava per un braccio stringendolo forte a s come a cercare protezione . L'atterraggio a Roma determin la stessa reazione del decollo. La strana ragazza urlava, urlava finch l'aereo non tocc terra e finalmente si ferm. A quel punto anche il suo stato di crisi, per fortuna, venne meno . Dario cap bene, allora, che la giovane mulatta, sapendo che si sarebbe comportata in quello strano modo, desiderava incontrare una compagnia tale da dargli una garanzia di fronte a chi avesse avuto dei sospetti su quel suo agitarsi durante il volo presa da chiss quali guai di carattere patologico. Tanto vero che, transitando per l'aeroporto di Roma, lei stette per 326 tutto il percorso a fianco di lui dando l'impressione di essere insieme. Vicino alla zona del gate per l'imbarco, con destinazione Rio de Janeiro, si sedettero in un bar per prendersi un caff offerto da lei. Ma erano gi le ore venti e si trattava di prendere posto nell'aereo per un volo che sarebbe durato tutta le notte . A Dario intanto cominciava a preoccupare il fatto di fare il viaggio (che durava dodici ore) insieme, a causa delle reazioni che aveva la ragazza durante il decollo, l'atterraggio e nel caso in cui l'aereo si fosse imbattuto con qualche turbolenza con perdite di quota improvvise. Cos che egli, che aveva avuto il posto accanto alla sua "amica inseguitrice", cerc di trovarne un altro chiedendo al personale di bordo se ve ne fosse uno libero in corrispondenza delle uscite di sicurezza dove esisteva un ampio spazio davanti ai sedili, utile per distendere le gambe . Dario fu accontentato, addirittura con la possibilit di utilizzare un posto accanto, restato vuoto, per potersi, eventualmente, sdraiare. Cos all'insaputa della sua accompagnatrice si sistem con la valigia a mano nel posto assegnato pensando di essersi liberato della sua occasionale, bella, s, ma del tutto sgradevole compagna di viaggio . Purtroppo questa operazione non valse a niente perch di l a poco si vide apparire davanti, con un addetto al personale di bordo, la "sua" ragazza la quale aveva chiesto a questo gentile inserviente, di rintracciare il "suo uomo". Felice e contenta per avere raggiunto il suo scopo, prese posto nel sedile che era restato libero, accanto a Dario. Il quale cominci a preoccuparsi per gli effetti che avrebbe prodotto il comportamento esagitato di lei . L'aereo dunque inizi a muoversi mentre tre componenti il personale di volo si sedettero nei ribaltabili proprio davanti a loro. Non appena l'aereo fu in fase di decollo la ragazza inizi, come di consueto, ad agitarsi e a urlare attirando l'attenzione di questi addetti all'assistenza di volo. L'imbarazzo di Dario lo fece decidere a raccontare in che modo si era incontrato con questa ragazza. Una volta che l'aereo fu in quota Bruno, avvicinandosi a loro, espose le ragioni

di quella compagnia 327 precisando di non conoscere affatto quella ragazza. Ma questi signori del personale di volo, esperti in casi del genere, misero al corrente Dario che quel tipo di reazioni erano tipiche di uno stato di astinenza da droga . La posizione di Dario si faceva ancora pi delicata e complicata. Stante la situazione e rassegnato a passare tante ore in compagnia della pur piacente ragazza, a quel punto volle sapere con pi dettagli quale fosse con esattezza il suo ruolo nel locale notturno dove essa lavorava, insomma notizie sulla sua storia quindi la sua decisione di trasferirsi dal Brasile in Italia . In Brasile era stata avvicinata per le sue eccezionali qualit fisiche da un "produttore procacciatore" italiano che, una volta colpito dalla sua avvenenza le propose di trasferirsi in Italia con un conveniente contratto di lavoro: cosa che le avrebbe consentito di guadagnare abbastanza e, con quei proventi, aiutare la famiglia povera che risiedeva in una favela di Rio de Janeiro. A quella proposta essa ader subito con piacere ed entusiasmo. E cominci il suo lavoro di entraneuse in un locale notturno nei pressi di Firenze . Da allora erano passati un paio d'anni quando i padroni del night-club le proposero di recarsi in Brasile per far visita alla sua famiglia. Il capo le avrebbe offerto un biglietto d'aereo andata e ritorno . Il bello fu che quando Dario le chiese di fargli vedere questo biglietto, si rese subito conto che esso era stato fatto per il viaggio di sola andata . Quando lo fece presente alla ragazza essa, resasi conto dell'inganno, cominci a blaterare contro il suo datore di lavoro indirizzandogli, con foga, le pi oscene parole. Anche perch lei non aveva soldi per pagarsi un biglietto di ritorno. Poi, dopo essersi sfogata, si calm anche dietro gli incoraggiamenti di Dario il quale la rassicurava che in qualche modo avrebbe trovato la possibilit di ritornare in Italia . Il fatto che la ragazza interpret le parole di Dario come se lui fosse disponibile per offrirle un aiuto. E allora, senza colpo ferire, prese l'ardita iniziativa di abbracciarlo e di darle un bacio prolungato sulla bocca. Poi cominci a lavorare con le mani, una volta stesa su di loro la coperta di ordinanza e 328 spente le luci direzionali, cercando di attivare il suo uomo . Ma lui, data la sua esperienza in fatto di donne e assai smaliziato, intu che questa ragazza si offriva per una prestazione, seppure scomoda, allo scopo di ottenere poi, incontrandosi comodamente nell'albergo dove lui sarebbe stato ospitato, un onorario utile per il viaggio di ritorno . Nonostante la piena disponibilit di questa donna, quindi la tentazione ad assecondarla data l'irresistibile attrazione che provocava con il suo bel corpo e il suo bel viso, Dario riusc a controllarsi e a non farne di niente . Un'altra brutta e inimmaginabile sorpresa per lui fu che, appena giunti a Rio de Janeiro, quando tutti i viaggiatori di quell'aereo si trovavano a fare la fila per il controllo dei passaporti, si avvicinarono, minacciosi, due poliziotti brasiliani, e, a colpo sicuro individuata la ragazza del night, le si presentarono davanti mettendole le manette e portandosela via. Poi le sequestrarono la valigia a mano da dove, una volta aperta, prelevarono una certa quantit di cocaina con grande meraviglia da parte di lei . In poche parole il capo del night aveva collocato all'insaputa delk ragazza quel materiale compromettente l dentro affinch essa non avesse pi la possibilit di ritornare in Italia. A causa del suo stato di cocainomane all'ultimo stadio e, oltretutto, affetta da AIDS, contratto nell'esercitare la sua professione, non poteva pi servire in alcun modo in quel locale dove lavorava . Probabilmente la ragazza aveva avuto il "ben servito" dal suo datore di lavoro, perch non pi idonea nel suo ruolo di intrattenitrice, addirittura col mettere in atto un cinico quanto deplorevole espediente della collocazione di droga nella valigia avvertendo poi la polizia brasiliana affinch la ragazza fosse arrestata, con l'accusa spacciatrice di droga, e rimanesse cos, senza appello, nel suo paese a scontare ingiustamente un reato che non aveva commesso .

329 ORTENSIA OVVERO LA RIVOLUZIONE TRADITA Trattamento Inizio anni '60 del secolo scorso . Siamo in Toscana nella zona del Chianti . Un'auto, un tipo di utilitaria, si inerpica su una vecchia e sassosa strada di campo . Resta inquadrato qualche squarcio di paesaggio tipico della zona: colline brulle solcate, pi in basso, da macchie di verde, comunque di terre incolte. Si notano anche gruppi di case abbarbicate in cima a un poggio: abbandonate. In fondo appare il paese di Radda . All'interno dell'auto un giovane (Luciano), che guida, ed una ragazza (Ortensia) parlano di cose banali ridendo e scherzando. Si capisce che stanno cercando un posto isolato per fare l'amore . Ad un certo punto la strada finisce e la macchina si ferma: i due giovani escono, fanno qualche passo fra l'erba alta, poi si fermano timorosi e un po' sorpresi: davanti a loro si presenta uno spettacolo desolante: quello di un villaggio completamente disabitato e fatiscente. Le erbe e le piante selvatiche sono cresciute tutto intorno e hanno assalito le vecchie mura di pietra. I rovi, come viscidi serpenti, sono penetrati strisciando sui pavimenti di mezzane sconnesse attraverso le porte esterne senza infissi... come se la natura volesse riprendersi ci che l'uomo aveva trasformato per le sue necessit . I due giovani, dopo un primo momento di smarrimento, si fanno coraggio. Ed la ragazza che avanza per prima verso quella che sembra essere la casa principale. Anzi la sicurezza che ora Ortensia pare dimostrare d l'impressione che quel luogo le sia familiare . I due giovani sono venuti qui per sentirsi soli, lontano dai rumori e dalla folla della citt . Fra questa desolazione, Ortensia riesce per un momento a 330 ritrovare se stessa. E felice perch ha la sensazione di trovarsi in uno stato di libert, isolata dal mondo. Ora gioca con il suo ragazzo sfuggendogli e mimando alcuni momenti che riportano alla mente scene avvenute un tempo in quella stanza che doveva essere la cucina data la presenza di un cadente caminetto, insomma una presenza di vita in quell'ambiente desolato. In un'espressione di brio riesce perfino a condizionare Luciano mettendo in evidenza, senza falsi pudori, le sue doti fisiche. Cos passano da una stanza all'altra. Quando arrivano a quella che doveva essere la camera da letto, Ortensia appoggia le spalle al muro come per riposarsi. Nello stesso momento la sua espressione cambia, si fa seria mentre dirige lo sguardo su Luciano, il quale le si avvicina lentamente con l'intenzione di darle un bacio. Lei lo evita con un movimento brusco dirigendosi a passi lenti verso la finestra. Si siede sul davanzale appoggiandosi allo stipite mentre il sole la illumina. Il suo sguardo fisso, lontano . Alla domanda di Luciano a proposito di questo cambiamento di umore, Ortensia risponde che tutta questa desolazione le ha procurato un senso di commozione e le ha fatto venire alla mente momenti di vita della sua famiglia cos come gli sono stati raccontati dai nonni e dai genitori . Ortensia, che ora vive in citt, proviene infatti dalla campagna. Cos racconta a Luciano, che per tante generazioni la sua famiglia vissuta nello stesso podere, nella stessa casa e nella stessa terra, in un rapporto di mezzadria con il padrone . Ora queste case sono vuote: Noi ora siamo in citt dove abbiamo la casa bene o male... chiss se fra altri cinquanta anni le case degli operai saranno di nuovo vuote come queste... quale sar il nuovo destino? . Luciano sta ad ascoltare ma non gli interessano questi pensieri. A lui interessa solo fare l'amore. Cos la prende per mano e la porta verso la stalla dove in terra c' ancora del fieno. Lei si lascia trascinare lentamente sempre in uno stato di incoscienza tutta presa dal ricordo . Ora sono nella stalla in ginocchio uno di fronte all'altro. Luciano comincia ad aprirle la camicetta mentre Ortensia non oppone nessuna resistenza presa com' da tristi riminiscenze . 331 Quasi in uno stato di trance a un certo momento Ortensia mormora: Pietro! . Ma non sono Pietro. Ortensia cara, sono Luciano.... Si sente (la voce di Ortensia) il nome di Luciano ripetere insistentemente sempre pi piano che si sovrappone al nome di Pietro .

Per Ortensia cos forte il ricordo di ci che le stato raccontato che le sembra ora di essere la protagonista di quei fatti, come se rivivesse la sua adolescenza che poi stata quella dei suoi familiari di sessanta, settanta anni prima . Nel ritorno indietro Ortensia si trova nel fienile insieme a Pietro, il giovane figlio sedicenne del padrone. Si baciano e si abbracciano. Lei (che ha solo tredici anni) mostra ingenuit e timidezza. Tuttavia non crede alle serie intenzioni e alle proposte di una vita insieme che le fa Pietro . Quando arriva il fattore con il suo calesse e si rende conto della presenza dei due ragazzi fa in modo che l'idillio si interrompa. Preleva il ragazzo e lo porta a casa . Ortensia fugge terrorizzata. Giunta ai piedi di un albero sulla cui corteccia conficcato un falcino, si riabbottona la camicetta, si riassetta i capelli con le forcelle, prende il falcino e si mette a tagliare il grano cantando sguaiatamente . Intorno vi sono alcuni componenti della famiglia intenti nello stesso lavoro. Sentono Ortensia cantare, alzano la testa e si guardano fra loro senza rendersi conto di cosa stia succedendo alla ragazzina . Ritorno alla realt pi recente . Ortensia cammina per le strade affollate di una citt (Firenze). Gianni, un operaio che lavora in una fabbrica di elettrodomestici, amico di lei, le si avvicina con la macchina e la invita a salire. Dopo uno scambio di battute di spirito Gianni fa posto ad Ortensia accanto alla guida e la conduce fuori dal centro della citt . Durante il breve viaggio in macchina il giovane rivolge alla ragazza alcune domande in merito agli impegni pi vicini cui 332 deve assolvere e sui programmi pi a lunga scadenza cui lei eventualmente ha pensato . Ortensia gli risponde che vorrebbe trovare un buon posto di lavoro (ora fa la baby sitter) ma afferma che l'esperienza che fino ad ora ha condotto stata negativa: ogni volta doveva avvilire la propria personalit cedendo al ricatto sessuale o politico o di altro genere . Gianni cerca di spiegarle che purtroppo questa la realt e che si deve affrontare con spregiudicatezza la risoluzione del primo problema: quello del lavoro per poi opporsi concretamente al sistema. E in queste condizioni che si pu iniziare una lotta efficace contro il potere. Dice Gianni che se le si presenter la possibilit di inserirsi dovr farlo ad ogni costo. La disoccupazione da noi non una condizione sociale ma un fenomeno della societ. Pertanto non si pu esercitare un'opposizione tangibile ed efficace contro il sistema, da quella condizione. Viceversa occorre trovarsi in un rapporto tale con il potere economico da poterlo condizionare mediante la lotta che interessi direttamente i mezzi e le strutture stesse di questo potere. Se il contributo per la democrazia e per il progresso si deve dare questo riguarda la maturazione della coscienza operaia, del resto in continua evoluzione fra le classi lavoratrici . Mentre Gianni parla, ad ogni frase gli ambienti cambiano . Dapprincipio la discussione avviene in auto; poi accanto alla balaustra di Piazzale Michelangelo; poi i una stanza senza arredi (solamente con qualche manifesto alle pareti) . Ortensia comunque dimostra scetticismo; essa non reagisce alle parole di Gianni e finisce per rimanere pensosa . La realt comunque quella di trovarsi senza un lavoro e senza una prospettiva incoraggiante . Il lavoro nei campi prima non mancava . Tutti sono occupati nella segatura del grano. Iniziando con il segno della croce i contadini mangiano sul campo. E mezzogiorno e il sole a picco. Il gruppo siede all'ombra di una grande quercia. Tutto intorno silenzio. Si sente solo il cinguettio degli uccelli, il canto delle cicale e la campana della 333 chiesa (lontana) che annuncia l'ora di mezzogiorno. La famiglia al completo: Nello, il capoccia, un uomo sulla cinquantina, austero e autoritario: ha pochissimi capelli; porta un paio di folti baffi calanti e con le punte girate all'ins . Suo fratello Dante un uomo tutto diverso: piuttosto magro, piccolo, taciturno .

La moglie del capoccia, Eugenia, con i capelli aderenti alla testa e legati con una crocchia, una donna sui quarantacinque anni, robusta, energica e infaticabile, sempre pronta a brontolare e a criticare il marito (per solo quando gli altri non possono sentire) . La mamma del capoccia, Dina, che ha ottanta anni, tutta piegata in due, ha abbastanza energie per lavorare ancora nei campi . Poi i tre figli del capoccia: Gino di ventotto anni, Nanni di ventiquattro e infine Ortensia di tredici anni . Mentre stanno per finire di mangiare sentono abbaiare il cane che fa la guardia alla casa. Qualcuno vuole andare a vedere chi arrivato, ma il capoccia rassicura tutti dicendo che si tratta del postino e che inutile correre a casa anche perch egli sar gi andato via e nessuno di loro pu essere in grado di leggere una lettera . Il postino ha lasciato la lettera e si allontana spingendo la bicicletta e canticchiando insieme a suo figlio (di sei anni) che lo segue correndo . Tutti riprendono a lavorare parlando fra loro di cose varie, a voce alta per sentirsi . Improvvisamente appare il fattore con il suo calesse sul vicino stradone. Quindi una volta disceso, si avvicina al gruppo comandando, con arroganza, di finire il lavoro di segatura per il giorno dopo . Uno dei fratelli, Nanni che nemmeno si era tolto il cappello per salutare (come fatto d'obbligo per i contadini), risponde con strafottenza che l'ordine sar eseguito solo se si allontaner la minaccia di un temporale. Il fattore risponde con parole offensive che per non fanno effetto su Nanni . Le mucchie, gi predisposte, vengono intanto portate sull'aia . 334 Mentre la famiglia al completo sta per rientrare a casa ( quasi notte), il cane, che legato, si mette a ringhiare improvvisamente. I contadini accorrono e vedono che la bestia ha azzannato le vesti di una vecchia: si tratta di una mendicante, una specie di medicastra che tutti cercano di tenere lontano perch dicono che faccia delle stregonerie e che porti disgrazia . Per non scacciarla accettano i suoi esorcismi contro il malocchio poi la congedano regalandole mezzo pane e alcune coppie di uova . Mentre ognuno assolve alle ultime faccende della giornata (la tavola gi apparecchiata) dalla finestra si vede un bagliore: la mucchia che era stata predisposta sull'aia in fiamme . Improvvisamente nasce una confusione generale: il capoccia da ordini convulsi mentre alcuni prendono i forconi altri tirano su l'acqua dal pozzo. Qualcuno maledice la visita della mendicante . Ma non c' nulla da fare con un secchio d'acqua per volta . Tutti cercano allora di controllare il fuoco chiudendo le porte della capanna e le finestre della casa . Non resta che guardare la mucchia, ormai isolata, che finisca di bruciare. Quando comincia ad albeggiare alcuni sono sempre l davanti ala cenere che fuma ancora . Si sente il gallo che canta . Ortensia si sveglia al suono del telefono: va a rispondere infilandosi in fretta la vestaglia . Si tratta del capo dell'ufficio assunzioni di una ditta al quale Ortensia aveva lasciato il numero di telefono. Lui dice che il direttore la vuol vedere per comunicazioni urgenti . Dopo un breve scambio di parole il colloquio continua nell'ufficio del direttore della stabilimento. (Questi lo stesso che interpreta la parte del fattore le cui proposte, in pratica, sono quelle di allacciare, per il momento, un rapporto di amicizia con la ragazza) . Di nuovo Ortensia a letto mentre si ha l'impressione che sia insieme ad un uomo . Suona il telefono . Ortensia si alza come aveva fatto prima (ora si vede che 335 sola) e va a rispondere: Gianni. Con lui scarica la sua rabbia raccontando il colloquio avuto con il direttore dello stabilimento .

A questo punto si apre un dialogo a tre: la ragazza che espone le proprie ragioni; Gianni che cerca di minimizzare il fatto; il direttore che, con ambiguit, sostiene la propria posizione mettendo in evidenza la sua autorit e il suo prestigio . In effetti il dialogo non altro che un monologo recitato da ogni personaggio: l'uno separato dall'altro; tutti e tre distanti fisicamente ma anche come modo di pensare . Inizia bruscamente una scena in cui un gruppo di contadini appaiono in processione, cantando, nei campi (rogazioni) per auspicare un buon raccolto. Essi seguono il prete (fra loro vi anche Ortensia) preceduto da un ragazzo, vestito da chierichetto, che porta una grande croce di legno . Il capoccia nota l'assenza di Nanni con un certo disappunto. Ma Nanni a caccia di frodo . Il fattore e un guardiacaccia, che avevano osservato da lontano la processione, uditi gli spari, si mettono alla ricerca della loro provenienza . Passano vicino a Nanni ma lui riesce a sfuggire alla loro vista . A casa, seduti attorno al grande tavolo in attesa di cominciare a consumare la cena, il capoccia redarguisce Nanni ed approfitta per fare il punto della situazione familiare. Dice che la famiglia non pu aumentare di troppe unit perch il padrone non lo consentirebbe e che, pertanto, avr diritto a sposarsi solo il figlio pi anziano, cio Gino . Ortensia intanto arriva in ritardo. Cos si arrampica sul tetto del pollaio per entrare dalla finestra di camera sua . Si spoglia ed entra dentro il letto . La mamma se ne accorge e, alla domanda del capoccia preoccupato dell'assenza della ragazzina, risponde che essa non si sente bene. Prende per un tozzo di pane, senza farsi vedere, e lo porta a Ortensia battendoglielo sulla testa e brontolandola. Lei si gira da una parte e mangia il pane piangendo . 336 Ortensia e Gianni passeggiano nei giardini . Lei triste: dice che forse per una donna la soluzione migliore quella di sposarsi per non essere pi dipendente dai genitori e per finire di preoccuparsi di trovare un lavoro. Un marito sar anche una sistemazione . Gianni del parere che, invece, il matrimonio limita la libert della donna e frena lo sviluppo della sua personalit . Ora Gianni e Ortensia sono in una libreria. Gianni sfoglia le pagine di un libro: "La donna sposata" di Lieta Harrison e dice: Vuoi sentire cosa pensano le donne sposate del matrimonio? e comincia a leggere (a pagina novanta): "Ili casa mi sento prigioniera. Gli schemi e le pianificazioni di mio marito mi uccidono. Mi sembra di essermi condannata da sola, con le mie mani ecc." . Poi Ortensia che prende il libro e legge altre frasi . Durante questa lettura si vedono le immagini di alcune donne, giovani e vecchie, che si giustappongono al senso delle frasi . Poi ancora Ortensia recita: "Il matrimonio e solo un modo per evitare liti con igenitori, per dare nome a i figli; la vita sessuale un 'altra cosa" . Nel castro il maiale si accoppia alla scrofa . Ortensia sta a guardare . In quel momento il prete con il chierichetto (il quale porta a fatica un paniere pieno di uova regalate dai contadini) si avvicina: deve benedire la casa in vista della Pasqua . Ortensia sale ad avvisare la mamma, entra nelle stanze e, in una camera, trova il fratello, ormai sposato, che fa l'amore con la moglie . La mamma, che era nella stalla, va in casa di corsa a mettere a posto, in fretta, alcune stoviglie di cucina . Il prete benedice, beve, prende ancora uova, raccomandando ai giovani sposi di assistere alla messa di Pasqua. Cos lascia un tesserino (polizzino) per ogni componente della famiglia in modo che durante la comunione, ognuno possa riconsegnarlo per controllare se tutti hanno

compiuto il proprio do337 vere di cristiani osservanti. Poi ritorna via benedicendo tutto ci che intorno alla casa compreso il porcile . Pasqua . In chiesa i contadini stanno in fila aspettando il turno per confessarsi . la volta della moglie di Gino . Dopo l'atto di contrizione comincia la confessione . Gino si avvicina un po' al confessionale e allunga il collo per cercare di sentire i peccati della moglie. Ma il prete se ne accorge e, scostando la tenda e urlando, impone al giovane contadino di fare una penitenza in ginocchio . Alla messa, dove presente anche il fattore, durante la comunione ognuno consegna in un piattino (portato dal chierichetto che segue il prete) il proprio tesserino . Ortensia ne consegna due: il suo e quello di Nanni che non voluto andare in chiesa . Suonano le campane . Mentre la gente entra in chiesa Gianni, seguito da Ortensia, esce di corsa. Protesta perch stato ingannato: lei diceva di voler vedere le opere d'arte, poi invece stava per cominciare la messa.. . Gianni finalmente spiega ad Ortensia qual la sua opinione nei confronti della religione . Comincia un dialogo fra cinque persone: Gianni che parla dell'influenza negativa in merito al concetto di famiglia cos come sostiene la Chiesa . Il prete che fa la sua predica in chiesa . Ortensia che interviene come se rispondesse sia al prete che a Gianni . Due fedeli, che assistono alla predica, abbastanza giovani (uomo e donna) che parlano dei fatti loro . Le varie affermazioni, intrecciandosi, dimostrano alla fine, che il prete (ovvero la Chiesa) non risponde affatto agli interrogativi e ai problemi di carattere sessuale e del comportamento della donna nella societ moderna ma che tuttavia pu disporre sempre di un uditorio (i due giovani sposi) che per abitudine, per disimpegno e per tradizione saranno sempre 338 presenti e disponibili anche se distratti, anche se vacui . Ortensia interviene con monosillabi e, pi che altro, cerca di apprendere, di capire . Il discorso a cinque passa attraverso vari argomenti: dagli anticoncezionali, al divorzio, all'aborto. Alla fine Gianni dice: Lo sai? L'aborto, che praticamente costituisce l'unica alternativa possibile alle deficienze nel merito della ricerca sugli anticoncezionali, vietato a livello pressoch mondiale?' . E Ortensia: S... s, lo so. Ma so anche che l'aborto attuato in clinica, con l'assistenza medica dovuta molto meno rischioso di un parto' . Intanto il prete: ... Voi giovani spose che presto sarete madri sappiate che il bimbo che gi portate nel vostro grembo ha gi una vita, ha gi un cuore, ha gi un'anima . La giovane sposa sussurra al suo compagno: A proposito di cuore, caro; la notte ti batte cos forte che sembra quello di un cavallo! . E lui: Approfitter stasera durante la festa del nostro caro professore per un esame cardiologico . Gianni continua: Il rischio proprio nelle condizioni in cui la donna costretta ad abortire, dovendo abortire illegalmente . Improvvisamente si sentono dei muggiti. I contadini scendono di corsa nella stalla: la vacca sta per figliare . Nanni prende un pezzo di balla e, afferrato il vitello che sta per nascere, cerca di tirarlo fuori per la zampa . Anche la giovane moglie di Gino si mette ad aiutare coadiuvata da Ortensia . Il capoccia impartisce gli ordini su come procedere . Il vitello nasce morto .

Nanni e la giovane sposa si guardano dapprima angosciati. Poi lo sguardo di lui si fa pi insistente: ha un'espressione di desiderio. La donna se ne accorge dimostrando compiacenza . Il fattore con il calesse (accanto a lui c' Pietro), incrocia il 339 carro che porta la famiglia nei campi a lavorare . Ha saputo del vitello nato morto, perci indirizza loro parole di biasimo. Poi, rivolgendosi a Nanni, dice di avere lasciato nella loro casa alcuni uccellini vivi che lui ha fatto prendere dai nidi perch a qualcuno non venga voglia di andare a caccia. (Con questo discorso il fattore fa capire che sa tutto sulle sortite di Nanni a caccia di frodo). Mentre il capoccia si profonde in ringraziamenti ed ossequi, il fattore si allontana incitando il cavallo . Nanni, che ha capito il gesto polemico del fattore, protesta con i suoi familiari, fino a che, brandendo una falce, scende dal carro e si mette a correre all'impazzata verso la direzione presa dal fattore. Ma il calesse ormai lontano. Allora, preso dall'ira, taglia con veemenza tutto ci che trova davanti . Lo nota un pastore che passa di l con il suo gregge di pecore . A furia di zig-zagare per i campi a salti ed urla, giunge nei pressi di casa. Il suo furore sembra ora placarsi. Ha un attimo di esitazione . Sente gli schiamazzi degli animali nell'aia e la voce della cognata la quale si difende dal gatto che vuol prenderle gli uccellini vivi che ha in mano . La donna sale in casa, chiude la porta e si mette ad uccidere gli uccellini schiacciandogli il capo con la pressione delle dita . Nanni si dirige deciso, con la stessa rabbia di poco prima, verso la casa. Apre la porta di colpo. Fissa morbosamente la donna la quale, lasciati gli uccellini, indietreggia un po' appoggiandosi al tavolo . Nanni l'afferra e la bacia sul collo . Lei gli sfugge ma poi cede ai desideri di lui . Mentre fanno all'amore il gatto mangia gli uccellini, quindi si sente il rumore dei campanacci delle pecore che passano vicino all'aia . mattina presto . Sta sorgendo il sole dietro le ciminiere che gi cominciano a fumare. Il paesaggio plumbeo per il fumo e la caligine. Si sente il fischio di un treno . 340 Gianni si alza dal letto e, sonnecchiando, entra nel bagno . Si lava, si veste con la tuta da lavoro, poi va in cucina dove la mamma, che sta seduta e con lo sguardo assente, ha gi preparato il caff . L'appartamento ha caratteristiche popolari, tipiche dei quartieri operai di periferia . Gianni saluta la mamma ed esce . Ora siamo nell'appartamento del capo reparto della stabilimento (stesso interprete del capoccia) . La moglie che dorme con lui lo sveglia brontolando. Dice che se non fosse per i figli l'avrebbe gi abbandonato; che lei ha tutto il peso della casa sulle spalle; che solo una serva e che le piacerebbe anche a lei avere una "moglie"... Lui la interrompe dicendo: Per fare l'amore? . No, risponde lei, per farmi da serva! . Poi il monologo della moglie continua, interrotto solo, ogni tanto dal marito che interviene in tono polemico . I movimenti di lui sono gli stessi di quelli di Gianni: quando si alza, quando si lava, quando si veste. evidente per che la casa ha un aspetto migliore anche se arredata con cattivo gusto . In camera ben visibile un'immagine sacra . Gianni alla catena di montaggio. Lavora ma il suo pensiero si traduce in un monologo sulle condizioni operaie, sulle conquiste sociali che si propone la classe operaia, sulle lotte in corso e su quelle future; infine sulla conquista del potere che potr avvenire anche mediante una lotta armata .

La donna di servizio apre le tende della finestra della camera del direttore dello stabilimento. La camera invasa dalla luce. Ormai giorno . II direttore, lavandosi e vestendosi, compie gli stessi movimenti dei personaggi precedenti (Gianni e capo reparto) ma in in ambiente signorile . Continua il monologo di Gianni alla catena di montaggio sulla condizione operaia . Ortensia consegna un paniere di fichi al fattore: una pri341 mizia di stagione . L'uomo, che si alzato da poco ed in vestaglia, comincia a farle i complimenti. Quindi si dirige verso un armadio da dove estrae una sottoveste di seta molto elegante e pregiato . Si avvicina alla ragazza e fa per provarglielo, per vedere se l'altezza giusta (facendole capire che lei gi adulta) . La porta davanti allo specchio cercando di accostarle meglio l'indumento al corpo . Ortensia accenna a sorridere pudicamente . Quindi il fattore toglie alla ragazza il fazzoletto che porta in testa e, sempre stando davanti allo specchio, cerca di sistemarle i capelli . Ortensia si guarda con pi curiosit ed lei stessa, ora, a pettinarsi piano piano . in piedi al centro del salotto: ha in braccio la sottoveste ed con i capelli sciolti . Il fattore le gira intorno ammirandola. Poi prende un fico dal paniere, l'apre con il coltello, dividendolo, e se lo mangia con gusto offrendo l'altra met ad Ortensia che lo rifiuta . Il fattore fissa morbosamente la ragazza la quale, prima risponde con uno sguardo carico di paura, poi di timore riverenziale. Fino a che abbassa la testa in segno di rassegnazione e di sottomissione . Ora l'Ortensia nel suo stato attuale nella sua camera da letto. Si guarda allo specchio ed abbassa la testa, pi disperata che rassegnata. Si alzata in quel momento ed ha indosso solo il sottabito . Davanti allo specchio del vecchio canterano si pettina senza interesse e distrattamente . Sul ripiano del mobile vi sono degli oggetti: forbici (grandi), smalto per le unghie, cofanetto e spazzola per i capelli . Con un gesto della mano rovescia inavvertitamente la bottiglietta dello smalto . Prende le forbici, le gira, le guarda, le apre.Poi le dirige verso di s; le pulisce con il dito indice, le accarezza . Lo smalto rovesciato (di colore rosso) gocciola in terra dal ripiano del mobile . 342 Ortensia con mossa rapida prende le forbici e si taglia, con rabbia, tre quattro ciuffi di capelli: poi si lascia cadere a terra sul tappeto . Si contorce, ansima, si straccia il sottabito rimanendo nuda . Poi lentamente si rilassa . Il suo sguardo, in soggettiva, diretto sul soffitto quindi sulle pareti della camera fino a che, in carrellata, si scopre il volto del direttore della fabbrica . Dalla camera di Ortensia si passa cos direttamente all'appartamento del direttore . Si capisce che i due hanno fatto l'amore . Lui contento di avere vicino la ragazza e che lei abbia capito, finalmente, che era importante accettare il suo invito a casa per parlare e conoscersi meglio . Le offre delle frutta candita che Ortensia rifiuta con il solo cenno della testa . Quindi continua il discorso mettendo in evidenza la sua posizione di responsabilit e chiarendo la sua opinione (chiaramente reazionaria) in merito al ruolo subalterno degli operai quindi mettendo in chiaro le qualit dei padroni . Le sue parole hanno anche un evidente sottofondo paternalistico . Ortensia continua a stare avanti a lui, distesa in terra, con lo sguardo assente . Durante queste dichiarazioni si vede ancora Gianni alla catena di montaggio il quale, nel suo monologo, risponde energicamente (o come se rispondesse) alle posizioni del direttore, fino a che, in un vero e proprio dialogo a due, sempre pi serrato e in crescendo, Gianni dimostrer di

essere, a(come parte della classe operaia) il solo garante della progressiva conquista dei diritti che spettano ai lavoratori e della vittoria nella rivoluzione . Alla fine, al posto del volto di Gianni che lavora alla catena si vedono i volti di due, tra quattro lavoratori; di venti (mentre escono dalla fabbrica), di cento, di mille e cos via (mentre partecipano ad una dimostrazione) . Su queste immagini la voce di Gianni continua sempre pi decisa a scandire, in contrapposizione al discorso che il di343 rettore fa ad Ortensia, i punti essenziali per la strategia della lotta di classe. (Qui il motivo musicale incalzante dovr essere ripetuto nella scena che seguir in cui il calesse del fattore, dopo gli spari prender a correre all'impazzata per la strada di campo) . Ortensia, che ha fatto l'amore per la prima volta, ancora distesa sul tappeto. Il fattore finisce di vestirsi . Ora la ragazza torna a casa. quasi notte . Esce di corsa dalla villa attraversando il cortile verso il cancello . Il guardiano, un vecchietto decrepito, la guarda meravigliato, poi volge lo sguardo verso la finestra della villa dove appare l'ombra del fattore . Ora l'uomo, attraversando la stanza, nota il sottabito che aveva regalato ad Ortensia: abbandonato su una sedia. Lo prende e lo ripone nell'armadio . Sull'aia c' la famiglia al completo. Oltre al postino (con il figlio piccolo) ed al pastore, tutti intenti a sgusciare il granturco . Il postino intona lo stornello "dell'Usignolo" (popolare nelle campagne toscane); vicino c' il fiasco del vino e due bicchieri. Il figlio ogni tanto lo interrompe: vuole andare a casa.. . Il pastore cerca di seguire il motivo che canta il postino il quale occhieggia, contraccambiato, la giovane moglie di Gino . Finisce la canzone e tutti applaudono . Ortensia si avvicina al gruppo mentre il capoccia le chiede se i fichi sono stati graditi dal fattore . Il postino intanto discute con il figlio . La nonna parla con la moglie del capoccia sulle disgrazie accadute a chi si diverte ad ammazzare i gatti . Gino, rivolgendosi alla moglie (che non l'ascolta tutta presa dagli sguardi vogliosi del postino), dice che l'acqua del pozzo non buona perch proviene dal tetto dove vi sono alloggiati i piccioni . Nanni si alza a va a fare un complimento al cane. Poi prende il fucile e si mette a pulirlo, ma in effetti lo accarezza . Ortensia sale in casa, entra nella sua camera e si getta boc344 coni sul letto mentre fuori continuano le discussioni e le chiacchiere . Ortensia ora nel villaggio disabitato (lo stesso dell'inizio del racconto), muta, attonita. Si ha l'impressione che sia sola (senza Luciano: il compagno occasionale); si vede solo dalla vita in alto: nuda. Il pensiero la riporta ancora indietro . Ortensia seduta sul suo letto. La mamma del capoccia, che in camera con lei, dorme. Anche tutti gli altri dormono . Ortensia si alza piano piano, si veste, avvolge alcune cose in un grande fazzoletto e si cala dalla finestra attraverso il tetto del pollaio . Mentre il cane abbaia, Ortensia sparisce nella notte . Il postino legge gli ultimi brani di una lettera che ha inviato Ortensia e che si fatta scrivere da un'altra persona (lei analfabeta). Essa dice di non starla a cercare perch ha scelto di vivere da sola, di arrangiarsi da sola con la speranza di migliorare le sue condizioni e di trovare finalmente, attraverso la libert, la forza di organizzare la sua vita in modo diverso. * Mentre alcuni familiari stanno ad ascoltare il postino, seduti sulla scala, il fattore arriva sull'aia con il calesse .

Tutti si alzano in piedi e lo ossequiano . Chiede se c' Nanni: gli vuole dare una buona notizia. Cio gli vuol dire che ora autorizzato a sposare dal momento che, dopo la fuga di Ortensia, manca una donna in casa . Ma gli rispondono che Nanni a caccia . Cos il fattore riparte . Il calesse procede al trotto attraverso gli stradoni di campagna: Nel momento in cui la strada comincia a costeggiare il bosco si sentono due colpi di fucile . Il cavallo si impenna e si mette a correre all'impazzata . Il calesse entra nel cortile della fattoria e si ferma . Il sangue gocciola in terra. Il fattore stato assassinato . Ortensia sola e nuda nel villaggio abbandonato dove si era recata all'inizio con Luciano . 345 Cammina piano piano attraversando le stanze vuote e fatiscenti . Sui muri vi sono alcune scritte: una completa desolazione . Si sente dall'interno al voce di Luciano che chiama Ortensia; dapprincipio a bassa voce poi con un tono pi alto . Lei sembra non sentire . Ortensia ora sulla soglia di una porta-finestra dove non c' alcuna protezione . Luciano arriva e fa appena in tempo a vedere la ragazza cadere nel vuoto . Ortensia, precipitata dall'alto sul selciato. morta: ha la testa piena di sangue . Il richiamo di Luciano si trasforma in urlo di disperazione . Luciano fugge per la campagna deserta gridando: aiuto, aiuto . La voce si perde nella lontananza . Rimane il villaggio disabitato dove ora tutto intorno silenzio . L'erba, alta, ondeggia al vento . 346 Indice Amore mio bello e altre storie di amorosi sensi 9 . CAPITOLO PRIMO 16 . CAPITOLO SECONDO 24 . CAPITOLO TERZO 32 . CAPITOLO QUARTO 40 . CAPITOLO QUINTO 47 . CAPITOLO SESTO 53 . CAPITOL SETTIMO 60 . CAPITOLO OTTAVO 67 . CAPITOLO NONO 74 . CAPITOLO DECIMO 82 . CAPITOLO UNDICESIMO 89 . CAPITOLO DODICESIMO 96 . CAPITOLO TREDICESIMO 105 AMORE NON AMORE 116 AMORE A TEMPO DETERMINATO 122 LA VENDETTA 134 UN'OCCASIONE PERDUTA? 152 LA DETERMINAZIONE 162 LA NEMESI 169 IL RISARCIMENTO 182 L'HAREM 222 DUE OCCASIONI MANCATE 227 ONESTA O PROSTITUTA? 231 ATTRICE AD OLTRANZA 236 IL PRETE BELLO 241 FEMMINISTE 245 INCONTRI SBAGLIATI 248 ANDARE IN CARRIOLA 248 CON LA MADRE E LA FIGLIOLA 252 MORIRE D'AMORE 256 IL CORAGGIO DI NON AMARE 260 AMICI PER (FARTI) LA PELLE 264 AL CINEMA DI UNA VOLTA 266 LA BELLA "FRANCESINA" 270 UN CASO PATOLOGICO 275 DUE CONTRO UNO 279 SATYRICON DOMESTICO 283 LA RAGAZZA DELL'AMICO 287 AMORE A TASTO 291 VOCE DAL SEN FUGGITA.. . 295 COLPO A TRE 298 KAPO 2000 304 CRISI RELIGIOSA 307 SOGNI 313 OLIVE VIVE 317 IL BACILLO KAMIKAZE 321 L'UOMO DAL FIORE

ADDOSSO 325 COMPAGNI DI VIAGGIO 330 RIVOLUZIONE TRADITA Albatros

ORTENSIA OVVERO LA

Potrebbero piacerti anche