Paolo utilizza l’immagine del “profumo” o dell’“odore” sia in un senso cristologico, ecclesiale e quindi
apostolico che propriamente sacrificale e cultuale. Ne parla soprattutto nella corrispondenza con i corinti e
con i filippesi: 1 Cor 12,17; 2 Cor 2,14ss; Ef 5,2; Phil 4,18. In 2Corinti scrive, parlando della sua ansia subita a
Troade:
Siano rese grazie a Dio, il quale ci fa partecipare al suo trionfo in Cristo e diffonde per mezzo nostro il profumo
[osmé] della sua conoscenza nel mondo intero! Noi siamo infatti dinanzi a Dio il profumo [eyodía] di Cristo fra
quelli che si salvano e fra quelli che si perdono; per gli uni odore [osmé] di morte per la morte e per gli altri
odore [osmé] di vita per la vita. E chi è mai all' altezza di questi compiti?
Paolo considera profumo in grado di profumare il mondo, la conoscenza di Cristo che lui propaga attraverso
la proclamazione del vangelo. Questo è il suo sacrificio cultuale: l’offerta di un mondo pagano che crede in
Cristo, e non soltanto un mondo condizionato dal giudaismo o dalla filosofia greca. Utilizza termini cultuali
in Filippesi 4,18
Adesso ho il necessario e anche il superfluo; sono ricolmo dei vostri doni ricevuti da Epafrodìto, che sono un
profumo di soave odore [osmèn eyodías], un sacrificio accetto e gradito a Dio.
Recentemente è stato pubblicato da di Giuseppe Caffulli un articolo di archeologia biblica che può fare da
sfondo contestuale a queste idee di Paolo sul profumo e sulla necessità di esserlo per il mondo, per esserlo
cultualmente per Dio.
Una delle ampolle recentemente rinvenute dagli archeologi della Custodia di Terra Santa in un ninfeo del I secolo d.C. a Magdala. (foto G. Caffulli)
Preziose ampolle in terracotta e in vetro finissimo, contenenti quello che potrebbe rivelarsi come il
«profumo della Maddalena», l'unguento usato per ungere i piedi di Cristo. La notizia del ritrovamento
arriva dal sito archeologico di Magdala, sulla riva occidentale del lago di Galilea (o di Tiberiade), dove sono
impegnati da diversi anni gli archeologi dello Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme.
Nel complesso termale compreso nella più vasta area archeologica di Magdala è stato rinvenuto un ninfeo
del I secolo d.C. che ha restituito agli studiosi materiale di grandissima importanza: «In una piscina
sovrastata da un arco e colma di fango - spiega padre Stefano De Luca, il direttore degli scavi - abbiamo
trovato piatti e coppe in legno, oltre ad altro materiale risalente al più tardi al 70 d.C. Piatti e tazze di legno
erano probabilmente l'equipaggiamento dei soldati romani, il che dice molto sulla vita della città a quel
tempo. Il ninfeo, come il resto del complesso termale, era in uso ai tempi di Gesù e venne distrutto dalla
campagna di Tito Vespasiano nel 66-67 d.C.. Sul livello di distruzione è stato ricavato nel III secolo un
secondo pavimento che ha salvato il materiale coperto dalla demolizione. Il ritrovamento di oggetti in legno
è eccezionale, visto il contesto di Madgala, una zona umida affacciata sul lago di Tiberiade».
Oltre alle tante suppellettili rinvenute, che gettano nuova luce sulla vita quotidiana di Magdala nel I secolo
(secondo lo storico Giuseppe Flavio la città contava a quel tempo oltre 40 mila abitanti ed era il centro
nevralgico della regione), gli scavi della campagna condotta dall'archeologo francescano hanno portato alla
luce qualcosa di davvero unico. «Sul fondo delle piscine frequentate dalle donne, con scalini e banchi lungo
le mura, abbiamo trovato una quantità di suppellettili femminili: oggetti per i capelli, per il trucco, spille...
Le particolari condizioni del sito, riempito di fango, ci hanno permesso la repertazione di oggetti davvero
straordinari, come alcuni unguentari intatti e sigillati, contenenti ancora materia grassa. Noi pensiamo che
si tratti di balsami e profumi. Se l'analisi chimica lo confermerà, potrebbero essere i profumi e i balsami
analoghi a quelli che la Maddalena o la peccatrice del Vangelo usarono per ungere i piedi di Cristo».
L'identificazione della peccatrice che lava e unge i piedi di Cristo (Lc 7,37-50) con la Maddalena non è certa
ed è tardiva. Dai Vangeli sappiamo solamente che Maria chiamata la Maddalena, era la donna «dalla quale
erano usciti sette demoni» (Lc 8,2). La Maddalena appartenne fin dagli inizi al gruppo delle discepole
itineranti che seguivano Gesù. Nel racconto giovanneo la troviamo menzionata sotto la croce insieme alla
«madre, la sorella di sua madre, Maria di Cleofa » (Gv 19,25). La Maddalena è quindi certamente «presso la
croce di Gesù» ed è la prima a recarsi al Sepolcro dove vede e riconosce Cristo risorto da morte. Alla
Maddalena Gesù si rivolge chiamandola per nome: «Maria!» e a lei affida l'annuncio della resurrezione.
«La scoperta degli unguentari di Magdala ha comunque una grandissima importanza - spiega padre De Luca
-. Se anche non fosse la Maddalena la donna che ha unto i piedi del Cristo, abbiamo tra le mani i "prodotti
cosmetici" del tempo di Gesù. È insomma molto probabile che la donna che ha unto i piedi di Gesù abbia
usato proprio questi unguenti, o prodotti comunque simili per composizione e qualità organolettiche».
Ora le ampolle con il «profumo della Maddalena» sono state affidate ai laboratori di un'importante
università italiana e non si esclude di poter arrivare a riprodurre chimicamente i balsami e gli unguenti in
uso al tempo di Gesù. (www.terrasanta.net - Nel numero di gennaio-febbraio 2009 del bimestrale
Terrasanta si tornerà più diffusamente sull'argomento).