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neutrino una particella elementare. Ha spin 1/2 e quindi un fermione.

e. Recenti esperimenti (vedi Super-Kamiokande) hanno mostrato che ha una massa, seppur molto piccola (da 100.000 a 1 milione di volte inferiore a quella dell'elettrone, col valore pi probabile intorno a 0,05 eV/c2). I neutrini non hanno carica elettrica n carica di colore, interagiscono solo attraverso la forza nucleare debole e la forza di gravit, ma non sentono l'interazione nucleare forte o la forza elettromagnetica. Il nome neutrino fu coniato da Enrico Fermi come diminutivo del nome di un'altra particella neutra, il neutrone, molto pi massiva.

Il neutrino nel Modello Standard


Poich il neutrino interagisce debolmente, quando si muove attraverso la materia le sue possibilit di interazione sono molto piccole. Occorrerebbe un ipotetico muro in piombo spesso un anno luce per bloccare la met dei neutrini che lo attraversano. I rivelatori di neutrini di solito contengono centinaia di tonnellate di materiale, costruito in modo tale che pochi atomi al giorno interagiscano con i neutrini entranti. In una supernova collassante, la densit del nucleo diventa abbastanza alta (1014 g/cm) da intercettare parte dei neutrini prodotti. Esistono tre tipi differenti di neutrino: il neutrino elettronico e, il neutrino muonico e il neutrino tauonico , in diretta relazione rispettivamente con i leptoni del modello standard (elettrone, muone e tauone). La gran parte dell'energia di una supernova collassante viene irradiata in forma di neutrini, prodotti quando i protoni e gli elettroni del nucleo si combinano a formare neutroni. Questa reazione produce un flusso considerevole di neutrini. La prima prova sperimentale di questo fatto si ebbe nel 1987, quando vennero rilevati i neutrini provenienti dalla supernova 1987a.

La massa dei neutrini e le sue conseguenze


Nel Modello Standard (MS) i neutrini sono ipotizzati esistere privi di massa. Tuttavia, esperimenti recenti suggeriscono che ci sia falso. Infatti, flussi di neutrini possono oscillare tra i tre autostati di interazione, in un fenomeno conosciuto come oscillazione dei neutrini (che fornisce una soluzione al problema dei neutrini solari e a quello dei neutrini atmosferici). Questo, inevitabilmente, induce a modificare il MS, introducendo dei termini nuovi per soddisfare la richiesta che i neutrini siano particelle dotate di massa[1][2]. Alcuni anni fa si pensava che i neutrini potessero essere ritenuti responsabili per la materia oscura, ma con l'attuale conoscenza della loro massa possono contribuire solo per una frazione insignificante.

Scoperta del neutrino

L'esistenza del neutrino venne postulata nel 1930 da Wolfgang Pauli per spiegare lo spettro continuo del decadimento beta. Fu studiato anche da Enrico Fermi nel 1934 ma scoperto solo 22 anni dopo, nel 1956, dai fisici Clyde Cowan e Fred Reines nel corso di un esperimento eseguito al reattore a fissione di Savannah River, che mostr reazioni indotte proprio da neutrini liberi. L'interesse di porre tutto l'apparato presso questo tipo di reattore che esso una fonte molto importante di antineutrini: durante la fissione nucleare si sviluppano molti neutroni, i quali decadono emettendo antineutrini.

L'apparato sperimentale era costituito da un bidone di 200 litri d'acqua mescolato a cloruro di cadmio, in modo da poter sfruttare la reazione inversa del decadimento del neutrone:

con creazione di un neutrone e di un positrone. Data la scarsa sezione d'urto del processo chiaro che serve una grande quantit di protoni (cio di acqua) per avere un segnale utile. Il positrone si annichila con un elettrone presente nell'apparato, dando luogo a due fotoni di energia pari alla massa della particella; il neutrone prodotto viene moderato dall'acqua e assorbito dal cadmio, il quale, dopo l'assorbimento, si trova in uno stato eccitato ed emette, quindi, un fotone. Il segnale ricercato, quindi, composto da due fotoni di energia uguale (0,511 MeV), seguiti da un fotone di energia molto maggiore a breve distanza di tempo. L'alto flusso disponibile permetteva di avere due rivelazioni all'ora ed il fondo calcolato per questo esperimento era molto minore di questo valore. L'esperimento si rivel, quindi, concludente.

Rivelatori di neutrini
Esistono diversi tipi di rivelatori di neutrini. Ogni tipo consiste di grosse quantit di materiale (necessarie a causa dell'elevata penetrativit dei neutrini) posto in cave sotterranee che hanno lo scopo di schermare la radiazione cosmica.

I rivelatori al cloro consistono di serbatoi riempiti di tetracloruro di carbonio (CCl4). In questi rivelatori un neutrino converte un atomo di cloro in uno di argon secondo la reazione

Il fluido viene periodicamente purgato con dell'elio che rimuove l'argon. La quantit di atomi di Ar prodotta viene misurata tramite l'attivit radioattiva del gas estratto (l'isotopo 37 dell'argon decade in cloro con un'emivita di 35 giorni). Lo svantaggio di questi rivelatori consiste nel fatto che non possibile determinare la direzione del neutrino incidente, n la sua energia: l'unica informazione il flusso medio, per di pi su periodi dell'ordine del mese. Fu il rivelatore al cloro di Homestake, South Dakota, contenente 520 tonnellate di CCl4, che rilev per primo il deficit di neutrini

provenienti dal sole e port al problema dei neutrini solari. Questo tipo di rivelatore sensibile solo ai neutrini elettronici e. L'energia di soglia della reazione utilizzata in questi rivelatori (la minima energia che il neutrino incidente deve possedere per essere rivelato) pari a 814 keV.

I rivelatori al gallio sono simili a quelli al cloro dal punto di vista del funzionamento, ma pi sensibili ai neutrini a bassa energia. Si basano sulla reazione

Anche in questo caso non si ottengono informazioni sulla direzione del neutrino. Tra questi rivelatori vale la pena di citare quelli utilizzati nell'esperimento GALLEX, poi diventato GNO, realizzato in Italia nei Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell'INFN, situati nel traforo del Gran Sasso d'Italia.

I rivelatori ad acqua pura come il Super-Kamiokande contengono una grande massa d'acqua, circondata da rivelatori di luce detti "tubi fotomoltiplicatori". In questi rivelatori, il neutrino trasferisce parte della sua energia ad un elettrone, che in seguito all'urto si muove pi velocemente di quanto faccia la luce in acqua (ma in ogni caso non pi velocemente della luce nel vuoto). Questo genera una emissione ottica (in luce visibile), conosciuta come radiazione erenkov che pu essere rivelata dai tubi fotomoltiplicatori. Questo rivelatore ha il vantaggio che il neutrino viene registrato in tempo reale ed possibile raccogliere informazioni sulla sua traiettoria, andando a costruire una vera e propria mappa del cielo visto in neutrini. Fu questo tipo di rivelatore che registr il flusso di neutrini provenienti dalla Supernova 1987a. Questo rivelatore sensibile a tutti i tipi di neutrino, anche se con sezioni d'urto diverse (maggiori di un fattore 6 per i neutrini elettronici rispetto agli altri). Uno svantaggio di questa tipologia di rivelatori consiste nell'elevata soglia (circa 5 MeV) in energia, dovuta all'impossibilit di rivelare l'emissione da elettroni colpiti da neutrini d'energia troppo bassa. I rivelatori ad acqua pesante usano tre tipi di reazione per rivelare i neutrini. La prima la stessa dei rivelatori ad acqua pura. La seconda implica la collisione del neutrino con un atomo di deuterio, con il conseguente rilascio di un elettrone. Nella terza il neutrino spezza in due l'atomo di deuterio. I risultati di queste reazioni vengono rivelati dai "tubi fotomoltiplicatori". Questo tipo di rivelatore opera al Sudbury Neutrino Observatory ed in grado di rivelare tutti e tre i tipi di neutrino. L'esperimento OPERA invece si prefigge lo scopo di osservare direttamente il fenomeno di oscillazione (Neutrino Appereance) di neutrini di tipo muonico in neutrini di tipo tauonico . I neutrini muonici vengono prodotti dal progetto CNGS presso il CERN di Ginevra (Svizzera) ed inviati verso il sito dell'esperimento OPERA ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso. L'esperimento composto da due supermoduli formati da un bersaglio e da uno spettrometro magnetico. Il bersaglio composto da piani di scintillatori plastici, tra i quali sono inseriti dei mattoncini formati da pile di fogli di piombo (1 mm di spessore) e lastre di emulsione fotografica (grani del diametro di 1 micron). Quando un neutrino di tipo tau interagisce con un mattoncino del bersaglio, la particella tau prodotta viaggia per un breve tragitto nel bersaglio stesso (una frazione di millimetro, tipicamente) e successivamente decade in particelle pi leggere, per esempio un muone ed una coppia di neutrini. L'analisi al microscopio delle tracce lasciate sulle emulsioni fotografiche dalle particelle cariche permette di ricostruire i vertici (primario e secondario) dell'evento. La massa di OPERA di circa 1250 tonnellate. In cinque anni di presa dati, OPERA prevede di misurare un piccolo numero di tali eventi (circa 10-20, in funzione della differenza di massa tra i due tipi di neutrino) ma con una contaminazione dovuta al fondo estremamente bassa.

A Los Alamos, Stati Uniti, il Liquid Scintillator Neutrino Detector (LSND) ha raccolto in sei anni di attivit dati che offrono ulteriori prove a favore della teoria dell'oscillazione dei neutrini. In particolare, i dati suggeriscono che gli antineutrini muonici possono oscillare diventando antineutrini elettronici.[3]. Tale risultato stato smentito dal successivo esperimento MiniBooNE[4][senza fonte][5].

Presso il Fermilab dal 1997 stato avviato l'esperimento BooNE (acronimo di Booster Neutrine Experiment). Il primo esperimento rivelatore di neutrini stato effettuato nel settembre 2002, e il primo esperimento per rivelatore di anti-neutrini stato effettuato nel gennaio 2006.[6]

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Il detector dell'esperimento OPERA nel laboratorio del Gran Sasso. Gli scienziati dell'INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare) che gestisce il laboratorio del Gran Sasso hanno osservato l'"oscillazione" di un neutrino, un fenomeno che fa mutare la particella da una "famiglia" ad un'altra, suggerendo che questa particella possegga una massa, cos come gi teorizzato dal fisico Bruno Pontecorvo nel 1969. I neutrini esistono in tre "sapori" conosciuti, i muonici, gli elettronici e i tauonici, assieme ai loro antineutrini. Per il calcolo delle loro proporzioni si osserva una notevole differenza fra valori teorici e sperimentali; ad esempio sulla Terra si sono registrati solo 1/3 dei neutrini che si pensa possano essere emessi dalle reazioni nucleari del Sole. Come possibile soluzione al problema dei neutrini solari, era stato teorizzato che i neutrini mancanti fossero quelli muonici, che si erano trasformati in tauonici, molto pi difficili da osservare. Dall'anno 2007 stato eseguito un esperimento a distanza per provare questa teoria; il CERN a Ginevra genera neutrini muonici e li spara in direzione del laboratorio INFN del Gran Sasso. Su miliardi di miliardi di neutrini lanciati dal CERN e arrivati ai laboratori dell'INFN dal 2007 stato osservato dagli scienziati un solo neutrino che ha oscillato da muonico a tau, ma il risultato sufficiente per suggerire fortemente che i neutrini abbiano una massa e che possano oscillare passando da un sapore a un altro. [7] Nel Modello Standard i neutrini non posseggono una massa, per cui l'esito di questo esperimento implica la necessit di modificare la teoria, fornendo nuove spiegazioni e iniziando nuove ricerche con tutte le possibili implicazioni in cosmologia, nell'astrofisica e nella fisica delle particelle.[8][9][10] Nel mese di maggio 2010 i laboratori del Gran Sasso hanno rilevato e misurato l'interazione gravitazionale di neutrini probabilmente provenienti dal sole. Queste rilevazioni hanno dimostrato che questa particella ha massa a tutti gli effetti, a causa di caratteristiche nella sua oscillazione, proprie di particelle con massa accertata. Alcuni studiosi, come Margherita Hack, sostengono che questa scoperta potrebbe svelare finalmente il mistero legato alla materia oscura fredda, presente in enormi quantit nell'universo[senza fonte]. Nel mese di settembre 2011 stato annunciato che nei 3 anni precedenti, ancora una volta grazie al contributo dell'INFN, sono stati rilevati neutrini che avrebbero viaggiato a una velocit superiore a

quella della luce nel tragitto dal CERN ai laboratori del Gran Sasso.[11] Ci in contrasto con la relativit di Einstein; se si rivelasse vero, offrirebbe nuovi scenari teorici inattesi nello studio della fisica e dell'Universo. Gli stessi scienziati che hanno pubblicato la scoperta hanno dichiarato di attendere conferme da altri scienziati e da altri esperimenti. Alla pubblicazione dei dati, il 23 settembre, la notizia stata confermata e resa ufficiale dal CERN[12][13]; tuttavia sono necessarie misure indipendenti, in modo da poter capire se si tratta davvero di un fenomeno finora mai osservato o se c' una spiegazione diversa. Ancor prima di vedere i dati, alcuni scienziati affermavano che fosse impossibile e che si trattasse di un errore; altri, alla luce delle moderne estensioni del Modello Standard, non escludono che possa trattarsi davvero di una scoperta rivoluzionaria.[14][15][16]

Acceleratore di particelle
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Un acceleratore di particelle una macchina il cui scopo quello di produrre fasci di ioni o particelle subatomiche (elettroni, positroni, protoni, antiprotoni etc.) con "elevata" energia cinetica. Tali macchine vengono usate principalmente per:[1] scopi industriali (60%) (impiantazione di ioni, sterilizzazione), medici (35%) (produzione di isotopi radioattivi, terapia adronica, etc.), studio della struttura dei materiali (ad esempio sfruttando la radiazione di sincrotrone) o per scopi di ricerca (5%) in fisica delle particelle (un fascio di particelle di elevata energia permette di sondare oggetti di dimensioni molto piccole). [2] I metodi per accelerare particelle sono basati sull'uso di campi elettrici e magnetici, di cui i primi forniscono energia alle particelle accelerandole e i secondi servono a curvarne la traiettoria sfruttando la forza di Lorentz (ad esempio negli acceleratori circolari: ciclotrone e sincrotrone) o a correggere dispersioni spaziali e di impulso dei fasci accelerati.

Cascata di particelle prodotte da un acceleratore di particelle

Acceleratore lineare Van de Graaf a stadio singolo da 2 MeV, aperto per la manutenzione. (1960)

I primi acceleratori (elettrostatici o a caduta di potenziale) sfruttavano campi elettrici statici in cui si acceleravano ioni tra differenze di potenziale al pi di 10-20 MV (lo stesso potenziale che esiste tra la terra ed una nuvola prima che scocchi un fulmine). Il primo acceleratore di questo tipo fu costruito da Robert Van de Graaff (da cui prende il nome) nel 1931. Segu quello realizzato da Cockroft e Walton nel 1932 per i primi studi sulla fissione nucleare in laboratorio. Infine, una versione pi efficiente dell'acceleratore di Van de Graaff (acceleratore Tandem) permetteva l'accelerazione tra differenze di potenziale doppie rispetto al suo predecessore. La necessit di accelerare particelle ad energie ben pi elevate di quelle raggiungibili con gli acceleratori elettrostatici prese forma con gli acceleratori lineari (LINear ACcelerators, comunemente LINAC) che utilizzavano campi elettrici alternati, il cui primo esempio risale al lavoro di tesi di Rolf Widere nel 1928. Con queste macchine si risolveva il problema di disporre di

un singolo stadio di accelerazione (un'unica differenza di potenziale) disponendo in linea retta una serie di elettrodi cilindrici a cui era applicata una differenza di potenziale pulsata tale che nello spazio tra due cilindri contigui ci fosse sempre un campo elettrico accelerante in una direzione e in fase con il passaggio della particella da accelerare. Con questo tipo di macchine, per, non era possibile accelerare un fascio continuo di particelle (poich vengono accelerate solo quelle in fase con il campo elettrico), perci il fascio veniva diviso in pacchetti (bunch). La necessit di raggiungere energie sempre maggiori prese forma con il ciclotrone, il primo acceleratore circolare costruito da Lawrence nel 1930. L'idea era quella di far passare ripetutamente le particelle in una stessa cavit accelerante (a differenza dei LINAC, dove per aumentare l'energia del fascio accelerato occorre aumentare la lunghezza della macchina). Il ciclotrone costituito da due elettrodi cavi a forma di D, immersi in campo magnetico costante e collegati ad una differenza di potenziale alternata a frequenza costante. La sorgente di particelle (originariamente ioni) posta esattamente nel centro. Gli ioni emessi dalla sorgente vengono accelerati dal campo elettrico ed entrano in uno dei due elettrodi dove sono soggetti solo al campo magnetico. Qui vengono curvati e descrivono una semicirconferenza che li riporta nella regione accelerante e poi nell'altro elettrodo. Il processo va avanti fino a che il raggio dell'ultima semicirconferenza descritta dalle particelle minore del raggio dell'elettrodo, dopodich le particelle escono dalla macchina. La massima energia raggiungibile limitata dal raggio degli elettrodi e dall'intensit del campo magnetico. Inoltre le particelle vengono accelerate ad ogni passaggio tra le due cavit se arrivano in fase con il campo elettrico, vale a dire se la loro frequenza di rivoluzione uguale alla frequenza del campo: questa condizione verificata per velocit non relativistiche. A velocit maggiori (e quindi al crescere dell'energia) diviene necessario diminuire la frequenza del campo elettrico durante il ciclo di accelerazione. Le macchine che funzionano in questo modo sono chiamate sincro-ciclotroni e riescono ad accelerare protoni e ioni fino ad energie di circa 500 MeV.

Schema di un ciclotrone.

I ciclotroni erano stati progettati per accelerare principalmente ioni e protoni ed erano quindi poco adatti all'accelerazione di elettroni, per i quali si raggiungono subito velocit relativistiche. Per questo motivo, Donald William Kerst e Serber modificarono l'idea di Widere e costruirono una macchina che chiamarono betatrone (il nome dovuto al modo in cui venivano chiamati gli elettroni originariamente, cio raggi beta). Il suo funzionamento sfrutta l'induzione elettromagnetica senza la necessit di dover impiegare campi elettrici acceleranti: le particelle vengono immesse in un anello immerso in un campo che viene gradualmente intensificato. La variazione del flusso del campo magnetico nell'anello fornisce agli elettroni la forza elettromotrice che li accelera. In questo schema, l'energia massima raggiungibile dovuta solamente alla massima intensit del campo magnetico raggiungibile. Dopo la guerra, si incominci nuovamente a pensare al modo di incrementare ancora le energie raggiungibili dagli acceleratori costruiti fino ad allora, e questa rinnovata necessit port allo sviluppo del concetto di sincrotrone, alla base dei moderni acceleratori circolari e anelli di accumulazione che ancora oggi sono uno strumento indispensabile alla fisica delle alte energie. Queste nuove macchine riassumono le principali caratteristiche dei precedenti acceleratori: accelerazione tramite cavit risonanti, variazione della frequenza dei campi acceleranti e variazione dell'intensit dei campi magnetici.

Urti e acceleratori [modifica]


Il principio fisico delle generazione di nuove particelle quello semplice degli urti ad elevata energia: facendo collidere tra di loro particelle ad alta energia cinetica, ovvero prossime alla velocit della luce c, il prodotto (sintesi) , per l'uguaglianza tra massa ed energia, una nuova particella a massa/energia superiore che eventualmente decade in altre particelle figlie. Dall'analisi di tali decadimenti possibile risalire alle caratteristiche della particella madre. In generale sono possibili due modi per rilevare nuove particelle subatomiche:

rivelatori passivi che sfruttano le collisioni naturali ad alta energia tra i raggi cosmici ad alta energia e l'atmosfera terrestre rilevandone i prodotti ovvero i decadimenti: questa l'ottica in cui si muove l'Astrofisica particellare. Queste collisioni sono per poco frequenti rispetto a quelle producibili in laboratorio tramite acceleratori di particelle. uso di acceleratori di particelle cariche per produrre fasci di particelle ad altissima energia in quantit degne di nota, fatti poi collidere tra loro rilevandone i prodotti in appositi rivelatori (collisioni artificiali).

Tipi di acceleratori [modifica]


Acceleratori ad alte energie [modifica]

Gli acceleratori pi noti sono quelli usati nella ricerca dai fisici delle particelle per investigare la struttura della materia su scala subnucleare. Questi acceleratori, come per esempio LHC e Tevatron, che recentemente hanno raggiunto dimensioni gigantesche, sono estremamente costosi e solo pochi enti di ricerca al mondo sono in grado di procurarsi i finanziamenti necessari per la loro costruzione. In Italia attualmente in progettazione un nuovo acceleratore ed un rivelatore con programma scientifico complementare a quello di LHC SuperB.
Acceleratori a bassa energia [modifica]

I pi numerosi sono gli acceleratori a bassa energia, come pu essere un tubo catodico della televisione o gli apparecchi per le radiografie con raggi X. Questi semplici acceleratori usano la differenza di potenziale di qualche migliaia di volt per accelerare elettroni o ioni fino ad un'energia massima dell'ordine dei 100 MeV. Gli acceleratori a bassa energia sono usati per esempio per impiantare ioni nei circuiti integrati, nella ricerca di fisica nucleare, come preacceleratori per quelli pi potenti, per creare isotopi instabili che non si possono sintetizzare nei reattori nucleari. Un importante utilizzo quello nella medicina, nella radioterapia per la cura di tumori.

L'interno del tunnel LHC, dove sono stati installati magneti superconduttori. Altre classificazioni [modifica]

Gli acceleratori si possono distinguere in base alla traiettoria seguita dalle particelle, che di solito lineare, oppure circolare o a spirale. Nel primo caso si parla di acceleratori lineari e sono di solito a bersaglio fisso, cio il fascio di particelle fatto collidere su un bersaglio fermo rispetto al laboratorio. Gli acceleratori circolari invece fanno scontrare due fasci di particelle tra di loro curvati

mediante campi magnetici; il vantaggio in quest'ultimo caso la maggiore energia disponibile nel centro di massa, indicata con s2, lo svantaggio principale la radiazione di sincrotrone. Altre distinzioni si possono fare a seconda della tecnologia di accelerazione usata: campi elettrostatici, campi elettrici variabili, campi magnetici o tecniche particolari, come nei futuri acceleratori, per esempio ciclotrone nel quale si vuole accelerare un fascio di particelle principale attraverso dei fasci secondari. Un'ultima distinzione si pu fare considerando il tipo di particella accelerata. Per quanto riguarda le macchine circolari quelle pi comuni sono quelle elettrone-positrone e quelle adroniche, di solito protone-protone o protone-antiprotone. Per studi di fisica nucleare esistono acceleratori che accelerano nuclei pesanti.

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