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dubbio. Beninteso potr anche riaffermare la sua tesi ma dovr
convenire che con d compie una scelta, non obbedisce a una
costrizione incontrovertibile della ragione. Pi generalmente
direi questo: nel momento filosofico presente il problema cen
trale a cui la critica dell'idea di modernit ci conduce l'ap
profondimento del pari pascaliano.
12. - Mi permetto di chiarire quanto dico adducendo una
mia citazione: nel mio libro del '64 Il problema dell'ateismo,
che portava come sottotitolo Il concetto di ateismo e la storia
della filosofia come problema, parlavo dell'analogia tra il mo
do di procedere del pensatore cristiano medioevale e del pen
satore laico di oggi. Quegli partiva dalla storia sacra consi
derata come indubitabile. Questi parte dalla storia profana e
dall'asserto che dall'epoca della nuova scienza in poi, precor
sa dall'umanesimo e dal rinascimento, si costituito un mon
do che assurge alla dignit di fatto filosofico perch non pu
trovare giustificazione e consapevolezza che in filosofie che
congedino radicalmente il soprannaturale, pur intendendo li
novit del cristianesimo rispetto al pensiero antico. Aggiun
gevo che se la storia della filosofia sorse nel suo primo grande
modello come controprova storica della filosofia hegeliana, la
sua funzione si oggi rovesciata dopo lo storicismo e la cri
tica positivistica delle evidenze, dopo cio che si , coerente
mente per queste linee di pensiero, giunti al rifiuto delle ve
rit metastoriche; il criterio della validit storica di una filo
sofia riducendosi oggi, per il pensatore immanentista, a quel
lo di oltrepassare e di integrare, spiegandole nella loro genesi,
le precedenti posizio.ni di pensiero. In questo senso il filosofo
secolarista di o.ggi, non solo parte ma condizionato a partire
dalla pro.Posizione dell' oggi non pi possibile , frase ob
bligata se si afferma l'esclusione di verit metastoriche e si
stabilisce in questa affermazione la cesura tra il presente e il
passato della filosofia. Ne conseguiva gi allora per me la tesi
che il problema critico per la filosofia presente, almeno per
quel che riguarda il suo punto di partenza, deve risolversi nel
dubbio portato sull'interpretazione abituale dell'idea di ma-
L'idea di modernit
dernit; o che la formulazione presente del dubbio critico de
ve essere la storia della filosofia come problema. Ossia, il pri
mo passo teoretico della filosofia presente deve consistere nel
porre in discussione la visione ordinaria della storia della fi
losofia, cio quella secondo cui, almeno da Cartesio in poi,
questa storia non potrebbe essere pensata che come processo
verso la radicale immanenza. Se meglio si guarda, col dir que
sto quel che viene messo in discussione non soltanto la vi
sione modernistica della storia della filosofia, cio quella per
cui il processo sarebbe verso una liberazione totale dalla men
talit mitica, ma altres1 la posizione che ordinariamente viene
detta antimodernistica e che vede nel corso dei secoli dell'et
moderna un processo verso la catastrofe. A questo proposito
~ facile osservare come l'opposizione fra le due interpretazio
ni stia soltanto nel giudizio di valore; e la seconda l'imma
gine speculare della prima, come ha ben detto Sergio Cotta
hl un suo recente saggio. C' da aggiungere come non si pos
sa confondere senz'altro la linea dell'antimoderno con la sta
riografia cattolica tradizionali sta. Perch ben vero che nella
6l0sofia della storia cattolica dell'ottocento stata corrente la
linea che vedeva la storia del pensiero moderno come un pro
cesso unitario verso la catastrofe cominciata col nominalismo
medioevale e continuata con i tre riformatori, Lutero, Carte
sio, Rousseau, come premesse del panteismo, dell'ateismo e
del nichilismo. Oggi per, l'antimoderno ha mutato significa
to ed diventato la storia di un processo di oblio dell'essere
che prende inizio con Platone e coinvolge il cristianesimo stes
so; l'antimoderno presente si ispira a Nietzsche non in quan
to teorico del superuomo, ma piuttosto come il disvelatore
della volont di potenza quale anima del pensiero occidentale.
Come si vedr la linea che oggi propongo intende porsi al di
l cos1 della posizione modernista come dell'antimodernista.
Il moderno e l'antimoderno sono in certa guisa veramente ge
melli, cos1 che talvolta riesce difficile distinguere la punta e
strema della modernit dell' antimoderno: il caso di Heideg
ger.
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13. L'eredit che la filosofia della storia dell'ottocento
ci ha lasciato l'idea della svolta antropologica, cio l'inter
pretazione del processo storico della filosofia come orientato
verso la radicale negazione di veritsoprastoriche, o, il che
lo stesso, l'idea dell'impossibilit di interpretare il processo
generale della storia se non attraverso categorie elaborate da
filosofie immanentistiche. Riconoscerlo, per questa forma di
pensiero, essere alla pari col livello che la storia ha raggiun
to. Nel pensiero secolarista si verificato un processo di re
stringimento e di autoconsunzione per cui 1'apparente irrever
sibilit della svolta che si detta diventata punto di par
tenza: il periodizzamento storico diventato oggi determi
nante per lo stesso pensiero teoretico. Certamente quel che
chiamer per approssimazione il modernista, il pensatore del
1' oggi non pi possibile, non vuoI negare la realt deI
fatto di altri studiosi che rimangono legati alle idee del pas
sato; cosi come non vuole negare la permanenza di una gran
de istituzione storica, la Chiesa Cattolica, che per avrebbe
esaurito nel medioevo la sua funzione di elevamento della ci
vilt. Ragione per cui generalmente si rivolgerebbero a essa
e alle filosofie con cui si difende gli sguardi e gli appelli dei
sorpassati dal divenire storico. Ma la prova della loro inade
guatezza presente starebbe nel fatto che alla modernit non
saprebbero che opporre sterili negazioni, o che proporre com
binazioni eclettiche con le forme di pensiero ancora imper
fettamente immanentistiche; non altro che eclettismo signifi
cherebbero quelle filosofie che si presentano, in nome dei va
lori, come forme di spiritualismo moderno. Si tratterebbe in
un caso come nell'altro di coscienze divise tra una vita che
devono, per quanti sforzi facciano, o per quante illusioni vo
gliano accompagnarli, conformare allo spirito dei nuovi tem
pi, e un pensiero ormai sorpassato. Basti questo cenno; il di
scorso troppo noto perch si debba pensare a prolungarlo.
14. - Tuttavia, se pur pu sembrare oggi che lo spirito
secolaristico abbia raggiunto la massima diifusione, cos da
far pensare allo schiudersi di una nuova era, e se si deve con-
L'idea di
statare che molti teologi hanno riformato le loro dottrine per
uniformarle a quella che suoI venir detta citt secolare ,
dal punto di vista filosofico ci si pu domandare se non si as
sista a un rovesciamento per cui l'idea di modernit sveli il
suo aspetto dommatico e l'esigenza critica non possa formu
larsi che contro questo dommatismo razionali sta. Se, dunque,
il dommatismo non sia rappresentato oggi dal pensiero razio
nalistico; questa mi sembra la domanda che il pensiero filo
sofico pone oggi, domanda del resto corrispondente a quel
che gi dicevo sul ripresentarsi del pari pascaliano.
15. - Consideriamo, infatti: nel nostro secolo abbiamo
avuto, all'interno della prospettiva razionalistica, due posizio
ni affatto diverse; per la prima, corrente ai tempi della mia
giovinezza, il processo verso l'immanenza e la formula del se
colarismo venivano intese come morte del Dio trascenden
te , purificazione dell'idea di Dio nell'immanenza del divino.
Ai tempi di Croce e di Gentile si ragionava cosi: avremmo
. nella storia della filosofia un periodo cosmologico corrispon
dente al pensiero antico; in opposizione a esso deve venire
interpretato il pensiero cristiano come essenzialmente antro
pologico; il medioevo sarebbe caratterizzato dalla ricerca, va
na, di armonizzare la linea del pensiero greco con la cristiana;
in ragione di questa ricerca e della accettazione delle categorie
del pensiero antico, il motivo antropologico cristiano deve dar
luogo all'idea del soprannaturale, per cui la spiritualit si rea
lizzerebbe pienamente nell'al di l e il mondo presente acqui
sterebbe significato solo in riferimento a un mondo nell' al di
l che fisicamente lo trascende. La grande cesura rappresen
tata dalla modernit sarebbe lo svolgimento pieno del motivo
antropologico, in ragione di cui alla trascendenza raffigurata
come un al di l si sostituirebbe una trascendenza intra
mondana. ncristianesimo continuerebbe a sussistere nella for
ma non pi di religione, ma di filosofia. Qui in Italia Gentile
non si stancava di ripetere che tutta la storia della filosofia
moderna la graduale lenta conquista della consapevolezza
critica di questa nuova posizione raggiunta dallo spirito uma
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no col cristianesimo, come appunto svolgimento razionale del
la nuova verit. Che altro senso aveva, del resto, l'idea su cui
Gentile tanto insisteva, dell'unit di filosofia e storia della fi
losofia? Tempi lontanissimi, si dir; ma per quel che ,riguarda
l'idea di modernit, la prospettiva rimasta.
16. - Per la seconda, prevalente dai primi anni del dopo
guerra e da allora in continuo progresso, per quel che riguar
da la diffusione, si parla della morte di Dio; dall'imma
nenza del divino si passa alla radicalit dell'ateismo; si pensa
che non si tratti di inverare fiJ.osoficamente la religione, ma
di constatare che, al modo delle divinit antiche, il Dio del
monoteismo sta scomparendo senza lasciar tracce. Penso che
la prima delle due forme sia senza difese rispetto alla seconda.
Non questa l'occasione per dimostrarlo; ma penso che non
ce ne sia bisogno perch credo che nessuno dei qui presenti
pensi si possa vincere l'ateismo sul fondamento della restau
razione del divino in termini di divino immanente; che non
siano convinti che Croce e Gentile, p .es., appartengano ormai
irrevocabilmente alla storia. Ora, piuttosto, giunto il mo
mento di avanzare la mia tesi; la discussione critica di questo
passaggio all'ateismo radicale al tempo stesso l'inizio del
l'autoconfutazione dell'immanentismo; la dimostrazione che
l'immanentismo manca di prove; e ci perch l'introduzione
dell'ateismo nella storia della filosofia importa un'altra e di
versa storia della filosofia, in cui scompaia la tesi del proces
so unitario, nei suoi motivi rigorosamente critici, del pensiero
da Cartesio a noi, come diretto verso l'immanenza radicale.
Questa tesi, vista nei suoi due aspetti reciproci e necessari,
non certo familiare e conviene mi ci soffermi.
17. - Possiamo anche chiamare stOrlClsmO conservato
re la filosofia del divino immanente; e l'aggettivo conserva
tore forse pleonastico, perch lo storicismo sempre con
servatore, per sua natura; ci si pu chiedere se nel cessare
di esserlo si neghi come filosofia, e sia questo il momento in
cui la filosofia diventi ideologia; ma qui si aprirebbe un altro
L'idea di modernitJ
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problema. Rimanendo alla questione presente voglio dire che
la 61080fia del divino immanente si mantiene fedele alle
perole conclusive della storia della filosofia di Hegel, fin qui
era giunto lo spirito del mondo. La filosofia ultima il risul
tato di tutte le precedenti; niente perduto, tutti i principi
tono mantenuti , tranne che in un punto, che lo storicismo
nuovo nega le definitivit della filosofia di Hegel, il suo uscire
dalla storia per collocarsi nell'assoluto. Questo suo conservare
dovrebbe essere anche il criterio della sua storica verit. Pas
liamo ora a osservare un tratto che di rado, o a mia conoscen
la espressamente mai, stato preso in considerazione. Per
poter conservare o, ed lo stesso, come si visto, per po
tersi affermare come vera, questa direzione filosofica deve
espungere dalla storia dela filosofia i momenti ateistici. Espun
gerlinel senso di considerarli come momenti incoativi di ri
vendicazione della realt mondana, ma grossolanamente mate
rialistici, perch diretti contro un Dio raffigurato come este
riorit spaziale; l'ateismo come materialismo si muoverebbe
all'interno di quello stesso naturalismo che porterebbe alla
concezione di Dio come essere trascendente; un comune natu
ralismo unirebbe gli assertori della trascendenza di Dio e i
suoi nega tori materialistici, cos che il superamento delle due
posizioni sa.rebbein una filosofia che appunto non neghi il di
vino, ma la trascendenza del divino. Gli anziani fra noi, quelli
che sono cresciuti all'epoca della cultura idealistica, sanno
quanto poco posto, proprio per questa ragione, fosse dato nel
Ia storia della filosofia che veniva insegnata allora, a Marx o
a Nietzsche. Ma ci non accadeva soltanto in Italia; non c'
che da pensare alle storie della filosofia del Brunschvicg e del
Brhier per accorgersi che quel che accadeva in Francia era
estremamente simile; e il discorso potrebbe essere esteso.
18. - Ora, l'introduzione dell'ateismo nella storia della
filosofia porta a una constatazione di estrema importanza a cui
deve far seguito un ripensamento della storia della filosofia
con conseguenze teoretiche che si vedranno. La constatazione
questa: anzich al momento incoativo il fenomeno dell'atei
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SOlO si produce al momento terminale di ognuna delle tre fon
damentali direzioni moderne che affermno l'oltrepassamento
della religione nella filosofia, e dunque la negazione del s0
prannaturale. Al momento terminale del rinascimentalismo
col pensiero libertino, visto naturalmente in quell'aspetto su
periore che illibertinage rudit. Dell'illuminismo, il cui ca
rattere peculiare che in esso si trovano associati tre mo
menti di pensiero che nella prima met del seicento appariva
no contrastanti, la critica libertina della tradizione, gli indi
rizzi della religione e del diritto naturale, che a contatto di
tale critica trapassano dalla tendenza conciliativa alla rivolu
zionaria, lo spirito della nuova scienza separata dalla metafi
sica. Dopo il dissociarsi della sintesi, che la forma in cui l'il
luminismo trova la sua fine, illibertinismo continua come de
cadentismo, lo spirito rivoluzionario come marxismo, lo spi
rito scientista come positivismo; nella triade dunque dell'atei
smo dei giorni attuali. Dopo il libertinismo e l'illuminismo
passiamo al momento terminale della filosofia classica tede
sca, nel periodo da Hegel a Nietzsche, con cui le direzioni
uscite dall'illuminismo si intersecano in varie guise, dando
luogo alle valutazioni oggi correnti e che si possono riassu
mree, usando termini che gi pi di mezzo secolo fa sono stati
messi in circolazione da Max Scheler come sostituzione all'idea
dell'homo sapiens, misurato dalla sua partecipazione al Logos,
di quella dell'homo faber, con le conseguenze, del resto gi
presenti nel Marx delle Tesi su Feuerbach, della negazione
dell'idea che l'uomo abbia una natura e dell'affermazione che
la prassi diventi la misura della verit; il che poi porta al do
minio della forza, con tutte le sue manifestazioni. Ma su que
sto punto, sulle variet che la negazione dell'idea che l'uomo
abbia una natura ha assunto assume nel pensiero contempo
raneo, non ora il momento di soffermarsi.
19. - Domandiamoci ora quale sia il contraccolpo di que
sta introduzione, in forma nuova, dell'ateismo nella storia del
la filosofia, proprio in relazione alla domanda su quell'idea di
modernit che apparentemente pu sembrare lontana. Aoche
L'idea di 37
alla conservazione sostituisce la negazione, l'ateismo inten
... pur sempre mantenere l'idea del processo unitario della,
8lOIo6a moderna nel senso dell'immanentismo; negazione co
_liberazione dal mito, negazione come dissolvimento delle
potizioni filosofiche nelle situazioni storiche in cui si sono
prodotte, o nelle condizioni psicologiche di chi le ha affer
mate. L'ateismo sarebbe insomma il risultato della demitiz
IIZione, al di l di quel compromesso in cui sarebbe consistita
l'opera dei filosofi dell'immanenza del divino.
Ma a questo punto si pu porre la. domanda se non sia
paoprio questa nuova forma in cui viene introdotto l'ateismo
Della storia della filosofia a scardinare la visione comune del
pcoc:esso unitario della filosofia moderna, mostrando invece la
presenza in essa di due linee incomponibili, quella da Car
..io a Nietzsche, e quella possiamo, almeno approssimativa
mente, dire da Cartesio a ROSOlini, rivolta al ricupero e all'a!
&umento del pensiero metafisico e religioso tradizionale; con
la legittima domanda se la validit della seconda si illumini
dopo l'opera di distruzione che la prima ha condotto.
20. - Portiamo perci l'attenzione su quelli che sono i
punti obbligati della veduta ordinaria della filosofia moderna,
e vediamo a quali modificazioni vadano soggetti in relazione
tlla diversa veduta del posto dell'ateismo. Secondo il giudizio
abituale la filosofia moderna avrebbe il suo inizio quando l'idea
di renovatio, che gi aveva percorso i secoli xv e XVI, rappre
aentando coslla fine del medioevo, e aveva preso le due diver
genti forme di rinascita nel Rinascimento dell'antichit clas
sica e di richiamo nella riforma protestante al cristianesimo
originario, si dissocia dall'idea di ritorno. Cartesio si presta
va, meglio di ogni altro filosofo del Seicento, a simboleggiare
la rottura col passato; si prestava alla trasfigurazione nel sim
bolo dell'eroe (secondo l'espressione di Hegel) della decisione
attraverso il taglio netto del dubbio metodico di affidarsi alla
ragione, e ad essa soltanto. In ragione di ci si concentrava
il nuovo cartesiano in un aspetto del suo pensiero, quello
razionalistico, e a questo capitolo faceva seguito un altro con
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Il'
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tenente l'elenco delle infedelt di Cartesio a tale novit, in
fedelt motivata dalla sua volont di conciliazione col passato.
Volont di conciliazione che si ripeteva poi per gran parte dei
filosofi successivi (Vico, Leibniz, Kant ecc.) secondo un mo
dello che tutti conosciamo, fino al momento del temporis
fructus masc.ulus della modernit, segnato dalla coscienza che
di verit metastoriche non si pu pi parlare, come gi si
detto.
21. - Sembra, dicevo, che l'inizio in Cartesio della filo
sofia moderna abbia un carattere simbolico; cosi da essere ten
tati di abbandonare, quale figura retorica, questa puntualiz
zazione per sostituirvi l'inizio nell'area della nuova scienza
o nello spirito borghese. Ma in realt, la figura dell'inizio car
tesiano si presenta come obbligata e pu essere separata dalla
trasfigurazione retorica. Il suo vero senso risulta dall'opera
dello storico che pi ha contribuito a demolire il mito del ra
zionalismo di Cartesio, Jean Laporte. Ascoltiamolo: Tutti
i temi diversi che svilupperanno rispettivamente [ ... ] le filo
sofie postcartesiane, quelle che abitualmente vengono dette
razionaliste e quelle che vengono dette irrazionaliste si leg
gono gi in Cartesio ... I. Infatti, dove sta la singolarit sen
za analoghi della posizione di Cartesio? Nel fatto che appar
tiene necessariamente all'orizzonte storico inerente, come co
scienza della sua situazione, ad ogni filosofia che si professi
moderna nel senso assiologico, cio alla sua ripresa intenzio
nale del passato, il riferimento a Cartesio come iniziatore, di
stinguendo per conseguenza nel suo pensiero due aspetti di
cui uno solo sarebbe vero. Ci avviene per le filosofie pi op
poste perch si trovano nel pensiero cartesiano i germi di tutta
la vicenda dello spiritualismo francese, da Malebranche alla
Philosophie de l'Esprit, e in pari tempo il materialismo e il
pensiero rivoluzionario. Sostituire all'inizio cartesiano quello
dell'area della nuova scienza non possibile, perch il Carte
sio che continua non il Cartesio scienziato, ma quel Car
tesio filosofo che stato detto giustamente dal Lenoble un
I J. LAPORTE, Le rationalisme de Descartes, Paris 1945, pp. 475-76.
L'idea di modernit
accidente nella storia della nuova scienza. L'interpretazio
De dell'inizio cartesiano costituisce perci un punto chiave
ae11a critica della visione abituale nella filosofia moderna. Quel
che qui pi importa, considerare il contraccolpo che ha ri
apetto all'interpretazione della filosofia cartesiana il posto che
Yiene fatto all'ateismo nella storia della filosofia, in questo
ClIO all'ateismo dei libertini.
22. - Cartesio, e mi scuso di richiamare questa verit ele
mentare, si separa cosi dagli scolastici cQ1Ile dai libertini. Ma
qual ~ il suo avversario primo, pensando al quale si possono
apiegare le operazioni della sua filosofia? Ora, se l'introdu
IIone dell'ateismo nella storia della filosofia importa si dia il
Fusto posto al pensiero libertino, vedendoci un fenomeno
&losofico e non un semplice fenomeno di costume, ci accor
afamo che il dubbio cartesiano l'esatto rovescio di quel dub
t, \io libertino in cui sono riuniti ateismo e scetticismo. Il dub
'bio libertino un dubbio che si produce, espressione in me
della necessit della natura, o di una storia risolta anch'essa
aella necessit della natura; considerato dal punto di vista del
l. storia, l'espressione cosi dell'ampliamento dell'orizzonte
ItOrico e geografico come di una politica misurata da Machia
velli. Espressione dunque di una crisi storica; ripercuotersi
nelle coscienze di un sensibile che sembra vanificare col suo
semplice aspetto di realt quel che la tradizione aveva ,inse
pato e richiamare, per poter essere inteso, cosi Machiavelli
come il naturalismo padovano che nell'estendersi al mondo
portato a prendere la forma di scetticismo metafisico e di ra
zionalismo critico nel senso distruttivo. Ora, la considerazione
delle Meditazioni ci porta a osservare come il dubbio carte
siano sia l'esatto rovescio del dubbio libertino. Per Cartesio
la prima certezza quella di un io che liberamente dubita della
realt naturale, (cio la de7realizza); che in quanto dubita li
beramente un soggetto personale e concreto, non un intel
letto in generale; che, in quanto certo di essere mentre la
realt naturale dubbia, esiste per suo conto, da' una so
stanza (res cogitans). Questa de-realizzazione stata la ne
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gazione dell'aseit della realt naturale; la dichiarazione che
la realt naturale non l'Essere stata possibile in ultima
analisi, perch la res cogitans una res cogitans Deum.
23. - Che si debba vedere nel pensiero libertino l'avver
sario primo contro cui si sono formate le tesi filosofiche es
senziali di Cartesio sembra a me indubbio, anche se questo
non vuoI significare adesione a un'interpretazione religiosa di
Cartesio. Ho dedicato, infatti, la seconda parte di un mio li-"
bro su Cartesio allo studio dell' ambiguit religiosa del suo
pensiero. Ambiguit conseguente alla sua critica del pensiero
libertino nella formula del semplice rovesciamento, cos da
concedere troppo all' avversario attraverso l'implicito ricono
scimento che una filosofia che parte dal sensibile, cos naturale
come storico, non possa concludere altrimenti che a quella
forma di pensiero; con la conseguenza di un separatismo per
cui l'uomo posto come esistente a parte e in presenza di idee
che sono soltanto le sue idee. Coesistono cio, in Cartesio, l'e
sperienza della libert, che il suo motivo religioso, e un se
paratismo che coincide a ben guardare con quel principio di
immanenza che avr poi tanto svolgimento nella filosofia mo
derna. Ho parlato dell'ambiguit cartesiana nel senso della
singolarissima unit del momento religioso e del momento
laico per poter rintracciare gi nell'inzialit cartesiana la com
presenza delle due linee a cui ho accennato e quindi al fatto
che dal suo carattere venga smentita l'idea del processo uni
tario della filosofia moderna verso l'immanentismo.
24. - Ma ho parlato nell'ultimo paragrafo del sommario
della presenza oltrech dalla linea da Cartesio a Nietzsche, di
quella da Cartesio a Rosmini, destinata la seconda a raggiun
gere e ad affinare il pensiero metafisico tradizionale. Ad affi
narlo: perch l'ateismo l'avversario dialogico che permette
il processo di purifcazione del pensiero religioso, il suo sot
trarsi al pericolo dell'inaridimento nelle formule.
Un brevissimo accenno a questa linea opportuno. Intro
durre nella storia della filosofia il pensiero libertino, come pri
L'idl!a di moJernit
ma forma dell'ateismo, significa non soltanto render conto del
la meditazione cartesiana, ma altres spiegare il processo di
pensiero da Cartesio a Vico, nel senso di una sottile continuit
al di l di quel che sembra l'opposizione. E se Cartesio l'asse
intorno a cui ruota, per cos dire, la filosofia francese, funzio
ne analoga ha Vico per la filosofia italiana.
Ma, ora, che cosa dice Vico nella Conchiusione della Scien
ZII Nuova? Che la sua opera la confutazione della possibilit
di una repubblica degli atei cos come era stata prospet
tata da BayIe. E non si tratta di un'afferIl1azione isolata per
ch continuamente nella sua opera ripete che gli avversari che
egli ha di mira sono Machiavelli, Hobbes, Spinoza, Bayle, cio
,.attamente quei pensatori in cui si trovavano precorrimenti
O tracce o influenze del pensiero libertino. Fermiamoci su
Bayle. Che cosa il suo pensiero significa se non la decompo
lizione del cartesianismo, il momento in cui questo perde la
metafisica e la teologia, nella forma coerente che aveva assun
to in Malebranche? E certamente, anche se non si pu par
lare di un libertinismo di Bayle - nel senso che nel suo pen
'Iiero si incontrano pi direzioni che sino a quel momento so
ilo state opposte, protestantesimo, cartesianismo, scuola del
diritto naturale, libertinismo - anche vero che la decom
,\.:posizione del cartesianismo coincide col riemergere dello sfon
do libertino nel senso che il suo pensiero sembra offrire la
'. prova che lo scetticismo libertino rappresenta la sfida a cui il
, cartesianismo religioso non aveva adeguatamente risposto. Ab
breviando in una formula penso si possa dire che l'estensione
bayliana del dubbio metodico alla storia coincide col congedo
del dubbio nella forma che ha assunto nelle Meditazioni.
Ma come questo potuto avvenire - mi si permetta la
brevit dell'accenno - se non in relazione a quella conces
Ilone al pensiero libertino che il cartesianismo aveva fatto al
, libertinismo pur nell'opposizione, attraverso l'idea che una
. forma di pensiero che parte dalla storia non pu concludere
che allo scetticismo (questo il senso di quel che si suoI chiama
re l'antistoricismp cartesiano); in quella posizione di interio
rit dissociata per cui la verit non pu essere raggiunta se
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non portando il dubbio sulla realt naturale e storica? Ora
penso che si possa arrivare al Vico europeo e insieme alla con
ciliazione per l'interpretazione della sua filosofia e il rispetto
della sua lettera soltanto alla condizione di vederci la corre
zione di cui il cartesianismo religioso e soprattutto il cartesia
nismo di Malebranche aveva bisogno per poter conseguire il
successo sul fenomeno libertino.
25. - Ma penso pure che un' altra critica del senso assio
logico dell'idea di modernit potremmo trovarla se portiamo
la riflessione su Kant; sull'imprescindibilit per lui delle idee
di Dio e dell'anima come fondamento della vita morale, sullo
spazio aperto alla trascendenza; pi in generale ancora sulla
filosofia dei limiti dell'uomo contro quelle soluzioni radicali
che, nella variet delle loro forme, specificano l'immanentismo
assoluto. Al Kant critico dello scientismo, che critica la meta
fisica per salvare la verit che essa contiene nei riguardi di Dio,
della libert e dell' anima.
26. - La conclusione del discorso sinora condotto che
l'ateismo non pu rivendicare e portare alle conseguenze ulti
me, come pur pretende, la tesi del carattere assiologico della
modernit che per un ricorso surrettizio e non giuStificato al
la visione storica propria di quella filosofia del divino imma
nente, di cui per altro verso vuoI rappresentare, e in effetti
rappresenta, la conclusione teoretica che insieme la critica.
T orniamo cos a quel che avevo detto alI 'inizio: il discorso
condotto sull'idea di modernit, dopo la dissoluzione dell'idea
del divino immanente, riporta al pari tra l'affermazione del
Dio trascendente e l'ateismo, ateismo che di assenza di prove
si riduce, come spesso stato detto, a un atto di fede rove
sciato. Al concetto assiologico di modernit inteso come l' og
gi non pi possibile occorre dunque sostituire un concetto
problematico: i secoli dell'et moderna sono quelli in cui si
manifestato il fenomeno del!' ateismo.
27. ~ Potrebbe tuttavia sembrare che all'associazione tra
L'idea di modernit
ateismo e idea della modernit rimanga un'ultima carta. Lo
ltoricismo era conservatore e 1'ateismo rivoluzionario. In
ragione di ci, proprio per quel che abbiamo detto sulla sus
liatenza di due linee irredudbili della filosofia moderna pu
aernbrare suscettibile di venire interpretato a suo vantaggio;
ossia, proprio nel fatto della sussistenza di due linee, giudi
Clte incapaci di trionfare l'una dell'altra, noi avremmo il pro
cesso di consunzione della filosofia metafisica e teologizzante.
Questo processo di consunzione costituirebbe l'introduzione
all'ateismo per l'avvento del quale sarebbero oggi mature le
condizioni storiche. Rispetto alle filosofie del passato, la mo
dernit ateistica si porrebbe in una situazione di rottura e non
di continuit. Il moderno sarebbe tale non nella continuit,
ma nella rottura radicale col passato, di cui sarebbe da met
tere in luce l'esaurimento. l'idea dell'ateismo come risultato,
ben nota in quanto professata dal marxismo teorico. Ma su
questa parte ora non mi dilungo perch la rivoluzione che do
vrebbe portarci si cangiata nel pi straordinario processo
di eterogenesi dei fini che mai si sia avuto nella storia; pro
metteva il passaggio dal regno della necessit al regno della
libert, e ha dato col totalitarismo il pi oppressivo dei regi
mi; prometteva l'abolizione delle classi e ha dato luogo a una
, nuova classe; prometteva la liberazione dall'imperialismo e
.. ha dato luogo a un tipo nuovo di imperialismo per cui il pae
se guida pu reggersi soltanto promuovendo la destabilizza
zione negli altri paesi del mondo.

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