INDICE.
Capitolo 1. La maschera di Bossi. La voce della rivolta. Il buffone dei giornalisti. La politica fai da te. Bossi e i suoi cloni.
Il fascino speculare di Bossi sulle masse. Il partito antisistema. Il cuore pulsante della Lega vacilla.
Capitolo 2. LItalia alla rovescia. Il Giuramento di Pontida. Il rovesciamento padano. Primo dialogo tra sordi. Lo stato coloniale di Roma. La nascita dellantinazione. La parodia delle istituzioni.
Capitolo 3. La prepotenza della semplicit. Rompere il circolo vizioso dellarroganza. La folclorizzazione dellespressione politica. Volgarit e violenza. Limbroglio mediatico. Esternazioni e trasgressione.
Capitolo 4. La caccia al bingo bongo. Nessuna psicosi sullimmigrazione! Prima fiaccolata. Dalle gradinate dello stadio alle poltrone del consiglio comunale.
Capitolo 5. Il riscatto del profondo Nord. Come i bergamaschi hanno fatto e disfatto lItalia. Lautonomismo nordista. Maschere e localismi. Lonorevole al mare in ciabatte.
Conclusioni.
Note a "Alla scoperta delle Indie di quass". Note al Capitolo 1. Note al Capitolo 2. Note al Capitolo 3. Note al Capitolo 4. Note al Capitolo 5. Note alle Conclusioni.
Bibliografia selezionata.
***
Sia ben chiaro, Lynda Dematteo non insulta: descrive con sapienza uninnovazione comunicativa che ha finito per travolgere i fondamenti del confronto democratico. Lidiota in politica una figura vincente che da un quarto di secolo occupa la scena pubblica italiana, ma che nessuno prima di lei ci aveva rivelato nella sua formidabile efficacia simbolica. E naturalmente Umberto Bossi non idiota. Fa lidiota, cosa ben diversa. Somministra con astuzia dosi miscelate dironia e di furia. Utilizza i trucchi comici della derisione, gioca con i clich, manipola una tradizione di comodo, deforma gli avversari con la parodia, indossa la maschera carnevalesca del popolano contrapposto ai potenti. Ci siamo talmente abituati a questo gioco quotidiano di idealizzazione e denigrazione, elaborato fin dagli esordi politici della leadership leghista, da restarne imprigionati. E infine assuefatti. Lynda Dematteo non insulta, al contrario. Prova stupore e poi si sforza di decifrarlo ricorrendo al metodo proficuo dellimmedesimazione. Condivide la vicenda emotiva vissuta dai soggetti della sua ricerca, apprende i loro codici e quindi sperimenta su di s i medesimi processi suggestivi da cui trae alimento la militanza leghista di base. Cos facendo, fornisce a noi una visuale inedita, rivelatrice, di un fenomeno esaminato finora solo dallesterno. E' sorprendente il risultato cui perviene grazie alla metodologia simpatetica caratteristica degli antropologi: la giovane forestiera disposta a mettersi in gioco suscita benevolenza e curiosit tra i frequentatori della sede bergamasca della Lega Nord, offre loro complicit e nel frattempo conduce una vera e propria inchiesta sul campo, durata un anno e mezzo. Ne scaturisce un libro significativo anche come ricostruzione storica della fase ascendente del radicamento leghista, vissuta dallinterno. Rivive con/nella Lega il tempo dellopposizione intesa come spavalda alterit; e successivamente descrive lo spirito di corpo, la disciplina gerarchica, che induce i leghisti a sopportare anche i compromessi necessari nella pratica di governo. Ma questo non (solo) un libro di storia. La felice intuizione di Lynda Dematteo quella di assumere come spunto davvio nella ricerca innanzitutto la postura di Bossi, la sua figura pubblica contestualizzata nella storia del folclore e del teatro popolare. Cruciale infatti la modalit con cui Bossi si atteggia a sfidante nella crisi del sistema politico italiano, incarnando un archetipo familiare agli studiosi dellantropologia e delletnologia: il finto idiota capace di dar voce al popolo. Il fondatore della Lega ne emerge come regista di se stesso, capace di far tesoro e di rivendicare la stigmatizzazione con cui molti interlocutori silludevano di liquidarlo.
Ridicolo? Ebbene s, ridicolo. Ma potente. Non a caso la sua priorit comunicativa risulta sempre quella di non lasciarsi annoverare mai fra i membri di unlite. Uomo semplice, distante dai luoghi del potere tradizionale, affiorato da un "ethos" locale. Portatore di verit altrimenti indicibili nellarena politica; esattamente come inauditi risuonano i motti che la commedia popolare assegna a una maschera (o a una marionetta, o allo scemo del villaggio) protagonista del colpo di scena finale. Non la cultura la dote che Bossi vuole esibire, bens la furbizia intesa quale unica virt connaturata agli umili. Sappiamo, fin dagli esordi della sua carriera, che Bossi persegue lineleganza, il kitsch, la dissimulazione comica. Ma sottovalutavamo la maestria con cui si destreggia nei meccanismi della Commedia dellarte e allestisce intorno al suo personale protagonismo un Carnevale popolare permanente. Se il teatro popolare italiano ricorre fin dal Sedicesimo secolo alla volgarit e allo sberleffo per dissacrare lordine costituito, Bossi ne convoglia la funzione catartica fin nel cuore della politica. Il finto idiota resta un vendicatore del suo pubblico pure quando diventa senatore e poi addirittura ministro. Lui che ha dimostrato di poter dire lindicibile autorizzato a proseguire lo slalom fra attivit istituzionali e comicit, in veste di portavoce della sua creatura: una comunit inventata, divenuta reale e nondimeno mitizzata (i fucili del Nord, milioni di padani pronti a marciare su Roma). Una volta abituata lopinione pubblica alle modalit della parodia, la sparata offensiva o inverosimile che per alloccorrenza potr essere ridimensionata a scherzo, questa divaricazione fra le parole e la realt consentir al fondatore della Lega pure labuso reiterato della violenza verbale, senza che ne discenda un danno alla sua reputazione. Egli gode dellimmunit tributata un tempo al giullare. A differenza di altri leader populisti novecenteschi, la cui violenza verbale annunciava la pratica intimidatrice dello squadrismo paramilitare, Bossi e i suoi dirigenti si soffermano sul limite dellallusione evocatrice. Le Guardie padane, le Camicie verdi, le ronde, e perfino i simboli di riconoscimento indossati nelle comparsate televisive come meri accenni di divisa, vengono esibiti sempre sul filo dellironia. Alternando al tono minaccioso la rivendicazione giocosa - teatrale, appunto - di un senso dellumorismo che difetterebbe invece a chi li prende sul serio. Con questo lasciapassare implicito diviene possibile praticare il dileggio dellavversario di turno facendo s che di volta in volta suoni come minaccia o sfott, sempre comunque incensurabile. Pena laccusa che nella societ dello spettacolo pochi riescono ormai a sopportare: possibile che siate cos seriosi, tromboni, incapaci di tollerare una presa in giro popolare? La stessa ambiguit consente al buffone di trasformarsi alloccorrenza in custode dei valori tradizionali. Non pi sovversivo, ma, al contrario, baluardo di una comunit insidiata nei suoi lari fondativi: la famiglia, la chiesa, la propriet, la tradizione. Con lo strumento della beffa vengono infrante le regole del dibattito politico, equiparato a recita barbosa. Vengono ridicolizzate le competenze, viene rivendicato il monopolio dellautenticit comunitaria, e si giustifica una delega in bianco a dirigenti di cui si valorizza sempre lastuzia popolana. La pratica del rovesciamento paradossale, attinta dai codici del folclore ma esasperata con un impiego ridondante dei moderni meccanismi della comunicazione di massa, non ha nulla a che vedere con la fantasia al potere di matrice
sessantottina. Al contrario, ha favorito la diffusione del leghismo come nuova ideologia conservatrice; capace di entrare in sintonia con le pulsioni reazionarie che si perpetuano da secoli nella societ di unItalia settentrionale guelfa profondamente segnata dalla Controriforma, e refrattaria allautorit statale. Chi per gioco si fa immortalare al raduno di Pontida indossando barbarici copricapo con le corna dispirazione celtica nella vita di tutti i giorni si fa portatore di stereotipi comunitari retrivi. La Lega ha fornito rappresentanza politica a pulsioni antimeridionali e xenofobe, ha legittimato un revival paganeggiante del tradizionalismo cattolico anticonciliare, coltiva al proprio interno il revanscismo delle piccole patrie. Tutti fenomeni a essa preesistenti, ma per lappunto indicibili sulla scena politica prima che la sua comunit prendesse forma organizzata. Sembrava uno scherzo, e invece... Tale sdoganamento stato perseguito e ottenuto in evidente contrapposizione allo spirito della Costituzione repubblicana, senza che mai sia stato preso sul serio il primo articolo dello statuto leghista: Il Movimento politico denominato Lega Nord per lIndipendenza della Padania ha per finalit il conseguimento dellindipendenza della Padania attraverso metodi democratici e il suo riconoscimento internazionale quale repubblica federale indipendente e sovrana. Lynda Dematteo spiega bene il meccanismo di dissimulazione che ha reso accettabile in Italia la legittimazione di questa spinta centrifuga: il richiamo a una tradizione storica artefatta su misura, perfino le liturgie e i simboli rivendicati come sacri (il Giuramento di Pontida, i riti pagani sul Po, il revival dei presepi, linvenzione del Sole delle Alpi) vengono sempre divulgati in chiave semiseria, con un ghigno nemmeno troppo nascosto. Parodia, appunto. Talvolta i leader possono assumere una sorta di funzione sacerdotale nellautenticazione dellortodossia leghista, ma la esercitano comunque con un substrato dirriverenza nei confronti del mondo circostante. Ferrei nellesercizio della disciplina interna, la esercitano dentro e fuori il movimento senza mai rinunciare a una vena di complicit goliardica. La burla, lostentazione maschilista, la caricatura gastronomica della polenta o della cena degli ossi permangono come rituali dappartenenza. In radice, lidiotismo politico si conferma linguaggio irrinunciabile del movimento perch serve a riconfermarne lorigine popolana e, da quando la Lega partecipa a coalizioni di governo, la distinzione esistenziale rispetto ai partner. Non a caso, quando l11 marzo 2004 un ictus colpisce Umberto Bossi, precipitando nel dramma la sua figura volutamente tragicomica, ben presto emerge nel gruppo dirigente unaltra figura in grado di sobbarcarsi la funzione vicaria di buffone: Roberto Calderoli, resosi da quel momento protagonista di sortite provocatorie niente affatto improvvisate. La Lega ha sempre bisogno al suo vertice di un idiota che le canta chiare. Non bastano gli emuli sul territorio dellidiotismo bossiano, i Borghezio, i Boso, i Gentilini e, prima di loro, il veterano Speroni. La platea leghista si nutre delle loro esibizioni teatrali, ma necessita di ritrovare direttamente nel capo il richiamo al grottesco tipico del suo d.n.a. E' interessante come Lynda Dematteo descriva la relazione disincantata ma affettuosa dei militanti bergamaschi verso una figura di idiota patetico, privo di potere, come il generale Zanga, a suo modo ironico eroe padano. Ma non certo un caso se il principale interlocutore della Dematteo nel corso della sua ricerca sul campo, il segretario provinciale della Lega Nord di Bergamo Daniele Belotti, e insieme a lui i padri fondatori dellautonomismo bergamasco preleghista, abbia intrattenuto una relazione intensa con la locale societ carnevalesca: il
Ducato di Piazza Pontida. Belotti, in particolare, nel frattempo divenuto assessore regionale senza rinunciare per al suo ruolo di capotifoso ultras dellAtalanta, offre allautrice preziosi spaccati di vita quotidiana leghista. In lui, cittadino di esuberante vitalit che mitizza il dialetto incomprensibile dei valligiani come cemento dellimpresa comune, rivive la maschera bergamasca di Gioppino mangiatore di polenta, che la miseria della pellagra affligge comicamente con tre gozzi. Gioppino in fondo lidiota che Belotti vorrebbe impersonare? Nel suo ufficio, dove il ritratto del presidente della Repubblica dellepoca, Oscar Luigi Scalfaro, appeso a testa in gi, il segretario sottopone i neofiti a veri e propri riti diniziazione. Lo sfott viene utilizzato come pratica di confidenza e di sottomissione. Ma in particolare con le donne che si manifesta la vocazione sintetizzata nel gioco di parole bergamasco-bergamaschio. Lesperienza della ricercatrice conosce qui momenti destabilizzanti, da lei stessa definiti al limite della schizofrenia. E' obbligatorio sottostare allo scherzo, se si vuole far parte del gruppo; cos com necessario autocensurare repliche sbigottite nel corso del fraseggio volgare o razzista. Esemplare la scena dellantropologa che varca la soglia di quellufficio e ci trova Belotti intento a leccare un gelato direttamente dalla nuda spalla di una militante. Tra lilarit generale chiede alla ricercatrice francese di poter mangiare la Nutella dal suo seno. Il corpo della Lega. Si conferisce da sola una pretenziosa continuit millenaria, fin dal simbolo di Alberto da Giussano. Conquista i ministeri di Roma, senza smettere di disprezzarla. Ma non rinuncer mai allidiotismo politico come essenza della sua diversit.
***
Alla fine degli anni ottanta gli elettori lombardi hanno punito la prepotenza e la corruzione della classe politica votando per la Lega Nord. Linesperienza e lirruenza del leader del Carroccio hanno sedotto cittadini delusi, inizialmente lontani dalle idee autonomiste, ma infiammati da ardori localisti. Lidiozia politica di Umberto Bossi stata la chiave del suo successo. Nei confronti di chi li governa gli italiani hanno un atteggiamento di disincanto e di distacco, che denota un rapporto molto particolare con la dimensione politica. In tale contesto il gioco dellidiozia risulta terribilmente efficace poich, pur generando uninevitabile disapprovazione, suscita una forma di divertita indulgenza.
Buffone! Buffone! gridano spesso i contromanifestanti a Bossi, quando sale sul palco per arringare i suoi. Luso di questa espressione offensiva non affatto casuale. In effetti, i comportamenti del leader della Lega somigliano a quelli del buffone di corte: Bossi il giullare che non rispetta niente e nessuno, nemmeno il papa; pu dire tutto poich viene ritenuto non responsabile delle proprie affermazioni e, in genere, i suoi attacchi sono particolarmente irriverenti perch indirizzati verso temi o persone che godono di rispetto. Come il tradizionale buffone, Bossi opera sul registro dellambiguit. Il suo obiettivo fondamentale insinuare il dubbio in chi ascolta, impedendogli di cogliere i veri fini e la natura del suo discorso, per poterlo circuire meglio. Nella sua autobiografia ha spiegato latteggiamento adottato nei confronti degli avversari politici quando stato eletto al Senato nel 1987: Voglio che stiano alla larga da me, che non mi prendano troppo sul serio, che non sappiano mai se sto scherzando o se sto dicendo quello che penso. (1) Questa ambiguit la chiave dellirresponsabilit assoluta, che permette al buffone di esprimere le proprie idee senza incorrere in sanzioni. La strategia comunicativa del leader della Lega Nord corrisponde alle tradizionali modalit dazione dei personaggi della Commedia dellarte. Con lui la pratica politica perde qualsiasi significato, si riduce a una serie di effetti prodotti da dichiarazioni, minacce, pernacchie, promesse tanto inopinate quanto impossibili da mantenere: si tratta essenzialmente di spettacolo. Anche se le dichiarazioni di Jean-Marie Le Pen rievocano talvolta le provocazioni del leader della Lega, i francesi non ridono di Le Pen come fanno gli italiani di Bossi, poich questultimo non incute alcun timore, suscita solo compassione. Peraltro, dopo il 2004, quando il segretario del Carroccio rimasto vittima di un ictus, questa dimensione si rafforzata al punto da inibire gli attacchi alla sua persona. Il politico rappresentato spesso dai media come un pazzo pi o meno pericoloso oggi un uomo fisicamente segnato e indebolito, di cui si sorride con indulgenza. Com noto a tutti, le disgrazie della vita producono un senso di imbarazzo. Nondimeno, il divario tra limmagine pubblica di Umberto Bossi e il suo potere effettivo piuttosto insolito per un politico che ha fatto della forza lelemento preponderante della sua propaganda. Questo libro cerca di rispondere a diverse questioni relative alla sua figura: come pu una persona che detiene il potere essere tanto ignorante quanto irresponsabile? E che cosa comporta questo in termini di rappresentazione politica? Peraltro, si tratta di un fenomeno non circoscritto unicamente alla situazione italiana: George W. Bush stato ridicolizzato in tutto il pianeta per la sua idiozia nel corso dei suoi due mandati presidenziali. Ci troviamo forse di fronte ai sintomi di un provincialismo che si sta progressivamente facendo largo in Europa e negli Usa, poich lOccidente non in grado di reggere le conseguenze della globalizzazione di cui pure stato promotore? Luso della parola idiota impone qualche precisazione. Idiota, in senso etimologico, significa uomo del luogo ed un termine la cui radice greca vuol dire particolare. Per gli antichi greci idiota era colui che non aveva accesso alla dimensione universale, quello
che viveva ancora nella caverna, o meglio, nella "sua" caverna. Secondo gli ateniesi, i pi stupidi erano i loro vicini pi prossimi, quelli che abitavano ai margini della "polis". Il termine fu appositamente coniato per definire quei soggetti, tuttavia gli ateniesi sapevano di avere degli idioti anche allinterno della loro citt: i cinici. (2) Idiota dunque il soggetto votato alla pi irriducibile autoctonia e al ripiego identitario. Quando un simile soggetto valica i confini del proprio universo culturale, si comporta spesso in modo improprio e grottesco. Preso singolarmente o allinterno della cerchia pi o meno ampia dei familiari, nessuno idiota; i problemi cominciano fuori, quando si passa da un universo simbolico noto a un universo poco, o per nulla, conosciuto. Quando mancano i codici che governano questi mondi, si adottano comportamenti che risultano sconvenienti, se non addirittura fuori luogo. In un certo senso la dimensione dellidiozia ci riguarda un po tutti. Entrando in contatto con mondi e universi diversi dal suo, lantropologo ne fa addirittura una professione; la sua abilit dipende proprio dalla capacit di uscirne. Al contempo misurandosi con la propria idiozia che riesce a cogliere il suo oggetto di studio. Di fronte alla nostra idiozia possiamo adottare due atteggiamenti: possiamo ridurla mostrando empatia nei confronti degli altri, oppure possiamo fare gli idioti, chiudendoci in noi stessi, contro tutti e contro qualsiasi sollecitazione proveniente dallesterno. La scelta del concetto di idiozia si imposta nel corso del mio lavoro di ricerca. Per realizzare linchiesta etnografica di cui si rende conto in questo libro, mi stato necessario scegliere di frequentare un anello specifico della struttura partitica della Lega Nord. Considerato il radicamento elettorale leghista nella dimensione provinciale, mi sembrato interessante condurre linchiesta in uno dei suoi feudi prealpini: la provincia di Bergamo. Come ha sostenuto fin dal 1993 Ilvo Diamanti, lideologia leghista tende a diffondersi dalle Prealpi verso la Pianura padana. In questa specifica configurazione elettorale, la provincia di Bergamo costituisce uno dei punti di maggiore diffusione del leghismo. Per la stampa italiana da quel territorio che calano i barbari, mentre per i militanti la provincia in cui la Lega ottiene generalmente i migliori risultati elettorali, la sua roccaforte. La Bergamasca una delle zone pi produttive dItalia. La sua realt sociale fortemente contraddittoria e somiglia a quella del Nord-Est: molto ricca e dinamica, ma ha uno dei pi elevati tassi di analfabetismo in Italia. I bergamaschi si definiscono gente che lavora, poco interessata alla politica, perci non vanno a votare, oppure votano Lega. La disaffezione tale che alcuni comuni delle Valli fanno fatica a mettere in piedi una lista civica, altri non ci riescono e vengono commissariati. Questo rapporto con la politica sorprendente poich, al contempo, si registra una forte partecipazione alla vita sociale attraverso forme del volontariato di matrice cattolica (ma non solo). La Lega procede sui passi della depoliticizzazione di massa delineatasi allindomani del compromesso storico: ne approfitta per imporsi, ma al tempo stesso ne soffre, come gli altri partiti, quando non riesce a formare una lista per mancanza di candidati. Di frequente le stesse persone con livello superiore di istruzione vengono contattate dai partiti sia di destra sia di sinistra. Il disinteresse, ma anche la mancanza di competenza, per non parlare della scarsit della retribuzione simbolica, tengono spesso i giovani bergamaschi lontani dalla politica. Questa realt istituzionale profondamente depressa consustanziale al leghismo, come ha
efficacemente messo in luce Vittorio Moioli. (3) Per molti italiani, il voto leghista espressione dellidiozia dei cosiddetti montanari; la locuzione offensiva paese idiota, usata dai bergamaschi, sufficiente a denotare il disprezzo dei cittadini per gli abitanti delle montagne, indica paesi arricchitisi attorno a ununica attivit e chiusi in se stessi. Gli abitanti del posto hanno la sensazione che il loro borgo sia autosufficiente. Lemigrazione una cosa che appartiene al passato, e i giovani ormai non hanno pi bisogno di allontanarsi per trovare lavoro. E' raro che vadano a Milano a studiare perch i genitori considerano inutile la possibilit che i loro figli intraprendano un percorso universitario: con una laurea pi difficile trovare lavoro nelle Valli. Interi villaggi si compiacciono cos dellignoranza del mondo esterno, e paese idiota finisce per essere unespressione che esprime il contrasto tra ricchezza materiale e chiusura degli abitanti. Queste rappresentazioni meritano di essere segnalate poich non stanno a indicare unoggettiva condizione biopsichica, il ritardo mentale, comunemente definito come una forma di idiozia, ma lappartenenza a uno spazio geografico, le Valli dellarco alpino e, di conseguenza, lidentificazione nel movimento politico che dovrebbe rappresentare questo spazio. Luso del termine idiota assume cos una connotazione che avalla lo spostamento semantico da un tratto della persona alla sua appartenenza a un luogo. Lidiozia ha il proprio territorio, si colloca nella geografia elettorale del Nord Italia. I membri della Lega Nord sono ovviamente i primi a essere disgustati da questi stereotipi spregiativi. Giacomo Bianchi, uno dei fondatori del Carroccio, me lo ha fatto capire scherzando: Lei antropologa? Per caso, non si sar interessata alla Lega perch ha visto i bergamaschi intervistati dalla televisione? Ci potrebbe essere un legame... Quando la televisione di stato doveva intervistare qualcuno della Lega, non andava da Bossi o da Calderoli, sceglieva il contadino che non sapeva parlare o uno che si presentava con gli occhi fuori dalle orbite e sembrava una scimmia, no?. In effetti, la stigmatizzazione di cui sono oggetto i leghisti ripropone la tradizionale presa in giro di cui sono vittime le popolazioni delle valli dellarco alpino. Le problematiche della mia ricerca si concentrano su questa dimensione dellalterit. In effetti, il senso di appartenenza leghista si alimenta di un complesso da provinciali. Il dialetto bergamasco materializza una alterit disprezzata poich la sua pronuncia fa ridere gli italiani che la collegano con lo stereotipo del contadino settentrionale: il polentone. Nellimmaginario nazionale i bergamaschi sono lavoratori coraggiosi e onesti fino alla stupidit, gente che si oppone punto per punto agli stereotipi negativi dellitalianit. I clich costruiti attorno ai tratti salienti della loro identit ne facevano degli anti-italiani ben prima che la Padania entrasse nel lessico politico della penisola. Da questo punto di vista, il leghismo lespressione politica di una rivincita culturale delle province pi periferiche. Oggi la citt di Milano governata dalla gente dei suoi antichi contadi. Il tradizionale rapporto di sudditanza politico-culturale stato rovesciato. Allo stesso modo, quando Umberto Bossi si pone come difensore della gente semplice del Nord contro Roma ladrona, rielabora i materiali di una specifica cultura popolare dando loro un significato politico inedito. Bossi parte da questa constatazione: Al Nord il rapporto dare-avere fra regioni e stato paurosamente sbilanciato a favore di Roma;
lesempio pi lampante la Lombardia che riceve dalla capitale meno di due terzi di quanto versa allo stato. Una rapina legale in piena regola. (4) Il Senatr dice di aver preso coscienza di un fenomeno che definisce demenziale: la Democrazia cristiana si garantiva la vittoria di ogni tornata elettorale comprando i voti del Mezzogiorno con le tasse pagate dalla gente del Nord. Il suo obiettivo porre fine a questo sistema limitando drasticamente i flussi di denaro a favore delle regioni meridionali; a suo avviso, questi soldi servono solo a ingrassare gruppi politico-mafiosi a scapito dei popoli tanto del Nord quanto del Sud. Sostiene dunque di voler rompere con il paese del furto istituzionalizzato: l'I-taglia, il paese degli Tagliani. In questo modo il leader della Lega capovolge la storia italiana dicendo che non il Nord ad aver colonizzato il Sud, come vuole dimostrare la storiografia comunista, ma il Sud ad aver colonizzato il Nord. I militanti del partito sono convinti di essere vittime di un razzismo imperialista italiano. Bossi ha creato una contrapposizione tra un noi ideale (i padani) e un loro da respingere (gli Tagliani). Il suo discorso profondamente caricaturale. Si basa su alcuni vecchi antagonismi della societ italiana (i conflitti centro/periferia, Nord/Sud, pubblico/privato, societ civile/partiti politici), tentando di dar loro una dimensione etnica. Rivolge contro la D.C. il discorso anticomunista che questultima proponeva nelle province bianche. Bossi sostiene di condurre la prima rivoluzione completa nella storia dItalia. Attacca la nomenklatura del regime e si scaglia contro il centralismo partitocratico. Nei suoi discorsi, Bossi accosta continuamente D.C. e P.C.I.: in realt, il suo bersaglio la Costituzione in quanto frutto delle forze emerse dalla Resistenza. Bossi identifica il modello europeo di stato cos come si delineato durante la Seconda rivoluzione industriale con il modello sovietico. Al conflitto di classe sostituisce il conflitto tra popoli per lautodeterminazione. Intende collocare la sua azione allinterno di un ampio movimento sociale di portata europea per giustificarne il senso: mentre il comunismo stato sconfitto dalla storia, il leghismo va dalla parte giusta. Nellambito della transizione politica avviata dallItalia nel 1992 la Lega Nord ha avuto un ruolo chiave nel contribuire ad abbattere il vecchio sistema politico, prima di prefigurare la nuova tipologia di destra interpretata da Silvio Berlusconi. Lemergere del partito del Carroccio stato letto in Italia come lingresso nellarena politica di una categoria sociale in precedenza esclusa dal dibattito pubblico: i piccoli imprenditori del Nord. I politologi hanno spesso interpretato lemergere della Lega utilizzando chiavi di lettura economiche, ma a mio avviso tali interpretazioni non esauriscono la realt di questo fenomeno. Per questo ho cercato di andare oltre, studiando il linguaggio e le modalit di espressione dei rappresentanti di questo partito. Anche linterpretazione antropologica qui proposta non pretende di descrivere in modo esaustivo la realt sociale della Lega Nord. Le mie argomentazioni sono il risultato di un lavoro sul campo condotto principalmente nella provincia di Bergamo, bench questo partito sia radicato anche in altre regioni in cui raccoglie difficolt e istanze differenti. La Lega un movimento popolare reazionario sorto in alcune province periferiche del Nord prima di conquistare la Pianura padana. Si nutre della cultura popolare italiana e riflette le tendenze operanti nella societ civile. Bossi permette di cogliere la dimensione della politica vista dal basso. La contestazione che promuove (e da cui a sua volta
sostenuto) ci porta a prendere in considerazione le rappresentazioni politiche di coloro che sono di norma esclusi dallo spazio pubblico, di quelli che le lite difficilmente riescono a capire, supponendoli manipolati dai populisti. Losservazione etnografica ci conduce oltre la semplice constatazione della crisi politica congiunturale: il materiale raccolto dimostra che anche nel nostro universo istituzionale possono emergere modalit che riflettono un altro scenario, unaltra storia. Mi riferisco ai lavori sulla teatralizzazione della dimensione pubblica dellantropologo Marc Abls. (5) La mia analisi della sottocultura leghista di stampo classico. Ho cominciato a studiare il leghismo interessandomi ai suoi riti principali. Ho fatto la mia prima ricerca etnografica a Pontida nella primavera del 1998. Volevo capire le ragioni per cui questo paese fosse diventato un luogo politico cos importante per i leghisti. La mia curiosit mi ha fatto comprendere due aspetti: la matrice cattolica dellautonomismo nordista e la dimensione dissacrante del rito leghista. Riesumando il Giuramento di Pontida, cio il simbolo del Risorgimento dei cattolici lombardi, il leader della Lega Nord ritorna alle fonti della cultura democristiana e ripete emblematicamente latto di fondazione nazionale a vantaggio non pi dellItalia, ma della Padania. In tal modo trasforma un rito che unisce in un rito che divide. Lanalisi semantica rivela elementi di antistruttura nel senso di Max Gluckman: eccessi, brogli stilistici, spostamenti di senso, mistificazioni. (6) La riattualizzazione leghista ha sicuramente alcune affinit con i riti di inversione di status (7) che gli antropologi hanno osservato nelle societ esotiche, riti che si ritrovano anche in Europa, legati alle forme folcloristiche del Carnevale. Per cogliere il senso di questo fenomeno contemporaneo mi sono basata su concetti elaborati dagli antropologi africanisti della Scuola di Manchester. (8) Le mie prime conclusioni mi hanno convinta del carattere tutto sommato paradossale delloperazione leghista: come possono gli indipendentisti padani pensare seriamente di creare un nuovo spazio politico reinterpretando sui toni dellironia un antico simbolo nazionale? Una cosa del genere non sarebbe mai venuta in mente agli altri movimenti indipendentisti che pullulano in Europa. A mio avviso, questa propensione al rovesciamento e allimbroglio precisamente la chiave dellazione leghista. Altri antropologi hanno gi saputo cogliere il significato di questo modo di agire: non concepiscono soltanto limbroglio come esercizio della furbizia in politica, ma anche come modalit dintervento nellordine del simbolico. (9) In questo libro sostengo che le azioni di Umberto Bossi nel loro complesso possono essere interpretate cos: l"imbroglio" il suo modo dagire, crea disordine per riportare lordine. A un certo punto la crisi diventa tale che necessita di unautorit ritrovata. Da questo punto di vista, il rovesciamento rappresenta la furbizia per eccellenza. Come tutti i ricercatori che si occupano della Lega Nord, sono stata accolta piuttosto bene dai membri dellorganizzazione. Per i membri del partito, il mio lavoro dinchiesta aveva alcuni motivi dinteresse: anzitutto forniva loro un riconoscimento universitario (per di pi straniero), potevo dunque far sentire le loro rivendicazioni oltre le Alpi e inoltre potevo fornire informazioni sia sui membri del loro stesso partito, sia su quelli di altri partiti; mi
sono dunque trovata in mezzo a uno scambio di notizie. Diversi attori della vita politica locale avevano preso labitudine di consultarmi sul morale degli avversari. Questa lenta impregnazione, tipica del lavoro etnografico - fatta di integrazione e apprendimento di discorsi locali e di diversi punti di vista -, si rivelata particolarmente utile per cogliere il fenomeno Lega in tutte le sue sfaccettature. In questo quadro, la frequentazione continua imposta dal metodo etnografico risulta nondimeno difficoltosa. Mi stato necessario stabilire una relazione di fiducia con i membri del partito che, siccome fortemente stigmatizzati, nutrono una diffidenza e un rancore ben comprensibili verso le persone esterne al loro universo di riferimento. Ho cercato di esplicitare queste difficolt per sviluppare una riflessione sulle condizioni della mia inchiesta. In genere le manifestazioni carnevalesche attraggono la simpatia di chi le studia, ma possono anche diventare particolarmente fastidiose quando danno luogo alla caccia al capro espiatorio. Nelle pagine che seguono non nascondo il mio rigetto per lideologia della Lega Nord, n per il ricordo di alcune situazioni vissute di persona, mitigo lievemente alcune osservazioni relative alla mia partecipazione: la neutralit assiomatica in questo caso spesso insostenibile. Rendere conto del discorso dell'altro razzista adottando un approccio comprensivo difficile, ma lantropologia deve dedicarsi anche a questo.
***
1. LA MASCHERA DI BOSSI.
Quando ho cominciato questa inchiesta, sono rimasta subito colpita dagli atteggiamenti volontariamente caricaturali assunti dagli esponenti della Lega Nord. Si affermavano sulla scena politica italiana accentuando i tratti falsamente nordisti della loro personalit. Alcuni di questi comportamenti mi sono sembrati comici e hanno acceso la mia curiosit: che cosa spingeva i rappresentanti della Lega a fare la parte delle marionette delliperautoctonia? Che cosa li aveva improvvisamente portati a fare gli scemi, ovvero a rivendicare come propri tratti distintivi che per secoli avevano prodotto discredito nel senso comune, diventando cos facile bersaglio per i giornalisti? A mio avviso impossibile non
considerare questi atteggiamenti il frutto di una precisa intenzione, di certo presente in Umberto Bossi e nei suoi pi vicini compagni di lotta. In un contesto attraversato da profondi cambiamenti che inducono paura e smarrimento, la Lega si riappropria oggi di un elemento distintivo della tradizione italiana: la maschera, che, in qualche modo, assume la funzione di dissimulare i mutamenti. Ci troviamo cos di fronte a un paradosso della globalizzazione: la reificazione dellidentit. Riconoscere, infatti, che lidentit un concetto fluido e in perenne movimento, che gli uomini, indipendentemente dalle loro origini, cambiano in relazione alle esperienze di vita, che un gruppo sociale non mai definito una volta per tutte, ma si rimodella costantemente in funzione delle evoluzioni che lo coinvolgono, unidea che ci mette in difficolt. Le maschere, invece, sono portatrici di una concezione fissa dellidentit, sono il simbolo della continuit sociale. Le performance di Umberto Bossi lo hanno elevato a figura-tipo. E' diventato il punto di riferimento di unestetica condivisa, che funge da matrice allespressione noi leghisti. Da questo punto di vista, il Senatr si accosta alla maschera del contadino che, nella tradizione italiana, si assumeva il compito di denunciare pubblicamente i vizi e le ingiustizie della collettivit in occasione delle declamazioni delle Bosinade, manifestazioni rituali del Carnevale milanese ancora in voga negli anni cinquanta. I bostt erano contadini immigrati dal Varesotto che svolgevano i lavori meno qualificati nel capoluogo lombardo. Umberto Bossi originario di quelle parti, conosce alla perfezione questo retaggio perch ha cominciato la propria carriera tenendo conferenze allinterno dellassociazione del Carnevale di Varese, la Scuola bosina. Il leader leghista un profondo conoscitore delle usanze popolari e della poesia dialettale. Nella tradizione italiana, a definire la maschera il linguaggio: ogni maschera ha i suoi precisi connotati linguistici che le danno immediata riconoscibilit. Le performance di Umberto Bossi sono deplorevoli, ridicole, scandalose. Per la maggior parte degli italiani il tipico italiota della scena politica. E' liniziatore di una vera e propria rivoluzione del linguaggio destinata a disintegrare il politichese e a segnare il passaggio dalla Prima alla Seconda repubblica. Fino a oggi gli analisti italiani non hanno sviscerato in profondit i discorsi del leader della Lega Nord. La maggior parte ritiene che la forma dequalifichi il significato, ma si tratta di una lettura un po troppo superficiale delle sue performance stilistiche. (1) Umberto Bossi non un tribuno nel senso classico del termine: i suoi discorsi contravvengono a qualsiasi regola di "ars oratoria", assolvono principalmente alla funzione dello sfogo. La violenza del linguaggio lesatta misura del discredito in cui piombata la classe politica italiana a partire dagli anni ottanta. I suoi comizi sono improntati sulla diatriba. Le sue rocambolesche ricostruzioni storiche contengono accuse inverosimili; il suo discorso privo di sviluppo, fatto di digressioni legate le une alle altre da parole dordine scandite in alcuni precisi momenti per inculcare il messaggio nella testa delle persone. Il linguaggio di Bossi pretende di essere naturale e viscerale, ma suscitando emozioni genera leffetto di annullare qualsiasi distanza critica. Presenta registri molto diversi: discorsi filosofici, considerazioni ingenue e insulti. Lobiettivo anzitutto fuorviare
luditore: incoerenze, trovate strampalate, rimproveri inattesi suscitano il riso a dispetto della veemenza dei contenuti. Peraltro, lo stesso Bossi a riconoscerlo: Le parole devono sorpassare e snaturare il pensiero (Corriere della Sera, 5 febbraio 1998). Di sicuro Bossi non passer alla storia come vate, ma i suoi discorsi hanno una loro poetica. Utilizza espressioni linguistiche particolarmente immaginifiche: il pugno gigantesco del Nord, il pancione molle dello stato, le fogne del regime. La sua inventiva contribuisce a determinarne il successo. Pi che il contenuto la forza delle immagini evocate a trasmettere le sue convinzioni, ed lo stesso Bossi ad attribuire una funzione pedagogica al suo strano linguaggio: Con la gente devi semplificare e caricare, devi fare brillare i colori. (2) Coinvolge spesso il suo uditorio per fargli capire meglio gli intrighi del Palazzo in cui lui, uomo del popolo, riuscito a introdursi. Spiegando le dinamiche del Palazzo in modo completamente fantasioso riuscito a trascinare persone che non avevano mai fatto politica. I commentatori italiani dicono che i leghisti parlano come mangiano, ma questa spontaneit frutto di un attento calcolo: si tratta infatti di un linguaggio semplice e concreto, radicato nella quotidianit dellitaliano medio, usato per risultare immediatamente comprensibile, pieno di stereotipi tanto linguistici quanto sociali. Le dicotomie semantiche impiegate tratteggiano un mondo manicheo in cui i nemici sono chiaramente identificati (Nordnazione/Meridione, autonomia/statalismo, lavoro/parassitismo). Luso dei luoghi comuni rappresenta il punto di forza della propaganda leghista, poich permette di stabilire un legame immediato con quanto gran parte delle persone gi pensa e dice senza rifletterci. Talvolta, difficile seguire gli sviluppi delle argomentazioni di Bossi. I suoi discorsi evocano la glossolalia di alcuni malati di mente che costruiscono un idioma personale sulla base di neologismi organizzati secondo una sintassi rudimentale. Molti italiani credono che Bossi utilizzi parole a caso senza conoscerne il senso o attribuendogli un significato che solo lui conosce. La dimensione infantile di alcune espressioni completa il quadro clinico. Laspetto delirante dellinsieme confonde il tenore del messaggio ideologico: il personaggio che asserisce simili assurdit con un linguaggio cos insolito non pu essere preso sul serio. Anche in questo caso, secondo Giorgio Bocca, siamo in piena dimensione folcloristica: Bossi ha il genio dei narratori popolari per i paragoni che fa, le immagini che crea. Del resto un movimento nato tra le montagne del Bergamasco (Corriere della Sera, 11 giugno 1993). Bossi ha sempre basato la sua strategia comunicativa sulla piazza attraverso numerosi comizi. (3) Allinizio del nuovo millennio, ogni due settimane, il leader del Carroccio interveniva in qualche citt del Nord, senza disdegnare i paesi pi piccoli n i rifugi di montagna. In questo modo nel Nord Italia si diffuso il verbo leghista, poich Bossi privilegia il contatto diretto con le persone. In uno studio televisivo, in un faccia a faccia o in un dibattito risulta mediocre, ma quando arringa una folla spiccano tutte le sue capacit. Per lui un discorso come nei cento metri: uno sparo e devi correre bruciando tutti in una manciata di secondi, senza pensarci troppo. (4)
Molte volte nel contesto di uno stesso discorso si accavallano diverse voci: un Bossi furibondo lascia il posto a un Bossi sensibile che parla della propria infanzia in campagna, della propria famiglia, delle tradizioni lombarde, e mette in luce il proprio lato affettivo. Nei suoi numerosi discorsi, il leader del Carroccio fa prevalere lemozione sulla ragione, usa laffettivit contro il potere costituito. La sua gestualit invece relativamente sobria: luomo col dito levato quando minaccia la secessione da Roma, luomo con la mano sul cuore quando ascolta raccolto il "Va pensiero" di Verdi. Se capace di cogliere gli umori della folla che ha di fronte per imprimere meglio la sua volont su di essa, si mostra per incapace di cambiare registro di fronte a un uditorio diverso. Davvero non in grado di farlo, oppure cerca di sbalordire chi non gli riconosce alcuna autorit politica? Il ministro delle Riforme istituzionali, infatti, pu rivolgersi ai rappresentanti delle istituzioni locali come si rivolge abitualmente ai suoi militanti suscitando la collera degli uni e lilarit degli altri.
Nel marzo del 2000 nella sede milanese della Lega di via Bellerio ho incontrato Gabriella Polli, addetta stampa di Bossi, che mi ha espresso il suo stupore di fronte al sistema del leader della Lega Nord: Non ha una strategia comunicativa, basta a se stesso, tutto ci che mi sforzo di organizzare poi lui lo distrugge, non sopporta alcuna forma di organizzazione, a disagio. Non riusciamo neanche a dargli un ordine sui tempi: se ha voglia di fermarsi da qualche parte per parlare due ore, si ferma a parlare due ore. Si prende il suo tempo, non ha programmi. La imbarazzano le mie domande sul linguaggio usato dal leader: S, talvolta dice cose un po strane. Evoca la schizofrenia del personaggio: sembra timido ma sul palco non lo ferma nulla. Secondo lei una macchina da comizio, poich non sa fare che quello. Lo confronta con Enrico Berlinguer e Giorgio Almirante. Laddetta stampa conosce Gustave Le Bon: La massa non ragiona, sente e basta, e mi dice dellattrazione sessuale che Umberto Bossi esercita sulle masse, specialmente sulle donne tra i quaranta e cinquantanni, ma anche sugli uomini. Mi racconta che alcuni giornalisti parlano addirittura di spinte ormonali verso Bossi e aggiunge che anche la voce del leader ha un certo peso nel fascino che esercita sul pubblico. Anche Daniele Vimercati ha colto subito limportanza della voce di Bossi: Una voce profonda, cavernosa, un po rude, ma potente e ferma. (5) Nei comizi, la folla vibra in sintonia con la voce del leader: il fascino che esercita va oltre le parole, passa per il timbro e la cadenza. E' necessario inculcare il messaggio nella testa delle persone a furia di ripetizioni. La sua una voce che tuona e rimprovera, che suscita e canalizza la collera. I comizi di Bossi assumono una funzione catartica: la maggior parte delle persone che va ad ascoltarlo non si esprimerebbe mai come lui; il leader d voce alla loro collera. Le parole grosse allinizio sono state una necessit, poi una scelta naturale, infine un certificato di garanzia. (6) La volgarit del leader della Lega va ben oltre quanto riportato dalla stampa, apostrofa come cornuto o pezzo di merda lavversario politico di turno, utilizza espressioni come Fra di ball e riconosce di usare un linguaggio da popolano. Allinizio degli anni
novanta, questo brutale rifiuto degli uomini del vecchio sistema politico gli valso i favori della popolazione. Bossi appare come un provocatore patentato, un violento, un maniaco sessuale. Forte di questa immagine, spinge sugli equivoci per scandalizzare i benpensanti e soddisfare il suo pubblico. Sono ormai famosi i dubbi giochi di parole in dialetto. Ogni volta che ne ha avuto loccasione, Bossi si scagliato contro le donne, con gesti o parole oscene. Il discorso di Curno del 26 settembre 1993 specifica definitivamente lidentit del partito. Bossi si distingue per il gestaccio dellombrello allindirizzo del ministro Margherita Boniver in risposta ai timori che questa aveva precedentemente espresso sulla natura sovversiva del suo movimento: Cara Boniver, cara bonassa, sta tranquilla, non prendiamo le armi, noi della Lega, perch siamo gi armati. Siamo armati bene, noi, armati con questo manico qui!. Nei mesi successivi il leader leghista cercher di correggere limpressione prodotta da questa dichiarazione attenuando la violenza delle parole. Torna su quel gesto rispondendo a una domanda di Gad Lerner: E' un modo poetico per chi sa apprezzare certe cose. Era una metafora, abbastanza esplicita, del carattere della Lega. Ma io non vorrei che adesso alla Lega si iscrivessero tutte le signore italiane ("Nella tana della Lega", RaiTre, 16 marzo 1991). In relazione a questi episodi, Giuliano Ferrara conia il neologismo celodurismo. Lo stesso Bossi soprannominato dai suoi il Sempre duro. I militanti alimentano ulteriormente questa leggenda: alcuni sostengono che allinizio degli anni novanta il loro leader (pur essendo fidanzato) non restava pi di una settimana con la stessa amante. Lo stesso Bossi si attribuisce un gran numero di conquiste femminili, ne va della sua credibilit politica. Sono immagini che si collocano appieno in quella mitologia nazionale secondo cui Garibaldi dormiva ogni sera in un letto diverso e Mussolini metteva le donne incinte solo con lo sguardo. Queste ostentazioni divertono molti italiani che vedono in Bossi larchetipo dei vanitosi seduttori che raccontano le loro conquiste nei bar. Talvolta, questa reputazione lo mette in difficolt e allora, come dabitudine, accusa i giornalisti: Insomma stanno mettendo in giro che io vado continuamente a donne. Non parlo di voci divertenti, ma di cose scientifiche, fatte per incastrarmi. E mi sembrano cose da matti. Vanno bene le battute, anche le provocazioni di Sgarbi, ma se pensano di sputtanarmi, facendomi passare per chiss chi, si sbagliano di grosso. Lo scopo preciso: dipingermi come uno che pensa solo alle donne, una specie di libertino. Cos c qualcuno che pensa ai voti cattolici della Lega. Insomma, vogliono creare una mia cattiva immagine nei cattolici. (Corriere della Sera, 28 aprile 1993). Molti lo accusano di essere un maniaco sessuale, ma nessuno ha formulato lipotesi che queste provocazioni siano il frutto di una precisa strategia. Questo maschilismo, infatti, ha raccolto un consenso pi ampio del previsto. Le metafore sessuali, il linguaggio brutale, le oscenit che esaltano limmagine di una mascolinit riconquistata celebrano la potenza virile della nazione come faceva il fascismo in passato, ma con quella distanza ironica che caratterizza il leghismo. Si detto abbastanza sulletimologia del termine fascismo, che al di l del riferimento al simbolo repubblicano romano deriverebbe dal termine latino "fascinus", che designa il "fallus". Durante limpero romano, il potere lega in un sol fascio (il termine "fascis" designa i bastoncini di betulla legati da una cinghia e tenuti dai littori [...] ed lo stesso termine di quello che designa il "fascinus", la fascinazione, il fascismo) potenza sessuale, oscenit verbale, dominazione fallica e trasgressione delle norme statutarie. (7)
Secondo la stessa logica, per Bossi, il luogo del confronto sempre sessuale, per questo mette sistematicamente in dubbio la virilit dei suoi avversari politici. Il confronto politico si riduce a un rapporto di forza personale: Hanno cercato di mettermelo in quel posto, ma lhanno preso in quel posto. Lo slogan delle elezioni a Brescia del 1991, le prime elezioni comunali vinte dalla Lega in Lombardia, era: Gli romperemo il culo. Nel 1992 la sua posizione era molto chiara: tutti i politici avevano le mani nei capelli e uno spadone nel culo. Lo spadone era quello di Alberto da Giussano. Allinizio degli anni novanta le metafore sessuali sono ricorrenti, coincidono con la fase di espansione elettorale della Lega e traducono perfettamente lesasperazione degli italiani che gi da troppo tempo avevano la sensazione di farsi fregare. Nei discorsi di Bossi gli attacchi personali sono sistematici e a essere messa in discussione non mai la politica dellavversario, bens lavversario stesso. La vita politica italiana si riduce allora a relazioni di potere tra persone, e diventa cos quel teatrino stigmatizzato da Umberto Bossi. Alcune boutade riescono a strappare qualche sorriso anche a uditori non leghisti: Giulio Andreotti cos lunico gobbo che porta sfiga, Carlo Azeglio Ciampi il padrone di Baraccopoli, uno che lha messo in quel posto al paese, Giovanni Paolo Secondo un polacco che porta via il lavoro ai papi italiani, Oscar Luigi Scalfaro solo un farmacista, Achille Occhetto somiglia al suo nome, Alessandra Mussolini lonorevole con le tette al vento, Bettino Craxi un crapa pelada e suo figlio viene soprannominato Al Bobo e i quaranta ladroni. Irridendo i suoi avversari, Umberto Bossi nega loro qualsiasi valore in quanto dirigenti politici. A differenza dellingannatore che cerca di trarre vantaggio dalla sua vittima, lo sbeffeggiatore afferma la propria superiorit, gratuitamente e semplicemente per il piacere di sentirsi superiore. Questa forma attenuata di violenza in genere larma dei deboli. (8) I leghisti sanno molto bene di non avere le competenze di figure come Scalfaro o Ciampi, ma questa superiorit che implicitamente gli riconoscono non d loro alcun diritto. Il leader del Carroccio non certo pi tenero con i subalterni, che maltratta in pubblico. Anche i membri della Lega Nord imitano il loro capo e ricorrono allo stesso tipo di insulti nei conflitti che si sviluppano in ambito locale. E' un modo per intimidire chi prende posizione contro la propaganda leghista. Tuttavia gli avversari politici della Lega preferiscono spesso non dar rilievo alle provocazioni. Cos, mentre la Lega si sollazza prima di rincarare la dose, la destra minimizza, la sinistra preferisce non affrontare la questione e i giornalisti si gettano a capofitto nel rendere conto di questi scambi. Bossi gioca spesso con il fuoco e i suoi propositi gli sono costati cari, quando ha collezionato una serie di denunce nelle province del Nord. Le sue parole violente alimentano polemiche che gli assicurano visibilit mediatica. Si preoccupa per di correggere le sue argomentazioni quando le reazioni della classe politica sono troppo forti. E' come se si lasciasse trasportare dalla collera durante i comizi per poi, quando gli si chiede di ragionare davanti alle telecamere, fare un passo indietro. Bossi, infatti, usa le televisioni come ammortizzatore delle dichiarazioni fatte: La Lega ce lha sempre duro, ma non davanti al televisore. Ogni mezzo di comunicazione ha il suo linguaggio (LIndipendente, 4 aprile 1993). Se necessario dice di seguire la linea della
disobbedienza civile teorizzata da Gandhi. Nonostante queste pacifiche professioni di fede esiste un sadismo verbale leghista. Nel corso della campagna per le elezioni comunali del 1993 a Milano gli attacchi personali sono sistematici: Nando Dalla Chiesa, lo sfortunato candidato della coalizione di centrosinistra, definito brigante, albanese (identit infamante per i leghisti); poi insultato ignobilmente: Dalla Chiesa cornuto! Quattro volte! Otto volte cornuto, fino a Nando Dalla Cosa Nostra, alla vigilia dello scrutinio. Umberto Bossi rimanda sistematicamente gli attacchi ai suoi detrattori, un modo per invalidarli moltiplicando il gioco di specchi. Sviluppa cos un parlare alla rovescia che denota una certa cattiveria. In questo modo confonde i giudizi degli avversari politici, che cos appaiono incapaci di agire correttamente. I discorsi del leader della Lega Nord esercitano anche un fascino mimetico: Roberto Iacopini e Stefania Bianchi parlano di contagio mentale. Questo nuovo modo di comunicare ha finito per produrre un degrado complessivo dei discorsi politici. Le lite italiane lo interpretano come un modo di riavvicinarsi al popolo, questo almeno uno degli argomenti sostenuti dai fautori del leghismo. E' un processo che riguarda la sfera sia politica sia mediatica, poich deridere il mondo politico unoperazione che coinvolge anche il campo della comunicazione. Dopo le elezioni del 4 aprile 1992 si parlato addirittura di una moda Lega. (9) Da Bossi in poi, la provocazione verbale diventata uno strumento per ottenere visibilit e legittimit (a prescindere dai discorsi). Accettando queste forme di discredito, i politici cavalcano londa del malcontento che essi stessi alimentano. Ed solo uno dei paradossi che caratterizzano la rappresentazione politica in Italia, ormai entrata in una logica autodistruttiva. Questo linguaggio, che aveva decretato il successo alle origini del nuovo partito politico, diventa rapidamente un limite. Fin dal 1993 Daniele Vimercati mette in evidenza gli svantaggi della rivoluzione del linguaggio: Per Bossi, ormai, arduo scrollarsi di dosso limmagine di leader volgare che i mass media gli hanno appiccicato. Di un comizio di due ore, denso di contenuti, spesso sui giornali rimbalza soltanto la battuta salace e la sventagliata di kalashnikov. Linsulto prevale sul ragionamento e limmagine di forza di governo, che ora i leghisti cercano di costruire, risulta appannata - la stessa proposta federalista viene sminuita nel balletto di dichiarazioni apocalittiche e smentite. A volte Bossi ha ragione, allorigine dellequivoco c la malizia dei giornalisti. Per capita troppo di frequente che la segreteria leghista debba rifugiarsi in corner sottolineando il valore solo metaforico di certe frasi. Che i leghisti non tengano il kalashnikov sotto il letto evidente. Ma leccesso di proiettili verbali rischia di creare nellopinione pubblica una corazza di indifferenza. I nemici politici della Lega insistono da tempo sullimmagine del cane che abbaia alla luna, e non morde mai. (10) Bossi pronunciava cose gravissime con un aplomb tale da eludere ogni discussione, ma con il tempo, la fatica e i capovolgimenti di strategia, linfatuazione iniziale venuta meno e il leader progressivamente sprofondato nellarguzia. Sembra essere entrato nel gioco della
politica e aver perso il contatto con la gente. Nel 2000 lho visto attaccare violentemente il suo uditorio per rimproverarlo della disattenzione. I suoi discorsi sono spesso logorree noiose e penose che, senza alzare di voce, senza insulti di carattere sessuale o scatologico, farebbero fuggire i fedeli. Il linguaggio bossiano stato pensato come forza durto: Credo che lincredibile eco del mio linguaggio provocatore sia venuta a rompere le serrature dei vecchi armadi del palazzo per farne uscire gli scheletri (Lombardia autonomista, 4 novembre 1992). Bossi il leader castigapolitici. Se negli anni venti lo squadrismo era, secondo Mussolini, la politica del manganello, lo squadrismo verbale di Umberto Bossi ha una funzione ben precisa. Il suo uso del ricatto della secessione diventato un metodo di governo a distanza, poich come lui stesso afferma, la politica per cambiare ha bisogno di minacce. (11) Parlando poi di imbracciare le armi per fare tabula rasa del sistema, influenza realmente il corso della politica romana, poich sa da dove viene la sua forza: Noi diciamo stupidaggini che muovono lItalia. (12)
Bossi una maschera non solo in quanto uomo politico, ma anche per ci che rappresenta per gli italiani. E' frutto di una costruzione collettiva carica di disvalori. Le esternazioni del leader non devono indurci a dimenticare n lelaborazione ideologica leghista, n i commenti fatti dalla stampa. Alcuni giornalisti, infatti, hanno contribuito a costruire una simile "persona ficta", che incarna la rivolta ancora prima di prefigurare un cambiamento radicale. Non bisogna dimenticare il famoso Io ringrazio quei barbari di Giorgio Bocca che, allinizio degli anni novanta, gioiva per la tempestosa irruzione dei leghisti tra le figure ieratiche della scena politica italiana. Se considera Bossi un cacciaballe, un varesotto senza cultura, al contempo sottolinea lopportunit della ribellione popolare che conduce. Questo polemico editoriale, sorprendente a posteriori, dimostra che lidiozia sempre in grado di suscitare un certo fascino anche in persone fini e intelligenti. Se Umberto Bossi manifesta profondo disprezzo per i giornalisti, perch sono loro ad averlo creato: Indro Montanelli, Giorgio Bocca, Daniele Vimercati e Vittorio Feltri hanno ampiamente contribuito a mediatizzare il messaggio leghista. Si parlato perfino di effetto Bocca o di effetto Montanelli. Questi giornalisti hanno fatto del Bossi da Gallarate il buffone del sistema politico italiano, invitando poi a votare per lui quando i principali leader politici lombardi sono stati ampiamente screditati dalle rivelazioni dei magistrati. Nel 1993 Indro Montanelli invita esplicitamente i milanesi a votare per il candidato sindaco leghista Marco Formentini turandosi il naso, per evitare che la coalizione di centrosinistra possa issare la bandiera rossa su Palazzo Marino, se non
addirittura sul duomo. I rappresentanti di Alleanza nazionale seguiranno le sue orme. La critica mossa dalla Lega Nord a un sistema iniquo non nuova; gi dalla seconda met degli anni settanta i giornalisti conducono una campagna contro la partitocrazia, ma fino agli anni ottanta lelettorato del Nord continua a perpetuare il sistema mandando regolarmente al potere i democristiani. (13) La caduta del Muro di Berlino ribalta la situazione: la classe politica settentrionale non pu pi agitare la minaccia comunista per fare il pieno di voti. Il sostegno offerto da alcuni giornalisti conservatori a quella che allora si chiamava Lega Lombarda lascia pensare che i partiti che si erano divisi il potere in Lombardia negli anni ottanta avessero ormai perso il sostegno dei quotidiani e, di conseguenza, dei gruppi di interesse che li finanziavano. Alla luce di queste considerazioni, la rivoluzione leghista - pi mediatica di quanto non lascino supporre le tecniche di comunicazione usate da Bossi - una rivoluzione che vede alcune lite lombarde rivoltarsi contro il sistema politico che fino ad allora avevano sostenuto o quantomeno tollerato. E' la giovane guardia della stampa cattolica a sostenere la Lega Lombarda. I pi anziani resteranno critici. Questa elaborazione simbolica deve molto a un giornalista bergamasco, Daniele Vimercati. I due testi che scrive allinizio degli anni novanta hanno permesso alla giovane forza politica di saldare i debiti, mediatizzando la rivoluzione leghista portandola oltre alcune province prealpine come Como, Varese e Bergamo, dove aveva fatto registrare i primi successi elettorali, contribuendo cos al terremoto che sconvolge la classe politica italiana il 5 aprile 1992. Il primo libro di Daniele Vimercati, "I Lombardi alla nuova crociata" (1990), somiglia a una biografia, il secondo, "Vento dal Nord. La mia Lega, la mia vita" (1992), contiene una lunga intervista-confessione al leader. Vimercati prende contatto con gli autonomisti lombardi dando notizia sulle pagine dell'Eco di Bergamo delle prime riunioni della Lega Lombarda. Poco dopo lascia la redazione del quotidiano locale per entrare in quella de Il Giornale di Montanelli, dove diventa lo specialista della Lega. Lex studente dellUniversit Cattolica di Milano costruisce allora la leggenda del pi grande bestemmiatore dItalia. (14) Nellintroduzione de "I Lombardi alla nuova crociata" allontana ogni intento agiografico, ma si tratta di un esercizio puramente formale. Bossi paragonato al guerriero di Legnano, Alberto da Giussano, e diventa sia lUmberto da Giussano, sia lAlberto di Cassano Magnago. Daniele Vimercati reinterpreta la mitologia neoguelfa per costruire limmagine pubblica del leader del Carroccio. Racconta la Lega Lombarda sempre con toni a met tra il disprezzo e lindulgenza. La poetica che elabora ne "I Lombardi alla nuova crociata" non originale per i temi affrontati, ma assume i toni della parodia. Lopposizione barbari/civilizzati, ovvero Nord/Sud, la pietra angolare del testo: quelli che chiama i lumbrd porteranno a rigenerare un regime politico romano corrotto e decadente. Dietro questo schema politico noto, dai toni fascisteggianti, parte un nuovo braccio di ferro tra la capitale finanziaria e la capitale amministrativa del paese. Nelle interviste rilasciate allinizio degli anni novanta Bossi si presenta come un barbaro che vuole diventare generale dellesercito romano, se non addirittura bizantino. Daniele Vimercati scimmiotta la retorica democristiana. Leggendo i suoi libri impossibile
non cogliere il giubilo che li anima: sono per lui loccasione di sovvertire la tradizione di cui si era nutrito. Bossi comunica poco dopo questo giubilo allinsieme dellelettorato democristiano. Costruendo in tono ironico la sintonia tra Bossi e le periferie lombarde, il giornalista bergamasco si rivela un propagandista di incredibile efficacia. D prova di una grande compiacenza rispetto alle dichiarazioni xenofobe dei lumbrd, che secondo lui sono solo facezie goliardiche. Volentieri irride i primi puri e duri che si rivelano incapaci di dissimulare il loro antimeridionalismo. E' molto accondiscendente, ma si capisce fin da subito che la sua ironia favorisce pi che screditare il leader della Lega. Grazie a Vimercati, lUmberto di Cassano Magnago diventa il Senatr, ovvero un provinciale che, grazie al coraggio e alla tenacia, entra in politica per lottare contro una classe corrotta che ha perso il senso della sua azione. Il giornalista fa dellUmberto larchetipo dei puri e duri: il racconto biografico che ci consegna molto schematico, sarebbe vano cercarvi la vera storia del leader; il suo racconto semplicemente la matrice ideologica del movimento. I testi di Daniele Vimercati sono pieni di aneddoti esemplari che mettono alla portata del pi incolto dei militanti i rudimenti dellideologia leghista. Le autobiografie di Bossi - tre in dieci anni - somigliano a breviari. Con il passare del tempo il suo ruolo di capo diventa sempre pi centrale e le figure dei compagni di strada vengono meno una dopo laltra. In "Vento dal Nord", Umberto Bossi narra una storia italianissima. Il suo racconto di vita, piuttosto comune, dovrebbe suscitare empatia. Nasce il 19 settembre 1941 a Cassano Magnago, tra Varese e Gallarate, in una famiglia contadina cattolica e anticomunista. E' il maggiore di tre fratelli. Secondo sua madre Ida, Umberto il ritratto del padre: testardo, dinamico, concreto, un grande organizzatore. In realt piuttosto timido e ansioso. A scuola non particolarmente brillante. Il 1959 un anno tragico per la famiglia Bossi. Una notte un motociclista muore finendo contro il rimorchio di un loro trattore. Costretti a risarcire la famiglia dello sventurato, devono vendere la cascina. La famiglia abbandona allora la campagna per andare a vivere a Samarate. Il padre entra in fabbrica e la madre diventa portinaia nel palazzo in cui abitano. Umberto rifiuta la realt: i suoi genitori lavorano, il fratello e la sorella anche, lui sfarfalla e affabula nei balli di provincia. In "Vento dal Nord", Bossi dice di essere stato un po teppista e riconosce di essere stato uno scapestrato. Durante questo periodo vive di espedienti ai limiti della legalit. Secondo Daniele Vimercati, in quegli anni esercita linvidiabile professione di tombeur des femmes. Si fa chiamare Donato e simprovvisa cantante: avrebbe registrato un quarantacinque giri e sostiene di essersi avvicinato alla cerchia di Celentano. Indro Montanelli stato il primo grande giornalista italiano a intervistare Bossi. I membri della Lega gli riconoscevano un punto di vista oggettivo e gli sono grati dello spazio accordato loro nella sua cronaca politica. Pur prendendo accuratamente le distanze - Non sono di certo leghista... -, il fondatore de Il Giornale non nasconde la simpatia contestatrice che nutre per la Lega: Delle leghe io condivido la parte negativa, cio la protesta. In mano al sistema dei partiti, lo stato unitario diventato una frana che giustifica tutte le ribellioni. Ma non mi sembra che il modo migliore di curarlo sia quello di
decomporlo in tre repubbliche, di cui una sarebbe fatalmente risucchiata dalla Mitteleuropa, unaltra dal Terzo mondo. E questa - inutile giocare con le parole - sarebbe la fine dellItalia come entit nazionale. Io, che contro questa Italia minfurio e impreco quanto e pi dei leghisti, rimango tuttavia un italiano che allItalia non rinuncia, nemmeno quando la sente parlare con laccento di De Mita e la vede sparare con la lupara della ndrangheta (Il Giornale, 5 aprile 1991). Nella prefazione del libro di Gian Antonio Stella, "Dio Po. Gli uomini che fecero la Padania", Montanelli guarda divertito il leader della Lega: Bossi e i suoi scudieri, tuttavia, trasformano un potenziale dramma in un cartoon animato. [...] Se uno si limita a raccontare ci che ha visto, ha letto o ha sentito, laspetto grottesco dellintera vicenda, quando c (e c spesso), viene fuori da solo. [...] Prendiamo Bossi. Il personaggio che Stella descrive luomo che io conosco: n pi, n meno. Un pokerista della politica e un lombardo alla mano; un attore formidabile (definizione del transfuga Castellazzi) e un capo spietato, che liquida amici e colleghi con una freddezza degna del miglior Lenin. Io non so che dire: a me un tipo cos, un po filibustiere e un po cavernicolo, simpatico. Ma non riesco a prenderlo sul serio. Proprio non ci riesco. Il presidente Scalfaro mi perdoni. (15) Secondo alcuni, i giornalisti conservatori avrebbero creato un buffone per riproporre le loro tirate, ma sarebbero stati velocemente superati dalla loro stessa creatura. Dal momento in cui i media si sono interessati a lui, non stato pi possibile fermare Bossi nel suo crescendo di provocazioni. La stampa di sinistra verr dopo, ma paradossalmente le sue critiche, caricando limmagine gi sostanzialmente degradata delleader, aggiungeranno solo elementi di tipo pittoresco. E' il caso del testo di Max Ottomani (in realt un testo collettaneo di diversi giornalisti), "Brigate rozze. Al Sud e al Nord del senatore Bossi", pubblicato nel 1992. Quando si cerca di ricostruire la vita del capo della Lega, sembra difficile distinguere i fatti dalle millanterie. Secondo Max Ottomani, il giovane lombardo soprattutto un cacciaballe che dice di essere ci che non . Allet di venticinque anni cerca di dare corpo alle sue aspirazioni riprendendo gli studi. In tre anni consegue la maturit scientifica e con laiuto della sorella siscrive allUniversit di Pavia. Allinizio degli anni settanta ha i capelli lunghi e parla vagamente di cambiare il sistema, ma sostiene di non essere mai stato di sinistra. E' un modo per occultare il suo passato politico: infatti, Bossi era iscritto al P.C.I. (come provano gli elenchi degli iscritti della sezione di Verghera-Samarate) e uno scatto lo ritrae durante una manifestazione contro il colpo di stato di Pinochet in Cile. Questa rivelazione alimenta una piccola polemica nellottobre 1992. Il leader della Lega non poteva essere stato iscritto al P.C.I. e cercher di spiegare che era solo un giovane ribelle influenzato dallo spirito dellepoca. Umberto Bossi non mai riuscito a portare a termine i suoi propositi universitari o professionali. A trentacinque anni suonati cerca ancora di conseguire una laurea in Medicina che non otterr mai, ma vuole un bel matrimonio e si considera gi medico. Gigliola Guidali stata piuttosto riservata sul suo ex marito, ma alcuni dettagli sono stati pubblicati dalla stampa. Lincontro tra i due avviene alla fine del 1974. Lui le racconta di essere il figlio del datore di lavoro del padre e di esser laureato in Medicina, ma in realt si
appena iscritto al primo anno. Gli riesce molto facile sedurre questa ragazza di provincia, che per non tarda a scoprire le menzogne. Ma lo perdona e, nel 1975, si sposano. Vivono grazie al suo stipendio di impiegata e al denaro dei genitori: Umberto Bossi pu cos proseguire la sua fantomatica carriera. Nel 1979 hanno un figlio, Riccardo, e Bossi festeggia la sua laurea. Da allora, tutte le mattine esce con la borsa che lei gli ha regalato, ma qualche mese dopo la giovane comincia a nutrire dei dubbi, poich il marito non ha ancora portato un soldo a casa. Si reca allora a Pavia dove Bossi avrebbe conseguito la laurea e scopre che gli mancano ancora undici esami: allora chiede il divorzio. Dopo la separazione, Bossi continuer comunque a raccontare di essere medico. Le menzogne fanno ormai parte della leggenda del personaggio. Nel 1994 Gianfranco Miglio dir che mentitore come un arabo mentitore provocando lindignazione dei paesi dellAfrica del Nord. Secondo Max Ottomani, si tratta di una personalit aperta, senza dubbio sorretta da unintelligenza pronta, sostenuta da una notevole facilit di contatto con gli altri. I caratteri di un uomo che sa riuscire simpatico, insomma, ma che nello stesso modo si dimostra caotico e sfuggente. Di un personaggio che basa tutto sulle improvvisazioni ed lontanissimo da tutto ci che richieda metodo o applicazione. Di un uomo che tende allistrionismo. (16) E' una persona con grandi capacit di assimilazione. Secondo il suo rivale di sempre, Roberto Gremmo, un succhiatore di idee, una pianta rampicante: sarrampica da qualche parte e sale. (17) Dallinizio degli anni novanta lautobiografia di Bossi fonte di conflitto. La leggenda che il capo e i suoi fedeli alimentano, in effetti, messa in discussione dalle rivelazioni dei primi autonomisti esclusi che raccontano una storia di ambizione, menzogne e dissimulazione. Dopo essere stato cacciato dal partito, Pierangelo Brivio, suo cognato, lo perseguita con la sua vendetta. Anche la sorella Angela non lo risparmia e lo accusa di essere un ex sessantottino, un ex cantante, un fallito che fino a due anni prima si faceva mantenere da lei e dal marito. Queste diatribe familiari divertiranno molto i giornalisti che, allinizio, soprannomineranno il gruppuscolo autonomista Bega Lombarda. Lavversario piemontese di Bossi, Roberto Gremmo, tratteggia il personaggio: La sola cosa che ha saputo fare farsi mantenere: prima dalla moglie, poi dalla sorella, poi da una terrona, la siciliana che adesso vive con lui ed una dirigente della Lega. Siciliana, capisce? (Il Messaggero, 17 giugno 1991). Il leader che oggi denuncia il parassitismo dei meridionali sembra essere stato fino a quarantanni suonati un assistito. Bossi un personaggio ampiamente contraddittorio. Incarna fisicamente, per cos dire, la dissociazione leghista. Nella leggenda di Bossi c un evento importante, o meglio uno scherzo del destino, come sottolinea Vimercati: un giorno, uscendo dallUniversit di Pavia, Umberto si ferma davanti a un manifesto e comincia a discutere degli effetti della crisi economica con la persona che ha appena attaccato quel cartellone. Si tratta di Bruno Salvadori, leader dellUnione valdostana: un incontro che cambier la vita di Bossi. Salvadori riuscir a coinvolgerlo nel suo progetto politico. In realt, i due uomini costruiscono la reciproca simpatia sulla base della comune avversione per i meridionali. Nei due testi di Vimercati, il Senatr sostiene di essersi molto impegnato nel progetto
politico di Bruno Salvadori, ma sembra non aver immediatamente colto limportanza di questo incontro. Il suo impegno politico lo avrebbe portato a trascurare gli studi di Medicina, almeno quanto racconta, e inoltre, dopo la sua morte accidentale, Salvadori gli avrebbe lasciato venti milioni di lire di debiti. Eppure, sembra che questo incontro lo abbia completamente cambiato: Bruno fu un personaggio molto importante, nella mia vita. Era un puro, uno dei pochi politici che lavoravano per un ideale e non per un tornaconto personale. (18) Fino ad allora era solo un ragazzone malcresciuto, Salvadori dar senso al suo ribellismo. Da questo momento, Bossi dedica la propria vita al federalismo. Comincer a portare il verbo autonomista nei bar del Varesotto prima di estendere il suo raggio dazione allItalia intera. Sacrificher tutto alla sua causa, richiedendo a quelli che lo circondano la stessa devozione. Nella sua autobiografia, Umberto lideologia personificata in un percorso relativamente indeterminato e impersonale. Ha ununica ossessione: la secessione. Il Nord, staccato dal resto dello Stivale, potrebbe ritrovare tutto il suo vigore e la sua purezza morale. La storia del partito si confonde con il racconto di questa illuminazione. Bossi il duro diventa cos Bossi il puro. Lo schema della redenzione fondamentale nella parabola del leghismo. Personificando in s la conversione del lazzarone in padano, incarna il riscatto del Nord. Qui risiede la dimensione messianica del movimento. Pi prosaicamente, diventando senatore, rappresenta anche la rivincita sociale delle periferie lombarde. Questa configurazione simbolica fa di lui un eroe popolare. Daniele Vimercati si atteggia a cronista di un miracolo politico: il sussulto morale del Nord dietro un uomo oscuro. La rivoluzione leghista un gesto cristico che esalta il sacrificio e la purificazione guerresca. La leggenda dellUmberto riattualizza cos lo schema narrativo di Alberto da Giussano: un uomo del popolo, uno sconosciuto (la cui reale esistenza storica non mai stata provata) che prende il comando della ribellione popolare dandogli un significato. La stampa diffonder ampiamente questa rielaborazione mitica paragonando Bossi a un eroe medioevale. I caricaturisti lo rappresentano spesso in armatura, con una spada in mano. A partire dallincontro con Salvadori, Bossi colloca le proprie gesta nella storia. Secondo Gianfranco Miglio, una delle sue particolarit sta nellessere riuscito a storicizzare la propria azione. I suoi discorsi assumono spesso i toni di grandi ricostruzioni ampiamente fantasiose. Bossi convinto di essere parte di un movimento storico che lo trascende. Nei primi capitoli di "Vento dal Nord", Bossi esprime in toni poetici la profonda affinit che lo unisce a unepoca e a uno spazio sociale. La sua poetica bucolica evoca lo sradicamento dei contadini costretti dallevoluzione sociale ad abbandonare i campi per andare in fabbrica. La sua traiettoria personale segue la stessa curva della societ che ne ha fatto un eroe. E' questa coalescenza inattesa tra un uomo e unepoca a lasciar intravedere una trasfigurazione collettiva. Leroe, ma anche lantieroe, aprono cos le porte alleventualit di una ridefinizione identitaria collettiva. La figura del capo ambivalente; secondo Vimercati, Bossi ha due facce: quella del politico imperioso che urla e tuona e quella del compagno a tavola che racconta barzellette.
Leroe popolare sempre un simile: vicino ai "topoi" delleccezione e della prodezza, si trova sempre una retorica dellumilt, della modestia, della prossimit. Il leader della Lega Nord un figlio di contadini diventato senatore. Questa improbabile promozione fa di lui un mediatore tra il basso delle periferie lombarde e lalto della politica romana. Come tutti i protagonisti del Carnevale, Bossi una figura interstiziale che rovescia le prospettive sociali. (19) Bossi non coincide con se stesso, sempre a latere. Lelemento distintivo dellantieroe la dissociazione (lazzarone/padano). (20) Questa contraddizione interna fa di lui un personaggio al contempo grottesco e patetico. Tutte le maschere della Commedia dellarte sono contraddittorie e la loro comicit si fonda essenzialmente su questo, poich personificano le nostre incoerenze e le nostre debolezze. I due testi agiografici pubblicati allinizio degli anni novanta insistono sul percorso di formazione poco accademico del leader della Lega. Di questo percorso deve mantenere limpronta, continuando a essere il politico dilettante con il quale l'uomo della strada pu identificarsi. Vimercati evidenzia lincompetenza e la grossolanit del personaggio. Diverse volte irride la sua goffaggine, introduce o dimentica di correggerne gli errori linguistici. Questa messa in scena assicura il successo a Bossi in un momento in cui i politici di professione sono messi al bando. Il leader della Lega avrebbe acquisito un "savoir faire" politico sbrigando diversi lavoretti. Stando alle parole di Daniele Vimercati, le sue competenze nel campo dellelettronica gli avrebbero permesso di concepire lorganigramma del partito. Le ripetizioni che impartiva per finanziarsi gli studi di Medicina gli avrebbero permesso di acquisire un reale talento di maestro. La sua passione giovanile per la fotografia si rivela utile quando si appropria della figura della statua del guerrigliero di Legnano dellomonima citt lombarda. Questi dettagli sembrano ridicoli agli occhi di un politico con una formazione classica, ma generano sicuramente la simpatia del primo che capita. La mediocrit rivendicata rende la politica alla portata di tutti. Quando scrive, dimostra unerudizione che non possiede. Non conosce la punteggiatura e fa un uso distorto di aggettivi, immagini ed esempi. Utilizza i toni della sentenza come accade alle persone complessate e riempie le frasi di citazioni. Tra il 1981 e il 1982 il futuro Senatr sostiene di essere stato colto da una frenesia per la lettura. Gli autori cui attinge dovrebbero fornirgli una legittimazione culturale che gli manca del tutto, ma quando lo si ascolta o lo si legge, non si pu non pensare che abbia frainteso i testi. Si compiace nel citare autori appartenenti alla cultura di sinistra: Mao, Lenin, Hegel, Freud, Marx e Marcuse. Anche in questo caso si manifesta la mania per il "dtournement". In Italia, pi che altrove, gli intellettuali riconosciuti hanno una cultura di sinistra e i leghisti nutrono profondo rancore nei loro confronti. Le sue performance oratorie sono talvolta scimmiottamenti, come in questo esempio: In questi casi, sempre secondo Freud, i turbini del subcosciente, ossia la massa delle pi disperate eredit ancestrali, prevalgono sullEgo, ossia sul controllo, sul costume morale e civile, sulla persona autoctona dellindividuo (ossia in versione gentiliana, nel senso di spirito come autoproduzione)... (Lega N.C.S., 31 agosto 1991). I militanti considerano allora il loro capo molto bravo, quando non sono pervasi dalla noia e decidono di abbandonare il comizio di Pontida per andare a fare un picnic sulle colline. Qual la
funzione di queste argomentazioni pseudopsicoanalitiche o pseudofilosofiche? E' essenzialmente parodica, lidiosincrasia del giovane Bossi si tramutata in disprezzo per tutto ci che odori anche lontanamente di cultura. I filosofi lo indispongono: Spesso hanno favorito la nascita dei peggiori regimi dittatoriali, basta pensare a Hegel con il suo delirio statalista, e a Marx, con le sue utopie proletarie. (21) Dietro ai suoi discorsi pseudofilosofici si intravede una condanna del pensiero illuministico veicolata da una rappresentazione teleologica della storia e da una concezione universalista dellumanit. Costruisce anche schemi interpretativi che offrirebbero ai suoi sostenitori una griglia politica di lettura, se non cambiassero ogni sei mesi. Oggi lunico in Italia, e forse in Europa, a produrre sistemi di pensiero sicuramente ingenui, ma nondimeno operanti. Sulle pagine de La Padania figurano regolarmente schemi che traducono simbolicamente le sue visioni del mondo. I giornalisti italiani accusano spesso Bossi di fare fantapolitica. Il leader della Lega Nord, infatti, agisce quasi esclusivamente sulla sfera del simbolico. La maggior parte dei partiti politici tradizionali oggi sottovaluta questo aspetto. Riproducendo sistemi di ispirazione hegeliana, denigra la politica cos come si affermata con la modernit. Le visioni del mondo ridotte a schemi per essere pubblicate su La Padania divertono i giornalisti italiani: in genere sono autoreferenziali, incoerenti e paranoidi. Nel sottolinearne la dimensione infantile qualcuno parla addirittura di infantopolitica. Allo stesso modo, le immagini cui d corpo, le sue semplificazioni e i suoi esempi conferiscono al suo linguaggio un tono naf. Entrando in Senato, il leader della Lega Nord avrebbe dovuto perfezionare la sua cultura ma non era questo il suo obiettivo. Il ruolo di senatore lo ha invece messo a dura prova: Cinque anni al Senato. Cinque lunghi anni in mezzo agli uomini del Palazzo. Una bella condanna, per uno come me, che vuole liquidare i politicanti romani. Purtroppo un calice amaro che mi tocca bere. (22) Non potendo agire concretamente nel quadro delle istituzioni pubbliche, Bossi fa il buffone e cos raccoglie ancora pi consensi. Vimercati resta sbalordito dalla sfacciataggine del personaggio: Tratta i senatori come collegiali, si comporta come il ripetente di un liceo che si diverte alle spalle dei compagni secchioni. Un autentico Giamburrasca. Ho assistito a episodi incredibili, ho visto Bossi che apostrofava un socialdemocratico: Mi hanno detto che nella tua citt hai fatto spegnere le luci per non farti vedere quando tocchi il culo alle donne. Un giorno si rivolto al democristiano Walter Fontana, industriale siderurgico, dandogli del "balabiott", cordiale e intraducibile epiteto lombardo. (23) Il leader della Lega non ha riguardi per nessuno: d del tu a qualsiasi interlocutore e vuole che si faccia lo stesso con lui. Si trova sempre a suo agio tra persone semplici, ma manifesta una certa intolleranza per i rappresentanti delle lite. Li reputa fondamentalmente persone false e interessate. Bossi, invece, d prova di una grande spontaneit e di sicurezza in ogni occasione. Il giornalista precisa che allinizio del suo primo mandato, il Senatr isolato come un pazzo pericoloso. Alcuni non lo sopportano, altri ironizzano e lo seguono quando attacca il gruppo avversario. Le sue performance sono tanto pi apprezzate
poich il Senato considerato da molti unistituzione completamente inutile. Bossi per lo pi assente in aula. Nei primi testi di propaganda, il leader del Carroccio denuncia lostilit alla quale lui e Giuseppe Leoni dovevano far fronte nel 1987: Nessuno ci rivolgeva la parola, ci snobbavano, ci evitavano come due appestati. Una situazione che, affrontata in solitudine e in un ambiente come quello romano, avrebbe potuto spezzarci psicologicamente. (24) Di fatto, al di l del Po il Senatr non ha alcuno spessore politico ed per questo che va a Roma il meno possibile. Stranamente, i colleghi di Bossi sostengono il contrario. Nei loro confronti proverebbe disprezzo, se non addirittura disgusto. Max Ottomani riporta le voci di corridoio: Dicono di lui che un personaggio introverso, ma la verit che non vogliono affibbiargli un altro aggettivo che gli calzerebbe a pennello: maleducato. Dicono di lui che un timido per non dire che un orso. Dicono sia un assenteista a tempo pieno. [...] Dicono che frequenta il Palazzo soltanto per risparmiare sulle telefonate e sulle altre spese di ogni giorno. [...] Dicono sia un essere insignificante, con poca cultura e pieno di prosopopea. [...] Dicono che abbia un carattere poco raccomandabile: irascibile con i collaboratori, sprezzante con chi gli sta a fianco, altezzoso con i familiari. Insomma, un forte con i deboli e un debole con i forti. (25) Questa prima esperienza in Senato porter Bossi a fare della Lega una forza che nuoce al cuore del sistema: lobiettivo chiaramente proclamato usare le regole della partitocrazia compresi, anzi soprattutto, i finanziamenti pubblici - a vantaggio di un antipartito.
In meno di quindici anni, questo quarantenne eterno studente diventa il leader del primo partito dellItalia del Nord. Nei suoi scritti propagandistici, Umberto Bossi rivendica una paternit politica assoluta. E' semplice, lui ad aver fatto la Lega: Ricordate le prime scritte che inneggiavano alla Lega, quelle sui viadotti delle autostrade? Bene, erano trecento. Le ho fatte tutte io, con tanti chilometri in auto e non so pi quante bombolette spray. (26) Nessuno oggi gli contesta questa paternit: stato, al contempo, il leader, lideologo, il grafico, l'attacchino e il responsabile del servizio dordine. Rapidamente, e in modi inusitati, riesce a imporsi su uno dei mercati politici pi chiusi dellEuropa occidentale. Bossi lespressione politica del far da s e per questo viene riempito di voti. Ho incontrato uno dei principali testimoni dellesordio lumbrd a Berbenno, in Valle
Imagna: Giacomo Bianchi, uno dei fondatori della Lega Lombarda. Ha abbandonato lattivit politica diretta allinizio degli anni novanta cedendo il posto al giovane cognato, Roberto Calderoli. Attualmente leditore delle opere di Gilberto Oneto e di altri autori leghisti. (27) Secondo la leggenda, i primi anni della Lega Lombarda si riassumono essenzialmente in debiti, pugni e proiettili. (28) Dopo la morte di Bruno Salvadori, Bossi deve affrontare alcune difficolt finanziarie e sta per divorziare. Nel momento in cui Giacomo Bianchi lo incontra, non lavora, convive con una maestra di origini meridionali, frequenta il circolo dialettale di Varese, la Scuola bosina, ed stato contagiato dal virus autonomista: A quellepoca, aveva tante difficolt, non aveva un lavoro, studiava, scriveva, preparava. Tutte le sere si andava a parlare nei bar con gli amici. Non eravamo ancora un movimento politico, eravamo soltanto dei volenterosi che avevano qualcosa da dire e siamo stati anche favoriti dal momento storico. Il leader della Lega Nord comincia cos la sua carriera nei bar del Varesotto: tutte le sere, con due o tre compari, diffonde il verbo autonomista nei luoghi di ritrovo della sua provincia dorigine. Ancora oggi la tecnica dellevangelizzazione a prevalere: per i neofiti che trascina nellavventura, la politica significa essenzialmente animate conversazioni nei bar e dispute sulle liste elettorali. Per questo, gli oppositori chiamano i militanti della Lega aperitivisti. Giacomo ricorda quel periodo: Io lho avvicinato nel 1982. Lattivit era come ritrovare amici al bar. Si andava a casa della Manuela [che non era ancora la signora Bossi], cera suo cognato Brivio, che era un po lunico che si dava da fare con i volantini. Stavamo gi raccogliendo gli indirizzi dallelenco telefonico, partendo dalla citt di Varese, perch iniziato tutto da l. Era una cosa locale, era un esperimento che si faceva per vedere come muoversi, dallelenco si estraevano tutti i nomi lombardi. Era un fatto logico, non di razzismo. Potendo inviare solo mille giornali, li destinavamo ai personaggi locali che vivevano la situazione a livello locale e avrebbero potuto capirla prima degli altri. Era inutile inviarli ai meridionali o agli americani. In una seconda fase ci si poteva rivolgere a tutti, come lo stiamo facendo adesso, ma in una prima fase, per avere un minimo di consenso, un minimo di appoggio, un minimo di riscontro, chiamiamolo elettorale, bisognava rivolgersi a persone col nome lombardo, per capirci, con gente che era nata l da tanti anni. Poi siamo andati alle elezioni soltanto nel 1985. Limpresa politica di Umberto Bossi si amplifica grazie a un piccolo giornale che lui far pervenire, per posta, nelle province della periferia milanese: A quei tempi, il Bossi ha fatto un foglio, stampato su carta riciclata in bianco e nero, Lombardia autonomista, periodico del Movimento autonomista lombardo, e l abbiamo cominciato la semina... Facevamo tremila copie sulle quali scrivevamo in grosso Passa a un altro lombardo. E questo ci ha permesso di farci conoscere. Questo foglio indirizzato alle famiglie lombarde, sulla base dei cognomi - oggi protetto sotto vetro nellingresso della sede della Lega Nord di Bergamo -, sar lo strumento del successo della Lega Lombarda. Grazie a esso Bossi entra in contatto con i membri delle vecchie reti autonomiste lombarde. E' quel che avvenuto a Bergamo: un mattino, uno dei figli del fondatore del Mab (Movimento autonomista bergamasco), Innocente Calderoli, (29) riceve il foglio del
gruppuscolo di Varese, riconosce le idee di suo padre e li cerca: Nel febbraio 1985 mi arriva a casa per posta un giornaletto in bianco e nero, Lombardia Autonomista, io lho guardato e mi sono detto ma questa la mia! e ho telefonato subito. Mi ha risposto la signorina Marrone, Manuela, che poi diventer la moglie del Bossi e gli ho chiesto Di che cosa avete bisogno? e lei mi fa Abbiamo bisogno di tutto ed era vero, non avevano niente, niente avevano. E va be! ho detto. Appena posso vengo gi. Mi sono fatto dare lindirizzo e sono andato a Varese. Era un appartamentino al pianoterra, in un piccolo condominio. Era casa della Manuela, cerano Bossi, Bianchi e Leoni, cerano altre due o tre persone venute come me ad ascoltare e una signora anziana seduta per terra, le sedie non erano molte. Abbiamo parlato un po. Il Bossi andava gi duro. Allora era pi portato sulla questione etnica. Era contro loppressione amministrativa, contro i meridionali e andava gi pesante a parole. Io pensavo che bisognava essere un po pi moderati, ma lui partito dritto, senza mezzi termini, contro lostacolo. Allepoca, pi che altro era in lotta contro i meridionali, per ragioni di lavoro, per la casa, per la burocrazia, per quelle cose l, ecco. Tant vero che sui primi manifesti cerano degli slogan del tipo Sono lombardo, voto lombardo e In Lombardia, il lavoro ai lombardi, frasi cos. Le elezioni erano imminenti, ad aprile di quellanno, dopo le chiacchiere avevo promesso di aiutarli a diffonderli nella Bergamasca, a far conoscere il partito. Erano quattrocentoventi cartelloni, io ho girato tutta la Bergamasca per metterli su, un po per tutti i paesi. Mi sono divertito a fare quella campagna andando a spasso, cera bel tempo, andavo su in montagna, qualche volta veniva anche uno dei miei nipoti. Il figlio di Guido Calderoli non ha cercato di far valere alcun diritto di propriet intellettuale sugli slogan che Bossi diffondeva in Lombardia alla fine degli anni ottanta. Aveva semplicemente trovato in lui luomo capace di portare il messaggio di suo padre: Allinizio Bossi non aveva niente, niente, praticamente si faceva aiutare da Manuela, che era maestra, lei e sua sorella insegnavano, erano figlie di un siciliano e cos sono partiti da niente. Ci siamo suddivisi i compiti e in seguito pian piano la cosa ha preso forma. Tutto merito di Bossi. Comunque stata unesperienza bellissima. Bossi non mangiava mai, non dormiva mai, mi faceva anche tenerezza. Ha fatto una vita, lha vissuto proprio sulla sua pelle, non stato facile, aveva una natura che gli permetteva di tenere, faceva tutto lui, io non sarei stato capace, lui sa scrivere e parlare, un dono di natura. Ha carisma. E' sicuro di s. Ha la capacit. Ha la forza. Bisogna avere sicurezza dentro, quello l un dono. Di tanto in tanto diciamo che il Padreterno che ce lha mandato gi. Tuttavia, in quel momento, Innocente, cos come Giacomo e altri, non erano completamente convinti dellimpresa. A Bergamo, gli autonomisti avevano preso labitudine di ritrovarsi a casa di Innocente, come racconta Giacomo Bianchi: Siamo venuti noi col Bossi, abbiamo parlato con la decina di amici bergamaschi che si erano radunati a casa dellEnzo [come amichevolmente lui chiama Innocente], gli abbiamo detto cosa fare e loro, da subito, si sono tutti autotassati. Con i loro familiari e i loro amici, in quegli anni l, si creata una rete. Io facevo il coordinamento tra Varese, Bergamo, Brescia, Mantova e Cremona; Bossi aveva Milano e Pavia; Leoni aveva Como, Sondrio, il Lago Maggiore, tutte queste zone l; poi cera il Brivio che faceva il segretario e che girava un po dappertutto quando cera bisogno. Io praticamente arrivavo a Bergamo quando potevo, anche di notte; le date e gli orari erano raramente rispettati, lEnzo mi consegnava tutti i soldi che avevano raccolto e le note con lattivit che avevano fatto. Col tempo sono riusciti a organizzare delle sedute pubbliche, a
prendere un locale, a mettere dei manifesti. La prima riunione pubblica si tenuta a San Pellegrino nel marzo 1985, allinterno di un locale abbandonato su una vecchia pista da sci. Giacomo confessa che oggi sarebbe incapace di ritrovare lindirizzo esatto: Siamo andati a fare questa riunione in un posto proprio nascosto, in cima alla Val Brembana. Allinizio non ce lo dava nessuno il posto, cera ostilit, disprezzo, scherno, paura. Quando organizzavamo le prime riunioni cerano pi carabinieri che gente, nel pubblico. Nelle prime riunioni si parla essenzialmente in dialetto e di questioni locali. In questi anni, Umberto Bossi nutre ancora lambizione di elaborare un dizionario dialettale varesotto per dare forma alle sue rivendicazioni autonomiste. Il quartier generale dei lumbrd in un primo tempo il monolocale di Manuela, poi una sacrestia che abbandonano velocemente per tornare al monolocale, poich sospettano che uno dei preti li stia spiando. Il 12 aprile 1984, la Lega autonomista lombarda nasce ufficialmente davanti a un notaio di Varese. I fondatori devono affrontare grosse difficolt finanziarie e ciascuno ci mette i soldi di tasca propria. In questo periodo lautotassazione sar lo strumento di finanziamento del gruppo. Tra ristrettezze economiche e timori di indifferenza, i primi anni costituiscono una dura prova. Nel 1985, Bossi fa distribuire quindicimila copie del suo giornale a Milano, ma solo una persona verr ad ascoltarlo, Roberto Ronchi. Alla sua morte, nella primavera del 1999, i militanti ricoprono i muri delle principali strade milanesi con il suo ritratto. In attesa del successo inseriscono nelle liste elettorali i nomi di amici e parenti. Giuseppe Leoni ha confidato a Daniele Vimercati: Ricordo che avevamo parecchie difficolt a trovare volontari da mettere in lista, e cos ricorremmo ad amici e parenti. Ma anche loro furono difficili da convincere. Io inserii mia madre, mia sorella e mio nipote. Ci prendevano tutti per matti e forse avevano ragione. I primi lumbrd colgono nel segno poich non si prendono sul serio. Limpresa somiglia a una avventura goliardica tra compagni di scuola - almeno quanto afferma Vimercati (30) - e di sicuro i primi attivisti si lasciano trascinare nellimpresa pi per sfida che per convinzione. La temerariet del progetto li affascina e si mostrano pronti, se necessario, a venire alle mani. Sono gi persuasi di avere il mondo contro di loro: la polizia cerca di destabilizzare i partecipanti alle riunioni politiche, gli estremisti di destra e di sinistra cercano lo scontro e i giornalisti li considerano un manipolo di razzisti. Giacomo Bianchi riconosce che c stata qualche scazzottata - difficile, in effetti, restare tranquilli di fronte alle provocazioni dei leghisti: Una sera a Como, avevamo davanti degli stupidi che sono venuti alle mani e ci siamo difesi. Ma non andavamo a cercare la rissa o lintimidazione, per a parole eravamo abbastanza pesanti. Quando, verso la fine del comizio, si doveva fare la tirata per scaldare un po lambiente, dicevamo che eravamo alla ricerca della libert, che la libert aveva un prezzo e che le armi per ottenerla sarebbero stati i nostri voti. Una delle frasi ricorrenti che usavamo era: il nostro mitra sar la matita elettorale. Sembra che quella sera a Como lo stesso Bossi abbia fatto uscire dalla sala un deputato dellM.S.I. malmenandolo al punto da rompergli un braccio. Daniele Vimercati torna su questi episodi per indicare una macchinazione da parte dei partiti. (31) Giacomo continua il racconto dicendo che la veemenza dei loro discorsi dava sicurezza ai
primi simpatizzanti. Lella, sua moglie, aggiunge tuttavia che molti facevano domande su quelle provocazioni: Mi ricordo che allinizio la gente faceva sempre domande del tipo: volete fare la guerra? Avete le armi?. Giacomo annuisce: S, ma dietro queste domande, cera anche lofferta. Perch dopo tante bugie, dopo cinquantanni di democristiani che li avevano presi in giro, la gente intravedeva in noi una speranza, e alcuni ci dicevano che erano pronti perfino a combattere. Avevano anche paura, ma bisogna capire quale violenza la gente della Bergamasca doveva farsi per non votare pi D.C., dopo avere fatto questa scelta per cinquantanni. Giacomo Bianchi ricorda con emozione la speranza che il loro discorso autonomista destava nei paesini del Nord: Sapevamo che sarebbero arrivati anche linglese e internet, non eravamo mica stupidi. Per in quel momento dato il livello culturale della gente alla quale noi dovevamo rivolgerci, bisognava parlare in dialetto, cos la gente si sentiva subito in confidenza e allora ci davano facilmente 100 mila lire. Noi, avevamo il coraggio di dire i terroni li manderemo via tutti. Era quello che contava. E allora quelli l aprivano il portafoglio e ci dicevano io ho famiglia, non posso venire con voi, ma comprate quello che volete. La gente voleva sentirsi dire: dagli al terrone. Nel 1985, dopo tanti sforzi, il gruppuscolo autonomista di Varese ottiene un risultato di tutto rispetto: due consiglieri comunali, Giuseppe Leoni a Varese e Pierangelo Brivio a Gallarate. Ancora oggi il leader della Lega si fonda su quelli che chiama i commilitoni della prima ora: Giuseppe Leoni, Roberto Maroni e tutti quelli che gli sono stati vicino nei tempi difficili, quando la Lega portava ai suoi aderenti solo noie finanziarie e giudiziarie. (32) I fondatori della Lega Lombarda ricordano il primo gruppo dirigente nazionalsocialista nella misura in cui, come loro, non venivano presi sul serio da nessuno. (33) Hannah Arendt scrive giustamente che i capi pi carismatici dei movimenti totalitari sono sempre stati creature della plebe: Il partito nazista dei primi tempi, quasi esclusivamente composto da falliti e avventurieri, rappresentava in effetti la societ di bohmiens armati, che era il rovescio della buona societ borghese e che quindi la borghesia tedesca avrebbe saputo usare per i propri scopi. Questa convinzione delle lite si riveler poi fatale perch le plebi ormai alla guida delle masse non furono pi lagente di nessuno. (34) La Lega si formata in osmosi con uno spazio sociale specifico, le periferie industrializzate della metropoli milanese. E' a contatto con la gente che i primi leghisti elaborano la loro piattaforma ideologica. Giovanna Pajetta sostiene che lincontro tra Bossi e le periferie stato fortuito. In effetti, in quegli anni, le uniche sintesi che la Lega proponeva erano slogan. Ma il discorso del movimento matura in simbiosi con questo spazio sociale, come spiega Giacomo Bianchi: Abbiamo individuato i punti deboli della D.C., abbiamo individuato quello che la gente voleva e le abbiamo offerto quello, poi la gente lha fatto proprio. Abbiamo soltanto individuato il nemico e i suoi punti deboli. Bossi aveva capito che i tempi erano maturi e ci siamo andati dentro direttamente. A parte qualche incidente di percorso, come in tutti i partiti. Noi avevamo le mani pulite, perch non potendo esercitare il potere ed elargire favori, partecipare ai concorsi pubblici, non potevamo fare altro. Noi eravamo i bravi e gli altri stavano facendo delle porcherie, avevamo gioco facile, nei giornali si parlava soltanto di scandali e ruberie. Bossi si accontenta di riprendere le parole dordine autonomiste degli anni cinquanta, dando semplicemente voce alle tensioni sociali emergenti. Questa coalescenza avviene quasi
nonostante i protagonisti, che saranno ben presto superati dalla piega assunta dagli eventi. Il percorso biografico del leader della Lega Nord - cos come ci stato riportato - evoca quello di un certo numero di industriali del Nord-Est. Nel suo libro "Schei", Gian Antonio Stella d la parola a questi nuovi capitani dindustria. Spesso provengono da ambienti modesti, sono grezzi e le loro pratiche dirigenziali restano essenzialmente informali. (35) Nel 1993 Daniele Vimercati descrive il leader della Lega in questi termini: Bossi una specie di self made man della politica, un attacchino che si fatto da solo e che oggi alla testa del primo partito del Nord. (36) Secondo Leonardo Facco, un altro fuoriuscito della Lega, Umberto Bossi non altro che un bauscia, termine affibbiato spesso a una tipologia di piccolo imprenditore poco aperto allinnovazione, egocentrico, che non ama collaborare o condividere potere e decisioni. Anzi pretende di decidere e intervenire anche nelle aree in cui non ha competenza. (37) Per tutti i candidati esiste un legame molto forte tra attivit professionale e impegno politico. La Lega il modello della piccola impresa familiare applicata alla politica. I giornalisti lo hanno capito subito: E' limmagine dellavanzata imprevista di un ceto medio-piccolo di nuovo tipo, che non desidera essere ingabbiato in un partito, che vuole essere protagonista o, perlomeno, attivista politico in proprio, che esprime poche idee a suo modo chiare, che non desidera troppi distinguo, che ragiona in modo assai approssimativo di Nord e di Sud, che amoreggia con la xenofobia da bar, che in definitiva stanco dei partiti. La Lega la riscossa di una borghesia che sa cosa vuol dire lavorare in fabbrica e che ha paura di perdere il benessere raggiunto (la Repubblica, 1 maggio 1990). Sostenuto dallo slancio dei piccoli industriali, Bossi arriva addirittura a sostenere che sono dei rivoluzionari. La maggior parte di questi piccoli imprenditori non ha mai mostrato particolare interesse per limpegno pubblico, si lamenta soprattutto dellinefficacia dellamministrazione che non offre i servizi che il prelievo fiscale dovrebbe giustificare. Le rivelazioni del pool di Mani pulite legittimeranno poi la rivolta. Fino ad allora si erano tenuti lontano dai giochi di potere, ma decidono di scendere nellarena politica per lottare contro gli affaristi che negli anni ottanta hanno invaso le istituzioni. Gli affari che si facevano con lassegnazione dei mercati pubblici, in effetti, hanno spinto un certo numero di piccoli imprenditori edili a sostenere la battaglia della Lega. Spesso non erano tanto le pratiche corrotte a scioccarli, ma il fatto di restarne esclusi. Giacomo Bianchi ammette di aver fatto le spese del sistema sulla propria pelle: Quando io sono diventato pubblicamente della Lega, avevo unofficina di carpenteria metallica che era stata fondata nellOttocento, appartenuta prima al mio bisnonno, poi a mio nonno, in seguito a mio padre; avevamo tanti operai, partecipavamo ai concorsi pubblici. Dal 1985 in avanti non ho pi vinto concorsi. Mi hanno azzerato. Ho dovuto ridurre da dieci a tre operai. Da quel momento, io non ho pi avuto una lira di fatturato. Le tensioni nascono nellincontro tra sfera pubblica e privata. Quando lattivit rallentata, quando le collettivit locali hanno dovuto ridimensionare le loro ambizioni per ragioni di bilancio, ma anche ambientali, la rabbia montata. I lavoratori autonomi, che
approfittavano degli introiti (non dichiarati), hanno visto venir meno la loro fonte di redditi. Senza parlare di affinit politiche come fa Bianchi, spesso per queste ragioni che la burocrazia sembra essere stata un freno allo sviluppo economico. Se i leghisti vedono nella privatizzazione un modo per accrescere sia la qualit dei servizi sia lattivit, perch pensano alle loro piccole imprese, e di fatto nelle loro liste i lavoratori autonomi sono ampiamente rappresentati. Il politologo Paolo Segatti parler di autunno caldo del lavoro autonomo. La rivolta leghista, in effetti, alimentata dalla diminuzione degli investimenti pubblici, dallaumento della pressione fiscale e dallo sviluppo dei grandi centri commerciali. I primi autonomisti denunciano infatti il tradimento dei partiti tradizionali. (38) Allinizio degli anni novanta, le rivendicazioni di categoria incontrano la collera degli italiani che per protesta votano per limpetuoso Bossi. Allepoca la Lega era una formazione embrionale e il gruppo dirigente stato preso alla sprovvista dal successo. Essendo coscienti - come Giorgio Bocca - dei limiti di questa formazione - il ceto politico improvvisato dei lumbrd funziona finch va a slogan (la Repubblica, 12 novembre 1991) - i giornalisti fanno molta pubblicit allimpresa di Bossi allinizio degli anni novanta. Secondo Vittorio Moioli, se in quel momento avessero potuto presentare pi candidati, di sicuro avrebbero preso ancora pi voti. (39) Le sezioni locali sono inaugurate ben dopo il successo elettorale del movimento. La Lega Nord non deve questo esito a un lavoro sul campo gravoso e paziente, ma piuttosto alleffetto di scandalo che suscita. Giacomo Bianchi si sentito superato dagli eventi dellepoca: Quando finita la fase di lotta attiva, la sfida allo stato, quando io non mi divertivo pi, ho smesso, perch pi che per ideale, io lo facevo per divertimento, nel senso bello, per la sfida. E' meglio che fare unolimpiade, no!? Lavversario pi potente. La lotta importante per me, io mi sento davvero autonomista, anarchico, ribelle. Partecipare a queste cose, portarle a compimento mi piace, ma una volta arrivati a Roma, qualunque pirla capace di andare avanti. Io non mi divertivo pi, ho smesso. Appartengo a una famiglia di artigiani, nessuno dei miei nonni, bisnonni ha mai lavorato per gli altri. Per noi lautonomia, il fare da s, sono cose fondamentali, devi avere lo spirito anarchico per sopravvivere, perch non avrai mai nessun supporto morale, quando fai lartigiano. Bisogna essere anarchico e anche un po matto. Insomma, io sono stato eletto nel 1985, ho fatto cinque anni in provincia a Varese, ho fatto le mie cosine, non potevo fare tanto, ero da solo. Poi, nel 1987, ho partecipato alle elezioni politiche, Bossi e Leoni sono stati eletti a Roma. Io sarei dovuto andare a Strasburgo nel 1990. Ma ho fatto unaltra scelta di vita, ho preferito la Valle Imagna. Infatti, ho avuto anche paura di andare a fare il parlamentare, sarebbe stato un cambiamento, sarebbe diventato un vero lavoro... Fino a quel periodo, io potevo controllare quello che facevo, potevo decidere, ma con quel cambiamento, non avrei pi avuto questa possibilit, sarei diventato un terrone. E cos ho rinunciato. Al mio posto, hanno candidato il Moretti (40) della Val Seriana, stato eletto senza difficolt, intanto i voti cerano. Oggi sindaco di Nembro, ma nelle prime riunioni della Lega faceva il buttafuori (risata). Quando nelle nostre riunioni arrivava uno del Movimento sociale che gridava Evviva il Duce!, interveniva la polizia, la gente si spaventava e poi andava, no!? Bisognava fare qualcosa per evitare questo. Allora avevamo due o tre ragazzotti che li prendevano e li portavano fuori.
Daniele Vimercati arricchisce la leggenda di Umberto Bossi per poi diffonderla oltre le province della periferia milanese. Giustificher a posteriori lirresistibile avanzata dei lumbrd facendo dei loro limiti i punti di forza. Lidiozia politica sar abilmente rivestita e diventer per gli elettori una garanzia. E' difficile tornare su questo periodo con le persone coinvolte, la leggenda contamina troppo la realt.
I giornalisti italiani si fanno spesso beffe degli atteggiamenti del senatr Bossi, ma generalmente trascurano il significato di simili parvenze. Anche tentare di distinguere luomo dal personaggio mediatico, come fanno i suoi sostenitori - il leader della Lega Nord non linnocente vittima dei giornalisti -, sarebbe completamente fuorviante. In unepoca in cui assistiamo sempre pi alla celebrazione degli uomini politici pi per loro stessi e meno per le cause che sostengono o per le funzioni che personificano, il leader della Lega Nord potrebbe sembrare fuori sesto rispetto ai canoni abituali e alle rappresentazioni mediatiche. Tuttavia, questa apparenza ha una funzione ben precisa: rifiutando di piegarsi alle regole dellapparire, Bossi si posiziona risolutamente nella negativit. In questo modo gli possibile creare una distanza tra s e la classe politica tradizionale. Il messaggio leghista va oltre le parole e passa per la rappresentazione scenica di alcuni tratti stilistici: sono messi allopera comportamenti, abbigliamento, linguaggio per dare significato a unidea che talvolta si riduce a un solo grido: Bo-ssi... Bo-ssi... Bo-ssi. Il fascino che esercita opera secondo un meccanismo consolidato della sua figura: rovesciare continuamente le abituali rappresentazioni. Costruisce il proprio modello in antitesi rispetto a quelli trasmessi dalla tele-romana fin nelle valli alpine; si fa il contromodello del politico romano che urta il leghista non appena lo vede apparire sul piccolo schermo. (41) In effetti, Bossi rovescia i valori della buona educazione legata al corpo che di solito colleghiamo alle funzioni rappresentative. Trascura il suo aspetto e per di pi attacca la cura esibita dagli altri. Luigi Settembrini ha affermato: Nel perseguire lineleganza, sospetto che abbia consultato un grande del marketing (Panorama, 4 luglio 1993). In effetti, il leader della Lega ha un aspetto irrimediabilmente kitsch: ha deciso di spingere agli estremi il suo look di persona qualsiasi imitando gli atteggiamenti volgari del gruppo che pretende di incarnare. Lindifferenza che manifesta per i segni esteriori del suo status non meno significativa della cura che mostrano gli altri per la propria immagine. Nel descrivere lesiguo guardaroba del Senatr, dalla camicia bianca che la moglie lava
ogni giorno fino allimpermeabile che per dieci anni ha accompagnato lavventura leghista, Daniele Vimercati rivela limportanza assunta da questa mancanza di cura per il corpo e labbigliamento. Secondo Max Ottomani, lo stile richiama un po quello del padroncino, delluomo che lavora, che l fra i suoi dipendenti per dare lesempio e tenere su la baracca, fra un urlaccio e una pacca sulle spalle. (42) Il leader riproduce limmagine dei piccoli self made man delle Prealpi. Come molti di loro non ha assunto abitudini borghesi: non ama la buona tavola, trangugia panini, beve bibite, porta un orologio di quelli giapponesi con la calcolatrice incorporata e sembra sempre aver bisogno di una spazzolata ai capelli. Il messaggio veicolato chiaro: il lavoratore non pu mai essere tirato a lucido. Quando a Roma, il Senatr fa generalmente lo sforzo di mettersi un completo elegante, ma continua ad avere laria di un contadino con il vestito della festa. La sua immagine si distingue nettamente da quella dei politici vestiti su misura, conquistando cos simpatie tra lelettorato popolare e lelettorato borghese, intenerito da questa proba frugalit. In "Vento dal Nord" Daniele Vimercati descrive dettagliatamente i trenta metri quadrati in cui vive la famiglia Bossi a Varese. Il giornalista si assesta sui toni di aggettivi come umile, modesta, misera per descrivere labitazione e si dichiara sorpreso per lindifferenza che i suoi occupanti manifestano per i segni esterni del loro status. Umberto Bossi talmente preso dal suo progetto politico da non interessarsi affatto alle condizioni materiali in cui vive la sua famiglia. Se si pensa ai fasti di Silvio Berlusconi, il contrasto tra i due leader della destra italiana impressionante: Umberto Bossi modesto tanto quanto Berlusconi sontuoso. I media italiani faranno laccurata descrizione sia delle due stanze di Varese sia della villa di Arcore. La destra popolare e la destra borghese si presentano in interni contrapposti. I due leader ostentano stili di vita antitetici. Berlusconi cortese quanto Bossi grezzo. Da quellepoca, limmagine del Cavaliere si deteriorata a suon di odore di soldi, barzellette, gaffe e veline. Oggi i due politici si assomigliano pi che allinizio del loro flirt. Limmagine di Berlusconi peggiorata mentre quella di Bossi si elevata. Dalle due stanze di Varese, lUmberto di strada ne ha fatta, oggi risiede in una villetta stile liberty a Gemonio, alla periferia di Varese, e pu fare lanfitrione come il suo alleato. La pubblicit non meno importante per Bossi di quanto lo sia per Berlusconi. La cravatta verde sembra aver preceduto il completo blu marine dei rappresentanti di Forza Italia. I leghisti diffondono il messaggio del loro leader imitandone lo stile. Dal momento che Bossi la principale fonte dellidentit della Lega Nord, per mimetismo anche gli altri dirigenti devono esprimere ci che egli rappresenta agli occhi dei militanti. Devono anzitutto recitare la loro padanit, che comprende la cravatta verde, le manifestazioni pubbliche di intransigenza e loltraggio al tricolore. I comportamenti, come i discorsi, diventano standard. I membri del movimento paiono portare la loro appartenenza di partito impressa sui volti. La comunicazione leghista sembra realizzare lessenza ultima della formula di McLuhan ripresa da Jean Baudrillard in "Simulacri e impostura". Tutti i contenuti di significato (lideologia leghista) sono assorbiti nellunica forma dominante del medium (il
rappresentante leghista) che li neutralizza. (43) Nella Lega la forma della comunicazione occulta in parte il fondo ideologico. Lapprendimento attraverso lesempio sembra essere lunica forma di socializzazione politica per i quadri della formazione: non esiste scuola di partito, solo gli eletti sono invitati a seguire brevi corsi di formazione organizzati a seconda delle necessit. Il leader della Lega Nord un prototipo ideologico. I suoi luogotenenti imitano il suo stile per garantire la diffusione del messaggio. Come il Senatr, i leghisti detestano mettere la cravatta (a meno che non sia verde), come lui fanno battute salaci, come lui bevono Coca-Cola. E' attraverso queste manifestazioni di mimetismo che appare con maggior evidenza la dimensione totalitaria dellorganizzazione leghista. Il leader sembra peraltro perfettamente consapevole di questa dinamica operante allinterno del partito: Fino a che io non rubo, nella Lega non ruba nessuno (8 novembre 1989, parole riportate da Max Ottomani). La disciplina di partito si fonda sul mimetismo. Tratti personali di originalit, per quanto interessanti, vengono sanzionati. I bossiani tuttavia introducono alcune varianti regionali: se gli elettori del Nord-Ovest vedono in Mario Borghezio un piemontese per antonomasia, gli elettori del Veneto vedono in Luca Zaia un trevigiano tipico. Cedendo alla dimensione folcloristica, i bossiani costruiscono un radicamento sui vari territori, le tinte locali rafforzano la loro assise elettorale. In ogni caso, lorganizzazione di partito mostra diffidenza per gli eletti che cercano di appropriarsi inopinatamente della etichetta leghista. Uno dei compiti dei dirigenti difenderla contro gli opportunisti. Gli eletti della Lega occupano cos un posto a s nelle istituzioni locali. Tuttavia hanno difficolt ad assumere fino in fondo la maschera con cui essi stessi si coprono il volto, poich questo mette in pericolo la loro credibilit nelluniverso istituzionale. Allinterno dellorganizzazione di partito, linventiva da buffone maggiormente valorizzata rispetto alle competenze politiche, e se un eletto troppo brillante viene scartato in fretta. Dunque, al contrario di quanto sembrano lasciare intendere i discorsi sullefficienza lombarda, limmagine prende il sopravvento sullazione. Lesteriorit leghista si contrappone a ogni messa in scena istituzionale e a ogni lavoro politico-amministrativo. Allinterno della Lega, lantinomia tra rappresentazione e azione (44) talmente decisiva da determinare la distinzione tra puri e duri e amministratori. Luniformit di stile dispensata allinterno della Lega prova la rigidit del prototipo: secondo gli avversari di sinistra i rappresentanti leghisti sono dei cloni, secondo il vicedirettore de LEco di Bergamo, la Lega Nord un partito di straccioni e il loro fanatismo lo inquieta. I quadri, in effetti, si rinserrano in un ruolo stereotipato. Gli elettori possono identificarli in quanto leghisti senza nemmeno conoscerli personalmente. Umberto Bossi ha restituito alla maschera tutto il suo significato, elevandola a modello del nuovo modo di essere nello scenario politico. Nei regimi totalitari il capo al contempo fonte, garante e figurazione dellUno, si impone essenzialmente per la sua essenza fisica, il corpo nel quale il tutto si cristallizza e si espone. (45) Benito Mussolini sembra aver spinto allestremo questa logica, come dimostrano laccanimento contro le sue spoglie a piazzale Loreto, la necessit di nascondere il luogo della sua sepoltura, e infine lo strano culto di cui la sua tomba di Predappio ancora oggetto. (46)
Quando il corpo stesso diventa il messaggio, la mediatizzazione richiede il clonaggio. Bossi il padre metaforico dellavanguardia padana. Genera ideologicamente puri e duri che riproducono poi la sua rappresentazione. Il leader moltiplica cos la propria figura in segretari regionali, provinciali, fin nelle sezioni delle valli pi sperdute. Il desiderio di omogenia delle formazioni xenofobe noto. I militanti hanno sostituito la formula determinista nel sangue con la formula nel D.n.a.. Nel 1999 la Lega Nord ha assunto posizioni integraliste sulla fecondazione assistita. Bossi denunciava i nazisti rossi che volevano creare il partito dei pecoroni. Questa informazione era trasmessa con unimmagine che rimbalzava sui democratici di sinistra laccusa di cui sono spesso oggetto i militanti della Lega. Attraverso un simile meccanismo di proiezione fobica, Bossi solito agitare la minaccia di un mondo popolato da esseri identici: i microbi o i globuli umani della societ multirazziale che porterebbero inevitabilmente alla omologazione umana della globalizzazione alla United Colors.
Il fanatismo che suscita Bossi somiglia per molti aspetti al fascino esercitato da alcune popstar della nostra epoca. Oggi i media favoriscono lemergere di figure in grado di attirare un vasto pubblico attraverso processi di identificazione e mimetismo. Gigi, il venditore di gadget che segue il Senatr nei suoi comizi fin dallinizio, riassume questa dinamica con una semplice affermazione: Sono per la bossicrazia. Le parole del sindaco di Ardesio (47) vanno nella stessa direzione: Senza Bossi la Lega non esisterebbe, e ci riguarda il passato, ma anche il futuro. Senza Bossi la Lega non andrebbe molto lontano. Non possiamo nasconderlo, la Lega Bossi. E' un politico eccezionale, ha un gran fiuto. Certo, non sempre usa un linguaggio come si deve, non Fini, n Craxi, ma uno dei nostri, uno del popolo che non ha fatto gli studi come gli altri politici, dunque un po rude, ha modi da provinciale, da valligiano, si esprime talvolta in termini forti e volgari. Il segretario provinciale di Bergamo lo ripete a tutti gli eletti locali: Non dimentichiamo che nessuno, veramente nessuno, nella Lega arrivato nei posti che occupa per merito proprio, nessuno tranne uno: Bossi. Tutti sono arrivati a essere parlamentari, consiglieri regionali, consiglieri provinciali, a essere famosi o quantomeno conosciuti non per meriti propri ma solo perch erano sotto il simbolo della Lega. Da soli non valiamo niente, bisogna ringraziare chi ha creato la Lega. (48) Se Bossi crea i leghisti, lui sembra lunico a essersi creato da solo. Il leader stesso rivendica spesso questa autogenerazione riaffermata poi dai rappresentanti locali.
Limitazione servile degli altri esponenti sembra dunque porsi in conflitto con la cultura del far da s. Nel corso delle interviste che ho raccolto, i militanti tendono ad affermare di essere arrivati da soli a professare le idee del partito; tentano di dimostrare indipendenza di spirito, ma i comportamenti contraddicono le loro parole. Lo stesso Bossi denuncia la cortigianeria di alcuni: La cosa che non sopporto unaltra, il servilismo, la piaggeria. Se vedo uno che si agita troppo, che si d da fare per farsi notare da me, solo perch sono il segretario della Lega, subito mi capita di pensare: quello l mi sta gi sulle palle. (49) I militanti continuano a evocare il suo carisma e il suo fascino, ma al leader non piace che si parli di lui in questi termini. Eppure ha attratto gli uomini che gli somigliano e adottano i suoi metodi. Lemergere sulla scena pubblica di un personaggio simile ha avuto leffetto di disinibire molti personaggi che hanno invaso i consigli comunali delle province settentrionali. Gli abitanti della citt di Bergamo parlano di mini-Bossi delle Valli quando descrivono lincivilt che agita la vita politica dei comuni della provincia. Il fascino che il leader esercita sui militanti ha una dimensione speculare, infatti essi si riconoscono in lui, come testimonia Claudio (consigliere comunale a Pontida, nato a Basilea): Sono entrato nella Lega in modo spontaneo, non ci sono motivi precisi, non credo che si possa essere conquistati dal leghismo: si leghisti o non lo si , cos. Il leghista colui che pone problemi su tutta una serie di questioni. Non come i comunisti, i fascisti o i democristiani, che devono spiegare tutto, per me i leghisti sono i leghisti. E' naturale, quando sei stufo di certe cose, per forza ti ritrovi nella Lega. E' per questo che facciamo paura. Claudio sostiene di essere arrivato alle sue convinzioni prima di Bossi: Ero leghista prima di lui. Quando sono andato per la prima volta a una riunione di partito, ero leghista senza saperlo, poi ho sentito Bossi parlare delle stesse cose. (50) Per i militanti il Senatr , al contempo, un simile nelle sembianze e un eroe per laudacia. Le sue provocazioni affascinano e disgustano, mentre fanno ridere i militanti della Lega. Secondo Gigi, il venditore di gadget, Bossi ha molta classe, un uomo con molta ironia. Limmagine del leader del Carroccio esercita un indiscutibile fascino sulle classi popolari del Nord. Bossi ha tanti militanti quanti fan, eletti quanti cloni. Ogni comizio si conclude con le richieste di autografi. Alcune seguaci erano persuase che fosse stato il sex appeal del loro leader a spingermi a intraprendere la mia ricerca. Ladorazione di cui oggetto Bossi sembra contenere in s gi un atto di resistenza: in questi termini si esprime Pierre Bourdieu quando definisce il potere carismatico. Il capo colui che capace di imporre la propria soggettivit a quelli che lo seguono, poich abdicano il loro potere di oggettivazione (come in amore), per erigerlo a soggetto assoluto: Il capo carismatico riesce a essere per il gruppo che ne fa il suo leader quello che rappresenta per se stesso, invece di considerarsi, come i dominati della lotta simbolica, quello che per gli altri. E' lui a creare, come si dice, lopinione pubblica che lo crea. (51) Bossi rifiuta di piegarsi alle regole dell'apparenza legittima. Valorizza il dialetto e rivaluta un corpo su cui sono visibili i segni dellestrazione provinciale. Osa sfidare le regole alle quali la maggior parte dei suoi elettori si conforma. Correggere questi
atteggiamenti significherebbe riconoscere indirettamente le norme borghesi e vendersi. La nonchalance e la sorprendente indifferenza verso il giudizio altrui mostrate dal leader neutralizzano gli effetti del dominio simbolico. Come le maschere della Commedia dellarte, realizza un rovesciamento dello stigma a favore del gruppo che rappresenta: il politico romano diventa il tern, mentre il montanaro si colloca nella modernit politica, economica e sociale. Di sicuro, la Lega deve essere considerata una macchina capace di creare integrazione partendo dallesclusione culturale: in un certo senso un permutatore sociale. Grazie a Bossi, chi aderisce al movimento va fiero dai tratti socio-psicologici che vengono derisi dagli altri. La maschera che ha creato svolge allora una funzione emblematica, e la sua apparizione rinsalda il legame comunitario. Diventando il simbolo visibile della dottrina, rafforza anche legemonia del leader allinterno dellorganizzazione. (52) Secondo Giacomo Bianchi, il successo del movimento deve molto al suo fascino carismatico: E' il lavoro che ha contribuito tanto al successo della Lega. E' il lavoro di un sacco di volontari non pagati, pieni di entusiasmo, alcuni proprio fanatici, che ci credevano per davvero... La capacit enorme del Bossi, il suo intuito politico, il suo carisma, proprio quello di essere riuscito a smuovere nellanima della gente questa cosa, di farli sentire orgogliosi di essere quello che sono e cos lhanno idolatrato, lhanno seguito fino al fuoco... Ha ridato unidentit, una coscienza al popolo, si sentivano pi disprezzati dei meridionali stessi.... Nei movimenti collettivi i militanti sperimentano una sorta di intensificazione del loro essere, come accade nellinnamoramento. Francesco Alberoni definisce questa condizione un movimento collettivo a due: la sua analisi un formidabile strumento di comprensione anche dei movimenti sociali. (53) La metafora amorosa torna anche nei discorsi dei militanti. Giacomo Bianchi evoca il suo ritiro dalla politica in questi termini: Quando nel 1990 mi sono defilato, lho detto al Bossi. Ci siamo sentiti due o tre volte, venuto a casa mia, poi io sono andato a Varese, ci siamo spiegati per bene. E io ho detto: No, guarda che io faccio questa scelta. Mi ha risposto: Quando vuoi, torna. Sembravamo due innamorati che si lasciano, no? Io ero con Lella e avevamo unattivit. In seguito, quando si presentato suo fratello Roberto, giovane, medico, aveva tutti i numeri, non era sposato e mi dice: Io voglio fare politica. Allora gli ho rovesciato addosso tutta la mia esperienza, tutte le mie conoscenze... Insomma, in due anni era a Roma. Adesso, praticamente, il braccio destro del Bossi. Ha ripreso il mio posto in pieno. Sua moglie tiene tuttavia a precisare che lentrata in politica del fratello (Roberto Calderoli) non stata facile, poich Umberto Bossi si era insospettito dellabbandono di Giacomo Bianchi. Anche Calderoli ha dovuto affrontare feroci rivalit allinterno del partito. (54) I militanti della Lega Nord non costituiscono solo un gruppo sociale, ma formano anche quello che gli psicologi chiamano un gruppo psichico poich identificandosi con il capo che il membro introietta i valori del partito politico. (55) Lintroiezione un processo inconscio attraverso il quale limmagine di una persona viene incorporata allio e al superio e produce quel mimetismo cui abbiamo ripetutamente fatto riferimento. La proiezione, al contrario, un meccanismo di difesa attraverso il quale il soggetto vede in altri - nel caso specifico nel tern - idee, affetti (spiacevoli o sconosciuti) che gli appartengono. Questi due meccanismi psicologici sono fondamentali per comprendere il leghismo.
Ne "La commedia della vanit" Elias Canetti stabilisce un legame tra le ferite narcisistiche individuali e il culto della personalit. Si tratta di una pice scritta durante lascesa del nazismo, nella quale appare evidente come il movimento hitleriano abbia avuto, tra le altre cause, un male di vanit, una ferita identitaria che lautore chiama malattia dello specchio. Lavvento della figura carismatica verrebbe in qualche modo a suturare linsieme delle ferite narcisistiche della comunit. La maschera del capo funzionerebbe dunque come uno specchio comunitario. Il leader stesso sarebbe trascinato dagli effetti di questa specularit e diventerebbe la voce delle loro passioni represse. Sa cogliere gli umori della platea e gli d sfogo. Il capopopolo generato dal gruppo che lo crea, d forma allidentit dei suoi sostenitori. Il personaggio che incarna concepito come struttura di credenza; la maschera la materializzazione di una semantica. E' Bossi la matrice di quella Padania dai contorni imprecisi. L'apparato simbolico impiegato dal capo acquisisce unimportanza fondamentale, poich rappresenta il tipo che permette al popolo del Nord di cogliersi in quanto tale. Ricoprendo sia lindividuo sia lentit alla quale appartiene, la maschera rappresenta il simbolo della dimensione collettiva delle individualit. Generalmente non c relazione diretta tra il singolo elemento e la totalit, poich il legame stabilito da un segmento intermedio, ma non sempre cos. Quando non c pi mediazione tra la personalit del capo e il gruppo, quando questultimo diventa la matrice identitaria nellinsieme, emerge la figura terrificante e annichilente dellUnico: il volto del capo totalitario. In un testo postumo pubblicato nel 1999, "La maschera del dittatore", lo storico Pier Carlo Masini individua alcune affinit tra i personaggi della Commedia dellarte e la figura del Duce. (56) Avendo tra i valori fondanti lascesa dellindividuo, le democrazie moderne possono andare incontro a movimenti fusionali di natura simile. Secondo Louis Dumont, il totalitarismo una malattia della societ moderna. In una societ in cui lindividualismo profondamente radicato e predominante rappresenta lesito del tentativo di subordinarlo al primato della societ come totalit [...]. La violenza del movimento radicata in questa contraddizione e risiede nei suoi stessi promotori, per quanto possano essere combattuti tra queste due tendenze contraddittorie. (57) Per caratterizzare Hitler, Louis Dumont si esprime in termini di ruolo-personaggio poich gli risulta impossibile distinguere la persona dalla funzione. Nel totalitarismo si produce lesaltazione della comunit nazionale attraverso un uomo. I partiti di estrazione popolare sono, per cos dire, costretti a concentrare il capitale simbolico. (58) In queste formazioni la personalizzazione del potere sempre pi importante rispetto agli altri partiti. La maschera sembra cos essere lo strumento che permette anche a chi non dispone di alcuna struttura di difendere efficacemente i propri interessi, superando lanomia da cui colpito. Nella Lega Nord, il centralismo democratico una regola che solo gli esclusi
denunciano. Concentrando il capitale simbolico, Bossi diventa una figura emblematica. E i nuovi militanti, per riprendere unespressione di Elias Canetti, sono incorporati al capo. Abdicano alla loro persona a vantaggio del leader e non hanno pi diritto al rispetto. Bossi lunico mediatore tra Roma e il suo popolo. La Lega un partito monopolista, la sua guida si sostituisce agli elettori. I leghisti concedono volentieri fiducia al loro capo poich hanno la sensazione di parlare attraverso di lui. Il voto leghista in qualche modo un voto narcisistico: votare Lega significa votare per se stessi, come testimonia lo slogan Sono lombardo, voto lombardo. In questi termini loperazione elettorale, che presuppone un principio di delega ragionata e consenziente, perde il suo significato. Il voto narcisistico una totale e completa consegna di s. I primi a fare le spese di questa specularit sono le persone pi sprovviste intellettualmente. Il voto per identificazione rinnova, infatti, il voto di appartenenza che distingueva le province della Terza Italia dalle aree metropolitane, in cui domina generalmente il voto di opinione. (59) Nelle province della Terza Italia il voto era strettamente legato alla vita comunitaria, aveva una dimensione quasi cerimoniale e non ci si poteva sottrarre; lastensionismo era molto scarso. Nella provincia di Bergamo in genere gli abitanti delle montagne seguivano le indicazioni di voto del prete. La scomparsa della D.C. e il relativo ritiro del clero hanno lasciato molti bergamaschi nellimbarazzo. In questa fase di cambiamenti, secondo alcuni, la Lega riuscita a rappresentare una religione alternativa. Bossi ha trasformato il tradizionale indietreggiamento dei montanari rispetto alle questioni politiche in resistenza culturale, ridefinendo i termini del conflitto centro-periferia a loro vantaggio. I provinciali non hanno fatto studi superiori, lavorano nel settore secondario e si sono arricchiti, ma continuano a sentirsi disprezzati e la rappresentanza legittima del corpo sociale minaccia la riproduzione del loro gruppo sociale. (60) Lostilit si coagula attorno al linguaggio e allaspetto esteriore. Affermarsi come leghisti diventa un modo per compensare la vergogna corporale e culturale. Attraverso questa messa in scena dellautenticit nordista, il leader cerca di far riconoscere le caratteristiche tipiche di cui portatore in quanto individuo, di sostituire la rappresentazione soggettiva del capo attraverso una rappresentazione pi conforme agli interessi del gruppo che pretende di incarnare. Tuttavia, Bossi non esce da questa cultura dellapparenza, di cui solo il rovescio e che rafforza al contrario, poich affermando ci che egli distingue come volgare, conforta i suoi detrattori. Pierre Bourdieu parla di effetti di controfinalit inerenti a ogni posizione dominata. I leghisti rovesciano i valori della maggioranza per affermarsi meglio, ma per una sorta di paradossale raddoppiamento, che uno degli effetti ordinari del dominio simbolico, confermano la loro posizione subalterna. (61) I membri della Lega si rivelano incapaci di definire i tratti della loro identit in termini positivi. Lalienazione percepibile fin dentro la costruzione dellio leghista, nel corpo, nella forma e nel timbro di voce, nella pronuncia e nella scelta del lessico. Trasformano i complessi in segni di aristocrazia nordista. Sentendosi disprezzati, reagiscono disprezzando a loro volta. La messa in scena
della virilit assume perci un ruolo fondamentale in termini sociologici: E' di sicuro uno degli ultimi rifugi dellautonomia delle classi dominate, della loro capacit di produrre la loro specifica rappresentazione delluomo realizzato. (62) La virilit forte, animalesca e antisociale che i leghisti mettono in scena contrasta con quella borghese promossa dal fascismo. La virilit leghista si distingue per la sua mancanza di cultura, anche fisica. Niente di pi lontano dal modello maschile fascista: siamo di fronte a una figura caricaturale che fa ridere invece di impressionare e denota insicurezza pi che arroganza. Il grado di pulizia del leader della Lega preoccupa dunque i giornalisti. Ma Bossi si lava? Montanelli: Evita la doccia. I suoi sostenitori si sentono obbligati a dover testimoniare la sua pulizia: Si lava, io ho viaggiato con lui, due volte al giorno, una doccia la mattina, una la sera (La Stampa, 6 ottobre 1992). Umberto Bossi luomo sporco dItalia. Una domanda che mi stata posta dopo il nostro primo incontro la dice lunga sulla percezione che gli italiani hanno del personaggio: Allora, puzza davvero?. I leghisti non si riconoscono nei modelli maschili veicolati dai media italiani. Detestano il modello del fighetto romano. La Lega trasforma il tradizionale conflitto di classe in conflitto centro-periferia. Vedere Bossi in televisione gi un segno di riconoscimento poich i militanti sono stufi di udire dialetti meridionali sulle reti nazionali, mentre si sente raramente parlare il loro, se non per schernirlo. La Lega Nord reagisce cos allomologazione culturale e utilizza forme di resistenza non prive di ironia. La definizione del corpo legittimo diventa un elemento della lotta tra gruppi sociali, e lesteriorit corporea si politicizza. E' in questa prospettiva che bisogna leggere limportanza assunta dal merchandising leghista: comprare gli antiprodotti della Lega una forma di resistenza verso linvasore romano. Le controculture operano spesso un "dtournement" della cultura di massa per piegarla ai valori del gruppo, e questi usi costituiscono gi tecniche di resistenza. Luomo non deve essere griffato e diventare schiavo delle marche. I leghisti oppongono alla moda italiana la loro maschia autenticit. Limmagine leghista che emerge attraverso i gadget (dai boxer verdi con il sole delle Alpi al deodorante Brezza del Nord) prende in giro il modello maschile delllite. La campagna pubblicitaria di un nuovo prodotto significativa: Luomo della Lega indossa "Dur". Il profumo dal tono francese ma di espressione lombarda. I leghisti giocano con i tratti distintivi della virilit: il profumo "Dur" un antiprofumo poich limmagine che veicola talmente in contrasto con quella del dandy milanese che non pu profumare, ovvero non pu valorizzare colui che lo porta. Quel che i leghisti chiamano oggettistica d luogo a unoperazione di cattivo gusto. In ogni caso, questi gadget hanno una presa non trascurabile sui giovani militanti. Bossi anche uno di quegli uomini che rivendicano il proprio successo attraverso lesaltazione del modello del self made man. Lideale leghista (e questo vale anche per il capo) Berlusconi; e il prototipo leghista non fa che rafforzare, per contrasto, lidea del maschio della borghesia milanese. Rivela unaspirazione abortita pi che una reale volont di sovversione. Luomo leghista un lavoratore, si oppone ai lavativi (figli di pap, disoccupati meridionali, emarginati...) e tutti coloro che cercano di sottrarsi alla competizione economica. E' un eroe per una minoranza e un antieroe per la maggioranza.
Gli italiani considerano il leader della Lega un pazzo pi o meno pericoloso: Bossi luomo di tutte le provocazioni, di tutte le regressioni, di tutti i rovesciamenti, di tutte le contraddizioni. Si tratta di un personaggio infantile, grezzo, presuntuoso e fondamentalmente ridicolo. I fuoriusciti dal partito, che fino a ieri tessevano le lodi del capo, alimentano la leggenda di Bossi il pazzo e ne denunciano la megalomania e i ghiribizzi. Ma il Senatr realmente pazzo oppure gioca a farlo? Probabilmente entrambe le cose poich la sua idiozia carica al contempo di intelligenza e stupidit: deride la superiorit intellettuale, ma quando recita la commedia dellidiota per rovesciare il disprezzo contro i cittadini (in opposizione ai provinciali) va oltre il determinismo della sua idiozia e si prende una reale rivincita sui suoi stessi limiti.
Nella Lega Nord lespulsione da sempre la modalit per gestire i conflitti interni, a riprova della mancanza di una cultura democratica della dirigenza del partito. Allindomani di ogni elezione, o quasi, si apre la stagione delle purghe. Fin dagli inizi sembra prevalere una logica usa e getta. I giornalisti parlano di diaspora e ripercorrono a futura memoria la lista degli esclusi. (63) Con i leghisti impossibile affrontare questo tema, poich tutte le difficolt sono sistematicamente ridotte a beghe personali. Ricondurre il dissenso politico interno a semplici conflitti tra personalit diverse il modo per azzerare il dibattito interno al partito. Dopo il congresso di Pieve Emanuele del 1991 Umberto Bossi allontana prima i leader storici dellautonomismo nordista, poi tutti quelli che si dimostrano poco inclini a seguirlo nellavventura padana. Lopzione leghista, in effetti, si oppone a quella confederale sostenuta dagli autonomisti. Secondo il Senatr, lalleanza nordista, cos comera concepita dai primi autonomisti, votata al fallimento. Solo lunit direzionale e programmatica pu servire efficacemente il progetto della Lega. Gli autonomisti vogliono resuscitare il passato e non guardano in direzione della Repubblica del Nord che, al contrario, devessere il grande salto che ci permetter di restituire la vita a questo passato. Questo disegno continuer ad alimentare il rancore degli autonomisti e sar allorigine di una lunga serie di conflitti, come spiega Giacomo Bianchi: Allinterno della Lega ci sono diverse fazioni, che si fanno guerre non da poco, come in tutti i partiti, roba da coltello nella schiena, se non si sta attenti. E non facile. Ci sono state correnti contrarie a Bossi che cercavano autonomia allinterno del partito; di guerre ce ne sono state tantissime, poi
sono arrivate le espulsioni a sanarle, ma ce ne sono state molte, ogni anno praticamente... A un certo punto, qualcuno ha pensato di essere pi del Bossi e ha preso una pedata nel sedere. Tutto succede per quello. Pensano di valere pi del Bossi, di rubargli come niente il potere e vengono silurati sistematicamente. Il leader teme soprattutto la possibile formazione di baronie locali. Per questo ha fatto della sua organizzazione di partito una macchina per disciplinare gli eletti. La concentrazione del potere gli permette di ostacolare lemergere di piccoli notabili e di limitare le pratiche clientelari. Bossi da sempre persuaso che i dirigenti della sua organizzazione cerchino, in un modo o in un altro, di scalzarlo. Per difendersi deve dunque concentrare su di s il potere in modo da evitare che si istituzionalizzino alcune correnti interne capaci poi di spartirsi seggi nelle assemblee e nei consigli. Bossi vive con il timore del complotto e si affretta a disfarsi dei rappresentanti che crescono troppo velocemente nei corridoi delle istituzioni: Chi manovra nel sottobosco dei partiti verr smascherato e cacciato, senza piet. (64) I tradimenti rattristano Bossi, dice egli stesso, ma li considera in un certo senso inevitabili, poich gli uomini tendono a cedere alle tentazioni. (65) Il Senatr ha un ideale, gli altri solo interessi personali. Sospetta i partiti tradizionali di voler comprare i suoi uomini. E' riuscito a instillare questa paura allinterno del suo partito, fino ad arrivare al delirio, tanto da indurre anche nei suoi pi piccoli consiglieri comunali il timore di essere comprati. Giacomo Bianchi sostiene di aver ricevuto offerte allettanti, ma si rifiuta di fare i nomi: Prima ci hanno minacciati, poi hanno tentato di comprarci, ci hanno offerto posti di lavoro grandiosi, no? [...] Quelli che hanno offerto cinque miliardi a Bossi si sono sentiti rispondere: No grazie, non ne ho bisogno. Cio... era vero in parte, ma non era proprio cos. Perch accontentarci di cinque miliardi quando possiamo prendere il bilancio di uno stato? Nel 1982 non eravamo niente, ma dicevamo Noi saremo la D.C. del futuro. Bossi ha un ideale, vuole passare alla storia, se passa alla storia, sa bene che avr anche i soldi. Bossi pronto a espellere chi si lascia tentare, ma parla di dimissioni nellinteresse della Lega. Cerca di far capire che il suo non un partito come gli altri: Chi entra nella Lega deve avere ideali saldi, devessere disposto al sacrificio personale per raggiungere lobiettivo. Non c posto per chi pensa alle poltrone, o ai vantaggi personali. (66) Considera traditori quelli che mettono in secondo piano gli interessi del popolo lombardo per servire i propri. Nello spirito del leader della Lega Nord, partitocrazia e politica del saccheggio sono legate indissolubilmente. Non si pu riformare il sistema, bisogna abbatterlo eliminando la vecchia classe politica: In un sistema come il nostro, dove il centralismo si coniuga con la corruzione e linefficienza, e con manovre oscure, necessaria unorganizzazione monolitica che combatta decisa, senza incrinature. Questo deve essere oggi la Lega: una spada che affonda nel ventre molle dello stato fatiscente, non una palude su cui gli insetti sciamano liberamente. (67) I leghisti vogliono incarnare la modernit politica, ma sono nondimeno costretti a piegarsi alle regole di un sistema - la partitocrazia - che rifiutano, poich lo considerano una cosa italiana, con tutti gli elementi negativi che ci evoca ai loro occhi. Inserendosi nella sfera amministrativa, i leghisti vendono le loro convinzioni e compromettono gli ideali del
partito. E' come se, diventando veri politici, dovessero essere sacrificati affinch possa continuare a vivere lideale della purezza padana. Vengono allora messi in discussione dalla direzione perch hanno acquisito il sostegno di reti locali o perch hanno raggiunto una visibilit mediatica, oppure perch sono scesi a un compromesso con il sistema negoziando alleanze elettorali, spesso su pressione dello stesso capo. Possono essere accusati di essere arrivisti o conniventi con il nemico, spesso entrambe le cose. Smascherare gli impostori, ovvero quelli che si dicono leghisti ma che non lo sono davvero, unattivit che mobilita tutta lorganizzazione, dal vertice alla base. Fin dai primi successi elettorali, Umberto Bossi ha denunciato lo sporco trucco degli infiltrati. I partiti vorrebbero trascinare la Lega in un gioco ambiguo per poterla cos screditare agli occhi degli elettori. In questo senso, la direzione alimenta un clima di sospetto nel quale giocano molto le invidie. I dirigenti leghisti pi efficienti sono rapidamente sospettati di voler diventare dei notabili. Nei casi di difficolt il capo pu basarsi su questa propensione alla delazione per purgare il partito. E' sufficiente esporre il traditore alla vendetta della base per cacciarlo. Queste esclusioni danno spesso luogo a scontri fisici e quasi sempre a insulti pesanti. Figure importanti del partito sono state ringraziate in questo modo dopo anni di impegno assiduo e leale, semplicemente perch minacciavano il monopolio del capo. A lungo andare, per, queste estromissioni sono nocive per il movimento, poich agli esiliati seguono rappresentanti di minor peso ed elettori stufi dei capricci del capo. Loperazione Exodus, raccontata da Daniele Vimercati prima di essere commentata dallo stesso Senatr, serva da esempio per tutti i sostenitori della Lega. (68) Nellottobre 1991 Bossi costringe tutti i rappresentanti del partito ad abbandonare i seggi per protestare contro la collusione del leader della maggioranza del consiglio regionale della Lombardia, Franco Castellazzi, con le forze politiche tradizionali. Attraverso questa vasta operazione mediatica Bossi voleva dimostrare che avrebbe sanzionato gli accordi opportunisti che scandalizzano tanto i cittadini italiani. Sappiamo che non lo ha mai fatto. Secondo lex leghista Piergianni Prosperini: Tutto nato perch Castellazzi molto bravo e Bossi non pu sopportare vicino a lui chiunque sia meno che deficiente (lUnit, 16 ottobre 1991). Il leader della Lega Nord infatti particolarmente geloso delle proprie prerogative e non riconosce mai i meriti dei collaboratori, come mi racconta Giacomo Bianchi: Se uno dice una cosa giusta, al momento bruciato, un pirla, per giorni dopo Bossi la fa sua e la fa attuare. Dopo ti sorride, e allora che cosa fai? Niente. Succede cos. Al momento sei un cretino e due giorni dopo ti vedi la tua idea sul giornale firmata Bossi, per la tua soddisfazione ce lhai. Dopo lo incontri e ti dice: Insomma io lho studiata meglio, tu non avevi capito bene. Basta, chiuso. Bossi non stupido, non che rifiuta unidea perch lha proposta un altro, se una cosa giusta la fa sua. E se uno gli ha detto delle cazzate, la volta dopo non lochiama pi. E' grande. Lavora molto. Consulta sempre la base per elaborare le sue idee. Consulta la gente senza che la maggior parte se ne renda neanche conto, perch lo fa come una chiacchierata. Bossi fondamentalmente anti-istituzionale e si piega al gioco della politica solo per distruggere la democrazia dallinterno. Contrariamente alle sue rivendicazioni di fermezza, il Senatr ha in realt dato prova di incostanza politica e di opportunismo. A ogni
cambiamento della linea di partito, sembra aver divorato alcuni dei suoi dirigenti, generalmente quelli che gli facevano ombra in quel momento. I pi fortunati e meno rancorosi sono stati poi reintegrati, una volta cambiato il vento. E' il caso di Roberto Maroni, allontanato dopo aver rifiutato il ribaltone del 1994, come racconta in maniera molto dettagliata Guido Passalacqua. (69) Dunque, solo gli straccioni sopravvivono allinterno della Lega. Strumentalizzando in questo modo i suoi uomini, Bossi riproduce in modo caricaturale le logiche di partito che dichiara di condannare. Come sottolinea Hannah Arendt, la natura del totalitarismo non consiste nella rettitudine ideologica, ma nellopportunismo: Se c veramente un carattere o una mentalit totalitaria, la straordinaria adattabilit e lassenza di continuit ne sono indubbiamente laspetto pi vistoso. (70) Umberto Bossi sintetizza cos in ununica frase la dimensione totalitaria della formazione politica di cui alla guida: Il movimento politico si fa facendo molto movimento. (71) Questa frase piuttosto enigmatica (e per certi versi comica) in realt significativa. Il segretario federale imprevedibile: non si pu mai sapere quale significato assumer il suo discorso, e questa incertezza mantiene i collaboratori in una permanente tensione: La dirigenza della Lega devessere sempre in tensione, non deve mai credere di essere arrivata da qualche parte. (72) Questo mettere sotto torchio allorigine stessa del dominio che esercita nel partito. Che si trovi allopposizione o nella coalizione di governo, il leader della Lega persegue la linea populista condannando i politici che fanno carriera, anche quando sono leghisti. Da questo punto di vista, lungi dal formare un partito di governo, la Lega ha contribuito a fare il vuoto nel sistema politico italiano. E' noto, infatti, che le formazioni politiche totalitarie sono essenzialmente divoratrici di uomini. (73) In termini differenti, Elias Canetti descrive esattamente lo stesso fenomeno: la figura totalitaria, rigida come una maschera, mette tutto in movimento attorno a s senza che lautorit venga mai alterata. Il capo vuole limitare le metamorfosi dei suoi uomini, poich quando prendono troppa iniziativa nelluniverso amministrativo e politico, diventano inquietanti: Elias Canetti definisce questo processo, che si oppone alla metamorfosi, antimutamento. Essendo consapevole delle proprie attitudini ostili, il potente descritto da Canetti cerca di smascherare tutti quelli che, come lui, ricorrono alla dissimulazione per consolidare il proprio potere. Per questo, le metamorfosi che non impone egli stesso agli altri gli danno ombra; cerca dunque di stabilizzare i suoi uomini attraverso promozioni, retrocessioni e lespulsione di quelli che avranno laudacia di operare una metamorfosi spontanea e incontrollata. Bossi genera dunque bossiani, per poi bruciarli rapidamente. Il consumo di s sembra essere la condizione dellaccrescimento. (74) Secondo Hannah Arendt il totalitarismo caratterizzato, al contempo, da opportunismo e autoconsumo: si realizza una metamorfosi per meglio nutrirsi di s. Dopo aver fatto dei leghisti, Umberto Bossi non tarda a disfarli, ma sempre per la causa. Generalmente non prova alcun rimorso poich lui ad averli creati e loro gli devono tutto. Hannah Arendt ed Elias Canetti mettono in evidenza un fenomeno simile, pur ricorrendo a terminologie diverse. Laddove Arendt parla di movimento di distruzione, Canetti ragiona
di metamorfosi e di cannibalismo, e nel rivelare il legame tra i due processi svelano la vera natura della tirannia. E' lo stesso Bossi la base del fallimento del processo di istituzionalizzazione della Lega Nord. Allinterno del partito i pi istruiti si trovano nella posizione pi debole. Sono sospettati dal capo di ordire trame per soppiantarlo (se necessario tender loro una trappola per smascherarli). Bossi non sopporta la contraddizione, non tollera alcuna personalit in grado di fargli ombra. Luigi Moretti e Marco Formentini hanno entrambi avuto il demerito di prendere pi voti di lui alle elezioni europee. Bossi opera una selezione al ribasso, che favorisce i mediocri e allontana i migliori. A immagine e somiglianza delle piccole aziende a conduzione familiare che sostiene, la Lega si rivelata incapace di razionalizzare le proprie modalit di funzionamento per aprirsi a nuovi mercati elettorali. Gisberto Magri coglie la questione fin dallinizio degli anni novanta: Bossi continua a considerare la Lega come una bottega da magnano da lasciare in eredit ai figli (LEuropeo, 25 ottobre 1991). Giacomo Bianchi non ne fa mistero e giustifica simili atteggiamenti: Bossi ha sempre reinvestito tutto il denaro nel movimento, credo che lo faccia ancora oggi. Poi laccusano di essere il padre-padrone della Lega... E' vero, e allora? E' come il padrone della Fiat. Decide lui! Non sei obbligato ad accettarlo. O ci stai o non ci stai. Se aderisci lo riconosci come capo storico e fin quando non commette errori, fin quando il movimento cresce, fin quando il movimento prosegue la sua attivit, devi riconoscere questa paternit. In realt, Umberto Bossi si sempre fermamente opposto a qualsiasi forma di istituzionalizzazione. Il comportamento paradossale del leader ha ostacolato la formazione di una nuova classe dirigente competente nelle province settentrionali. La sua azione sembra controproduttiva: allontanando i luogotenenti pi in gamba, ha nociuto alla sua stessa formazione politica. La politica del terrore esercitata contro i suoi dirigenti riflette in realt lodio verso il politicante che esprime nei comizi. In realt Bossi non ha mai avuto lintenzione di formare una nuova classe dirigente. Simonetta Faverio lo ha intervistato sul tema e il Senatr le ha risposto che non questa la sua ambizione: Negli ultimi dieci anni abbiamo fatto passi da gigante, ma non si possono fare miracoli. Ho lavorato pi che per creare una classe politica - non sono un maestro, n un allevatore di politici -, per dare coscienza politica a dei cittadini che sembravano aver dimenticato che la democrazia la si afferma ogni giorno esercitando i propri diritti e facendo il proprio dovere. Quindi, pi che creare una classe politica, ho voluto far fare politica alla gente e, comunque, non che in dieci anni sia facile creare una classe dirigente. Adesso ci sono giovani che stanno crescendo. Diciamo, per fare un paragone calcistico, che ho preso dei pulcini e adesso mi ritrovo una squadra di serie A. Certo, qualche uomo stato sacrificato, ma lo sapeva che quello era il suo compito, qualcuno ha tradito, qualcuno ha fatto il furbo. E' acqua passata, ma io non ho mai pensato di costruire una classe politica per la presa del potere. Quando sembra che tratto male qualcuno solo perch c chi si illude di essere diventato bravo, importante, indispensabile, insostituibile. Non ho mai voluto che i miei collaboratori diventassero la fotocopia dei politici che la Lega disprezza, professionisti senzanima, gente che perde di vista lobiettivo finale perch si impaluda negli acquitrini del vecchio sistema. Se c qualcuno che tanto bravo da poter fare da solo, lo dimostri. Per adesso non c riuscito nessuno, nemmeno gli ultimi che se ne sono andati. Ma quelli che invece si sono sacrificati e che si stanno sacrificando per il bene
del movimento sono nel cuore della gente, i loro nomi non sono e non saranno dimenticati. Io comunque sono sempre pronto a ricominciare dagli attacchini, perch gli attacchini sono la politica nel senso pi alto e nobile del termine. (75) I limiti della Lega Nord sono evidenti agli occhi degli osservatori locali e sembrano da ascrivere allistintiva diffidenza che le classi popolari nutrono verso il potere. Secondo il direttore de LEco di Bergamo, la Lega un movimento che ha in s una contraddizione profonda: Nella Bergamasca, ci sono degli onorevoli che meriterebbero di fare i calzolai e dei calzolai che meriterebbero di fare gli onorevoli dentro la Lega. Essendo popolana come dice Bossi, la Lega non ha avuto il tempo di creare una classe dirigente, perch salita al potere subito. Per ha avuto in mano il potere astratto, mentre quello reale lhanno mantenuto gli stessi che lavevano gi prima, perch i leghisti non hanno avuto n il tempo, n le capacit di capire che cosera questo potere. Dunque una cosa che andata avanti ancora tranquilla. Anche dove i leghisti si sono insediati al comando, spesso leconomia reale la guidano altri. Forse perch sono esplosi troppo in fretta. Devo dire che ci sono anche comuni della Bergamasca amministrati molto bene dalla Lega. [...] Ci sono invece degli elementi, anche fra gli onorevoli, che sarebbero da mettere in gabbia come gli orsi, ma questo per fa parte un po del Carnevale che insito nella figura di Bossi. Perch io penso che Bossi sia una contraddizione vivente: in lui c un aspetto moderato che ne fa qualcuno capace di trattare e invece un aspetto, non so bene come definirlo, un po carnevalesco, inventa queste cose.... (76)
In ventanni limmagine del leader della Lega, e con lui quella del suo movimento, si notevolmente evoluta. Di tanto in tanto per certe esternazioni offensive ricordano che in realt non ha perso nulla della carica iniziale. Il 1999 segna una svolta dolorosa per la Lega Nord. Alle elezioni europee perde quasi un milione e mezzo di voti rispetto alle politiche del 1996. La fase dellisolamento padano si rivela un fallimento, seguono nuove scissioni. Ricordo di aver visto alcuni leghisti piangere. Il Carroccio vive un momento di grande difficolt e il comizio di Pontida si trasforma in uno psicodramma collettivo quando Bossi minaccia di abbandonare la lotta pur di fare passare la sua nuova linea politica. In effetti, il leader sottopone le dimissioni ai militanti presenti ma, come ci si poteva attendere, vengono respinte con 23497 voti contrari rispetto a 848 favorevoli. (77) I militanti piemontesi che mi accompagnavano non hanno mancato di ironizzare sullinutilit di quel voto. In quella sede, il capo aveva detto ai suoi che non serviva a nulla tenere i voti in frigorifero, per ottenere la devolution era
necessario stringere un patto con il diavolo. In gran segreto stava gi negoziando con Berlusconi fin dal 1997 per disegnare una nuova alleanza chiamata poi Patto di ferro o Asse del Nord. In realt, Bossi stava rinnegando la fase movimentista, il Parlamento della Padania e la Mitteleuropa per tornare verso Roma ladrona. Nella storia dellautonomismo non si era mai visto un leader secessionista diventare ministro dello stato dal quale vuole liberarsi. Bossi entra nel governo rivelando che dietro alle minacce secessioniste si gioca unaltra partita. Lalleanza tra Bossi e Berlusconi, allinizio tanto sorprendente, assume una dimensione strategica per entrambi i leader e si dimostra nel tempo particolarmente solida. Bossi simpegna a non rovesciare in nessun caso il nuovo governo Berlusconi, in cambio ottiene una modifica della legge elettorale, reintroducendo la quota proporzionale che permette la sopravvivenza del suo partito. (78) Abbandona il progetto di secessione, taglia i ponti con Jrg Haider, diventa filoamericano e guerrafondaio. Secondo la sinistra questo patto rappresenta un vero e proprio accordo commerciale poich sembra che Berlusconi si sia impegnato a estinguere i debiti della Lega in cambio di propaganda su alcuni temi a lui cari. Tuttavia lalleanza con il Cavaliere stata vissuta male dalla base del movimento. Questa svolta politica ha portato alcuni militanti bergamaschi a prendere le distanze dal partito. Il pamphlet del fuoriuscito Francesco Tabladini ci aiuta a capire i retroscena di questa fase molto delicata: Mi dispiace dover dire queste cose dopo aver amato moltissimo questo movimento e aver altrettanto amato il suo capo, pur con tutti i suoi difetti. Tutto potevo accettare, ma non il fatto che venisse tradita la mia fiducia e che mi si svendesse il partito davanti agli occhi, un partito che in fin dei conti non solo suo, ma anche mio. (79) I risultati delle politiche del 13 giugno 2001 sono catastrofici. La Lega Nord fa registrare il risultato elettorale pi deludente della sua storia (3,9 per cento dei voti su scala nazionale). Bisogna tornare con la memoria al 1987, quando Bossi e Leoni sono eletti per la prima volta al Parlamento, per trovare un risultato inferiore. Eppure, Berlusconi colloca Bossi nel cuore del potere, nominando lui e i suoi fedeli ministri della Repubblica. (80) Portare alcuni estremisti senza esperienza di governo alla guida di dicasteri ha permesso al presidente del Consiglio di concentrare il potere. Da allora i dirigenti della Lega hanno abbandonato gli ideali e si sono dimostrati particolarmente pragmatici nel profondere i loro sforzi su quanto volevano ottenere attraverso lalleanza di governo: una nuova legge sullimmigrazione e la devolution. Diventare lago della bilancia del sistema per poterlo condizionare sempre stata lambizione di Umberto Bossi. Pur senza avere i numeri necessari a governare, un partito minoritario pu diventare il baricentro della vita politica di un paese poich i suoi voti diventano determinanti per la vittoria degli alleati. Nei primi due anni del secondo governo Berlusconi, nonostante la scarsa consistenza numerica, la Lega svolge un ruolo centrale grazie a uno stretto legame con il Cavaliere e a una buona intesa con Alleanza nazionale, culminata con il varo della legge sullimmigrazione Bossi-Fini. In questo periodo, la Lega promuove una politica della paura che ha come bersaglio lislam, omologato al terrorismo.
Probabilmente le divergenze tra Forza Italia e Lega Nord non sono mai state forti. Prima della discesa in campo, il proprietario di Mediaset non ha mai nascosto simpatie leghiste tanto da riprenderne alcuni temi in campagna elettorale (lanticomunismo, levasione fiscale, lesaltazione del self made man). Del resto, la forza corrosiva della maschera spesso destinata a essere recuperata dal potere. In qualit di ministro delle Riforme istituzionali nel secondo governo Berlusconi, in realt Umberto Bossi non si oppone al potere costituito, ma lavora al suo rinnovamento. Il leader di Forza Italia ha ampiamente fatto uso della strategia leghista (soprattutto quella basata sul rovesciamento) per poter falsificare i termini del dibattito scatenatisi intorno al conflitto dinteressi. Inoltre, Berlusconi non esita a raccontare barzellette di cattivo gusto, anche in contesti internazionali, screditando cos lItalia in tutto lOccidente. Con queste due figure il grottesco della politica diventa ormai imperante in tutto il paese. Non a caso, i comici italiani sono fra i primi a fiutare il pericolo. Sabina e Corrado Guzzanti, Daniele Luttazzi e infine Beppe Grillo sono scesi incampo per difendere il loro lavoro. E' come se i politici avessero deciso di emarginarli per rubare loro la scena. Oggi le parole del famoso comico francese dorigine italiana Coluche assumono un significato particolare: Smetter di fare politica quando i politici smetteranno di fare i comici. (81) La commistione tra politica e comicit interessante e, peraltro, sempre stata associata a forme autoritarie del potere, come ha analizzato il dissidente rumeno Norman Manea nel suo saggio su Nicolae Ceausescu, "Clown. Il dittatore e lartista". Del resto, questo tema attraversa tutta la storia del teatro europeo, da William Shakespeare a Eugne Ionesco. Come membro del governo, Bossi gioca su due piani: da una parte un alleato docile e dallaltra torna al Nord a roboare, facendo cos una sorta di opposizione alla coalizione cui appartiene. Il premier riesce a governare gli umori del leader del Carroccio. Non un caso se, fin dalla nomina a ministro delle Riforme istituzionali, il vignettista Giannelli lo ritrae come il cane sciolto di Berlusconi. Bossi, infatti, accoglie lintroduzione delleuro con violente dichiarazioni antieuropee, che incontrano il disaccordo del ministro gli Esteri Renato Ruggiero, unico politico del secondo governo Berlusconi con esperienza internazionale. Dal 1996 leuroscetticismo di Bossi si fatto sempre pi aspro in relazione alle difficolt del Nord. L'Eurolandia viene velocemente ribattezzata Forcolandia dal leader della Lega poich il cambio di moneta rappresenta una svolta per i piccoli industriali del Settentrione: le loro esportazioni verso i paesi del Nord Europa non sono pi fortemente incentivate dallinflazione della lira. Bossi attacca chiunque si arroghi il monopolio della conoscenza in campo economico, condannando gli altri a una semplice ribellione di natura infantile. Nei suoi violenti attacchi a Ruggiero vuole promuovere lidea di una Europa governata dal basso contro quella sostenuta dai tecnocrati non eletti, dispotici e tirannici (Corriere della Sera, 4 gennaio 2002). Nei giorni successivi, Silvio Berlusconi prende le parti di Bossi, accettando le dimissioni del ministro degli Esteri, che sostituir personalmente.
In questi anni gli uomini della Lega perseguono un obiettivo ben preciso: la devolution, che non ha nulla in comune con le riforme istituzionali avviate da Tony Blair a favore dellIrlanda del Nord, della Scozia o del Galles. I sistemi istituzionali di Italia e Gran Bretagna sono talmente diversi da rendere impossibile la comparazione delle due devolution. Con la riforma costituzionale introdotta nel 2001 dal centrosinistra, le regioni italiane hanno acquisito unautonomia amministrativa superiore a quella dei territori britannici. (82) Ancora una volta, il riferimento puramente simbolico. Luso del termine inglese devolution permette a Bossi di distinguere la sua riforma federale da quella del centrosinistra, poich in realt ha semplicemente aggiunto un paragrafo allarticolo 117 della Costituzione che gi attribuiva poteri legislativi alle regioni in alcune materie definite dal testo costituzionale (assistenza e organizzazione sanitaria, organizzazione scolastica, gestione degli edifici scolastici, definizione dei programmi scolastici e dei percorsi formativi su base regionale e organizzazione della polizia locale). Resta il fatto che le poche righe introdotte da Bossi assumono un grande valore. La sua devolution ha un significato preciso: le regioni possono ormai arrogarsi un potere legislativo riguardante i diritti fondamentali dei cittadini italiani senza passare per alcun dibattito parlamentare, quando i poteri delle collettivit territoriali definiti dalla riforma del centrosinistra potevano essere messi in discussione dal Parlamento e, in ogni caso, erano soggetti al rispetto dei diritti definiti dalla Costituzione. Se le regioni del Nord attivassero le competenze attribuite loro dai cambiamenti introdotti con la Costituzione, come vorrebbe Bossi, si ritroverebbero a esercitare un potere che nemmeno lo stato centrale ha mai avuto. Se le regioni pi ricche avessero gli strumenti per applicare la loro autonomia, le regioni del Sud andrebbero incontro a difficolt finanziarie tali da non poter pi garantire i diritti che la Costituzione assicura a tutti i cittadini italiani. Di fatto si verificherebbe una secessione. Si delinea dunque uno scenario che dimostra chiaramente come il rafforzamento delle diseguaglianze sociali possa rendere fragili i sentimenti dappartenenza, deteriorando il concetto di cittadinanza e mettendo in pericolo le istituzioni nazionali. Questo progetto suscita per laperta ostilit degli altri membri della coalizione di Silvio Berlusconi: anzitutto lU.D.C. e poi Alleanza nazionale, progressivamente orientate verso gli interessi del Sud contro le esigenze della Lega. Il 25 giugno 2006, per, tramite un referendum lItalia - a eccezione della Lombardia e del Nord-Est - rifiuta la riforma della Costituzione promossa dalla Lega. Per il leader del Carroccio un affronto tale da spingerlo a riaffermare lalterit politica del LombardoVeneto, un tempo integrato nellImpero austro-ungarico. In questi anni i leghisti si sono inseriti nei gangli del potere e hanno assunto incarichi ricoperti in passato dai politici della vecchia partitocrazia. Hanno cos gettato alle ortiche i loro ideali di purezza. Diversi scandali sullattribuzione di posti concessi a familiari hanno messo in discussione la verginit nordista della Lega. Lo stesso leader non viene risparmiato dalle rivelazioni. Nel novembre 2004 Gian Antonio Stella ironizza sulle nuove pratiche del Carroccio rendendo pubbliche le nomine a Bruxelles del fratello di Bossi, Franco, e del figlio maggiore, Riccardo, per i posti di assistenti parlamentari. Il primo
stato reclutato dallex direttore di Radio Padania Libera, Matteo Salvini, il secondo dal pi antico degli eurodeputati della lega, Roberto Speroni. Questultimo era stato a sua volta promosso nel 2001 a capo di gabinetto da Bossi, quando Berlusconi lo aveva nominato ministro delle Riforme istituzionali. Zio Speroni, peraltro, era gi stato accusato di nepotismo per aver spinto il genero, Marco Reguzzoni, alla testa della provincia di Varese. Non noto quali siano le funzioni precise di Franco e Riccardo Bossi, in ogni caso sono sontuosamente retribuite (12750 euro al mese). Franco Bossi non ha titoli di studio e fino a quel momento faceva il meccanico a Fagnano Olona, in provincia di Varese, anche se si era distinto come presidente dellAssociazione dei ciclisti padani. La direzione del partito aveva inizialmente pensato di candidarlo alle elezioni nel collegio elettorale del capo, ma per timore delle critiche alla fine gli era stato preferito il medico della famiglia Bossi. Il figlio maggiore del capo, Riccardo, un ragazzone di ventitr anni che, come il padre alla sua et, non frequenta i corsi universitari con particolare assiduit. Secondo Gian Antonio Stella le vicende della Real Casa Senatria segnano il punto di non ritorno di un cammino che pareva voler seguire altri itinerari. Basta ricordare alcuni dei moniti di Bossi contro il familismo amorale e i regali ai clienti (Corriere della Sera, 11 novembre 2004). In effetti, tutti ricordano le tirate del Senatr contro il nepotismo e il clientelismo. Per giustificare laccaduto, Simonetta Faverio redige un comunicato stampa degno di un comitato centrale: In un movimento che si propone di far la rivoluzione non ci pu esser posto per gli arrivisti, i corrotti, i poltronari, i leccaculo, i pentiti e i lottizzatori. Chi si proposto di cambiare questo nostro povero paese non pu nello stesso tempo volere un posto al sole per s o per i suoi amici, non pu usufruire dei privilegi di cui hanno goduto i piccoli uomini politici della partitocrazia. Non pu insomma parlare bene e razzolare male, prendendosi cos gioco della base pulita, dei militanti, e di quei dirigenti onesti che per la causa leghista sarebbero disposti a tutto (Corriere della Sera, 11 novembre 2004). Come, in effetti, non dar credito alle parole di una donna da poco promossa vicedirettrice dei servizi parlamentari della Rai, quando sono noti i criteri di assegnazione dei posti nella televisione pubblica?
L11 marzo 2004 nella casa di Gemonio scoppia la tragedia. Umberto Bossi colpito da un ictus. Fuori nevica e i primi soccorsi tardano ad arrivare. Prima viene ricoverato per quarantottore in un ospedale della provincia di Varese, poi viene prelevato dai suoi luogotenenti e ricoverato in una clinica svizzera affinch i giornali non possano conoscere il suo vero stato di salute. Resta nascosto per alcune settimane nel centro di riabilitazione di Hildebrand allinsaputa di tutti, a eccezione della sua cerchia pi stretta di familiari e collaboratori. Luomo che alla corporeit aveva affidato stile e fortune politiche pare essersi dissolto. (83) Paradossalmente, Bossi non mai stato cos presente sulla scena politica italiana come nel momento in cui il suo corpo stato sottratto agli occhi del pubblico. Il culto di cui stato oggetto non si affievolito, come testimoniano gli assembramenti spontanei davanti allospedale di Varese allannuncio dellincidente, le pubbliche manifestazioni di compassione e il sincero smarrimento dei leghisti. Sembravano davvero disperati. Stazionavano davanti allospedale di Varese alzando cartelli con scritto Mai mla, tgn dr, Molla mai, tieni duro. E' la seconda volta che lo stato di salute del
leader della Lega Nord subisce un grave colpo. Nel 1991 era stato colpito da infarto, Bossi soffre infatti da anni di ipertensione arteriosa ma la vita frenetica che conduce, tra sedute parlamentari e comizi, non gli permette di rallentare i ritmi. La paralisi del capo porter alla paralisi del movimento? Consapevoli del legame che unisce il leader e i suoi elettori, i dirigenti del partito sono colti dal panico. Si forma un direttivo a quattro (Maroni, Calderoli, Giorgetti, Speroni), ma le divergenze rendono difficile la gestione del partito. In tanti pensano che senza Bossi la Lega non possa andare molto lontano. Questo evento, in effetti, modifica il corso della storia del Carroccio. Lidentificazione tra Bossi e la sua base troppo stretta. Listrionismo sul quale si basa la strategia politica ha un ruolo talmente centrale da rendere impensabile che questo cambiamento di immagine possa non avere effetti dannosi. Notevolmente menomato dallictus, il capo si esprime ancora oggi con difficolt. E' spenta la voce che aveva fatto il suo successo. Allora Roberto Calderoli a cercare di assumere il ruolo del buffone. Con una certa ingegnosit politica, si mette in mostra con sceneggiate provocatorie (dalla maglietta con la vignetta blasfema su Maometto al fal delle leggi inutili) e tenta di riaccendere lo spirito movimentista, ma al nipote del vecchio leader dellautonomismo bergamasco manca quello speciale fiuto che contraddistingue le figure carismatiche. Gli manca cio quella sensibilit che consente di costruire un legame profondo tra il capo e il suo popolo, quello che permette a Bossi di cogliere al volo gli umori della piazza cui capace di adeguarsi per condurla poi dove vuole lui. I leghisti sanno bene che questo quid insostituibile e decidono di aspettare il ritorno del leader. In questo periodo Manuela Marrone, la seconda moglie di Bossi, diventa un personaggio chiave. Gli stata vicina fin dallinizio, E' una donna discreta, che sembra dedicarsi esclusivamente allattivit didattica in ambito padano. (84) Sembra addirittura scomparire a fianco di un marito particolarmente esuberante, eppure si tratta di una donna forte e decisa, che si rivela cruciale in questo momento negativo. Di padre siciliano e di madre lombarda, nata a Milano; quando incontra il giovane Bossi, fa linsegnante. Scocca il colpo di fulmine e i due sembrano particolarmente affiatati. Contrariamente a quanto sostengono i militanti e alle varie congetture sullidentit della donna che avrebbe provocato lictus, nella notte dell11 marzo 2004, Bossi non era con una famosa soubrette, ma semplicemente a casa con la moglie. Lictus del Senatr non ha avuto solo conseguenze sullorganizzazione leghista, ma anche ripercussioni sullintero sistema politico, visto che gli altri partiti della coalizione di Silvio Berlusconi ne sarebbero usciti rafforzati. In questo periodo Manuela a gestire i rapporti con la stampa e a proteggere limmagine di Bossi il duro, impedendo ai giornalisti di diffondere limmagine di un uomo eccessivamente menomato. Impedisce anche a Silvio Berlusconi di recarsi al capezzale dellalleato. Durante questi mesi il partito si organizza attorno allassenza del capo; i colonnelli imitano il suo stile ma evidente a tutti che loriginale unaltra cosa. Berlusconi teme che senza Bossi i leghisti diventino incontrollabili: in effetti, si mostrano pi suscettibili e irascibili che mai e attaccano i loro alleati in Parlamento. In occasione di un comizio organizzato alla vigilia delle elezioni europee del 2004 trapela un profondo scoramento collettivo. Giuseppe Leoni organizza i vespri nellAbbazia di Pontida in onore di Umberto Bossi e Silvio Berlusconi onora i
leghisti della sua presenza. Il ritorno del capo progressivo. Dopo ottanta giorni di silenzio, un primo comunicato piuttosto patetico passa sulla rete di Radio Padania suscitando compassione anche fra i meno leghisti degli italiani. Limmagine di Bossi il duro vacilla. Tuttavia, si mostra ancora come un combattente: un uomo solo alle prese con il dolore, un uomo che ha sacrificato tutto per unidea. Questo cambiamento radicale forse loccasione per rielaborare quellimmagine ingombrante che si era costruito allinizio degli anni novanta. Silvio Berlusconi ha detto che dopo il suo incidente Umberto Bossi diventato buono. Nei fatti appare molto meno aggressivo. Ancora oggi sembra incapace di fare un discorso che stia in piedi, sebbene i leghisti continuino a portarlo in giro per tutto il Nord come un feticcio e pur suscitando ovunque sempre lo stesso entusiasmo. Dopo il ritorno in via Bellerio, l8 dicembre 2004, Rosy Mauro, vera e propria spalla del capo sul palco, lo accompagna in tutti i comizi. E' una pasionaria del leghismo e oggi urla pi forte di lui. La sua voce potente e cavernosa e accentua il suo carattere virile. Il suo lavoro e la sua figura sono valorizzati da Bossi: La Rosy ha davvero i coglioni (Panorama, 8 novembre 2005). E' nata nel 1962 in Puglia ed andata al Nord per lavorare in unindustria meccanica prima di impegnarsi in ambito sindacale. Alcuni la chiamano la Badante. Di fatto, Rosy Mauro affianca Manuela Marrone nel ruolo di angelo custode. Sembra sia stata lei a riuscire nellimpresa di rilanciare il Carroccio, diffidando dellala pi estremista e riportando il partito verso gli interessi delle classi popolari (Il tempo, 15 aprile 2008). Non a caso stata mandata in Emilia a risanare la situazione locale facendo pulizia fra i dirigenti. Ironia della storia leghista: la transizione politica viene gestita da due donne, per di pi meridionali. Durante lassenza prolungata del capo si sarebbe deciso di istituire una sorta di guardia di sicurezza per evitare al leader una vita stressante. Via quindi i compagni di serate troppo lunghe e faticose. I leghisti chiamano cerchio magico o cricca il gruppo ristretto di fedelissimi che circondano Umberto Bossi e tramite i quali bisogna passare per avvicinarlo (la Repubblica, 10 settembre 2010). Questa sorta di tutela sembra avere uno scopo preciso: dare un segnale a chiunque si fosse mai messo in testa, dopo la malattia del fondatore, di candidarsi alla successione. Quando Bossi ricompare per la prima volta convalescente, a Lugano, il 6 marzo 2005, accanto a lui c il figlio Renzo, allepoca ancora sconosciuto. Secondo alcuni il messaggio chiaro: dopo Bossi c ancora Bossi. Da allora il figlio maggiore di Manuela accompagna il padre ovunque. La somiglianza fisica tra i due, peraltro, sorprendente. Bossi liquida con una battuta le ipotesi di un ruolo di primo piano per il figlio: Renzo delfino? Per ora una trota (Corriere della Sera, 12 settembre 2008). Il giovane Bossi viene cos subito soprannominato la Trota o il Trota. Riccardo, il figlio di Gigliola Guidali, stato invece scartato dalla successione politica. Per il momento, il Trota non fa ombra ai colonnelli leghisti. Si tratta soprattutto di una strategia per mettere in scacco le pretese degli altri clan entrati nella lotta per la successione. Essendo note le energie impiegate dal leader per annientare le pretese dei
primi autonomisti nordisti, le attuali evoluzioni sembrano andare controcorrente rispetto alla storia della Lega. Le logiche del funzionamento interno al partito tuttavia non sembrano essere cambiate molto. La Lega un partito-famiglia, in questo senso un oggetto prettamente italiano che contraddice ogni pretesa di modernit politica. Non si limita ai parenti del leader e comprende anche altri gruppi familiari, quello di Roberto Maroni, sempre a Varese, Roberto Calderoli a Bergamo, Flavio Tosi a Verona, Paolo Gobbo (sopranominato da Bossi stesso lAyatollah) a Treviso e Roberto Cota a Torino. Questi diversi gruppi familiari non hanno sempre rapporti idilliaci, anche se allesterno fanno fronte unico, come vuole fin dallinizio il capo. In questi anni lonnipresenza di Silvio Berlusconi risultata rafforzata dallossessione dellopposizione verso la sua figura. Il pericolo rappresentato dalla Lega quindi venuto meno. Tuttavia, i leghisti hanno partecipato in misura determinante alla politica del governo di destra. In questo modo la destra riuscita a fagocitare la Lega, come sperava Silvio Berlusconi. Ma questa non pu essere una certezza: probabilmente la Lega non pu essere riconquistata poich lautonomismo viene da lontano, sopravvivr a Berlusconi e allo stesso Bossi. Inoltre, la costruzione identitaria realizzata dalla Lega nel corso degli anni novanta per evitare di essere annientata da Forza Italia stata particolarmente profonda. I leghisti sono innervati in modo capillare in tutte le province del Nord. Oggi nel Settentrione minacciano la leadership di Berlusconi e lo scenario politico che si sta profilando assume toni inquietanti. Il Cavaliere non ha integrato la Lega, anzi ha contribuito a legittimarla. Lo sberleffo, ma anche la volgarit, sono diventati normali: in questi anni di governo, il dito medio alzato diventato il saluto leghista.
***
Disfare lItalia o morire! questo il motto usato dai militanti della Lega riunitisi a Pontida per giurare la liberazione della Padania. E' l11 giugno 1991 e il partito ha appena
fatto registrare il primo grande successo elettorale. Perci Bossi convoca in questo piccolo comune della Bergamasca i nuovi eletti allinsegna del Siamo stanchi, oggi come otto secoli fa, stanchi di essere terra dinvasione, invasa prima dal Mezzogiorno e adesso dal Terzo mondo. Bossi li invita a prestare giuramento. Con il pugno chiuso portato sul petto, ripetono dopo di lui: Giuro fedelt alla causa dellautonomia e della libert dei nostri popoli che oggi, come da mille anni, sincarnano nella Lega Lombarda e nei suoi organi dirigenti democraticamente eletti. Con le sue parole, Umberto Bossi prima rievoca la marcia degli eserciti lombardi contro il centralismo, poi accosta la promessa dei suoi eletti a quella che aveva vincolato gli antenati lombardi. Da quel giorno, ogni anno a giugno i militanti della Lega invadono Pontida per risvegliare lesperienza fondatrice del movimento che sostengono. Attraverso questa cerimonia, Pontida diventato un luogo politico: ormai per tutti gli italiani questo comune in provincia di Bergamo indissolubilmente associato al leghismo. Tuttavia, in precedenza Pontida era stata teatro di alcuni eventi che ne avevano fatto un luogo della memoria della storia italiana. (1) La leggenda vuole che, il 7 aprile 1167, gli emissari delle citt lombarde si fossero riuniti nellAbbazia benedettina di Pontida giurando di restare uniti fino a quando Federico Barbarossa non fosse stato sconfitto e Milano ricostruita. In quelloccasione, con la benedizione di papa Alessandro Terzo, nacque la prima Lega Lombarda. Il simbolo fu una mia invenzione, ci pensai a lungo e mi convinsi che bisognava trovare qualcosa di radicalmente nuovo rispetto ai marchi dei movimenti autonomisti classici, basati su leoni veneziani, aquile asburgiche, stemmi di antiche dinastie. [...] Il mito pi adatto era senza dubbio la Lega dei venti comuni lombardi, ma anche piemontesi, veneti ed emiliani, che si allearono, nel Dodicesimo secolo, per cacciare limperatore Federico Barbarossa, portabandiera del centralismo medioevale. (2) Bossi attua dunque unabile rielaborazione simbolica, ma partendo da eventi, emblemi e mitologie esistenti ben prima della sua militanza politica. Quando nel 1982 Bossi e suoi compagni creano la Lega riutilizzano, dunque, una simbologia della tradizione cattolica ambrosiana che, dalla distruzione di Milano (1162) alla Pace di Costanza (1183), accompagna i grandi eventi di cui stata protagonista la Lega Lombarda. Si tratta, essenzialmente, di antichi emblemi guelfi: Alberto da Giussano, il guerriero ormai presente sul simbolo ufficiale del partito; il Carroccio, laltare mobile che portava la santa croce di Ariberto e su cui era stata celebrata la messa che aveva acceso il coraggio dei lombardi garantendo loro la vittoria a Legnano (1176); il Giuramento di Pontida, latto fondativo dellalleanza contro il Sacro romano impero germanico. La poetica leghista fa dunque riferimento a una retorica medioevale ampiamente nota attraverso operazioni che potrebbero addirittura far sorridere, se questa iconografia di partito non si fosse rivelata di unincredibile efficacia nel rappresentare una plurisecolare cultura campanilista ormai svincolata dalla matrice democristiana. I discorsi autonomisti della Lega si oppongono inoltre, punto per punto, ai discorsi centralisti, siano essi di matrice fascista o comunista. Oltre a bandire le due ideologie totalitarie, la Lega Nord sostituisce al binomio sinistra/destra la vecchia distinzione guelfi/ghibellini, ormai unico riferimento capace di rendere conto della lotta che combatte per la liberazione dei popoli padani di oggi.
Limportanza assunta da Pontida nelliconografia leghista resta comunque, sotto certi aspetti, davvero singolare, poich questo paesino della Bergamasca stato anche uno dei grandi luoghi della memoria risorgimentale. Bossi si impadronisce dunque non solo di uniconografia medioevale, ma anche di un mito, ampiamente sfruttato almeno dal 1830. Riesuma cos una vecchia leggenda patriottica per sovvertirne il significato. "Il Giuramento di Pontida" una poesia di Giovanni Berchet caratteristica della cosiddetta rivoluzione letteraria che essa stessa contribuisce a diffondere tra le cerchie liberali del LombardoVeneto. Le seguenti strofe sono le pi celebri e sono state citate dai politici fino allindomani della Prima guerra mondiale:
"Lhan giurato li ho visti in Pontida convenuti dal monte e dal piano. Lhan giurato e si strinser la mano cittadini di venti citt.
Oh spettacol di gioia! I Lombardi son concordi, serrati a una Lega. Lo straniero al pennon chella spiega col suo sangue la tinta dar". (3)
Durante il Risorgimento, la gloriosa epopea dei guerrieri lombardi sembrava dover ricordare agli italiani che non erano sempre stati un popolo dominato. "Il Giuramento di Pontida" non poteva non affascinare i patrioti dellepoca: costituiva una sorta di contratto sociale di matrice lombarda, una promessa di liberazione; sarebbero usciti vincitori e liberi dal giogo degli austriaci, come un tempo i guerrieri lombardi erano riusciti ad affrancarsi dallImpero germanico. Nella versione risorgimentale Pontida un simbolo antiteutonico. I patrioti fanno della lotta contro linvasore il filo conduttore della storiografia nazionale. La scenografia del "Giuramento" ha tinte bellicose: i baroni mandati dalle citt prestano giuramento alzando la spada davanti allaltare, labate di Pontida santifica la loro battaglia benedicendo le bandiere, la guerra di indipendenza assume i toni di una crociata. Levento carico di simboli religiosi: la discordia una maledizione, la servit una condizione
contro natura, lunit la realizzazione di una volont divina. Sfidando il potere asburgico, il 4 aprile 1848 i patrioti lombardi si riuniscono nel chiostro dellAbbazia di Pontida, come avevano fatto un tempo i loro antenati. Viene celebrata una messa, vengono benedette le bandiere italiane con lo stemma dei Savoia e leffigie dei papi Alessandro Terzo e Pio Nono; il discorso fa evidentemente riferimento ai versi di Berchet. Il nome di Pontida si diffonde allora in tutto il Nord Italia. Per gli artefici dellUnit dItalia, Mazzini, Garibaldi, ma soprattutto per i sostenitori del neoguelfismo, (4) Pontida sarebbe diventato il sublime esempio da seguire. Se, inizialmente, il Giuramento di Pontida era associato alle lotte di indipendenza, una volta sconfitti gli austriaci, diventa il possibile punto di incontro tra chiesa e patria. La breccia di Porta Pia, con lannessione di Roma allItalia e la fine dello Stato pontificio, annulla infatti le ambizioni neoguelfe, alimentando il rancore nei confronti della monarchia liberale e centralizzatrice dei piemontesi. Il conflitto tra cattolici e laici compromette lelaborazione di una memoria nazionale comune: cos i cattolici fanno di Pontida il simbolo della loro resistenza passiva, mentre i laici si impadroniscono del simbolo di Legnano. Per i primi, i nemici della concordia non sono gli stranieri, ma tutti quelli che non rispettano il "non expedit" del papato. (5) Dal Risorgimento in poi, per i cattolici italiani la politica il fattore che produce discordia allinterno della comunit, e la discordia un peccato. Mettendo in scena la ritrovata unit, il Giuramento di Pontida diventa il simbolo della risoluzione del conflitto. La commemorazione del 1912 pone fine alla disputa: i cattolici bergamaschi si convincono della sterilit della loro mancata partecipazione politica. I fascisti avrebbero abusato dei due simboli screditandoli ampiamente. Allindomani della Seconda guerra mondiale, solo qualche pubblicazione cattolica destinata ai giovani vi fa ancora riferimento. La secolarizzazione della societ italiana finisce per rendere obsoleto questo simbolo. Di questo vecchio emblema risorgimentale Bossi opera un "dtournement", ovvero lo reinterpreta attribuendogli un significato completamente nuovo. Con questa operazione il leader della Lega intende raggiungere un duplice risultato: legittimare la sua lotta accreditandosi il sostegno del clero cattolico con loggettiva complicit dei media nazionali, e imporre la propria versione del Risorgimento, contrapposta a quella dei democristiani. Il ritorno in auge di Pontida lesito della perdita di una visione consensuale della storia nazionale allinterno della quale il simbolo rappresentato da quel comune bergamasco poteva anche restare nel dimenticatoio. Lindebolimento dello stato-nazione riporta gli italiani del Nord a Pontida attraverso un controrito che in qualche modo mette in scena la fine dellunit nazionale. Invadendo Pontida per farne il simbolo della libert padana, la Lega Nord rovescia contro la nazione i suoi stessi simboli. (6) Bossi non modifica radicalmente lo schema semantico, lo rimette in funzione a beneficio della Padania - si tratta sempre di unificare per liberare -, ma ribaltandone i termini: ieri i lombardi stavano dietro la bandiera tricolore contro limperatore Francesco Giuseppe, oggi rifiutano lautorit governativa di Roma, fanno valere le radici celtiche e il retaggio austriaco per affermare la loro specificit regionale.
La natura bellicosa del Giuramento di Pontida in stile leghista non d adito a dubbi: si tratta di un richiamo al consenso come preludio allattacco. E' il simbolo della conversione della violenza reciproca in violenza unanime. Il bersaglio di questa conversione lo straniero, che costituisce la vittima prescelta, il soggetto su cui canalizzare la violenza che caratterizza il rapporto tra citt. Il simbolo risorgimentale si fonda esplicitamente sullantica contrapposizione xenofoba romani/barbari. I leghisti mettono oggi in discussione lidentificazione romani/italiani e rovesciano la distinzione iniziale. Straniero non pi il barbaro, poich ormai il Nord a rappresentare la civilt. Straniero il romano, lo stato italiano incarnato nei suoi funzionari meridionali, considerati incompetenti. La cerchia si allarga poi ad altri stranieri indesiderati: gli albanesi, i maghrebini eccetera. Il simbolo leghista scompagina il precedente: ora la libert a prevalere sullunit nazionale, non pi possibile sottostare ad alcun vincolo, bisogna sciogliere le catene italiane per tornare liberi e pagare meno tasse. La chiesa cattolica rifiuta tuttavia di santificare la battaglia della Lega di Bossi e condanna la cerimonia rituale celebrata accanto al monastero. I leghisti non negano che il Giuramento di Pontida sia un simbolo risorgimentale, il luogo stesso in cui la nazione stata inventata, (7) ma minimizzano il sentimento nazionale italiano, ritenendo che dietro questa appartenenza formale si dissimuli un guelfismo primigenio, un particolarismo atavico, in altre parole un leghismo "ante litteram". Sostituendo a un sentimento di appartenenza nazionale un sistema di cittadinanza locale pi solido, Bossi e i suoi sperano di moralizzare la vita pubblica della loro regione, e ancor pi quella dellintera nazione. Gli specialisti sanno che la regionalizzazione ha moltiplicato le fonti di corruzione allinterno del sistema politico italiano, ma i leghisti partono dal principio che un sistema politico pensato e gestito dai lombardi sarebbe pi efficace e meno dispendioso. La riattualizzazione del rito di Pontida risponde, inoltre, a esigenze di natura pi congiunturale. Attraverso questo nuovo giuramento, il leader intende garantirsi lincorruttibilit dei nuovi eletti. E' necessario che il partito si premunisca contro labbraccio mortale del sistema. La rivoluzione leghista non solo il frutto di una protesta, anche una rinascita federalista che far del regno di Tangentopoli un paese moderno, liberale e democratico. Nel 2009 il Giuramento di Pontida diventato una super-produzione cinematografica della Rai con Raz Degan nel ruolo di Alberto da Giussano. La Lega Nord ha sostenuto la realizzazione di un film di propaganda diretto da Renzo Martinelli, regista amico di Bossi, nonch cattolico integralista e nostalgico fascista. La figura del leader leghista, introdotta digitalmente in fase di post-produzione, compare nel film in un cameo. La pellicola stata oggetto di numerose polemiche per via della natura politica del progetto. (8) Riprendendo il Giuramento di Pontida, ovvero il simbolo del Risorgimento dei cattolici lombardi, il leader della Lega Nord torna alle origini della cultura politica democristiana e ripete emblematicamente latto di fondazione nazionale a vantaggio non pi dellItalia, ma della Padania. La dimensione iconoclastica di questa rilettura storica ha contribuito al
successo popolare del movimento, rivelando il carattere ampiamente paradossale del progetto leghista: come degli indipendentisti possono pretendere di generare un nuovo spazio politico riutilizzando un vecchio simbolo nazionale? La costruzione simbolica del partito il prodotto di un rovesciamento che colpisce la memoria del Risorgimento e, dunque, lidentit italiana.
Nel panorama delle formazioni partitiche europee, la Lega Nord rimane atipica: si tratta di un partito etnoregionalista e populista. Lequivoco continuo tra rivendicazioni autonomiste (antifasciste) e temi populisti (abbassamento delle tasse, lotta allimmigrazione, rigetto delluniverso istituzionale) determina il suo successo nella misura in cui permette ai fautori dellideologia di moralizzare le loro rivendicazioni: la rivolta fiscale diviene cos la lotta al colonialismo interno, il rigetto dellimmigrato la difesa dellidentit del Nord, lannosa questione meridionale la questione settentrionale... Nel mettere insieme recriminazioni economiche e rivendicazioni identitarie, il leader del Carroccio pone in evidenza il divario tra gli interessi del Nord e quelli del Sud, trasformando una protesta in una proposta, una reazione in una rivendicazione. Quale scopo intende raggiungere operando in questo modo? Cerca forse, come lui stesso sostiene, di incanalare lenergia della ribellione a vantaggio di un ampio progetto di riforma istituzionale, oppure, in realt, sta cercando di mascherare unideologia a sfondo etnico? In entrambi i casi suo interesse mantenere questa ambiguit. Da una parte, infatti, pu influenzare pi efficacemente il governo centrale utilizzando i toni della minaccia, dallaltra pu diffondere le proprie idee evitando di urtare la sensibilit delle coscienze cattoliche. Doppiogiochismo e ambiguit si collocano pienamente nella piattaforma ideologica del movimento leghista. Dissociare i due aspetti, come fanno alcuni, spingerebbe a trascurare la dimensione etnica del discorso leghista. Condannando la Prima repubblica, e con essa la sua classe dirigente e i suoi funzionari, per il fatto stesso di essere italiani, la Lega dissocia il Nord dal resto del paese, ponendolo al di fuori dellunit nazionale. Nellinsistere sulla dimensione territoriale, luogo al contempo di interessi economici e di appartenenza comunitaria, Umberto Bossi rovescia la realt dello squilibrio esistente tra Nord e Sud del paese. Ora il Nord a considerarsi depredato da un Sud assuefatto allassistenzialismo. La Lega compensa la mancanza di specifici tratti culturali con la presunta coerenza di uno spazio economico: la Padania, unentit costruita sulla base del prodotto interno lordo delle province che la compongono, cui viene sommato il modello degli etnonazionalismi del Nord Europa (soprattutto quello bretone e quello scozzese), per insorgere contro Roma ladrona, che riversa i fondi settentrionali nelle regioni pi
arretrate del paese, trasformandoli in perdite. Umberto Bossi esprime senza mezzi termini il suo nordismo: Io sono un uomo della Nordnazione colonizzata, sfruttata e arrabbiata, perch noi abbiamo pieni i coglioni! (6 dicembre 1991). Per quanto lidea di Padania sostenuta da Bossi possa far sorridere, la distinzione tra le due Italie raramente messa in discussione. Il discorso della Lega Nord, in effetti, si basa sul senso comune, come attesta il vicedirettore de LEco di Bergamo: La Lega interpreta un sentimento antimeridionalista che c in tutte le persone del Nord, anche quelle civili, voglio dire, non mica vero che un movimento di incivili. [...] Quando tu vedi che dai tanto allo stato centrale e che in cambio ti rende pochissimo, alla fine ti viene comunque il dubbio che tutto questo viene costruito per mantenere chi non ha voglia di lavorare. Io non banalizzerei il fenomeno della Lega perch su molte cose hanno delle ragioni per affermare quello che affermano.... (9) Letnocentrismo bergamasco raramente viene preso in considerazione per quello che . La profonda antinomia ideologica esistente tra il razzismo culturale differenzialista della Lega Nord e il razzismo imperialista del regime fascista (lunico a essere identificato come razzismo), in effetti, contribuisce a occultare il primo. Gli attori politici locali, di destra e di sinistra, si preoccupano di stabilire una distinzione (raramente ragionata) tra la Lega e il Fronte nazionale di Jean-Marie Le Pen. Tuttavia, di solito non conoscono le argomentazioni del leader francese e considerano il suo estremo nazionalismo una degenerazione del sentimento nazionale francese, che reputano molto pi forte del sentimento nazionale italiano (il fenomeno Lega peraltro ne la prova). Eppure, lopzione nazionale (o regionale), cos come lopzione comunitaria (o locale), sono presenti sia nei programmi della Lega Nord sia in quelli del Fronte nazionale. Il razzismo antipadano evidenziato dalla Lega ricorda peraltro molto da vicino il razzismo antifrancese condannato da Jean-Marie Le Pen. Per quanto diversi, entrambi i partiti sostengono una concezione etnica dellidentit collettiva contrapposta a una concezione fondata sullappartenenza territoriale e sulla cittadinanza. (10) Lantimeridionalismo stato uno strumento per problematizzare (naturalizzandolo) lo squilibrio tra Nord e Sud. E' necessario considerarlo una variante di antisemitismo, in quanto presunzione di superiorit di una natura germanica contrapposta a una natura mediterranea. (11) LItalia ha conosciuto tre ondate di antimeridionalismo, corrispondenti a tre ondate migratorie: intorno al 1890 si registra il picco della migrazione italiana allestero; intorno al 1950 il flusso dal Sud verso i centri urbani e industriali del Settentrione; intorno al 1990 iniziano consistenti arrivi dei migranti in Italia. Ad accomunare la Lega Nord ai partiti dellestrema destra sempre pronti a esaltare la virilit della nazione anche la sua retorica maschilista e omofoba. Limmagine del padano biondo e muscoloso - risalente allantica propaganda autonomista bergamasca - che strappa le catene che lo imprigionano ne una buona testimonianza. La mascella prominente del soggetto ne dimostra la volont e rimanda alliconografia fascista. Laffermazione della forza come dato costitutivo della nazione padana sempre messa in evidenza allinterno della propaganda leghista. I dirigenti reinterpretano dunque il vecchio schema ottocentesco che oppone le nazioni virili a quelle pi effeminate, destinate alla sconfitta. In Italia, il
dibattito sulla virilit della nazione si svolto allindomani della stessa unificazione nazionale. In quellepoca emersa una categorizzazione che oppone un Nord maschile a un Sud femminile, la virilit stata allora coniata al Nord, mentre un Sud femminile stato reso responsabile del disonore della nazione. Laffermazione della padanit segue cos uno schema etnocentrista europeo che oppone nuovamente un Nord maschile, moderno, civile ed europeo a un Sud che viene percepito come femminile, corrotto, arretrato e africano. Questa rappresentazione fa ormai parte del senso comune e non messa a sufficienza in discussione allinterno del paese. La parola Africa appartiene al repertorio delle ingiurie che le tifoserie del Nord lanciano a quelle del Sud che a loro volta rispondono Black is beautiful! rovesciando lo stigma. Limmagine delluomo padano si radica anche nelle rappresentazioni della virilit tipica delle classi popolari: un uomo coraggioso, autentico, poco raffinato e spesso volgare, per capace di farsi tenero, come dimostra Umberto Bossi quando racconta di essersi commosso di fronte alla bella relazione di coppia che aveva il pugile Carnera, cos come mostrata nel film di Renzo Martinelli "The Walking Mountain". Questa definizione della virilit padana si oppone chiaramente allimmagine del tern, percepito come uomo elegante, troppo curato e colto. Per questa ragione la sua virilit messa in dubbio. Nelle classi popolari del Nord lostilit verso i terroni si confonde con lastio suscitato dalle classi pi agiate in termini economici, di prestigio e di sapere. Il tern colui che non costretto ad abbrutirsi al lavoro per assicurarsi una vita decente, colui che pu dedicarsi allozio, che trova il tempo di leggere, che vive alle spalle di quelli che lavorano. I leghisti tendono a sovrapporre le figure delllite italiana ai terroni; non si tratta dunque dei meridionali in quanto tali, anche se vengono cos percepiti dai leghisti. Da questo punto di vista esiste un vero e proprio scivolamento semantico: lodio e linvidia che suscitano i pi fortunati o i pi capaci si spostano verso i pi deboli della struttura sociale. Questo efficace gioco di prestigio permette anche a tutti quelli che appartengono a categorie sottostimate di salvaguardare unimmagine valorizzante di loro stessi. Tuttavia, allinterno del paese non esiste un potenziale etnico in grado di mobilitare la popolazione del Nord contro quella del Sud e i miseri tentativi della Lega contribuirebbero piuttosto a liberare tensioni che nascono dagli squilibri economici. Per quanto i legami personali tra nordisti e sudisti siano di frequente oggetto di condanna, le relazioni tra settentrionali e meridionali non sono sanzionate da nessun divieto matrimoniale di partito e del ceto dirigente della Lega Nord fanno parte anche persone meridionali. Non bisogna tuttavia sottostimare la questione della distinzione Nord-Sud, che non solo di natura economica ma anche socio-culturale, certamente non risolvibile attraverso una politica di riforme istituzionali o di sviluppo regionale. Per gli italiani, siano essi del Nord o del Sud, litaliano sempre laltro. Nel suo articolo "Italiani, popolo in maschera. Tutti paurosi e trasformisti", Claudio Magris fa lelenco di diverse espressioni che indicano come gli italiani del Nord non si sentano italiani. Anche se queste espressioni hanno in genere un tono spregiativo, sul piano politico-ideologico non dicono nulla, possono acquistare un significato e il suo contrario; a Trieste, per esempio, la sottolineatura della propria diversit rispetto agli italiani pu esprimere un sentimento separatista ostile allItalia, ma pu spesso accompagnarsi a un acceso nazionalismo italiano, cos come le nostalgie asburgiche assumono toni di destra e di sinistra (Corriere
della Sera, 15 settembre 1996). Il nordismo dei militanti della Lega, patetico sotto vari profili, irriso da molti italiani. Per ottenere maggiore autonomia, gli eletti del partito rivendicano unaffinit culturale con i paesi germanofoni (impegno nel lavoro, pragmatismo, efficacia). Peraltro, molti di loro sono cresciuti in Francia o in Svizzera e la transculturazione prodotta dallemigrazione assume un certo peso in questa dissociazione culturale. La Lega ha esteso alle province delle Prealpi rappresentazioni politiche tipiche dellAlto Adige. Lo stato centrale fascista perch vuole italianizzare popolazioni che sarebbero etnicamente molto diverse. Litaliano presentato come la lingua dei colonizzatori romani, perci il partito tenta di valorizzare i dialetti alpini, in realt prodotto di fusioni linguistiche (latino, greco antico, celtico, antiche lingue germaniche e pi recentemente apporti linguistici di lavoratori emigrati italiani). Lelaborazione identitaria operata dalla Lega Nord il risultato di un bricolage culturale iconoclasta e razzista. Gli ideologi del partito reinventano il mito ariano quando affermano che i padani sono i discendenti dei celti respinti dai romani nelle Valli alpine. Il Sole delle Alpi un vecchio simbolo celtico tradizionalmente utilizzato come motivo decorativo nelle montagne del Settentrione, e bench gli ideologi affermino il contrario, evoca la svastica delle milizie hitleriane. Letta in questa chiave, la catena alpina non pi frontiera naturale tra lo spazio italofono e quello germanofono, ma un luogo in cui si cela unidentit etnica immutabile. Il leader della Lega sposta la frontiera Nord-Sud verso la pianura: non sono pi le montagne a delimitare i due spazi culturali, ma il Po. Il grande fiume anzitutto un confine politico: sulla riva nord si collocano le province di tradizione democristiana caratterizzate dalla piccola propriet; sulla riva sud ci sono le province di tradizione comunista influenzate dalla cultura dei braccianti. I leghisti del Nord-Est si dichiarano nostalgici dellImpero austro-ungarico e applaudivano calorosamente il leader austriaco quando veniva invitato nei meeting leghisti alla fine degli anni novanta. I militanti che aderiscono al movimento si battono per il riconoscimento del popolo del Nord e la salvaguardia delle sue tradizioni ancestrali. Nelle brochure distribuite dai militanti, i padani sono descritti come unetnia in via destinzione minacciata dallazione congiunta di tre fenomeni: il drastico abbassamento della natalit, legemonia amministrativa meridionale, linvasione extracomunitaria. Nelle interviste raccolte per la mia ricerca i leghisti si rappresentano spesso come vittime di un vasto processo di omologazione che mette a repentaglio i loro valori e la loro specificit culturale. Secondo Umberto Bossi, questa involuzione avviene sotto la spinta di forze sociali minoritarie, ma potenti: La cosiddetta societ multirazziale sostenuta in primo luogo dallalleanza tra il mondialismo finanziario e la sinistra internazionale, che si concretizza in Italia nellasse Agnelli-Prodi-DAlema-Bertinotti. (12) Il leader del Carroccio vede nella globalizzazione un processo distruttore e totalitario. Lomologazione dei bisogni presuppone lomologazione degli uomini, la globalizzazione
passa per la societ multirazziale di Benetton e McDonalds. Bossi ha una visione catastrofica del futuro - i popoli saranno sacrificati al profitto - e insorge contro il modello del cosmopolitismo individualista che mette in concorrenza i lavoratori del mondo intero a svantaggio degli europei. Tuttavia, attraverso queste operazioni che spostano lantirazzismo e lantitotalitarismo dallalveo della sinistra a quello della destra, i dirigenti della Lega Nord riutilizzano a proprio vantaggio le argomentazioni della nuova destra francese degli anni settanta. Da allora, i militanti di estrema destra si pongono come rappresentanti di unetnia minacciata: Di fronte alle ridicole accuse di razzismo che vengono lanciate contro i patrioti che si oppongono alla distruzione del proprio popolo, bisogna ribadire con forza il sacrosanto diritto della nostra gente a mantenere e difendere la propria identit etnico-culturale e religiosa e a non essere ridotta, in prospettiva, a una minoranza residuale sulla propria terra. Concretamente bisogna rivendicare il diritto di essere padroni a casa propria. (13) Il razzismo avanza ormai sotto la maschera dellelogio della differenza. Per caratterizzare questo rovesciamento, Pierre-Andr Taguieff parla di strategia della ritorsione che impiega i termini e i valori dellantirazzismo. Secondo Taguieff, questa operazione retorica segue una procedura distinta in tre fasi diverse: ripresa-appropriazione, "dtournement" e capovolgimento di unargomentazione adottata da un avversario; unoperazione in grado di creare il duplice effetto di autolegittimazione e di delegittimazione dellavversario. (14) Una simile retorica produce disorientamento: , infatti, un tipico discorso differenzialista, che sostiene cio la distinzione tra le culture senza costruire gerarchie di valore, ma a pronunciarlo non , come spesso accade, un gruppo autoctono in via destinzione, bens gli abitanti di una delle regioni pi ricche dEuropa. I nuovi primitivi vivono in case molto confortevoli, mentre i loro colonizzatori abitano in modesti appartamenti. (15) Nel riprodurre il discorso esterofilo dellantirazzismo cos come era stato elaborato per combattere il nazismo, la nuova destra rende inoperanti le classiche argomentazioni antirazziste. Il discorso razzista e quello antirazzista si pongono cos sullo stesso piano e si rispondono colpo su colpo. Collocati in una logica di mimetismo, si caricano di violenza nella misura in cui ciascuno dei due interlocutori considera laltro razzista verso di s. Questa accusa diventa allora un puro strumento di delegittimazione politica. E' dunque necessario prendere atto della reciproca estraneit tra universalismo e comunitarismo, tralasciandone lantirazzismo, poich questo atteggiamento paradossale (esclusione dellesclusione) finisce per alimentare il razzismo da quando la nuova destra si appropriata della retorica della sinistra. Umberto Bossi ha perfettamente colto i possibili benefici di un simile rovesciamento. I discorsi antileghisti producono alterit e alimentano il processo di etnicizzazione che perseguono. Gli antirazzisti considerano il razzista un pazzo, un idiota, un soggetto manipolato. Bossi ribatte allaccusa con unaltra accusa, ergendosi a spauracchio per replicare allinfinito lantirazzismo.
molti versi a passare attraverso lo specchio. E' un mondo alla rovescia: quello che per noi bene per loro diventa male, e viceversa. I valori non sono diversi, sono solo rovesciati. Ci si trova di fronte a un intricato ingarbugliamento e risulta difficile, se non impossibile, distinguere il vero dal falso. La necessit della frequentazione di questo mondo per realizzare la mia ricerca etnografica si rivelata destabilizzante, al limite della schizofrenia: di giorno vivevo in Padania e la sera tornavo in Italia (operazione necessaria per salvaguardare la mia salute psicologica). Resta il fatto che, per un certo periodo, il leghismo ha fatto parte della mia quotidianit, con lesigenza di dover prendere sul serio discorsi in gran parte riduttivi e grotteschi e con il rischio di smarrirmi in un universo in cui tutto caricatura della realt, inverosimile. Si finisce addirittura per non riuscire pi a percepire lo sfondo etnico-razzista di molti discorsi poich, grazie al rovesciamento-dissimulazione compiuto dallideologia leghista, ci si ritrova velocemente imbrigliati nella sua tela. Anche i membri del movimento sono immersi in questa realt speculare grottesca; qualcuno si saluta addirittura dicendosi Buona Padania. Durante la mia ricerca, il segretario provinciale di Bergamo era giunto a ridefinire la mia identit: da francese di origini italiane ero diventata una normanna di origini padane, se non addirittura una vichinga. Essendomi stata attribuita una evidente nordicit, potevo svolgere la mia inchiesta in tutta tranquillit. Il segretario sembrava dispiaciuto che non fossi bretone, avrei avuto cos unaura da martire dello stato francese. Il mio fenotipo (nordico) ha rappresentato un vantaggio per condurre unindagine in questo universo eterofobo. Peraltro i leghisti mettevano continuamente in risalto le mie origini etniche quando si trattava di presentarmi a un membro dellorganizzazione, a un eletto. Tuttavia, anche in questo caso difficile distinguere tra comportamenti frutto del loro nordismo e la semplice civetteria. I movimenti messianici e apocalittici ricorrono spesso al rovesciamento: il mondo presente va al contrario, deve essere cancellato e sostituito con un mondo nuovo. (16) Per un anno e mezzo mi sono dovuta confrontare con il rovesciamento leghista e ho sviluppato, senza neanche rendermene conto, quelle strategie di resistenza di cui parla Goffman. Ho dovuto ascoltare una serie di discorsi, dissimulando la mia ripugnanza, trattenendo la collera... La resistenza psicologica che ho sviluppato mi ha portato ad adottare gli stessi atteggiamenti dei miei interlocutori: la derisione, le antifrasi... Talvolta, quando ero davvero esausta, le sparavo ancora pi grosse di loro, allora mi guardavano sorpresi. Lespressione del mio disagio, della mia contro-aggressivit, seguiva le stesse regole del rovesciamento-dissimulazione, ed stata proprio lattenta analisi delle mie reazioni a rivelarmi la chiave del comportamento dei leghisti. Per premunirmi contro gli effetti nefasti di questa prolungata immersione nelluniverso del Carroccio, mi sono organizzata spazi di ritirata: condividevo lappartamento con giovani impiegate meridionali, cercavo i venditori ambulanti senegalesi che popolano le vie commerciali della citt, per parlare francese con loro. Era davvero necessario che evitassi di chiudermi nei discorsi dei miei interlocutori leghisti, il rischio era di perdere qualsiasi senso critico. Ho sentito presto la necessit di moltiplicare i punti di vista sulla realt
politica locale intervistando anche i rappresentanti di altri partiti. La mia ricerca stata fortemente condizionata dalla diffidenza delle persone appartenenti a questo universo. I militanti sono persuasi di essere perseguitati a causa delle loro coraggiose prese di posizione. E' dunque necessario entrare nel gioco per stabilire un primo contatto, e restare vigili per tutta la durata dello scambio poich linterlocutore preso troppo sul serio si chiede - a ragione - se per caso non lo si stia prendendo in giro. La maggior parte non va oltre il discorso di partito, le loro opinioni se ne distanziano poco e quando producono unantropologia spontanea la tengono per s, per non incrinare limmagine del movimento. Lo spazio del dialogo, con tutta la sua ricchezza per il lavoro etnografico, dunque considerevolmente ridotto. I dirigenti si nascondono dietro discorsi standard di partito che, razionalizzando lantimeridionalismo, rappresentano un terreno sicuro in cui avventurarsi. Gli eletti riprendono le analisi dei sociologi italiani. Di fronte a simili posizioni sono stata spesso colta dalla noia e dallimpazienza. In questo contesto la tecnica dellintervista semidirettiva si rivelata poco soddisfacente, ho dunque cominciato a lavorare sulle argomentazioni impreviste che uscivano dagli argini del discorso di partito. Contro lo show indipendentista ho dunque dovuto adottare strategie trasversali. Losservazione delle cerimonie si rivelata pi utile della maggior parte delle interviste; mi sono inoltre concentrata sulle frasi raccolte durante le manifestazioni, sugli interventi degli ascoltatori di Radio Padania e sulle conversazioni informali, spesso pi interessanti dei volantini e dei programmi. Anche i racconti di persone espulse dal partito sono utili a rompere questa cappa di piombo: una volta allontanati, gli ex sostenitori di Bossi recuperano la parola e si rivelano fonti inesauribili sulle prepotenze di colui che fino al giorno prima adulavano. Si tratta di atteggiamenti troppo sistematici per tacerne: alcuni scrivono libri per denunciare la leadership del capo, altri cercano di rifondare la Lega con un altro nome. Tutti questi elementi permettono di ricostituire la trama delle tensioni identitarie che convergono nel nazionalismo padano.
Nel gennaio del 1999 ho varcato la soglia dei lumbrd per entrare in Padania. La sede della Lega Nord di Bergamo si trova nella periferia della citt, sulla via che porta in Val Seriana. Molto anonima, nascosta dietro un negozio di mobili: nessuna bandiera, nessuna scritta,
solo un adesivo sulla porta a vetri indica che questo il quartier generale degli indipendentisti padani. (17) I muri sono coperti di manifesti di propaganda e di bandiere con il Sole delle Alpi. In una vetrina sulla destra sono esposti i gadget leghisti: cravatte verdi, penne con il simbolo del partito, indumenti di intimo (maschile e femminile) con i simboli leghisti, banconote, libretti degli assegni, passaporti della Padania eccetera. Mi si chiede di attendere qualche istante nella hall, il segretario provinciale al telefono, parla animatamente, le sue alzate di voce giungono fino a me attraverso la porta. Alla fine interrompe la comunicazione. Daniele Belotti salta tutte le formalit, mi propone subito di darci del tu. Non ha laspetto del ruolo che ricopre: ha trentanni, indossa jeans e un maglione verde, il suo sguardo in parte inquieto, in parte beffardo. E' divertito dallinteresse che nutro per il suo movimento. Chiede in cosa consista esattamente la mia ricerca, cosa voglio sapere. Gli rispondo che intendo fare osservazione partecipante, cio condurre uninchiesta etnografica a partire dalla mia partecipazione diretta alla vita del partito, ma le mie parole non gli paiono molto chiare. Gli dico allora che voglio partecipare come farebbe un semplice militante, per esempio seguendo le Camicie verdi nelle ronde notturne. Scoppia a ridere e telefona subito al responsabile per fissare un appuntamento: Qui nel mio studio c una studentessa francese che vorrebbe seguirvi... No, non una giornalista; allora, quando fate la prossima ronda? No, non ti preoccupare, non una giornalista, una studentessa. La mia idea gli pare molto strana, ma almeno lo fa ridere: Davvero vuoi passare una serata con le Camicie verdi?. A questo punto comincio a preoccuparmi: Perch, sono davvero cos pericolosi?. Certo che no! E' brava gente, gente semplice come me e come te. Di giorno lavorano e la sera dedicano il loro tempo a vigilare sulla tranquillit dei concittadini, tutto qui. Di fatto, organizziamo le ronde per far vergognare la polizia, serve solo a questo, non sono pericolosi. In realt, sono pi pericolosi per se stessi che per gli altri. C gi stato un incidente con dei maghrebini, ma nulla di particolarmente grave. Allinizio la polizia ha fatto delle perquisizioni in casa loro, ma hanno trovato solo bandiere della Padania, camicie e foulard verdi e non possono certo condannare qualcuno per possesso di gadget leghisti. Adesso li sorvegliano da lontano, non li prendono molto sul serio, ma vedrai tu stessa. Squilla il cellulare del segretario provinciale. Risponde rapidamente, dice qualche parola un po forte, un po in italiano e un po in dialetto, intanto prendo nota dellarredamento della stanza: appese dietro alla scrivania ci sono le bandiere dei crsi, dei bretoni, dei baschi, del Qubec e dei tibetani. In mezzo a queste controverse bandiere ovviamente figura anche quella della Padania. Sul muro di destra c una foto che ritrae Belotti insieme a Umberto Bossi. Nella biblioteca sulla sinistra c una serie di videocassette: comizi e congressi del partito, ma anche alcuni film: "Braveheart", "Nel nome del padre", "Gandhi", "La battaglia di Algeri". Ci sono anche dischi di musica celtica, la serie completa dei Quaderni padani, una serie di testi sulla cultura bergamasca. Sul lato della biblioteca attaccato un calendario padano in cui figurano ragazze in costume da bagno verde, tutte immancabilmente rosse o bionde di capelli. Il mio sguardo si ferma sul ritratto del presidente Scalfaro appeso con la testa verso il basso, come fosse lAnticristo. Il segretario percepisce il mio stupore e mi chiede: Scalfaro ti piace?.
Daniele Belotti un indipendentista convinto, un puro e duro, come li chiamano nel movimento, fa parte della generazione del 1986 e ne va fiero. Sono cresciuto nella Lega. Il suo entusiasmo indipendentista sorprendente quanto indefettibile. Abbiamo fatto prendere coscienza alla gente del Nord che giunto forse il momento di svegliarsi. Certo, non tutti lhanno ancora capito, altrimenti ce ne saremmo gi andati dallItalia. Per, pian pianino, noi cerchiamo di farlo comprendere alla gente. Rifiutiamo la via della rivoluzione armata. Una rivoluzione armata puoi farla anche in una notte. Vedi quello che successo in Russia, quando salito al potere Boris Eltsin, durata due giorni. La Lega, invece, ha scelto la linea democratica, dunque i tempi non sono brevissimi come nel caso della lotta armata. La linea democratica invece richiede molto pi tempo. Finora, le nostre armi sono state i gazebo... C da dire una cosa: che lassalto al campanile di Venezia fatto da non-leghisti, per lidea veramente quella - ha risvegliato la coscienza in tutto il Veneto... Unazione cos, da qualcuno definita da ubriaconi... Eppure quellazione non violenta, ma comunque un po forte, ha fatto parlare tantissimo, in tutto il mondo. Credo che la C.N.N. abbia aperto il telegiornale del mattino con le immagini del carro armato. Scoppia a ridere e mi indica la foto del carro armato appesa dietro di lui: Aprire i telegiornali di tutto il mondo con limmagine di un tal coso in piazza San Marco!. Una simile azione goliardica - gli assalti per ridere sono ricorrenti nelle manifestazioni carnevalesche italiane - avrebbe permesso al giovane partito indipendentista padano di far arrivare le proprie rivendicazioni ben oltre le Alpi: Questo ha avuto il merito di sollevare la questione in tutto il mondo. Negli altri paesi si sono domandati come mai in Italia sia nata una cosa del genere... Non la Scozia, pi o meno se ne parla, tutto il mondo sa che si tratta di una realt diversa, c la squadra di calcio che partecipa ai Mondiali, si sa che la Scozia una cosa diversa dallInghilterra. Poi, c il Paese Basco, ne parlano perch c la lotta armata. Poi, lIrlanda del Nord. Poi, la Corsica. In tutti questi posti c una realt violenta, allora fa notizia. Si sa che c una parte della popolazione locale che vuole lindipendenza. Qua da noi, purtroppo, la gente pensa che sei italiano da Trento fino gi a Palermo, ma sono delle balle. Che io mi sento come uno di Palermo, veramente, no. Siamo troppo diversi. Il problema nostro che la Lega, innanzitutto, il movimento autonomista pi grande del mondo, anche se uno tra i pi recenti, perch la linea indipendentista stata adottata nel 1996. Adesso stata un po pi ammorbidita, ma sempre quella. Il movimento si chiama Lega Nord per lindipendenza della Padania e finch non viene tolto quel nome lobiettivo quello: la costituzione della Repubblica federale padana. Che poi ci si arrivi attraverso la secessione, un referendum, un accordo, lautodeterminazione non ce ne frega niente. Secessione, autonomia, indipendenza sono tre parole con lo stesso significato. E' il movimento autonomista pi grande del mondo e quindi quello che noi vogliamo fare... La Padania arriva fino alle Marche... Se noi avessimo avuto una storia locale non soffocata, perch la storia locale c, per centocinquantanni di unit dItalia ce lha un po nascosta. Noi non abbiamo una bandiera, se noi avessimo avuto solo una bandiera, sarebbe stato pi facile. Abbiamo dovuto recuperare un simbolo popolare molto utilizzato che il Sole delle Alpi. E' un simbolo antichissimo che non era conosciuto. Abbiamo dovuto farlo conoscere. Perch quello che frena lindipendenza del Nord proprio laspetto culturale, identitario. Se fosse solo per la questione economica sarebbe gi fatto. Noi i soldi ce li abbiamo, ma non bastano quelli.
Gli ho fatto allora notare che la Padania non unentit cos compatta, come del resto non lo lItalia, n da un punto di vista culturale, n sotto il profilo economico: Certo, non una realt compatta, ma una realt compatta nelle proprie diversit. La caratteristica comune un certo modo di vivere, il rifiuto dellassistenzialismo come esiste al Sud e una certa partecipazione alla collettivit, non a caso qui da noi il volontariato altissimo, mentre da altre parti no. Quando esprimo qualche perplessit sul fatto che tutti gli italiani del Nord-Ovest potessero aderire in massa al progetto leghista mi risponde, sicuro del fatto suo: Prova a chiedere a un piemontese a chi si sente pi vicino, se a un veneto o a un napoletano, la risposta ce lavrai. Penso che non sia difficile farsi unidea di quello che potrebbe risponderti. Quando ho asserito che qualcuno mi sembrava invece interessato unicamente allindipendenza della sua valle mi ha detto: S, vero, bisogna certamente riconoscerlo, c un detto qui a Bergamo: Bergamo nazione, tutto il resto Meridione. Questo chiarisce molte cose, non vero?. Daniele Belotti sogna di fare della Lega Nord un movimento serio. Per questo andato nei Paesi Baschi e in Corsica per imparare dallesperienza degli altri partiti. La dichiarazione dindipendenza della Slovenia lo ha esaltato: appena lo ha saputo, si precipitato in moto fino al confine e qui, sorpreso di essere riuscito a passare senza essere fermato, ma anche con un po di inquietudine, arrivato fino alla capitale. Agitato ha scritto su un muro della piazza principale: Lombardia love Slovenia. Lammirazione tuttavia non lha spinto ad arruolarsi nelle truppe della repubblica della Croazia come ha fatto il capo delle Camicie verdi di Varese. Gli eletti della Lega hanno sempre cercato di compensare la mancanza di legittimit, che rappresenta un ostacolo allinterno del paese, chiedendo sostegno allestero. Sperano ancora che le rivendicazioni indipendentiste possano ottenere un riconoscimento internazionale. La mia presenza gi in s un riconoscimento di livello universitario e testimonia limportanza politica del movimento leghista in Europa. Da qui nascono il suo interesse e la sua disponibilit a facilitarmi il lavoro, cosa che ha fatto fino a un certo punto. Ricorda di nuovo le perquisizioni seguite alla Dichiarazione dindipendenza della Padania e alla costituzione della Guardia nazionale padana (la Repubblica, 6 novembre 1997): I nostri elettori sono numerosissimi, ma quanti partecipano attivamente, quanti hanno il coraggio di mettere la propria faccia, di rischiare del proprio, sono pochi. Perch qui, il leghista vero rischia. Ci sono denunce su denunce contro di noi. Non ti parlo di Bossi che avr trecentocinquanta denunce, neanche degli eletti, ti parlo dei semplici militanti. Noi non abbiamo commesso reati per interessi privati in atti pubblici, per tangenti, no. Noi abbiamo denunce per attentato contro lunit del paese, per istigazione alla rivolta armata... Denunce che prevedono pene pi gravi come lergastolo. Arriviamo a casi assurdi! Io, per esempio, ne avevo alcune per vilipendio alla bandiera italiana perch ho detto che era uno straccio... Sono denunce per reati dopinione, e ce ne sono tante, non solo tra i dirigenti, ma anche tra i militanti. Tanti di quelli che fanno parte della Guardia nazionale padana, le Camicie verdi, rischiano ancora di pi. Un annetto fa ci sono state perquisizioni in casa di
diversi membri della Guardia nazionale padana, perquisizioni fatte alle sei del mattino, ti arrivano l a casa, questa gente normalissima, e sai cosa sono andati a sequestrare di cos grave? Volantini, spille, gadget della Lega, cassette del "Va pensiero". Siamo arrivati a livelli ridicoli. Considerano materiali pericolosi i gadget che trovi a qualsiasi festa della Lega. Se vengono a casa mia e trovano la mia collezione di dieci magliette della Lega, rischio di prendere dieci anni di galera. Oppure se vengono in sede e trovano libri sulla Corsica o sullIrlanda del Nord - tutti acquistati in libreria - per loro pu costituire materiale interessante. Non ci sono libri su come costruire una bomba a mano, sono libri di storia contemporanea. Sono partiti da questi cavilli che fanno ridere, ma una certa persecuzione da parte della magistratura c sicuramente. Alla fine di questintervista vuole sapere il mio pensiero: Ma tu allora cosa ne pensi? Non posso dire di condividere le vostre opinioni. Allora, ascolta, i giornali deformano tutto, dicono che siamo razzisti, ma assolutamente falso. I vostri riferimenti ai celti evocano comunque il mito ariano. Ma allora i bretoni sono forse nazisti? Gli irlandesi sono nazisti? Ma gli italiani non sono celti, i bretoni e gli irlandesi hanno lingue celtiche. Come no, scusa? Bergamo una citt celtica!
Questa prima intervista mi ha lasciato sconcertata, ma ha rappresentato solo linizio di una serie di tentativi di rabbonirmi per mitigare timori che non potevo mancare di nutrire rispetto al movimento. Daniele Belotti era prevenuto contro i transalpini, sapeva che erano molto critici: Io ho visto i giornali francesi. Se la stampa in generale contro di noi, i giornali francesi sono i pi spietati. La Lega viene vista come un movimento fascista, addirittura criptonazista, filo-Le Pen, ancora pi razzista, quando noi siamo lontani da Le Pen e non abbiamo nulla a che fare con lui. Per cercare di convincermi mi fornisce il suo sostegno alla mia inchiesta. Da degno rappresentante bergamasco del movimento doveva mostrarsi trasparente. Durante i primi mesi della mia ricerca ha cercato soprattutto di canalizzare la mia curiosit e di influenzare il mio giudizio. Nel tentativo di edulcorare limmagine del partito ha adottato sistematicamente il registro della derisione: lintento era quello di spostare il significato dei discorsi che avevo colto e dei fatti che avevo potuto osservare. Questo atteggiamento perfettamente consono al tipico modo della presentazione di s leghista. La derisione coinvolge tanto i discorsi quanto le pratiche e produce un quadro davvero particolare. Da questo punto di vista la Lega Nord non il Fronte nazionale: i due partiti non si distinguono semplicemente perch seguono lo stesso canone a gradazioni diverse, ma perch adottano davvero registri differenti.
Nel luogo prestabilito ho atteso invano la squadra degli agenti di sicurezza fai da te: non ero persona gradita su questo terreno. Nei mesi successivi per ho avuto loccasione di comprendere meglio lironico avvertimento fattomi dal segretario provinciale prima di lasciare il suo ufficio: Semmai ci fosse qualche problema, fai sempre come tutti gli altri, stai dietro al capo!. Le reclute della Guardia nazionale padana (18) di Bergamo sono squadristi particolari: sono capeggiati da un personaggio obeso e senza denti. Pattugliano in modo irregolare attorno alla stazione, provocano gli spacciatori maghrebini a loro rischio e pericolo, insultano i missionari che aiutano i tossicodipendenti e chiedono a tranquilli cittadini che stanno tornando a casa di esibire loro i documenti. Per marcare il territorio controllato attaccano ladesivo verde sullasfalto. In realt provocano pi irritazione che reali problemi e se accade che talvolta siano allorigine di qualche tafferuglio, per la polizia si tratta di un surplus di lavoro considerato completamente inutile. (19) Questo mi ha lasciato intendere linquirente delle forze dellordine che il segretario mi ha presentato un mezzogiorno al ristorante Da Giovanna (grande luogo della vita politica e tipica trattoria bergamasca). Lagente, incaricato di sorvegliare le attivit politiche, minimizza la minaccia costituita dalla Lega Nord. Gli abitanti della valle non scenderanno nella Pianura padana armati di kalashnikov, come sosteneva Umberto Bossi. Alcuni gruppi sono effettivamente armati, ma bisogna andare a cercarli in citt, a Milano ancora pi che a Bergamo. Le autorit prendono tuttavia sul serio lattivismo autonomista: una cellula speciale indaga sulle loro reti e sulle loro iniziative. Linquietudine reale, ma la polizia non pu intervenire comera accaduto due anni prima con una perquisizione nella sede di Milano, poich significherebbe fare il gioco del movimento che si affretterebbe a denunciare gli atteggiamenti fascisti dello stato italiano. Le Camicie verdi lo fanno ridere. Considera invece pericoloso il nuovo corpo di polizia che il presidente della provincia ha appena creato per altri motivi: i nuovi agenti, con la loro esperienza da guardie forestali, non hanno alcuna formazione e girano armati per il centro della citt. Preoccupa anche il fanatismo dei militanti, alcuni elementi potrebbero sfuggire al controllo dellorganizzazione di partito e non si possono escludere eventuali derive. Su queste ultime osservazioni Daniele Belotti daccordo, il suo compito vigilare sulla buona tenuta dei suoi, poich nemmeno lui vuole fare il gioco dello stato italiano. Lagente ha una certa familiarit con il segretario provinciale. Lo prende in giro dicendogli che non al cento per cento bergamasco da parte di padre. Secondo lui tutti gli italiani sono italiani e confessa di non riuscire a comprendere il provincialismo della Lega Nord. Non nasconde peraltro una certa simpatia per Alleanza nazionale. A suo parere, allora, cosa vogliono questi autonomisti? Denaro e potere, nulla di pi. Nella famiglia di Belotti, sembra, soprattutto il potere. Per quanto riguarda le Camicie verdi di Bergamo, ha effettivamente ordinato una perquisizione, ma non c da preoccuparsi, sono solo stupidi. Su questultimo punto sono entrambi daccordo.
Le Camicie verdi della Lega Nord non sono le Camicie nere del partito fascista. Le loro spedizioni sono talmente grottesche da non poter suscitare il timore che incutevano i loro predecessori. Per quanto i membri che effettuano le ronde si prendano molto sul serio, i dirigenti di partito li guardano con accondiscendenza. Secondo loro, la funzione di questi gruppi unaltra: la provocazione. La comparsa di questa struttura paramilitare tuttavia ha allertato la giustizia italiana che, fin dallagosto 1996, ha preso misure contro i suoi membri. Diverse procure del Nord hanno avviato procedure con motivazioni diverse, prima che lintera azione giudiziaria venisse accentrata a Verona. Guido Papalia, il giudice istruttore incaricato del procedimento, stato poi chiamato dai rappresentanti di Alleanza nazionale il giudice castigamatti. Nel corso degli anni, Papalia ha cercato di raccogliere prove contro questa organizzazione sovversiva senza ottenere effetti concreti. Lopinione pubblica portata allindulgenza: i leghisti sono considerati personaggi al contempo codardi e spacconi. Passa per ridicolo chi prende le loro minacce sul serio, questo almeno ci che emerge da numerosi commenti. Le iniziative del giudice Papalia hanno ottenuto addirittura effetti negativi. Il 18 settembre 1996, a seguito del rifiuto della direzione del partito di consegnargli lelenco degli agenti della Guardia nazionale padana, emette un avviso di perquisizione della sede di via Bellerio a Milano. I leghisti, compresi alcuni deputati, si oppongono con forza, ne seguono tafferugli, Roberto Maroni rimane ferito. La classe politica italiana riprova allunanimit lazione giudiziaria. I leghisti diventano cos dei martiri e il governo nazionale in qualche modo costretto a dare prova di indulgenza, per non rischiare di passare per uno stato fascista (Corriere della Sera, 19 settembre 1996). In effetti, il leader della Lega riesce a ribaltare la situazione a suo vantaggio: Questa magistratura noi la conosciamo, serve limpresa coloniale. Ma contro la Padania perder. Piuttosto morire che vivere senza libert. Le iniziative di Papalia hanno permesso a Bossi di mobilitare i suoi sostenitori. Puntando sullantica diffidenza degli italiani per listituzione giudiziaria, i leghisti riescono a ribaltare la situazione a loro favore. Il tema della giustizia ingiusta, difatti, ricorrente nelle rivendicazioni popolari. E' facile convincere gli elettori che in realt colpisce solo chi non ha i mezzi per difendersi. Resta tuttavia il fatto che alcuni membri della Guardia padana sono risultati in possesso di armi. Il 5 novembre 1997 i carabinieri eseguono perquisizioni nelle case di dirigenti leghisti di Varese. A casa di Claudio Car, comandante provinciale della Guardia nazionale padana, trovano un lanciagranate arrugginito. Linteressato sosterr che si trattava di un ricordo della Croazia. Tra il 1991 e il 1994 Car si era infatti arruolato come volontario nellesercito croato. Tuttavia, anche in questo caso, lintervento della polizia sembrato cos ridicolo che anche la stampa di sinistra ha preso le parti dei leghisti contro Papalia. Dopo la Dichiarazione dindipendenza della Padania, Bossi sostiene che in Italia vige una doppia legalit. Affermando di riconoscere solo il giudizio del popolo padano, i dirigenti della Lega si rifiutano di presentarsi alle convocazioni del giudice istruttore di Verona.
Dal 1997 il tiro al giudice diventa per Umberto Bossi un modo per uscire dallisolamento successivo alla Dichiarazione dindipendenza: chi parla male dei magistrati automaticamente amico di Silvio Berlusconi. Durante i comizi, il giudice di Verona oggetto di linciaggio verbale. A ogni appuntamento gli appellativi crescono di tono e di volta in volta Papalia diventa un fascista, un comunista, un bastardo, un assassino e un porco, il pi meridionale di tutti. Il giudice tratta i fratelli padani come se fossero ebrei e vuole una persecuzione da Olocausto. Opponendosi ai sentimenti dei suoi militanti di base, la Lega contribuisce cos a chiudere la parentesi di Mani pulite votando contro la carcerazione di Cesare Previti. Secondo il leader della Liga Veneta Fabrizio Comencini, per votare in questo modo Bossi avrebbe ricevuto del denaro; il leader della Lega Nord non ha mai smentito. Le iniziative di Papalia forniscono alla Lega soprattutto buoni pretesti per mobilitare la piazza e far parlare di s. Il 31 gennaio 1998, i militanti del Carroccio invadono la piazza del palazzo di giustizia di Bergamo per manifestare contro le procedure avviate dalla procura di Verona (Corriere della Sera, 1 febbraio 1998). Alla fine organizzano una catena umana attorno al tribunale: Con Bossi in prigione sar rivoluzione!. Il tribunale di Bergamo, in effetti, la settimana precedente aveva pronunciato una condanna contro il leader per istigazione a delinquere. I militanti avevano allora comunicato il loro parere nella sala delludienza. Daniele Belotti ricorda levento con una punta di nostalgia: L ovviamente abbiamo rischiato del nostro, perch facendo casini in tribunale, rischi loltraggio alla corte, dipende anche da quello che gridi e da come lo gridi. I manifestanti hanno attaccato i giudici che consideravano al soldo del potere in carica gridando P.D.S.-S.S. e Papalia tern. Intimavano al procuratore di Verona di tornarsene a casa sua, ovvero nel Sud. Mario Borghezio ha invitato i manifestanti ad andare a Verona il 15 per prendere il Papalia, poi Bossi intervenuto contro la giuridicizzazione della politica: La magistratura uno strumento del potere. Ricorre a processi politici in nome e per conto del sistema. Si rompe cos definitivamente quella sorta di legame di simpatia che esisteva tra Lega e giudici. Bossi torna poi sui noti argomenti della spoliazione del Nord, invita alla ribellione fiscale e ripete pi volte: A noi non servono le armi, non servono i bastoni, serve la volont di andare avanti. Noi abbiamo larma atomica dei quattrini!. Bossi afferma poi che comunisti e democristiani si misero daccordo per spartirsi migliaia di miliardi di tangenti e si aspetta ancora il processo, prima di cercare di giustificare latteggiamento dei parlamentari leghisti nel caso Previti: C unaltra strada che non sia quella dellarresto. Subito un processo. Previti parli e dica ci che sa. Prima occorre sapere, dopo si pu condannare. Nei giorni successivi, sulla base di un patteggiamento procedurale, la Camera dei deputati riesce a far votare una legge per invalidare lautorizzazione accordata al giudice Papalia. Daniele Belotti ricorda con orgoglio la manifestazione bergamasca a sostegno del leader: La settimana dopo la condanna di Bossi c stata una manifestazione qua a Bergamo con 25000 o 30000 persone [15000 secondo la questura], stata la pi grande protesta che ci sia mai stata a Bergamo, quantomeno da decenni e davanti al tribunale... Questa stata la nostra risposta. Ogni volta che fai azioni di questo tipo, che contesti le istituzioni o il
presidente della Repubblica, diversi nostri militanti - dunque oltre ai dirigenti, anche i semplici attivisti - vengono denunciati per resistenza a pubblico ufficiale, oltraggio, vilipendio alla bandiera... In occasione della visita del presidente Scalfaro a Brescia siamo andati a contestare, ma non a lanciare sassi o roba del genere. In uno stato democratico deve essere consentita anche la contestazione, la protesta civile. E siamo stati denunciati. A Napoli la settimana scorsa i disoccupati hanno bruciato la bandiera italiana. Vedremo se ci sar una denuncia per vilipendio alla bandiera. Noi ne abbiamo prese tante. In occasione della visita presidenziale, il segretario Belotti si era distinto per il lancio di uova marce sul corteo del presidente. Il vittimismo indipendentista mostrato da Daniele Belotti mi sembrato sospetto. Quando gli ho sottoposto il mio tema di ricerca, scoppiato a ridere: gli sembrato sciocco che volessi studiare gli effetti della stigmatizzazione sugli indipendentisti padani. In un primo tempo ha cercato di minimizzare la questione, poi ha riconosciuto che, in effetti, pu dare luogo a manie di persecuzione piuttosto inattese e ridicole: C questa mania di persecuzione da parte di tanti militanti della base leghista. Secondo lui, tuttavia, si tratta solo di una mania piuttosto ingenua. Per cercare di convincermi si affretta a fornirmi due esempi che gli sembrano molto divertenti: Mi ricordo, per esempio, a Pontida capitato diverse volte che se le previsioni del tempo non erano buone, alcuni dei nostri non guardavano quelle dei telegiornali della Rai, perch pensavano che gli annunci davano cattivo tempo per scoraggiare i leghisti ad andare al raduno, ma guardavano le previsioni della televisione svizzera... Oppure sul discorso dei treni speciali per i grandi raduni, le feste sul Po... Questi treni sono necessariamente in ritardo perch devono dare la precedenza ai treni normali, no? Ma per i nostri militanti la motivazione era che di sicuro i dipendenti delle Ferrovie dello stato, che sono tutti meridionali, son l a fare scattare i semafori rossi per bloccare i treni dei leghisti! Talvolta questa mania eccessiva, nasce dallostilit dei media nei nostri confronti.... Pur dichiarando gli eccessi di simili posizioni, il segretario leghista mostrava una certa comprensione poich bisogna tenere conto del totale astio che si riversa sui militanti. Questo spostamento (dallaccondiscendenza allodio) e questa inattesa giustificazione evidenziano chiaramente quel meccanismo perverso descritto da Ren Girard. (20) Le argomentazioni del segretario provinciale indicano uno stato di persecuzione reale, ma riportata nella prospettiva dei persecutori. Tale prospettiva necessariamente ingannevole nella misura in cui questi ultimi sono convinti della fondatezza della loro violenza. Questa convinzione appanna la loro relativa trasparenza. Ai piccoli funzionari meridionali attribuita ogni forma di furbizia e i militanti della Lega si rappresentano come vittime. Operano dunque un totale rovesciamento che pu facilmente confondere i punti di riferimento di un osservatore ingenuo. Solo il carattere grottesco delle loro lagnanze ipoteca seriamente la partecipazione. Secondo Ren Girard linverosimiglianza stessa delle accuse ad attestare la verosimiglianza delle persecuzioni. Per diversi mesi mi sono confrontata quotidianamente con il rovesciamento persecutorio e ho sviluppato una etnografia del sospetto che mi portava a raccogliere gli indizi di un razzismo che ero lunica a percepire. Ho dovuto identificare la fonte del malinteso ideologico per non diventare lidiota dei militanti della sede della Lega Nord di
Bergamo. Dopo qualche giorno passato nei loro uffici, appuntavo sui miei quaderni che le Camicie verdi erano completamente inoffensive e che il nemico da sconfiggere era lo stato italiano ormai meridionalizzato. Ma era sufficiente restare al contenuto evidente dei discorsi che registravo per dimenticare questo cambiamento di prospettiva? Il pericolo che, in un tale contesto, minaccia chi conduce la ricerca il confinamento ideologico. Gli impianti ideologici organizzati attorno al travisamento della realt sono sistemi di influenza con unincredibile efficacia poich, sconvolgendo i punti di riferimento degli individui reclutati, impediscono loro di pensare con la propria testa. Di sicuro necessaria una certa forza psicologica, ma non sufficiente per condurre dallinterno lanalisi del fenomeno Lega. Senza il contrappunto di discorsi esterni, senza le mie note sul campo, mi sarei definitivamente lasciata imbrogliare dal rovesciamentosimulazione prodotto dallideologia leghista. Il ribaltamento di prospettiva in parte nasconde laspetto odioso del progetto padano, solo la sua assurdit previene losservatore esterno dal leghismo. I quadri di partito devono stabilire un fronte mediatico unito per trascinare la convinzione degli elettori. Se i dirigenti stessi sembrano poco convinti dellesistenza di una entit Nord, come possono convincere losservatore esterno? Anche nel partito, peraltro, lindipendentismo non unanime. Alcuni militanti dicono le cose schiettamente: Linvenzione della Padania una cagata!. Consapevole pi di chiunque altro di questa debolezza costitutiva, Daniele Belotti rifiuta qualsiasi cosa possa contraddire la sua fede. Durante le nostre conversazioni non cessa di negare la frattura tra autonomisti e indipendentisti padani, riducendola sistematicamente a dissidi personali. La nostra collaborazione, dunque, inizialmente era fondata sulla finzione, per non dire sulla menzogna. (21) Questa testardaggine nazionalista che diverte i giornalisti locali molto frustrante. Per quanto egemoni allinterno del partito, gli indipendentisti non sono per la corrente pi numerosa. Tendono tuttavia a diventarlo, poich hanno fatto fuggire tutti gli autonomisti che avevano una concezione aperta e funzionale dellappartenenza locale fondata su unidentificazione territoriale nel quadro dellUnione europea. Dal 1995 la Lega ha irrigidito la propria linea: tutti erano ormai avvezzi al federalismo e i sostenitori di un regionalismo etnocentrico hanno preso il sopravvento sulla corrente che difendeva una concezione pi democratica dellautonomia. Oggi questo discorso stato ampiamente recuperato dal centrosinistra italiano. Nel 1997, il governo Prodi ha cercato di rispondere a queste aspirazioni dando maggior potere alle collettivit locali votando la legge Bassanini. In realt, tutti gli eletti locali, indipendentemente dal colore politico, si lamentano di questa legge poich ha notevolmente appesantito i processi decisionali. Da quando sono passate le riforme federaliste della sinistra, i leghisti devono per forza discostarsene.
Dopo aver schernito la sinistra guerrafondaia durante lintervento della Nato in Kosovo, la direzione della Lega Nord ha preso le difese di Jrg Haider contro la sinistra nazista. Le sanzioni europee che hanno colpito lAustria nel gennaio 2000 sono attaccate sulle colonne de La Padania: lUnione europea non pu pretendere di immischiarsi nella vita politica di uno stato democratico. Le dichiarazioni di Massimo DAlema, che sottolineando le simpatie tra la Lega e la F.P. screditano la nuova coalizione di Silvio Berlusconi, aumentano la tensione. Umberto Bossi invalida le affermazioni di Baffino, cos ha soprannominato Massimo DAlema. Secondo lui sono dettate dalla paura: Lattuale presidente del Consiglio sa che lalleanza Polo-Lega lo mander definitivamente a casa. Sul caso Haider il Senatr si mostra pi circospetto: Non lo conosco abbastanza bene. Eppure questultimo era salito sul palco durante un suo comizio solo qualche settimana prima a Vicenza. Alle accuse formulate da Massimo DAlema, Bossi risponde: Nella mia famiglia ho sempre respirato aria di libert e democrazia. I miei familiari sono stati perseguitati dai fascisti. Il nonno di mia moglie morto a Dachau, poich aveva salvato duecentoventi ebrei dalla deportazione. Lantifascismo ce labbiamo nel sangue. E' un patrimonio di libert che nessuna calunnia tanto perfida quanto elettoralista pu infangare (La Padania, 2 febbraio 2000). Qualche settimana dopo - non sappiamo se sia stata una pura coincidenza o meno -, Radio Padania prende posizione affinch i deportati italiani ricevano un risarcimento dal governo tedesco. Nei mesi successivi Umberto Bossi continua ad attaccare i nazisti rossi, i veri nazisti: Comunisti alleati ai banchieri massoni che hanno indossato gli stracci della globalizzazione e che hanno in mente, come Hitler allepoca, ma con strumenti pi moderni, di annientare le identit dei popoli e delle regioni, di distruggere listituzione familiare e di sterminare le diversit ricorrendo allimmigrazione (La Padania, 15 agosto 2000). Il rovesciamento totale: la strategia difensiva adottata da Bossi corrisponde proprio a quella strategia di retroversione definita da Pierre-Andr Taguieff. Questa operazione, producendo confusione, inficia qualsiasi tipo di riflessione critica e rafforza ladesione incondizionata. Il rovesciamento che alimenta la buona coscienza dei militanti chiarisce meglio anche la loro relativa disponibilit. Sono convinti della fondatezza della loro battaglia e cercano di convincerne linterlocutore. Questa forza di convinzione compensa leffetto di censura che il ricercatore di scienze sociali pu esercitare. E' nellaccanimento usato per convincermi, nel bisogno di consenso che manifestano, che bisogna cogliere lindizio dei loro scrupoli. Il metodo etnografico si rivela molto efficace per demistificare lindipendentismo della Lega, poich spesso a partire da alcuni dettagli che si possono cogliere i movimenti davversione repressi. I militanti della Lega continuano a opporre i loro dinieghi, ma come potrebbe essere diversamente? La maggior parte di loro non riesce a esprimere apertamente i propri sentimenti xenofobi poich deve salvaguardare una definizione socialmente accettabile del proprio orientamento politico. Se manifestano la loro xenofobia, lo fanno esprimendosi in negativo, oppure reiterando formule quali: Se questo razzismo, allora.... Non si tratta solo di tecniche di difesa coscientemente messe in atto. Nessuno si schiera consapevolmente a favore dellintolleranza. I leghisti sono convinti dei loro schemi ideologici ma al contempo manifestano forme di
presa di distanza. Sembrano aver integrato il giudizio della maggioranza, di cui sono molto preoccupati, forse anche troppo, poich, declinando i loro discorsi in funzione delle reazioni dellinterlocutore, rivelano la loro dissimulazione. E' allora necessario cogliere le falle del discorso per fare emergere le tensioni che il nazionalismo padano nasconde, poich questi italiani che non si riconoscono nellItalia sono, forse e soprattutto, in conflitto con se stessi. Non possibile cogliere la manifestazione consapevole di un messaggio razzista: le esternazioni brutali di intolleranza sono fatte da estremisti che non temono di esprimere chiaramente ci che resta invece implicito nel discorso della maggioranza. I quadri di partito sanno che i militanti sono incapaci di esprimersi in termini civili, per questo cercano di controllarli e proibiscono loro di manifestare il loro pensiero in pubblico. Inizialmente avevo scelto di comunicare chiaramente ai leghisti che incontravo per la mia inchiesta le problematiche e le questioni che intendevo affrontare, con il rischio di essere immediatamente tenuta alla larga. Ho poi imparato a mie spese che non potevo essere sincera sempre, n con tutti. A Bergamo non ho avuto problemi particolari, a Milano ho dovuto lavorare dissimulando e facendomi forte del credito bergamasco acquisito. Fruivo dellammirazione che suscita la loro incredibile abnegazione, poich ero raccomandata da loro e spesso sono stata accompagnata dai membri della segreteria provinciale bergamasca. Una ricerca sul campo comporta sempre la necessit di mettere a tacere una parte di s, per esempio, in questo caso, resistere alla rabbia che monta quando si sentono menzogne di partito. La mancata sintonia politica e umana mi ha portato a stringere relazioni finte con i militanti della Lega. In una ricerca sul campo si opera inevitabilmente uno sdoppiamento tra partecipante e osservatore. Per quanto possa sembrare sorprendente, grazie alla risata che ho operato dentro di me questo sdoppiamento, prima di comprendere che proprio su questo registro che si produce il salto nellintollerabile.
Come ogni anno dal 1996, un piccolo gruppo di militanti piemontesi aspetta lelicottero di Bossi sul Monviso, a Pian del Re, non lontano dalla sorgente del Po. Vengono qui per riempire bottiglie dacqua, berla e aspergersi la nuca. Vengono qui per vedere il capo rinnovare il rito dellAmpolla. E' proprio sul Monviso che il leader della Lega ha avviato, il 15 settembre 1996, la Tre giorni della secessione che lo avrebbe portato a Venezia per dichiarare lindipendenza della Padania. Il luogo si trova a duemila metri daltitudine e rende impossibile un assembramento di folla. Dal 1996, quando ha rappresentato un momento con un grande valore simbolico, il cerimoniale si ripete in modo immutato. Nel
pomeriggio, un elicottero porta il leader a Pian della Regina, dove lo accoglie un gran numero di militanti: Bo-ssi... Bo-ssi... Bo-ssi.... Il leader saluta la folla e sale poi su unauto che lo conduce a Pian del Re, dove sotto lo sguardo vigile di un guerriero scozzese armato di lancia e scudo con su inciso il Sole delle Alpi raccoglie in unampolla (realizzata appositamente a Murano) acqua pura della sorgente del Po. C giusto il tempo per i fotografi di immortalare il gesto, poi Bossi torna a Pian della Regina per la conferenza stampa nella sala principale dello chalet della polenta. Dopo aver risposto alle domande dei giornalisti, si rivolge ai militanti, in piedi su un carretto pieno di simboli lombardi, piemontesi e veneti. Rievoca nuovamente quellevento storico che nessuno potr mai distruggere prima di tornare sullelicottero. Il giorno dopo su un palco galleggiante, Riva dei sette martiri, a Venezia, dove alla fine di un discorso di due ore versa nella laguna lacqua pura della sorgente. Il gesto verr ripetuto fino a quando la Padania non sar indipendente, almeno quel che sostiene Bossi. Quando fa cadere il governo Berlusconi, il 21 dicembre 1994, il leader del Carroccio avvia la fase di isolamento padano. Tutti i partiti erano ormai disposti ad accettare il federalismo, era necessario dunque alzare il tiro per rafforzare la propria posizione sulla scena politica italiana. Minacciando ancora una volta di rompere il patto di unit sul quale lo stato fonda il proprio equilibrio, riproduce semplicemente una strategia gi nota. Tuttavia, il suo mettere in scena la secessione suscita forti reazioni nel paese. Un simile crescendo dei toni della provocazione non privo di significato: nel suo dar forma alla realt, il rito materializza un nuovo spazio simbolico contro la nazione italiana. La Dichiarazione dindipendenza della Padania segna cos una tappa fondamentale nel ciclo rituale avviato con il Giuramento di Pontida. Per tutta la seconda parte degli anni novanta Bossi cercher di dare un corpo sociale alla Padania. Nel 1996 la manifestazione monopolizza lattenzione dei giornalisti per diversi mesi, senza tuttavia placare le inquietudini delle autorit italiane rispetto alla fermezza franco-tedesca sul rispetto dei criteri e della scadenza del passaggio alla moneta unica. Il Senatr inasprisce la situazione portandola a proprio favore: Daremo allo stato italiota il tempo, un anno, per compiere i passi necessari alla separazione. Una nuova costituzione. La doppia moneta. Il Nord adotta leuro in quanto ampiamente nei parametri di Maastricht, il Sud si tiene la lira svalutata. Un affare per la Padania. Un affare per il Mezzogiorno che potrebbe risollevare la sua economia (Corriere della Sera, 18 agosto 1996). Da allora lo spettro della separazione preoccupa lItalia. Il controrito che mette in scena sul Monviso sprigiona tensioni reali. (22) Con questa operazione, il leader della Lega Nord voleva dimostrare una rottura: E' giunto il momento... E' tempo di rompere con lo stato centrale di Roma... La nazione padana sa bene che stiamo per compiere un atto illecito rispetto alla Costituzione vigente. Noi confidiamo nella coscienza del popolo e nel diritto internazionale, che riconosce il diritto allautodeterminazione (Corriere della Sera, 14 settembre 1996). Al centro del suo discorso cera la purezza dellacqua che sgorga da Pian del Re: Se noi siamo venuti qui per prendere lo slancio che ci porter fino a Venezia, davanti a quello che avverr domenica, non per caso... E' perch su questa montagna si trova la sorgente del grande
fiume, il Po, il fiume che ha solcato la grande Padania. I nostri antenati avevano ragione a pensare che il fiume era un dio. Lacqua del Po contiene tutto e questo tutto la Padania... Qui lacqua chiara, limpida e trasparente, quanto il gesto che compiamo oggi, perch non poteva pi essere rinviato... La nascita della Repubblica padana... Questa acqua chiara la porteremo a Venezia in una ampolla che verseremo nella laguna disperdendola ai quattro punti cardinali. Attraverso questo discorso solenne quanto risibile, Bossi inaugura una serie di manifestazioni sulle rive del fiume. Con questa messa in scena che mobilita militanti da Cuneo a Venezia, la Lega cerca di rappresentare una nazione in divenire. Gli organizzatori della Tre giorni della secessione sono consapevoli che impossibile realizzare una catena umana lungo il Po: non lo consente la configurazione degli argini e sarebbe necessaria la presenza di sei o settecentomila persone. Non credono di poter raggiungere un numero simile, nonostante le spacconate del leader che da un mese sostiene che parteciper un milione di persone (la propaganda dir poi un milione e mezzo). Si progetta allora una catena che parta dalla sorgente ma con un andamento discontinuo: i militanti occuperanno soprattutto i ponti, ci saranno una decina di feste popolari a base di polenta e i simpatizzanti si riuniranno in centoquaranta punti sul fiume in cui saranno invitati a votare per la secessione. Tra i principali luoghi di incontro si sviluppa una sorta di staffetta: il leader vi si presenta per fare un discorso, fino al traguardo di Venezia dove legger la Dichiarazione dindipendenza. Da Paesana, nel Sud del Piemonte, a Torino, effettua il tragitto in elicottero. Nel capoluogo piemontese si terr una grande festa: calata la notte, i militanti, muniti di fiaccole, andranno sui ponti e lanceranno fuochi dartificio. Da Torino Bossi ripartir in macchina per Casale Monferrato, dove due mongolfiere con leffigie del partito verranno fatte volare sul Po. Nella tappa successiva il leader cambia mezzo di trasporto: con unimbarcazione giunge fino a Cremona dove terr un nuovo discorso per poi salire sul catamarano che lo porter a Venezia. Prima di arrivare a Riva dei sette martiri si ferma ad altre due feste organizzate. A Venezia lo attendono 15000 persone (secondo le autorit, 50000 secondo la Lega) e Umberto Bossi dichiara la Padania indipendente. Il discorso viene trasmesso in tutti i punti del fiume e la cerimonia si ripete ovunque nello stesso modo: dopo aver visto le immagini, i rappresentanti locali del movimento leggono la Costituzione della Padania, la Carta dei diritti dei cittadini padani e il Trattato di separazione consensuale, poi suonano le prime note dellinno ufficiale della Padania, il "Va pensiero" di Verdi. Non potendo realizzare una catena umana reale, gli organizzatori hanno pensato di mettere schermi nei diversi punti, realizzando cos una catena virtuale. La Lega Nord invita ufficialmente i suoi simpatizzanti a tornare padroni a casa loro esprimendosi per la libert della loro terra. Il leader della Lega ha soprattutto la necessit di negare la vittoria di Romano Prodi. In effetti il recente successo elettorale del centrosinistra ad allarmare gli elettori degli ex feudi democristiani al punto da spingerli sulle rive del Po per difendere la loro terra. La messa in scena di questo esodo collettivo lungo il fiume assume chiaramente i toni di una contestazione in un paese che ha a lungo votato con i piedi ed poco avvezzo alla cultura dellalternanza.
Nel rileggere oggi le dichiarazioni si resta sorpresi dallirrilevanza della questione nazionale; il leader della Lega in effetti sembra preoccupato soprattutto di ristabilire una posizione del proprio partito nella vita politica. Nellintervista rilasciata a Simonetta Faverio, che abbiamo gi citato, commenta il rito in questi termini: Ho voluto fare un atto simbolico per indicare unazione trasparente e la trasparenza libert. I simboli contano. Gli atti simbolici contano moltissimo nel cuore della gente. Infinitamente pi delle parole, della retorica dei politicanti. Noi abbiamo preso una cosa pura, lacqua della sorgente, labbiamo fatta viaggiare attraverso tutta la Padania e labbiamo portata nel grande mare. S, una goccia pulita nel grande mare inquinato. Ma la nostra lotta, il nostro ideale, non forse la goccia pulita gettata nella politica che diventata uno stagno? Noi, popoli della Padania, puliremo quel mare con il nostro lavoro, con la nostra passione. Noi, popoli della Padania, puliremo la politica dallinquinamento e dai veleni. (23) In questa prospettiva, la salita al Monviso, lacqua del Po, le fiaccole e i fal assumono un altro significato. La cerimonia dellAmpolla, pi che un atto fondativo, un rito di purificazione collettiva. Il continuo equivoco tra contestazione politica e rivendicazione identitaria non per nulla sorprendente se ricollocato nella trama dei discorsi leghisti: mette semplicemente in evidenza la confusione operata tra ethos e appartenenza territoriale. Anche le parole dordine sono piuttosto vaghe. Di sicuro il partito non si aspettava spontanee esplosioni di folla, si giocava soprattutto a mettere paura. Nonostante le affermazioni del leader che richiamano Gandhi e la Marcia della pace, la Lega Nord apre con queste riunioni uno spazio di incertezza piuttosto minaccioso. Alla vigilia dellevento, il Corriere della Sera evidenzia la dimensione paradossale della manifestazione: I militanti si mettono attorni ai ponti. Ma ufficialmente non li bloccano. Si tengono per mano. Ma non fanno una catena continua. Portano i libretti della Rai. Ma bruciano i facsimile. Nessuno ammette che sia una gita, ma nessuno azzarda che sia una rivoluzione (Corriere della Sera, 12 settembre 1996). Tuttavia, la dimensione ludica della manifestazione (per esempio una partita di calcio Italia-Padania) non deve portare a dimenticare i presupposti ideologici del movimento. Linquietudine delle autorit italiane direttamente proporzionale allincertezza che crea la Lega Nord. Sul momento difficile, se non impossibile, cogliere la portata esatta di questa provocazione. Il mattino del giorno della Dichiarazione di indipendenza Scalfaro aveva dichiarato: Questa manifestazione non rimetter in causa la serenit dei cinquanta milioni ditaliani che vogliono lunit del paese (16 settembre 1996). Poi aveva aggiunto: Qualsiasi manifestazione del pensiero libera, piacevole o no, deve essere libera. Ma se si passa allincitazione ad atti illeciti competenza dei magistrati. La manifestazione ha dato luogo a un importante dispiegamento di polizia: secondo i giornalisti, quel giorno sui ponti che attraversano il Po cerano tanti poliziotti quante Camicie verdi. Le truppe doccupazione straniera - cos Bossi chiama la polizia - vigilano affinch nessun incidente venga a turbare la festa leghista. Il fiume assurge a simbolo di una nazione in divenire che rappresenta la confluenza dei popoli della Padania. Anzitutto la sua direzione a imporsi allosservatore. Il Po, come ricorda Paolo Rumiz, il punto di convergenza di tutte le acque che scendono dalle valli alpine, a immagine delle centinaia di bus arrivati sul fiume carichi di militanti venuti a
celebrare la Dichiarazione dindipendenza. (24) E' un simbolo con la vocazione di unificare le diversit interne. Il Po, una sorta di padre mitico, opera al contempo una naturalizzazione e una sacralizzazione del sociale. Sul Monviso il leader della Lega invoca simboli di fertilit: il fiume Po genera la Padania fertilizzando la pianura ed in qualche modo simbolo di unenergia sessuale che contiene un mondo che nascer. Nelle caricature riportate dalla stampa il leader figura sia come il padre sia come la madre della Padania. Quando compie il rito alla sorgente del Po nel 1999, una bambina incarna la Padania. Limmagine del fiume ricorrente negli scritti del leader della Lega: Per me la famiglia importante, una specie di fiume che scorre dalla sorgente alla foce e tutto quello che noi facciamo solo un tratto di questo fiume. (25) Il fiume rappresenta un lignaggio spermatico. Il dispiegarsi del Po anche il dispiegarsi delle generazioni. Lo stesso leader ha chiamato uno dei suoi figli Eridano, dio del fiume. La sacra ampolla contiene un metaforico liquido seminale. Questo rito rimanda chiaramente al mito della virilit dei montanari. Allorch mette in scena il rito dellAmpolla, il leader della Lega genera un nuovo popolo. E' la delirante apoteosi del far da s. La Padania il frutto di una generazione, se non addirittura di una rigenerazione, poich raccogliendo questacqua di sorgente - simbolo di uninalterata nordicit - per spargerla nella laguna di Venezia, il leader della Lega Nord intende al contempo purificare e vivificare le acque stagnanti della nazione. Si presenta come lartefice di una rigenerazione simbolica. Tutte queste immagini rimandano al legame implicito che gli italiani stabiliscono tra il potere politico e il potere genesico dei suoi rappresentanti maschili. Come noto, secondo la lettura del partito la Padania in una situazione critica, il popolo del Nord rischia lestinzione, i padani colonizzati da Roma si sentono schiavi e avrebbero deciso di non riprodursi pi. Allora Bossi a dare lesempio: parla continuamente dei suoi tre figli, vanta le virt della vita familiare ed esige che gli eletti della Lega siano tutti padri di famiglia. Se analizziamo questo rito, la dimensione razzista non lascia dubbi: alla cattiva stirpe italiana Bossi oppone lacqua pura del Po, quella delle sorgenti, ovvero delle montagne. Se restiamo agli elementi simbolici usati, abbiamo ragione di pensare con Paolo Rumiz che si tratta sempre e solo di un mito da pizzeria poich il leader non realmente esplicito (26): esprimendosi attraverso immagini cosmogoniche e considerate da molti ridicole, non si rivolge allintelletto, ma allinconscio delle persone, tanto il discorso sulla riproduzione della razza diventato tab. Lironia delle lite e la relativa tolleranza che circonda il leader della Lega continuano a risultare sorprendenti agli occhi dellosservatore straniero. Gli italiani per sanno che tutto questo solo una burattinata, ed indispensabile che le cose vadano in questo modo affinch le tensioni collettive possano pacificarsi. La Dichiarazione di indipendenza di fatto funziona come un elisir magico: necessario che i partecipanti vivano nellillusione affinch funzioni. Dietro al riso, lindeterminatezza lascia trasparire linquietudine. (27) Leditorialista del Corriere della Sera, poco prima della cerimonia del Monviso, scriveva: Sbandierando la secessione, la Lega ha agito come un vaccino. Ha risvegliato
anticorpi che si credeva non esistessero pi, ci ha fatto riscoprire di essere una nazione: e anche questa non cosa di poco conto. Ci eravamo dimenticati della nostra nazione tanto tempo fa, forse l8 settembre del 1943. Il prossimo 15 settembre sul Po e per merito di Bossi, che vuole dividerla in due stati, torner a nascere lItalia: incorreggibile e cialtrona, sgangherata e irresistibile com sempre stata e come sar sempre. [...] Naturalmente tutto questo ha un prezzo. I vaccini fanno venire la febbre; il virus, una volta entrato nellorganismo, cerca di fare il suo mestiere di virus fino in fondo, e qualche danno lo provoca. In qualche caso, fortunatamente raro, il vaccinato soccombe (Corriere della Sera, 7 settembre 1996). Non si era affatto sbagliato: allindomani di questa manifestazione la maggior parte degli italiani (comunisti compresi) stata sorpresa nel vedere fino a che punto potesse sentirsi italiana. Il sentimento nazionale sembrava cos osteggiato da dover essere resuscitato attraverso la negazione e la crisi. Essendo Umberto Bossi deriso dalla maggioranza degli italiani, le sue provocazioni hanno avuto leffetto di rafforzare il mito nazionale piuttosto che affondarlo. Il rito dellAmpolla non solo una rifondazione della morale pubblica, anche la rifondazione in negativo della nazione. A modo loro, le classi subalterne resuscitano la patria contro le lite che un tempo lavevano formata seguendo i loro interessi. Bossi avrebbe dunque la funzione specifica che hanno nelle societ primitive alcuni dementi: trasgredire la norma per rafforzarla socialmente. Per produrre un simile dramma collettivo, la tentazione della secessione sembrato lo strumento pi adeguato.
Al di l dello sfondo ideologico autonomista, il leghismo rappresenta la politica cos come la concepisce luomo della strada. In questo senso, la voglia di rivincita dei leghisti direttamente proporzionale ai danni che pensano di aver subto negli ultimi cinquantanni. Adottando comportamenti impropri, con intenzioni ostili, i rappresentanti della Lega prendono in giro lo stato e le sue istituzioni. La dimensione offensiva delloperazione non sfugge ai politici locali. Questa ostilit (a lungo trattenuta) assume la forma di un mimetismo dissacrante rispetto al catto-comunismo e al suo buonismo. Stranamente, il pi antipolitico dei politici italiani anche colui che ne riproduce fino alla caricatura tutti i difetti. In un paese morso dal disincanto il leader pi tronfio e opportunista a condurre la ribellione popolare. Bossi corrode la politica attraverso la deformazione grottesca in cui la conduce, rappresenta la sintesi di tutti i difetti degli uomini politici italiani. Il giornalista Marco Giusti sembra aver clto questa particolarit: Bossi si appropriato dei loro corpi, ha inglobato le loro voci, finendo naturalmente per
pretenderne poi lo stesso spazio sui giornali e t.v. [...] Duro, durissimo, armato di kalashnikov o di manico, Bossi si platealmente adattato a tutti i modelli, non solo politici, che lo hanno preceduto. [...] Ci ricorda tutti i tromboni da piazza che lo hanno preceduto. Li ha fagocitati e mal digeriti. Pi un groviglio da sciogliere con lAlka-Seltzer che un personaggio postmoderno. (28) La reazione di rifiuto del Nord adotta modalit despressione fuorvianti. La Lega riproduce al proprio interno ci che critica allesterno. Rappresenta non la critica, bens la parodia del potere costituito. Umberto Bossi il riflesso deformato della classe politica: rifrange i giudizi degli elettori italiani sui loro rappresentanti, restituendone tutti i difetti. Esorcizzando lorgoglio del potere che minaccia il discernimento dei potenti, si comporta esattamente come un buffone. Il suo linguaggio ricorda quello delle marionette, le loro semplificazioni, le loro violenze, ma Bossi non la marionetta di se stesso, poich non ha alcuna autoironia, rappresenta piuttosto la compagnia di marionette, lintero teatrino della vita politica italiana. Come tutti gli antieroi, una figura composita poich la sintesi che vuole produrre il superamento dei modelli della Prima repubblica. Il leader della Lega coniuga riferimenti storici e cinematografici, che relativizzano i modelli eroici nazionali: vuole essere il Garibaldi della Padania, ma si appropria a suo modo delle caratteristiche degli attori delle grandi produzioni hollywoodiane. Per esempio, il personaggio interpretato dallattore americano Mel Gibson in "Braveheart", che racconta la leggenda delleroe nazionale scozzese William Wallace, diventato un cult per la comunit dei leghisti. Bossi utilizza la colonna sonora di questo film per chiudere i suoi discorsi fiume a Pontida. La maggior parte dei simboli utilizzati avulsa dal contesto sociale che ha visto nascere il movimento. Il nazionalismo padano non ha saputo produrre un proprio specifico eroe storico, a parte Bossi. Il disprezzo verso la mitologia italiana tale da spingere i nordisti a cercare altrove eroi portatori di valori chiari (il sentimento di appartenenza locale, la libert). La storia patria sembra cos poco morale che i giovani militanti sentono il bisogno di andare a cercare modelli nel Nord Europa, o pi lontano. (29) Questa passione parodistica illumina gli strani discorsi del leader, che riflettono in realt la percezione che i giovanotti hanno dei loro governanti. Giovanna Pajetta definisce a ragione la Lega il grande camaleonte perch assume i colori degli umori popolari. (30) I giornalisti parlano, sempre ridendo, dellennesima mutazione di quel che chiamano il Bossi-pensiero. Anche il vanto dei dirigenti leghisti di essere autodidatti si colloca nellambito di questa parodia. Giacomo Bianchi ammette candidamente che i primi discorsi della Lega Nord non avevano alcuna consistenza intellettuale: Noi avevamo tutte le buone intenzioni di portare avanti quella che era lidea autonomista di Cattaneo, di Gioberti, mettevamo tutti dentro, dicevamo tante di quelle castronerie che non stavano n in cielo, n in terra. Sua moglie rincara la dose: Che eravate ignoranti, quello proprio vero!. I leghisti si sono formati sul campo: Dopo ci siamo fatti una cultura, ma allinizio, culturalmente, non esistevamo. Anche io, quando facevo le conferenze, dichiaravo come diceva Kant, ma non sapevo neanche chi fosse.... (31)
Il Bossi-pensiero ha come obiettivo la distruzione del senso: un antipensiero. Ha gi talmente svuotato la testa dei militanti che, dopo molti anni di cambiamenti politici a centottanta gradi, i suoi seguaci non sanno pi a quale ideale votarsi: autonomia, federalismo, secessione o Berlusconi? Alcuni ammettono di sentirsi smarriti e mi dicono: La politica della Lega cambia da una settimana allaltra, totalmente assurdo, non so se esiste un partito del genere in Francia. Le dichiarazioni e i cambiamenti di opinione, in funzione degli interessi del momento, fanno del Carroccio un oggetto politico davvero particolare. Non siamo di fronte a unesplosione rivoluzionaria ma a unimplosione. Non si tratta solo di opportunismo, come sottolineano continuamente i giornalisti italiani; lobiettivo della Lega, infatti, va oltre la politica, poich il suo scopo la "distruzione" della politica. La sua offensiva parodica non corrode soltanto la rappresentazione politica, ma lintero sistema politico della Prima repubblica. Quando si analizza il modello organizzativo della Lega Nord e le tecniche di comunicazione che adotta, ci si rende conto in fretta che Bossi fa politica come la si faceva negli anni cinquanta: gli attivisti del movimento vanno nei paesi, restano sulle piazze pomeriggi interi, affiggono manifesti dalla grafica anacronistica, organizzano comizi e feste. La Lega un partito pseudoleninista rivestito di simboli neoguelfi, un catto-comunismo da Carnevale, una forma di revival politico che parodia la propaganda del passato. Levidente arcaismo di questo partito - che parte integrante del suo successo - avrebbe dovuto destare curiosit. Questo immaginario pieno di stereotipi rassicura grandi fette di popolazione che hanno visto il loro universo sociale cambiare radicalmente nel giro di trentanni. Nelle zone dal colore politico rosso o bianco della Terza Italia, i partiti accompagnavano la societ civile dalla culla alla tomba. I due modelli sociali si erano costruiti luno contro laltro, a immagine dei due blocchi, durante la Guerra fredda. Si pu essere tentati di vedere nel leghismo una critica radicale di questa organizzazione politica e sociale, ma in tutta questa messa in scena c una sorta di nostalgia. In occasione della Dichiarazione dindipendenza della Padania alcuni giornalisti sembravano rimpiangere le controversie di Don Camillo e Peppone. Oggi per i militanti della Lega tutto ci che diverso da loro comunista: hanno il bisogno di resuscitare il nemico per ritrovare lumanit perduta, la caduta del Muro ha sconvolto luniverso politico dei bianchi almeno quanto, se non di pi, di quello dei rossi. La Lega la caricatura del modello della Prima repubblica secondo il quale la democrazia coinciderebbe con la somma dei partiti. Non devono dunque esistere sfere autonome della politica: la Lega, come ogni partito-chiesa, ha un proprio sindacato, il Sin Pa; unassociazione padronale; il proprio quotidiano; la propria banca; le proprie cooperative e ovviamente la propria televisione. I dirigenti della Lega Nord si rivolgono ai militanti come facevano una volta i sacerdoti nelle omelie, con accondiscendenza e paternalismo; il ripetuto uso dellespressione i nostri la dice lunga sulla cultura bianca. I detrattori della Lega irridono il popolo di Bossi, ma forse non hanno compreso appieno che gli effetti della secolarizzazione hanno modificato il profilo degli elettori fin nelle valli bergamasche. La
parodia messa in scena della Lega dimostra che il potere democristiano definitivamente superato. Dal 1996 la Lega Nord estende il campo delle sue azioni da parodia. Dopo il fallimento della guerra lampo per lindipendenza, Bossi inaugura la guerra dorganizzazione per portare tutta la societ padana a partecipare alla sua battaglia: tra il 1997 e il 1999 alimenta lo spettacolo indipendentista per rafforzare lidentit dei suoi sostenitori. La stampa parla dei cloni istituzionali di Bossi, del gemello padano o del gemello italiota. Dopo la Guardia nazionale padana, la Guardia forestale padana, il Governo sole di Chignolo Po (provincia di Pavia), Bossi ha creato la risposta allassociazione culturale Italia nostra, Padania nostra, che intende farsi restituire il patrimonio culturale che Roma ha sottratto ai padani. Bisogna poi aggiungere tutta una serie di associazioni sportive e culturali: lAutomobile club padano, gli Escursionisti padani, i ciclisti, i filatelici. Il partito inoltre ha un quotidiano, La Padania, un settimanale, Il Sole delle Alpi, e lemittente televisiva Telepadania (1998). Alcuni giornalisti dissidenti raggiungono gli organi del partito per costituire redazioni ostili al sistema politico in vigore. Tutte le iniziative che cercano di dare corpo alla societ civile padana fanno registrare il noto successo. Nonostante tutto i militanti aderiscono con gioia dando prova di uninventiva ludica sorprendente quanto divertente. Questa impresa raggiunge lapoteosi in occasione delle elezioni padane. Mentre a Roma ci si divide nella Commissione bicamerale interparlamentare sulle riforme istituzionali da introdurre nella Costituzione, sulle piazze della Padania ci si attiva attorno ai gazebo. Dopo essersi rifiutato di partecipare ai dibattiti istituzionali, Bossi accusa i leader della sinistra di parlare al vento: cianciano di federalismo ma non fanno niente. E minaccia di nuovo: In questo momento sento nella Lega come un profumo di manganello (Corriere della Sera, 27 ottobre 1997). Senza di lui probabilmente non ci sarebbe mai stata la Bicamerale, ma questa commissione non ha risposto alle sue esigenze: fin dallinizio il separatismo antimeridionale prevale sul federalismo, la Bicamerale porta risposte tecnocratiche a una questione di ordine politico che resta strettamente circoscritta. E' solo lavanzata elettorale della Lega (10,1 per cento alle elezioni politiche del 1996) a spingere la classe dirigente italiana ad avviare una simile riforma. Il 25 maggio 1997 il Carroccio organizza un referendum sullindipendenza che, secondo stime di partito, avrebbe coinvolto oltre quattro milioni di persone per lelezione di rappresentanti della costituente padana, scelti tra pseudopartiti che avrebbero dovuto rappresentare i diversi orientamenti politici della societ civile padana. Da quando esiste, la Lega ricorre allo strumento del referendum diniziativa popolare, pur sapendo che le sue richieste non porteranno a nulla, per ragioni di non conformit giuridica. Questa pratica dovrebbe provare la loro buona fede democratica e, per contrasto, la cattiva fede del potere costituito. Privilegiando anzitutto il rapporto diretto con il popolo, i militanti si adoperano per raccogliere le firme dei loro concittadini: i gazebo fioriscono nel fine settimana sulle piazze dellItalia settentrionale e sono il simbolo della presenza sul territorio della Lega.
Non si tratta tuttavia di elezioni interne, in questo partito non esiste una simile modalit. Il leader sempre proclamato per acclamazione. I militanti considerano qualsiasi elezione un imbroglio, perci preferiscono affidarsi al capo, rivelando un palese disprezzo per una delle principali istituzioni democratiche: le elezioni a suffragio diretto. Per la scelta dei rappresentanti dellAssemblea costituente padana vengono appesi manifesti sui muri di tutta la regione su cui campeggia la scritta: Felici si vota! Libert, democrazia, sovranit: sono traguardi di civilt. Per accogliere gli elettori padani vengono montati ventiduemila gazebo sulle piazze delle quarantasei province che comporrebbero la presunta Padania. Nel frattempo vengono organizzate contromanifestazioni sul tono della parodia: i giovani dei Democratici di sinistra parlano di indipendenza della Terra dei cachi, riprendendo la nota canzone di Elio e le storie tese; gli studenti universitari vicini ad Alleanza nazionale sfilano con costumi del Sedicesimo secolo per chiedere la secessione del Ducato di Milano. Si verificano alcuni tafferugli sulle piazze di Milano, Venezia, Monza, Bologna e Cremona. Gli autonomi rovesciano i gazebo della Lega, nascono risse, sembra ci siano stati anche degli spari. Alle 17 Roberto Maroni dice di essere soddisfatto poich cinque milioni di persone si sarebbero gi espresse a favore delle quarantatr liste in lizza nelle province padane. Le cifre indicate in occasione della prima consultazione avevano alimentato un conflitto tra la direzione della Lega Nord e la Liga Veneta. Questultima aveva dichiarato di voler fornire i dati veri e non quelli esageratamente gonfiati della segreteria federale, al punto da togliere qualsiasi significato politico allevento. Quelle elezioni hanno provocato la rottura tra il leader della Liga Veneta, Fabrizio Comencini, e Umberto Bossi. Evidentemente molto difficile commentare i dati di simili elezioni: incontrollati, incontrollabili e soggetti a qualsiasi tipo di frode. Gi in partenza, per fugare qualsiasi sospetto, il leader della Lega si presta a una messa in scena: si reca alle urne di fronte alla sede storica della Lega Nord a Varese, ma nel momento in cui deve ricevere la scheda si rende conto di aver dimenticato la carta didentit. Un collaboratore corre allora a cercargli il documento affinch possa votare come tutti gli altri concittadini padani prima di dichiarare: Roma lontanissima, come se non esistesse. Figuriamoci lEuropa, non c pi, c solo una moneta unica che dilagher in tutto il mondo. [...] Se la gente non si riconosce ancora nella Padania, non si riconosce gi pi nellItalia (Corriere della Sera, 25 ottobre 1997). Nei mesi successivi gli avversari politici si accaniscono nel cercare di sconfessare i dati forniti dalla direzione della Lega. Avrebbero votato 6 milioni 32 mila 406 elettori padani. Questo diritto padano sarebbe stato esercitato in 21901 seggi elettorali, di cui 2251 mobili. Ci sarebbe stato uno stand ogni 1220 elettori. Questi dati non sono per nulla credibili, semplicemente perch la Lega non ha la logistica necessaria a gestire il voto di cos tante persone. I dati forniti per il Centro Italia sono inventati di sana pianta. Il centrosinistra continuer a denunciare il broglio elettorale, (32) i leghisti risponderanno sostenendo (esempi alla mano) che i regimi autoritari hanno sempre cercato di promuovere teorie scientifiche e fallaci contro ci che non coincideva con le loro concezioni politiche. Dopo la scalata mediatica fatta registrare dalla Lega lanno precedente, i partiti tradizionali decidono di ignorare questa nuova manifestazione. Il presidente della Repubblica sostiene che si tratta solo di false elezioni, Silvio Berlusconi che non bisogna esagerarne
limportanza, ma prendere sul serio i problemi che sollevano, e Gianfranco Fini che solo una carnevalata fuori stagione. Dopo aver discusso ampiamente della Dichiarazione dindipendenza della Padania si rifiutano di fare qualsiasi altro commento o polemica attorno alle elezioni di Bossi, ma Roberto Maroni sfrutta il silenzio mediatico: Il governo non intervenuto, anzi ha dovuto riconoscere che non c nessuna norma in grado di vietare manifestazioni come queste. E' la conferma che da domani parlare di secessione, di Parlamento sovrano, e di Padania un fatto assolutamente lecito (Corriere della Sera, 27 ottobre 1997). Secondo il politologo Giovanni Sartori, queste elezioni padane sono solo un plebiscito per il leader della Lega Nord. I partiti padani sono un inganno, un trompe lil. Questa nuova mascherata elettorale gli ricorda le elezioni finte di regimi comunisti nei paesi dellEst e considera inquietante che gli italiani possano arrivare a tanto: Ma non tutte le liste in campo sono di leghisti variamente travestiti. C per esempio una lista di Pannella, e anche una lista di Nando Dalla Chiesa [il secondo la ritirer allultimo minuto]; e nessuna delle due in alcun modo leghista. Il che basta ad affossare la tesi esposta ieri laltro dal presidente della Camera Violante che quelle di domani sono votazioni interne a un partito politico. Interne proprio no. Anche per lulteriore ragione che i partiti le loro elezioni interne se le fanno in casa propria, nelle loro sedi, mentre le elezioni bossiane sono aperte a tutti e avvengono su strade e piazze. Ma capisco che lonorevole Violante - riecheggiato ieri dal ministro degli Interni, Napolitano - si appigli a una tesi che pur sempre pi verosimile della tesi davvero inverosimile [...] alla quale si appigliato nei mesi scorsi il governo: la tesi che le elezioni bossiane siano una pura e semplice manifestazione politica. [...] Poich un voto aperto a tutti su suolo pubblico, illegale. [...] Allora sarebbe strettissimo dovere del governo di vietare una macroscopica illegalit [...] e impedire che avvenga un abuso della credulit popolare (reato previsto dallarticolo 661 del Codice penale). [...] La seconda ragione per non prestarsi al gioco di Bossi che le sue cosiddette elezioni sono incontrollate, incontrollabili, e perci stesso esposte a un alto grado di frode. [...] Insomma, il totale dei voti che la Lega andr a indicare sar falso o comunque verr ritenuto falso. E un elettore serio non si dovrebbe lasciare coinvolgere in una pseudoelezione ambigua negli intenti e truccata o truccabile nei conteggi (Corriere della Sera, 25 ottobre 1997). Secondo il politologo, il suolo pubblico non deve essere concesso per elezioni di rappresentanti politici che sono illecite e fraudolente. Ancora una volta, Umberto Bossi mette il governo italiano in una situazione difficile. Queste elezioni dellequivoco sono in qualche modo lapoteosi della politica della truffa che conduce da anni. Di fatto, come attestano certe testimonianze nella stampa, alcune persone saranno ingannate da queste false elezioni. Il leader della Lega Nord denuncia dal canto suo il falso federalismo degli imbroglioni uscito dalla Bicamerale. I partiti del blocco padano sarebbero le uniche vere forze federaliste. Bossi fa realizzare una videocassetta sulla prima riunione del Governo Sole, un modo per lui di opporsi al boicottaggio mediatico che penalizza le sue iniziative politiche. Gli eletti padani vogliono dimostrare lillegittimit del Parlamento e affermano che la politica non verr cancellata dai gruppi di potere. Per loro, i falsi partiti sono quelli
rappresentati a Roma. (La Padania, 6 maggio 1999). Il blocco padano stato pensato, al contempo, sia come lelemento destabilizzante del sistema, sia come la culla di una nuova stabilit istituzionale in grado di portare verso il federalismo. Scimmiottando lItalia dei politici, la Lega Nord traduce lavversione delle classi subalterne per la classe dirigente del paese. Riproducendo le principali istituzioni nazionali, mette in mostra ci che chiama il regime. Attraverso queste modalit esprime il suo rifiuto per il sistema democratico, che non costituito solo dal suo bersaglio preferito, la partitocrazia, ma anche dalle istituzioni nel loro complesso (elezioni, referendum), dai metodi di governo (dibattiti, concertazione) e dai sistemi di controllo (assemblee istituzionali, magistratura, organi della stampa). Rifiuta in pratica tutto ci attorno a cui si costruita la democrazia in Occidente. Luso che fa la Lega delle regole democratiche puramente strumentale: le convengono fin quando favoriscono le sue ambizioni politiche. Il grottesco mimetismo della Lega Nord una forza corrosiva di cui non si ancora percepita la terribile perversione, in quanto il registro della parodia su cui si innesta non coinvolge solo i due grandi pilastri del sistema precedente, D.C. e P.C.I., ma una potente arma, ben pi gravida di conseguenze. Si tratta di parodia perch la Lega recupera i simboli nemici per sovvertirli, annullando cos le tradizionali polarit sulle quali funziona la politica. Tutti i partiti, di qualsiasi natura, possono essere fagocitati dal leghismo. Ogni azione politica di questo partito pu essere interpretata secondo lottica della derisione. Il fenomeno Lega la misura della perdita di reputazione della sfera politica. Tuttavia, questa parodia troppo intrecciata con il mondo che cerca di rovesciare per poter ribaltare, e ancor di pi riformare, le istituzioni. La messa in scena della societ padana attraverso le provocatorie iniziative della Lega Nord evoca i tradizionali regni di carnevale della tradizione alpina. Pur non disponendo di numerose fonti del folclore, esistono studi storici sui governi farseschi formati dalle societ del Carnevale, autorit parallele composte dai giovani figli dei notabili delle citt. (33) Queste istituzioni si sono mantenute come fenomeni folcloristici nelle comunit di Svizzera e Nord Italia: le attuali societ del Carnevale con le loro pubblicazioni satiriche e in dialetto ne sono le eredi. Poich mettono in scena i conflitti tra le comunit rivali, per attenuarli, le istituzioni parodiche sono anche strettamente legate alluniverso simbolico dei tifosi di calcio. Larma della presa in giro temibile non solo perch elude la spiegazione e alimenta i conflitti, ma soprattutto perch segna al contempo unappropriazione e un "dtournement" delle forme, delle istituzioni. (34) La derisione - forma aggressiva della presa in giro - uninvettiva che somiglia a una maledizione, in un certo senso dotata di poteri magici. E' una forza distruttiva che si avvicina a quella della magia nera. (35) Marc Aug individua nei riti di inversione di status sessuali o politici una struttura perversa che rivelerebbe la verit sul potere. (36) Quando quelli che sono tradizionalmente al potere lo parodiano, evidenziano i tratti della dominazione di cui sono oggetto. Questi antichi riti hanno come esito la rigenerazione del potere.
La Lega Nord si fa beffe del nazionalismo italiano operando un "dtournement" dei suoi vecchi simboli, ma al contempo lo riattiva in modo paradossale. Squalifica anche i nazionalismi autonomisti che operano per il riconoscimento delle alterit culturali sbeffeggiate negli stati nazionali europei, poich il nazionalismo nordista essenzialmente cinico e motivato da interessi economici. Attraverso le immagini che producono, i leghisti cercano di naturalizzare la ricchezza economica recentemente acquisita rifomentando il discorso antimeridionale. Ma non si fermano qui: alimentando la parodia, attaccano linsieme delle istituzioni fondate dalle forze politiche allindomani dalla Resistenza. Il profondo disprezzo che gli eletti della Lega Nord mostrano verso le istituzioni si coniuga alla fine con quello di Silvio Berlusconi. Il fatto che questi conceda un ruolo cos importante alla Lega Nord nei suoi governi indice della poca considerazione che nutre verso lo stato. La desacralizzazione delle istituzioni democratiche lesito della loro azione congiunta.
***
La Lega ha costruito il proprio successo facendo leva sullavversione dell'uomo della strada nei confronti delle alte sfere della politica e della cultura. Il partito ha rafforzato gli stereotipi della semplicit e ha accusato la sinistra di essere un partito di cervelloni che ignorano i problemi reali. Lostilit verso queste lite non le ha tuttavia impedito di allearsi con llite del denaro capeggiata da Silvio Berlusconi. Negli ambienti popolari la spocchia di coloro che sanno sembra essere diventata pi insopportabile di quella di coloro che hanno: un atteggiamento dovuto a una propaganda che cerca di sostituire ai contrasti di natura economica conflitti giocati in una sfera di natura pi culturale. Questo rovesciamento un vecchio trucco del populismo di destra. Oggi il ceto dirigente della Lega Nord si pone in modo radicalmente antitetico rispetto alla classe politica democristiana di cui ha preso il posto allinterno delle istituzioni locali. La cultura politica delle vecchie province bianche, infatti, era caratterizzata dal centrismo, dallecumenismo e dallimpegno cattolico in ambito civile. La rabbia che ha portato gli elettori lombardi a scegliere persone estranee al tradizionale mondo istituzionale, talvolta votando addirittura per qualche scemo del villaggio, com accaduto in alcune valli, ha notevolmente inciso sul livello culturale dei rappresentanti locali, oltre a creare numerosi problemi di natura amministrativa. Sembrava addirittura che linesperienza degli eletti inizialmente potesse compromettere i successi elettorali del partito: in effetti, come pu istituzionalizzarsi una
forza politica che ha costruito il proprio successo elettorale sulla trasgressione? La seconda generazione di leghisti, pi soft nei toni e pi pragmatica nelle azioni, sembra volere portare a compimento questa transizione per imporsi come forza egemonica in tutto il Nord del paese.
Dopo la prima intervista, il segretario provinciale della Lega di Bergamo mi ha permesso di usufruire della biblioteca dei Giovani padani, fornendomi cos una buona giustificazione per proseguire la mia inchiesta andando tutti i giorni alla sede del partito, cosa che ho fatto per quasi un anno. La sede locale del partito diventata per me uno spazio di studio, di incontri, ma soprattutto un luogo dosservazione privilegiato. Con il passare del tempo, la mia presenza diventata familiare e la circospezione dei miei interlocutori si allentata: mangiare e scherzare insieme ha accelerato la mia integrazione. Lideologia dei miei interlocutori sembrava non impedire una certa apertura e uninnegabile curiosit verso il mio lavoro. Alcuni militanti guardavano con sospetto la mia presenza (come Bossi, vivevano con il timore dellinfiltrato), ma solo in due occasioni il mio accento straniero (male identificato) ha suscitato reazioni di rifiuto rapidamente rientrate. Due aspetti in particolare hanno facilitato il mio inserimento in questo ambiente: la giovane et dei lavoratori e la dimensione informale della socialit di partito. C solo qualche deputato che disattende la regola. Peraltro, questi ultimi costituiscono un gruppo a s allinterno del partito, poich generalmente sono laureati, spesso in Giurisprudenza. Questa distanza induce anche in Daniele Belotti una certa diffidenza nei loro confronti, convinto che a Roma respirino unaria che li corrompe. Ho dovuto insistere per riuscire a farmi dare i loro recapiti, non voleva che avessi contatti con loro. Anche i giornalisti bergamaschi non sono molto lusinghieri con i deputati della Lega Nord: spesso assenti in Parlamento, sono poco attivi e si rivelano dei pessimi rappresentanti (Bergamo sette, 23 luglio 1999). Latmosfera che si respira nella sede della Lega Nord in aperto contrasto con quella pi burocratica della sede dei Democratici di sinistra. I ragazzi di Bergamo non potrebbero immaginare di lavorare per un altro partito, non fossaltro che per laria che si respira. Daniele Belotti pone volentieri laccento su questo aspetto: C soltanto gente semplice qui. Non ci sono fighetti come in Forza Italia o i personaggi loschi che erano nei partiti politici di una volta o quelli che fanno a gara a chi pi sapientone come nella sinistra, cose che non mi piacciono. Qui c la gente semplice, la gente normale, quello che mi piace della Lega lentusiasmo e lideale. La forza dellideale che c, perch fortissima. Si vede gente che da novembre si mette l sulle piazze davanti ai banchetti a raccogliere le
firme, sacrificando il tempo libero, andando in giro di notte ad attaccare i manifesti e a fare volantinaggio. Oppure li vedi lavorare sempre gratis, anzi a proprie spese, nel fango di Pontida o prendere le ferie per organizzare le feste destate; oramai nessun partito riesce a farlo, neanche Rifondazione comunista. Soltanto la Lega ha questa molla, perch lidea diversa da quelle degli altri. Loro puntano solo alla caccia alla poltrona. A noi non importa prendere la poltroncina, noi vogliamo costruire uno stato nuovo, nostro. Il concetto di libert muove il mondo. Se dovessi andare via dalla Lega, basta, non minteressa andare in un altro partito. Mi interessa soltanto lobiettivo della Lega, che quello di ottenere la libert della Padania. (1) Sullo stesso tema, Carolina Lussana - eletta poi alla Camera - mi d una risposta simile: Mi sono avvicinata alla Lega nel 1993. Avevo ventun anni ed era la prima volta che mi interessavo di politica. La Lega era un partito nuovo, che non aveva nulla a che fare con il sistema di spartizioni, tangenti, processi vari, e credo che per un giovane la questione della correttezza morale sia molto importante; quindi ho aderito allideale leghista. Poi quello che mi piaciuto nella Lega lambiente, il calore umano che ho trovato. Ho cominciato a frequentare persone molto diverse da quelle che fino ad allora avevo frequentato a scuola. Io ho fatto il liceo classico e tutti i ragazzi erano molto intellettuali, tutti impegnati nella Sinistra giovanile. Invece nella Lega ho conosciuto gente semplice che mi ha dato tanto, comunque ero convinta di voler fare qualcosa che sarebbe andato nellinteresse di tutti. E per questo ero anche pronta a sacrificare tanto tempo libero, sacrificare appunto il tempo dedicato alla famiglia, ai figli e al lavoro stesso. Tante volte mi sono detta: Caspita! Sono giovane, che rottura di scatole dedicare cos tanto tempo al partito. Dovevo andare alle riunioni, dovevo fare questo, assumere responsabilit eccetera. Pero lho sempre fatto molto volentieri, perch ho sempre avuto rapporti di amicizia con gli altri del movimento. (2) Il coordinatore dei Giovani padani di Bergamo ha invece scelto un partito bestemmiatore. La volont di sconcertare, di offendere presente nelle motivazioni che portano ad aderire al partito. Sui muri si possono trovare scritte come W Bossi insieme a grandi oscenit incise dai ragazzi con il pennarello. Questa adesione giovanile dovuta al fatto che Umberto Bossi si contrappone a quelle che le generazioni precedenti consideravano le caratteristiche pi elementari della legittimit politica e sociale. I giovani sono i primi ad apprezzare ampiamente questo linguaggio che esprime la loro ostilit per il mondo adulto. Luniverso leghista rende concrete alcune piccole dimensioni dei significanti prefigurati da quella Padania cui ambiscono i militanti. Non appena si varca la soglia della sede della Lega, si esce dalla normale quotidianit della Bergamasca per entrare in codici completamente diversi, ben esemplificati dalluso reiterato del termine semplice. Al culto dellapparenza si oppongono modalit e valori differenti. I militanti abbandonano qualsiasi falsa parvenza per sperimentare una specifica forma di spontaneit. Il personale della segreteria della Lega, a partire dal segretario provinciale, non si comporta affatto come ci si dovrebbe comportare allinterno di un partito. Nessuno cerca di mettersi in mostra, le persone agiscono come se si conoscessero a menadito sotto tutti i profili. Modi, gesti, linguaggio, tutto concorre a creare un ambiente informale.
Secondo i giornalisti, i bar dei paesi del Nord sono le pi grosse sedi di partito della Lega. Non lo si pu nascondere: c uninnegabile continuit tra il bar e la sezione di partito. Questi luoghi di ripiego delle classi popolari, come Pierre Bourdieu definisce i bar, (3) sembrano particolarmente propizi allelaborazione della controcultura. La Lega ha fatto di questi spazi i punti da cui diffondere la sua ideologia. Le dichiarazioni tutte dun pezzo dei capilista del Carroccio ricordano certi discorsi da bar. I vari comportamenti in stile familiare che ho potuto osservare nelle sezioni della Lega sono in aperto contrasto con il pomposo formalismo che caratterizza luniverso istituzionale italiano. La socialit informale che si sperimenta nelle sezioni risulta molto rassicurante e compensa in parte la gerarchia Nord/Sud sottesa allideologia leghista, ma questa informalit non deve trarre in inganno. C un retroscena molto meno pacificato, poich tutto ci che si dissimula correggendolo (intolleranza, ostilit, frustrazione) trova una modalit despressione politica, socialmente definita e dunque in parte accettabile. Il movimento canalizza cos forme di risentimento personale (difficolt economiche, matrimoniali...) ancor prima di articolare specifiche rivendicazioni. Le sezioni di partito sono luoghi in cui sembrano abolite le leggi dellapparenza. Somigliano a quello che Goffman definisce il retroscena, ovvero il contrario della rappresentazione sociale. (4) La Lega prende in contropiede ci che legittimamente ci aspetteremmo dai politici. In questo modo, i dirigenti della Lega danno prova di disprezzare tanto i loro elettori quanto i colleghi che appartengono agli altri partiti. Nel corso delle mie inchieste sulle relazioni di conoscenza leghiste, avevo il presentimento che in un dietro le quinte di loro pertinenza, i leghisti smettessero di fare i leghisti. Le libert che ci si prende quando non si sul palco hanno dunque una relazione speculare con le regole della buona creanza che prevalgono nel proscenio. In Italia, lindividuo che manifesta propositi razzisti passa per incivile, maleducato, mentre nella Lega a passare per maleducato chi rimprovera agli altri la loro intolleranza. Quando ho mostrato una certa insofferenza di fronte a dichiarazioni razziste, mi stato rinfacciato di essere scorretta; rovesciando le regole, il partito libera lespressione dellostilit xenofoba. La sede della Lega Nord non solo un luogo di ripiego che permette ai militanti di sfuggire agli obblighi della quotidianit, anche un posto in cui gli aderenti sperimentano una forma di socialit sovversiva che cercano poi di estendere a tutto luniverso istituzionale. Comportamenti in precedenza considerati socialmente indecorosi passano ora per atti di ribellione. Nella Lega Nord tutto il cerimoniale che circonda luomo politico abolito: Daniele Belotti gira in scooter, urla nelle sale consiliari, rutta a tavola... Con questi atteggiamenti che investono anche la sfera istituzionale, i dirigenti della Lega screditano lapparato simbolico della rappresentanza politica nel suo complesso. La funzione politica viene desacralizzata, il regime di rappresentanza ridicolizzato e il politico sostanzialmente ridimensionato. Non bisogna peraltro sottovalutare il potere sovversivo dellidiozia: adottando comportamenti impropri, gli eletti della Lega mettono alla prova la tolleranza degli altri politici, spostano, senza darne limpressione, i limiti delle convenzioni istituzionali e prendono in giro chi li snobba. Con piacere maligno fanno saltare le regole del funzionamento democratico a spese di chi le difende rispettando le regole informali del
nostro sistema di rappresentanza. Si prendono cos una rivincita simbolica su un ordine che contestano. In questo universo informale, i nuovi arrivati si integrano facilmente; si abituano rapidamente a vivere in questo guscio regressivo che compensa le vessazioni di cui si pu essere oggetto altrove. A confronto, il mondo esterno sembra effettivamente ostile. Durante lo svolgimento delle mie ricerche su questo ambiente ho provato lo strano sentimento che il vero razzismo si trovasse allesterno della Lega. Peraltro, secondo i militanti, il vero fascismo lo sguardo aristocratico che la sinistra italiana ha sul loro movimento. E' infatti immaginabile che un partito fascista accolga al suo interno degli idioti, dei mezzi pazzi, degli obesi senza denti, degli omosessuali e persone che portano chiaramente lo stigma delle loro origini sociali? I militanti della Lega non hanno nulla in comune con i bei bambini biondi delle copertine del settimanale Il Sole delle Alpi. Il divario tra realt sociale e discorso di partito davvero sorprendente e vien da chiedersi se il leghismo non sia esso stesso il controprodotto di un fascismo rampante che si esprime dietro il culto dellapparenza e dietro la corsa alla prestazione (economica, sessuale eccetera), di cui le prime vittime sono gli stessi militanti della Lega. I quali, al contempo, hanno un unico desiderio: partecipare al successo lombardo fisicamente incarnato da Silvio Berlusconi. Birgitta Orfali ha dimostrato che la contraddittoria appartenenza a un gruppo antinomico, quella che definisce adesione paradossale, permette di rinegoziare unidentit disprezzata in un certo spazio sociale. (5) Al di l dellaspetto propriamente identitario, ladesione leghista anche un modo per rispondere al divario tra pie aspirazioni dei partiti progressisti e il permanere delle discriminazioni su un piano fattuale. Lo scarto che esiste tra discorsi e fatti produce reazioni tanto disperate quanto ridicole, come testimonia ladesione di alcuni omosessuali alla Lega Nord. Daniele Belotti ha tentato a pi riprese di dimostrare che il movimento che rappresenta localmente antirazzista, adducendo lesistenza di unimprobabile associazione omosessuale, Los Padania (Libero orientamento sessuale in Padania). Il suo presidente, Marcello Schiavon, ha rotto con Arcigay di Padova poich non sopportava pi di relazionarsi con i militanti dei centri sociali. Cos andato alla sede della Lega per iscriversi e fondare il gruppo gay del movimento. Velocemente comunicata alla stampa, questa singolare iniziativa ha fatto il giro dItalia. Sembrava, in effetti, una bufala: La Lega non n omofoba n razzista. Queste sono le parole di Marcello Schiavon, ventun anni, barman, leader dellassociazione Libero orientamento sessuale in Padania, il movimento gay che fa riferimento al partito di Umberto Bossi. Lassociazione nata nel 1997, ha cinquanta iscritti lombardi, veneti e friulani che portano bandiere celtiche durante le manifestazioni italiane del movimento gay. (6) Marcello molto fiero di precisare che Los Padania stata inaugurata prima dellassociazione Donne padane e sostiene di avere trovato molta comprensione allinterno del movimento: La Lega parlava di libert individuale, di laicit.... (7) La nascita di questa nuova associazione stata favorevolmente accolta da Roberto Maroni. Nel 1994, quando era ministro dellInterno, questultimo aveva ricevuto una delegazione dellArcigay per consegnare i dossier individuali su persone omosessuali censite dalle autorit italiane e aveva rilasciato unintervista a Roma gay news. Schiavon era rimasto sorpreso da quel gesto che ha poi motivato la sua adesione. I membri di Los Padania, vicini al gruppo Gay Lib di
centrodestra, si dichiarano sostenitori della corrente Padania libera e libertaria. Le dichiarazioni anticlericali del leader hanno affascinato gli iscritti ostili al cattocomunismo. Gli omosessuali padani hanno trovato nella Lega un ascolto che non avrebbero mai osato sperare. Alcuni numeri della Padania del 1998 avevano riportato diversi articoli favorevoli al matrimonio omosessuale. Molti redattori del quotidiano peraltro non nascondevano la loro omosessualit. Queste prese di posizione sono state oggetto di censura allinterno del partito solo a partire dal 1999, quando Umberto Bossi ha intrapreso una svolta tradizionalista, religiosa e antieuropea. Il leader non ha mai particolarmente apprezzato i gay, che secondo lui hanno un comportamento patologico. Leventuale adozione di direttive comunitarie sui diritti delle minoranze sessuali aveva gi fatto scandalo. Il consigliere comunale di Verona, Roberto Bertozzo, aveva infatti dichiarato: Gli omosessuali pretendono la par condicio? Allora dobbiamo farli capponi, per la tranquillit di tutti (Corriere della Sera, 24 giugno 1995). Ladesione dei gay del Los alla causa leghista era invece sincera. Si aspettavano molto dal federalismo: secondo loro, senza il Sud, con i suoi usi e costumi arretrati, lunione degli omosessuali avrebbe potuto essere riconosciuta in Padania come accade in tutti i paesi del Nord Europa. Tuttavia, gli omosessuali padani non erano cos ingenui come lasciavano intendere i loro discorsi: sapevano perfettamente che il sostegno politico che avrebbero ricevuto dalla Lega si collocava nel quadro di unoperazione mediatica. Leffetto scandalo di questa paradossale adesione permetteva, in effetti, a ciascuno dei soggetti coinvolti di superare i pregiudizi riportati dalla stampa nazionale di fronte alle loro rispettive rivendicazioni e di modificare gli stereotipi di cui erano oggetto. Sul fronte leghista, si trattato di certo di unoperazione che rispondeva a una specifica strategia comunicativa attestata anche dallarruolare al proprio interno giovani donne senza alcuna esperienza politica o padani di origini straniere come il siriano Farouk Ramadan. La Lega ha per cos dire rovesciato la logica di selezione dei candidati che vige ordinariamente allinterno dei partiti. Nel distinguere i matti dai presentabili, riproduce al proprio interno, ma in modo completamente caricaturale, la selezione che i partiti tradizionali operano tra gli eleggibili e la massa indistinta dei loro militanti, con la differenza che nel Carroccio i secondi prevalgono sui primi. Certo, i presentabili occupano la poltrona, hanno dunque il prestigio del ruolo istituzionale, ma devono fare i conti con la rumorosa presenza di alcuni puri e duri che, con i loro eccessi di padanit, accompagnano le delibere dei consigli comunali che presiedono e continuano a ricordare loro che la missione da compiere altrove, sotto il cielo radioso della Padania. Il loro mandato si svolge dunque sotto questa sorveglianza di partito e quando tra i militanti monta il malcontento sono sempre gli eletti a essere dati in pasto dalla direzione del movimento. Cos, i presentabili passano e i matti restano, la loro indefettibile fedelt alla causa e al capo assicura loro una base politica superiore allesperienza amministrativa acquisita dagli eletti. Questo meccanismo di selezione alla rovescia ha notevolmente indebolito il processo di istituzionalizzazione del movimento, che ne ha pagato il prezzo. Talvolta gli amministratori leghisti sono completamente diversi da come li si pu immaginare, nel loro modo di presentarsi, nei discorsi eccetera. Solo letichetta di partito conferisce loro legittimit agli occhi dellelettorato. In questo senso, alcuni commentatori hanno affermato che la Lega Nord solo una scatola vuota che crea eletti per meglio
sbarazzarsene in seguito (Bergamo sette, 23 aprile 1999). In definitiva lodio per la politica politicante a determinare la forma dellorganizzazione interna. Tra i ranghi dei puri e duri, la corsa alla poltroncina severamente condannata. Il vero secessionista, infatti, rifiuta ogni compromesso con le istituzioni italiane, sia nellesercizio di una semplice funzione elettiva, sia (ancora peggio) nello stringere accordi con i rappresentanti delle forze politiche tradizionali. Questi necessari contatti rendono i loro artefici impuri poich si espongono al contagio della italianit del sistema. Ladesione della Lega alla coalizione del governo Berlusconi del 1994 stata considerata una perdita di identit dalla base del partito. Nel paese di tutte le alleanze, comprese le pi inaspettate, i rappresentanti delle forze politiche tradizionali la considerano idiozia politica: il rifiuto del compromesso (identificato con il compromettersi) testimonia secondo loro lincapacit leghista di proporre alcunch di costruttivo. Daniele Belotti la considera una virt politica, poich lidiozia non solo espressione buffonesca delliperautoctonia, ma anche sincerit dellimpegno politico. Lidiota per gli uni il puro e duro per gli altri; colui che fa del dovere incondizionato di lealt il principio della propria azione politica. Non si lotta per avere un posto nelle istituzioni italiane, ma per lindipendenza della Padania. Leletto leghista anzitutto al servizio di una causa ed davanti alla comunit dei suoi compatrioti padani che deve risponderne. Questa semplicit dichiarata, rivendicata e pi o meno messa in pratica, la si ritrova anche tra gli eletti nelle istituzioni locali. Il sindaco leghista afferma sempre la sua vicinanza ai propri concittadini e al territorio che rappresenta. Trae legittimit da questa relazione privilegiata, che sostiene di essere lunico a coltivare. I candidati della Lega Nord fanno la campagna elettorale da soli e rifiutano il principio delle liste civiche. La chiarezza del messaggio politico e la volont di portare a compimento progetti concreti rappresentano la motivazione di questi eletti, sempre preoccupati delle aspettative degli elettori. In questo senso non esitano a intraprendere operazioni di promozione di s a spese del comune per farsi conoscere meglio. Sostenendo lelezione diretta dei sindaci e dei presidenti delle province, la Lega ha contribuito a riavvicinare la gente alle istituzioni locali. I sindaci della Lega Nord sono inoltre tenuti a dare prova attraverso varie iniziative (talvolta burlesche) di appartenere a unentit nazionale differente. La direzione di partito li sollecita diffondendo via fax le trovate dei vari sindaci su tutto il territorio della Padania. Il sindaco di Seriate si distinto pi volte per il suo zelo indipendentista. Il 29 marzo 1998 ha aperto il consiglio comunale sulle note del "Va pensiero" di Verdi per commemorare le Cinque giornate di Milano scatenando le proteste dei partiti di minoranza. (8) I leghisti vorrebbero trasformare i comuni conquistati in comuni padani liberati. I sindaci del partito vengono chiamati borgomastri dalla direzione. Tengono a rimarcare la loro differenza: tanto da non aderire per molti anni allAnci, lAssociazione dei sindaci italiani, e creare lAssociazione delle autonomie leghiste. Le loro parole dordine sono: onest, trasparenza, efficacia, disponibilit. Belotti definisce il ruolo del sindaco della Lega ponendo laccento non solo sul lavoro amministrativo, ma anche sullimpegno politico: Il suo ruolo un po diverso da quello di un sindaco normale. La Lega un movimento nato per portare un rinnovamento. [...] I nostri sindaci sono qua per risolvere i problemi
quotidiani della gente, in pi devono anche fare di tutto per cambiare il sistema, ma hanno le mani legate dalle leggi imposte da Roma, che limitano il loro potere. Poich questultimo dipende sempre dai soldi del quale uno dispone, si possono avere le migliori intenzioni del mondo, ma senza denaro la capacit operativa limitatissima. Bisogna far s che i soldi derivati dalle tasse pagate dai cittadini bergamaschi restino nella Bergamasca. (19) Da sempre, il partito invita gli amministratori leghisti a rendere partecipi gli altri eletti delle iniziative che promuovono e delle loro idee sulla gestione delle realt locali per poterle cos estendere allinsieme dei comuni liberati. Anche le idee pi strampalate, ma capaci di raccogliere voti, vengono comunicate al sito Padaniaoffice.org e gli altri le copiano. Conquistare una poltrona, per i leghisti, non un fatto che si colloca nella normale alternanza democratica, ma costituisce un passo verso il processo costitutivo di un Nord sganciato dallo stato italiano. La Lega fa un uso sfacciato delle strutture e dei fondi pubblici per promuovere la propria ideologia. I cittadini che non condividono queste azioni politiche devono ormai vivere in citt dove le strisce pedonali sono verdi, le nuove vie sono dedicate alla Padania, al Sole delle Alpi, al teorico del federalismo Carlo Cattaneo. Secondo una logica di stampo tipicamente leninista, la politica invade cos tutte le sfere della vita quotidiana, senza rispetto alcuno per tutti quelli che non condividono le idee della nuova maggioranza. Nel settembre 2010 lItalia rimasta incredula quando la scuola comunale di Adro stata privatizzata e trasformata in scuola padana. Il complesso scolastico stato intitolato a Gianfranco Miglio, ideologo della Lega scomparso nel 2001. Il simbolo padano posto ovunque. Addirittura, due immense rose celtiche verdi ricoprono il tetto. La scuola di Adro apre un caso costituzionale. Il sindaco leghista della piccola cittadina del Bresciano si era gi fatto conoscere da tutta Italia per le sue esternazioni contro gli extracomunitari e per la sua decisione di bloccare laccesso alla mensa scolastica ai bambini delle famiglie pi bisognose, in quanto impossibilitate a pagare la quota. Questo tipo di iniziative, volontariamente provocatorie, permette ai piccoli sindaci delle Valli di guadagnarsi una facile notoriet mediatica (anche se negativa) senza dover dimostrare sul campo i propri meriti amministrativi. Il sindaco di Coccaglio ha fatto di meglio e adesso conosciuto in tutta Europa. Nuovamente nel Bresciano, alla vigilia delle feste natalizie del 2009, il primo cittadino leghista ha lanciato loperazione White Christmas giustificandola in questi termini: Per me il Natale non la festa dellaccoglienza, ma della tradizione cristiana, della nostra identit (Corriere della Sera, 18 novembre 2009). La strumentalizzazione politicoidentitaria della religione mostra qui un inedito cinismo. I vigili sono chiamati dal Comune a controllare casa per casa gli extracomunitari: chi non in regola perde la residenza. Gli abitanti dorigine straniera rappresentano ormai un quinto della popolazione di Coccaglio, ma non ci sono problemi dintegrazione. Tuttaltro. Da noi non c criminalit, tiene a precisare il sindaco, vogliamo soltanto iniziare a fare pulizia. Liniziativa assume tuttavia la valenza di una prova di forza per gli amministratori leghisti, che vogliono diffondere i controlli ad ampio raggio. Due sindaci leghisti dei comuni limitrofi imitano il sindaco di Coccaglio. Il 24 ottobre 2010, alla prima convention di sindaci leghisti a Milano, liniziativa apertamente sostenuta dallo stato maggiore del partito. Il sindaco di
Coccaglio ha precisato: Il ministro Maroni un uomo pratico, ci ha dato dei consigli per attuare il provvedimento senza incorrere nei soliti appelli ai giudici. Probabilmente, lincredibile inventiva propagandistica dei sindaci leghisti ci regaler ancora numerosi casi di questo tipo. Gli eletti della Lega Nord rovesciano anche il rapporto gerarchico tra centro e periferia, sostengono di voler rimanere fedeli a una certa semplicit, ma in realt temono di dover andare a Roma. Daniele Belotti avrebbe potuto essere eletto deputato: Avrei potuto diventare il parlamentare pi giovane dItalia. Mi stato domandato pi volte se volevo candidarmi nel 1994. Ho rifiutato perch non mi ritenevo allaltezza di rappresentare la Lega, avevo paura di far fare brutta figura al partito. Perci a quellepoca avevo rifiutato ed ero contentissimo di averlo fatto. (10) Mostrare la propria semplicit un modo per affermare il proprio nordismo: a Bergamo larroganza unita allincompetenza considerata una peculiarit dei meridionali. Belotti sostiene addirittura che la Lega ha posto fine a questa situazione su scala nazionale: Abbiamo fatto abbassare la testa a certi dirigenti statali meridionali che per anni hanno trattato in modo molto arrogante la gente di qua. Nelle amministrazioni locali il segretario comunale (spesso di origini meridionali) ad attirare su di s lostilit, poich i leghisti lo considerano il rappresentante dello stato centrale, lagente dellamministrazione coloniale di Roma. Continuando a denunciare lincompetenza di queste figure, sono riusciti a far cambiare lo status giuridico di questo ruolo istituzionale: con la legge Bassanini bis, il sindaco oggi pu scegliere il proprio segretario. Questa riforma, presentata come una vittoria sul centralismo e sullinefficacia amministrativa di Roma, lascia comunque spazio a qualche perplessit: se i sindaci possono scegliersi i segretari, possono anche stringere accordi con loro per far passare sotto silenzio irregolarit giuridiche, contabili eccetera. Il reale motivo di questa riforma risponde forse, semplicemente, al rifiuto del controllo. Secondo Enzo Galizzi, consigliere provinciale di Zogno, vicino a Bergamo, lunica nota positiva che lamministratore leghista - ma non solo per colpa sua - ha portato nel panorama politico, una ventata nuova, un cambiamento di mentalit. Per il resto, gli eletti della Lega Nord sono come tutti gli altri. (11) A suo avviso non potrebbe essere diversamente: Finch le regole sono dettate da unamministrazione centralista, da uno stato che da Roma ti butta l delle regole tante volte assurde che tu devi seguire, gli amministratori della Lega devono necessariamente conformarsi a detrimento della loro gente. Considerano la dimensione istituzionale realmente ostile. Gli eletti della Lega Nord godono di un pregiudizio positivo nei loro confronti, ma la loro inesperienza amministrativa mette in discussione lefficacia (lombarda) da loro stessi rivendicata: Con le regole che ci sono adesso non riescono veramente a farsi valere, a fare vedere che sono migliori degli altri. Al contrario dei suoi colleghi, Enzo Galizzi contesta lazione amministrativa della Lega poich i sindaci devono rispettare regolamenti che il loro partito pretende di combattere. A suo avviso, fino a quando lo stato italiano sar centralista, lamministratore leghista sar impotente dovendo sottostare a regole che sono state dettate dal [suo] stesso nemico. Simili argomentazioni rimandano alleffettiva
realizzazione della rivoluzione leghista con lindipendenza della Padania. Questa condanna radicale della sfera istituzionale permette ai leghisti di manifestarsi reciproca solidariet, di compensare la perdita di dignit causata dalla loro inesperienza amministrativa e dal disprezzo dei loro avversari. Quando hanno conquistato il potere nella Bergamasca, i membri della Lega Nord erano molto diffidenti rispetto alluniverso istituzionale. La vicesegretaria comunale di Seriate (comune di diciannovemila abitanti alla periferia di Bergamo) comunica questa situazione iniziale: Io personalmente non ho subto pressioni per fare cose che non si potevano fare. Poi non sta a me valutare programmi e obiettivi di unamministrazione leghista, non il mio compito. Sono stata prudente allinizio, ma il rapporto stato da subito abbastanza buono. Erano totalmente inesperti, la difficolt iniziale stata quella di fare capire agli amministratori quali sono i meccanismi della nostra normativa, delle nostre leggi che ci impongono di operare in un certo modo. Molti addirittura venivano dal mondo privato, dove le regole sono totalmente diverse e non facile con una mentalit privatistica entrare nei meccanismi amministrativi, perch tutto molto pi lento, burocratico, ci sono dei passaggi obbligati che da una parte garantiscono la trasparenza dellattivit, dallaltra rallentano le decisioni e i procedimenti. Il titolare di una ditta pu decidere di comprare le proprie macchine da un suo amico perch gli fa dei prezzi migliori eccetera, con lamministrazione pubblica non si pu fare cos, bisogna redigere una gara dappalto, invitare tutte le ditte, valutare tutte le proposte e questi meccanismi rallentano necessariamente i lavori. Questo stato laspetto principale e pi difficile. Ora, dopo quattro anni, arriviamo alla fine del mandato e queste cose sono abbastanza acquisite. (12) Le difficolt tuttavia persistono sullimmigrazione clandestina: La Lega spinge abbastanza per cercare di risolvere il problema dellirregolarit e della marginalit sociale, e talvolta sta cercando, anche forzando un po sugli strumenti legislativi, di supplire al Parlamento, di limitare laccesso agli extracomunitari. E questo d problemi perch comunque le leggi italiane non consentono molto spazio, perci qualche volta i leghisti cercano di oltrepassare la legge. Il mio compito di consentirgli di agire senza commettere illegittimit, perch alla fine sono loro i responsabili. Il sindaco non pu commettere reati o violare la legge italiana, e quindi la mia posizione, da questo punto di vista, delicata. Non sempre quello che vogliono fattibile secondo la legge. Quando le chiedo dellostilit che i leghisti nutrono verso i segretari comunali (meridionali), la vicesegretaria di Seriate si mostra in disaccordo, lei bergamasca e questa interpretazione le sembra totalmente sbagliata: I leghisti esprimono ostilit nei confronti della funzione di segretario, perch la vedono come lemanazione dello stato, ma il segretario comunale ha una funzione determinante, una figura chiave che supporta il lavoro dellamministrazione, lui lesperto giuridico. Certo, alcuni segretari hanno rovinato la fama di questa funzione perch non si sono comportati bene. Da qui i discorsi dei leghisti. In effetti, alcuni segretari comunali si sono fatti corrompere... La mia interlocutrice aggiunge: Ci sono tanti dipendenti dorigine meridionale nel nostro comune, non subiscono forme di razzismo, per lamministrazione leghista, nel caso di nuove assunzioni, intende favorire i dipendenti del Nord. Tant vero che in un regolamento del Comune sulle assunzioni si data una piccola preferenza alle persone della Lombardia o di Seriate. Il sindaco di Seriate ha dovuto affrontare grosse difficolt per le casse comunali, poich lamministrazione precedente aveva una doppia contabilit. Se alcuni eletti della Lega svolgono i loro compiti scrupolosamente, altri, pi opportunisti, hanno approfittato dellondata leghista per fare i propri interessi. Lintransigenza degli uni e la furbizia degli
altri hanno portato talvolta le compagini municipali allimplosione e, nella Bergamasca, non raro che le sessioni municipali finiscano in rissa.
In teoria, la Lega Nord dovrebbe sbarrare la strada agli affaristi ma si ha talvolta la sensazione che i leghisti non siano cos puri e duri come pretendono di fare credere al loro elettorato. La Lega ha raccolto attorno a s piccoli imprenditori frustrati nel vedere i mercati pubblici sfuggire loro di mano; dal momento che il partito sempre a caccia di voti, i suoi dirigenti si mostrano poco scrupolosi sui piani regolatori. Gli eletti lombardi avevano tuttavia convenuto di limitare la cementificazione della regione. Al contrario, gli eletti leghisti si mostrano pi accondiscendenti. Gli eletti bergamaschi (indipendentemente dal partito di appartenenza) sono sempre molto discreti rispetto a tutti questi affari, sanno che in gioco la cultura istituzionale della provincia e tendono a nascondere questa realt agli osservatori stranieri. Alcuni eletti locali bergamaschi mi hanno comunque comunicato in modo esplicito diverse inquietudini, per esempio il dirigente della Cisl, Saverio Pagani: I leghisti usano le istituzioni per raggiungere il proprio fine, ma proprio esplicitamente, cosa mai avvenuta nella storia della Repubblica italiana, e quindi potrebbero essere pericolosi in qualche misura, perch potrebbero fare delle cose allinterno delle istituzioni... Io li vedo qua, non sono proprio degli esempi di moralit. Fanno il contrario di quel che dicono di fare. Si dicono federalisti, ma condizionano le municipalit. Hanno atteggiamenti autoritari. La loro cultura chiusa, ideologica, impongono un modello che tutti devono accettare. Parlano a nome... mio... di Padania, non potrebbero farlo, eppure lo fanno. Funzionano secondo un modello leninista, il partito condiziona le amministrazioni: se il gruppo dirigente decide di sostituire un amministratore, lo fanno, seguendo una logica bolscevica. Chi daccordo con il capo sta nel movimento, chi non lo pi viene buttato fuori. La Lega un partito dove i soci fondatori hanno la preminenza su tutti i soci successivi, basta guardare il loro statuto per capirlo. Prendono le decisioni in pochi. Conta il comitato politico che raggruppa i parlamentari. Dove occupano il potere, prendono tutte le posizioni in mano, nelle commissioni, negli enti, nelle societ, tutto viene controllato da loro, non rispettano il pluralismo. Cumulano gli incarichi in modo sfacciato. Reputo che abbiano danneggiato la Bergamasca, perch non avendo nessun progetto amministrativo, navigano a vista. Non hanno un progetto per il futuro, favoriscono i loro e basta. (13) Alla fine, i giovani sindaci della Lega Nord cercano, nonostante la loro inesperienza, di rispondere alle richieste dei concittadini. Pur non essendo proprio i borgomastri promessi dal movimento, affrontano i problemi quotidiani confidando in una profonda riforma istituzionale. Senza dover mettere necessariamente in discussione la sincerit dei giovani eletti locali, si riscontra una dimensione fittizia in queste dimostrazioni di semplicit. Si tratta di una disinvoltura essenzialmente artificiale, un sottoprodotto dellideologia leghista, gli eletti, e ancor di pi i puri e duri, devono in effetti creare lillusione della spontaneit. Con il successo di voti, il movimento ha acquisito legittimit, e persone pi qualificate si sono avvicinate allorganizzazione suscitando talvolta lirritazione dei vecchi militanti. Linnalzamento del livello di formazione degli eletti non ha messo in discussione questo
discorso, al contrario, diventato un esercizio obbligato per gli ultimi arrivati. Gli eletti della Lega hanno soprattutto introdotto una rivoluzione formale, poich i loro primi risultati amministrativi non sono stati allaltezza delle aspettative che avevano fatto nascere nella Bergamasca. Non hanno saputo avviare i grandi processi delle infrastrutture desiderate dagli industriali tanto da indurre, nel 1999, gli elettori bergamaschi a preferire un vecchio democristiano come presidente. Solo poche figure di amministratori competenti sono emerse in quegli anni. La rivoluzione formale leghista, tuttavia, ha fatto scuola negli altri partiti. Trasparenza e rapporto diretto con il cittadino sono diventate parole dordine per tutti gli eletti bergamaschi. Nel 1999 il sindaco di Brignano Gera dAdda, aderente a Forza Italia, riuniva il consiglio comunale in un bar (Il Nuovo Giornale di Bergamo, 8 febbraio 2000). Questa iniziativa di ispirazione leghista segnala soprattutto il profondo disinteresse degli abitanti per la gestione pubblica. La Lega Nord rafforza la ritorsione ideologica attraverso una ritorsione stilistica che colpisce i codici abituali della rappresentanza politica. Permettendo a persone estranee ai principali gruppi di potere - i cosiddetti buoni salotti - di introdursi nella sfera istituzionale, ha punito larroganza e gli abusi delllite screditata dalle rivelazioni delloperazione Mani pulite. Alcuni uomini politici, imprenditori, membri del clero bergamasco hanno dovuto rendere conto dei loro atti di fronte alla giustizia italiana. Laccondiscendenza che queste persone manifestavano verso la popolazione apparsa intollerabile. Come potevano i ceti elevati pretendere di far rispettare regole che essi stessi infrangevano in tutta impunit? La reazione delle classi subalterne ha adottato allora la forma rituale del Carnevale. Lantropologo Victor Turner sostiene che ogni societ umana pu essere ricondotta a due modelli sociali contrapposti: il primo costituito da un sistema di posizioni istituzionali differenziate, culturalmente strutturato, frazionato, e spesso gerarchico; il secondo, che chiama communitas, un tuttuno indifferenziato, omogeneo, in cui gli individui sono posti gli uni di fronte agli altri, senza essere segmentati in status e ruoli. Nella nostra vita tentiamo di conciliare i valori dei due modelli sociali. Accade, tuttavia, che gli abusi di potere mettano in discussione i valori della communitas. Sono in genere le categorie deboli a cercare allora di ricreare un equilibrio tra i due modelli sociali. Dichiarando larroganza del potere, il Carnevale svolge periodicamente questa funzione poich i rituali di rovesciamento, sia quando hanno luogo in momenti strategici del ciclo annuale, sia quando avvengono dopo disgrazie che sono esito di gravi peccati collettivi, sono considerati lo strumento che ricostruisce un giusto equilibrio tra la struttura sociale e la communitas. (14) Di fatto impossibile comprendere il fenomeno politico rappresentato dallimprobabile arrivo di tutti questi neofiti volenterosi quanto incapaci nei comuni del Nord, senza prendere in considerazione il passato istituzionale dei territori, i loro valori e le tensioni che li affliggono. La grande intolleranza che Daniele Belotti manifesta verso le espressioni di arroganza conferma questa volont di ricordare ai ceti elevati il senso della realt: Io, a Roma, proprio sono allergico, ho visto troppa gente cambiare, non so che atmosfera c l. Ho
visto troppa gente montarsi la testa e perdere quella semplicit tipica della Lega. Le persone intelligenti restano come sono, non si montano la testa, anche perch pericoloso, perch il giorno in cui cadi, non hai i privilegi della funzione, diventa dura, se ti sei montato la testa, dopo ti crolla il mondo addosso. Invece, se sei rimasto semplice, il trauma del passaggio molto pi leggero. A me piace la Lega, perch una cosa che ho sempre odiato contenuta nella frase Lei non sa chi sono io. Le persone importanti dicono quella frase: Lei non sa chi sono io. Quando sento questo genere di frasi, mi innervosisco. Non le sopporto. Purtroppo qualcuno anche nella Lega arrivato a dire quelle cose l. Io, quando ti dicevo che ammiro la gente semplice, parlavo dei militanti, non di quelli che sono saliti un po. Fortunatamente non tutti sono cos, ma c qualcuno purtroppo che dimentica che nessuno, veramente nessuno nella Lega, arrivato nei posti che occupa per merito proprio, nessuno tranne Bossi. In effetti, nella Lega non ci si fa pi eleggere grazie al proprio nome, ma grazie al simbolo di partito, ovvero in ultima istanza grazie a Bossi. (15) La formula Lei non sa chi sono io ci rimanda allanalisi magistrale che Roberto DaMatta fa della stessa espressione in versione brasiliana. Questa formula rituale autoritaria rimette ciascuno al proprio posto. Ha leffetto di trasformare chi la impiega da sconosciuto in persona. Secondo DaMatta, luso (e lapprendimento) di questa formula assume anzitutto una dimensione dissimulatoria e di segretezza. (16) E' inconfessata perch inconfessabile. Nelle nostre culture, in effetti, ci che concerne linclusivo dichiarato, mentre si tace su ci che riguarda lesclusivo. Tralasciato qualsiasi tipo di malafede, ciascuno di noi in grado di riconoscere che pur rifiutando il pregiudizio razziale, risultiamo essere tutti razzisti in particolari situazioni. DaMatta riconosce poi nelluso di questa espressione una dimensione conflittuale in una societ ossessionata dalla gerarchia sociale e ostile alla contestazione. Luso di questo tipo di formula reintroduce distanza nelle situazioni di anonimato tipiche delle societ democratiche. Chi si esprime in questi termini si considera al di sopra delle leggi. Luso di questa formula sottolinea letica clientelare. Durante il Carnevale nessuno ha diritto di ricorrere a questa espressione. La sfera relazionale leghista si colloca alla periferia della societ bergamasca, un luogo in cui proliferano i mezzi pazzi, la gerarchia sociale perde validit e ci si fa beffe dei valori della comunit. Il contrasto radicale quando si considerano le barriere sociali create dal denaro e lo spirito puritano della citt. Pi che una manifestazione, il Carnevale , secondo Roberto DaMatta, un luogo, spesso periferico, in cui le regole sociali sono sospese, quando non sovvertite. Il rovesciamento non consiste nelleliminazione della gerarchia ma nella sua ricollocazione nel quadro di unesperienza controllata e spesso strettamente circoscritta nel tempo e nello spazio. La dimensione leghista prende in contropiede i valori sociali del catto-comunismo. I dirigenti del partito attaccano continuamente il buonismo delle lite tradizionali, considerato una forma di ipocrisia. Come Daniele Belotti, sostengono sempre di essere persone franche: Noi non siamo degli ipocriti, questa la nostra caratteristica. Diciamo le cose come stanno e come le vede tantissima gente. E' significativo quanto spesso questo tema torni nei loro discorsi.
Il totalitarismo, come il razzismo (nellanalisi fornita da Louis Dumont), uno strumento distorto per la risoluzione dei conflitti nati dal divario tra unideologia egualitaria e un mondo in realt molto diseguale e frammentato. Il pregiudizio razziale sarebbe una trasformazione dellegualitarismo, un modo di risolvere linsormontabile contraddizione tra uguaglianza giuridica e diseguaglianze di fatto. I membri della Lega sono ferocemente egualitari nellambito della loro comunit, ma stabiliscono relazioni gerarchiche rispetto agli stranieri rivendicando ununanimit comunitaria senza differenze tra ricchi e poveri ampiamente illusoria. La Lega Nord apertura, potenzialit, eguaglianza: non sono i figli della borghesia bergamasca a militare nelle sue fila, bens i figli degli operai, non sono gli abitanti delle citt, ma quelli delle montagne. La coesistenza di egualitarismo e razzismo di primo acchito pu risultare sorprendente, i leghisti per rispondono a una contraddizione con unaltra, mettendo cos in luce la prima. E' essenzialmente per questa ragione che il movimento raccoglie esclusi di ogni sorta. La Lega Nord sfrutta le contraddizioni del mondo sociale, soprattutto quelle che emergono tra discorsi e fatti, denunciando le insufficienze e le menzogne del sistema democratico. Da qui nasce il rovesciamento che i leghisti attuano. Per loro, in realt, i veri nazisti sono i paladini del buonismo che si dichiarano aperti ma in realt sono elitaristi. In questo senso possibile interpretare il rovesciamento prodotto da alcuni tipi di discorso.
La Lega Nord ha tracciato la propria distanza dai tradizionali partiti distruggendo i canoni del linguaggio politico. Anche Daniele Belotti sostiene questo argomento: Noi siamo un movimento di rottura, abbiamo introdotto in politica un linguaggio nuovo preso dalla gente. Parliamo in modo molto semplice, talvolta molto forte. Si tratta di un modo di fare politica diverso. Gli italiani erano abituati a sentire politici parlare con accenti meridionali un italiano respingente, spesso fumoso. Il linguaggio di Bossi semplice e diretto. Nel Nord crea subito simpatia: E poi la gente ne ha pieni i coglioni di essere ingannata con le solite duecento parole che fanno il linguaggio politico. (17) Il leader della Lega Nord probabilmente volgare, ma ha linnegabile merito di farsi capire. Ha disintegrato il linguaggio degli uomini della Prima repubblica. La rivoluzione semantica leghista riguarda sia i contenuti sia il supporto del messaggio politico. Nel pieno sviluppo della mediatizzazione televisiva, il leader della Lega Lombarda torna a tecniche di comunicazione arcaiche (scritte sui muri, manifesti, slogan semplici e diretti). Anche in questo caso trasforma un limite in un punto di forza, poich questi
supporti poveri rafforzano la sua credibilit allinterno dellelettorato popolare: Ebbene, in contrasto con la tradizione opulenta della nomenklatura (oggi sprofondata in Tangentopoli), in contrasto con il conformismo e lopportunismo dei mass media, mi sono reso conto che i miei giornali, le mie televisioni, i miei messaggi potevano trovare tutto lo spazio necessario sui muri dItalia. Uno slogan, un manifesto di poche parole (ma le parole possono diventare macigni) valgono mille volte di pi di un forbito, ipocrita messaggio politichese. (18) Questa rottura strettamente legata alle rivendicazioni linguistiche del partito autonomista. Nei primi anni (1982-89) il dialetto lombardo era il principale obiettivo delle rivendicazioni della Lega Lombarda che diffondeva i propri slogan come: Fra i tern, Quei che ghem, ghem, i alter a ca soa. Limpiego del dialetto da parte dei primi eletti della Lega aveva permesso loro di acquisire una certa visibilit nelluniverso politico istituzionale. Luigi Moretti, primo deputato europeo del movimento, ha dichiarato nel 1989 che a Strasburgo avrebbe parlato in bergamasco. NellItalia immaginata da Bossi ci sono tanti popoli quanti dialetti. Simili rivendicazioni linguistiche sono state rapidamente abbandonate, poich suscitavano pi risate che timori. Il modello catalano si rivelava inapplicabile in Lombardia, Bossi allora ha posto fine a quella che chiamava la fase etnica. In occasione del primo Congress Nassjonal della Lega Lombarda (Segrate 8-10 dicembre 1989) ha dichiarato: Ma che lingua vuole che si parli? Naturalmente litaliano. Su questa storia dei dialetti abbiamo riflettuto. E siamo arrivati alla conclusione che meglio soprassedere... La Padania non ha prodotto una lingua comune, come la Catalogna. Allora non resta se non litaliano, che non poi da buttar via come lingua.... (19) Tuttavia, ha gi tratto beneficio dalla pubblicit negativa fattagli dal suo linguaggio fiorito. Allude cos a una seconda lingua informale, elaborata in diversi contesti periferici, un linguaggio che sia nel contempo innovativo e tipico. Questa nuova formula si rivela proficua: Bossi scandalizza lItalia e i giovani lombardi adottano le sue modalit espressive prima di adottare le sue idee. I militanti della Lega praticano la volgarit come praticano la semplicit. Le loro espressioni linguistiche sono sulla stessa lunghezza donda degli eccessi del linguaggio del leader. I dipendenti della sede provinciale di Bergamo ornano i loro discorsi di espressioni dialettali riconducibili spesso al registro pi basso poich, come la maggior parte dei giovani abitanti di citt, sono incapaci di esprimersi correttamente in bergamasco. Enzo Galizzi, originario della Val Brembana, prova amarezza per questa sua lacuna: Purtroppo sono stato abituato da piccolo a non poter parlare il dialetto in casa ed per me una grande tristezza. Quando non parli il dialetto, la gente non ti considera nello stesso modo. Io mi ricordo, quando ero piccolo, che gli amici parlavano spesso fra di loro in bergamasco e io ero visto come quello con la puzza sotto il naso, perch non ero in grado di parlare come loro. E loro non riuscivano a capire che, invece, io non la vivevo bene. (20) Carolina Lussana esprime lo stesso dispiacere. Purtroppo no, non lo parlo. Da quando frequento la sede provinciale, non la Lega, la sede, riesco a dire qualche parola e soprattutto a capirlo. In famiglia non lho mai parlato. Per lo capisco e qualche
espressione colorita la butto nella conversazione. Non sono di certo una grande esperta, ma mi piace imparare. Ho dovuto farlo perch qui, insomma, non capisci se non lo mastichi un po. Dunque mi stato utile. Se vuoi capire tutti i segretari delle sezioni devi fare uno sforzo. Diciamo che adesso li capisco abbastanza bene, tutti tranne magari quelli dellAlta valle che hanno una pronuncia pi aspirata. (21) Si tratta dunque di dare un colorito bergamasco ai propri discorsi e sono le parolacce a farla da padrona. Se nei loro discorsi figura spesso cazzo, le parolacce bergamasche assumono la funzione di veri e propri emblemi identitari. Nel gergo maschile il termine pi frequente pota. Anche le imprecazioni bergamasche sono molto adoperate. Il segretario provinciale saluta spesso i suoi interlocutori con fig prima di lanciarsi in argomentazioni esuberanti. Questa espressione particolarmente volgare, le donne non la usano e si evita di impiegarla in loro presenza. Le parolacce bergamasche sono considerate pi volgari di quelle italiane. Le bestemmie in dialetto permettono agli uomini di manifestare la loro virilit e la loro insubordinazione al clero. Queste trasgressioni linguistiche non sono dirette contro quelli che si sottomettono alle regole, ma contro la dominazione stessa. I puri e duri non hanno a che fare con norme linguistiche italiane ma, attraverso il loro linguaggio, affermano la loro indipendenza di spirito e la loro superiorit nordista. Non potrebbero sottomettersi alle regole grammaticali senza umiliare se stessi di fronte ai tern. Luso del dialetto strettamente legato al culto del "genius loci" comunitario, una forma di autodifesa, un modo di stabilire una complicit tra bergamaschi escludendo gli stranieri e tra uomini escludendo le donne. Alcuni abitanti delle montagne hanno creato dialetti parlati solo dagli uomini. Questa volont di costruire barriere attraverso pratiche linguistiche molto antica nelle Alpi italiane. E' impossibile entrare in alcuni gruppi se non si parla il dialetto. Luso dellitaliano percepito come un obbligo: nelle classi subalterne lo si impara a scuola, ma nei luoghi di lavoro si utilizza ancora il dialetto. Cinzia, studentessa, giovane padana, si esprime in favore dellinsegnamento del dialetto, poich professionalmente utile: Bisogna parlare inglese per lavorare allestero, ma bisogna parlare bergamasco per lavorare nella Bergamasca. (22) E' allinterno del gruppo di pari che si impara il dialetto, spesso contro la volont dei genitori che tuttavia continuano a usarlo anche in presenza dei figli. Stranamente, tutti dicono di non parlarlo, ma tutti lo parlano. Cinzia non mette in discussione il divieto dei genitori: Bisogna parlare bene litaliano per gli esami. Luso del dialetto non le sembra peraltro minacciato: Nei bar e negli oratori, i giovani parlano bergamasco, una bella cosa. Bisogna conservarlo, importante. Coglie tuttavia il problema che si pone attualmente: Oggi, i bambini hanno delle difficolt perch non sanno pi distinguere italiano e dialetti, semplicemente perch i dialetti si stanno italianizzando. Il tentativo di riappropriazione della propria lingua la diretta conseguenza di questa progressiva contaminazione. Lapertura della provincia sul mondo esterno, lacculturazione dei pi giovani e i contatti interculturali mettono in pericolo le forme tradizionali della socialit popolare. Il ritorno al dialetto da parte dei giovani lavoratori sicuramente un modo di proteggersi dalla concorrenza professionale degli
immigrati. E' un modo per proibire agli stranieri laccesso al mondo del lavoro e, di conseguenza, lintegrazione sociale. I nuovi arrivati devono imparare il dialetto e questo apprendimento (come per i meridionali un tempo) rappresenta agli occhi degli autoctoni la garanzia della loro buona volont. (23) In questo contesto, conoscere il dialetto bergamasco si rivela un asso nella manica per gli eletti locali. Il prestigio di cui gode Daniele Belotti allinterno del partito dovuto in parte alla sua capacit di comunicare facilmente con gli abitanti delle montagne. Il segretario provinciale dei D.S. ha detto scherzando di voler andare a fare uno stage linguistico nelle Valli, ma scherza solo in parte, poich sarebbe sicuramente un buon investimento professionale. La funzione di mediazione tradizionalmente svolta dagli eletti della Democrazia cristiana stata probabilmente accantonata nel corso degli anni ottanta. La Lega Nord ha sfruttato il malcontento suscitato da questo vuoto. La sede locale del partito costituisce un rifugio per le persone che si considerano incompetenti socialmente e linguisticamente: i pi sprovveduti tra i simpatizzanti si rivolgono ai militanti del partito di fronte a qualsiasi problema. Si cerca allora di trovare una soluzione alle loro difficolt, se necessario indirizzandoli verso professionisti legati al movimento. Nella Lega le rivendicazioni linguistiche hanno essenzialmente una funzione simbolica ed esprimono il discorso manicheo del partito con i binomi settentrionali/meridionali, governati/governanti, semplici/furbi. Dopo le rivelazioni dei giudici del pool di Mani pulite, il linguaggio politico diventato espressione dellinganno e, per contrasto, quello di Bossi espressione della verit. Allorecchio di molti elettori settentrionali, il suo discorso semplice, diretto e poco rispettoso delle convenzioni duso - quello che Ilvo Diamanti chiama opportunamente il linguaggio dellimpolitico (24) - suona bene. La Lega Nord parla la lingua di unItalia industriale che non ha rotto tutti i legami con la cultura contadina, di unItalia pi ricca, ma soprattutto laboriosa e onesta. Valorizzando la spontaneit popolare contro gli sfarzi romani, la Lega intende promuovere un nuovo ethos. Il dialetto rafforza il legame tra la gente della Lombardia e segna la rottura con la lingua italiana considerata, al contempo, il codice ufficiale dello statalismo e il linguaggio dei ladri. Per le classi subalterne delle province settentrionali, la voce della moralit ha laccento del Nord. Per i bergamaschi, la nordicizzazione dei discorsi politici ha una funzione fondamentale: il segno tangibile di una purificazione della classe politica nazionale a partire dalle valli delle Prealpi. Nordicizzando i propri discorsi, Bossi presta (consapevolmente) il fianco alla satira. Il dialetto al contempo il linguaggio dellautoctonia (il meno falsificabile) e quello del Carnevale. Questo doppio valore simbolico permette ai membri della Lega di mantenere lequivoco sulle loro rivendicazioni. Riattivando gli stereotipi della Commedia dellarte, Umberto Bossi disattiva in parte la dimensione etnica dei suoi discorsi. Nelle pubblicazioni di propaganda, i termini folcloristico e carnevalesco si sostituiscono ai termini etnico e razzista. Cercando di legittimare luso del dialetto al di l delle situazioni informali, ovvero essenzialmente in un quadro istituzionale, le Lega si pone come forza trasgressiva. La rottura delle norme linguistiche nel campo del politico relativizza le dinamiche di potere ordinariamente ammesse: facendo venir meno i codici, si mette in discussione la fiducia che i soggetti avevano nel linguaggio, si eliminano le
evidenze per introdurre una visione alternativa che nondimeno trova rapidamente i suoi limiti. Sulla questione del dialetto, tuttavia, la Lega non demorde, come dimostra un progetto di legge, depositato nel luglio 2009, sullintroduzione dei test di dialetto ai concorsi dinsegnamento. La sua ideatrice, lonorevole Paola Goisis, sostiene che i titoli di studio non garantiscono unomogeneit di fondo e spesso risultano comprati. Pertanto non costituiscono una garanzia sulla competenza dellinsegnante. Il progetto prende ovviamente di mira le universit del Sud perch non possibile che la maggior parte dei professori che insegna al Nord sia meridionale e propone di introdurre test sulla conoscenza della lingua, della tradizione e della storia delle regioni dove si intende insegnare, per favorire i candidati locali. Si tratta di una posizione molto sentita nella Bergamasca ed era anche una delle rivendicazioni originarie della Lega Nord quando denunciava la meridionalizzazione del personale statale e la sua incompetenza. (25) La Lega si rifiuta, tuttavia, di considerare il fatto che il mestiere di insegnante sia pagato poco e apprezzato ancora meno. Inoltre, non attrae i giovani settentrionali che riescono facilmente a inserirsi nel mercato del lavoro della loro regione senza dover necessariamente intraprendere un lungo corso di studi. Non a caso sono per lo pi ragazze meridionali a occupare questi posti nelle province industrializzate del Nord. Per loro sovente la docenza costituisce lunica via per poter entrare nel mercato del lavoro. Inoltre, vengono spesso insultate perch terrone e derise dagli alunni: Zitta tu, che guadagni meno di mio padre che fa lidraulico.
- "Volgarit e violenza".
I leghisti cercano di fare della volgarit - per essenza un antivalore - un valore vero e proprio. In realt, questa ribellione linguistica falsa poich, quando ergono a simboli identitari le parolacce in bergamasco, i militanti non fanno che convalidare gli stereotipi che denunciano altrove. Esprimendo collera, indignazione, disprezzo e rimandando al corpo e alle sue funzioni pi basse, le parolacce degradano chi le pronuncia ancor pi del bersaglio cui sono indirizzate. Attraverso un paradossale raddoppiamento, che uno degli effetti del dominio simbolico, riaffermano a loro spese la gerarchia che struttura socialmente il linguaggio. E' davvero indicativo che Daniele Belotti saluti i suoi interlocutori con fig. La figa il non valore, il simbolo che racchiude ognitipo di debolezza, passivit, alienazione. E' di fronte alla figa che il soggetto proclama una volont di potenza alienata e contestata in ogni ambito. (26) Linsulto rende evidente limpotenza del debole rispetto al forte. La cacofemia popolare -
svalorizzazione delle cose attraverso la volgarit - cosa nota, lespressione di una volont umiliata. Saverio Pagani sostiene che non sempre facile lavorare con i leghisti: Parlano poco, la nostra difficolt sta nella preparazione, noi, per tentare di scalfire un tantino, dobbiamo andare preparati, fare dei discorsi giuridici, estremamente fastidiosi per la gran parte dei leghisti, perch ci considerano un po dei maestrini, dei saputelli - usano questo termine - insomma, gente che vuole fare sfoggio di preparazione. Invece loro sono convinti, votano e basta. E le offese che loro fanno verso di noi sono molto pesanti, s. Quando arriva il momento del loro intervento, si trasformano. Se li prendi singolarmente, sono uomini normalissimi, ci si ragiona insieme. Nel consiglio, invece, diventano offensivi. A me, per esempio, hanno dato del collaborazionista. O senn, servo di Roma. Io sono un democratico, un uomo libero, non posso accettare questidea di servit, per nessuna ragione! Queste idee fanno parte del loro linguaggio, basta leggere le carte, nei resoconti consiliari c un florilegio di cultura leghista. Scrivono tutto, perch fanno anche fatica a condurre un discorso logico che non sia scritto, e quindi tutto si trova sulla carta. (27) Mi stato difficile ottenere questo tipo di testimonianza, poich gli eletti che sono stati oggetto di simili attacchi preferiscono tacerne. Questa aggressivit verbale compensa il sentimento dimpotenza che gli eletti della Lega sperimentano nella sfera amministrativa. Le parolacce hanno uninnegabile funzione catartica. Durante le riunioni ufficiali, gli eletti della Lega stanno per lo pi in silenzio. Rifiutano ordinariamente il dibattito: il loro leader legger un intervento nella pi stretta ottica di partito, a meno che non organizzi un gran baccano facendo arrivare in aula militanti che urleranno le loro opinioni agli eletti degli altri partiti. Non potendo provare il proprio valore sul campo, si cerca una compensazione simbolica provocando lavversario e deridendolo.
Dialetto e volgarit sono strettamente legati e svolgono una funzione similare negli scambi interpersonali. La conoscenza che i pi giovani hanno del dialetto spesso limitata a questo registro. Le conversazioni licenziose sono un aspetto della socialit leghista. Battute volgari e razziste sono spesso legate; in genere il femminile rappresenta lalterit. Ci che osservavo quotidianamente negli uffici contraddiceva spesso le dichiarazioni registrate durante le interviste. Gli attivisti condannano questa realt per potersene distaccare. Enzo Galizzi sostiene di non sopportare la volgarit, ma non disdegna di raccontare storie grevi. Questa malafede, peraltro, compromette la validit empirica delle interviste realizzate in un contesto simile e finalizzate a uninchiesta. Pazzo, imbecille, maschilista, estremista sono sempre termini riferiti ad altri. Fin dal primo giorno ho dovuto adeguarmi a questa dimensione della socialit leghista, abbandonando ogni pretesa di rispetto. Mi stato fatto comprendere in modo abbastanza brutale. La rappresentante del Sin Pa (Sindacato padano), in effetti, mi ha detto che tutte le ragazze della Lega dovevano sedersi sulle ginocchia del segretario provinciale e ha esemplificato il gesto sedendosi sulle gambe di Daniele Belotti e, con una risata, mi ha incoraggiato a fare altrettanto. Sono stata pi volte oggetto di battute a carattere sessuale.
Una delle attiviste della Lega ha parlato delle donne straniere, chiamandole i culi davanti a me parlava di culi francesi. Questi scherzi sembravano far ridere tutto il personale presente, donne e uomini, e ridimensionavano la mia presenza. Daniele Belotti mi chiamava dottoressa con ironia e, come chiunque altro, sono stata bersaglio dei suoi scherzi. Qualche volta ha provato a darmi a bere fatti incredibili che voleva che riportassi nella mia tesi di dottorato. Un pomeriggio lho trovato in ufficio mentre mangiava un vasetto di Nutella con un cucchiaino, appena mi ha visto mi ha detto: Non mi daresti una tetta per mangiarci sopra la Nutella?, provocando lilarit degli attivisti che mi seguivano. Un altro giorno invece lho visto mangiare un gelato dalla spalla di Carolina, che si prestava allo scherzo. Durante le pause, quando la politica cessava di essere largomento principale delle conversazioni, si discuteva spesso di turismo sessuale. Per Daniele Belotti la questione della rivalit virile centrale: mi ha raccontato di un marocchino che, dopo che lui lo aveva aiutato a trovare un lavoro, gli avrebbe fatto fare una figuraccia perch aveva lasciato limpiego solo un mese dopo. Lo chiamava Mohamed trenta ghei: identificava cos alcuni soggetti riducendoli alla presunta lunghezza del loro membro. La virilit degli uomini neri lo impressiona almeno tanto quanto quella che attribuisce al leader della Lega. Continua a fare riferimento agli interpreti maschili di film pornografici, Rocco Siffredi in particolare, e alimenta la sua fama di uomo che va con tante donne. Nel partito noto come uno ossessionato dal sesso: Belotti lavora o parla di sesso!. Quando era responsabile dei gadget voleva far produrre preservativi con inciso il Sole delle Alpi, mi ha poi spiegato che era impossibile, perch i profilattici rischiavano di rompersi - aveva comunque studiato il problema. Un pomeriggio ho visto sul bancone della hall mutande femminili con un bersaglio sulla parte posteriore e la scritta: Permesso solo ai padani. I leghisti si compiacciono nel ruolo da supermaschio un po caricaturale. Questo aspetto delliconografia di partito oggetto di continue battute. Daniele Belotti afferma che nei primi anni novanta, come in ogni movimento rivoluzionario (sic), nel movimento leghista c stata una fase di promiscuit sessuale. A Milano, quando siamo andati insieme alla sede di via Bellerio, si poneva come langelo custode della sua antropologa: Urla se qualcuno ci prova, a meno che non si tratti del capo!. I leghisti raccontano le loro gesta della notte precedente in termini piuttosto espliciti. La sottocultura leghista si alimenta dei miti adolescenziali maschili. La maggior parte dei giovani non nasconde linteresse per i film pornografici. Daniele Belotti si vanta di essere lunico tra i militanti bergamaschi a vedere film con scene di zoofilia. Le giovani donne del partito irridono spesso la spavalderia dei puri e duri. Carolina Lussana prende in giro i colleghi dicendo che i romani sono sicuramente pi sexy dei padani, cosa che generalmente provoca un putiferio negli uffici della sede. Nei bar e nelle sezioni di partito ci si vanta delle proprie gesta spesso pi inventate che reali: le manifestazioni di sessismo diventano un modo per lottare contro linferiorit culturale (che sia compensata o meno dal capitale economico). (28) Nellimmaginario dei militanti, risultati finanziari e prestazioni sessuali sono implicitamente collegati. Lesaltazione delleros maschile e dellattivit produttiva dei bergamaschi vanno di solito
di pari passo. Si fa spesso il gioco di parole bergamasco-bergamaschio e quindi bergafemmine. Si vanta lintraprendenza bergamasca come carattere distintivo. Gli attivisti non fanno mistero del loro antifemminismo: Le donne hanno preso il posto degli uomini, almeno in Italia cos, anche nella vita pratica, vedo, e questo mi d fastidio, perch io sono maschilista. Spero che le cose cambieranno, perch non normale che le donne siano pi forti degli uomini, le cose si sono un po capovolte. (29) Liconografia virile veicolata dalla Lega Nord affascina pi o meno direttamente una quota significativa dellelettorato italiano, uomini e donne. Queste dimostrazioni di maschilismo coesistono tranquillamente con un discorso sulla parit. Il movimento intende oggi sostenere le donne per correggere la propria immagine. Carolina sembra abbastanza disincantata e a una domanda specifica sul tema mi risponde, ridendo: Vuoi parlare della macchietta sessuale? Oh! Il mio fidanzato leghista, per cui voglio dire... leghista dall87 e confermo. Non so cosa dirti. Non mi aspettavo una risposta simile e dopo aver riformulato la domanda, lei mi dice: Sai, il ruolo delle donne in politica difficile; in tutti i partiti, dunque anche nella Lega, c un po questo atteggiamento maschilista; io lo vedo, ci sono tante donne fra i nostri elettori, militanti eccetera. Ma ai posti che contano ce ne sono ancora poche. Per esempio, nella Bergamasca, abbiamo una deputata per dodici uomini, tre sindachesse su quaranta sindaci. Dunque, il maschilismo una realt, per penso che le donne riusciranno a farsi spazio nella Lega. Bisogna ancora lavorare, s. Ma il problema non solo della Lega. Il 13 maggio 2001 Carolina Lussana riuscita a farsi spazio poich stata eletta al Parlamento con il 51,6 per cento dei suffragi nel collegio di Albino (Bassa Val Seriana) dove era segretaria della circoscrizione (La Padania, 15 maggio 2001). Nella Lega le donne non sono meno volgari degli uomini. Sono spesso provocanti e si truccano in modo eccessivo. Dopo una serata in discoteca, organizzata dallo staff del presidente della provincia, un giovane militante mi ha chiesto, ridendo, se riuscivo a distinguere le militanti della Lega dalle prostitute. Belotti ha risolto la questione rispondendo che le call girls erano quelle i cui seni sfidavano la legge di gravit (ovvero siliconate). Le donne che militano nella Lega mostrano il loro femminismo. Non si lasciano pestare i piedi e adottano uno stile consono a quello dei colleghi uomini. Le provocazioni sessuali hanno comunque sempre un aspetto ludico. Nelle prime settimane della mia ricerca sono rimasta disorientata dalle osservazioni del segretario provinciale e per qualche giorno non mi sono fatta vedere ma, per quanto sgradevoli, questi discorsi non devono essere presi alla lettera: se gli uomini del movimento ostentano vite sessualmente intense, si pu legittimamente dubitare della veridicit di molte decantate conquiste. Le provocazioni di cui sono stata oggetto mi sono sempre state rivolte in presenza di altri. Erano, in sostanza, formule della comunicazione ufficiale del segretario provinciale. Daniele Belotti scimmiottava laggressivit sessuale del leader. Facendo la parodia del potere, Bossi fa anche la parodia della superpotenza virile che si attribuisce agli uomini di potere. I giornalisti in quel periodo parlavano spesso di Bossi e del suo harem: Irene Pivetti, la pulzella lumbrd, Rosy Mauro, la pantera nera. Le battute sul presunto "ius prim noctis" dei dirigenti del partito sono ricorrenti. Anche
questo aspetto della rappresentazione leghista caricaturale: ci si chiede se pure in questo caso i leghisti non mettano in evidenza una serie di pratiche in uso nelluniverso politico. Queste pratiche, che vanno sotto il nome di molestie sessuali, non appartengono alla sfera della comunicazione pubblica, ma a quella della comunicazione illegale. Ho dovuto ridimensionare le provocazioni rispondendo con lo stesso registro, cosa che mi valsa parole di incoraggiamento come: Oh, va bene, finalmente hai capito!. La fissazione sulle presunte prestazioni sessuali non unicamente appannaggio dei leghisti. Oggi, le manifestazioni sessiste seguono logiche che aggirano il divieto sociale: con il pretesto di dubbie battute con un secondo fine si assiste al rinnovamento di un maschilismo da quattro soldi che, in questo contesto, assume una dimensione grottesca decisamente pesante. Questa strana mescolanza di spregiudicatezza morale, innovazione sociale e trasgressione non estranea al successo leghista. In questo modo, la societ locale del profondo Nord si emancipa definitivamente dai vecchi modelli di vita democristiani. Simili aspetti non sono stati presi in considerazione abbastanza nellinterpretare il successo della Lega. Attraverso queste manifestazioni, i militanti leghisti si prendono una rivincita sullipocrisia della societ bergamasca. Come il delinquente sessuale un puritano senza saperlo, il leghista un democristiano senza esserne cosciente. Il suo comportamento trasgressivo in radicale contrasto con le origini familiari (Belotti nipote del vescovo di Bergamo): S, la tradizione della mia famiglia molto cattolica, proprio... Figurati quando hai in famiglia uno zio vescovo, una zia missionaria che madre superiora in Sudan, un cugino prete, tutta una serie di cugini, zii cos, che vivono in parrocchia, che fanno volontariato... Sono circondato!. Allora tu sei la pecora nera? No, verde!
- "Limbroglio mediatico".
Quando mi sono chiesta quali dinamiche mi avessero portato a non reagire pi alle osservazioni xenofobe dei militanti che incontravo quasi ogni giorno, ho identificato due fattori: labitudine e il riso. Il primo sembra essere evidente, il secondo molto meno. Eppure, seguendo il segretario provinciale nella sua logica di derisione che sono riuscita a uscire dallo stato di esasperazione in cui mi facevano sprofondare le dichiarazioni leghiste. La mia dinamica personale molto istruttiva: permette di cogliere come un dato individuo possa arrivare a militare nella Lega Nord. Non si tratta per nulla di una casualit, bens del prodotto di una macchina decervellatrice che non sarebbe dispiaciuta ad Alfred Jarry. (30) E' necessario smontarne la meccanica per comprendere la logica del fenomeno.
Per cogliere ci che in gioco, dobbiamo prendere in considerazione i due poli dello scambio. Il discorso leghista carnevalizzato sia dai suoi trasmettitori sia dai suoi ricevitori. Questa carnevalizzazione risponde a bisogni psicologici ancora prima di rispondere a necessit strategiche. Durante i primi mesi della mia indagine, il segretario provinciale mi diceva spesso che non avevo senso dellumorismo. Mi aveva infatti spiegato pi volte che il presunto razzismo della Lega Nord era una provocazione utilizzata per richiamare lattenzione del governo centrale su una serie di problemi sociali. Mostrando insofferenza, ero io a essere diventata idiota ai loro occhi poich mi ero rivelata incapace di distinguere la finzione (il loro razzismo) dalla realt (la delinquenza degli stranieri). Secondo Daniele Belotti avevo un paraocchi ideologico che mi impediva di andare oltre la vulgata antirazzista. Questo discorso era il prodotto del rovesciamento spiegato in precedenza, ma ero ancora incapace di analizzarlo in quanto tale. Per settimane mi sono chiesta a quale livello dovessi pensare la Lega: cerca solo di fare pressione sulle istituzioni come sostiene il mio informatore, oppure cerca di legittimare un discorso che la morale rifiuta? Daniele Belotti ammette volentieri: Noi abbiamo un modo diverso di fare politica, pi a contatto con i cittadini, con azioni talvolta folcloristiche - dicono di noi che siamo dei pagliacci - ma lo facciamo anche per avere un certo riscontro sui giornali, partendo dal presupposto che i giornali non ci sono vicini. Noi, non possiamo dire Ah! e basta, dobbiamo dire degli Ah! grandi cos, magari con tante cose attorno un po strane, per poi avere qualcosa di pubblicato. Io faccio il comico. Adesso la Lega cresciuta, neh! Abbiamo dei personaggi molto a modo, che hanno stile, guarda il nostro presidente della provincia, uno molto elegante, sembra quasi un nobile [Giovanni Cappeluzzo, poi fuoriuscito]. Io invece sono proprio casinista. Ma non che se uno che si comporta in modo diverso d fastidio, tuttaltro. Io sono cos perch il mio compito quello di continuare nella linea della rottura, perch prima di costruire dobbiamo rompere ancora quello che sta tornando, perch stanno tornando i vecchi democristiani, eh!. Il segretario provinciale produce dunque un discorso sulla sua messa in scena - io faccio il comico -, descrive il suo ruolo allinterno del sistema politico bergamasco in termini cinici, cercando cos di dimostrarmi che lui non ci che la sua attivit pubblica potrebbe far pensare, ma in queste vesti riproduce una strategia gi sperimentata dal leader. In effetti, Umberto Bossi giustifica allo stesso modo i suoi eccessi verbali. Rivela linganno allinterno della sua autobiografia: Diedi volutamente un taglio un po rozzo a certe parole dordine, e posi al centro della nostra propaganda la questione del dialetto, sia per fare scandalo, sia per gettare fumo negli occhi ai partiti romani che ci presero per una combriccola di buontemponi e tardarono ad alzare la guardia. I giornali ci ignorarono per anni, o parlarono di noi come di una masnada di razzisti, ma se qualcuno avesse avuto il buon gusto di andarsi a leggere i nostri programmi avrebbe scoperto una piattaforma ideologica molto seria, in buona misura valida ancora oggi. (31) I militanti partecipano ovviamente a questa operazione di folclorizzazione del messaggio politico, a volte inconsapevolmente, ma sempre con slancio. In occasione degli incontri di Pontida, i dirigenti li avevano esortati a travestirsi da cavalieri per la gioia dei fotografi. Secondo Daniele Belotti, il vero leghista colui che pu inventare la cosa pi stramba
per diffondere il messaggio. Ancora oggi, questa disposizione continua a essere applicata. Qui sta quello che alcuni chiamano raggiro leghista. Gli avversari descrivono Daniele Belotti come una persona non particolarmente brillante, ma estremamente furbo, riproducendolo in questo modo il discorso che la classe politica italiana fa sul leader della Lega. I vincoli che pesano sui gruppi dominati li portano a sviluppare specifiche modalit di contestazione. Lindividuo stigmatizzato passibile di adottare due atteggiamenti, entrambi poco autentici: pu cercare di rassicurare i propri interlocutori agendo nella maniera che ci si aspetta da lui, oppure riprendere a propria volta gli atteggiamenti sprezzanti che gli altri mostrano nei suoi confronti. Nel primo caso Erving Goffman parla di normificazione, nel secondo di fare il pagliaccio. Questi due atteggiamenti spesso si alternano nella stessa persona, anche tra i membri della Lega. E' tuttavia la seconda posizione a interessarmi poich porta il soggetto stigmatizzato a sfoderare tutta la gamma delle qualit negative attribuite a chi si trova nella sua condizione, trasformando la situazione vissuta in un ruolo da pagliaccio. (32) I caratteri sociali e psicologici dellappartenenza territoriale sono diventati per i leghisti un vero e proprio vessillo: giocano a fare i ruspanti, mentre non sono pi contadini, talvolta anche da due o tre generazioni. Accentuando le stereotipate caratteristiche attribuite al loro gruppo si comportano esattamente nel modo che Goffman definisce fare il pagliaccio in una prospettiva militante. Gli avversari hanno capito a loro spese che bisognava ignorare le provocazioni della Lega per non favorire le loro operazioni propagandistiche. Giacomo Bianchi, uno dei fondatori della Lega Lombarda, riconosce che i giornalisti hanno saputo fare la differenza: Alcuni giornalisti hanno capito limportanza del fattore provocatorio, hanno imparato la lezione e hanno taciuto su di noi, senn la storia delle Camicie verdi sarebbe diventata una bomba per la Lega. Era una provocazione, no? Sono stati tanto intelligenti da non combatterle, senn sarebbe diventato un fattore trainante molto importante... Invece, caduto nel nulla. Non hanno accettato la provocazione, sono diventati furbi. Guarda, che io mi ricordo allinizio, i democristiani erano talmente presuntuosi e supponenti che abboccavano a tutto. Per avere una pagina sul Corriere della Sera ci volevano cinque milioni, a noi bastava dire una stupidata a un democristiano. (33) Nelloperazione di dissimulazione comica (dire una cosa mentre si pensa il contrario) della Lega, a loro insaputa i media hanno svolto una parte importante. In un capitolo sulla stampa di regime e sui re del denaro, Bossi chiarisce questo suo imbroglio. Visto che i media hanno sempre lultima parola, bisogna fare i conti con la loro ostilit: E' cos che abbiamo deciso di adeguarci, di trasformare gli attacchi dei giornali in un formidabile veicolo di propaganda. Abbiamo capito che gli aspetti folcloristici della nostra attivit e gli equivoci pi maliziosi sulla proposta federalista erano unottima pubblicit. Pubblicit negativa, certo, ma tutto fa brodo quando un movimento agli albori e non ha entrature nei santuari della stampa di regime. Oltretutto, la polemica contro il Mezzogiorno interpretava la rabbia di tanti cittadini del Nord, costretti a pagare per linefficienza e il clientelismo dilaganti in altre zone del paese. In sostanza ci abbiamo marciato, abbiamo fatto un bello
scherzo a quei signori dalla penna storta che volevano fregarci. Abbiamo finto di essere quello che non eravamo, dei puri e semplici nostalgici del dialetto, insofferenti verso i terroni. I giornalisti non hanno capito il nostro gioco e ci sono cascati, forse sono meno intelligenti di quanto credono. (34) Se ci limitassimo a questa posizione, il leghismo sarebbe solo un brutto tiro fatto ai giornalisti. Questo trucchetto - la rivelazione dissimulatrice - non una novit, ma ben conosciuto dai bugiardi patentati e viene usato anche dai leghisti. Sperano di eludere le riserve che si hanno sul loro conto rivendicando un uso strategico dellinsulto, oppure dellantimeridionalismo, come mi indica un ex attivista del Mab (Movimento autonomista bergamasco): Se si considerano le idee federaliste, un discorso antinessuno! Infatti noi dicevamo sempre: lasciate i soldi dei calabresi ai calabresi che li gestiscono loro e lo faranno sicuramente meglio di come possono farlo i vari rappresentanti dello stato. Quindi, sapevamo benissimo che il discorso federalista valeva anche per il Meridione, eccome! Vale ancora adesso. Il discorso antimeridionale saltato fuori con Bossi (ride)... Lui ci ha marciato dentro in grande stile. Per era gi presente ai nostri tempi e a me non piaceva molto lidea... Perch dicevano che per avere voti bisognava fare leva sul sentimento antimeridionale, la cosa mi faceva un po schifo a dire la verit... Mi dava fastidio, perch la cosa prendeva un colore razzista... Poi mi sono accorto che forse avevano ragione, perch Bossi allinizio ha preso tanti voti per quello... Di fatto, qui tanti leghisti sfegatati votano Bossi perch ce lhanno con i meridionali o con gli stranieri. (35) Secondo questo veterano dellautonomismo, il leader della Lega Lombarda avrebbe fatto un uso strategico e puramente cinico dellantimeridionalismo, come se non fosse intrinseco allideologia professata. Ma Bossi va ancora oltre e rincara la dose sostenendo che sarebbero stati i giornalisti stessi a suggerire di fare la parte del razzista. In unintervista a Oggi ha ammesso di aver utilizzato dei trucchi in politica: Certo, ve lo spiego con degli esempi. Allinizio della mia attivit mi ricordo che per finire sui giornali i vostri colleghi mi dicevano: ti facciamo un articolo ma solo se mi racconti di essere razzista. E io dicevo di essere razzista, anche se poi non era facile portare in giro questa mia faccia. Ma che cosa dovevo fare?. (36) Regolarmente dice di essere vittima di calunnie da parte della stampa e di non aver mai detto quello che i giornali riportano. Secondo lui, la penna dei giornalisti sempre piena di veleno. Lelemento fondamentale della sua politica comunicativa prendersi gioco degli altri attraverso una serie di operazioni. Si tratta di una tattica pi che di una strategia (37) poich queste operazioni si dispiegano sul terreno dellaltro, quello della stampa di regime: di buon grado o meno, il leader della Lega coglie alcune occasioni nel flusso degli eventi nazionali e internazionali, caccia di frodo con un effetto sorpresa. I movimenti di estrema destra devono anzitutto acquisire una certa visibilit mediatica, si espongono dunque volontariamente alle condanne della stampa. Bossi ha prodotto scandalo per poi correggerne leffetto attribuendo linganno alla stampa stessa. I rappresentanti della Lega Nord dicono grandi stupidate per guadagnarsi i titoli dei giornali e fingono poi di fare gli idioti (senza esserlo veramente) per sfuggire alla sanzione morale che attirano su di s
con alcune delle loro dichiarazioni. Accade anche che i giornalisti utilizzino a loro volta questa scusa. I dirigenti della Lega si collocano sul registro della dissimulazione comica non come scusa, ma come strumento di propaganda. Controbattono alle critiche sostenendo la necessit, dato il contesto, di spingere sui toni per fare notizia. Alimentano dunque lambiguit sulla natura del movimento che rappresentano. Questa strategia di comunicazione, che si colloca sul piano dellimbroglio, non toglie nulla al contenuto ideologico trasmesso, ma non fa che incrementare lincredulit di un pubblico incline a occultare il processo di esclusione sociale, quando colpisce i diversi. Una simile strategia - per quanto possa sembrare machiavellica - presenta tuttavia due grandi difficolt. Correggendo le sue dichiarazioni pi dure con dettagli incongrui che ne annullano la portata, Bossi riesce a far passare le sue idee, ma non pu pretendere di legittimarle: resta imprigionato nella contraddizione. La sua pseudotattica lascia perplesso losservatore: i leghisti sembrano cos sprovveduti da essere catturati dalla loro stessa trappola. Devono far passare per matti quelli che, nei loro ranghi, si discostano dalla norma e sostengono di fare i matti quando la infrangono essi stessi - sempre per necessit! Ma praticando in successione derisione e autoderisione, i dirigenti della Lega compromettono notevolmente la credibilit del movimento. Peraltro, questa mistificazione non pu durare a lungo, poich le scuse addotte non sono pi credibili quando sono continuamente ripetute, cos come le argomentazioni sostenute. Essa costringe i suoi autori a un continuo alzare i toni. Ma lo scherzo, quando si prolunga eccessivamente, cessa di far ridere e genera ansia. Gli elettori nutrono necessariamente dei sospetti sulla buona fede dei rappresentanti del Carroccio. Molti italiani del Nord guardavano con favore a una Lega federalista e contestataria; una Lega secessionista gli ha fatto paura.
Daniele Belotti conosceva le mie apprensioni poich erano state sicuramente anche le sue. Probabilmente ha riprodotto il processo di seduzione che lo ha spinto ad avvicinarsi allorganizzazione. Il racconto sul suo primo contatto con la realt leghista, da questo punto di vista, illuminante: Ho partecipato nel novembre del 1986 al secondo incontro pubblico organizzato a Bergamo. Qui, la Lega arrivata nel 1985. Il primo gruppetto ha cominciato a riunirsi alla fine di quellanno. Allora ero in terza ragioneria, ho visto insieme a un mio compagno di classe questi manifesti, piuttosto pesanti, sulla libert della Lombardia, via i meridionali, professori lombardi a scuola eccetera. Visto che stavamo vivendo una situazione pesante in classe con dei professori terroni, davvero scarsissimi, avevamo un po cos, voglia di ribellione, di rivalsa e siamo andati a questo incontro, pi per curiosit che altro. E' stata unesperienza di quelle forti perch... Fai conto... Non cera Bossi, eh... Cera Gremmo, Pergreffi che morto, forse Leoni, non mi ricordo. Comunque vi abbiamo partecipato. Cera circa una trentina di persone, la cosa particolare che, a parte gli organizzatori che erano una decina, seduti in prima fila, tutti gli altri si erano messi uno qua, uno l, tutti in fondo, ed era interessante vedere come, quando entrava uno, nella sala tutti si giravano per vedere chi era. Ci trovavamo l come in una riunione segreta, fatta di nascosto, avevano tutti timore a mostrarsi, e in quelloccasione, due hanno preso la parola, uno era meridionale, e un altro che ha detto che era tutta una buffonata, sono stati presi e buttati fuori a forza (ride). Quindi, il primo impatto con la Lega stato piuttosto
traumatico... Il mio amico mi ha detto: Ma dove siamo finiti qua!... Questo era nel novembre 1986. Dopo quellesperienza mi sono detto basta, continuavo a seguire, a simpatizzare dallesterno. Nel 1987 il mio primo voto lho dato alla Lega, e a Bergamo ha preso l8 per cento.... (38) Con il registratore acceso, Daniele Belotti prendeva le distanze dai comportamenti violenti che si possono osservare allinterno del movimento leghista. Ma lo stesso Belotti, pochi minuti dopo, si entusiasmava allidea di fare casino in una manifestazione di piazza, una riunione eccetera. Le interviste, unite a relazioni quotidiane, mettono cos in evidenza la dissociazione leghista e tutte le espressioni che laccompagnano. La derisione sicuramente il principale strumento delegato a produrre distanziamento, senza questa non si potrebbe dire ci che intollerabile, la derisione a rendere possibile il salto nel campo dellinterdetto. Daniele Belotti deride i militanti sotto il suo controllo, ride dei discorsi del leader e denuncia spesso lignoranza della classe dirigente: Nella Bergamasca i leghisti laureati si contano sulle dita di una mano!. I militanti lo infastidiscono: Nelle manifestazioni sono incontrollabili, bisogna sempre stargli dietro, nei consigli comunali non vogliono sentire nulla, niente compromessi, hanno la testa troppo dura; quando non si limita semplicemente a ridere: S, volevano bruciare un maglione Benetton al posto della bandiera italiana.... (39) Che schernisca i comportamenti buffi di alcuni o che si faccia beffe di un idiota patentato, tutto nelle sue parole tradisce il disprezzo e la vergogna di questo disprezzo. Mi lanciava allora occhiate di perplessit e cercava di imbrogliare le carte con qualche pagliacciata, ma questi scivolamenti riflettono un chiaro senso di ambivalenza nei confronti del movimento cui aveva aderito. Ma guarda che fauna, mi diceva durante la Marcia su Roma del 5 dicembre 1999. Preso tra la base e il desiderio di legittimit politica, oscillava continuamente tra la semplicit e la stigmatizzazione dellidiota, tra slancio populista e disprezzo. Questa ambivalenza non solo di Daniele Belotti. Riusciva persino a prendere le distanze dalle proprie prestazioni: Io faccio casot, diceva per definire il suo ruolo nelle istituzioni provinciali. In effetti, se non rifiuta n la compagnia dei matti, n i voti della gente semplice, (40) tende comunque a distanziarsene. tienne Balibar parla del doppio gioco dei neorazzisti che, pur offrendo alla massa un quadro ideologico alla sua spontaneit, la svalorizza considerandola una folla primitiva. Si pongono cos come gestori realisti delle tensioni interetniche. (41) E' sulla base di questa ambivalenza che tra lui e me si sviluppata una certa complicit. Mi considerava una testimone, ridendo in anticipo del tiro che stava preparando: Guarda questo, un vecchio nazista. Vieni, lo facciamo parlare un po. Poi lo prendeva in giro fino a quando il personaggio gli diceva ci che pensava: Vedrete voi giovani, io sono arrivato fino a sessantanni, ma voi vedrete, lestrema destra prender il potere in Europa e ci dovrete fare i conti. Del resto, alle prossime elezioni non voter per te, Belotti, voter per lestrema destra. Poi rideva di cuore, soddisfatto delleffetto che aveva potuto produrre. Cos poteva sia lamentarsi dei matti, sia divertirsene, sia stupirsi della loro partecipazione.
Le parole accondiscendenti del segretario provinciale attestano anche lo sforzo compiuto per incanalare gli sbalzi di umore dei militanti pi violenti. La condanna della xenofobia attiva anche nel movimento: quelli che non sono in grado di nascondere la loro ostilit sono derisi. Il gruppo riproduce allinterno la stigmatizzazione esercitata contro di esso allesterno. I dirigenti censurano le teste calde, anche se in modo eufemistico. La derisione fatta dai pi civili contribuisce probabilmente a sdrammatizzare lespressione dellostilit, a vantaggio del gruppo nel suo complesso. Di fronte a me, il segretario provinciale cercava anzitutto di censurare le dichiarazioni grottesche dei suoi. Voleva fare bella figura, ma di fronte allenormit dellimpresa gettava la spugna accontentandosi di dire di tanto in tanto, senza troppa convinzione: Questo non metterlo nella tua tesi!. E non tanto per le parole xenofobe, ma per le stranezze di comportamento di un certo numero di attivisti. Se gli era facile curare la rappresentazione di s, gli risultava molto pi difficile controllare quella dei suoi militanti. Cos ha deciso - elemento davvero rivelatore - di dequalificare non tanto le dichiarazioni ma chi le enunciava. Quando mi ha visto parlare con alcuni di loro, mi ha detto un po irritato: Davvero, ti interessa solo ci che c di peggio tra noi!. Ha cercato anche di stilarmi lelenco delle persone intervistabili, tracciando una netta linea di demarcazione tra questi e quelli che chiamava i matt. Questa distinzione somigliava a quella fatta dai giornalisti italiani tra amministratori e puri e duri. La Lega vede manifestazioni di intolleranza nelle espressioni tipiche di gruppi sociali marginalizzati (le classi pi basse delle periferie della Lombardia, i montanari, gli agitatori giovani). Questa sprezzante eufemizzazione, sostenuta da molte persone, tende a dar credito allidea secondo cui solo gli ignoranti si esprimerebbero in modo rozzo e primordiale su temi come lantimeridionalismo, che sono tuttavia collocati in un pi ampio senso comune. I dirigenti non discreditano i discorsi in quanto tali, ma chi li pronuncia, a cominciare da se stessi. La derisione, bench spesso al limite dellinsulto, pervade tutta la struttura partitica della Lega Nord. Le ripetute forme di dileggio del segretario provinciale sono indice di una violenza interna che non si denuncia mai abbastanza, poich Daniele Belotti riproduce sui militanti le vessazioni di cui lui stesso stato oggetto. Come mi ha detto, Umberto Bossi potrebbe chiamare in piena notte per rimproverarlo e insultarlo: Testa di cazzo, coshai combinato ancora?. Peraltro non fa mistero dello stress che provava durante il suo primo mandato come segretario: Allinizio era solo urlare. Relativizzando il loro impegno politico, i leghisti si scaricano la coscienza. Lunione tra follia ed estremismo un luogo comune dei discorsi dei militanti. Il razzismo roba da matti - nel senso che il matto sempre laltro - e cos i miei interlocutori leghisti eludono immediatamente il problema. Contro il parere del segretario provinciale, ho quindi deciso di interessarmi dei matti - a partire da lui - e dopo un primo giro di interviste ho deciso di limitare la quota utile di eletti per la mia inchiesta per dedicare pi tempo a quelli che venivano chiamati matti. Questi personaggi sostenevano le proprie posizioni, senza cercare di giustificarle razionalmente. Sembravano detenere la verit del movimento e di conseguenza quella della societ che lo aveva generato.
- "Esternazioni e trasgressione".
I rappresentanti della Lega Nord, sul tono dellesagerazione, fanno passare ci che il senso morale comune impedirebbe di dire anche in modo misurato. Questo procedimento permette loro di eliminare qualsiasi tipo di sanzione morale e giudiziaria utilizzando come pretesto la follia, di raggirare il boicottaggio mediatico di cui sono oggetto facendo scalpore, ma anche di liberare laggressivit dei loro sostenitori. Il continuo ripetersi del procedimento ne riflette lartificiosit. Imparano cos a spararle grosse per essere ascoltati, e senza venire censurati. Le loro dichiarazioni razziste sono talmente grottesche da diventare ridicole. Alcuni dirigenti leghisti ne hanno fatto una specialit, legando definitivamente il loro nome alle recriminazioni xenofobe. La dichiarazione di Erminio Boso sugli extracomunitari ormai famosa. Questo eletto del Trentino aveva suggerito la necessit che la polizia prendesse le impronte digitali delle mani e dei piedi degli immigrati che fanno il loro ingresso sul territorio italiano. Ci sarebbe anche una competizione interna, come suggerisce il vicedirettore de LEco di Bergamo: Ci sono degli elementi dentro la Lega che, per compiacere al capo che varia molto nelle sue posizioni, dicono cose pi grosse di lui, senza accorgersi che nel frattempo ha gi cambiato idea. Enfatizzano in particolare la questione degli immigrati, fanno a gara a chi la spara pi grossa.... (42) Il sindaco di Treviso diventato famoso in tutta Europa dopo aver dichiarato: Dovremmo dare dei costumi da leprotto agli extracomunitari, cos le doppiette dei cacciatori potrebbero esercitarsi; prima di scusarsene velocemente: Ho parlato come racconto una barzelletta, [...] se qualcuno poi capisce la buona fede.... Ma non si fermato qui. Sulle colonne del quotidiano leghista sostiene che la sinistra ha strumentalizzato una delle sue battute: Si sono risvegliati i vecchi commissari del popolo, [...] quelli dei tempi di Stalin e Lenin che fanno pressione sulle istituzioni (La Padania, 1 marzo 2000). In realt, sono stati gli insegnanti della provincia di Treviso a mobilitarsi denunciando con una lettera al ministro della Pubblica istruzione e al provveditore agli studi le quasi quotidiane esternazioni del sindaco di Treviso tese a esaltare la violenza, la xenofobia e il razzismo. I trecento firmatari hanno criticato il fatto che il sindaco lo faccia come rappresentante. Sul quotidiano leghista, il politico in questione si detto sereno: Stamani ho girato per le strade e la gente era con me. Ho il suffragio dei miei concittadini e forse sto facendo la storia della citt; le piccole lobby che mi sono contro non contano niente. Dimostra poi la sua buona fede, affermando di aver fatto destinare ledificio di una caserma allaccoglienza degli immigrati in regola, come si prende cura di precisare.
Le dichiarazioni dei rappresentanti del Carroccio somigliano cos a battute razziste di cattivo gusto che si raccontano con un secondo fine per eludere linterdizione morale. I giornalisti sindignano e i politici del movimento si affrettano a rassicurare lopinione pubblica affermando che era solo uno scherzo. I rappresentanti della Lega disinnescano le reazioni morali ponendo le loro inquietanti affermazioni sul registro della risata. La tecnica abbastanza grezza ma, paradossalmente, funziona meglio proprio per questo motivo. Questa tecnica ha comunque leffetto di squalificare gli autori: oggi Bossi ha unimmagine pubblica talmente deteriorata da poter dire qualsiasi cosa senza incorrere in sanzioni. (43) Per molti italiani, ci che dichiara Bossi divertente perch lo dice lui, perch il leader parla come un ubriaco, come un pazzo. Nella Lega solo la paura che ispira pu compensare il discredito. Le dichiarazioni dei leghisti fanno ridere e motivano lindulgenza. I detrattori finiscono per trascurare i loro interventi sostenendo che sono cose da matti. E' dunque lillegittimit del discorso leghista ad assicurarne la diffusione tra le masse. Questo solo uno dei tanti paradossi che caratterizzano lattivit di propaganda della Lega Nord. Gli eletti irridono spesso i loro censori e rincarano la dose. Alcuni dirigenti sono diventati dei maestri nella grottesca arte dello scansare le questioni, come evidenzia questa eletta bergamasca: Quando ero piccola, mia madre mi regalava bambole di colori diversi poich pensava che cos mi abituassi alla differenza tra le razze, avevo bambole giapponesi, nere, verdi, gialle, di tutte le razze. Dunque non ho avuto uneducazione chiusa, anzi direi proprio il contrario. (44) Questa eletta era cos in buona fede che gli attacchi dei suoi detrattori le sembravano semplicemente comici e rideva di loro. Queste dichiarazioni trasgressive rinsaldano il gruppo di coloro che sanno cogliere la buona fede degli eletti della Lega. In ogni incontro questa beffarda complicit stringe i legami della comunit dei militanti. Bossi tiene molti comizi non per caso, ridere sia un buon modo per raggiungere lunanimit - laggressore crea, attraverso la risata, complicit con i testimoni - sia un buon modo per liberarsi dei vincoli sociali. Secondo Mary Douglas, il ridere elude gli schemi fondamentali della vita quotidiana e mina le norme sociali. (45) Per i membri della Lega Nord, deridere gli avversari significa sfidare la tirannia della maggioranza morale e sconfiggere il catto-comunismo. Uscendo dai quadri normativi, i leader populisti affascinano un elettorato intollerante verso lestablishment: le imprecisioni linguistiche, il disprezzo per le regole della buona educazione sono modi per dimostrare lostilit verso le istituzioni rappresentative in cui cercano di entrare avendo abbandonato lidea di rovesciarle. Ma anche quando occupano le principali funzioni del sistema democratico, continuano a comportarsi come outsider. Berlusconi ha una notevole capacit di comunicazione e ancor di pi nella controcomunicazione: non ha eguali nellabilit di rovesciare gli attacchi degli avversari. La sua tattica difensiva stata utilizzata anche da Bossi quando denuncia la sinistra nazista ogni volta che attaccato. Lo scivolamento di Silvio Berlusconi al Parlamento europeo segue la stessa logica. Messo in difficolt dal leader del gruppo S.P.D., Martin Schulz, che gli chiedeva di pronunciarsi sul mandato darresto europeo, ha sbalordito gli eurodeputati rispondendo: In Italia c un produttore che sta preparando un film sui campi di
concentramento nazisti, la proporr per il ruolo di kap. Dopo aver rifiutato di scusarsi ha aggiunto: Schulz nel suo intervento mi ha offeso gravemente sul piano personale, gesticolando e con un tono di voce che, questo s, non ammissibile in un parlamento. Non ritiro quanto ho detto con ironia sul signor Schulz, se lui non ritira le offese personali che mi ha rivolto. Io avevo risposto con ironia, lui invece ha parlato solo con cattiveria (la Repubblica, 1 aprile 2003). Questa replica di Silvio Berlusconi ricorda le parole di Jean-Marie Le Pen che, con uno stile altrettanto pesante, aveva cercato di andare oltre il confine del tollerabile dicendo che i campi di sterminio nazisti erano un dettaglio della storia prima di lanciarsi in un gioco di parole sul nome del ministro Michel Durafour [Durafour crmatoire utilizzando la presenza del termine "four"-forno nel cognome del ministro, N.d.T.]. Nel cercare di giustificarsi ha deliberatamente aggravato la situazione: Non mi riferisco al forno crematorio. Ho fatto un gioco di parole con Durafour crematorio. Perch? Poich il signor Durafour ha detto pi volte di volere leliminazione completa del Fronte nazionale. Cos mi venuto in mente questo gioco di parole. Attribuendo agli avversari i loro stessi sospetti sulla simpatia per i regimi fascisti, li imbavagliano. Questi rovesciamenti inaspettati fanno la gioia dei loro sostenitori che, invece, sanno coglierne la grande ironia. I professionisti della comicit non sono immuni da possibili derive. Le loro scenette a volte creano disagio quando abusano del doppio senso. Come assicurarsi in effetti della buona fede degli uditori? Il ridere va oltre le convenzioni, al di l del bene e del male. Le storie riprovevoli continuano a essere divertenti. Si creano cos delle soglie liminali e si realizza una purificazione rituale, disinnescando la tensione dellaggressivit. (46) Il mix di risate e xenofobia sembra rispondere a una logica di tipo psicologico. Le battute xenofobe permettono di aggirare il tab che inibisce laggressivit suscitata dalloutsider: per non farlo con le mani ( pi rischioso), fatto con le parole. I leghisti sono i promotori di un razzismo non diretto, ma di secondo livello. Contribuiscono forse, come sostengono alcuni, a liberare - anche se solo in parte - le tensioni etniche che emergono nella societ italiana? Oppure contribuiscono a creare meno complessi ai razzisti? Permettendo sia ai soggetti sia ai testimoni di astrarsi dalla realt quando va oltre i confini ordinariamente ammessi, il riso segnala limminenza della trasgressione. Questultima non pu effettivamente presentarsi come tale, allinizio celata. I militanti mantengono lambiguit per gli altri, ma anche per se stessi. La Lega satura i suoi messaggi razzisti per nascondere la discriminazione quotidiana. Gli attivisti stigmatizzano tipi sociali completamente fittizi e tutti gli elementi in grado di mettere in discussione le loro rappresentazioni sono immediatamente banditi dalla coscienza. Il loro universo cognitivo ampiamente fittizio, gli stereotipi vi svolgono un ruolo centrale, un mondo di macchiette. Questa derealizzazione spiega il compiacimento generale che circonda il discorso della Lega. Facendo la parodia del discorso razzista, i leghisti generano una scotomizzazione della realt. Si allontanano dal piano del reale costruendo una dimensione immaginaria che riflette la loro paranoia. Lespressione del razzismo talmente grottesca da sembrare ridicola e indegna di essere riportata. Anche il lavoro etnografico condizionato dal disprezzo prodotto da simili osservazioni; dunque stato necessario per
me ritrascrivere quotidianamente parole che avrei preferito non sentire. E' necessario inoltre segnalare un effetto di saturazione. Il discorso del razzista ossessionato dal suo oggetto, poich vuole assolutamente convincere (e forse soprattutto convincersi) della fondatezza del suo odio. Liperbole e lenumerazione dei fatti contro il nemico sono luoghi comuni della letteratura antisemita e razzista in generale. Basti pensare agli scritti di Louis-Ferdinand Cline. Il minimo evento nella vita destinato a essere oggetto di commenti razzisti. Quando Daniele Belotti torna alla sede della Lega con gli scatoloni per la sua campagna elettorale pieni di santini - uno dei militanti gli fa notare che nella foto la stampa era venuta arancione, tanto da farlo sembrare un profugo kosovaro. Il fatto che i membri della Lega si lancino queste boutade significativo: sono osservazioni che mostrano quanto le tensioni xenofobe si rifrangano anche allinterno della stessa comunit razzista. I membri della Lega si rivolgono volentieri battute etnocentriche. Lespressione di ostilit si avvicina poi a manifestazioni di gioia maligna. Alcuni militanti avevano colto il mio dissimulare. Scrivevo, infatti, sui miei appunti di ricerca: Alla fine dellintervista, il coordinatore federale dei Giovani padani mi ha invitato a seguirlo negli studi di Radio Padania Libera, dove doveva condurre insieme ad altri giovani la fascia oraria assegnata a loro come a tutte le associazioni padane. In studio ho trovato Lucio e alcuni attivisti di mia conoscenza... Latmosfera era molto rilassata, parlavano della festa che stavano organizzando per quel fine settimana e del gruppo rock che avrebbe suonato. Il coordinatore federale mi ha invitato a partecipare al programma. Voleva che parlassi della lotta antiglobalizzazione di Jos Bov. Mi era difficile rifiutare dopo che mi aveva concesso lintervista, e poi latmosfera era gioviale, la presenza di militanti di Bergamo mi ha tolto le ultime apprensioni e cos sono entrata in studio di registrazione. Mi hanno presentato insistendo ampiamente sul fatto che io fossi francese, prima di farmi alcune domande sulla mia ricerca, sulle mie motivazioni... Sono ormai abituata a questo esercizio... Infine, ho ricordato la domanda che mi ha portato nello studio, volevo parlare del movimento francese antiglobalizzazione... Ma alla fine di questo tema, le domande diventano pi inquietanti: il coordinatore federale vuole conoscere il pensiero francese sulla Padania... Non volevo dire che la maggior parte della gente non aveva alcuna opinione... Dovevo velocemente trovare qualcosa che non li offendesse... ho finito col dire che i francesi non sanno che in Italia ci sono realt cos diverse... Parlavo gi come loro... Ma il peggio doveva ancora venire... Alla fine della trasmissione i Giovani padani mi intimano di fare come loro, per salutare e dire Evviva la Padania!. Il fatto che io, francese, dicessi Evviva la Padania! sulle frequenze di Radio Padania Libera compensava per loro la marginalizzazione cui sono soggetti a livello europeo... Ero rimasta intrappolata! Allo stesso tempo era stata una buona caccia. Intervistando il coordinatore dei Giovani padani, ho raccolto osservazioni in grado di screditarli, stato probabilmente il suo modo di farmela pagare. Il ricordo amaro - per non dire umiliante - di questa dichiarazione obbligata non mi ha abbandonato per diverse settimane. Questo episodio esplicita la mia scomoda posizione sul campo, ma getta luce anche sui metodi leghisti. Tentano sempre di vendicarsi (per lo pi sul piano simbolico)
dellavversario. Si tratta fondamentalmente di umiliarlo, ma ancor meglio fare in modo che si umili da solo. Una delle cose che mi ha colpito di pi durante la mia inchiesta stato vedere un giovane attivista della Lega andare da un ragazzino di origine maghrebina per offrirgli un adesivo raffigurante il Sole delle Alpi. Questi gesti ambivalenti a quanto pare sono esaltanti per i loro autori. La risata sempre pi o meno aggressiva, nella maggior parte dei casi ridere a spese di, ma nella Lega laggressivit diventa il motivo centrale della risata. Per gli etologi, il ridere solo uno dei modi per mostrare i denti. Laltro, loggetto della risata, come una preda ed sempre presente una sensazione di superiorit che si manifesta attraverso la risata. (47) La reversibilit opera in molte dichiarazioni ed anche fonte di grande soddisfazione tra i militanti: gli attivisti della Lega sono i veri antifascisti, le donne della Lega sono le vere femministe eccetera. Ingannano cos meglio i detrattori attribuendo loro ci per cui sono solitamente criticati, li conducono in una spirale in cui si rincara verbalmente la dose e da cui diventa difficile uscire. Questo rovesciamento mette in luce anche il fatto che gli autori di affermazioni razziste dicono soprattutto cose di se stessi pi che delle persone a cui si riferiscono. Scrivevo nei miei appunti: Oggi pomeriggio, al centro delle conversazioni dei militanti c lultimo numero del Sole delle Alpi. I redattori del settimanale leghista hanno fatto un rapporto completo sullescissione - Lorrore a casa nostra (Il Sole delle Alpi, 20 marzo 1999, p.p. 18-22). I giornalisti affermano che trentamila donne africane presenti sul territorio italiano hanno subto questa mutilazione e che molte altre potrebbero averla subita clandestinamente. I redattori del Sole delle Alpi sostengono addirittura che il ministro degli Affari sociali, Livia Turco, ha detto che linfibulazione sarebbe percepita dagli africani come un atto damore al quale, per ragioni identitarie, non potrebbero rinunciare. Il settimanale, in cui sono consueti sordidi dettagli, questa volta ha superato i limiti e larticolo provoca indignazione in ufficio. Fingendo stupore, Daniele Belotti esclama con un sorriso: Come? Non fanno godere le loro mogli?. La segretaria di circoscrizione, Carolina, sgomenta di fronte a tanta barbarie e si chiede come le femministe possano accettare che popolazioni che praticano linfibulazione entrino in Italia. I commenti dei miei due informatori dicevano pi cose di loro stessi che non del problema dellescissione nelle comunit di immigrati in Italia o altrove. Daniele riportava la questione su un problema di rivalit sessuale, mentre Carolina diceva di essere pi femminista delle femministe protestando contro la presenza delle popolazioni interessate. Secondo Jean Baudrillard la stessa reversibilit che, relativizzando i nostri valori, provocherebbe il riso. (48) Questa reversibilit governa anche le relazioni conflittuali che i militanti hanno con i loro terroni: mostrano risentimento per il disprezzo che questi avrebbero sempre dimostrato verso di loro. Per loro, siamo tutti dei pecorini. In sintesi, i terroni li guardano come se fossero loro i terroni. Gli italiani si accusano a vicenda di essere semplici contadini ignoranti. Evitano cos di prendersela con le lite che hanno sempre trattato i contadini di questo paese con profondo disprezzo. Si tratta di un bisogno di riconoscimento che si carica di violenza. Il terrone disturba il leghista come il suo incubo pi personale. I meccanismi psicologici del razzismo, come sappiamo, sono la proiezione fobica, la
negazione dellaltro a cui attribuita unalterit fantasmatica. I nordisti attribuiscono ai meridionali i loro difetti. Questa tendenza al rovesciamento a volte talmente evidente da diventare comica. La trilogia di Oriana Fallaci, "La forza della ragione" (2001), "La rabbia e lorgoglio" (2004), "Oriana Fallaci intervista se stessa - LApocalisse" (2004), segue la stessa logica dei discorsi della Lega Nord. Quando si allarmava per il filoislamismo (un nuovo nazismo), che dopo l11 settembre ha colpito lEuropa (The Eurabia) minacciando la civilt occidentale, la giornalista si avvicinava a Bossi nella forma e nella sostanza. Eppure la scrittrice si sorprendeva di raccogliere una certa simpatia nei ranghi della Lega ("Oriana Fallaci intervista Oriana Fallaci", supplemento del Corriere della Sera, 6 agosto 2004). Questa tendenza alla reversibilit si riflette anche nello scambio di colpi: i militanti della Lega in realt non appaiono mai come gli aggressori, ma sempre come gli attaccati, poich spesso punzecchiano i loro avversari per generare un conflitto di cui generalmente fanno le spese. Provocando i clandestini nelle strade di Bergamo, intendono spingerli allerrore per far s che intervenga la polizia. Cos, identificati, saranno velocemente espulsi.
***
La maggior parte degli italiani non consapevole di essere razzista poich il mito italiani brava gente sembra stendere un velo sulle coscienze. Si pensa che il razzismo sia una prerogativa specifica dei paesi dellEuropa del Nord segnati da un passato coloniale, da discorsi pseudoscientifici e dalla presenza di comunit di immigrati stabilmente impiantate. Daniele Belotti mi ha fatto spesso domande sullesperienza francese relativa allimmigrazione, fino ad arrivare a dirmi: Voi, in Francia, siete abituati. Perch non ve li tenete?. LItalia tradizionalmente un paese di emigranti, ma a partire dagli anni ottanta stata investita da ondate di immigrazione che, pur non essendo pi consistenti rispetto ad altri paesi, sono senza precedenti. Il fenomeno nuovo, al pari della reazione. I miei interlocutori bergamaschi (non leghisti) sembrano negare questa realt quotidiana. Si fanno discorsi razzisti, ma non sono percepiti come tali, si collocano invece nel registro del nondetto o addirittura dellimpensato; sembrano cos evidenti da passare inosservati. E' il leghista a rendere palese il processo di esclusione facendosi carico di esprimere pubblicamente lintolleranza dei suoi concittadini. Le manifestazioni di ostilit nei confronti degli stranieri hanno sempre avuto un ruolo importante nellattivit politica della
Lega Nord.
E' sufficiente guardarsi intorno per rendersi conto che la societ italiana diventata multiculturale. Dal momento in cui ho cominciato questa mia ricerca, dicembre 1998, a oggi, il numero di stranieri presenti sul territorio italiano pi che raddoppiato. Nel 2008 lItalia era il paese europeo in cui la popolazione straniera era maggiormente aumentata in valore assoluto (+13,4 per cento) rispetto allanno precedente. Il dato italiano supera ormai quello del Regno Unito e, nel 2010, la media complessiva dellimmigrazione registrata all8 per cento. Il Nord-Est esercita una particolare attrazione sui lavoratori stranieri. Gi solo scorrendo le decine di stabilimenti industriali mentre si percorrono le strade di queste zone se ne comprende la ragione. Dal 2010, la Lombardia conta pi stranieri del Lazio, vengono poi Veneto ed Emilia Romagna. Telgate, in provincia di Bergamo, il comune italiano con la maggiore presenza di stranieri: 1233 su una popolazione di 4849 abitanti. C un nesso tra presenza degli stranieri e ascesa dei partiti di estrema destra, poich questi ultimi politicizzano i timori che si costruiscono attorno a una simile evoluzione demografica, ma non si tratta di una fatalit, come sostiene Umberto Bossi, siamo semplicemente di fronte a un problema di percezione del fenomeno. Treviso una delle citt italiane dove presente il maggior numero di stranieri: 84000, di cui 16000 musulmani. Sono presenti 116 etnie diverse provenienti da ogni parte del mondo. Gli studi sociologici indicano che questa citt un modello di integrazione ( in testa alla classifica Caritas Migrantes del 2007), ma proprio qui che la Lega Nord il partito pi forte ed anche quello che sostiene le posizioni xenofobe pi violente. Gli osservatori locali accusano il Carroccio di voler creare un sistema di apartheid, vietando agli stranieri di circolare nel centro storico, negando loro la sicurezza del posto di lavoro e laccesso alla previdenza sociale, creando allinterno delle scuole classi separate per i loro figli. Queste proposte ottengono tuttavia il consenso degli abitanti locali che si rifiutano di condividere gli spazi pubblici con gli immigrati. In effetti, latteggiamento degli italiani verso il fenomeno migratorio caratterizzato dallossessione della presenza straniera e dal rifiuto di prendere in considerazione il pluralismo culturale. Sembrano prevalere i timori su una percezione razionale della realt, com emerso anche nel recente rapporto Caritas Migrantes del 2010: Gli italiani sembrano lontani, nella loro percezione, da un adeguato inquadramento di questa realt. Nella ricerca "Transatlantic Trends" mediamente gli intervistati hanno ritenuto che gli immigrati incidano per il 23 per cento sulla popolazione residente (sarebbero quindi circa
15 milioni, tre volte di pi rispetto alla loro effettiva consistenza) e che i clandestini siano pi numerosi dei migranti regolari (mentre le stime accreditano un numero tra i 500 mila e i 700 mila). Su questa distorta percezione influiscono diversi fattori, tra i quali anche lappartenenza politica. Molti italiani rifiutano questa nuova realt sociale e la Lega Nord d loro voce esprimendo i toni della rabbia. Un simile rifiuto somiglia a una sindrome da delirio: si perde il senso della realt o se ne d una percezione di essa deformata dalla psicosi, adottando un sistema di credenze di tipo ossessivo e persecutorio. Alimentando lallarmismo, la classe politica si dimostra incapace di gestire un cambiamento epocale. Non si attrezza per pensarlo e per adottare misure razionali e rispettose di tutti. Potrebbe avvalersi dellesperienza di altri paesi con una lunga tradizione di immigrazione, potrebbe evitare alcuni errori, potrebbe costruire un proprio modello dintegrazione, ma non lo fa e preferisce dare spazio alle spaventose ossessioni della Lega Nord, lasciando credere agli italiani che gli immigrati torneranno un giorno tutti a casa propria. Gianfranco Bettin, consigliere regionale veneto di area verde, si mostra preoccupato di fronte a certi atteggiamenti: La posizione assunta dalla Lega sullimmigrazione totalmente regressiva. Non credo che ci sia una forza politica in Europa che parla degli stranieri come lo fa la Lega. Il linguaggio leghista pericoloso perch viene parlato da figure istituzionali, non solo al bar dal militante aggressivo e becero, ma da chi riveste un ruolo istituzionale. Questa cosa non ha paragoni innessun paese dEuropa. E' solo qua che succede. Il presidente della Regione Veneto non vuole che i musulmani siano seppelliti negli stessi cimiteri dei cristiani. Si introducono elementi di discriminazione nei confronti degli stranieri. Non si accontentano di proibirgli di costruire la moschea - che costituisce gi un atto discriminante pesante - ma gli mandano i vigili con qualunque pretesto quando si ritrovano per pregare in un garage, come successo a Vedelago nella provincia di Treviso... Sono fatti frequentissimi che non hanno paragoni da nessuna parte. Da questo punto di vista, limpatto della Lega devastante. E' un elemento di forte complicazione al di l della beceraggine dei comportamenti stessi, un ulteriore problema perch avr sicuramente effetti a lungo termine. (1) Con i loro discorsi sugli extracomunitari gli italiani non si pronunciano sulle nuove culture che vengono a crearsi nel loro paese, dicono invece qualcosa di s. Dimenticano che negli Stati Uniti, gli emigrati italiani hanno contribuito a costruire la societ multiculturale americana che i leghisti denunciano oggi come nuovo nazismo. E' come se lintero sapere accumulato sullemigrazione italiana fosse stato rimosso di colpo. Peggio ancora, risulta evidente che gli italiani abbiano una percezione estremamente negativa della loro storia di popolo di emigrati. C in realt una chiara continuit tra le rappresentazioni attuali e quelle del passato. Le grandi migrazioni dei meridionali dopo lunificazione nazionale erano state percepite dagli studiosi positivisti italiani come scelte di vita da parte di individui avvezzi e predisposti al crimine. Simili interpretazioni sono poi diventate una comoda griglia di interpretazione per i razzisti doltreoceano che, in quel periodo, elaboravano lo stereotipo dell'italiano criminale. (2) Questa discutibile chiave di lettura non mai stata contestata e ci dimostra quanto lantimeridionalismo continui a essere la matrice della xenofobia che si manifesta oggi in Italia. Se in tutta Europa sono i rom ad attirare lodio razziale, in Italia vengono loro attribuite le
caratteristiche negative assegnate una volta ai meridionali e agli assistiti: non lavorano, anzi non hanno mai lavorato, vivono di furti e nella sporcizia, hanno una cultura tribale violenta e sono finanziati e sostenuti dallo stato. La Lega Nord fa il pieno di voti promettendo agli abitanti dei piccoli centri o dei quartieri periferici, dove abitualmente si insediano i rom, di cacciarli o di smantellare i loro campi. Andrea Gibelli, ex capogruppo della Lega al Senato, non esita a paragonare gli effetti dellallargamento dellUnione europea a quelli dellunificazione italiana: Lidea malsana di unEuropa senza confini, priva di una cintura adeguata che tuteli la tenuta economica sia dei paesi pi avanzati sia dei popoli deboli, mortifica i popoli e le identit e conduce a ci che non esagerato definire deportazioni economiche di popolazione..., com accaduto dopo le annessioni imposte da Garibaldi che portarono allesodo di migliaia di persone verso le Americhe, il Nord Europa e la Padania. (3) A Bergamo, parte della stampa locale associa sistematicamente immigrazione a criminalit. Il sensazionalismo dei giornali fomenta il binomio immigrato-delinquente. La citt sta cambiando volto e questa constatazione foraggia un discorso nostalgico sulla Bergamo di una volta. Gli italiani proiettano oggi sugli immigrati i difetti di cui venivano tacciati loro stessi nei paesi in cui un tempo emigravano. Si lamentano del fatto che gli immigrati facciano i bisogni sui muri (era unaccusa mossa agli italiani soprattutto in Svizzera). Nel 1999 il segretario provinciale dei Democratici di sinistra mi ha fatto notare: Fino a quindici anni fa i bergamaschi non avevano mai visto i neri. Oggi, sui muri di Bergamo, si possono vedere scritte come Viva la Notte dei cristalli, White Power, Gas ai gay, Bossi imperatore. A partire dagli anni novanta, la Lega ha distribuito volantini che riportavano graficamente il parallelo tra ingresso di migranti ed espansione della criminalit nel tentativo di giustificare scientificamente il legame immigrato-delinquente su cui si basano le sue argomentazioni. Per Daniele Belotti, come per la maggior parte dei suoi concittadini, immigrazione e criminalit sono collegate: Noi abbiamo anticipato le evoluzioni... La criminalit oggi ha raggiunto un livello incredibile... Criminalit portata da chi? Soprattutto da extracomunitari, albanesi e marocchini... Allora quando lo dicevamo noi sempre con il nostro sistema, cio in modo molto forte eccetera Via gli albanesi! Via i marocchini! Ma non via il marocchino bravo, via i clandestini marocchini e albanesi... Siamo i soliti razzisti.... (4) I bergamaschi hanno uno sguardo pi favorevole (ma sempre accondiscendente) rispetto agli immigrati provenienti dai paesi dellAfrica occidentale che lavorano nelle fabbriche della provincia. Gli albanesi sono automaticamente associati alla prostituzione (Hanno fatto prostituire anche le loro sorelle) e i nordafricani al traffico di droga. Poco importa se il tasso di criminalit straniera inferiore a quello italiano, come indicato nel rapporto Caritas Migrantes del 2010. Nel frattempo, i politici leghisti hanno contribuito a fare dellimmigrazione stessa un reato. Gli studiosi italiani preferiscono tacere degli aspetti pi esasperati della propaganda razzista della Lega, ma nel frattempo i leghisti continuano a ottenere consensi elettorali sfruttando lintolleranza verso i diversi. Il fuoriuscito Leonardo Facco non esita a sostenere che la gran quantit di consensi ottenuta dalla Lega a sud del Po direttamente legata a questa ondata xenofoba: Inoltre, se si analizza il voto leghista, ci si accorge che il
Carroccio - seppur con meno voti del 1996 - racimola consensi in zone in cui nemmeno era considerato appetibile una quindicina danni fa, per esempio le Marche, la Toscana, lEmilia rossa, lUmbria. Non penserete che questi votino Bossi perch vuole la secessione, vero?. (5) Buona parte dellazione istituzionale dei leghisti determinata dalluso politico delle tensioni latenti tra abitanti locali ed extracomunitari. Di fatto stanno trasformando le loro battute razziste in ordinanze comunali pittoresche, spesso inapplicabili, prive di qualsiasi ironia ma tese allesasperazione. Fino a non molto tempo fa, lItalia non aveva ancora una legge quadro in materia di immigrazione. Per quanto la Costituzione affermi il dovere di disciplinare la condizione giuridica dello straniero in conformit alle norme e ai trattati internazionali, fino agli anni settanta era rimasta in vigore la legge fascista del 18 giugno 1931 che lasciava ai corpi di polizia ampio margine di manovra. Fino a quando limmigrazione rimasta un fenomeno limitato, stata praticata una politica di gestione flessibile delle contraddizioni lasciate dal vuoto giuridico. Tuttavia, alla fine degli anni ottanta la situazione risulta ingestibile e gli strumenti amministrativi si rivelano inadeguati. A un rigore teorico - le norme erano restrittive quanto la legislazione adottata dal 1974 in altri paesi europei - si contrapponeva una tolleranza di fatto che produceva immigrazione clandestina in proporzioni allarmanti. In questa emergenza stato adottato uno specifico provvedimento, la legge Martelli, orientato a contingentare le quote e a definire i diritti fondamentali dei lavoratori immigrati. Questa legge, velocemente soprannominata sanatoria, ha permesso alle autorit di sanare una situazione di clandestinit diffusa. A met tra improvvisazione e demagogia, questa normativa ha tuttavia mantenuto solo parzialmente le sue promesse: la maggior parte delle garanzie previste resta sulla carta, poich le amministrazioni locali sono nellimpossibilit di ottemperare le condizioni stabilite dalla legge. Il rispetto per il diritto alla casa, per esempio, di per s una scommessa: le amministrazioni locali spesso devono affrontare una situazione di emergenza requisendo edifici pubblici. La legge Martelli ha comunque permesso periodiche regolarizzazioni di stranieri in situazione illegale, sottraendoli cos allo sfruttamento delle reti mafiose. Nel 1996, con la vittoria elettorale dellUlivo, Romano Prodi e il suo governo intendono per la prima volta definire una politica dellimmigrazione. Dopo un anno di acceso dibattito, il ministro degli Interni Giorgio Napolitano e il ministro degli Affari sociali Livia Turco riescono a far votare il 19 febbraio 1998 la legge che porta il loro nome. Integrazione sociale e rigore sono le parole chiave di questa normativa che si propone di dare uno status agli immigrati gi presenti nel paese e di arginare il flusso di clandestini. Leconomia italiana (il Nord in particolare) ha bisogno del lavoro degli immigrati, dunque necessario stabilizzare i lavoratori stranieri, dando loro accesso alle prestazioni sociali e permettendo loro il ricongiungimento con i familiari. Gli italiani sono peraltro abilitati a sponsorizzare uno straniero facendosi garanti della sua integrazione. Le frontiere italiane non devono tuttavia essere il colabrodo della zona Schengen. La legge Turco-Napolitano prevede lespulsione con sentenza degli stranieri irregolari e istituisce a questo scopo i centri di permanenza temporanea. Intende anche punire severamente lo sfruttamento dei clandestini e promette di ricompensare con un permesso di soggiorno gli stranieri che collaborano nel denunciare i trafficanti.
LUnione europea sembra impotente di fronte allafflusso di migranti e mette sotto pressione lItalia che costituisce una delle principali porte dingresso per gli immigrati clandestini. I fogli di via rilasciati dalle autorit della penisola hanno in realt semplicemente permesso a molti immigrati di scomparire in libert. Gli italiani sono sempre pi preoccupati della presenza dei clandestini che rinfoltisce le fila della microcriminalit locale. Gli sbarchi di albanesi alla fine degli anni novanta portano un vantaggio diretto alla Lega Nord, come mi ha spiegato Daniele Belotti: Con gli sbarchi sulla costa adriatica, c sempre pi gente che la pensa come noi. Soprattutto dopo la storia degli scafisti di Valona in Albania: i mercanti di morte hanno preso in ostaggio il capo della polizia albanese per farsi restituire sei gommoni sequestrati, tutto questo sotto gli occhi dei militari italiani. Se non sbaglio, abbiamo duemila uomini in Albania, ma non hanno potere dintervento. Un centinaio di persone hanno condotto il sequestro, perch c unintera citt che vive del traffico di clandestini! Allora, scusami, possiamo andare avanti cos?. (6) La destra chiede maggiore fermezza e accusa la nuova legge del centrosinistra: Forza Italia parla di disordine e demagogia, Alleanza nazionale di legge-truffa che non fa nulla per soddisfare le esigenze di legalit e di sicurezza espresse dagli italiani, i rappresentanti della Lega Nord denunciano la marocchinizzazione dellItalia prima di lasciare laula il giorno del voto. Chiedono misure radicali: reclusione per i trafficanti, i clandestini e i loro sfruttatori. Tuttavia, la legge approvata dal centrosinistra non tecnicamente lassista, si avvicina molto alla normativa francese: istituendo un permesso di soggiorno che d diritto a una serie di prestazioni, introduce una netta distinzione fra i titolari di permesso e gli immigrati clandestini. Ne hanno diritto gli stranieri residenti in Italia da almeno cinque anni. Gli irregolari sono quelli che non hanno beneficiato di precedenti sanatorie. Questultimo criterio provoca le forti reazioni delle associazioni italiane impegnate sul campo, che protestano per lespulsione dallItalia (come avvenuto in Francia), una volta applicata la legge, di duecentomila immigrati clandestini. I politici della Lega conducono nel frattempo una lotta implacabile contro tutte le iniziative legislative che non perseguono la definitiva espulsione degli immigrati clandestini. A livello locale, i rappresentanti della Lega si oppongono continuamente a qualsiasi destinazione di fondi per lintegrazione degli immigrati. Le iniziative leghiste si giocano su un duplice livello: da un lato vengono bloccate tutte le iniziative positive di integrazione, dallaltro si condannano le carenze dello stato italiano. Come il Fronte nazionale francese, la Lega sfrutta le tensioni che inevitabilmente sorgono tra i gruppi sociali pi vulnerabili e i nuovi arrivati nella corsa allattribuzione delle prestazioni pubbliche. Bossi alza i toni usando una terminologia falsamente bonaria che rimanda a un immaginario coloniale e infantile: A Milano c gente che ha lavorato una vita e non ha la casa. E noi diamo la casa al primo bingo bongo che arriva? Non scherziamo (Corriere della Sera, 5 dicembre 2003). Il giovane sindaco leghista di Ardesio (Alta Val Seriana) cresciuto in Svizzera e dice di essere pragmatico: Noi abbiamo una forma mentis molto vicina a quella svizzera, se in Italia c bisogno di manodopera, prima di tutto obblighiamo i meridionali che prendono i
sussidi di disoccupazione a lavorare, se rifiutano il lavoro dopo tre proposte gli togliamo il sussidio. Questo vale anche per i settentrionali. Cos, forse la voglia di lavorare torna. Quando avremo occupato tutte queste persone, e non ci saranno pi lazzaroni a spasso, cominceremo, se il mercato necessita, a fare entrare gli immigrati extracomunitari per dargli lavoro. Cio, noi siamo contrari allimmigrazione extracomunitaria come c adesso, tutti entrano a fare quello che vogliono. Invece, siamo favorevoli a unimmigrazione regolata. Se uno lavora, ha una casa e si integra nella societ, e lavora!, non sta cos con le mani in tasca sempre in giro, a chiedere lelemosina, al punto che ti domandi: come campa quello l? Noi non siamo contro limmigrazione, anche i nostri genitori sono andati a lavorare in Svizzera, per sono andati l quando cera lavoro, non stavano l a girare con le mani in tasca. (7) Questi discorsi leghisti hanno una funzione apertamente disciplinare e si rivolgono sia agli autoctoni sia ai candidati allintegrazione. E' lardore al lavoro che permette di distinguere i buoni dai cattivi stranieri, come i buoni dai cattivi italiani. I leghisti dimenticano di solito di dire che i lavoratori immigrati contribuiscono al Pil per il 10 per cento e che pagano tasse per un valore ben superiore ai servizi che ricevono. Gli immigrati clandestini sono la forza lavoro delleconomia italiana sommersa (stimata al 25 per cento delleconomia nazionale). Nelle province del Nord-Est, dove la disoccupazione molto pi bassa che altrove, si fa in ogni caso buon uso di questi lavoratori clandestini. Gli amministratori locali chiudono un occhio sulla loro presenza in quanto forniscono manodopera al minor costo sociale. La presenza dei lavoratori irregolari permette ai piccoli imprenditori di far pressione al ribasso sui salari dei lavoratori meno qualificati. Nella sua autobiografia, Umberto Bossi evoca la figura del nonno materno, un sindacalista degli anni cinquanta: Ce laveva a morte con gli industriali che licenziavano senza piet e con i meridionali che erano pronti a lavorare per un salario molto pi basso di quello degli operai lombardi. Lui aveva gi capito che lemigrazione un trucco del grande capitale per fregare i lavoratori, laveva capito a modo suo, forse un po rozzo e volgare, ma genuino. (8) Regolarizzando gli immigrati clandestini e aumentando i controlli nelle piccole e medie imprese, il governo di centrosinistra ha gettato i piccoli imprenditori nelle braccia della Lega poich hanno un beneficio diretto dalla forza lavoro dei clandestini a basso costo. Con la globalizzazione e il processo di esternalizzazione necessario stabilizzare la forza lavoro nel paese di partenza. Limmigrazione cos criminalizzata in quanto tale. (9) Questo processo produce sicuri effetti a loro volta criminogeni: i migranti in situazione di clandestinit si trovano costretti a esercitare attivit informali, se non addirittura illegali. Quando nel 1998 Massimo DAlema succede a Romano Prodi come presidente del Consiglio, si d il via a una nuova sanatoria, scatenando forti reazioni da parte dellopposizione. E' la terza ondata di regolarizzazioni effettuate in Italia dai primi anni novanta, ma il nuovo ministro degli Interni Rosa Russo Jervolino si era premurata di ripetere che si sarebbe trattato di un caso eccezionale. I rappresentanti della Lega si agitano: temono che le regolarizzazioni siano un incitamento allimmigrazione, allora Mario Borghezio (10) tira fuori il bastone padano contro limmigrazione, mentre Marco Formentini lancia un appello esplicito ad Alleanza nazionale affinch i due partiti uniscano le loro forze nella lotta contro limmigrazione. Approfittando delle conseguenze negative di questa nuova sanatoria, Bossi inaugura a
Milano una nuova campagna referendaria Stop! Immigrazione con lobiettivo di abrogare la legge Turco-Napolitano. A suo avviso questa nuova normativa apre le porte alla societ multirazziale contro cui si batte da sempre. Il 17 gennaio 1999 spiega ai militanti venuti a manifestare a Milano contro linvasione extracomunitaria che la globalizzazione trasforma il mondo in un grande deserto nel quale gli uomini saranno ridotti a microbi da schiacciare e che la legge Turco-Napolitano deve essere abrogata per prevenire la libanizzazione dellEuropa. Il leader si pone sia come interprete della volont popolare sia come difensore della pace civile: Per i cittadini la criminalit e il controllo dei clandestini non sono soltanto un problema di polizia e carabinieri, la realt che i cittadini non vogliono una societ multirazziale (La Padania, 19 gennaio 2000). I neorazzisti differenzialisti pensano, infatti, che i gruppi etnici debbano mantenere una certa distanza territoriale tra loro per evitare le violenze interetniche. (11) Nellottica leghista, il multiculturalismo minaccia la comunit di origine (la famiglia, il vicinato e la sua estensione, il villaggio). Il leader della Lega legge nella globalizzazione unoperazione totalitaria che mira alla distruzione dei popoli: La societ multietnica e multirazziale , infatti, una societ che per sua natura contro luomo perch mortifica in esso ogni intento di generosit sociale. [...] A un certo livello, la societ non riesce pi a tollerare la perdita di identit, si avvita su se stessa, sviluppando quella patologia sociale che la disgregazione sociale che si riflette nella droga, nella devianza giovanile, nellomosessualit.... (12) Attraverso lo strumento di schiavit rappresentato da questa legge, lUlivo tenterebbe di imporre la societ multirazziale per trasformare i padani in americani. Cos Umberto Bossi ipotizza un vero e proprio complotto internazionale: Esiste un disegno politico ben preciso, quello globalizzante, attraverso il quale lAmerica vuole colonizzare lEuropa, partner da sempre sottomesso, che ora rischia di diventare un antagonista pericoloso. Il progetto della globalizzazione, oltre che attraverso leconomia mondiale racchiusa in poche mani, basa la propria forza dirompente sulla istituzione della societ multirazziale, vero e proprio strumento di distruzione dei popoli e delle loro culture identitarie. Dal punto di vista di Bossi, la societ multiculturale porta inevitabilmente alla dittatura, poich la scomparsa dell'affettivo, in altre parole dellempatia e delle relazioni di fiducia, conduce alla lotta di tutti contro tutti e, di conseguenza, al fascismo. Al modello americano di una societ multietnica e individualista, Bossi contrappone l'Europa dei popoli: una struttura etnofederale rispettosa delle comunit organiche e culturali, le piccole patrie. Contro lo "United Colors" della mescolanza etnica promosso da Luciano Benetton, i leghisti portano magliette "United Colors of Padania" con le bandiere delle diverse regioni padane. Per quanto possa sembrare assurdo, questo tipo di discorsi trova eco nei piccoli centri di provincia, come mi ha spiegato Cinzia, giovane attivista: Nella Bergamasca, la cultura dellaltruismo molto sentita, se tu vai a Milano che ormai al livello europeo, internazionale, multietnico, multirazziale, tutto quello che vuoi, non c pi quella cultura dellaltruismo; a Bergamo, anche in citt, c comunque la cultura del vicinato, anche se viene progressivamente dimenticata, ma qua nel mio paese c. [...] Il darsi da fare fa parte della nostra cultura, deve rimanere una tradizione come la famiglia... Anche questo si perde... Pi vai verso una societ multietnica, multirazziale pi queste tradizioni le perdi... Io sono contraria a questa immigrazione, sbagliata, se non viene controllata diventa
ingestibile. Gli immigrati che arrivano qua, cosa guadagnano? Perdono la loro dignit e basta. (13) Nella logica leghista, la solidariet pu operare solo su base etnica e si basa spesso su una rappresentazione idealizzata della comunit tradizionale. I leghisti respingono anche le sanzioni penali contro lespressione di xenofobia. Invocano larticolo 8 della Convenzione europea dei diritti umani sullinviolabilit della vita privata per condannare questa politica e contestano gli articoli che con la scusa di lottare contro il razzismo nei fatti reprimono e perseguitano coloro che si oppongono allinvasione extracomunitaria, in base a reati di opinione. Per la Lega, questa una nuova inquisizione che ha per compito limposizione coercitiva dellimmigrazione extraeuropea ai nostri popoli, criminalizzando preventivamente le persone e le organizzazioni che si oppongono a tutto ci. (14) Quando nel 2001 i leghisti entrano nel governo nella coalizione di Silvio Berlusconi, fanno fronte comune con i rappresentanti di Alleanza nazionale per abrogare la Turco-Napolitano e definire una nuova legge quadro in materia di immigrazione. La legge Bossi-Fini, approvata nel 2002, limita fortemente le condizioni per lingresso in Italia; lottenimento di un contratto di lavoro diventa un presupposto essenziale per il rilascio del permesso di soggiorno. Tuttavia, lentrata in vigore della nuova normativa immediatamente seguita dalla pi ampia sanatoria mai realizzata da un governo italiano: settecentomila lavoratori irregolari che operano nel settore delledilizia sono velocemente regolarizzati. La BossiFini viene applicata dal 2004 e i suoi esiti sono ben lontani dalle aspettative. Contribuisce a intralciare ulteriormente il lavoro dei tribunali italiani senza generare effetti concreti, poich risulta troppo severa per essere applicata alla lettera. Non solo non ha ridotto laffluenza di immigrati - comera stato promesso -, ma ha aumentato il numero dei clandestini, dietro i quali prospera un vero e proprio business del falso permesso di soggiorno, manovrato non di rado dalla criminalit organizzata. Se consideriamo i dati concernenti lespulsione dei clandestini, i risultati della Bossi-Fini sono davvero sorprendenti. Il numero di espulsioni cresce a partire dal 1990, anno di introduzione della legge Martelli. Nel 1998, con la Turco-Napolitano, si registra unimpennata di espulsioni: in tre anni triplicano. Il picco arriva nel 2002. Dal 2004, con lentrata in vigore della legge simbolo del Carroccio, le espulsioni calano drasticamente. Tra le ragioni di questo dato c anche il fatto che la Corte costituzionale dichiara illegittima la pratica di rendere immediatamente esecutive le espulsioni in assenza dellautorizzazione di un giudice di pace. Di fatto, la Bossi-Fini non adeguatamente applicata. Inoltre, dal 1 gennaio 2007 questa legge non ha pi alcun effetto sui flussi migratori provenienti da Romania e Bulgaria, entrate a fare parte dellUnione europea. LItalia non chiede una deroga, come fanno invece Francia e Spagna, per bloccare lingresso dei nuovi flussi dimmigrati dellEst, che oggi superano quelli provenienti dallAfrica del Nord. Intanto, la Lega alza il tiro cambiando bersaglio a seconda dellagenda politica internazionale. Dopo l11 settembre se la prende con i musulmani e non esita a propagandare il binomio immigrazione-terrorismo. A tenere banco su questo fronte c Roberto Calderoli: il 16 febbraio 2006 solleva un caso internazionale, indossando e mostrando in televisione una maglietta con vignette satiriche considerate blasfeme dagli islamici. In Libia, a Bengasi, la manifestazione di piazza (non chiaro quanto spontanea)
prende spunto dallepisodio per trasformarsi in protesta contro il regime di Gheddafi: undici morti; Calderoli costretto a dimettersi. Nel 2007, lo stesso Calderoli escogita il Maiale day: una passeggiata a Bologna con un suino al guinzaglio per infettare il terreno dove avrebbe dovuto sorgere un luogo di culto islamico. Alla vigilia delle elezioni del 2008, la Lega usa lostilit crescente verso lislam e proibisce la costruzione di moschee nei comuni dove spadroneggia. (15) La politica perseguita dalla Lega Nord sembra a dir poco sconcertante: allefferatezza delle manifestazioni xenofobe corrisponde linefficacia delle misure legislative varate. Gianfranco Bettin sottolinea a sua volta lincoerenza dei sindaci leghisti in merito: C un divario tra dichiarazioni e azioni amministrative, sono comunque pragmatici e cercano di risolvere i problemi concreti. Questo mitiga un po la loro visione ideologica. Anche se la loro predica xenofoba rimane un forte elemento di regressione culturale, non sono poi cos coerenti nei fatti. I nuovi leghisti sono pi pragmatici, Luca Zaia in primis. Sono pi spregiudicati, pi flessibili. Anche tra di loro ci sono dei bei campioni di cialtroneria e di demagogia, di xenofobia militante. Alcuni sindaci hanno costruito la loro fortuna su questo. Tuttavia, nel loro modo di agire, sono pi razionali. Forse questa la nuova Lega, un certo pragmatismo combinato a un forte radicamento nella comunit locale, senza nessun complesso dinferiorit. (16) Per altri versi, lo smantellamento dei pubblici servizi propugnato dai liberisti indebolisce anche le forze di polizia. Bergamo e Brescia sono le province italiane in cui il rapporto tra forze dellordine e popolazione pi debole. In alcuni piccoli comuni, la polizia oberata, deve occuparsi di tutto (dal servizio davanti alluscita delle scuole alle mafie dellEst europeo). I reati minori restano impuniti e le autorit temono che gli italiani possano farsi giustizia da soli. Per far fronte a questa dinamica, la Lega promuove lautodifesa sul modello americano. La cronaca nera alimenta il sentimento di insicurezza della popolazione. Dallautunno 2007, la cronaca italiana costellata di aggressioni a sfondo sessuale che coinvolgono rumeni. (17) Un primo fatto, particolarmente terribile, accade in Veneto, in una piccola cittadina in provincia di Treviso, governata dalla Lega Nord, Gorgo al Monticano. Nella notte del 20 agosto 2007, una coppia di pensionati, custodi della villa di un ricco industriale, viene brutalmente assassinata da due criminali albanesi nella loro casa vicino alla villa. Un giovane rumeno alle dipendenze dellindustriale aveva accompagnato l i due malviventi. Uno dei due uomini tortura la donna davanti al marito, per estorcerle il codice segreto per entrare nella villa, che tuttavia i due coniugi ignorano. Il figlio, dipendente di una societ di vigilanza, una delle prime persone ad arrivare sul posto. Lorrore provocato dal duplice omicidio immenso. Il caso scuote tutto il Nord-Est e londata di sgomento arriva fino a Roma. La polizia italiana scopre rapidamente lidentit degli autori del delitto, traditi dai telefoni cellulari. Uno di essi fugge ed ancora ricercato dallInterpol. I politici della Lega Nord hanno saputo sfruttare londata di emotivit scatenata mettendo in scena le sofferenze delle vittime. Il sindaco e tutta la citt di Gorgo si stringono compatti attorno alla famiglia in lutto, cercando di alleviarne le sofferenze. Gente semplice e onesta, senza pregiudizi contro gli stranieri, che dichiara davanti alle telecamere che la Lega Nord lunica forza politica che prende realmente in considerazione il problema della sicurezza.
Nel suo libro "Gorgo. In fondo alla paura", Gianfranco Bettin analizza come si riesca ad alimentare la paura in una regione che ha subto cambiamenti radicali. La sua una inchiesta narrativa, ovvero una cronaca giudiziaria che serve da spunto per una riflessione sociologica sulla societ del Nord-Est. Lautore gioca sul nome del comune, Gorgo. Gli italiani hanno la sensazione reale di essere travolti dalle trasformazioni sociali: limmagine ricorrente quella di un vortice che confonde e assorbe tutto. Queste considerazioni sono accompagnate da rappresentazioni apocalittiche sulla globalizzazione, considerata una diffusa perdita di punti di riferimento in grado di mettere in pericolo la soggettivit stessa. Gli italiani sembrano pi spaesati a casa loro rispetto agli immigrati capaci di muoversi in uno spazio gi globalizzato. Ristabilire le frontiere diventa allora un modo per rafforzare il senso di s. Secondo Gianfranco Bettin la copertura mediatica del duplice omicidio di Gorgo riuscita a cambiare radicalmente la percezione della sicurezza. Questo timore non solo lesito della somma aritmetica di tutte le aggressioni avvenute di recente (in genere in diminuzione in termini statistici), ma a suo avviso si tratta di una paura di un nuovo tipo: In parte una creazione insieme emotiva e politica, che balena e si compone progressivamente nelluniverso dei media e nella sua rifrazione negli occhi, nella testa, nel microcosmo e nella vita di ognuno. (18) La preoccupazione per la sicurezza non si costruisce dal nulla. Nel Nord-Est i furti in appartamento con persone prese in ostaggio generano una comprensibile paura. Si tratta di una violazione dello spazio personale ancor prima di essere una violazione della propriet e produce veri e propri traumi. Simili aggressioni, specialmente quando sono commesse da stranieri, generano panico tra gli abitanti. Infatti la natura stessa della violenza, amplificata dai media, a produrre un cambiamento del clima generale al punto da alterare la percezione della realt. Il suo uso oggi uno degli aspetti decisivi del confronto politico in Italia. Altri fatti di cronaca ugualmente violenti, ma che non si prestano a strumentalizzazioni che portino a criminalizzare o discriminare gli stranieri, non hanno la stessa attenzione da parte dei media stessi. E' in realt la propaganda politica ad amplificare gli atti criminali e a estendere leffetto di indignazione. Attraverso dichiarazioni piene di spirito di vendetta e di attenzione per le vittime (alcune, non tutte), i politici della Lega Nord cercano di accreditare lidea secondo cui il loro lunico partito ad affrontare sul campo una realt diventata insostenibile. Lallarme sociale alimentato dai mass media fornisce poi al governo il pretesto per legiferare con maggiore fermezza. A questo scopo la questione delle donne ampiamente strumentalizzata. Si arriva cos a inasprire ulteriormente la legislazione il 2 luglio 2009 con ladozione del pacchetto sicurezza di Roberto Maroni: la clandestinit diventa un reato (creando un precedente in Europa). Gli stranieri possono da questo momento essere trattenuti in centri di identificazione per diciotto mesi (contro i sessanta giorni precedenti). Affittare un appartamento a immigrati clandestini costituisce un reato punibile con tre anni di reclusione. Gruppi di volontari (iscritti nelle prefetture) possono fare ronde di notte in quartieri sensibili per sostenere le forze dellordine. Tale iniziativa, criticata dai sindacati di polizia, incontrerebbe il favore della popolazione, secondo un sondaggio condotto da Ipsos per Vanity Fair: il 53 per cento sarebbe favorevole. Si tratta dellistituzionalizzazione di una pratica di partito, le famose ronde padane. In realt, questa innovazione apre la
strada alla privatizzazione di una funzione pubblica: il mantenimento dellordine. Ilvo Diamanti sostiene che eccessivo paragonare le ronde padane allo squadrismo e rileva che anche i comuni amministrati dalla sinistra hanno utilizzato volontari e veterani della polizia per garantire la sicurezza dei loro territori (la Repubblica, 5 novembre 2008). Tuttavia, molti italiani considerano questa misura un ritorno a pratiche di memoria fascista. Gad Lerner scrive che si tratta del ritorno di milizie in cui volontari appartenenti a partiti di governo e uomini dello stato si fondono e si confondono, com avvenuto durante il regime fascista (la Repubblica, 21 febbraio 2009). La rivista MicroMega lancia un appello contro il ritorno delle leggi razziali in Europa, il Vaticano condanna ufficialmente il pacchetto sicurezza e il commissario europeo per la Giustizia si dice preoccupato. Gli eletti della Lega Nord esultano, quelli degli altri partiti cercano di minimizzare: i volontari delle ronde non sono armati (contrariamente a quanto contemplava il primo progetto di legge), e la loro presenza soprattutto simbolica; infine, si prevede la supervisione di ex funzionari in pensione. Questo provvedimento che ha suscitato cos tante polemiche si rivela uno dei pi grandi fallimenti della Lega Nord: dopo pochi mesi il numero dei volontari registrato vicino allo zero. Per essere precisi, sei in tutta Italia: tre in provincia di Roma, uno a Milano, uno a Treviso e uno a Bolzano (la Repubblica, 4 novembre 2009). Talvolta sono i gruppi di neonazisti ad alimentare il senso di insicurezza tra la popolazione: le aggressioni razziste sono aumentate negli ultimi dieci anni. I Giovani padani (o Padania Boys) non vogliono essere paragonati a questi gruppi estremisti. Larrivo nel 2000 di nuovi militanti pi offensivi ha allertato il coordinatore dei giovani leghisti bergamaschi. I membri dellorganizzazione sono motivati da un desiderio di legittimit, hanno paura di essere sopraffatti da alcuni individui, le loro azioni verrebbero poi imputate al loro partito. Daniele Belotti si propone di arginare la violenza sovversiva dei giovani per limitarne gli effetti nocivi. Le azioni degli attivisti della Lega sono essenzialmente provocatorie, non colpiscono i nemici, aizzano gli altri affinch siano loro ad aggredire per primi. Questo atteggiamento masochista regolarmente oggetto di commenti ironici sulla stampa italiana. Quando organizzano manifestazioni nei feudi rossi, i dirigenti del movimento cercano di provocare incidenti. Il 24 gennaio 1999, i militanti leghisti sono andati a Parma, su invito dellassociazione Giovani padani, per seppellire Garibaldi. Il loro happening funerario doveva concludersi con una distribuzione di primule, ma alcuni tafferugli con i giovani dei centri sociali hanno costretto la polizia a caricare. I giornalisti de La Padania hanno riferito che i contromanifestanti si erano accaniti contro un leghista di origine siriana. Agli attivisti della Lega Nord piace rovesciare contro i detrattori le accuse che generalmente vengono mosse nei loro confronti: Questa volta non potranno dire che a fomentare gli scontri siamo stati noi giovani padani. Eravamo andati a Parma per distribuire fiorellini, siamo stati presi a calci e pugni (La Padania, 25 gennaio 1999). Una settimana dopo, lincidente faceva ancora ridere Daniele Belotti. Avrebbe avuto molte altre occasioni per divertirsi: lapertura della campagna referendaria per labolizione della legge Turco-Napolitano avrebbe portato gli attivisti della Lega in Emilia. Era solo linizio
di una campagna xenofoba che avrebbe visto leghisti ed estremisti di destra uniti negli stessi cortei.
- "Prima fiaccolata".
Ricevo una telefonata lapidaria di Daniele Belotti: C una manifestazione sabato a Reggio Emilia, se vuoi seguire la campagna, loccasione! Vedrai di cosa sono capaci i militanti... Io sogno di partecipare a una campagna indipendentista in Qubec o in Scozia. Aggiungo al suo elenco lIrlanda del Nord e lui esulta: Ancora meglio! Con le armi!. Lappuntamento fissato alle ore 14.30 a Bergamo, in Citt alta. Daniele Belotti arriva in scooter e scendiamo insieme alla sede della Lega, entrambi senza casco, facendo lo slalom tra le auto sulle strade a ciottoli della citt. Arrivati allingresso della sede gli faccio notare che ci eravamo appena comportati come napoletani e lui mi risponde un po seccato: S, lo so. Negli uffici sono presenti i suoi collaboratori pi giovani: Paola, Emilio, Katia e Andrea. Alcuni militanti sono gi arrivati e stanno aspettando nellatrio. Limpazienza palpabile, si continua a scherzare. Paola sembra soddisfatta, anche lo Zanga far parte della spedizione. Paola si precipita allora nel suo ufficio, si infila nellarmadio e poco dopo riemerge, vittoriosa, con una camicia verde strappata. La mostra, poi la passa a Daniele ed entrambi scoppiano a ridere. E' il cimelio di vecchie battaglie? Dalla loro conversazione colgo che questa la camicia del generale Zanga. Paola esamina gli strappi regolari fatti sulla camicia, non sono lesito di una lotta, tutto fa pensare che lo Zanga li abbia fatti lui stesso in occasione della loro ultima spedizione a Venezia, le risate allinterno della segreteria del partito aumentano. Daniele impaziente, bisogna scendere, ci dirigiamo tutti verso il pullman. Un piccolo gruppo di militanti pi anziani, i pensionati, aspetta sulla piazza, tutti portano foulard verdi e spille che rappresentano il Sole delle Alpi. Uno di loro, camicia verde, berretto verde e bandiera verde della Padania in mano, invita rumorosamente gli altri a salire sul pullman, il generale Zanga. I partecipanti sono suddivisi per et. Ci sono pi uomini che donne, alcune hanno semplicemente accompagnato i mariti e salutato gli amici, ma non bisogna trascurare la presenza femminile in queste spedizioni, le storielle salaci che vi si raccontano non sembrano respingerle. I giovani militanti sono simili ai tifosi delle squadre di calcio. Alcuni, come tutti i giovani politicizzati del mondo, portano foulard con i colori del movimento in cui si riconoscono, altri portano sciarpe su cui scritto il nome della loro squadra: Lega Lombarda! Le ragazze hanno capelli tinti di verde, anche le unghie hanno lo smalto verde. Tra il fervore di un militante e quello di un tifoso, a prima vista, non c alcuna differenza. La Lega per lo pi
un luogo di socialit, forse nientaltro che questo. Sono felici di stare insieme, tra leghisti, felici di essere riconosciuti, se non altro per la loro appartenenza politica. Votare Lega nel segreto della cabina elettorale una cosa, presentarsi a ranghi serrati, con una sciarpa verde intorno al collo diverso. Il pullman si mette in viaggio e dai sedili posteriori viene intonata una canzone da gita scolastica. Tendo le orecchie, cerco di cogliere alcuni frammenti della conversazione che infiamma i pensionati nella parte anteriore del pullman, percepisco solo una frase al volo: In tutte le rivoluzioni, ci sono degli eccessi.... Uno di loro parla con disinvoltura della necessit di uccidere tutti i sacerdoti, ma non sembra raccogliere la piena approvazione dei suoi interlocutori. Consapevole degli sforzi che devo fare per capirli, Paola mostra una certa empatia verso di me, originaria della periferia di Milano, come me non capisce il bergamasco, ma poco importa, come molti italiani di altre regioni si diverte, e, in effetti, le strane parole che si dicono schiettamente questi abitanti delle montagne fanno sorridere. Il generale Zanga ci raggiunge nella parte posteriore del pullman, il suo arrivo accolto con un primo coro: Zanga, Zanga, il nostro eroe padano... Questo generale dellesercito padano ha una grande prestanza, ha circa sessantanni, piuttosto robusto, porta capelli lunghi e bianchi sotto il berretto verde. Resta in mezzo al corridoio tra i sedili del pullman, ha laria corrucciata, sembra cercare qualcuno con gli occhi... Se la prende poi con i ritardatari: Perch non avete risposto allappello? E' un atteggiamento imperdonabile il vostro, come possiamo andare in guerra con un branco di idioti e irresponsabili?. I due militanti rimproverati non sanno pi cosa fare, cercano di esprimere al meglio il loro presunto rammarico, altri si rallegrano e chiosano con commenti che approvano la collera del generale. E' chiaro che lui cerca di imporsi, sporge il mento in avanti, assume unaria arrogante. Interpreta il suo ruolo alla perfezione. I giovani militanti stanno al gioco, obbediscono al generale come diligenti soldati semplici. Io stessa sono trascinata nella loro finzione. Zanga, generale dellesercito padano, porta in battaglia la coraggiosa Brigata Cicci. (19) Li ammonisce, li esorta. Il generale costantemente appostato, ci scruta, ci lancia occhiate furibonde. Sospetta la presenza tra noi di un traditore, se non di una traditrice. Attacca una delle ragazze sedute vicino a me, poi me direttamente. Com? Non mi ha mai vista, sono straniera. Interviene Belotti: Non ti preoccupare generale, garantisco io, lei nostra alleata, viene dalla Normandia per garantirci il sostegno dei vichinghi. Il generale sembra davvero poco convinto, ma passa alla ragazza successiva. Passato il quarto dora di disapprovazione dice, soddisfatto di se stesso: Ho appena scritto unaltra lettera a Bossi.... E attende che i membri della Brigata Cicci reagiscano, cosa che puntualmente accade: Zanga, Zanga, nostro eroe padano... Zanga, leggici questa lettera, forza. Leroe tuttavia si fa pregare, a quanto pare infastidito dalle risate che hanno accolto la sua dichiarazione, si acciglia, scuote la testa, altri lo incitano: Zanga, Zanga, Zanga.... Daniele si diverte da matti, per un attimo riprende laria solenne confacente al suo ruolo, chiede al generale di leggerci la lettera, glissando perfidamente: Generale, hai forse elaborato un nuovo piano di difesa?. No, segretario, non si tratta esattamente di questo...
Daniele poi si gira verso di me e commenta a bassa voce: Scrive regolarmente a Bossi per comunicargli i piani per la difesa che ha intenzione di attuare in caso di invasione meridionale. Secondo lui dovremmo tutti rifugiarci dietro le mura della Citt alta di Bergamo, bombardare i sudisti sulla pianura, gettargli olio bollente in testa se si avvicinano, e la cosa pi bella che Bossi risponde!. No! S, te lo assicuro. A volte ci legge anche le risposte. Dopo avermi preso in giro, Daniele si gira di nuovo verso il generale e ricomincia in coro con i militanti, Zanga, Zanga.... Allora questi decide di leggerci la sua lettera, assume unaria solenne, si infila grandi occhiali di tartaruga, si schiarisce la voce e tira fuori dalla tasca un pezzo di carta giallastra su cui sono scritte parole scarabocchiate a matita... Al contempo, Daniele scoppia a ridere e indica agli altri militanti il petto del generale: Guardate tutti!. Prendendo la lettera dalla tasca, Zanga ha scoperto tre medaglie nascoste dalla giacca. Daniele gli chiede di farcele vedere. Distratto, ansioso di leggere la sua lettera, il generale scosta la giacca e fa vedere le medaglie che ornano la camicia verde; uno dei militanti si avvicina per esaminarle: Non sembrano finte.... Belotti si gira verso di me: Zanga sostiene di essere stato maggiore dellesercito italiano. Povero esercito italiano! Come vuoi che questo paese funzioni? Ma ho comunque qualche dubbio.... Il gruppo esulta: Zanga, Zanga, nostro eroe padano.... Riuscir finalmente il generale a leggere la sua lettera? Tendo le orecchie. Comincia: Caro Bossi, gi un po che non ti scrivo, ti chiedo scusa.... Belotti scoppia in una risata: Ma una lettera damore!. Met del pullman scoppia a ridere. Mortificato, il generale si dirige verso la parte anteriore del pullman tra i militanti della sua et, ma i giovani lo richiamano, Zanga, Zanga, nostro eroe padano.... Il segretario si alza, lo richiama, chiede scusa, lo prega nuovamente di leggere la sua lettera. Allora Zanga riprende: Caro Umberto Bossi.... In poco tempo, il senso del suo discorso si perde per me nelle espressioni dialettali, ma si tratta come sempre, naturalmente, della feccia sudista. Zanga li conosce bene, ha vissuto per dieci anni a Roma, sa con chi ha a che fare. Improvvisamente tutto il pullman intona in coro linno padano, "Va pensiero", il momento solenne, mi chiedo cosa stia accadendo, guardo fuori per constatare: Abbiamo appena attraversato il Po. S, si entra in territorio nemico, ora siamo tra i comunisti e diventa difficile per noi respirare, mi dice Belotti simulando il soffocamento, qui siamo come in apnea. Dopo questi brevi momenti di raccoglimento, il fervore giunge allapice. Il generale Zanga riprende unespressione di circostanza, chiama le sue truppe a dar prova di coraggio e dignit in combattimento. Poi torna alle sue gesta: Ho anche scritto al Papa!. I militanti riprendono in coro: Zanga, Zanga, nostro eroe padano.... Il gioco va avanti per un po: i pi giovani tormentano il vecchio pazzo che si lancia su di loro, li afferra per i vestiti e li scuote fino a farli cadere nel corridoio per la grande gioia del gruppo. Quando ci avviciniamo a Reggio Emilia, il generale si fa ancora pi solenne, la Brigata Cicci deve dimostrarsi degna della sua fiducia. Ancora una volta esorta i militanti a dar prova di coraggio insultandoli e denunciandone la vigliaccheria. Secondo
lui, alcuni di loro, appena si allontanano dal gruppo di manifestanti, nascondono i foulard verdi in tasca per evitare di essere identificati come leghisti in territorio nemico. Si ricorda con una smorfia dellultima spedizione a Venezia. Il gruppo lo aveva lasciato indietro e si era ritrovato da solo a vagare nelle calli alla ricerca della sua brigata, poi era stato attaccato da un gruppo antagonista, la sua camicia verde ne porta ancora le tracce. Anche Daniele Belotti si ricorda di aver perso il generale durante quella spedizione: Ero abbastanza preoccupato. Non si sa di cosa sono veramente capaci queste persone, non perch sia violento, ma pu sempre provocare un putiferio ed essere fermato dalla polizia. Il generale continua con veemenza: Sono stato attaccato da alcuni passanti che mi hanno chiamato vecchio pazzo, mentre voi avevate abbandonato il campo, mi avete lasciato solo ad affrontare il nemico! Vi siete tolti i cappellini per mischiarvi tra la folla, abbandonandomi al mio destino! Avete paura di essere presi per pazzi. Ma se io sono un pazzo, voi, voi siete la mia brigata di cretini!. Lintero pullman esulta e riprende il coro: Zanga, Zanga, nostro eroe padano.... Quando i militanti scendono dal pullman sono sovraeccitati. Lappuntamento in piazza del Tricolore, Belotti non manca di far notare lironia degli organizzatori. Mentre si aspetta larrivo di tutti i pullman, viene scaricato il materiale, un militante ha con s un tamburo per aprire il corteo. Ben presto altri gruppi si uniscono a noi e Belotti esclama prima di lanciarmi uno sguardo infastidito: Ma qui ci sono solo bergamaschi!. Vengono distribuite le fiaccole che verranno accese quando sar completamente buio. Mi rifiuto di prenderne una e un militante me la porge insistentemente. Il mio rifiuto considerato una defezione e il mio gesto indispettisce i manifestanti che mi circondano. Con linverno per i militanti della Lega Nord si apre la stagione delle fiaccolate. Quando ne chiedo a Emilio il motivo, evoca motivi estetici: la sera, in inverno, queste fiaccole sembra siano pi suggestive. In effetti, il riferimento simbolico volutamente provocatorio, ci riporta direttamente nelle strade della Germania che stava diventando nazista. Non appena la piazza si riempie dei gruppi ripartiti per provenienza geografica, il corteo si mette in moto: i militanti della Lega si accalcano allora nelle vie del centro di Reggio Emilia cantando. Marciano sotto lo sguardo attonito dei reggiani che si accalcano sotto i portici tenendo stretti a loro i bambini in maschera. Ironia della sorte, quel giorno era Carnevale. Belotti si rivolge a me dicendo: Vedi, ci guardano come se fossimo dei deficienti!. In effetti, allertati dal rumore, i commercianti uscivano dai negozi per vedere passare i leghisti scesi dalle valli. Passare tra due ali di sguardi stupefatti e sprezzanti, quando si nel corteo di una manifestazione leghista, unesperienza molto istruttiva. Resta unimpressione talmente forte che provoca un sentimento di empatia, per quanto sia difficile averne per i membri di questo tipo di partito. Il disprezzo agisce, infatti, come forza che rinsalda: i militanti sono uniti dal disprezzo degli altri. Sotto questi sguardi, quel 6 febbraio 1999 a Reggio Emilia, ho preso la parte degli idioti anzich quella dei secessionisti. Mi sono poi girata verso i membri della Brigata Cicci intorno a me, ancora sorpresa di trovarmi in mezzo a loro, cosa che ben presto non mi avrebbe pi provocato alcun problema. La Brigata di "Berghem" quella sera era particolarmente attiva nellespressione della sua militanza. I leghisti che mi circondavano scandivano gli slogan del movimento,
sventolavano le bandiere, mentre il generale Zanga accennava alcuni passi di danza sotto locchio vigile di Daniele Belotti. Il segretario provinciale rimasto in allerta per tutta la manifestazione. Questi eventi possono sempre degenerare. La tensione salita quando il gruppo di leghisti ha incrociato alcuni militanti di Rifondazione comunista che danno loro dei buffoni. Daniele Belotti corso allora per mettersi in mezzo ai due gruppi di militanti, rispondendo sonoramente agli avversari e poi intimando ai suoi di riprendere la marcia. Il suo atteggiamento effettivamente molto ambiguo: non riuscivo a capire bene se avesse cercato di riscaldare la situazione o di calmare gli animi, sicuramente si preso la responsabilit di rispondere lui ai giovani comunisti per evitare che i suoi lo facessero in altro modo. Lepisodio si ripetuto quando abbiamo incontrato un gruppo di carabinieri. Il segretario provinciale se l presa con il loro comandante - un meridionale -, che con sguardo altero gli aveva detto, a quanto pare, qualcosa di spiacevole. Per quanto ne so, non c stato alcun incidente in questa occasione. Talvolta i militanti si agitano quando si avvicinano alle prefetture, lanciano oggetti, invettive, anche petardi e bombe fumogene, simulando un assalto con il rischio di provocare reali scontri con le forze dellordine. A Reggio si sono limitati a coprire di adesivi leghisti le targhe poste al di fuori dei palazzi istituzionali. Le fiaccolate hanno come bersaglio gli stranieri: Clandestino, albanese, torna pure nel tuo paese; un altro slogan attacca il ministro degli Interni del governo DAlema, Rosa Russo Jervolino: Marocchino... Clandestino... Va a stuprare la Jervolino.... Alcuni cartelli invitano i politici di sinistra ad accogliere gli stranieri in casa loro. I pi giovani riprendono i cori imparati in curva allo stadio: Il cuore di tutta la Lega Nord / La Padania il paese che vogliamo noi / Non ci fermerete certo voi / Bastardi!. Il gioco del chi non salta viene ripreso con Chi non salta italiano ! ! e pi forte ancora Chi non salta Garibaldi ! !. I militanti saltano allora tutti sul posto senza lasciare le bandiere. I loro canti esaltano la Padania: Dal Po alle Alpi tutto uno splendore / Il Sole delle Alpi il nostro Tricolore!; e motteggiano: Ma qual Italia, ma qual unione / Noi vogliamo il Nordnazione / Noi vogliamo la secessione!. I militanti della Lega Nord hanno reinterpretato canti che appartengono sia al repertorio fascista sia a quello comunista, cos sono loro che si fanno inculare mi dice uno dei militanti a cui chiedevo chiarimenti in proposito: (sullaria di "Faccetta nera") Ce ne andremo dallItalia / Ce ne andremo dallunione / Noi vogliamo la secessione / Se questo non avviene sar rivoluzione / Sono fiero di morire per il Nordnazione / Ce ne freghiamo del Tricolore / La secessione avverer / Se non savverr / Sar il bordello / Con lo scudo e il carrello / Ce ne andremo!. Oppure sullaria del noto canto partigiano: Una mattina mi son svegliato / Italia ciao, Italia ciao, Italia ciao ciao ciao / Una mattina mi son svegliato e ho bruciato il Tricolore / Umberto Bossi portami via / Italia ciao, Italia ciao, Italia ciao ciao ciao / Umberto Bossi portami via / che mi vien da vomitare.... Il mio informatore mi dice anche dellesistenza di un altro canto non propriamente leghista, ma un po di tutti: Il 25 aprile nata una puttana / Lhanno chiamata Repubblica italiana / E dopo nove mesi son nati i suoi bambini / Bastardi, celerini!. Nel corso della
mia inchiesta non ho visto bruciare alcuna bandiera. La maggior parte dei militanti si accontenta di gridare per provocazione: Bruciamo il Tricolore!. Di certo temono di essere accusati di vilipendio alla bandiera. Dopo aver attraversato la citt cantando, i militanti si infilano in un teatro ad ascoltare Bossi. Il capo particolarmente in forma quella sera, come mi fa notare Belotti. Di sicuro non vuole apparire troppo moderato dopo il discorso di Mario Borghezio, incaricato di scaldare la sala. Bossi critica la negligenza del governo. Secondo lui le leggi sullimmigrazione sono state applicate allitaliana, ovvero inapplicate. La sinistra sembrava incapace di fermare linvasione extracomunitaria. Sottovalutando il numero di immigrati clandestini, ha dovuto adottare misure di emergenza, la sanatoria: Linefficacia della politica del governo sotto gli occhi di tutti i cittadini che siano o meno indifferenti allimmigrazione. Per questo motivo gli italiani sono pi propensi a seguire il Carroccio. Durante il discorso di Bossi, il generale Zanga resta allingresso della sala con le Camicie verdi del servizio dordine, lo ritroviamo alluscita. Il viaggio di ritorno non meno movimentato di quello dellandata. Il generale si presta agli scherzi dei militanti che diventano sempre pi salaci. I pi giovani attribuiscono al generale una virilit straordinaria. Per meglio dimostrare il suo talento di padanian lover, questi ha persino simulato un approccio sessuale con una donna seduta nei posti a met del pullman. Dai sedili in fondo, i giovani scandivano: Siamo tutti figli dello Zanga... Zanga trenta ghei.... Rientrati a Bergamo verso luna di notte e prima che la Brigata Cicci si disperda, il generale la fa mettere in ranghi nel parcheggio, la arringa unultima volta prima di urlare Rompete le righe. In occasione di questa prima fiaccolata ho fatto la conoscenza anche di Paolo, un giovane militante. Nelle settimane successive ho discusso con lui delle cose interessanti che avevo osservato durante la manifestazione. LEmilia Romagna non uno spazio neutro nella percezione degli attivisti della Lega: il cuore della Pianura padana e, dopo la Liberazione, sempre stata una delle roccaforti del Partito comunista. E' sia un territorio nemico sia un territorio da conquistare. Paolo molto consapevole della posta in gioco durante queste spedizioni: Quando manifestiamo a Bergamo, c tanta partecipazione, ma non la stessa cosa, la gente indifferente, non le interessa, se ne frega... Invece a Reggio Emilia, che una citt definita rossa, la gente non con noi, ma li vedi che si fermano a guardare e pensano Guarda, questi qua sono di Bergamo, cosa vengono a fare a Reggio Emilia, devono essere proprio convinti. Erano incuriositi e si domandavano:Ma cosa glielo fa fare a questi?... E' quello l il discorso, no? Sono sorpresi perch si lasciano condizionare, non ragionano con la loro testa, no?. (20) I leghisti ci tengono a spettacolarizzare le loro rivendicazioni: da questo punto di vista meno interessante manifestare a Bergamo che a Reggio Emilia. Questo tipo di eventi permette loro di attirare simpatie. E' un modo per screditare gli avversari. Su La Padania, Maurizio Parma, segretario della Lega della regione Emilia Romagna, si dice molto soddisfatto: Il bilancio della serata vissuta con Bossi a Reggio Emilia senzaltro pi che positivo. [...] I segnali andavano in questa direzione. Uno degli elementi che ci ha dato maggiore soddisfazione stato latteggiamento dei cittadini reggiani al nostro passaggio.
Credevo, infatti, di assistere a qualche normale dissenso o comunque a un certo distacco, mentre avvenuto il contrario: i reggiani ci hanno accolto con condivisione e calore. E' indubbio che tale atteggiamento sia dipeso anche dalla causa per la quale eravamo scesi in piazza, un argomento molto sentito dal popolo reggiano. La gente ci segue sul problema immigrazione. Qualunque sia stato il motivo, Reggio Emilia ci ha risposto positivamente, al di l delle aspettative. A mio avviso, quindi, visto lafflusso anche da molte altre citt emiliane, continuando con questo tipo di politica, nelle prossime elezioni amministrative dovremmo ottenere in Emilia risultati buoni (La Padania, 9 febbraio 1999). Secondo il giornale, allappello hanno risposto cinquemila persone. Dei rinforzi provenienti da Bergamo non cera alcuna menzione. Alla fine della campagna referendaria, gli attivisti della Lega sono riusciti a raccogliere seicentomila firme per abrogare la legge TurcoNapolitano. Solo nella Bergamasca ne hanno raccolte quarantamila (LEco di Bergamo, 29 maggio 1999). Scegliere di andare a Reggio Emilia a manifestare assume un significato particolare per i leghisti, poich questa la citt del Tricolore. Infatti, proprio in questa cittadina della Pianura padana che il 7 gennaio 1797, i repubblicani di Reggio, Modena, Bologna e Ferrara proclamano la Repubblica Cispadana adottando come vessillo il Tricolore bianco, rosso e verde sul modello di quello francese, diventato dopo la Rivoluzione simbolo della libert contro il feudalesimo degli stati dell"ancien rgime". Gi nei mesi precedenti, i volontari milanesi della Legione Lombarda che si arruolavano nelle truppe di Bonaparte per combattere gli austriaci avevano adottato questo stendardo tricolorato nazionale lombardo ornato degli emblemi della libert e in particolare il berretto frigio. Con la Restaurazione, il Tricolore diventa una bandiera proibita. Agli italiani saranno necessari ancora decenni di lotta per vederlo riconosciuto e il suo primo centenario stato celebrato in modo solenne. Non un caso se proprio nel 1996, in occasione del bicentenario della nascita del Tricolore, mentre la Lega Nord proclama l'indipendenza della Padania, il governo italiano decide di proclamare il 7 gennaio la Giornata nazionale italiana. Per i centocinquantanni della nazione, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha aperto le celebrazioni a Reggio Emilia affermando che rispettare il Tricolore un dovere per chi ha ruoli di governo (Corriere della Sera, 11 gennaio 2011). Proprio nella citt del Tricolore, la Lega ha aperto una breccia alle ultime regionali raggiungendo il 18 per cento dei consensi. Il fatto che un quinto della popolazione di Reggio sia oggi di origini straniere ha di certo giocato un ruolo in un risultato tanto clamoroso. Il segretario della Lega emiliana, Angelo Alessandrini, preferisce identificarsi con Andreas Hofer, un patriota tirolese che insorse contro le riforme introdotte dai bavaresi e combatt contro le truppe napoleoniche prima di essere tradito da un contadino e ammazzato a Mantova. (21) La guerra dei simboli aperta dalla Lega Nord si inserisce in un quadro politico europeo ben definito, che ci rimanda a lotte che pensavamo superate da tempo. E' la vocazione universale del Tricolore a essere nuovamente messa in discussione.
Le fiaccolate, specialmente nelle citt di pianura, sono programmate per condizionare gli spettatori. I militanti della Lega sperano di impressionare gli avversari al punto da fargli perdere il reale senso della loro importanza. Come Paolo, i giovani militanti vanno alle manifestazioni per divertirsi e per impressionare i passanti: Se non mi divertissi nelle manifestazioni, me ne starei a casa. Ci vado anche perch ci credo, per ragioni politiche, ma penso che a differenza di altri partiti politici, i nostri sono pi spontanei, va chi vuole e chi vuole si paga il biglietto, non come le manifestazioni dei sindacati, loro attirano tanta gente, ma gli pagano il giorno di ferie, pagano il pullman, il treno, ci credo che riescono a racimolare tanta gente. Fanno numero, ma non hanno la qualit. Invece da noi tutta gente che partecipa di sua spontanea volont. Lo fai perch ti piace e poi anche loccasione di ritrovarti con tanta altra gente. Ritrovo ragazzi veneti nelle manifestazioni, scambiamo opinioni, parliamo... E poi bello perch si fa anche casino. Per esempio, la manifestazione che abbiamo fatto quando hanno fermato i serenissimi; siamo andati a Modena davanti al carcere, quella una delle pi belle di cui mi ricordo. Questa volont di condizionare le citt nemiche, di affermare se stessi in casa daltri tipico della cultura dello stadio, e sta alla base degli spostamenti degli ultras nella penisola. (22) Paolo stato per sette anni in un gruppo di ultras dellAtalanta prima di entrare nei ranghi della Lega: I bergamaschi si identificano con la squadra... Infatti, io ho cominciato per un fatto di girare per lItalia cos e rappresentare Bergamo e i bergamaschi. LAtalanta per noi quello, per chi la ama veramente quello, no? Al di l delle questioni calcistiche un fatto di rappresentanza, e poi io ho girato sempre, s, con la mia bandiera della Lombardia. (23) Per i supporter, esistere significa appartenere a un gruppo - le due cose vanno di pari passo - la squadra la rappresentazione della comunit di cui difende onore e nome. La Lega Nord recluta nello stadio, l che Paolo ha incontrato il segretario provinciale Daniele Belotti. Questultimo stato tra i dirigenti degli ultras dellAtalanta prima di entrare nel partito. Organizzava gli spostamenti dei tifosi della squadra prima di diventare il responsabile gadget della Lega Nord. E' dallet di quindici anni che Daniele Belotti va ogni domenica sulle gradinate dello stadio. Gli italiani trasferiscono i loro antagonismi sociali e/o regionali sui campi di calcio. Nel mondo dello stadio, questi conflitti si ritualizzano: la rivalit generalmente riadattata in modo che il nemico, meridionale o comunista, assuma il volto della squadra avversaria. A Bergamo, gli episodi di violenza legati al mondo dello stadio sono di ordinaria amministrazione. Le partite tra Bergamo e Brescia hanno conseguenze che incidono sui bilanci comunali. (24) Negli ultimi anni la tensione in costante aumento negli stadi della penisola, ormai entrata in una delle crisi pi importanti nella storia del tifo organizzato. La violenza razzista ha progressivamente invaso le gradinate dei campi italiani. Intorno agli stadi, le violenze di stampo localista sono la normalit. Paolo sembrava poter accettare per se stesso la cattiva reputazione dei tifosi bergamaschi solo fino a un certo
punto: S, come ultras, come bergamasco, anche se non facevi niente, le prendevi lo stesso. Perch noi abbiamo la nomea di essere cattivi, anche se alcuni sono peggio di noi, un po tutto lambiente calcistico, per arrivavi a Roma e le prendevi perch eri bergamasco, capito, al di l del fatto che si creassero incidenti o meno... Allora per quel fatto l, non sono pi andato allo stadio. A Roma sono andato cinque volte, anche l, non lo dicono, ma spesso la polizia che provoca incidenti, nella maggior parte dei casi cos, perch sei bergamasco, allora ti bastonano o fanno in modo che ti agiti perch ci tengono chiusi per ore negli scompartimenti piccoli del treno, alla stazione; chiaro che dopo un po la gente si stufa e si ribella, no? Io ci andavo per lAtalanta, per la squadra e tutto, per portare in giro il nome di Bergamo. Ne ho fatte un po di tutti colori, ma ormai sono bei ricordi e basta. (25) Se i giovani militanti della Lega Nord partecipano alla vita dello stadio, sono tuttavia sempre i primi a denunciare gli eccessi dei tifosi bergamaschi. Inoltre, la tensione salita tra i rappresentanti eletti della Lega e i tifosi. Nonostante il tentativo di mediazione di Daniele Belotti, i tifosi, nellagosto 2010, hanno lanciato fumogeni e petardi contro Roberto Maroni alla Berghem Fest di Alzano Lombardo per protestare contro la tessera del tifoso. Le contiguit umana e culturale tra Lega e mondo dello stadio sono evidenti. Se nelle interviste i militanti preferiscono evitare di parlare della questione dei rapporti tra movimento, gruppi ultras e movimenti estremisti, questi legami vanno ben oltre la frequentazione comune della curva dello stadio e della sede di partito. (26) I due mondi sono molto vicini da un punto di vista simbolico. Il leghismo festoso, localista, interclassista, maschile e intollerante. I politologi hanno messo in evidenza come i leghisti non votino per eleggere un rappresentante ma per vincere: in Italia si vota mettendo una croce sul simbolo del partito, proprio come quando si gioca al totocalcio. Hanno inoltre osservato che la Lega quanto pi guadagna voti tanto pi riesce a mobilitare gli elettori. (27) La votazione assume un significato del tutto inaspettato. Sui giornali locali, i politici del movimento commentano i risultati del loro partito con la stessa modalit con cui si commentano quelli delle squadre locali. I giornalisti si divertono e riprendono questa griglia di lettura. Questa confusione d la misura del disimpegno civico e della mancanza di una cultura politica. Una simile confusione mette anche in luce le capacit di comunicazione della Lega Nord, simili a quelle usate dai tifosi per esistere pubblicamente. Se questi ultimi spostano lo spettacolo dal campo di gioco verso le gradinate, i militanti della Lega spostano lo spettacolo della politica dal palazzo verso la piazza. Le piccole cittadine di provincia che hanno visto sbocciare il leghismo non avevano pi vissuto simili esperienze dagli anni settanta. Le classi subalterne del Nord vogliono esistere (contro i meridionali, gli immigrati...) e quando vanno nelle citt rosse, in realt difendono il territorio del loro ego collettivo. Trasformano la disuguaglianza che esclude in differenza che personalizza e quindi rende eguali. E' lapplicazione in politica di questa logica a spingere gli ultras a provocare per emergere dalla massa indistinta, da qui forse lesaltazione nel partecipare a un progetto che li trascende: la libert della Padania. La manifestazione sul Po, di cui si detto, deve essere considerata nel contesto di queste azioni simboliche: simile alle forme di violenza ritualizzate dagli ultras italiani. Il fatto
che Daniele Belotti sia uno dei principali organizzatori non un caso. Questa ampia messa in scena riuscita a catturare lattenzione dei media per due mesi, consentendo cos a una forza politica minoritaria di condizionare lintero paese. Sfidando apertamente il centralismo, i leghisti hanno inscenato una guerra civile sui toni della parodia. Di certo sarebbero stati i primi a temere una risposta seria. Il loro atteggiamento ricorda la strategia dellapparenza descritta da Alain Ehrenberg per i tifosi inglesi. (28) Questa affermazione di s si gioca essenzialmente nellapparire e pu anche essere utilizzata per soddisfare ambizioni politiche, come dimostra il caso di Daniele Belotti. In occasione delle elezioni europee del 1999, il manifesto della sua campagna elettorale ricordava ai bergamaschi questo specifico legame tra pallone e politica. Rappresentava una maglia da calcio verde con il suo nome appesa a un filo, lo slogan era Belotti portaci in Europa. Lo sportivo un modello di successo sociale che ben si accorda con lideologia della Lega: colui che supera i suoi pari (la competizione sportiva a differenza di quella sociale giusta), inoltre colui che si fatto da s, senza necessariamente passare per il classico percorso dellistruzione, grazie alle sue capacit fisiche, la sua abilit (i leghisti rifiutano il sistema scolastico). La partita il luogo della rivincita sociale; spesso le mascherate italiane si concludevano con una partita di calcio in costume. Le scorribande da ultras ci sembrano completamente prive di senso, ma in realt rispondono a unesigenza del nostro mondo: E' una delle forme pi significative del culto dellapparenza. Il fenomeno ultras una strategia dellapparire che si basa in parte su comportamenti devianti. (29) I tifosi hanno cos istituito un sistema di spettacolarizzazione di se stessi basato sulla provocazione. (30) Nelle manifestazioni della Lega, come allo stadio, creano unillusione di violenza. La mobilitazione di simboli carichi di violenza (armi, teschi eccetera) dovrebbe portare a impressionare lavversario. Secondo Christian Bromberger non si devono prendere troppo sul serio questi simboli. Alcuni segni distintivi, alcuni gesti potrebbero avere la stessa funzione che assumono nei giovani militanti: quelli che si travestono da ufficiali della Wehrmacht in corteo si rivelano abbastanza tranquilli. Manipolando simboli cos carichi di valori cercano soprattutto di impressionare, e pu anche accadere che il significato politico di questi simboli sfugga loro parzialmente. Attraverso questi eventi si colgono meglio i rapporti tra la Lega Nord e la sfera simbolica del Carnevale. Lesercito padano un esercito carnevalesco, il generale Zanga incarna per certi versi fisicamente questa dimensione. Ci che potrebbe sembrare unorganizzazione paramilitare in definitiva una parodia. Ma non dobbiamo farci illusioni sulla natura di queste spedizioni, a volte possono trasformarsi in tragedia, come riportato da Clara Gallini, che descrive la caccia al marocchino inscenata nella nottata del Marted grasso del 1990 a Firenze. (31) Questa azione si dispiegata secondo una coreografia complessa e imponente con lobiettivo di colpire il corpo di cittadini marocchini e limmaginario degli italiani. La maggior parte dei protagonisti di questa caccia erano ultras della Fiorentina che, armati di spranghe di ferro, con la faccia dipinta di bianco come clown, hanno dato la caccia ai vu cumpr che infastidivano i commercianti di Firenze. La giocosit con cui stata vissuta questa caccia alluomo pu sorprendere, ma per quanto possa sembrare inquietante, gli autori del linciaggio sembrano essere inconsapevoli della loro violenza. Come notato da Gallini, questo gioco macabro si inserisce coerentemente nella messa in
scena carnevalesca, ricordando lantico rituale di caccia in cui si perseguitava lo zingaro, la prostituta o lebreo. Queste scorribande tradizionali avevano spesso una forte connotazione erotica e rafforzavano lidentit sessuale maschile e collettiva. (32) Gli autori di questi raid sono giovani appartenenti sia alla classe lavoratrice, sia agli ambienti della classe media. Si accontentano di solito di veder distrutte le baracche che ospitano gli stranieri con un fuoco purificatore. La difesa del territorio, di cui si presentano come paladini, un modo per affermare la prevalenza di unidentit esclusiva. E' in questi comportamenti rituali che assume significato una serie di iniziative leghiste. Le Camicie verdi della Brianza organizzano ronde per cacciare le prostitute dai loro luoghi abituali. Esiste un chiaro legame tra le forme rituali del Carnevale, il mondo simbolico dello stadio e quello della Lega Nord; ci rivela anche lesistenza nella violenza razzista di una stretta correlazione tra identit etnica e identit di genere. (33) Vi tuttavia un notevole divario semantico tra azione rituale tradizionale che costruisce lalterit per integrarla a un livello subordinato e il linciaggio del Marted grasso del 1990. Questa azione contemporanea evoca qualcosa di molto pi radicale, un razzismo che presente nella sua dimensione sterminatrice. (34) La banda mascherata di Firenze stata per assolta. Dal 1987 si sono verificate molte azioni di questo tipo nelle periferie delle principali citt italiane. Sono orchestrate principalmente nelle citt rosse. Bologna stata teatro di molte spedizioni punitive razziste. Clara Gallini evoca a riguardo gli Anni di piombo parlando di terrorismo razzista e di strategia della tensione. Questo condizionamento, unito al crescere della piccola criminalit, ha contribuito nel 1999 alla caduta del muro di Bologna. Infatti, per la prima volta dopo la Liberazione, un candidato di centrodestra stato eletto sindaco nella citt simbolo del comunismo italiano (Il Giornale, 28 giugno 1999).
Il ricordo della spedizione a Reggio Emilia rimasto ben impresso nella mia mente: la dimensione teatrale dellevento stata cos evidente da farmi interrogare per mesi. Ne coglievo intuitivamente il significato, ma non sapevo bene come inserirla coerentemente allinterno delle mie ricerche. La messa in scena del generale Zanga evocava le pantomime delle improvvisazioni teatrali che hanno fatto la fortuna dei comici lombardi. Zanga proviene da un piccolo paese della Val Brembana. Il segretario di questo distretto durante lintervista che mi ha concesso menziona le macchiette presenti in alcuni villaggi: Pur non conoscendo la storia di Arlecchino, pur non conoscendo determinati fatti ed episodi, si atteggiano tante volte in questo modo. Dunque la radice si riscopre anche da qui.... Il
generale una sorta di mascotte del gruppo di Bergamo. I militanti bergamaschi sono noti nel movimento per essere i pi duri, i pi combattivi e il generale incarna in modo grottesco questa dimensione della loro identit di partito. Nella sala pi grande della sede di Bergamo, Daniele Belotti ha appeso una foto in cui ritratto il generale circondato dai suoi Cicci. Zanga non sempre partecipa alle spedizioni del movimento. Il personaggio noto a tutti, ma le sue performance ne fanno una vera e propria attrazione per i militanti della provincia. Il generale assume nel gruppo dei giovani leghisti la funzione tradizionale dello scemo del villaggio, dellidiota: distrae e, nellarco di tempo di un viaggio in pullman, si fa bersaglio delle loro prese in giro. La sua estrazione contadina, il suo modo di parlare determinano il suo stato. La caratteristica distintiva dello scemo del villaggio non sta tanto nellesistenza di una diagnosi psicomedica, ma nel fatto di essere esposto al ridicolo e al bullismo. Non la malattia a fare dellidiota ci che , ma la derisione. Lidiota ispira piet divertita e talvolta una certa riprovazione per alcuni dei suoi comportamenti, delle sue dichiarazioni (profanit, bestialit...). La comunit lo prende in giro, lo fa diventare matto, ma nel complesso tende a scusare il suo comportamento. Anche il sociologo Erving Goffman approfondisce questa idea: In molti gruppi particolarmente ristretti e solidali si hanno esempi di un membro deviante sia per le azioni sia per gli attributi, o per ambedue, che di conseguenza viene a esercitare un ruolo speciale, divenendo il simbolo del gruppo e colui che adempie a certe funzioni buffonesche anche quando gli viene negato il rispetto che invece dovuto ai membri di pieno diritto. E' caratteristico che un tale individuo non giochi pi il giochetto della distanza sociale e che invece possa avvicinarsi a tutti ed essere avvicinato da tutti senza problemi. Fa da mascotte al gruppo anche se, per molti aspetti, dovrebbe esserne considerato un membro a pieno diritto. Lo scemo del villaggio, lubriacone del paese e il buffone del reggimento costituiscono esempi tradizionali. Un altro esempio il grassone dellassociazione studentesca. (35) Secondo Goffman, lidiota un deviante integrato che si distingue dal deviante respinto: il primo, anche se non conforme alle norme, relativamente integrato in un gruppo, e la sua piena inclusione, anche se ambigua, lo distingue dal rifiutato, che pur essendo in costante relazione con il gruppo, ne estraneo. In realt, il deviante integrato si distingue dagli altri devianti, nel senso che mantiene un rapporto sospetto con la morale sostenuta dalla media delle persone. La devianza degli idioti condannata dallautorit, ma in gran parte tollerata dai membri della comunit. Da questo punto di vista, lidiota somiglia al bandito sociale. Secondo la studiosa Margarita Xanthakou, lo scemo del villaggio non tanto un caso psicopatologico ma lagente di una funzione sociale "quasi istituzionalizzata". (36) Il gruppo colloca lo scemo del villaggio in comportamenti stereotipati che soddisfano le sue aspettative contribuendo cos a mantenere una comunit di normali culturalmente integrata. Proprio a causa della sua idiosincrasia culturale, lo scemo del villaggio sarebbe portato a esprimere le paure della comunit alla quale appartiene. Queste specifiche forme di messa in scena collettiva sono lesito di un meccanismo psicologico di proiezione. Lidiota assume cos la funzione di capro espiatorio su cui la comunit proietta collettivamente timori e ansie sovrainvestiti culturalmente. (37) I membri della Brigata
Cicci proiettano sul generale Zanga ci che rifiutano di riconoscere in se stessi, facendo di lui il protagonista di quella che in psicoanalisi si chiama scena fantasmatica in cui egli impersona le angosce del gruppo. Gli scambi colti durante il viaggio in pullman evidenziavano elementi che potevo cogliere implicitamente, ma che, in gran parte, non emergevano mai nelle interviste realizzate con i militanti. I militanti incoraggiano il generale affinch si lasci andare a dichiarazioni ridicole. Lautorit militare che rappresenta derisa, al pari delle sue pretese erotiche. Come il leader, accreditato di uno straordinario potenziale sessuale, ma si tratta di un personaggio ridicolo, un montanaro, un contadino che non ha alcun valore allinterno del mercato del matrimonio, soprattutto comico: Il contrasto tra realt e immaginario nel contempo ci che permette di integrare impunemente lidiota nella comunit nella funzione di "capro espiatorio fantasmatico", ci che ne fa un personaggio burlesco, ridicolo, e quindi innocuo. (38) Il generale Zanga accentra su di s le tensioni che agitano il gruppo nel suo complesso. Le interazioni che lo coinvolgono rivelano in qualche modo il vero contenuto delle stesse. Sono pochi i militanti che ammettono di temere lo sguardo degli altri o di essere oggetto del disprezzo dei passanti. Ancora pi rari sono quelli disposti ad ammettere la dimensione provocatoria delle loro spedizioni, e parlano solo di difendere il territorio anche quando sono loro a essere aggressivi. Solo Zanga pu evocare - sempre sulla modalit del gioco - la follia estremista della Brigata Cicci. Facendo lidiota tra gli idioti, questi ultimi si convincono di non esserlo. E' la risata a permettere alle persone coinvolte di prendere le distanze da ci che accade nel pullman. E' la beffa, la derisione a impedire ai Cicci di essere coinvolti in una messa in scena che riflette in realt le loro angosce. Con le loro prese in giro condannano indirettamente ci che si stanno preparando a fare invadendo le strade di Reggio Emilia. Il generale sdrammatizza loperazione a vantaggio del gruppo perci i dirigenti ci tengono alla presenza di Zanga durante questo tipo di spedizioni. Il priapismo che i militanti attribuiscono al generale riflette preoccupazioni meno direttamente politiche, ma altrettanto decisive: gli squilibri del mercato del matrimonio minacciano le comunit delle Valli. Gli abitanti delle montagne non possono formare una famiglia nei loro villaggi dorigine. In Val Taleggio, solo 3 su 138 giovani uomini sono sposati. Le ragazze abbandonano presto i villaggi per proseguire gli studi e si rifiutano di riprodurre il modello tradizionale di famiglia, solo i ragazzi restano nella valle (LEco di Bergamo, 21 maggio 1999). Gli abitanti delle montagne ricorrono ad agenzie matrimoniali che permettono loro di incontrare donne straniere. Anche il turismo sessuale sembra particolarmente sviluppato. La minaccia che gli immigrati avrebbero posto su un mercato del matrimonio in disequilibrio forse anche leffetto di una proiezione. I celibi sono numerosi nei ranghi leghisti, i militanti sono conosciuti come quelli che non riescono a trovare la ragazza. Alla domanda sul suo celibato, il leghista trentino Erminio Boso risponde: Single? Mi single? Macch single! Scapolone!. E spiega: Lo scapolone quello ricercato per aver raggiunto una certa professionalit nelle prestazioni sessuali. Single quello che non catta nessuno. In questo senso, lo stesso Boso ostenta una grande apertura culturale: Rassista mi? Si figuri. Me la sono fatta con donne di tutti i colori. Anche con una gialla. E una nera. (39) Gli stereotipi ipotecano nondimeno il successo
femminile dei militanti, limpegno nel partito pu anche accelerare le separazioni, come confessa Daniele Belotti. A suo avviso, per un militante difficile impegnarsi attivamente se il coniuge non ne condivide le convinzioni. (40) E' il gruppo dei giovani leghisti a provocare la performance del generale, che ha bisogno dellincentivo della brigata per entrare nel suo delirio. Zanga risponde alle sollecitazioni del suo pubblico e si comporta come un pagliaccio, un clown che mette in scena di fronte alla comunit difetti che le sono propri. Lidiota ha un rapporto con il gruppo, ha molte relazioni sociali (al contrario dei malati di mente), ma non veri rapporti interpersonali. (41) Il generale non ha scambi individuali con i singoli membri del gruppo che egli chiama tutti ugualmente Cicci. In questo somiglia a un tribuno totalitario chesi rivolge esclusivamente alle masse. E' molto rivelatore il fatto che i giovani militanti sostituiscano il nome di Bossi con quello di Zanga: Zanga, nostro eroe padano.... Questa sostituzione getta nuova luce sulla funzione esercitata dal leader della Lega Nord nel loro immaginario. I militanti percepiscono molto bene i limiti di Bossi. Anche per loro si tratta di un idiota, la sua presenza nel Consiglio dei ministri li fa ridere. Il leader il prodotto delleffervescenza popolare, incarna lidea che le classi subalterne hanno del potere. In gruppo ci si diverte delle performance di Zanga, ma nelle singole interviste i giovani militanti disapprovano i suoi comportamenti. La responsabilit della scena viene data ad altri. Questa condanna in privato sarebbe indice dello sforzo per costruire una difesa contro leffetto di ritorno della proiezione attraverso la quale lidiota si rende colpevole per procura delle colpe reali o fantasmatiche della comunit nel suo insieme. (42) Quando ho chiesto ai giovani attivisti di parlarmi dello Zanga, in genere si mostravano molto imbarazzati. Alla domanda circa la presenza di questi personaggi originali in una manifestazione, il segretario dei Giovani padani mi ha risposto a met tra il rassegnato e il confuso: Avevo giusto il timore che tu mi ponessi questa domanda. Non mi chiedere di darti una risposta. I suoi compagni non mi hanno detto molto di pi. Paolo allinizio faceva lo gnorri: Zanga... Non lo conoscevo fino, aspetta... da quando siamo andati sul Po, mi sembra. Non tanto a posto quelluomo l, mi sembra che abbia fatto carriera nellesercito, poi stato allontanato in malo modo, avr fatto un esaurimento nervoso per quel fatto l, era stato condizionato... Perch per parlarci cos di prendere le armi... Sono cose assurde, no? Probabilmente lui ha una visione militare del mondo, perch ha avuto quellesperienza... Dopo va be, gli piace anche fare un po di scena, fa spettacolo s... Per esempio, quando abbiamo fatto quella manifestazione a Reggio Emilia, quando si saputo che cera anche lo Zanga, sono venuti tanti giovani, una bella cosa, perch altrimenti non siamo cos numerosi, invece se ci si diverte, allora vengono. Fai due cose insieme almeno, ti diverti e fai anche politica. (43) Cinzia non meno imbarazzata quando le chiedo la sua opinione sul fatto che la Lega attiri a s persone un po strane come Zanga: Mah... io non penso che sia la Lega in quanto tale, piuttosto dovuto al fatto che la Lega un movimento di gente semplice. Secondo me Zanga simpatico ma abbastanza eccentrico... attira lattenzione.... Quando le ho fatto notare che tutte le volte che ho voluto fargli una fotografia si metteva in posa ha riconosciuto: S, s divertente, bello perch poi si crea unarmonia grazie a questi
personaggi, ma a livello politico non il massimo.... Poich insistevo nel farle notare che anche Bossi un personaggio eccentrico esclama: Un personaggio, eccome! Di persone come Zanga io ne conosco, ma non valgono niente in politica, sono i pi agitati nelle manifestazioni ed un fenomeno che mi preoccupa. Cercano con tutti i mezzi possibili di arrivare al loro fine, compresi quelli pi estremi. Questa incapacit di fare un discorso su ci che comunque centrale nella manifestazione appare abbastanza significativo. Il generale Zanga si assume il compito di essere linterprete dellestremismo delloperazione. I membri dellorganizzazione ridono di lui pur partecipando, questa derisione in realt una condanna indiretta del loro modo di agire. Nel condannare lidiota per ci che essi stessi fanno, alleviano la loro coscienza di un peso. Si disattiva un conflitto inconscio vedendo al di fuori ci che ci si rifiuta di riconoscere al di dentro di se stessi. (44) Lidiota si assume il compito di esprimere lostilit del gruppo verso gli esterni. Zanga lidiota, lestremista. I membri della comunit proiettano su di lui la loro aggressivit. Con la presa in giro, lo puniscono poi dellostilit che loro stessi si trattengono dallesprimere apertamente. Allo stesso modo prendono in giro le pretese sessuali del generale per nascondersi il loro maschilismo. Il gruppo realizza impunemente la proiezione dei suoi impulsi e delle sue ansie, poich le norme sono comunque riaffermate per mezzo della derisione. Attraverso il generale, i militanti si puniscono dellaggressivit che sentono dentro di s. La loro condotta - punire se stessi tramite terzi naturalmente ridicola. Ci produce lilarit di tutto il gruppo. Il clown colui che punisce se stesso. Per questo motivo molto comico. A Bergamo la presenza di questi personaggi originali assume un significato molto particolare in quanto rafforza gli stereotipi identitari. Daniele Belotti nutre una vera passione per gli stralunati della citt di Bergamo. Un certo numero di questi personaggi popola in effetti le strade della Citt alta. Anche una tradizione letteraria francese (45) si concentrata su simili figure che hanno radici storiche: la Repubblica di Venezia relegava i marginali ai confini del suo territorio, vale a dire in provincia di Bergamo, dove reclutava pure i mercenari. Il mausoleo del pi famoso di essi, Bartolomeo Colleoni, si trova nella Citt alta. Belotti ne conosce tutte le caratteristiche e stranezze. Nella Lega, inspiegabilmente, questi personaggi abbondano: artisti mediocri e un po pazzerelli, originali di provincia, fanatici sostenitori... Sembrano essersi dati tutti appuntamento alla sede del Carroccio. Il partito porta cos sulle piazze delle citt rosse persone generalmente tenute ai margini dei partiti politici tradizionali. I membri del gruppo sono stigmatizzati e non solo perch leghisti - spesso si sovrappongono stigma differenti -, e molti sono considerati degli scemi del villaggio gi prima di frequentare la sezione locale del loro paese. Questa realt sociale consente ai dirigenti di appropriarsi del semplicismo manicheo dei loro avversari. Imbrogliano intenzionalmente le carte cosicch non riusciamo pi a distinguere il carnefice dalla vittima. Eliminare le distinzioni tra le diverse categorie di vittimismo una delle tecniche utilizzate per questo scopo. Nella primavera del 2000 Mario Borghezio ha creato unassociazione per la difesa degli obesi! Questo gioco non impedisce ai leghisti di varare misure che danneggiano le categorie pi fragili della popolazione. Di fronte allatteggiamento ostile di alcuni esponenti della Lega Nord, sempre pronti a denunciare gli improduttivi, la Federazione delle associazioni
nazionali dei disabili ha espresso una viva preoccupazione e indignazione per la deriva discriminatoria nei confronti dei cittadini invalidi o disabili, per le dichiarazioni di alcuni ministri della Repubblica, per le prese di posizione di politici e amministratori contro linclusione degli alunni disabili nella scuola, per le campagne di disinformazione sul fenomeno dei falsi invalidi e per le manifestazioni di scherno e le aggressioni fisiche e verbali a persone con comprovata disabilit frequenti nel paese, e persino in Parlamento, dove dai ranghi della Lega Nord stata lanciata uningiuria allindirizzo della deputata Ileana Argentin: Stai zitta, handicappata del cazzo (Corriere della Sera, 1 aprile 2011). Daniele Belotti manifesta sentimenti ambivalenti nei confronti di pazzi, originali e barboni. Sembra provi per loro un misto di tenerezza e ostilit. Uno dei suoi passatempi preferiti quello di far diventar matti i militanti sotto la sua influenza provocandoli in vari modi. Belotti deride gli imbecilli che vanno alla sede di partito, ma lui stesso fa da giullare nel sistema politico locale. E' molto orgoglioso delle sue azioni sovversive; come molti leghisti, la sua una sovversione per la sovversione. In questo senso completamente rappresentativo della cultura leghista. Mette in scena le sue dichiarazioni intempestive come gli ultras mettono in scena la loro appartenenza e drammatizzano le loro azioni. Le sue drammatizzazioni, come le loro, si qualificano pi sul registro della provocazione simbolica che non per il passaggio allatto. Gli altri politici peraltro sono concordi nel pensare che lui e i suoi simili non siano davvero dei violenti. I leghisti si limitano a vanificare i processi democratici provocando lavversario politico, spingendolo allerrore e, se possibile, attribuendogli una procedura irregolare. Questa tattica rivela la loro frequente incompetenza in materia giuridica e lossessione che ne deriva. Se Daniele Belotti pu dire cose che nessun altro pu affermare in un contesto istituzionale perch la sua parola non ha alcun valore. E' il clown del Consiglio comunale, come evidenziato dalle storie riportate dalla stampa locale. Nelle sue cronache satiriche, la giornalista Daniela Tiraboschi feroce con ol Belt. Alla vigilia delle elezioni regionali del 2000 i giornalisti ironizzano sulla nuova alleanza tra Berlusconi e Bossi, e Belotti appare sulle pagine del settimanale vestito da mago, lo si vede sulle mura della Citt alta trascinare un carrello pieno di grandi pacchetti con le scritte Libert, Indipendenza e Autonomia e due panettoni confezionati in scatole con i colori della Padania. Interrogato su questa nuova alleanza, il segretario dei Democratici di sinistra, Antonio Misiana, non pu fare a meno di ridere, pensando alla faccia che far il suo omologo della Lega tra i sostenitori di Berlusconi e si chiede per quale piatto di lenticchie i leghisti si sono venduti. Intervistato sulla questione, Daniele Belotti chiaramente imbarazzato e cerca di giustificare la scelta della direzione del partito: Mi rendo conto, mi rendo conto, inghiotte amaro ol Belt, ma eravamo a un bivio. In questi anni abbiamo allargato il tiro, gli obiettivi ci sono e sono chiarissimi ma mancano i numeri. E allora? Tappiamoci il naso (ma che carino!) e andiamo avanti. Non una questione di sopravvivenza ma di concretezza per il raggiungimento di quello che ci sta a cuore. (Bergamo Sette, 28 gennaio 2000). Il segretario della Lega Nord un bergamasco surreale - una maschera -, schiavo della
sua funzione. Ha perfettamente integrato le tecniche di comunicazione leghista e le mette in pratica in modo molto pi fine dei politici locali del suo partito. I suoi avversari politici gli riconoscono un certo talento, ma tendono generalmente a trascurare il pericolo che rappresenta. Belotti consapevole di incarnare un tipo regionale, un nuovo Gioppino. Ama leggere libri sulla Commedia dellarte e se ne ispira. Nel 2002 il Duca della piazza di Pontida si anche pubblicamente lamentato delluso propagandista che Belotti faceva delle tradizioni popolari bergamasche. Intervistato su questo aspetto della comunicazione leghista, il direttore de LEco di Bergamo gli riconosce un talento innegabile di attore: Belotti linterprete maggiore della figura del Gioppino. Lui veramente un uomo divertente, secondo me s... Solo che la politica dovrebbe essere unaltra cosa. Devo dire che anche capace politicamente, molto capace, molto furbo, per mi sembra che oggi sia richiesta una seriet e unattenzione ai problemi della gente... Deve superare questi aspetti folcloristici, insomma, il tempo del folclore finito, servito ad abbattere quello che era rimasto del vecchio... Adesso, invece, si ha la sensazione che il vecchio stia tornando e che la Lega abbia perso in questo senso. Ha perso la sua battaglia perch ha giocato troppo, invece doveva fare le cose pi seriamente.... (46) Il leghista verrebbe a rompere il silenzio del buonismo diffuso. E' il capro espiatorio fantasmatico, che si fa carico di esprimere la trasgressione su un registro comico per alleviare la coscienza del gruppo. Proprio per questo motivo lo si fa passare per matto. Se ci si prende la briga di ascoltare i leghisti, non dicono altro. Il capro espiatorio fantasmatico potenzialmente un trasgressore, un capro espiatorio di secondo grado, vale a dire una sorta di demone dalla colpevolezza rafforzata che si incarica di attuare la trasgressione, per il bene del gruppo. (47) Se il capro espiatorio fantasmatico rappresenta una serie di tensioni su incitamento del gruppo, il capro espiatorio di secondo grado si assume il compito di eseguire, sempre per volere del gruppo, un atto che i suoi membri considererebbero deplorevole se dovessero esprimersi singolarmente. Il responsabile incaricato di attualizzare la trasgressione stereotipato come la sua vittima, poich entrambi sono gli attori di un dramma sacro.
***
Una profonda sintonia culturale unisce il leader della Lega Nord alla realt geografica che rappresenta. Incarna nella sua persona lunione di uno spazio composito e frammentato. La
Lega Nord, infatti, non rappresenta lintero Settentrione, ma il Profondo Nord, come Gad Lerner metteva in evidenza nel 1991 nella sua trasmissione con lo stesso nome su RaiTre. Si tratta essenzialmente della linea delle Prealpi, da Cuneo fino al Friuli, con alcuni picchi elettorali nelle province di Bergamo, Brescia, Vicenza, Treviso e Pordenone, come hanno mostrato le analisi elettorali di Ilvo Diamanti. Questo Nord ha una natura provinciale, si tratta di territori considerevolmente arricchitisi negli ultimi trentanni, che oggi mostrano un rifiuto verso la dimensione metropolitana. Come e perch il consenso intorno alla nazione si frantumato a partire dalle Prealpi? Il risentimento espresso dalla Lega Nord viene da lontano e non pu essere interpretato senza tener conto di alcune costanti storiche nel comportamento politico delle popolazioni coinvolte. La recente espansione della Lega Nord nelle province rosse sembra mettere in discussione il modello di interpretazione che tende a vedere nel leghismo solo una mutazione della cultura della Democrazia cristiana. E' necessario comprendere meglio le ragioni per cui il Carroccio conquista voti sui due classici versanti dello spettro politico, D.C. e P.C.I., a partire da una forma ibrida in cui unideologia reazionaria si abbina a una macchina della propaganda di tipo leninista dispiegata gradualmente, che si allarga a macchia dolio su tutto il territorio del Nord Italia.
Lo scenario che ci si presenta alluscita della stazione di Bergamo degno di nota per diversi motivi. Quando una leggera foschia copre la pianura lombarda, lantico centro veneziano che domina la Citt bassa sembra sospeso in aria. Le imponenti mura del Sedicesimo secolo costruite sul fianco della collina ricordano che Bergamo era lavamposto occidentale della Serenissima Repubblica di Venezia. Il profilo della citt, con le sue cupole, i suoi campanili e le sue torri, si staglia sulle prime catene montuose delle Alpi. Nelle giornate limpide dalle mura possibile intravedere, al di l della piana, la linea degli Appennini. Il contrasto tra Citt alta e Citt bassa fa di Bergamo una citt doppia; si dice perfino che i bergamaschi sono doppi, a immagine della loro citt. (1) Il patrimonio immobiliare della Citt alta appartiene essenzialmente alla chiesa. I bastioni racchiudono il pi grande seminario dItalia e Bergamo in alcuni casi soprannominata lanticamera del Vaticano. Nella Citt bassa si concentrano le attivit del terziario di tutta la provincia (banche, studi di commercialisti, studi legali eccetera). Tra le due zone sembrano esserci differenze di ritmo: se nelle strade della Citt bassa si respira una certa frenesia, per le viuzze della Citt alta si passeggia tranquillamente; molti ricchi milanesi hanno trovato rifugio nei palazzi
circondati dalle mura veneziane. La citt moderna si sviluppata a ragnatela attorno agli antichi borghi: le strade che permettevano ai mercanti di raggiungere le diverse porte della citt vecchia si sono rapidamente urbanizzate, le famiglie veneziane avevano fatto costruire le loro case lungo queste vie daccesso. La parte centrale della Citt bassa caratterizzata dallarchitettura fascista. I bergamaschi sono noti per il loro patriottismo. A Bergamo, la mobilitazione antifascista del 1943 ha eguagliato il fervore mussoliniano. La ferocia della guerra civile ha lasciato tracce profonde nella memoria. Da viale Giovanni Ventitreesimo, sulla sinistra dietro Porta Nuova, si pu vedere un cadavere di bronzo appeso a testa in gi. E' il monumento dei partigiani. Divisa tra memoria fascista e memoria antifascista, la nazione italiana stata accantonata dai politici locali per quasi cinquantanni. Nel dopoguerra i democristiani hanno occupato le sedi delle istituzioni locali contro i fascisti sostenuti dagli industriali. La sinistra laica sempre stata marginale in questa provincia che, per oltre mezzo secolo, stata una vetrina del cattolicesimo sociale. La geografia elettorale del Nord Italia ritaglia spazi di memoria chiaramente distinti: il Regno di Piemonte-Sardegna a ovest e laustriaco Lombardo-Veneto a est. In questo scenario, la Bergamasca occupa un posto a parte, spesso viene soprannominata la Vandea bianca. La Padania non uno spazio geografico, uno spazio politico dai confini ben definiti. Ai tempi del Risorgimento, per i patrioti gli austriacanti erano i sostenitori della monarchia asburgica. Con lemergere del leghismo, questo termine dispregiativo riapparso sui giornali italiani per attaccare i nostalgici del legittimismo. Il bicentenario della caduta della Repubblica di Venezia stato caratterizzato da manifestazioni reazionarie contro lunit dItalia. E' in questo contesto ideologico che necessario ricollocare lassalto al campanile di San Marco di qualche tempo fa. Nella notte tra l8 e il 9 maggio 1997 quattro indipendentisti veneti riescono ad accedere ai piani superiori del campanile di Venezia. Hanno con s unarma difettosa, il gonfalone della Serenissima e unantenna che permette loro di inserirsi sui canali radio di trasmissione della Rai. Proprio a partire da questa antenna possibile identificarli come gli autori di un annuncio radio precedente: il 17 marzo 1997 avevano dichiarato di essere i rappresentanti del Serenissimo governo veneto fondato clandestinamente il 25 gennaio 1987. Affermano di voler liberare lantico territorio della repubblica dal giogo dello stato italiano e accusano lo sfruttamento coloniale, il degrado morale, spirituale ed economico, la falsificazione della [loro] storia plurisecolare e lumiliazione subta dalla Serenissima patria veneta occupata dalle forze italiane che lhanno invasa, senza alcun diritto ormai trecento anni orsono. I quattro autonomisti vogliono occupare il campanile per diversi giorni al fine di impedire la commemorazione della caduta della Repubblica di Venezia (1797), ma sono bloccati dalla polizia dopo alcune ore, cos come i loro complici in piazza San Marco in un veicolo camuffato da carro armato, la cui immagine, come abbiamo raccontato, far il giro del mondo. Questa azione, che a posteriori pu sembrare grottesca, ha suscitato forti emozioni. Non sapendo bene come interpretarla, le autorit affrontano la cosa sul serio e i quattro scansafatiche sono considerati per una settimana pericolosi attivisti indipendentisti. Sul momento la Lega Nord prende le distanze ma, una volta calmatesi le acque, lancia accuse di manipolazioni del
Gli eventi del Risorgimento sono fondamentali per comprendere gli orientamenti politici degli italiani del Nord. Il comportamento politico non determinato solo dagli ultimi sconvolgimenti nazionali, ma ha caratteristiche relativamente stabili. Quando si esamina la stampa locale di un secolo fa, si resta colpiti dal ricorrere di alcuni discorsi presenti ancora oggi. In una prospettiva diacronica lidea di rivoluzione leghista si riduce notevolmente. (2) Umberto Bossi sfrutta tematiche ancestrali a favore di questioni contemporanee. Quando definisce i suoi avversari giacobini o massoni ci riporta direttamente al 1797. Anche attraverso questa mia ricerca sul campo mi sembra di poter cogliere quello che stato chiamato collegamento delle temporalit. (3) Molti monumenti ricordano che Bergamo ha partecipato attivamente alla nascita della nazione. E' una delle citt pi decorate dItalia per il generoso dono di s a favore del Risorgimento della patria italiana. Garibaldi stesso lha chiamata la citt dei Mille in memoria dei centottanta bergamaschi che lo avevano seguito nella sua spedizione. Quando vuole attestare il patriottismo dei suoi seguaci, il leader della Lega afferma, di fronte a parlamentari divertiti, che sono i bergamaschi ad aver fatto lItalia. Ritiene tuttavia che lo spirito del Risorgimento sia stato tradito dalle lite liberali e dai meridionali, che accusa di essere rimasti fedeli alla monarchia napoletana dei Borbone di Parma. La stampa ironizza sulle analisi storiche di Umberto Bossi. Il 30 novembre 2002 una vignetta pubblicata su La Stampa raffigura il Senatr che dallalto di una tribuna dichiara: LItalia stata fatta al Nord dai bergamaschi della Citt alta e al Sud dai bergamaschi della Citt bassa. Per quanto riguarda il centro... Cera gi Andreotti!. Sulla base di questa storia risorgimentale, come potuto accadere che i bergamaschi abbiano seguito Bossi nel sostenere che lItalia non mai esistita? Su questo paradosso, il compianto Mauro Gelfi, ex direttore del Museo storico di Bergamo (ex Museo del Risorgimento), ha formulato un giudizio senza mezzi termini: Quando i miti cadono, cadono completamente. (4) Secondo Gelfi, il crollo del mito nazionale risale alle vicende del 1968. A suo avviso gli studiosi di Antonio Gramsci hanno preso alla lettera ci che nei suoi scritti era invece solo unipotesi di ricerca, cio che il Risorgimento fosse stato fatto dai figli della borghesia urbana e le masse ne fossero rimaste estranee. Per questo i comunisti hanno potuto affermare prima dei leghisti che nessun contadino della Bergamasca aveva partecipato al movimento di indipendenza e questa lettura ha inflitto un colpo letale al mito nazionale. Secondo Gelfi, la memoria del Risorgimento si arena essenzialmente sulla contrapposizione tra citt e campagna. I contadini di molte province del Nord non si sono riconosciuti nella nazione a cui si considerava appartenessero. Le classi inferiori delle province del Nord Italia non hanno mai realmente partecipato allunificazione della penisola. Nelle Valli alpine, il potere piemontese e poi romano sempre stato percepito come estraneo. Il mito dellunit nazionale stato minato dalla fine del Diciannovesimo secolo: i meridionalisti hanno interpretato lunificazione in termini di colonizzazione, gli
antimeridionalisti hanno replicato condannando la razza meridionale. Secondo Gelfi il contromito leghista (se ne esiste uno) non ha alcuno spessore intellettuale, si tratta piuttosto di una grande collera di fronte a un evidente fallimento. Peraltro, stranamente, a Bergamo, i monumenti commemorativi non sono mai stati oggetto di atti di vandalismo. La storia del Risorgimento strettamente legata a quella della Rivoluzione francese. La Campagna dItalia di Napoleone Bonaparte rafforz la coscienza nazionale delle popolazioni della Repubblica cisalpina. Se i patrioti italiani erano giacobini che guardavano alla Francia, i reazionari erano filoaustriaci che guardavano con dispiacere alla formazione del nuovo stato nazionale. Le campagne del Nord erano ferocemente antigiacobine per ragioni sociali: durante la Campagna dItalia, le antiche animosit tra gli abitanti delle citt e i contadini si erano infatti trasformate in conflitto tra sostenitori dei giacobini e sostenitori dell"ancien rgime". Da questo punto di vista, le vicende bergamasche hanno modellato le strutture ideologiche della provincia. Le popolazioni delle Valli si schierarono al fianco degli austriaci contro i giacobini della citt, poich i vecchi statuti comunali garantivano loro condizioni commerciali pi favorevoli rispetto alle nuove regole liberali. Gli eventi del 1797 costituiscono dunque la fonte del conflitto politico che si sviluppa tra Bergamo e provincia. La memoria dellantico conflitto centro-periferia fu riattivata in occasione dellistituzione della Repubblica bergamasca, poi inclusa nella Repubblica cisalpina. Nella storia italiana la citt anche il principio organizzatore che governa lintero territorio e larticolazione politica citt-contado stata caratterizzata per secoli da rapporti di subordinazione territoriale. Nemmeno i proprietari terrieri vivevano sulla loro terra, ma nelle citt. In questa polarit conflittuale, per stabilire il suo dominio sui territori della terraferma e contenere le ambizioni politiche delle citt pi fiorenti della Pianura padana, la Repubblica di Venezia concesse ampia autonomia amministrativa alle vallate. In tal modo si garantiva il sostegno delle province, riequilibrando i rapporti di potere nel territorio. Nel 1428 questa politica permise a Venezia di estendere il suo dominio sul comune di Bergamo. Da questo momento nelle campagne della terraferma cominci a consolidarsi il mito del sanctissime leze della Repubblica di Venezia. Quando evocano con nostalgia i vecchi statuti comunali della Serenissima, i sindaci leghisti delle valli bergamasche fanno semplicemente rivivere una vecchia credenza contadina. Al di l dei privilegi concessi sul piano locale, lorganizzazione amministrativa della Repubblica di Venezia era arcaica e il patrimonialismo delloligarchia veneziana avrebbe ben presto cancellato qualsiasi forma di democraticit nelle comunit rurali. Alcuni piccoli signori si sarebbero impadroniti delle terre comunali per stabilire il loro dominio su intere comunit. Nel Sedicesimo secolo lItalia settentrionale attravers una fase di rifeudalizzazione che esacerb le tensioni tra citt e territori limitrofi perch gli abitanti delle zone urbane ne furono i principali beneficiari. La gerarchia sociale divent rigida e questo governo di tipo oligarchico rimase invariato fino alla caduta della Repubblica di Venezia. Solo Maria Teresa dAustria si preoccup di modernizzare il sistema amministrativo delle province. Quando le truppe del Direttorio penetrarono nel territorio veneziano, il loro obiettivo era abbattere il pi antico regime feudale dellEuropa
occidentale. I bergamaschi non opposero alcuna resistenza, fatto che sorprese lo stesso Bonaparte, come emerge dai suoi diari. In realt, la borghesia urbana arricchitasi attraverso il commercio di tessuti mal tollerava la pressione fiscale di Venezia e vide nellingresso delle truppe del Direttorio nella provincia loccasione per prendere in mano le redini del proprio futuro. (5) Cos, il 13 marzo 1797, i patrioti della citt impugnarono le armi contro il rappresentante locale del Senato di Venezia, distruggendo i simboli dell"ancien rgime" e piantando lalbero della libert nella piazza di Pontida. Bergamo si costitu come repubblica autonoma. Gli studiosi locali hanno considerato questa repubblica un sussulto d"ancien rgime", un tentativo autonomista. Mauro Gelfi contesta questa interpretazione: i discorsi formulati dai soggetti coinvolti provano che le loro operazioni avevano come orizzonte uno spazio politico pi ampio, lItalia. Nel breve periodo intercorso tra la Repubblica di Bergamo e la firma del Trattato di Campoformio, che il 17 ottobre 1797 conferm il dominio napoleonico sulla Repubblica cisalpina, la citt conobbe lunica reale esperienza di autonomia politica dopo lepoca comunale medioevale. (6) Non solo la popolazione partecip con entusiasmo alle feste civiche organizzate dal comune, ma entr anche in alcune istituzioni, fatto che produsse cambiamenti significativi nella cultura politica e del costume dei bergamaschi, contrariamente a quanto ha sostenuto una certa storiografia. (7) Solo i contadini non parteciparono a questi eventi. La loro posizione non significava un netto schieramento a favore di Venezia, era piuttosto lespressione di timori per le riforme. Il 30 e il 31 marzo 1797, gli abitanti delle montagne, con il simbolo di San Marco sul petto e il crocifisso sul cuore, scesero verso la citt per rovesciare il nuovo ordine. Ottomila uomini si ammassarono alle porte di Bergamo e il comune riusc a sedare la ribellione solo grazie allintervento delle truppe francesi. (8) Le Valli, che in passato hanno impugnato le armi contro il centro della provincia, sono gli attuali punti di forza della Lega Nord. I politici locali del Carroccio peraltro alimentano il ricordo delle insurrezioni contadine. (9) Agli autonomisti bergamaschi piace iscrivere la loro azione in un retaggio storico locale che non si riduce agli elementi del patrimonio folcloristico del luogo. Giovanni Cappelluzzo, ex presidente leghista della provincia, sfoggiava la sua aristocratica nostalgia portando sulla giacca una spilla con il Leone di San Marco; i suoi detrattori lo chiamavano ironicamente il Doge. Alla vigilia delle elezioni comunali del 1999, la provincia leghista ha fatto distribuire nelle scuole secondarie superiori un libro di storia che ripercorreva gli eventi locali pi importanti, dai celti e la conquista romana fino alla caduta della Serenissima. (10) Il libro descrive la Rivoluzione bergamasca come una manovra delle truppe francesi e dei loro simpatizzanti massoni; secondo questa lettura, llite veneziana non si oppose solo per opportunismo, semplicemente per proteggere il proprio status. Tuttavia, le speranze della borghesia bergamasca furono ben presto deluse dagli occupanti.
Tra il 1809 e il 1813 la provincia fu segnata da unondata di rivolte antifrancesi. La Restaurazione riport le truppe austriache a Bergamo, accolte con indifferenza se non addirittura con sollievo, poich lesercito dellImpero asburgico avrebbe presto ristabilito lordine nella provincia. Lo spirito dindipendenza della citt in ogni caso non venne meno: nel 1848 Bergamo, come Milano, si sollev contro gli austriaci, costretti ad abbandonare la citt. In quel periodo, il federalista Carlo Cattaneo era uno dei capi della ribellione. (11) Tra il 1848 e il 1861 i bergamaschi parteciparono attivamente al processo di unificazione. L8 giugno 1859 Garibaldi entr in citt con il seguito di volontari bergamaschi, giovani provenienti in gran parte dalla borghesia urbana, impegnati a costruire unItalia rispettosa delle autonomie locali e poi delusi dal governo piemontese. I garibaldini bergamaschi nutrivano un profondo risentimento per le lite piemontesi che volevano imporre il loro sistema giuridico sullamministrazione del Lombardo-Veneto. (12) Anche oggi, se alcuni autonomisti piemontesi nutrono nostalgie monarchiche, gli autonomisti bergamaschi si dichiarano repubblicani e continuano a mostrare ostilit verso la Casa Savoia. I federalisti bergamaschi sono stati i grandi perdenti del Risorgimento. Carlo Cattaneo e il suo allievo Gabriele Rosa (13) hanno attaccato nei loro scritti la retorica nazionalista e autoritaria italiana e la forma centralizzatrice assunta dallo stato. La loro aspirazione era rivolta verso unItalia intesa come un insieme di liberi consorzi civili, fondata su una comunit di popoli diversi, in luogo di un unitarismo centralizzatore. A loro avviso, la comunit municipale costituiva lelemento base di un sistema federale che guardava anche alla possibilit di unintegrazione sovranazionale europea. Per quanto Umberto Bossi abbia cercato di impadronirsi della memoria di Carlo Cattaneo, questultimo considerava il progresso della civilt come lesito di una mescolanza di culture e non vedeva alcuna contraddizione tra la promozione delle identit locali e il sentimento nazionale: al contrario, la cultura italiana avrebbe dovuto nutrirsi delle tradizioni popolari. La delusione degli abitanti delle citt era nulla a confronto dellostilit del clero. Il quadro sulla situazione locale fornito dal prefetto di Bergamo, nominato dopo lannessione della Lombardia al Regno di Piemonte-Sardegna, di cattivo auspicio per lintegrazione di questa provincia. (14) La sua relazione, datata 6 aprile 1860, ci illustra la realt economica, sociale e culturale della provincia, ma anche la cultura politica, gli ideali e il programma amministrativo della classe dirigente dello stato italiano in via di unificazione. La provincia di Bergamo vive in quella fase una situazione economica difficile. I suoi abitanti non vedono differenze tra il vecchio e il nuovo governo, restano incuranti dei loro diritti politici. Dal nuovo ordine si attendono con impazienza un taglio delle tasse, la fine della coscrizione obbligatoria e unautonomia amministrativa senza controllo. Il prefetto allarmato soprattutto dallinfluenza che il clero esercita sulla popolazione. Spinte da un guelfismo genuino, le comunit bergamasche si schierano con i loro sacerdoti. Questi ultimi sono ostili alla causa nazionale e alimentano il latente malcontento che cova nelle campagne. NellAlta bergamasca, il nuovo prefetto si scontra con un vescovo
intransigente che cerca di combattere il progredire dellateismo opponendosi ferocemente alle riforme liberali introdotte dai piemontesi. (15) Il vescovo condanna linsegnamento della lingua italiana e dal 1858 impone linsegnamento della dottrina cristiana in bergamasco. In questa provincia, per diffondere un sentimento patriottico necessario passare per il clero. La base elettorale su cui costruire la nuova lite italiana molto ridotta: solo il 2 per cento della popolazione ha il diritto di voto. La popolazione analfabeta all80 per cento e la lingua nazionale esiste solo sui libri. La relazione del prefetto fornisce una panoramica delle difficolt che deve affrontare e le sue carte esprimono bene i suoi pregiudizi di classe, oltre a dare la misura della distanza che separa le lite liberali dal resto della popolazione. La prima classe dirigente italiana si muoveva in un ambiente ostile, tanto al Nord quanto al Sud della penisola. Nei primi anni successivi allunificazione, lantistatalismo degli italiani mette radici: il prodotto di una razionalizzazione amministrativa incompiuta. (16) Gli italiani non sono stati realmente unificati attraverso un atto fondativo collettivo. I piemontesi negoziano un consenso nazionale costruito in relazione alle specifiche esigenze delle lite locali degli stati preunitari. La classe dirigente del nuovo stato italiano incontra ostinate resistenze ogniqualvolta cerca di imporre una nuova struttura collettiva. (17) Gli italiani rimangono dunque fortemente legati a valori e interessi locali, poich loperazione di unificazione talmente debole da generare una profonda avversione per lo stato. In questo stesso periodo alcuni intellettuali cattolici sostengono lidea che esista una contrapposizione tra il paese legale di una lite borghese liberale e il paese reale del popolo con la sua religiosit e i suoi valori. Di fatto, la Bergamasca sembra voltare le spalle al governo centrale fino alla vigilia della Prima guerra mondiale, vale a dire fino a quando i precursori dei democristiani non entrano ufficialmente nellarena politica riunendosi nellAbbazia di Pontida. Il leader della Lega Nord considera lunificazione italiana una conquista straniera. Ripete le argomentazioni di coloro che si opponevano al tipo di unificazione voluta dalla monarchia piemontese; cita Antonio Gramsci, Carlo Cattaneo, ma soprattutto riprende le argomentazioni dei cattolici intransigenti che condannavano laumento delle tasse, il centralismo amministrativo, il parassitismo parlamentare, laffarismo delle lite liberali e limpoverimento della vita morale. Come questi ultimi, rifiuta la matrice democratica e giacobina del Risorgimento e valorizza gli stati preunitari. Nella Lega Nord il nazionalismo percepito come un prodotto di importazione francese dalle conseguenze funeste. Il risveglio dello spirito asburgico strettamente legato alla valorizzazione delle appartenenze locali. I dirigenti del movimento contrappongono il modello austriaco della federazione di popoli al modello francese dello stato-nazione. Il rafforzamento delle istituzioni locali dovrebbe indebolirlo fino alla sua completa scomparsa. Da questo punto di vista, la Lega Nord molto pi reazionaria di quanto non fossero gli
eredi del fascismo italiano, poich rifiuta lunificazione nazionale in quanto tale. La rivoluzione leghista non rappresenta nulla di nuovo, il ritorno del prepolitico in forma postmoderna, la rielaborazione di un antico passato sotto le cui spoglie si vorrebbe prefigurare il superamento dello stato-nazione. (18) La Lega Nord condanna luso strumentale del nazionalismo compiuto dalle lite scimmiottando loperazione di costruzione nazionale a beneficio di una parodia: la Padania.
- "Lautonomismo nordista".
Per comprendere meglio le origini delle aspirazioni autonomiste necessario allontanarsi da Bergamo e avventurarsi nelle Valli. La longevit di simili aspirazioni sorprendente e riduce notevolmente limpatto della cosiddetta rivoluzione leghista. Se i politologi hanno rivelato lesatta corrispondenza fra le tradizionali roccaforti democristiane e gli epicentri del leghismo, raramente stata segnalata e analizzata la continuit dei discorsi dei due partiti, per quanto si tratti di formazioni politiche molto diverse sotto altri aspetti. Il Carroccio, infatti, si presentato come il partito di rottura per imporsi nello scenario politico, accentuando le differenze. Il vecchio autonomismo cattolico gode di una cattiva reputazione e le sue posizioni contrarie allo stato e allunificazione sono tipicamente reazionarie, figlie di unarretratezza politica e culturale. Il mito del mondo guelfo composto di comuni e stati regionali garantiti dalla sovranit del papa contribuisce a rafforzare questa immagine retrograda. Nondimeno, lideologia della Lega stata elaborata in ambienti cattolici e la stessa Democrazia cristiana non ha mai condannato il campanilismo, anzi lo ha sapientemente sostenuto difendendo con forza il principio di sussidiariet contro la forma amministrativa centralizzatrice adottata dallo stato italiano. (19) Il cattolicesimo cui attinge la Lega Nord ben radicato nel territorio ed svuotato dei suoi contenuti universalistici. E' inoltre necessario distinguere chiaramente il retroterra culturale su cui prospera elettoralmente la Lega Nord dalla tradizione repubblicana che ha la sua matrice nel pensiero di Carlo Cattaneo e a cui pretende di ispirarsi Umberto Bossi. Il fondamento ideologico della Lega si basa, infatti, su una duplice tradizione politica locale che risale al Risorgimento: il neoguelfismo dei cattolici intransigenti e il federalismo repubblicano delllite culturale di Bergamo. Non c dubbio che i politici cattolici abbiano cercato di legittimare la loro reazione antiunitaria appropriandosi del municipalismo di Carlo Cattaneo. La confluenza di queste due correnti ideologiche, sorprendente a prima vista, allorigine del concetto di bergamaschit: lidentit bergamasca basata sul comunitarismo religioso e prepolitico che condiziona il rifiuto del conflitto sociale in nome
di un principio municipalista, ci che ci unisce pi importante di ci che ci divide. La brava gente della Bergamasca (semplici, onesti e lavoratori) la proiezione sul territorio di una fede comune che fonda lappartenenza civica e politica. Lautoctonia cos definita come la condivisione di un comune patrimonio etico-culturale che necessario preservare dalle influenze straniere, soprattutto meridionali. (20) Questi concetti, che ancora oggi sono divulgati da LEco di Bergamo, mettono in luce la netta prevalenza della destra nella cultura politica locale e il successo della Lega. Il pensiero autonomista cattolico si sviluppato in concomitanza con il processo di unificazione. Si radicalizzato allindomani della breccia di Porta Pia e si diffuso attraverso i tradizionali canali ecclesiastici. La reazione clericale ha ipotecato il processo di integrazione politica delle province pi cattoliche dItalia, poich le lite locali si opponevano alla centralizzazione, valorizzando le istituzioni comunali che rappresentavano per loro un organo del potere naturale, composto da una serie di famiglie. Lintransigenza cattolica sta cos allorigine del rinnovamento autonomista e viene successivamente sistematizzata allinterno dellOpera dei congressi (1871-1904), listituzione che riunisce i delegati delle societ cattoliche italiane (organi di stampa, casse rurali, societ operaie, unioni agricole, banche, cooperative). Lantiliberismo dei suoi promotori la matrice di una rielaborazione dei valori comunitari, nel quadro del cattolicesimo sociale. Gli autonomisti cattolici hanno rifiutato qualsiasi relazione di subalternit rispetto alla sfera pubblica, creando reti di poteri orizzontali in grado di competere con il governo centrale nelle zone periferiche spesso trascurate. Per far fronte alle carenze dello stato italiano, le lite locali hanno costruito legami con le popolazioni pi povere, per contenere lo sviluppo del socialismo e dellateismo. La Bergamasca costituisce probabilmente uno dei modelli pi riusciti di questa volont di trasferire sul campo politico una societ integralmente cristiana. La creazione dei piccoli risparmiatori del Credito bergamasco e delle casse di mutuo soccorso cattolico stata allorigine di un intero sistema microeconomico virtuoso che, nonostante il suo isolamento culturale, ha portato lintera comunit a un benessere economico e a una fedelt elettorale incondizionata, almeno fino alla fine degli anni ottanta. Ancora oggi, nonostante la secolarizzazione, se i bergamaschi disprezzano i politici, nutrono ancora grande rispetto per la gerarchia cattolica della provincia. Negli anni cinquanta il potere democristiano locale non ha cercato di soffocare gli ideali autonomisti emersi a pi riprese, anche quando Roma veniva contestata dai cattolici. Quando si reca a Pontida, Umberto Bossi strumentalizza la simbologia dellautonomismo bergamasco sviluppatosi ai margini delle cerchie democristiane, richiama una tradizione politica locale, delegittimata dal centro, ma ancora ricordata con rispetto dai rappresentanti locali, come dimostra laffresco del Carroccio che adorna le pareti della sala del Consiglio comunale di Bergamo. C una continuit innegabile tra le rappresentazioni dei democristiani e quelle della Lega. I simboli sono gli stessi (lo scudo crociato, il Giuramento di Pontida, il Carroccio) e i valori democristiani si perpetuano ancora meglio nella Lega poich si rivelano socialmente operanti: mettendo al centro il valore del lavoro, i leghisti reinterpretano la propaganda democristiana degli anni del boom economico. Questo discorso sta alla radice del senso comune di appartenenza che si prova contro i tern, (21)
vale a dire i fannulloni in giacca e cravatta, tutti quelli non direttamente coinvolti nel processo di produzione. E' inoltre un discorso che trova riconoscimento sociale, in quanto contribuisce allarricchimento della comunit. In definitiva, a differenza di quanto vuol far credere la storiografia ufficiale della Lega Nord, questo movimento non opera di un uomo, Umberto Bossi, ma il prodotto di unideologia periferica delegittimata, con unevoluzione pi o meno carsica, risalente allinizio del Diciannovesimo secolo, ovvero alla reazione del partito clericale contro gli sconvolgimenti provocati dallunificazione nazionale. Il leader leghista e i suoi compagni continuano ad affermare la natura rivoluzionaria di un corpus ideologico ancora pi antico della nazione italiana. Le vittorie elettorali del leghismo non rappresentano una rottura, ma una fase di ricomposizione della cultura politica locale e il ritorno sotto nuove forme di vecchi schemi di matrice guelfa. Alcuni bergamaschi non esitano ad affermare che il conservatorismo moderato delle province bianche ha creato un mostro, il leghismo. In quelle province in cui lopposizione, in sostanza, era inesistente, la Democrazia cristiana non poteva che estinguersi per rinascere in una nuova forma. (22) Privilegiando un modello di sviluppo economico che promuove il passaggio dalla piccola propriet agricola alla piccola azienda familiare e al lavoro autonomo, la Democrazia cristiana ha generato una societ profondamente individualista e competitiva in cui lultimo degli elettricisti immagina di essere allo stesso livello del pi bravo dei manager. (23) Il discorso della Lega Nord stato elaborato negli anni cinquanta, ma ha avuto diffusione solo alla fine degli anni ottanta in un contesto politico ben diverso da quello in cui si era sviluppato. Si tratta di un pensiero che veicola unimmagine obsoleta e caricaturale del Nord Italia e i suoi slogan, pi che contribuire a chiarire la realt, la confondono. La Lega Nord ha fatto registrare un successo elettorale laddove gli autonomisti bergamaschi, fin dal 1946, avevano fallito poich i politici locali erano riusciti a contenerli. Resta comunque evidente linnegabile continuit tra autonomismo bergamasco e Carroccio, sia in termini ideologici sia per quanto riguarda i politici. Qui, pi che altrove, la Lega ha messo radici inglobando reti gi esistenti. I due uomini che hanno formalizzato il discorso leghista sono entrambi originari di un piccolo villaggio nella Valle Imagna, Locatello. Il primo, Guido Calderoli, di professione dentista, ben noto ai militanti bergamaschi poich il nonno di Roberto Calderoli. Il secondo, meno noto, Ugo Gavazzeni, sindaco democristiano del paese in questione, con una doppia laurea in Scienze politiche e in Filosofia, conseguite presso lUniversit Cattolica di Milano. Era stato sicuramente in contatto con Gianfranco Miglio, il quale ha avuto un ruolo importante, anche se discreto, nella storia dellautonomismo nordista. (24) I primi autonomisti bergamaschi erano notabili con idee federaliste non ben definite; erano orientati soprattutto verso il folclore locale. Influenzati da alcuni docenti universitari cattolici, a cavallo tra gli anni cinquanta e sessanta, hanno creato un piccolo movimento regionale, il Mab (Movimento autonomistico bergamasco). Erano sostanzialmente dei dilettanti al confronto della Democrazia cristiana, ma sostenevano gi allepoca di
difendere gli interessi del Nord contro linvasione dei meridionali e contro la corruzione amministrativa a essi imputata e, in poco tempo, i loro discorsi hanno assunto una venatura apertamente polemica. Guido Calderoli ha elaborato in quegli anni i temi poi ripresi da Bossi allinizio degli anni ottanta. Il manifesto della gallina dalle uova doro lombarda tenuta gelosamente in mano da una sorniona contadina meridionale risale a questa prima fase di sviluppo ideologico. Gli autonomisti bergamaschi sono entrati direttamente nella competizione elettorale quando hanno capito che non sarebbero mai state messe in pratica le disposizioni della Costituzione in materia di autonomia regionale, per timore che le regioni rosse potessero sfuggire al controllo centrale. Si sono presentati alle elezioni amministrative del 1956 e alle politiche del 1958 sotto il simbolo del Marp (Movimento autonomia regionale padana), poi nuovamente alle elezioni politiche del 1967 sostenuti dalla Sdtiroler Volkspartei, senza tuttavia riscuotere grande successo. Fin da questo periodo, ovvero quindici anni prima che Umberto Bossi facesse il suo ingresso in politica, Ugo Gavazzeni comincia a promuovere le idee autonomiste creando la Lega Lombarda. In un primo momento promuove lUnione delle liste degli autonomisti del Nord presentatisi unitamente alle politiche sotto il simbolo della stella alpina del Tirolo, lEdelweiss, ma con la possibilit di usare le proprie sigle nelle elezioni locali. Al consorzio elettorale promosso dai bergamaschi partecipano il Partito popolare trentinotirolese, il Movimento autonomista del Friuli Venezia Giulia, il Movimento separatista piemontese e provenzale e il Movimento indipendentista triestino, mentre lUnione valdostana rifiuta di lanciarsi in questa operazione. Non un caso se dietro questi gruppuscoli troviamo gli attuali punti di forza della Lega Nord. Il 17 settembre 1967, quando i rappresentanti di questi movimenti si recano a Pontida per approvare lo stato dellUai (Unione autonomisti italiani), tutti i discorsi della Lega sono gi stati elaborati. La presentazione della Lista Edelweiss nella circoscrizione di Bergamo-Brescia suscita molto scalpore. I fascisti cercano inizialmente di impedire che venga presentata, poi provocano disordini durante i comizi: in occasione del primo, Ugo Gavazzeni trattato da buffone e deve andare via scortato dalla polizia; al secondo gli viene impedito di parlare ed costretto a rifugiarsi nel cortile del palazzo comunale di Bergamo per sfuggire al linciaggio. Grazie a questo incidente vengono pubblicate alcune righe sul Corriere della Sera, ma nonostante questa pubblicit inaspettata, Uai-Edelweiss non consegue alcun risultato alle elezioni politiche; non ottiene miglior fortuna alle elezioni regionali del 1970 sotto la sigla Uai-Padania Libera. Gli autonomisti bergamaschi presentano alcune specificit che faranno in seguito il successo elettorale della Lega Nord. Per compensare lillegittimit delle loro rivendicazioni etniche, i bergamaschi sviluppano fin dagli anni cinquanta una certa forma di autoironia e manifestano il desiderio di uscire dallidiozia politica creando una federazione capace di unire i diversi gruppuscoli autonomisti del Nord per affrontare il proscenio nazionale. Dopo due tentativi falliti, i loro eredi finalmente riusciranno nellintento grazie al talento da tribuno di Bossi.
Stranamente, la matrice ideologica della Lega Nord stata sviluppata da due uomini originari della valle che ha fornito il maggior contingente di emigranti della Bergamasca. Oggi in Valle Imagna il 71 per cento delle case vuoto poich appartiene a emigrati (LEco di Bergamo, 13 giugno 1999). Quelli che vivono nella Valle, perch non sono mai andati via, o perch ci sono tornati, votano per la Lega Nord. Lesperienza di emigrazione, che in Italia in genere ha assunto una dimensione comunitaria, condiziona il rifiuto della nazione. La transculturazione, ovvero lincrocio di culture interconnesse (quelle delle comunit di immigrati e quelle del paese dorigine), fondamentale per la dimensione leghista. La direzione della Lega Nord alimenta la fantasia di riportare tutti gli emigrati nella loro valle dorigine e promette di fornire aiuti a chi decidesse di tornare nella terra degli antenati. Un consigliere comunale di Valle Imagna si prefissato lobiettivo di trovare i discendenti dei valdimagnini sparsi per il mondo sulla base del cognome. Esiste infatti una sorta di aristocrazia montanara che rafforza lendogamia paesana particolarmente diffusa fino agli anni cinquanta. I militanti leghisti di Bergamo guardano con invidia i montanari, poich non si mescolano con gli altri e tollerano difficilmente lintrusione di persone estranee alle loro comunit. Il fatto che gli ideologi dellautonomismo bergamasco siano originari di un piccolo paese di montagna non sorprende affatto questo ex militante del Mab: La pensano tutti cos in Valle Imagna. Lautonomismo settentrionale, in origine, lespressione di un antico comunitarismo montano ben radicato, che di sicuro sopravviver alla Lega Nord. Negli ambienti autonomisti di Bergamo, tutti sanno che lideologia leghista stata sviluppata da due personalit locali, ma probabilmente si preferisce lasciare Bossi sul proscenio: le argomentazioni proposte sono talmente illegittime da consigliare a qualcuno di fare un passo indietro. Giacomo Bianchi, vecchio compagno del leader, evoca il ruolo occulto svolto da Gianfranco Miglio: Le idee camminano sulle gambe degli uomini. Mentre in un libro facile parlare del mondo intero, quando si passa allattuazione pratica tutta unaltra storia. Dalla Valle Imagna a Bergamo ci sono venti chilometri, bisogna percorrerli, dunque non facile arrivare a Milano, poi a Roma, ci vuole tempo, ci vuole gente impegnata, molto pi facile scrivere quando uno sa cosa scrivere. Completare una teoria non niente, metterla in pratica unaltra cosa. [...] Senza la Lega, Miglio non sarebbe mai uscito dal suo guscio. (25) Il leader della Lega ha sempre negato lapporto intellettuale di Gianfranco Miglio. Quando Indro Montanelli gli chiede se dietro alla Lega non ci fosse un Grande vecchio questi risponde: Io sono gi vecchio, ho quarantotto anni (Il Giornale, 10 maggio 1990). Eppure, Bossi si occupato direttamente di politica solo alla fine degli anni settanta. Il suo amico Giacomo Bianchi ricorda che quando collaboravano entrambi alla redazione del giornale autonomista, Vento dal Nord, lui scriveva la pagina sportiva mentre Bossi curava la pagina culturale: A quellepoca scriveva poesie dialettali, si occupava di cenacoli culturali, e poi a furia di stare con Salvadori si interessato anche di politica. Umberto Bossi non ha mai voluto rivelare a Giacomo il nome di chi gli ha fatto conoscere la produzione propagandistica degli autonomisti bergamaschi. Di certo questi ultimi avevano fatto pervenire i loro scritti ai vari gruppuscoli del Settentrione sperando di coinvolgerli nel loro progetto di federazione autonomista. Per quanto i militanti della Valle
dAosta si siano sempre rifiutati di partecipare alle iniziative dei bergamaschi, Bossi propone sempre la figura del valdostano Salvadori. Di sicuro perch questultimo non potrebbe negargli la paternit della Lega Lombarda essendo scomparso nel 1979. Bianchi ricorda che Bossi nascondeva alcuni documenti a casa della sua compagna, dicendo: Nella cantina della Manuela cera una valigia con tutta la documentazione, tutti i libri, tutti i manifesti e nessuno ha mai potuto andarci senn veniva fuori che non era proprio tutta farina del mio sacco, ma non fa niente, alla fine, fa una bella polenta!. La direzione del partito, probabilmente per ragioni di leadership interna, ha sempre cercato di nascondere la profonda continuit tra le sue istanze e quelle degli autonomisti che hanno sostenuto la sua espansione. Ci, infatti, ridimensiona notevolmente il ruolo che Umberto Bossi pretende di aver svolto: non pi il "deus ex machina" della Lega, ma solo colui che riuscito a fare emergere sul piano elettorale questa tradizione politica marginale. Nel retaggio leghista esistono anche legami tra gli autonomisti bergamaschi e la Sdtiroler Volkspartei, cos come con tutte le formazioni politiche che diffondono teorie etnofederaliste in Europa. La Lega Nord, peraltro, ha ripreso i princpi delletnopluralismo di Alain de Benoist, che teorizza la regione come spazio dellautoctonia. (26) Secondo Bruno Luvera, specialista dellAlto Adige, dietro queste forme di autonomismo regionale si celano movenze micronazionaliste la cui pericolosit non stata considerata a sufficienza. (27) I loro promotori sostengono la creazione di euro-regioni per i territori problematici: Sudeti, Tirolo, Alsazia... In questa prospettiva, lautonomia territoriale concepita come la fase preparatoria di un processo politico istituzionale che dovrebbe portare allesercizio di una forma attenuata di autodeterminazione. A diffondere queste idee contribuiscono alcune associazioni politico-culturali presenti in diverse regioni europee, soprattutto Lombardia, Scozia, Catalogna e Alsazia. Questa ideologia ha una debole legittimit nelle istituzioni europee, ma ottiene il consenso delle regioni ricche dellEuropa occidentale. Il centro pulsante delleuroregionalismo la Baviera. Il suo presidente, Edmund Stoiber, uno dei principali rappresentanti di questa corrente ideologica e, anche se ufficialmente lo nega, le autorit italiane hanno sospettato che dalla sua regione siano provenuti finanziamenti alle operazioni secessioniste della Lega (la Repubblica, 23 novembre 1996). Quel che certo, per, che da qui provengono i finanziamenti destinati al centro teorico delletnofederalismo, Intereg (Istituto internazionale per i diritti etnici e il regionalismo). Questo istituto con sede a Monaco di Baviera, fondato nel 1977, poggia sulla potente federazione di associazioni regionali di tedeschi espulsi dai territori orientali alla fine della Seconda guerra mondiale. La F.P.. di Jrg Haider un prodotto di questa federazione (Limes, 2000). La sua cellula italiana il Fuev (Unione federalista delle comunit etniche in Europa), con sede a Bolzano e diretta da eminenti esponenti della Sdtiroler Volkspartei. Per quanto le loro rivendicazioni siano di ordine pi economico che culturale, gli autonomisti bergamaschi avevano tutto linteresse a cercare appoggio nellorganizzazione altoatesina.
- "Maschere e localismi".
In Italia la costruzione dellidentit nazionale stata tardiva e strumentale. La classe dirigente ha rifiutato di identificarsi con il popolo e ha continuato a nutrire un atteggiamento colonizzatore verso i contadini. La frattura xenofoba romani/barbari divide il paese, poich fin dal Risorgimento i contadini sono un popolo da fare cui negata qualsiasi reale cittadinanza. Sulla base di questa esperienza, lo storico Giulio Bollati ha posto la distinzione tra l'italianit delle lite e l'italianitudine del popolo: da una parte, c lelitarismo di una italianit nutrita di cultura classica e orientata verso luniversalismo, dallaltra c l'italianitudine degli esclusi dalla nazione. (28) Questi italiani altri, quelli che non sono n ricchi n colti, sembrano aver trovato sulla scena teatrale lunico luogo per esprimersi, indossando la servile livrea del buffone. Sono stati, infatti, oggetto di una feroce satira volta ad abbrutirli, come dimostrano le maschere nere della Commedia dellarte. Gli elementi di questa antica satira anticontadina nella storia italiana tuttavia sono stati rovesciati. Il catonismo (da Catone, il contadino-soldato romano), teorizzato da Vincenzo Cuoco, costituisce da questo punto di vista una tappa ideologica fondamentale. Secondo Cuoco, la forza dellItalia sta nella sua antica tradizione contadina. Lo storico e filosofo napoletano definisce cos i contorni di unItalia anti-intellettualista e sprezzante delle raffinatezze culturali della modernit, intese come segnali di pericolo e di decadenza; la sua unItalia fiera delle sue radici e della sua morale primitiva. Questa ideologia della rettitudine morale del contadino conosce una serie di sviluppi essenzialmente di stampo conservatore: utilizzata come strumento di propaganda durante la Prima guerra mondiale, poi durante il fascismo, per venire infine perpetuata nella seconda met del Novecento nei quotidiani cattolici del Nord. (29) Le maschere hanno una tradizione lunga quanto il dominio simbolico cui sono stati sottoposti i montanari. La satira collettiva che ha ridotto lidentit bergamasca a pochi tratti salienti, in effetti, ha creato il personaggio di Arlecchino, il servitore al contempo grossolano e astuto, vigliacco e millantatore. Prima di salire sul palcoscenico assumendo il celebre nome di Arlecchino e di girare per tutte le corti europee, il tipo bergamasco era lo zimbello del Nord Italia. E' un personaggio che si manifesta in un contesto quantomeno complesso: il Nord Italia attraversato da mercenari stranieri (la loro violenza sempre presente nelle commedie) e i loro saccheggi minacciano la stabilit economica delle campagne; le citt diventano allora il miraggio di una vita migliore e si assiste a un importante movimento migratorio. Tra questi migranti, i bergamaschi sono cos numerosi da diventare figure rappresentative: sono i lavoratori semplici e coraggiosi che vanno a lavorare come facchini sulle banchine dei porti di Genova, Pisa e soprattutto Venezia.
Tra questi emigranti esiste una vecchia solidariet comunitaria e, in poco tempo, creano vere e proprie corporazioni capaci di controllare il mercato del lavoro, che promuovono la nascita di alcune tra le pi antiche organizzazioni nella storia del mutuo soccorso. E' per questa ragione che scatenano la satira di cui sono oggetto da parte dei contemporanei. Il facchino stupido si impone sulla scena del teatro popolare. I ciarlatani lo mettono in scena in modesti teatri di strada e in alberghi, ne improvvisano le movenze assecondando le aspettative del pubblico. Peraltro, Arlecchino parla una strana lingua, incomprensibile quanto le espressioni dei contadini bergamaschi, e la particolare recitazione proposta viene poi chiamata facchinesco o alla bergamasca. Saranno gli stessi bergamaschi a godere del privilegio di scimmiottare i loro stigma sui palcoscenici europei. Questa esperienza teatrale ha modellato a lungo lidentit della provincia: il tipo bergamasco si imposto con una forza tale che ancora oggi le persone si definiscono attraverso i tratti di carattere attribuiti loro nel Quindicesimo secolo. Lelogio del bergamasco laborioso sembra indissociabile da quello fatto ad Arlecchino: I bergamaschi sono i pi laboriosi e i pi resistenti di tutti i popoli dItalia. La loro fedelt e la particolarit del loro carattere, che ha fornito al teatro il vestito multicolore, fatto di piccole strisce cucite insieme, rivelano al tempo stesso la povert primitiva e loperosit di questa nazione. Il ruolo del cameriere rozzo, furbo, leale, che gli costantemente attribuito nella commedia, certifica il carattere originale di questo popolo, che era prontamente a disposizione, sia a Venezia sia in altre ricche citt dItalia. (30) Ancora pi di Arlecchino, per le argomentazioni qui proposte, la figura interessante la maschera di Gioppino, un altro personaggio bergamasco le cui caratteristiche lo rendono pi conforme alla realt contadina della provincia. Gi il contesto in cui nasce questo personaggio particolarmente significativo: secondo alcuni appare allincirca l8 nevoso dellAnno Nono (18 gennaio 1801), quando la Repubblica cisalpina promulga leditto che proibisce categoricamente tutte le rappresentazioni della Commedia dellarte. Per riuscire a trasmettere ai contadini le nuove idee della Rivoluzione, infatti, i repubblicani vogliono istituire un teatro giacobino. Si tratta non solo di unoperazione fallimentare, ma da qui nascono, come reazione, le maschere regionali: Gianduja in Piemonte, Fagiolino a Bologna e Gioppino nella Bergamasca. Questa seconda generazione di personaggi prende in giro la nuova dominazione straniera. La coscrizione obbligatoria porta gli abitanti a schierarsi contro i nuovi poteri, la stessa cosa accade per i contrabbandieri a seguito delle misure adottate contro il brigantaggio. Il pi famoso dei contrabbandieri, Pac Paciana, uno dei personaggi centrali degli spettacoli di marionette bergamaschi. E' una sorta di Robin Hood locale che per diversi anni ridicolizza le truppe bonapartiste prima di essere catturato, tradito da un socio meridionale. Negli spettacoli di solito Gioppino laccolito imbranato e maldestro del bandito che viene a riparare i torti. La leggenda di Pac Paciana illustra piuttosto bene il rapporto ambiguo che le classi inferiori hanno con la legalit. I narratori attribuiscono al bandito questa affermazione quantomeno sorprendente: Sono un uomo onesto, faccio il contrabbandiere. I pastori si danno alla delinquenza poich non hanno altra scelta. La popolazione non li disapprova,
anzi ne fa i suoi eroi, quelli con il coraggio di rifiutare il sistema imposto, e giustifica sul piano etico la rivolta anarchica contadina: la vera morale non quella dei cittadini, che hanno approfittato degli sconvolgimenti politici per arricchirsi a spese degli abitanti delle montagne, ma quella del Pac Paciana. Ancora oggi, la Lega Nord e lestrema sinistra si contendono questa figura rappresentativa della ribellione popolare. La maschera di Gioppino mette insieme gli stigma fisici e sociali che caratterizzano la Bergamasca tra lunificazione e il tardivo processo di industrializzazione. Il personaggio caratterizzato dal triplice gozzo, di cui si vanta. Porta un bastone che usa sia per fare la polenta sia per correggere chi osa contraddirlo. Al di l delle peculiarit locali, le marionette trasmettono un messaggio universale: culturalmente i bergamaschi sono stolti, ma sono molto battaglieri e politicamente impegnati. Sono avidi e lussuriosi, al contempo molto stupidi e molto astuti; erano armati solo del loro fallo, prima che le autorit cercassero di evirarli. Sono esseri inferiori che ricorrono alla violenza per esprimere la loro rivolta, ma lirrispettosa scaltrezza li rende comunque simpatici, poich danno voce a coloro la cui nascita segna il destino, e a tutti quelli che non possono accontentarsi del mondo cos com. A dispetto della loro volgarit le marionette sono poetiche; il loro registro la parodia. Le figure della Commedia dellarte mettono in scena linfelicit degli uomini. Tutti i personaggi sono segnati fisicamente: Arlecchino con il corno, (31) Pantalone con la gobba, Pulcinella con il naso aquilino. Le maschere sono il prodotto del dominio simbolico e la loro comicit si basa sulle contraddizioni che ne risultano e le fanno muovere sulla scena sociale. I loro difetti, poich sono esagerati, ne fanno figure simili a capri espiatori. Le maschere addossano su di s gli aspetti negativi del pubblico, liberandolo cos dalle sue miserie. Gioppino ha evidentemente lo stigma fisico della pellagra (o cretinismo). La malattia, causata da una dieta composta quasi esclusivamente di mais, crea disturbi nervosi sufficientemente significativi da giustificare la costruzione di un nuovo istituto psichiatrico a Bergamo, nel Diciannovesimo secolo. Tuttavia, Gioppino non subisce linfermit, bens la domina. La comicit delle scenette in cui entra in azione basata su un unico motivo: Quanto sei ignorante Gioppino, un dono di natura. (32) Secondo il personaggio stesso, lintelligenza gli caduta nel gozzo - la forma ghiandolare non lascia alcun dubbio sul significato di questa figura. Si vede chiaramente come lidea di scanzonatura e di doppiezza sia parte di questa semantica. Facendo delle disgrazie del popolo che rappresenta i suoi punti di forza, Gioppino realizza un rovesciamento dello stigma. Le bastonate che sferra diventano dunque il simbolo della rivincita dei morti di fame bergamaschi. Le marionette appartenevano a una societ contadina ampiamente analfabeta che si informava attraverso di loro. Hanno avuto un ruolo importante nella comunicazione fino ai primi del Novecento. Le storie raccontate avevano spesso uno sfondo politico e, una volta terminato lo spettacolo, iniziavano animate conversazioni. Negli anni sessanta lo scemo del villaggio torna di nuovo, ma questa volta sugli schermi
cinematografici, rappresentato da Tot. Il figlio illegittimo di un principe napoletano mai riconosciuto dal padre diventa un eroe popolare attorno a cui si gioca la rivincita degli umili sugli arroganti. Come nella tradizione del teatro di figura, questa rivincita assume la forma di una feroce derisione. Gli italiani, posti in posizione di subalternit, possono dare prova di forme di autoironia che, in modo pi o meno sottile, hanno leffetto di ingannare i loro detrattori. Fanno gli scemi per meglio deridere chi afferma di essere pi intelligente. Il successo di questa figura comica sorprende per la sua longevit e riflette il persistere delletnocentrismo cittadino. Le figure della Commedia dellarte sono cos il riflesso negativo del loro pubblico: comunicano lidea che gli italiani siano antisociali e trasmettono una visione negativa delle relazioni umane. Il teatro quindi intraprende fin dal Sedicesimo secolo la via della volgarit e dello sberleffo. Su questa scena domina la legge della giungla, i personaggi si affermano a scapito degli altri e rappresentano la dissoluzione dei legami sociali. Le marionette (come gli idioti) denunciano ci che non pu essere ascoltato, poich ci che dicono non ha alcuna conseguenza su quelli che ascoltano e che tacitamente approvano, qui sta la loro funzione catartica. I conflitti che mettono in mostra sono semplici; negli spettacoli tutto si riduce allosso, non solo i personaggi. A dispetto delle divisioni interne e delle controverse vicende, le maschere (nonostante la loro pluralit) hanno svolto un ruolo cruciale nello sviluppo dellidentit italiana. A causa dei numerosi dialetti, gli attori non potevano recitare in una lingua comune, cos hanno adottato il gergo e la mimica. Per conquistare i diversi tipi di pubblico della penisola, ogni personaggio si caratterizza per unespressivit locale. Negli spettacoli c una storia parallela che non figura nei documenti ufficiali. E' la storia del lento sviluppo di unidentit artistica, che va dalla comparsa di Arlecchino ai film di Tot. Se gli attori comici sono idioti, alcuni sono spinti in questa direzione dal destino, mentre altri recitano la loro presunta idiozia per vendicarsi della condizione in cui vivono: Arlecchino scemo per forza, Pulcinella scemo per scelta. In questo apparentemente piccolo scarto di comportamenti a cospetto del fato (dipende da come lo si accetta o intende o governa) sta lintera parabola di quellItalia popolare e plebea che ha creato i comici a sua immagine e somiglianza. (33) Secondo Dario Fo la storia del teatro sempre stata mistificata: per le istituzioni accademiche ha origini aristocratiche, mentre a suo avviso il teatro il pi antico e il pi vivo mezzo di espressione del popolo; sempre stato lo strumento di diffusione delle idee del popolo, come lo definiva Antonio Gramsci. (34) Le famiglie aristocratiche italiane si avvalevano dei servizi dei buffoni per attirare la benevolenza della gente. (35) Uno dei pi famosi Arlecchino del Sedicesimo secolo, Tristano Martinelli, mise la sua arte al servizio dei Gonzaga, che in cambio gli concessero una percentuale su tutti gli spettacoli tenuti in provincia di Mantova. Lavorava per i potenti recitando i temi dellavversione popolare per il potere costituito. I buffoni di corte erano spesso originari delle Alpi, come testimonia Peter Prosch, che esercit il suo talento per i principi-vescovi tedeschi. (36) Anche Gramsci ha teorizzato luso delle mascherate per scopi di propaganda. Il
proletariato agricolo non era culturalmente autonomo, i dirigenti delle sezioni del Partito comunista ricorrevano al patrimonio culturale tradizionale per modellare le richieste e mobilitare i braccianti. Negli anni cinquanta il P.C.I. usa lorganizzazione del Carnevale per rafforzare i legami con le masse. Anche Mantova, come Bergamo, vanta una grande tradizione carnevalesca ed stata un terreno fertile per questo tipo di esperienze. (37) Cosa resta oggi di quella cultura? La Bergamasca degli anni sessanta, di cui LEco di Bergamo ha continuato a promuovere i valori semplici, non esiste pi. Le marionette di Gioppino sono ormai riposte, inerti, destinate alle vetrine museali. I militanti della Lega sostengono la necessit di ripristinare luso del dialetto, mentre le esigenze scolastiche, matrimoniali ed economiche impongono pi che mai di abbandonarlo. La folclorizzazione il segno pi evidente dello spossessamento. Le sezioni della Lega sono in qualche modo una riserva di bergamaschi Doc, come i militanti amano definirsi. Lespressione dellidentit regionale passa attraverso la messa in scena di quello che gli italiani chiamano carattere. Quando il paesaggio ancestrale svanisce, i membri della comunit sentono il bisogno di ingigantire alcuni presunti tratti autoctoni. E', in genere, il processo di perdita dei caratteri distintivi tradizionali a costringerli a rafforzare i tratti psicologici e sociali di unidentit venuta meno con lacculturazione. La maschera ha la funzione della bandiera da agitare per marcare la propria differenza. Ma il ritorno di questi simboli indice della deterritorializzazione dellappartenenza identitaria prodotta dalla globalizzazione. Per i leghisti le maschere sono il volto dei popoli, i portavoce degli oppressi; salvaguardano le tradizioni poich conservano, per cos dire, materialmente le caratteristiche dei popoli della Padania: Le maschere ritraggono tipi umani cos caratteristici dei luoghi dorigine da rivelare fedelmente lintero carattere dellintero popolo. [...] Caricate di caratteristiche regionali ed espresse in una variet di dialetti, le maschere sopravvissero allunificazione politico-territoriale italiana e anzi, nella fase della battaglia risorgimentale, assursero a simbolo di virt campanilistiche (La Padania, 1 marzo 2000). I leghisti non mettono in discussione questi stereotipi, li riattivano, provocando cos lirritazione della gente, poich la stigmatizzazione del leghismo si sostituisce alla vecchia accondiscendenza cittadina e rinnova in parte le caratteristiche rappresentative del tipo bergamasco. Nellestate del 2010 la Diesel ha lanciato una campagna pubblicitaria. Su enormi cartelloni neri era riportata la scritta a caratteri cubitali rossi: Stupid, ada che gh ol negose de Diesel a Oriocenter, pota. In basso a destra, vicino al logo, cera scritto: Be stupid. Lo stesso slogan stato tradotto nei dialetti locali per le pubblicit esposte in altre regioni italiane. Gli ideatori della campagna pubblicitaria hanno spiegato che non si tratta di un omaggio al Senatr, ma di una provocazione ironica che rientra nella nuova campagna Be stupid (in inglese per lappunto) lanciata agli inizi dellanno con slogan che elogiano la stupidit: Gli intelligenti possono avere il cervello, ma gli stupidi hanno il coraggio; Gli intelligenti hanno una buona idea e quellidea stupida (Corriere della Sera, 10 giugno 2010). A Bergamo questa pubblicit ha creato una piccola polemica. Non piaciuta agli esperti del dialetto, per esempio al poeta Umberto Zanetti: Prima di tutto mi sembra scorretto offendere chi legge il cartellone: stupido se lo tengano per loro. E poi limmagine
locale che ne risulta del tutto falsata, rozza, triviale. Il sindaco di Bergamo ha affermato che simili cartelloni pubblicitari non rafforzano certamente i valori bergamaschi e la cultura locale. Lunico a rilevarne limportanza stato il neoassessore regionale della Lega Nord, Daniele Belotti: Questo slogan rimane comunque un messaggio importante per chi ha a cuore le lingue locali. In primo luogo, perch indirizzato ai giovani, che purtroppo spesso sembrano vergognarsi di parlare nella lingua della loro terra. Sotto questo aspetto paghiamo la demonizzazione del dialetto fatta per decenni nelle scuole. E poi il bergamasco e il bresciano sono lingue gutturali, non molto orecchiabili, e spesso vengono prese in giro, un po in tutta Italia. La nostra generazione, da questo punto di vista, ha una responsabilit grandissima: dobbiamo tramandare ci che abbiamo ereditato e possibilmente renderlo ancora pi grande, in un contesto generale difficile. Le lingue locali vengono oggi minacciate dalla globalizzazione o comunque da elementi esterni. E se si perde un anello, un passaggio, la lingua finita, diventa una questione di appassionati, si chiude nei salotti letterari e nei circoli culturali (LEco di Bergamo, 24 luglio 2010). La globalizzazione produce forme di resistenza in stile "folk revival". E' una realt che si riscontra in ogni parte del mondo, e dunque anche a Bergamo e in Lombardia, per esempio, sono indicativi il successo di Davide van de Sfroos che canta in comasco e di Bepi che canta in bergamasco ai meeting della Lega Nord e a quelli del Partito democratico. Chiaramente in ogni territorio queste dinamiche si sviluppano secondo modalit specifiche. (38) Daniele Belotti convinto che sia necessario lottare contro i sentimenti di vergogna e si lamenta dellimmagine dei bergamaschi trasmessa dai media: Certo, il nostro dialetto non molto bello, allora vedi i bergamaschi che appena vanno fuori o in vacanza cambiano laccento. Ti fanno laccento milanese. S, con un po di sforzo riescono a farlo. Questa una cosa che mi manda in bestia, per lespressione di quella vergogna. In t.v. ti prendono in giro, esce fuori sempre la macchietta, poi arrivi a questa situazione. Hai sentito parlare delle due dive romane che sono state intervistate da Sky? Prova a guardarle. I giornalisti hanno fatto unintervista in spiaggia a queste due ragazze, proprio burine, carine, belle ragazze, ma proprio delle burine di periferia che parlano un romanesco stretto. Avevano sottotitolato tutto quello che dicevano. Questintervista di un minuto diventata il fenomeno dellestate. Da un lato hanno fatto ridere qualcuno, ma attraverso Facebook sono diventate delle idole, queste due qua. Trovami una bergamasca in grado di farmi una cosa del genere! Capisci la differenza? Da un lato mi fa piacere per i romani, perch vuol dire che loro non si vergognano, e allora parlano dialetto molto di pi. Qui da noi, trovare una ragazza che ti dice: Lf cold, ndm a t gelato? Una ragazza! In televisione poi! Ma neanche se tu la vai a cercare su in cima alla montagna. E' impossibile. E quindi, io continuo a dirlo, non dobbiamo vergognarci di parlare ai nostri figli in bergamasco, senn rompiamo la catena. (39) A pi riprese il Ducato della Piazza di Pontida si pubblicamente opposto a questi usi politici della tradizione. (40) I leghisti non mettono in discussione gli stereotipi, anzi li riattivano, e ci provoca lirritazione dei loro compaesani che si sentono ulteriormente stigmatizzati dal leghismo. La Lega mette in scena la rivolta dei fessi che non vogliono pi farsi fregare dagli
Tagliani. Non si tratta solo una rivolta fiscale: sostituendo il motivo Hanno la testa dura - luogo comune sugli abitanti della montagna - con lo slogan La Lega ce lha duro, rovesciano anchessi lo stigma. Cercano cos di compensare sul piano simbolico i complessi culturali. E se i valligiani si prendono gioco dei furbacchioni di citt, chiedendo la secessione, recitano forse ancora una volta la commedia dellidiozia? Una simile volont di rivincita culturale potrebbe giustificare il grande successo elettorale della Lega nelle province settentrionali del Nord Italia. In un breve articolo, Dario Fo evoca la festa degli stolti (festa dei matti tradizionale del Piemonte nella quale tutto si rovescia: chi ha il potere lo perde, chi nulla possiede diventa padrone, e lidiota diventa re) e cita a proposito le parole del nonno: Per quelli di Cuneo fin troppo facile mettere in piedi le feste dei matti-balenghi, lo sono tutto lanno, per poi rincarare la dose dicendo che risaputo che in Piemonte i cuneesi godono dellinfamante reputazione di essere un po coglioncini, facili a lasciarsi abbindolare dai furbacchioni di citt, dai magliari e dai normali. (41) Le maschere ci parlano effettivamente di alterit disprezzate allinterno dello spazio nazionale, quindi non deve sorprendere il fatto che esse siano legate a specifiche dimensioni territoriali, culturali, sociali e storiche: la Val Brembana nella Bergamasca, la Val Trompia nel Bresciano, la provincia di Cuneo in Piemonte. Queste tre aree di montagna sono le roccaforti della Lega. La rivolta del Nord poggia dunque su perenni motivi di sberleffo, cui si uniscono constantemente idiozia e priapismo. Le provocazioni di Umberto Bossi permettono ai lavoratori autonomi delle province periferiche di affermarsi sulla scena pubblica. Si tratta spesso di lavoratori esperti che hanno la propria attivit e che soffrono di uno squilibrio di status: producono ricchezza, ma non hanno modo di influenzare il corso degli eventi. Sono riconosciuti in piccole comunit dove il darsi da fare apprezzato, ma sono ignorati allesterno dove sono invece necessari i titoli di studio. In questo contesto, lo zelo lavorativo diventa un modo di compensare la debolezza culturale. Il voto leghista riflette questa tensione: attraverso limpegno politico si cercano un riconoscimento sociale e una redistribuzione del potere a proprio vantaggio. (42) I lavoratori autonomi vogliono anche affermare la superiorit morale (presumibilmente settentrionale) contro llite italiana, i tern cola cravatta. Le rivelazioni del pool dei magistrati milanesi di Mani pulite, in effetti, hanno risvegliato unossessione collettiva che affonda le sue radici nel passato. Gli abitanti delle montagne diffidano (giustamente) degli abitanti delle citt che li abbindolavano sul mercato e delle lite locali che hanno usato i loro poteri per fare lo stesso. Questo continuo tormento si esteso alle stesse istituzioni al punto da dar luogo a pratiche sorprendenti: in Valle Imagna, le sere dinverno gli abitanti dei paesi si riunivano in una stalla per ascoltare uno di loro che leggeva il codice civile. Questi agricoltori erano convinti che la legge fosse stata fatta per arrecare loro danno (diversi proverbi giuridici bergamaschi sottendono questa idea); ritenevano dunque necessario conoscere la legge per difendersi dagli abusi di potere. La diffidenza degli abitanti delle montagne si trasformata in rancore e poi in disprezzo. I discorsi della Lega riflettono oggi questo risentimento. Lautonomia presentata come il modo migliore per non farsi fregare pi e per ritrovare una dignit negata loro dai centri del potere.
Secondo Saverio Pagani, un ex sindacalista cattolico vicino alla sinistra bergamasca, il tardivo sviluppo delle province periferiche spiega questo rovesciamento. I bergamaschi hanno una storia di povera gente. Essi hanno conosciuto lo sviluppo negli anni sessanta. Lindustrializzazione stata iniziata nel secolo scorso dagli svizzeri che sono venuti a utilizzare le cadute dacqua per le loro aziende. In questa provincia ci sono state delle lotte sindacali durissime nelle quali sempre prevalso il movimento cattolico. Agli inizi del Novecento il futuro papa Giovanni Ventitreesimo era alla testa della pi grande lotta sindacale contro la Zopfi di Ranica. Qui c un miscuglio di innovazione, di caparbiet lavorativa, ma anche di brontoloni e protestatari. Negli anni settanta ci sono stati violente lotte e scontri di piazza, cera la sinistra extraparlamentare, abbiamo avuto un processo per terrorismo qui a Bergamo con centosessanta persone rinviate a giudizio. Il primo attentato di Prima linea lhanno fatto a Bergamo, e non casuale. Probabilmente, anche allora la chiusura portava alla violenza. Lo ripeto, solo negli anni sessanta noi abbiamo avuto una grande espansione economica, il benessere arrivato tardivamente, fino ad allora la nostra gente era costretta a emigrare, andava allestero o a Milano dove lavorava o negli altiforni o nelledilizia, non erano a dirigere le aziende, facevano quello che gli extracomunitari fanno oggi per loro. Dunque, la ricchezza non accompagnata da unadeguata scolarizzazione ha generato questa situazione. (43) Questa enorme crescita avviene a dispetto delle regole e produce squilibri inquietanti. Gian Antonio Stella rende perfettamente lidea di queste trasformazioni e della formidabile rivalsa economica di queste province periferiche del Nord Italia. (44) Il mito del Nord-Est la trasposizione italiana del mito del Far West americano. Gli imprenditori che delocalizzano oggi le loro attivit di produzione in Romania trasferiscono anche la loro esperienza storica e chiamano Far East i vecchi paesi del blocco sovietico passati in meno di dieci anni dal socialismo reale al capitalismo reale. Questa per loro la nuova frontiera nel cuore dellEuropa, e rivela in modo dirompente le contraddizioni di questo modello di sviluppo. (45) La Bergamasca presenta per molte caratteristiche economiche e sociologiche lo stesso modello di sviluppo. In pochi decenni la campagna scomparsa: oggi non perfettamente chiaro dove finisca Bergamo e dove cominci invece la provincia. La stampa locale denuncia la cementificazione frenetica del territorio e la megalomania dei piccoli industriali che hanno costruito impianti dappertutto. Lo squilibrio tra la ricchezza materiale di recente acquisizione e larretratezza culturale sembra essere allorigine di questa reazione egoistica che lassessore Pagani riassume con lespressione: Spetta a noi. I bergamaschi si rifiutano di prendere in considerazione il ruolo delle istituzioni e il contributo dei lavoratori stranieri. Anche se hanno beneficiato di ingenti trasferimenti di fondi pubblici e di un lassismo generale in materia di evasione fiscale nellera della Democrazia cristiana, i lavoratori autonomi ritengono di non dovere nulla allo stato italiano. Anche se la competitivit dei loro prodotti si basa in parte sul lavoro degli stranieri regolarizzati o addirittura clandestini, ne rifiutano la presenza sul territorio e votano Lega Nord. Saverio Pagani si interroga su questi aspetti apparentemente contraddittori: I bergamaschi sono aperti. E' la terza o quarta provincia italiana per lesportazione. I piccoli imprenditori si muovono con grandi capacit su tutti i mercati, vendono senza problemi i loro prodotti,
anche quelli poco elaborati. Sono capaci di fare commercio, di girare il mondo e poi si rinchiudono in posizioni sterili di protesta per dire noi siamo meglio degli altri. Sotto sotto, viene anche fuori un po di razzismo, difficile da considerare semplicisticamente, perch c chi dice delle cose contro gli extracomunitari in generale, poi solidarizza e sostiene la gente straniera del suo quartiere. Direi che la situazione un po magmatica, ancora molto in ebollizione, come se ci fosse una doppia personalit. (46) Forse si tratta anche di cinismo. In effetti, pu apparire singolare il fatto che i discorsi xenofobi della Lega attecchiscano cos bene nei distretti industriali italiani pi orientati verso lestero; tuttavia, questa contraddizione tra internazionalizzazione economica e chiusura localistica solo apparente. I populismi servono indirettamente alcuni specifici interessi economici, anche quando rinnegano le realt transnazionali. Rifiutando di riconoscere agli stranieri i diritti pi elementari, tentando di limitarne i movimenti e mantenendoli a lungo nella clandestinit, favoriscono una politica dei bassi salari, che deve indurre alla disciplina e al lavoro nella guerra contro i concorrenti cinesi. Questa concezione aggressiva delle relazioni commerciali fa del sistema economico un gioco a somma zero (quel che uno guadagna, laltro lo perde) e conduce al nazionalismo economico e allimperialismo. La ribellione del Nord dunque paradossale e sembra spiegare alcune considerazioni psicoanalitiche sullenorme carica schizofrenica creata dalla globalizzazione capitalistica e sullenorme paranoia che provoca come reazione. (47) Le maschere della Commedia dellarte sono sempre il prodotto della dissociazione psicologica reificata in un tipo sociale. Sono la personificazione di una coscienza scissa o, in altri termini, sono paradossi incarnati. La messa in scena di queste diverse manifestazioni sociali di schizofrenia collettiva sicuramente uno dei contributi pi originali del teatro italiano. Peraltro, dagli anni trenta gli psicologi utilizzano le marionette per lavorare con i bambini psicotici. (48) Le maschere, per quanto ridicole, rivelano, attraverso meccanismi di proiezione che esse focalizzano, le strutture dellidentit individuale, ma anche di quella collettiva. Per gli abitanti di queste province periferiche, lemergere della figura di Bossi ha rappresentato loccasione per rielaborare la propria identit. Riattivando la satira sociale, venuto a significare il passaggio dal passato (contadino) al presente (post-fordista). Se gli italiani ridono dei piccoli imprenditori, per esempio con lo spettacolo di Antonio Albanese "Gi al Nord", questo nuovo tipo sociale ha tuttavia permesso ai provinciali del Settentrione di ridefinire la loro posizione nella societ italiana, valorizzando ci che in precedenza era stigmatizzato - il lavoro (un tempo degli emigrati) ora la chiave del successo economico, e lidiozia il segno dellonest - per allontanare le immagini della povert, quelle veicolate da Arlecchino e dal mangiatore di polenta Gioppino, anche se oggi lavidit messa in scena dalle maschere della tradizione si trasformata in reale avidit economica.
Durante il periodo estivo, la Lega Nord non disdegna la riviera romagnola e organizza comizi con Roberto Calderoli in bermuda verdi. Non sono solo i turisti lombardi a venire ad ascoltarlo, tra il pubblico sempre crescente la presenza di romagnoli. La diffidenza degli anni precedenti sta lasciando spazio a un certo interesse: alle regionali dellaprile 2010 la Lega ha fatto un balzo in avanti passando dal 2,2 all8,6 per cento. I voti ottenuti in Romagna superano ormai quelli conseguiti in Trentino. Alla fine dellagosto 2010 ho incontrato nello spazio allaperto del Caff del Mare di Marina di Ravenna lonorevole Gianluca Pini, che mi ha spiegato come viene adattato e propagandato il discorso leghista su un territorio difficile, poich molto diverso dalle roccaforti prealpine. (49) In effetti, nella terra dorigine dellanarchico Andrea Costa si mangiano strozzapreti e si parla di politica dalla mattina alla sera, spesso infuriandosi. La cultura politica della Romagna segnata dalla tradizione repubblicana, dal socialismo e dal comunismo. A Ravenna la memoria della Resistenza ancora viva e Arrigo Boldrini, pi conosciuto sotto il nome di Bulow, considerato un eroe locale. La Romagna rossa quanto la Bergamasca bianca: le rappresentazioni dei due territori sembrano perfettamente opposte. La Romagna ha unidentit forte, ma aperta e non circoscritta a un territorio ben definito; non si pu immaginare realt pi estranea al pensiero leghista. Sul finire dellOttocento la Romagna stata addirittura soprannominata la Vandea rossa per il fervore nazionale dei repubblicani locali. Lepopea nazionale risorgimentale ha conferito a questo territorio periferico un ruolo esemplare. (50) Nellestate 1849, Garibaldi in fuga dopo lesperienza della seconda Repubblica romana viene nascosto con Anita morente dai patrioti romagnoli. Questa tradizione politica, che si potrebbe pensare completamente perduta, si manifesta invece ancora attraverso un forte attaccamento ai simboli nazionali e un grande senso civico in contrasto con landamento generale. La Romagna sembra testimoniare una specifica predisposizione a incarnare i caratteri salienti dellitalianit, come dimostrano alcuni luoghi della memoria: la tomba di Dante a Ravenna, il capanno di Garibaldi a Porto Corsini, la casa natale di Mussolini a Predappio. Sulla costa adriatica, un leghista viene guardato un po come un soggetto estraneo. Scherzando, il cameriere del Caff del Mare chiede allonorevole Pini se desidera uno spritz. Per quanto la battuta lo abbia offeso, il profilo sociologico del giovane deputato della Lega richiama in parte gli stereotipi veneti. Gianluca Pini si diplomato allistituto tecnico industriale, imprenditore nel settore alimentare e ostenta segni esteriori di ricchezza come la villetta al mare e un elegante fuoristrada. Il deputato leghista, classe 1973, tuttavia, non veneto, n della costa adriatica, ma nato a Bologna e si dichiara forlivese di adozione. I romagnoli della costa diffidano dei forlivesi.
Sar per colpa del pi famoso di loro? Ancora oggi, la provincia di Forl ironicamente chiamata Ducelandia. Terminato il ventennio, grave era il fardello di essere stata la provincia del Duce. Forl stata oggetto di unimplicita "conventio ad tacendum" in una regione rossa. Dal 1948 in poi si configurata come enclave di spiccate tendenze cattoliche in terra laica. Proprio qui la Lega ha aperto la sede nazionale romagnola, anche se per ragioni storiche Ravenna a rappresentare il centro della Romagna, come asserisce il deputato leghista. Gianluca Pini entrato nella Lega nel 1991, come sua moglie, che oggi consigliere comunale a Fusignano. Allepoca erano giovanissimi, lei non aveva neanche diciotto anni. Stavano in un gruppetto che ancora oggi lei si compiace di definire come una vera e propria carboneria. Alle ultime elezioni i voti leghisti sono triplicati e hanno superato i gi clamorosi risultati del 1996. Gianluca Pini mi spiega che nella sua provincia, Forl, la Lega pesca fra gli ex repubblicani, mentre a Faenza prevale il retaggio democristiano. Le due citt sono oggi i punti di forza della Lega Nord nella regione: In Romagna, la parte proveniente dalla tradizione repubblicana si aggira attorno al 10 per cento, questa percentuale sale al 20 per cento nella provincia di Forl. Qua la D.C. ha avuto delle belle menti come Roberto Ruffilli, Leonardo Melandri, Romano Baccarini, tutta gente di spessore per la Prima repubblica, ma non aveva un riscontro cos importante sul territorio, non ha mai sorpassato il 35 per cento dei voti, mentre nella provincia di Faenza la D.C. saliva al 60 per cento. La Lega ha anche raccolto i consensi di tutti quelli che non hanno seguito la lunga mutazione del P.C.I. in P.D., perdendosi nel tragitto. Gianluca Pini dedica una particolare attenzione a questa fascia dellelettorato leghista: Tanti vengono dal P.C.I. e, negli ultimi tempi, tanti da Rifondazione comunista. Lattenzione verso il sociale viene meno nei partiti della sinistra e la gente viene a trovarci. Qua facciamo spesso una battuta legata al tema della connessione tra il mondo cooperativo e la politica: in Romagna la sinistra passata dalla difesa del Capitale di Marx alla difesa del capitale del sistema cooperativo, insomma dallideologia passata alla sostanza... Anche quando prendono delle decisioni che possono sembrare assurde, ti rendi conto poi che vanno ad agevolare i megaipermercati della Coop o della Conad.... I politologi hanno spiegato le dinamiche attraverso cui la Lega Nord riesce a estendersi verso il centro del paese, allargando il consenso nelle regioni rosse. Nelle fasi di difficolt ripiega invece verso i feudi prealpini. La prima fase di espansione avvenuta nel 1992, la seconda nel 1996 e infine c stata una crescita molto significativa a partire dal 2008. Umberto Bossi esulta e sfida Bersani a modo suo: Siam venuti gi in Emilia e ve le abbiam trombate tutte. E da come ci han votato, si vede che gli anche piaciuto! (Corriere della Sera, 1 maggio 2008). Non necessariamente gli stessi leghisti riescono a cogliere tutte le ragioni del loro successo: probabilmente il frutto di un intreccio di ragioni di diversa natura. I leghisti dichiarano di aver approfittato dellevoluzione di Gianfranco Fini verso posizioni pi moderate e della scomparsa di Alleanza nazionale. Tanti elettori di destra si sono ritrovati orfani e, in questa fase di confusione, si sono spostati verso la Lega Nord, pur non condividendone tutte le posizioni.
Le ragioni di questa pi recente terza ondata sono probabilmente molto diverse da quelle delle prime ondate verdi, poich nel frattempo il quadro politico profondamente cambiato. Un dato certo: la Lega riesce a raccogliere posizioni di protesta a scapito dellopposizione di sinistra. A poco a poco si inserita nelle istituzioni locali e ha formato una nuova classe amministrativa. I leghisti sanno come rivolgersi ai lavoratori autonomi, e fanno affidamento su di loro. Lesordio politico della Lega avvenuto in un ampio processo legato a forme di autoimprenditorialit in una pi ampia mutazione del mondo del lavoro. Queste dinamiche hanno toccato anche le regioni rosse. Se lEmilia Romagna era gi stata coinvolta in modo significativo dal leghismo a partire dal 1992, nel 2006 lespansione del Carroccio ha toccato anche le altre tre regioni tradizionalmente rosse: la Toscana (6,5 per cento), le Marche (6,3 per cento) e lUmbria (4,3 per cento). Roberto Biorcio ha fatto notare come laumento di elettori nelle regioni rosse (+ 153 mila 635) abbia in parte compensato la perdita di elettori nelle regioni settentrionali (meno 278 mila 610). Sembra che lindividuazione di un nemico comune (limmigrazione) e il ruolo assunto su questo terreno a livello governativo favoriscano lespansione leghista a sud del Po superando cos le tradizionali opposizioni. (51) Anche nelle province rosse del Nord erano presenti forme di antimeridionalismo: la sinistra denunciava spesso larretratezza culturale e il monarchismo del Sud Italia. Lonorevole Pini preferisce tacere sulla campagna xenofoba che conduce sul territorio: in Romagna, come in tutte le zone rosse, la Lega sta puntando sul discorso anti-Islam, ben consapevole del fatto che la paura dellintegralismo musulmano fa presa anche fra la gente di sinistra. In occasione delle feste natalizie sono apparsi manifesti contrari alla religione islamica con limmagine di un presepe e la fotografia di fedeli in preghiera con stampato sopra il simbolo del divieto stradale: Romagna cristiana, mai musulmana. La Lega in veste romagnola applica le ricette che hanno fatto il successo del partito pi a Nord. Esalta lidentit locale e promuove il progetto della Regione Romagna contro il centralismo emiliano. Recluta giovani volonterosi. Fa leva sul disagio nei confronti della politica nazionale e raccoglie i consensi di tutti quelli che, dagli anni novanta in poi, si sono allontanati della politica percepita sempre pi come un mondo di ladri, mistificatori e affaristi. Le parole di Pini richiamano i discorsi che si facevano quindici anni fa in Lombardia quando la Lega non era ancora al governo. Fa valere la concretezza della visione leghista contro la politica del passato, fumosa, molto pomposa e autoreferenziale. Usa il solito ritornello sulla semplicit leghista: Vedi, mi stai facendo lintervista e io sono in ciabatte. Non ho la giacca e la cravatta. Noi viviamo come viviamo, anche se facciamo i parlamentari e i ministri, siamo persone comuni e non dimentichiamo da dove veniamo. Questo la gente lo apprezza. Gianluca Pini non esita a sfruttare i sentimenti localistici e la voglia di rivalsa dei romagnoli nei confronti di Bologna. Insegue il sogno della Grande Romagna distaccata dallEmilia, sogno che risale a nostalgie preunitarie. Si attribuisce il merito di aver riportato a casa i sette comuni della Valmarecchia (52) che alla Restaurazione erano stati annessi, con un colpo di penna e contro la loro volont, alle vicine Marche: Per centonovantanni questi avevano provato a tornare a casa, avevano fatto il referendum, ma nessuno gli dava retta. Io ho fatto una legge e in un anno li ho riportati a casa. Forte di questo successo, nel febbraio del 2011, in accordo con Umberto Bossi, Pini ha presentato un emendamento
costituzionale per la creazione della Regione Romagna e la soppressione delle tre province di Ravenna, Forl-Cesena e Rimini. Il deputato leghista sostiene di essere lunico parlamentare romagnolo di tutto larco del centrodestra, cio lunico rappresentante della maggioranza governativa sul territorio. Ovviamente si tratta di una falsit, ma a lui giova fare come se i suoi alleati del P.D.L. non esistessero. E' convinto che senza lalleanza con Berlusconi la Lega prenderebbe molti pi voti in Romagna: Qui la figura di Berlusconi non ha mai attecchito molto. Senza di lui, la Lega viaggerebbe gi al 30 per cento. Per questo, io cerco sempre di correre da solo, perlomeno al primo turno, non per massimizzare i voti, ma perch diventa proprio imbarazzante andare con il P.D.L.: ci sono dei soggetti che rappresentano proprio lantitesi di quello che noi proponiamo. Con alcuni non prenderei neanche un caff. Di fronte al calo di popolarit di Silvio Berlusconi, i leghisti che ne approfittano senza abbandonare il governo sono costretti a fare doppi discorsi e rispondere del suo operato diventa una sorta di numero da funamboli. Non sar sempre facile, ma Gianluca Pini sminuisce le difficolt per esaltare il risultato raggiunto. (53) Si fa tronfio e nega lesistenza di una cultura politica rossa fortemente radicata sul territorio: In realt, si tratta di un sistema di potere economico, un intreccio di interessi legati alle cooperative. La Romagna stata la culla del sistema cooperativo alla fine dellOttocento. Con il tempo le cooperative sono diventate lossatura su cui poggiava leconomia dellItalia rossa. Sono il frutto delle lotte del passato e costituiscono un modello di sviluppo a s stante rivelatosi vincente anche a fronte delloffensiva dei fascisti che sono riusciti a distruggerne la struttura senza disdegnarne totalmente il modello. Allinizio degli anni venti, gli squadristi devastano le sedi della Lega delle cooperative. In seguito, il regime trasforma le cooperative rosse in cooperative nere. E' stato scritto che il disegno dei fascisti era quello di mettere le mani sul movimento cooperativo e di farne un elemento di rilievo nel loro nascente sistema di potere. (54) Viene cos creato un Ente nazionale fascista della cooperazione. Nel dopoguerra, la Lega delle cooperative rinasce, conseguendo importanti risultati economici. Il famoso libretto cooperativo permette a molte famiglie italiane di sfamare i propri figli. Il P.C.I. prende velocemente il controllo della struttura a scapito delle altre forze socio-democratiche. Di fatto, lapoliticit della struttura sempre stata una pura finzione. Durante lepoca della Guerra fredda, la Lega delle cooperative stata la cinghia di trasmissione del P.C.I. poich sosteneva le sue campagne politiche sul territorio. Oggi il mondo cooperativo molto strutturato, conta un milione di addetti, otto milioni di soci e fatturati astronomici. LUnipol domina il mercato dellassicurazione, la Coop diventata uno dei giganti della grande distribuzione, il legame con la politica si allentato, ma lo scopo illiberale, secondo il deputato leghista, rimasto invariato: quello di esercitare un controllo politico dal basso sul mondo del lavoro. Gianluca Pini non contesta la storia del sistema cooperativo, ma insiste sulla piega assunta attualmente: Il sistema delle cooperative nato in maniera assolutamente nobile tra la fine dellOttocento e linizio del Novecento per dare una possibilit a chi non aveva nulla, permetteva ai proletari di mettersi insieme e di condividere il lavoro: il famoso concetto mutualistico, assolutamente condivisibile a tuttoggi, assolutamente da sostenere. Ma hanno cambiato pelle perch ti rendi conto che il sistema cooperativo crea le holding con
sede in Irlanda o in Lussemburgo per farsi le banche. E questo fa saltare tutto. Secondo Gianluca Pini, le cooperative continuano a sfruttare il rifiuto del controllo di quelli che chiamano i padroni contro il sistema del libero mercato per governare il territorio in modo sbagliato - per usare un eufemismo -, perch quel sistema cooperativo si tramutato da sistema di aiuto a un sistema egemone quasi di stampo mafioso: tuttora ci sono zone della Romagna in cui, se non fai parte del sistema cooperativo, non lavori, prendi solo le poche briciole che restano sul piatto delle cooperative. Da qualche anno, il sistema cooperativo italiano oggetto di critiche incrociate sempre pi pesanti. Lostilit dei concorrenti della grande distribuzione si manifestata emblematicamente con Bernardo Caprotti, fondatore di Esselunga, che nel suo libro autobiografico, "Falce e carrello", denuncia la concorrenza sleale delle cooperative. Anche uno dei suoi ex dirigenti, il manager piemontese Mario Frau, ha denunciato la mutazione genetica delle Coop nel corso degli ultimi ventanni. Oggi, la finalit mutualistica verrebbe meno poich si privilegia il profitto, senza tuttavia rinunciare ai vantaggi legislativi e fiscali propri ed esclusivi delle cooperative. Frau mette in luce le contraddizioni, le trasformazioni e le degenerazioni subite dal movimento cooperativo, con lauspicio di poter raddrizzare il tiro. E ricorda che le cooperative sono nate per dare risposte immediate ai problemi della disoccupazione e dellinflazione. (55) Indica poi come questi princpi originari siano stati traditi. Gianluca Pini si spinge oltre e afferma che il sistema cooperativo ha distrutto liniziativa privata in Emilia Romagna e dunque non avrebbe affatto contribuito allo sviluppo della regione, come afferma invece la storiografia locale. Ritiene che lo sviluppo della Romagna sia semplicemente il frutto dello sbuzzo (linventivit autoctona). Non considera una cosa normale che questo sistema invada ogni comparto economico, dai bagnini alle imprese funebri. Denuncia la concorrenza sleale del sistema cooperativo dal punto di vista sia economico sia politico. I vantaggi fiscali del sistema cooperativo oggi gli sembrano ingiustificabili e si lamenta del fatto che le cooperative abbiano sempre coperto le spese elettorali della sinistra, anche se adesso sono costrette a rendere visibili i contributi elettorali nelle loro dichiarazioni: Il sistema cooperativo diventato un sistema di controllo sociale che genera anche utili e profitti che servono a coprire le spese e i costi della politica, e quindi tutto gira intorno a loro. Per se il sistema politico non sostiene pi il sistema cooperativo, il sistema cooperativo non pu sostenere le spese del sistema politico e tutto crolla. Cos si crea un cortocircuito nel sistema. Poco a poco, lapertura del mercato italiano a concorrenti europei nel quadro dellUnione europea ha generato problemi in questo mondo abbastanza autarchico. Di fatto, il 4 aprile 2006 Federdistribuzione, che rappresenta la maggior parte delle aziende della grande distribuzione che operano in Italia, ha presentato alla Commissione europea un esposto in relazione agli aiuti concessi dallo stato italiano - violazione alla normativa comunitaria - alle cooperative di consumo aderenti al Consorzio nazionale coop Italia e alla Legacoop, sotto forma di un trattamento fiscale di favore che costituisce un privilegio illegittimo a vantaggio di una realt che leader di mercato della grande distribuzione e che ha perso da tempo la natura mutualistica e la propria funzione sociale che in passato
avevano giustificato il regime fiscale di favore, essendo diventate oggi un soggetto economico alla pari delle imprese di capitali che operano nel settore. Per questa ragione, secondo Gianluca Pini, il legame tra mondo cooperativo e politica destinato a scomparire: Il sistema cooperativo richiede laiuto dei politici, ma riescono sempre meno a difenderlo perch ci sono delle regole europee contro le quali non si pu andare, cos il sistema cooperativo comincia a sganciarsi dalla sinistra; le due galassie si stanno lentamente allontanando. Chi ha sempre campato grazie al sistema cooperativo ormai non ha pi il posto garantito. Una volta se avevi la tessera del partito e lavoravi in una cooperativa, eri a posto per la vita, era come essere assunto nel pubblico impiego. Adesso non pi cos, le cooperative esternalizzano, subappaltano tanti dei loro lavori e cos facendo vanno a pescare nel mondo interinale, nel precariato, fanno incazzare i sindacati, appaiono tensioni e ogni frattura che si crea, apre uno spazio per noi. Cos ci inseriamo, in maniera non cinica, per in maniera abbastanza calcolata se vogliamo. La nostra crescita dovuta a un elettorato di piccoli lavoratori, di operai, di gente che si sentita tradita. Si sono resi conto che questo sistema non generava pi benessere per loro. Cio quando il piccolo socio del sistema cooperativo, della grande distribuzione tipo Coop e Conad si reso conto che lavorava di pi di un dipendente e prendeva di meno, allora ha cominciato a domandarsi a che cosa serviva il sistema cooperativo. I leghisti dellEmilia Romagna affermano che nella loro regione non c libert di espressione per colpa del sistema cooperativo che impera sulleconomia locale. Gianluca Pini evoca le sue difficolt con la stampa romagnola e mi dice che cerca sempre di spiegare ai giovani militanti come vengono pilotate le informazioni: Purtroppo qua c il Corriere di Romagna che il giornale della Lega delle cooperative, quindi se mandi un comunicato di critica magari nei confronti del P.D.L. ti fanno una pagina cos, se critichi il sistema cooperativo ti danno uno spaziettino. Dallaltra parte, c il Carlino dove non puoi parlar male di certi soggetti perch sono quelli che investono in pubblicit, quindi non gli scriveranno mai niente contro. Diventa difficile anche far pubblicazioni qui. Ed per quello che noi, come dicevo prima, cerchiamo di stare il pi possibile a contatto con la gente. Per il momento, la Lega sembra riuscire a insediarsi al governo soltanto nei comuni dove il sistema cooperativo non presente, ma Gianluca Pini comunque fiducioso per lavvenire del suo partito in Romagna. E lavvicinamento fra la Lega Nord e le cooperative in Piemonte sembra dargli ragione. Roberto Cota vuole diventare linterlocutore privilegiato del mondo cooperativo: La sinistra non c pi, aveva detto a margine di un incontro a Novara, quindi mi dovr occupare dei loro problemi (La Stampa, 27 febbraio 2011). La Lega Nord ha sempre difeso la piccola impresa industriale e commerciale e nelle due regioni che guida dal 2010 sono state subito avviate iniziative amministrative contro lespansione dei grandi centri commerciali, che danneggiano i piccoli negozianti. Si tratta di una tematica tipicamente poujadista (56) sulla quale la Lega investe da tempo con successo. Per paura di perdere il sostegno della regione Piemonte, il presidente di Legacoop ha deciso di rivolgersi a Roberto Cota dicendo di essere autonomo dalla politica. Lungi dal rifiutare questa offerta, il leghista sembra soddisfattissimo. Sar per quel nome iniziale, Lega, che al bossiano fa subito simpatia, ironizza il cronista de La
Stampa. In realt, gi da tempo la Lega sta guardando con interesse al mondo cooperativo. Alla fine degli anni novanta, Bossi ha cominciato a imitare le cooperative rosse per finanziare il suo partito. Nel suo libro Leonardo Facco ricorda che il primo tentativo leghista di convertire il sistema delle cooperative rosse a favore dellideale padano ha prodotto in fin dei conti solo un buco di diverse centinaia di milioni di lire e una serie di fallimenti a catena, oltre alla scia di delusioni e debiti lasciati in giro che ha toccato i militanti della Lega emiliana e in modo per nulla trascurabile. (57) La vicenda ha coinvolto direttamente la dirigenza del Carroccio, dal leader fino allattuale ministro per la Semplificazione normativa, Roberto Calderoli. Lex giornalista leghista cita in merito Mario Morelli, uno dei principali protagonisti: Tra le tante iniziative promosse dal partito con lobiettivo di finanziarsi, pubblicizzare e dare concretezza al progetto indipendentista padano, la Coop made in Padania va annoverata come un vero flop, sia economico sia politico. Umberto Bossi per molti leghisti diventato un mito, ma per gli affari non tagliato: tutte le idee elaborate da lui, allatto della realizzazione, si sono tramutate in fallimenti, con perdite di denaro non solo per il partito, ma anche di chi in buona fede gli ha creduto. (58) Molte critiche avanzate da Gianluca Pini contro il sistema cooperativo sono condivisibili, ma riguardo alla riconversione leghista del modello possibile nutrire qualche inquietudine: criticano davvero i mutamenti di direzione di un sistema o hanno lambizione di perpetuarlo in salsa padana? Gianluca Pini deve convincere elettori che fino a ieri votavano per la sinistra; il suo discorso non pu seguire gli schemi della propaganda lombarda e deve essere riportato alla realt locale. I leghisti delle zone rosse, anche se minoritari, affermano che la sinistra non esiste pi e si apprestano a sostituirla. Questo leitmotiv torna in modo ossessivo nei loro discorsi, come riporta Paolo Stefanini in "Avanti Po. La Lega Nord alla riscossa nelle regioni rosse": se gli prestiamo attenzione, sembra che non siano gli elettori a essere cambiati, ma che siano stati i partiti della sinistra ad averli abbandonati. E' la tesi del cocomero: dicono che in Emilia Romagna la Lega Nord verde fuori e rossa dentro. Dietro questo discorso sostanzialmente propagandistico si cela una strategia egemonica. Dichiarandosi gi vincitori, a dispetto di una realt che li vede invece in posizione minoritaria, i leghisti riescono cos a innescare una dinamica a loro favorevole. Nelle zone bianche i leghisti hanno rivoltato contro la D.C. i suoi stessi discorsi anticomunisti, nelle zone rosse potrebbero indirizzare contro il sistema cooperativo i discorsi tradizionali della sinistra. Dopo aver accelerato laffondamento della D.C., i leghisti sembrerebbero anche in grado di trarre profitto dalla lunga mutazione del P.C.I. in P.D. Segnerebbero cos la fine di unepoca per aprire una nuova fase della storia del Nord Italia. Lo stato maggiore leghista lo sa. Sanno bene che la conquista dellEmilia Romagna realizzerebbe la saldatura politica di tutte le regioni del Settentrione. La secessione della Padania sarebbe allora in atto. (59) Interrogarsi sulle modalit attraverso cui i discorsi e le ideologie si spostano da sinistra a destra diventa allora importante per comprendere come i leghisti cerchino di allargare il consenso facendo un uso meramente strumentale di alcuni discorsi gi esistenti, a prescindere dalla loro matrice culturale. Abbiamo gi accennato di come lipotesi di Antonio Gramsci sullostilit di fondo delle classi popolari della penisola rispetto alla
giovane nazione italiana possa aver giovato al leghismo. Ancora pi sorprendente, tuttavia, osservare come uno dei sostenitori di Gramsci sia diventato uno dei fondatori del movimento autonomista Alleanza toscana, poi confluita nella Lega Nord nel 1991. Lopera di Renzo Del Carria ben nota a tutti gli esponenti della sinistra italiana: tanti militanti hanno studiato la storia italiana leggendo i suoi scritti sulle lotte popolari. "Proletari senza rivoluzione" stato il manuale di riferimento dei sessantottini. (60) Secondo linterpretazione fornita da Del Carria in questo testo, nelle masse sempre stata presente una volont rivoluzionaria, ma i gruppi dirigenti riformisti prima, e i comunisti poi, hanno sempre agito da freno. Nelle sue argomentazioni lideologia viene prima dei fatti, le sue fonti (esclusivamente di seconda mano) sono state selezionate e assemblate con tale faziosit da offrire una rilettura della storia italiana piuttosto caricaturale. Il testo stato ristampato da Savelli nel 1977 con laggiunta di un libretto sugli avvenimenti del secondo dopoguerra. Alcuni anni dopo, i due maoisti Renzo Del Carria e Giulio Savelli si sono spostati a destra. Renzo Del Carria entrato nella Lega Nord (Corriere della Sera, 12 febbraio 1993) come capogruppo alla Camera (1992-1996) per poi ritirarsi definitivamente dalla vita politica attiva; Giulio Savelli, dopo avere scritto nel 1992 uno dei primi libri di propaganda leghista, "Che cosa vuole la Lega", ha optato successivamente per il partito del Cavaliere (Corriere della Sera, 9 febbraio 1994). Questa virata pu sembrare molto strana, ma se ci si prende la briga di rileggere "Proletari senza rivoluzione" compaiono delle strane coincidenze tra questa storiografia movimentista e il leghismo odierno. Nellintroduzione, intitolata Sulla necessit di una storia a rovescio, Renzo Del Carria esprime la sua volont di rottura con la storiografia della sinistra borghese, che avrebbe sempre ricostruito gli avvenimenti come le conveniva, a prescindere dallesperienza delle classi subalterne. La sua proposta quella di una storia dal basso, che adotti il punto di vista del popolo nel tentativo di spiegare meglio le ragioni per cui in Italia non mai stata portata a compimento una rivoluzione. Le sue argomentazioni sottolineano che, nel loro bagaglio culturale, le classi subalterne hanno solo moti reazionari, mentre la storiografia socialista - che lui non esita a qualificare revisionista - ha preferito studiare Bakunin piuttosto che analizzare le rivolte dei contadini che assaltarono i municipi nel nome di Pio Nono e dellAustria. Citando Emilio Sereni e la chiusura della prefazione del suo libro "Il capitalismo nelle campagne (18601900)", scrive che occorrerebbe fare una storia sola, una storia che trova una comune umanit in Benedetto Croce e nel cafone analfabeta, che pure un uomo e come Benedetto Croce vuol soffrire pi in alto. (61) Tuttavia, a suo avviso, questa sintesi risulta impossibile, perch gli intellettuali borghesi (anche se onesti, romantici e idealisti) sono isolati e incapaci di inserirsi nel mondo delle masse subalterne. Lunica soluzione possibile tracciare i lineamenti della storia del cafone analfabeta attraverso il racconto degli episodi rivoluzionari in cui acquista coscienza di classe grazie alle sue lotte, le sue miserie, le sue passioni. Del Carria sostiene che se i cafoni stessi avessero potuto scrivere la loro storia, sarebbe stata molto diversa da tutte quelle esistenti, e tale storia a rovescio avrebbe stupito forse non poco la cultura borghese, probabilmente addirittura ne sarebbe rimasta sdegnata. Nelle sue argomentazioni sorprende il disprezzo che manifesta per le classi popolari, disprezzo di cui lopera di Antonio Gramsci, sempre molto attento alle culture subalterne,
totalmente immune. E se fosse proprio quel disprezzo per il popolo a caratterizzare il populismo, sia esso di sinistra o di destra? Gli accenti maoisti degli scritti di Renzo Del Carria sono chiari e in questi passaggi evidente la sua volont di lottare contro l"embourgeoisement" della sinistra. Lesito finale di un simile desiderio di autenticit proletaria sembra poter confluire nelle aspirazioni di una destra di nuova specie, capace di realizzare il sogno dellestrema sinistra: emarginare la sinistra liberale e smantellare lo stato dallinterno. Siamo dunque di fronte al perpetuarsi dellantistatalismo sessantottino riproposto sotto le bandiere di Berlusconi? Anche nello schieramento opposto si sono prodotte strane evoluzioni. Dagli anni ottanta in poi, la destra si impadronita dei concetti di base gramsciani per metterli in pratica attraverso i canali televisivi. (62) Tuttavia, questa appropriazione si esprime attraverso un rovesciamento dei concetti gramsciani a favore della sottocultura destroide dei media commerciali. Al di l dello snobismo radical-chic di una minoranza regolarmente attaccata dai leghisti, il pericolo attuale sta piuttosto in atteggiamenti artificiali che concorrono a immedesimarsi e a plasmare il popolo dandone unimmagine degradata da un disprezzo primordiale. La rappresentazione che ne risulta uno specchio per le allodole. Quando, infatti, si riesce nellimpresa di stare in politica facendosi passare per una persona qualunque, risulta pi facile riuscire a ingannare la gente. Intanto, nessuno si preoccupa pi del livello culturale dellitaliano medio, ormai costretto a sguazzare nella mediocrit mediatica.
***
CONCLUSIONI.
I militanti che ho seguito per un anno e mezzo sono convinti della fondatezza della loro violenza poich credono di essere vittime di razzismo e di una persecuzione, ma questa persecuzione riportata secondo la prospettiva dei persecutori. (1) Solo il carattere grottesco dei loro motivi di risentimento mina seriamente ladesione alla forza della loro convinzione. Quando mi sono rifiutata di assecondare il loro punto di vista, sono diventata io lidiota schernita: mi vedevano come la studentessa benpensante incapace di andare oltre la vulgata antirazzista, e la mia cecit diventava criminale poich in questo modo mi rendevo complice di una sorta di etnocidio padano. Sono riuscita a liberarmi dallesasperazione in cui mi facevano piombare i discorsi leghisti seguendo Daniele Belotti sul registro della derisione. Il mio percorso personale stato molto istruttivo, poich aiuta a comprendere come un individuo possa decidere di militare
nella Lega Nord. Non si tratta di una fatalit, ma del risultato di un vero e proprio lavaggio del cervello messo in opera da una macchina decervellatrice. I discorsi della Lega Nord, infatti, sono consapevolmente folclorizzati da chi li diffonde. Mi sono lasciata imbrogliare dai loro ragionamenti alla rovescia al punto da sentirmi coinvolta nella loro finzione ideologica. La mia capacit di analisi, cos, diventata uno strumento di resistenza mentale. Ho dovuto sbrogliare la matassa dei loro discorsi. Ci sono riuscita prendendo coscienza che la resistenza psicologica che muovevo contro loperazione propagandista della Lega Nord mi portava ad adottare gli stessi atteggiamenti dei suoi istigatori: ironia e antifrasi. Lespressione del mio disagio, della mia rabbia, adottava talvolta le modalit della dissimulazione, del rovesciamento, dello scherno. E' dunque studiando le mie reazioni che ho compreso la chiave del comportamento dei politici della Lega Nord. Fare di ci che era stata semplicemente una fuga con una risata per levarsi dallimbarazzo loggetto della mia inchiesta si rivelato un metodo ricco di prospettive. I ricercatori che hanno studiato la realt sociale della Lega Nord hanno in gran parte trascurato la necessit di rendere conto dei comportamenti sfasati, del contenuto iconoclasta e della dimensione impropria dei discorsi dei militanti per interrogarsi invece sullemergere di una realt etnica postmoderna, la Padania. La colpa di sicuro di un pudore accademico, se non addirittura di un certo imbarazzo culturale. Lapproccio etnografico mi ha invece spinto a prendere questo movimento un po meno sul serio per privilegiare le sue manifestazioni parodistiche: quando limprobabile diventa parte della quotidianit difficile non farne oggetto privilegiato di riflessione. Spostando lattenzione sulla natura caricaturale delle rappresentazioni prodotte dai membri del partito, spero di essere riuscita a fornire unanalisi in grado di rinnovare lapproccio al fenomeno Lega. Il metodo etnografico mette in luce le manifestazioni controstrutturali che caratterizzano lo spettacolo indipendentista della Lega Nord. Le mie osservazioni mi hanno progressivamente convinta che le manifestazioni di questo partito avevano una certa affinit con i riti di inversione di status politico che gli antropologi hanno studiato nelle societ esotiche, rituali che conosciamo anche in Europa sotto forme folclorizzate nelle manifestazioni del Carnevale. Il potere che si afferma durante questi eventi un falso potere (un potere oltranzista di facciata), unoccasione che produce disordine, non che crea ordine; fa desiderare un ritorno al regno della regola. Queste manifestazioni rituali in genere consentono di rafforzare il potere in vigore e talvolta restituiscono legittimit ai rappresentanti del vecchio sistema. La storia della Lega indissociabile dal processo di transizione politica innescato in Italia allinizio degli anni novanta. Il crollo dei grandi partiti della Prima repubblica e la scomparsa dei principali leader screditati dalle rivelazioni dei magistrati del pool di Mani pulite hanno aperto una fase di vuoto di potere, nel quale i leghisti si sono inseriti, sconvolgendo il panorama politico. Il disgusto ha indotto gli elettori delle province del Nord a eleggere, per derisione, personaggi totalmente estranei alluniverso istituzionale.
Negli anni novanta i leghisti si sono presentati come la forza del rinnovamento e del buon governo. Nel 1991 il Giuramento di Pontida ha inaugurato una sorta di ciclo rituale in cui si inserisce, dal 1996, il rito dellAmpolla. Il primo raduno di massa orchestrato da Bossi unespiazione rituale: i politici lombardi (come i guerrieri del Dodicesimo secolo) giurano di restare uniti fino a quando la Repubblica del Nord verr liberata dal giogo romano. Il secondo un rito propiziatorio, una rigenerazione simbolica della nazione, che apre le porte alla grande messa in scena collettiva della Dichiarazione dindipendenza della Padania. Nel periodo che intercorre tra questi due eventi si pensa che lItalia avrebbe potuto cambiare repubblica. Teatralizzando gli antagonismi sociopolitici, i leghisti hanno trasformato un dramma potenziale in cartoni animati, come ha affermato Indro Montanelli. Dirottando la rabbia delle classi subalterne sui colpevoli esterni alla comunit locale (i meridionali, i giacobini, i massoni, gli americani...), i leghisti hanno ostacolato una vera moralizzazione della vita pubblica del paese, aprendo la strada a Silvio Berlusconi. Il passaggio dallantico al nuovo ordine generalmente segnato da atti eroici e/o trasgressivi. I leghisti arrivati di colpo alle cariche pi alte dello stato hanno adottato comportamenti oltranzisti. Schierandosi rumorosamente contro il formalismo delluniverso istituzionale, hanno abolito lapparato simbolico della rappresentazione politica; il linguaggio dialettale, in quanto simbolo di esteriorit, purezza e trasgressione carnevalesca, ha assunto una funzione del tutto centrale. Da un giorno allaltro, un tipo perdente come Umberto Bossi diventa senatore per riformare le regole istituzionali e rimediare cos al degrado morale della nazione. Nei riti di inversione di status, generalmente la maschera riveste una funzione ben precisa: incute paura (non eccessiva) per accelerare il cambiamento e dissolvere le tensioni che attraversano la societ. In generale, nel rito figurano sia lantico sia il nuovo. (2) Questa prospettiva mi ha portato a considerare con profonda attenzione la figura del leader: Umberto Bossi un personaggio straordinariamente caricaturale (talmente contraddittorio per certi versi da diventare comico). Pretende di essere padano (celtico), ma si sempre comportato come il peggiore dei lazzaroni. Per molti italiani un italiota. Si comporta come una maschera che trasgredisce le norme e che, realizzando un rovesciamento di status, permette a persone marginalizzate, provenienti da gruppi sociali e/o politici diversi, di ricrearsi unimmagine positiva di s affermando la propria padanit contro il sentimento della maggioranza degli italiani. Realizza un riscatto. Durante i riti di inversione di status i sentimenti ambivalenti suscitati dalle figure del potere vengono teatralizzati. La fiaccolata che ho descritto , da questo punto di vista, fortemente rivelatrice e mi ha portato a formulare unipotesi sulla natura del fascino che Bossi esercita sui suoi seguaci. Sono stata colpita dal comportamento buffo di un militante: il generale Zanga ha una funzione specifica allinterno del gruppo. Innesca e intrattiene gli schiamazzi dei viaggi in pullman dei militanti bergamaschi. Il personaggio che gli altri spingono a recitare per loro il prodotto delleffervescenza della protesta della sezione
leghista di Bergamo. I militanti ne fanno un sostituto grottesco, nei loro cori mettono il nome del generale al posto di quello di Bossi. E' dunque una parodia del potere su scala del gruppo dei militanti, cos come pu esserlo Bossi per tutta la nazione. Il leader della Lega riproduce in modo caricaturale tutti i difetti della classe dirigente della Prima repubblica. Secondo il mio punto di vista, Bossi una caricatura del potere dellantica partitocrazia italiana, come testimonia la sua mania di dar vita a una presunta societ padana attraverso istituzioni e associazioni improbabili. La contestazione, quando assume la forma disperata della derisione, pu creare figure che adottano modalit esagerate, sulle quali i soggetti rigettano la responsabilit degli eccessi collettivi. Se lo straniero un capro espiatorio di primo livello, Bossi lo di secondo. Si addossa la responsabilit di esprimere lestremismo dei militanti che lo esortano con le loro grida. Questi ultimi ridono di lui, ma partecipano attivamente alla performance. Gli scherzi sono in realt una condanna indiretta del loro stesso modo di agire. La Lega permette cos ai suoi seguaci di comportarsi da fascisti senza esserlo davvero: giocano con i simboli del regime mussoliniano ma lestremista, il fanatico, sempre un altro, in ultima istanza Bossi. Il leader della Lega il buffone che gli italiani condannano approvando tacitamente le sue provocazioni, il buffone nel quale possono identificarsi senza mettere in pericolo la loro coscienza poich nessuno pu prenderlo sul serio senza cadere nel ridicolo. Questa ambivalenza chiarisce i comportamenti grotteschi in parte ricalcati sul modello di alcune figure autoritarie della storia europea. La Lega reinveste simboli carichi di significato, ma lo fa in modo falsato, dunque senza mettere a repentaglio la coscienza dei suoi sostenitori, che mostrano sempre una divertita distanza verso i discorsi pi violenti, scientemente folclorizzati. Attraverso lautoderisione, i rappresentanti della Lega riescono a fare passare messaggi fortemente trasgressivi. Ammorbidendo le dichiarazioni pi scandalose grazie a dettagli inconsueti che ne annullano la portata, i dirigenti della Lega diffondono le loro idee. Usano cos il riso per abbattere le barriere morali e liberare le pulsioni aggressive. Questa strategia permette loro di fare arretrare i limiti del tollerabile. La loro ascensione politica segna il passaggio da un universo di significati allaltro, sancendo il rovesciamento dei valori democratici. Le performance dei leghisti rispecchiano limmagine che le classi subalterne hanno dei dirigenti e dellautorit che essi esercitano su di loro. I dirigenti riescono a esprimere la volont di rivalsa della gente adottando comportamenti non idonei alle istituzioni. Latteggiamento dissacrante della Lega Nord una forza demolitrice di cui non si ancora completamente colto il potenziale. In effetti, la parodia non permette alcun contrattacco. Condivido dunque le preoccupazioni dei politologi italiani che sinterrogano sullo sviluppo dellantipolitica: oggi luniverso istituzionale parzialmente desacralizzato, le ideologie sono irrise, la politica appare come qualcosa di sporco e il suo rifiuto produce un vero e
proprio fanatismo anti-istituzionale. La creazione di pseudoistituzioni padane rispecchia il discredito che colpisce oggi le istituzioni democratiche italiane. La Padania deve essere considerata un prodotto della derisione popolare. Si tratta di una nazione-simulacro che getta fango sullItalia anzich contribuire alla costruzione di una nuova realt geopolitica. Inventando la Padania contro lItalia, Bossi sferra un attacco contro limmaginario della nazione. Quando simulano idiozia per ingannare meglio chi li prende in giro, i militanti della Lega diventano a loro volta soggetti satirici. La dimensione ironica delloperazione, per, non deve farci perdere di vista il fatto che i provinciali che votano Lega restano continuamente prigionieri degli schemi che li portano a ribellarsi. Da una parte riescono a scuotere il giogo centralista, dallaltra la loro alienazione culturale resta totale. Il nazionalismo padano molto patetico se considerato sulla base delle affermazioni di nordicit che i leghisti esprimono identificandosi con gli etnonazionalismi del Nord Europa. Per ottenere maggiore autonomia a scapito dei connazionali del Sud, infatti, gli eletti della Lega rivendicano unaffinit culturale con gli spazi germanofoni; si dissociano dalla loro nazione di appartenenza per difendere i propri interessi. La Lega non ha mai rispettato lautonomia delle istituzioni: i suoi politici oggi centralizzano il potere su scala regionale a scapito delle collettivit territoriali e sono particolarmente attaccati ai privilegi del loro status. Se le regioni del Nord attivassero i poteri che la Costituzione conferisce loro, concentrerebbero un potere che non ha mai avuto il governo centrale. Se le regioni pi ricche avessero la possibilit di esercitare la loro autonomia, quelle del Sud si troverebbero in difficolt finanziarie tali da non poter pi assicurare i diritti che la Costituzione dovrebbe garantire a tutti i cittadini italiani. Ci si troverebbe dunque di fronte a una secessione di fatto. Lo scenario che sta emergendo permette di comprendere a fondo come il rafforzamento delle disuguaglianze sociali indebolisca il senso di appartenenza, rappresenti una minaccia per il concetto di cittadinanza e metta in pericolo le istituzioni nazionali. Sovrapponendo al tradizionale conflitto Nord/Sud quello pubblico/privato, la Lega Nord manda in frantumi il patto di solidariet nazionale. Contrappone al Nord che lavora il Sud che amministra male, ostacolando cos le regioni pi dinamiche sui mercati internazionali. La debolezza del legame societ-stato-nazione, connaturata alla storia dellunificazione italiana, le permette di portare avanti un progetto che in realt finalizzato alla disintegrazione dello stato sociale e al disconoscimento delle forme di controllo amministrativo e giurisdizionale tradizionalmente esercitato dal centro. Il leader della Lega Nord mina il patto di solidariet per cercare di attuare una politica ultraliberale nellambito della Padania, intesa come una federazione che chiama comunit di base. Il leghismo tenta di realizzare una sintesi impossibile tra liberismo ed etnofederalismo. Questa forzatura tipica del pensiero di estrema destra. In realt, il leghismo prospera sullanarchismo rampante della societ italiana. Lavversione per lapparato di stato e per le lite amministrative (che passano per arroganti e predatrici) un tratto largamente condiviso. Molti italiani si mostrano incapaci di distinguere la funzione di difesa e di
promozione dellinteresse pubblico dalla coercizione pura e semplice. Il grido Libert che risuona nei raduni di Bossi esprime, forse, pi che un rifiuto delle costrizioni collettive, un forsennato individualismo che sfida la ragione, e non tanto una reale esigenza indipendentista. E' lindividualismo a essere alla base della Padania: si tratta della sommatoria di tutte le piccole secessioni individuali che, messe insieme, finiscono per formare questa antinazione. Lo spettacolo indipendentista della Lega, in realt, uno scherzo sovversivo di pessimo gusto, la farsa di un senso dimpotenza reinterpreato sul registro della rivincita sul piano simbolico. Lidiozia ne lesito. Si potrebbe pensare che i militanti sinceramente impegnati in questa operazione di costruzione identitaria siano degli idioti utili o semplicemente degli idioti, ma il loro impegno si svolge su un registro ludico e giocano con la loro idiozia, sotto gli occhi e in barba ai loro detrattori, quelli che credono ancora nellazione politica. La forza deflagrante della buffoneria destinata a essere recuperata dal potere. Umberto Bossi non si oppone affatto al potere costituito, contribuisce al suo rinnovamento, come prova la sua partecipazione ai governi Berlusconi. E' stato, in realt, una figura di transizione: ha contribuito ad accelerare la fine della Democrazia cristiana e ha prefigurato la nuova tipologia di destra rappresentata oggi dal leader del P.D.L. Laffinit nei modi di pensare e di agire dei due politici lombardi non affatto casuale: nonostante la diffidenza, traggono ispirazione reciproca. Sono affascinati luno dallaltro. Secondo Bossi, Berlusconi il vero leader, il Berluskaiser. Secondo Berlusconi, Bossi un furbetto. Dalla rottura del 1994 si temono a vicenda, ma condividono entrambi la convinzione populista secondo cui lelezione diretta li esenterebbe dal rispetto delle regole istituzionali. Sembrano entrambi due soggetti fuori posto che occupano impropriamente posizioni di potere. Con stile diverso inanellano goffaggini, per la grande soddisfazione dei loro sostenitori - Finalmente qualcuno che dice ad alta voce ci che tutti pensano soltanto - e la costernazione di tutti gli altri. Piacciono perch rompono gli usuali schemi della vita politica: Bossi perch violento e volgare, Berlusconi perch cerca di imporre alluniverso istituzionale le sue regole da imprenditore. I loro comportamenti eccessivi suscitano al contempo la soddisfazione di coloro che rifiutano le istituzioni e lironia di quelli che appoggiano solo in parte le loro idee. Il loro fascino opera su due livelli, a seconda del pubblico: entrambi ne sono consapevoli e giocano sulluno o sullaltro registro. Silvio Berlusconi segue una strategia di comunicazione gi provata da Bossi. Le sue affermazioni stupiscono le cancellerie straniere, indignano lopposizione e disturbano i membri della sua stessa coalizione. Il Cavaliere ricorre al rovesciamento per falsare meglio i termini del dibattito attorno al conflitto dinteressi creato dalla sua presenza alla guida del governo. Presentandosi come vittima di un complotto comunista, riesce a schivare gli attacchi nemici e giustifica la caccia alle streghe che conduce in ambito mediatico. Respingendo in modo sistematico le accuse che gli sono mosse dagli avversari, confonde la vera posta in gioco. Questa modalit mina la fiducia e snatura le istituzioni democratiche pur mantenendone le forme, poich gli elettori non possono che aderire incondizionatamente alle opinioni dei loro schieramenti di riferimento. In realt, limbroglio offende ogni possibilit di dibattito democratico. Si tratta di una strategia
perversa di formidabile efficacia: confondendo i termini di riferimento politici, si impedisce alle persone di pensare con la propria testa.
***
NOTE.
1. U. Bossi, D. Vimercati, "Vento dal Nord. La mia Lega, la mia vita", Milano 1991, p. 110. 2. A. Ronell, "Stupidity", Utet, Torino 2009. 3. Questo ricercatore bergamasco vicino alla sinistra ha scritto tre testi sulla Lega: "I Nuovi razzismi. Miserie e fortune della Lega Lombarda", Edizioni Associate, Roma 1990; "Il tarlo delle leghe", Comedit 2000, Trezzo sullAdda 1991; "Sinistra e Lega: processo a un flirt impossibile," Comedit 2000, Trezzo sullAdda 1997. 4. U. Bossi, D. Vimercati, "La rivoluzione", C.d.e., Milano 1993, p. 181. 5. Marc Abls ha fatto una sintesi dei suoi lavori in "Le spectacle du pouvoir", ditions de LHerne, Paris 2007. 6. M. Gluckman, "Order and Rebellion in Tribal Africa", Cohen and West, London 1963. 7. V. Turner, "Il processo rituale: struttura e anti-struttura", Morcelliana, Brescia 1972, p. 182. In certi momenti culturalmente definiti dal ciclo stagionale, gruppi o categorie di persone che di solito nella struttura sociale occupano posizioni di basso status ricevono listruzione precisa di esercitare unautorit rituale sui loro superiori; questi, dal canto loro, devono accettare di buon animo la loro degradazione rituale. Tali riti si possono descrivere come riti di inversione di status. Sono spesso accompagnati da comportamenti, verbali e non verbali, violenti con i quali gli inferiori ingiuriano e maltrattano anche fisicamente i superiori. In una variante frequente di questo tipo di rituale gli inferiori ostentano anche il rango e lo stile dei superiori, giungendo talvolta fino a disporsi in una gerarchia che imita
la gerarchia secolare dei loro cosiddetti superiori. 8. M. Gluckman, "Order and Rebellion in Tribal Africa", cit. 9. B. Babcock, "The Reversible World: Symbolic Inversion in Art and Society", Cornell, Ithaca 1979; G. Balandier, "Le pouvoir sur scnes", Editions Balland, Paris 1992.
1. Due autori filoleghisti, Roberto Iacopini e Stefania Bianchi, smontano la retorica leghista in "La Lega ce lha crudo! Il linguaggio del Carroccio nei suoi slogan, comizi e manifesti", Mursia, Milano 1994. Secondo loro, le strategie comunicative della Lega Nord si collocano in una dimensione che risale al futurismo. In particolare evocano la figura di Giovanni Papini, autore di un libriccino cattolico integralista, antiprotestante, antisemita e antitutto, "Dizionario dellomo salvatico", Vallecchi, Firenze 1923. 2. R. Iacopini, S. Bianchi, "La Lega ce lha crudo!", cit., p. 53. 3. Il leader della Lega ha reinterpretato a proprio modo la terminologia di Pier Paolo Pasolini: oppone piazza a Palazzo. 4. R. Iacopini, S. Bianchi, "La Lega ce lha crudo!", cit., p. 59. 5. U. Bossi, D. Vimercati, "La rivoluzione", cit., p. XIII. 6. U. Brindani, D. Vimercati, "Il Bossi pensiero", supplemento a Panorama, Mondadori, Milano 1993, p. 64. 7. P. Quignard, "Le sexe et leffroi", Gallimard, Paris 1994, p. 38. 8. P. Guiraud, "Les gros mots", Presses universitaires de France, Paris 1975. 9. La pubblicazione di florilegi allinizio degli anni novanta ne una testimonianza: U. Brindani, D. Vimercati, "Il Bossi pensiero", cit.; M. Giusti, "Bossoli. Il blob della Lega", Edizioni Theoria, Roma Napoli 1993; A. Fusella (a cura di), "Arrivano i barbari. La Lega nel racconto di quotidiani e periodici 1985-1993", Rizzoli, Milano 1993; R. Barbieri, "Burino-Doc. Il Ritratto", Milano 1995.
10. U. Brindani, D. Vimercati, "Il Bossi pensiero", cit., p. 65. 11. M. Ottomani, "Brigate rozze. A sud e a nord del senatore Bossi", T. Pironti, Napoli 1992, p. 99. 12. Ivi, p. 143. 13. Partitocrazia un concetto che appare per la prima volta negli scritti del professore di diritto pubblico Giuseppe Maranini. Lo scrutinio proporzionale, dando alle burocrazie di partito il compito di stilare la composizione delle liste, finisce per creare una barriera tra eletti ed elettori, e mette in discussione la responsabilit dei primi sui secondi. Da questo punto di vista, la partitocrazia un tiranno senza volto. Questo concetto, molto polemico durante gli anni cinquanta, stato ripreso dalla destra liberale e neofascista; solo a partire dal compromesso storico ha avuto unespansione netta e irresistibile che lo ha collocato definitivamente nel senso comune nel corso degli anni novanta. 14. Daniele Vimercati diventa poi direttore de LIndipendente. E' morto il 27 marzo 2002 allet di quarantacinque anni. Con lui scompare uno dei principali attori dellavventura leghista. 15. G.A. Stella, "Dio Po. Gli uomini che fecero la Padania", Baldini & Castoldi, Milano 1996, p.p. IX-X. 16. M. Ottomani, "Brigate rozze", cit., p. 29. 17. Ivi, p. 39. 18. U. Bossi, D. Vimercati, "Vento dal Nord", cit., p. 31. 19. R. DaMatta, "Carnavals, bandits et hros: ambiguts de la socit brsilienne", Seuil, Paris 1983, p. 232. 20. P. Centlivres, D. Fabre, F. Zonabend (a cura di), "La fabrique des hros", d. de la Maison des sciences de lhomme, Paris 1999, p. 295. 21. U. Bossi, D. Vimercati, "La rivoluzione", cit., p. 10. 22. U. Bossi, D. Vimercati, "Vento dal Nord", cit., p. 112. 23. Ivi, p.p. 109-110. 24. D. Vimercati, "I lombardi alla nuova crociata. Il Fenomeno Lega dallesordio al trionfo. Cronaca di un miracolo politico", Mursia, Milano 1990. 25. M. Ottomani, "Brigate rozze", cit., p. 131.
26. Ivi, p. 30. 27. Questa intervista stata realizzata il 25 novembre 2000 in presenza di sua moglie Lella, la sorella di Roberto Calderoli. Il racconto, dettagliato e molto soggettivo, sui primi anni della Lega Lombarda mi stato molto prezioso. Giacomo Bianchi non voleva raccontarmi quello che Daniele Vimercati aveva gi scritto allinizio degli anni novanta, voleva farmi capire quale era lo spirito della Lega. 28. U. Bossi, D. Vimercati, "Vento dal Nord", cit., p. 38. 29. Intervista realizzata a Bergamo il 19 giugno 1999. Innocente Calderoli il figlio di Guido Calderoli, tra i fondatori del Mab e zio di Roberto Calderoli. 30. D. Vimercati," I lombardi alla nuova crociata", cit., p. 43. 31. Ivi, p. 29. 32. U. Bossi, D. Vimercati, "Vento dal Nord", cit., p. 61. 33. G.A. Stella, "Dio Po", cit., p. 7. 34. H. Arendt, "Le origini del totalitarismo", Edizioni di Comunit, Milano 1967, p.p. 439440. 35. G.A. Stella, "Schei. Dal boom alla rivolta: il mitico Nordest", Baldini & Castoldi, Milano 1996. 36. U. Brindani, D. Vimercati, "Il Bossi pensiero", cit., p. 63. 37. L. Facco, "Umberto Magno: la vera storia dellimperatore della Padania", Aliberti, Roma 2010. 38. P. Segatti, "Lofferta politica e i candidati della Lega alle elezioni amministrative del 1990", Politis, agosto 1992, p.p. 257-280. 39. V. Moioli, "Il tarlo delle leghe", Comedit 2000, Trezzo sullAdda 1991. 40. Luigi Moretti, originario di Nembro (Bergamo), viene eletto al Parlamento europeo nel 1990, poi nuovamente nel 1994. 41. Da quando il movimento esiste, i leghisti mettono la Rai alla gogna, la considerano il principale strumento della colonizzazione meridionale e i militanti minacciano regolarmente di non pagare il canone. 42. M. Ottomani, "Brigate rozze", cit., p. 32.
43. J. Baudrillard, "Simulacri e impostura: bestie, Beaubourg, apparenze e altri oggetti", Cappelli, Bologna 1980. 44. E. Goffman, "La vita quotidiana come rappresentazione", il Mulino, Bologna 1995, p. 34. 45. P. Centlivres, D. Fabre, F. Zonabend (a cura di), "La fabrique des hros", cit., p. 303. 46. S. Luzzato, "Il corpo del Duce", Einaudi, Torino 1998. 47. Ivan Caccia, nato a Friburgo in Svizzera nel 1968. I suoi genitori sono rispettivamente originari della Val di Scalve e della Val Gandino e sono emigrati in Svizzera. Sono poi tornati nella Bergamasca per mandare il figlio a scuola. Anche il nonno aveva lavorato come boscaiolo in Francia e in Svizzera. Intervista dell11 febbraio 1999. 48. Dichiarazione del 23 marzo 1999. 49. U. Bossi, D. Vimercati, "La rivoluzione", cit., p. 66. 50. Intervista del 22 aprile 1999. 51. P. Bourdieu, "Remarques provisoires sur la perception sociale du corps", Actes de la Recherche en Sciences sociales, n. 14, 1977, p. 52. 52. I dirigenti delle leghe regionali che hanno fondato con lui la Lega Nord sono stati tutti espulsi. 53. F. Alberoni, "Innamoramento e amore", Garzanti, Milano 1979, p. 7. 54. Roberto Calderoli ricorda linizio della sua carriera politica in "Mutate mutanda", Foedus, Bergamo 1994. 55. B. Orfali, "Ladhsion au Front National: de la minorit active au mouvement social", Kim, Paris 1991, p. 133. 56. Di origini toscane e bergamasco dadozione, Pier Carlo Masini (1923-1998) uno storico dellanarchismo e delle eresie socialiste. Nel suo testo sottolinea che Benito Mussolini non disdegnava di mettere in rilievo i suoi tratti prettamente romagnoli. 57. L. Dumont, "Essais sur lindividualisme: une perspective anthropologique sur lidologie moderne", Seuil, Paris 1983, p. 63. 58. Ivi, p. 64. 59. P. Bourdieu, "Les structures sociales de lconomie", Seuil, Paris 2000.
60. R. Cartocci, "Fra Lega e Chiesa: lItalia in cerca di integrazione", il Mulino, Bologna 1994, p. 33. 61. P. Bourdieu, "Clibat et condition paysanne", tudes rurales, 1962, n.n. 5-6, p.p. 32136. 62. P. Bourdieu, "Vous avez dit populaire?", Actes de la Recherche en Sciences sociales n. 46, p. 104. 63. Questa lista si considerevolmente allungata: Augusto Arizzi (1987), Pierangelo Brivio e la moglie Angela Bossi (1987), Roberto Gremmo (1990), Franco Castellazzi (1991), Franco Rocchetta e Marilena Marin (1994), Luigi Negri (1995), Luigi Moretti (1994), Gianfranco Miglio (1994), Pierluigi Petrini (1996), Irene Pivetti (1996), Piergianni Prosperini (1997), Fabrizio Comencini (1998), Alessandro Patelli (1998), Giovanni Cappelluzzo (1999), Riccardo Fragassi (1999), Domenico Comino (1999), Giuseppe Ceccato (1999), Paolo Bampo (1999), Vito Gnutti (1999), Stefano Stefani (1999), Marco Formentini (2000), Francesco Tabladini (2001), Giancarlo Pagliarini (2007). 64. U. Bossi, D. Vimercati, "Vento dal Nord", cit., p. 91. 65. Un capitolo di "Vento dal Nord" dedicato a Complotti e tradimenti. 66. U. Bossi, D. Vimercati, "Vento dal Nord", cit., p. 84. 67. Ivi, p. 89. 68. Se ne parla ampiamente in "Vento dal Nord" e "La rivoluzione". 69. G. Passalacqua, "Il vento della Padania: storia della Lega Nord, 1984-2009", Mondadori, Milano 2009. 70. H. Arendt, "Le origini del totalitarismo", Edizioni di Comunit, Milano 1967, p. 424. 71. M. Ottomani, "Brigate rozze", cit., p. 69. 72. U. Bossi, D. Vimercati, "Il Bossi pensiero", cit., p. 75. 73. H. Arendt, "Le origini del totalitarismo", cit., p. 430. 74. E. Canetti, "Massa e potere", Adelphi, Milano 1981, p. 421. 75. S. Faverio, "Quattro gatti sul Po. Piccolo almanacco della nascita di una nazione tra bugie di regime e passione popolare", Editoriale Nord, Milano 1996, p.p. 27-28. 76. Intervista del 2 febbraio 1999.
77. F. Jori," Dalla Liga alla Lega. Storia, movimenti, protagonisti", Marsilio, Venezia 2009. 78. A. Loiero, "Il patto di ferro: Berlusconi, Bossi e la devolution contro il Sud con i voti del Sud", Donzelli, Roma 2003. 79. F. Tabladini, "Bossi. La grande illusione", Editori Riuniti, Roma 2003, p. 17. 80. Bossi diventa ministro delle Riforme istituzionali, Roberto Maroni ministro del Welfare, Roberto Castelli ministro della Giustizia. 81. Michel Colucci, detto Coluche, si presentato alle elezioni presidenziali in Francia nel 1981 mettendo in difficolt il candidato dellUnione della sinistra, Franois Mitterrand. Per alcuni si trattato soltanto di una barzelletta, ma un sondaggio lo accreditava al 16 per cento e ha ottenuto il sostegno di intellettuali come Pierre Bourdieu, Flix Guattari e Gilles Deleuze. Ha ricevuto alcune minacce di morte e si ritirato dopo lomicidio di uno dei suoi collaboratori. 82. Vandelli, Luciano, "Devolution e altre storie. Paradossi, ambiguit e rischi di un progetto politico", Bologna, il Mulino, 2002. 83. A. Signore, A. Trocino, "Razza padana", Bur, Milano 2008, p. 153. 84. Nel 1998, fonda una scuola paritaria, la Scuola Bosina o Libera scuola dei popoli padani a Varese, che conta oggi trecento iscritti. Ha fatto parlare di s per avere ricevuto dallo stato ottocentomila euro per opere di ristrutturazione.
1. P. Brunello, "Pontida", in M. Isnenghi (a cura di), "I luoghi della memoria. Simboli e miti dellItalia unita", Laterza, Roma-Bari 1996, p.p. 16-28. 2. U. Bossi, D. Vimercati, "Vento dal Nord", cit., p. 41. 3. "Il Giuramento di Pontida" stato pubblicato per la prima volta a Parigi nel 1829 allinterno della raccolta Le Fantasie. 4. Il neoguelfismo, teorizzato dal sacerdote patriota Vincenzo Gioberti (18011852), prevede la creazione di uno stato italiano federato al papato. Lautonomia che questa
formulazione prevede per le comunit ne fa ancora oggi un riferimento per gli autonomisti bergamaschi. 5. Con lintroduzione di Roma nello stato italiano, il tribunale della Penitenzieria apostolica sanziona che non conviene che i cattolici prendano parte alla vita politica del paese. Nella provincia di Bergamo il "non expedit" viene ampiamente rispettato: nel 1895 solo il 27 per cento degli elettori si reca alle urne. 6. L. Dematteo, "La Lega Nord: entre volont de subversion et dsir de lgitimit", Ethnologie franaise, 31, 2001, p.p. 143-152. 7. C. Roveda, "Pontida: Abbazia della concordia", Editoriale Viscontea, Pavia 1997, p. 101. 8. Il regista ha dichiarato che il suo film, incluse le spese di lancio, costato 12 milioni di euro di cui 1 milione e 600 mila euro pubblici. E' stato coprodotto da Rai Trade (distributore nelle sale cinematografiche e della versione televisiva) e finanziato al 60 per cento da un consorzio di imprenditori privati (Famiglia Cristiana, 11 ottobre 2009). La regia faraonica con 20000 comparse e 2500 cavalli, spostata in Romania per risparmiare, stata oggetto di molti commenti ironici (Corriere della Sera, 24 luglio 2008). La prima del film stata al Castello Sforzesco di Milano in presenza di Silvio Berlusconi e Umberto Bossi. Gli incassi dopo solo una settimana di proiezione sono stati giudicati molto deludenti. La vicenda del film compare anche in una delle intercettazioni telefoniche del 2007 tra Silvio Berlusconi e Agostino Sacc, comparsi in uninchiesta per concorso in corruzione, legata a un giro di raccomandazioni e di finanziamenti, inchiesta poi archiviata dal giudice delle indagini preliminari. Al telefono, il capo del governo avrebbe fatto valere che Renzo Martinelli doveva essere raccomandato in Rai perch non era di sinistra. 9. Intervista del 2 febbraio 1999. 10. Questa ideologia si colloca in unampia tradizione intellettuale propriamente europea, il reazionarismo, e si caratterizza per una concezione organica della vita e della politica che lantropologo Douglas R. Holmes chiama integralism. 11. Lantimeridionalismo teorizzato da un allievo di Cesare Lombroso, Alfredo Niceforo, che nel 1901 pubblica "Italiani del Nord e Italiani del Sud" in cui intende provare lesistenza di due Italie, di due psicologie prima di sostenere linferiorit razziale degli italiani del Mezzogiorno. Riprendeva in realt la teoria della differenza antropologica tra ariani (celti e slavi) dal cranio dolicocefalo, di origine eurasiatica, e mediterranei (o latini) dal cranio brachicefalo, di origine africana. I membri della prima stirpe popolerebbero il Nord Italia, quelli della seconda il Sud. 12. G. Mussa, C. Corti e R. Ronchi, "Padania, identit e societ multirazziale", Enti Locali Padani Federali, Milano 1999, p. 3. 13. Ivi, p. 4.
14. P.-A. Taguieff, "La forza del pregiudizio", il Mulino, Bologna 1994, p. 15. 15. Taguieff stabilisce una distinzione tra razzismo imperialista/colonialista o di assimilazione (antropofagia) e razzismo differenzialista/mixofobo, riprendendo anche quello individuato da Claude Lvi-Strauss in "Razza e storia". I leghisti condannano il primo quando denunciano limperialismo fascista di Roma, ma professano il secondo quando sostengono che lidentit locale sarebbe minacciata da elementi allogeni. Questa presenza di razzismo imperialista e razzismo differenzialista molto sconcertante. 16. B. Babcock, "The Reversible World", cit.; G. Balandier, "Le pouvoir sur scnes", cit. 17. Contrariamente agli altri partiti e per quanto fosse il primo partito della provincia, la Lega Nord non aveva la sede nel centro citt. Come mi ha detto il segretario provinciale, prima avevano cambiato quattro volte sede. Per un certo periodo, la sede era stata a fianco dellunico bar gay della citt. Sembra che difficolt finanziarie e problemi di sicurezza abbiano motivato i traslochi successivi. 18. La Guardia nazionale padana (G.n.p.) una associazione di volontariato non confessionale e apolitica creata il 20 marzo 1998. Secondo la direzione della Lega conta 2500 iscritti. I suoi principali obiettivi sono la protezione civile dei cittadini padani e lassistenza. Le guardie padane (le Camicie verdi) si impegnano a proteggere i bambini da spacciatori e pedofili e i commercianti dalla piccola delinquenza. In uniforme, armati di telefoni cellulari sono pronti a chiamare i commissariati di polizia alla minima allerta. Aiutano le persone anziane sole e intendono ricostruire legami di vicinato sulla base di un interesse reciproco contro i furti negli appartamenti. La presenza delle uniformi per le strade ha suscitato forte clamore sulla stampa italiana, che ha portato alla fusione tra G.n.p. e i Volontari verdi, lorganizzazione umanitaria della Lega Nord, mettendo cos fine di questa denominazione quantomeno provocatoria. 19. La stampa bergamasca riporta spesso casi di delinquenza a opera di immigrati e dimentica generalmente le squadre delle Camicie verdi. Nel giugno del 2000, tuttavia, il settimanale locale di sinistra Settegiorni riportava la notizia di un incidente. 20. R. Girard, "Il capro espiatorio", Adelphi, Milano 1982, p. 20. 21. I partiti indipendentisti o autonomisti che hanno ancora oggi relazioni con la Lega sono sempre meno. Il movimento ha ufficialmente sempre rifiutato ogni contatto con partiti che ricorrono alla violenza (soprattutto Ira ed Eta), sia con quelli che sostengono apertamente posizioni razziste (Fronte nazionale e Republikaner). Molti partiti autonomisti rifiutano di stringere alleanze con la Lega, come i catalani di Jordi Pujol, gli irlandesi di Jerry Adams, il corso Max Simeoni. Nessuno dei rappresentanti autonomisti europei era presente il giorno della Dichiarazione dindipendenza della Padania nonostante gli inviti che gli erano stati mandati. Malgrado tutto, la Lega Nord ha mantenuto relazioni con la maggior parte dei partiti autonomisti europei. Le relazioni si sono interrotte dopo che Umberto Bossi ha sostenuto Miloshevic durante la guerra del Kosovo, eliminando ogni ambiguit
sulla natura esatta del suo partito. Da quel momento, anche la Lega della Savoia di Patrice Abeille ha rotto le relazioni con i leghisti. Allinterno del Parlamento europeo, gli eurodeputati leghisti si posizionano tra i gruppi della destra sovranista ed euroscettica e il gruppo dei non iscritti ad alcun gruppo, poich le loro dichiarazioni roboanti e le loro alleanze con lestrema destra spazientiscono i colleghi europei. Johannes Blokland, rappresentante olandese del gruppo Identit e democrazia, precisa: Sono imprevedibili, non capiamo cosa fanno politicamente (Corriere della Sera, 16 marzo 2006). Nel 2004, la Lega Nord ha cercato di formare un gruppo con il Vlaams Belang fiammingo, la F.P.. di Jrg Haider e il Partito popolare danese. 22. Sulla posta in gioco congiunturale di questa manifestazione si veda L. Dematteo, "La seccession de la Padanie. Ethnografie dune re-fondation nationale en negatif", Le mouvement social, 202, 2003, p.p. 53-67. 23. S. Faverio, "Quattro gatti sul Po", cit., p.p. 29-30. 24. P. Rumiz, "La secessione leggera", Editori Riuniti, Roma 1997, p. 78. 25. U. Bossi, D. Vimercati, "Vento dal Nord", cit., p. 57. 26. P. Rumiz, "La secessione leggera", cit., p. 80. 27. Testi sulla costruzione nazionale e sulla sua validit hanno invaso le librerie italiane per diversi anni. Le riviste hanno riaperto il dibattito sulla religione civile. Alcuni intellettuali hanno addirittura osato formulare la domanda tab che sembra preoccupare tutto il Nord: lItalia ha ancora un senso? 28. M. Giusti, "Bossoli. Il blob della Lega", cit., p.p. 7-8. 29. Unagenzia di viaggi padana propone ai simpatizzanti della Lega viaggi in Scozia e Carinzia. 30. G. Pajetta, "Il grande camaleonte: episodi, passioni, avventure del leghismo", Feltrinelli, Milano 1994, p. 9. 31. Intervista del 25 novembre 2000. 32. G. Gangemi, "Grande Padania, piccola cultura", Ediesse, Roma 1999. 33. Si vedano il classico di Paolo Toschi sul Carnevale, lo studio del folclorista Pietro Leone Pola Falletti di Villafalletto. Jacques Rossiaux e Ilaria Taddei hanno indirettamente affrontato questo tema nelle loro ricerche sulla dimensione sociale dei giovani nellAlto Medioevo. 34. M. Aug, "Pour une anthropologie des mondes contemporains", Aubier, Paris 1994.
1. Intervista del 22 marzo 1999. 2. Intervista del 2 marzo 2000. 3. P. Bourdieu, "Vous avez dit populaire?", cit., p. 103. 4. E. Goffman, "La vita quotidiana come rappresentazione", cit. 5. B. Orfali, "Parfum dextrme droite: les adhrentes du F.N.", in C. Lesselier, F. Venner, "Lextrme droite et les femmes: enjeux et actualit", Golias, Bruxelles 1997, p.p. 169-191. 6. Intervista del 29 aprile 1999. 7. Ibid. 8. Unevidente contraddizione, dal momento che le Cinque giornate milanesi sono una delle grandi tappe del processo di unificazione nazionale. Anche in questo caso, come per la fondazione del partito riguardo agli eventi storici di cui si detto, siamo di fronte a un "dtournement" degli eventi attraverso una diversa attribuzione di significato. Con questo episodio si intende sottolineare lidea del leghismo come forma di nazionalismo estremo: escludere tutti quelli che sono considerati indegni della nazione, a partire dai tern. 9. Riunione pubblica, Dalmine, 2 giugno 1999. 10. Intervista del 22 marzo 1999. 11. Intervista del 29 maggio 2000. 12. Intervista del 28 gennaio 1999. 13. Intervista del 1 febbraio 1999.
14. V. Turner, "Il processo rituale", cit., p. 191. 15. Intervista del 22 marzo 1999. 16. R. DaMatta, "Carnavals, bandits et hros: ambiguts de la socit brsilienne", cit. 17. M. Ottomani, "Brigate rozze", cit., p. 36. 18. R. Iacopini, S. Bianchi, "La Lega ce lha crudo!", cit., p. VI. 19. A. Sarubbi, "La Lega qualunque: dal populismo di Giannini a quello di Bossi", Armando, Roma 1995, p. 27. 20. Intervista del 29 maggio 2000. 21. Intervista del 2 marzo 2000. 22. Intervista del 19 marzo 2000. 23. Innalzare una barriera linguistica per limitare laccesso al mercato del lavoro locale una pratica antica. Nelle valli alpine, oltre ai dialetti, esistono dei gerghi. Per esempio, nella Bergamasca, il ga era il gergo dei pastori, i bergam. Questo ceto sociale marginalizzato, talvolta indirizzatosi verso forme di illegalit (come il contrabbando con la Svizzera), aveva reso incomprensibile il proprio linguaggio. In unepoca ancora relativamente recente, ogni professione di manovali aveva il proprio gergo. Lapprendimento di questo gergo avveniva in ambito familiare, di padre in figlio, bloccando cos laccesso ad alcune professioni a persone provenienti da ambienti differenti. 24. I. Diamanti, "Il male del Nord: Lega, localismo, secessione", Donzelli, Roma 1996, p. 94. 25. Non si tratta soltanto di affabulazione ideologica da parte dei leghisti. La meridionalizzazione dellimpiego pubblico un dato di fatto che risale allepoca fascista, come rivela Sabino Cassese nel suo studio, "Questione amministrativa e questione merdionale" (1977). Nellottica di risolvere la questione meridionale, il regime assorbir nella sua amministrazione la piccola borghesia del Sud. Cos, tutti quelli che avrebbero potuto portare le rivendicazioni delle popolazioni meridionali furono reclutati dal regime (C. Bouillaud, "Dans aucun pays du monde", Universit de Paris 1-Sorbonne, Parigi 1995, p. 278). 26. P. Guiraud, "Les gros mots", cit. 27. Intervista del 1 febbraio 1999. 28. P. Bourdieu, "Vous avez dit populaire?", cit., p. 144.
29. Intervista del 2 marzo 2000. 30. La macchina decervellatrice un personaggio del famoso dramma grottesco di Alfred Jarry, "Ubu re" (1896). Ubu un orco del potere, un tiranno stravagante e al contempo ridicolo. La sua macchina decervellatrice ha la funzione di rendere le persone docili, servili, incapaci di pensare con la loro testa. Il testo di Alfred Jarry ispirato alle farse che scriveva con i suoi compagni del liceo per deridere il loro professore di fisica. 31. U. Bossi, D. Vimercati, "Vento dal Nord", cit., p. 42. 32. E. Goffman, "Stigma: lidentit negata", Laterza, Roma-Bari 1970, p. 120. 33. Intervista del 25 settembre 2000. 34. U. Bossi, D. Vimercati, "Vento dal Nord", cit., p. 99. 35. Intervista del 7 giugno 2000. 36. Intervista di Lucio Buonanno e Dino Satriano, 21 dicembre 1992. 37. M. de Certeau, "Linvenzione del quotidiano", Edizioni Lavoro, Roma 2005. 38. Intervista del 26 gennaio 1999. 39. Benetton, come McDonalds, per i militanti leghisti lemblema della globalizzazione poich nel promuovere il consumatore globale, lazienda sostiene la societ multirazziale. Secondo alcuni le campagne pubblicitarie di Benetton promuovono il mtissage. Inoltre detestano Luciano Benetton per le sue dichiarazioni antileghiste. 40. Alle europee del 1999 Daniele Belotti il candidato che ha avuto pi voti nella Bergamasca (oltre diecimila). 41. . Balibar, I. Wallerstein, "Razza, nazione, classe: le identit ambigue", Edizioni associate, Roma 1991. 42. Intervista del 19 marzo 2000. 43. In tutti i sondaggi realizzati negli ultimi anni sulla popolarit degli uomini politici, il leader della Lega Nord ogni volta allultimo posto. 44. Intervista del 23 aprile 1999. 45. M. Douglas, "Antropologia e simbolismo: religione, cibo e denaro nella vita sociale", il Mulino, Bologna 1993. 46. V. Turner, "Il processo rituale", cit., p. 126.
47. E. Canetti, "Massa e potere", cit., p. 268. 48. J. Baudrillard, "Simulacri e impostura", cit., p. 208.
1. Intervista del 9 settembre 2010. 2. V. Teti, "La razza maledetta: origini del pregiudizio antimeridionale", Manifestolibri, Roma 1993, p. 25. 3. Citato da A. Signore, R. Trocino, "Razza padana", cit., p. 371. 4. Intervista del 26 gennaio 1999. 5. L. Facco, "Umberto Magno", cit., p. 258. 6. Intervista del 26 gennaio 1999. 7. Intervista dell11 febbraio 1999. 8. U. Bossi, D. Vimercati, "Vento dal Nord", cit., p. 66. 9. S. Palidda, "La criminalisation des migrants", Actes de la Recherche en Sciences sociales, n. 129, 1999, p.p. 39-49. 10. Mario Borghezio (nato a Torino nel 1947) avvocato e noto esponente della Lega Nord. E' stato consigliere comunale a Torino, poi deputato dal 1992 al 1994, per un breve periodo stato sottosegretario alla Giustizia nel primo governo Berlusconi e dal 2004 eurodeputato (35000 voti). Prima di entrare nella Lega ha militato nel movimento della destra extraparlamentare Giovane Europa (fondato da Jean Thiriart). Negli anni settanta stato implicato, senza mai essere condannato, nelluccisione di un magistrato torinese. Partecipa regolarmente agli incontri internazionali dellestrema destra ed uno dei politici italiani pi contestati. In un passaggio di un documentario francese di Canal+ sui movimenti fascisti europei, Mario Borghezio consiglia a esponenti francesi dellestrema destra di farsi passare per regionalisti per riuscire a entrare nelle istituzioni. Le azioni violente non gli fanno paura. Nel 1993 stato condannato per aver picchiato un bambino
marocchino, nel 2005 per aver dato fuoco ai materassi posti sotto un ponte di Torino su cui dormivano alcuni immigrati. Si fatto inoltre notare per la disinfestazione dei sedili dei treni su cui erano sedute prostitute nigeriane. E' stato pi volte aggredito dagli autonomi. 11. . Balibar, I. Wallerstein, "Razza, nazione, classe", cit. 12. R. Iacopini, S. Bianchi, "La Lega ce lha crudo!", cit., p. 41. 13. Intervista del 19 marzo 2000. 14. G. Mussa, C. Corti, R. Ronchi, "Padania, identit e societ multirazziale", cit., p. 21. 15. A. Signore, A. Trocino, "Razza padana", cit., p.p. 364-365. 16. Intervista del 9 settembre 2010. 17. Diversi casi hanno sconvolto la cronaca: il doppio assassinio di Gorgo, luccisione di Giovanna Reggiani, lo stupro della Caffarella, quello di Guidonia. Secondo il ministero per le Pari opportunit, le denunce per aggressioni sessuali a Roma, nel 2008, sono state 317. Le aggressioni attribuite a italiani sarebbero il 42 per cento del totale, a stranieri il 58 per cento, di cui a cittadini rumeni il 24 per cento. Questa ripartizione delle aggressioni nella capitale contraddice il dato nazionale secondo cui il 7,8 per cento di questi reati sarebbe commesso da rumeni, un dato gi elevato rispetto al numero di rumeni presenti sul territorio. La presenza nel Lazio di numerosi deliquenti rumeni spiegherebbe questa disparit. Il ministro degli Esteri rumeno stima che il 40 per cento dei delinquenti rumeni sarebbe in Italia, probabilmente nel Lazio. La polizia rumena, preoccupata della fuga di numerosi delinquenti dopo lapertura delle frontiere, collabora assiduamente con la polizia italiana. 18. G. Bettin, "Gorgo. In fondo alla paura", Feltrinelli, Milano 2009, p. 91. 19. Il termine brigata evoca le Brigate della morte fasciste, le Brigate rosse comuniste, ma il termine minaccioso stato adottato anche dal tifo organizzato. Il generale si rivolge a tutti i giovani militanti bergamaschi chiamandoli Cicci. 20. Intervista del 4 giugno 1999. 21. P. Stefanini, "Avanti Po - La Lega Nord alla riscossa delle regioni rosse", il Saggiatore, Milano 2010, p. 160. 22. C. Bromberger, "La partita di calcio: etnologia di una passione", Editori riuniti, Roma 1999. 23. Intervista del 4 giugno 1999.
24. La rivalit storica tra Bergamo e Brescia non si esprime solo nel calcio. Nelle commissioni e ai convegni, i bergamaschi mettono continuamente a confronto i risultati economici della loro provincia con quella confinante. Il 28 marzo 1999 stata disputata una partita di calcio Bergamo-Brescia tra i consiglieri comunali delle due citt. Lincontro avrebbe dovuto attirare lattenzione dei bergamaschi sui loro politici, ma in realt erano presenti solo alcuni giornalisti che cercavano di avere qualche notizia sulle varie strategie per le successive elezioni amministrative. 25. Intervista del 4 giugno 1999. 26. A. Roversi, C. Balestri, "I gruppi ultras oggi: cambiamento o declino?", Polis, 13 (3), 1999, p.p. 453-467. 27. C. Bouillaud, "Dans aucun pays du monde", cit., p. 191. 28. A. Ehrenberg, "La rage de paratre", LAmour Foot, Autrement, n. 80, p. 150. 29. Ivi, p. 149. 30. Ivi, p. 154. 31. C. Gallini, "La mise en scne du racisme italien", Terrain, n. 17, p.p. 105-119. 32. Ibid. 33. Ivi, p. 116. 34. Ivi, p. 117. 35. E. Goffman, "Stigma. Lidentit negata", cit., p. 174. 36. M. Xanthakou, "Idiots de village: conversations ethnopsychiatriques en Ploponnse", Odile Jacob, Paris 2007, p. 209. 37. Ibid. 38. Ivi, p. 228. 39. G.A. Stella, "Schei", cit., p.p. 45-46. 40. Il fanatismo dei militanti vissuto piuttosto male da chi li circonda. Sembra che i genitori di Paolo abbiano difficolt ad accettare il fatto che abbia appeso una bandiera della Padania alla finestra della sua camera. 41. M. Xanthakou, "Idiots de village", cit., p. 211.
42. Ibid. 43. Intervista del 4 giugno 1999. 44. M. Xanthakou, "Idiots de village", cit. 45. I commedianti lombardi e le loro maschere hanno nutrito limmaginario di scrittori francesi. Nella raccolta di poesie "Ftes galantes" di Paul Verlaine sono evocati i lunatici della Citt alta di Bergamo. Queste attenzioni hanno ulteriormente contribuito allelaborazione degli stereotipi. Conf. A. Castoldi, "Laltra Bergamo", Lubrina, Bergamo 1997. 46. Intervista del 2 febbraio 1999. 47 R. Girard, "Il capro espiatorio", cit., p. 121.
1. In occasione della visita del presidente della Repubblica a Bergamo, nellambito delle celebrazioni per il centocinquantesimo anniversario dellUnit dItalia, il quotidiano La Stampa ha osservato che in una delle province pi leghiste, Giorgio Napolitano stato accolto da una marea di bandiere tricolori e Bergamo, nel contempo garibaldina e leghista, conduceva una doppia vita: E' che Bergamo nel profondo Nord unanomalia. Una doppia anomalia. Intanto unanomalia perch nellItalia dei campanili, cio dei comuni, Bergamo anzitutto una provincia. (La Stampa, 2 febbraio 2011) La citt di Bergamo gi stata associata al tema romantico del doppio. Nel film collettivo "Tre passi dal delirio", del 1968, il regista francese Louis Malle riprende una famosa novella di Poe per ambientarla a Bergamo alta. Il film narra la storia di un ufficialetto austriaco cinico e sadico che si deve confrontare con un sosia che impersona la sua parte migliore e che appare ogniqualvolta sta per compiere unazione disonesta. 2. Lantropologia politica ha dimostrato negli ultimi anni che le pratiche politiche si collocano in una dimensione storica che sfugge in parte al loro controllo. Il lavoro di Marc Abls nel dipartimento francese di Yonne e quelli di Yves Pourcher in Lozre hanno messo in luce lattitudine a sovrapporre temporalit diverse nei discorsi degli attori per comprendere la cultura politica locale intesa come un modo di pensare e fare politica condivisa da una comunit umana.
3. M. Abls, "Jours tranquilles en 89", Hachette, Odile Jacob, Paris 1989, p.p. 15-30. 4. Intervista del 13 marzo 2000. 5. M. Gelfi (a cura di), "La societ a Bergamo nellOttocento. 1860, la relazione del prefetto Stefano Centurione al ministro Camillo Benso conte di Cavour", Museo storico della citt, Bergamo 1996. 6. B. Belotti, "Storia di Bergamo e dei bergamaschi", Bolis, Bergamo 1959. 7. Prima del bicentenario della Rivoluzione francese, questi eventi sono stati oggetto di tesi precostituite non suffragate da ricerche documentate. Il primo saggio di Giuseppe Locatelli (1897) chiaramente di parte: lautore non nasconde la sua antipatia per il giacobinismo, le rivoluzioni in generale, e le manifestazioni popolari in particolare. Il secondo testo, di Bortolo Belotti (1937), fortemente influenzato dalla storiografia fascista. Nel complesso, la rivoluzione vista come espressione dellaristocrazia di Bergamo che in questa occasione ha cercato di ottenere una maggiore autonomia. La popolazione era essenzialmente estranea agli eventi. Nel 1989, due pubblicazioni hanno colmato questa lacuna: larticolo di Roberto Formento sul n. 3 della rivista Storia in Lombardia (1988) e lintero n. 17 della rivista Archivio Storico Bergamasco (1989). 8. P. Preto (a cura di), "Il Veneto austriaco 1814-1866", Fondazione Cassamarca, Treviso 2000. 9. A partire dai primi anni novanta, alle rivolte contadine di questo periodo sono stati dedicati diversi testi non accademici. Gli autori si basano su unabbondante tradizione storiografica fascista il cui testo di riferimento G. Lumbroso, "I moti popolari contro i francesi alla fine del secolo diciottesimo (1796-1800)", Le Monnier, Firenze 1932. 10. E.A. Albertoni, R. Bracalini, E. Percivaldi, "Le genti bergamasche e le loro terre", Provincia di Bergamo, Bergamo 1999. 11. Carlo Cattaneo (1801-1869), intellettuale originario della Val Brembana, pi volte condannato dalla censura austriaca e minacciato di deportazione. Cattaneo stato un sostenitore di una graduale autonomia politica allinterno dellImpero austro-ungarico, il Lombardo-Veneto avrebbe poi costituito una federazione indipendente di popoli italiani che avrebbe prefigurato gli Stati Uniti dEuropa sul modello della Confederazione Svizzera. E' stato anche un uomo dazione, nel 1848 stato il leader delle Cinque giornate di Milano: ha tenuto testa a Radetzky e ha dimostrato grande acume politico. E' stato consigliere di Garibaldi e ha cercato invano di imporre il principio del federalismo contro lannessione. Repubblicano, quando viene eletto si rifiuta di entrare in Parlamento per non giurare fedelt al re. Deluso dagli esiti del processo di unificazione, si reca in Svizzera per terminare i suoi giorni. 12. G. Chiercini, "Le cariatidi del ministero: rappresentanza nazionale e vita politica in
Lombardia dagli esordi allUnit", Nuova rivista storica, gennaio-aprile 1978, p.p. 82120. 13. Gabriele Rosa (1812-1897), allievo e amico di Carlo Cattaneo, membro della Giovine Italia, arrestato nel 1833 e deportato nel 1835, poi costretto allesilio, torna in Lombardia solo dopo le Cinque giornate. Ha partecipato attivamente alla politica locale. Era ai tempi un etnologo ed autore del principale testo sulle tradizioni popolari bergamasche: "Dialetti, costumi e tradizioni delle province di Bergamo e di Brescia" (1858). 14. S. Centurione, Una provincia in triste condizioni, Archivio storico bergamasco, n. 1, aprile 1995. 15. R. Amadei, "La tradizione bergamasca e il vescovo Pierluigi Speranza", Studi e memorie, n. 8, 1972. 16. R. Romanelli, "Le radici storiche del localismo italiano", Il Mulino, n. 4, 1991, p.p. 711-720. 17. A. Scirocco, "In difesa del Risorgimento", il Mulino, Bologna 1998. 18. I discorsi della Lega si basano su ci che alcuni commentatori chiamano prepolitico: concezioni particolariste proprie delluomo ispirato al Guicciardini (in contrapposizione a quello ispirato al Machiavelli) e operanti allinterno del mondo apolitico della comunit affettiva, estraneo ai conflitti ideologici e sensibile solo agli interessi privati. Il prepolitico linvoluzione della politica come delineata agli albori della modernit nelle opere di Machiavelli. Francesco Guicciardini (1482-1540), storico di Firenze, pi moderato del suo contemporaneo Niccol Machiavelli, era a favore delle oligarchie urbane e dello status quo politico. E' autore di una critica del pensiero machiavellico: "Considerazioni sui Discorsi del Machiavelli" (1527-1529). 19. S. Bouillaud, "Dans aucun pays du monde", cit., p.p. 458-479. 20. La Lega Lombarda nel 1987 ha mobilitato i suoi sostenitori contro i soggiorni obbligati al Nord di persone accusate di crimini di mafia. 21. Tern non sono solo i meridionali, ma tutti i non bergamaschi. A Bergamo, anche un torinese e un bolognese sono tern. 22. S. Bouillaud, "Dans aucun pays du monde", cit. 23. S. Bologna, A. Fumagalli, "Il lavoro autonomo di seconda generazione", Feltrinelli, Milano 1997. 24. Gianfranco Miglio (1918-2001), originario di una famiglia borghese del Comasco. Formatosi presso lUniversit Cattolica del Sacro Cuore di Milano, nella seconda met degli anni trenta diventa ben presto un importante docente dellateneo. Appartiene alla
generazione di democristiani cresciuti sotto il fascismo. Conosce bene questa classe politica che ha visto nascere a Milano nel periodo 1943-45. Allinterno della D.C. tiene posizioni di dissenso e fin dallepoca della Resistenza sostiene lautonomismo del Nord. Sviluppa una serie di riflessioni sul federalismo ed entra in contatto con i gruppuscoli autonomisti. E' stato il professore di molti lombardi che attualmente partecipano alla vita pubblica (giornalisti, politici, politologi). E' un personaggio ambiguo: denuncia fin dagli anni sessanta la disonest della D.C. pur essendo inserito nelle sue reti affariste. Viene eletto senatore per la Lega nel 1992, allet di 74 anni, ed soprannominato il Grande vecchio della Lega; si configura come un vecchio originale sostenitore degli ultraleghisti secessionisti. Le sue affermazioni provocatorie finiranno per infastidire Bossi, e nel 1994 verr definitivamente escluso dal partito. 25. Intervista del 25 settembre 2000. 26. Alain de Benoist (classe 1943) il teorico della nuova destra francese. Per quanto abbia avuto legami con lestrema destra, i suoi testi filosofici e politici possono difficilmente essere etichettati politicamente. 27. B. Luvera, "I confini dellodio, Il nazionalismo etnico e la nuova destra europea", Editori Riuniti, Roma 1999. 28. G. Bollati, "Litaliano. Il carattere nazionale come storia e come invenzione", Einaudi, Torino 1983, p. 45. 29. Ivi, p. 47. 30. Questa citazione di Denine del 1796 stata riportata, in francese, da G. Bollati, "Litaliano", cit. 31. Il segno rosso che questo personaggio ha in fronte il ricordo di un vecchio corno. Arlecchino infatti paragonato al diavolo. 32. Replica dello spettacolo sui Pac Paciana messo in scena da Benedetto Ravasio nel 1986. 33. N. Fano, "Le maschere italiane", il Mulino, Bologna 2000, p. 8. 34. D. Fo, "Fabulazzo, il teatro, la cultura, la politica, la societ", Kaos, Milano 1992, p. 76. 35. N. Fano, "Le maschere italiane", cit., p. 27. 36. P. Prosch, "Mmoires dun bouffon", Phbus, Paris 1995. 37. M. Bertolotti, "Carnevale di Massa 1950", Einaudi, Torino 1991, p. 11. 38. Il testo di antropologia linguistica di Jillian R. Cavanaugh, "Living Memory. The Social
Aesthetics of Language in a Northern Italian Town", Wiley-Blackwell, Malden (MA 2009) esplora le dinamiche del linguaggio locale mettendole in relazione con levoluzione ideologica e sociale della Bergamasca di oggi. 39. Intervista del 3 agosto 2010. Peraltro Daniele Belotti sembra dimenticare che nella Bergamasca lespressione dialettale strettamente legata allaffermazione della mascolinit. Le ragazze non sono pronte a rinunciare alla loro femminilit per esprimersi in bergamasco. Questo non giova di certo alla trasmissione della lingua locale. 40. Il Ducato di Piazza Pontida stato creato nel 1924 da un gruppo di anticlericali che chiedevano la costruzione del monumento ai veterani della Prima guerra mondiale. E' in piazza Pontida che ogni anno a met Quaresima, aveva luogo il rasgamento de la gia: si bruciava su un rogo il simbolo di qualcosa che, lanno precedente, era stato oggetto di polemiche o scandali. I bergamaschi continuano questa tradizione. Il Ducato di Piazza Pontida fa anche corsi di dialetto bergamasco. 41. D. Fo, "Fabulazzo", cit., p. 271. 42. M. Magatti, "Tra disordine e scisma: le basi sociali della protesta del Nord", Carocci, Roma 1998. 43. Intervista del 1 febbraio 1999. 44. G.A. Stella, "Schei", cit. 45. L. Dematteo, "La Rue vers la Roumanie des entrepreneurs italiens", Notre Europe, Paris 2009. 46. Intervista del 1 febbraio 1999. 47. G. Deleuze, F. Guattari, "Lanti-Edipo. Capitalismo e schizofrenia", Einaudi, Torino 1975. 48. M. Rambert, "Une nouvelle technique en psychanalyse infantile: le jeu de guignols", Revue franaise de psychanalyse, 10.1, 1938. 49. Intervista del 28 febbraio 2010. 50. Uno dei primi scritti di Giuseppe Mazzini, "Romagna" (1832), e successivamente il pamphlet di Massimo dAzeglio, "Degli ultimi casi di Romagna" (1846), accreditano la tesi secondo cui la Romagna stata una terra particolarmente ostile al potere temporale del papa e un caso emblematico della questione dellindipendenza italiana. 51. R. Biorcio, "La rivincita del Nord: la Lega dalla contestazione al governo", Laterza, Roma-Bari 2010, p. 80.
52. Si tratta di Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, SantAgata Feltria e Talamello. 53. Ultimamente, le campagne politiche sono state molto accese in Romagna. Fare militanza in terra rossa pu rivelarsi pericoloso per i leghisti, come dimostra la disavventura di uno dei dirigenti locali. Il 24 marzo 2010, poco prima delle elezioni regionali, il presidente della Lega Nord Romagna, Mauro Monti, viene offeso e pestato allinterno della sede faentina della Lega da un vicino clto da un raptus di intolleranza politica. Allorigine della lite, un parcheggio abusivo. 54. R. Zangheri, G. Galasso, V. Castronovo, "Storia del movimento cooperativo in Italia (1886-1986)", Einaudi, Torino 1980, p. 80. 55. M. Frau, "La Coop non sei tu. La mutazione genetica delle Coop: dal solidarismo alle scalate bancarie. La testimonianza fuori dal coro di un ex manager co-operativo sulle degenerazioni in atto nelle grandi coop", Editori Riuniti, Roma 2010. 56. Pierre Poujade era un sindacalista e un uomo politico francese che negli anni cinquanta ha dato il via a un movimento di protesta di stampo populista: il poujadismo. Si proponeva di difendere i commercianti e gli artigiani contro i poteri forti, il fisco e lamministrazione. I primi supermercati erano i suoi bersagli. Antiparlamentare, rifiutava lintellettualismo nel nome della gente comune e del buonsenso. La sua xenofobia e il suo antisemitismo ne fanno il precursore del Front national di Jean-Marie Le Pen che stato eletto per la prima volta allAssemblea nazionale nel 1956, nei ranghi del movimento poujadista. 57. L. Facco, "Umberto Magno", cit., p. 211. 58. Ivi, p. 313. 59. Nel film "Occupiamo lEmilia" (2011), tre giornalisti modenesi, Stefano Aurighi, Davide Lombardi, Paolo Tommasone, documentano loffensiva leghista nella Pianura padana. Secondo loro, se lEmilia Romagna si tinge di verde, cade la linea rossa che tiene ancorato il Nord al resto del paese. 60. R. Del Carria, "Proletari senza rivoluzione" (1966), Edizioni Oriente, 1967-1970 (2 voll.). 61. Ivi, p. 28. 62. Come stato evidenziato da Massimo Panarari in "Legemonia sottoculturale. LItalia da Gramsci al gossip", Einaudi, Torino 2010.
CONCLUSIONI.
1. R. Girard, "Il capro espiatorio", cit. 2. V. Turner, "Il processo rituale", cit.
***
BIBLIOGRAFIA SELEZIONATA.
Abls, Marc, Le lieu du politique, Socit dEthnographie, Paris 1983. - Jours tranquilles en 89. Ethnologie politique dun dpartement franais, Odile Jacob, Paris 1989. - Anthropologie de ltat, Armand Colin, Paris 1990. - Anthropologie politique de la modernit, LHomme, n. 121, 1992, p.p. 15-30. - Le spectacle du pouvoir, LHerne, Paris 2007. Abls, Marc, Jeudy, Henry-Pierre, Anthropologie du politique, Armand Colin, Paris 1997. Alberoni, Francesco, Innamoramento e amore, Garzanti, Milano 1979. - Leader e massa, Rizzoli, Milano 2007. Anderson, Benedict, Comunit immaginate, manifestolibri, Roma 1996. Appadurai, Arjun, Modernit in polvere. Dimensioni culturali della globalizzazione, Meltemi, Roma 2001. Arendt, Hannah, Le origini del totalitarismo, Edizioni di Comunit, Milano 1967.
Aug, Marc, Storie del presente, il Saggiatore, Milano 1997. Avanza, Martina, Les purs et durs de Padanie. Ethnographie du militantisme nationaliste la Ligue du Nord (Italie) 1999-2002, thse de doctorat dirige par Alban Bensa, EHESS, Paris 2007. Babcock, Barbara, The Reversible World: Symbolic Inversion in Art and Society, Cornell, Ithaca 1979. Bagnasco, Arnaldo, Tre Italie. La problematica territoriale dello sviluppo italiano, il Mulino, Bologna 1977. Balandier, Georges, Anthropologie politique, PUF, Paris 1967. - Le dtour. Pouvoir et modernit, Fayard, Paris 1985. - Le pouvoir sur scnes, Balland, Paris 1992. Barth, Frederic, Ethnic Groups and Boundaries. The Social Organization of Difference, Allen & Unwin, London 1970. Battachi, Marco Walter, Meridionali e settentrionali nella struttura del pregiudizio etnico in Italia, il Mulino, Bologna 1959. Baudrillard, Jean, Simulacri e impostura. Beaubourg, apparenze e altri oggetti, Cappelli, Bologna 1981. Bertolini, Sergio, Soncini, Massimo, Umberto Bossi. I suoi uomini e le sue donne, Edizioni So.G.Edi, Busto Arsizio 1992. Bertolotti, Maurizio, Carnevale di Massa (1950), Einaudi, Torino 1991. Bettin, Gianfranco, Gorgo. In fondo alla paura, Feltrinelli, Milano 2009. Bettini, Maurizio (a cura di), La maschera, il doppio e il ritratto. Strategie dellidentit, Laterza, Roma-Bari 1991. Bianchi, Stefania, Iacopini, Roberto, La Lega ce lha crudo! Il linguaggio del Carroccio nei suoi slogan, comizi, manifesti, Mursia, Milano 1994. Biorcio, Roberto, La Padania promessa. La storia, le idee e la logica dazione della Lega Nord, il Saggiatore, Milano 1997. - La rivincita del Nord. La Lega dalla contestazione al governo, Laterza, Roma-Bari 2010. Bollati, Giulio, LItaliano. Il carattere nazionale come storia e come invenzione, Einaudi,
Torino 1983. Bonomi, Aldo, Il rancore. Alle radici del malessere del Nord, Feltrinelli, Milano 2004. Bonomi, Aldo, Poggio, Pier Paolo, La protesta dei Forti. Leghe del Nord e Partito sardo dAzione, Franco Angeli, Milano 1993. - Ethnos e demos. Dal leghismo al neopopulismo, Mimesis Edizioni, Milano 1994. Bouillaud, Christophe, Dans aucun pays du monde. In nessun paese al mondo. Univers politique italien et processus de lgitimation et dorganisation dune entreprise politique. Le cas de la Ligue Lombarde-Ligue Nord (1982-1992), Universit de Paris 1 PanthonSorbonne, Paris 1995. Bouillaud, Christophe, Dematteo, Lynda, Autonomismo e leghismo dal 1945 ad oggi, Atti del colloquio Culture politiche e territorio, Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della societ contemporanea, Consiglio Regionale del Piemonte, Torino 2004. Bromberger, Christian, Paratre en public. Des comportements routiniers aux vnements spectaculaires, Terrain, n. 15, ottobre 1990, p.p. 5-11. - La partita di calcio: etnologia di una passione, Editori Riuniti, Roma 1999. Canetti, Elias, Massa e potere, Adelphi, Milano 1981. Clastres, Pierre, La socit contre ltat, Minuit, Paris 1974. Dal Lago, Alessandro, Non-persone. Lesclusione dei migranti in una societ globale, Feltrinelli, Milano 1999. DaMatta, Roberto, Carnavals, bandits et hros. Ambiguts de la socit brsilienne, Le Seuil, Paris 1983 (edizione originale brasiliana 1979). Dayan, Daniel, Katz, Elihu, Le grandi ceremonie dei media. La storia in diretta, Baskerville, Bologna 1995. Debord, Guy, La societ dello spettacolo, Stampa Alternativa, Viterbo 1995. - Commentari sulla societ dello spettacolo, Baldini Castoldi Dalai, Milano 2008. De Luna, Giovanni, Figli di un benessere minore. La Lega 1979-1993, La Nuova Italia, Firenze 1994. Dematteo, Lynda, La Rue vers la Roumanie des entrepreneurs italiens, Notre Europe, Paris 2009. http://www.notreeurope.eu/fileadmin/IMG/pdf/Etud69-LDematteo-it.pdf
Diamanti, Ilvo, La Lega Nord. Geografia, storia e sociologia di un soggetto politico, Donzelli, Roma 1993. - Il male del Nord, Donzelli, Roma 1996. Douglas, Mary, Come pensano le istituzioni, il Mulino, Bologna 1990. - Questioni di gusto. Stili di pensiero tra volgarit e raffinatezza, il Mulino, Bologna 1999. - Purezza e pericolo. Unanalisi dei concetti di contaminazione e tab, il Mulino, Bologna 2003. Dumont, Louis, Essai sur lindividualisme. Une perspective anthropologique sur lidologie moderne, Le Seuil, Paris 1983. Elliott, Robert C., The Power of Satire: Magic, Ritual, Art, Princeton University Press, Princeton (N.J.) 1960. Fano, Nicola, Le maschere italiane, il Mulino, Bologna 2000. Fo, Dario, Fabulazzo. Il teatro, la cultura, la politica, la societ, i sentimenti. Articoli, interviste, testi teatrali, fogli sparsi, 1960-1991, Kaos, Milano 1992. Gallini, Clara, Giochi pericolosi. Frammenti di un immaginario alquanto razzista, manifestolibri, Roma 1996. Gellner, Ernest, Nazioni e nazionalismo, Editori Riuniti, Roma 1992. Girard, Ren, La violenza e il sacro, Adelphi, Milano 1992. - Il capro espiatorio, Adelphi, Milano 1999. Gluckman, Max, Rituals of Rebellion in South-East Africa, in Id., Order and Rebellion in Tribal Africa, Cohen & West, London 1963. Goffman, Erving, Stigma. Les usages sociaux des handicaps, Minuit, Paris 1975. - La vita quotidiana come rappresentazione, il Mulino, Bologna 1986. Gramsci, Antonio, Il Risorgimento, Einaudi, Torino 1966. Herzfeld, Michael, Cultural Intimacy. Social Poetics in Nation-State, Routlegde, New York 1997. - Small-Mindedness Writ Large: on the Migrations and Manners of Prejudice, Journal of Ethnic and Migration Studies, Taylor and Francis, London 2007.
Hobsbawm, Eric J., Ranger, Terence, Linvenzione della tradizione, Einaudi, Torino 2002. Huysseune, Michel, Modernit e secessione. Le scienze sociali e il discorso politico della Lega Nord, Carocci, Roma 2004. Jouannais, Jean-Yves, LIdiotie. Art, vie, politique, mthode, Beaux Arts Magazine/livres, Paris 2003. Jor, Francesco, Dalla Liga alla Lega. Storia, movimenti, protagonisti (con una prefazione di Ilvo Diamanti), Marsilio, Venezia 2009. Kantorowicz, Ernst H., I due corpi del re: lidea di regalit nella teologia politica medioevale, Einaudi, Torino 1989. Kertzer, David, Riti e simboli del potere, Laterza, Roma-Bari 1989. Laclau, Ernesto, La ragione populista, Laterza, Roma-Bari 2008. Le Bon, Gustave, Psicologia delle folle, Tea, Milano 2004. Lvi-Makarius, Laura, Le sacr et la violation des interdits, Payot, Paris 1974. Lvi-Strauss, Claude, Razza e storia, Einaudi, Torino 1967. Manea, Norman, Clown. Il dittatore e lartista, il Saggiatore, Milano 1992. Mauss, Marcel, Une catgorie de lesprit humain: la notion de personne, celle de moi, in Sociologie et anthropologie, Puf, Paris 1950. Montaldi, Danilo, Autobiografie della Leggera, Einaudi, Torino 1961. - Militanti politici di base, Einaudi, Torino 1971. - Bisogna sognare. Scritti 1952-1975, Ed. Centro dIniziativa Luca Rossi, Milano 1994. Mosse, George L., Limmagine delluomo. Lo stereotipo maschile nellepoca moderna, Einaudi, Torino 1997. Nicoll, Allardyce, Il mondo di Arlecchino, Bompiani, Milano 1965. Passalacqua, Guido, Il vento della Padania. Storia della Lega Nord 1984-2009, Mondadori, Milano 2009. Pourcher, Yves, Les matres du granit. Les notables de Lozre du XVIIIe sicle nos jours, Olivier Orban, Paris 1987.
Poutignat, Philippe, Streiff-Fenart, Jocelyne, Thories de lethnicit, Puf, Paris 1995. Reich, Wilhelm, Psicologia di massa del fascismo, Mondadori, Milano 1974. Revelli, Marco, Cremaschi, Giorgio, Liberismo o libert, Editori Riuniti, Roma 1998. Taguieff, Pierre-Andr, La forza del pregiudizio. Saggio sul razzismo e sullantirazzismo, il Mulino, Bologna 1984. Teti, Vito, La razza maledetta. Origini del pregiudizio antimeridionale, Manifestolibri, Roma 1993. Toschi, Paolo, Le origini del teatro italiano, Einaudi, Torino 1955. Turner, William, Dal rito al teatro, il Mulino, Bologna 1986. - Le phnomne rituel, Puf, Paris 1990. Zijderveld, Anton C., Reality in a Looking-Glass: Rationality through an Analysis of Traditional Folly, Routledge and Kegan Paul, London 1982.