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Campi dovuti a conduttori carichi

(Metodo delle immagini)


Si erano divisi a suo tempo i problemi di elettrostatica in due categorie:
1) Caso di cariche poste in punti ben determinati dello spazio
2) Cariche poste su conduttori, od in generale, libere di muoversi entro
certi limiti.
I problemi del primo tipo sono particolarmente semplici mentre quelli del secondo
sono di pi complessa risoluzione. In generale questi ultimi vanno risolti numerica-
mente, trovando quella distribuzione di carica che generi campi tali che la
stessa risulti essere la distribuzione di equilibrio nei campi elettrici che essa stessa
genera [ tenendo ovviamente conto dei vincoli esterni].
Il procedimento di calcolo iterativo, consistendo in una successione di step di
calcolo uguali. Partendo da una data densit di carica
0
si calcola il campo
elettrico E
0
da questa generato. Si prosegue quindi calcolando la distribuzione di
carica
1
di equilibrio, consistente con i vincoli esterni, nel campo elettrico appena
calcolato.
Si ripete poi tutto il procedimento partendo
dalla nuova distribuzione e si prosegue fin quan-
do la densit di carica in uscita praticamente
coincida con quella in ingresso alla step di calcolo

i i
( )
+1
. Il campo elettrico sar dato da quello
calcolato nellultima step.
Procedimenti di questo tipo sono usuali in fisica. Sono ad esempio, in generale,
processi iterativi quelli usati per estrarre informazioni dai dati sperimentali. Un
altro tipico processo iterativo che, credo, incontrerete, riguarda i metodi di calcolo
degli orbitali molecolari.
Esiste tuttavia un semplice metodo che pu permettere di risolvere un certo numero
di problemi di questa seconda categoria. Tale metodo inoltre istruttivo perch
ci permette di riflettere su alcuni concetti espo-
sti in precedenza.
Si tratta del cos detto "metodo delle immagini"
in cui si fa opportuno uso di soluzioni ottenute in
casi di cariche puntiformi poste in posizioni note.
Premessa al metodo
Consideriamo ad esempio il campo generato
da due cariche fisse, di valore +q e -q poste
in posizioni definite.
Nella figura sono mostrate dette cariche ed alcune
intersezioni tra superfici equipotenziali ed il piano
del disegno. Una di queste indicata con la lettera
A. Nella figura sono inoltre graficate alcune lineee
di campo.
Capitolo 5 1 15/ 10/ 98
Prendendo in considerazione la superficie A, sup-

E
Procedimento di calcolo iterativo
poniamo di saper modellare una sottilissima lamina metallica in modo tale da
farle assumere la forma di una porzione di detta superficie equipotenziale.
Supponiamo adesso di prendere la lamina e di posizionarla su di "A" proprio
nella posizione in cui la sua forma identica a quella della superficie.
Come cambierebbero i campi?
Per rispondere, proviamo ad applicare il procedimento iterativo esposto allinizio
del capitolo, partendo dalla supposizione che la lamina sia ovunque neutra. Il
campo elettrico sarebbe allora solo quello dovuto alle due cariche puntiformi e
risulterebbe quindi normale alla sottile lamina metallica. Gli elettroni di questa
non sarebbero soggetti a forze tangenti alla lamina e quindi non si sposterebbero
dalle loro posizioni. Si trova quindi, in uscita dallo step di calcolo, una distribuzione
di cariche identica a quella in ingresso ed il procedimento iterativo, in questo particolare
caso, si arresta subito.
Ricaviamo quindi che campi, distribuzioni di carica e potenziali resteranno
quelli di prima.
Chiaramente se adesso spostassimo una delle cariche, ad esempio la negativa
i campi si modificherebbero. Questo non solo per la mutata posizione delle
cariche ma anche perch il campo da esse generato avrebbe adesso delle componenti
tangenti alla lamina. Dette componenti porterebbero a dei moti di carica allinterno
di questa, per cui la lamina in alcuni punti si caricherebbe di un segno ed in altri
del segno opposto. Da ci quindi deriverebbe un ulteriore contributo ai campi, per
valutare il quale va sviluppato il non banale processo iterativo di calcolo esposto.
Notiamo tuttavia che la superficie 'A' una superficie chiusa. Possiamo quindi
adattare su di essa una lamina metallica chiusa avente esattamente la sua
forma.
Analogamente a prima, fino a che non spostassimo la carica negativa, i campi
non cambieranno.
Se spostiamo adesso la carica negativa cosa accadr ?
Diversamente dal precedente caso, la carica si trova allinterno di una cavit .
Si era trovato a suo tempo che i campi interno ed esterno ad una superficie
metallica chiusa sono tra loro indipendenti. Questo significa che il campo
esterno non dipende dalla posizione assunta dalla carica racchiusa allinterno
della superficie. In altri termini, possiamo adesso spostare in modo arbitrario la
carica negativa senza che il campo all'esterno della lamina metallica vari in alcun
modo. Esso sar in ogni caso uguale a quello corrispondente alla posizione
della carica interna scelta in modo che la superficie della lamina risulti
ovunque neutra. Possiamo, in altri termini, anche spezzare la carica interna in
tante piccolissime parti, far toccare la carica sulla superficie interna della lamina
trasferendo cos ad essa la carica negativa; possiamo anche 'riempire' con conduttore
la cavit . Il campo all'esterno non cambier mai [ cambier ovviamente e soltanto
quello interno].
Sono chiari i motivi fisici per cui questo accade?
Ad esempio, trasferendo la carica elettrica sulla buccia metallica, questa sar
poi carica. Come pu il campo esterno non venire modificato?
Fornisco solo un suggerimento. La lamina, anche se sottile, ha due facce,
l'esterna e l'interna. Quando si dice che la lamina elettricamente neutra in ogni
Capitolo 5 2 15/ 10/ 98
suo punto, si intende dire che la carica eventualmente presente in una piccola
porzione della sua superficie interna uguale e contraria a quella presente sulla
adiacente porzione della sua superficie esterna
Il metodo
Basandosi su queste considerazioni, si pu sviluppare un metodo per calcolare
il campo dovuto ad una carica puntiforme posta vicino ad un conduttore, trasfe-
rendo soluzioni valide per cariche poste in punti noti a casi in cui si abbiano
cariche puntiformi nei pressi di oggetti metallici estesi..
Il campo dovuto alla carica puntiforme q ed
alle cariche di polarizzazione presenti sul con-
duttore sar lo stesso di quello dovuto alla carica
q pi quello dovuto ad una carica immagine
q' [o distribuzione di cariche immagine] posta
in un punto opportuno. Il valore di detta carica
ed e la sua localizzazione saranno tali da rendere
equipotenziale una superficie geometrica coincidente
con quella del conduttore reale. Ci permette di scri-
vere un sistema di equazioni da cui ricavare i suddetti
valori.
Se il conduttore non messo a terra e possiede
una carica totale Q si dovr pure tenere conto di
ci .
Vediamo adesso alcuni esempi
1 esempio
Calcolare il campo dovuto ad una carica puntiforme +q posta a distanza
"a" da una lastra conduttrice piana infinita.
La prima domanda a cui occorre rispon-
dere la seguente: in quale problema con
cariche puntiformi si ottiene una superficie
equipotenziale piana infinitamente estesa?
Si ottiene nel caso di due cariche q sepa-
rate da una distanza che indichiamo, nel
presente caso, con "2a". Questa superficie
si trova a met distanza tra le due cariche,
normale alla loro congiungente e corri-
sponde a potenziale nullo.
Per quanto detto, il campo elettrico nella
regione rappresentata dal semispazio destro
di figura, sar esattamente quello delle due
cariche +q e -q disegnate in figura. La
carica positiva quella realmente esistente,
mentre la negativa, detta "carica immagine",
fittizia.
La denominazione del metodo prende origine da questa sua semplice applicazione.
Infatti la carica fittizia introdotta , in questo caso, limmagine speculare, rispetto
alla superficie metallica piana, della carica realmente presente.
Capitolo 5 3 15/ 10/ 98
Si era detto che la carica immagine doveva essere contenuta allinterno della
superficie metallica. Questo vero pure nel presente caso in quanto la superficie
piana equivalente ad una sfera di raggio infinito contenente al suo interno la
carica immagine -q.
Si ottiene quindi:
E
r a r a


+ ( ) +
[ ]

+
+ + ( ) +
[ ]

'

q
x y a z x y a z
4
0 2
2
2
3
2
2
2
2
3
2

dove a = aj il vettore posizione


della carica puntiforme q come mostrato nella figura.
Noto il campo elettrico, si possono ricavare altre grandezze collegate quali:
a) Forza agente tra il piano e la carica
La forza agente sulla carica q dovuta al campo elettrico generato dalla lastra.
Esso uguale a quello che produrrebbe la carica immagine se essa esistesse
veramente. Si ha quindi che: F j

_
,

1
4 2
0
2

q
a
b) Densit superficiale di carica sulla lastra
Detta densit sar , per motivi di simmetria, una funzione della distanza dal
piede della perpendicolare dal punto ove collocata la carica puntiforme [
2
=(x
2
+z
2
)
]. Per calcolare detta densit si pu adoperare la legge di Gauss.
Il campo elettrico immediatamente fuori della lastra sar normale ad essa e,
notando che y=0, sar dato da:

E
a a a


+ +
[ ]

+
+ +
[ ]

'



+ +
[ ]
q
x a z x a z
q
x a z
4 4
2
0
2 2 2
3
2
2 2 2
3
2 0
2 2 2
3
2

r r
Questo campo diretto verso la lastra ed ha solo componente j.
Applicando la legge di Gauss ad una superficie del tipo indicato
in figura si trova:
+
[ ]
( )
q a
a
dS
dS
4
2
0
2 2
3
2
0

da cui

( )
+
[ ]
q a
a
2
2 2
3
2
Nella figura schematicamente indicato
come varia la densit superficiale di carica
in funzione di ... .
Effettuiamo una verifica
La distribuzione di carica trovata deve es-
sere equivalente alla carica immagine -q.
Ci non potr certamente accadere se la
carica totale sulla lastra non fosse uguale
proprio a -q.
Verifichiamo quindi che ( )

ds q
S
.
Capitolo 5 4 15/ 10/ 98
Per la simmetria del problema si possono scegliere gli elementi di superficie ds
()

come indicato nella figura. In formula:ds d d .Lintegrazione in d immediata


in quanto la funzione integranda non dipende dallangolo. Si ha quindi:

( )
+
[ ]


dS
qa
a
d q
2
2
2 2
3
2
come doveva essere.
Domandiamoci: da dove proviene la carica -q presente
sulla lastra?
Evidentemente questultima deve essere messa a terra.
Nel caso che la lastra fosse isolata da terra, il valore
della sua carica totale sar indipendente da quello della
carica puntiforme a lei vicina. La distribuzione di carica
dovr quindi essere diversa.
Se, ad esempio, la carica sulla lastra fosse stata nulla prima di avvicinare la
carica +q, avrebbe dovuto restare nulla pure dopo.
Il modo generale di procedere il seguente.
Si procede come se loggetto metallico fosse collegato a terra e quindi come se la
carica presente su di esso potesse assumere un qualunque valore. Si perviene in
questo modo alla determinazione di una densit di carica
0
che differisce da
quella realmente presente. Indicando con la reale densit di carica avremo da
valutare, per risolvere il problema, la distribuzione
0
.
A quali condizioni dovr detta obbedire?
Sappiamo che la superficie metallica equipotenziale. Sappiamo inoltre che il
contributo al potenziale, dovuto alla carica puntiforme realmente esistente pi la
distribuzione
0
, il medesimo per tutti i punti della superficie. Si deduce subito
che il contributo al potenziale della sola dovr essere identico per tutti i punti
della superficie metallica.
Tale considerazione sufficiente per determinare in modo univoco la distribuzione
.
Ad esempio, nel presente caso, vista la simmetria del problema, detta densit
aggiuntiva sar positiva e costante in ogni punto della lastra.
Dato poi che la lastra molto grande, il valore numerico di risulter molto
piccolo per cui, in pratica, il campo elettrico da essa generato sar trascurabile.
Notiamo tuttavia come il poter trascurare il campo generato dalla distribuzione
positiva legato alle dimensioni infinite della superficie metallica. Nel caso in cui
loggetto metallico abbia dimensioni finite non potremo trascurate detto contributo.
Domandiamoci ancora
L'energia potenziale del sistema {carica +q + lastra } la stessa di quella del
sistema { carica +q + carica immagine} ?
Per rispondere calcoliamoci l'energia po-
tenziale nel secondo caso.
Esso sar dato dal lavoro che dovrem-
Capitolo 5 5 15/ 10/ 98
mo spendere per costruire il sistema par-
tendo da cariche poste all'infinito. Avremo quindi:
q
a
2
0
4
1
2
Calcoliamoci l'analoga quantit nel caso della lastra.
Quando la carica +q a distanza x dalla lastra il modulo della forza cui
soggetta vale
q
x
2
0
2
4
1
2

( )
. Il lavoro sar quindi dato da:


F dx q x dx
q
a
a
( / ) ( )
2
0
2
2
4 2
1
4 4

che esattamente la met del precedente.


Qualora fossimo interessati al calcolo
dellenergia del sistema, non potremo quindi
schematizzare la situazione fisica reale utiliz-
zando cariche immagine.
Perch accade questo ? Accadr sempre cos ? Ci sar sempre un fattore
2 di differenza?
Per rispondere a queste domande dobbiamo chiarire l'origine del
fattore 2. Questo lo potremo fare solo dopo aver parlato della
localizzazione dell'energia in elettrostatica.
2 esempio
Campo dovuto ad una carica puntiforme posta vicino ad una sfera conduttrice.
Questo l'esempio pi semplice che possiamo trovare dopo quello della lastra
infinita piana. Come dobbiamo procedere?
Dobbiamo ovviamente determinare il valore e la posizione di una "carica
immagine" in modo tale che la superficie della sfera risulti essere una superficie
equipotenziale.
Se non ci fosse q baste-
rebbe porre una carica
al centro della sfera. Ma
dato che esiste pure "q"
la carica immagine q'
non potr essere loca-
lizzata al centro ma,
per motivi di simmetria
dovr essere posta
sulla retta che con-
nette il centro della
sfera con la posizione
della carica q. "Ovviamente" q' sar localizzata all'interno della sfera e posta
tra il centro della stessa ed il punto indicato con "A" in figura. [ perch
ovviamente ?]
Tutti i punti della superficie metallica sono allo stesso potenziale, che supporremo
per il momento nullo ( ci significa, notate, supporre la sfera collegata a terra e
quindi non a priori definita la carica presente su di essa).
Capitolo 5 6 15/ 10/ 98
Possiamo riprodurre tale situazione introducendo, al posto della reale distribuzione
F
+q
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
di carica presente sulla superficie della sfera, la carica immagine q'?
Se questo possibile dovremo imporre che
q
r
q
r
1 2
0 +
'
in ogni punto della
superficie metallica.
Questa relazione si pu pure scrivere come:
r
r
q
q
2
1

'
.
Una propriet della sfera dice proprio che essa il luogo dei punti le cui
distanze ( r
1
ed r
2
) da due punti dati stanno in un rapporto assegnato [
r
r
k
2
1
] .
Per cui la condizione da imporre porta proprio allequazione di una sfera.
E` quindi possibile trovare una carica fittizia q' tale da simulare la distribuzione
reale di carica sulla superficie sferica.
Vediamo di calcolarci il valore e la posizione di detta carica immagine.
Se applichiamo la relazione sopra scritta ai punti A e B della figura possiamo
scrivere il sistema


+
+

'

q
q
a x
b a
q
q
a x
b a
'
'
da cui determinare sia q' che x.
Imponendo leguaglianza dei secondi membri si scrive: b a a x b a a x + ( ) ( ) ( ) + ( )
da cui: x
a
b

2
Sostituendo quanto trovato nella seconda equazione si ha: q q a a b a b ' +
( )
+ ( )
2
per cui: q q a b ' .
Si sono cos trovati il valore e la posizione della carica immagine q'.
Da questi valori potremo:
a) calcolare il campo elettrico in ogni punto esterno alla sfera, come somma di
quelli dovuti alla carica q e alla carica immagine q'.
b) trovare la densit di carica elettrica sulla sfera, la forza che si esercita tra la
sfera e la carica puntiforme.
Possiamo domandarci: Se la sfera non fosse messa a terra, cosa accadrebbe?
In questo caso il potenziale non sarebbe nullo ma assumerebbe un valore finito
k. Ora
q
r
q
r
k
1 2
+
'
non lequazione di una sfera per cui non potremo simulare la
reale distribuzione di carica sulla superficie attraverso una unica carica immagine.
Si pu per traslare arbitrariamente il potenziale di una superficie sferica ponendo
una seconda carica immagine al centro della sfera stessa.
In altri termini, seguendo identico ragionamento seguito nel caso della lastra
isolata, avremo, oltre alla distribuzione di carica i cui effetti sono rappresentati
dalla q', un'altra distribuzione di carica che dovr essere tale che:
a) la sfera rimanga una superficie equipotenziale
b) la carica totale sulla sfera assuma il valore assegnato.
Capitolo 5 7 15/ 10/ 98
La condizione a) ci dice che la densit di carica aggiuntiva dovr essere costante
su tutta la superficie sferica e che quindi potr essere rappresentata tramite una
opportuna carica q'' posta al centro della sfera stessa.
Indicando poi con Q la carica totale sulla sfera, la condizione b) ci dice che q'' =
Q - q'.
Si vede quindi che in generale, al fine di calcolare i campi esterni, la
distribuzione di carica sulla sfera pu essere in generale sostituita da due
cariche immagine.
Per la forza tra sfera e carica puntiforme troveremo quindi la seguente espressione:
F
q q
b x
q
Q q
b


( )
+
( )

'

1
4
0
2 2

'
'
Tale espressione, sostituendo il valore trovato per x ed introducendo per comodit
il parametro definito come
a
b
, si riscrive :
F
q Q
b
q Q


[ ]

'

1
4
1 1 1
1
0
2
2 2
2 2

( / ) ( )
( )
E' interessante osservare la formula appena scritta.
Il termine fuori della parentesi graffa la ordinaria legge di Coulomb mentre
invece il termine dentro le graffe costituisce il fattore correttivo legato alle dimensioni
finite della sfera .
Questo fattore tende ad 1 per ten-
dente a 0, per cui, in tale limite ritro-
viamo la ordinaria legge di Coulomb
tra cariche puntiformi. Per tendente
ad 1 il suddetto fattore diverge e si
trovano due soluzioni diverse a secon-
da che le cariche q e Q siano o meno
dello stesso segno.
Consideriamo il caso in cui le due
cariche sono dello stesso segno, per
cui ci aspetteremmo forze repulsive.
In questo caso, per prossimo ad 1,
il termine tra parentesi graffe diviene
negativo. Se Q sufficientemente pic-
colo rispetto a q, questo accade per
valori di in assoluto piccoli.
Tutto questo schematizzato nel grafico ove con F
o
si indicato il termine fuori
graffa.
Come mai la forza da repulsiva diviene ad un certo
punto attrattiva ?
Nel caso invece in cui le due cariche sono di segno contrario la forza sempre
attrattiva e diverge per tendente ad 1.
Capitolo 5 8 15/ 10/ 98
1
F/F
o
1
Forza
attrattiva
Forza
repulsiva
3 esempio
Supponiamo infine di avere due sfere cariche di carica Q di raggio a, i cui
centri siano posti a di-
stanza d. Trovare i
campi, le forze ecc.
Per risolvere questo
problema dovremo, ol-
tre alluso delle cari-
che immagine, impie-
gare una semplice tec-
nica iterativa.
1) Supponiamo dap-
prima di schematizza-
re la sfera di destra co-
me una carica +Q pun-
tiforme posta nel centro della stessa. Utilizzando i risultati precedenti si trova che
la carica sulla sfera di sinistra pu essere schematizzata con le due cariche
puntiformi i cui valori e posizioni sono dati da :
a) -Q.a/d posta nel punto -d/2 + a
2
/d
b) -Q.(1 - a/d) posta nel punto -d/2
2) In modo analogo la carica di destra pu essere schematizzata attraverso le
due cariche :
a) Q.a/d posta nel punto d/2 - a
2
/d
b) Q.(1 - a/d) posta nel punto d/2
3) Il ragionamento pu essere ripetuto. Nella approssimazione successiva ogni
sfera verr schematizzata attraverso tre cariche e cos via fino a che non si
ottenga un risultato sufficientemente accurato.
Limitandoci al 1 ordine la forza attrattiva tra le due sfere sar data da:
F
Q a
d d a d
a
d
a
d d a d
a d d
1
2
0
2
2 2 2 2 2
2 2
4
1
4 2
1
2
1

_
,

1
]
1
( / / ) ( / )
( / ) /
Chiamando = a/d e sviluppando in serie si trova per << 1 :
F
Q
d
1
0
2
2
3
1
4
1 4 +
{ }

dove il termine fuori graffe l'ordinaria legge di Coulomb


mentre quello dentro parentesi il fattore moltiplicativo che tiene conto delle
dimensioni finite delle sfere.
Come si vede la forza attrattiva aumenta con . E giusto ?
Nella ta-
bella sono ri-
portati in
funzione di
i valori dei
Capitolo 5 9 15/ 10/ 98
rapporti tra
F
1
/F
0
Forza tra le sfere rispetto al caso di cariche puntiformi
1 / 2 1 / 3 1 / 4 1 / 6 1 / 1 0

1.5 1.15 1.06 1.018 1.004


la forza tra le sfere rispetto al caso di cariche puntiformi

1
2
significa che le due sfere sono a contatto ( o quasi, per prevenire trasferimenti
di carica dall'una all'altra) e la deviazione dal caso di cariche puntiformi notevole.
Si vede tuttavia che basta allontanare di poco le sfere perch il fattore correttivo
decresca rapidamente. Come si vede, nel caso che 0 1 . la forza praticamente
quella di due cariche puntiformi. Ne differisce solo del 4 per mille.
Riepilogo dei punti principali del capitolo
In generale nei problemi di elettrostatica, non solo incognito il campo elettrico,
ma anche la densit di carica che lo determina. Per risolvere il problema quindi
necessario utilizzare procedimenti di calcolo iterativi.
Il metodo delle immagini permette,in semplici casi di pervenire velocemente alla
soluzione.
Anche quando applicabile questo metodo non permette di ricavare tutte le
informazioni. Possiamo infatti calcolare i campi elettrici e, da questi, le forze e le
densit di carica. Non possiamo invece calcolare le energie in quanto le cariche
immagini valutate schematizzano solo la situazione finale del sistema. Per la
valutazione dellenergia occorre al contrario ripercorrere il processo a seguito del
quale il sistema stato formato. Detta impossibilit pure connessa, come
vedremo in un capitolo successivo, alla localizzazione dellenergia nei campi.
E importante comprendere bene quanto detto come premessa al metodo.
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