Sei sulla pagina 1di 161

APPARATO

LOCOMOTORE
Tratti dalle lezioni di:
Prof. Soldani
Prof. Fornai
Prof. Ferrucci
Appunti di B.Favati anno 2009/2010

INDICE
1) OSSA 1
2) MUSCOLI 65
3) ARTICOLAZIONI 125

OSSA
CAPITOLO 1

1
1.1 FEMORE
E' l'osso più lungo e più voluminoso del nostro corpo;
da solo forma lo scheletro della coscia;
si articola prossimalmente, con l'acetabolo dell'anca, distalmene con la tibia e
la rotula.
Non è parallelo al piano mediano ma è alquanto obliquo in basso e
medialmente; nella femmina, per la maggior larghezza del bacino, tale
obliquità è accentuata.
Ìn esso si distinguono una diafisi (o corpo) e due epifisi (o estremità), una
prossimale e una distale.
DIAFISI
Leggermente incurvata a convessità anteriore, più accentuata nell'uomo che
nella donna
ha una forma prismatico-triangolare ÷
una anteriore ÷ è liscia e convessa; essa si continua senza limiti distinti
con la faccia laterale con quella mediale
una posteromediaIe ÷ pure lisce e convesse, convergono fra loro e si
incontrano posteriormente lungo una cresta rugosa, la linea aspra
una posteroIateraIe
margine IateraIe
margine mediaIe
margine posteriore
Ìl margine posteriore è spesso e rugoso e chiamato Iinea aspra.
Nella linea aspra si distingue:
un Iabbro IateraIe ÷ da dove origina il muscolo vasto mediale e il capo breve
del muscolo bicipite femorale
un Iabbro mediaIe ÷ dal quale origina il muscolo vasto mediale e sul quale si
inseriscono tutti i muscoli adduttori della coscia.
L'estremità prossimale e distale della linea aspra si ramificano:
PROSSÌMALMENTE
la biforcazione laterale termina in un'area scabra di forma allungata, detta
tuberosità glutea, dove si impianta il muscolo grande gluteo
la biforcazione mediale, dopo un breve tragitto si divide in due rami, di cui
uno da luogo a una cresta poco rilevata, la linea pettinea, per
l'inserzione del muscolo omonimo,
l'altro si prolunga anteriormente nella linea intertrocanterica, dando
origine a una parte del muscolo vasto mediale.
DÌSTALMENTE
le biforcazioni mediale e laterale si allontanano l'una dall'altra e si dirigono
in basso verso le rispettiva linee sopracondiloidee laterale e mediale
che terminano a livello degli epicondili dell'epifisi distale del femore,

2
delimitando un'area triangolare pianeggiante, chiamata faccia popIitea (o
triangolo popliteo).
Nel mezzo della linea aspra si trova il foro nutritizio che immette nel canale
nutritizio diretto in alto.
EPIFISI PROSSIMALE
Rappresentata dalla testa del femore
corrispondente a circa 3/4 di una sfera
rivestita da cartilagine ialina
si articola con l'acetabolo dell'osso dell'anca.
l'asse della testa forma con l'asse della diafisi del femore un angoIo ottuso di
130° aperto medialmente e in basso.
sul lato della testa femorale, poco sotto e dietro al suo centro, è presente una
piccola fossa rugosa, priva di cartilagine, chiamata fossetta deIIa testa, dove
si inserisce il legamento rotondo del femore.
è sostenuta da un segmento osseo prismatico rettangolare, appiattito
dall'avanti all'indietro, diretto dall'alto verso il basso ed in senso latero-
mediale, conosciuto come coIIo anatomico del femore.
Nella zona in cui il collo si unisce al corpo si elevano due grossi tubercoli:
lateralmente e in alto ÷ il grande trocantere ÷ mostra la faccia
laterale convessa, mentre sulla faccia mediale presenta un punto di
profonda depressione, chiamata fossa trocanterica, in cui si inseriscono i
tendini dei muscoli otturatori e gemelli.
inferiormente e medialmente ÷ il piccoIo troncantere ÷ molto meno
voluminoso del precedente, da inserzione al muscolo ileopsoas.
Ì due trocanteri sono uniti:
anteriormente dalla Iinea intertrocanterica
posteriormente dalla cresta intertrocanterica ÷ rilievo lineare molto più
accentuato, sulla quale quale prende inserzione il muscolo quadrato del
femore.
Distalmente al piccolo trocantere si trova il limite tra epifisi prossimale e diafisi, al
quale viene dato il nome di coIIo chirurgico del femore.
EPIFISI DISTALE
è voluminosa ÷ termina con i condiIi deI femore (mediaIe e IateraIe)
due grosse masse convesse,
di forma ovale,
ad asse maggiore antero-posteriore
maggiormente espanse in addietro che non in avanti,
unite anteriormente e divergenti posteriormente.
in parte rivestiti da cartilagine ialina.

3
sono articolati con la tibia
anteriormente, convergendo in avanti fra di loro, mediante la faccia patellare (o
rotulea) del femore, sono articolari anche con la rotula.
posteriormente sono separati da una profonda gola detta fossa
intercondiIoidea, separata a sua volta dalla faccia poplitea per mezzo della
Iinea intertrocanterica.
Al di sopra dei condili sono visibili due grosse sporgenze, rispettivamente
l'epicondiIo mediaIe e l'epicondiIo IateraIe sui quali prendono inserzione
i legamenti collaterali del ginocchio.
Sopra l'epicondilo mediale è presente un piccolo rilievo sul quale termina il
muscolo grande adduttore e per questo chiamato tubercoIo deI grande
adduttore.
Tra il condilo e l'epicondilo laterale invece, è presente un solco detto soIco
popIiteo che accoglie il tendine del muscolo omonimo.

1.2 ROTULA
E' un osso rotondeggiante, breve
Si trova anteriormente all'articolazione del ginocchio, della quale fa parte.
Viene considerato come un osso sesamoideo perché accolta nel tendine del muscolo
quadricipite femorale.
Ha la forma di una piramide, appiattita dall'avanti all'indietro.
Offre a considerare:
La base
convessa,
è rivolta in alto,
da inserzione a parte del tendine del muscolo quadricipite femorale
I'apice
rappresenta una punta ottusa,
derivata dalla convergenza in basso dei due margini
dà inserzione al legamento rotuleo.
La faccia anteriore
convessa e rugosa,
corrisponde alla cute
presenta numerosi solchi verticali corrispondenti alla direzione delle fibre del
tendine del quadricipite.
La faccia posteriore
(o faccia articolare)
è rivestita da cartilagine
è divisa da una cresta verticale in due semifaccette, una laterale e una mediale,
che si articolano con la faccia patellare del femore.

Ì due margini mediaIe e IateraIe


convessi
più spessi in alto,
si dirigono obliquamente in basso,
convergendo verso l'apice della rotula.
TIBIA
E' un osso lungo e robusto
occupa la parte antero-mediale della gamba ÷ è situato tra il femore, che poggia
su di esso, e il piede, al quale trasmette il peso del corpo.
La tibia essendo diretta verticalmente forma con il femore, obliquo in basso e
medialmente, un angoIo ottuso aperto lateralmente.
Ìn alto e in basso è unita alla fibula, che é posta lateralmente e un po' indietro.
DIAFISI

Più voluminosa in alto che in basso,


di forma prismatico-triangolare ÷ presenta:
faccia mediale
faccia laterale
faccia posteriore
margine anteriore
margine mediale
margine interosseo (laterale).
La faccia mediale
inclinata un po' in avanti nei suoi tre quarti superiori,
è leggermente convessa in senso trasversale
risulta liscia, tranne il alto, dove mostra delle rugosità per l' inserzione tendinea dei
muscoli che formano la zampa d'oca.
E' immediatamente ricoperta dal tegumento e dalla fascia crurale.
La faccia laterale
risulta liscia,
è concava in alto e convessa in basso.
Dà origine al muscolo tibiale anteriore
segue la direzione dei tendini che scorrono su di essa.
La faccia posteriore
liscia e convessa,
è percorsa nella sua parte superiore da una linea scabra, diretta obliquamente
dall'alto verso il basso in senso latero-mediale, chiamata Iinea deI muscoIo
soIeo
(o linea obliqua o linea poplitea).
da origine del muscolo omonimo,
divide la faccia posteriore in due aree:
una soprastante alla linea, più piccola, nella quale trova inserzione i l
muscolo popliteo,
una più grande, che le rimane al di sotto, nella quale prendono origine i
muscoli tibiale posteriore e flessore lungo delle dita.
Ìn quest'ultima area è presente il foro nutritizio, che conduce al canale nutritizio
diretto in basso.
Ìl margine anteriore detto cresta anteriore ÷ è il più acuto
origina in alto da una grossa prominenza ossea, chiamata tuberosità tibiale, dove si
inserisce il legamento rotuleo
Ìl margine mediale è smusso e arrotondato;
Ìl margine interosseo (laterale) è sottile e tagliente e dà inserzione alla
membrana interossea della gamba, per cui è detto cresta interossea deIIa tibia.

EPIFISI PROSSIMALE
Voluminosa, più sviluppata in senso trasversale per la presenza di due grosse
masse dette condiIi della tibia, distinti per la loro posizone in mediaIe e
IateraIe.
Ciascun condilo della tibia presenta, sulla superficie superiore, una cavità poco
accentuata, detta cavità gIenoidea, che è rivestita di cartilagine ialina ed è
deputata all'articolazione con il rispettivo condilo del femore.
Tra le facce articolari dei due condili è interposta un' area rugosa che si allarga in
avanti e indietro e si innalza nel mezzo a formare un'eminenza, l' eminenza
intercondiloidea, la quale termina in due tubercoli, detti per la loro posizione:
tubercolo intercondiloideo mediale
tubercolo intercondiloideo laterale.
La regione posta anteriormente all'emineza intercondiloidea si chiama fossetta
intercondilidea anteriore;
la regione situata posteriormente prende il nome di fossetta intercondiloidea
posteriore.
Sulla faccia laterale del condilo laterale è presenta una piccola superficie rivolta in
basso e rivestita da cartilagine, al faccia articoIare fibuIare.
EPIFISI DISTALE
meno voluminosa di quella prossimale,
ha forma quadrangolare
si continua medialmente con un breve, robusto e appiattito processo osseo che si dirige
in basso, il maIIeoIo mediaIe.
La faccia inferiore
presenta una superficie articolare concava in senso antero-posteriore, chiamata faccia
articoIare inferiore percorsa da una cresta sagittale appena rilevata rivestita di
cartilagine che si articola con la troclea dell'astragalo.
La superficie articolare continua sulla faccia laterale del malleolo dove forma la faccia
articoIare deI maIIeoIo mediaIe, che corrisponde alla faccia mediale dell'astragalo.
Sulla faccia mediaIe
del malleolo è presente il solco malleolare, che accoglie i tendini dei muscoli flessori.
Sulla faccia IateraIe
è presente una depressione triangolare rivestita da cartilagine detta incisura fibuIare
attraverso la quale (la tibia) si articola con la fibula.
FIBULA
E' un osso lungo e sottile
occupa la parte laterale della gamba

Ìn alto è connessa con la tibia e in basso con la tibia stessa e con l'astragalo.
Offre a considerare una diafisi e due epifisi, una prossimale e l'altra distale.
DIAFISI
Ha una forma prismatico-triangolare ÷ presenta:
faccia IateraIe ÷ è liscia e arrotondata e dà inserzione ai muscoli peronieri lungo e
breve
faccia mediaIe ÷ è percorsa da un rilievo longitudinale, la cresta interossea della
fibula, dalla quale origina la membrana interossea.
faccia posteriore ÷ è convessa in alto e piana in basso, presenta nel suo terzo medio
il foro nutritizio, a cui fa seguito il canale nutritizio diretto inferiormente; dà inserzione in
alto al muscolo soleo e al di sotto di questo, al muscolo flessore lungo dell'alluce.
margine anteriore
margine mediale
margine laterale ÷ interosseo ÷ hanno tutti l'aspetto e il nome di creste (sono
molto acuti).
EPIFISI PROSSIMALE
O testa o capitello della fibula
è poco voluminosa,
in alto termina a punta ÷ apice deIIa testa
medialmente presenta una piccola faccia articolare piana, chiamata faccia
articoIare deIIa testa, per l'articolazione con il condilo laterale della tibia.
Al confine tra corpo e testa è presente un restringimento, il coIIo deIIa fibuIa.
EPIFISI DISTALE
è rappresentata dal maIIeoIo IateraIe, robusto rilievo più rappresentato e sporgente
di quello mediale.
Presenta:
La faccia mediale
è convessa e rugosa,
inferiormente presenta:
in alto ÷ una superficie per l'articolazione con l'incisura fibulare della tibia
in basso ÷ una faccetta articolare triangolare, detta faccetta articoIare deI
maIIeoIo IateraIe per l'articolazione con la faccia laterale dell'astragalo.
Al confine posteriore di tale faccetta, si trova una fossa scabra, la fossa del
malleolo laterale, sul cui fondo si inserisce il legamento talofibulare
posteriore.
La faccia laterale
è scavata da una doccia verticale ÷ il soIco maIIeoIare ÷ accoglie i tendini
dei muscoli peronieri.
Ì margini sono rugosi e danno inserzione ai legamenti.

1.3 OSSO SACRO


E' il più largo e grosso osso della colonna vertebrale
posto al di sotto delle vertebre lombari
si origina dalla fusione delle cinque vertebre sacrali
insieme al coccige e alle ossa dell'anca forma lo scheletro della pelvi.
E' percorso internamente dal canale sacrale che rappresenta la porzione caudale
del canale vertebrale.
L'osso sacro ha una forma di piramide quadrangoIare capovoIta con:
base superiore
apice inferiore
una faccia anteriore (o pelvica)
una faccia posteriore
due facce laterali più ristrette.
La faccia anteriore
E' concava spt in senso verticale, data la direzione della piramide ÷ rivolta in
avanti e in basso.
Sulla sua parte mediana si vedono quattro rilievi trasversali, detti linee trasverse,
che corrispondono alla saldatura dei corpi delle vertebre sacrali.
Lateralmente a queste linee, si trovano quattro paia di fori, chiamati fori sacrali
anteriori, disposti in una fila longitudinale, che immettono nel canale sacrale e che
danno passaggio ai rami anteriori dei nervi spinali sacrali.
La loro costituzione è dovuta all'espansione e allo sviluppo del PROCESSI
COSTIFORMI che si sono uniti tra loro.
Ì fori sacrali anteriori si continuano lateralmente in docce trasversaIi su cui
decorrono i citati nervi sacrali che concorrono alla formazione dei plessi sacrale e
pudendo.
La faccia posteriore
E' convessa
Appare alquanto accidentata per la presenza di numerosi rilievi e depressioni ad
andamento verticale.
Si osserva infatti una serie longitudinale di rilievi lungo la linea mediana, che
costituisce la cresta sacrale media, e che è determinata dalla fusione dei processi
spinosi delle vertebre sacrali.
Ad ogni lato della cresta vi è una doccia rugosa, dovuta all'unione delle lamine
dell'arco vertebrale.
A livello delle ultime due vertebre sacrali, sia la cresta sacrale media sia le docce
sono interrotte, e il canale sacrale risulta aperto dorsalmente nello IATO
SACRALE INFERIORE.

All'esterno delle docce ci sono una serie di tubercoli più o meno sporgenti derivanti
dalla fusione dei processi articolari delle vertebre sacrali, dette creste sacrali
mediali.
A livello dello iato sacrale queste creste terminano con un rilievo appuntito, il corno
deI sacro.
Ancora lateralmente alle creste mediali, sono presenti quattro paia di fori, chiamati
fori sacrali posteriori, più piccoli e nettamente meno circoscritti dei fori anteriori,
cui corrispondono per posizione e che conducono nel canale sacrale servendo al
passaggio dei rami dorsali dei nervi spinali sacrali.
Questi fori sacrali, dovuti alla fusione dei processi trasversi delle vertebre sacrali,
sono fiancheggiati lateralmente da un'altra serie longitudinale di prominenze,
derivata dalla fusione dei processi mammillari e accessori (processi trasversi) delle
vertebre lombari e che costituiscono nel loro insieme un'altra cresta ossea, la
cresta sacrale laterale.
Le facce IateraIi
Vanno restringendosi in senso cranio-caudale.
Ìn alto presentano una superficie liscia semilunare rivestita da cartilagine ialina, la
faccia auricolare per l'articolazione con l'osso dell'anca.
Dorsalmente a questa faccia è visibile una superficie molto irregolare, denominata
tuberosità sacrale, che dà inserzione ai legamenti dell'articolazione sacroiliaca.
La base
Corrisponde al corpo della Ì vertebra sacrale che mediante il disco intervertebrale si
articola con la V vertebra lombare formando una sporgenza anteriore detta il
PROMONTORIO.
Dietro alla superficie ovale, è visibile l'apertura del canale sacrale di forma
triangolare detto orifizo superiore del canale sacrale.
Lateralmente all'apertura sono presenti i PROCESSI ARTICOLARI SUPERIORI
della Ì vertebra sacrale, rivolti dorsalmente, deputati all'articolazione con i processi
articolari inferiori della V vertebra lombare.
Lateralmente al corpo della Ì vertebra sacrale si trovano due superfici lisce,
triangolari, con la base rivolta lateralmente, levigate e concave, che sono le ali del
sacro.
Queste sono separate, in basso, dalla faccia pelvica dell'osso sacro, da una LINEA
che è la prosecuzione della linea arcuata dell'osso dell'anca.
L'apice
Presenta una faccetta eIIittica e convessa
Si articola con la base del coccige
Dorsalmente a questa faccetta, si trova l'apertura inferiore del canale sacrale.

IL CANALE SACRALE
Percorre il sacro in tutta la sua lunghezza e fa seguito al canale vertebrale.
Risulta dalla sovrapposizione dei fori vertebrali delle cinque vertebre sacrali
Di forma triangolare nella parte craniale, tende ad appiattirsi e a restringersi
caudalmente. Lateralmente al canale originano quattro paia di brevi canaIi,
chiamati FORI INTERVERTEBRALI, che si aprono, in avanti, nei fori sacrali
anteriori e indietro, nei fori sacrali posteriori.
COCCIGE
Ìl coccige è l'ultimo segmento (rudimentale) della colonna vertebrale
Formato dalla fusione di quattro o cinque vertebre coccigee.
Presenta una forma piramidaIe, con la base superiore e l'apice inferiore
Si articola con l'osso sacro per formare la parte posteriore della pelvi.
La base
E' formata dalla faccia intervertebraIe superiore della prima vertebra coccigea.
Lateralmente e dorsalmente alla superficie articolare si osservano due prominenze ossee
rivolte verso l'alto detti, i CORNI DEL COCCIGE, che corrispondono ai processi articolari
superiori delle altre vertebre (della Ì vertebra coccigea) e si articolano con i CORNÌ DEL
SACRO.
Lateralmente alla base si staccano i due piccoli processi trasversi.
L'apice
Corrisponde alla faccia intervertebraIe inferiore dell'ultima vertebra coccigea, che
appare come un PÌCCOLO GLOBULO OSSEO, ed è diretto in basso e in avanti.
La faccia anteriore ÷ concava e la faccia posteriore ÷ convessa
Presentano SOLCHI TRAVERSI come indici della primitiva disgiunzione delle varie
vertebre.

11
1.4 OSSO DELL'ANCA
Voluminoso osso piatto, pari e simmetrico,
risulta costituito dalla fusione di tre abbozzi distinti presenti fin dall'infanzia:
l'ileo, il quale forma la parte superiore e posteriore
l'ischio, che forma la parte inferiore
il pube che è posto anteriormente.
L'osso dell'anca viene tuttavia considerato come un'unica entità
ha forma irregolarmente quadrilatera ÷ considero:
una faccia interna
una faccia esterna
un margine superiore
un margine inferiore
un margine anteriore
un margine posteriore.
Le tre ossa si riuniscono circa al centro della faccia esterna in una cavità det ta
acetaboIo
cavità larga e profonda, che esse concorrono a formare
approssimativamente sferica
serve per la connessione articolare con la testa del femore
è delimitata da un rilievo osseo chiamato cigIio deII'acetaboIo (o ciglio
cotiloideo o margine dell'acetabolo), interrotto in tre punti, corrispondenti ai
punti di fusione dei primitivi abbozzi ossei; di tali solchi, quello posto tra
ischio e pube è ben evidente e prende il nome di incisura deII'acetaboIo.
Ìl margine dell'acetabolo è separato dal corpo dell'ileo mediante il soIco
sopracetaboIare.
Non tutta la cavità acetabolare entra in contatto con la testa del femore; è
presente infatti nel suo interno una superficie articolare rivestita da
cartilagine ialina, a forma di ferro di cavallo, detta faccia semiIunare, che
viene interrotta in basso dalla suddetta incisura dell'acetabolo.
La faccia semilunare delimita la porzione centrale quadrilatera, più profonda
e rugosa della cavità acetabolare, la fossa deII'acetaboIo, area scabra
non articolare che contiene tessuto adiposo e un legamento.
ILEO
Costituisce la parte postero-superiore dell'anca.
è formato da una porzione inferiore, spesa e larga detta corpo, che partecipa
alla formazione dell'acetabolo
una porzione superiore, formata da una lamina ossea larga e sottile detta
ala.
Ìl limite tra corpo e ala, sulla faccia esterna dell'osso, non è marcato, mentre
sulla faccia interna è rappresentato da una prominenza lineare e ottusa,
chiamata Iinea arcuata o innominata, diretta obliquamente dall'indietro in

12
avanti e dall'alto in basso;
al di sopra della linea arcuata si estende una superficie piana, detta fossa
iIiaca.
Sulla faccia esterna, a livello dell'ala dell'ileo, è presente la faccia
glutea, un'ampia superficie piana, percorsa da tre linee rugose, ad
andamento semilunare che, dall'avanti all'indietro sono:
la Iinea gIutea inferiore ÷ è la più breve e si trova sopra l'acetabolo; su
essa si origina il muscolo piccolo gluteo
la Iinea gIutea anteriore ÷ situata superiormente alla linea glutea
inferiore; è la più lunga e si estende dalla grande incisura ischiatica alla
spina iliaca antero-superiore; su di essa prende inserzione il muscolo
medio gluteo
la Iinea gIutea posteriore ÷ situata posteriormente alla linea glutea
anteriore, intermedia alle precedenti per lunghezza, che si estende dalla
spina iliaca postero-inferiore alla cresta iliaca e sulla quale si origina il
muscolo grande gluteo.
La faccia interna dell'ala dell'ileo
è liscia e leggermente concava
è detta fossa iliaca
vi origina il muscolo iliaco
corrisponde alla parte inferiore della cavità addominale.
dietro alla fossa iliaca si trova la faccia sacropelvica, a livello della
quale, immediatamente dietro all'origine della linea arcuata, si nota una
si nota una superficie articolare piana, la faccia auricoIare, che
consente l'articolazione tra l'anca e il sacro
dorsalmente è presente una parte rugosa, la tuberosità iliaca che dà
inserzione ai legamenti sacroiliaci posteriori.
Ìn basso, tra la linea arcuata e il forame otturatorio, si trova una vasta
superficie pianeggiante che corrisponde esternamente all'acetabolo.
Ìl margine superiore dell'ala dell'ileo è detto cresta iIiaca
spessa, robusta
incurvata a S essendo concava antero-medialmente e postero-lateralmente.
Su questa cresta si impiantano i muscoli larghi dell'addome, i quali con tale
inserzione determinano delle prominenze lineari:
un Iabbro esterno ÷ luogo di inserzione del muscolo obliquo esterno +
punto di origine del muscolo grande dorsale,
un Iabbro interno ÷ da cui origina il muscolo trasverso.
una Iinea intermedia situata tra i due labbri ÷ dalla quale prende
origine il muscolo obliquo esterno.
La cresta iliaca termina anteriormente, con un tubercolo ottuso, la spina
iIiaca antero-superiore al di sotto della quale si trova una seconda
sporgenza meno accentuata la spina iIiaca antero-inferiore.
Posteriormente alla cresta iliaca si trova la spina iIiaca postero-superiore,

13
al di sotto della quale si trova la corrispondente spina iIiaca postero-
inferiore.
ISCHIO
Costituisce la porzione inferiore dell'osso dell'anca.
E' formato da un corpo e da un ramo.
Sul margine posteriore del CORPO è presente una robusta prominenza detta
spina ischiatica, diretta indietro e medialmente.
Al di sopra di tale spina è presenta una profonda incisura, la grande incisura
ischiatica
al di sotto si osserva la piccoIa incisura ischiatica.
Ì legamenti sacrospinoso e sacrotuberoso trasformano le due incisure nel
grande e piccoIo foro ischiatico.
Dalla parte inferiore del corpo dell'ischio origina un robusto prolungamento, a
forma prismaticotriangolare, il RAMO dell'ischio ÷ questo prolungamento si
porta in basso fino a una voluminosa sporgenza detta tuberosità ischiatica
÷ qui cambia direzione portandosi in avanti e in alto per unirsi al ramo
inferiore del pube per formare il ramo ischiopubico.
PUBE
Compone anteriormente l'osso dell'anca.
E' costituito da un corpo e due rami, uno superiore e uno inferiore.
II RAMO SUPERIORE
di forma prismatico-triangolare, si assottiglia in senso latero-mediale. Ìl suo
margine superiore, sottile e inclinato lateralmente, forma una cresta, detta
cresta pettinea ÷ dalla quale origina il muscolo pettineo; anteriormente ad
essa è presente un piccolo rilievo, il tubercoIo pubico, sul quale si fissa il
legamento inguinale.
Medialmente al tubercolo pubico si trova la faccia sinfisaria una superficie
piana e ovalare, situata in corrispondenza della linea mediana; questa si
articola per mezzo di una sinfisi (pubica) con la faccia sinfisaria
controlaterale.
RAMO INFERIORE
situato al di sotto alla sinfisi pubica; si unisce al ramo inferiore dell'ischio
formando il ramo ischiopubico.
I MARGINI deII'OSSO deII'ANCA
Ìl margine anteriore
può essere scomposto in due porzioni:
la prima è pressoché verticale,

14
la seconda piega in avanti e medialmente formando con la
precedente un angolo di circa 140°.
Presenta a considerare, dall'alto in basso:
due protuberanze poste una sopra l'altra e separate da un incisura,
le spine iIiache anteriori (rispettivamente superiore e inferiore);
una incisura destinata al passaggio del muscolo ileopsoas;
una cresta smussa detta eminenza iIeopettinea, sulla quale si
inserisce l'omonima benderella;
una superficie pianeggiante, destinata all'inserzione del muscolo
pettineo, detta superficie pettinea, su cui termina la linea arcuata
formando una cresta tagliente detta cresta pettinea;
un tubercolo destinato all'inserzione del legamento inguinale, il
tubercoIo pubico.
Ìl margine posteriore
nella sua parte superiore si trovano due spine separate da una incisura
poco profonda; sono le spine iIiache posteriori (rispettivamente
superiore e inferiore).
Al di sotto della spina inferiore si trova la grande incisura ischiatica
delimitata in basso dalla spina ischiatica,
che a sua volta forma il margine superiore di una incisura meno
profonda della precedente, la piccoIa incisura ischiatica.
Al di sotto di essa si nota una grossa sporgenza la tuberosità
ischiatica.
Ìl margine inferiore
obliquo in avanti e medialmente,
inizia in dietro con la tuberosità ischiatica ÷ termina in avanti con una
faccetta ovalare, la faccetta della sinfisi pubica, destinata ad articolarsi
con l'omologa faccetta del lato opposto.
Ìl margine superiore dell'ala dell'ileo è detto cresta iIiaca
spessa, robusta
incurvata a S essendo concava antero-medialmente e postero-
lateralmente.
Su questa cresta si impiantano i muscoli larghi dell'addome, i quali con
tale inserzione determinano delle prominenze lineari:
un Iabbro esterno ÷ luogo di inserzione del muscolo obliquo
esterno + punto di origine del muscolo grande dorsale,
un Iabbro interno ÷ da cui origina il muscolo trasverso.
una Iinea intermedia situata tra i due labbri ÷ dalla quale prende
origine il muscolo obliquo esterno.
La cresta iliaca termina anteriormente, con un tubercolo ottuso, la
spina iIiaca antero-superiore al di sotto della quale si trova una
seconda sporgenza meno accentuata la spina iIiaca antero-inferiore.
Posteriormente alla cresta iliaca si trova la spina iIiaca postero-
superiore, al di sotto della quale si trova la corrispondente spina iIiaca
postero-inferiore.

15
FORO OTTURATO
E' una grande apertura
ovale nell'uomo
triangolare nella donna,
che nasce tra le ossa dell'ischio e del pube, al di sotto dell'acetabolo.
Ìl margine osseo che lo limita è tagliente in tutti i lati, tranne che nella sua porzione
superiore, delimitata dal ramo superiore del pube dove si trova il solco
otturatorio.
Ìl foro otturato è chiuso da una sottile membrana, la membrana otturatoria, che
dà inserzione rispettivamente:
al muscolo otturatore interno
al muscolo otturatore esterno.
Sul foro otturato prendono origine:
i muscoli adduttori
il muscolo gracile della coscia.
PELVI
La pelvi (o bacino) è un complesso osseo che risulta costituito dall'unione
articolare e legamentosa delle due ossa dell'anca:
anteriormente mediante la sinfisi pubica,
posteriormente con il sacro (e il coccige).
Ha la forma di una piramide a base superiore e apice tronco diretto in basso e
chiuso da un'insieme di parti molli che prende il nome di perineo.
La pelvi offre a considerare la grande pelvi, che completa in basso la cavità
addominale e la piccola pelvi di fondamentale importanza da un punto di vista
ostetrico.
Ìl limite tra le due parti viene segnato dallo stretto superiore costituito:
in avanti e di lato dall'eminenza ileopettinea e dalla linea arcuata,
in dietro dalle ali del sacro e da una sporgenza mediana, il promontorio, che
corrisponde all'angolo lombosacrale.
La grande peIvi
è la porzione superiore espansa della cavità pelvica; posteriormente tra l'ileo e la
colonna lombare si trova un'ampia soluzione di continuo dello scheletro che è
colmata dai legamenti ileolombari e sacroiliaci;
lateralmente è delimitata dalle ali iliache
anteriormente, dove la parete ossea manca, il suo limite è dato dalla
parete addominale anteriore.
La piccoIa peIvi
presenta un'apertura superiore, lo stretto superiore, un'apertira inferiore, lo stretto
inferiore, e una cavità.

16
Lo stretto superiore ha contorno ovalare ed è delimitato
in dietro dal margine anteriore della base del sacro,
lateralmente dalle linee arcuata e pettinea
in avanti dalla continuazione di quest'ultima fino al tubercolo pubico.
Ìl contorno dello stretto inferiore si presenta più irregolare e passa,
dal dietro in avanti, per l'apice del coccige e per le tuberosità ischiatiche
giungendo al margine inferiore della sinfisi pubica.
Fra la tuberosità ischiatica anteriormente, il sacro e il coccige
posteriormente, la parete ossea è incompleta; essa viene parzialmente
colmata dai legamenti sacrospinoso e sacrotubercoloso.
Superficie esterna
E' costituita da quattro facce, una anteriore, due laterali e una posteriore.
La faccia anteriore presenta sulla linea mediana la sinfisi pubica e su
ciascun lato i rami del pube, superiore e inferiore, e il ramo dell'ischio. Le
branche ischio-pubiche sotto la sinfisi, formano tra loro un angolo detto
angoIo sottopubico, più ampio nella femmina e detto arco pubico.
Le facce IateraIi sono irregolari e oblique; in esse si osservano
rispettivamente: l'ala dell'ileo, l'acetabolo, il ramo dell'ischio, la tuberosità
ischiatica, la piccola incisura ischiatica e la grande incisura ischiatica.
La faccia posteriore, convessa, mostra la faccia posteriore del sacro e del
coccige con le relative articolazioni.
Superficie interna
E' divisa in due parti da un rilievo circolare che corrisponde al limite tra la grande e
la piccola pelvi ed è detta linea arcuata. Questa corrisponde all'apertura superiore
della piccola pelvi. Alla superficie interna della grande pelvi corrispondono le f osse
iliache e le ali del sacro. Alla superficie interna della piccola pelvi corrispondono
per ciascun lato il pube, l'ischio e l'acetabolo.
Apertura superiore
Rappresenta la base della piramide pelvica, che è formata posteriormente dalla
base del sacro, lateralmente dalle creste iliache e anteriormente per ciascun lato
dalle ali dell'ileo e dal ramo superiore del pube.
Apertura inferiore
Rappresenta l'apice tronco della piramide pelvica, chiuso dal perineo. E' delimitato
anteriormente dalla sinfisi pubica, posteriormente dall'apice del coccige e
lateralmente dalle due tuberosità ischiatiche.
DIAMETRI
Lo stretto superiore presenta i seguenti diametri:
diametro antero-posteriore

17
che è la distanza fra promontorio e margine superiore della sinfisi pubica; è detto
anche coniugata anatomica e misura in media 11 cm;
diametro trasverso massimo
che corrisponde alla distanza tra i punti più laterali delle linee arcuate di ciascun
lato; misura in media 13,5 cm;
diametri obliqui
che rappresentano la distanza che separa l'articolazione sacroiliaca di un lato
dall'eminenza ilieopettinea del lato opposto; in media misurano 12 cm.
Di maggior interesse sono le seguenti coniugate:
coniugata ostetrica o coniugata vera
che è la distanza del promontorio dal piede della perpendicolare alla sinfisi pubica
passante per il promontorio stesso; rappresenta lo spazio utile minimo per il
transito fetale e misura in media 10,5 cm;
coniugata diagonale
che va dal promontorio al margine inferiore della sinfisi pubica ed è normalment e
pari a 12 cm; tale misura è importante perché rappresenta il diametro utilizzato dal
feto, al momento del parto, per il transito attraverso lo stretto superiore ed è
direttamente valutabile dall'ostetrico mediante l'esplorazione vaginale. Per
estrapolazione si può, da questo valore, giungere a quello della coniugata vera,
che misura in media 1,5 cm in meno.
Nello stretto inferiore si considerano i seguenti diametri:
diametro anteroposteriore
tra sinfisi pubica e apice del coccige, che misura in media 9,5 cm.
diametro trasverso o bisischiatico,
che è pari a 11 cm. Le dimensioni medie della testa fetale superano abitualmente
quelle dei diametri pelvici; il parto non sarebbe perchò possibile se i movimenti di
nutazione del sacro e di retropulsione del coccige non consentissero di
guadagnare oltre 3 cm.
DIFFERENZE SESSUALI DELLA PELVI
Nella pelvi più che in qualsiasi altra parte dello scheletro, si accentuano le
differenze sessuali, tanto che si rende facile distinguere un bacino femminile da
uno maschile.
La peIvi deIIa donna
è più larga di quella dell'uomo
le ossa che la compongono sono più sottili.
le fosse iliache sono più larghe,
l'angolo pubico più aperto, (110° nella femmina e 70° nel maschio)
il sacro meno alto e più concavo,

18
il foro otturato più largo e triangolare e
li acetaboli e le tuberosità ischiatiche sono tra loro più distanti.
l'apertura superior è quasi ellittica
orevalgono i diametri trasversali
il bacino è più inclinato in avanti
l'angolo formato dal piano passante per lo stretto superiore con il piano
orizzontale è di 4°-5° più ampio che nel maschio.
Ìl bacino maschiIe
è più spesso di quello
in esso i rilievi dovuti alle inserzioni muscolari si presentano più pronunciati.
si nota nel bacino maschile una prevalenza dei diametri verticali mentre

19
1.5 COLONNA VERTEBRALE
La colonna vertebrale è un lungo stelo, un complesso osseo che costituisce lo
scheletro del rachide; è formata da 32-34 vertebre articolate tra loro.
E' situata nella parte dorsale del collo e del tronco e fornisce un sostegno al corpo
nella statica e nella dinamica.
Decorre in senso cranio-caudale dal cranio, con cui è articolata, alla pelvi, di cui
partecipa alla costituzione.
La colonna vertebrale può essere suddivisa in cinque segmenti:
il segmento cervicale, formato da sette vertebre cervicali
il segmento toracico, formato da dodici vertebre toraciche
il segmento lombare, costituito da cinque vertebre lombari
il segmento sacrale, costituito da cinque vertebre sacrali fuse insieme a
formare l'osso sacro
il segmento coccigeo, formato da tre o quattro vertebre coccigee unite a
formare il coccige.
La colonna vertebrale non ha un decorso rettilineo, ma presenta delle curvature sia
sul piano sagittale che sul piano frontale.
Sul piano sagittale si osserva infatti:
una convessità anteriore a livello del suo segmento cervicale, chiamata
lordosi cervicale;
una convessità posteriore nel segmento toracico, detta cifosi dorsale;
una nuova convessità anteriore nel segmento lombare, chiamata lordosi
lombare;
un'ultima convessità posteriore nel segmento sacrococcigeo, detta cifosi
sacrococcigea.
Ìl passaggio tra una curva e l'altra nei vari tratti della colonna vertebrale si instaura
gradatamente, tranne che nel passaggio dalla lordosi lombare alla cifosi sacro-
coccigea, che avviene invece con una brusca inflessione; tale brusco passaggio, che
corrisponde all'articolazione della V vertebra lombare con l'osso sacro, determina
una sporgenza in avanti che è detta promontorio.
Le due cifosi sono le curvature primarie e corrispondono all'atteggiamento di
flessione che il feto assume nell'itero materno durante la gravidanza.
Le lordosi sono curve secondarie di compenso che si rendono evidenti dopo la
nascita, quella cervicale quando il neonato comincia a sollevare la testa, quella
lombare quando il bambino inizia ad assumere la posizione eretta e a camminare.
Sul piano frontale è possibile osservare (nel tratto toracico) una leggera curva
concava a sinistra, dovuta forse alla presenza del cuore e dell'arco aortico, e due
curve minori di compenso, concave a destra, nei segmenti cervicali e lombare.
Queste curvature vengono definite scoliosi fisiologiche, e derivano probabilmente
anche dall'atteggiamento posturale legato all'uso prevalente dell'arto superiore
destro.
Le dimensioni della colonna vertebrale sono crescenti dall'estremità superiore fino

20
alla base dell'osso sacro, dove si raggiunge la massima larghezza;
si fanno poi rapidamente decrescenti sino all'apice del coccige, dove si raggiunge il
minimo.
La colonna vertebrale presenta:
anteriormente i corpi delle vertebre con i dischi intervertebrali interposti.
posteriormente gli archi in cui sono riconoscibili:
lungo la linea mediana, i processi spinosi che costituiscono nell'insieme la
spina dorsale (o cresta vertebrale)
da ciascun lato, la profonda doccia vertebrale, delimitata medialmente dai
processi spinosi e lateralmente dai processi articolari e dai processi
trasversi dalle lamine vertebrali
le radici o peduncoli degli archi vertebrali tra cui sono intercalati i fori
intervertebrali, l'ampiezza dei quali è crescente dall'alto verso il basso.
La colonna vertebrale all'interno è percorsa assialmente dal canale vertebrale
(o speco vertebrale), formato dalla successione dei fori vertebrali; esso
accoglie il midollo spinale.
La colonna vertebrale costituisce l'impalcatura e il sostegno del corpo sia in fase
statica che dinamica. E' attraversata in tutta la sua lunghezza dal midollo spinale.
CONFORMAZIONE GENERALE DELLE
VERTEBRE LIBERE
Le vertebre, indipendentemente dal segmento cui appartengono, hanno
caratteristiche fisiologiche comuni; presentano inoltre caratteri specifici che
permettono di riconoscerle come appartenenti a uno dei segmenti della colonna.
Le vertebre sono ossa brevi, formate prevalentemente da tessuto osseo spugnoso
rivestito da un sottile strato di tessuto osseo compatto.
Nelle vertebre si riconoscono:
un corpo
un arco
che insieme delimitano il foro vertebrale.
Dall'arco originano:
i processi trasversi,
i processi articolari
i processi spinosi.
Ìl CORPO VERTEBRALE
Ha forma grosso modo cilindrica--> offre a considerare:
due facce intervertebrali
una superiore e una inferiore
lievemente incavate
che aderiscono ai dischi intervertebrali, fibrocartilaginei, i quali le collegano

21
saldamente ai corpi delle due vertebre contigue;
una circonferenza
convessa, ma che si fa pianeggiante od anche incavata posteriormente (a
doccia), dove il corpo della vertebra delimita il foro vertebrale.
L'ARCO
E' la parte postero-laterale della vertebra; in senso ventro-dorsale, è formato da:
peduncoli (o radici)
lamine.
Ì peduncoIi deII'arco (o radici)
due lamine appiattite in senso trasversale;
i loro margini superiore e inferiore sono incavati e formano le incisure
vertebrali superiore e inferiore;
dalla sovrapposizione delle incisure di due vertebre contigue si delinea il foro
intervertebrale, che da passaggio al nervo spinale corrispondente.
Le Iamine deII'arco vertebraIe
si presentano appiattite, più sviluppate in altezza che non in spessore
inclinate dall'alto verso il basso e dorsalmente;
la loro faccia interna delimita posteriormente il foro vertebrale,
la faccia esterna continua lateralmente nei processi trasversi e dorsalmente nel
processo spinoso;
le lamine di una vertebra si sovrappongono a quelle di una vertebra sottostante
come le tegole di un tetto.
Ì processi trasversi
sono due rilievi ossei, uno destro e l'altro sinistro, che si originano dall'unione
dei peduncoli con le lamine e si dirigono trasversalmente in fuori.
Ì processi articoIari
originano nel punto di giunzione tra peduncoli e lamine;
i processi articolari superiori, in numero di due, destro e sinistro, si dirigono
cranialmente e presentano, alla loro estremità, la faccetta articolare superiore
per l'articolazione con i processi articolari inferiori della vertebra soprastante;
i processi articolari inferiori, pure in numero di due, destro e sinistro, si
dirigono caudalmente e terminano alle estremità con le faccette articolari
inferiori per l'articolazione con le faccette articolari superiori della vertebra
sottostante;
tutte le faccette articolari sono rivestite da cartilagine ialina.

22
Ìl processo spinoso
origina dalla confluenza posteriore delle due lamine vertebrali e si porta indietro con
inclinazione diversa a seconda del segmento vertebrale considerato.
(CONFORMAZÌONE SPECÌFÌCA DEÌ SÌNGOLÌ SEGMENTÌ VERTEBRALÌ)
VERTEBRE CERVICALI
Sono di dimensioni relativamente piccole rispetto alle altre vertebre libere poiché
devono sopportare un minor calibro.
Ìl corpo
ha forma grosso modo quadrangolare, con il diametro trasversale nettamente
prevalente su quello antero-posteriore.
La faccia superiore
è concava in direzione trasversale
convessa in direzione antero-posteriore;
è delimitata su ciascun lato da una piccola cresta ossea, che è detta
apofisi semilunare (o processo uncinato).
La faccia inferiore
è convessa in senso trasversale
concava in senso antero-posteriore.
Ì peduncoIi
sono diretti indietro e in fuori
hanno le incisure vertebrali superiori più profonde di quelle inferiori.
Le Iamine vertebraIi
di forma rettangolare, larghe e sottili;
sono inclinate dall'alto in basso e dall'avanti verso l'indietro.
Ìl processo spinoso
è breve;
è quasi orizzontale
è solcato inferiormente a doccia
è bifido all'estremità.
Ìl foro vertebraIe
di forma triangolare, con base anteriore
è molto più ampio rispetto agli altri segmenti vertebrali.
Ì processi trasversi
sono perforati in senso verticale da un foro, chiamato foro trasversario, che è
deputato al passaggio dei vasi vertebrali;
ciascun processo trasverso termina con due tubercoIi:

23
uno anteriore: rappresenta il rudimento di una costa, per cui è detto anche
tubercolo costale
uno posteriore;
* Nella sesta vertebra cervicale, il tubercolo anteriore è particolarmente sviluppato ed
è detto tubercolo carotideo perché, palpabile alla base del collo, rappresenta il
punto di repere per l'arteria carotide comune".
Ì processi articoIari
superiori si sollevano dietro ai processi trasversi e terminano con le faccette
articolari superiori, le quali sono rivolte verso l'alto e un po' in addietro;
inferiori si staccano pure dietro ai processi trasversi e terminano con le faccette
articolari inferiori, le quali guardano in basso e un poco in avanti.
PRÌMA VERTEBRA CERVÌCALE
prende il nome di Atlante, perché così come il mitico personaggio Atlante sosteneva
il mondo, questa sostiene il cranio articolandosi con l'osso occipitale.
manca deI corpo che si è fuso con la seconda vertebra cervicale.
risulta costituita da:
l'arco anteriore
sostituisce il corpo
sulla sua faccia anteriore convessa, presenta una sporgenza detta
tubercolo anteriore, punto di inserzione di numerosi ligamenti,
sulla faccia posteriore concava, invece presenta, rivolta verso il foro
vertebrale, la fossetta per il dente dell'epistrofeo, rivestita di cartilagine
ialina.
l'arco posteriore
corrisponde all'arco vertebrale,
più ampio di quello anteriore,
è concavo
manca in addietro del processo spinoso, che è invece sostituito dal
tubercolo posteriore
le masse IateraIi
una per lato, sono interposte tra l'arco anteriore e l'arco posteriore.
al limite tra l'arco e le masse laterali è visibile il solco per l'arteria
vertebrale che accoglie i vasi vertebrali e il primo nervo spinale
rivolto verso l'alto, il processo articoIare superiore con la faccetta
articolare superiore per il condilo dell'osso occipitale;
rivolto verso il basso, il processo articoIare inferiore con la faccetta
articolare inferiore per il processo articolare superiore della ÌÌ vertebra
cervicale;
diretto lateralmente, il processo trasverso, che è perforato dal foro
trasversario.
La faccia mediale delle masse laterali presenta un riIievo che dà
inserzione a un legamento trasverso dell'atlante.

24
Ìl foro vertebraIe ha forma quadrangolare ed è delimitato dagli archi
anteriore e posteriore e dalle masse laterali; viene suddiviso dal
legamento trasverso dell'atlante in una porzione anteriore più piccola,
che accoglie il dente, e in una parte posteriore, più ampia, attraversata
dal midollo spinale
SECONDA VERTEBRA CERVÌCALE
denominata Epistrofeo (od Asse)
sulla estremità superiore del suo corpo, è impiantato un rilievo osseo di forma
grosso modo cilindrica, a punta conica, detto dente deII'epistrofeo (o
processo odontoide).
corrisponde, da un punto di vista filogenetico, al corpo dell'atlante che si è
fuso con il corpo dell'epistrofeo.
costituisce l'asse attorno a cui gira l'atlante nei movimenti di rotazione
della testa;
esso mostra infatti sulla sua faccia anteriore e su quella posteriore due
superfici convesse, rivestite da cartilagine ialina: sono rispettivamente:
faccetta articolare anteriore--> fossetta per il dente dell'epistrofeo
dell'arco anteriore dell'atlante
faccetta articolare posteriore--> legamento trasverso dell'atlante.
il processo spinoso è molto robusto
i processi trasversi sono poco sviluppati.
SESTA VERTEBRA CERVÌCALE
ha il tubercolo anteriore del suo processo trasverso che è voluminoso e molto
sporgente in avanti: è il tubercoIo carotico (deIIo Chassaignac), così
denominato perchè vi decorre subito al davanti l'arteria carotide comune, che
può venire anche compressa contro di esso in caso di necessità.
SETTÌMA VERTEBRA CERVÌCALE
processo spinoso molto lungo e non bifido all'estremità--> prende il nome di
vertebra prominente.
La radice anteriore del processo trasverso, talvolta si rende indipendente e si
sviluppa in modo da costituire una vera e propria costa cervicale.
Ìl foro trasversario è piccolo e da passaggio alle sole vene vertebrali.
VERTEBRE TORACICHE
hanno dimensioni maggiori rispetto alle vertebre cervicali
il loro volume aumenta in senso cranio caudale.

25
esse presento su ciascun lato, poco al davanti dell'impianto delle radici dell'arco
vertebrale, le superfici articolari per le teste delle coste, rivestite da
cartilagine ialina.
Ìl corpo
di forma cilindrica
presenta semi-faccette articolari, che completate dalle corrispondenti
semifaccette delle vertebre contigue servono ad articolarsi con le teste delle
coste.
* La testa della costa si pone tra i corpi vertebrali articolandosi con la faccetta
costale inferiore di una vertebra e con la faccetta costale superiore della
vertebra sottostante.
Ì peduncoIi
si distaccano dalla metà superiore del corpo
presentano un'incisura vertebrale inferiore molto accentuata.
Le Iamine vertebraIi
sono alte e strette
Ì processi trasversi
sono voluminosi e si dirigono lateralmente;
sulla faccia anteriore della loro estremità libera sono presenti faccette
costali trasversarie (faccette articolari) per l'articolazione con il tubercolo
della costa di numero corrispondente.
* ad eccezione di quelli della XI e della XII vertebra toracica
Ì processi articoIari
Ì processi articolari superiori
più sporgenti e più sviluppati di quelli inferiori,
sono verticali e diretti tutti frontalmente,
provvisti di faccette articolari piane rivestiti da cartilagine ialina
Ì processi articolari inferiori
diretti verso il basso,
si dipartono anch'essi al davanti dei processi trasversi;
presentano le faccette articolari inferiori, pianeggianti e verticali, che
guardano in avanti e medialmente.
Ìl processo spinoso
è molto lungo,
inclinato verso il basso
di forma prismatico triangolare.
Ìl foro vertebraIe
è circolare
poco ampio rispetto agli altri segmenti vertebrali.

26
PRÌMA VERTEBRA TORACÌCA
ricorda le vertebre cervicali per la forma del corpo e per la presenza, sulla faccia
superiore di questo, dei processi uncinati
visto che la testa della prima costa si articola esclusivamente con la prima vertebra
toracica, il suo corpo presenta una faccetta costale superiore più ampia e una
faccetta costale inferiore più piccola, per l'articolazione con la seconda costa.
ÌT --> faccetta costale completa e, al di sotto di questa, una semifaccetta
costale;
da T ÌÌ a T ÌX --> due semifaccette costali, l'una superiore e l'altra inferiore
T X--> sola semifaccetta costale posta in alto
T XÌ e T XÌÌ --> singola faccetta costale completa
ULTÌMA TRE VERTEBRE TORACÌCHE
si diversificano dalle soprastanti perché presentano un processo spinoso breve e
appiattito trasversalmente
Nella dodicesima vertebra
i processi articolari inferiori non sono disposti frontalmente, ma sono quasi sagittali,
come quelli delle vertebre lombari, con facce articolari convesse volte in avanti e
lateralmente.
Ì processi trasversi della undicesima e dodicesima vertebra manca la fossetta
costale trasversaria ma si osserva la presenza di tre tubercoIi, più o meno
sporgenti:
un tubercolo anteriore
due tubercoli posteriori situati sulla stessa linea longitudinale:
il superiore, per la sua linea rotondeggiante, viene detto processo
mammillare,
l'inferiore viene detto processo accessorio.
VERTEBRE LOMBARI
volume considerevole del corpo, che dalla Ì alla V vertebra lombare va aumentando
in senso trasversale,
Ìl corpo
ha un diametro trasversale maggiore di quello antero-posteriore,
ha una forma a cuneo
Ì peduncoIi
molto grossi,
si uniscono alla metà superiore del corpo
hanno incisure vertebrali inferiori molto più estese e profonde delle superiori.

27
Le Iamine vertebraIi
sono spesse e quadrilatere,
più estese in altezza che in larghezza
limitate lateralmente da una cresta, che unisce i processi articolari
Ì processi trasversi
Nelle vertebre lombari i processi trasversi sono sostituiti dai processi costiformi,
che si presentano come lamine appiattite dall'avanti all'indietro; essi sono rudimenti
di coste saldatisi alle vertebre lombari. Ìl residuo dell'antico processo trasverso
rimane tuttavia riconoscibile, sulla faccia posteriore di ciascun processo costiforme,
sotto forma di due piccoli rilievi, l'uno inferiore e l'altro superiore, che sono detti
rispettivamente processo accessorio e processo mammillare
Ì processi articoIari
i processi superiori
originano subito dietro al processo costiforme e si dirigono in alto;
hanno faccette articolari superiori a forma di segmento cilindrico cavo,
rivolto medialmente e indietro
i processi articolari inferiori
si portano verso il basso
hanno faccette articolari inferiori a forma di segmento cilindrico solido
rivolto lateralmente e in avanti
Ìl processo spinoso
è molto sviluppato
ha una forma quadrilatera,
diretto orizzontalmente indietro
presenta due facce laterali molto larghe.
Ìl foro vertebraIe
è triangolare,
stretto a base anteriore
Da quanto si è detto, risulta quindi che:
le vertebre cervicaIi sono distinguibili da tutte le altre vertebre libere perché
presentano i processi trasversi attraversati da fori trasversari;
le vertebre toraiche sono riconoscibili per la presenza, sui lati del loro corpo, delle
faccette o delle semifaccette costali;
le vertebre Iombari infine sono contraddistinte dall'assenza sia dei fori trasversari
che delle faccette o delle semifaccette costali.

1.6 GABBIA TORACICA


Lo scheletro del torace è formato dalla gabbia toracica costituita:
in dietro ÷ vertebre toraciche
lateralmente ÷ 12 coste
anteriormente ÷ sterno e cartilagini costali
Ha la forma di un tronco di cono appiattito in senso ventro-dorsale,
con la base inferiore ÷ l'apertura inferiore del torace delimitata da:
corpo di T1
1° costa
manubrio dello sterno
ha la forma di un cuore di carta da gioco
è inclinata ventralmente e in basso.
e un apice tronco superiore ÷ l'apertura superiore del torace delimitata
in dietro da T12 e dalla 12° costa
lateralmente dalla 11° costa e dall'arco costale
in avanti dall'angolo sternale e dal processo xifoideo dello sterno
La forma varia con gli atti respiratori:
inspirazione (soggetti brevilinei) ÷ diminuisce il diametro cranio-caudale e aumenta
quello dorso-ventrale
espirazione (soggetti longilinei) ÷ l'opposto!
Nella gabbia toracica sono contenuti i visceri e i vasi del torace ma anche in parte visceri
ella cavità addominale: la cupola diaframmatica infatti raggiunge con la sua convessità
una piano trasversale che corrisponde alla giunzione xifo-sternale.
Nella parte mediana della cavità toracica è contenuto un importante spazio connettivale, il
mediastino, che è delimitato lateralmente dalle logge pleuro-polmonari.
COSTE
Ossa piatte e allungate,
in numero di 12 paia, contribuiscono a delimitare la gabbia toracica
si articolano in dietro con la colonna vertebrale e in avanti con lo sterno ÷ *fanno
eccezione le ultime due coste che non si articolano.
L'articolazione con lo sterno avviene indirettamente ÷ per mezzo delle cartilagini
costali:
coste vere:
prime sette coste ÷ possiedono cartilagini costali proprie che si uniscono allo
sterno
coste false o asternali:
l'8°, la 9° e la 10° raggiungono lo sterno mediante la fusione delle cartilagini
costali tra loro e con quelle della 7° costa.
L'11° e la 12° costa sono definite fluttanti perchè non raggiungono lo sterno per
presentando alle loro estremità una cartilagine costale appuntita.

Devono essere considerate ossa piatte perchè sono costituite da una lamina
esterna di tessuto osseo compatto che riveste tessuto osseo spugnoso.
Hanno la forma di lunghi nastri ossei incurvati ad arco con concavità mediale in cui
si possono distinguere:
una testa
un collo
un corpo
La testa
è l'estremità posteriore ingrossata
presenta una faccia articolare divisa in due faccette dalla presenza di una cresta ossea
÷ le due faccette si articolano con le faccette del corpo di due vertebre contigue.
Ìl coIIo
è percorso superiormente da una cresta
tra il collo e il corpo è visibile il tubercolo costale, un rilievo tozzo rivolto posteriormente
sul quale è presente una faccia articolare per il processo trasverso della vertebra del livello
corrispondente alla costa.
Ìl corpo
è appiattito
presenta una faccia esterna convessa
una faccia interna concava
un margine superiore smusso
un margine inferiore affilato ÷ nella cui prossimità è presente il soIco costaIe in cui
decorrono i vasi e i nervi intercostali
L'estremità anteriore presenta una piccola depressione che accoglie la cartilagine
costale.
Le coste, portandosi dalla colonna allo sterno, decorrono prima in senso medio-laterale,
quindi a livello dell'angolo costale, piegano in avanti per proseguire antero-medialmente.
Dirigendosi in avanti eseguono una torsione per cui la faccia esterna è rivolata anche
verso l'alto.
Le coste aumentano in lunghezza dalla prima all'ottava e diminuiscono dalla nona alla
dodicesima.
LA PRIMA COSTA
breve e presenta una:
faccia superiore ÷ tubercolo del muscolo scaleno anteriore che separa due
solchi:
il posteriore ÷ arteria succlavia (più pronunciato)
l'anteriore ÷ vena succlavia
anteriormente al tubercolo costale è visibile il tubercolo del muscolo
DENTATO anteriore.
faccia inferiore
un margine laterale
un margine mediale
la testa si articola soltanto con la prima vertebra toracica
il tubercolo costale è molto sviluppato

il corpo è privo del solco costale


LA SECONDA COSTA
più lunga della precedente
ha un orientamento simile
nella parte posteriore è presente la tuberosità del muscolo DENTATO anteriore
L'UNDICESIMA COSTA e LA DODICESIMA COSTA
piuttosto brevi
hanno una testa con una faccetta articolare che si articola con il corpo
dell'undicesima e della dodicesima vertebra toracica rispettivamente
non presentano tubercolo
non hanno l'angolo costale.
CARTILAGINI COSTALI
Hanno una forma simile alle coste a cui fanno seguito.
Ìl corpo è appiattito e presenta:
una faccia esterna
una faccia interna
un margine superiore
un margine inferiore
Delle due estremità:
quella laterale è connessa all'estremità anteriore della costa da una sincondrosi
quella mediale è articolata con lo sterno mediante artrodie
* fa eccezione la prima cartilagine costale che è connessa allo sterno mediante una
sincondrosi.
Le estremità mediali dell'8°, della 9° e 10° cartilagine costale sono connesse
indirettamente allo sterno in quanto si uniscono con la cartilagine soprastante
mediante tratti fibrosi.
Nell'11° e nella 12° costa le cartilagini costali terminano libere e appuntite.
STERNO
Lo sterno è un osso piatto, impari e mediano
Posto nella faccia ventrale della gabbia toracica
E' costituito da tre porzioni che, in senso cranio caudale sono:
il manubrio
il corpo
il processo xifoideo
uniti da cartilagine ialina o saldate da tessuto osseo
Nell'insieme lo sterno è convesso in avanti e concavo dorsalmente;
Ìl suo maggior asse è diretto in basso e ventralmente

Ìl manubrio
è la porzione più larga dell'osso;
sul suo contorno superiore presenta l'incisura gigulare e,
lateralmente a questa le due incisure clavicolari rivestite da cartilagine ialina per
l'articolazione con le clavicole.
inferiormente alle incisure clavicolari sono visibili le incisure costali per
l'articolazione della prima costa;
sempre sui margini laterali, all'unione tra il manubrio e il corpo dello sterno, sono
presenti le incisure costali, per l'articolazione con la seconda cartilagine costale.
La saldatura del manubrio al corpo dello sterno forma un rilievo trasversale, sporgente
anteriormente, l'angolo sternale, un utile punto di repere per il conteggio delle coste
(corrisponde alla seconda costa).
Ìl corpo
ha una superficie ventrale rugosa per inserzioni muscolari
presenta alcuni riIievi trasversaIi corrispondenti alle saldature dei vari abbozzi
dell'osso
la superficie dorsale è piuttosto Iiscia
mentre i margini presentano le incisure costali per le cartilagini costali dalla terza
alla settima.
Ìl processo xifoideo
è articolato o fuso con l'estremità caudale del corpo,
può essere:
appuntito
bifido
perforato
in qualche caso può mancare

1.7 OSSA DELL'ARTO SUPERIORE


L'arto superiore può essere suddiviso in quattro segmenti che, in senso prossimo distale
sono:
la spalla,
il braccio,
l'avambraccio
la mano.
La spalla è connessa al torace e il suo scheletro costituisce il cingolo scapolare;
distalmente è articolata con il braccio che, insieme all'avambraccio e alla mano, costituisce
la parte libera dell'arto superiore.
Lo scheletro della spaIIa è formato:
dalla clavicola anteriormente
dalla scapola posteriormente.
Lo scheletro del braccio è costituito:
dall'omero
Lo scheletro dell'avambraccio da:
il radio lateralmente
l'ulna medialmente.
Lo scheletro della mano è costituito da ventisette ossa riunite nel:
carpo
metacarpo
falangi.
CINGOLO SCAPOLARE
Ìl cingolo scapolare è costituito, per ciascun lato:
anteriormente dalla clavicola
posteriormente, dalla scapola;
convergono tra loro IateraImente dove si articolano l'una con l'altra;
divergono mediaImente dove la clavicola si articola con lo sterno.
CLAVICOLA
Osso pari e simmetrico
allungato e incurvato a S:
curva mediale a convessità anteriore
curva laterale a convessità posteriore.
E' posto orizzontalmente, tra il manubrio dello sterno e l'acromion della scapola ÷
forma anteriormente lo scheletro della spalla.
Presenta:
un corpo
un'estremità mediale ÷ estremità sternale

un'estremità laterale ÷ estremità acromiale.


IL CORPO
nella sua metà mediale ÷ è convesso anteriormente ÷ froma prismatico-
triangoIare
nella sua metà laterale ÷ è convesso posteriormente ÷ molto appiattita dall'alto
verso il basso.
La clavicola presenta
una facia superiore
una faccia inferiore
un margine anteriore
un margine posteriore.
La faccia superiore
lateralmente è rugosa per l'inserzione dei muscoli deltoide e trapezio.
La faccia inferiore
Nella faccia inferiore è visibile:
centralmente ÷ il soIco per il m. succIavio
medialmente ÷ l'impronta deI Iegamento costo-cIavicoIare
lateralmente ÷ la tuberosità del Iegamento coraco-cIavicoIare costituita da:
linea trapezoidea
tubercolo conoide
Ì margini anteriore e posteriore
sottiIi lateralmente
arrotondati medialmente.
quello anteriore è concavo nel suo terzo laterale e convesso nei due terzi mediali;
quello posteriore invece è convesso nel suo terzo laterale e concavo nei due terzi
mediali.
L'ESTREMITA' MEDIALE o sternaIe
Termina con una faccia articolare sternale a forma di triangolo con base superiore, per
l'articolazione con il manubrio dello sterno.
Sulla faccia postero-inferiore di tale estremità si inserisce il muscolo sterno-joideo.
L'ESTREMITA' LATERALE o acromiaIe
Presenta la faccia articolare acromiale appiattita e rivolta posteriormente ÷ si articola
con l'acromion della scapola
SCAPOLA (o omoplata)
E' un osso piatto, pari e simmetrico,

di forma triangoIare (ad apice inferiore) ad asse maggiore verticale


posto sulla faccia dorsale del torace tra la 3° e la 7° costa. 3 ÷ 7
Costituisce posteriormente lo scheletro della spalla.
Presenta:
una faccia anteriore o costale
una faccia posteriore o dorsale
tre margini,
superiore,
mediale,
laterale,
tre angoIi,
mediale,
laterale
inferiore.
La faccia anteriore o costaIe
è incavata ÷ forma la fossa sotto scapoIare ÷ su creste rugose dirette
obliquamente in fuori e in alto, prende inserzione il muscoIo omonimo.
Queste linee non si riscontrano nel 1/4 superiore dove la superficie è liscia.
La fossa sottoscapolare è delimitata lateralmente da un rilievo longitudinale che
decorre parallelo al margine laterale della scapola: è la cresta paramarginale
anteriore.
La faccia posteriore o dorsaIe
E' divisa da un rilievo trasversale, chiamato spina della scapola, in:
una fossa sopra-spinata ÷ da cui origina il muscolo sopraspinato
una fossa sottospinata, più ampia ÷ dove origina il muscolo sottospinato.
E' delimitata lateralmente dalla cresta paramarginale posteriore, che decorre
parallela al margine laterale della scapola.
SPINA DELLA SCAPOLA
Robusto e voluminoso rilievo trasversale; si solleva dalla faccia posteriore della scapola.
Si stacca quasi ad angolo retto dalla faccia posteriore, presso il margine mediale ÷ si
porta grosso modo orizzontalmente indietro e lateralmente, divenendo via via più
sporgente fino ad assumere nettamente una forma triangolare con base laterale ÷
termina con un margine spesso è rugoso.
* Aumenta in altezza fino all'angoIo acromiaIe dove cambia direzione e si porta in vanati
per terminare nell'acromion.
Presenta:
una faccia superiore ÷ rivolta verso la fossa sopraspinata
una faccia inferiore ÷ guarda la fossa sottospinata;
mostra due margini liberi:
quello IateraIe è breve, concavo e liscio
quello posteriore è lungo, spesso e rugoso, con:
un labbro superiore ÷ per l'inserzione del muscolo trapezio
un labbro inferiore ÷ per l'inserzione del muscolo deltoide.

Si prolunga lateralmente con un voluminoso processo: l'ACROMION


sorge nel punto di incontro del margine laterale con il margine posteriore della
spina;
si dirige dapprima di lato e poi in avanti.
termina con un apice, rivolto più medialmente, sul cui contorno anteriore vi è la
faccia articoIare cIavicoIare ÷ superficie ovale rivestita di cartilagine ialina per
l'articolazione con la clavicola
Ìl margine superiore
Presenta lateralmente, l'incisura deIIa scapoIa che, trasformata in foro dal
legamento trasverso superiore della scapola, da passaggio al nervo sopra-
scapolare.
Lateralmente all'incisura ha origine il processo coracoideo:
un robusto processo osseo
si dirige prima in avanti e poi lateralmente
dà inserzione ai muscoli:
piccolo pettorale,
coracobrachiale
capo breve del bicipite brachiale.
Ìl margine mediaIe o margine vertebraIe
appiattito
parallelo alla colonna vertebrale
a livello dell'origine della spina della scapola forma una angolo ottuso.
E' il più lungo dei margini.
Ìl margine IateraIe o margine asceIIare
è arrotondato
obliquo dall'alto verso il basso e medialmente.
Ìn alto termina con il tubercoIo infra-gIenoideo (superficie triangolare rugosa) che
dà origine al capo lungo del muscolo tricipite brachiale.
L'angoIo mediaIe
è appuntito (è un angolo pressoché retto)
dà origine al muscolo elevatore della scapola.
E' formato dall'incontro del margine mediale con il margine superiore.
L'angoIo IateraIe
corrispondente all'incontro del margine laterale con il margine superiore,
è occupato da una grossa sporgenza sulla quale è scavata la cavità gIenoidea,
cavità poco profonda di forma ovalare rivestita di cartilagine, per l'articolazione con
la testa dell'omero.
La cavità glenoidea è separata dal corpo della scapola mediante una porzione

ristretta, detta coIIo deIIa scapoIa


L'angoIo inferiore
è un angolo acuto,
arrotondato, smusso
si trova all'altezza della 7° costa.
E' formato dall'incontro del margine mediale con il margine laterale.

37
1.8 OMERO
L'omero è un osso lungo che costituisce la parte scheletrica del braccio;
Mostra una certa torsione sul suo asse maggiore.
Presenta un corpo detto diafisi e due epifisi, un'epifisi prossimale e un'epifisi distale.
DIAFISI
La diafisi si presenta di forma ciIindrica nella metà superiore mentre diventa più
nettamente prismatico triangoIare nella metà inferiore; (classicamente però si dice
che la diafisi ha forma prismatico triangolare); distinguo pertanto tre facce e tre
margini:
La faccia antero-IateraIe
deriva dalla grande tuberosità, detta anche tubercolo maggiore; questa faccia
prospetta più lateralmente in alto mentre nella metà inferiore guarda più in
avanti.
All'incirca all'altezza del terzo medio presenta un grosso rilievo, una grossa
rugosità che prende il nome di tuberosità deltoidea, avente spesso la forma di
una V, che offre inserzione al muscolo deltoide.
La faccia antero-mediaIe
Verso il basso si restringe, diviene più ridotta, tanto da considerarla la continuazione
del solco bicipitale.
Ìl solco bicipitale è un ampio solco che originandosi a livello dell'epifisi prossimale
prosegue verso il basso nella diafisi omerale fino a terminare, a fondersi con la
faccia antero-mediale; tale solco è limitato da due labbri:
il labbro mediale o cresta del tubercolo minore
il labbro laterale o cresta del tubercolo maggiore.
Sia il solco che il suo labbro mediale si esauriscono sulla faccia antero-mediale.
All'incirca all'altezza del terzo medio nella faccia antero-mediale osservo delle
piccoIe rugosità che rappresentano il punto di inserzione del muscolo
coraco-brachiale.
Subito al di sotto dell'inserzione del muscolo coraco-brachiale trovo il foro
nutritizio principaIe.
La faccia posteriore
Risulta più ampia nella metà inferiore; presenta un solco che dalla sua zona di
origine subito al di sotto dell'epifisi prossimale si porta dall'alto verso il basso in
senso medio-laterale per terminare in basso all'altezza del margine laterale della
diafisi; tale solco prende il nome di solco del nervo radiale e vi decorrono:
il nervo radiale
l'arteria brachiale profonda.
Questo solco delimita poi sulla faccia posteriore della diafisi due aree:
una che rimane supero-lateralmente

38
una che resta infero-medialmente;
tali regioni offrono inserzione a due dei tre capi del muscolo tricipite del braccio:
il capo mediale
il capo laterale.
Ìl terzo capo del tricipite si chiama capo lungo e origina dalla tuberosità sotto-
glenoidea della scapola.
Sempre su questa faccia posteriore osservo il foro nutritizio accessorio.
Ìl margine anteriore
Più evidente a livello del terzo medio della diafisi, dove rimane subito
lateralmente alla tuberosutà deltodidea, origina in alto dalla cresta del
tubercolo maggiore (o labbro laterale del solco bicipitale)
Per proseguire poi in basso dove, in corrispondenza dell'epifisi distale, si
divide, si biforca, andando a delimitare una fossetta chiamata fossetta
coronoidea.
Ìl margine laterale
Ìnvece origina in alto dal tubercolo maggiore o grande tuberosità per portarsi
poi in basso dove va a terminare a livello dell'epifisi distale in corrispondenza
di quella piccola sporgenza laterale che prende il nome di epicondiIo.
Nel primo tratto questo margine è più smusso; si fa più acuto a livello della
metà inferiore della diafisi dell'omero.
Ìl margine mediale
Ìnfine origina in alto subito al di sotto del collo dell'omero; nella metà superiore
è più smusso e arrotondato mentre si fa più evidente, più acuto e tagliente
nella metà inferiore; va a terminare in corrispondenza dell'epitrocIea.
EPIFISI PROSSIMALE
L'epifisi prossimale presenta la TESTA
superficie articolare per l'articolazione scapolo-omerale;
la testa dell'omero guarda in alto in dietro e medialmente;
appare liscia essendo rivestita da cartilagine articolare;
ha la forma di un segmento di sfera (1/3 di sfera).
è più sviluppata sul piano frontale che su quello sagittale.
La testa dell'omero rappresenta la superficie articolare per la cavità glenoidea
della scapola; queste due superfici non sono concordanti; la tesa dell'omero è
bene tre volte più ampia della cavità scapolare; per ovviare a tale differenza
sul contorno della cavità glenoidea è presente un cercine, un labbro fibro-
catilagineo che amplia la cavità rendendo le due superfici articolari più
concordanti;
La testa dell'omero è delimitata da un contorno anulare che prende il nome di

39
collo anatomico.
Subito al di sotto del collo anatomico sono presenti due grossi rilievi:
Fra questi due grossi rilievi origina il soIco bicipitaIe destinato a perdersi in
basso sulla faccia antero-mediale; in questo solco decorre il tendine del capo
lungo del bicipite.
Ìl tubercoIo maggiore
Situato più lateralmente e posteriormente prende il nome di grande
tuberosità o tubercolo maggiore.
E' tempestato di piccoIi fori necessari per il passaggio di vasi; presenta
poi tre faccette o fossette, punto di inserzione per tre muscoli: (dall'alto
verso il basso)
il sopra spinato (fossetta superiore)
il sotto spinato (fossetta media)
il piccolo rotondo (fossetta inferiore). Tav 425
Dalla grande tuberosità origina una cresta cresta del tubercolo maggiore o
labbro laterale del solco bicipitale, che, portatasi in basso, si continua con
il margine anteriore della diafisi omerale.
Sulla cresta del tubercolo maggiore va a terminare un ampio muscolo che
appartiene al gruppo dei toraco appendicolari: il grande pettorale
Ìl tubercoIo minore
Situato un pochino più avanti e più medialmente è la piccola tuberosità o
tubercolo minore.
Offre inserzione solo al muscolo sotto scapolare.
Dal tubercolo minore o piccola tuberostà origina un'altra cresta: la cresta
del tubercolo minore o labbro mediale del solco bicipitale.
Sulla cresta del tubercolo minore si inseriscono altri due grandi muscoli: il
grande rotondo e il grande dorsale (quest'ultimo è uno spino
appendicolare, appartiene ad un altro gruppo di muscoli).
Subito al di sotto dei due tubercoli è presente il collo chirurgico.
EPIFISI DISTALE
L'epifisi distale risulta appiattita in senso antero-posteriore e offre a considerare due
superfici articolari per le due ossa dell'avambraccio.
Lateralmente osserviamo il condilo (o capitello?) una porzione convessa, un
segmento di sfera che rappresenta la superficie articolare per la testa del
radio; in particolare per la fossetta presente sulla superficie superiore della
testa del radio.
Più medialmente osserviamo un'altra superficie articolare a forma di puleggia
che prende il nome di troclea: questa presenta una gola centrale e sui lati
due creste ad andamento sagittale della quali quella disposta medialmente è
più sporgente e più pronunciata. La troclea rappresenta la superficie articolare
per l'epifisi prossimale dell'ulna in particolare si articola con l'incisura
semilunare di questa.

40
Tra il condilo e la troclea è presente un solco ad andamento sagittale. Queste due
superfici sono entrambe rivestite da cartilagine articolare.
Al di sopra del condilo è presente una piccola fossetta che prende il nome di
fossetta radiale questo perchè nel momento della flessione, soprattutto nel
momento della massima flessione, tale fossetta accoglie una parte della
circonferenza anulare della testa del radio.
Subito medialmente rispetto alla fossetta radiale osservo una fossetta più
pronunciata, al di sopra della troclea, che prende il nome di fossetta
coronoidea perchè nel momento della massima flessione dell'avambraccio
sul braccio accoglie il processo coronoideo dell'ulna (quello che limita
inferiormente l'incisura semilunare).
La faccia posteriore dell'epifisi distale è caratterizzata dalla presenza di una
fossa, che si trova subito al di sopra soprattutto della troclea, chiamata fossa
olecranica perchè nel momento di massima estensione dell'avambraccio sul
braccio accoglie il processo olecranico (o olecrano) dell'ulna.
Ìnfine osserviamo sui lati dell'epifisi distale due processi che non sono articolari, (per
cui non sono rivestiti da cartilagine articolare), ma offrono inserzione a tendini e
legamenti che sono:
supero-medialmente l'epitrocIea
supero-lateralmente l'epicondiIo (meno sporgente).
Tra l'epitroclea e la troclea sulla faccia posteriore dell'epifisi distale è presente un
solco dove decorre il nervo ulnare; a questo livello il nervo ulnare si fa
superficiale, sottocutaneo.

41
1.9 SCHELETRO DELL'AVAMBRACCIO
Nella situazione anatomica (arto superiore appoggiato vicino al tronco, con il palmo
della mano in supinazione) abbiamo che il radio è situato lateralmente mentre l'ulna
è posta più medialmente.
Nella situazione di pronazione, il radio (che delle due ossa è quello più mobile)
incrocia ad X anteriormente l'ulna.
Le due ossa dell'avambraccio si articolano:
prossimalmente con l'omero; in particolare l'articolazione principale è quella
che si effettua tra l'epifisi prossimale dell'ulna e la troclea dell'omero; tale
articolazione determina maggiormente il movimento di flesso-estensione;
(nell'ulna l'epifisi prossimale risulta più rappresentata rispetto all'epifisi distale)
distalmente il radio e l'ulna si articolano con il carpo: articolazione radio carpica
che si effettua principalmente tra l'epifisi distale del radio e la fila prossimale
del carpo. Proprio per questa ragione nel radio la parte più rappresentata è
l'epifisi distale.
doppia articolazione tra il radio e l'ulna: una che avviene a livello prossimale e
una che avviene a livello distale.
L'ulna è un osso lievemente più lungo rispetto al radio, si porta più in alto rispetto a
questo per partecipare più attivamente all'articolazione con l'omero; risulta quindi
circa 2 cm più lunga del radio; a livello distale invece il radio di spinge per pochi
millimetri più in basso rispetto all'ulna.
Per completare l'osservazione dello scheletro dell'avambraccio dobbiamo ricordare
che, tra le due ossa che lo costituiscono, rimane uno spazio a contorno ellittico, lo
spazio inter-osseo, che nel vivente, nel fresco, viene chiuso da una membrana
firbosa detta appunto membrana inter-ossea.
IL RADIO
E' un osso lungo quindi è caratterizzato da una diafisi o corpo e due epifisi: una
prossimale e una distale (la quale abbiamo già osservato è più rappresentata).
DIAFISI
Ìl radio a livello della sua diafisi presenta due curve:
una curva mediaIe più rappresentata
più in basso una curva anteriore meno rappresentata.
Ìn questa diafisi, che per comodità didattica si può dire di forma prismatico
triangolare, possiamo distinguere tre facce:
La faccia anteriore
Ìnizia subito al di sotto di questa tuberosità molto evidente, situata antero-
medialmente, che è la tuberosità del radio.

42
Presenta una depressione allunata in senso longitudinale a livello della quale
si va ad inserire il muscolo flessore lungo del pollice:
Più in basso invece, dove è presente un'altra depressione meno evidente si
va a inserire il muscolo pronatore quadrato.
La faccia anteriore presenta il foro nutritizio.
La faccia posteriore
Si presenta lievemente incavata, con una lieve depressione allungata in
senso longitudinale a livello della quale vanno ad inserirsi dei muscoli
dell'avambraccio:
più in alto il muscolo abduttore lungo del pollice
più in basso il muscolo estensore breve del pollice.
La faccia IateraIe
E' una faccia convessa a livello della quale in alto due facce si uniscono: quella
posteriore e quella laterale sono praticamente una la continuazione dell'altra;
(in alto non c'è un vero e proprio margine posteriore, quindi le due facce nel
terzo superiore sono tutte e due convesse).
La diafisi a livello del terzo superiore appare molto più cilindrica.
La faccia laterale appare convessa:
in alto offre inserzione al muscolo supinatore
all'incirca all'altezza del terzo medio presenta una tuberosità, una lieve
rugosità, a livello della quale va a inserirsi il muscolo pronatore rotondo.
Ìl margine mediale
è il più evidente e acuto, prende il nome di cresta inter-ossea perchè su questo
margine va ad inserirsi la membrana inter-ossea.
Ìl margine anteriore
origina proprio al di sotto della tuberosità del radio; alla sua origine è un pochino più
evidente, un pochino più rilevato, e poi tende a farsi molto arrotondato, molto
smusso.
Ìl margine posteriore
si fa evidente soprattutto nel terzo inferiore della diafisi.
EPIFISI PROSSIMALE
L'epifisi prossimale ha la forma grosso modo di un cilindro ed è costituita dalla
testa o capitello a cui fa seguito inferiormente una porzione più ristretta, della
lunghezza di 1 o 2 cm, che prende il nome di collo.
Ìl collo poi termina, antero-medialmente, con la tuberosità del radio sulla quale
va ad inserirsi il tendine del bicipite brachiale.
La testa o capitello presenta superiormente una lieve fossa, che prende il nome
di fossa della testa: questa superficie infossata è rivestita da cartilagine
articolare (è quella infatti che va ad articolarsi con il condilo dell'omero).

43
La cartilagine articolare prosegue anche sulla circonferenza della testa
andando a costituire quella che si chiama circonferenza articolare; questa
circonferenza articolare è molto più sviluppata medialmente, è più alta in
quella parte che va ad articolarsi con l'ulna nell'articolazione radio ulnare
prossimale.
Ìl coIIo dell'epifisi prossimale termina in basso all'altezza della tuberosità del
radio.
EPIFISI DISTALE
L'epifisi distale del radio, ha una forma di piramide triangoIare a base inferiore; le
facce che presenta sono diverse rispetto a quelle della diafisi; abbiamo infatti:
una faccia anteriore che prosegue quella della diafisi; risulta lievemente
incavata perchè a questo livello si inserisce il muscolo pronatore quadrato.
una faccia posteriore che rappresenta la continuazione in basso sia della
faccia laterale che della faccia posteriore.
su questa superficie osserviamo innanzitutto un tubercolo allungato che
prende il nome di tubercolo longitudinale;
nell'insieme questa faccia appare convessa e su di essa posso osservare
dei soIchi, allungati longitudinalmente, trasformati in canali grazie alla
presenza di membrane fibrose, a livello delle quali passano i tendini dei
muscoli estensori in particolare:
più lateralmente abbiamo il solco per il muscolo estensore radiale Iungo e
breve del carpo,
Se ci spostiamo più medialmente abbiamo altri due solchi:
uno meno rappresentato dove passa il tendine per il muscolo estensore
lungo del pollice
quello più profondo situato più medialmente: il solco per il muscolo
estensore comune della dita.
Postero lateralmente l'epifisi distale del radio si prolunga in un processo
che prende il nome di processo stiIoideo deI radio (sono processi
sotto cutanei).
nell'epifisi distale compare una faccia mediaIe.
Questa faccia mediale deriva dal margine mediale, dalla cresta inter-ossea.
Ìl margine mediale in basso si divide, si sdoppia, in due creste, in due labbri,
che delimitano la faccia mediale.
Questa faccia mediale è l'incisura uInare è rivestita da cartilagine articolare e
rappresenta la superficie articolare per l'epifisi distale dell'ulna.
La base di questa piramide triangolare dell'epifisi distale rappresenta la
superficie articolare per la fila prossimale del carpo in particolare per due
ossa:
più lateralmente lo scafoide

44
più medialmente il semilunare.
Questa superficie articolare ha una forma triangolare con l'apice rivolto
lateralmente. Presenta all'incirca al centro una cresta, allungata in senso
sagittale, antero-posteriore che suddivide questa superficie articolare in due
parti:
una parte più laterale che mantiene questa forma triangolare che è la
parte che va ad articolarsi con lo scafoide,
mentre più medialmente rimane questa superficie di forma quadrangolare
che è quella parte che va ad articolarsi con il semilunare.
La cartilagine articolare prosegue medialmente va a rivestire l'incisura ulnare;
questa cartilagine articolare prosegue per andare a rivestire sulla faccia
mediale dell'epifisi distale l'incisura ulnare.
L'ULNA
L'ulna è l'osso dell'avambraccio situato medialmente nella situazione anatomica;
è un osso lungo, più rappresentato a livello dell'epifisi prossimale, presenta poi una
diafisi e un epifisi distale.
DIAFISI
La diafisi ha una forma prismatico triangolare sebbene nel terzo inferiore diventi un
pochino più cilindrica.
Nella diafisi possiamo quindi distinguere:
una faccia anteriore
una faccia posteriore
una faccia mediale
un margine anteriore
un margine posteriore
un margine laterale ÷ il più interessante perchè è quello più evidente, più
acuto e rappresenta la cresta inter-ossea.
La faccia anteriore
soprattutto a livello del terzo-medio, si presenta lievemente incavata a doccia
longitudinale perchè offre inserzione al muscolo flessore profondo delle dita;
anche lei inizia al di sotto di una tuberosità posta al confine tra l'epifisi
prossimale e la diafisi, la tuberosità dell'ulna sulla quale va a terminare il
tendine del muscolo brachiale.
Ìn basso questa faccia anteriore si fa di nuovo lievemente convessa e offre
inserzione al muscolo pronatore quadrato.
La faccia posteriore
più in alto presenta un solco per l'inserzione del muscolo abduttore lungo del

45
pollice; più in basso invece è presente una cresta delimitante due zone sulle
quali vanno ad inserirsi:
più lateralmente il muscolo estensore lungo del pollice
più medialmente l'estensore dell'indice.
Subito al di sotto dell'olecrano su questo margine un po' rilevato che è il margine
posteriore si va a inserire il muscolo anconeo.
La faccia mediaIe
presenta un solco, una doccia piuttosto allungata, dove va a inserirsi il muscolo
profondo delle dita.
EPIFISI PROSSIMALE
L'epifisi prossimale dell'ulna è la parte più sviluppata dell'osso, è una parte costituita
essenzialmente da due processi:
uno che prosegue in alto l'andamento della diafisi e prende il nome di
processo oleocranico o semplicemente olecrano; la parte che poi prosegue
un po' appuntita verso l'avanti è chiamata in genere becco dell'olecrano, è
quella parte che va a terminare, nel momento di massima estensione
dell'avambraccio sul braccio, nella fossa olecranica presente nella faccia
posteriore dell'epifisi distale dell'omero.
l'altro processo che invece si stacca ortogonalmente portandosi verso l'avanti
è il processo coronoideo.
Nel PROCESSO OLEOCRANICO distinguiamo:
La faccia anteriore liscia perchè superficie articolare; questa faccia
anteriore insieme alla faccia posteriore del processo coronoideo delimita
un'incisura articolare che guarda in alto e un po' lateralmente, che per la sua
forma prende il nome di incisura semilunare o sigmoidea (nel movimento di
flesso estensione dell'avambraccio sul braccio, va ad articolarsi con la gola
della troclea dell'omero, determinando l'articolazione trocleare o ginglimo
angolare; è una diartrosi).
La faccia posteriore dell'olecrano invece è molto rugosa, c'è proprio
un'area di forma grosso modo triangolare che riceve l'inserzione del tendine
del tricipite brachiale.
L'olecrano è separato dal processo coronoideo da un piccoIo restringimento.
Ìl PROCESSO CORONOIDEO ha la forma di una piramide quadrangolare
terminante in avanti con un apice, una sorta di becco anche in questo caso;
quest'apice del processo coronoideo nel momento di massima flessione
dell'avambraccio sul braccio va a terminare a livello di quella fossetta presente
subito al di sopra della troclea che viene detta coronoidea.
Data la sua forma presenta:
una faccia superiore liscia perchè superficie articolare (completa l'incisura
semilunare dell'epifisi prossimale dell'ulna)

46
una faccia antero-inferiore che risulta rugosa e si prolunga in basso nella
tuberosità dell'ulna dove si va a inserire il tendine del muscolo brachiale.
una faccia mediaIe piccola e rugosa
una faccia IateraIe piccola ma interessante perchè presenta una piccola
superficie articolare rivestita di cartilagine articolare che prende il nome di
incisura radiale (non è altro che la prosecuzione verso l'alto della cresta
inter-ossea); su questa incisura ruota la testa del radio, in particolare la
circonferenza articolare (c'è un ansa fibrosa, una sorta di anello di natura
fibrocartilaginea, che medialmente va a inserirsi sul labbro anteriore e sul
labbro posteriore di questa incisura; quest'ansa prende il nome di legamento
anulare del radio).
L'olecrano è separato dal processo coronoideo dalla presenza di un piccolo
restringimento, proprio all'altezza di questa restringimento è presente sulla
superficie dell'incisura semilunare una cresta trasversaIe a livello della quale il
rivestimento articolare si interrompe.
EPIFISI DISTALE
L'epifisi distale dell'ulna, poco rappresentata, è una parte piuttosto arrotondata
che prende il nome di testa o capitello;
Ìnferiormente è rivestita da cartilagine articolare;
postero-medialmente presenta un piccolo processo appuntito: il processo
stiloideo dell'ulna.
Tra il processo stiloideo e questa superficie convessa della testa dell'ulna è
presente un solco sul quale si va ad inserire il Iegamento triangoIare che è
quel disco fibrocartilagineo che completa l'articolazione radio-ulnare distale.

1.10 OSSO IOIDE


E' un osso impari e mediano, non articolato con le altre ossa del cranio.
E' situato nel collo, a livello della IV vertebra cervicale, sotto la mandibola e
sopra della laringe.
E' molto mobile perché sede di inserzione di numerosi muscoli, tra cui i muscoli
sopra- e sotto ioidei; inoltre da inserzione allo scheletro fibroso e ai muscoli della
lingua.
E' congiunto tramite legamenti e muscoli:
mandibola
scheletro della laringe (cartilagine tiroidea)
osso temporale
sterno
estremità sternale della clavicola
scapola.
Ha la forma di un ferro di cavallo con concavità posteriore;
in esso si possono distinguere:
un corpo
quattro appendici:
le corna maggiori (o grandi corna)
le corna minori (o piccoIe corna)
Ìl corpo presenta due facce:
anteriore
posteriore
e due margini:
superiore
inferiore
La faccia anteriore è convessa è da inserzione a:
m. milojoideo
m. stilojoideo
La faccia posteriore è concava ed è in rapporto con la membrana
tiroidea.
Ìl margine superiore è sottile è da inserzione alla membrana ioglossa.
Ìl margine inferiore è anch'esso sottile e da inserzione a:
m. tirojoidei
Le grandi corna

sono connesse al corpo per sincondrosi


sono due prolungamenti laterali dell'osso ioide, arcuati con concavità mediale,
che si dirigono in alto e in dietro.
si vanno assottigliando verso la loro estremità libera, sulla quale si trova un
piccolo rigonfiamento e danno attacco al:
muscolo ioglosso
muscolo costrittore medio della faringe.
muscolo tiroideo
membrana tiroidea
Le piccoIe corna
si distaccano dal punto di unione del corpo con le grandi corna.
dirette in alto e lateralmente
danno attacco al legamento stiloioideo che in alto si origina dal processo
stiloideo dell'osso temporale.

1.11 MANDIBOLA
E' un osso impari e mediano che forma la parte inferiore dello scheletro della
faccia.
E' unita all'osso temporale mediante l'articolazione temporo-mandibolare (unica
diartrosi del cranio).
E' costituita da:
una parte media, orizzontale, a forma di ferro di cavallo a convessità anteriore,
detta corpo
due parti laterali, quasi verticali, unite alla parte posteriore del corpo noti come
rami della mandibola o branche montanti.
*Costituita da due metà simmetriche le quali si articolano durante il periodo fetale
tramite una sinfisi; a sviluppo completo (1°-2° anno) la sinfisi diviene sinostosi.
CORPO
ha la forma di un ferro di cavallo con la concavità posteriore; è una robusta lamina
ossea inarcata con una faccia esterna e una faccia interna, un margine inferiore o
base e uno superiore; quest'ultimo costituisce il processo alveolare.
La faccia esterna o antero IateraIe
convessa
presenta: la sinfisi del mento sulla linea mediana, traccia del saldamento delle
due metà da cui l'osso si sviluppa,
la quale termina in basso con un rilievo, detto eminenza mentoniera (o
protuberanza mentale);
in corrispondenza dei 2 angoli inferiori di questa protuberanza osservo due piccoli
rilievi: i tubercoli mentali;
da ogni tubercolo mentale ha origine una linea obliqua esterna terminante sul
margine anteriore del ramo della mandibola, linea che da attacco al muscolo
plastisma.
all'altezza del secondo dente premolare subito al di sopra della linea obliqua vedo
un forame detto foro mentale o mentoniero il quale offre passaggio ai
vasi e ai nervi mentali e rappresenta lo sbocco del breve canale mentoniero.
Tra la linea obliqua e gli ultimi due denti molari si trova un solco dal quale ha
origine il muscolo buccinatore.
La faccia interna o postero mediaIe
sulla linea mediana presenta due paia di piccoli rilievi detti apofisi geni, distinti
in:
due superiori--> muscoli genioglossi
due inferiori--> muscoli genioioidei.

--> Spesso sono riuniti in un unico rilievo chiamato spina mentale.


Al di sopra della spina mentale si trova il foro mentale mediano
a lato di questo foro si osservano, in vicinanza della base, la fossetta
digastrica --> ventre anteriore del muscolo digastrico.
E' presente inoltre la linea obliqua interna, detta anche linea miloioidea
--> vi si inserisce il muscolo omonimo; rilievo lineare che si origina
lateralmente alla spina mentale e che si porta in alto e indietro per continuarsi
nella cresta che si trova sulla faccia mediale del processo coronoideo.
La linea miloioidea divide obliquamente la faccia interna del corpo della
mandibola in due porzioni:
una superiore e mediale --> fossetta sottolinguale
una inferiore e laterale--> fossetta sottomandibolare
Ìl margine inferiore
detto anche base, spesso è arrotondato
presenta di lato alla linea mediana le fossette digastriche (risalgono un po'
verso la superficie interna del corpo)--> vi si inseriscono i ventri anteriori dei
muscoli digastrici del collo.
Ìl margine superiore
detto margine alveolare, o meglio processo alveolare, perché su di esso si
impiantano i denti dell'arcata inferiore
è conformato come il processo alveolare delle ossa mascellari e presenta 16
alveoli dentali.
costituito da due lamine ossee, una esterna e una interna, unite da sottili ponti
ossei trasversi. Nell'insieme delimitano delle cavità dette alveoli o cavità
alveolari che accolgono le radici dei denti. Le cavità sono uniche a livello
dei denti anteriori; quelle posteriori invece sono divise da sottili setti ossei in
2,3 o 4 cavità relative al numero delle radici dei denti posteriori.
La lamina esterna del processo alveolare presenta in corrispondenza di ogni
cavità rilievi chiamati gioghi alveolari.
Ìl margine libero del processo, dove gli alveoli si aprono, è denominato lembo
alveolare.
Dietro all'ultimo dente molare l'arcata presenta un'area triangolare, il trigono
retromolare.
Ìl processo alveolare non è presente nel neonato
comincia ad essere poco sviluppato nell'infanzia (dentizione decidua)
diviene particolarmente sviluppato nell'adulto
scompare nell'anziano.
RAMI o BRANCHE MONTANTI
si elevano dalle estremità posteriori del corpo, con il quale formano un angolo
ottuso.

Ciascun ramo ha una forma quadrilatera appiattita in senso latero-mediale;


vi si considerano:
La faccia IateraIe
è liscia in alto ma scabra in basso--> rugosità o tuberosità masseterina.
presso l'angolo di inserzione del muscolo massetere.
La faccia mediaIe
quasi al centro, presenta il forame mandibolare --> canale mandibolare-->
nervo alveolare inferiore e dai vasi omonimi;
dopo aver percorso un tratto discendente nello spessore del ramo della
mandibola, tale canale diviene orizzontale e percorre tutto il corpo della
mandibola, mandando delle sottili diramazioni ascendenti agli alveoli
dentali, mentre un altro suo ramo si apre all'esterno nel forame mentoniero.
il forame mandibolare risulta nascosto da--> lingula della mandibola (o spina
mandibolare dello Spix)--> legamento sfenomandibolare dell'articolazione
temporomandibolare.
Dal contorno inferiore del forame mandibolare si origina il solco miloidoideo,
che si dirige verso il corpo della mandibola, nella porzione sottostante alla
linea miloioidea--> accoglie il nervo e i vasi miloioidei destinati all'omonimo
muscolo.
Ìn basso e inditero, presso l'angolo, è presente una rugosità per l'inserzione del
muscolo pterigoideo interno--> tuberosità pterigoidea
Ìl margine posteriore
lungo e arrotondato, è ondulato quasi a S
prosegue nel margine inferiore tramite un angolo detto GONION o angolo della
mandibola.
in alto si continua con il processo condiloideo
è in rapporto con la ghiandola parotide.
Ìl margine anteriore
non è un margine unico ma è costituito soprattutto nella parte inferiore da due labbri
che delimitano una specie di solco:
labbro laterale: prosecuzione verso l'alto della linea obliqua esterna
labbro mediale: molto rilevato chiamato cresta temporale perchè offre
inserzione a parte del muscolo temporale.
Ìl margine inferiore
prosegue senza un limite netto nel margine inferiore del corpo
Ìl margine superiore

presenta una larga incisura a concavità superiore, detta incisura sigmoidea o


della mandibola,
limitata in avanti e indietro da due processi:
il processo coronoideo
il processo condiloideo.
PROCESSO CORONOIDEO
lamina ossea di forma triangolare con la base rivolta in basso appiattita in senso
latero-mediale
offre inserzione al muscolo temporale.
PROCESSO CONDILOIDEO
costituito da una porzione più sporgente detta testa del condilo,
forma ellissoidale
avente l'asse maggiore diretto obliquamente in senso dorso-mediale,
destinato ad articolarsi con la fossa mandibolare dell'osso temporale,
presenta lungo il suo asse maggiore una linea rilevata che lo suddivide in due
versanti:
uno anteriore, articolare e rivestito da fibrocartilagine;
uno posteriore, liscio ma privo di rivestimento cartilagineo.
Ìl condilo è sorretto da una parte ristretta che costituisce il collo del condilo
sulla superficie antero-mediale del collo del condilo è presente una fossetta
detta pterigoidea per l'inserzioni del muscolo pterigoideo esterno.

1.15 MASCELLARE
osso pari e breve dello splancnocranio,
occupa buona parte della superficie anteriore dello scheletro della faccia.
E' un osso pneumatico (uno dei seni paranasali)
L'osso mascellare presenta:
un corpo
quattro processi (prolungamenti).
L'osso mascellare risulta poi molto importante in quanto partecipa aIIa costituzione
di:
cavità orbitarie
cavità nasali
palato (tetto cavità orale)
fossa infratemporale
fossa pterigo-mascellare
IL CORPO
presenta questa cavità ripiena di aria
ha la forma di una piramide triangolare, ad asse maggiore trasversale, in cui
possiamo descrivere:
La faccia anteriore
presenta depressioni e rilievi;
partendo dal piano mediano e spostandoci in dietro abbiamo:
fossa incisiva--> muscolo incisivo;
bozza canina--> radice del dente canino superiore
fossa canina--> muscolo canino;
al di sopra della fossa canina--> foro infra-orbitario--> vasi e nervi omonimi
destinati alla regione della guancia.
La faccia anteriore presenta tre margini:
iI margine mediale
caratterizzato dalla presenza dell'incisura nasale--> apertura piriforme-->
emispina --> spina nasale anteriore.
termina poi in basso, al di sotto dell'emispina, con la superficie articolare
dell'osso controlaterale.
iI margine superiore o infraorbitario
è diretto obliquamente in basso e lateralmente,
termina verso il processo zigomatico, con una parte più rugosa articolare
prosegue superiormente a livello del processo frontale, con la così detta cresta

lacrimale anteriore.
iI margine posteriore
al confine con la faccia posteriore
prende il nome di cresta zigomatico alveolare
La faccia posteriore o faccia infra-temporaIe
prospetta nella fossa infra-temporale e più medialmente nella fossa
pterigo-palatina o pterigo mascellare.
in alto risulta liscia mentre più in basso risulta convessa e rugosa-->
tuberosità del mascellare--> tanti piccoli forellini--> canalicoli alveolari
superiori --> vasi e nervi omonimi.
Ì tre margini di questa faccia posteirore sono:
iI margine anteriore
corrispondente cresta zigomatico-alveolare
iI margine superiore
corrispondente alla fessura orbitale inferiore (comunicazione con la cavità
orbitaria).
iI margine posteriore
limite tra questa faccia e la base
si presenta Iiscio nella porzione centraIe e rugoso in aIto e in basso:
superiormente e inferiormente --> lamina perpendicolare dell'osso palatino
dove invece risulta liscio --> fossa pterigo palatina.
La faccia superiore o infraorbitaria
costituisce parte del pavimento della cavità orbitale
lamina triangolare.
presenta il solco infra-orbitario--> canale infra-orbitario--> foro
infra-orbitario----> canalicoli alveolari superiori anteriori destinati alle
cavità alveolari dei denti incisivi e canini--> vasi e nervi omonimi.
Anche questa faccia presenta tre margini:
iI margine anteriore
detto infra-orbitario
iI margine IateraIe
rappresenta la superifice di articolazione con l'osso zigomatico
iI margine mediaIe
pluri-articolare dall'indietro verso l'avanti va ad articolarsi con:
il processo orbitario dell'osso palatino;
lamina papiracea papiracea dell'etmoide;

l'osso lacrimale;
nel punto di articolazione con l'osso lacrimale--> incisura lacrimale--> orifizio del
canale naso-lacrimale
iI margine posteriore
corrisponde alla fessura orbitaria inferiore.
La base o faccia nasaIe
è caratterizzata da un ampia apertura rappresentante l'orifizio del seno
mascellare--> comunicazione con la cavità nasale
nello scheletro articolato questo orifizio non risulta così ampio in quanto è limitato
dall'articolazione con:
superiormente l'etmoide
posteriormente l'osso palatino
inferiormente il cornetto inferiore
anteriormente dalla presenza dell'osso lacrimale
Al davanti è presente una doccia, disposta verticalmente, che prende il nome di
solco lacrimale--> nello scheletro articolato, grazie all'articolazione
superiormente con l'osso lacrimale e più in basso con il cornetto inferiore-->
canale naso-lacrimale;
nella parte posteriore di questa faccia nasale è presente una doccia, quasi
verticale, coperta dalla lamina perpendicolare del palatino; nello scheletro
articolato quindi a questo livello si forma il così detto canale
pterigo-palatino "sfociante" sulla superficie interna del palato.
L'apice
corrisponde e quindi prosegue nel processo zigomatico il quale poi va ad
articolarsi con l'osso zigomatico
PROCESSO FRONTALE
lamina quadrangolare appiattita in senso medio-laterale;
offre a considerare:
La faccia IateraIe
presenta la cresta lacrimale anteriore --> insieme con la cresta lacrimale
posteriore appartenente all'osso lacrimale--> fossetta del sacco lacrimale
--> canale naso-lacrimale--> va ad aprirsi sulla parete laterale della cavità
nasale.
La faccia mediaIe
più irregolare, presenta due creste quasi parallele tra di loro che sono:

la cresta etmoidale --> masserelle laterali dell'etmoide


la cresta cuncavis più in basso e più pronunciata--> cornetto inferiore.
iI margine anteriore --> l'osso nasale
iI margine posteriore --> l'osso lacrimale.
I'estremità superiore --> per l'osso frontale
PROCESSO ZIGOMATICO
E' diretto in fuori e presenta la stessa forma del corpo del mascellare: piramidale con
tre facce:
la faccia superiore
proseguimento della faccia superiore del corpo
la faccia anteriore
prolungamento della faccia anteriore del mascellare
la faccia posteriore
prolungamento della faccia posteriore del mascellare
è incavata a doccia e assume la stessa forma della faccia posteriore dell'osso
zigomatico; doccia a concavità trasversale.
La superficie IateraIe è l'apice tronco, ha una forma grosso modo triangolare e
risulta particolarmente rugosa perchè è la superficie articolare per l'osso
zigomatico.
PROCESSO PALATINO
lamina che si stacca orizzontalmente nella parte inferiore o nasale del mascellare;
si articola con l'osso contro-laterale e posteriormente con l'osso palatino.
Questa lamina ha una forma grosso modo quadrangolare, offre quindi a
considerare:
La faccia superiore
prospetta nella cavità nasale di cui costituisce il pavimento.
a livello della sutura mediana--> cresta nasale; superficie articolare per:
più posteriormente il vomere:
più anteriormente la cartilagine del setto.
La faccia inferiore
rappresenta la superficie del palato duro

risulta molto rugosa


al di dietro dei denti incisivi--> forame incisivo--> canale incisivo o canale
naso-palatino--> questo canale portandosi dal palato verso le cavità nasali si
deve dividere perchè le cavità nasali sono due: è un canale a forma di
Y--> nelle cavità nasali infatti, ai lati della cresta nasale, sono presenti due
orifizi: gli orifizi del canale incisivo--> il canale naso palatino è sfruttato dal
passaggio di vasi e nervi naso-palatini.
iI margine mediaIe
si articola con l'osso controlaterale--> non è più libero; l'articolazione è una sutura
e prende il nome di sutura mediana
iI margine posteriore
va ad articolarsi con l'osso palatino in particolare con la lamina orizzontale di
questo tramite una sutura detta palatina trasversa.
PROCESSO ALVEOLARE
situato verso il basso, si sviluppa parallelamente alla formazione e all'eruzione dei
denti
da due sottili lamine ossee, parallele tra di loro, unite da dei sottili setti
interossei--> si delimitano così delle cavità dette cavità alveolari le quali
sono:
uniche nei denti anteriori--> unica radice
nei denti molari sono tre o quattro
nei denti premolari la radice si dice che è unica ma poi alla sua terminazione
diventa bifida.
la faccia esterna
presenta dei rilievi, detti gioghi alveolari, corrispondenti alle radici dei denti;
la faccia interna
risulta piuttosto rugosa--> si continua con la superficie mucosa del palato duro;
fra l'altro, soprattutto a livello dei denti posteriori, questo processo alveolare si
continua con la volta del palato duro, formando una doccia

1.13 LE CAVITA' ORBITARIE


Strutture pari e simmetriche, situate nella parte alta della faccia, ai lati della
radice del naso
hanno la forma di una piramide quadrangolare con l'apice rivolto indietro e
medialmente.
La base, che corrisponde all'apertura orbitaria, guarda in avanti e lateralmente;
l'asse maggiore è obliquo dall'avanti all'indietro in senso latero-mediale; questi
assi maggiori se prolungati si incontrano posteriormente in corrispondenza della
sella turcica dello sfenoide formando nell'insieme un angolo di circa 40-45 gradi.
L' obliquità delle cavità orbitarie dipende soprattutto dalla parete laterale perchè è
questa che risulta obliqua in avanti e lateralmente mentre la parete mediale risulta
parallela al piano sagittale mediano.
La cavità orbitaria offre a considerare:
L'apice
Corrisponde al canale ottico--> permette il passaggio a:
arteria oftalmica
nervo ottico.
La base
forma irregolarmente quadrangolare--> quattro margini:
margine superiore o sopra-orbitario
appartenente all'osso frontale
presenta due incisure:
l'incisura sopra-orbitaria (o forame sopra-orbitario se è presente un sottile
ponte osseo)
l'incisura frontale situata più medialmente
margine IateraIe
appartenente all'osso zigomatico
margine inferiore o infra-orbitario
lateralmente all'osso zigomatico
medialmente all'osso mascellare.
margine mediaIe
appartenente al processo frontale del mascellare costituito in parte dalla
cresta lacrimale anteriore
un po' completato in alto dal margine sopra-orbitario (non c'è un limite netto tra
questi due margini).

La parete superiore
separa la cavità stessa dalla fossa cranica anteriore
costituita per la maggior parte dalla faccia orbitaria dell'osso frontale:
parete piuttosto sottile e fragile
risulta liscia
incavata anteriormente e lateralmente dove va a costituire la fossa lacrimale
(--> ghiandola lacrimale).
è completata dalla faccia inferiore o orbitaria della piccola ala dello sfenoide.
--> tra questi due tratti ossei è presente la fessura orbitale superiore.
La parete IateraIe
la più resistente e robusta
nel 1/3 anteriore dalla faccia orbitaria dell'osso zigomatico;
più internamente dalla faccia orbitaria della grande ala dello sfenoide.
separa la cavità orbitaria:
lateralmente e anteriormente dalla fossa temporale
posteriormente dalla fossa cranica media.
La parete mediaIe
la più fragile
l'osso lacrimale in avanti
la lamina papiracea dell'etmoide
Ìn avanti termina in corrispondenza della fossetta del sacco lacrimale:
depressione ovalare, più profonda in basso; delimitata dalla cresta lacrimale
anteriore (che appartiene al mascellare) e dalla cresta lacrimale posteriore (che
appartiene al lacrimale). Questa fossetta in basso termina in corrispondenza
dell'origine del condotto naso-lacrimale il quale va ad aprirsi nelle cavità nasali,
nella parte anteriore del meato inferiore (parete laterale cavità nasali).
La parete inferiore
costituita dalla faccia infra-orbitaria del mascellare
completata anteriormente e lateralmente da una parte dell'osso zigomatico
osserviamo un solco infra-orbitario--> canale infra-orbitario --> foro
infra-orbitario
separa la cavità orbitaria dal seno mascellare
L'angoIo infero-IateraIe
tra il pavimento e la parete laterale;
qui trovo la fessura orbitaria inferiore o sfeno-mascellare --> permette
la comunicazione tra la cavità orbitaria e:
più lateralmente con la fossa infra-temporale
più medialmente con la fossa pterigo-mascellare.

Questo angolo è completato anteriormente dall'osso zigomatico.


L'angoIo infero-mediaIe
tra il pavimento e la parete mediale --> in realtà non è un vero e proprio angolo
è rappresentata (dall'avanti verso l'indietro):
dalla sutura tra il lacrimale e il mascellare.
dalla sutura tra l'etmoide e il mascellare
dalla sutura tra l'etmoide e il processo orbitale del palatino
L'angoIo supero-mediaIe
linea di sutura tra:
l'osso lacrimale e il frontale
l'etmoide e l'osso frontale
lungo questo angolo troviamo:
il forame etmoidale anteriore
il forame etmoidale posteriore
--> Forami di comunicazione con le cavità nasali;
L'angoIo supero-IateraIe
linea di sutura tra:
l'osso zigomatico e il frontale
lo sfenoide (in particolare la grande ala) e l'osso frontale
caratterizzato dalla presenza della fessura orbitaria superiore (tra la piccola
e la grande ala dello sfenoide; permette la comunicazione tra la cavità
orbitaria e la fossa cranica media; viene detta anche fessura
sfeno-sfenoidale)
LA CAVÌTA' ORBÌTARÌA RÌSULTA SEPARATA DA
dal seno mascellare --> pavimento
dalla fossa cranica anteriore --> tetto
dalla fossa temporale --> parete laterale
dalle cavità nasali --> parete mediale
Ìl foro ottico
nervo ottico
arteria oftalmica
la fessura orbitaria superiore
nervi e vasi destinati al globo oculare
la fessura orbitaria inferiore

nervi e vasi infra-orbitari


vena oftalmica inferiore
nervo zigomatico
l'incisura frontale
arteria frontale
nervo sopra-orbitario
suo ramo mediale
il foro etmoidale anteriore e il foro etmoidale posteriore
vasi e nervi omonimi (destinati alla parete laterale della cavità nasale).

1.14 FOSSE DELLA REGIONE


MEDIALE DEL CRANIO
Tre fosse caratterizzano la regione mediale del cranio:
fossa temporale--> superiormente all'arcata zigomatica
fossa infra-temmporalei--> inferiormente all'arcata zigomatica e medialmente
rispetto al ramo della mandibola
fossa pterigo mascellare (o pterigo-palatina) la possiamo vedere solo tagliando
l'arcata zigomatica e il ramo della mandibola; nella profondità della fossa
infra-temporale; un basso fondo della fossa infra-temporale, una fossa più
piccola, situata medialmente alla fossa infra-temporale, e comunicante con
questa tramite l'apertura sfeno-mascellare.
FOSSA TEMPORALE
La fossa temporale è delimitata:
superiormente dalla linea temporale superiore
inferiormente da un piano ideale trasversale che unisce l'arcata zigomatica con
la cresta infra-temporale *
anteriormente da una doccia verticale costituita dalla parete posteriore dell'osso
zigomatico.
--> inferiormente si continua nella fossa infra-temporale attraverso questo
spazio grosso modo ovaIare, delimitato da:
lateralmente dall'arcata zigomatica
medialmente dalla cresta infra-termporaIe
posteriormente da un breve tratto della squama deI temporaIe.
E' occupata dal muscolo temporale.
La fossa temporale risulta pianeggiante postero-superiormente mentre nella parte
antero-inferiore risulta più profonda:
* linea temporale superiore: processo zigomatico del frontale--> osso frontale-->
osso parietale--> osso temporale (tra il processo mastoideo e la squama di questo).
FOSSA INFRA-TEMPORALE
Si estende al di sotto del piano ideale trasversale sopra descritto, inferiormente alla
fossa temporale e medialmente rispetto al ramo della mandibola;

non è tutta delimitata da tratti ossei, risulta infatti aperta:


superiormente (l'orifizio ovalare)
inferiormente
posteriormente
Le pareti ossee che la costituiscono sono:
una parete anteriore
una parete mediale
una parete laterale
La parete anteriore
appare:
più medialmente convessa perchè corrispondente alla tuberosità del mascellare
più lateralmente concava, foggiata a doccia, perchè rappresentata dalla faccia
temporale (posteriore) dell'osso zigomatico.
sul limite superiore di questa parete anteriore troviamo la fessura orbitaria
inferiore.
La parete mediaIe
è costituita da:
la faccia laterale della lamina laterale del processo pterigoideo dello
sfenoide;
completata in basso dal processo piramidale del palatino.
al confine con la faccia anteriore presenta l'orifizio pterigo-mascellare.
Osserviamo poi due forami:
il forame ovale
il forame spinoso
La parete IateraIe
risulta costituita:
in alto dall'arcata zigomatica
in basso dalla faccia mediale del ramo della mandibola.
FOSSA PTERIGO MASCELLARE o PTERIGO
PALATINA
Questa fossa, avente una forma di piramide quadrangoIare con I'apice rivoIto
inferiormente, presenta quattro facce:
La parete anteriore
costituita dalla tuberosità del mascellare

in alto troviamo la continuazione mediale della fessura orbitaria inferiore.


La parete posteriore
costituita dalla faccia anteriore, detta anche sfeno-mascellare del processo
pterigoideo dello sfenoide.
Su questa faccia posteriore si osservano due orifizi:
il foro rotondo --> nervo mandibolare
lo sbocco del canale Vidiano o pterigoideo --> vasi e nervi Vidiani o
pterigoidei.
La parete mediaIe
costituita dalla lamina perpendicolare dell'osso palatino.
Questa lamina portandosi verso l'alto forma un incisura tramite la quale va ad
articolarsi con il corpo dello sfenoide--> si costituisce così il foro
sfeno-palatino (comunicazione tra la fossa pterigo mascellare e la parte
posteriore delle cavità nasali)--> permette il passaggio dei vasi e nervi
omonimi.
Su questa parete mediale osserviamo anche un altro piccolo orifizio che
rappresenta lo sbocco di un piccolo canale che viene detto canale
faringeo --> vasi e nervi faringei.
La parete IateraIe
assente, è l'apertura sfeno-mascellare, il punto di comunicazione con la
fossa infra-temporale
L'apice
si forma in basso dall'unione della parete anteriore con la parete posteriore.
all'apice di questa fossa, si viene a costituire il canale pterigo-palatino che si
apre nel foro palatino maggiore; oltre al foro palatino maggiore ve ne può
essere uno o più minori; questo perchè questo canale pterigo palatino, poco
prima di terminare, stacca altri piccoli canalicoli che attraversano il processo
piramidale del palatino per aprirsi sulla superficie del palato duro
posteriormente al foro palatino maggiore.

MUSCOLI
CAPITOLO 2

2.1 FASCE DELL'ANCA E DELLA


REGIONE GLUTEA
FASCIA ILIACA
La fascia iliaca riveste all'interno del bacino il muscolo ileo-psoas; inizialmente più
sottile diventa poi sempre più spessa in profondità.
Si porta verso il legamento inguinale e al momento in cui i muscoli si trovano a
passare al di sotto di questo legamento, la fascia prende inserzione:
sul margine inferiore del legamento inguinale
sull'eminenza ileo-pettinea ÷ possiamo quindi individuare la così detta
benderella ileo-pettinea o legamento ileo-pettineo che consente di
individuare:
una lacuna neuro-muscolare lateralmente
una lacuna così detta dei vasi, medialmente;
Questa benderella in realtà è una dipendenza della fascia e si continua anche al di
sotto quando il muscolo ileo-psoas alla fine dovrà andare ad inserirsi sul piccolo
trocantere, si continua anche la fascia, che continua a seguire l'andamento del
muscolo e li si esaurisce;
LA FASCIA GLUTEA
La fascia glutea sulla superficie del muscolo medio gluteo che rimane scoperta è
particolarmente spessa.
Da questa zona di ispessimento si porta a rivestire in dietro il muscolo grande
gluteo diventando tuttavia più sottile;
Rivestita tutta la regione glutea superficiale, posteriormente e lateralmente la fascia
glutea si continua direttamente con la fascia lata.
Unaporzione dei fasci della fascia glutea, quelli che originano da una porzione
sporgente della cresta iliaca che prende il nome di tuberosità iliaca o tuberosità
glutea anteriore, si portano verso il basso e vanno a costituire la porzione più
cospicua, più consistente dei fasci del tratto ileo-tibiale della fasca lata.
LA FASCIA OTTURATORIA
La fascia otturatoria è quella fascia che riveste il muscolo otturatore interno
rappresenta in pratica la continuazione della fascia pelvia;
la linea presso la quale questa fascia si inserisce prende il nome di arco tendineo
del muscolo elevatore dell'ano.
LA FASCIA LATA
La fascia lata riveste tutti i muscoli della coscia e si continua poi anche nella gamba
dove però prenderà il nome di fascia della gamba o fascia crurare.
Questa fascia lata posteriormente e lateralmente è la diretta continuazione della
fascia glutea, anteriormente no: anteriormente infatti prende origine dal legamento

inguinale, dalla porzione esterna inferiore dell'ischio e del pube.


Lateralmente è molto spessa, tanto che contribuisce a formare la parte ileo-tibiale
della fascia lata; anche anteriormente è abbastanza spessa, diventa più sottile
medialmente; quando cioè va a rivestire i muscoli abduttori della coscia.
La fascia non soltanto è una struttura esterna al muscolo ma nel momento in cui si
dispone a coprirlo lo fa sdoppiandosi e avvolgendolo su tutte le sue superfici, ecco
perchè la troviamo settata.
Esistono poi dei setti veri e propri, delle vere divisioni, che dalla periferia della fascia
si portano verso la linea aspra del femore: sono setti intermuscoIari, uno mediaIe
e uno IateraIe, che consentono di dividere i muscoli della coscia in logge separate:
la loggia anteriore
la loggia posteriore quest'ultima è ulteriormente suddivisa da un setto
secondario che consente di individuare...
una loggia mediale.
La fascia lata ricopre superficialmente tutti i muscoli della coscia. Una volta che ha
avvolto il muscolo sartorio ed è giunta sul margine mediale di questo, si sdoppia in
due foglietti:
il foglietto profondo va a rivestire la faccia superiore dell'ileo-psoas e poi si
prolunga sul pettineo, quindi va a costituire quella possiamo chiamare la fascia
ileo-pettinea che riveste i muscoli del pavimento del triangolo dello scarpa.
il foglietto superficiale si mantiene superficialmente e forma la copertura
anteriore del triangolo dello scarpa, il tetto; non è un foglietto continuo dato che
ad un certo punto si interrompe formando il così detto margine falciforme.
Questo margine falciforme si prolunga in alto in basso con due corni:
il corno superiore confluisce nel legamento inguinale, nel legamento lacunare
(che si trova a chiudere medialmente la lacuna dei vasi)
il corno inferiore confluisce invece nella stessa fascia che riveste il muscolo
pettineo, lo ritroveremo quindi in continuità con il resto della fascia.
Questo "margine falciforme" è un margine perchè al di là di questo la fascia lata
cambia completamente di struttura, diventa quella che si chiama fascia cribrosa
perchè sottilissima e tutta perforata che offre passaggio a vasi e nervi; in
corrispondenza di questa fascia cribrosa si osserva un vero e proprio avvallamento,
la fossa ovale.
La fossa ovale, chiusa dalla fascia cribrosa, presenta oltre a questi piccoli forellini,
anche un orifizio più grosso che è l'orifizio della vena grande safena; che offre
passaggio a questa vena superficiale della coscia per far si che questa discenda
profondamente e vada ad inserirsi nella vena femorale.
Siamo nel triangolo dello scarpa, abbiamo la vena safena che proviene dalla lacuna dei
vasi; questa parte della lacuna dei vasi compresa tra la vena safena e questo legamento
di rinforzo che è il legamento lacunare di Gimbernat, questo piccolo tratto è chiuso
posteriormente da una fascia detta setto femorale che è molto sottile; al di dietro di
questa fascia abbiamo il peritoneo e i visceri addominali; soprattutto le anse intestinali.
Questo è un punto di debolezza della parete addominale inferiore al di sotto del
legamento inguinale e qui possono fare ernia i visceri. Subito al di sotto poi trovo un'altro
punto debole che è proprio la fossa ovale, con la fascia cribrosa, quindi questi visceri alla
fine finiscono per aprire i fasci del muscolo pettineo e fare ernia sulla cute, tanto è vero
che poi si riscontrano come ernie femorali, quindi si forma un vero e proprio canale che

dalla lacuna dei vasi termina e sbocca a livello della fossa ovale che è detto canale
femorale e che può essere sede di ernie.
TRIANGOLO FEMORALE DELLO SCARPA
E' un'area triangoIare deIimitata da:
legamento inguinale (lato superiore)
muscolo adduttore lungo con il suo margine estreno
muscolo sartorio con il suo margine interno
L'incontro di questi due margini, il loro incrocio, determinano il vertice inferiore di questo
triangolo.
L'area interna è fatta da muscoli:
in posizione laterale trovo il muscolo ileo psoas
in posizione mediale trovo il muscolo pettineo.
Quest'area triangolare in superficie è chiusa dalla fascia lata che a questo livello
raggiunge il muscolo sartorio e si sdoppia in due foglietti: uno superficiale e uno
profondo che si applica ai muscoli che fanno da pavimento a questo triangolo femorale
dello scarpa.
Questa fascia superficiaIe è di diversa consistenza: la parte laterale è consinstente
mentre diventa sottile e discontinua nella parte più interna dove assume il nome di fascia
cribrosa: è attraversata da piccoli elementi: capillari; piccole venuzze ma soprattutto la
vena grande safena che proprio in corrispondenza di questa regione entra (tramite lo
iatus safeno) in questo spazio facendosi da superficiale a profonda. Bruscamente questo
foglietto superficiale trapassa da parte continua a fibrosa secondo un margine concavo
veno interno (tanto più che si può definire un cono inferiore e un cono superiore di questa
piega falciforme che rappresenta il confine tra la parte più consistente e la parte fibrosa di
questo foglietto superficiale della fascia lata).
Formazioni superficiaIi deIIa regione inguino cruraIe
vasi epigastrici superficiali e pudendi esterni della femorale
grande safena
vene circonflesse iliache superficiali
rami dei nervi genio-femorali e cutaneo laterale e mediale della coscia
linfonodi suddivisi in quattro gruppi.
Questa regione dello Scarpa può essere suddivisa in DUE PARTI o LACUNE grazie
alla benderella ileo-pettinea:
lacuna mediale o vascolare
contenente il muscolo pettineo che costituisce parte del pavimento del triangolo dello
Scarpa; questo muscolo però non riempie completamente il triangolo; rimane infatti uno
spazio disponibile, una rientranza che verrà riempita dai vasi femorali (sono i vasi iliaci
esterni che cambiano nome nel momento in cui passano sotto il legamento inguinale)
l'arteria femorale in rapporto con la benderella ilieo-pettina e quindi con il nervo
la vena femorale che riceve la vena grande safena tramite lo iatus safeno
questi vasi occupano la parte più mediale di questo spazio;
rimane ancora un tratto libero pieno di connettivo lasso e linfonodi (detti linfonodi
lacunari)

lacuna neuro-muscolare (laterale)


Contiene il muscolo ileo-psoas e il nervo femorale.
OCCHÌO! il muscolo ileo-psoas rappresenta il fondo e il contenuto della regione dello
scarpa.
La fascia lata con la sua parte profonda segue il muscolo ileo-psoas prima e poi il
muscolo pettineo dopo: allora il foglietto profondo diviene la fascia ileo-pettinea.
Siccome il muscolo ileo-psoas riempie completamente la parte più laterale, più
lateralmente in realtà questi due foglietti rimangono accollati, non riescono a separarsi,
perchè il muscolo riempie questo spazio.
Si separano invece fisicamente proprio nella lacuna dei vasi perchè si crea questo spazio:
e allora il foglietto più superficiale diventa lamina fibrosa e il foglietto più profondo diventa
la vera fascia ilo-pettinea. Si crea una separzione fisica tra i due foglietti che crea l'area
contenente i vasi prima citati, il connettivo e i linfonodi?
La fascia trasversaIe, nella parte più laterale della regione inguino crurale, non fa proprio
nulla perchè incontra il muscolo ileo-psoas, allora non può scendere sotto il legamento
inguinale perchè c'è il muscolo che sta attraversando questo spazio.
Più in basso invece può scendere per un certo tratto, al di sotto del legamento inguinale,
fino al muscolo pettineo rivestito dalla sua fascia: allora si crea una sorta di diaframma
(dato proprio dalla fascia trasversale che scende oltre questo limite) a cui si da il nome di
setto femorale di Clochè?
Ì vasi iliaci esterni nel passare sotto il legamento inguinale, per diventare vasi femorali e
occupare la lacuna femorale? attraversano il setto femorale di Clochè; quindi questo setto
è interrotto nella sua parte più laterale per far passare questi grossi vasi ed è quindi
integro solo nella parte più mediale.
La fascia trasversale, nel momento in cui termina, va a raddoppiare la fascia pettinea
dando origine al legamento di Cooper. (il legamento di Cooper non è altro che il rinforzo
della fascia pettinea la dove questa è raggiunta dalla fascia trasversale
La fascia trasvesrale al di sopra del legamento inguinale ha dei rinforzi verticali; quando
poi incontra il legamento inguinale da un rinforzo orizonatle (benderella ileo-pubica) dopo
di che scende per formare questo diaframma (setto femorale di Clochè) e poi finalmente
raggiunge la cresta pettinea dando il legamento di Cooper.
Questa fascia che forma questo setto è un punto di debolezza; (allora punto di ernia: ernie
crurali; quelle di sopra sono ernie inguinali)
L'angolo interno della lacuna dei vasi è occupato da un elemento connettivale detto
legamento lacunare di Gimbernard proveniente dalla parte inferiore del legamento
inguinale. Da questa faccia inferiore del legamento inguinale scende questa piega
triangolare che va a terminare sul tubercolo pubico, (anche lui è una dipendenza
dell'aponevrosi di inserzione del muscolo obliquo esterno dell'addome).
Ìl legamento di Gimbernard è una piccola piega connettivale di forma triangolare che
proviene dalla parte inferiore del legamento inguinale, ovviamente dal suo tratto più
interno, mediale; questo legamento va a terminare sull'osso pubico, in corrispondenza
della linea pettinea; presenta poi verso l'esterno il terzo lato concavo (verso l'esterno):
questo legamento si chiama legamento lacunare (di Gimbernard) perchè mi delimita
medialmente la lacuna dei vasi.
Dipendenze deII'aponevrosi di inserzione deI muscoIo obIiquo
esterno

legamento inguinale
pilastro superiore
pilastro inferiore
pilastro posteriore
fibre arciformi
legamenti lacunare di Gimbernard

2.2 MUSCOLI DELLA GAMBA


FASCIA CRURARE O FASCIA DELLA GAMBA
La fascia della gamba è la diretta continuazione della fascia lata della coscia
E' particolarmente spessa superiormente e anteriormente e viene rinforzata da particolari
legamenti nella porzione inferiore a livello del collo del piede (a livello dell'articolazione
tibio-tarsica).
La gamba è suddivisa in logge da due setti che dalla fibula si portano esternamente verso
la fascia superficiale e sono:
il setto fibuIare anteriore (o setto inter-muscolare anteriore)
il setto fibuIare posteriore (o setto inter-muscolare posteriore).
c'è poi la membrana interossea che contribuisce a delimitare le logge della gamba.
Ìn definitiva si descrivono tre logge:
la loggia anteriore
la loggia laterale
la loggia posteriore ÷ che è a sua volta suddivisa da un setto trasverso in:
un piano superficiale
un piano profondo
LEGAMENTI DI RINFORZO
Ì legamenti di rinforzo che invece si descrivono a livello del collo del piede al di sopra
dell'articolazione tibio-tarsica sono (partendo da destra):
al di sopra dei malleoli, quindi nella parte terminale della gamba, abbiamo iI
legamento trasverso della gamba, è un legamento di rinforzo che inguaina i
tendini dei muscoli della loggia anteriore della gamba che discendono verso il piede
e li mantiene solidali con le strutture scheletriche; (è un legamento che si può anche
trovare con il nome di retinacolo superiore degli estensori;
subito al di sotto trovo un legamento a forma di Y orizzontale che è il legamento
crociato della gamba; questo legamento ad Y presenta un braccio laterale che
passa sotto al malleolo laterale e due bracci mediali, uno superiore e uno inferiore.
Anche questo legamento per la sua costituzione ha il compito di contenere i tendini
dei muscoli estensori della gamba che si portano a livello del piede.
Ìl retinacolo dei muscoli peronieri: anche questo è suddiviso in una porzione
superiore e in una porzione inferiore; rappresenta la continuazione del braccio
laterale del legamento crociato della gamba, la continuazione inferiore che si porta
sulla faccia laterale del calcagno inguainando i muscoli dei tendini peronieri:
peroniere breve e peroniere lungo che decorrono sulla faccia laterale del calcagno
e formano dei solchi sulla scheletro; quindi questo retinacolo li inguaina e li
mantiene solidali con lo scheletro del piede.
Sulla faccia mediale del piede, al di dietro e al di sotto del malleolo mediale, troviamo
il legamento lasciniato: anche questo inguaina ed incorpora tre tendini dei muscoli
flessori che sono: il muscolo tibiale posteriore, il muscolo flessore lungo delle dita e
poi il muscolo flessore lungo dell'alluce.

MUSCOLI ANTERIORI DELLA GAMBA


Ì muscoli della Ioggia anteriore della gamba sono:
il muscolo tibiale anteriore
il muscolo estensore dell'alluce
il muscolo estensore lungo delle dita
Ìl muscolo peroniere terzo
Sono tutti muscoli estensori del piede sulla gamba;
sono poi in grado di provocare, a seconda della loro inserzione sui malleoli, la
supinazione del piede sulla gamba.
La caratteristica principale di questi muscoli è quella di avere un ventre muscolare
non troppo sviluppato ridotto alla porzione superiore della gamba il quale passa poi,
subito con la propria porzione tendinea, dalla parte superiore della gamba fino al
piede.
L'inserzione tibiale, a livello del condilo tibiale, per i muscoli della loggia anteriore
della gamba è una costante
MUSCOLO TIBIALE ANTERIORE
Origina dal:
condilo laterale della tibia
terzo superiore della faccia laterale di questa.
Si porta in basso e all'incirca a metà della gamba, il suo ventre termina e trapassa
direttamente nel tendine finale dell'inserzione.
Questo tendine, cilindrico e voluminoso, si porta al davanti dell'articolazione tibio-
tarsica ÷ passa al di sotto delle fasce e dei legamenti del collo del piede
(legamento trasverso, il legamento a Y o legamento crociato del piede) ÷ si dirige
medialmente e
Va a inserirsi sulla faccia inferiore e mediale del primo cuneiforme mandando anche
piccole espansioni sul primo metatarsale, quindi si dirige verso il primo dito del
piede (l'alluce)
Ìl muscolo tibiale anteriore decorre lateralmente alla tibia, occupando una posizione
mediale durante il decorso, (è il più mediale di tutti);
MUSCOLO ESTENSORE LUNGO DELLE DITA
Dietro e lateralmente al tibiale anteriore trovo ilmuscolo estensore lungo delle dita;
Origina:
dal condilo laterale della tibia,
dai 3/4 superiori della cresta anteriore,
dalla faccia mediale della fibula,
dalla membrana interossea.
Dopo di che anche questo muscolo si dirige verso il basso ÷ trapassa in un tendine
(che scivolerà al di sotto delle fasce e dei legamenti del collo del piede ÷ raggiunge
il piede.
Essendo un muscolo estensore lungo delle dita è diretto alle ultime quattro dita,

quindi questo tendine già durante il decorso nella porzione inferiore della gamba si
divide in due tendini, uno mediale e uno laterale, e ognuno di questi due tendini si
divide a sua volta in altri due tendinetti.
Avremo quindi 4 tendini terminali che si dirigono alle rispettive dita, con un comportamento
un po' particolare:
innanzitutto, decorrendo al di sopra delle ossa metatarsali si portano sempre più
in rapporto con i tendini di un altro muscolo che è il tendine del muscolo
estensore breve delle dita (muscolo della faccia dorsale del piede);
questi tendini (di diversa provenienza) convergono e alla fine le inserzioni
terminali spettano al nuovo tendine unico terminaIe che continua distalmente.
Ognuno di questi tendini terminali giunto in prossimità della faccia dorsale della
prima falange, si divide in due tendinetti, in due Iinguette, che divergono e si
portano una medialmente e una lateralmente alla base della seconda falange;
ancora in posizione intermedia rimane l'altro tendinetto che si continua in
avanti e va a finire sulla base della terza falange.
MUSCOLO PERONIERO ANTERIORE O PERONEO TERZO
Ìl perioniero anteriore o peroniero terzo è un muscolo incostante, che spesso viene
fatto corrispondere all'ultima porzione del muscolo estensore lungo delle dita, ha
infatti un ventre muscolare abbastanza poco distinguibile da quest'ultimo.
Origina nel terzo inferiore della faccia mediale della fibula.
L'unica porzione di questo muscolo che possiamo indicare indistintamente è un
tendine che dalla compagine del tendine del muscolo estensore lungo della dita si
distacca al livello del dorso del piede e si dirige verso la base del 5° metetarsale.
Mentre nella porzione prossimale sia il ventre muscolare che poi l'aponevrosi tendinea si
fonde e si confonde con il muscolo estensore lungo delle dita, sul dorso del piede è
possibili individuare questo tendinetto come tendine di inserzione terminale di questo
muscolo peroniero terzo perchè diversamente dagli altri quattro tendini terminali va a
terminare alla base del 5° metatarsale.
MUSCOLO ESTENSORE LUNGO DELL'ALLUCE
E' posto lateralmente rispetto al muscolo tibiale anteriore e da questo anche
parzialmente nascosto.
Origina:
dai 2/4 intermedi della faccia mediale della fibula
dalla membrana interossea adiacente
Anche questo decorrendo verso il basso da origine al tendine di inserzione terminale
che si porta sulla faccia dorsale del piede e da qui si dirige verso l'alluce.
E' un tendine molto robusto, che decorrendo sulla faccia dorsale del piede va ad
inserirsi, rimanendo indiviso, alla base della seconda falange dell'alluce (ultima di
questo dito) ricevendo anche in questo caso i tendini del muscolo estensore breve
delle dita.
MUSCOLI LATERALI DELLA GAMBA

Nella Ioggia IateraIe della gamba abbiamo i due muscoli peronieri:


il muscolo peroniero lungo (o 1°) ÷ più superficiale
il muscolo peroniero breve (o 2°)÷ più profondo
Entrambi provocano
la flessione plantare del piede sulla gamba
la pronazione.
MUSCOLO PERONIERO LUNGO
E' un muscolo molto superficiale; occupa per intero tutta quanta la loggia laterale
della gamba.
Origina dalla:
testa antero-aterale della fibula
1/3 superiore della faccia laterale di questa.
OCCHÌO!: queste sono le inserzioni scheletriche principali; dobbiamo ricordare però che
ognuno di questi muscoli trae origine anche dalla fascia che li ricopre o dai setti
muscolari.
Ìl ventre muscolare di questo muscolo si interrompe addirittura prima della metà della
gamba dando luogo a un lungo tendine superficiaIe che continua a decorrere sulla
faccia laterale della gamba e poi, accompagnato dal tendine del muscolo peroniero
breve ÷
Giunge in corrispondenza del malleolo fibulare ÷ (continua...vedi dopo...)
MUSCOLO PERONIERO BREVE
E' più profondo del primo però nell'ultima porzione diviene più superficiale, perchè
laddove il muscolo peroniero lungo trapassa in un tendine non è più in grado di
ricoprirlo e quindi di nasconderlo alla superficie.
Origina:
dalla metà (a volte anche dai 2/3 inferiori) della faccia laterale della fibula,
dai setti intermuscolari interposti.
Alla fine da luogo a un tendine che si accompagna il tendine del muscolo peroniero
lungo. Questi due tendini rimangono l'uno dietro l'altro, passano al di ditero del
malleolo fibulare, poi al di sotto, e si portano in avanti dirigendosi sul margine
laterale del piede:
Ìl tendine deI muscoIo peroniero breve trova subito inserzione a livello della
tuberosità del 5° metatarsale
Ìl tendine deI peroniero Iungo invece non si ferma qui, ma continua il proprio
decorso sulla pianta del piede (andando sempre più in profondità perchè
ricoperto dai tendini di tutti gli altri muscoli che hanno inserzione sulla pianta del
piede), in questa posizione profonda si dirige obliquamente e in avanti, per
andare ad inserirsi:
sulla tuberosità della faccia superiore dello scafoide
del primo cuneiforme
manda anche un'espansione alla base dello primo metatarsale.

Anche il cuboide è interessato dal passaggio di questo tendine tanto è vero che sulla
faccia ventrale di questo osso si distingue, al davanti della sua tuberosità, un solco, il
soIco deI tendine peroniero Iungo.
Passando all'interno di questo solco il tendine può contenere anche un osso sesamoide
che determina anche una piccola depressione pianeggiante all'interno di questa impronta,
di questo solco, è ricoperto da tutti gli altri tendini che poi prendono inserzione sulla faccia
plantare del piede.
MUSCOLI POSTERIORI DELLA GAMBA
A livello della Ioggia posteriore, che è anche quella più ampia, è possibile individuare due
piani:
un piano superficiale ÷ il più esteso, sebbene sia occupato soltanto da due
muscoli:
il muscolo tricipite della sura
il muscolo plantare ÷ di solito si ritiene distinto dal muscolo tricipite della sura
vero e proprio; in alcuni casi però viene contato come uno dei capi del tricipite
che però così facendo diviene un quadricipite.
un piano profondo ÷ occupato da:
il muscolo popliteo superiormente
il muscolo flessore lungo delle dita,
il tibiale posteriore
il flessore lungo dell'alluce
Posteriormente abbiamo tutti i flessori della gamba
Anteriormente abbiamo tutti i muscoli estensori.
MUSCOLO TRICIPITE DEL SURA
TRÌCÌPÌTE DEL SURA = GASTROCNEMÌO + SOLEO
E' un muscolo molto voluminoso responsabile della forma del polpaccio.
Si chiama tricipite perchè è costituito da:
il muscolo gastrocnemio, che a sua volta possiede due capi, un capo mediale
e un capo laterale
il muscolo soleo, più profondo e più esteso.
Questi tre capi, che rimangono per gran parte della loro porzione muscolare ben
distinti, sono addirittura separati da un solco, convergono poi però tutti nel tendine
di achiIIe o calcaneale (il più robusto di tutto il nostro corpo).
MUSCOLO GASTROCNEMIO
Ì due capi, mediale e laterale, originano al di sopra dei rispettivi condili del femore
il capo mediale prende origine anche al di dietro del tubercolo degli abduttori che si

trova sempre nell'epifisi distale del femore).


Questi due capi all'inizio sono divergenti ÷ concorrono a delimitare ulteriormente il
cavo popliteo ÷ tendono poi a convergere in basso, rimanendo comunque sempre
separati da un solco
Alla fine mettono capo a questa ampia e robusta aponevrosi terminale.
MUSCOLO SOLEO
Si trova invece più profondamente.
Ha un'inserzione molto estesa:
origina in corrispondenza della linea poplitea della faccia posteriore della tibia, al
di sotto dell'inserzione del muscolo popliteo
dal terzo medio della faccia laterale della tibia
ha poi un'origine fibulare a livello della faccia posteriore della testa della fibula
dalla porzione superiore della faccia posteriore del copro della fibula
anche dal suo margine mediale.
Poi prende origine da quella che si chiama arcata del soleo che è un'arcata
fibrosa, un anello fibroso, che dalla linea poplitea della tibia si porta sulla testa
della fibula. Dal margine convesso di questa arcata prendono origine le fibre del
muscolo soleo; all'interno di questa arcata decorrono i vasi poplitei che poi
diventeranno vasi tibiali posteriori passando nella gamba.
Questo ampio ventre muscolare del soleo alla fine fornisce una aponevrosi terminale
che dalla profondità si giustappone a quella del muscolo gastrocnemio formando
nell'insieme il tendine di achille.
MUSCOLO PLANTARE
Origina al di sopra dell'origine del capo laterale del muscolo gastrocnemio, quindi in
prossimità dell'epicondilo laterale del femore.
E' un muscoletto fusiforme e molto molto limitato.
Si dirige obliquamente in senso latero-mediale e trapassa subito in un tendine che si
dispone tra il soleo e il gastrocnemio.
Va a costeggiare medialmente il tendine calcaneale per inserirsi poi sul calcagno.
OCCHÌO! l'inserzione del tendine di achille è a livello della porzione inferiore della
faccia posteriore della tuberosità calcaneale ÷ il tendine del muscolo plantare si
può inserire:
o indipendentemente dal tendine calcaneale, medialmente sulla tuberosità
calcaneale
oppure convergere con il tendine calcaneale e quindi avere in comune
un'inserzione con quest'ultimo.
Nella porzione superiore è presente una borsa mucosa; tutto intorno poi abbiamo due
solchi che separano i tendini dai due malleoli, laterale e mediale, ma questi solchi sono
occupati in misura varia, da tessuto adiposo.
MUSCOLO POPLITEO
Ha una forma triangolare

Origina in un solco specifico a livello dell'epifisi distale del femore.


Si porta in basso e medialmente divergendo, da qui la sua forma appunto triangolare.
Per inserirsi a livello della faccia posteriore della tibia lungo la linea poplitea.
E' un muscolo situato all'interno del cavo popliteo a stretto ridosso della capsula
articolare del ginocchio ÷ molti dei legamenti i rinforzo della capsula articolare del
ginocchio infatti, posteriormente provengono proprio dalle fasce e dai tendini di
questo muscolo.
MUSCOLO FLESSORE LUNGO DELLE DITA
Origina dalla:
linea poplitea della tibia, al di sotto però dell'inserzione sia del muscolo popliteo
che anche del muscolo soleo,
membrana interossea;
Si porta in basso e trapassa in un tendine che si comporta in maniera un po'
particolare rispetto al tendine del muscolo tibiale posteriore a lui laterale.
All'inizio infatti il flessore lungo delle dita si trova medialmente al tibiale posteriore e anche
un po' superficialmente, tanto che in parte vi si sovrappone, poi lo ricopre completamente
quindi lo incrocia dal di dietro facendosi posteriore; li ritroveremo poi entrambi a passare al
di dietro del malleolo mediale.
MUSCOLO TIBIALE POSTERIORE
Origina dalla:
faccia posteriore della tibia, sotto l'origine del soleo
membrana interossea
faccia mediale della fibula
Ì fasci muscolari si dirigono in basso e medialmente per continuare...
Ìn un tendine che decorre dietro al malleolo mediale, profondamente al retinacolo dei
muscoli flessori ÷ il tendine si dirige quindi in avanti, sulla faccia mediale del talo,
per raggiungere la pianta del piede e inserirsi:
sulla tuberosità del navicolare
alla superficie plantare dei tre cuneiformi
MUSCOLO FLESSORE LUNGO DELL'ALLUCE
Ìl muscolo flessore lungo dell'alluce ha un'origine soltanto figurale.
Origina più o meno dai 2/3 inferiore della faccia posteriore della fibula e un po' anche
dalla membrana interossea interposta.
Ì fasci muscolari si dirigono distalmente e a livello del terzo inferiore della gamba,
continuano
in un tendine che passa dietro al malleolo mediale, profondamente al retinacolo dei
muscoli flessori ÷ il tendine decorre quindi sulla faccia mediale del calcagno e,
giunto nella superficie plantare del piede, si divide in quattro tendinetti che si
inseriscono alla superficie plantare della base della falange distale delle ultime
quattro dita, dopo aver attraversato un occhiello formato dai corrispondenti tendini
del muscolo flessore breve delle dita.

Ìl tendine flessore lungo, prima della sua suddivisione, ricevee l'inserzione del
muscolo quadrato della pianta.
Ìl tendine del muscolo flessore lungo delle dita, nell'ultima porzione della gamba si porta a
ricoprire il muscolo tibiale posteriore; il suo tendine quindi si dispone lateralmente e
posteriormente rispetto al tendine del muscolo tibiale posteriore, qui siamo a livello del
collo del piede; in questa posizione reciproca i due tendini passano al di dietro del
malleolo mediale, vi passano poi al di sotto (si comportano un po' come il tendine dei
peroneiri) si dirigono verso il margine mediale del piede e mentre il tendine del muscolo
tibiale posteriore poi trova subito inserzione a livello del primo cuneiforme e anche del
primo metatarsale, il tendine del muscolo flessore lungo delle dita si porta a livello
plantare e sulla pianta del piede si divide in quattro tendinetti ognuno dei quali è diretto
verso il rispettivo dito, (ovviamente si dirigono verso le ultime quattro dita); si portano
indivisi fino alla base della terza falange, ovviamente sulla faccia plantare, ed entrano in
rapporto particolare con i tendini del muscolo flessore breve delle dita (muscolo della
pianta del piede).
Ìl muscolo flessore lungo dell'alluce rimane più posteriore rispetto agli altri due; va infatti
ad occupare un solco a livello dell'epifisi distale della tibia, un solco omonimo, poi passa
sulla faccia posteriore dell'astragalo (e anche qui occupa un solco) e poi si dirige
medialmente sulla faccia mediale del calcagno, rimanendo però sempre più in dietro degli
altri due, passa sulla faccia plantare del piede e si dirige verso il primo dito dove prede
inserzione a livello della base della seconda falange del primo dito.

2.3 MUSCOLI DELLA COSCIA


MUSCOLI ANTERIORI DELLA COSCIA
il muscolo sartorio
il muscolo quadricipite femorale
L'azione del muscolo sartorio è quella di:
flettere e abdurre la coscia sul bacino
flettere la gamba sulla coscia;
rotazione in fuori della coscia
rotazione in dentro della gamba (OCCHÌO!)
Ìl muscolo quadricipite femorale:
flette la coscia sul bacino (è soprattutto il muscolo retto del quadricipite femorale
a svolgere questa funzione)
sulla gamba opera invece un'estensione (questo lo fanno tutti e quattro i muscoli
del quadricipite)
MUSCOLO SARTORIO
E' un muscolo nastriforme, appuntito, ad andamento elicoidale, così chiamato perchè
entra in gioco nella posizione del sarto.
Origina dalla spina iliaca antero-superiore
Si porta obliquamente in senso latero-mediale e anche un po' dall'avanti all'indietro, a
contornare il margine mediale della coscia ÷
da qui discende verticalmente verso il basso, giunge a livello del condilo mediale
della tibia e scende ancora al di sotto fino a dare un'inserzione più espansa.
Ìl suo tendine terminale infatti si espande, diventa triangolare e si va ad inserirsi sulla
porzione superiore della faccia mediale della tibia.
Questo tendine, insieme con i tendini del muscolo gracile e del muscolo semi-mebranoso,
va a costituire la così detta zampa d'oca superficiale. Ìl tendine del muscolo sartorio si
inserisce più superficialmente rispetto agli altri due tendini.
Ìl muscolo sartorio, mentre compie il suo percorso avvolgente sulla loggia anteriore
della gamba, oltre a ricoprire tutti gli altri muscoli della loggia anteriore, portandosi
medialmente va a ricoprire anche i muscoli della loggia mediale.
Ìl muscolo sartorio, con il suo margine supero-mediale delimita lateralmente il
triangolo dello scarpa, l'altro limite, il limite mediale sarà dato dal margine laterale
del muscolo adduttore lungo.
Ìl muscolo sartorio si trova inizialmente di lato a nervo e vasi femorali, ci passa poi
sopra ed infine si porta medialmente a questi (quindi da laterale si sovrappone e poi
si porta mediale).
MUSCOLO QUADRICIPITE FEMORALE
Ìl muscolo quadricipite femorale ha quattro grossi capi muscolari aventi le inserzioni
prossimali indipendenti ÷ hanno in comune soltanto il tendine di inserzione terminale

distale.
Questi quattro capi, questi quattro muscoli sono:
il muscolo retto del femore
il muscolo vasto laterale
il muscolo vasto mediale
il muscolo vasto intermedio
MUSCOLO RETTO DEL FEMORE
E' il più superficiale dei quattro capi del quadricipite femorale.
Ìl tendine di origine che è duplice:
il tendine cosi detto diretto si diparte qui sotto dalla spina iliaca antero-inferiore;
il tendine riflesso invece origina dal margine superiore dell'acetabolo e un po'
anche dalla capsula articolare dell'articolazione coxo-femorale.
Tendine riflesso e tendine diretto confluiscono immediatamente alla loro origine ÷
muscolo unico ÷
tendine di inserzione va ad inserirsi sul margine anteriore della base della patella e
anche un po' discende sui suoi margini laterali.
ATTENZÌONE a questo tendine di inserzione del retto del femore perchè è vero che
termina li dove abbiamo detto, però poi alcuni fasci, i più superficiali in realtà continuano
verso il basso, ricoprono la faccia anteriore della patella e andranno a costituire quello
che è il legamento patellare che poi si inserisce sulla tuberosità tibiale.
Posteriormente questo tendine riceve la parte del tendine terminale di inserzione
degli altri capi del muscolo quadricipite.
MUSCOLO VASTO LATERALE

Capo abbastanza superficiale; soltanto nella prima porzione si trova al di sotto del
muscolo medio e piccolo gluteo; è sempre ricoperto nella porzione iniziale dal
sartorio; quello che lo separa dalla superficie laterale è il tratto ileo-tibiale della
fascia lata.
Origine molto estesa verticalmente perchè comprende:
il terzo superiore del labbro più laterale della linea aspra del femore
la porzione superiore della faccia anteriore del femore.
Da qui i fasci muscolari si portano obliquamente in basso e medialmente fino a dare
luogo...
Ad un tendine, il quale inizia all'incirca a metà della lunghezza totale del muscolo,
medialmente al muscolo stesso.
Sia il muscolo vasto laterale che il muscolo vasto mediale confluiscono insieme con i
loro fasci contigui e insieme questi fasci si continuano con quelli del retto del femore
in avanti.
Soltanto la porzione più laterale dei fasci tendinei dei due vasti andrà a terminare
separatamente sui margini (per il vasto laterale sul margine laterale, per il vasto
mediale sul margine mediale) della rotula.

MUSCOLO VASTO MEDIALE


Origina:
dalla faccia anteriore e laterale del femore
dal labbro laterale della linea aspra nella sua porzione superiore.
Possiede una parte aponevrotica sviluppata soprattutto sul margine laterale; questa
porzione inizialmente si congiunge con quella corrispondente del vasto laterale,
insieme poi incontrano anteriormente l'aponevrosi del retto del femore ÷ Ì due
vasti, laterale e mediale, formano congiungendosi tra di loro una doccia che
accoglie il tendine del femore.
MUSCOLO VASTO INTERMEDIO
Ìl muscolo vasto intermedio è un muscolo allungato, fusiforme.
Origina
dalla faccia anteriore
dalla faccia laterale del femore.
Ha fasci in comune con il vasto laterale mentre è più indipendente rispetto al vasto
mediale ÷ è il più profondo e il più centrale.
Anche questo fornisce fasci aponevrotici al tendine di inserzione del muscolo
quadricipite che si aggiungono a quelli più anteriori dei due vasti.
La particolarità del vasto intermedio è che i suoi fasci inferiori vanno ad inserirsi sul
recesso superiore della cavità articolare del ginocchio, costituendo quello che si chiama il
MUSCOLO ARTICOLARE DEL GINOCCHIO, responsabile della distensione della
capsula articolare e in particolare di questo recesso superiore sopra-patellare.
MUSCOLI POSTERIORI DELLA COSCIA
Sono tre, e sono muscoli che hanno in comune l'origine dalla tuberosità ischiatica;
addirittura due di questi, il bicipite femorale e il semi-tendinoso originano proprio con
un tendine comune e sono fusi nella loro parte iniziale;
il semi-mebranoso invece origina in maniera indipendente dagli altri due, con un
tendine proprio.
Ì muscoli della loggia posteriore mediano:
tutti e tre l'estensione della coscia sul bacino,
alcuni l'extra-rotazione anche della coscia sul bacino,
altri intra-rotazione (e questo vedremo è dovuto alla diversa inserzione terminale)
per quanto riguarda l'articolazione del ginocchio mediano la flessione della gamba
sulla coscia, perchè la loro inserzione si prolunga sui condili tibiali.
Questi tre muscoli sono:
il muscolo bicipite femorale
il muscolo semitendinoso
il muscolo semimembranoso.

MUSCOLO BICIPITE FEMORALE


E' composto da due capi:
Ìl capo lungo ÷ origina dalla porzione esterna e posteriore della tuberosità ischiatica
insieme al muscolo semi-tendinoso.
Ìl capo breve ÷ origina indipendentemente dalla linea aspra del femore.
il terzo muscolo, il semi-mebranoso origina sempre dalla porzione esterna della
tuberosità ischiatica ma più anteriormente; quindi la sua origine è anteriore rispetto
all'inserzione del muscolo bicipite e del muscolo semi-tendinoso.
Ìl muscolo bicipite femorale origina con un tendine comune dalla porzione esterna e
posteriore della tuberosità ischiatica insieme al muscolo semi-tendinoso. Ì fasci
muscolari dei due muscoli inizialmente sono fusi tra di loro, poi si separano
divaricando ÷
Ìl capo lungo del muscolo bicipite si porta lateralmente e accoglie i fasci del
capo breve.
Ìl capo breve origina dal terzo medio del labbro laterale della linea aspra del
femore.
Ì due capi si riuniscono insieme, continuano ancora a decorrere lateralmente e il
muscolo bicipite finisce per delimitare superiormente e lateralmente il cavo
popliteo.
Ìl tendine di inserzione terminale passa lateralmente e al di dietro del condilo laterale
del femore ÷ quindi al di dietro del legamento collaterale laterale del ginocchio, da
cui rimane separato tramite una borsa muscosa ÷ scende quindi ancora più in
basso e va ad inserirsi:
sulla testa della fibula
sulla porzione superiore del condilo laterale della tibia.
MUSCOLO SEMITENDINOSO
Decorre sempre medialmente nella loggia posteriore della gamba
Trapassa quindi in un tendine, passa lateralmente a livello dell'articolazione del
ginocchio improbando anche in parte il legamento collaterale mediale del ginocchio
Va ad inserirsi sulla porzione anteriore e superiore della tibia, medialmente alla
tuberosità tibiale, contribuendo così a formare la zampa d'oca.
La zampa d'oca superficiaIe è formata dai tendini terminali di inserzione dei
seguenti muscoli: sartorio, semitendinoso e gracile; il muscolo sartorio rimane il più
superficiale, il muscolo semitendinoso invece, con il muscolo gracile rimangono più in
profondità a diretto contatto con l'osso della tibia, da cui sono però separati da una borsa,
che si chiama borsa anserina, e in particolare il muscolo semitendinoso si spinge più in
basso mentre il muscolo gracile con la sua inserzione rimane più in alto.
MUSCOLO SEMIMEMBRANOSO
Origina un po' più avanti rispetto all'origine del muscolo semitendinoso.

Come questo si mantiene sempre medialmente nella loggia posteriore della gamba,
discendendo in posizione più profonda.
E' un muscolo largo, voluminoso, benchè la sua prima porzione sia completamente
aponevrotica: i fasci muscolari cominciano verso la metà della lunghezza del
muscolo
Ìl suo tendine terminale è particolare perchè va ad inserirsi profondamente a livello
della tibia formando quella che si chiama la zampa d'oca profonda.
La zampa d'oca profonda è composta da tre fasci che derivano però tutti dalla
stesso muscolo che prenderanno tre diverse direzioni:
a livello del condilo mediale della tibia, il così detto fascio orizzontale si porta in
avanti e orizzontalmente fin sulla porzione anteriore del condilo tibiale;
il voluminoso fascio verticale invece va ad inserirsi sulla faccia posteriore del
condilo tibiale e poi invia delle fibre aponevrotiche che vanno ad unirsi alla fascia
che avvolge il muscolo popliteo.
Ìnfine il fascio obliquo dal punto di inserzione del fascio verticale si porta in alto
obliquamente e lateralmente giungendo approssimativamente all'origine del capo
laterale del muscolo gastrocnemio, questi fasci obliqui altro non sono che il fascio
ricorrente del tendine del muscolo semi-membranoso o anche legamento popliteo
obliquo (legamento di rinforzo della faccia posteriore della capsula articolare del
ginocchio).
A livello del cavo popliteo i muscoli della loggia posteriore della coscia si trovano in
rapporto con i vasi e i nervi che vi decorrono all'interno; quindi per esempio l'arteria
e la vena poplitea e il nervo che deriva dalla biforcazione, nella porzione superiore
del cavo, del nervo ischiatico.
MUSCOLI MEDIALI DELLA GAMBA
La loggia mediale è la così detta loggia dei muscoli adduttori perchè l'azione principale
di questi muscoli è appunto l'adduzione della coscia.
E' composta da numerosi muscoli che sono:
il muscolo gracile
il muscolo pettineo (collegato al triangolo dello scarpa)
il muscolo adduttore breve
il muscolo adduttore lungo
il muscolo grande adduttore ÷ che può essere considerato come muscolo unico
oppure può essere descritto come l'unione di due muscoli: l'adduttore minimo che
corrisponde alla porzione superiore di questo grande adduttore e il resto che rimane
grande adduttore
il muscolo otturatore esterno.
MUSCOLO PETTINEO
Muscolo triangolare
Origina dalla cresta ileo-pettinea dell'osso dell'anca (si porta dall'eminenza ileo-
pettinea fino al tubercolo pubico ÷ inserzione molto vasta).

Si porta lateralmente in basso


Per andare ad inserirsi sulla linea pettina del femore che corrisponde al labbro di
divaricazione intermedio della linea aspra nella sua porzione superiore.
Ìl muscolo pettineo contribuisce a formare il pavimento del piano dello scarpa e
insieme al muscolo ileo-psoas da luogo al così detto solco ileo-pettineo occupato
interamente dalla vena ileo-femorale (più lateralmente si trova l'arteria femorale e
più lateralmente ancora si trova il nervo femorale).
Ì vasi femorali si trovano a decorrere nel triangolo dello scarpa passando dalla lacuna
dei vasi, mentre il nervo femorale proviene dalla lacuna neuromuscolare
MUSCOLO ADDUTTORE LUNGO
Origina più medialmente rispetto al pettineo, con un'origine più ristretta che va dal
tubercolo pubico alla sinfisi pubica.
Si porta in basso e lateralmente
Per andare ad inserirsi sul labbro mediale della linea aspra del femore, nel suo terzo
medio.
E' un muscolo superficiale ÷ è ricoperto dal sartorio soltanto nella sua parte
terminale
E' in stretto contatto con i vasi femorali che, una volta usciti dal triangolo dello scarpa,
si trovano a decorrere in un solco formatosi tra il muscolo adduttore lungo e il
muscolo vasto mediale della coscia.
MUSCOLO GRACILE
Ìl muscolo gracile è un sottilissimo muscolo
Origina dal:
margine mediale della sinfisi pubica
un pochino anche dalla porzione superiore del ramo inferiore dell'ischio
Si porta verticalmente in basso, decorrendo lungo il margine mediale della coscia, in
superficie, avvolto dalla fascia lata, per andare poi a passare al di dietro del condilo
mediale del femore
Ìnserirsi a livello del condilo mediale della tibia superiormente rispetto all'inserzione
del muscolo semitendinoso, formando così con questo la zampa d'oca
superficiaIe.
MUSCOLO ADDUTTORE BREVE
Contenuto in un piano intermedio.
Origina tra il tubercolo pubico e la sinfisi pubica al di sotto rispetto all'origine
dell'adduttore lungo.
Ì suoi fasci muscolari si portano sempre lateralmente in basso
Vanno a terminare quasi subito sul terzo superiore del labbro mediale della linea
aspra del femore formando anche un'arcata tendinea.
Questa arcata viene sfruttata da rami dell'arteria femorale profonda: i rami perforanti
(i quali però sfrutteranno soprattutto le arcate fornite dal muscolo adduttore grande).

MUSCOLO ADDUTTORE GRANDE


Origina dal
margine inferiore del ramo ischio-pubico
margine inferiore della tuberosità ischiatica.
Ì suoi fasci si irradiano a ventaglio
Vanno a inserirsi in gran parte su labbro mediale della linea aspra del femore
(l'adduttore minino si fermava al terzo superiore; l'adduttore grande propriamente
detto nei suoi 2/3 inferiori).
Ì fasci più posteriori di questo grande adduttore invece hanno un'inserzione a parte:
decorrono verticalmente per poi trapassare in un tendine molto robusto, cilindrico,
che va a inserirsi sul tubercoIo deI grande adduttore (sopra il condilo mediale del
femore).
Fossetta del Giobel è la fossetta che consente di apprezzare la fuoriuscita dei vasi
femorali (vasi poplitei).
Proprio perchè i fasci superficiali e quelli profondi del muscolo grande adduttore si
mantengono separati nell'ultima porzione si forma un canale, un anello che viene sfruttato
dai vasi femorali nella loro discesa a livello del ginocchio nella regione poplitea. Questo
anello, questa apertura viene trasformata in un vero e proprio canale, il canale degli
adduttori (o canale dei vasi femorali o canale di Hanter) da fasci aponevrotici (membrana
vasto-adduttoria) che vanno dai fasci superficiali del muscolo grande adduttore al
muscolo vasto mediale (il quale si trova subito anteriormente e medialmente).
MUSCOLO OTTURATORE ESTERNO
Si trova esternamente rispetto al foro otturatorio ÷ non contribuisce affatto a
chiudere questo forame. La sua inserzione è lungo il contorno del foro otturatorio
quindi comprende il ramo superiore e il ramo inferiore del pube e anche l'ischio.
Si porta lateralmente facendosi via via più sottile e più posteriore ÷ passa al di dietro
del collo del femore
Va a terminare nel fondo della fossa trocanterica.
Ìn questa ultima parte si trova compreso quindi tra:
il collo del femore e l'articolazione dell'anca che gli stanno anteriormente
il muscolo quadrato del femore che invece gli sta posteriormente.

2.4 MUSCOLI DELLA REGIONE GLUTEA


MUSCOLO GRANDE GLUTEO
Ìl più superficiale e il più voluminoso
Ìl tendine di origine di questo muscolo si trova:
sulla faccia esterna dell'osso iliaco, posteriormente alla linea glueta anteriore,
sull'osso sacro
sul legamento sacro-tuberoso;
Ì suoi fasci muscolari, dopo aver ricoperto tutta la porzione glutea portandosi
obliquamente in avanti e in basso, trapassano in un tendine di inserzione
abbastanza esteso:
Ì cui fasci superficiali entreranno a far parte di quello che sarà il tratto ileo-tibiale della
fascia lata,
Ì suoi fasci più profondi si portano ancora più in avanti, compresi tra il muscolo
bicipite femorale e il muscolo vasto laterale,
Per andarsi ad inserirsi sul femore in prossimità del margine di biforcazione laterale
della linea aspra, in particolare a livello della tuberosità glutea.
Questo muscolo è importante, come tutti i muscoli glutei, soprattutto per la
stabiIizzazione del bacino rispetto all'arto inferiore; (entra in gioco per esempio
nell'atto dell'alzarsi) è sostanzialmente un estensore del bacino sulla coscia e
viceversa se fa punto fisso sulla pelvi.
MUSCOLO TENSORE DELLA FASCIA LATA
E' un piccolo muscoletto allungato, superficiale e anteriore rispetto agli altri muscoli
della regione glutea
Si inserisce:
sulla faccia laterale della spina iliaca antero-superiore
ed anche un pochino sul labbro laterale della cresta iliaca;
presenta poi dei fasci un po' più bassi che vanno nell'incisura compresa tra le due
spine iliache.
Si porta con il suo ventre muscolare verso il basso MA già a pochi cm dalla sua
origine, diciamo nel 1/4 superiore della coscia ÷
trapassa in un fascio tendineo che confluirà nel così detto tratto ileo-tibiale della
fascia lata.
Per la sua limitata estensione non è un muscolo molto importante per la flessione
della pelvi sulla coscia e viceversa MA risulta fondamentaIe per Ia stabiIizzazione
del bacino.
MUSCOLO MEDIO GLUTEO
E' il muscolo sottostante al grande gluteo che da solo costituisce il piano intermedio
dei muscoli della regione glutea.
Origina superiormente dalla:
faccia esterna dell'osso iliaco la linea glutea anteriore e la linea glutea

posteriore
e anche da quella porzione del labbro laterale della cresta iliaca che è contingua
con questa superficie ossea
anteriormente origina dalla spina iliaca antero-superiore
un contingente dei suoi fasci trae origine anche dalla faccia interna della fascia
glutea da cui è rivestito.
Nell'insieme i fasci muscolari si portano in basso e in avanti;
il tendine di inserzione invece lo ritrovo:
sulla faccia laterale del grande trocantere, più precisamente sulla linea del vasto
mediale
prosegue anche sulla linea più anteriore di biforcazione del margine superiore
della linea aspra del femore
Ìl muscolo medio gluteo è ricoperto soltanto parzialmente dal muscolo grande gluteo;
rimane infatti scoperta la parte superiore che diventa quindi superficiale.
Nel piano sottostante al muscolo medio gluteo vediamo il muscolo piccolo gluteo: i
margini anteriori di questi due muscoli sono quasi coincidenti, ovviamente l'uno al di
sopra dell'altro ed in certo casi possono essere anche in parte fusi;
invece il margine inferiore sempre del muscolo medio gluteo è in rapporto con il
muscolo piriforme, che a sua volta è in rapporto anche con il margine inferiore del
piccolo gluteo.
Anteriormente il muscolo medio gluteo è in stretto rapporto, e anche in questo caso si
può avere una parziale fusione delle loro fibre, con il muscolo tensore della fascia
lata,
Posteriormente è ricoperto dal grande gluteo.
una linea obliqua dall'alto in basso e dall'indietro in avanti sulla quale si inseriscono
e il vasto mediale e il medio gluteo;
(quando la linea aspra superiormente si triforca, la linea più anteriore è interessata
dall'inserzione del medio gluteo).
MUSCOLO PICCOLO GLUTEO
Ha una forma triangolare
Si trova nella parte superiore e profonda della regione glueta
Origina dalla:
faccia esterna dell'osso iliaco tra la linea glutea anteriore e la linea glutea
inferiore.
labbro laterale della cresta iliaca corrispondente
parte più anteriore della grande incisura ischiatica.
Ì fasci muscolari si portano in basso lateralmente e in avanti
Terminano lungo il margine anteriore del grande trocantere.
entra in rapporto direttamente con la capsula articolare dell'articolazione coxo-
femorale
è ricoperto completamente dal muscolo medio gluteo
ed è in rapporto: in avanti con il muscolo tensore della fascia lata,
al di sotto il suo margine inferiore muscolo piriforme.

MUSCOLO PIRIFORME
Ha una forma piramidale allungata.
Origina a livello della faccia interna del sacro, lateralmente al secondo e al terzo foro
sacrale anteriore (ha quindi un'origine intra-pelvica);
Si dirige verso l'esterno, verso la grande incisura ischiatica e fuoriesce dalla pelvi
passando proprio dal grande foro ischiatico
Per andarsi ad inserire all'apice del margine superiore del grande trocantere.
Con la sua porzione intra-pelvica entra in rapporto con i vasi e i viscere presenti
all'interno della piccola pelvi.
Con la sua porzione extra-pelvica invece superiormente è in rapporto con il muscolo
piccolo gluteo mentre posteriormente con l'articolazione dell'anca.
Ìl muscolo piriforme è un importante punto di riferimento per quanto riguarda i nervi del
plesso sacrale.
Ì nervi del plesso sacrale infatti si applicano sulla sua faccia interna, nella sua porzione
intra-pelvica, per fuoriuscire poi, tutti tranne uno, attraverso il grande foro ischiatico
sfruttando i piccoli pertugi che si vengono a creare al di sopra o al di sotto del muscolo;
(in pratica la maggior parte dei nervi del plesso sacrale fuoriesce dal grande forame
ischiatico al di sotto del muscolo piriforme: nervo ischiatico, nervo cutaneo posteriore
della coscia, e poi altri....) soltanto uno, il nervo gluteo superiore, fuoriesce
superiormente. Ovviamente ci saranno poi anche i vasi di accompagnamento: i vasi e i
nervi glutei superiori. Questo è importante per comprendere non soltanto il rapporto del
muscolo piriforme con questi nervi ma anche il rapporto di quest'ultimi con i muscoli
sottostanti; una volta fuoriusciti dalla pelvi infatti questi nervi si trovano a decorrere sulla
superficie degli altri muscoli della regione glutea: contraggono quindi con loro un intimo
rapporto
MUSCOLO OTTURATORE INTERNO
Origina:
dalla faccia interna o posteriore del ramo inferiore dell'ischio e del ramo inferiore
del pube
dal contorno superiore e laterale del foro otturatorio.
Dato che la massa principale di questo muscolo si trova applicata sul forame
otturatorio, nella regione glutea possiamo osservare, in pratica, solo il suo tendine
di inserzione.
Dalla loro origine questi fasci si portano in avanti e passano per il piccolo formae
ischiatico, vengono quindi accolti in una doccia formatasi tra i due muscoli gemelli.
Ìl suo tendine di inserzione lo ritroviamo sulla sua faccia media le del grande
trocantere.
Ìnternamente questo muscolo è rivestito dalla fascia pelvica
Questa fascia è la fascia otturatoria, non è più la fascia pelvica
La porzione sottostante all'inserzione del muscolo elevatore dell'ano sulla faccia
interna dell'otturatore interno, questa regione triangolare è la così detta fossa
ischio-rettaIe; (la maggior parte della superficie interna dell'otturatorio va proprio a
delimitare lateralmente la fossa ischio-rettale).
L'otturatore interno è interessato dal rapporto con:

i nervi del plesso sacrale


i vasi ischiatici
è completamente ricoperto dal muscolo grande gluteo
posteriormente è in rapporto con la capsula articolare dell'articolazione coxo-
femorale e con i fasci muscolari dei due muscoli gemelli, superiore e inferiore.
MUSCOLI GEMELLI
Ì gemelli sono muscoletti leggermente triangolari, allungati.
Si distinguono in:
gemello superiore ÷ origina dalla spina ischiatica
gemello inferiore ÷ origina dalla tuberosità ischiatica;
hanno quindi un'origine a livello dell'osso dell'anca divergente. A poco a poco però,
portandosi verso il trocantere, i loro margini contigui si avvicinano formando una
doccia che accoglie il muscolo otturatore interno.
Alla fine trapassano in un tendine di inserzione che può andare o separatamente o
congiuntamente con quello del muscolo otturatore interno a terminare sulla faccia
mediale del grande trocantere.
Tutti questi muscoli oltre ad avere rapporti con i nervi del plesso sacrale, guarda caso
sono anche innervati da questi nervi.
MUSCOLO QUADRATO DEL FEMORE
E' un muscolo quadrangolare
Origina nella porzione dell'osso dell'anca che sta al di dietro del foro otturatorio
secondo una linea verticale che va approssimativamente dalla spina ischiatica fino
alla tuberosità ischiatica.
Da questa linea di inserzione prossimale, i fasci si portano lateralmente
Ad inserirsi lungo il margine posteriore del grande trocantere subito al di sotto della
cresta inter-trocantereica.
Tutti questi muscoli profondi della regione glutea hanno soprattutto una funzione di
extra-rotazione della coscia sul bacino.

2.5 MUSCOLI POSTERIORI


DELL'ADDOME/DELL'ANCA
MUSCOLO ILEO-PSOAS
E' costituito da due parti:
il muscolo grande psoas ÷ origina dalla colonna lombare
il muscolo iliaco ÷ origina dalla fossa iliaca
Ì due muscoli si uniscono distalmente per inserirsi al piccolo trocantere del femore.
MUSCOLO GRANDE PSOAS
E' fusiforme
Origina da:
arcate fibrose che uniscono le superfici laterali dei corpi delle prime quattro
vertebre lombari e dell'ultima toracica
dai dischi intervertebrali interposti.
Ì fasci muscolari si dirigono in basso, parallelamente alle vertebre lombari ÷
raggiungono la fossa iliaca dove si accostano ai fasci del muscolo iliaco ÷ passano
quindi sotto il legamento inguinale, occupando la lacuna muscolare
Convergono in un rubusto tendine che si inserisce al piccolo trocantere del femore.
MUSCOLO ILIACO
Ha la forma di un ventaglio
Origina:
dai 2/3 superiori della fossa iliaca
dalle parti laterali dell'ala del sacro.
Ì fasci muscolari si raccolgono per passare sotto al legamento inguinale, nella
lacuna muscolare, e raggiungere la radice della coscia passando davanti
all'articolazione dell'anca.
L'inserzione dle muscolo avviene sul tendine del muscolo grande psoas e quindi sul
piccolo trocantere.
Se prende punto fisso sulla colonna e sul bacino ÷ è il principale flessore della
coscia che, inoltre adduce ed extra-ruota.
Se prende punto fisso sul femore ÷ flette il tronco e lo inclina dal proprio lato.
MUSCOLO PICCOLO PSOAS
Lungo e sottile, è situato ventralmente al muscolo grande psoas. E' un muscolo
rudimentale che può anche mancare.
Origina:
dai corpi dell'ultima vertebra toracica
dalla prima lombare

dal disco intervertebrale interposto


Si porta verso il basso e lateralmente
Per inserirsi all'eminenza ileo-pubica e alla fascia iliaca.
Tende la fascia iliaca
Partecipa alla flessione del tronco
MUSCOLO QUADRATO DEI LOMBI
Ìl muscolo quadrato dei lombi consta di due strati:
uno anteriore
uno posteriore
parzialmente fusi tra loro.
Lo strato anteriore trae origine:
dal legamento ileo-lombare
dalla contigua porzione della cresta iliaca dell'osso dell'anca
Sale verso l'alto e si inserisce:
ai processi costiformi delle prima quattro vertebre lombari
alla XÌÌ costa.
Lo strato posteriore origina:
dai processi costiformi della ÌV, ÌÌÌ e ÌÌ vertebra lombare.
Si porta in alto e di lato per attaccarsi alla XÌÌ costa.
Se fa punto fisso in basso ÷ inclina il torace dal proprio lato
Se fa punto fisso in alto ÷ inclina dal proprio lato il bacino.
Contraendosi bilateralmente ÷ fissa la porzione lombare della colonna vertebrale.

91
2.6 MUSCOLI DELL'ADDOME
Suddivisibili in:
anteriori
IateraIi
posteriori
MUSCOLI LATERALI DELL'ADDOME
Sono muscoli piatti, larghi: lamine disposte concentricamente, come una cipolla:
Muscolo obliquo esterno dell'addome
Muscolo obliquo interno dell'addome
Muscolo trasverso dell'addome
MUSCOLO OBLIQUO ESTERNO DELL'ADDOME
Si inserisce sulla faccia esterna delle uItime otto coste mediante digitazioni
carnose, le quali seguono una linea di inserzione curva con la concavità
rivolta in alto e verso l'indietro; le fibre muscolari sono disposte obliquamente,
in senso medio-laterale.
Queste digitazione si alternano con le digitazioni di altri muscoli:
le prime 5, quelle superiori, si interdigitano con il dentato anteriore o
grande dentato (che interessa le prime 10 coste);
le uItime 3 si interdigitano con le digitazioni carnose del grande dorsale.
Ìl muscolo obliquo esterno dell'addome si inserisce anche sul bacino, in
particolare sui 2/3 anteriori deI Iabbro esterno della cresta iIiaca;
posteriormente mostra un margine libero, teso tra le coste e la cresta iliaca.
La parte rimamente del labbro esterno della cresta iliaca è interessata
dall'inserzione del muscolo grande dorsale; tra i due muscoli è presente un
piccolo spazio sprovvisto di inserzione muscolare: in questa piccola regione
triangolare si può vedere il muscolo obliquo dell'addome (quello più interno,
apprezzabile superficialmente solo in questo punto); questo trigangolo
prende il nome di trigono lombare del Petit, o triangolo del Petit.
Come già detto, il muscolo obliquo esterno dell'addome si inserisce, interessa
la cresta iliaca fino alla spina iliaca antero-suepriore; da qui prosegue ma non
più sullo scheletro: in questo punto infatti trapassa nella suo aponevrosi di
inserzione.
Abbassa le coste agendo come muscolo espiratorio.
Se si contrae da un solo lato ÷ inclina la colonna vertebrale dal proprio lato e
ruota il torace dalla parte opposta
Se si contrae da entrambi i lati, flette la colonna lombare.
Aumenta la pressione addominale

92
MUSCOLO OBLIQUO INTERNO
E' un'ampia lamina muscolare situata profondamente al muscolo obliquo
esterno.
Dalla parte inferiore dell'addome si dirige con decorso obliquo daI basso verso
I'aIto e da dietro verso I'avanti, alla gabbia toracica.
Origina da:
1/3 laterale del legamento inguinale
spina iliaca antero-suepriore
linea intermedia della cresta iliaca
fascia toraco-lombare
Ì fasci, portandosi verso l'alto e verso l'avanti, incrociano ad angoIo retto i fasci
del muscolo obliquo esterno.
Ì fasci posteriori si inseriscono al margine inferiore delle uItime tre cartiIagini
costaIi;
gli altri fasci continuano con un'ampia aponevrosi che contribuisce a formare
la guaina del muscolo retto anteriore dell'addome e la linea alba.
Ìl margine inferiore dell'aponevrosi, unendosi a quella del muscolo trasverso
dell'addome, si inserisce al margine superiore del pube constituendo il
tendine congiunto (o falce inguinale).
La faccia profonda del muscolo è separata dal muscolo trasverso dell'addome
tramite la fascia addominale profonda.
Nel maschio alcuni fasci del muscolo obliquo interno dell'addome si uniscono
ad altri fasci originati dl tubercolo pubico per formare il MUSCOLO
CREMASTERE che si dispone intorno al funicolo spermatico e al testicolo e,
con la sua contrazione, solleva la gonade.
Ìnclina la colonna lombare e il torace dal proprio lato.
Se si contrae bilateralmente ÷ flette la colonna.
Abbassa le coste ÷ muscolo espiratorio.
Aumenta la pressione addominale.
MUSCOLO TRASVERSO
Le fibre sono disposte trasversalmente, sono perfettamente orizzontali;
Origina:
dalla faccia interna delle uItime 6 coste.
La faccia interna delle ultime sei coste è interessata anche dall'inserzione della parte
costale del muscolo diaframma: si ha quindi un'interdigitazione: le fibre del muscolo
trasverso si interdigitano con le fibre del diaframma in maniera perpendicolare.
il muscolo trasverso in basso si inserisce sul Iabbro interno deIIa cresta
iIiaca: anche questo muscolo prosegue con la sua parte carnosa oltre il
limite della spina iliaca antero-superiore.
dalla metà laterale del legamento inguinale.
posteriormente questo muscolo origina anche lui dalla fascia Iombo-

93
dorsaIe. (Abbiamo quindi un'aponevrosi anteriore e una posteriore.
OCCHÌO!)
La linea di passaggio tra la parte carnosa e la parte aponevrotica segue un
percorso particolare: risulta infatti concava medialmente e prende il nome di
semilunare di spigelio.
La parte inferiore dell'aponevrosi, unendosi a quella del muscolo obliquo
interno dell'addome, forma il tendine congiunto. Quest'ultimo, osservato
dalla faccia interna della parete addomiale anteriore, ha l'aspetto di un fascio
di fibre concavo lateralmente detto falce inguinale.
La faccia profonda dle muscolo trasverso dell'addome è rivestita dalla fascia
trasversale.
Abbassa le coste agendo come muscolo espiratore.
Ìnsieme ai muscoli obliquo esterno e interno dell'addome aumenta la pressione
addominale favorendo la svuotamento dei visceri addominali e pelvici.
Se io rimuovo il muscolo grande dorsale scopro un altro spazio triangolare o
meglio quadrilatero, che prende il nome di Triangolo o quadrilatero di
Grynfelt -Lesshaft:
il limite interno è dato dai muscoli delle docce vertebrali;
il margine in avanti e in basso è dato dal muscolo obliquo interno,
il margine superiore costituito dal muscolo dentato postero-inferiore;
poi c'è il margine dato dall'arcata costale (alcuni lo considerano, altri no);
Questo spazio triangolare contiene la componente aponevrotica del muscolo
trasverso dell'addome.
Siccome questo spazio si crea proprio perchè alcuni muscoli a questo livello non ci
arrivano, in questa zona avremo dei punti di minor resistenza della parete
addominale, punti di ernia: ernie lombari inferiori o di Petit e ernie lombare
superiori o di Grynfelt.
MUSCOLI ANTERIORI DELL'ADDOME
Muscolo retto dell'addome
Muscolo pirimidale
MUSCOLO RETTO DELL'ADDOME
E' un nastro muscolare disposto verticalmente
Origina in alto daIIa quinta aIIa settima cartiIagine costaIe e dal processo
xifoideo
Termina anche lui sul bacino: sul margine anteriore deI pube, tra il tubercolo
e la sinfisi pubica ÷ prima di terminale questo muscolo si restringe in
larghezza (deve inserirsi in uno spazio più ristretto).
E' contenuto all'interno di una guaina formata dall'aponevrosi di inserzione
degli altri tre muscoli.

94
La parte carnosa del muscolo non è continua ma è interrotta da 3 o 4 iscrizioni
tendinee disposte trasversalmente; tali iscrizioni sono variabili in numero da
individuo a individuo: una iscrizione però è sempre costante e corrisponde
alla cicatrice ombellicale; le altre si trovano di solito sopra l'ombellico,
più raramente al di sotto e casomai sono appena accennate. Queste iscrizioni
tendinee non interssano il muscolo in tutto il suo spessore, ma solo la sua
faccia anteriore: posteriormente il muscolo appare come un nastro continuo.
Sono il ricordo dell'origine metamerica di questo muscolo: precedentemente si
avevano muscoli indipendenti.
Abbassa le coste agendo come muscolo espiratorio.
Flette il torace sulla pelvi o viceversa.
Aumenta la pressione addominale.
Come si forma la guaina del muscolo retto dell'addome
L'aponevrosi di inserzione del muscolo obliquo esterno dell'addome si porta
anteriormente al muscolo retto dell'addome contribuendo così a formare il
foglietto anteriore di questa guaina;
l'aponevrosi di inserzione del muscolo obliquo interno quando raggiunge il
margine laterale del muscolo retto dell'addome si sdoppia in due lamine, in
due foglietti:
il foglietto anteriore si fonde con l'intera aponevrosi di inserzione
dell'obliquo esterno ÷ quindi la pagina anteriore di questa guaina è
costituita da tutta l'aponevrosi di inserzione del muscolo obliquo esterno e
dalla parte anteriore di sdoppiamento del muscolo obliquo interno.
il foglietto posteriore invece va a fondersi con l'aponevrosi di inserzione
del muscolo trasverso.
Ìl muscolo trasverso, infatti, essendo il più interno, con la sua aponervosi di
inserzione passa dietro il muscolo retto dell'addome andando a costituire
insieme al foglietto posteriore di sdoppiamento dell'aponevrosi del muscolo
obliquo interno, la parte posteriore di questa guaina.
Quando queste due pagine della guaina si incontrano sul margine mediale del
muscolo retto dell'addome si uniscono; si uniscono sia quelle di destra che quelle di
sinistra; per cui sulla linea mediana queste due guaine si fondano l'una con l'altra e
danno origine alla Iinea aIba; linea che lungo il suo decorso comprende anche la
cicatrice ombelicale. Esiste quindi una connessione funzionale tra i muscoli di un
lato e quelli dell'altro (proprio grazie a questa connessione aponevrotica).
La guaina del muscolo retto dell'addome non ha lo stesso comportamenteo
dappertutto; nella parte superiore è vero quanto detto fin ora; qualche cm sotto
l'ombelico però, le cose cambiano perchè c'è un'improvvisa interruzione della
guaina. Ìl punto in cui la guaina si interrompe prende il nome di Iinea
semicircoIare di DougIas.
ATTENZÌONE però, non si interrompe tutta la guaina, termina infatti solo la guaina
posteriore, quella anteriore rimane ÷

95
quindi posteriormente, a rivestire il muscolo a questo livello, c'è la fascia
travsersale (rivestimento connettivale della cavità addominale) e ancora più
internamente c'è il foglietto parietale del peritoneo.
Ìn corrispondenza di questa linea tutte le aponevrosi di inserzione muscolare dei tre
muscoli si portano anteriormente: ecco perchè esiste solo la pagina anteriore.
Questa improvvisa interruzione si pensa che ci sia perchè a questo livello durante
l'ontogenesi si ha lo sviluppo della vescica urinaria. Durante lo sviluppo la vescica si
trova in una posizione più alta rispetto alla piccola pelvi, si trova più o meno qualche
cm al di sotto della cicatrice ombellicale; è appoggiata alla parete addominale
anteriore (quindi è addirittura verticale, mentre nell'adulto è orizzontale); si ritiene
che data la posizione della vescica durante l'ontogenesi, lo sviluppo della pagina
posteriore della guaina sia stato impossibilitato proprio da questo viscere; quindi gli
elementi aponevrotici possono portarsi solo anteriormente.
Durante lo sviluppo la vescica si porta gradualmente verso il basso per raggiungere
a sua posizione definitiva in cavità pelvica; ma ormai il danno è fatto, le guaine si
sono già formate.
Dentro la guaina del muscolo retto dell'addome non c'è solo il muscolo ma sono
presenti anche i vasi epigastrici che qui decorrono ÷ vasi presenti fra il
muscolo e la guaina o anche addirittura nella compagine del muscolo
Lo Spazio sovrapubico contenente connettivo rimane sopra il margine
superiore del pube; è compreso tra il muscolo che posteriormente è
sprovvisto di guaina e la fascia trasversale;
Se ci spostiamo più indietro c'è una altro piccolo spazio, anche questo
connettivale, compreso tra la fascia trasversale e il peritoneo, che prende il
nome di Spazio di Bogros
Che poi si continua più in basso all'interno della cavità pelvica con lo Spazio
prevescicale.
MUSCOLO PIRAMIDALE
Piccolo fascetto muscolare posto anteriormente al muscolo retto.
Si inserisce anch'esso sull'osso pubico, tra Ia sinfisi e iI tubercoIo.
Dalla sua origine questo muscolo risale per qualche cm, si assottiglia, per poi
perdersi in corrispondenza della Iinea aIba; questo muscolo è chiamato anche
muscolo tensore della linea alba.
Anche il muscolo piramidale si trova compreso all'interno della guaina però solo
nella parte anteriore perchè a questo punto la guaina posteriormente è assente
Muscolo rudimentaIe neIIa nostra specie, è un muscolo molto sviluppato invece
negli animali saltatori, per esempio il canguro, dove si inserisce addirittura sulla
gabbia toracica permettendo così l'ampia falcata necessaria per il salto.
Tende la linea alba.
Tutte e tre le aponevrosi dei muscoli larghi dell'addome sono bilaminari

96
Ogni lamina aponevrotica si decussa in corrispondenza della linea alba,
continuandosi con quelle del muscolo contro-laterale o di un altro muscolo
Queste lamine dopo aver formato la guaina di rivestimento del muscolo retto
dell'addome, quando si incontrano in corrispondenza della linea alba, non si
arrestano ma per qualche tratto continuano controlateralmente, creando un
dispositivo estremamente complesso a livello addominale che ha la funzione di
coordinare il movimento di questi muscoli.
Questi muscoli sono importanti perchè contribuiscono, insieme ad altri gruppi
muscolari (come i muscoli dell'arto inferiore e i muscoli posteriori del tronco) al
mantenimento della postura, della stazione eretta; (un cattivo bilanciamento
dell'azione di questi gruppi muscolari provoca degli scompensi e quindi dolori).
Mentre nella cavità toracica trovo una pressione negativa (la cavità toracica ha
una gabbia rigida, scheletrica), nella cavità addominale trovo invece una pressione
positiva soggetta a variazioni; grazie all'azione di questi muscoli infatti la cavità
addominale può essere espansa e contratta a piacimento; questo ha implicazioni
importanti in momenti fisiologici particolare come la respirazione, l'atto del parto, la
tosse, il vomito ecc. ecc.
Questi muscoli solitamente sono in grado di sopportare anche notevoli pressioni
consentendo così lo svolgersi di queste determinate azioni.
Quello che più di tutti esercita questa azione è il muscolo trasverso: si comporta
come una cinghia muscolare, riduce infatti il diametro della cavità addominale. Gli
altri muscoli con le loro componenti oblique coadiuvano quest'azione.
Questa parete muscolare è garantita da questi muscoli che contraendosi mettono
sotto pressione la cavità?; la muscolatura stessa però può subire le conseguenze di
questa pressione (ernie addominali): se uno fa uno sforzo eccessivo o non bene
coordinato la stessa parete addominale si può sfiancare, può subire un cedimento.

2.7 MUSCOLI DEL TORACE


Ì muscoli del torace possono essere distinti in:
muscoli estrinseci ÷ hanno origini ed inserzioni al di fuori del torace
muscoli intrinseci ÷ appartengono del tutto al torace
MUSCOLI ESTRINSECI
Sono rappresentati dai:
muscoli spino-appendicolari
muscoli spino-costali
muscoli toraco-appendicolari
muscolo diaframma
MUSCOLI TORACO APPENDICOLARI
Così denominati perché originano dal torace ÷ si inseriscono all'arto superiore;
comprendono:
muscolo grande pettorale
muscolo piccolo pettorale
muscolo succlavio
muscolo dentato anteriore
MUSCOLO GRANDE PETTORALE
Ha la forma di un ventaglio
Unisce la superficie anteriore del torace ÷ all'omero
Delimita la parete anteriore della cavità asceIIare
La faccia superficiale del muscolo è in rapporto con la ghiandoIa mammaria
La sua faccia profonda è in rapporto con il m. piccoIo pettoraIe e i m. inter-costaIi
Tra il margine superiore del muscolo e il muscolo deltoide è presente un interstizio
triangolare, il triangolo deltoideo-pettorale, che da passaggio alla vena
cefalica.
E' innervato dai nervi toracici anteriori del plesso brachiale
E' formato da tre capi:
La parte cIavicoIare
origina dalla metà mediale del margine anteriore della clavicola
La parte sterno-costaIe
origina dalla faccia anteriore dello sterno e
dalla seconda alla sesta cartilagine costale (2 ÷ 6)
La parte addominaIe

origina daIIa parte superiore deIIa Iamina anteriore deIIa guaina dei muscoIi
retti anteriori deII'addome.
Ì fasci muscolari si dirigono lateralmente
si inseriscono con un robusto tendine appiattito alla cresta del tubercolo maggiore
dell'omero.
Se prende punto fisso sul torace ÷ ADDUCE e ÌNTRA-ruota l'omero
Se prende punto fisso sull'omero ÷ solleva il tronco
E' un muscolo inspiratorio accessorio
MUSCOLO PICCOLO PETTORALE
Posto profondamente al grande pettorale
E' innervato dai nervi toracici anteriori del plesso brachiale
Origina con tre digitazioni dalla 2°, dalla 3° e dalla 4° costa
dirigendosi in alto e lateralmente
si inserisce al processo coracoideo della scapola.
Se prende punto fisso sul torace ÷ abbassa la scapola
A scapola fissa ÷ solleva le coste ed è quindi un muscolo inspiratorio
MUSCOLO SUCCLAVIO
Piccolo muscolo fusiforme
Posto tra la clavicola e la prima costa
E' innervato dal nervo succlavio del plesso brachiale
Origina dalle facce superiori della prima costa e
dalla cartilagine costale
Si inserisce al solco del muscolo succlavio della faccia inferiore della clavicola
Abbassa la clavicola
MUSCOLO DENTATO ANTERIORE
Ampio muscolo appiattito posto sulla faccia laterale della gabbia toracica
E' innervato dal nervo toracico lungo del plesso brachiale
Origina dalla faccia laterale delle prime 10 coste con digitazioni che si intersecano
con quelle del muscolo obliquo esterno dell'addome.
Ì suoi fasci si dirigono dorsalmente
Si inserisce al margine mediale della scapola
Sposta la scapola in avanti e in fuori
Solleva inoltre le coste ÷ è un muscolo inspiratorio

MUSCOLO DIAFRAMMA (guarda esofago)


MUSCOLO INTRINSECI
Comprendono:
muscoli elevatori delle coste
muscoli inter-costali
muscoli sotto-costali
muscolo trasverso del torace
Sono tutti innervati dai nervi inter-costali
MUSCOLI ELEVATORI DELLE COSTE
12 paia di muscoli triangoIari, con apice in alto
Situati lateralmente alla colonna vertebrale nella parte profonda del dorso.
Originano dai processi trasversi delle prime 11 vertebre toraciche e da quello della
settima vertebra cervicale
Si inseriscono:
al margine superiore e alla faccia esterna della costa sottostante, tra il tubercolo e
l'angolo costale ÷ muscoli elevatori delle coste brevi
nella parte inferiore del torace i muscoli possono saltare una costa e raggiungere la
costa sottostante ÷ muscoli elevatori delle coste lunghi
Sollevano le coste ÷ inspiratori
MUSCOLI INTER-COSTALI
Sono lamine muscolari che occupano gli spazi intercostali
Vengono distinti in:
Esterni
originano dal margine inferiore delle coste
si inseriscono al margine superiore della costa sottostante
i fasci muscolari si dirigono in basso e in avanti
si estendono dalla colonna vertebrale ÷ fino all'unione tra le coste e le loro cartilagini
costali
raggiungono lo sterno mediante la membrana intercostale esterna
Interni
originano dal labbro mediale del solco solco costale
si inseriscono al margine superiore della costa e della cartilagine costale
sottostante
i fasci muscolari sono diretti in basso e indietro
si estendono dallo sterno ÷ all'angolo costale e raggiungono la colonna vertebrale tramite

la membrana intercostale interna.


Intimi
occupano un tratto compreso tra la linea ascellare media e lo sterno
originano dal margine inferiore della costa, internamente ai muscoli intercostali
esterni
si inseriscono al margine superiore della costa sottostante.
Ì muscoli esterni ÷ sono inspiratori
Ì muscoli interni e intimi ÷ sono espiratori
MUSCOLI SOTTO-COSTALI
Sono situati all'interno della gabbia toracica, in prossimità delle estremità posteriori degli
spazi inter-costali
Originano dalla faccia interna di una costa
dirigendosi in basso e medialmente
si inseriscono alla faccia interna della costa sottostante o di quella successiva
Abbassano le coste favorendo l'espirazione
MUSCOLO TRASVERSO DEL TORACE
muscolo appiattito situato sulla faccia interna della parete anteriore del torace
Origina dalla faccia posteriore del corpo e del processo xifoideo dello sterno
i suoi fasci si dirigono in alto e lateralmente
si inserisce con 5 digitazioni alla faccia interna e al margine inferiore delle
cartilagini costali comprese tra la seconda e la sesta 2 ÷ 6
Abbassa le cartilagini costali ÷ muscolo espiratorio

1.8 MUSCOLI DEL DORSO


Sono disposti in tre strati sovrapposti:
spino appendicoIari nel piano superficiale: colonna vertebrale ÷ all'arto superiore
spino costaIi nel piano intermedio: vertebre ÷ coste
spino dorsaIi o propri deI dorso nel piano profondo: colonna vertebrale ÷
colonna vertebrale.
MUSCOLI SPINO-APPENDICOLARI
5 muscoli disposti su due strati:
superficialmente:
muscolo trapezio
muscolo grande dorsaIe
profondamente:
muscolo piccoIo romboide
muscolo grande romboide
muscolo eIevatore deIIa scapoIa
Sono tutti innervati da rami del plesso brachiale, tranne il trapezio che è innervato dal
nervo accessorio e da rami del plesso cervicale.
MUSCOLO TRAPEZIO
ampio muscolo pari appiattito
di forma triangolare
con il contro-laterale forma una Iosanga estesa dalla nuca alla parte inferiore del
torace.
vi si descrivono:
una parte discendente
una parte ascendente
una parte trasversa
La parte discendente
linea nucale superiore
protuberanza occipitale esternamente
legamento nucale
si inserisce al terzo laterale del margine posteriore della clavicola
La parte trasversa
(da C7 ÷ T3)
processi spinosi

legamenti inter-spinosi
margine mediale dell'acromion
margine posteriore della spina della scapola
La parte ascendente
(da T3 ÷ T12)
processi trasversi
dai legamenti inter-spinosi
margine mediale della scapola nel punto di origine della spina.
Se prende punto fisso sulla colonna:
con la parte discendente ÷ innalza la scapola
con la parte trasversa ÷ la sposta medialmente
con la parte ascendente ÷ abbassa la scapola
Se prende punto fisso sulla scapola:
inclina la testa dal proprio lato
Se si contrae bilateralmente:
solleva il tronco come nell'atto di arrampicarsi.
MUSCOLO GRANDE DORSALE
ampio muscolo appiattito
di forma triangolare
in alto è in parte ricoperto dal muscolo trapezio
riveste la parte postero-laterale del torace e della regione lombare
Origina, mediante la lamina posteriore della fascia toraco-lombare da:
i processi spinosi delle ultime sei o sette vertebre toraciche e delle vertebre
lombari
dalla cresta sacrale media
dal labbro esterno del terzo posteriore della cresta iliaca.
Ì suoi fasci si portano in alto e lateralmente, passando dorsalmente alle ultime tre o
quattro coste.
Si inseriscono alla cresta del tubercolo minore dell'omero.
Quando prende punto fisso sul tronco ÷ porta l'omero indietro e medialmente e lo intra-
ruota.
Se prende punto fisso sull'omero ÷ solleva il tronco e le coste.
MUSCOLO PICCOLO ROMBOIDE
Posto profondamente al muscolo trapezio
unisce la colonna al margine mediale della scapola
Origina dal legamento nucale e dal processo spinoso della settima vertebra
cervicale

Si dirige in basso e lateralmente


Si inserisce al margine mediale della scapola in prossimità dell'origine della spina
Sposta medialmente la scapola
MUSCOLO GRANDE ROMBOIDE
Posto profondamente al muscolo trapezio
unisce la colonna vertebrale al margine mediale della scapola
E' separato al muscolo piccolo romboide da un sottiIe spazio.
Origina dai processi spinosi delle prime quattro vertebre toraciche (T1 ÷ T4)
Si inserisce al margine mediale della scapola, sotto l'origine della spina.
Sposta medialmente la scapola
MUSCOLO ELEVATORE DELLA SCAPOLA
Si porta dalla regione postero-laterale del collo ÷ al margine mediale della scapola
E' posto profondamente al muscolo trapezio.
Origina dai tubercoli posteriori dei processi trasversi delle prime 4 o 5 vertebre
cervicali (C1-C5)
Si dirige in basso e lateralmente
Si inserisce sul margine mediale della scapola, superiormente all'origine della
spina.
Solleva la scapola e la sposta medialmente
MUSCOLI SPINO-COSTALI
Muscoli del piano intermedio,
così chiamati perché uniscono la colonna vertebrale alle coste,
sono muscoli appiattiti,
posti profondamente rispetto agli spino-appendicolari.
Sono innervati dai nervi inter-costali dei livelli corrispondenti.
MUSCOLO DENTATO POSTERIORE SUPERIORE
Origina dai processi spinosi delle ultime due vertebre cervicali e delle prime due
toraciche (2C+2T)
Ì suoi fasci si dirigono lateralmente e in basso
Si inseriscono sulla faccia esterna delle coste, dalla 2° alla 5°, lateralmente

all'angolo costale.
Solleva le coste ÷ è un muscolo inspiratorio
MUSCOLO DENTATO POSTERIORE INFERIORE
Origina dalla lamina posteriore della fascia toraco-lombare, a livello dei processi
spinosi delle ultime due vertebre toraciche e delle prime tre lombari
Si porta in alto e lateralmente
Si inserisce alla faccia esterna delle ultime quattro coste.

Abbassa le coste ÷ è un muscolo espiratorio


2.9 MUSCOLI DELL'AVAMBRACCIO


Ì muscoli dell'avambraccio sono rivestiti dalla fascia anti-brachiale che invia, dalla
sua faccia profonda, setti intermuscolari che suddividono i muscoli in gruppi.
Nell'avambraccio inoltre, la presenza della membrana interossea, suddivide l'arto in
due compartimenti:
anteriore ÷ muscoIi anteriori dell'avambraccio ÷ azione flessoria
posteriore ÷ muscoIi posteriori dell'avambraccio ÷ azione estensoria.
Nell'avambraccio si distinguono inoltre i muscoIi IateraIi.
MUSCOLI ANTERIORI DELL'AVAMBRACCIO
Sono otto muscoli disposti in quattro strati sovrapposti:
Ìl primo strato ÷ in senso latero-mediale è formato da:
muscolo pronatore rotondo
muscolo flessore radiale del carpo
muscolo palmare lungo
muscolo flessore ulnare del carpo
Tutti questi muscoli hanno origini comuni dell'epicondilo mediale dell'omero.
Ìl secondo strato ÷ costituito dal solo
muscolo flessore superficiale delle dita
Ìl terzo strato ÷ è formato da:
muscolo flessore profondo delle dita
muscolo flessore lungo del pollice
Ìl quarto strato ÷ è formato da:
muscolo pronatore quadrato
MUSCOLO PRONATORE ROTONDO
Ìl più laterale dello strato superficiale, decorre obliquamente nella metà superiore
dell'avambraccio.
Origina con:
un capo omeraIe ÷ dall'epicondilo mediale dell'omero
un capo uInare ÷ dal processo coronoideo dell'ulna.
Ì suoi fasci si portano in basso e lateralmente
per inserirsi a metà della faccia laterale del radio.
intra ruota l'avambraccio
a pronazione completa ÷ flette l'avambraccio sul braccio.
MUSCOLO FLESSORE RADIALE DEL CARPO

Posto medialmente al precedente


Origina dall'epicondilo mediale dell'omero e dalla fascia antibrachiale
Si inserisce con un lungo tendine alla base del secondo osso metacarpale.
flette la mano e l'avambraccio
partecipa ai movimenti di pronazione
adduce la mano
MUSCOLO PALMARE LUNGO
E' situato tra il flessore radiale e il flessore ulnare del carpo.
Origina dall'epicondilo mediale dell'omero e dalla fascia antibrachiale.
A metà dell'avambraccio il suo breve ventre muscolare si continua con un lungo
tendine che si inserisce all'aponevrosi palmare.
Tende l'aponevrosi palmare
flette la mano sull'avambraccio
MUSCOLO FLESSORE ULNARE DEL CARPO
E' il muscolo più mediale dello strato superficiale.
Origina con:
un capo omeraIe ÷ dall'epicondilo mediale dell'omero e dalla fascia
antibrachiale
un capo uInare ÷ dal margine mediale dell'olecrano e dai 2/3 superiori del
margine posteriore dell'ulna.
Le fibre muscolari continuano in un lungo tendine che passa profondamente al
retinacolo dei muscoli flessori, nel canale del carpo
Si inserisce all'osso pisiforme e, tramite i legamenti pisouncinato e
pisometacarpico ÷ all'osso uncinato e al 5° osso metacarpale.
Flette e adduce la mano e contribuisce a supinare la mano prontata.
MUSCOLO FLESSORE SUPERFICIALE DELLE DITA
Esteso muscolo che froma da solo il secondo strato dei muscoli anteriori
dell'avambraccio.
Origina con:
un capo omerouInare ÷ dall'epicondilo mediale dell'omero + dal processo
coronoideo dell'ulna
un capo radiaIe ÷ dalla parte prossimale della faccia anteriore del radio.
Ì due capi sono uniti da un'arcata tendinea che dà origine a fasci muscolari.
A circa metà dell'avambraccio, il muscolo si divide in quattro ventri che continuano
ciascuno in un tendine.
Ì tendini passano nel cavo del carpo e...
giunti in prossimità della falange prossimale del 2°, 3°, 4°e 5° dito, si dividono in
due linguette che si inseriscono nelle parti laterali della faccia palmare della
falange media.
Attraverso lo sdoppiamento del tendine del flessore superficiale passa il tendine
del flessore profondo delle dita che raggiunge la falange distale.

Nel canale del carpo, i tendini del 3° e 4° dito decorrono superficialmente a quelli
del 2° e 5° dito.
Flette le falangi medie del 2°, 3°, 4° e 5° dito.
Ultimata la flessione delle dita può flettere la mano sull'avambraccio.
MUSCOLO FLESSORE PROFONDO DELLE DITA
Posto nel terzo strato, medialmente al muscolo flessore lungo del pollice.
Origina dai:
2/3 superiori delle facce anteriore e mediale dell'ulna,
dalla membrana interossea
dal margine interosseo del radio sotto alla sua tuberosità
A circa metà dell'avambraccio si divide in quattro ventri che continuano ciascuno in
un tendine terminale che passa nel canale del carpo, profondamente ai tendini del
muscolo flessore superficiale.
Ì tendini, giunti a livello della falange prossimale, attraversano lo sdoppiamento dei
tendini del flessore superficiale e si inseriscono alla faccia palmare della falange
distale.
Flette la falange distale del 2°, 3°, 4° e 5° dito.
Coopera nella flessione delle altre falangi e nella flessione della mano.
MUSCOLO FLESSORE LUNGO DEL POLLICE
E' situato lateralmente al muscolo flessore profondo delle dita.
Origina dai:
2/3 prossimali della faccia anteriore del radio
dalla membrana interossea
dal processo coronoideo dell'ulna
Decorre sulla faccia anteriore del radio ÷ continua in un tendine che attraversa il
canale del carpo, i muscoli dell'EMÌNENZA TENAR ÷ decorre, a livello della
falange prossimale del primo dito, tra i due capi del muscolo flessore breve del
pollice.
Si inserisce alla faccia palmare della falange distale del pollice.
Flette la falange distale del pollice
MUSCOLO PRONATORE QUADRATO
Muscolo piatto e quadrilatero posto nella parte distale dell'avambraccio, a ridosso
della membrana interossea. Forma da solo il quarto strato dei muscoli anteriori
dell'avambraccio.
Origina dalla faccia e dal margine anteriore del ¼ distale dell'ulna
con direzione trasversale
Si inserisce al ¼ distale della faccia e del margine anteriore del radio.
Ruota interamente l'avambraccio nel movimento di pronazione.

MUSCOLI LATERALI DELL'AVAMBRACCIO


Sono situati nella parte antero-laterale dell'avambraccio e, in senso antero-posteriore,
sono rappresentati dai muscoli:
brachioradiale
estensore radiale lungo del carpo
estensore radiale breve del carpo
MUSCOLO BRACHIO RADIALE
Ìl più anteriore e il più lungo dei muscoli laterali
Origina da:
la cresta sopra-condiloidea laterale dell'omero
l'epicondilo laterale dell'omero
Decorre sulla faccia laterale dell'avambraccio
giunto circa a metà dello stesso, continua con un robusto tendine
Si inserisce al processo stiloideo del radio (OCCHÌO guarda atlante tav 439A)
FIette l'avambraccio sul braccio
MUSCOLO ESTENSORE RADIALE LUNGO DEL CARPO
E' posto subito dorsalmente al precedente
Origina da:
la cresta sopra-epicondilea laterale
dall'epicondilo laterale dell'omero inferiormente al muscolo brachioradiale
Ìl suo ventre fusiforme trapassa ÷ a circa metà dell'avambraccio, in un robusto
tendine che costeggia il margine laterale del radio ÷ attraversa il secondo canaIe
del retinacolo dei muscoli estensori ÷ si porta sul dorso della mano
Per inserirsi alla faccia dorsale della base del 2° osso metacarpale
Estende e abduce la mano.
MUSCOLO ESTENSORE RADIALE BREVE DEL CARPO
E' il più posteriore e il più breve dei muscoli laterali dell'avambraccio.
Origina da:
l'epicondilo laterale dell'omero
dalla fascia antibrachiale
dalla capsula dell'articolazione del gomito.
Ìl suo ventre fusiforme si porta distalmente per continuare, a circa metà
dell'avambraccio ÷ in un tendine che decorre parallelamente a quello
dell'estensore lungo ÷ attraversa il secondo canaIe dei muscoli estensori ÷
giunto sul dorso della mano
Si inserisce alla faccia dorsale della base del 3° osso metacarpale.
Estende e abduce la mano.

MUSCOLI POSTERIORI
Sono otto muscoli disposti su due piani sovrapposti e hanno tutti origine dalle'picondilo
laterae dell'omero:
Ìl piano superficiaIe in senso latero-mediale, è formato da:
muscolo estensore delle dita
muscolo estensore del mignolo
muscolo estensore ulnare del carpo
Ìl piano profondo è formato da:
muscolo supinatore
muscolo abduttore lungo del pollice
muscolo estensore breve del pollice
muscolo estensore lungo del pollice
muscolo estensore dell'indice
MUSCOLO ESTENSORE DELLE DITA
Origina:
dalla faccia posteriore dell'epicondilo laterale dell'omero
dalla fascia antibrachiale
dal legamento collaterale radiale
Ìl suo ventre si dirige in basso e, poco sotto alla metà dell'avambraccio, prosegue
in quattro tendini che passano nel quarto canaIe del retinacolo dei muscoli
estensori e raggiungono il dorso della mano.
A livello delle ossa metacarpali, i tendini sono uniti da interconnessioni tendinee.
Raggiunta la falange prossimale delle ultime quattro dita, i tendini si dividono in tre
linguette:
quella media ÷ si inserisce sulla faccia dorsale della base della falange media
le linguette IateraIe e mediaIe ÷ si riuniscono per inserirsi alla base della
falange distale.
Estende le ultime quattro dita e coopera nell'estensione della mano
sull'avambraccio.
MUSCOLO ESTENSORE DEL MIGNOLO
E' posto medialmente all'estensore delle dita.
Origina:
dalla faccia posteriore dell'epicondilo
dalla fascia antibrachiale
Al di sotto della metà dell'avambraccio il ventre muscolare continua con un tendine
che passa nel quinto canaIe del retinacolo dei muscoli estensori ÷ decorrendo
sul 5° osso metacarpale
Si fonde con il tendine del muscolo estensore delle dita.
Consente di estendere il mignolo anche indipendentemente dalle altre dita.

MUSCOLO ESTENSORE ULNARE DEL CARPO


E' il più mediale dello strato superficiale dei muscoli posteriori.
Origina:
dall'epicondilo
dalla fascia antibrachiale
dal legamento collaterale radiale
dal margine posteriore dell'ulna.
Ìl ventre fusiforme, a metà circa dell'avambraccio, continua con un tendine che,
attraversato il sesto canaIe del retinacolo dei muscoli estensori, raggiunge il dorso
della mano
Per inserirsi alla faccia mediale della base del 5° osso metacarpale.
Estende e adduce la mano
MUSCOLO SUPINATORE
Origina da:
l'epicondilo laterale
dal legamento collaterale radiale e anulare del radio
dalla faccia posteriore dell'ulna
Ì suoi fasci si dirigono in avanti, in basso e lateralmente
Per inserirsi, dopo avera avvolto il 1/3 superiore del radio, alle facce anteriore e
laterale della stesso.
Extra-ruota l'avambraccio nel movimento della supinazione
MUSCOLO ABDUTTORE LUNGO DEL POLLICE
Origina:
dalle facce posteriori di ulna e radio
dalla membrana interossea
Ìl ventre muscolare si dirige in basso e lateralmente, fino a incrociare i tendini dei
muscoli estensori radiali lungo e breve del carpo ÷ quindi continua in un tendine
che, attraversato il primo canaIe del retinacolo dei muscoli estensori
Si inserisce sulla superficie laterale della base del 1° osso metacarpale
Abduce il pollice e la mano
MUSCOLO ESTENSORE BREVE DEL POLLICE
E' posto medialmente al muscolo abduttore lungo del pollice.
Origina:
dalla faccia posteriore del radio
dalla membrana interossea
Si dirige in basso circondando il corpo del radio e, dopo aver attraversato insieme
al tendine dell'abduttore lungo il primo canale del retinacolo dei muscoli estensori
Si inserisce alla faccia dorsale della base della falange prossimale del pollice
Estende la falange prossimale del pollice e aabduce il pollice

MUSCOLO ESTENSORE LUNGO DEL POLLICE


E' posto tra i muscoli estensore breve del pollice ed estensore dell'indice.
Origina:
dal 1/3 medio della faccia posteriore dell'ulna
dalla membrana interossea
Si dirge in basso e lateralmente e continua con un tendine che, attraverso il terzo
canaIe del retinacolo dei muscoli estensori, decorre sulla faccia dorsale del 1°
metatarsale
Per inserirsi alla base della falange distale del pollice.
Ìl tendine del muscolo estensore lungo del pollice con i tendini dei muscoli
abduttore lungo ed estensore breve del pollice delimita, sul margine laterale del
dorso della mano, una depressione triangolare che è definita tabaccheria
anatomica.
Estende la falange distale e abduce il pollice.
MUSCOLO ESTENSORE DELL'INDICE
E' il più mediale dello strato profondo dei muscoli posteriori dell'avambraccio.
Origina
dalla faccia dorsale dell'ulna
dalla membrana interossea
Continua con un tendine che attraversa, insieme all'estensore delle dita, il quarto
canale del retinacolo dei muscoli estensori. Ìl tendine terminale decorre sulla
superficie dorsale del carpo e...
Raggiunta l'articolazione metacarpofalangea dell'indice, si unisce al tendine per
l'indice del muscolo estensore delle dita.
Estende l'indice anche indipendentemente dall'azione dell'estensore delle dita.

2.10 MUSCOLI DEL BRACCIO:


Ì muscoli del braccio vengono distinti in:
muscoli anteriori o flessori sono:
il bicipite quello più superficiale
il coraco brachiale più profondamente
il muscolo brachiale più in basso
muscoli posteriori o estensori sono:
il muscolo tricipite brachiale
il muscolo anconeo.
MUSCOLO BICIPITE BRACHIALE
Ìl muscolo bicipite prende questo nome perchè origina con due capi:
un capo breve ÷ situato medialmente; origina tramite la sua porzione tendinea
dall'apice del processo coracoideo della scapola; si porta in basso e all'incirca
all'altezza del terzo medio del braccio si unisce al capo lungo che è situato più
lateralmente
un capo lungo ÷ situato più lateralmente; origina, tramite il suo tendine, all'altezza
della tuberosità sopra-glenoidea della scapola ÷ oltrepassato il solco bicipitale il
tendine del capo lungo del bicipite brachiale trapassa nella parte carnosa del
muscolo la quale a livello del terzo medio si unisce al capo breve.
Questa ampia massa carnosa prosegue in basso e va a terminare sulla tuberosità
del radio.
Dalla porzione tendinea del bicipite origina una lamina fibrosa aponevrotica che prende il
nome di LACERTO FIBROSA, la quale si porta medialmente e va a terminare nella
fascia anti-brachiale, fascia fibrosa che riveste i muscoli dell'avambaraccio.
Ìl muscolo bicipite è bi-articoIare ÷ interessa due articolazioni:
l'articolazione della spalla
l'articolazione del gomito.
Sull'articolazione della spalla questo muscolo tende ad abdurre l'arto superiore
a livello del gomito fIette l'avambraccio sul braccio.
MUSCOLO CORACO-BRACHIALE
origina dall'apice del processo coracoideo della scapola
si porta in basso ÷ è praticamente coperto dal capo breve del bicipite
va a terminare all'incirca all'altezza del terzo medio sulla faccia antero mediale della
diafisi omerale
La sua azione è soprattutto quella di estensione dell'arto superiore
MUSCOLO BRACHIALE
Origina nella metà inferiore della diafisi omerale, sia sulla faccia antero-laterale che
su quella antero mediale;
si porta in basso un po' medialmente ÷ è coperto, normalmente, quasi

completamente dal bicipite


va a terminare sull'epifisi prossimale dell'ulna subito al di sotto del processo
coronoideo.
La sua azione è la fIessione dell'avambraccio sul braccio.
MUSCOLO TRICIPITE
Prende questo nome perchè origina con tre capi:
il capo lungo ÷ origina dalla scapola e precisamente dalla tuberosità sotto
glenoidea della scapola;
il capo mediale ÷ origina sulla faccia posteriore della diafisi omerale a livello
dell'area infero-mediale individuata dal solco del nervo radiale
il capo laterale ÷ origina sulla faccia posteriore della diafisi omerale a livello
dell'area supero-laterale individuata dal solco del nervo radiale.
Queste tre masse muscolari si unisco all'altezza del terzo medio dando origine a
questa ampia porzione tendinea la quale termina sulla regione posteriore
dell'olecrano dell'ulna.
La sua azione principale è un'estensione dell'avambraccio sul braccio; a causa della
terminazione del capo lungo sulla scapola questo muscolo è bi-articoIare come il
bicipite per cui determina anche un'estensione di tutto l'arto superiore.
MUSCOLO ANCONEO
E' un piccolo muscolo di forma triangolare limitato alla regione posteriore del gomito.
Origina dalla faccia posteriore dell'epicondilo LATERALE dell'omero
Termina sull'ulna, sulla faccia posteriore dell'olecrano e anche un pochino più in
basso.
Anche questo piccolo muscolo coadiuva l'azione del tricipite, l'estensione
dell'avambraccio sul braccio.

114
2.11 MUSCOLI DELLA SPALLA
(CUFFIA dei ROTATORI)
MUSCOLO SOTTO-SCAPOLARE
lamina di forma triangolare
origina dalla fossa sotto scapolare
si porta in alto e lateralmente, al di sotto del processo coracoideo
per andare a terminare sul tubercolo minore dell'omero.
Questo muscolo ha una triplice azione:
intra-ruota l'omero, ed è perciò antagonista dei muscoli sopraspinato e
sottospianato (che sono extrarotatori)
stabiIizza la testa dell'omero nella glena scapolare durante i movimenti
dell'articolazione scapolomerale
adduce il braccio
MUSCOLO SOPRA-SPINATO
Ha una forma grosso modo piramidale;
origina dalla fossa sopra-spinata
decorre al di sotto dell'articolazione acromio clavicolare
per raggiungere il tubercolo maggiore dell'omero e precisamente la fossetta
superiore di questo tubercolo.
La contrazione di questo muscolo
abduce l'arto
extra-ruota l'arto,
stabiIizza l'articolazione scapolomerale (si oppone alla lussazione della testa
omerale verso il basso).
MUSCOLO SOTTO-SPINATO
E' un ampia lamina triangolare
origina da buona parte della fossa sotto o infra-spinata
si porta lateralmente in fuori
va a terminare sul tubercolo maggiore dell'omero in particolare sulla fossetta
media.
La contrazione di questo muscolo
extra-ruotare l'arto superiore
stabiIizza l'articolazione scapolomerale.
MUSCOLO PICCOLO ROTONDO
posteriore di forma più o meno cilindrica,
origina sempre sulla faccia posteriore della scapola dalla metà superiore
dell'area rilevata che si trova parallelamente al margine ascellare o laterale

115
della scapola;
dalla sua origine si porta in lato e lateralmente
per andare a terminare al tubercolo maggiore dell'omero e più precisamente
sulla faccetta inferiore
L'azione di questo muscolo è:
l'estensione
l'extra-rotazione dell'arto.
MUSCOLO GRANDE ROTONDO
E' un muscolo allungato e appiattito posto inferiormente al piccolo rotondo.
Origina dalla faccia posteriore della scapola in particolare in corrispondenza
dell'angolo inferiore ma anche in corrispondenza della metà inferiore di quella
striscia più rilevata parallela al margine ascellare o laterale della scapola
tende a portarsi un pochino verso l'avanti e lateralmente ÷ passa al davanti del
capo lungo del muscolo tricipite
va a terminare sull'omero a livello della cresta del tubercolo minore o labbro
mediale del solco bicipitale (dal versante ascellare della scapola si porta al
solco bicipitale della diafisi dell'omero)
Se prende punto fisso sulla scapoIa concorre ad addurre il braccio.
Se prende punto fisso sull'omero porta lateralmente e in avanti l'angolo
inferiore della scapola e dunque, in questo caso, è un eIevatore della spalla.
L'azione principale di questo muscolo è una intra-rotazione e una estensione,
determina anche una abduzione (guarda il suo orientamento).
Tra il margine inferiore del piccolo rotondo e il margine superiore del grande
rotondo situato più in basso si viene a creare uno spazio che prende il nome di
TRIANGOLO DEI MUSCOLI ROTONDI ÷ a completare il triangolo lateralmente
abbiamo la diafisi omerale.
All'interno di questo triangolo passa il tendine del capo lungo del tricipite e
suddivide questo spazio in due spazi più piccoli:
uno laterale che prende il nome di spazio omero-tricipiataIe ÷ è sfruttato dal
passaggio:
dell'arteria circonflessa posteriore dell'omero
del nervo ascellare
uno mediale che prende il nome spazio omo-tricipitaIe ÷ da cui fuoriesce,
passa dall'avanti verso l'indietro l'arteria circonflessa della scapola
MUSCOLO DELTOIDE
Muscolo più superficiale della spalla, il responsabile del pomello della spalla, della
sua convessità
Prende questo nome dal delta, ha la forma di un triangolo che con la base aderisce
alla clavicola all'acromion e alla spina della scapola.
L'area di ORÌGÌNE/inserzione della base del muscolo deltoide è un'area a
forma di U;
anteriormente infatti la base del muscolo deltoide si inserisce sul terzo

116
laterale del margine anteriore della clavicola (gli altri due terzi sono
occupati da una parte dell'inserzione del muscolo grande pettorale).
Ìl deltoide quindi gira andando a inserirsi sul margine laterale
dell'acromion,
prosegue poi sul margine posteriore della spina della scapola; questo
margine posteriore è piuttosto spesso tanto che posso distinguervi due
labbri, un labbro superiore e un labbro inferiore, il deltoide va a inserirsi sul
labbro inferiore di questo margine.
Ìl deltoide in basso termina in un apice che va ad inserirsi sulla parte intermedia
della faccia antero-laterale della diafisi omerale ÷ sulla tuberosità deltoidea.
La contrazione del deltoide abduce I'arto superiore fino a 90° ÷ per farlo
sollevare ulteriormente deve intervenire il trapezio

2.12 CAVO ASCELLARE


E' uno spazio connettivale compreso tra il torace e la radice dell'arto superiore.
Ha la forma di una piramide quadrangolare ÷ posso descrivere: (tav 428A/426B)
una parete anteriore formata da:
il muscolo grande pettorale più superficialmente
i muscoli succlavio e piccolo pettorale più profondamente
Muscoli rivestita dalla fascia clavi pettorale ÷ questa origina in alto dalla clavicola,
riveste con i suoi sdoppiamenti i muscoli succlavio e piccolo pettorale, e termina in
basso fissandosi alla fascia ascellare e costituendo il Iegamento sospensore
deII'asceIIa.
una parete posteriore è formata da:
muscolo sotto-scapolare
muscolo grande rotondo
muscolo grande dorsale
una parete IateraIe è formata da:
capo breve del muscolo bicipite brachiale
muscolo coracobrachiale
una parete mediaIe
muscolo dentato anteriore
dalla parete toracica
un apice
corrisponde alla spazio compreso tra:
la clavicola
la prima costa
la base del processo coracoideo
A questo livello sono presenti i vasi succIavi che trapassano negli asceIIari + i rami del
pIesso brachiaIe.
una base
corrisponde alla fascia asceIIare che è fissata ai margini inferiori dei muscoli grande
pettorale e grande dorsale.
All'interno della cavità ascellare, immersi nel tessuto adiposo, sono presenti numerosi
linfonodi ascellari distinguibili in diverse stazioni.
MUSCOLI DELL'AVAMBRACCIO
Ì muscoli dell'avambraccio sono rivestiti dalla fascia anti-brachiale che invia, dalla
sua faccia profonda, setti intermuscolari che suddividono i muscoli in gruppi.

Nell'avambraccio inoltre, la presenza della membrana interossea, suddivide l'arto in


due compartimenti:
anteriore ÷ muscoIi anteriori dell'avambraccio ÷ azione flessoria
posteriore ÷ muscoIi posteriori dell'avambraccio ÷ azione estensoria.
Nell'avambraccio si distinguono inoltre i muscoIi IateraIi.
MUSCOLI ANTERIORI DELL'AVAMBRACCIO
Sono otto muscoli disposti in quattro strati sovrapposti:
Ìl primo strato ÷ in senso latero-mediale è formato da:
muscolo pronatore rotondo
muscolo flessore radiale del carpo
muscolo palmare lungo
muscolo flessore ulnare del carpo
Tutti questi muscoli hanno origini comuni dell'epicondilo mediale dell'omero.
Ìl secondo strato ÷ costituito dal solo
muscolo flessore superficiale delle dita
Ìl terzo strato ÷ è formato da:
muscolo flessore profondo delle dita
muscolo flessore lungo del pollice
Ìl quarto strato ÷ è formato da:
muscolo pronatore quadrato
MUSCOLO PRONATORE ROTONDO
Ìl più laterale dello strato superficiale, decorre obliquamente nella metà superiore
dell'avambraccio.
Origina con:
un capo omeraIe ÷ dall'epicondilo mediale dell'omero
un capo uInare ÷ dal processo coronoideo dell'ulna.
Ì suoi fasci si portano in basso e lateralmente
per inserirsi a metà della faccia laterale del radio.
intra ruota l'avambraccio
a pronazione completa ÷ flette l'avambraccio sul braccio.
MUSCOLO FLESSORE RADIALE DEL CARPO
Posto medialmente al precedente
Origina dall'epicondilo mediale dell'omero e dalla fascia antibrachiale
Si inserisce con un lungo tendine alla base del secondo osso metacarpale.
flette la mano e l'avambraccio
partecipa ai movimenti di pronazione
adduce la mano

MUSCOLO PALMARE LUNGO


E' situato tra il flessore radiale e il flessore ulnare del carpo.
Origina dall'epicondilo mediale dell'omero e dalla fascia antibrachiale.
A metà dell'avambraccio il suo breve ventre muscolare si continua con un lungo
tendine che si inserisce all'aponevrosi palmare.
Tende l'aponevrosi palmare
flette la mano sull'avambraccio
MUSCOLO FLESSORE ULNARE DEL CARPO
E' il muscolo più mediale dello strato superficiale.
Origina con:
un capo omeraIe ÷ dall'epicondilo mediale dell'omero e dalla fascia
antibrachiale
un capo uInare ÷ dal margine mediale dell'olecrano e dai 2/3 superiori del
margine posteriore dell'ulna.
Le fibre muscolari continuano in un lungo tendine che passa profondamente al
retinacolo dei muscoli flessori, nel canale del carpo
Si inserisce all'osso pisiforme e, tramite i legamenti pisouncinato e
pisometacarpico ÷ all'osso uncinato e al 5° osso metacarpale.
Flette e adduce la mano e contribuisce a supinare la mano prontata.
MUSCOLO FLESSORE SUPERFICIALE DELLE DITA
Esteso muscolo che froma da solo il secondo strato dei muscoli anteriori
dell'avambraccio.
Origina con:
un capo omerouInare ÷ dall'epicondilo mediale dell'omero + dal processo
coronoideo dell'ulna
un capo radiaIe ÷ dalla parte prossimale della faccia anteriore del radio.
Ì due capi sono uniti da un'arcata tendinea che dà origine a fasci muscolari.
A circa metà dell'avambraccio, il muscolo si divide in quattro ventri che continuano
ciascuno in un tendine.
Ì tendini passano nel cavo del carpo e...
giunti in prossimità della falange prossimale del 2°, 3°, 4°e 5° dito, si dividono in
due linguette che si inseriscono nelle parti laterali della faccia palmare della
falange media.
Attraverso lo sdoppiamento del tendine del flessore superficiale passa il tendine
del flessore profondo delle dita che raggiunge la falange distale.
Nel canale del carpo, i tendini del 3° e 4° dito decorrono superficialmente a quelli
del 2° e 5° dito.
Flette le falangi medie del 2°, 3°, 4° e 5° dito.
Ultimata la flessione delle dita può flettere la mano sull'avambraccio.

MUSCOLO FLESSORE PROFONDO DELLE DITA


Posto nel terzo strato, medialmente al muscolo flessore lungo del pollice.
Origina dai:
2/3 superiori delle facce anteriore e mediale dell'ulna,
dalla membrana interossea
dal margine interosseo del radio sotto alla sua tuberosità
A circa metà dell'avambraccio si divide in quattro ventri che continuano ciascuno in
un tendine terminale che passa nel canale del carpo, profondamente ai tendini del
muscolo flessore superficiale.
Ì tendini, giunti a livello della falange prossimale, attraversano lo sdoppiamento dei
tendini del flessore superficiale e si inseriscono alla faccia palmare della falange
distale.
Flette la falange distale del 2°, 3°, 4° e 5° dito.
Coopera nella flessione delle altre falangi e nella flessione della mano.
MUSCOLO FLESSORE LUNGO DEL POLLICE
E' situato lateralmente al muscolo flessore profondo delle dita.
Origina dai:
2/3 prossimali della faccia anteriore del radio
dalla membrana interossea
dal processo coronoideo dell'ulna
Decorre sulla faccia anteriore del radio ÷ continua in un tendine che attraversa il
canale del carpo, i muscoli dell'EMÌNENZA TENAR ÷ decorre, a livello della
falange prossimale del primo dito, tra i due capi del muscolo flessore breve del
pollice.
Si inserisce alla faccia palmare della falange distale del pollice.
Flette la falange distale del pollice
MUSCOLO PRONATORE QUADRATO
Muscolo piatto e quadrilatero posto nella parte distale dell'avambraccio, a ridosso
della membrana interossea. Forma da solo il quarto strato dei muscoli anteriori
dell'avambraccio.
Origina dalla faccia e dal margine anteriore del ¼ distale dell'ulna
con direzione trasversale
Si inserisce al ¼ distale della faccia e del margine anteriore del radio.
Ruota interamente l'avambraccio nel movimento di pronazione.
MUSCOLI LATERALI DELL'AVAMBRACCIO
Sono situati nella parte antero-laterale dell'avambraccio e, in senso antero-posteriore,
sono rappresentati dai muscoli:

brachioradiale
estensore radiale lungo del carpo
estensore radiale breve del carpo
MUSCOLO BRACHIO RADIALE
Ìl più anteriore e il più lungo dei muscoli laterali
Origina da:
la cresta sopra-condiloidea laterale dell'omero
l'epicondilo laterale dell'omero
Decorre sulla faccia laterale dell'avambraccio
giunto circa a metà dello stesso, continua con un robusto tendine
Si inserisce al processo stiloideo del radio (OCCHÌO guarda atlante tav 439A)
FIette l'avambraccio sul braccio
MUSCOLO ESTENSORE RADIALE LUNGO DEL CARPO
E' posto subito dorsalmente al precedente
Origina da:
la cresta sopra-epicondilea laterale
dall'epicondilo laterale dell'omero inferiormente al muscolo brachioradiale
Ìl suo ventre fusiforme trapassa ÷ a circa metà dell'avambraccio, in un robusto
tendine che costeggia il margine laterale del radio ÷ attraversa il secondo canaIe
del retinacolo dei muscoli estensori ÷ si porta sul dorso della mano
Per inserirsi alla faccia dorsale della base del 2° osso metacarpale
Estende e abduce la mano.
MUSCOLO ESTENSORE RADIALE BREVE DEL CARPO
E' il più posteriore e il più breve dei muscoli laterali dell'avambraccio.
Origina da:
l'epicondilo laterale dell'omero
dalla fascia antibrachiale
dalla capsula dell'articolazione del gomito.
Ìl suo ventre fusiforme si porta distalmente per continuare, a circa metà
dell'avambraccio ÷ in un tendine che decorre parallelamente a quello
dell'estensore lungo ÷ attraversa il secondo canaIe dei muscoli estensori ÷
giunto sul dorso della mano
Si inserisce alla faccia dorsale della base del 3° osso metacarpale.
Estende e abduce la mano.
MUSCOLI POSTERIORI
Sono otto muscoli disposti su due piani sovrapposti e hanno tutti origine dalle'picondilo
laterae dell'omero:

Ìl piano superficiaIe in senso latero-mediale, è formato da:


muscolo estensore delle dita
muscolo estensore del mignolo
muscolo estensore ulnare del carpo
Ìl piano profondo è formato da:
muscolo supinatore
muscolo abduttore lungo del pollice
muscolo estensore breve del pollice
muscolo estensore lungo del pollice
muscolo estensore dell'indice
MUSCOLO ESTENSORE DELLE DITA
Origina:
dalla faccia posteriore dell'epicondilo laterale dell'omero
dalla fascia antibrachiale
dal legamento collaterale radiale
Ìl suo ventre si dirige in basso e, poco sotto alla metà dell'avambraccio, prosegue
in quattro tendini che passano nel quarto canaIe del retinacolo dei muscoli
estensori e raggiungono il dorso della mano.
A livello delle ossa metacarpali, i tendini sono uniti da interconnessioni tendinee.
Raggiunta la falange prossimale delle ultime quattro dita, i tendini si dividono in tre
linguette:
quella media ÷ si inserisce sulla faccia dorsale della base della falange media
le linguette IateraIe e mediaIe ÷ si riuniscono per inserirsi alla base della
falange distale.
Estende le ultime quattro dita e coopera nell'estensione della mano
sull'avambraccio.
MUSCOLO ESTENSORE DEL MIGNOLO
E' posto medialmente all'estensore delle dita.
Origina:
dalla faccia posteriore dell'epicondilo
dalla fascia antibrachiale
Al di sotto della metà dell'avambraccio il ventre muscolare continua con un tendine
che passa nel quinto canaIe del retinacolo dei muscoli estensori ÷ decorrendo
sul 5° osso metacarpale
Si fonde con il tendine del muscolo estensore delle dita.
Consente di estendere il mignolo anche indipendentemente dalle altre dita.
MUSCOLO ESTENSORE ULNARE DEL CARPO
E' il più mediale dello strato superficiale dei muscoli posteriori.
Origina:
dall'epicondilo
dalla fascia antibrachiale

dal legamento collaterale radiale


dal margine posteriore dell'ulna.
Ìl ventre fusiforme, a metà circa dell'avambraccio, continua con un tendine che,
attraversato il sesto canaIe del retinacolo dei muscoli estensori, raggiunge il dorso
della mano
Per inserirsi alla faccia mediale della base del 5° osso metacarpale.
Estende e adduce la mano
MUSCOLO SUPINATORE
Origina da:
l'epicondilo laterale
dal legamento collaterale radiale e anulare del radio
dalla faccia posteriore dell'ulna
Ì suoi fasci si dirigono in avanti, in basso e lateralmente
Per inserirsi, dopo avera avvolto il 1/3 superiore del radio, alle facce anteriore e
laterale della stesso.
Extra-ruota l'avambraccio nel movimento della supinazione
MUSCOLO ABDUTTORE LUNGO DEL POLLICE
Origina:
dalle facce posteriori di ulna e radio
dalla membrana interossea
Ìl ventre muscolare si dirige in basso e lateralmente, fino a incrociare i tendini dei
muscoli estensori radiali lungo e breve del carpo ÷ quindi continua in un tendine
che, attraversato il primo canaIe del retinacolo dei muscoli estensori
Si inserisce sulla superficie laterale della base del 1° osso metacarpale
Abduce il pollice e la mano
MUSCOLO ESTENSORE BREVE DEL POLLICE
E' posto medialmente al muscolo abduttore lungo del pollice.
Origina:
dalla faccia posteriore del radio
dalla membrana interossea
Si dirige in basso circondando il corpo del radio e, dopo aver attraversato insieme
al tendine dell'abduttore lungo il primo canale del retinacolo dei muscoli estensori
Si inserisce alla faccia dorsale della base della falange prossimale del pollice
Estende la falange prossimale del pollice e aabduce il pollice
MUSCOLO ESTENSORE LUNGO DEL POLLICE
E' posto tra i muscoli estensore breve del pollice ed estensore dell'indice.
Origina:
dal 1/3 medio della faccia posteriore dell'ulna
dalla membrana interossea

Si dirge in basso e lateralmente e continua con un tendine che, attraverso il terzo


canaIe del retinacolo dei muscoli estensori, decorre sulla faccia dorsale del 1°
metatarsale
Per inserirsi alla base della falange distale del pollice.
Ìl tendine del muscolo estensore lungo del pollice con i tendini dei muscoli
abduttore lungo ed estensore breve del pollice delimita, sul margine laterale del
dorso della mano, una depressione triangolare che è definita tabaccheria
anatomica.
Estende la falange distale e abduce il pollice.
MUSCOLO ESTENSORE DELL'INDICE
E' il più mediale dello strato profondo dei muscoli posteriori dell'avambraccio.
Origina
dalla faccia dorsale dell'ulna
dalla membrana interossea
Continua con un tendine che attraversa, insieme all'estensore delle dita, il quarto
canale del retinacolo dei muscoli estensori. Ìl tendine terminale decorre sulla
superficie dorsale del carpo e...
Raggiunta l'articolazione metacarpofalangea dell'indice, si unisce al tendine per
l'indice del muscolo estensore delle dita.
Estende l'indice anche indipendentemente dall'azione dell'estensore delle dita.

ARTICOLAZIONI
CAPITOLO 3

125
3.1 CLASSIFICAZIONE deIIe
ARTICOLAZIONI
CRITERIO FUNZIONALE
articolazioni per continuità (SÌNARTROSÌ)
immobili (sinartrosi in senso stretto)
semimobili (anfiartrosi ÷ sono considerate un sottogruppo)
Le giunzioni che si effettuano tra i capi scheletrici a mezzo di tessuti connettivi
interposti a riempire lo spazio tra le estremità articolari quasi a farle continuare l'una
nell'altra.
articolazioni per contiguità (DÌARTROSÌ)
mobili
Sono caratterizzate dalla discontinuità tra le cartilagini di incrostazione dei capi
articolari. Questo contatto è mantenuto da complessi legamentosi non interposti ma
avvolgenti a manicotto le estremità ossee (mezzi di unione)
CRITERIO STRUTTURALE
articolazioni fibrose (sinfimbrosi)
articolazioni cartilaginee
articolazioni sinoviali
CIassificazione deIIe articoIazioni fibrose SINFIMBROSI
SUTURE (articolazioni immobili)
Si ritrovano soprattutto a livello del cranio. Si parla di suture quando tra due ossa
piatte in via di accrescimento riconosco:
uno strato di tessuto osteogenico
esternamente una capsula di tessuto fibroso denso
il periostio, che continua a ponte con quello dell'osso contiguo.
Sinostosi ÷ le suture sono giunzioni che si stabiliscono tra le ossa piatte del
cranio. Ìl connettivo interposto sovente ossifica e le ossa in tal caso si saldano.
sutura seghettata

126
sutura dentata: i margini sono dentellati (ossa parietali tra di loro)
sutura squamosa: i margini sono tagliati di sbieco a spesa del tavolato interno
di uno e del tavolato esterno l'altro.
sutura Iibica (squamosa e seghettata ÷ parietale-squama del temporale)
sutura armonica (nasali): i margini delle ossa piatte sono lisci e regolari
sutura a incastro (schindilesi: a cresta e solco ÷ rostro dello sfenoide-vomere)
GONFOSI (articolazioni immobili)
L'unica che esiste è quella alveolo dentale; superficie conica che si adatta ad una
cavità che ne rappresenta lo stampo.
SINDESMOSI (articolazioni semimobili)
Si ammette una certa mobilità, se pur minima, dell'articolazione. Dal punto di vista
funzionale appartiene al gruppo delle anfiartrosi.
legamenti
pterigo-mandibolare
stilo-ioideo
nucale
interspinosi
gialli
inter trasversi
articolazioni
tibio-fibulare distale
sacro-iliaca
membrane interossee
avambraccio
gamba
CIassificazione deIIe articoIazioni CARTILAGINEE
SINCONDROSI
Nelle sincondrosi l'intermediario fra i capi articolari è un tessuto cartiIagineo iaIino.
Esempio di sincondrosi è l'articolazione fra lo sterno e la prima costa.
Si considera sincondrosi anche l'unione temporanea fra epifisi e diafisi a mezzo della
cartilagine di coniugazione, nelle ossa in via di accrescimento.

127
Si realizzano quando all'interno di un ammasso cartilagineo compaiono due centri
di ossificazione; si ha sia nell'ambito di ossa lunghe che di ossa brevi. La cartilagine
di accrescimento è costituita da:
una zona quiescente
una zona di accrescimento vera e propria (condrociti organizzati in colonne).
Ìl fronte di ossificazione nelle ossa brevi è costituito da una zona quiescente
centrale e altre due zone disposte a specchio; nelle ossa lunghe è composto da
una zona quiescente epifisaria e una zona di accrescimento verso la diafisi.
Le sincondrosi sovente evolvono verso le sinostosi: la sincondrosi sinfo-sternale
può rimanere cartilagine per sempre; il manubrio dello sterno non evolve in
sinostosi ma in sinfisi; a livello di tutte le ossa della base cranica; corpo osseo dello
sfenoide e corpo osso occipitale (cartilagine fino oltre i 30 anni); sinfibre.
Laringe: costituita da cartilagini collegate da membrane e legamenti (sindesmosi
intercondrali).
Articolazioni condro-strenali (dalla 2° alla 7°) sono sinoviali (atipiche)
SINFISI
Due ossa rivestite da cartilagine ialina.
Tra queste due ossa si trova interposto un disco di natura fibro-cartilaginea.
Questo disco è circondato da pericondrio, collegato al periostio da legamenti
fibrosi.
Ìnteressano tutti gli elementi dello scheletro assile: corpi vertebrali, mento, sterno e
ossa pubiche.
Sinfisi mentale: si sinostotizza (non è permanente)
Sinfisi vertebre: sinostotizzano a livello sacrale e coccigeo
CIassificazione deIIe articoIazioni SINOVIALI
(appartengono tutte alle diartrosi perché mobili)
Superficie articolare rivestita da cartiIagine articoIare.
Se le due superfici sono:
perfettamente concordanti si parla di articolazione armonica che può avere
uguale o ineuguale estensione.
discordanti si parla di articolazione non armonica e si ha l'impiego, l'utilizzo, di
dischi e menischi.
La CAPSULA ARTICOLARE è inserita a varia distanza tra i capi articolari.
Risulta costituita da 2 strati:
capsula fibrosa all'esterno
membrana sinoviale all'interno
La capsula racchiude uno spazio ripieno di liquido.
La CAVITÀ ARTICOLARE è ripiena si liquido sinoviale o sinovia e può essere:

128
semplice
con recessi
singola
doppia
Alcuni ELEMENTI NON COSTANTI di una diartrosi
labbri, dischi e menischi fibro-cartilaginei
legamenti di rinforzo
legamenti intra-articolari ma extra-sinoviali
inserzioni muscolari sulla capsula fibrosa
borse sinoviali comunicanti con la cavità articolare.
Disco
attraversa completamente da parte a parte tutta la cavità articolare dividendola
in due parti;
alle estremità si connette con la capsula fibrosa;
di natura fibro-cartilaginea
è vascolarizzato e innervato;
l'articolazione temporo-mandibolare presenta un disco articolare talvolta
incompleto.
Menisco
cuneo in sezione triangolare
ha la stessa natura e la stessa struttura del disco
consente la formazione di una cavità articolare unica
anche il menisco è vascolarizzato e innervato.
li ritrovo per esempio nel ginocchio o nella articolazione acromio-clavicolare.
Labbri
formazioni fibro-cartilaginee di tipo anulare
si inseriscono su un margine anteriore con lo scopo di aumentarne la profondità
e la superficie di adesione.
sono in rapporto diretto con una sola delle due superfici articolari;
in sezione hanno un aspetto triangolare con la base che prospetta all'esterno,
un lato in continuità con l'articolazione e l'ultimo lato che serve ad aumentare
la superficie articolare.
Legamenti
Ì legamenti intra-articolari entrano nell'articolazione dentro la cavità articolare e
una volta qui sono rivestiti dalla membrana sinoviale.
Borse sinoviali
FUNZIONI

129
migliorare la congruenza tra le due superfici
assorbire gli urti
facilitare i movimenti combinati
limitare i movimenti di lateralità
distribuzione di pressione su superfici ampie
proteggere i margini articolari
facilitare i movimenti di oscillazione
distribuire il liquido sinoviale evitando raccolte turbolente.
SCHEMA DI UNA DIARTROSI
(Diartrosi dal punto di vista funzionale, Sinoviale dal punto di vista strutturale)
TRE ELEMENTÌ FONDAMENTALÌ
CartiIagine articoIare: riveste le superfici delle ossa che fanno articolazione
Cavità sinoviaIe: riempita da liquido sinoviale o sinovia. La diartrosi non è
continua, esiste uno spazio, la cavità sinoviale.
CapsuIa articoIare: costituita da una capsula fibrosa all'esterno e una
membrana sinoviale all'interno (responsabile del riassorbimento del liquido
sinoviale; talvolta protrude all'esterno dell'articolazione, si formano allora
borse sinoviali). Solitamente esce con un tendine o un legamento al fine di
facilitarne lo scorrimento. Può essere porta di infezioni per l'articolazione.
CARATTERISTICHE DELLA CARTILAGINE ARTICOLARE
Ha una struttura unica, non va considerata come cartilagine ialina.
Presenta uno spessore di 1-2 mm (anche se varia molto con l'età, nei giovani
per esempio è più spessa, si arriva fino a 5-6 mm e mostra un aspetto più
chiaro, traslucido, più ricco di cellule; negli anni invece diviene gialla, meno
lucida e più povera di cellule)
Non è comprimibile, risulta essere poco estensibile;
Da luogo a strutture ben lubrificate, solidali con l'osso che rivestono anche se
non sono continue con questo.
Non ha né vasi né nervi, il nutrimento arriva da un plesso vascolare;
Un'altra possibile fonte di nutrimento più diretta perché a contatto è il liquido
sinoviale;
Vanno ricordati inoltre i vasi sanguigni del midollo osseo, fonte di nutrimento
remota.
Posso distinguere quattro strati:
superficiaIe o tangenziaIe: molto sottile, formato da poche cellule e fibre

130
collagene parallele alla superficie esterna. Le cellule sono piccole e
appiattite con asse maggiore parallelo alla superficie esterna. Le fibre
collagene sono disposte tangenzialmente come le scarse cellule
cartilaginee, prevalgono elementi fibrosi.
transizione: cellule più voluminose e più numerose, raggruppate in gruppi
isogeni (derivano dallo stesso condroblasto), le fibre hanno un andamento
obliquo (formano arcate)
profondo o radiaIe le fibre collagene hanno andamento verticale e le
cellule aumentano di volume; costituito da colonne formate da gruppi
isogeni di cellule intervallate da fibre collagene perpendicolari alla
superficie esterna. Ìmpediscono l'espansione della cartilagine senza farla
scivolare.
basaIe o caIcificato punto di contatto tra cartilagine ed epifisi. Si trova nel
trabecolato osseo e può anche prendere rapporto con il midollo osseo
della sostanza spugnosa.
CAPSULA ARTICOLARE
Formata da capsula fibrosa all'esterno e membrana sinoviale all'interno. La
capsula fibrosa può presentare ispessimenti localizzati con fibre ad
andamento parallelo; legamenti intrinseci dell'articolazione, legamenti di
rinforzo che non derivano dall'articolazione ma da ispessimenti
dell'articolazione.
La membrana sinoviale riveste la superficie esterna della capsula oltre che agli
elementi interni all'articolazione. Si arresta in prossimità della cartilagine
articolare (strato di transizione)
Solitamente regolare può sollevarsi in pieghe, in frange, in villi sinoviali;
aumenta allora la superficie e si colmano gli spazi intra-articolari che magari
nel corso del movimento potrebbero non essere correttamente lubrificati.
Se si associano a cellule adipose possono formare dei cuscinetti
Formato da due strati: uno strato di intima (superficiale)
e uno strato di subintima (più interno) a contatto con la capsula o la superficie
ossea o il legamento e seconda.
Intima:
composto da due tipi di cellule: gli SÌNOVÌOCÌTÌ di tipo A e B.
Gli sinoviociti di tipo A sono cellule di derivazione macrofagica; originano dal
midollo osseo. Hanno un contorno irregolare, moltissimi lamellipodi e organuli
citoplasmatici deputati alla fagocitosi. mostrano una disposizione varia e
confusa: sono mescolati tra loro; di solito possono formare un triplo strato (ma
non è detto). Sono responsabili della produzione e del riassorbimento del
liquido sinoviale; funzionano poi da filtro per le scorie (compito svolto
soprattutto dal sinoviocita di tipo A. Sono implicati inoltre nella presentazione
dell'antigene ai linfociti presenti nella sub-intima. (collegamento artriti
reumatoidi?)

131
Gli sinoviociti di tipo B sono cellule di origine fibroblastica; non hanno una
grande attività fagocitaria, ma presentano un abbondante RER. Non si
conosce la loro esatta provenienza. Attività proliferativa intrinseca della
membrana sinoviale stessa (possibile origine).
Sub-intima
Possiede vasi sanguigni sanguigni e cellule di origine sanguigna (macrofagi,
mastocisti, fibroblasti ecc ecc + fibre collagene)
ha il compito di mantenera la capsula il più possibile estesa.
LIQUIDO SINOVIALE
E' costituito soprattutto da
acqua,
elettroliti,
GAG,
acido ainuronico
glicoproteine
Lubricin: prodotto tipico della membrana sinoviale.
COMPLESSITA' DI FORMA DI UN'ARTICOLAZIONE
La cavità articolare può essere:
semplice: cavità unica, non vi troverò mai dei dischi, al massimo dei menischi.
complessa: cavità doppia; vi trovo dei dischi.
Superfici articolari:
composta da più di due superfici articolari.
FORMA DELLE SUPERFICI ARTICOLARI e
DIREZIONE DEI MOVIMENTI
Ì capi articolari presentano una grande varietà di forma, estensione ed orientamento
delle superfici che vengono in contatto.
Le varietà morfologiche raggiungono rilievo determinante ai fini della
specializzazione funzionale, cioè del tipo di movimento e del grado di libertà che
l'articolazione consente. Tenendo conto delle caratteristiche delle superfici articolari
si distinguono:
artrodie
in cui le superfici articolari contrapposte sono piane, a contorno ed estensione varia.
Vincolate dai mezzi di unione, queste superficie stanno a contatto e scivolano su un
piano; esse non consentono, pertanto, l'esecuzione di movimenti angolari.

132
Permettono soltanto il movimento di scivolamento (o traslazione), sono le diartrosi
meno mobili; ne sono esempi le articolazioni dei processi articolari delle vertebre, le
articolazioni costo-vertebrali propriamente dette, le articolazioni intercarpali e
intertarsali.
enantrosi
in cui le superfici contrapposte sono a forma di segmenti si sfera, piena e
rispettivamente cava. Ì capi articolari, sempre a contatto, ruotano reciprocamente e
così le relative diafisi compiono movimenti angolari su tutti i piani. E' la più mobile,
permette i movimenti di flessione e di estensione, di adduzione e di abduzione, di
circumduzione, di rotazione. Sono articolazioni triassiali; ne sono un esempio
l'enantrosi scapolo-omerale e la coxo-femorale.
condiloartrosi
che presentano superfici articolari contrapposte a contorno ellissoidale, l'una
concava (cavità glenoidea) e l'altra convessa (condilo). Ognuna delle due superfici
ha diverso raggio di curvatura nei due assi ortogonali dell'ellisoide; i movimento sono
quindi angolari, limitatamente ai due piani ortogonali corrispondenti ai due assi
principali (articolazione biassiale). Permette i movimenti di flessione e di estensione,
di adduzione e di abduzione, di circumduzione. Ne sono esempi l'articolazione radio-
carpale, l'omero-radiale e la temporo-mandibolare.
articolazione a sella
in cui le superfici articolari sono, anche in questo caso, biassiali, convesse in una
direzione e concave in quella ortogonale. Le superfici articolari si contrappongono,
creando un incastro reciproco. Ì movimenti sono biassiali, accompagnati da un certo
grado di rotazione assiale.Permette i movimenti di flessione e di estensione, di
adduzione e di abduzione, di circumduzione. Ne costituisce un esempio
l'articolazione trapezio-metacarpale.
ginglimi
in cui le superfici contrapposte rappresentano un segmento di cilindro cavo e uno
pieno.
Se l'asse dei cilindri contrapposti è parallelo all'asse longitudinale delle due ossa, il
movimento delle ossa è rotatorio sul proprio asse (ginglimo laterale o trocoide). Ne
sono esempio l'articolazione radio-ulnare prossimale e quella atlantoodontoidea.
Se l'asse dei due cilindri è perpendicolare all'asse longitudinale delle due ossa il
movimento è angolare e si svolge su di un piano perpendicolare all'asse dei cilindri
stessi (ginglimo angolare o troclea). Ì gimglimi angolari permettono movimenti di
flesso estensione a cerniera, su di un solo asse; ne sono esempi l'articolazione
omeroulnare, femorotibiale e quella tibioastragalica.
Nei ginglimi, la forma del cilindro è spesso imperfetta, conoide; in tal caso il
movimento angolare è accompagnato da rotazione (flessione con intrarotazione
dell'avambraccio nell'articolazione del gomito per esempio).

3.2 ARTICOLAZIONE TIBIO TARSICA


L'articolazione tibio-tarsica o talo-crurale collega la gamba al piede, articolandovisi la tibia
e la fibula con il talo.
E' un'articolazione tracleare, completata sui lati da due artrodie.
CAPI ARTICOLARI
La superficie articoIare deIIa gamba
E' data dalla tibia e dalla fibula che assieme formano con le loro estremità inferiori il
cosìdetto mortaio-crurale o mortaio talo fibulare.
Questo è un profondo incavo,
la cui parte centrale è formata dalla faccia articolare inferiore della tibia,
mentre le parti laterale e mediale sono date rispettivamente:
dalla faccia articolare del malleolo laterale della fibula
dalla faccia articolare del malleolo mediale della tibia.
La parte centrale del mortaio si articola con la troclea del talo ed è percorsa
sagittalmente da una cresta smussa, che si adatta alla gola della troclea del talo; la
parti laterale e mediale del mortaio crurale si affrontano alle facce malleolari
rispettivamente laterale e mediale del talo.
La superficie articoIare deI taIo
E' rappresentata dalla sua troclea; questa è solcata sagittalmente da una gola, cui
convergono due superfici pianeggianti.
Sui due lati la troclea si continua con le due facce malleolari, laterale e mediale, che
sono pianeggianti e orientate sagittalmente.
LA CAPSULA ARTICOLARE
si inserisce lungo i margini delle superfici articolari.
Molto lassa in avanti e in addietro, essa è invece resistente sui due lati, dove la rinforzano
solidissimi legamenti; questi sono:
Ìl legamento collaterale laterale
Consta di tre fasci distinti:
fascio anteriore o legamento talo-fibulare anteriore ÷ va dal margine anteriore del
malleolo laterale della fibula alla faccia laterale del talo.
fascio medio o legamento fibulo-calcaneale ÷ si estende dall'apice del malleolo
laterale della fibula alla faccia laterale del calcagno.
fascio posteriore o legamento fibulo-talare posteriore ÷ origina dal contorno
posteriore del malleolo laterale della fibula e, decorrendo posteriormente, va ad
attaccarsi sulla faccia posteriore del talo.
Ìl legamento collaterale mediale o legamento deltoideo
Parte dal contorno del malleolo mediale della tibia e si irradia a ventaglio verso il basso,

prendendo inserzione:
sull'osso navicolare,
sul talo
sul calcagno.
Consta fondamentalmente di una:
parte superficiaIe formata da tre fasci:
anteriore ÷ il legamento tibio-navicolare si reca alla faccia superiore e a quella
mediale dell'osso navicolare
medio ÷ il legamento tibio-calcaneale va ad attaccarsi alla piccola apofisi del
calcagno
posteriore ÷ il legamento tibio-talare posteriore si porta alla faccia mediale del
talo.
Parte profonda rappresentata dal legamento tibio-talare anteriore che si reca alla
faccia mediale del talo.
MOVIMENTI
L'articolazione talo-crurale permette i movimenti di:
Flessione e estensione ÷ avvengono intonro ad un asse trasversale,passante in
vicinanza della faccia inferiore del talo.
Abduzione e adduzione ÷ sono dovuti ad una rotazione del piede intorno ad un
asse verticale.
Di norma i movimenti di rotazione intorno ad un asse verticale si associano a quelli
di rotazione intorno ad un asse sagittale, avedosi così o movimenti di torsione del
piede.
torsione mediale
torsione laterale
Circumduzione del piede ÷ il piede descrive con la sua punta un cerchio,
passando successivamente dalla flessione, all'adduzione, all'estensione e
all'abduzione.

3.3 ARTICOLAZIONE TIBIO-FIBULARE


Le articolazioni tra tibia e fibula all'interno dell'arto inferiore sono tre:
tra le due epifisi prossimali delle ossa della gamba ÷ artrodia (diartrosi che
consente solntanto movimenti di scorrimento).
tra le due epifisi distali ÷ sindesmosi.
data dalla membrana interossea ÷ sindesmosi.
L'ARTICOLAZIONE TIBIO-FIBULARE PROSSIMALE
Ì capi articolari sono:
l'incisura fibulare della tibia
testa della fibula.
La capsula articolare è molto ridotta ÷ va a circondare completamente le due superfici
articolari e viene rinforzata da due legamenti:
il legamento anteriore della testa della fibula ÷ quello anteriore, più robusto, è più
importante.
il legamento posteriore della testa della fibula.
dal contorno anteriore il legamento anteriore e dal contorno posteriore il
legamento posteriore delle rispettive superfici articolari,
si portano entrambi obliquamente in basso, lateralmente e in fuori dalla tibia alla
fibula a rinforzo della capsula.
Ì movimenti tra tibia e fibula sono piccoli movimenti di scorrimento che
assecondano quelli che si hanno a livello dell'epifisi distale.
L'ARTICOLAZIONE TIBIO-FIBULARE DISTALE
Le due superfici articolari sono costituite:
a livello tibiale dalla faccia articolare per la fibula ÷ superficie triangolare
presente a livello laterale dell'epifisi distale
a livello fibulare da una medesima superficie triangolare adattantesi a quella
tibiale.
Le due superfici articolari non sono rivestite da cartilagine (è una sindesmosi)
Sono scabre e presentano un tessuto connettivo che le collega
Questo connettivo interposto consente all'interno di questa articolazione degli
allontanamenti e degli avvicinamenti della fibula alla tibia.
Per esempio la fibula viene:
allontanata dalla tibia nella posizione di flessione del piede sulla gamba
si avvicina nel movimento di estensione.
Ì legamenti che rinforzano la sindesmosi tibio-fibulare distale, sono:
il legamento posteriore del malleolo laterale
il legamento anteriore del malleolo laterale)
Questo legamento posteriore del malleolo laterale è molto robusto e i suoi fasci
inferiori, sono molto robusti e prendono il nome di legamento trasverso del
malleolo laterale (OCCHÌO! anche in questo caso non si tratta di un legamento a
parte!)

LA MEMBRANA INTEROSSEA
E' una struttura connettivale,
Si porta dalle creste interosse della tibie ÷ alle creste interosse della fibula.
E' costituita da fasci abbastanza irregolari, con varie direzioni, le più costanti sono
quelle che si portano obliquamente in fuori e in basso;
Formano una membrana continua tranne che in due punti:
uno a livello supero-laterale in prossimità della fibula; è l'interruzione più
consistente che serve per il passaggio dell'arteria tibiale anteriore e delle due
vene tibiali anteriori
uno a livello inferiore per il passaggio dell'arteria peroniera anteriore che poi si
porterà al piede.

137
3.4 ARTICOLAZIONE DEL GINOCCHIO
Siamo in presenza di una diartrosi composta.
CAPI ARTICOLARI
l'epifisi distale del femore
l'epifisi prossimale della tibia
la faccia posteriore della rotula
L'epifisi distale del femore possiede due tipi di superfici articolari:
quella patellare ÷ trocIea atipica
due condiIi IateraIe e mediaIe, separati dalla fossa intercondiIoidea ÷ doppia
articolazione condiloidea con la tibia.
La CARTILAGINE che riveste le superfici articolari:
a livello del femore risulta essere:
maggiormente spessa a livello della gola della troclea e delle due faccete
convesse, quelle che convergono verso la gola; é più spessa poi sulla faccetta
laterale rispetto a quella mediale.
maggiormente spessa nella parte centrale dei condili e minore verso la periferia.
a livello dei condiIi della tibia:
più spessa al centro e più sottile verso la perifieria; addirittura il condilo laterale
possiede uno spessore tale della cartilagine che da concavo diviene convesso;
a livello della rotuIa:
più o meno omogenea
MENISCHI
Queste superfici articolari non sono superfici perfettamente concordi ÷ la convessità dei
condili femorali è maggiore di quanto non sia la concavità dei condili tibiali.
Ìl dispositivo di adattamento che consente l'articolazione è dato dai due menischi:
il menisco laterale
il menisco mediale
÷ la cavità articolare continua a rimanere unica
Questi due menischi possiedono:
una faccia superiore concava ÷ con cui si adattano ai margini femorali,
una faccia inferiore ÷ generalmente pianeggiante,
una circonferenza esterna ÷ (base del menisco) che risulta abbastanza elevata
una circonferenza interna ÷ che può essere considerata un margine essendo molto
molto sottile; nei due menischi questa circonferenza interna ha un aspetto diverso
ed è proprio a causa di questa diversa conformazione che possiamo individuare un:
menisco a O il menisco laterale così definito perché simile a un disco
menisco a C quello mediale di forma semilunare semilunare.
La porzione centrale della faccia superiore dell'epifisi prossimale della tibia rimane esclusa
dal rapporto con i menischi.
Le estremità dei due menischi, i corni anteriore e i corni posteriore, si inseriscono sulla

138
superficie superiore dell'epifisi prossimale della tibia in alcuni punti precisi:
Ìl corno anteriore del menisco laterale ÷
area intercondiloidea anteriore
faccia laterale del legamento crociato anteriore.

Ìl corno posteriore del menisco laterale ÷


tubercolo mediale dell'eminenza intercondiloidea
sull'incisura che divide i due tubercoli dell'eminenza
sulla superficie posteriore che sta al di dietro dell'eminenza).

Ìl corno anteriore del menisco mediale


area intercondiloidea anteriore in una posizione però più avanzata rispetto
all'inserzione del corno anteriore del menisco laterale

Ìl corno posteriore del menisco mediale


eminenza intercondiloidea in un punto che è intermedio tra l'inserzione del corno
posteriore del menisco laterale e l'inserzione del legamento crociato posteriore.
Legamento trasverso del ginocchio
E' un legamento che si porta a collegare tra di loro le estremità anteriori dei due menischi.
Questo legamento è in rapporto anteriormente con una massa adiposa che è il cuscinetto
adiposo infrarotuleo (o cuscinetto adiposo anteriore del ginocchio).
CAPSULA ARTICOLARE
La capsula articolare si va a inserire in maniera non molto regolare, tutto attorno alle
superfici articolari del ginocchio giungendo a contornare la rotula anteriormente oltre che
superiormente e inferiormente.
Al di sopra della patella la capsula articolare forma un vero e proprio recesso, un
prolungamento della cavità articolare, che viene a trovarsi compreso tra la faccia
posteriore del tendine del muscolo quadricipite e il femore. Questo recesso è molto
importante perché può comunicare con la borsa soprapatellare intermedia e questa
comunicazione espande la cavità articolare del ginocchio fino a 4-5 cm al di spora della
patella.
Ìl cuscinetto adiposo infrapatellare risulta costituito da una serie di fasci inframmezzati
a tessuto adiposo, fasci che vanno poi a inserirsi sulla tibia nella regione sotto articolare.
LEGAMENTI INTRINSECI
LATERALMENTE
Ìl legamento collaterale fibulare (o peroniero)
cordonicino robusto cilindrico lungo circa 5-6 cm
dall'epicondilo laterale del femore
si porta fino alla faccia antero-mediale della testa della fibula, al davanti del processo
stiloideo
nella sua parte inferiore rientra a far parte del fascio tendineo del muscolo bicipite
femorale;

139
da questo risulta però separato da una borsa mucosa: la borsa inferiore del muscolo
bicipite femorale la cui funzione è quella di diminuire l'attrito tra le due componenti.
Tale borsa, nella sua parte superiore, è in rapporto anche con il tendine di origine
del muscolo popliteo.
Ìl tendine del muscolo popliteo e il legamento collaterale fibulare vengono separati da
un ulteriore borsa mucosa: la borsa del muscolo popliteo.
Ìl legamento collaterale tibiale
è lungo circa 9-10 cm ed è nastriforme.
Si porta dall'epicondilo mediale del femore
fino alla porzione superiore della faccia mediale della tibia
si presenta abbastanza largo soprattuto nella sua porzione intermedia dove
raggiunge anche i 25 mm di larghezza; è un po' più ristretto invece alle due
estremità a livello delle inserzioni dove appare come un fascio, un cordone,
mostra un margine inferiore ben netto, e un margine posteriore che va a fondersi e
confondersi con i fasci della capsula articolare; (risulta quindi meno nettamente
distinto dalla capsula).
La faccia esterna del legamento collaterale tibiale è in rapporto con un tendine
particolare, la zampa d'oca.
La faccia interna del collaterale invece è in stretto rapporto con la circonferenza
esterna del menisco mediale ÷ in questo piccolo spazio vi passano anche:
il tendine riflesso del muscolo semimebranoso
l'arteria inferiore mediale del ginocchio.
ANTERÌORMENTE
Ìl legamento patellare
l'unico legamento di rinforzo ÷ a questo livello la capsula articolare è molto lassa
è un robusto fascio connettivale
dal margine inferiore della patella
si porta fino alla tuberosità tibiale
ha una forma approssimativamente triangolare, con base superiore larga circa 3 cm,
come il margine inferiore della patella, ed apice inferiore che si inserisce in maniera
un pochino più ristretta (un paio di cm) sulla tuberosità tibiale.
Questo fascio in realtà non è altro che la prosecuzione del tendine del muscolo
quadricipite femorale; la porzione centrale di questo muscolo infatti, va ad inserirsi
sulla faccia anteriore della patella; alcuni suoi fasci però non terminano a questo
livello ma proseguono verso il basso e vanno a costituire quello che viene chiamato
appunto legamento patellare.
Tale legamento è in rapporto con alcune borse mucose e posteriormente con il
cuscinetto adiposo infrarotuleo.
Le BORSE MUCOSE nel ginocchio sono molto numerose
La più profonda di tutte è la borsa mucosa infrapatellare profonda che entra in
rapporto con la parte finale del legamento patellare.
A livello sottocutaneo trovo invece:
la borsa mucosa prepatellare
la borsa infrapatellare perché sta sotto alla patella

140
la borsa mucosa della tuberosità tibiale sta davanti alla tuberosità della tibia.
A livello pre-patellare oltre alla borsa sottocutanea osservo la borsa subfasciale
che sta al di sotto della fascia che avvolge il tendine del muscolo quadricipite; noto
poi una borsa sub tendinea posta al disotto del tendine (tendine del muscolo
quadricipite)(quindi ancora più profonda).
POSTERÌORMENTE
La capsula articolare risulta poi ulteriormente rinforzata da legamenti più superficiali che
vanno a costituire il così detto compIesso Iegamentoso posteriore deI ginocchio.
Questo complesso legamentoso posteriore del ginocchio è molto variegato; in generale
sono presenti anche delle discontinuità tra questi fasci, dei veri e propri orifizi che danno
passaggio a vasi e nervi, vedi per esempio l'arteria fibulare media.
Ìl legamento popliteo obliquo
prosecuzione del tendine di inserzione del muscolo semimebranoso.
Alcuni fasci di questo tendine non terminano ma si portano in aIto, obIiquamente e
IateraImente fino al condilo laterale del femore
rimanendo poi nascosti al di sotto dell'inserzione del muscolo gastrocnemio.
Altri legamenti di questo complesso sono quelli che proprio dall'inserzione del capo
laterale del muscolo gastrocnemio si portano in basso verso la tibia.
Ìl legamento fibulare
è un fascio un po' scomposto di fibre connettivali
dalla testa della fibula
si irradiano superiormente e mediaImente;
uno di questi fasci compie un andamento ad arco per poi confondersi con le fibre dei
fasci verticali di questi legamenti andando così a costituire
Ìl legamento popliteo arcuato.
Fasci di questo legamento fibulare in congiunzione con ÷
fasci verticali di emanazione del tendine del capo laterale del muscolo gastrocnemio
formano un'arcata chiamata legamento popliteo arcuato.
Al di sotto di questo arco passa il tendine del muscolo popliteo.
LEGAMENTI INTER-ARTICOLARI
Ì legamenti crociati sono due:
legamento crociato anteriore
legamento crociato posteriore
Così chiamati proprio perché si incrociano sia sul piano frontaIe che sul piano
sagittaIe. Hanno una posizione apparentemente centrale nella articolazione:
stanno al di sotto della fossa intercondiloidea del femore e si portano fino alla tibia.
Sono i più importanti legamenti che collegamento il femore alla tibia, più saldi
addirittura dei legamenti collaterali.
Apparentemente potrebbero sembrare all'interno dell'articolazione, in realtà la
sinoviale li avvolge lateralmente e anteriormente e quindi li esclude li lascia dietro

141
rispetto alla cavità articolare.
Ìl legamento crociato anteriore
si inserisce a livello tibiale in corrispondenza del tubercolo intercondiloideo mediale e
della faccia anteriore intercondiloidea, in una posizione molto vicina anche
all'inserzione dei menischi,
quindi si porta in aIto, in fuori e anche in dietro
per andare a inserirsi sul condilo laterale del femore secondo una linea di inserzione
lunga all'incirca 1 cm.
Ìl legamento crociato posteriore
origina invece dall'area intercondiloidea posteriore
si porta in alto in avanti e medialmente
per andarsi ad inserire sul condilo mediale del femore;
Ìl legamento crociato posteriore è più robusto dell'anteriore
Ìl crociato posteriore comprende fasci superficiali che si continuano in basso e in dietro
portandosi sul margine posteriore del menisco laterale; questo è quello che viene
chiamato legamento menisco femorale posteriore ma non è un legamento a
parte, fa parte, è un contingente del legamento crociato posteriore.
RetinacoIi deIIa pateIIa
Ì retinacoli laterale e mediale della patella sono fasci verticali superficiali che
si portano dalla base e dai margini relativi della patella
in basso fino alla tibia.
Ci sono poi dei fasci orizzontali, al di sotto di questi, che
si portano dai margini della patella orizzontalmente in dietro
fino agli epicondili femorali.
Anche questi quindi sostengono un po' la patella nella sua pozione ancorandola la
femore e rinforzano nel contempo anche la capsula articolare.
Ìn senso lato possiamo anche considerare come rinforzo della regione antero-laterale del
ginocchio la fascia lata, la fascia che si dispone ad avvolgere i muscoli della coscia e
della gamba e che quindi soprattutto nella regione laterale del ginocchio diventa molto
robusta conferendo un'ulteriore robustezza e spessore alla capsula reticolare.
MEMBRANA SINOVIALE
La membrana sinoviale quando incontra i due legamenti crociati li circonda
lateralmente e anteriormente lasciandoli al di fuori della cavità articolare.
Ìl comportamento della sinoviale è molto particolare perché deve rivestire tutti i
recessi della cavità articolare del ginocchio ma può anche creare essa stessa dei
diverticoli e quindi ulteriori amplificazioni della cavità articolare.
Vediamo che il recesso superiore della cavità articolare viene completamente
rivestito dalla sinoviale e poi si mette in rapporto con la borsa sopra-patellare
intermedia creando questa ampia cavità articolare.La cavità articolare finisce per

142
arrivare circa 5 cm al di sopra della patella.
Al di sotto della patella come sappiamo vi è il cuscinetto adiposo, pertanto la
superficie anteriore della membrana sinoviale vi entra in rapporto. Essendo il
cuscinetto adiposo una massa notevolmente irregolare la sinoviale risulta sollevata
in una serie di PLICHE, di pieghe delle quale le più costanti, quelle che si
mantengono e che sono importanti dal punto di vista morfologico sono quelle che si
chiamano le pieghe alari che si trovano una a destra e una a sinistra.
Queste pieghe si portano in basso convergendo poi tra di loro al centro; dal punto di
convergenza origina una nuova piega sinoviale, patellare, sagittale, anche chiamata
piega sinoviale della patella. Tale piega si porta fino al margine inferiore della fossa
intercondiloidea del femore. Questa plica verticale viene considerata il residuo anteriore di
quel sepimento che si ritiene separasse all'interno della cavità l'articolazione dei due
condili laterale e mediale.

4.5 ARTICOLAZIONE COXO FEMORALE


Tipica enantrosi
CAPI ARTICOLARI
La cavità acetaboIare
è una cavità a forma di mezza sfera rivestita di cartilagine articolare ad eccezione di
una piccola porzione al centro; il fondo di questa cavità che si presenta rugoso e
tappezzato da tessuto celluloadiposo.
L'acetabolo è dotato di un margine in rilievo chiamato ciglio cotiloideo lungo si notano
delle piccole incisure completate dall'inserzione del Iabbro fibrocartiIagineo
acetaboIare:
la funzione del labbro è quella di estendere la superficie articolare oltre che
contenere e tenere obbligata la testa del femore all'interno della cavità
articolare.
Ìl labbro in sezione ha una forma triangolare ÷
superficie di adesione al ciglio cotiloideo dell'acetabolo,
superficie interna ÷ contribuisce ad estendere la superficie articolare
dell'acetabolo,
superficie esterna ÷ prenderà rapporto con la capsula articolare.
Ìl margine libero possiede una circonferenza minore rispetto alla circonferenza
di inserzione del labbro sul ciglio cotiloideo ÷ questo labbro va a richiudersi
sulla testa del femore
Ìl legamento rotondo
altro elementi di stabilizzazione
legamento della testa del femore
il suo spessore è molto varibaile ed è maggiore in corrispondenza dell'incisura
dell'acetabolo ÷ a questo livello non c'è più il ciglio cotiloideo ÷ il legamento deve
passare a ponte e completare la circonferenza dell'acetabolo ÷ si forma quello
che è il legamento trasverso dell'acetabolo.
La testa deI femore
Ha forma di 2/3 di una sfera
Tutta quanta la testa, a parte la fossetta della testa del femore è rivestita da
cartilagine articolare.
CAPSULA ARTICOLARE
Anteriormente l'inserzione è piuttosto fissa e salda lungo la linea intertrocanterica,
Posteriormente invece l'inserzione avviene lungo il collo del femore secondo una
linea obliqua che, in basso, si trova approssimativamente un dito trasverso al di

sopra della cresta intertroanterica, superiormente invece termina a livello del


grande trocantere; si tratta di una linea obliqua che include all'interno della cavità
articolare i 2/3 mediali del collo del femore mentre il 1/3 laterale nel rimane escluso.
Queste due linee andranno a ricongiungersi:
superiormente a livello dell'angolo superiore del grande trocantere
inferiormente si andranno a ricongiungere al davanti e al di sopra del piccolo
trocantere.
La capsula articolare dal punto di vista istologico è costitutita da due strati di fibre, uno
strato esterno ÷ quello più rappresentato e più spesso, a fibre longitudinali
strato interno ÷ a fibre circolari.
Dallo spessimento localizzato a livello di questi due strati derivano i legamenti di rinforzo.
L'unico legamento che deriva dalla zona interna, quella con fibre a disposizione circolare
è la cosidetta zona orbicolare che per la sua posizione è quella più profonda.
LEGAMENTI INTRINSECI
Ìl legamento ileo femorale
Origina a livello della spina iliaca antero-inferiore.
Da questo punto di inserzione derivano due fasci distinti che divaricano tra di loro,
tanto è vero che quetso legamento viene anche detto a Y o di Bigelow
la parte trasversale (parte o fascio obliquo del legamento ileo-femorale) ÷ è
formata dalla maggior parte delle fibre di questo legamento; va a inserirsi sul
margine superiore del grande trocantere
il carpo discendente o parte verticale ÷ si va ad inserire sulla porzione
terminale, la parte inferiore e mediale della linea intertrocanterica.
Ìl legamento pubo capsulare
ha una inserzione piuttosto ampia lungo:
il ramo inferiore del pube,
l'eminenza ileo pettinea,
la cresta pettinea;
in certi casi alcune sue fibre prendono origine anche qui dalla contigua
membrana foratoria;
questi fasci convergono quindi nuovamente in basso
si vanno ad inserire al di sopra del piccolo trocantere;
Tra questi due legamenti è presente una certa discontinuità che lascia intravedere
la porzione sottostante rappresentata dal legamento anulare, quello profondo a fibre
circolari.
Ìl legamento ischio femorale
è un legamento breve ma abbastanza robusto che rinforza posteriormete la capsula
articolare.
origina dalla porzione ischiatica del margine dell'acetabolo e un pochino anche
dall'osso ischiatico contiguo;
i suoi fasci si portano:

quelli superiori in maniera quasi orizzontale,


gli altri più in basso con una obliquità sempre crescente.
Tutti questi fasci tendono a confluire insieme e girano intorno al collo del femore su
cui poi si inseriscono
La capsula della articolazione coxo femorale risulta essere molto molto robusta in quasi
tutte le sue parti:
la parte più robusta è quella superiore dove abbiamo il concorso di tutti e tre i
legamenti;
è un po' più sottile in basso soprattutto a livello di quella discontinuità prima citata tra
il legamento ileo femorale e quello pubo capsulare: a questo livello è possibile
avere addirittura una borsa mucosa.
MEMBRANA SINOVIALE
Va a rivestire la parte interna della capsula articolare e poi tutte le superfici che si trovano
contenute all'interno della cavità ad esclusione delle superfici articolari stesse.
La membrana sinoviale non si interrompe neppure quando trova il legamento rotondo.
Ìn corrispondenza di quella parte del collo del femore che si trova all'interno
dell'articolazione si può trovare sollevata in pieghe faIciformi non sempre costanti ad
eccezione di una:
La piega pettineo fobeale dell'Amantini ÷ piega che porta una arteria per la
vascolarizzazione della testa del femore; si porta dall'apice della linea pettinea in alto fino
alla fossetta della testa del femore.
MOVIMENTI
Ìl movimento di flesso-estensione della coscia sul tronco avviene lungo un asse
trasversale condotto per il centro della testa del femore.
Per flessione si intende l'avvicinamento della faccia anteriore della coscia alla
parete anteriore dell'addome;
per estensione il movimento opposto.
Ìl movimento di flessione è limitato dal contatto delle due superfici in questione; a quel
punto la flessione ha raggiunto il suo massimo.
L'estensione massima invece è quella che si ottiene quando la coscia è il tronco sono
perfettamente allineati. L'estesione è limitata dal legamento ileo-femorale ed in particolare
dal fascio verticale di questo legamento. Ìn posizione di estensione l'arto è rigido, in
posizione di estensione massima è impossibile effettuare alcuna adduzione o abduzione
della coscia.
Per adduzione si intende l'avvicinamneto alla linea sagittale mediana ÷ viene
limitata sostanzialmente dal legamento pubo-capsulare
Per abduzione il movimento opposto ÷ viene limitata sia dal legamento rotondo che
dal fascio obliquo del legamento ileo-femorale
Tale movimento è possibile soltanto portando leggermente in flessione l'arto, l'arto esteso
altrimenti è rigido ÷ è questo garantisce la stabilità della posizione eretta.
L'intrarotazione è limitata dal legamento ischio-femorale in posizone di flessione e

dal fascio obliuo del legamento ileo femorale in posiizone di estensione della coscia
sul bacino;
L'extrarotazione viene limitata un po' anche dal concorso di tutti i legamenti in
particolare dal fascio verticale dell'ileo femorale e se vogliamo anche dal legamento
rotondo che si oppone a che la testa del femore si allontani troppo dalla cavità
acetabolare; tutti i movimenti verso l'esterno sono sempre limitati e trattenuti da
quetso legamento.

147
4.6 ARTICOLAZIONE SACRO ILIACA
Può essere classificata tra le sinfisi ÷(è una diartrosi atipica perché c'è poca
mobilità tra le due ossa).
Le due superfici articolari sono
la superficie auricolare dell'osso sacro ÷ lievemente concava
la faccia auricolare dell'osso dell'anca ÷ convessa.
presentano una doppia curvatura ad S itaIica che contribuisce a limitare le
possibilità reciproche di scorrimento fra le due ossa.
Le due superfici articolari sono rivestite di uno strato di cartilagine ialina
Ì mezzi di unione sono dati da:
una capsula articolare
legamenti periferici
legamenti a distanza.
LEGAMENTÌ ÌNTRÌNSECÌ del BACÌNO
Ìl legamento sacro-iliaco anteriore
originano dalla faccia anteriore del sacro, lateralmente ai primi due fori sacrali
terminano sulla parte più mediale della fossa iliaca;
si portano dalla cresta iliaca fino alla grande incisura ischiatica ÷ inserzione
vasta.
Ìl legamento sacro-iliaco posteriore
Risulta costituito da tre gruppi di fasci che si trovano su altrettanti piani.
Nel piano profondo ÷ fascio interosseo
teso fra la tuberosità iliaca ÷ e la tuberosità sacrale
Nel piano medio ÷ fascio breve
congiunge le spine iliache posteriori e l'incisura fra esse interposta ÷ con il 2° e il 3°
tubercolo della cresta sacrale laterale
Ìl piano più superficiale ÷ fascio Iungo
con andamento pressoché verticale, connette la spina iliaca postero-superiore a uno
degli ultimi tubercoli della cresta sacrale laterale.
Ìl legamento sacro-iliaco posteriore si continua in profondità con il Iegamento
sacro-iIiaco interosseo ÷ resistentissimi fasci fibrosi che sono tesi
trasversalmente tra l'osso sacro e l'osso dell'anca, nella depressione cuneiforme
interposta tra le due ossa medesime
LEGAMENTÌ ESTRÌNSECÌ del BACÌNO
Ìl legamento ileo lombrare
origina a livello dei processi costiformi della 4ª e 5ª vertebra lombare
si porta quindi in basso e obliquamente
si va a inserire sulla cresta iliaca nel punto di unione tra il 1/3 posteriore e i 2/3

148
anteriore
alcuni suoi fasci si portano più in baso e vanno a inserirsi in corrispondenza
della parte posteriore e della tuberosità iliaca e della linea arcuata
Ì legamenti sacro-tuberoso
Ìl più voluminoso
ha una vasta inserzione mediale ÷ interessa il margine laterale del sacro e
anche quello del coccige per una estensione che va approssimativamente
dalla 3ª vertebra sacrale fino alla metà superiore del coccige
da qui i fasci si riuniscono in un punto chiamato istmo del legamento
e poi nuovamente divergono per andarsi ad inserire sul labbro mediale della
tuberosità ischiatica (subito al di sopra dell'inserzione su questa tuberosità del
muscolo bicipite femorale).
Alcuni fasci di questo legamento si ripiegano decorrendo lungo il ramo inferiore
del pube e costituiscono quello che si chiama il processo faIciforme
Delimita il grande forame ischiatico
Ìl legamento sacro spinoso
più breve, nastriforme, di forma triangolare
origina dal margine laterale del sacro e del coccige
termina sulla spina ischiatica
situato al davanti del legamento sacro tuberoso
delimita la piccola incisura ischiatica.
Grande incisura ischiatica ÷ legamento sacro-tuberoso ÷ grande forame ischiatico
attraversato da:
i vasi e i nervi glutei superiori,
il muscolo piriforme,
il nervo cutaneo posteriore della coscia,
il nervo ischiatico,
il nervo pudendo,
i vasi ischiatici
i vasi pudendi interni
Piccola incisura ischtaica ÷ legamento sacro spinoso ÷ piccolo forame ischiatico
offre passaggio a:
vasi e nervi pudendi
tendine dell'otturatore interno.
La Membrana otturatoria
Quella membrana che va ad occludere, parzialmente, il forame otturatorio.
Si tratta di una membrana fibrosa costituita da fasci disposti prevalentemente in
senso trasversale che lasciano aperto nella parte superiore un piccolo canale
÷
Ìl canaIe otturatorio dove passano, ordinatamente dall'alto verso il basso:

149
il nervo otturatorio
l'arteria otturatoria
la vena otturatoria.
Tramite il canale otturatorio il bacino comunica con la regione antero-mediale
della coscia.
A questa membrana, sul suo versante esterno, si aggiunge la bendereIIa
otturatoria (o sottopubica) ÷ si tratta di fasci a disposizione
prevalentemente orizzontale che originano dal legamento trasverso
dell'acetabolo e si portano medialmente per inserirsi sul pube e in parte
anche sulla membrana otturatoria che gli rimane subito dietro. Rappresenta
un rinforzo per la membrana e contribuisce con la sua faccia superiore e con
il suo margine anteriore a definire il soIco otturatorio, porzione inferiore del
canale otturatorio.
MOVÌMENTÌ
Ì movimenti che può compiere l'osso dell'anca o l'osso sacro a livello
dell'articolazione sacroiliaca sono i cosidetti movimenti di
nutazione ÷ spostamento in avanti e in basso della base dell'osso sacro;
mentre avviene questo spostamento l'apice si sposta in dietro e in alto.
contronutazione ÷ è il ritorno nella posizione iniziale.
Per la disposizione dell'osso sacro lo spostamento in avanti della base non è
mai maggiore di un paio di cm.
Questo tipo di movimento è importante durante il parto perchè consente la
modificazione dei diametri della piccola pelvi che possono facilitare la
presentazione del feto.
Oltre a tutto ciò, le ossa del bacino hanno la funzione di trasmettere le pressioni
del corpo sugli arti inferiori; quando il peso del corpo grava sul bacino, l'osso
sacro tende ad incunearsi all'interno della cavità pelvica, mentre le due ossa
dell'anca tenderebbero a richiudersi dietro l'osso sacro spostato in avanti.
Questo non succede perchè esistono i legamenti sacro iliaci posteriori ma
soprattutto i legamenti ilieo lombare e sacro ischiatici che tendono a
richiamare in dietro l'osso sacro quando viene sottosposto a questo tipo di
pressione, così come tendono a mantenere divaricate le due ossa dell'anca.
A questa funzione contribuisce anche la sinfisi pubica con i suoi legamenti ÷
impedisce alle due ossa dell'anca di chiudersi posteriormente.
SINFISI PUBICA
Dal punto di vista strutturale ÷ è un'articolazione cartilaginea
Dal punto di vista della mobilità ÷ è una anfiartrosi.
Le faccette articoIari
hanno una forma ovoidale
con l'asse maggiore verticale diretto obliquamento in basso e indietro
risultano tra di loro più vicine posteriormente che anteriormente ÷

150
formano quindi una specie di angolo aperto in avanti.
sono rivestite entrambe da cartilagine ialina;
in mezzo alla cartilagine ialina e alle faccette articolari si trova un disco
fibrocartilagineo o per meglio dire un cuneo più ristretto posteriormente e
più ampio anteriormente.
Ìl disco fibro-cartilagineo presenta una cavità centrale.
La relativa motilità che la sinfisi contribuisce a dare all'osso dell'anca è
importante soprattutto in certe fasi della vita della donna ÷ per esempio sia
durante la gravidanza che al momento del parto dato che proprio a livello
avviene la cosidetta presentazione del feto.
LEGAMENTÌ DÌ RÌNFORZO
Ìl legamento pubico superiore
si porta da un tubercolo pubico all'altro sul margine superiore del pube
passa al di sopra della sifisi ÷ superiormente manda alcune fibre lungo la linea
alba
Ìl legamento arcuato o pubico inferiore
è a forma di arco
contribuisce a definire l'arcuata pubica.
La corda sottesa a questo legamento:
nella donna sarà tendenzialmente più ampia all'incirca 40 mm-50mm
nell'uomo in media non è mai più lunga di 20-25 mm.

3.7 ARTICOLAZIONE DEL GOMITO


L'articolazione del gomito è un'articolazione complessa formata da tre articolazion rivestita
da un'unica capsula articolare:
l'articolazione omero-ulnare
è una troclea
si stabilisce tra la troclea omerale e l'incisura trocleare dell'ulna
permette movimenti di flesso-estensione dell'avambraccio sul braccio.
l'articolazione omero-radiale
è un'articolazione condiloidea
si stabilisce tra il condilo omerale e la fossa articolare della testa del radio
partecipa ai movimenti di flesso estensione dell'avambraccio e consente la
rotazione del radio per i movimenti di prono-supinazione.
l'articolazione radio-ulnare prossimale
è un trocoide
si forma tra l'incisura radiale dell'ulna, completata dal legamento anulare del
radio, e la circonferenza articolare della testa del radio
permette i movimenti di rotazione del radio sull'ulna, pronosupinazione.
CAPSULA ARTICOLARE
La capsula articolare comprende le superfici articolari di omero, radio e ulna.
Superiormente si inserisce sull'omero, seguendo una linea che:
in avanti costeggia il margine della fosseta radiale e quello della fossetta
coronoidea
medialmente passa sotto l'epitroclea
posteriormente costeggia il contorno della fossetta oleocranica
lateralmente passa sotto l'epicondilo
Inferiormente si inserisce sull'ulna, seguendo il margini dell'incisura semilunare e
dell'incisura radiale; si inserisce poi lungo il collo del radio.
LEGAMENTI DI RINFORZO
Ìl legamento collaterale ulnare
E' formato da fibre che dall'epicondilo mediale dell'omero (epitroclea) si allargano a
ventaglio per inserirsi sul margine mediale dell'incisura trocleare dell'ulna, dal processo
coronoideo all'olecrano.
Ìl legamento collaterale radiale
Si diparte dal contorno inferiore dell'epicondilo dell'omero e consta anch'esso di tre fasci:
l'anteriore ÷ che si porta in avanti circondando la testa del radio e si va a fissare
sull'ulna lungo il margine anteriore dell'incisura radiale.
Ìl medio ÷ che va ad attaccarsi al margine posteriore dell'incisura radiale dell'ulna
il posteriore ÷ che si reca al contorno laterale dell'olecrano dell'ulna.

Ìl legamento anulare del radio


E' un fascio fibroso che circonda la circonferenza articolare del radio e si fissa alle
estremità anteriore e posteriore dell'incisura radiale dell'ulna. E' rivestito internamente da
cartilagine e, insieme all'incisura radiale, forma un anello osteofibroso che fissa la testa del
radio consentendole di ruotare nella pronosupinazione.
Ìl legamento quadrato
E' un fascio fibroso che connette il collo del radio all'incisura radiale dell'ulna.
Nel passare dal margine inferiore dell'incisura radiale dell'ulna al collo del radio, la capsula
articolare forma un robusto ispessimento, che chiude inferiormente la cavità articolare e
contribuisce a fissae il radio all'ulna: è il legamento quadrato (del Denucè).
La membrana interossea
è una lamina fibrosa che occupa lo spazio delimitato dai margini interossei di radio e ulna
e separa i muscoli anteriori dell'avambraccio da quelli posteriori.
Mentre il margine inferiore della membrana si fonde con la capsula dell'articolazione radio-
ulnare distale, il margine superiore si arresta a qualche cm dall'articolazione del gomito.
Ìn prossimità di questo margine, poco al di sotto della tuberosità del radio, origina un
fascio fibroso che si porta obliquamente alla base del processo coronoideo dell'ulna ÷ è la
corda obIiqua.
MEMBRANA SINOVIALE
La membrana sinoviale su tutti i capi articolari si inserisce sul contorno della cartilagine
articolare. Ìnferiormente, tra radio e ulna, forma il recesso sacciforme superiore.
MOVIMENTI
Ì movimenti permessi sono di fIessione e di estensione dell'avambraccio sul
braccio.
Nella posizione di flessione sono consentiti anche i movimenti di IateraIità.
A livello dell'articolazione radio-ulnare avvengono movimenti di pronazione e
supinazione.

153
3.8 ARTICOLAZIONE SCAPOLO
OMERALE
E' una diartrosi
CAPI ARTICOLARI
Le due superfici articolari che prendono parte all'articolazione sono:
la testa dell'omero
la cavità glenoidea ÷ si chiama cavità ma in realtà è solo lievemente infossata;
ha un contorno ovoidale.
DISPOSITIVI DI RACCORDO
La cavità glenoidea risulta essere solo 1/3 della testa dell'omero; è necessario quindi
che sia ampliata dalla presenza di un labbro di natura fibro-cartilaginea che contorna
tutto il suo perimetro; questo labbro, questo cercine, è chiamato labbro glenoideo.
Tale dispositivo, rivestito in parte dalla membrana sinoviale, ha una forma
prismatico-trinagolare; presenta quindi tre facce:
una faccia aderisce al contorno della cavità glenoidea
la faccia più esterna aderisce alla capsula fibrosa
l'ultima faccia, quella più interna e libera, amplia la superficie articolare;
CAPSULA ARTICOLARE
Le superfici articolari sono tenute insieme da una capsula fibrosa, avente forma
di cono tronco, piuttosto lassa.
E' costituita prevalentemente da fibre ad andamento trasversale
Ìn basso presenta una specie di piega sporgente chiamata recesso asceIIare,
(dispositivo che consente l'abduzione del braccio).
La base di questo cono tronco corrisponde all'omero, in particolare la capsula
articolare si va a inserire:
esternamente al collo anatomico ÷ deve escludere la grande e la piccola
tuberosità perchè qui vanno a inserirsi tendini e muscoli
raggiunge in basso la porzione mediale del collo chirurgico dell'omero.
L'apice tronco invece corrisponde alla scapola e in particolare sulla scapola
contorna:
il perimetro della cavità glenoidea
in basso si porta fino a livello della tuberosità sotto glenoidea dove riceve
le fibre del tendine del capo lungo del tricipite
in alto la capsula raggiunge la base del processo coracoideo.

154
LEGAMENTI ESTRINSECI DI RINFORZO
Ìl legamento coraco-omerale
rinforza superiormente la capsula;
origina dalla base e dalla parte laterale del processo coracoideo della scapola
si porta lateralmente e in fuori
fino al tubercolo maggiore dell'omero;
alla sua origine è separato dalla capsula per mezzo di tessuto adiposo, mentre
più distalmente aderisce intimamente al manicotto fibroso divenendo un vero
legamento di rinforzo.
E' situato tra il tendine del muscolo sopra-spinato (più in alto e più in dietro) e il
tendine del muscolo sotto-scapolare (più in avanti e più in basso).
Ì legamenti gleno-omerali
Rinforzano la pare superiore e inferiore; sono distinti in:
superiore
medio
inferiore
Ìl Iegamento gIeno-omeraIe superiore
origina dal collo superiore della cavità glenoidea della scapola e anche dal
cercine glenoideo;
si porta quindi in fuori e lateralmente aderendo alla capsula
per terminare sull'omero subito al di sopra del tubercolo minore.
Ìl Iegamento gIeno-omeraIe medio
origina dal contorno antero-superiore della cavità glenoidea,
si porta in fuori
va a terminare sul tubercolo minore.
Tra il gleno-omerale superiore e il gleno-omerale medio, proprio alla loro
origine sul contorno della cavità glenoidea, rimane una discontinuità, un
interstizio fibroso (non è un orifizio perchè la membrana sinoviale che
costituisce lo strato interno della capsula articolare rimane in modo continuo)
nel quale si viene a delimitare un foro detto foro ovaIe.
Questo foro viene sfruttato da un prolungamento, da una evaginazione della
membrana sinoviale; si forma quindi la borsa sinoviaIe sotto-tendinea deI
muscoIo sotto scapoIare.
Ìl Iegamento gIeno-omeraIe inferiore
origina dal contorno antero-inferiore della cavità glenoidea,
si porta in fuori
va a terminare sulla superficie mediale del collo chirurgico dell'omero.
Questo legamento si pone fra:
anteriormente il tendine del muscolo sotto-scapolare
posteriormente il tendine del muscolo piccolo rotondo.

155
Alcuni fasci del legamenti gleno-omerale superiore, in vicinanza dell'inserzione
all'omero, si uniscono al legamento coraco-omerale passando a ponte sul solco
inter-tubercolare; essi formano il legamento trasverso dell'omero.
Altri tendini di rinforzo per la capsula articolare sono i tendini che nel complesso
formano la così detta cuffia dei rotatori, in particolare sono i tendini di quei
muscoli che vanno a terminare sul tubercolo maggiore e sul tubercolo minore
dell'omero:
muscolo sovra-spinato
muscolo sotto-spinato
muscolo piccolo rotondo
muscolo sotto-scapolare
Ìl tendine deI muscoIo sotto-scapoIare scivola sotto il processo coracoideo
e si estende sul lato mediale dell'articolazione della spalla.
Posteriormente, corrisponde al piccolo tubercolo dell'omero e alla capsula fibrosa
dell'articolazione, la quale presenta in questo punto un largo orificio, attraverso il
quale sfugge un prolungamento della sinoviale articolare, destinato a facilitare il suo
scorrimento. Questo prolungamento sinoviale, che costituisce la borsa del muscolo
sotto-scapolare, si estende, all'indietro, fino alla base del processo coracoideo.
Anteriormente il tendine del muscolo sottoscapolare è incrociato verticalmente da:
il muscolo coracobrachiale
il capo breve del muscolo bicipite, che, dal processo coracoideo, discendono
sulla faccia anteriore del braccio.
Ìl legamento coraco-omerale e il gleno-omerale superiore si fondono con la capsula
fibrosa e creano quindi una sporgenza all'interno della cavità articolare; tra queste
due sporgenza quasi parallele tra di loro si viene a delimitare un SOLCO.
All'interno di questo solco decorre il tendine del capo lungo del bicipite
brachiale.
Questo tendine entra nella cavità articolare tramite la discontinuità prima citata
(quella tra il legamento gleno-omerale superiore e il legamento gleno-
omerale medio) e viene avvolto dal prolungamento (3-5 cm) della sinoviale
formatosi proprio a causa di tale discontinuità.
All'interno della cavità articolare, dove continua a essere rivestito dalla
sinoviale, contorna superiormente la testa dell'omero fino ad andare a
inserirsi alla tuberosità sopra-glenoidea della scapola.
Esternamente è rivestito dalla guaina sinoviale; è un tendine quindi intra-
capsulare ma extra-sinoviale.
Esistono altre BORSE SINOVIALI indipendenti che si trovano al di fuori della
capsula fibrosa; ne ricordiamo solo due che sono una in continuazione dell'altra:
la borsa sotto-deltoidea che si continua più medialmente con ÷
la borsa sotto-acromiale;
sono borse formate dalla sinovia, quindi sierose, hanno una funzione armottizza

156
Un'altro diverticolo della sinoviale accompagna il tendine del muscolo bicipite
brachiale che decorre all'interno della capsula articolare; è la guaina sinoviale
inter-tubercolare.
Ìn basso dove è presente il recesso ascellare anche la membrana sinoviale forma
un recesso
MOVIMENTI
L'articolazione della spalla, essendo un'enantrosi, permette ampi movimenti
all'omero; sono infatti consentiti movimenti di:
flessione
estensione
abduzione
adduzione
intra-rotazione
extra-rotazione
Ìl capo lungo del muscolo tricipite brachiale si inserisce a livello della
tuberosità sotto-glenoidea
Ìl capo lungo del muscolo bicipite brachiale invece si inserisce a livello della
tuberosità sopra-glenoidea.

Potrebbero piacerti anche