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Rigassificatore

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Il rigassificatore di Panigaglia

Un rigassificatore (da non confondersi con gassificatore, che è tutt'altro) è un impianto che
permette di riportare lo stato fisico di un fluido dallo stato liquido a quello gassoso.

Solitamente il gas viene liquefatto (da cui la definizione di gas naturale liquefatto) mediante un
forte abbassamento della temperatura, per poter essere trasportato in apposite navi dette metaniere e
ritrasformato nello stato aeriforme per poter essere immesso nelle condotte della rete di
distribuzione. Questa soluzione viene adottata quando il luogo di produzione del gas naturale è
lontano dal luogo di utilizzo, e non è conveniente realizzare un collegamento mediante gasdotto. Il
trasporto in forma liquida è conveniente rispetto al trasporto in forma gassosa grazie alla densità
molto superiore, che richiede volumi di trasporto molto inferiori. Raggiunto il rigassificatore, il
metano viene immagazzinato in un contenitore criogenico, e riportato in forma gassosa e immesso
nella rete quando ve n'è il bisogno.

Indice

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• 1 Il processo di rigassificazione
• 2 Tipologie di Rigassificatori
o 2.1 Onshore
o 2.2 Offshore GBS (Gravity Based Structure)
o 2.3 Offshore FSRU (Floating Storage Regassification Unit)
• 3 Le controversie sulla loro realizzazione
o 3.1 Aspetti negativi
o 3.2 Aspetti positivi
• 4 Incidenti rilevanti su impianti di rigassificazione
• 5 Aspetti politici
o 5.1 L'Italia come Hub europeo
o 5.2 Soluzione minima
• 6 Rigassificatori in Italia
o 6.1 In funzione
o 6.2 Progetti approvati
o 6.3 In progetto
• 7 Note

• 8 Collegamenti esterni

Il processo di rigassificazione [modifica]


Il processo di rigassificazione viene avviato con l'attracco di una metaniera presso il pontile
dell'impianto. Il gas in forma liquida, a bassa temperatura (-160°C) e alla pressione
atmosferica[senza fonte] viene inviato in un serbatoio di stoccaggio dove mantiene le medesime
condizioni fisiche. Successivamente viene inviato ad un vaporizzatore che agendo sulla temperatura
effettua la gassificazione con l'espansione del gas, che torna allo stato naturale. La variazione di
temperatura avviene in genere tramite lo scambio termico in fasci tubieri tra gas liquido e acqua
mare, che cede il proprio calore al gas; la pressione invece viene ridotta tramite l'espansione del gas
in appositi serbatoi. A questo punto il gas può essere immesso nella rete di distribuzione nazionale.

Tipologie di Rigassificatori [modifica]


Per approfondire, vedi la voce Elenco dei rigassificatori nel mondo.

Esistono varie tipologie di rigassificatori che sfruttando diverse soluzioni tecniche permettono di
adattarli secondo le varie esigenze dei siti in cui vengono costruiti.

Onshore [modifica]

É la tecnologia più diffusa e collaudata perché la prima ad essere sviluppata. Consiste nel realizzare
in prossimità del mare (in genere all'interno o in prossimità di una grossa area portuale) dei silos
destinati ad accogliere il gas riportato allo stato aeriforme. Tali silos, costruiti per lo più con una
struttura metallica a forma cilindrica, sono poi collegati attraverso opportune condotte ad un pontile
di attracco a cui ormeggia la nave metaniera che trasporta il gas in forma liquida. Prima di essere
immesso nei silos il gas viene riscaldato (o meglio acquista calore in genere dall'acqua marina) e
ritorna allo stato aeriforme.

Offshore GBS (Gravity Based Structure) [modifica]

Questa tecnologia è la più innovativa e non ha ancora visto una realizzazione operativa, infatti il
primo terminale al mondo di questo tipo è quello progettato da Aker Kværner per conto della
società Adriatic LNG[1] al largo di Rovigo, presso Porto Viro. Il rigassificatore consiste in una
struttura di cemento armato in cui sono alloggiati due serbatoi in acciaio. La struttura viene
trasportata dal cantiere dove è costruita (semplicemente trainata sfruttando la spinta di archimede
dato che è in grado di galleggiare) sul luogo dove deve essere posizionata e viene affondata, cioè
fatta adagiare sul fondo utilizzando una opportuna zavorra. La struttura costituisce così una vera e
propria isoletta artificiale a cui le navi metaniere possono attraccare e scaricare il gas. L'impianto
che riporta il gas allo stato aeriforme è alloggiato sulla stessa struttura, assieme agli impianti
ausiliari e agli alloggiamenti del personale di bordo. Un gasdotto sottomarino permette di collegare
il rigassificatore alla costa e di far arrivare il gas alla rete sulla terraferma.
Offshore FSRU (Floating Storage Regassification Unit) [modifica]

A differenza della precedente questa tecnologia non prevede la realizzazione di una struttura
portante di cemento armato in cui alloggiare i serbatoi per contenere il gas ma utilizza una nave
metaniera opportunamente adattata che viene ancorata permanentemente in un punto della costa e
che funziona da serbatoio galleggiante a cui attraccano le metaniere per scaricare il gas liquefatto
che poi viene riportato allo stato aeriforme nella stessa nave. Un gasdotto collega la nave alla
terraferma consentendo di immettere il gas nella rete gas. Questo sistema verrà applicato nel sito di
Livorno dalla società Olt Offshore, partecipata di Iride ed Endesa, che farà ancorare a 25 km dalla
costa la nave cisterna norvegese "Golar Frost".

Le tecnologie sono diverse ed hanno sicuramente per questo pregi e difetti che le distinguono. La
prima è sicuramente la più economica ma ovviamente richiede l'impegno di una certa superficie di
un'area portuale o comunque di terraferma. Di solito questo tipo di impianti sono stati realizzati in
grosse aree portuali (il caso del Giappone o della Spagna) oppure in complessi petroliferi o chimici
costieri (il caso della Francia) non mancano però tuttavia il caso di impianti costruiti su zone della
coste in cui si è dovuto costruire il pontile di attracco partendo dal nulla (di nuovo la Spagna). Le
due tecnologie offshore offrono sicuramente più versatilità perché vengono realizzate in mare
aperto e quindi risultano adeguate a situazioni in cui le coste sono densamente abitate e non esistono
grossi porti. Per contro sono assai più costose e richiedono tempi di progettazione e di realizzazione
maggiori.

Le controversie sulla loro realizzazione [modifica]


La costruzione dei rigassificatori è oggetto di aspro dibattito in Italia poiché si frappongono due
diverse esigenze: da un lato quella di ottenere maggiore capacità di approvvigionamento di gas da
altri paesi, dall'altro i timori delle comunità locali.
Il primo è un aspetto di natura politica, mentre il secondo riguarda le tematiche di sicurezza e
ambiente. L'impianto di rigassificazione, trattando gas altamente infiammabile in determinate
condizioni desta parecchie preoccupazioni nelle comunità locali, le quali temono i rischi di
esplosione nell'ambito di un incidente rilevante. Considerando la massa di gas i rischi potenziali
sono concreti, seppure le condizioni di sicurezza sono garantite. Pertanto nella popolazione locale
un rigassificatore è avvertito solamente come una minaccia all'integrità ambientale e fisica della
zona. È pur vero che in molte zone d'Italia la protesta contro la costruzione dei rigassificatori è
spinta da interessi politici, spesso poco chiari in merito alla reale portata del pericolo e ai benefici.

Aspetti negativi [modifica]

Come già accennato gli aspetti negativi che riguardano la costruzione di un rigassificatore sono
legati soprattutto ai rischi potenziali dell'impianto stesso, in quanto atto a lavorare grosse quantità di
metano altamente infiammabile: per questa ragione sono sottoposti alle direttive Seveso, ossia di
impianti a rischio di incidente rilevante come per le raffinerie di petrolio. Sono stati condotti vari
studi riguardo al rischio potenziale dei rigassificatori, la maggior parte di essi è ovviamente legato a
modelli teorici in quanto un reale incidente di grosse proporzioni (come quello più volte paventato
dagli oppositori), non si è mai verificato. Le misure di sicurezza e le tecnologie oggi impiegate nella
realizzazione degli impianti consente una certa tranquillità sull'affidabilità dei terminali di
rigassificazione.

La potenza sviluppata in un eventuale esplosione è calcolabile se è nota la portata dell'impianto, ed


è legata al lavoro di espansione del gas, che è il prodotto del volume medio trattato (dalla taglia
dell'impianto) e del salto di pressione delle metaniere e la pressione atmosferica della rete di
distribuzione del gas.

Aspetti positivi [modifica]

Per quanto l'impianto presenti rischi potenziali di esplosione, la tecnologia in questo campo rende
gli impianti piuttosto sicuri: non a caso gli incidenti che riguardano gasiere e impianti di
rigassificazione sono esigui e poco significativi rispetto ad altri impianti come le raffinerie di
petrolio.
Poichè il passaggio del gas da liquido a gassoso assorbe calore, si hanno a disposizione molte
frigorie da utilizzare nell'industria del freddo come surgelati, frutta ecc. dal quale si possono
abbattere i costi energetici fino al 40%. Oppure negli ambiti della ricerca e nella produzione di
materiali ad alto valore tecnologico: superconduttori e nanotecnologie. Un aspetto quest'ultimo che
offre la possibilità di interagire con le strutture scientifiche ed universitarie, con le positive ricadute
occupazionali.

Il ciclo di rigassificazione di per sé non presenta grandi emissioni di CO2 in atmosfera, come una
centrale elettrica a gas o ad olio combustibile. Pertanto il suo impatto ambientale è da considerarsi
parecchio limitato. Infine la loro costruzione consente un miglior approvvigionamento di gas anche
da altre nazioni produttrici, l'Italia infatti importa gas solo da Russia, Libia e Algeria tramite
gasdotti. La presenza dei rigassificatori consentirebbe un approvvigionamento diversificato anche
da altre aree del mondo particolarmente ricche di gas, ma impossibili da collegare con gasdotti.

Incidenti rilevanti su impianti di rigassificazione [modifica]


Fortunatamente il numero di incidenti rilevanti legati agli impianti di rigassificazione è solamente
uno:[senza fonte]

• Nel 1944 a Cleveland USA si è avuta un'esplosione di gas che ha determinato 130 morti[2]; si
tratta però di un incidente accaduto ad un rigassificatore realizato con tecnologia obsoleta ed
oggi abbondantemente superata. Non è corretto pertanto realizzare un parallelo tra
Cleveland e il 2008.
• L'incidente occorso nel 2004 a Skikda, in Algeria, è invece avvenuto in un liquefattore e non
in un rigassificatore[senza fonte]. Il liquefattore è un tipo di impianto che opera la trasformazione
del gas naturale in GNL, Gas naturale liquefatto: in sostanza il procedimento opposto alla
rigassificazione. I due impianti, rigassificatore e liquefattore, non sono per nulla
paragonabili tra loro, presentando caratteristiche tecniche e fattori di rischio completamente
differenti.

Aspetti politici [modifica]


Il governo si è impegnato nel 2006 nella realizzazione di almeno 4 rigassificatori in modo da
ottenere una certa indipendenza energetica dall'Algeria e dalla Russia, che grazie ai recenti accordi
possono imporre prezzi molto alti all'Italia. Due ipotesi si contrappongono.

L'Italia come Hub europeo [modifica]

L'Italia può sfruttare la propria posizione centrale nel Mediterraneo e in Europa, nonché le notevoli
connessioni via gasdotto verso il Nord Europa, per proporsi come un Hub energetico, esportando
gas verso l'Europa. «L'Italia ha bisogno di undici rigassificatori di cui almeno quattro dovrebbero
essere avviati subito» [3]

Soluzione minima [modifica]

Tale linea rifiuta di impiegare l'Italia come porta d'accesso per il gas europeo e propone di realizzare
solo quei 4 rigassificatori che coprano il fabbisogno italiano. Questa era la linea dell'ex ministro
Pecoraro Scanio che tuttavia ha bloccato anche la realizzazione di impianti volti a soddisfare il
fabbisogno nazionale, come nel caso di Brindisi e Livorno[senza fonte]. Ad oggi la Commissione VIA
del Ministero dell'Ambiente ha dato parere favorevole agli impianti di Porto Empedocle, Priolo,
Gioia Tauro e Trieste. Nei prossimi mesi gli iter autorizzativi verranno completati dalle Regioni
competenti.

Rigassificatori in Italia [modifica]


In funzione [modifica]

• Rigassificatore di Panigaglia, Panigaglia (SP), Liguria, azionista: ENI, presentata domanda


per incremento capacità
• Rovigo/Porto Viro (dall'ottobre 2008)

Progetti approvati [modifica]

• Rovigo Porto Tolle / Porto Viro - "Terminal GNL Adriatico" [1](8 Gmc/anno), azionisti:
45% ExxonMobil, 45% Qatar Petroleum, 10% Edison. Offshore Gravity based.
• Livorno - OLT Offshore LNG Toscana (4 Gmc/anno), azionisti: 25,5% Endesa, 25,5%
IRIDE, 29% OLT Energy Toscana gruppo Belleli, 20% Golar Offshore Toscana Ltd.
Offshore FSRU.
• Rigassificatore di Brindisi , Capobianco, (BR), Puglia (8 Gmc/anno), azionisti: British Gas,
onshore[4]

In progetto [modifica]

• Ravenna (RA) (8 Gmc/anno), azionista: ENI. Offshore FSRU (piattaforme petrolifere da


riadattare, al largo delle coste)
• Gioia Tauro (RC) (12 Gmc/anno), azionista: LNG Med Gas Terminal (49% CrossNet
gruppo Belleli, 25,5% Sorgenia, 25,5% IRIDE)
• Porto Empedocle (AG) (8 Gmc/anno), azionista: Nuove Energie (90% Enel)
• Taranto (8 Gmc/anno), azionista: Gas Natural, in accordo con SNAM
• Zaule, Trieste (8 Gmc/anno), azionista: Gas Natural, in accordo con SNAM
• Monfalcone / Grado, Terminal Alpi Adriatico, (8 Gmc/anno), azionista: Endesa, offshore,
• Priolo Gargallo (SR)[5] (8 Gmc/anno), azionisti: 50% Erg, 50% Shell
• Rosignano (LI) (8 Gmc/anno), azionisti: 70% Edison, 30% British Petroleum,
probabilmente escluso dall'approvazione definitiva del limitrofo rigassificatore di Livorno

Tra parentesi: la capacità di rigassificazione (miliardi di mc all'anno).

Note [modifica]
1. ^ http://www.adriaticlng.com/pagine/home.aspx
2. ^ http://ech.cwru.edu/ech-cgi/article.pl?id=EOGCEAF
3. ^ intervista di Antonio Di Pietro ad Adnkronos, 19 agosto 2006
4. ^ Il progetto è stato approvato con Autorizzazione Unica, ma non avendo espletato la VIA è stato
bloccato, tra molte polemiche e la forte opposizione delle comunità locali
5. ^ http://www.ioniogas.it/

Collegamenti esterni [modifica]


• Il processo di rigassificazione
• (EN) Valutazione dei rischi di un rigassificatore
• Portale Ingegneria

• Portale Energia
Categorie: Apparecchiature chimiche | Impianti industriali | Gas naturale | [altre]
Categoria nascosta: Voci con citazioni mancanti

Rigassificatore di Panigaglia
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Coordinate: 44°04′26″N 9°49′52″E 44.074, 9.831

Veduta dell'impianto

Il Rigassificatore di Panigaglia è un impianto per la ricezione di gas naturale liquefatto (GNL) e la


rigassificazione, costruito intorno agli anni '70 dall'allora Esso a Panigaglia, località del Golfo della
Spezia nel territorio del Comune di Porto Venere.

Attualmente è di proprietà della GNL Italia, una società costituita per ricevere, detenere e gestire le
attività svolte da Snam Rete Gas relative alla rigassificazione di gas naturale liquefatto, ed è l'unico
impianto di rigassificazione, di questo tipo, attivo in Italia.

Indice

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• 1 Descrizione
• 2 Problematiche e proposte di ampliamento
• 3 Voci correlate

• 4 Collegamenti esterni

Descrizione [modifica]

Pontile d'attracco

Il serbatoio verso mare

Il serbatoio verso monte


Costituito da un pontile di attracco delle navi metaniere, dai serbatoi in cui viene stoccato il gas
riportato allo stato aeriforme e dai dispositivi che permettono di realizzare tale trasformazione.

Ha una capacità di rigassificazione: 2 GSm³/anno (GigaStandardMetroCubo).

Lo stabilimento di rigassificazione di Panigaglia è costituito dalle seguenti sezioni:

• Ricezione: è costituita dall'area di attracco delle navi metaniere (capacità di carico che varia
da 25000 fino a 65000/70000 m³), dai bracci di scarico e dalla linea di trasferimento ai
serbatoi costituita da una condotta che percorre un pontile di circa 500 m;
• Stoccaggio: si tratta di due serbatoi cilindrici verticale, ognuno con una capacità di circa
50.000 m³, in cui il gas viene mantenuto ad una temperatura di circa –160°C e ad una
pressione poco superiore a quella atmosferica;
• Rigassificazione: si ottiene mediante vaporizzatori a fiamma sommersa;
• Recupero vapori: con dei compressori vengono convogliati i vapori prodotti ai serbatoi ad
una colonna per la condensazione dei vapori stessi;
• Correzione del gas finale: viene fatta per mantenere le qualità standard del gas immesso
nella rete di trasporto e quindi per garantire l’intercambiabilità del GNL rigassificato con gli
altri gas naturali trasportati nel metanodotto;
• Sistemi ausiliari: si tratta di attività di supporto al processo principale come la sottostazione
elettrica, il sistema antincendio, i sistemi per lo smaltimento del calore e la stazione di
misura della qualità e quantità del gas immesso in rete;
• Sistemi di sicurezza: sistemi per l’acquisizione, elaborazione e regolazione dei parametri di
processo, e la supervisione dell’impianto e sistema di automazione e blocco ovvero per la
messa in sicurezza automatica dell’impianto in caso di emergenza).

Il rigassificatore è rifornito da navi metaniere che attraversano il Golfo della Spezia e immettono il
gas nelle condotte che si diramano da un pontile distante alcune decine di metri dalla costa.

Nei pressi del rigassificatore, è in funzione una centrale a turbogas, di "media taglia", per alcuni
megawatt di potenza elettrica.

Problematiche e proposte di ampliamento [modifica]

In seguito al blocco della costruzioni di altri impianti di rigassificazione nel territorio italiano, la
proprietà, nel giugno 2007, ha paventato la possibilità di aumentare la capacità produttiva
dell'impianto di Panigaglia, sollevando enormi polemiche sul territorio e manifestazioni degli
abitanti. Siè discusso della costruzione di una seconda centrale a turbogas, oltre all'ampliamento del
rigassificatore.

A seguito della discussione politica in merito, la giunta comunale di Porto Venere è andata incontro
ad una crisi politica che ha causato il commissariamento del Comune. Ciononostante il commissario
prefettizio ha ribadito la contrarietà ad eventuali aumenti dell'impianto.

Al settembre 2007, tutti i comuni del golfo spezzino (Lerici, La Spezia e Porto Venere) si sono
dichiarati contrari a qualsiasi ipotesi di ampliamento dell'impianto.

La proposta è stata definitivamente bocciata nell'agosto 2008, con il voto congiunto di comune di
Porto Venere, provincia della Spezia e regione Liguria, mentre il consiglio comunale della Spezia ha
deliberato il ritiro della licenza a Snam oltre il 2013.
Isola di Porto Levante
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Il progetto Isola di Porto Levante consiste nella costruzione di un'isola artificiale, posizionata al
largo di Porto Levante (provincia di Rovigo), che svolge la funzione di rigassificatore di GNL. La
piattaforma è ormai ultimata e posizionata nel punto in cui si troverà ad operare. La società che
opera sul terminal è Terminale GNL Adriatico, o Adriatic LNG, ed è una joint venture al 45% da
ExxonMobil, al 45% da Qatar Petroleum e al 10% da Edison.

Il rigassificatore ha una capacità di produzione iniziale di 8 miliardi di metri cubi all'anno, ed una
capacità massima di stoccaggio di 250.000 metri cubi di GNL (2 serbatoi da 125.000 metri cubi
l'uno). Attualmente è in fase di commissioning e messa in servizio; riceverà in media 2 navi
metaniere (di capacità approssimativamente 150.000 metri cubi) ogni settimana, per una vita
prevista dell'impianto di 25 anni, ed è munito di 4 bracci di carico (tre per il liquido, uno per i
vapori di ritorno) per prelevare il gas naturale liquefatto dalle suddette metaniere.

Indice

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• 1 Realizzazione
• 2 Posizione
• 3 Gasdotto di Collegamento
• 4 Cronologia

• 5 Voci correlate

Realizzazione [modifica]

La fase di realizzazione ad Algeciras.

Il trasporto via mare verso l'Italia

L'isola artificiale è stata costruita ai cantieri Acciona de La Línea de la Concepción, in Andalusia


(Spagna), ed è una struttura in cemento armato, in grado di galleggiare, dalla forma di
parallelepipedo di 88 per 180 metri, alta 47 metri. Progettazione e realizzazione sono state eseguite
a cura di Aker Kværner. È il primo terminale di rigassificazione del metano liquido offshore,
realizzato con tecnologia GBS (Gravity Based Structure), cioè non galleggiante o poggiante su
piloni, ma direttamente adagiato sul fondo marino. Una volta rimorchiata fino alla destinazione
definitiva, la struttura è stata zavorrata con 350.000 metri cubi di sabbia fino a farla poggiare sul
fondale profondo 30 m, in modo che emerga per 17 m; successivamente, pietrisco proveniente dalla
Croazia è stato posato attorno alla base dell'intera struttura, per proteggerla contro l'erosione del
fondale.

Posizione [modifica]
La posizione di destinazione è a circa 15 km al largo di Porto Levante, frazione di Porto Viro,
provincia di Rovigo.

Gasdotto di Collegamento [modifica]


Il gasdotto di collegamento giunge a riva nei pressi di Porto Levante ed attraversa il Delta del Po
fino a Cavarzere (provincia di Venezia), dove è stata realizzata una stazione dedicata di misurazione
del gas (quantità e qualità). Da qui il gasdotto prosegue fino a Minerbio (provincia di Bologna),
dove si innesta nella rete nazionale di distribuzione del gas.

Cronologia [modifica]
• 1997, Studio di fattibilità di Edison
• 2005, ExxonMobil e Qatar Petroleum entrano nel progetto
• 25 agosto 2008: Data di inizio del viaggio di trasferimento, della durata prevista di circa 22
giorni, dall'Andalusia fino al largo di Porto Levante.
• 15 settembre 2008: Data di arrivo del terminal nel punto in cui è installato. Le operazioni di
ballasting (zavorraggio) e posizionamento degli inerti di protezione attorno al terminal e ai
mooring dolphins (le strutture di attracco delle navi metaniere), iniziate a partire da questa
data, hanno durata prevista di circa tre mesi.

Elenco dei rigassificatori nel mondo


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Elenco dei rigassificatori nel mondo:

Terminali LNG
Capacità di
Nazione Località Compagnia
stoccaggio in m3
Europa
Belgio Zeebrugge Fluxis 261.000
Francia Fos sur mer Gaz de France 150.000
Montoir de
Francia Gaz de France 360.000
Bretagne
Grecia Revithoussa DEPA 130.000
Italia Panigaglia GNL Italia - ENI 100.000
Portogallo Sines Transgas 240.000
Spagna Barcellona Enagas 540.000
Spagna Huelva Enagas 160.000
Spagna Cartagena Enagas 270.000
Spagna Bilbao Repsol, BPAmoco, EVE, Iberdrola 300.000
Spagna Sagunto Oman Oil, Unión Fenosa, Iberdrola, Endesa 300.000
Xunta de Galicia, Endesa Generación, Unión
Spagna Ferrol Fenosa Gas, Grupo Tojeiro, Caixa Galicia, 300.000
Sonatrach, Banco Pastor, Caixanova
Turchia Marmara Ereglisi Botas 255.000
Turchia Aliaga Egegaz 280.000
Regno Unito Isola di Grain Grain LNG Limited 200.000
Regno Unito Milford Haven Dragon LNG *
Asia
India Dahej Petronet LNG Ltd 320.000
Giappone Shin Minato Sendai Gas 80.000
Giappone Higashi Niigata Tohoku Electric 720.000
Giappone Futtsu Tokyo Electric 860.000
Giappone Sodegaura Tokyo Electric, Tokyo Gas 2.660.000
Higashi
Giappone Tokyo Electric 540.000
Ohgishima
Giappone Negishi Tokyo Electric, Tokyo Gas 1.250.000
Giappone Sodeshi Shimizu LNG, Shizuoka Gas 177.200
Giappone Chita Kyodo Chubu Electric, Toho Gas 300.000
Giappone Chita LNG Chita LNG, Chubu Electric, Toho Gas 640.000
Yokkaichi LNG
Giappone Toho Gas 320.000
Center
Giappone Yokkaichi Works Chubu Electric 160.000
Giappone Kawagoe Chubu Electric 480.000
Giappone Senboku Osaka Gas 180.000
Giappone Senboku II Osaka Gas 1.510.000
Giappone Himeji Osaka Gas 520.000
Giappone Himeji Joint Osaka Gas, Kansai Electric 1.440.000
Giappone Hatsukaichi Hiroshima Gas 170.000
Giappone Yanai Chuboku Electric 480.000
Ohita LNG, Kyushu Electric Kyushu Oil,
Giappone Ohita 460.000
Ohita Gas
Kita Kyushu LNG, Kyushu Electric, Nippon
Giappone Tobata 480.000
Steel
Giappone Fukuoka Saibu Gas 70.000
Giappone Kagoshima Kagoshima Gas 36.000
Chida
Giappone Toho Gas 200.000
Midorihama
Corea del Sud Pyeong Tael Kogas 1.000.000
Corea del Sud Incheon Kogas 1.280.000
Corea del Sud Tongyeong Kogas 980.000
Corea del Sud Gwangyang POSCO 200.000
Taiwan Yung-An CPC 430.000
Nord America
Stati Uniti Everett Distrigas, Tractebel 160.000
Stati Uniti Cove Point Dominion 370.000
Stati Uniti Elba island Southern LNG 190.000
Stati Uniti Lake Charles CMB Energy 285.000
Gulf Gateway
Stati Uniti Excelerate *
Energy Bridge
America centrale
Repubblica
AEB Los Mina AEB Corporation 160.000
Dominicana
Porto Rico EcoElectricta Edison Mission, Energy, Gas Natural 160.000
* Rigassificatori attualmente in costruzione

La tabella illustra chiaramente come il paese con il maggior numero di rigassificatori sia il
Giappone ma questo non è certamente un caso. Infatti questo paese non avendo fonti energetiche
primarie (i.e. petrolio, gas naturale, carbone) è costretto ad importare dall'estero tali combustibili e
visto che le particolari condizioni geologiche della regione non permettono la costruzione di
gasdotti ecco che da tempo il paese asiatico ha puntato sull'utilizzo del GNL come mezzo di
approvvigionamento di gas naturale. Il Giappone ha scommesso sulla tecnologia del GNL anni
prima di molti altri paesi proprio in virtù della sua forte dipendenza energetica. Diversamente la
gran parte degli altri paesi che hanno rigassificatori hanno iniziato a costruirli in tempi più recenti,
quando cioè a causa dei crescenti costi del petrolio e dello sviluppo della tecnologia GNL questa
tecnica è diventata conveniente nei confronti del trasporto attraverso gasdotto.

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