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Direttore Luca Beltrami Gadola

Numero 45 anno II
15 dicembre 2010

edizione stampabile

Editoriale L.B.G. IL CONTAGIO DELLA SINISTRA Architettura - Gianni Zenoni MILANO DA RAMMENDARE Economia - Sergio DAgostini - CHE FINE HA FATTO IL PIANO CASA? Primo Piano Paolo Danuvola - MILANO AL VOTO: CATTOLICI E SINISTRA Universit Giorgio Uberti - CRONACHE DI UNA PROTESTA ALLOMBRA DELLA MADONNINA DallArcipelago - Bruno Rindone - PREFERENZE, OLIGARCHIE E SOCIET CIVILE Urbanistica Claudio Cristofani - 5 DOMANDE ALLASSESSORE MASSEROLI Approfondimenti Emilio Battisti EXPO: CHI LAVORA DAVVERO Societ - Claudio Rugarli - FINE VITA: LIBERT E DIGNIT Feuilleton Paolo Valera (1859 -1926) - GLI SCAMICIATI

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ANNA BARTOLINI NATALE, FARE LA FESTA AI CONSUMATORI?


Musica Ludovico Einaudi This is England ( Dietro Casa )

Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo TEATRO a cura di Guendalina Murroni CINEMA Paolo Schipani e Marco Santarpia

Editoriale IL CONTAGIO DELLA SINISTRA L.B.G.


Lappello di Davide Corritore alla formazione di ununica lista che veda insieme i quattro competitori delle primarie, va a unirsi al coro, ormai numeroso che, pur con diverse sfaccettature, chiede la stessa cosa. Gli interessati per parte loro candidati e partiti tacciono o lasciano cadere a goccia a goccia le proprie opinioni attraverso interviste a mezza bocca alla stampa cittadina, tagliando cos i ponti con una parte dei futuri elettori, quelli accorsi alle primarie. E gli uni e gli altri pagheranno salato questo loro silenzio e non varranno a nulla le solite giustificazioni alle quali la politica ci ha abituato; persino chi durante la campagna per le primarie si fatto alfiere di un nuovo modo di fare politica, si sta adeguando a questo biasimevole costume: fumi e nebbie per non voler affrontare pubblicamente i problemi. Nel frattempo gli alchimisti delle strategie elettorali cercano di raccontare quanto si suppone sia successo nel pi o meno recente passato per dimostrare la validit di una delle due ipotesi: una sola lista civica del candidato sindaco o pi liste a lui collegate. Tuttavia il nocciolo della questione sembra essere un altro: la ricerca di visibilit come criterio assoluto e relativo. La visibilit assoluta il desiderio, anche legittimo, di essere conosciuti indipendentemente dalle proprie idee ma per il solo fatto di apparire, ritenendo che questo sia un ingrediente fondamentale nel caso di confronto elettorale, come in parte . La visibilit relativa unoperazione di tuttaltro genere e concerne chi non aspira direttamente al confronto elettorale ma si mette in vetrina nella segreta speranza di essere in qualche modo associato a una qualsiasi operazione politica per il semplice fatto di essere portatore di alcuni voti o di preferenze: non si spiegherebbe altrimenti il fiorire di mille iniziative, gruppi, associazioni e fondazioni negli ultimi tempi. Per finire c chi la stessa operazione, la visibilit relativa, la fa semplicemente per mettersi sul mercato al miglior offerente. La somma di tutti questi maneggi cala come una coltre plumbea a spegnere animi ed entusiasmi. Quanto poi alla scelta dei compagni di viaggio e agli apparentamenti o al loro contrario restiamo allanno zero di una nuova auspicata politica: dopo aver stilato programmi molto simili tra loro e comunque assolutamente non configgenti, invece di discuterne collettivamente e pubblicamente, partiti e candidati si danno alla pi sfrenata schizofrenia, incomprensibile ai pi. Allora delle due una: o questi programmi erano vuote vociferazioni (ai quali comunque pochi o nessuno ha dedicato attenzione al momento delle primarie) e allora lattrito solo tra le persone, o questi programmi avevano un senso e il non trovare una sintesi tra gli stessi come dire che la famosa coalizione era un mero espediente per rinviare a dopo i problemi sottostanti, problemi di ruolo, di persone e di ambizioni. Insomma, quando la cosiddetta societ civile si mobilita, i suoi uomini cadono per prima cosa vittime del contagio della sinistra: conflitti interni, frazionismo, intolleranza il tutto pi o meno mascherato da nobili richiami alle radici di ognuno. Radici ormai voltate per aria dai tempi e destinate a seccarsi. Se le cose stanno cos, e lo temo, mettiamoci anche a Milano in serena attesa di un uomo o una donna della provvidenza, magari ci capiter di nuovo un nano o una nana ma, per quanto piccolo, difficile che sia di sinistra.

Architettura MILANO DA RAMMENDARE Gianni Zenoni


In una citt come Milano, a quali persone, Enti e Istituti statali, regionali, provinciali e comunali, delegato istituzionalmente il controllo del disegno della scena urbana? Chi ha il compito di rilevare le pi gravi anomalie (che nessuno nota pi, ma che influiscono negativamente sui visitatori) e ovviare a esse, prima che queste diventino abituali e sconvenienti aspetti della citt? Milano ha un patrimonio storico inferiore rispetto alle altre citt italiane, anche perch molto ha cancellato, come ad esempio le infrastrutture idrauliche dei Navigli che sono state per quattro secoli essenziali per il lavoro e la vita della citt. Per questo sarebbe bene che questi pochi monumenti siano ben inseriti nella scena urbana e valorizzati dalle costruzioni che li circondano. I delegati al controllo della bellezza della citt non sono pochi, a partire dal Sindaco che istituzionalmente delega ai suoi assessori questo problema, ma che se fosse pi preparata e meglio consigliata, potrebbe far prevalere la superiore sensibilit femminile. Vediamo: Soprintendenza ai Monumenti, Assessorato allo Sviluppo del Territorio, Assessorato allArredo, Decoro Urbano e Verde, Assessorato alla Cultura, Commissione Consigliare Urbanistica, Commissione Consigliare Cultura, Commissioni urbanistiche dei nove Consigli di Zona, Commissione speciale per il Decoro Urbano, Commissione per il Paesaggio (ex Commissione Edilizia). A questi si possono aggiungere Enti Culturali come la Triennale e lInarch deputati alla ricerca del bello. In tutto decine e decine di persone che dovrebbero essere state scelte per la loro particolare conoscenza della Storia di Milano e come esperti nella delicata disciplina della valutazione della scena urbana. Ebbene, come possibile che da questo qualificato consesso, non si levino voci di protesta per lincivile condizione della scena urbana che perdura nel tratto immediatamente a sud della Basilica di San Lorenzo, fino a via Molino delle Armi, dove case bombardate e frontespizi diroccati delle cortine edilizie di via Pioppette e della stessa via Molino delle Armi si susseguono e fanno da tragico fondale architettonico alla Basilica e al Parco? Si tratta dei resti di semplici case che hanno subito i bombardamenti del secolo scorso, coinvolte in un Concorso di Progettazione degli anni settanta, che avrebbe dovuto trasformarsi poi in un Piano Particolareggiato, del quale nessuno ha pi saputo nulla. Il degrado di questo lato ovest del Parco delle Basiliche continua anche a sud di via Molino delle Armi con i frontespizi nudi e spogli delle cortine edilizie di via Vetere e pi avanti di retri di case e capannoni di corso Porta Ticinese, non piacevoli da vedere. Tutti inconvenienti dovuti al disegno del Parco, deciso solo a vincolare le aree a verde e senza attenzione ai fondali edilizi che vi si affacciano, che non dovevano essere

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trascurati in un Parco in pieno Centro Storico. Certo, a Milano esistono ancora aree deturpate dai bombardamenti, come le vie Palla e Lupetta, via Madonnina e altre, ma questi siti sono nascosti e poco visibili anche se questo non basta a giustificarne il degrado. Situazioni che servono invece a consolidare lidea che tutto ci si pu sopportare, come nel minuscolo caso di via Madonnina angolo S.Carpoforo, dove le signore residenti si preoccupano della salute del fico nato spontaneamente sulle macerie della casa dangolo bombardata che non c pi, e non si lamentano dei due sgraziati frontespizi nudi formati dalla interru-

zione delle cortine edilizie. Ma il retro di San Lorenzo verso il Parco delle Basiliche in piena visibilit, e i frontespizi residui dei bombardamenti a fianco della Basilica e sulla vie Molino delle Armi e Pioppette sono una sconcezza non pi sopportabile. E poich al brutto si accompagna spesso lorrido, basta vedere come sono utilizzati alla sera, e non solo, questi siti storici. Questa insensibilit collettiva frutto della assuefazione al brutto. Ci si convive, e dopo un po non lo si vede pi; e allora i turisti e visitatori della citt si possono domandare: perch in un parco cos centrale, tra due monumenti come San Lorenzo e Sant Eu-

storgio, in piena vista ci siano ruderi cos sconvenienti che nessuna citt europea potrebbe tollerare? Ma potrebbero anche chiedersi se a Milano c qualcuno delegato a risolvere questi problemi. Qualcuno? Ce ne sono tanti e ben installati in Enti e Commissioni di cui sopra, peccato che, impegnati a giudicare i nuovi interventi, trascurino le brutture esistenti alle quali evidentemente si sono assuefatti. E mia opinione che con questa base culturale poco rigorosa, gli addetti a questo delicato compito potrebbero avere anche problemi a giudicare il Nuovo.

Economia CHE FINE HA FATTO IL PIANO CASA? Sergio DAgostini


Un piano casa tanto carino senza soffitto senza cucina titolava il 2 dicembre il Sole 24 Ore dando conto della manifestazione Ance con un articolo di Giorgio Santilli nel quale si lamentava il prevedibile flop di quei provvedimenti per il rilancio delledilizia che sembrano ormai stabilmente aver usurpato la denominazione di Piano Casa sottraendola a quello vero di cui sempre pi si sono perse le tracce, almeno nella accezione delledilizia sociale. Come si ricorder, a fronte dellormai conclamata gravit sociale del problema abitativo del paese conseguito allabbandono decennale delle politiche abitative sociali proprio quando limmigrazione, le nuove povert e la crescita dei valori immobiliari lo rendevano pi acuto, il governo Prodi accompagnava lennesimo provvedimento di proroga degli sfratti per categorie deboli (legge 9/07) con listituzione di un Tavolo di Concertazione con una pluralit di soggetti pubblici e privati al fine di impostare un programma di intervento multidimensionale e di medio termine, capace di operare una normalizzazione del mercato. Il documento uscito dal Tavolo propone una gamma di interventi molteplice e capace di mobilitare nuove risorse, volte sia allincremento che alla migliore gestione dellalloggio sociale, cui il governo uscente dava in extremis lattesa definizione per rispondere alla richiesta europea e non incorrere in sanzioni per aiuto di stato: viene cos sancita lidea che lalloggio sociale debba essere considerato un servizio (dotazione urbana) di pubblico interesse e possa quindi essere localizzato in aree a ci destinate dal piano urbanistico. Soprattutto, si avverte, condizione imprescindibile per affrontare la soluzione del problema abitativo delle fasce deboli un ritorno importante e programmato del finanziamento pubblico e si prospetta una necessit intorno a due/tre miliardi di euro allanno. Di tutte le indicazioni del Tavolo non rester molto nei provvedimenti concreti. Con la Finanziaria 2008 il governo finir per destinare buona parte delle risorse a una indiscriminata quanto inefficace riduzione dellIci sulla prima casa, che sar resa ancor pi ampia pochi mesi dopo dal nuovo esecutivo, mentre distribuisce quelle destinate alla produzione (445 milioni di euro una tantum) secondo un vecchio modello a pioggia. Meglio di niente tuttavia, se almeno queste risorse fossero state utilizzate in fretta, ma la crisi di governo non lo consentir e il nuovo esecutivo, che pure porr subito al centro la questione abitativa, lanciando un nuovo Piano nazionale di edilizia abitativa nellestate 2008, sospender limpiego diretto delle risorse gi stanziate - e gi impegnate da alcune regioni, per rimetterle nel grande calderone del Sistema Integrato di Fondi Immobiliari, che rimarr praticamente lunica procedura di attuazione del Piano e di cui proprio in questi mesi si sta assistendo al lancio pubblicitario. Un lungo braccio di ferro con le Regioni aveva in realt portato a un parziale recupero dellimpiego diretto delle risorse per lemergenza abitativa, ma certo in misura modesta e con tempi storici. Regione Lombardia, che fra i maggiori beneficiari di tale recupero, ha da poco deliberato le proposte da inviare al Ministero per il riparto di 54 milioni di euro provenienti da quello stanziamento e se tutto va bene entro tre anni alcune centinaia di alloggi potranno essere destinati allemergenza abitativa rilevata dalla regione nel 2007. In effetti ci che accade che alla scarsit delle risorse investite si somma la loro ridotta efficacia e ci anche a causa di tempi di attuazione inaccettabili. Si pensi alla vicenda milanese e ai 20.000 alloggi per le fasce deboli promessi nel 2005 dal Piano Verga su oltre quaranta aree di propriet comunale. Ci vorranno due anni per arrivare al primo bando Abitare a Milano 1 su quattro aree, a cui ne seguir un secondo Abitare a Milano 2 su altre quattro per un totale di circa 1.000 alloggi in affitto, prevalentemente sociale. Abitare a Milano 3, pi noto come 8 aree, vedr la luce nel 2008 e risulter invece solo parzialmente destinato allaffitto: per circa il 30%, fra 4 e 500 alloggi, nellinsieme delle sei aree aggiudicate. Circa altrettanti, infine, sono previsti a seguito del contemporaneo bando aggiudicato a Fondazione Housing Sociale su altre tre aree. In totale, a distanza di sei anni dalla prima delibera di giunta del 2004, forse 2.000 alloggi in affitto risultano avviati, ma quando effettivamente disponibili? Di tutto quanto elencato solo i quattro interventi di AaM1 (Abitare a Milano 1) sono stati realizzati e neppure tutti collaudati, uno soltanto abitato, ma non completamente. Di AaM2 vi sono i progetti esecutivi, per AaM3 a quasi due anni dalla aggiudicazione non per tutti si ancora giunti ad approvare PII (Programma Integrato di Intervento) e convenzione, mentre il bando Fondazione Housing Sociale ha da poco scelto i progetti vincitori del progetto di archi-

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tettura. Nel frattempo, superfluo rilevarlo, la domanda abitativa sociale e molto sociale non ha fatto che aggravarsi e tanto pi tempi di attuazione siffatti appaiono del tutto inaccettabili. Tornando in conclusione al quesito del titolo, del Piano Casa non sembra dunque essere rimasto che il mega Fondo dei Fondi Nazionale, alimentato dagli ultimi 140 ml di finanziamento pubblico disponibili e portato a quasi due miliardi da Cassa Depositi e Prestiti e investitori istituzionali, e di cui si favoleggia immaginando che possa muovere

fino a 9 13 miliardi di euro. Ma per realizzare cosa? Se a conti fatti il denaro verr a costare alloperatore non meno del 4 o 5%, quale potr essere la quota di alloggi realizzati accessibile alla domanda sociale? Se vi sar, certamente marginale. Quel che certo invece che di finanziamenti statali aggiuntivi, diretti a soddisfare la domanda pi sociale, non ve ne sono e non ve ne saranno. E neppure rassicurante il fatto, rivelato al recente seminario regionale sullargomento, che operatori del setto-

re con operazioni pronte orientate allhousing stiano valutando se, piuttosto che ricorrere al meccanismo complesso dei fondi, non sia preferibile continuare a rivolgersi, a tassi analoghi se non inferiori, al sistema di credito ordinario. In estrema sintesi, sono convinto che affidare ledilizia sociale interamente al buon cuore del privato, come sembra fare anche il PGT (Piano di Governo del Territorio) di Milano, non possa portare da nessuna parte.

Primo Piano MILANO AL VOTO: CATTOLICI E SINISTRA Paolo Danuvola


Chi banalizza lesito delle primarie del centrosinistra a Milano, che hanno visto la vittoria di Giuliano Pisapia, o era distratto o tradisce la difficolt di capire quanto sta succedendo in citt e nel Paese. A livello nazionale si evidenziata la difficolt del PD a essere attrattivo, a Milano la polarizzazione del centrosinistra su Pisapia ha lasciato libero uno spazio-politico ed elettorale (vedi Albertini o chi per lui) - fino a poco tempo fa impensabile. Impensabile soprattutto per quanti vivono ancora nellillusione e ce ne sono - che i partiti decidono tanto lelettore poi si adatter. LAvvocato Giuliano Pisapia forse il primo a riconoscere che per vincere il percorso che ha davanti richiede un supplemento di impegno. Credo che anche lui si interroghi su come passare da unimmagine di rappresentante della sinistra radicale al porsi e proporsi a tutto lelettorato come interprete di unarea pi vasta, capace di convincere, di aggregare e di vincere. In questo mi pare per non lo aiutino quanti tentano di sminuire il significato del suo percorso politico, e quanti promuovono cartelli allinsegna nostalgica di la sinistra unita vince. Sarebbe invece utile coinvolgere subito Stefano Boeri e Valerio Onida in un percorso progettuale convergente. Personalmente auspico e lavoro per il cambiamento del sindaco di questa citt, ma perch ci avvenga non ci si pu affidare solo alla geometria e al gioco delle probabilit: un terzo schieramento in citt auspicabile - dice qualcuno perch porta alla tripolarizzazione, frantuma e indebolisce la Destra, di conseguenza per il centrosinistra diventerebbe possibile vincere lo spareggio del ballottaggio. Questo - se avvenisse - in buona parte sarebbe vero, ma presuppone un elettorato statico, fedele perch motivato, che ubbidisce alle indicazioni degli schieramenti, invece non cos. Occorre allora ampliare fin dallinizio larea del consenso su vari temi: uno per tutti, ad esempio lExpo. Mi permetto qui sommessamente una nota e due interrogativi, consapevole di farlo da una posizione minoritaria, di cattolico praticante impegnato in politica nel centrosinistra: 1) un conto essere dirigenti o iscritti a un partito (a Milano 7/8.000 persone), un conto partecipare a una primaria (67.000 votanti, di cui 30.000 per Pisapia) e quindi sentirsi vincolati dal suo esito, unaltra cosa ancora rivolgersi al corpo elettorale nel suo complesso, che vota con maggior libert. Il mondo cattolico si iscrive poco a un partito, si affaccia alle primarie quando ha un volto significativo da votare, ma partecipa ampiamente (fino a poco tempo fa lo considerava un dovere civico!) alle elezioni istituzionali. 2) una candidatura nata allinterno della sinistra radicale e risultata vincente per il richiamo e laffermazione di una identit (Sinistra e Libert, Vendola, Rifondazione, Centri sociali) riuscir a riformularsi per proporsi in termini pi articolati, flessibili, pluralisti? Se occorre recuperare al voto di centrosinistra, oltre agli indecisi, la parte di cattolici disillusi da Berlusconi, difficilmente questo avverr con una proposta di sinistra-sinistra tendenzialmente ideologizzata (ma sento anche la difficolt di ex DS poco disposti non a votare Pisapia, ma a fare campagna accanto ai compagni che hanno fatto cadere Prodi). 3) dal punto di vista politico, utile allora che tematiche importanti, proprio perch eticamente sensibili, e quindi di competenza del Parlamento, diventino priorit del programma amministrativo, ben sapendo oltretutto che evocarle avr solo valore politico ma nessun effetto giuridico? Mi soffermo su questultimo interrogativo perch molti dellarea culturale a cui appartengo vogliono capire se nel centrosinistra rimarr lo spazio per un pluralismo riguardante il senso della vita e della morte e dei rapporti interpersonali, o se si vuole far coincidere il bipolarismo partitico con un dualismo etico. Vorrei che non fosse cos. In altre parole: porre ad esempio il registro delle coppie di fatto come priorit simbolica del programma di Pisapia diventa, pi che laffermazione di un tema che esiste, una sfida a una parte dei potenziali elettori. Eppure a Milano vi un cattolicesimo (che non coincide con centrista o moderato) che conosce lubbidienza sullessenziale della fede ed ha imparato la responsabilit di cercare soluzioni per il contingente, cattolici che liberatisi da un deduttivismo ecclesiastico non intendono sottoporsi a una gerarchia laica, tanto pi se essa fa affermazioni ma non sempre d motivazioni. Un cattolicesimo pi programmatico che identitario ma che, se viene sfidato, non pu prescindere da unantropologia che gli appartiene. Milano - dove il cattolicesimo democratico s in crisi per il silenzio di intellettuali e per il rischio del declino della cultura cattolica (vedi. De Rita sul Corriere della Sera del 5 dicembre 2010, www.corrieredellasera.it) - ha una tradizione di Vescovi (Martini e Tettamanzi) che rivendicano lindipendenza dai partiti, affermano che i diritti dei deboli non sono diritti deboli, e che danno importanza alla politica attenta al bene comune (discorsi alla citt, per S. Ambrogio 2010 vedi . chiesadimilano.it ). C unarea che vuole mettersi alla prova e misurare la propria appartenenza ecclesiale con la responsabilit politica. Tacere sul rapporto fra e politica e religione/i diventa una scelta miope,

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tanto pi nella prospettiva del pluralismo culturale e religioso che ormai ci appartiene. Questo fatto non dovrebbe essere sottovalutato dalla politica in un contesto di crisi di settori dellarea cattolica nei confronti della Destra. A quanti avanzano lobiezione al confronto con Pisapia attento agli aspetti sociali, come faranno i cattolici a votare la Moratti o

un altro Albertini?, suggerirei di sforzarsi di capire la complessit dellele ttorato. Questo per evitare l ulteriore incremento del partito dell astensione (in casa centrosinistra), ma anche lambiguit del rifugio dell elettore incerto nel possibile voto disgiunto, di chi cio sceglie il candidato sindaco di uno schieramento e insieme vota per una lista o un candidato consigliere di

un altro schieramento. Se poi vi saranno anche le politiche il voto amministrativo assumer un altro significato (sminuito). E utile parlarne, prima delle elezioni non dopo. S perch lelettore va persuaso e non precettato. Per vincere non basta infatti un pur legittimo desiderio.

Universit CRONACHE DI UNA PROTESTA ALLOMBRA DELLA MADONNINA Giorgio Uberti


Le piazze della nostra citt si sono riempite di giovani. In questo vortice di proteste e di manifestazioni l immaginario collettivo ha lasciato spazio a luoghi comuni sui formidabili anni del sessantotto. Eppure, nonostante le differenti motivazioni storiche il risultato visibile stato simile: tanti studenti e ricercatori hanno affollato per settimane strade, stazioni, luoghi del sapere e della cultura. Milano uno dei maggiori poli universitari d'Italia e d'Europa. Tra gli atenei di questa citt si svolge un segmento importantissimo della formazione e della ricerca italiana. Eppure, nonostante la realt oggettiva, nemmeno i responsabili dei governi locali hanno saputo mettersi in relazione in maniera efficace e costruttiva con questa risorsa. Una riforma inadeguata unita alla solitudine istituzionale hanno saputo creare una miscela di risentimento esplosa nelle vicende che hanno caratterizzato la cronaca nazionale per oltre un mese. La nostra citt infatti in agitazione in modo evidente da mercoled 17 Novembre. Quel giorno, da diversi anni, si festeggia la giornata mondiale per il diritto allo studio e questanno, come in molte altre citt dItalia e del mondo, anche Milano si colorata di striscioni e bandiere. La giornata non casuale, infatti, il 17 Novembre del 1939 le proteste dei giovani cecoslovacchi che si opponevano alla guerra furono messe a tacere dalla violenza nazista e nello stesso giorno d'autunno del 1973 la stessa sorte tocc agli studenti greci massacrati dai carri armati del regime. Il 17 Novembre 2010 a Milano trentamila giovani hanno sfilato per le vie cittadine e la manifestazione arrivata al provveditorato degli studi in via Ripamonti. Lungo il tragitto stata presa di mira una scuola paritaria, il liceo artistico Giovanni XXIII, in corso Porta Vigentina, oggetto di un fitto lancio di uova, petardi e due bombe carta scagliate nel cortile dell'istituto. Nemmeno dieci giorni dopo, nella notte tra il 25 e il 26 Novembre una trentina di ricercatori salita sul tetto, una sorta di terrazza, in via Celoria per protestare contro i tagli all'istruzione. Hanno esposto alcuni striscioni e sono stati raggiunti dagli studenti che la mattina del 25 Novembre hanno attraversato in corteo le vie del centro. Protesta, quella di via Celoria, interrotta il 28 Novembre. Il giorno successivo, luned 29 Novembre, grazie allappoggio di alcuni Consiglieri Comunali di opposizione stato esposto uno striscione, insieme ai ricercatori di fisica, sulla facciata di Palazzo Marino con scritto: "Si a una riforma, no al DDL Gelmini". Poche ore pi tardi un presidio in Piazza San Babila ha dato vita a un corteo diretto in Via Festa del Perdono, sede dellUniversit degli Studi di Milano. La citt meneghina, insieme a molte altre citt italiane. tornata a colorarsi il 30 Novembre, in occasione della votazione alla camera del DDL n.1905, sulla riorganizzazione del sistema universitario nazionale. Una giornata che non verr dimenticata tanto rapidamente iniziata con il blocco di alcuni snodi centrali della citt: da viale Monza alla zona circostante la stazione Garibaldi. Striscioni colorati e slogan contro la Gelmini sono stati scanditi dagli studenti e da alcuni ricercatori precari in corteo. Sono state occupate poi per alcuni minuti le stazioni Cadorna e Garibaldi e nel pomeriggio, uno degli otto cortei ha tentato unirruzione a Palazzo Marino e all'Assessorato alla Famiglia Scuola e Politiche Sociali di largo Treves. Oltre cinquemila studenti, senza una meta, si sono scontrati con la polizia in diversi punti della citt, specialmente in via dell'Orso. Infine stato occupato il tetto di un edificio dell'universit Bicocca e i binari della stazione Greco. Nonostante le proteste e nonostante la difficile discussione, durante la quale il Governo stato messo in minoranza pi volte, il DDL stato approvato dalla Camera e ora deve tornare al Senato, ma grazie all'intervento della Senatrice Anna Finocchiaro la discussione slittata a dopo il 14 Dicembre. Insomma, il futuro di questo DDL ora appare ora incerto almeno tanto quanto il futuro di questo governo. A partire dallapprovazione le proteste non si sono placate. Nei giorni seguenti si sono svolte numerose assemblee, presidi, occupazioni di facolt e aperture notturne di sedi universitarie. Il 2 Dicembre ad esempio, gli studenti e i professori di Brera si sono riuniti in assemblea. Indetta dal direttore Gastone Marian nellassemblea si discusso e dibattuto sui problemi e sullo stato dei lavori per l'antica Accademia di Belle Arti a fronte dei tagli operati dal Governo. Gli studenti hanno poi organizzato un girotondo sulle strisce pedonali, fra via Manzoni e via Verdi. Il gruppo ha poi tentato di raggiungere piazza Duomo in corteo ma gli stato impedito dalla polizia: gli studenti hanno comunque raggiunto la piazza in piccoli gruppi e hanno iniziato a dipingere. Di diversa radice politica sono stati invece gli scontri alla Prima della Scala, il 7 Dicembre, dove non pi di un centinaio di studenti legati a diversi collettivi hanno manifestato contro i tagli alla cultura e alluniversit. Durante la carica sono stati esplosi alcuni petardi dagli studenti e lacrimogeni dalle forze dell'ordine e si sono contati una decina tra contusi e feriti. Il 10 Dicembre, durante lo sciopero del trasporto pubblico, centinaia di studenti delle scuole superiori di Milano si sono mossi in corteo da largo Cairoli. In testa alla manifestazione uno striscione con scritto: "Fascismo, razzismo, mafia e bunga bunga. Sedici anni di berlusconismo possono bastare. Blocchiamo tutto. Mandiamo

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tutti a casa". Il corteo ha attraversato il centro di Milano. In questo vortice di proteste e manifestazioni, il voto alla Camera fissato per il 14 Dicembre cade pesante come un macigno sulle teste dei protagonisti di queste vicende. In questi giorni abbiamo assistito a una sommatoria dei pro-

blemi allinterno dei cortei: dal diritto allo studio, al DDL Gelmini, agli scandali del berlusconismo, alla strage di piazza Fontana. Se dalla discussione parlamentare di queste ore non dovesse emergere la crisi dellattuale Governo, visto lo scollamento ormai evidente dal paese reale ai fatti legati alla compra-

vendita degli ultimi giorni, questo sarebbe un ulteriore, forte motivo per riportare tutti nelle piazze e questa volta con conseguenze inedite. Senza contare lesito di uneventuale approvazione del DDL in questione.

DallArcipelago PREFERENZE, OLIGARCHIE E SOCIET CIVILE Bruno Rindone


Labbandono delle preferenze nella elezione dei membri delle assemblee elettive ha comportato il consolidamento di oligarchie di partito. Esse esistevano anche prima, ma come effetto della democrazia dei partiti e non come oggi, come implicita legittimazione a rappresentare lofferta politica e programmatica. Il candidato oggi riceve, per effetto della legge nazionale, un via libera alla cooptazione nel gruppo dirigente di partito che lo ha scelto, a seconda della collocazione che ha nella lista. Il cittadino quindi vota una fiducia incondizionata nelloligarchia di partito che ha formato la lista, sia sul programma politico che sul modo in cui il candidato che verr eletto lo applicher. Al cittadino si chiede quindi una adesione fideistica al comportamento di una oligarchia, che destinata a perpetuarsi. Anche se ha poco successo, sar difficile mandarla a casa. Non quindi strano che a volte questa oligarchia si trasformi in comitato di affari, in chiesa laica, in fondazione, in gruppo etnico, culturale, spartivo etc. Curiosamente, questo sistema non si applica alle elezioni comunali. Che quindi sono fatalmente in contrapposizione con quanto detto prima. La contrapposizione, che deriva dalla pretesa di estendere un meccanismo oligarchico a una prassi che permette allelettore di scegliere il candidato pi adatto, a suo parere, ad applicare il programma della lista ha una conseguenza: il fiorire delle liste civiche in cui la subordinazione alle oligarchie di partito meno rilevante. Ma tutti i partiti hanno interesse a farsi guidare da una oligarchia? Certo, quelli che la trasformano in un comitato di affari, che devono tutelare la purezza ideologica, che sono comitati elettorali camuffati hanno assoluta necessit di non favorire lingresso della societ civile in un sistema cos minuziosamente definito. Ma tutti i partiti italiani sono fatti cosi? qui che si innesta il sistema delle primarie nella politica italiana. Di primarie, con varie tipologie, se ne fanno molte nel mondo. Quelle italiane le fa solo il Partito Democratico, e le coalizioni di cui esso fa parte. Perch le fa? A voi la risposta. Sta di fatto che per alloriginale contenuto delle primarie come apertura alla societ civile si aggiunta una esibizione muscolare di militanti di varie forze, o di varie correnti. In altri termini, alloriginaria centralit del candidato, del suo programma, della sua indipendenza di giudizio si aggiunto un timbro di appartenenza. E allora la societ civile si sottratta da questa competizione non libera. Il centro-destra di Berlusconi ha vinto cos facilmente, quasi venti anni fa, perch, tra laltro, ha offerto a un Paese bloccato a uno stadio non pi rispondente alle esigenze del periodo storico la possibilit di rivedere modalit di acquisizione del consenso, dinamica dei gruppi sociali, sistema economico, perfino rapporti nord-sud. Solo la scarsa consistenza culturale ed etica del leader massimo-cavaliere-presidente operaio ha generato le sue sconfitte, la degenerazione in pluralit di comitati di affari, la rinascita del localismo e della xenofobia. Ma loriginaria carica di liberazione era una cosa seria! E il centro-sinistra, con molto ritardo, lo ha capito anche organizzando le primarie. Meglio tardi che mai! Ma siamo sicuri che alcuni esiti imprevisti delle primarie non nascondano difetti e colpe? Vendola ha vinto in Puglia e sta governando bene. Quindi, era luomo pi adatto a competere con il candidato di centro-destra. Che importa se non aveva giurato fedelt ad alcuno in Puglia? Anzi, spero che in futuro non giuri fedelt ad altro che al suo programma. Uno spirito maligno e burlone ha sicuramente convinto unoligarchia di sprov veduti, a Milano, a violare la par condicio tra i quattro candidati a competere con la Moratti come Sindaco di Milano. Risultato: 1) La societ civile non venuta a votare (altro che 100.000 votanti!); 2) Voto giovanile scarsissimo; 3) Un confronto muscolare tra attivisti delle varie componenti del centrosinistra milanese; 4) Non tutti gli elettori di una di queste componenti muscolari hanno votato il candidato che era stato loro consigliato (o imposto?); 5) Larchitetto Boeri, un autentico esponente della societ civile progressista e democratica milanese declassato a apparatnik (uomo di apparato) e quindi condannato a perdere; 6) LAvv. Pisapia, candidato eletto dovr ora creare il legame e avere il gradimento della societ civile. Questo doveva avvenire prima, e non dopo! Essere liberi di scegliere costa lab bandono dellarroganza dell oligarca, ma rende il rispetto, la simpatia e lade sione della societ civile. In fondo, era banale. Una volta, gli oligarchi erano gli altri, e le componenti che oggi si riconoscono nel centro-sinistra stavano sul territorio. Cosa oggi cambiato? Ce bisogno di aria nuova!

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Urbanistica 5 DOMANDE ALLASSESSORE MASSEROLI Claudio Cristofani


I temi dellincremento delle volumetrie, della densificazione della citt e di come questi sarebbero favoriti dal nuovo P.G.T. (Piano di Governo del Territorio), sono stati molto discussi. Non altrettanto stato fatto per il verde pubblico, anche se tutti gli interventi, che non sono rivolti ai tecnici, ma al grande pubblico, del Sindaco Letizia Moratti hanno privilegiato quasi esclusivamente questo argomento, affermando la superiore qualit che avr quella Milano che oggi viene descritta, non sempre a ragione, pi grigia che verde. E non si tratta, evidentemente, di una questione di colori, dato che il nuovo verde pubblico non potr che realizzarsi su aree gi oggi verdi (in quanto coltivate), ma dellobiettivo della propriet e della fruibilit pubbliche delle aree agricole. La procedura che lAssessore Masseroli fornisce al suo Sindaco affinch, come una bacchetta magica, la usi per la moltiplicazione degli ettari di verde pubblico, viene chiamata perequazione. Volendo chiarire il termine, basta il significato letterale del verbo perequare, cio distribuire equamente. Che cosa? Il verde? No, ledificabilit dei terreni. Infatti, secondo Masseroli, una volta stabilito su quali terreni saranno appoggiati i nuovi edifici, sarebbe sufficiente laver attribuito un diritto commerciabile di edificabilit ai terreni che, il Comune intende destinare a verde pubblico o a strade, per far s che i proprietari di questi decidano di venderli ai costruttori, ovvero di vendere i corrispondenti diritti: in questo caso determineranno la cessione gratuita al Comune delle stesse superfici. Detto cos non sembra neppure troppo complicato, ma qualche domanda allAssessore potr aiutarci, perch dalle sue risposte potremo meglio comprendere tutto il meccanismo. 1. In pi occasioni Lei ha affermato che il sistema della perequazione delledificabilit dei suoli consentir di evitare le procedure espropriative attualmente necessarie per la realizzazione di verde pubblico e di altre infrastrutture. Un esempio concreto lo propone proprio il Comune con il caso B sul sito ://allegati.comune. milaperequati e che i relativi prezzi tenderanno al ribasso, le chiedo: come potranno essere eseguiti, nei tempi programmati, gli interventi della Amministrazione in tutti i casi in cui i proprietari delle aree perequate, ancorch sfiduciati da 30 anni di vincolo allinedificabilit, non trovassero soddisfacente lofferta degli operatori e mantenessero la propriet delle aree, allo scopo di tramandarle ai propri eredi come gioielli di famiglia? 2. Tutte le volte che un costruttore, utilizzando la volumetria perequata, determiner la cessione gratuita al Comune di un lotto, anche modesto, di terreno, lAmministrazione vedr incrementato il patrimonio demaniale, ma ci avverr indipendentemente dal programma di esecuzione delle opere pubbliche. E quindi: nel periodo, che potrebbe durare anche molti anni, tra lacquisizione di tutte le aree necessarie (qualcuna con le problematiche di cui alla domanda 1) e la realizzazione dellopera pubblica (progetto, gara, appalto, esecuzione, collaudo, consegna), il Comune sar in grado di manutenere, conservare, vigilare larea ormai acquisita? 3. Il mercato delle aree che acquisiranno la volumetria perequata (che appartengono alla grande famiglia delle aree non espropriate nel corso del precedente PRG - Piano Regolatore Generale) di fatto non mai esistito perch quei terreni erano inutilizzabili e difficilmente rivendibili. Ma non appena le stesse aree conterranno unedificabilit potenziale, qualcuno potrebbe investire capitali rilevanti per il loro acquisto, anche senza utilizzarne il corrispondente diritto edificatorio, e quindi senza determinare la loro cessione gratuita al Comune. La domanda : con quale strumento giuridico, nei limiti dellart. 43 della Costituzione che tutela la propriet privata in generale, pensa di poter evitare fenomeni di alterazione (mediante accaparramento) del mercato delle aree, che la malavita finanziaria potrebbe attuare? 4. Alcuni casi (A, B, E), presentati nel link sopracitato, indicano lipotesi della monetizzazione di aree per servizi. Si tratta dei casi nei quali un costruttore, dovendo, per legge, cedere al Comune una superficie per opere pubbliche connesse alla costruzione, ma non disponendone, ha la facolt di versare una somma corrispondente al costo di esproprio che il Comune dovr sopportare, per acquisire unarea di uguale superficie. In particolare il caso A indica il valore di monetizzazione previsto dalla specifica delibera del Consiglio Comunale. Se risalissimo al tempo in cui (1997) vennero approvati i criteri per la determinazione dei valori di monetizzazione (periodicamente aggiornati), scopriremmo che i Settori Urbanistica e Demanio-Patrimonio elaborarono un calcolo assai complesso, per determinare lincidenza del costo dellarea in rapporto al mercato degli immobili. Ma, rileggendo le motivazioni urbanistiche e di estimo territoriale su cui era fondata la tabella, non si pu che riconoscerne lassoluta inadeguatezza per lo scopo odierno. In particolare si nota che lindice di edificabilit territoriale (I.T.) posto alla base del calcolo venne attribuito allintero territorio comunale (Territorio Urbano Consolidato + Parco Nord + Parco Sud + Verde Urbano + Infrastrutture per la Mobilit). Di conseguenza, i criteri di monetizzazione deliberati nel 1997 risentono di un indice enormemente superiore a quello che consentir il nuovo P.G.T. Quindi dovranno essere formulate nuove tabelle, con valori di monetizzazione molto inferiori, pena lillegittimit dellintera procedura. Da cui la domanda: lintroito della monetizzazione non sar utilizzato per rimborsare espropri (cfr. punto 1), ma solo per costruire servizi, il cui costo in crescita, a fronte di corrispondenti entrate in calo, con quali conseguenze sullattuabilit del piano dei servizi? 5. Labbondanza di offerta di diritti volumetrici perequati, e la predisposizione di un borsino degli scambi(?), eventualmente inteso come semplice bacheca informatica, comprimeranno la rendita fondiaria. Lacquisizione di unarea mediante esproprio, per lesecuzione di opere di pubblica utilit, prevede tuttora che, in questi casi, il proprietario venga indennizzato con una somma corrispondente al valore venale di quellarea. Domanda: una volta che fosse accertata una forte diminuzione dei valori di scambio delle aree destinate a verde e viabilit, non ritiene che la migliore garanzia per leseguibilit di queste infrastrutture possa essere lesproprio?

no.it/PUG/Presentazione%20Simon eti_Workshop_PGT_16_11_10.pdf.
Tuttavia, prevedendo che il sistema della perequazione porter sul mercato una grande quantit di diritti volumetrici

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Approfondimenti EXPO: CHI LAVORA DAVVERO Emilio Battisti


I lettori di Arcipelago avranno notato che nei numeri scorsi figurava in prima pagina il rosso logo di Expo Diffusa e Sostenibile (EDS), inserito in un banner che appare nuovamente in questo numero, per accedere al portale on line ( .eds.dpa.polimi.it) creato per consentire a tutti di partecipare al progetto in corso presso il Dipartimento di Progettazione dellArchitettura (DPA) del Politecnico, cofinanziato dalla Fondazione Cariplo. Molti ricorderanno che liniziativa di Expo diffusa prese le mosse dalla petizione che io e Paolo Deganello pubblicammo a fine marzo 2009, con la quale proponevamo, in alternativa allExpo dei padiglioni confinata nel sito in prossimit della Fiera, di realizzare una manifestazione diffusa nel territorio utilizzando le numerose risorse gi disponibili. Questa soluzione avrebbe consentito di evitare i gravi inconvenienti, documentati in alcuni incontri organizzati dallOrdine degli Architetti, verificatisi dopo le Expo di Hannover e Siviglia, e in minor misura di Lisbona, di ritrovarsi con la gravosissima eredit di unarea piena di padiglioni in rovina, abbandonata e irrecuperabile anche dal punto di vista urbanistico. Era nostra convinzione che lExpo di Milano potesse essere colta quale occasione per riorganizzare il territorio nella forma di una metropoli sostenibile per far fronte alla crisi, e che proprio la crisi economica planetaria, tuttora irrisolta, potesse costituire la condizione per rinegoziare con il BIE (Bureau International des Expositions) la formula ormai obsoleta della manifestazione, di cui ledizione di Shangai, da poco terminata, sembra essere stato il magniloquente epilogo. Il dibattito che segu alla nostra petizione - che ha raccolto pi di 1400 adesioni - sembra sia servito anche a riformulare il progetto di masterplan presentato dalla consulta dei cinque architetti, capitanati da Stefano Boeri, che hanno proposto un orto planetario con grandi serre invece dei soliti scatoloni inizialmente previsti dal progetto che accompagnava il dossier di candidatura. Ma successivamente anche questa idea si molto contaminata, a causa dei cospicui interessi che accompagnano loperazione e soprattutto perch le aree destinate allExpo non sono pubbliche, ed stato deciso che dopo la manifestazione dovranno essere valorizzate e urbanizzate sia per contribuire agli ingenti costi sia per soddisfare le pretese dei proprietari. Il sito Expo ormai ce lo dobbiamo tenere. Ma considerato che i tre miliardi e mezzo di euro originariamente previsti per realizzarlo si sono ridotti a meno della met, non proprio possibile immaginare cosa si riuscir a fare di tanto interessante da attirare nel 2015 a Milano gli ipotizzati 29 milioni di visitatori. Noi nel frattempo siamo comunque andati avanti con la nostra proposta. Anche perch, dopo averla presentata agli stati generali dellExpo, organizzati da Formigoni nel luglio dello scorso anno, siamo stati invitati dalla Fondazione Cariplo a presentare una domanda di cofinanziamento per portare avanti la nostra azione finalizzata a valutare e promuovere le opportunit di realizzare lExpo 2015 anche come manifestazione diffusa nel territorio regionale attraverso interventi ecosostenibili a scala generale e locale. Qualcosa di simile a quanto si realizza ogni anno con il Fuori Salone in occasione del Salone del Mobile che, in tutta autonomia rispetto alla manifestazione ufficiale che si tiene in Fiera, appare perfino pi importante e con una forte integrazione ed effetto di coinvolgimento della citt. Il contributo della Fondazione Cariplo, sommato a pari risorse messe a disposizione dal Politecnico, ci ha consentito di passare da un impegno esclusivamente volontario a una attivit meglio organizzata con la costituzione di un gruppo di ricerca che ha consentito di affinare i contenuti, verificare le ipotesi, avviare contatti con differenti soggetti pubblici e privati e soprattutto progettare e realizzare il portale di partecipazione on line cui abbiamo accennato. Va detto che il ricorso a un portale di partecipazione on line ci stato suggerito dal Direttore Area Ambiente della Fondazione Cariplo, dottoressa Elena Jachia, e il fatto di averlo realizzato ad hoc in collaborazione con il Centro Metid del Politecnico ( .metid.polimi.it) ci ha consentito di mettere a punto uno strumento che sta dando degli ottimi risultati. Essendoci posti lobiettivo di assumere quale riferimento di scala territoriale almeno la nostra regione, il gruppo di ricerca Expo Diffusa e Sostenibile (EDS) ha condotto una ricognizione degli strumenti di pianificazione territoriale della Regione Lombardia e delle dodici province lombarde. Parallelamente, i ricercatori di EDS hanno attivato una rete di relazioni istituzionali a livello regionale, provinciale e comunale tesi ad acquisire conoscenza dei progetti territoriali previsti dagli enti locali, nonch le risorse e le potenzialit rilevate dalle singole amministrazioni. In particolare, sono stati avviati rapporti con la Regione Lombardia, Direzione Generale Presidenza, Struttura Centrale Attuazione Progetti Speciali ed Expo 2015, che ha il compito di coordinare tutti gli interventi connessi (direttamente o indirettamente) con lExpo 2015, previsti sul territorio lombardo, nellambito di uno specifico Accordo Quadro di Sviluppo Territoriale (AQST) attualmente in fase di elaborazione. Analogamente, sono stati avviati rapporti con lUnione delle Province Lombarde (UPL), che si sono consolidati attraverso il patrocinio di EDS, mentre sono stati attivati contatti diretti anche con le singole province, ottenendo finora un riscontro positivo, pi o meno avanzato a seconda dei singoli casi, dalle Province di Bergamo, Mantova, Milano e Varese. Riguardo allo scenario territoriale di riferimento della ricerca che, nellottica di una evoluzione dellExpo 2015 verso obiettivi di sostenibilit ambientale e sociale, stato impostato in relazione alle direttrici territoriali storiche che da Milano si estendono al resto della regione, sono stati attivati contatti diretti anche con i singoli comuni intercettati da undici corridoi della mobilit regionale. In totale, sono stati finora contattati 280 comuni non solo lombardi, ottenendo un riscontro positivo da parte di alcuni di essi, che hanno proposto progetti ed eccellenze locali riconducibili allExpo anche assai diversi tra loro: ecomusei e foreste di pianura esistenti, ma anche cascine, ville e edifici industriali dismessi, testimonianze di archeologia industriale da recuperare, spazi aperti da valorizzare o percorsi ciclopedonali da realizzare. Altri comuni stanno invece gradualmente prendendo contatti con il gruppo EDS in seguito allapertura del portale on line avvenuta lo scorso 27 ottobre, nel quale cominciano a essere registrate idee, programmi, progetti ed esperienze in corso o anche gi compiute che il gruppo di ricerca EDS seleziona in funzione dellattinenza alle tematiche, peraltro molto ampie, di Expo 2015 e soprattutto alla loro sostenibilit espressa in tutte le possibili declinazioni. Oltre ai contatti rivolti a favorire la partecipazione delle amministrazioni locali ne sono stati avviati molti altri indiriz-

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zati ad altri soggetti imprenditoriali, professionali e associazioni di vario genere. Tra pi significativi lADI (Associazione per il Disegno Industriale .adidesign.org) che, oltre a concedere il patrocinio, ha fatto conoscere EDS ai propri associati, alcuni dei quali hanno messo volontariamente a disposizione la propria competenza professionale per collaborare al successo delliniziativa. Anche Assimpredil Ance, associazione delle imprese edili e complementari delle province di Milano, Lodi, Monza e Brianza ( .ance.it), oltre ad aver concesso il proprio patrocinio, sta valutando assieme a noi le modalit di una possibile partecipazione al portale EDS tramite la propria iniziativa Milano nei Cantieri dellArte ( .milanocantieridellarte.it), che potrebbe essere grandemente valorizzata in occasione dellExpo 2015 perch costituisce unulteriore motivazione di grande contenuto, imprenditoriale, tecnologico e culturale e per mettere in evidenza le eccellenze storico monumentali del nostro territorio assieme agli interventi di recupero e restauro che su di esse sono stati realizzati negli ultimi dieci anni. Un altro rapporto molto promettente quello avviato con la Promos, azienda speciale della Camera di Commercio di Milano per le attivit internazionali ( .promos. milano.com), che ha costituito nove tavoli tematici per far fronte alle esigenze di Expo 2015 nei settori che vanno dallimprenditoria alla finanza, dalla cultura ai giovani e che dovrebbe consentire di mettere il portale EDS a disposizione dellenorme dotazione imprenditoriale costituita dalle aziende di ogni livello della provincia di Milano. Desidero infine citare lesperienza gi in fase di attuazione avanzata riguar-

dante la Villa Reale e il Parco di Monza, che ha attuato la costituzione di un tavolo attorno al quale si sono raccolti soggetti pubblici, privati e associazioni interessati a impegnarsi per dare il massimo risalto e concretezza alla valorizzazione di questo enorme patrimonio storico, monumentale, agronomico botanico e culturale fino ad oggi misconosciuto, di cui risulta noto a livello internazionale soprattutto lautodromo situato al suo interno. Attorno a questo tavolo siedono oltre al Consorzio Villa Reale e Parco di Monza di cui fanno parte la Regione Lombardia, i comuni di Milano e di Monza, il Ministero dei Beni Culturali, la Provincia di Monza e Brianza, la Camera di Commercio Monza e Brianza, anche la Scuola di Agraria del Parco di Monza, la Confederazione Italiana Agricoltori di Milano, Lodi, Monza e Brianza, lAssociazi one Citt Persone e il gruppo di ricerca EDS. Il tavolo in questione ha gi dato corso alle proprie attivit per mettere a punto un programma di azioni che possano favorire la valorizzazione delle enormi risorse disponibili, cercando di affrontare innanzi tutto la questione dellaccessibilit con adeguati mezzi pubblici, attualmente grandemente insufficiente. Unulteriore considerazione la voglio riservare al significato e valore di Expo Milano 2015 e riguarda il fatto che assolutamente indispensabile che sia mantenuta alta la guardia rispetto alle possibili derive commerciali, per evitare che da manifestazione culturale di alto profilo si possa, anche inconsapevolmente, trasformare in una enorme e assurda fiera gastronomica come lipotizzata mensa lunga in chilometro e mezzo potrebbe in definitiva apparire.

Insomma bisogna entrare nellordine di idee di non limitarsi a offrire ai visitatori unesperienza da grande luna park del cibo. Bisogna invece consentire ai visitatori, rivolgendosi soprattutto ai giovani, di trattenersi tra noi e con noi per visitare le eccellenze del nostro territorio vivendo per qualche giorno la propria vita quotidiana fatta non solo di alimentazione ma anche di turismo, cultura, divertimento, sport, ospitalit e tutto quanto un giovane pu immaginare di fare durante una vacanza intelligente ma coinvolgente e divertente, nel segno della sostenibilit. Per concludere sollecito i lettori di Arcipelago a visitare il portale EDS e a partecipare con le proprie proposte, segnalando idee, programmi o progetti che potrebbero far parte del complesso scenario che ci si propone di costruire anche attraverso la procedura di georeferenziazione che si mette automaticamente in atto al momento della formulazione delle schede. Il progetto si propone infatti di avviare con linizio del 2011 una nuova fase tesa a verificare le pratiche di accompagnamento dei principali progetti sul territorio e di favorire e avviare processi di cooperazione finalizzati alla realizzazione di alcuni interventi emblematici. I modelli di partnership ipotizzati in questa prima fase che si sta attualmente concludendo, linteresse che il progetto ha saputo indubbiamente suscitare e la comunit sempre pi ampia di soggetti coinvolgibili anche con la partecipazione di tutti, renderanno senza dubbio pi efficace la prosecuzione delle attivit di Expo Diffusa e Sostenibile da qui al 2015.

Societ FINE VITA: LIBERT E DIGNIT* Claudio Rugarli


Penso che molte posizioni radicali dei sostenitori della sacralit della vita derivino da equivoci sul significato di questa parola. La vita biologica perfettamente definibile, ma da questo punto di vista luomo non differisce, se non per particolari anatomici e fisiologici, dalla pluralit degli organismi vegetali e animali che popolano la terra. Se ci si attiene a questo solo criterio, contraddittorio parlare di sacralit della vita quando quotidianamente dei viventi sono soppressi o perch considerati dei parassiti nocivi o per utilizzarli a scopo alimentare. Anche uno squalo, un serpente a sonagli, uno scorpione o uno streptococco emolitico sono vita. Alcuni dei farmaci pi efficaci che usano i medici si chiamano antibiotici, cio sono diretti contro la vita. La vita spenta quotidianamente nei macelli. In realt, occorre fare distinzione tra vita biologica e vita umana. Questa ultima certamente impossibile senza vita biologica, ma implica qualcosa di radicalmente superiore, che difficile definire con semplicit. Io sottolineerei quattro qualit specificamente umane (non pretendo di descriverle tutte e lordine con il quale le elenco non gerarchico, ma puramente casuale): (1) la capacit di inferire, con lesercizio della logica, aspetti della realt che vanno al di l delle esperienze percettive e della loro memoria; (2) la comunicazione simbolica; (3) limmaginazio ne; (4) la peculiarit dei sentimenti. Questi miei commenti sono schematici e sono certo che ben altro si potrebbe dire su questo argomento. Ma, ai fini del discorso che intendo sviluppare, io credo che basti lintuizione elementare del senso comune che fa apparire ben diversa la vita di un uomo da quella di un animale o un vegetale. Aggiungo che nella definizione che ho dato della vita umana non ho parlato di entit metafisiche come lanima o lo spirito, non per-

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ch io sia materialista, ma perch questo un tema troppo complicato perch io mi avventuri su questo terreno. Fatta questa premessa, io voglio sostenere che la vita biologica delluomo sacra solo in quanto supporto della vita umana; se non lo pi, anche la sacralit viene meno. Naturalmente, su questo punto occorre una importante precisazione. Esistono persone che, per menomazioni delle facolt mentali, sono sprovviste di tutti quei requisiti che ho citato a proposito della vita umana e tuttavia possono esserne partecipi in grazia dellamore che ricevono. Penso che, in un certo senso, lamore abbia una propriet riflessiva, cos che in chi lo riceve si trasfonda lumanit della vita di chi lo somministra. E questo vale anche per chi privo di affetti familiari e di amicizie, perch vi sar sempre la pietas di qualche persona caritatevole, disposta ad amare un estraneo in quanto essere umano. Credo che questa sia una premessa necessaria per definire con precisione che cosa laccanimento terapeutico. E io penso- rappresentato da trattamenti che sono in grado di prolungare la vita biologica di un essere umano senza prolungare o recuperare la vita umana. E quando parlo di trattamenti mi riferisco a tutte le misure che si sovrappongono artificialmente, come frutto di cultura, a quello che avverrebbe spontaneamente (meglio che dire naturalmente) nella vita normale di un essere umano. Queste misure includono la somministrazione di farmaci o interventi chirurgici, ma anche la nutrizione con sonde gastriche e alimenti artificiali o la respirazione con ventilatori meccanici. Sono medico e trovo tutte queste misure ottime, a patto per che non siano strumento di accanimento terapeutico. So bene che alcuni ritengono che la nutrizione con sonde o alimenti artificiali non sia un intervento terapeutico, ma a me questo sembra un sofisma. Nessuno si alimenta normalmente in questo modo e la terapia medica non consiste solamente nel dare dei farmaci: anche largamente sostitutiva. Cos come diamo dellinsulina a un diabetico che

manca di questo ormone o della tiroxina a un ipotiroideo, con lo stesso intento iniettiamo una fleboclisi di soluzione fisiologica o glucosata a un paziente disidratato e somministriamo una nutrizione parenterale o enterale a chi non in grado di nutrirsi come fanno tutti i mortali. Che una nutrizione di questo tipo sia una terapia medica a tutti gli effetti stato anche affermato autorevolmente dai presidenti della Societ Europea di Nutrizione Clinica e Metabolismo e della Societ Italiana di Nutrizione Artificiale e Metabolismo. E poi non si tratta di dare da mangiare agli affamati o da bere agli assetati, quando questi trattamenti sono riservati a pazienti che, per le condizioni del loro cervello, non possono sentire n fame n sete. Detto questo possiamo considerare alcuni fatti di attualit, cominciando dal doloroso caso di Eluana Englaro. Secondo il mio punto di vista, su questa disgraziata giovane stato esercitato per anni laccanimento terapeutico e si pretendeva che venisse proseguito con argomenti che tendevano a demonizzare chi non daccordo con coloro che confondono vita biologica e vita umana. Io penso che, per quanto riguarda la vita umana, la povera Eluana Englaro era morta da tempo ed stato misericordioso prenderne atto. Pi complesso il caso di Welby che, come si ricorder, chiese e ottenne di essere staccato dal respiratore che manteneva la sua vita biologica. A differenza della Englaro, nella quale lassenza della vita umana incontrovertibile data la presenza di uno stato vegetativo permanente, Welby era cosciente. Ma era umana la sua vita? Credo che egli stesso fosse il miglior giudice di questo dilemma. Penso che uno stato continuo di sofferenze, senza speranze (e questa credo che sia la sofferenza maggiore), annulli tutti i tratti che fanno umana una vita. Perci, per situazioni nelle quali sia mantenuto almeno un barlume di coscienza credo che la soggettivit dellinteressato debba essere rispettata. Non tutti gli esseri umani sono, per for-

tuna, uguali e perci io sono favorevole al testamento biologico. E che dire di coloro che sono in stato vegetativo permanente e perci sono privi di coscienza? So che proprio il caso della povera Eluana Englaro ha scatenato discussioni tra cosiddetti esperti a proposito del fatto se questo stato comporti o no qualche forma di sensibilit che imponga di rispettare la sua vita biologica. Ma questa a me sembra una questione oziosa. Se anche in questo stato qualche forma di sensibilit fosse preservata, che vita sarebbe quella riservata ai disgraziati imprigionati passivamente nel loro corpo inerte, spogliati di tutto quello che rende umana la vita? Lamore delle persone a loro vicine potrebbe solo desiderare di liberarli da questa terribile sofferenza. E certamente vero che anche per situazioni di assenza di coscienza, come lo stato vegetativo permanente, occorre una certa forma di consenso alla cessazione dellaccanimento terapeutico. In questo caso deve essere dato dai familiari. So bene che non esiste garanzia che la scelta dei familiari rispetti veramente la volont dellinteressato, ma non esiste altro modo di accertarsi che questo sia il caso. Daltro canto, prassi accettata nella pratica medica che, nella impossibilit di appellarsi alla libera volont del paziente, come avviene con soggetti incoscienti o mentalmente alterati, ci si rivolga alle decisioni dei familiari. Purtroppo, un peccato che su questi argomenti non si possa fare un dialogo pacato e si rischi continuamente di essere trattati da assassini. Forse gioverebbe a tutti che si tenesse conto delle conoscenze biologiche e delle esperienze dei medici e, soprattutto, si ammettessero alla fine quelle che sono le peculiarit della vita umana, che vanno ben al di l di una visione che potrebbe sembrare fondata su presupposti materialistici.
* Stralcio dalla relazione tenuta il 27 novembre 2010 allevento culturale organizzato dallOrdine dei Medici e degli Odontoiatri di Milano in occasione del centenario della fondazione

Feuilleton GLI SCAMICIATI Paolo Valera (1859 -1926)

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Cap. I A BORDO. Dimentichiamo il grosso sobborgo di Porta Ticinese, popolato dalla canaglia che smagrisce lavorando; chiudiamo gli occhi sulle appariscenti miserie svolazzanti dai poveri davanzali e ristiamo sul colonnino miliare dove pur sosta el Barchett di pover, decrepita, unica galea, che n venti, n tempeste, n furie, n progresso hanno potuto sommergere. Quante memorie ci ripullulano nella mente alla vista di quel sicuro, sdruscito navilio di Boffalora! Quante rimembranze di compagni di viaggio non riveduti pi mai; quante novellette ascoltate nel silenzio lungo le serate d'inverno, e quante lagrime sgorgate alla narrazione di pietose storie, ignorate dalla geldra borghese, che crede sanare le sventure dei pitocchi, dando pubblicamente due lire....

E tu, vecchio timoniere dalla faccia sparuta, dalle braccia secche, che, dopo due ore di cammino, venivi in volta, colla basletta, illuminati da un moccolo di sego a riscuotere i trenta centesimi; e tu, cicchettaio ambulante che, celiando, ci inaffiavi l'arsa gola di grappa; e tu, sbilenco cantastorie, che intonavi la dolce canzone pi in voga, mentre placido

scorreva il navilio; e voi mammose forosette dai fianchi poderosi che ammiccavate dell'occhio, malgrado quel non so che di pizzicore che colava dalle vostre vesti; e voi tutti girovaghi, servi della gleba, rifiuti delle ferrovie, dove siete, perch non vi veggiamo, faccie amiche? Ohim! pi non rimane di voi che questa sciancata carcassa, testimone delle nostre corse, ricordo delle nostre risate, cenacolo delle nostre miserie. A vooooooooo! il lungo prolungato segnale del vecchio navichiere, che annuncia la partenza. L'eco di quella voce che andava perdendosi nello spazio, udita nel silenzio, ti suscita una dolce mestizia. Ti pare di essere l l per abbandonare una terra che abbomini e adori ad un tempo; un luogo di ricordanze dolorose e care; un paesello che ti ha veduto piangere e gioire; una capannuccia ove ogni pietra una pagina della tua vita. Il navilio incominciava a urtare alla sponda, quando una banda di disperati nel vero senso della parola, al trotto, con fuori tanto di lingua, braccia alzate, avvertiva che la si aspettasse. Malandrini, vocia il leader del drappello, in riga! Battelliere, siamo in trentuno, quanto vuoi a caricarci? Dove scendete? A Castelletto. Li squadr dalla testa ai piedi, poi coll'indice sulle labbra disse: Non ho posto per tutti. Non badare al posto. Ci sdraieremo sul tetto, sederemo sulle punte, sui margini, lungo il remo se vuoi. Quanto dunque? Trenta centesimi a testa. Totale?

Nove e trenta, risponde uno della comitiva. Malandrini, vuotate le saccoccie. Dieci, venti, ottanta, cento. Uno, due, tre, quattro... ahi, ahi. Non abbiamo che cinque lire; bastano? Hum! non ne avete altre? Frugaci sotto le ascelle, tra le dita dei piedi, in bocca; battici il ventre come farebbe un agente di questura, quando vuol accertarsi che non abbiamo ingoiato nulla di prezioso. Ci che rinvieni tuo. Malandrini, al posto! In un baleno la brigata prese d'assalto la barca. Il carico era completo. A vooooooooo! Trentuna bocche innalzarono quel grido, come una scarica di pelottone che esplodeva e saliva morente al cielo. Il navilio era in moto. Sulla vaporiera di Watt, tutto passa come un sogno: vedi e case ineguali e pali altissimi e quercie annose e campi e colline e vigneti e giardini pensili e uomini e buoi e vacche e pineti che ballano o si inseguono accidiosi o si precipitano divorando la via. Sul Barchett di pover, tutto invece calmo, solenne; la natura ti si presenta come in uno specchio: e ammiri l'azzurro del firmamento e il verde dei piani e la nuvolaglia che s'accalca quasi cencio sopra cencio e gusti la frescura e il canto degli augelli e il fremito carezzato delle foglie e sorseggi a larghi polmoni quel complesso ossigenato che la vita. In quella il ministro, l'affarista, l'epulone, la dama, la biche che volano in cerca di nuove speculazioni, di nuovi piaceri, di nuove emozioni, di nuovi amplessi.

In, questa il mendico, il masciader (venditore ambulante di scapulari, agnus dei, aghi e bottoni di camicia), il lcch, la servente, il senzascarpe, il senzacalzoni, il paesano; gente tutta istupidita dalle sofferenze che non aspira pi a nulla, perch ovunque per essa non che una cosa di sicuro: la fame. Addio, citt della busecca, dove molti muoiono per mancanza d'alimento e molti d'indigestione, nota a chi cresciuto nel tuo grembo e ti ha cercato invano un boccone di pane; case misteriose dove la prostituzione clandestina s'alterna colla pubblica, addio! Addio carceri criminali, addio S. Vittore, addio S. Antonio, tetri luoghi ove sedendo sul pavimento o sul pagliericcio, con un pensiero occulto, s'impar a distinguere dal rumore dei passi comuni il rumore d'un passo aspettato con un misterioso timore, quello del secondino. Addio d Cassineit, carbona (pagliaio o anche casa) dove tante volte venimmo brutalmente svegliati e brutalmente ammanettati da un biss (questurino) sciagurato; addio Roncoroni dalla faccia argillosa, addio liberalonzolone Turri(1) addio Cugnoni, addio Dondina, addio m de brasciada, addio Pungolista,(1) addio tutti grossi e piccoli poliziotti, che ci addoloravate colle strenciose (funicella ad uso manette) e colla noiosa (sorvglianza), addio! E a voi pure, aule dove Temi vende a cos caro prezzo la ingiustizia, addio! Tali e non diversi dovevano essere i pensieri di quel drappello, mentre la barca si andava allontanando dalla citt delle vergogne sociali. (continua sul prossimo numero)
(1) (1)

Due ispettori di P. S. Agenti di P. S. appartenenti alla squadra vo-

lante.

*Paolo Valera (1850 1926) giornalista, scrittore verista .Nacque in una famiglia proletaria (il padre era venditore di zolfanelli mentre la madre era cucitrice) e nel 1866, seppur minorenne, prese parte alla terza guerra di indipendenza italiana tra le file dei garibaldini. Di ideali estremamente progressisti, fond il periodico La plebe e collabor alle testate La farfalla e soprattutto La folla, da lui creato nel 1901. Nel 1879 un i vari reportages che aveva realizzate per le riviste sopra enunciate in un'unica grande opera dal titolo Milano sconosciuta, che per la crudezza dei suo quadri gli attira un processo per diffamazione. Quest'opera, riscritta pi volte, ha goduto di numerose ristampe, anche in periodo recente.

Scrive Cesare Serratto a proposito dellintervista a Paolo Biscottini


Sono d'accordo su quanto dice Paolo Biscottini sul Museo del Novecento, condivido con lui la gioia di avere a Milano un nuovo museo ma anche la necessit della critica. Non entro nelle considerazioni sulle opere esposte e sul loro ordine anche se le condivido, come ad esempio il fatto che il Quarto Stato sia esposto male e non si capisca il nesso con le altre collezioni. Soprattutto sono d'accordo con le critiche che Biscottini fa all'architettura del Museo: l'impressione avuta durante visita di spazi angusti e sconnessi che non indirizzano e non guidano il visitatore perch mancano di logica e senso. Spazi che non consentono la giusta distanza di osservazione delle opere: basta allontanarsi di due metri per avere tra s e l'opera il flusso dei visitatori che altrimenti non avrebbe dove passare; altri spazi non sono utilizzati o sprecati come nel caso del piano terreno sacrificato alla rampa o all'esposizione di bamb e orchidee. Unica eccezione l'ultimo piano dell'Arengario, ma solo perch rimasto leggibile lo spazio originale, che il soppalco nero con le opere di Fontana (ma perch nero? Si chiede giustamente Biscottini) non riesce a nascondere. Finalmente, dopo il fastidio di questi spazi, si arriva al collegamento con Palazzo Reale: bella la passerella, bella la prima stanza coi lucernari e belli gli spazi restaurati da Belgiojoso, che avevo gi ammirato quando erano occupati dalla Soprintendenza: finalmente qui comincia il MUSEO, inteso come momento di "comunicazione culturale" (per usare l'espressione di Virgilio Vercelloni) e non pi come "evento" o strumento di marketing urbano. Il fastidio dato dalla ristrutturazione dell'Arengario diventa dispiacere se si ricordano gli spazi originali, la forza, la bellezza, il valore storico di quell'architettura metafisica, che si sarebbe potuta salvare e riconvertire con maggior coerenza alla nuova destinazione, invece di sacrificare tutto all'attualit, all'estetica dello spettacolo e del commercio. Molte delle opere esposte al Museo del 900 le ho viste per la prima volta al CIMAC e ancora ricordo l'impressione che mi avevano fatto, e come quegli spazi, spogli ed essenziali, le facessero risaltare in tutta la loro bellezza. In seguito ho pensato molte volte a quell'esperienza: quello dell'esposizione dell' arte un grande e difficile tema, e sono arrivato alla conclusione che l'unico modo per affrontarlo sia la modestia: modestia come misura, ritegno, umilt e abbandono di ogni protagonismo. Il Museo del 900 invece sposa il "trend" privilegiando gli aspetti pi legati all'esperienza emozionale, alla spettacolarit, al protagonismo dell'architettura, in linea con la maggior parte delle realizzazioni in questo campo degli ultimi venticinque anni; ma chiedere qualcosa di diverso, pi nuovo, oggi a Milano, sarebbe una pretesa eccessiva.

Scrive Giuseppe Ucciero a Guido Martinotti


Non mi sono mai piaciuti i ping pong dialettici, nel corso dei quali, pi che approfondire i temi, i duellanti cercano di tenere il punto. Ringrazio Guido Martinotti delle sue, pur cartavetrate, considerazioni, condividendo il suo invito per un allargamento del discorso ad altri interlocutori. Solo una premessa e una raccomandazione: del rapporto tra laici e cattolici in generale sono piene la nostra storia, letteratura e saggistica, e non credo che potremo aggiungere qualcosa di nuovo. Pragmaticamente, raccomanderei di mantenere langolatura specifica della questione, ossia se e in che modo questa relazione pu incidere sulla ns. limitata vicenda comunale, aiutando il Candidato Pisapia a coglierla e a svilupparla nel modo migliore. Cordialit.

RUBRICHE MUSICA
Questa rubrica curata da Palo Viola @arcipelagomilano.org

Lorchestra di Radio Mosca


Ogni tanto ascoltare esecuzioni di modesta o modestissima qualit, solisti improbabili o orchestre al limite dell impresentabile, fa proprio bene. Permette di capire quanto sia complesso il mestiere di fare musica, come sia difficile farla bene, che rarit sia la perfezione (ammesso che esista) in cui talvolta sembra di imbattersi e di restarne folgorati. E successo gioved scorso, quando le coraggiose e generose Serate Musicali hanno invitato al Conservatorio, per la prima volta, unorchestra dal nome altisonante la Ciaikovsky Symphony Orchestra per un concerto di musiche, appunto, di Tschaikowskij (il problema della scrittura dei nomi russi perennemente irrisolto!): una suite dal Lago dei Cigni (il noto balletto opera 20) e la meravigliosa Quinta Sinfonia in mi minore opera 64. Ci si doveva e poteva aspettare un concerto succulento: Tschaikowskij eseguito dalla orchestra della Radio di Mosca, che porta proprio quel nome, che festeggia ottantanni di vita con una tourne in Italia e in Francia, che fu la voce ufficiale della Radio nella capitale dellallora impero sovietico e che ora, ventanni dopo la caduta del Muro di Berlino, ci porta sotto casa lautentica musicalit russa, cera di che leccarsi i baffi. E invece Invece abbiamo ascoltato un suono privo di qualsiasi tornitura, sgraziato e incolto, le parti reali sommerse dal volume del sostegno armonico, il fraseggio totalmente piatto, nessun approfondimento della partitura e nessuna sensibi-

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lit nei confronti delle sue origini (si pensi alla tormentata esistenza di Ptr Il'i e quanto di essa abbia riversato nelle sue opere); insomma la lettura burocratica di un testo privo di vita da parte di cento e pi orchestrali disinteressati, guidati e motivati solo dal metronomo del direttore (con alcune eccezioni, come quella del bravo timpanista, estroso e travolgente, che a suo modo sosteneva lorchestra, e le prime parti di corni e fagotti che hanno ben dialogato fra loro nel duetto che introduce il secondo tempo). Un salto indietro di oltre ventanni, in piena era breneviana, una manifestazione di regime, solenne e vuota come la nomenklatura cui allora venivano dedicate le trasmissioni radiofoniche. Daltronde concepibile che il direttore (il suo nome Vladimir Fedoseyev) sia sempre lo stesso dal 1974, da oltre trentasei anni, cio proprio dallepoca di Brenev? E infatti al gerarca assomiglia nelle movenze rigide e legnose, preoccupato solo di far rispettare i tempi. Dello stesso genere, da non credere, persino la sua spalla, un primo violino che sembra un capoclasse. Pazienza per il Lago dei Cigni, le cui innumerevoli Suite lasciano sempre a desiderare risultando comunque le si componga - una accozzaglia di pezzi legati da un filo tanto debole e spezzato che si fatica a riconoscerlo; queste Suite sono come la colonna sonora di un film ascoltata senza immagini sullo schermo. Occorre un grande talento per dar loro un senso compiuto e renderle godibili, e laltra sera si capito subito che il talento era latitante. Ma la Quinta, la dolce e cupa e drammatica e dolente sinfonia, amata dal suo autore come si ama il figliol prodigo, come pu unorchestra russa, che porta - pour cause - il suo nome, che lavr eseguita chiss quante centinaia di volte (o sar forse proprio a causa di ci? chiss), che dovrebbe averla nel sangue come il DNA, come pu trasformarla in una oscura partitura di

scarso interesse, che si trascina per tre quarti dora senza costrutto? Basti dire che il misterioso incipit - che annuncia il tema sul quale lintera sinfonia costruita - ha perso ogni senso del mistero, dellannuncio, della premonizione, del dramma, per svolgere solo il ruolo di una banale esposizione, meramente tecnica, dimenticando che esso prelude a un Allegro con anima (s, proprio cos, con anima!). Come si pu dopo lAndante cantabile con licenza attaccare il Valzer del terzo tempo senza la minima pausa, come invece avrebbe dovuto fare e non ha fatto fra il terzo movimento e quel finale tanto imponente e grandioso da anticipare le ultime sinfonie di ostakovi?? E quel nobilissimo e struggente sentimento della nostalgia, tanto russo e tanto tschaikowskiano, che fine ha fatto? chi lo ha percepito in quel rumoroso susseguirsi di variazioni meccaniche e senzanima? Ebbene, alla fine del concerto una sala stracolma di gente ha applaudito freneticamente, chiedendo e ottenendo il bis; non si poteva esprimere il minimo dissenso, in alcun modo, perch nessuno avrebbe capito, n in sala n sul palcoscenico. Appuntamenti da non perdere Oltre alla Valchiria scaligera - che ora sappiamo e possiamo dire trattarsi di una bellissima, straordinaria edizione, di quelle che fanno grande il nostro Teatro - che replicher ancora nei giorni 17, 21 e 28 dicembre e 2 gennaio, segnaliamo: * gioved, venerd e domenica 16, 17 e 19, allAuditorium di largo Mahler Concerto dellOrchestra Verdi diretta dallamericano John Axelrod, che esegue due sinfonie: la Renana di Schumann (la Terza Sinfonia in mi bemolle maggiore, opera 97) e quella stessa Quinta Sinfonia di Tschaikowskij di cui abbiamo parlato, con grande rammari-

co, in questa nota. Ottima occasione per fare un paragone. * luned 20, ancora alla Scala, il concerto tutto Chopin di Louis Lortie * marted 21 al Conservatorio, per la Societ del Quartetto Andrs Schiff esegue il pilastro della letteratura clavicembalistica bachiana, quelle Variazioni Goldberg che, lanciate da Glenn Gould sul pianoforte nel 1955 (con una celebre reinterpretazione del 1981), oggi sono diventate cult. Shiff le incise a Londra nel 1982, nellanno della scomparsa di Gould, quando aveva solo ventinove anni. * mercoled 22 al Conservatorio, per la Societ dei Concerti secondo concerto degli Stuttgarter Philarmoniker diretti questa volta da Gabriel Feltz con Salvatore Accardo che esegue la fantastica Sinfonia Spagnola opera 21 di Edouard Lal (in realt un Concerto per violino e orchestra, datato 1874), pezzo forte di un programma tutto spagnolo e spagnoleggiante con musiche di Ravel, De Falla e Ginastera. Poi cominciano i concerti natalizi, fra cui ricordiamo: * il Messiah di Hndel, il 21 dicembre allAuditorium, con la Verdi Barocca diretta da Ruben Jais, uno specialista di musica per coro. * sempre allAuditorium la Nona Sinfonia di Beethoven, il 30 e il 31 dicembre (ma anche l1 e il 2 gennaio, come ogni anno), eseguita dall Orchestra Verdi guidata dalla sua direttrice stabile Xian Zhang (si ricorder che nel settembre scorso la stessa compagine laveva eseguita alla Scala per linaugurazione della stagione). * un Concerto tutto verdiano - di sinfonie, ballabili e cori - il 22 dicembre alla Scala, diretto da Daniele Gatti (direttore del coro Bruno Casoni), evidente riparazione allonta subita da Verdi per lennesima inaugurazione della stagione con unopera di Wagner

ARTE
Questa rubrica a cura di Virginia Colombo @arcipelagomilano.org

Tiziano dal Louvre A Palazzo Marino


Dopo Leonardo e Caravaggio, anche questanno Milano ospita nella prestigiosa sede di Palazzo Marino un grande capolavoro. Unopera di Tiziano Vecellio, proveniente da uno dei musei pi famosi al mondo, il Louvre. Il capolavoro in questione la Donna allo specchio, tela dipinta tra il 1514 e il 1515. Una storia travagliata quella di questo bellissimo e sensuale ritratto, che passato nelle mani di nobili e colti collezionisti e amatori darte quali i Gonzaga di Mantova, Carlo I dInghilterra (che compr molte opere di quella prestigiosa collezione quando la casata dei Gonzaga and in rovina), e che infine arriv nelle mani di Luigi XIV che la mise nella sua gi ricca collezione. Da l al Louvre il passo fu ovviamente breve. Unopera complessa, costruita con un gioco di specchi, riflessi e anamorfosi. La protagonista una giovane dai lunghi capelli dorati, intenta a scostarli con

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una mano, mentre con laltra tiene un vasetto di unguenti profumati. Dietro di lei un uomo le porge due specchi, uno piccolo, per specchiarsi il volto e uno tondo, bellissimo, alle sue spalle, per permetterle di vedere lelaborata acconciatura che forse le ha fatto lui stesso. Un complicato gioco di specchi quello che si crea a questo punto e che ci permette di vedere la testa della giovane, lo specchio davanti a lei e la stanza che ospita la scena. Un trucco per ampliare lo spazio e permettere allo spettatore di vedere dettagli altrimenti nascosti. Molto ci sarebbe da dire sul significato e la simbologia degli specchi, da sempre simbolo della Vanitas medievale, ma anche della Bellezza e delleffimero. Lidentit della giovane rimane ignota,

anche se tante ipotesi si sono fatte. Tra le pi accreditate, o almeno quelle pi acclamate dalla critica, si voluta riconoscere nella giovane lamante di Alfonso dEste, di Federico Gonzaga o addirittura la moglie del pittore stesso. Un dettaglio irrilevante, che nulla aggiunge o toglie allo straordinario virtuosismo pittorico, cromatico e ottico che Tiziano ha raggiunto in questa tela. La ragazza morbida e sensuale, con il misterioso uomo alle sue spalle, diviene simbolo di tutta unera, quella del Rinascimento, con tutto il fascino e il mistero che le donne amate e ritratte dagli artisti si portano dietro. Figure maestose, dalle pose e dagli sguardi spesso di difficile interpretazione, che nascondono simboli e segreti a noi celati.

Lopera sar esposta fino al 6 gennaio nella Sala Alessi, con un allestimento completo di specchio, che valorizzer il quadro e permetter una visione dettagliata e ravvicinata della tela. Un evento promosso da Comune di Milano con la collaborazione di ENI, che ancora una volta permetter ai milanesi, come regalo natalizio, di vedere al centro della propria citt un capolavoro di inestimabile valore proveniente da un importante museo straniero. Senza spendere un euro.

Tiziano Donna allo specchio. Palazzo Marino, Sala Alessi. Dal 3 dicembre al 6 gennaio. Orari: 9.30-19.30; gioved e sabato 11-22.30. Ingresso libero.

Milano si veste di luci


Anche questanno la citt si veste a festa in preparazione delle festivit natalizie. Dal 4 dicembre infatti prender il via la seconda edizione del Festival Internazionale della Luce, organizzato da Led in collaborazione col Comune di Milano, manifestazione che durer fino al 10 gennaio 2011 e che ci accompagner quindi per tutte le feste. Dopo il successo dellanno scorso il festival illuminer la citt attraverso installazioni di design, allestimenti e opere darte fatte di luce. Un evento su larga scala, che interesser tutta la citt e i suoi luoghi pi significativi. Il Duomo, piazze, chiese, parchi, viali, monumenti, palazzi. Ogni preesistenza diverr la base per giochi ed emozioni fatti di luce. Circa 60 le installazioni che i milanesi e i turisti vedranno in alcuni luoghi simbolo: la Triennale, il Duomo, il centro storico, il quadrilatero della moda, piazza della Scala. Perfino i Navigli saranno illuminati in un tripudio di colori sottomarini, mentre un bosco incantato con magici alberi decorer piazza Fontana e nuvole pastello fluttueranno su San Babila.Ma questo evento anche una vetrina importante per i giovani talenti delle accademie milanesi Naba e della Scuola Politecnica di design, con la collaborazione per anche di artisti e design affermati, come ad esempio Fabio Novembre, con i suoi abiti appesi in via della Spiga. Con tre appuntamenti importanti: lac censione del grande albero di Natale in piazza Duomo, sabato 4 dicembre, mentre l8 il Duomo sar illuminato da 500 lanterne fluttuanti sulla piazza, firmate Castagna & Ravelli, e un concerto d'organo coroner questa performance di luce. Il progetto di illuminazione delle vetrate, invece, rimarr nel tempo, non solo quindi in queste feste, cos come il terzo evento, linstallazione permanente che sar accesa il 13 dicembre, progettata da Alain Guilhot per la Stazione Centrale di Milano. Unoccasione importante per la citt, gi capitale del design, che diventa ancora una volta luogo di innovazione e invenzione, di scambio e laboratorio di idee. Naturalmente non sono mancate e non mancano le polemiche. Grandi proteste sullimpacchettamento dellAgo e filo di piazzale Cadorna, portate avanti dalla architetto Gae Aulenti, e anche sui luminosi auguri multietnici di via Padova, tolti di gran fretta ma che forse verranno ripristinati. Nonostante tutto, che piacciano o meno, kitsch or chic, sar un modo nuovo di vedere la citt e di intendere le tradizionali luminarie natalizie.

Al-fann. Larte della civilta islamica


A Palazzo Reale esposta, fino al 30 gennaio 2011, una straordinaria scelta di opere provenienti dalla collezione alSabah degli sceicchi del Kuwait Nasser Sabah Ahmed al-Sabah e Hussah Sabah Salem al-Sabah. Trecentocinquanta pezzi preziosi e raffinati, scelti tra gli oltre 26.000 della collezione completa. Collezione raccolta a partire dal 1975, dai due coniugi, costruendo negli anni un percorso interessante e vario, che va a coprire temporalmente e geograficamente un universo molto ampio, dal VII al XVII secolo, dalla Spagna all Oriente. E linizio di una avventura straordinaria e probabilmente irripetibile, fatta di intelligenza, amore, competenza, lungimiranza, curiosit, dice con entusiasmo il curatore della mostra, Giovanni Curatola. E nel 1983, in occasione della Festa Nazionale del Kuwait, che gli sceicchi offrono al loro Paese, e al mondo intero, il prestito permanente della loro Collezione al museo Nazionale del Kuwait, in unapposita ala destinata a ospitare milleduecento eccezionali opere darte islamica. Le opere provengono da tutto l'universo arabo, in un arco cronologico che va dall'antichit fino alle dinastie dei tre Imperi: Ottomano, Safavide e Moghul. Testimonianze che esprimono la molteplicit delle realt artistiche del mondo islamico, ispirate e contagiatesi vicendevolmente dagli influssi delle civilt susseguitesi nel corso dei secoli, in un reciproco scambio di ispirazioni e influenze. La civilt romana, quella bizantina, indiana, cinese e persiana offrono e ricevono stimoli e influssi, mirabilmente raccolti in mostra. E in mostra vari e diversi sono gli oggetti esposti, come anche i materiali, fragili e preziosi come il vetro o le stoffe antiche, ma anche saldi e possenti come la pietra dei capitelli. La mostra si divide in due parti: la prima met consiste in un percorso cronologico scandito in quattro momenti, dagli albori fino ai tre grandi imperi. Nella seconda parte si approfondiscono temi importanti e ricorrenti in tutta larte musulmana, di ogni Paese. Calligrafia, decorazione geometrica, motivi ad arabeschi fino ad arrivare allarte figurativa. Ci tiene a sottolinearlo il curatore, bisogna smen-

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tire il luogo comune di una pretesa iconoclastia musulmana. Chiude la mostra una sezione dedicata ai gioielli, incredibili e magnifici, che faranno sognare di sicuro ogni donna. Gioielli da vera regina. Insomma un percorso tra unarte diversa e lontana dalla nostra, ma che in fondo qualcosa in comune ce lha. Basti pensare alle pagine del Corano e di libri e manoscritti, mirabilmente miniate, come i nostri codici medievali, o alle iscrizioni incise nella pietra dei portali o sulle pietre tombali. Qualcosa di molto

vicino alla nostra storia. Non mancano tappeti da mille e una notte, pugnali e spade in cui sono incastonate pietre di inestimabile valore, oggetti da toeletta e quotidiani, dalle posate agli scacchi. Una mostra itinerante, perch questi oggetti viaggeranno dall'Austria al Canada alla Corea, per permettere a tutto il mondo di ammirare questa incredibile collezione. Un viaggio che ha anche un doppio senso pi profondo, poich Islam e Occidente sono sempre stati caratterizzati da un rapporto dinamico, a volte pacifico, a volte meno, ma co-

munque sempre caratterizzato da scambi reciproci: e l'arte islamica proprio questo, un crogiuolo di culture. Perch come dice la collezionista - la cultura rapporto. Al-Fann. Arte della civilt islamica fino al 30 gennaio 2011, Palazzo Reale, piazza Duomo Orari: 9.30-19.30, lun 14.30-19.30, giov e sab 9.30-22.30 Biglietti: intero 9, ridotto 7.50.

Filippo Lippi e il nuovo capolavoro per Milano


e paffuto che tende le braccia verso Maria, ma con unespressione del volto severa, quasi gi conoscesse il destino che lo aspetta. Sullo sfondo pastori inginocchiati, suonatori di corni e cornamuse, cori di angeli adoranti che cantano levento straordinario, il figlio di Dio nato sulla terra. Il paesaggio stesso speciale. Una distesa di rocce, una terra arida scavata a gradoni, che fa venire in mente gli innovativi paesaggi giotteschi. La scena risulta immobile, come cristallizzata, con i personaggi fermi nelle loro pose eterne, immersa in un silenzio denso di preghiera e novit. Due per sono i personaggi che Lippi aggiunge a questa scena sacra, inediti nel tema della Nativit. Il primo San Vincenzo Ferrer, sulla destra, abbigliato con labito tipico dei domenicani, un libro aperto in mano e lo sguardo rivolto verso un Cristo clipeato. E lelemento inquietante che rompe con questa armonia silenziosa proprio il versetto scritto su quel libro, Temete Dio perch verr lora del Suo giudizio. Un monito apocalittico, spiegabile forse con le angosce vissute da Lippi stesso. Monaco, pittore, dopo aver lavorato negli stessi cantieri toscani di Masaccio e aver conosciuto la lezione di Paolo Uccello e Donatello, nel 1456 incontra la monaca Lucrezia Buti, bellissima dicono le fonti, di cui si innamora. Da questo amore illegittimo nascono Filippino, pittore anche lui, e una figlia. Ecco il perch di un monito cos duro, che nasceva da un profondo senso di colpa, dovuto al fatto che i due amanti avevano tradito e abbandonato i loro voti monastici. E proprio Lucrezia e Filippino furono i modelli per la Vergine e il Bambino, in un continuo scambio tra amore sacro e profano, commovente omaggio alla sua famiglia. Inoltre la presenza di San Vincenzo spiegabile anche con la canonizzazione del santo avvenuta solo un anno prima e per questo motivo la sua figura fu richiesta formalmente dai committenti dell opera, i domenicani di San Domenico a Prato. Laltra figura uno strano San Giorgio, con armatura e vessillo ma senza drago ai piedi. E proprio questo santo pu essere letto anche come un san Michele arcangelo, ma senza ali, che nellApocalisse vince il drago, simbolo del male, proprio come san Giorgio. Insomma unopera che rompe con liconografia tradizionale, densa di significati. Addirittura ci sono delle corrispondenze con le Rivelazioni trecentesche di Santa Brigida di Svezia. Una bella opera, adatta pi che mai al prossimo periodo natalizio e a una visita con la famiglia. Con un occhio di riguardo anche ai pi piccoli, per i quali vengono realizzati ad hoc laboratori e attivit didattiche la domenica pomeriggio.

Per lottavo anno il Museo Diocesano di Milano porta in citt liniziativa Un Capolavoro per Milano. Una sola opera, significativa e importante, esposta in uno spazio riservato del museo, per permettere di osservare al meglio il capolavoro prescelto. Dopo nomi importanti come Caravaggio, Van Gogh e Mantegna, solo per citarne alcuni, il turno di fr Filippo Lippi, pittore fiorentino. Lopera proviene dal Museo Civico di Prato, ed la bella Nativit con San Giorgio e San Vincenzo Ferrer, datata 1456 circa. Unopera su tavola, tradizionale ma innovativa al tempo stesso. Leleganza dei personaggi, avvolti in morbidi manti, lespressione tenera e assorta insieme, lelemento naturale e naturalistico dello sfondo. Elementi che rendono questa opera affascinante e misteriosa. Il nucleo della scena senza dubbio la Sacra Famiglia. Giuseppe, accovacciato, le mani giunte, in preghiera davanti a quel figlio cos speciale; la Vergine, bellissima col suo profilo perfetto e nobile, intreccia il suo sguardo a quello del figlio, deposto a terra sullo stesso manto della madre. Un bambino tenero

La Nativit di Filippo Lippi 16 novembre 2010-30 gennaio 2011 Museo Diocesano di Milano corso di Porta Ticinese, 95 Orari: marted - domenica ore 10-18 Costi: intero 8, ridotto 5, marted 4

Quelle fotografie che non riusciamo a guardare


Una mostra addirittura vietata ai minori di 14 anni quello di cui andiamo a parlare questa settimana. Una mostrashock, che riunisce insieme, nei bei spazi della Triennale, le brutture, le aberrazioni e aspetti del male in genere che ci circondano. Parole forti per immagini altrettanto forti.

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Il titolo della mostra spiega gi tutto: Disquieting images, cio Immagini inquietanti. E inquietanti alcune lo sono davvero, per non dire altro. Curata da Germano Celant e Melissa Harris, la mostra raccoglie una serie di fotografie, dagli anni 70 a oggi, in cui si affrontano i temi pi diversi e disparati, con un unico filo conduttore: metterci davanti agli occhi quello che invece tentiamo di rimuovere perch ci urta, ci colpisce nel profondo, ci sconvolge. Vari sono i soggetti, che rappresentano i temi pi scottanti e problematici della nostra attualit. Sesso, omosessualit, sadomasochismo, guerra, morte, mutilazioni volontarie, mafia e guerra tra bande, abusi sugli animali, disastri ambientali, genocidi, diversit fisica, identit sociale, razzismo, indifferenza verso gli altri. Una sfilza di immagini davanti alle quali si vorrebbe chiudere gli occhi e voltarsi dallaltra parte, pur sapendo che non si pu, che non si possono ignorare perch testimonianze del mondo reale. Si arriva alla fine quasi a fatica, con un peso dentro e unangoscia, uninquietudine appunto, che non abbandona lo spettatore neanche una volta uscito dalle sale.

E l'opera o la circostanza a essere inquietante, oppure la risposta data dagli altri a darne questa chiave di lettura? Questa la domanda sottintesa a tutta la mostra, posta proprio dagli organizzatori. Sono fotografie scattate in ogni parte del mondo, quasi a dimostrazione che gli uomini sono tutti uguali e hanno comportamenti e ossessioni simili, indipendentemente dal paese, dalla razza, dalla propria storia personale. Accade cos di trovare perversioni sessuali diverse, dal sesso casuale di gruppo praticato in Giappone, alle celebri fotografie sul sadomaso estremo di Mapplethorpe, agli uomini di Elena Dorfman, compagni fedeli alle loro silenziose bambole gonfiabili, curate e amate come se fossero donne in carne e ossa. E in questa galleria degli orrori non potevano mancare le foto sugli orrori veri, cio morti, guerre, devastazioni e genocidi, come quello del Rwanda o dello Zaire, ritratti in una lunga sequenza da Gilles Peress nel 1994. Toccanti le foto di Stephanie Sinclair, che ritraggono donne irachene auto immolatesi col fuoco per sfuggire a una realt che di umano per loro non ha pi niente, neanche nella sfera familiare. Donne

distrutte in ogni senso, morenti, ma che con grande dignit hanno deciso di farsi ritrarre per testimoniare con la loro sofferenza muta una grande piaga sociale. Immagini che davvero non si riesce a sopportare, sono i tanti bambini nati storpi e deformi in Vietnam, buttati in strada e costretti a chiedere lelemosina per vivere. Certe cose non si possono raccontare, bisogna vederle, sempre che si abbia abbastanza stomaco. Insomma linquietudine del titolo solo uno dei sentimenti che si prova davanti a queste foto. Per lo pi verso quei temi come la propria identit, verso i disagi familiari e i cambiamenti della vita di una persona, seguiti e documentati nelle fotografie di Lise Sarfatti e Mary Ellen Mark. Per le restanti immagini si prova molto pi che semplice inquietudine. Disquieting images/Immagini inquietanti fino al 9 gennaio 2011 Triennale di Milano viale Alemagna 6 Orari: marted-domenica 10.30-20.30; gioved e venerd 10.30-23.00 Costi. Intero 8, ridotti 6,50 e 5,50.

I nuovi volti della scultura contemporanea


Alla Fondazione Pomodoro fino al 30 gennaio 2011 in programma la mostra La scultura italiana del XXI secolo. Una mostra bella davvero, di quelle che vale la pena vedere. Ricca, interessante, interattiva, colorata. Nei grandi spazi della Fondazione si cercato di ricostruire il percorso svolto dalla scultura in questi ultimi anni. Chi si aspetta per una mostra piena di statue in marmo, gesso o bronzo, con i soliti soggetti neoclassici da museo, rimarr profondamente deluso. E sconcertato. A partire dai materiali. Chewing gum, copertoni, led, coriandoli, animali impagliati, piante, unghie finte, perfino le ombre sono incluse tra i materiali presenti nelle didascalie a descrizione delle opere. La scultura del XXI secolo pu essere fatta da qualsiasi cosa. E se il visitatore ostinato volesse mettersi a cercare qualcosa fatto con i materiali canonici della scultura (e ci sono), lo troverebbe anche, ma rimarrebbe lo stesso sconvolto dalla scelta molto poco classica dei soggetti. A cinque anni di distanza dalla mostra La scultura italiana del XX secolo ecco la sua ideale continuazione con unesposizione ospitante ottanta tra gli artisti italiani pi famosi e quelli emergenti. Una bella sfida per gli organizzatori e per chi si vuole imbarcare nellimpresa (a volte disperata) di capire in che direzione sta andando la scultura di oggi. Una mostra che vuole volutamente aprire e lasciare aperte domande e interrogativi, a partire proprio dal soggetto. Scultura il termine pi esatto per definire quello che il curatore Marco Meneguzzo ci propone? O forse non sarebbe meglio usare altri termini, da intersecare tra loro, come installazioni, architetture ed esperienze visive? Insomma una disciplina da definire di nuovo, tenendo conto dei suoi strumenti e dellibridazione dei linguaggi. Non c pi nulla di certo, non i soggetti, non di sicuro i materiali. Ci si pu cos trovare ad ammirare il cavallo tassidermico appeso al muro (senza testa) del solito Cattelan, per poi passare al bellissimo Il grande volante VIII di Corneli, creato con stampi in acciaio, lampade e ombre (quelle sul muro, che creano limmagine finale, di nessuna consistenza fisica), per giungere alluomo fatto di chewing-gum rosa shocking di Maurizio Savini (esperienza anche olfattiva). Una variet di materiali reperibili nella vita quotidiana ma soprattutto deperibili, come gli intrecci di carta di Stefano Arienti o il cubo di coriandoli di Lara Favaretto. Basterebbe un nulla per distruggerli, niente a che vedere con la solidit delle statue del passato che hanno attraversato i secoli per giungere fino a noi. Ma dopo tutto il solito problema dellarte contemporanea, in ogni sua forma. Come si fa a definire cosa arte e cosa non lo ? Ci sono ancora materiali nobili da preferire per creare unopera darte? Sicuramente no. Bisogna solo mettersi nellottica giusta, avere una mente aperta e dimenticarsi di cosa ci hanno insegnato a scuola. E finita lera del marmo, delle veneri e degli eroi mitologici. O meglio, se ci sono ancora non hanno sicuramente pi quel significato. E lora di accettare larte dei nostri tempi, non solo quella passata per una lunga e forzata storicizzazione. E non detto che si debbano per forza perdere tutti i nostri punti di riferimento. Un esempio? Il famosissimo David di Donatello presente anche qui. Solo che rosa, ha un seno abbondante e si chiama Donatella. La scultura italiana del XXI secolo fino al 20 gennaio 2011 Fondazione A.Pomodoro via Solari, 35 Orari: mercoled - domenica dalle 11 alle 19. Gioved dalle 11 alle 22. Costi: intero 8,00 . Ridotto 5,00 Ingresso libero la seconda domenica del mese

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Dali superstar a Milano


Una folla da prima cinematografica ha invaso Palazzo Reale in questi giorni. Folla allinaugurazione, folla alla apertura al pubblico della mostra. E non poteva essere diversamente trattandosi di una super star dellarte, Salvador Dal, a Milano dopo 50 anni dallultima rassegna. La mostra, aperta il 22 e intitolata Dal. Il sogno si avvicina un interessante panoramica su un aspetto poco analizzato della sua opera, il rapporto con il paesaggio, quello della sua terra natia, la Catalogna, le scogliere dellAlto Ampurdn, il golfo di Cadaques. La mostra, divisa in stanze tematiche un viaggio alla scoperta di un Dal non solo surrealista eccentrico ma anche poeta mistico e religioso. A modo suo. Dal nasce a Figueres, vicino a Girona nel 1902. Figlio di un notaio, inizia a dipingere gi da ragazzino con una tecnica che si avvicina ai neo impressionisti. Studia allAccademia di Belle Arti di Madrid da dove per viene cacciato dopo pochi anni per il suo comportamento troppo sovversivo. Da quel momento inizia a formarsi il vero Dalpersonaggio. Baffi a manubrio, abbigliamento stravagante, uscite e dichiarazioni ancor pi eccentriche. Si lega a Bretn e ai surrealisti. I suoi amici hanno contribuito alla storia dellarte e della cultura del Novecento:conosce Picasso, incontra Freud, lavora con Bunuel, Man Ray, collabora con Hitchcock, amico fraterno di Garcia Lorca, che, disse Dal, tent di farlo diventare il suo amante. Lincontro che cambi davvero la sua vita fu quello con Gala, sua futura moglie, musa, gemella, parte mancante di lui. Incontro galeotto, perch Gala era sposata col poeta surrealista e amico di Dal Paul Eluard. Questo fu solo il primo di una lunga serie di scandali. Personaggio fuori dal comune, stato un artista straordinario, completo. Pittore, scrittore, sceneggiatore e co-regista di film, disegna abiti per famosi stilisti, fa scene e costumi per balletti teatrali, produce un suo profumo, disegna gioielli, mobili, fu vetrinista speciale in un grande magazzino di New York. Gir anche degli spot pubblicitari. La differenza tra me e i surrealisti che io sono surrealista disse. Questa dichiarazione, insieme a molte altre, gli valse il ben servito dal gruppo di Bretn. In mostra, i paesaggi aridi catalani sono usati come sfondo teatrale alla miriade delle immagini-feticcio preferite da Dal: telefoni giganti, orologi molli, grucce, formiche, giocatori di baseball, limmancabile Gala e le uova. Uova da cui era ossessionato, secondo la sua teoria del molle e del duro. E un uovo gigante infatti accoglie il visitatore in mostra, a contenitore della prima opera del percorso, una super surrealista Venere di Milo con cassetti. E pon pon di pelliccia. Nelle varie stanze prende forma un Dal meno conosciuto. Non solo il surrealista ossessionato dalla sessualit e dai fluidi corporei ma soprattutto il fine conoscitore delle tecniche pittoriche e della storia dellarte, sperimentatore delle nuove scoperte ottiche. Dal profeta del clima bellico, lui, pittore apolitico per scelta e anzi opportunista. Quando scoppia la guerra civile spagnola, nel 1939, Dal va in esilio volontario in America e in Italia, dove ha la possibilit di approfondire il Rinascimento italiano, per lui la massima espressione della perfezione. Tutte le sue opere sono disseminate di riferimenti culturali, anfore antiche, busti e statue greche, citazioni-parodieomaggio a Velazquez, Michelangelo, Leonardo. Sconvolto dal lancio della bomba atomica, si innamora dellatomo, della fisica e i paesaggi diventano post atomici, le particelle atomiche compaiono nelle sue opere. Punto forte dellesposizione la ricostruzione del salotto surrealista da abitare (la prima versione a Figueres), la stanza col volto di Mae West, la diva americana degli anni Trenta. Dopo aver visto la sua foto su una copertina Dal crea un vero salotto, in cui il visitatore invitato a sedere sul Dalilips, divano a forma di rosse labbra carnose, vero oggetto di design prodotto in serie. Intorno un camino a forma di naso e boccoli biondi come tende, mentre un proiettore permette allo spettatore di vedersi in contemporanea sulla parete di fronte. Secondo esplicita volont di Dal. Lultima stanza mostra un Dal che non ti aspetti, cattolico ma agnostico al tempo stesso, su sua ammissione. Un crocifisso sospeso, angeli in una terra apocalittica, il volto di Gala, ormai morente, a indicare la spiritualit di un uomo che anelava a toccare il cielo, a trovare una strada per comunicare con Dio. Conclude il percorso il cortometraggio animato e inedito Destino, con i disegni creati nello studio Disney nel 1946 e realizzato per la prima volta nel 2003. Un mondo surreale, popolato dalle sue fantasie e ossessioni. Una chicca per la prima volta in Italia. Le opere provengono soprattutto dal Teatro-museo di Dal a Figueres, monumento e trionfo del kitch che progett e costru lui stesso e dove volle farsi seppellire, nel 1989. Non una retrospettiva n una mostra antologica. Unoccasione per conoscere meglio un artista troppo spesso banalizzato.

Dal. Il sogno si avvicina. Dal 22 settembre al 30 gennaio 2011. Palazzo Reale. Orari: marted- domenica 9.30/19.30 luned 14.30/19.30 gioved e sabato 9.30/22.30 Biglietti. Intero: 9 . Ridotto 7,5

CINEMA questa rubrica a cura di M. Santarpia e P. Schipani rubriche@arcipelagomilano.org Benvenuti al sud


di Luca Miniero [Italia, 2010, 102'] con C. Bisio, Alessandro Siani, Angela Finocchiaro, Valentina Lodovini, Giacomo Rizzo, Nando Paone

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Benvenuti al sud, di Luca Miniero, racconta l'incontro tra Alberto Colombo (Claudio Bisio) e una realt a lui lontana. Alberto direttore dell'ufficio postale di Usmate - in Brianza - sogna un trasferimento a Milano ma, per punizione, viene spedito a Castellabate (in provincia di Salerno). Pi che a un incontro, inizialmente assistiamo a uno scontro: scaturito dalla paura di Alberto di doversi spostare per due anni nel sud Italia, non bastasse, vicino a Napoli. Emergono cos un'infinit di stereotipi sul meridione dove sono davanti tutti gentili e buoni, ma dietro son tutti camorristi, come lo avverte il Gran Maestro (Teco Celio). Lo stereotipo uno schema mentale utile a rappresentare la realt attraverso un'immagine semplice e rapida; quasi sempre, questa immagine rigida e prende forma da pregiudizi difficili da superare. Luca Miniero gioca con i clich e, in modo divertente, li rende fluidi. Il film un remake di Gi al nord [Bienvenue chez les Ch'tis, Francia, 2008, 106'] di Dany Boon, dove un impiegato delle

Poste francesi in Provenza viene trasferito nel temuto nord. La comicit sia nel film francese sia nel rifacimento italiano - sboccia dall'apparente incomprensione legata a fattori culturali e linguistici, e ricorda (con le dovute proporzioni) il Tot di Tot, Peppino e... la malafemmina [Italia, 1956, 102'] alle prese con il ghisa milanese. Insomma, tutto ruota attorno alle differenze tra il nord e il sud di uno stesso paese, spesso ingigantite dai luoghi comuni: in Francia meglio evitare i minatori musoni del nord; in Italia, attenzione ai terroni del sud. Ma, pensandoci bene e ridendoci sopra, ci accorgiamo che distanza e difficolt di comunicazione derivano da una limitata conoscenza. Non ci conosciamo nemmeno, evidenza Alberto, significativa la risposta di Costabile Grande (Giacomo Rizzo): vabb, poi ci conosceremo. Proprio questo conoscere sar la chiave. La chiave che consentir ad Alberto di toccare un mondo nuovo, non poi cos distante dal suo. Forse allora, la fatica pi grande abbattere i pregiudizi

intestini e trovare la curiosit di superare i confini (regionali e nazionali); farlo con allegria, come se vivessimo in una commedia, sarebbe ancora pi divertente. Benvenuti al sud un remake ben adattato al contesto italiano, una commedia che sar riproposta anche in versione statunitense [Welcome to the Sticks], e chiss che l'idea di raccontare le differenze attraverso il sorriso non venga ancora ad altri paesi. Il cinema, usando lo stereotipo con simpatia e intelligenza e spingendosi oltre il non-far-pensare televisivo, riesce anche a trasformare lo scontro in incontro. Paolo Schipani

In programmazione a: The Space Milano, Colosseo, UCI Cinemas Bicocca, The Space Cinema Rozzano, Skyline Multiplex, Le Giraffe Multisala, UCI Cinemas Pioltello, The Space Cinema Le Torri Bianche, UCI Cinemas Lissone, Arcadia Bellinzago Lombardo

Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni


di Allen [Usa Spagna, 2010, 98'] con Antonio Banderas, Josh Brolin, Anthony Hopkins, Gemma Jones, Freida Pinto
Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni la fuorviante e alleggerita traduzione del sicuramente pi funereo You will meet a dark tall stranger, titolo dellultima opera cinematografica dell'inesauribile Woody Allen. Helena (Gemma Jones) stata lasciata improvvisamente da suo marito Alfie (Antony Hopkins), a causa della sua rassegnazione all'arrivo imminente dell'et senile. Insofferenza allo sforzo fisico, disinteresse per l'aspetto esteriore, scelte di vita in cui marito e moglie rappresentano due treni che si sfrecciano accanto in direzioni opposte. Alfie verso un disperato tentativo di ringiovanimento fatto di Viagra, serate in discoteca e una moglie a pagamento. La donna, invece, trovando il proprio faro in una chiromante, quella che Woody Allen, attraverso la voce della figlia Sally (Naomi Watts), definisce la versione economica dello psicanalista. Sally sembra contagiata da questa burrasca amorosa familiare. Il suo matrimonio un fallimento. Il marito, Roy (Josh Brolin), non riesce ad accettare la propria mediocrit. Con il breve successo del primo e unico libro si chiuso, buttando via la chiave, nel mondo degli scrittori. Le reciproche frustrazioni spingeranno la prima a innamorarsi del proprio datore di lavoro, il bello e famoso gallerista Greg (Antonio Banderas), il secondo a cercare l'effimera ispirazione nella giovane musa Dia (Freida Pinto). La vita una favola narrata da un idiota, piena di rumore e furore, che non significa niente.. Questo l'incipit pronunciato dalla voce fuoricampo che con una citazione del Macbeth di Shakespeare ci spiega quanto disperati e concitati saranno gli sforzi dei protagonisti per qualcosa che sar fisicamente irraggiungibile. Tutti i personaggi sono spinti da una costante ricerca della felicit nascosta nelle quotidiane illusioni; quest'ultime sono infinite, si nascondono bene dietro la carriera, il successo, la conquista di una donna pi giovane. Tutto ci produce il rumore assordante evocato dalla citazione iniziale, il furore che lo accompagna prodotto dalle mille ataviche paure che angosciano questi fragili e indomiti esemplari alleniani. Woody Allen, con questo caleidoscopio sulle crisi di coppia, sembra scagliarsi contro l'isterica irrequietezza che spinge i personaggi a cercare sempre altro rispetto a quello che gi posseggono e ci mostra quanto piccola possa essere la folata di vento che distrugge i castelli di carta simbolo delle labili relazioni che essi riescono a intessere. Marco Santarpia In programmazione a Milano: Anteo, Eliseo, Ducale, Orfeo. Da non perdere la versione originale sottotitolata al Cinema Apollo: 13:00 15:30 17:50 20:00 21:50

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VIDEO ANNA BARTOLINI NATALE, FARE LA FESTA AI CONSUMATORI? ://www.youtube.com/watch?v=kYADW2UUHyQ

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