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Numero 33 Anno II
22 settembre 2010
edizione stampabile
www.arcipelagomilano.org Editoriale LBG - I COLPI DI CODA DELLA BALENA ROSSA Primo piano Guido Martinotti - GI LE MANI DALLE PRIMARIE Architettura Jacopo Gardella - DI PONTE IN PONTE DEGRADA LA CITT Metropoli Giovanna Franco Repellini - COSA BRUCIAMO PER FARCI SENTIRE ? Scuola e universit Giorgio Uberti - IL FUTURO IN UN QUIZ, STUDENTI A NUMERO CHIUSO Mobilit Marco Ponti -DECALOGO PER IL FUTURO SINDACO Urbanistica Pietro Cafiero - QUANDO LE PERIFERIE FANNO COMODO DallArcipelago - Eugenio Galli -LA BICICLETTA DEL SINDACO Economia - Mario De Gaspari - LA CITT IN FORMA DI BANCA Citt - Michel Dingenouts - I ROM E LE ANIME CANDIDE Video LE DOMANDE DI ARCIPELAGO AI CANDIDATI ALLE PRIMARIE
Musica Wind & Rain - Ballata scozzese Esecutori Paul & Kim Caudell Il magazine offre come sempre le sue rubriche MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo
mente un candidato alle primarie, sarebbe un grave errore di quelli che purtroppo le dirigenze di partito della sinistra negli ultimi anni hanno dimostrato di saper compiere a ripetizione, ma che oggi, in una situazione in cui si aprono delle reali possibilit di porre fine a un regime ideologico, da cattiva abitudine si trasformerebbe in peccato mortale. Purtroppo non si tratta di un timore astratto: il tentativo si gi mostrato nel pi miserabile dei modi quando nelle esequie, c chi ha tentato di trasformare la morte tragica del povero Riccardo Sarfatti, in un lasciapassare per una linea politica che pochi giorni prima il Sarfatti vivo non era riuscito a imporre. E il segno triste che la cosiddetta logica politica, nelle menti di qualcuno, ha raggiunto livelli inauditi di miserabilit intellettuale, umana e genuinamente politica, perch lopportunismo paranoico di parte che domina nelle transazioni partitiche oggi rifiutato da gran parte
dellelettorato che, non potendo incidere su queste perverse abitudini, rifiuta in blocco larea della democrazia politica. Attenti quindi. Oggi, con questi tre ottimi candidati, la sinistra pr una volta pu vincere, purch vinca la tentazione di dividersi come sempre, al ribasso. Ci sono modi e modi per fare le primarie: si possono fare delle primarie esclusive per dividere lelettorato di sinistra da parte di ogni tifoseria, concentrando lazione sul demolire gli altri concorrenti. Sarebbe un disastro perch poi il perdente o i perdenti resterebbero a casa o voterebbero altrove. Ma si possono anche fare primarie inclusive incentrate sul fare emergere in positivo le doti di ciascun candidato; alla fine ogni candidato ne uscirebbe comunque con unimmagine rafforzata e il vincitore sarebbe comunque invogliato a recuperare gli altri nella squadra, una squadra che avrebbe intanto ricevuto un insieme di giudizi positivi. Si pu
fare, non impossibile, purch tutti c impegniamo a non cadere nel gioco puerile dellammazzalamico e nello sparo nei garretti (propri) che ha dominato la politica del PD negli ultimi anni. Cerchiamo di crescere fuori da queste puerili regressioni e di aiutare i nostri amici politicos a non ricadere nellusuale curva sud parlamento mediatico. Sono moderatamente ottimista perch la mobilitazione anticipata dellelettorato che questa volta c stata ha evitato che gli apparati tirassero fuori il solito coniglio allultimo momento. Su pu fare, si pu davvero fare se gli apparati non manipoleranno le primarie e si impegneranno a seguirne il risultato. E una preghiera fatta da un singolo individuo, ma chi ha orecchie per sentire lopinione dei tanti che la sordit degli apparati relega al mutismo, non ci mette molto a capire che si tratta di una seria intimazione condivisa da molti: gi le mani dalle primarie.
elementi non si accontenta di imporre la loro ingombrante e inutile presenza, ma arriva anche a modellarli secondo pretenziose ed esotiche forme: a met lunghezza del ponte i grossi tubi di acciaio si drizzano in alto e si riuniscono in un vertice rialzato che ricorda gli angoli curvati nelle coperture di pagode cinesi. Il movimento dei grossi tubi convergenti avrebbe dovuto suggerire, nella mente del progettista, un tocco di leggerezza, un moto di eleganza: ricorda in realt limpacciato movimento di proboscidi sollevate da elefanti in un Circo Equestre. La tendenza ad abusare di un linguaggio tecnologico ormai diffusa e dominante nelle architetture di tutto
il mondo. Lo dimostra, anche qui a Milano, la pleonastica struttura del sovrappasso in Piazza Maggi, alla partenza dellautostrada per Genova. Ma nel caso della passerella del Quartiere QT8 si superata la deplorevole enfasi della struttura; e si arrivati, anzi precipitati, nella comicit delle forme; anzi nellignoranza progettuale; come si legge nelle infelici saldature dei grossi tubi di ferro da cui formata la struttura. Non occorre essere esperti di carpenteria metallica per sapere che la congiunzione di due tubi, non allineati ma ortogonali, crea notevoli difficolt costruttive, giacch richiede di far combaciare due sezioni curve contrapposte; la linea di saldatura risulta
inevitabilmente imprecisa, poco nitida, imperfetta. Tanto vero che i bravi progettisti evitano di accostare due elementi cilindrici perpendicolari fra loro, e di unirli direttamente luno allaltro, ma interpongono fra i due un terzo elemento, con funzione di raccordo, un distanziatore che aiuti a risolvere la difficolt esecutiva della saldatura. Non vi altro da aggiungere n da commentare scorrendo gli esempi, cos poco edificanti, delle infrastrutture urbane. Si spera che i criteri di una buona arte del costruire tornino presto a illuminare i futuri progettisti della nostra citt.
passato settecento ore su una sedia del museo a fissare in silenzio il pubblico. Qualcuno, i politici sono sempre i preferiti ma chiunque si pu candidare, si potrebbe issare in una gabbia in cima a un palo e starsene l alla gogna un mesetto a guardare i passanti come autopunizione per i mali del mondo; pu andare bene an-
che una colonna con uno stilita: non farebbe gran scandalo per con il tempo (San Simeone ci rest trenta anni) potrebbe divenire oggetto di culto e fare miracoli contribuendo a portare in citt quei milioni di persone attese per lExpo. Aim tutto un troppo difficile da organizzare, non ci resta che proporre una bella statua
al posto di Vittorio Emanuele, eroe in disuso di ununit dItalia ormai obsoleta; ci vedremmo bene Gheddafi in resina sempre a cavallo color oro, per completamente nudo come Napoleone. Non ci resta che presentare domanda alla commissione monumenti che dar sicuramente una risposta veloce ed efficace.
mile, in caso di fallimento, un fenomeno diffuso; in attesa della possibilit di ritentare il test lanno successivo. Questo, oltre a dimostrare il fallimento del sistema, crea inevitabilmente corsi di laurea di serie A e corsi di serie B. Per quanto riguarda lalimentazione del sistema baronale possiamo affermare tranquillamente che i quiz a crocette non aiutano a combatterlo, per la loro facilit di suggerimento o di copia rendono difficile stabilire un criterio totalmente neutro di selezione, questo senza prendere in considerazione la parte
delle correzioni. Con un colloquio sarebbe pi difficile favorire un determinato candidato. Vero che buoni docenti fanno una buona universit e una migliore selezione va a favore di un buon sistema universitario>>. Quello che manca allora una riforma ma possibile ipotizzare di modificare la scuola superiore prima di mettere mano al complesso sistema universitario? <<Il nostro un buon sistema scolastico. Spiega Alessandra - Prepara bene dal punto di vista delle materie umanistiche. Una riforma dovrebbe essere in grado di
dare pi importanza alle materie tecniche. Bisogna intanto sradicare lidea che esistano scuole di serie B. Le esigenze degli istituti tecnici sono diversi rispetto ai licei. In Italia ci siamo dimenticati dellinternazionalizzazione. Questo manca rispetto agli altri licei dEuropa, ci mancano le materie pi internazionali come le lingue, le moderne scienze politiche o una preparazione giuridica economica di base, materie che si arriva a studiare purtroppo solo alluniversit>>.
pio che se non sono in ununica fila. A sua volta, queste condizioni sono ottenibili solo con labbinamento di una precisa segnaletica orizzontale e sanzioni credibili e rigorose per che non la osserva (basta con Milano capitale europea della sosta in doppia fila, come lha definita lEconomist). Analoghe osservazioni valgono per molte simili soluzioni di dettaglio, riguardanti le aree di sosta ecc. Anche qui, non c spazio per entrare in merito ad ogni singolo provvedimento possibile, ma valga per tutti la frase di Mies Van der Roe: Il diavolo nei dettagli, anche in termini di immagine di una citt moderna ed ordinata: meglio Stoccolma che il Cairo (con tutto il rispetto per questultima.). 5. Corsie riservate pi efficaci. Le corsie riservate ai soli taxi e mezzi pubblici sono un atroce spreco di una risorsa scarsissima: lo spazio viario urbano. Oggi vediamo automobili in coda, che emettono molti veleni con una marcia stop and go, a fianco di corsie deserte, dove passano dieci veicoli allora. Occorre intensificarne luso, e solo allora si potr estenderle. Luso estendibile a veicoli a basso o nullo impatto ambientale, a veicoli con tre o pi parsone a bordo, ad anche a veicoli a pagamento (il telepass una tecnologia del tutto matura). Pagando sintende, chi ha fretta deve poter correre, finanziando con i ricavi il trasporto collettivo. 6. Pi tecnologie che cemento: targa elettronica, punti di rifornimento per veicoli elettrici, pneumatici e asfalti che emettono meno particolati. La tecnologia costa molto meno del
cemento, pi flessibile, e genera maggiori ricadute industriali. Nei trasporti unalternativa rilevante alle grandi opere. Per i trasporti urbani, c solo limbarazzo della scelta: targhe elettroniche distribuite gratuitamente (costano ormai meno di un Euro luna), che consentano di dialogare con gli automobilisti (informazioni ecc.), e di rilevare in automatico le infrazioni e il traffico. Prese ai distributori per rifornire veicoli elettrici o ibridi, o scorte di batterie da sostituire (in accordo con lindustria automobilistica). Meccanismi dincentivazione di tecnologie che abbattano le emissioni di particolato da rotolamento (pneumatici e asfalti). 7. Metropolitane: solo in relazione allo sviluppo urbano, e con soldi non predefiniti da Roma. Le metropolitane costano carissime, e non ha senso che si dipenda da regali romani (politicamente connotati). A parit di spesa, lamministrazione milanese deve poter scegliere liberamente tecnologie e priorit. Per giustificare una metropolitana nuova, occorre inoltre che il traffico previsto sia davvero grandissimo, ci possibile solo con insediamenti molto massicci di residenze o funzioni attrattive sulla linea. Sono scelte quindi strettamente connesse al piano di sviluppo della citt. 8. Occuparsi anche di strade: met dei milanesi continuer ad andare in macchina. Per quanto possa avere successo una politica di incremento delluso dei mezzi pubblici, una met dei milanesi (contando anche i pendolari in uscita, che devono usare la
macchina) continuer a doversi servire dei mezzi privati. Le auto che si muovono a singhiozzo (stop and go) generano il massimo di inquinamento, a parte la perdita di preziosissimo tempo. Occorre quindi anche migliorare la viabilit, anche per svincolare o servire i mezzi pubblici di superficie, ma certo non solo per quello. 9. Numeri trasparenti, soldi in chiaro, e risultati misurabili. I progetti devono essere valutati da soggetti terzi, con metodi omogenei che li rendano confrontabili, e discussi con i cittadini sulla base di quei numeri. Anche la dimensione sociale della mobilit deve essere basata su numeri: chi sussidia chi (spesso i poveri sussidiano i ricchi), chi si muove, e come si muove, ecc. Analisi ex-post di progetti e politiche, anche queste fatte da soggetti terzi. Lo scandalo del bus ATM a chiamata, in servizio da quasi un decennio, che costato ai milanesi 130 per ogni passeggero trasportato, senza che nessuno fiatasse, non deve ripetersi. Basta chiedere alloste se il vino buono. 10. Una visione non solo milanocentrica.
Milano genera e attrae moltissimo traffico, con tutti i modi di trasporto. Arroccarsi alla difesa di chi vota a Milano, pur comprensibile, sembra un atteggiamento poco lungimirante. Quindi occorre dialogare con gli altri livelli amministrativi e le altre realt geografiche per integrare per quanto possibile le politiche.
ha cominciato Alemanno, il sindaco di Roma, in trasferta a Cortina: necessario avere il coraggio di dare nuova dignit urbanistica alle periferie, intervenendo anche con unoperazione di demolizione e ricostruzione''. Il riferimento al quartiere di Tor Bella Monaca. A Milano Letizia Moratti rilancia: Ci sono situazioni che potrebbero richiedere interventi di questo tipo, le stiamo esaminando con gli assessori competenti. E intanto al Giambellino il Cerutti Gino di gaberiana memoria fa gli scongiuri.Ha chiosato il tutto Sandro Bondi, parlando delle periferie senza volto e anima che generano disagio sociale e povert per le quali bisogna avviare una grande politica nazionale di recupero. Armiamoci e partite. Il rischio di dire banalit parlando di questo tema forte e non vi si sottrae nemmeno Stefano Boeri, che, svestiti i panni troppo intellettuali dellarchitetto e indossati quelli del politico candidato sindaco ha ricordato che: imbarazzante che una citt come Milano che ha meno di 1,5 milioni di persone abbia perso il polso della vita dei cittadini. impensabile che esistano diritti basilari non riconosciuti, che chi ha il coraggio di denunciare lillegalit rischi, che le scuole chiudano. E ancora: Dobbiamo ribaltare il modo in cui stata governata questa citt: in questi anni l'amministrazione ha perso il polso della vita dei cittadini. Il sindaco Moratti ha perso di vista quello che succedeva nei quartieri. Non ci sinventa sindaco in cinque mesi, i cittadini non sono scemi, n vogliono farsi prendere in giro (che in greco si dice peripherein- che coincidenza! ndr). Non voglio fare una campagna sui rancori, il mio stile un altro, io nelle periferie ci vado da sempre e non ho bisogno di tornarci a poche settimane dalla campagna elettorale. In un incontro con Chiamparino poi spiega limportanza del rapporto con le periferie e il territorio agricolo, pi o meno abbandonato, che le circonda. E qui ini-
ziamo a capire perch il Cerba si trova in pieno Parco Sud. Anche Pisapia non le manda a dire: La cosa pi grave che non c pi nessun rapporto tra periferia e Comune. E dal Comune come si difendono? Il sindaco, a seguirne le rocambolesche avventure su Teleletizia, passa pi tempo nei mercati e tra i dipendenti ATM, che a Palazzo Marino. De Corato ribadisce che non ha tempo per le chiacchiere, lui deve governare. Ogni commento mi pare superfluo. Non voglio sottrarmi al rischio di banalizzare, ma prover a ribaltare la questione. In un mio precedente articolo intitolato Mitologia del Degrado sostenevo che i fenomeni di degrado non sono necessariamente tipici delle periferie, dove al contrario si realizzano gli interventi pi interessanti di riqualificazione urbana, partendo dalle aree dismesse delle grandi industrie. E poi non tutte le periferie sono il regno dei palazzoni e delle case popolari. Milano Due, Santa Giulia, la nuova Milano Fiori sono esempi in parte antitetici di come si possa vivere in luoghi esterni alla citt, ma non per questo marginali. Sono consapevole che a citare Santa Giulia si entra in un terreno piuttosto scivoloso, ma va detto che lidea iniziale era interessante. Ci sono una retorica e una mitologia urbana che dipingono i quartieri del Giambellino, della Barona e di Quarto Oggiaro come zone malfamate, male abitate e a rischio di criminalit. Ganni Biondillo, architetto e giallista milanese cos parla del suo Quarto Oggiaro: Un quartiere ghetto ma non per la qualit della vita, ma perch prigioniero di pregiudizi e di clich. un quartiere che molto cambiato: se avessi una figlia adolescente sarei pi tranquillo se la sera uscisse a Quarto Oggiaro piuttosto che a Corso Como, strada centralissima ma ormai completamente in balia dello spaccio di cocaina. Molti milanesi potrebbero scoprire che proprio tra queste strade si vive in unaltra dimensione: ci si conosce tutti, come in
un paese, ma in pi si hanno i vantaggi della metropoli. Certo la carenza dei servizi sembra maggiore rispetto alle zone pi centrali della citt, ma il teorema delle periferie degradate non convince fino in fondo. Dice lurbanista Marcello Vittorini: Il vecchio discorso sullantitesi fra citt e periferia che identifica nella periferia tutto ci che marginale rispetto alla citt non regge pi: da un lato perch labitante delle periferie non pi un emarginato, ma rivendica la dignit del suo status di cittadino; dallaltro lato perch statisticamente la periferia, che prima rappresentava una piccola parte della citt e si riduceva in borghi extra moenia, oggi rappresenta la maggior parte del sistema insediativo. Sullo stesso piano larchitetto Alberto Prina: un concetto vecchio quello di avere citt che hanno un centro e una periferia: le citt nella loro prefigurazione urbanistica futura dovranno essere policentriche Non esiste una periferia e un centro, ma ci sono diversi centri, con immagini, identit e specializzazioni diverse. Inoltre in una realt come quella milanese diventa difficile stabilire cosa periferia e quali sono i suoi confini. Soprattutto nel nord Milano dove non c soluzione di continuit tra gli urbanizzati del capoluogo e quelli dei comuni contermini. Dove finisce la periferia di Milano e comincia il centro di Sesto San Giovanni? Alla citt metropolitana se mai verr realizzata- lardua risposta. E anche i sociologi la pensano allo stesso modo. In buona sostanza sinizia a sostenere che la periferia intesa in senso urbanistico, come costruzione esterna alla citt, e la periferia sociale intesa in termini di marginalit sociale che pu essere estesa allesterno o diffusa nei centri, appaiono talvolta collocate in aree non coincidenti. Detto questo non si pu ignorare il fatto che in quei luoghi geografici che siamo soliti definire periferie vi siano problemi, ma tendono a essere
sempre pi gli stessi problemi che attanagliano il resto della citt. Mancanza di servizi, traffico, il tema del-
la sicurezza, riguardano Lambrate come Piazza della Repubblica, Niguarda come la zona Fiera.
Problemi e questioni che vanno affrontati in modo complessivo e non attraverso slogan preelettorali.
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hanno costruito in giro per il pianeta. Guarda che hanno iniziato loro l'integrazione delle razze in Europa. I legionari non venivano mica dai Parioli. - E quindi sono loro i responsabili di tutti i guai del mondo di oggi? - Certo, compreso il crollo delle torri gemelle. Guarda che sono stati i primi a occupare lo stato ebraico, crocifissi tutti i ribelli, compreso Ges Cristo. Poi arrivato Bin Laden a cui non andavano gi. - Saltelli bene da un evento all'altro. - Si fa cos in storia. Anzi, in politica. - In Francia, almeno. - Poi c'era Nerone. - Cosa c'entra Nerone, ha bruciato Roma? - S, Nero burning Rom. Software tedesco, non lo sapevi? Non dirmi che non lo usi per masterizzare i tuoi CD illegali. - Illegale io, beh, dipende.
- E' quello che dice anche Sarkozy. Sono loro innanzitutto, i Rom, a essere illegali, e poi forse la presidenza della Republique a buttarli fuori in quella maniera. Dipende dal punto di vista. - Insomma, una vergogna buttare fuori da un paese della gente in base alletnia. - Certo, quello che diciamo tutti. Ricorda i metodi nazisti, bla, bla, bla. Come sei prevedibile. - Ma, questo il colmo. Non posso pi indignarmi per eventi del genere?! E poi anche tu hai detto che vuoi rispedirli a casa loro. - Indignato? Domani avrai dimenticato tutto. Poi non ho detto che li voglio mandare indietro. Ho chiesto quando incominciamo a mandarli via. - Perch allora? - Andranno ad intasare le strade di Roma, centinaia di migliaia di Rom
in giro per la citt. Gli diamo le vecchie lenzuola e poi vedrai. - Gi, sei pure disposto a disfarti della vecchia biancheria. Ma dove dormono? Non hanno letti. - Ma non per dormire, per fare gonfaloni, devono manifestare. Bloccare tutte le vie d'accesso alla citt, fino a Fiumicino. - Certo, sar facile. Poi a Roma la viabilit gi precaria. - Macch viabilit! Devono bloccare Fiumicino. - Perch? Per l'aria inquinata, sei ambientalista? - Ma no, cos andr in perdita l'aeroporto e in pi i voli verranno dirottati su Malpensa. - Mi sono perso. - Io lavoro l, a Malpensa, e se ci sar una forte ripresa dell'aeroporto non ci saranno licenziamenti, ed io sono il primo in lista.
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RUBRICHE
MUSICA
Questa rubrica curata da Paolo Viola rubriche@arcipelagomilano.org
I concerti di Pisa
Momenti magici, di quelli che si vorrebbe non finissero mai e che ci riconciliano con il mondo e con noi stessi. Nella piazza dei Miracoli - il Duomo, il Battistero e il Camposanto di pietra bianca appoggiati su quel prato verde che sembra di essere a Oxford - la Torre era candida come non si vedeva da generazioni, e da una loggetta a due terzi della sua altezza un gruppo di ottoni (gli His Majestys Sagbutts & Cornetts) diffondevano nellaria solenni e morbide armonie barocche. Sembravano annunciare non tanto linizio di un concerto, fra i pi rari e preziosi che si possono ascoltare, ma lavvento di una nuova salvifica era. Il tutto con un tramonto mozzafiato, le nuvole alte fra il rosso e il viola che accendevano il cielo della sera con tutti i colori possibili fra celeste e lindaco. E il volo degli uccelli, a stormo, che danzavano al suono delle trombe. Stupefacente. Cos mercoled scorso a Pisa siamo entrati nella grandiosa Cattedrale per ascoltare il concerto di inaugurazione della decima edizione della rassegna internazionale di musica sacra Anima Mundi (sette concerti, dal 15 settembre al 1 ottobre) organizzata dallOpera Primaziale Pisana, che vede per il quinto anno di seguito sir John Eliot Gardiner nella veste di direttore artistico e sul podio questanno - nei due primi concerti. Li avevamo annunciati, quindici giorni fa, dicendo che questo evento rischiava di essere una di quelle occasioni in cui emozione e commozione raggiungono altezze vertiginose e non ceravamo sbagliati. La prima sera stata dedicata, nel terzo centenario della nascita, a Giovanni Battista Pergolesi (1710-1736) e al suo celeberrimo Stabat Mater; uno dei pi alti momenti della storia della musica, in cui questo ragazzo malato (aveva ventisei anni ed era gi alla fine della sua brevissima vita) scava fino in fondo nellintimit del dolore: stabat mater dolorosa / juxta crucem lacrymosa / dum pendebat filius / cuius animam gementem / contristatam et dolentem / pertransivit gladius.. quale struggimento pi tremendo di questo, che si consuma solo nella profondit della propria anima. E Gardiner riuscito ad arrivare, a quella profondit, grazie agli impareggiabili English Baroque Soloist che lui ha fondato e formato, e che sono ormai diventati uno strumento perfetto nelle sue mani. Il fraseggio di Gardiner, latmosfera sonora che riesce a creare con questa piccola orchestra quasi tutta femminile, la duttilit delle due soliste (straordinaria la voce dolente del contralto Sara Mingardo, bella ma forse meno sacra quella della soprano Emanuela Galli) che lo hanno assecondato in ogni intendimento, la capacit di rappresentare il dolore senza mai urlarlo, cercandolo dentro di s, hanno fatto di questa esecuzione una sorta di modello cui ci si dovr riferire in futuro. Gardiner vi ha poi aggiunto due vere chicche: la coeva Cantata Jauchzet Gott in allen Landen - Lodate Iddio in ogni luogo - di J. S. Bach, per soprano e orchestra (dolce, bella e perfettamente bachiana la voce della giovanissima Lenneke Ruiten), e la Canzonetta spirituale sopra alla nanna di Tarquinio Merola, prima met del 1600, per soprano (e qui la Galli era perfetta) accompagnata da uno strumento che poteva essere un arciliuto o un chitarrone. Due sere dopo, con la stessa orchestra - alla quale si aggiunto il Monteverdi Choir (anche di questa compagine Gardiner fondatore e direttore artistico) - si celebrato un altro centenario, questa volta il quarto, dei Vespri della Beata Vergine di Claudio Monteverdi (1610); lopera con la quale si conclude lepoca della musica rinascimentale e si apre la strada alla musica moderna, quella che ha segnato i tre secoli successivi e che ha mostrato i primi segni di cedimento giusto un secolo fa. La competenza e la padronanza di questopera, da parte di Gardiner e dei suoi musicisti, fin troppo nota; dalla sua prima esecuzione, nel 1964 a Cambridge, a quella famosissima del 1989 nella Basilica di San Marco fino a questa straordinaria di Pisa, lha ripulita di ogni enfasi e retorica, lha resa asciutta ed essenziale, lha riportata a quella fusione fra sobriet e magnificenza che solo la Venezia del Palladio (Monteverdi aveva 13 anni quando Palladio moriva) poteva e sapeva esprimere. E la grandiosa Cattedrale pisana si perfettamente prestata anche a una suggestiva drammatizzazione dellopera, consentendo a Gardiner arditi spostamenti di voci e di strumenti (dislocati in tutti gli angoli delle navate e del transetto, anche i pi remoti, dal famoso pulpito di Giovanni Pisano agli alti matronei) ottenendo magici e misteriosi effetti di echi, rinvii, lontananze. Questo schivo intellettuale inglese che ancorch insignito del titolo di baronetto si dichiara contadino e rifugge da ogni mondanit - grande studioso e profondo conoscitore della musica barocca italiana, al vertice della cultura musicale internazionale, ha progettato questo evento in solitudine, nella sua fattoria del Dorset, poi ha attraversato la Manica e lEuropa con i suoi coristi (32) e strumentisti (22), selezionati e formati con cura certosina, e per qualche giorno ci ha fatto sentire un po pi europei e un po meno provinciali di quanto quotidianamente ci viene suggerito da altri generi di cronaca. Insomma Pisa stata il palcoscenico di un evento di grande rilevanza non
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solo per la musica, ma per la cultura nel senso pi completo e alto del termine: in uno dei luoghi pi affascinati del mondo sono stati riproposti due grandi capolavori. E, diciamolo senza pudore, due opere totalmente e squisitamente italiane, in un quadro che pi italiano non potrebbe essere se si pensa che Monteverdi na-
sce nel 500 a Cremona, in Lombardia, e diventa famoso nel 600 a Venezia, Pergolesi nasce a Jesi, nelle Marche allinizio del 700, e vive i suoi pochi anni a Napoli. E oggi, a distanza di tre e quattro secoli - in quella Toscana che allora era a tutti nemica - lo splendore rinascimentale e barocco viene rievocato nel conte-
sto medioevale di un altro capolavoro, di urbanistica e di architettura, simbolo per secoli della bellezza del nostro paese ed oggi patrimonio dellumanit, quasi a celebrare cos lunit storica e culturale della nazione. Qualcuno glielo vuole raccontare a Bossi?
ARTE
Questa rubrica a cura di Virginia Colombo
Burri e Fontana a Brera. 17 giugno-3 ottobre 2010 Pinacoteca di Brera, via Brera 28 Orari: 8.30-19.15. Chiuso il luned. Biglietti: intero 11 . Ridotto 8,50
Francesca Woodman
Volti nascosti e corpi nudi, spesso in posizioni innaturali. Muri sbiaditi, sporchi, angoli inquietanti. Stanze abbandonate, solo qualche oggetto a ricordare la loro funzione. Questo il mondo di Francesca Woodman, fotografa e performer dalla vita breve e intensa. Classe 1958, americana del Colorado, mor suicida a soli 22 anni. Una passione per la fotografia maturata gi dalla prima adolescenza, quando inizia a ritrarre se stessa come soggetto principale a 13 anni. 116 fotografie, per lo pi in bianco e nero, e 5 frammenti di video compongono la retrospettiva al Palazzo della Ragione. Si scopre cos, foto dopo foto, lossessione che la Woodman aveva per il corpo, il suo corpo, oggetto e soggetto dei suoi scatti. Un corpo che non mai fine a se stesso ma sembra volersi confondere con lambiente che lo circonda, in cui la Woodman sinfila in vecchie creden-
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ze di legno, si nasconde dietro tendaggi e porte e sembra volersi fondere con le rigide sedie presenti nella stanza. Un mondo freddo, immobile e inquietante, fatto di muri scrostati, stracci ammucchiati, pavimenti polverosi e specchi. Ci che colpisce maggiormente nelle opere della Woodman lassenza del volto, tagliato fuori dallinquadratura, non messo a fuoco, nascosto dai capelli, da un oggetto, da una torsione del corpo oppure nascosto perch il soggetto da le spalle allobiettivo. Unarte che sincentra fortemente sullIo e sulla propria intimit, mostrata sfacciatamente e provocatoriamente. Non un caso che la maturit di questo suo breve
percorso sia avvenuta negli anni Settanta, anni in cui era concesso eccedere, sperimentare e dare scandalo. Vari i temi in cui la Woodman declina il suo corpo. Oltre agli interni domestici degne di nota sono anche gli scatti delle claustrofobiche scatole di vetro, in cui lartista imprigionata e sembra muta e incapace di ribellarsi, come uno degli oggetti che la circondano. Conclude il percorso la sezione dedicata alla natura, dove il corpo nudo immerso nelle campagne del New Hampshire, e il contatto con la terra sembra ridare vitalit e instaurare un senso pi profondo tra lIo messo a nudo e la Natura. La mostra presenta foto inedite e ricrea anche lallestimento originale
che la Woodman cre per la serie Swan Song, realizzato a Providence nel 1978, 5 foto in formato grande, appese a diverse altezze, lontano dai classici standard espositivi, ricreato per la prima volta in Italia. Unoccasione per scoprire unartista che nonostante la giovane et aveva in s un mondo intricato e complesso, umanamente e artisticamente. Francesca Woodman. Palazzo della Ragione, piazza Mercanti. 16 luglio24 ottobre 2010 Orari: marted, mercoled, venerd, sabato, domenica 9.30-19.30. Luned 14.30-19.30. Gioved 9.30-22.30 Biglietti: 8,00 intero; 6,50 ridotto.
CINEMA
Questa rubrica curata da Giulio Rubinelli
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si sente la mancanza di una regia internazionale come pu essere quella di Sorrentino. Insomma, il bilancio delle due serate a cavallo tra La solitudine dei numeri primi e il Milano Film Festival tragica. Da un lato il film ispirato a un bestseller che non restituisce un quadro chiaro di ci che voleva essere trasmesso. Dallaltro lassoluta mancanza di narrativa a favore di una regia sperimentale che trascura la cura dellimmagine a favore di critica e settore. Dov finito lintrattenimento? La sua vera essenza? come giocare il calcio a porte chiuse, senza
il pubblico. Unattivit pensata per distrarre le persone disputata tra i soli protagonisti. Le persone lavorano tutta la settimana, sono soffocati da problemi e difficolt quotidiane che sono le stesse di tutti. Quando vanno al cinema lo fanno per intrattenersi, per avere qualcosa di cui parlare, discutere, su cui confrontarsi che permetta loro, come tramite la lettura di un libro, di viaggiare, di immedesimarsi in storie a volte comiche a volte drammatiche che consentano loro di dimenticare. ovvio che poi al cinema non ci andranno pi, perch lintrattenimento facile sempre die-
tro langolo, in casa, dietro a una scatola che gi di per s intristisce le loro esistenze. Il cinema fine a s stesso non funziona. Il cinema per i registi, per gli attori, i produttori e i critici non va. Ritorniamo ad unessenza chiara di questo settore che riporti le persone e i luoghi in primo piano, che li ponga di fronte ad uno specchio e dia loro da riflettere sulle proprie mancanze e virt. Altrimenti, come nel teatro, la sperimentazione allontaner sempre pi il pubblico dalla ricerca della vera bellezza e non insegner mai a riconoscerla e proteggerla.
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