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Numero 25 Anno II
6 luglio 2010
edizione stampabile
www.arcipelagomilano.org
Editoriale -LBG - ELEZIONI: GLI INVISIBILI PER LA POLITICA Citt Giovanni Zanchi - BOLLATE: UN ANGOLO DI SVEZIA OLTRE LE SBARRE DallArcipelago Ileana Alesso - LE QUOTE ROSA SECONDO FORMIGONI Dal Palazzo Giuseppe Amoroso - CITTADINI SENZA GIUSTIZIA Approfondimenti - Pier Giuseppe Merlo - DURA LEX, CARA LEX Urbanistica Laura Censi -PGT: CHE TORMENTO! Societ Giulio Rubinelli - IL CANTO DEGLI ULTIMI Sanit - Claudio Rugarli - UGUAGLIANZA E DIRITTO ALLA SALUTE Architettura - Isabella Tiziana Steffan - BARRIERE ARCHITETTONICHE: MILANO COSA FAR? Primo Piano - Giuseppe Ucciero - IL CONTRATTO: SPATUZZA, ARCORE E DINTORNI Video INTERVISTA A LUCIA CASTELLANO DIRETTRICE DEL CARCERE DI BOLLATE Musica Mendelssohn Canto di primavera, Op. 62 No. 30 Trascrizione di Pablo Casals Harry Wimmer violoncello - Eduard Laurel pianoforte Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit in ARTE & SPETTACOLI MUSICA a cura di Paolo Viola TEATRO a cura di Guendalina Murroni CINEMA a cura di Giulio Rubinelli
mento della privazione della propria libert. Su tutte le copertine di Salute inGrata, il cui caporedattore Renato Vallanzasca, campeggia il
motto il Fuori si accorga che il Dentro una sua parte: mai come in questo caso, Milano deve essere orgogliosa di avere al proprio interno
tanta ricchezza. giusto evitare che il Fuori si dimentichi di una parte cos importante di s.
per il processo, se le notifiche agli imputati, alle parti lese e ai testimoni sono andate a buon fine e, quindi, se potranno effettivamente procedere nel giudizio o dovranno rinviarlo per non incorrere in nullit che renderebbero vano il lavoro svolto. Di conseguenza, tutti i processi stabiliti per un determinato giorno vengono fissati alla stessa ora, di prima mattina. Questo obbliga i cittadini interessati ad alzarsi presto, intasare strade e mezzi pubblici, presentarsi in Tribunale non oltre le ore 9 e attendere. Poi comincia un rito allucinante. Il giudice chiama la singola causa e pu procedere alla relativa trattazione solo se, miracolosamente, sono presenti tutti, imputati, parti lese, testimoni e, naturalmente, avvocati degli imputati e delle eventuali parti civili, oltre che il rappresentante del Pubblico Ministero. Se, com pressoch inevitabile, manca qualcuno degli interessati, di so-
lito manca anche la prova della notifica relativa, non si pu cio sapere se la persona stata raggiunta dalla notifica (nel qual caso si pu anche procedere, eventualmente assumendo determinati provvedimenti), oppure si trasferita, magari per luogo ignoto. Quella prova, di norma, arriver nei giorni successivi, ma nel frattempo il giudice avr dovuto rinviare il processo ad altra data, di solito alcuni mesi dopo, licenziando i presenti, alcuni ben lieti di aver guadagnato tempo, altri (la maggioranza) furibondi per aver perduto la giornata senza aver ottenuto alcun risultato. La cerimonia dei rinvii per omessa notifica (o mancanza di documentazione della medesima) dura mediamente met della mattina. Altri processi vengono rinviati su istanza degli imputati, dei loro difensori, pi raramente delle parti civili. Complessivamente, pi della met dei processi penali fissati per quella
data non viene neppure iniziata, ma solo differita ad altra udienza. Nel settore civile la situazione non migliore. Le udienze, in linea di massima, si tengono, ma le controversie fanno ben pochi passi avanti. Una parte presenta una memoria, magari allegando documenti; laltra parte, ovviamente, chiede un rinvio per esaminare il tutto. Alludienza successiva, dopo diversi mesi (di regola, in ogni causa si tengono non pi di due udienze allanno), la parte che aveva chiesto il rinvio deposita a sua volta un atto, magari con altri documenti, e si ricomincia. Di recente sono state introdotte delle preclusioni per evitare che le repliche reciproche si protraggano allinfinito. Ma, in generale, la litigiosit delle parti e la non eccezionale produttivit dei magistrati costituiscono un cocktail micidiale, il cui risultato il protrarsi della durata delle controversie civili per svariati anni.
per favorevoli e contrari, le intercettazioni telefoniche, che purtroppo hanno poco a che fare con i veri problemi che affliggono, in materia di giustizia, i cittadini italiani. Giuliano Pisapia, rifuggendo da ogni retorica, ha fornito una impressionante quanto drammatica serie di dati: dal sovraffollamento delle carceri, con il trend avviato al doppio della capienza; un sovraffollamento che si caratterizza: per gli oltre 4000 detenuti con pena inferiore ai due anni, per lelevato numero di tossicodipendenti; e che ogni hanno passano dal carcere oltre centosettantamila persone per restarci non pi di tre giorni, e che ogni detenuto costa allo Stato e quindi Cara per tutti coloro che pagano le tasse: 170 al giorno per detenuto. Una giustizia anche Dura per la sproporzione dei tempi che impone ai cittadini: unattesa media per processo di 5 anni: dovuta in larga misura a problemi di natura logistica (indisponibilit di aule) e alle inefficienze nei processi di notifica (omesse o errate) per quanto concerne il penale, mentre per il civile il tempo medio di due anni. Una giustizia Dura per linadeguata qualit di molte delle sue decisioni, per limpressionante numero di processi prescritti (350.000), che per ben tre quarti avviene durante le indagini preliminari; insomma un quadro che evidenzia quanto gli italiani e i milanesi continuino a essere inattesa di giustizia. Eppure quasi duecento cinquantanni fa, un illuminato avvocato milanese, tal Cesare Beccaria, diede alle stampe il suo saggi/opuscolo dei delitti e delle pene, evidenziando sia al Paese che allEuropa il problema della Giusti-
zia Giusta, ovvero della strategicit della prontezza della pena, in quanto lassociazione del delitto alla pena pi forte nellanimo umano, in quanto fa comprendere pi direttamente la relazione di causa ed effetto dei due concetti. Sono passati duecento cinquantanni e per molti versi, lavvocato Beccaria sarebbe pi che mai attuale, soprattutto in un Paese, dove a differenza degli altri in Europa e non solo, alletica del rispetto delle istituzioni e delle sue leggi si antepone lossequio o il diniego alla temporalit dei governi, confortati in questo dal consolidarsi del potere contrattuale dellintricato sistema delle corporazioni con cui pi conveniente identificarsi. E non sar certo un caso che i due ultimi Ministri di Grazia e Giustizia siano espressione politica di due territori, quali la Campania e la Sicilia, in cui leticit del rapporto di fiducia e di rispetto nei confronti delle istituzioni diffusamente ai minimi termini. Non ci rimane quindi che rassegnarci ? o ricorrere alla Mazziniana evocazione che quando serve bisogna incoraggiare il vento liberatore? Il contributo di Giuggioli e Castelli hanno cercato di far intravvedere quel eppur si muove che potrebbe trasformarsi in potenziale alito di incoraggiamento rivolto a chi ancora depositario di ci che rimane della cultura riformista e solidale di Milano. Giuggioli e Castelli hanno convenuto sulla piaga delle improduttivit sistematiche che appesantiscono lintero percorso della giustizia e che sono pi che mai note; tra queste merita sicuramente una nota di evidenza la ripartizione delle funzioni e delle
attivit tra i 50.000 addetti alle dipendenze del ministero. Mentre sono diffuse le carenze di organico tra le guardie carcerarie, le cancellerie e i magistrati, una diversa e pi professionale gestione delle notifiche e che nellemergenza attuale, i magistrati siano impegnati a esercitare esclusivamente la loro mission originale, ovvero funzioni e operativit finalizzate al recupero di quella giusta efficienza che tutti i cittadini invocano e pretendono. Nonostante la provocazione di Mario Artali, di approfondire le discordie tra il magistrato Castelli e gli altri intervenuti sulla necessit di separare o no le carriere, tra magistratura inquirente e magistratura giudicante, il dibattito ha preferito privilegiare ragioni e impegni per proseguire e accelerare limpegno per una riorganizzazione del palazzo a Milano quale contributo allo sviluppo della comunit milanese e lombarda. Che possa essere messo in agenda una sorta di federalismo giudiziario milanese potrebbe essere unidea promossa dal Presidente dellOrdine e non certo disdegnata dallauditorium, ma per realizzarla occorrer ampliare la platea delle intelligenze e delle buone volont della classe dirigente milanese per superare lignavia di unarretrata cultura di intendere i problemi della giustizia in Italia. Giuliano Pisapia, iscrivendosi al concorso delle primarie per la candidatura a Sindaco, potrebbe rappresentare un possibile punto di riferimento per una via milanese a una giustizia pi giusta, per Porto Franco, la questione giustizia a Milano non finisce certo in archivio.
to degli indici di edificabilit eccessivi che presuppongono un aumento di 500.000 abitanti per una citt che non ha bisogno di surplus abitativo e di altro cemento, alla stregua di quanto avveniva negli anni 60, ma di maggior housing sociale e di riqualificazione delle periferie. Con questa programmazione, di stampo fascista, avremo cantieri aperti per i prossimi 100 anni! C la constatazione che il comune abbia aumentato da 0,5 mq \mq a un mq \mq, a favore dei privati, la percentuale di utilizzo del suolo. Sergio Brenna ha puntato il dito contro la perequazione fatta senza controlli analizzando come le aree del Parco sud siano a rischio di speculazione e come enti che si presentano come no profit abbiano invece come obiettivo linteresse privato con ledificazione di nuove case. Gli edifici in fase di realizzazione sono concepiti dalle grosse societ interessate come deifuturio diritti di edificazione per i prossimi 10-15 anni, da rivalutare sul mercato quando ledilizia avr visto raddoppiare il proprio valore immobiliare.
Majorino ha brevemente elencato i risultati del lavoro del PD in consiglio comunale, come laumento delle aree a verde e delledilizia convenzionata, non ottenendo molti riconoscimenti dal pubblico presente, che lo ha pi volte contestato. Del resto lopposizione a Milano non si mossa con molto successo in questi ultimi anni e i risultati sono sotto gli occhi di tutti, anche se bisogna tener conto della difficolt di lavorare con una maggioranza molto forte e coesa. Gli errori sono quelli gi ampiamente analizzati: debolezza interna (divisioni e correnti), e incapacit (comune a tutta la sinistra) di interpretare i bisogni della gente e della societ in generale. C stata una mancanza di rinnovamento della classe dirigente e soprattutto lassenza di un programma e unidea di partito. Questi errori hanno pesato sulla formazione di un gruppo compatto, in consiglio comunale e regionale, che ha permesso che fossero imposti dallalto, dalla nomenclatura del partito, le scelte e i candidati in corsa alle elezioni. Un antidoto a questa deriva stato proposto da Basilio Rizzo che si ado-
perato, col suo gruppo in comune, nel fare ostruzionismo al PGT con una miriade di emendamenti messi apposta per ritardarne lapprovazione e contrastarne leffetto negativo. Tentativi e ostruzionismo che non sono bastati per a evitare la deriva affaristica dellExpo, dove sono prevalsi concetti puramente speculativi sulle aree preposte alla manifestazione anzich una concentrazione su temi innovativi come lalimentazione e la sostenibilit energetica. Oggi siamo ancora in una situazione di stallo, dopo le dimissioni di Stanca, senza che le parti si siano accordate sul prezzo dellacquisto dei terreni, mettendo in forse la riuscita stessa del piano. Basilio Rizzo per ha ottenuto un risultato importante cio quello di mescolare nel PGT percentuali di edilizia privata e housing sociale per creare coesione tra i diversi livelli di soggetti fruitori. La serata si conclusa con la speranza di trovare consenso sulla figura di un candidato sindaco per le prossime elezioni, senza ritardi e tentennamenti e soprattutto con un identico criterio di scelta.
pure ancora respira. Dolcemente, con accenti rochi e una grammatica celeste. S, una persona. Non lavevamo visto. Siamo sicuri? Era lui linvisibile o noi i ciechi? La verit sta sempre in mezzo. Possibile che ci siamo dimenticati di chi uomo come noi? Di chi vive, respira, gioisce, soffre come facciamo anche noi? Vi regalo unimmagine, fatela vostra. Diluvia a Milano. Di quei diluvi che solo voi, miei concittadini conoscete. Che paralizzano la citt, il traffico, che ci regalano, in tutto il loro frastuono, una pace e un silenzio ai quali non siamo abituati. Che ci costringono a parlare sotto ai portici con altre persone con le quali non sareste mai entrati in contatto in tutta la vostra vita, a sdrammatizzare sul tempo, in attesa che spiova. Un uomo, solo, in un angolo. Seduto sul cartone, al limite del muro dacqua. Si raggomitola in se stesso proteggendo ci che gli resta dalla tempesta. Ci parlerete? Non necessario. Ma lo vedrete? Lo vedrete davvero? Quella miseria vi toccher? Perch a Milano quando piove c una gran luce, non
mai buio, come non mai buio di notte. E anche quella fatichiamo a vederla. Allora rispondetevi: lui a essere invisibile o voi a non vederlo? Non unaccusa, ma una presa di coscienza sulla pi basilare delle emozioni: la compassione. Questa parola con la quale ci battiamo il petto in chiesa ogni maledetta domenica. Nel vostro cuore, dove rimangono gli ultimi? Perch questo sono- non invisibili, non senzatetto, ma pi semplicemente sconfitti. Come in una gara che evidentemente qualcuno ha truccato. Cosa meritiamo noi pi di loro per stare ora, nel nostro ufficio o in casa a leggere Arcipelago mentre fuori diluvia? E intanto lui protegge il suo cartone. Certo, direte io cosa ci posso fare? La vita mi ha premiato, la sorte. Eppure io mi dico di sinistra e non credo nella fortuna. Credo nelluomo in quanto artefice del suo destino, in quanto macchina pensante, realizzatrice dei propri sogni. Credo nelle opportunit e in chi non ne ha avute, ma non in una situazione stantia e irrimediabile. Chi decide chi ha diritto a unopportunit? Non credo in Dio, quindi il cerchio si restringe.
La soluzione per me liberarsi da questa insulsa cecit e tornare a vedere chi ci sta intorno. Rallentare questa insensata corsa e soffermarsi su uno sguardo prolungato alle proprie spalle. Recitava una delle pi popolari campagne elettorali dellormai Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi: Aiutare chi rimasto indietro. Ora, non so bene a chi si riferisse il Cav, ma per me chi rimasto indietro sono coloro che non hanno pi il fiato per correre o i mezzi. Allora fermiamoci. Prendiamoci anche un solo istante per voltarci da questo quadro impenitente di glorie e stucchi dorati, a guardare chi ci siamo lasciati alle spalle. Soccorriamo chi necessita e forse, portandoci tutti sullo stesso livello, saremo ancora di pi, ancora pi forti e correremo pi veloci, mano nella mano con chi era ultimo. La fortuna, per chi ci crede, gira. Io preferisco pensare che siamo capaci di una tolleranza e una solidariet tali da poterci sorreggere a vicenda affinch, sempre per chi ci crede, gli ultimi saranno i primi e fuori potr tornare a splendere il sole, per tutti.
Tra coloro che hanno difficolt a fare rapidamente delle indagini cliniche vi sono ammalati per i quali questo un problema di vita o di morte, per esempio quando si sospetta un tumore maligno, e vi sono ammalati per i quali lindagine fatta per completezza osservazionale, in assenza di una precisa ipotesi che la suggerisca. Vale a dire che la maggioranza delle indagini cliniche destinata a dare un risultato normale, anche se ve ne sono alcune che possono fornire chiarimenti di grande importanza. Naturalmente possibile solo con un certo margine di fallibilit stabilire a priori la probabilit che unindagine clinica dia un risultato informativo. Ma fare questo significa fare un ragionamento clinico e avanzare una o pi ipotesi diagnostiche che con le indagini cliniche debbono essere corroborate o escluse. Temo che questa abitudine si vada perdendo nella medicina di oggi proprio perch i trionfi della tecnologia hanno suggerito lidea che con il progresso tecnico i problemi diagnostici sono superati, mentre questo non credo sia vero. Infatti, i medici sono portati a credere che gli esami clinici siano una specie di scandaglio con il quale si esplorano alla cieca i misteri del corpo malato, mentre questa esplorazione deve avvenire soprattutto con il ragionamento. Non che sia sbagliata lidea di un esame quanto pi approfondito possibile di ogni singolo caso clinico, ma perch questo praticamente attuabile solamente con indagini poco costose che si eseguono rapidamente, mentre le pi complesse, e costose, debbono essere scelte sulla base degli elementi preliminari facilmente valutabili, come la storia clinica, una visi-
ta medica completa e ben fatta (consuetudine che si va perdendo), al massimo poche semplici indagini strumentali e di laboratorio. Se quindi, le indagini cliniche venissero eseguite solo in base a ipotesi, sicuramente sarebbero chieste in numero minore e sarebbe pi facile salvaguardare il diritto alla salute dei meno privilegiati nella scala sociale. Ma chiedere ai medici di limitare la richiesta delle indagini cliniche in base alla loro abilit di avanzare ipotesi diagnostiche li carica di una pesante responsabilit, perch, per bravi che siano, sono tuttavia fallibili, e limitare il numero degli accertamenti pi approfonditi comporterebbe la possibilit che sfuggano elementi diagnostici importanti. Questo avrebbe anche conseguenze legali, perch aumenterebbero i casi di richieste di risarcimento, se non di conseguenze penali, quando si accertasse che unindagine importante non stata chiesta, sia pure in assenza di ogni indicazione ragionevole alla sua esecuzione. Occorrerebbe pensare a tutto questo e stabilire dei criteri di giudizio che salvaguardino i medici da azioni legali avventate. Il che non toglie che sarebbe certamente bene che nelleducazione universitaria dei medici venisse dato lo spazio adeguato al metodo clinico, il che oggi per lo pi non avviene. Nellattesa del conseguimento di questo ideale culturale, rassegnamoci allidea che il diritto alla salute non uguale per tutti. E questo sar sempre peggio con i progressi della medicina che offrono strumenti diagnostici sempre pi efficaci, ma pi costosi. Quanto detto riguarda i cittadini italiani che, almeno in teoria, dovrebbe-
ro essere pienamente visibili per le istituzioni dello stato. Ma la nostra penisola abitata anche da esseri umani che da questo punto di vista sono completamente invisibili. Parlo degli immigrati, o almeno di quelli non in regola con i documenti, i cosiddetti clandestini. Il nostro sindaco ha detto recentemente che gli immigrati clandestini di regola delinquono. Ci sono state in Italia pi sanatorie, lultima proprio da parte dellattuale governo cui vanno le simpatie politiche del nostro sindaco, con le quali si sono regolarizzate le posizioni di varie centinaia di migliaia di immigrati che prima, secondo i criteri dei sodali politici del sindaco, potevano essere definiti clandestini. Ebbene, se ci si basa su questi numeri bisognerebbe concludere che gli immigrati clandestini di regola lavorano e non delinquono. Eppure, questi abitanti della nostra penisola sono totalmente invisibili per quanto riguarda il diritto alla salute, che non li riguarda. Ho gi scritto su ArcipelagoMilano qualcosa a proposito della possibilit di denunciarli quando chiedono soccorso a una struttura sanitaria e, di fatto, credo che chiedano questo il meno possibile, figurarsi se chiedono una tomografia assiale o una risonanza magnetica. Eppure, a me medico, tutto questo fa una grande impressione. In politica ci si scagliati contro il buonismo, ma forse non era il caso di passare al cattivismo. Eppure sembra che il cattivismo serva al sucesso elettorale. Questi sono i tempi in cui viviamo. Tristi.
tettoniche, in alcuni casi in modo meno restrittivo. Nel regolamento edilizio non si tratta di materia urbanistica, ma neppure nel PGT viene ripreso lart. 15 della Legge Regionale 6/89 che prevede che i Comuni destinino una quota non inferiore al 10% delle entrate derivanti dagli oneri di urbanizzazione ai fini dell'abbattimento delle barriere architettoniche e localizzative per le opere, edifici e impianti esistenti di loro competenza. Nella Commissione Arredo Urbano recentemente costituita, non ci sono esperti in accessibilit. Eppure il tema della percezione, della sicurezza e dellusabilit degli elementi di arredo urbano da parte di tutti dovrebbe essere coniugato con la bellezza della citt e considerato importante. Vi sono alcuni esempi di Amministrazioni virtuose a cui ispirarsi, sia a livello regionale con ricadute sia a livello provinciale sia comunale. Il Comune di Ferrara ha istituito prima un Ufficio di consulenza per favorire l'autonomia e la vita indipendente delle persone anziane e con disabilit nella propria abitazione e nel territorio, e nel 2008, la Commissione Tecnica Accessibilit, afferente al gabinetto del Sindaco, con l'obiettivo di garantire massima accessibilit a tutti i cittadini. La Commissione, oltre alle funzioni consultive e di supporto ai tecnici interni ed esterni, prende in esame anche le segnalazioni di priva-
ti cittadini che possono cos evidenziare situazioni problematiche o difficolt di accesso nel territorio comunale. Il Comune di Parma, ha istituito unAgenzia apposita che svolge i propri compiti in modo integrato con i diversi Assessorati dellAmministrazione Comunale, e diverse Istituzioni che operano nel settore disabilit al fine di agire in modo trasversale e sinergico per lo sviluppo di una politica locale orientata a favorire linclusione di tutti nella vita della comunit. Oltre alle molte iniziative di supporto alle famiglie, a Citt accessibile, un programma in cui tutti gli assessorati sono chiamati a predisporre interventi negli ambiti di competenza, si ricorda i recenti Piano della mobilit delle fasce deboli, e il Libro Bianco su Accessibilit e mobilit urbana, linee guida per gli enti locali frutto del lavoro del Tavolo tecnico istituito tra Comune di Parma e Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali. Il Comune di Venezia ha istituito nel 2003 presso la Direzione Progettazione Esecuzione Lavori Pubblici, l'Ufficio Eliminazione Barriere Architettoniche si occupa di tutti i problemi presenti negli edifici comunali e negli spazi pubblici del Comune. L'ufficio si avvale di alcuni consulenti per affrontare tematiche specifiche e per esprimere pareri sui progetti di interventi pubblici; costituisce
un punto di riferimento per tutti i tecnici, per la definizione di criteri e metodologie di progettazione accessibile. Citt per tutti un servizio, afferente al Consigliere Delegato Accessibilit, con cui il Comune si impegna a garantire ai cittadini, le informazioni utili per fruire al meglio dei servizi erogati a favore delle persone con disabilit e a far conoscere le facilitazioni e gli interventi realizzati per migliorare l'accessibilit urbana di Venezia e Mestre, in particolare con un'efficace politica di trasporto pubblico. Il Progetto Lettura Agevolata un servizio promosso per facilitare l'accesso alla cultura e all'informazione da parte delle persone con ridotte capacit visive e per sensibilizzare la collettivit sui temi legati alla minorazione della vista. Sarebbe bene che Milano, citt turistica proiettata verso lExpo 2015, in cui ancora crediamo, non figuri ancora una volta come poco sensibile alla filosofia dellInclusive Design/Design for All, adottata e promossa dalla Comunit Europea. Dovrebbe porsi come obiettivo una progettazione accessibile diffusa sul territorio, prima a livello urbanistico e architettonico ma poi anche riguardo ai trasporti pubblici, ai servizi, al sistema informativo, agli arredi urbani e, ispirandosi agli esempi citati, potrebbe dotarsi di una commissione o ufficio apposito.
pure per quel che ritiene opportuno di dire e non dire. E dice e non dice sulle vicende personali dellonorevole Berlusconi e dei suoi uomini pi vicini, a partire dallaltrettanto onorevole Marcello DellUtri, appassionato bibliofilo e quindi, come tale, certamente persona per bene. Ecco che allora lo Spatuzza non pi un onorevole rappresentante della Mafia spa, ma diviene un bersaglio che deve essere messo nelle condizioni di non nuocere. Ma come farlo, come ucciderlo senza ucciderlo effettivamente? Come impedirgli di parlare, senza versare, per ora, il suo sangue? Come farne uno zombie circolante come premorto anzich postmortem, senza colpirlo fisicamente? E semplice, basta innovare lo strumento del Contratto, basta importare anche nelle logiche criminali quella fantasia degli strumenti e dei metodi che tanta buona prova di s sta dando nella gestione della finanza, delleconomia e della societ. Cos, quasi fosse un derivato, qualcuno ha ben pensato di mettere a punto una sorta di Contratto che opera non con unazione ma con unomissione, un Contratto a contenuto assicurativo contro eventi esterni indesiderati. Per uccidere un uomo come Spatuzza non necessario sparargli in testa, basta togliergli la protezione, basta omettere un provvedimento essenziale per la sua sopravvivenza fisica. Per farlo tacere pensiamo quindi noi, del Viminale, che al resto poi qualcuno provveder. Cos a Giuseppe Spatuzza viene negata, per la prima volta in Italia in casi simili, laccesso al Programma Protezione e che questo avvenga a seguito del suo dire e non dire circa le oscure origini Berlusconi
non appare una pura consecutio temporum. Togliere la protezione a uno come Spatuzza, depositario di segreti e di informazioni le pi pericolose e intime sullintreccio tra politica e mafia e soprattutto disposto a parlarne, equivale alla firma di una messa a morte, ad un contratto tra criminali. La carica intimidatoria di un atto di questo genere pari solo al suo contenuto sovversivo delle regole, dellinteresse e delletica dello Stato. E non stupisce allora che delloperazione si sia fatta carico, con piena responsabilit politica e morale, luomo della Lega al Viminale, il garante della Sicurezza dei bravi cittadini del Nord. Non stupisce perch nel perverso patto sempre pi stretto tra Berlusconi e Bossi, la salvezza delluno sempre pi la salvezza dellaltro, e daltra parte cosa sar mai la vita di uno Spatuzza di fronte al sole radioso della Padania libera? Ed ecco allora che il Contratto, un Contratto che uccide la Verit prima ancora che la Vita, pronto ed firmato da tutti gli interessati. Ecco pronto il Contratto che non toglie la vita, ma semplicemente, come dire, la sospende cautelativamente. Son chiari i mandanti, chiara la vittima, chiaro il prezzo posto sul tavolo. Manca solo il tempo e loccasione, ma non preoccupiamoci che son dettagli, che anzi i nostri neanche vogliono sapere, che son persone perbene, loro. Non sappiamo se questi siano gli ultimi anni o mesi del potere di Berlusconi, certo che dal suo lento tramonto proviene un tanfo insopportabile di marciume personale, morale, materiale, politico, generato da un verminaio in cui delirio di personalit, connivenze criminali, sexual addiction, favori omertosi, si intrec-
ciano a livelli sempre pi insostenibili non per la morale della persona per bene, ma per il mantenimento dei requisiti minimi del funzionamento dello Stato e della Societ. Cosa ha da dire su questo la classe dirigente? Silenzi, qualche imbarazzo, risatina e risatone alle barzellette nei convegni, e dietro alle quinte un gran fervore per spartire la gran torta dei privilegi e del business. Coshanno da dire le Associazioni Imprenditoriali che impongono addirittura ai propri associati, a rischio della loro pelle, degli associati sintende, di denunciare qualsiasi tentativo di estorsione e dintromissione mafiosa? Silenzio. Tra persone perbene non si fanno contratti, n attivi n omissivi. Le Associazioni, le Camere di Commercio, le Fondazioni bancarie, sono fatte di persone perbene, lo dobbiamo e lo vogliamo credere. Vorremo anche poterlo credere. Se una persona perbene non tollera pi il comportamento di un mascalzone, normalmente gli toglie il saluto, o almeno manifesta freddezza formale. Se una comunit toglie il saluto, quelluomo finito, per quanto potere abbia. E allora, coraggio, togliete il saluto a Silvio Berlusconi, negate la riverenza a quelluomo di cui tanto sparlate in privato, siate persone perbene, o almeno non ridete alle sue barzellette che sono la forma specificamente volgare con cui luomo del malaffare chiede a tutti tacita e compromissoria complicit. Un momento dopo il vostro silenzio, un istante dopo il vostro ritegno al saluto, il Re sar irreparabilmente nudo e solo, senza pi il potere di firmare Contratti contro Spatuzza e contro di noi.
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Maurizio Franzolin
RUBRICHE
MUSICA
Questa rubrica curata da Paolo Viola rubriche@arcipelagomilano.org
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vka al pianoforte, il solare concerto n. 12, K. 414, di Mozart. Fin qui tutto bene, due esecuzioni molto morbide, un po sognanti, senza grandi contrasti, sostenute da unorchestra perfetta, con il suono giusto per quellatmosfera e quel luogo. Nel secondo tempo invece ha prevalso lincontenibile amor paterno del grande Vladimir che ha voluto eseguire due pezzi in famiglia con risultati che hanno lasciato molto perplessi: una Ma mre loye di Ravel nella rara e bella edizione originale per pianoforte a quattro mani (le sue e quelle di Vovka) suonandola a parti alternate si suppone per evitare qualche difficolt tecnica con evidenti e inevitabili squilibri; poi ha voluto inopinatamente chiudere con un omaggio alla coppia - figlio pianista e nuora ballerina dirigendo lincantevole Aubade di Poulenc per pianoforte e piccola orchestra con limprobabile aggiunta di un insignificante balletto. Peccato. La sera dopo eravamo pieni di pregiudizi - dobbiamo confessarlo - avviandoci ai giardini di Villa Olmo a sentire questo Don Giovanni prodotto dalla As.Li.Co con lorchestra 1813. As.Li.Co. per chi non sapesse, lAssociazione Lirica e Concertistica milanese (www.aslico.org) creata cinquantanni fa dal conte Treccani degli Alfieri con lo scopo di scoprire e aiutare giovani cantanti, mentre
1813 (www.orchestra1813.org, dalla data di nascita del Teatro Sociale di Como dove di stanza), unorchestra giovane di giovani, creata sostanzialmente per fare da supporto allattivit di As.Li.Co. Bene, con queste premesse tutti giovani sconosciuti, esecuzione allaperto, giardino circondato dalla strada statale, autoambulanze del vicino ospedale (ma signor Sindaco, davvero non si pu far osservare un po di silenzio?) eravamo rassegnati a una serata modesta, senza alcuna aspettativa, un doveroso gesto di incoraggiamento. E invece stato uno spettacolo fantastico, con una magnifica scenografia e una straordinaria regia che ricordavano, senza farli rimpiangere, Strehler e Peter Brook insieme: Leila Fteita ha raccontato tutta la storia del birbante e delle sue avventure usando solo sipari di stoffe colorate e semitrasparenti, luci accurate e precise, fondali a tinta unita che avevano la forza espressiva di seducenti scenari; simpateticamente Stefano De Luca creava tutti i personaggi del dramma giocoso proprio cos, drammatici e divertenti insieme - tanto vicini a Da Ponte e Mozart quanto lontani dai toni ridicolmente seriosi che spesso ci propinano nellopera lirica. Ancora di pi hanno sbalordito il giovanissimo direttore inglese Oliver Gooch, un ragazzo che irrompe sulla
scena musicale internazionale con la stessa sicurezza con cui si present Daniel Harding (ricordate quel suo Don Giovanni di Aix-en-Provence, nel 1998 - aveva 23 anni - che sbalord il mondo intero per il brio e la vitalit dei suoi personaggi, e che approd poi al Piccolo Teatro per la scarsa ospitalit della Scala di Muti?), e quella fantastica coppia di baritoni nelle parti del Dissoluto Punito (Alessio Arduini, ventunenne!) e del suo arlecchinesco servitore (Mirko Quarello). Ma tutti, necessario dirlo, hanno contribuito a creare uno spettacolo di altissima qualit e di grande fascino. Anche quando sono avanti negli anni, i grandi maestri vanno sempre venerati, ascoltati e riascoltati; non si finisce mai di imparare da loro ed un vero piacere passare qualche ora in compagnia dei loro pensieri e dei loro sentimenti; ma che meraviglia scoprire ragazzi che si apprestano a diventare i protagonisti dei prossimi anni, e che gioia riconoscerne il talento, premiarne le fatiche e le attese! Non lesinare loro il credito, e aiutarli a trovare spazi cui affacciarsi, la storica responsabilit di ogni generazione; ma la nostra, nella musica come in politica o nella ricerca, non la sta forse eludendo?
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difficolt, i suoi inceppi, la vita passo passo prende forma. La recitazione di Elio Germano una casa su due piani. Con un giardinetto allentrata, il tetto di tegole, gli interruttori in ceramica. E dentro tanto amore, semplicit e una cura capillare dei dettagli. Cos cambiato tra le epoche dei due film? Poco o nulla a pensarci bene. Gli operai morivano sul posto di lavoro? Gli operai muoiono anche oggi. Il padrone richiedeva tempi stremanti produzione? Oggi il padrone la societ, schiava di s stessa. I due attori ci dimostrano che esistono ancora oggi gli operai attaccati visceralmente al proprio lavoro, alla manodopera, altro esempio ci viene fornito dallinterpretazione di Sergio Castellitto in La stella che non c (di Gianni Amelio, 2006). Il lavoro a progetto si allontana tanto dalla logica pi antica e superata del cottimo, abbattuto da decenni di ardue lotte? La vita del cottimista era localizzata sul lavoro. Non cera spazio per lo svago o la famiglia. Tutto volgeva intorno a dei movimenti fisici, ripetuti meccanicamente, intorno a degli orari, sempre gli stessi. Ancora Volont: Noi entriamo qui dentro la mattina, quando buio, e usciamo la sera, quando buio. Ma che vita la nostra! Intorno, primo fra tutti, allalienazione dal lavoro. Loperaio di oggi pi consapevole. Una presa
di coscienza che non lo aiuta tuttavia nellaffrontare le sue giornate, divise tra la voglia di una vita normale, o al di sopra delle proprie possibilit, e il lavoro. Un lavoro che specie al meridione sfugge maggiormente ai controlli e al sostegno del sindacato, la cui protezione viene presa in gestione dalla criminalit organizzata locale. Cinico nella sua semplicit ed essenzialit La nostra vita rimane un film in mano agli attori, alla loro capacit di trasmettere le emozioni che regnano sovrane al di sopra degli interessi e dei tempi di consegna. Emozioni che sono grida di umilt, senza pretese, sul filone del verso cantato nella nuova canzone The Wild Hunt di The Tallest Man on Earth, che recita And I plan to be forgotten when Im gone [ndr. - E ho in programma di venire dimenticato quando me ne andr]. Sebbene resta impossibile paragonare in tutto e per tutto le due opere, quella di Luchetti e quella di Petri, per delle apparenti mancanze di regia e di sceneggiatura in La nostra vita, non torna difficile vedere questultimo film, pi recente, come un sequel ideale di La classe operaia va in paradiso. Per il modo, tutto italiano, di affrontare le tematiche legate al mondo del lavoro e nel descrivere la vita delloperaio con un misto tra ironia, follia e drammaticit. Non per ultima la colonna sonora, nel ca-
so pi datato firmata da Ennio Morricone, nel caso di Luchetti da un sempre verde Vasco Rossi (di cui viene fatto un grande utilizzo come spalla alla recitazione di Germano in una scena in particolare: quella del funerale). Citando le celebri battute tratte dal capolavoro di Marco Tullio Giordana (2000) I Cento Passi recitate da Luigi Lo Cascio, alias Peppino Impastato, osservando laeroporto di Cinisi dallalto di una collina. Monologo che lega ledilizia a un concetto di bellezza che va insegnato o forse solo ricordato alle persone, alla cura e la tutela di ci che amiamo e dei luoghi in cui abitiamo. Uno sale qua sopra e potrebbe anche pensare che la natura vince sempre, che ancora pi forte delluomo. E invece non cos. In fondo tutte le cose, anche le peggiori, una volta fatte si trovano una logica, una giustificazione per il solo fatto di esistere. Fanno ste case schifose, con le finestre in alluminio, i muri di mattoni, i balconcini, la gente ci va ad abitare e ci mette le tendine, i gerani, la televisione e dopo un po tutto fa parte del paesaggio- c. Esiste. Nessuno si ricorda pi di comera prima. Non ci vuole nulla a distruggere la bellezza. Allora bisognerebbe ricordare alle persone la bellezza, aiutarle a riconoscerla, a difenderla.
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