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Direttore Luca Beltrami Gadola

Numero 8 Anno II
2 marzo 2010

edizione stampabile

www.arcipelagomilano.org

Editoriale LBG UN MANDARINO IN CINA E UN ROM A MILANO Societ Giorgio Uberti PRIMO MARZO 2010. OLTRE LO SCIOPERO I DIRITTI Ambiente Fiorello Cortiana NOI A PIEDI, LORO SENZA TESTA Architettura Jacopo Gardella LA CITT E I GIOVANI Cultura Rita Bramante LA SCIENZA PER LA PACE E PER IL NOBEL A INTERNET Dallarcipelago Laura Censi LAMBRO & C. AL PEGGIO NON C MAI FINE Lavoro Francesco Silva I DISOCCUPATI DELLA PARTITA IVA Metropoli Carlo Montalbetti I LOVE VIA PADOVA Primo piano Oreste Pivetta INTERNET. LERA DEGLI AYATOLLAH Lettera Antonio Piva GILLO DORFLES E I SUOI CENTO ANNI VISSUTI BENE A MILANO Speciale elezioni 1 - Walter Marossi DELLA LEGA E DEL SUO MODESTO PESO Speciale elezioni 2 Carneade ULTIME DAL FRONTE
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A CHE PUNTO LA NOTTE DEI ROM. DON COLMEGNA


Musica LUDWIG VAN BEETHOVEN (1770 1827) MISSA SOLEMNIS BENEDICTUS Orchestra e coro Staatskapelle Dresda Direttore Christian Thielemann

Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit in ARTE & SPETTACOLI MUSICA a cura di Paolo Viola TEATRO a cura di Guendalina Murroni ARTE - a cura di Michele Santinoli CINEMA a cura di Simone Mancuso

Editoriale UN MANDARINO IN CINA E UN ROM A MILANO LBG


Nel "Pap Goriot" di Balzac Rastignac, giovane studente parigino, chiede al suo amico Bianchon che cosa farebbe se potesse diventare ricco uccidendo un vecchio mandarino in Cina con la sola forza di volont, senza allontanarsi da Parigi. Noi potremmo chiedere ai milanesi che cosa farebbero se potessero far scomparire con la sola forza della volont i Rom da Milano senza che nessuno li sospetti, abbandonandoli al loro destino, per sentirsi pi sicuri. La "parabola del mandarino" di Balzac lasci il segno e apr un dibattito e ancora oggi ne siamo coinvolti tra etica della vicinanza ed etica della lontananza. Sottigliezze che non interessano la Giunta milanese che sembra preoccupata soltanto che una soluzione del problema tolga un mattone allaccurata costruzione del clima di paura che consente loro di ramazzar voti. Agli adulti inutile raccontare truci favole infantili di bambini persi nel bosco, di orchi, di streghe perch corrano a nascondere il loro volto spaventato e lacrimante nelle sottane della mamma - la destra politica - ci vuole qualcosa di pi adatto allet: ecco i Rom o gli immigrati, meglio se scuri di pelle. Daltro canto si visto che nella giostra delle paure quella dei diversi la pi efficace perch mette insieme la paura fisica aggressioni, furti, scippi tipica delle persona anziane, con la paura economica di chi vede negli immigrati un pericoloso competitore nel mondo del lavoro. Per questa destra politica gli immigrati sono necessari come laria che respira, guai se non ci fossero, sarebbe una seconda caduta del muro di Berlino. Ieri c stato il loro sciopero e solo questa destra ottusa non ha voluto capirne il significato: chi sciopera, nessuna differenza tra regolari e irregolari, si colloca allinterno delle istituzioni democratiche. Altro darsi allimprovviso a rivolte di piazza magari come risposta a una provocazione, altro annunciare una manifestazione e tenerla entro gli ambiti del viver civile. In questo Paese se Don Virginio Colmegna ha paura per gli adolescenti rom, come ci dice nellintervista che pubblichiamo su questo numero del nostro giornale, cosa dovremmo dire noi in generale? I messaggi di giornali e televisione e perch no quelli pubblicitari sono allinsegna della schizofrenia pura: da un lato la moda spinge a fa vestire tutti nello stesso modo, possibilmente della stessa griffe, dallaltra spinge a essere diversi, a far parte di un mondo esclusivo: club esclusivi, vacanze esclusive, automobili esclusive. Siamo oramai dentro fino al collo nellegoismo di massa, una sorta di pulsione collettiva che ci vede uniti come prede della demagogia ma nemici uno allaltro: sono i guasti del berlusconismo. Eppure dalla fascia pi giovane della societ arrivano segnali deboli che fanno sperare. Da un lato il numero crescente di ragazzi che si dedicano al volontariato, una delle forme per manifestare due cose insieme: linsofferenza per le carenze ormai macroscopiche dello stato sociale da un lato e dallaltro la disponibilit allimpegno personale nel sociale. Ma non si fermano qui i segnali. I giovani, gli studenti universitari in particolare, hanno nei confronti della scuola e della vita un atteggiamento abbastanza diverso da chi li ha preceduti anche solo di pochi anni: hanno capito che i loro genitori non saranno in grado di fornir loro lo stesso tipo di tutela economica che i loro nonni hanno dato ai loro figli, ossia ai loro genitori. La societ si impoverita complessivamente e dunque bisogna pensare di farsi largo con le proprie risorse: preparazione culturale e professionale e disponibilit a un impegno serio nel lavoro. Insomma, sembra proprio che alla generazione dei bamboccioni ne succeder una molto meno adagiata. Nel moto ondulatorio della societ forse siamo passati dalla curva del disimpegno alla curva dellimpegno. Questa giovent va protetta e forse i nonni potrebbero dare una mano cercando di passarle il testimone dellimpegno civile, cosa che a loro non sempre riuscita con i propri figli.

Societ PRIMO MARZO 2010, OLTRE LO SCIOPERO I DIRITTI Giorgio Uberti


Il primo Marzo 2010 una data destinata a entrare nella storia. Arriva dalla Francia, si alza come il vento improvviso, supera le Alpi e coinvolge il Bel Paese. E la voglia di italiani e stranieri di manifestare contro il clima di razzismo dilagante che emerge in ogni luogo della nostra vita quotidiana. Stranieri allomofobia, stranieri allodio razziale, stranieri alla xenofobia ma soprattutto stranieri alla violenza. Da questa prospettiva dovremmo essere tutti stranieri. Questo il senso non di una manifestazione di parte, ma di un'iniziativa della societ civile contro le discriminazioni e a favore dell'integrazione a cui hanno aderito moltissimi soggetti trasversali del mondo dell'associazionismo e anche del mondo politico. Promossa in Italia, da un gruppo di donne straordinarie, in barba al problema delle quote rosa, levento si collegato e ispirato al movimento francese, La journe sans immigrs: 24h sans nous da cui ha preso il colore simbolo, il giallo. Scelto perch considerato il colore del cambiamento e per la sua neutralit politica: il giallo non rimanda infatti ad alcuno schieramento particolare. Questo evento stato gi accostato, in modo errato, da parte di alcuni media, agli episodi di violenza di Rosarno o, nella nostra citt, agli episodi di Via Padova ma il primo Marzo arriva molto prima di tutto questo. In Francia la giornalista marocchina Nadia Lamarkbi lancia lidea di uno sciopero nazionale degli immigrati il 27 Novembre 2009. In Italia lagenzia stampa ufficiale, Redattore Sociale stata la prima a diffondere la notizia, annunciata dal blog di Stefania Ragusa, gi il 10 Dicembre 2009 e non la prima volta che viene organizzato un evento di questo tipo. Il primo Maggio 2006 negli Stati Uniti, milioni di persone si fermarono per protestare contro il reato di clande-

stinit e le politiche di esclusione; il 16 maggio 2002 a Vicenza, ci fu uno sciopero degli immigrati contro la legge Bossi-Fini e il 20 settembre 1989 a Villa Litterno, gli immigrati incrociarono le braccia per la prima volta contro il caporalato e la camorra, dopo l'assassinio razzista di Jerry Essan Maslo. Lo sciopero degli immigrati, vuole mettere in guardia, dando una scossa al sistema politico, giuridico, economico e sociale sullimportanza che i cittadini stranieri hanno allinterno del tessuto civile. E solo il primo passo di un percorso pi lungo che, si spera, possa approdare alla creazione di un gruppo di pressione sufficientemente forte da influenzare la creazione di nuove politiche per la gestione della condizione degli immigrati e del fenomeno migratorio nel nostro paese. Riunione dopo riunione si consolidato tanto da far pensare agli organizzatori di non far spegnere

questa fiamma sperando di alimentarla e accendere il fuoco dei diritti nel nostro Paese. Questo movimento nasce meticcio ed orgoglioso di riunire al proprio interno italiani, stranieri, seconde generazioni, e chiunque condivida il rifiuto del razzismo e delle discriminazioni verso i pi deboli. La domanda chiara: Cosa succederebbe se i quattro milioni e mezzo dimmigrati che vivono in Italia decidessero di incrociare le braccia per un giorno e a sostenere la loro azione ci fossero anche i milioni di italiani stanchi del razzismo?. Quando si parla di razzismo e di discriminazione si toccano i diritti e negare i diritti significa, di fatto, negare la libert e il benessere individuale. Nel lungo periodo oltre al danno economico, culturale e intellettuale questo accresce il problema, fin troppo strumentalizzato, della sicurezza. Sono premesse queste, che hanno

consentito al Primo Marzo di raccogliere adesioni in modo trasversale e da ogni tipo di aggregazione. Tra le principali possiamo citare lARCI Milano, Emergency, il Partito Democratico, i Giovani Democratici Lombardia, LegaAmbiente, il Movimento Umanista, il Movimento a cinque stelle Lombardia, il Partito dei Comunisti Italiani, il Partito Socialista Italiano, il Sindacato dei Lavoratori Intercategoriale, Sinistra Critica, Sinistra Ecologia e Libert, il Partito di Rifondazione Comunista (dipartimento immigrazione) e Peacereporter (partner ufficiale delliniziativa). Come Prometeo che rubava il fuoco agli dei per donarlo alluomo ora tocca al Movimento Primo Marzo accendere le speranze per il riconoscimento dei diritti a tutti i cittadini stranieri presenti nel nostro Paese e in Europa. Il viaggio appena cominciato.

Ambiente NOI A PIEDI LORO SENZA TESTA Fiorello Cortiana


Il blocco del traffico proposto dai sindaci Moratti e Chiamparino, sotto il profilo dellefficacia ambientale, deroghe incluse, costituirebbe al pi un palliativo per laria malata della metropoli milanese e della Valpadana. Questo varrebbe anche laddove fossero molto meno di 128 sindaci del milanese su 134 ad aver rifiutato la proposta, nel migliore dei casi si sarebbe trattato di una grande simulazione di terapia ambientale e non di una risposta efficace. Al contrario una larga adesione invece si sarebbe rivelata molto utile per lo sviluppo di una consapevolezza diffusa tra tutti i cittadini padani, indipendentemente dalla funzione professionale e dalla collocazione sociale che avrebbero ripreso il luned mattina. Questa consapevolezza collettiva si sarebbe rivelata un prezioso alleato nella negoziazione dei comuni del Nord con il Governo centrale per politiche mirate, sostenute da fondi adeguati. Un Nord che negozia politiche del traffico, dei trasporti, delle emissioni e dei combustibili, come area di quasi 28 milioni di abitanti che d il contributo preponderante al PIL nazionale, unarea con un comune denominatore ambientale e la salute della popolazione, con le affezioni alle vie respiratorie, come ragione sociale. Uniniziativa per una negoziazione collettiva nazionale, uno scenario programmaticamente semplice e poco impegnativo, alla domenica e con le deroghe, ma molto forte simbolicamente e politicamente, a un mese dalle elezioni regionali e a cinque anni dallEXPO 2015. La Padania alla prova si rivelata un bluff, divisa e minata da miopie e gelosie, la Lega si distinta in modo particolare, con largomentazione benaltrista per la quale linquinamneto non dipende solo dal traffico automobilisticoma no? E se si parlasse degli impianti di riscaldamento direbbero che le emissioni inquinanti in atmosfera non dipendono solo dalle caldaie? Eppure nei loro lunghi anni di presenza nei governi dei diversi livelli amministrativi, locali e nazionali, non abbiamo mai visto una loro proposta di sistema, capace di contemplare incentivazioni tariffarie per il trasporto pubblico e telelavoro, politiche degli orari degli uffici e dellallocazione di funzioni nei piani territoriali, ecc. Cos questa simulazione, che ha visto comunque ladesione di 80 comuni e di 9 dei 12 capoluoghi provinciali lombardi, si pu rivelare un irresponsabile boomerang lanciato senza perizia. Un fallimento che assolve i comportamenti e i costumi quotidiani dei cittadini e non implica nessuna sollecitazione sulle amministrazioni locali, a partire dalle regioni e dai programmi dei diversi candidati, e ancora meno fornisce potere negoziale con il Governo centrale. Sarebbe comunque sbagliato limitarsi a prendere atto delle divisioni, della miopia, del cinismo a rendita breve, un mese elettorale, che minano la proposta. Io credo che ogni cittadino e ogni associazione dovrebbe prendere in parola gli amministratori che hanno lanciato la proposta sollecitandoli tanto a tenerla via e a investire tempo ed energie per raccogliere le adesioni mancate, quanto a mettere in campo politiche e provvedimenti coerenti nei territori da loro amministrati. La Rete in questo senso molto utile, anche perch non conoscendo loblio dei contenuti che in essa girano possibile comparare le affermazioni e gli impegni presi con ci che li contraddice. Questo esercizio fatto nel mese elettorale trova sensibilit particolari sia negli amministratori e nei candidati, sia, mi auguro, tra i cittadini, elettori o astenuti che decidano di essere.

Architettura LA CITT E I GIOVANI Jacopo Gardella


Esiste un rapporto diretto tra spazi della citt e benessere della popolazione? Esiste una connessione fra luoghi di vita e stati danimo? Non vi dubbio che una citt pu considerarsi armonica, razionale e rispondente alle aspettative dei suoi abitanti quando in grado di offrire ambienti accoglienti, stimolanti, vivi. Ci vale in special modo per i giovani. Se per gli adulti vivere in una citt poco organica significa sentirsi a disagio, per i giovani crescere in una citt caotica e scostante significa compromettere le impressioni iniziali e pi durature della propria esperienza di vita cittadina. Una citt deve poter offrire ai giovani luoghi di riunione, di sosta, di ritrovo; luoghi che rispondano ai loro desideri e alle loro richieste. E in grado Milano di proporre tali luoghi alla sua giovent? La risposta no; ed una risposta negativa che vale non solo per i giovani, ma per i cittadini di ogni et. Milano diventata brutta; e lo sta diventando sempre di pi. Della citt storica, quale si presentava Milano nel secolo XIX, ricca di acque e fiorente di giardini, attraversata da eleganti strade e punteggiata dinvitanti piazzette, oggi non rimasto pi nulla; dopo gli interventi avvenuti nel XX secolo, prima e dopo lultima guerra, Milano diventata una citt caotica, disordinata, disabilitante. Le colpe ricadono non soltanto sul basso livello di cultura e sullo scarso senso civico dimprenditori e costruttori; ma anche sullincompetenza e irresponsabilit di politici e Amministratori Comunali, a qualsiasi orientamento politico essi appartengano. E in loro potere, infatti, stimolare le risorse umane; porre obiettivi agli operatori privati; favorire le iniziative che alla citt possono dare vita e fervore. In realt gli Amministratori hanno perso ogni interesse per la loro citt, e non sembrano dolersi di vederla crescere ogni giorno pi brutta e disordinata. Come si dovrebbe invece agire per ridare alla citt il fascino di una volta, per renderla gradita a chi la abita, e invitante per tutti i giovani che nella citt vivono, o vengono a studiare, o si fermano a lavorare? Vi una possibilit, inaspettata e nuova; vi unentusiasmante opportunit che potrebbe dare inizio a una rigenerazione della vita cittadina, a un miglioramento della qualit urbana. Questa felice opportunit consiste nella ricchezza di energie e dintelligenze offerta generosamente dal volontariato; cio da un patrimonio intellettuale e morale che i giovani, e soprattutto loro, sono pronti a dare con slancio e spontaneit. Di solito il concetto di volontariato collegato a opere di beneficenza o di assistenza morale o medica; cio a opere umanitarie. In realt il volontariato pu esplicarsi anche in azioni di studio, di ricerca, di stimolo intellettuale, cio in azioni culturali. E uscito sul Corriere della Sera del 10 Febbraio 2010 un incoraggiante articolo di Marco Vitale, in cui si fa un caldo lelogio del volontariato e delle enormi risorse che da esso si possono attendere. LAmministrazione Comunale di Milano dovrebbe far tesoro di queste risorse; organizzarle, guidarle, convogliare verso scopi dinteresse civico; e per ottenere ci si dovrebbe creare un nuovo Assessorato, oggi ancora inesistente, e destinarlo espressamente al coordinamento e allutilizzo dei sempre pi numerosi giovani volontari. La nuova collaborazione fra Amministratori e amministrati, fra Comune e cittadini, permetterebbe di rilanciare molte attivit oggi ferme o languenti; di riattivare molti servizi oggi assenti o difettosi; di riaprire molti spazi oggi chiusi o inutilizzati. Se vero infatti che senza lintervento di un solerte volontariato molte attivit dinteresse civico non possono a lungo perdurare, anche vero che senza uno stabile patrocino del Comune quelle stes se attivit neppure riescono a decollare. Se si volesse ridare vita a una zona della citt oggi priva di attrattive e poco frequentata, il Comune dovrebbe dare una mano a tutti quei volontari che sono disposti ad avviare nella zona nuove attivit; e portarvi animazione e suscitare interessi: gestione di un bar per giovani studenti; apertura di un ristorante di cibi ricercati; organizzazione di una discoteca per musica selezionata, sono esempi in cui la cooperazione fra volontariato ed Ente Pubblico potrebbe esplicarsi con successo. In aiuto alle diverse forme di volontariato il Comune dovrebbe intervenire e garantire la sua presenza. Come? Concedendo alleggerimenti fiscali, oggi ancora gravosi; semplificando procedure burocratiche, oggi ancora lente; assicurando trasporti efficienti tra le varie parti della citt, oggi ancora mal collegate. Se si volesse creare unisola di verde, un luogo di ritrovo e di riposo, e metterlo a disposizione del quartiere, il Comune dovrebbe fornire larea e limpianto della vegetazione, mentre i volontari dovrebbero accollarsi il compito della manutenzione, della cura, della custodia. Si presenta oggi a Milano un caso concreto, facilmente risolvibile, e tuttavia rimasto ancora dolorosamente irrisolte: esiste fra via Terraggio e via S. Agnese (zona Magenta) un piccolo e incolto appezzamento di verde pubblico che un gruppo di madri, residenti nel quartiere ha chiesto al Comune di aprire e trasformare in area da gioco per bambini e di riposo per anziani; in cambio le madri offrivano la disponibilit di curare volontariamente la sorveglianza, la sicurezza e la buona conservazione del giardino. Il Comune, avvalendosi di ridicole scusanti, non ha dato ascolto alle richieste delle madri. Oggi il giardino rimane ancora inaccessibile, ed ridotto a unimpraticabile sterpaglia. Un isolato e raccolto angolo di verde, ricco di numerosi alberi

dalto fusto, resta sconosciuto e inutilizzato dentro laffollato centro storico della citt; e ci avviene perch mancata lintenzione, la capacit, o meglio la volont del Comune di ascoltare le ragionevoli proposte di generose madri piene di buona e sincera volont. Se si volesse offrire a tanti giovani sportivi un sistema capillare e diffuso di campi da gioco e di palestre, il Comune dovrebbe addossarsi il costo delle costruzioni, mentre i volontari potrebbero assumersi il compito della gestione. Esiste a Milano, presso Porta Volta, il Piccolo Circo: una scuola di esercizi ginnici e di giochi acrobatici destinata esclusivamente allinfanzia. La scuola vive del contributo versato dai genitori, e si sostiene con linsegnamento fornito da giovani istruttori. Il Comune non sembra voler facilitare lattivit del Piccolo Circo; anzi recentemente ne ha imposto lo sgombero dallattuale sede, e il trasferimento in altra zona della citt, meno accessibile e meno servita. Non questo il modo di sostenere il volontariato. In vista di un pi ampio sviluppo della vita culturale della citt laiuto richiesto al Comune per il Piccolo Circo, dovrebbe essere dato ai giovani anche per altre attivit connesse allo spettacolo, alla musica e allarte. Tutti conoscono laffronto perpetrato dal Comune ai danni dellAssociazione Italia Nostra; alla quale stato tolto, per ragioni poco limpide, la gestione del Parco delle Cave. Il Parco, nel corso dellultimo decennio, era cresciuto su terreno di propriet comunale, e si era sviluppato e abbellito per merito dei giovani di Italia Nostra, appassionati e competenti prestatori di lavoro volontario. Intollerante della loro autonomia ideologica, il Comune ha estromesso i bravi volontari, ed ha trasferito la gestione del Parco ad associazioni di

orientamento politico affine a quello dellattuale maggioranza consigliare. Una collaudata e lunga cooperazione tra Ente Pubblico e volontariato viene cos brutalmente soppressa. Dai cittadini non sono richiesti solo luoghi di divertimento e di svago; si desiderano anche luoghi di studio, di lettura, di conversazione; questi potrebbero essere insediati nelle biblioteche di quartiere oggi non sufficientemente utilizzate per colpa di orari insoddisfacenti e di spazi inadeguati. Il contributo fornito da squadre di volontari nelle funzioni di controllo e di gestione permetterebbe di trasformare le biblioteche di quartiere in centri di studio e di dibattito culturale. Occorre tuttavia che alla promozione e al sostegno dellEnte Pubblico, si accompagni il lavoro e lo slancio dei volontari privati. Unattivit culturale diniziativa privata, affermatasi recentemente con grande successo, il ciclo di dibattiti periodici organizzato dallarch. Emilio Battisti nel suo studio professionale. Iniziato come occasione dincontro fra pochi amici, il ciclo diventato via via pi conosciuto, e ora frequentato da numerosi appassionati, desiderosi di ascoltare e di parlare. Non sembra che il Comune di Milano abbia dimostrato grande interesse per questa meritevole iniziativa di volontariato, n che si sia preso cura di sostenerla, incoraggiarla, diffonderla; e un tale disinteresse deludente e colpevole. Nellarticolo di Angela Cattaneo, pubblicato nel numero di Febbraio 2010 dalla rivista bimestrale PAESAGGIO URBANO, si commenta il quartiere di case popolari Villaggio del Sole, costruito presso Vicenza. Nellar-ticolo si fa riferimento al concetto di qualit della vita, cio allesigenza di spazi accoglienti e di luoghi urbani gradevoli allinterno del contesto urbano. Ma nel concetto di qualit della vita, oltre alla felice configu-

razione degli spazi, va anche inclusa ogni forma di attivit culturale e intellettuale che pu essere espressa dalla citt. Al Comune spetterebbe fornire e rendere disponibili gli ambienti e luoghi dove i giovani possano riunirsi e ritrovarsi; e i giovani da parte loro dovrebbero prestare lentusiasmo e lenergia, di cui sono ricchi, per assicurare una corretta gestione e conservazione dei luoghi a loro affidati. Avendo esclusivamente in vista futuri successi elettorali, il Comune ama promuovere grossi e appariscenti avvenimenti spettacolari, come linqualificabile ruota panoramica al Parco Sempione; oppure la dissennata canalizzazione dacqua tra Fiera di Rho e Darsena di Porta Ticinese: progetti grandiosi, inutili e del tutto estranei alle vere necessit della popolazione. I soldi buttati via dal Comune per riempire Piazza della scala di giganteschi lumaconi dal disgustoso colore vinaccia; o per allineare in via Monte Napoleone grottesche automobili di plastica trafitte da alberelli di Natale, sarebbero spesi meglio se venissero dirottati verso un programma di solidariet e di sostegno a tanti giovani volontari, e venissero rivolti a obiettivi di pi consistente utilit civica. Oggi tale il livello di diffidenza e di sfiducia verso le Istituzioni Pubbliche, che solo nella combinazione diniziativa comunale e di volontariato privato sta la speranza di poter offrire nuovi spazi dincontro, di ritrovo, di dibattito. Sarebbe un modo concreto per opporsi alla disastrosa tendenza, sempre pi dilagante, di privatizzare ogni funzione della vita collettiva, e di affidare esclusivamente a imprenditori privati la gestione di servizi urbani essenziali e insostituibili. Alla grave carenza delle strutture pubbliche, si deve aver fiducia nel prezioso aiuto offerto dal volontariato.

Cultura LA SCIENZA PER LA PACE E PER IL NOBEL A INTERNET Rita Bramante


Una straordinaria maratona a Milano alla fine dello scorso anno presso lUniversit Bocconi, a favore di un movimento mondiale per la pace: speakers deccezione hanno animato la due giorni Science for peace (*), voluta dal prof. Umberto Veronesi, hanno portato sotto i riflettori il tema della pace e le soluzioni che la scienza pu mettere al servizio dello sviluppo di processi di pace. Dove hanno fallito politica, diplomazia e religione, pu farcela la scienza, unica globalizzazione davvero riuscita: gli uomini di scienza si confrontano anche duramente nellunica guerra consentita, la guerra delle idee e vanno avanti verso gli obiettivi della loro ricerca. Se la scienza pu vantare il record delle scoperte, la guerra invece porta con s soltanto record di conflitti e di morti. E sono proprio gli scienziati a prendere liniziativa per la pace, in quanto riconoscono alla scienza una funzione civilizzatrice e un tratto di universalit, che le consente di trasmettere valori a tutto il mondo. Il movimento Science for peace si propone tre obiettivi prioritari per perseguire e affermare la pace: primo fra tutti educare le nuove generazioni ai principi della pace, per avere in futuro popolazioni sensibili alla pace. Fare appello ai governanti, inoltre, per un programma di riduzione del 5% della spesa per gli armamenti (s a un esercito unico dellUnione europea, per le sole missioni di pace, e non 27 eserciti come oggi!) e per il reinvestimento dei risparmi in cultura, scienza e ricerca. E ancora attuare programmi per rimuovere le cause della guerra, come la fame nel mondo, la povert assoluta che sempre pi ageografica - non solo lontano, ma anche dietro langolo i fanatismi religiosi, lanalfabetismo. Dal palco di Science for peace partita anche una grande petizione per il premio Nobel a Internet come strumento di pacifica convivenza, come linguaggio universale, come finestra aperta sulle barbarie del mondo, come piattaforma di relazioni sociali forti e solidali. Un paradosso, se vogliamo dire cos: nato per la rete militare del Pentagono, Internet sfuggito di mano, diventando strumento di pace o arma di costruzione di massa (**). Shirin Ebadi, avvocato e pacifista iraniana, gi insignita del Nobel per la Pace nel 2003, ha proclamato con forza che non c differenza se una persona muore per una pallottola o perch non ha accesso allacqua potabile e che la pace come un fiore, che va curato tutti i giorni, anche in una societ che ritiene di averla raggiunta. E ha nominato Internet patrimonio dellumanit per la cura del fiore della pace. La Scienza, con la sua Lingua Universale, e Internet insieme propongono e portano la pace ha affermato il prof. Veronesi, dicendosi convinto che, per quanto possa apparire inusuale e sorprendente proporre il Nobel per la Pace a favore di un mezzo di comunicazione di massa, invece che di una o pi persone, se il web vincesse il Nobel dimostreremmo agli osservatori futuri di avere capito la portata della rivoluzione globale rappresentata dalla Rete e di essere determinati a volgerla al miglior utilizzo nellinteresse dellumanit intera. Questo appello si alzato dalla sala conferenze dellateneo milanese per diffondersi attraverso la rete in tutto il mondo: non lasciamo che il nostro futuro sia gi stato scritto da qualcun altro e coltiviamo in prima persona un sogno di pace. Coltivare sogni una parte importante per la storia umana e da sempre luomo ha sognato, pensando in grande: il sogno di volare, il sogno di mettere in contatto il mondo senza fili, soltanto attraverso onde Condividiamo a livello planetario il sogno di un mondo pieno di pace: Quando desideri qualcosa, tutto lUniverso cospira affinch tu realizzi il tuo desiderio (P. Coelho, Lalchimista). (*) http://www.fondazioneveronesi.it/ (**) http://www.internetforpeace.org/man ifesto.cfm

Dallarcipelago LAMBRO & C. AL PEGGIO NON C MAI FINE Laura Censi


Quasi fosse un presagio, avevo parlato recentemente del Parco della Valle del Lambro, area a nord di Monza, di circa 6500 ettari, denunciando il pericolo di svariati interessi immobiliari su centinaia di migliaia di metri quadri, per affari da milioni di euro. Laltra notte pi di 2500 metri cubi di gasolio, per sabotaggio, sono finiti nel Lambro dalla Lombarda Petroli, deposito di carburante a Villasanta, e quel che peggio, londa nera poi confluita nel Po, provocando un disastro ambientale dai danni incalcolabili. Sar la magistratura a trovare i responsabili, e intanto noi ne subiremo le conseguenze per anni, mentre i colpevoli potrebbero farla franca beneficiando delle leggi ad personam del premier. Forse il pericolo che ci stiamo abituando a questo malaffare, a questa corruzione imperante che investe i politici e gli imprenditori a essi collegati, ma anche tutta la classe dirigente del nostro paese, compreso certo giornalismo di parte, la Rai, e ampi strati della societ civile.

La gente sembra rassegnata o distratta, ma forse solo preoccupata dei propri problemi quotidiani, e il divario tra classe dirigente e popolazione sempre pi profondo. Per questo si sentono strane giaculatorie, ipocriti mea culpatra chi, fino a poco fa dichiarava che Mani Pulite era stata una guerra civilee aveva tentato una rivalutazione di Craxi, fino al recente tentativo di intitolargli una via. Questi ipocriti, intellettuali, sentendo puzza di bruciato, e temendo che il bubbone della corruzione possa scoppiare da un momento allaltro, con effetti devastanti sullintero sistema, corrono ai ripari, si smarcano dalle responsabilit, sono gi pronti a dichiarare ma io lavevo detto, io

non centro, perch avevo previsto la portata di questa deriva anticostituzionale, ecc ecc.. come se non si sapessero le loro connivenze col sistema! Travaglio, a cui non manca il coraggio di denunciare le ipocrisie dei potenti, dichiara che la Confindustria (cos prodiga di prediche anti-corruzione) il pi popoloso consesso di corruttori mai visto in natura, e la RAI di Minzolini non ha vergogna di dichiarare che Mills statoassoltodalla Cassazione anzich liberato per prescrizione! A Sanremo vince col televoto un pupillo della De Filippi e del suo programma Amici , mentre un Savoia raggiunge il (pi basso ?) livello di degrado affidando al televoto la popo-

larit della monarchia . Intanto le intercettazioni inchiodano tal Di Gerolamo, eletto al Senato, in conversazione con un mafioso in Germania, preposto a raggranellare voti di italiani allestero, e la dice lunga sugli onorevoliin Parlamento! Non ultimo a Milano la scoperta di un certo Pennisi del Pdl, mentre riceve una mazzetta, dietro Palazzo Marino, dal solito imprenditore a caccia di permessi edilizi. Ledilizia, appunto, oggi in piena espansione, grazie alla collusione politici-imprenditori, esplosa in tutta la Penisola e non solo a Milano, anche se qui se ne vedono gli aspetti pi devastanti. La presenza della criminalit organizzata, almeno a Milano, ormai un fatto accertato.

Lavoro I DISOCCUPATI DELLA PARTITA IVA Francesco Silva


Giorni or sono il Corriere della Sera Cronaca milanese segnalava assai opportunamente la crisi lombarda delloccupazione dei lavoratori autonomi, partita iva, ma non solo. Se vero che lattenzione dei media e dei politici si concentra molto sui lavoratori dipendenti, sullaumento dei licenziamenti e delle ore di cassa integrazione, non per questo la crisi non tocca anche i lavoratori autonomi. Il loro problema occupazionale invece altrettanto serio, se non di pi, data lassenza di paracaduti di reddito. Si tenga presente che in Lombardia gli autonomi sono circa 1/3 dei lavoratori dipendenti, e che nel 2008 il calo delloccupazione ha colpito loro pi dei dipendenti: circa 7% contro il 2% tra inizio 2008 e autunno 2009. Questo dato va di pari passo con altri indicatori di crisi del mercato del lavoro: diminuisce il peso del lavoro dipendente a tempo indeterminato a favore di quello determinato; nelle prime assunzioni aumenta ulteriormente la presenza del lavoro precario, nelle sue varie forme. Se, trascurando la dimensione sociale del problema, ci poniamo in una prospettiva economica, ossia cerchiamo di capire che cosa significhi questo dato per la solidit del sistema produttivo lombardo e milanese, che riflessioni possiamo trarne? Ebbene, un recente studio vedi Rapporto annuale sullindustria di Confindustria, non ancora pubblicato segnala che a livello nazionale lepoca del grande decentramento sembra esaurirsi. Per trentanni le unit produttive sono andate sempre pi sbriciolandosi, decentrando la produzione anche verso unit composte da singole persone. Queste erano e sono spesso lavoratori pseudoautonomi, pi che mai dipendenti da un unico committente che in tal modo scarica su di loro costi e rischi. Essi rappresentano un pezzo importante della categoria degli autonomi. Questa tendenza alla dimensione minima sembrerebbe avere invertito rotta: oggi si richiedono lavori pi complessi offerti da organizzazioni pi complesse. Non sorprende quindi che i veri o falsi lavoratori dipendenti siano scaricati, e non solo per motivi congiunturali. Due esempi. Nel settore dellinformatica in corso una selezione dei softeristi anziani che saranno sostituiti da una generazione di giovani pi aggiornati, o forse, sperabilmente, da lavoratori organizzati in unit produttive un po pi robuste. Nel settore dellingeneering la crescente complessit dei progetti e la concorrenza estera mettono in difficolt i piccoli studi. Dunque al di l della crisi da subprime c forse un fatto nuovo e strutturale: lepoca doro del lavoro autonomo potrebbe essersi esaurita. Un risvolto preoccupante di questa tendenza, che investe in particolar modo il settore dei servizi cos importante a Milano, riguarda il rischio che molte competenze accumulate in questi anni vadano disperse, soprattutto nellambito dei lavori professionali. La crisi determina uno scompaginamento dellassetto produttivo precedente. Molte imprese muoiono e altre nascono. In questo stato di rimescolamento molte persone, soprattutto se non pi giovani, e molte conoscenze non troveranno pi valorizzazione. Una citt come Milano, che vissuta molto su questo modello produttivo fatto di professionalit individuali in frenetico movimento, potrebbe uscirne indebolita. Ma potrebbe anche es-

sere un segnale per un necessario cambiamento. Su questo punto opportuna una riflessione seria, basata su precisi elementi conoscitivi pi che su intuizioni o, peggio ancora, su nostalgie di un passato che sta svanendo.

E tempo di guardarsi in faccia e chiedersi se non sia necessario ripensare a un modello di gestione delle conoscenze e delle competenze un po meno anarchico e pi evoluto. Milano, che vive di produzione di servizi qualificati, ha bisogno di un

sistema dimprese pi robuste e internazionalmente competitive. Quello che dopo tutto stato fatto nel settore finanziario potrebbe avvenire anche in altri ambiti.

Metropoli I LOVE VIA PADOVA Carlo Montalbetti


Ci voleva il morto ammazzato e la rivolta di via Padova per rendere evidente che a Milano il Comune arranca nel definire e applicare una coerente politica di controllo e cura del territorio in particolare nei quartieri multietnici. Palazzo Marino annaspa sulla terapia da applicare per governare lintegrazione e il rispetto delle regole. Eppure da tempo sono evidenti i segnali che la questione extracomunitari non pu essere gestita esclusivamente come un problema di sicurezza, che pure esiste. Cominciamo dai numeri: sono 148 le nazioni presenti in citt e i cittadini stranieri regolari sono circa 200.mila a cui vanno aggiunti i clandestini e gli irregolari per i quali non esiste una stima precisa ma che certamente sono diverse decine di migliaia. Le 10 nazionalit prevalenti risultano i filippini (15,8%), gli egiziani (13%), i cinesi (8,4), i peruviani (7,8%), gli ecuadoregni (6,7%), gli Sri Lanka (6,1), i romeni (5,3), i marocchini (3,7), gli albanesi (2,5%), gli ucraini (2,2%).Gran parte delle nuove attivit commerciali che si aprono a Milano vedono protagonisti cittadini stranieri e anche nel settore anagrafico la citt riesce a restare giovane grazie alle nuove nascite di cittadini stranieri. Contestualmente cambiato anche il mix sociale ed etnico di molti quartieri di Milano e al primo posto per la presenza di stranieri non casualmente ci sta la zona Loreto, dove si trova via Padova, con quasi 20mila presenze registrate. Dopo Loreto seguono in ordine di presenze etniche Villa Pizzone, Buenos Aires Venezia, Selinunte, Lodi Corvetto, Giambellino, Dergano con insediamenti mediamente superiore alle cinquemila persone. Complessivamente sono 88 i quartieri milanesi che in varia misura hanno insediamenti stranieri. Ogni quartiere ha caratteristiche sociali, economiche e urbanistiche differenziate ma in nessuno di questi territori mai stata sviluppata una politica dintegrazione pensata e gestita dal Comune. Palazzo Marino ha sostanzialmente lasciato il compito di farsi carico del problema integrazione alle scuole, alle associazioni religiose e laiche. E il mondo della scuola, le associazioni e le parrocchie si sono date da fare nonostante i mezzi limitati come dimostra la straordinaria fioritura di esperienze di via Padova e dintorni con il Parco Trotter, la Casa del Sole, la comunit islamica.E paradossalmente la situazione in via Padova si mantenuta negli argini grazie al buon senso dei residenti italiani e stranieri che, nonostante le teste calde che invocavano rastrellamenti, ha tenuto i nervi saldi e ha cercato di costruire un clima di dialogo. Ma per quanto pu reggere la convivenza multietnica sulla buona volont dei singoli se manca una regia pubblica. E urgente chiamare lamministrazione comunale alle proprie responsabilit e attivare interventi che, richiamandosi alle tradizioni del riformismo milanese protagonista dellintegrazione delle grandi ondate migratorie degli anni 50 e 60, governi costruisca la nuova Milano multietnica. La decisione del Sindaco di incontrare le associazioni di via Padova e dintorni un segnale nuovo ma una rondine non fa primavera. Che fare, dunque? E indispensabile selezionare e rendere compatibile la presenza multietnica partendo da nuove regole nelle assegnazioni delle case popolari, oggi conferite in modo casuale. Dobbiamo trovare il modo di responsabilizzare le comunit etniche dando a loro il modo di farsi rappresentare e, in attesa del diritto di voto amministrativo, si cominci dalle scuole dove per la prima volta le famiglie straniere incontrano e si confrontano con le famiglie milanesi. Valorizziamo il successo nel mondo del lavoro e della cultura attivando un Forum degli uomini e delle donne straniere che si sono affermati in citt che possa servire al Sindaco per ascoltare e valutare gli interventi da concordare con le comunit etniche. Queste sono alcune idee per aprire un confronto sono come possiamo insieme costruire la Milano del futuro prossimo dove la differenza tra cittadini sar basata sul loro rispetto delle regole e non sul colore della pelle.

Primo Piano INTERNET. LERA DEGLI AYATOLLAH Oreste Pivetta


Khomeini, layatollah che guid la rivolta iraniana contro lo sci, spediva dallesilio cassette su cui registrava i suoi discorsi. I sostenitori in patria provvedevano a riprodurle e a diffonderle: cos la voce di quelluomo pio dallinsuperabile carisma poteva giungere a tante orecchie, rafforzando gli animi. Le immagini delle ultime proteste di Teheran ci sono giunte via internet. Dalla rivoluzione alla controrivoluzione, il paese sulle rive dellEufrate, s mostrato attento allefficacia delle nuove tecnologie. Tanto vero che ora il governo impone la censura, inseguendo lungo i cavi delle telecomunicazioni gli autori dei filmati, dopo aver bloccato il servizio Gmail di posta elettronica, dopo aver allestito una squadra di hacker, pronti a infiltrarsi nella rete e interrompere i canali dellopposizione. LIran segue la Cina e la sua voglia di censura contro Youtube e contro un gigante come Google. Il cui cofondatore, Sergey Brin, denunciava: La situazione cinese ci preoccupa. Prodotti come Youtube e Google Docs sono ancora bloccati e la quantit di informazioni censurate cresce di giorno in giorno. Ovviamente la sensibilit democratica di Brin si sposa a quella commerciale: linventore di Google sa che per i suoi affari la circolazione delle informazioni e quindi la libert del mercato sono fondamentali. Senza riconoscere il rischio che rappresenta per gli utenti lespansionismo di Google stesso verso condizioni monopolistiche. Per ora internet resta unimmensa prateria: corre chi vuole e chi sa e corre dove vuole. I dubbi cominciano quando su internet compaiono corridori che non ci piacciono. Pochi giorni fa abbiamo saputo dellignobile bravata in rete contro i bambini down. Si invoc la censura e nessuno avrebbe protestato contro la censura. Ma qualcuno fece notare che tra gli ottocento iscritti al gruppo moltissimi erano coloro che protestavano indignati. Conclusione: in rete ci sono gli anticorpi. Come abbiamo letto, in questo caso intervenuta anche la polizia postale, oscurando il sito. Per riuscirci, ha dovuto rintracciare il server, negli Stati Uniti. Quando la miniatura del Duomo si pos sul volto del presidente del Consiglio, presto si form il gruppo pro Tartaglia (Tartaglia, il lanciatore), gruppo numeroso: cinquantamila navigatori. Allora fu il ministro degli Interni a invocare e a promettere censura: in quel caso, secondo il ministro, la rete non aveva mostrato anticorpi particolarmente attivi. La situazione complessa e c di mezzo la Costituzione che stabilisce libert di espressione: nessuno mi pu impedire di scrivere una lettera, ma neppure di esternare unopinione, vestendo la parte del politico che ha a disposizione una pubblica piazza, materiale o televisiva. Internet la mia pubblica piazza. Che si pu spegnere in un amen: basta un clic. A regolare dovrebbe essere il senso critico, la cultura, il rispetto, eccetera eccetera. Ma esistono ancora? Esistessero non saremmo incappati in questa triste vicenda. Come correre ai ripari? Ci si inoltra per un sentiero che si perde in una selva oscura: in mezzo, incontriamo principi democratici, diritti nazionali e internazionali, linfinita ambiguit delle parole, intrecci tecnici inestricabili, una partita tecnologica che in perenne movimento, leggi che nella fattispecie italiana lasciano aperta la strada a interpretazioni contrastanti e talvolta sorprendenti. Vedi la sentenza di pochi giorni fa del Tribunale di Milano, la condanna nei confronti di alcuni dirigenti di Google Italia: si rimanda al video comparso in rete, nel 2006, video in cui un ragazzo down veniva tormentato da un compagno in unaula scolastica. La sentenza ha riconosciuto la responsabilit di Google: avrebbe dovuto vigilare sui contenuti, contenuti che hanno violato le regole della privacy. Si capisce che una sentenza cos sarebbe una rivoluzione, il classico cuneo perch salti il sistema. Come controllare milioni di utenti? Come verificare ogni caricamento di contenuti su un portale di dimensione mondiale? E sulla base di quali criteri preventivi si potrebbe effettuare una selezione? Nel mare dei regolamenti, compare una legge europea che mette i providers al riparo dalla responsabilit, a condizione che rimuovano i contenuti illeciti non appena informati della loro esistenza, secondo un meccanismo di "segnalazione e rimozione". Ma se questo logica venisse meno e siti come Blogger o YouTube fossero ritenuti responsabili di ogni contenuto caricato sulle loro piattaforme, il web come lo conosciamo cesserebbe di esistere, e molti dei benefici economici, sociali, politici e tecnologici ad esso connessi potrebbero sparire. Come se si considerasse Tim o Vodafone responsabili di quanto ci raccontiamo al telefono, affari oppure oscenit. Con la sentenza milanese (vedremo a conclusione delliter processuale) ci presentiamo in un certo senso capifila nella campagna per una (dura) regolamentazione, campagna che s trascinata in varie puntate, con spunti difficilmente rintracciabili nella legislazione di paesi democratici: nel corso del 2009 dallemendamento DAlia (Pdl) nella legge sulla pubblica sicurezza (presentato sullonda dello sdegno per la presenza su internet di voci che inneggiavano alla mafia) al disegno di legge della senatrice Carlucci (Pdl) poco dopo e per ora nelle secche della commissione trasporti, che equiparava blog e social network alla stampa. In questo caso il gestore di un blog o forum, anche il pi piccolo, sarebbe diventato responsabile legalmente per tutti i contenuti pubblicati dagli utenti. Come capita per il direttore responsabile di un quotidiano. Lultimo atto, ai primi giorni dellanno, il decreto Romani, il viceministro alle attivit produttive, un regolamento pensato in applicazione di

una normativa europea in materia di telecomunicazioni e pubblicit: introduce lobbligo di autorizzazione preventiva per quei siti che trasmettono immagini in movimento. In modo continuativo, stato aggiunto nella formulazione definitiva. Estendendo cos il concetto di media audiovisivo ai servizi di fornitura dimmagine tramite internet. Un primato per lItalia, che savvia ad esse-

re lunico Paese occidentale nel quale necessaria per questo tipo di servizi unautorizzazione preventiva. Ma si presentato un ostacolo: non si sa chi debba concedere lautorizzazione, lAutorit delle telecomunicazioni o il ministero. Ci si pu chiedere perch un sito internet che ospita i filmini delle gite in montagna di un visitatore dovrebbe chiedere unautorizzazione. Ma

non difficile intuire che non sono le gite in montagna il bersaglio, ma qualsiasi fonte dinformazione sostitutiva, per di pi televisiva. La concorrenza un tab in Italia, rischia di diventarlo anche la libera espressione. Sar noioso ripeterlo, ma evidente che, ancora una volta, allo stesso modo discutendo di politica o di mercato pubblicitario, ci simbatte nel conflitto dinteressi.

Lettera GILLO DORFLES E I SUOI CENTO ANNI VISSUTI BENE A MILANO Antonio Piva
La stampa si gi espressa sui migliori anni della sua vita intellettuale iniziata quando il pensiero della Gestalt, orientamento della psicologia della forma, era stato diffuso in Italia da pochi e persuasivi intellettuali sostenitori della percezione che coglie totalit strutturate secondo forme globali. Alla conferenza stampa, organizzata per lapertura della mostra dedicata alla sua opera di pittore Gillo Dorfles lavanguardia tradita, i toni si sono accesi per una laudazio che parsa quasi sopra le righe perch riferita quasi esclusivamente alla produzione artistica sconosciuta ai pi e poco riferita alla critica che Dorfles ha esercitata nei molti settori che ha indagato. Luigi Sansone che ha curato con passione lordinamento della mostra ha parlato di circa tremila opere che giacciono ora catalogate e ordinate, tutte compatte e pronte a spiccare quel volo che la nuova critica sapr spingere in giro per il mondo oppure pronte per essere donate. Quelle stesse opere che in passato erano state contestate e ignorate, come ricordava Dorfles stesso, ora riscuotono un nuovo interesse e sottolineano che i tempi sono cambiati e che spesso basta saper aspettare. La critica si aggiorna, mutano le sue prospettive e qualche volta le sue complicit. Pittura, architettura, design, moda, fotografia, filosofia, estetica, sono state discusse e diffuse dal grande vecchio e raccolte in saggi come Le oscillazioni del gusto, Nuovi riti, nuovi miti, Il Kitsch per citare i testi pi noti della sua vasta produzione. Queste stesse discipline sono state insegnate in tempi diversi con continuit lungo un percorso che ha raggiunto i cento anni e non mi risulta abbiano mai spaventato questa figura elegante, eretta nel portamento, disponibile, attenta alla comunicazione accompagnato da discepoli che ne garantiscono la continuit del pensiero. Colpisce la capacit di accettare ladulazione, o di fingere, colpisce quella sua presenza costante e continua in tutte quelle occasioni in cui il suo nome viene assunto come garanzia anche del successo degli altri. Colpisce la sua stessa resistenza fisica che gli consente ancora il dono dellubiquit. Gli amici che non ci sono pi amabilmente lo chiamavano il Gillo parlante perch non lesinava unopinione o la battuta appropriata su qualunque argomento. Nutro una grande simpatia per le persone anziane e gli interrogativi che mi pongo in questo caso sono in parte dovuti allanomalia rappresentata da Gillo Dorfles rispetto ai pi che, assai pi giovani spesso, a un certo punto hanno cessato di scrivere, di dipingere di farsi vedere. Hanno preferito uscire dal mondo ufficiale e ritirarsi a Gerusalemme per dedicarsi in silenzio allo studio e in parte allosservazione dellesistenza e di un s, consumato e frastornato dagli accadimenti difficili e logoranti. Vi sono scelte diverse, tutte possibili, lecite e degne di rispetto. Il Sindaco di Milano nel suo intervento ha elogiato la figura del pittore e delluomo di cultura come pure la Presidenza della Repubblica ha inviato il suo saluto e i suoi apprezzamenti. La tavola degli oratori si unita plaudente attorno allintellettuale milanese di cui tutti si sono dichiarati fieri. Ma tutto questo non sembra un poeccessivo?

Speciale elezioni 1 DELLA LEGA E DEL SUO MODESTO PESO Walter Marossi
Il 20 giugno del 1993 viene eletto sindaco di Milano il leghista Marco Formentini. Il 3 giugno del 1994 diventa presidente della regione Lombardia il leghista Paolo Arrigoni. Nel 1994 presidente della provincia di Milano il leghista Massimo Zanello. Mai nella storia democratica della regione un partito aveva avuto una cos ampia concentrazione di potere. Mai una cos ampia concentrazione di potere svan nella pi totale indif-

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ferenza, senza lasciare segni duraturi del suo amministrare. Questa insignificanza realizzativa e questa mancanza di leadership tuttavia non hanno affatto penalizzato la Lega in termini elettorali. Anzi. La Lega prende alle regionali del 95 935000 voti il 17,7%, 700000 voti alle regionali del 2005 con il 15,8%, ma alle europee nel 2009 il 22,7% con 1220000 voti; una percentuale vicina a quelle delle politiche e che riporta in valori assoluti alle elezioni del 1990 quando alle regionali prese 1200000 pari al 19% circa. Il trend guardando le ultime tornate in crescita ma in modo incostante e contraddittorio. La Lega ottiene il massimo dei suoi consensi alle elezioni in cui concorre/compete con Berlusconi, quasi a essere identificata come un correttivo al berlusconismo da parte di elettori comunque orientati verso il centrodestra. Non il federalismo o il ciarpame celtico a portare voti ma lidea che la Lega sia pi rigorosa dei berlusconiani. In assenza di Berlusconi, per esempio alle elezioni comunali, quando entrano in gioco altri soggetti e altre leadership la Lega subisce un calo di voti. Alle elezioni comunali prende mediamente meno che a quelle politiche non superando in nessun capoluogo di provincia il 15% (eccetto Varese, dove guarda caso aveva il candidato a sindaco): 14,9% comunali di Bergamo, 9,8% Sondrio, 3,7% Milano, all11 % di Cremona, 10,4% a Pavia, il 10,8% di Como, 8,7% di Monza, Lecco 13,8%. Se mettiamo in relazione il voto amministrativo pi recente a quello delle europee dello scorso la Lega alle amministrative a meno 5% a BG, a meno 20% a Sondrio, a -8% a Milano, -4% a Cremona, -4% a Pavia, e via dicendo. E pur vero che paragonare elezioni differenti svoltesi in anni differenti privo di qualsiasi elemento di correttezza scientifico accademica, ma serve ad avvalorare la mia convinzione che il voto alla Lega fondamentalmente un voto dopinione con forti escursioni. Il voto di appartenenza poca cosa. Amministrativamente parlando quindi la Lega ha un peso che pur non essendo trascurabile non neppure

determinante o per lo meno non lo pi di altri considerando anche che vi uno squilibrio geografico tra aree urbane e periferia nel voto leghista a tutto favore delle seconde. Squilibrio anchesso modificatosi con il tempo, vale la pena rammentare che a Milano alle elezioni del 1993, la lista della Lega prese 308562 voti pari al 40,9%, quasi il totale dei voti presi dalla coalizione Moratti 4 anni fa. Dalla sconfitta di Formentini la Lega ha scelto di rinunciare a chiedere il posto di sindaco/presidente per avere in cambio pi posti di assessori e di potere, una politica che nella prima repubblica era appannaggio del PSDI. La sua presenza nelle giunte non ha minimamente inciso sulle scelte di fondo, siano esse quelle delle infrastrutture, del rapporto pubblico/privato, della sussidiariet etc. Tant che quando casualmente un amministratore leghista andava in rotta di collisione con il sistema di potere, vedi ad esempio lex assessore C, veniva dimissionato. Le accuse di C, oggi vicino all'IDV ai suoi ex colleghi di giunta sono feroci e argomentate ma la Lega lha cancellato, come in passato capitato a tanti altri. Questa militarizzazione della Lega stata quasi sempre spiegata con la volont di Bossi di evitare la nascita di correnti organizzate e di perdere il controllo sulla struttura. Personalmente dubito che sia cos. Pi banalmente Bossi non vuole che le vicende amministrative pesino su quelle politiche se non come deterrente. Gli importa poco in sostanza di quello che fa Formigoni, gli importa di poter condizionare in senso federalista Berlusconi, (bilanciando il peso di quelli che considera i suoi veri avversari: nazionalisti, statalisti, sudisti) minacciando linstabilit delle giunte, che poi esattamente come faceva il PSDI non cadono mai; anzi lunico sindaco dimissionato dalla propria maggioranza stato il sindaco leghista di Lecco. La politica della Lega nelle amministrazioni si in questi anni limitata a unattivit propagandistico/declamatoria il cui esempio pi riuscito il consigliere Salvini a Milano. Bossi esattamente come Casini sa che una parte consi-

stente dei suoi eletti nelle amministrazioni sono indifferenti alle scelte politiche e forse anche al colore della coalizione, vogliono solo amministrare; mentre sa che i suoi elettori, esattamente come quelli di Casini (in Lombardia) sono pi interessati alla politica, alle scelte di fondo, alle amministrative votano con maggiore libert. Paradossalmente la pensa come Berlusconi, che considera gli amministratori locali un impiccio, perch convinto che i voti arrivano quando c lui, anche se solo in effige. Questa debolezza/indifferenza della Lega sul versante amministrativo abbinata alla analoga parziale debolezza del pdl, aveva in questi anni consentito al centro sinistra, pur minoritario in termini di elettorato dopinione di mantenere un consenso pi forte alle elezioni locali. Con le ultime tornate amministrative non pi cos. Le sconfitte a BG, Cremona, Lodi, Pavia, Brescia, hanno pressoch cancellato il centrosinistra dalle giunte lombarde, e gli stessi leghisti cominciano a guardare con occhio diverso al ruolo dei leader locali. Questo non avviene ancora in Lombardia ma altrove s, pensate a Cota e Zaia. Perch vi sia questa evoluzione non saprei dire, forse come in molti nel pdl si preparano al dopo Berlusconi per le stesse ragioni nella Lega ci si prepara al dopo Bossi; forse la sconfitta del centro sinistra pi opera delle sue confusioni che dei mutamenti nel cd; forse la qualit degli amministratori del centro sinistra si abbassata; forse solo sfiga. Per il centro sinistra questo passaggio tuttavia fondamentale se vuole evitare una bavarizzazione della Lombardia. Se allelettorato dopi-nione si salda una valutazione positiva dellagire amministrativo del centro destra questo governer per lustri. Diventa quindi fondamentale disarticolare sul nascere questa saldatura sapendo che la competizione con la Lega non avviene sui programmi ma sui candidati, sulla loro capacit di andare oltre il sistema partiti, di aggregare voti anche solo sulla propria bella faccia. Bello o brutto che sia il presidenzialismo questo. Dopo le regionali sar il caso di ricominciare

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a ragionare sulla Lega. Del candidato

al comune di Milano occorre ragio-

nare gi adesso.

Speciale elezioni 2 ULTIME DAL FRONTE Carneade


Perch Penati ha stigmatizzato liniziativa di Angiolini, Sarfatti, Civati, Monguzzi circa lincandidabilit di Formigoni? La spiega forse sta nel fatto che in una campagna elettorale presidenziale la strategia dovrebbe essere sotto il totale controllo del leader. Se ognuno fa da se allinizio figuratevi durante e dopo. Certo luscita se la poteva evitare, sconfessare i propri sostenitori non mai una grande idea. Per sanare il vulnus ci aspettiamo che la responsabilit venga data a qualche addetto stampa. Radicali, socialisti, sinistra e libert, verdi, consumatori vari e molte altre liste diciamo cos minori sapevano che era difficile raccogliere le firme in alcune province. Il numero di firme da raccogliere infatti non parametrato a nulla, quindi realt piccole debbono raccogliere un numero spropositato di firme come a Sondrio o Mantova o Lodi. Avevano comunque pensato di presentare il numero di firme inferiori e aprire un contenzioso, formalmente forse inefficace ma politicamente utile. Un ignoto tranviere di Roma ha rovinato tutto, aggiungendo al danno la beffa. Sul sito www. Formigoni.it nel settore in campagna con me, compare il rimando alla raccolta fondi e si apre una pagina dedicata alla fondazione Europa e civilt. Ma la legge non dice che la raccolta fondi per le campagne va fatta su un conto corrente aperto dal mandatario del candidato? Certo il sito non dice che quei fondi saranno usati per la campagna elettorale personale, ma potrebbe generare equivoci. Che mancanza di signorilit. Non tutti sono previdenti con i siti, digitate alessandrocolucci.it e divertitevi. Notizia di qualche anno fa: Adriano Ciccioni lascia il gruppo consiliare Lista Di Pietro-Italia dei Valori e confluisce nel Gruppo Misto. E' un duro atto d'accusa quello che Ciccioni rivolge alla sua ex formazione politica: "E' un Partito - dice il consigliere, motivando all'Aula la sua decisione - nel quale logiche inaccettabili hanno trovato cittadinanza, beffate le poche regole interne, coltivata linconsistenza programmatica, avviliti ideali, impegno, dedizione, premiati invece liquefazione politica, appartenenza e piaggeria". Notizia di oggi: Adriano Ciccioni candidato per lIDV. Gente che va gente che viene. Notizia di qualche anno fa: Erano false le 2.800 firme raccolte per presentare la lista di Alternativa sociale alle elezioni regionali dello scorso anno: con questa ipotesi di accusa il gup Vincenzo Tutinelli ha rinviato a giudizio Duilio Canu, lestremista di destra delegato a gestire la lista di Alessandra Mussolini in Lombardia, e Giuliana Carlino, neo assessore provinciale a Milano e capolista dellItalia dei Valori alle prossime comunali, che le autentic. Canu e Carlino sono accusati di aver indotto al falso in atto pubblico lufficio elettorale. Saranno processati il 13 ottobre. Per un secondo capo di accusa, quello della violazione della legge elettorale, i due hanno fatto ricorso alloblazione. Lunico mio errore spiega lassessore - di aver dato fiducia al signor Duilio Canu. Ho dato la mia disponibilit solo per spirito democratico. La oggi senatrice Carlino probabilmente per lo stesso spirito democratico consentirebbe senza problemi la presentazione della lista pdl. Notizia di qualche mese fa: Intervistato LExpo, che due anni fa abbiamo festeggiato tutti come una grande vittoria, diventata una sorda guerra di potere tra gruppi economici che non rispecchia per nulla il sentimento della comunit". Domanda del giornalista: La soluzione migliore rinunciare o chiedere un commissariamento? Rinunciare vorrebbe dire fare una bruttissima figura a livello internazionale. A questo punto c di mezzo lonore della patria, quindi ben venga Bertolaso come super commissario. Che cose si aspetta da Guido Bertolaso? Che cacci i lobbistiNon male come lungimiranza per un candidato alla presidenza della regione. Notizia di qualche giorno fa: Dal sito di Agnoletto: Gli arresti di ieri dimostrano che non siamo di fronte a delle mele marce: il sistema marcio! E il marciume non riguarda solo le destre ma anche il Pd: l'illegalit, la corruzione e le clientele sono trasversali a un sistema fondato sul consociativismo L'intreccio affaristico, spesso illegale, tra esponenti del PdL e del PD il risultato di una mancata vera opposizione del PD e la ricerca da parte del partito di Penati di un accordo a qualunque costo con Formigoni. Ma non gli avevano proposto un accordo tecnico e non lavevano definito miope e irresponsabile perch non aveva accettato il loro apparentamento. Notizia di ieri: Moni Ovadia Candidato con Agnoletto e la sinistra radicale alle regionali. Notizia di maggio Moni Ovadia con sinistra e libert Notizia di qualche anno fa: Moni Ovaia candidato con lUlivo, eletto e dimissionario. In tutti e tre i casi queste liste hanno perso (diciamo che per Agnoletto una facile previsione). Suggerimento: perch non candidare Moni Ovadia con la Moratti lanno prossimo? Chiudiamo con una segnalazione di stile: Un candidato pd alle regionali a brescia stato colpito da una malattia di certa gravit. Alcuni dirigenti del partito, vedasi il sito di Pierangelo Ferrari, fanno campagna al suo posto per garantirgli le preferenze. Bellesempio di amicizia politica.

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Scrive Giacomo Properzj


Caro direttore, leggo su Arcipelago Milano un curioso articolo di opposizione al trasferimento della citt giudiziaria dall'attuale collocazione in pieno centro in una nuova posizione periferica (Porto di Mare). Tu sai come me che i piccoli centri, giustamente, concentrano tutte le loro funzioni nel centro urbano dove si arriva rapidamente e si viene a creare quella animazione un po' medioevale delle nostre belle piazze italiane. Quando per una citt, meglio si direbbe nel nostro caso un conglomerato urbano, diventa, spesso in modo incontrollato, com successo a Milano, una citt di oltre cinque milioni di abitanti, perch tanti sono i residenti seppur divisi improvvidamente in comuni e province, necessita che le "funzioni" non vengano concentrate in una sola parte della citt. Poich, in questo caso, si determinano condizioni di traffico e inquinamento inaccettabili e sconnessioni speculative nel mercato degli immobili e delle aree (e qui sta il punto). Necessita invece che le funzioni vengano disperse nell'area urbana dando luogo alla ben nota soluzione della "citt policentrica". Questa citt policentrica assolutamente necessaria se si vuole costituire la cosiddetta "citt metropolitana" e creare condizioni di sviluppo razionali a tutto l'insieme urbano. Portare dunque altrove la citt giudiziaria (tribunale, tribunale amministrativo, carceri e codazzo di studi legali) non solo una buona idea urbanisticamente parlando ma una delle condizioni necessarie per creare la citt metropolitana policentrica. Naturalmente a questo disegno si oppongono miserabili interessi corporativi degli avvocati dei giudici dei cancellieri e di quanti, lavorando nel sistema giustizia, si siano sistemati intorno all'attuale tribunale. Si oppongono poi, in modo pi occulto, i titolari degli interessi immobiliari che vedono modificarsi il sistema di mercato delle loro aree che ora al centro hanno prezzi dieci volte superiori a quelli della periferia. E' anche un problema sociale ma soprattutto economico e urbanistico per cui al centro della citt si costruiscono affannosamente sopralzi, si scavano garage mentre nella periferia e nell'hinterland abortiscono iniziative immobiliari pi decenti (anche se la decenza non storicamente una caratteristica degli imprenditori immobiliari milanesi). Non sono obiezioni il fatto che oggi il quartiere del Porto di Mare sia degradato n che intorno ci siano iniziative immobiliari fallite: il quartiere potr essere rigenerato e le iniziative edilizie, ormai nelle mani delle banche, potranno essere recuperate speriamo con intervento di mano pubblica e non di CL. Non unobiezione che il palazzo di Piacentini venga trasformato in centro commerciale, perch questo pu essere impedito trasformandolo in un grande museo o altra iniziativa culturale, tenuto conto tra l'altro che a due passi la biblioteca Sormani scoppia e non ha quasi pi spazio. So bene che la battaglia contro le corporazioni e gli interessi immobiliari, a Milano, da almeno sessant'anni perduta ma importante denunciarla non tanto per combattere l'iniziativa di magistrati che spinti probabilmente da mogli insofferenti che non vogliono lasciare il centro e il t delle amiche si prestano a battaglie sbagliate, quanto perch gruppi di architetti con speranze clientelari (i tempi sono assai duri per i liberi professionisti) si sono buttati in questa battaglia centripeta che non ha neanche un argomento a favore.

Giorgio Properzj

Scrive Gregorio Praderio


Non condivido l'intervento di Piero Cafiero sul n. 7 di Arcipelago sulle vicende urbanistiche milanesi, anzi lo trovo abbastanza superficiale e disinformato. Non vero che nei piani regolatori precedenti "non si trova uno straccio d'idea" sulla citt. Il Piano Beruto (che un buon piano urbanistico, aggiornato alla cultura dell'epoca) ha prodotto parti di citt ordinate e civili, e il suo modello europeo e parigino abbastanza evidente; lo stesso si pu dire del Piano Pavia-Masera (basti vedere la minore qualit delle parti costruirte all'esterno dell'allora perimetro amministrativo). Anche i piani successivi sono portatori didee, magari non condivisibili, o superate o magari attuate solo in parte; il piano vigente ad esempio ha idee come il parco agricolo di cintura, il recupero dei nuclei storici periferici e una volont di mantenimento di una base economica e produttiva che a oggi, ripeto, si pu ritenere superata o non condivisibile (e comunque andava aggiornata prima), ma che non "mancanza didee". Non vero poi che "prima del PGT, gli strumenti urbanistici meneghini non venivano aggiornati da pi di mezzo secolo": la variante generale del '76-'80 notoriamente un piano del tutto diverso da quello del '53. Non vero neanche che il Comune di Milano abbia accettato "senza fiatare" i risultati del concorso indetto dalla Pirelli (passano diversi anni, i numeri sono diversi, ecc.). Insomma, si potrebbe continuare a lungo. Ma il problema sono le conclusioni a cui si giunge sulla base di tali premesse disinformate. "Non un dramma" se il PGT d il colpo di grazia all'urbanistica milanese "perch tanto nel dramma viviamo dall'Ottocento" (e non vero). "La citt va avanti da sola" (senza programmazione di strade e infrastrutture?). Mi sembrano considerazioni un po' qualunquiste. Certo la pianificazione urbanistica milanese non brilla per qualit ed efficienza, ma non bisogna dimenticare il famoso detto secondo cui "al peggio non c' mai fine". Anche una cattiva pianificazione pu diventare pessima, senza un contributo di idee, valutazioni, proposte. Per cui mi sembra giusta l'attuale at

tenzione prestata alla proposta di

PGT al fine di migliorarlo.

Gregorio

Praderio

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Questa rubrica curata da Paolo Viola rubriche@arcipelagomilano.org

BEETHOVEN, SACRO E PROFANO


Beethoven non aveva alcuna dimestichezza con il sacro, non si ha notizia di suoi sentimenti religiosi. Il meraviglioso testamento di Heiligenstadt, scritto a trentadue anni (porta la data del 6 ottobre 1802) quando aveva ormai la certezza dellimminente sordit completa (era iniziata sei anni prima e fino ad allora si era illuso di poterne guarire), non fa alcun cenno a divine provvidenze o a speranze di miracoli, e quel Dio Onnipotente, tu puoi guardare in fondo alla mia anima; vedi nel mio cuore e sai che colmo di amore per lumanit e di inclinazione a fare del bene ha tutto il sapore di uninvocazione di maniera.Ciononostante lanno dopo Beethoven scrive un Oratorio (Christus am lberge, opera 85) e nel 1807 una prima Messa (in do maggiore opera 86) che incredibilmente coeva delle straordinarie Quinta e Sesta Sinfonia non solo non ebbe successo (il principe Estherzy, cui era dedicata, pare avesse commentato ... mio caro Beethoven, cosa diavolo avete mai combinato?...) ma ancora oggi viene raramente eseguita ed assai poco amata dai musicisti e dal pubblico. Passati altri 12 anni siamo ormai nel 1819, quattro anni dopo il Congresso di Vienna e dunque appena smaltita lamarezza e la delusione che la vicenda napoleonica gli aveva provocato Beethoven decide di riprovarci con una Missa Solemnis (opera 123, terza e ultima sua opera sacra) nella quale profonde un impegno gigantesco, sia per reperire una vasta documentazione intorno alle grandi Messe del passato (ne sapeva poco), sia per raccogliere - prima ancora di scriverla - i consensi pi qualificati e con essi i fondi necessari ad assicurarle ampia diffusione e successo economico. E questa volta il successo non manc. Laltra sera labbiamo riascoltata dopo le recenti belle edizioni di Pappano al Santa Cecilia e di Barenboim alla Scala - diretta da Xian Zhang allAuditorium e proprio non ce ne siamo raccapezzati. Chi ha la bont di seguire queste nostre divagazioni del marted ricorder forse che non solo abbiamo salutato con entusiasmo larrivo di questa giovane e generosa musicista sino-americana sul podio milanese, ma pi volte ne abbiamo apprezzato il lavoro di direttrice e concertatrice di opere anche molto complesse come ad esempio la recente Quarta Sinfonia di ajkowskij; forse ricorder anche che - a proposito della Messa da Requiem di Verdi e della dedica al Manzoni scrivemmo che .... bench diretta con grande rigore certamente figlio di sicura maturit e robusta professionalit, la Messa verdiana ci parsa a dir poco... apocalittica; i violenti contrasti, i ritmi incalzanti, la forza scatenata della massa corale...ne hanno fatto un potente dramma, di grande interesse e godibilit, ma assai distante da quellaffettuoso tributo - intriso di sentimenti, di nostalgia, sopratutto di speranza - che Verdi intendeva porgere al suo grande e venerato amico. Lo sconcerto in cui ci ha buttato questa Missa beethoveniana stato decisamente pi forte: scomparso il senso del sacro ed anche quella straordinaria ambiguit fra sacro e profano (Beethoven stesso non sapeva se fosse meglio eseguirla in chiesa o in sala da concerto) a beneficio di un improprio approccio muscolare e guerresco, forti e fortissimi distribuiti a piene mani senza chiaroscuri o sfumature, entrate del coro sempre a gamba tesa, voci soliste incerte e senza guida, la nostra Zhang sembra non aver capito bene il senso di questopera. N si possono invocare le difficolt di un debutto, poich laveva gi eseguita non molto tempo fa in San Marco per il festival MI.TO. Questa incomprensione si resa palese nel Benedictus, quando la celestiale melodia affidata al violino solista (complimenti a Luca Santaniello per la poesia e la sensibilit con le quali ha eseguito quelle 123 battute) stata sommersa dagli altri strumenti e trascurata al punto da non potersi rendere conto che in quelle note angeliche vi era il senso ultimo della Missa e la sua sublimazione. Forse non va preso sottogamba il fatto che ogni musicista ha un proprio range di possibilit e di capacit interpretative, al di fuori del quale non riesce a entrare in sintonia con la partitura. Guarda caso, avete mai sentito Claudio Abbado dirigere Puccini?

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TEATRO
Questa rubrica curata da Guendalina Murroni rubriche@arcipelagomilano.org

Lev.
Da comunicato stampa: Lev Zasetky un soldato russo che viene colpito alla testa da un proiettile. Siamo nel 1943. Da allora, perduta la memoria e con quella la propria identit, lesistenza di Lev una lotta quotidiana per restituire un senso a quel mondo infranto che lui, non pi in grado di ricordare il passato n di rapportarsi al presente, vede manifestarsi davanti ai suoi occhi come un insieme disordinato dimmagini e sensazioni. La sua storia, giunta attraverso il racconto di un neuropsichiatra russo, Alexander Lurja, che lo ebbe in cura, e attraverso il diario che Lev tenne fino al 1958, la base di partenza dello spettacolo dei Muta Imago. Giovane compagnia romana, portatori sani di sperimentazione teatrale, i Muta Imago concludono il loro soggiorno milanese con Lev al Teatro i in scena fino al 28 febbraio. Ora, quello che si legge da comunicato, sinceramente, non si vede del tutto. Nello spettacolo non c parola se non quelle registrate. tutto movimento, suono e scena. Si capisce che luomo Lev, si capisce che cerca qualcosa, si capisce che non ha memoria, si capisce che c stata una guerra, o che c ancora, o che nella sua immaginazione.Allora ci siamo quasi. Dopo lultimo articolo su Berlino, ci ritroviamo comunque sempre l, perch la compagnia stessa ha avuto modo di lavorarci pi volte, nello specifico anche nella gi citata Sophiensaele. Brezza daria, nientaltro da dire, brezza daria. Punto. Le immagini forti, la scenografia semplice ma sicuramente complicata da usare, sia per lomino che tira le corde, sia per lattore e la sua millimetria scenografica. (Momento contemporaneo = Momento ironico). Si hanno in testa due cose quando si va a teatro per poi dover scrivere qualcosa sullo spettacolo che si visto. La prima: per chi si sta scrivendo. La seconda: tenersi da parte. Risposte alle due cose in testa. Alla prima: si sta scrivendo per chi va a teatro o vorrebbe andarci, mantenendo come linea quella di proporre spettacoli nuovi e giovani. Alla seconda: s ma a volte non facile. Per si cerca di mantenere la promessa. Dunque visto che stavolta ci stata offerta tanta ciccia, bisognerebbe essere onesti e non mantenere la promessa della seconda risposta. Chi ha voglia di vedere cose nuove e giovani (prima regola) vada sul sito della compagnia e li rincorra un po in giro, magari su un calesse a motore, con di fianco un album di famiglia. Eccolo qua: http://www.mutaimago.com/ e notare bene il progetto su Napoli. Per quanto riguarda il tenersi da parte, questa volta non sar rispettata la regola. S, va bene, tutto lo spettacolo va pi che bene. A differenza di molti questo riesce a sorprendere. Il punto che sembra sia in potenza, in altre parole ci si aspetta altro, molto di pi. Non per niente una cosa negativa, anzi. Ci si aspetta qualcosa di ancora pi nuovo, una data sul calendario. Perch (e qui sicuramente non stiamo rispettando la seconda regola) per essere un fenomeno italiano molto, molto avanti. Come gran regalo ai Muta Imago, tutti gli spettatori avrebbero dovuto chiedere allattore, al drammaturgo e alla regista di salire sul palco, girarsi, piegarsi in avanti e con un regal calcio nel di dietro avrebbero dovuto mandarli nel futuro, con una bandiera nazionale di quelle bianche, neutre. Cosa c da vedere questa settimana: Per linaugurazione dellElfo Puccini, il 6 marzo, dalle ore 16 fino a mezzanotte nella sala Shakespeare va in scena ledizione integrale di Angels in America, Si avvicina il millennio e Perestroika, un evento che include in ununica giornata la prima e la seconda parte dello spettacolo pi applaudito e premiato della compagnia dellElfo. La seconda replica dello spettacolo avverr il 7 marzo. Mathilde, di Veronique Olm, regia di Lorenzo Loris l8 marzo al Teatro Out Off. Dopo 3 mesi passati in prigione per aver avuto una relazione sessuale di mutuo consenso con un minorenne consenziente, Mathilde torna nella casa in cui ha vissuto con il marito. Mathilde aveva tentato di sfuggire alla monotonia degli anni, al grigiore del matrimonio usurato dal tempo, attraverso la ricerca del desiderio puro. Al suo ritorno, stanca e distrutta dalla solitudine. Mathilde affronta una notte tormentata con il marito: rancori, insuccessi, e illusioni infrante vengono a galla. Una notte che aprir la speranza di una rinascita della coppia. Canzone al vangelo, di Cristian Ceresoli, fino al 7 marzo al CRT Salone. Canzone al Vangelo uno spettacolo, ma si guarda e si ascolta come se fosse una canzone, una canzone che dura appena pi di unora. Unora in cui si canta e si racconta una storia. E quando si canta e si racconta questa nuova storia, il pubblico balla e si emoziona. E ride. E molte volte si commuove. Canta in coro. Dice: ooooh. una festa. Canzone al Vangelo rappresenta una nuova forma di spettacolo tra letteratura, musica e teatro. Fra cinema e teatro per i diritti delle donne. Proiezione del film Il canto di Palma di Claudio Llosa e letture da Simone de Beauvoir, mercoled 3 marzo allo Spazio Oberdan.

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Arte
Questa rubrica curata da Michele Santinoli

Tim Walker. Pictures.


Dal Design Museum di Londra alla Galleria Carla Sozzani, Pictures: fino al 7 marzo una mostra delle fotografie pi note di Tim Walker. Dramma e immaginazione, mondo fiabesco ed eleganza, nelle sue fotografie Tim Walker affianca il quotidiano allassurdo e al favoloso, ricreando un mondo magico fatto di eleganza e ironia, in unatmosfera surreale. Esemplificativi del suo lavoro sono gli scatti che documentano i vestiti appesi agli alberi e trasformati in lampadari illuminati, i serafici gatti color pastello riuniti in un angolo del giardino, un gruppo di ballerine sotto ad alcuni trofei di caccia. Queste immagini lo hanno reso uno dei fotografi di moda pi noti, grazie a quel tocco evocativo e sofisticato che rende ancora pi belli gli abiti di alta moda che si trova a fotografare in luoghi insoliti per riviste come Vogue, W e Harpers Bazaar. Immagini romantiche, gotiche (ispirate ai film di Tim Burton, presente in alcuni scatti) e fiabesche sono evocate attraverso un colore, un materiale inusuale o attraverso personaggi imprevedibili e fantasiosi, il tutto inserito in un contesto di quotidianit. Per chi ama sognare. Tim Walker. Pictures. Galleria Sozzani. Corso Como, 10. Orari: marted, venerd, sabato e domenica 10.30-19.30. Mercoled e gioved 10.30-21.00. Luned 15.30-19.30. Fino al 7 marzo.

Nudo per Stalin. Il corpo nella fotografia sovietica negli anni Venti.
Nudo per Stalin la mostra di fotografia storico artistica, prodotta dal Comune di Roma e presente a Milano fino al 30 marzo 2010, nell'ambito delle commemorazioni per il ventennale della caduta del Muro di Berlino. Attraverso 71 fotografie realizzate dai pi grandi fotografi russi del Novecento, questa mostra si pone lobiettivo di studiare la perenne antitesi tra libert despressione e potere politico. La mostra si colloca temporalmente tra linizio degli anni Venti e il culmine del regime staliniano, nella seconda met degli anni Trenta. I fotografi pittorialisti degli anni Venti (Grinberg, Eremin e Zimin) rappresentavano nudi femminili sia come soggetto idoneo a esplorare le possibilit di movimento, sia allinterno di paesaggi dai toni quasi impressionisti. I risultati di questi studi furono esposti nelle quattro mostre dellArte del Movimento che si tennero a Mosca tra il 1925 e il 1927. Con linasprirsi del regime negli anni Trenta le raffigurazioni di nudi furono sottoposte a restrizioni e censure da parte dei vertici politici. Fotografi prima acclamati, come Grinberg, furono internati in campi di lavoro perch accusati di trasgredire le disposizioni di Stalin in materia di corpo. Questo non doveva pi essere uno dei tanti temi studiati dalla fotografia, ma doveva invece adattarsi alle esigenze propagandistiche sovietiche. Il corpo umano viene ora ritratto non pi come singolo individuo, ma come membro di una collettivit che, nelle grandi parate imposte dal regime, vuole esaltare il suo dittatore attraverso pose acrobatiche, piramidi umane e posizioni ginniche. Gli uomini rappresentati sono portati a modello di bellezza, salute e forma fisica, contribuendo alla costruzione dellimmagine del cittadino sovietico ideale, ornamento per le gigantografie del dittatore (come nelle fotografie di Rodenko). Chiudono la mostra alcune lettere autografe di Grinberg che, dopo la sua prigionia, testimoniano le difficolt di reinserimento nelle grazie del regime. Nudo per Stalin. Il corpo nella fotografia sovietica negli anni Venti. Fondazione Luciana Matalon. Foro Bonaparte, 67. Orari: da marted a sabato 10-19. Ingresso libero. Fino al 30marzo.

Steve McCurry. Sud Est.


Chi non conosce Afghan Girl, la fotografia che immortala i bellissimi occhi di una ragazza afgana? Certo, la fotografia offre immagini semplici, dirette e veloci entrate ormai nella nostra vita quotidiana e che quindi pensiamo di conoscere a fondo. Sembrerebbe dunque facile descrivere questa mostra. Quando si entra a Palazzo della Ragione, invece, ci si ritrova circondati da facce, occhi e mani di uomini, donne e bambini che ti raccontano storie semplicemente con i loro sguardi e i loro gesti: storie di vita e umanit che segnano lidentit di paesi come Afghanistan, Iraq, Birmania, Tibet e India. Attraverso un poetico allestimento che richiama una fitta foresta dai cui rami ricadono 200 scatti di grande formato, il visitatore viaggia con McCurry alla scoperta di questi volti e di questi paesaggi, fatti di luce e colore. Le sei sezioni che segnano il ritmo della mostra ci parlano di Silenzio, scatti di grande intimit delluomo di fronte alla natura; ci parlano dellAltro; della Guerra, fotografie che rappresentano il dramma dell'umanit contro se stessa; della Gioia, immagini fatte di colore e movimento; ci parlano dell'Infanzia e ci parlano della Bellezza, in cui ci ritroviamo a fissare gli occhi verdi della ragazza afgana. O forse sono quegli occhi a guardare noi?

Steve McCurry. Sud Est. Palazzo della Ragione. Piazza Mercanti, 1. Orari: da marted a domenica 9.3019.30. Gioved 9.30-22.30. Luned 14.30-19.30. Biglietti: intero 8; ridotto 6,50; ridotto speciale adulto e bambino 10. Fino al 21 marzo.

Roy Lichtenstein. Meditations on art.


Dopo il successo delle mostre su Warhol, Haring e Basquiat, la Triennale di Milano presenta un altro grande nome dellarte contemporanea, lartista Pop Roy Lichtenstein. Una mostra antologica che sar visitabile dal 26 gennaio al 30 maggio e che sar poi ospitata al Ludwig Museum di Colonia. Una retrospettiva suddivisa in sezioni tematiche che partono dalle opere pre-pop degli anni 50 e arrivano agli ultimi lavori dellartista, morto nel 1997. La mostra non espone le classiche icone pop o i famosi fumettiin formato gigante, ma esplora la produzione legata al lavoro di rivisitazione che lartista fece delliconografia medievale, delle scene di storia americana e in generale di opere famose di artisti del passato pi o meno recente, come Monet, Carr, Dal, Magritte, Picasso e Matisse. A partire dalla riproduzione di unimmagine celebre, una banale copia, Lichtenstein trasfigurava e reinterpretava il soggetto negli stilemi suoi tipici: bidimensionalit, colori accesi e i punti Benday, ovvero quei puntini risultato di un processo di stampa che combina due (o pi) diversi piccoli punti colorati per ottenere un terzo colore. Questo era il procedimento tipico dei fumetti delle origini e che divenne il leitmotiv dellintera opera dellartista. Una rassegna per capire chi rappresent Cubismo, Espressionismo, Futurismo, Action Painting, Minimalismo, ritratti e nature morte con unironia dissacrante tipicamente americana. Tutto questo Lichtenstein, tutto questo Pop.

Roy Lichtenstein. Meditations on art. Triennale di Milano. Viale Alemagna, 6. Orari: 10.30-20.30, luned chiuso. Gioved e venerd 10.3023.00. Biglietti: intero 9; ridotto 6,50 o 5,50. Fino al 30 maggio.

Giovanni Ferrario. Lorto dei semplici.


Lorto dei semplici: questo il titolo della personale di Giovanni Ferrario, giovane artista milanese, esposta nella sala di MuDi Contemporanea al Museo Diocesano di Milano dal 28 gennaio al 28 febbraio 2010. Un mese per apprezzare il lavoro svolto con materiali delicati e degradabili: margherite spezzate, petali volanti, fili derba e pistilli posti sul piatto dello scanner e digitalizzati per crearne un video. Nella successione infinita delle immagini che scorrono, lartista riesce a ricostruire la forma perduta da questi fiori. Oltre a questo lavoro presente una serie di cinque libri stampati su carta cotone. Anche in questo caso Ferrario appoggia sulla superficie dello scanner le copertine originali dei libri e le muove, in modo da ottenere distorsioni, effetti stranianti e speciali colorazioni. Volume a cura di Paolo Biscottini e Giovanni Ferrario. Ingresso gratuito a MuDi Contemporanea. Giovanni Ferrario. Lorto dei semplici. Museo Diocesano di Milano. Corso di Porta Ticinese, 95. Orari: dal marted alla domenica, 10-18, luned chiuso. Biglietti museo: intero 8; ridotto 5; solo il marted 4. Fino al 28 febbraio.

CINEMA
Questa rubrica curata da Simone Mancuso

Invictus di Clint Eastwood


Continua la ricerca di Eastwood sui temi a sfondo sociale. Sull'onda di Gran Torino, riemerge il tema, sempre attuale, dell'integrazione, toccando i punti cardine di una morale e di un'etica ormai confuse nella societ contemporanea. Mandela disse: Il perdono cancella la paura, libera l'anima. Per questo un'arma cos potente. Suggerimento di Eastwood su un elemento cruciale della religione cattolica, il perdono. Evocato anche nel precedente film per abbattere i superficiali pregiudizi sulle diverse culture, a favore di una vera integrazione. Quindi questo film

usa il racconto degli anni di presidenza della Repubblica sudafricana di Mandela, e la sua intuizione sulla potenzialit politica di una squadra, i verde-oro, e uno sport, il rugby, per parlare della rinascita di un paese, che porta in se i problemi di qualsiasi altro paese che affronta un cambiamento. E lo fa tramite una regia perfetta ed elegante, come al solito, e un riuscitissimo adattamento dal libro Ama il tuo nemico di John Carlin, con la sceneggiatura di Anthony Peckham. Fotografia affidata al fedelissimo Tom Stern. Ben due le candidature all'oscar 2010, l'impeccabile Morgan Freeman nei panni di Mandela come attore

protagonista e il capitano della nazionale sudafricana Matt Damon, per la categoria di attore non protagonista. Forse avrebbe meritato la candidatura anche per la sceneggiatura, ma visti gli altri candidati, va bene cos. Nella produzione, ovviamente come ormai di consueto a Hollywood, figura il regista, mentre nella produzione esecutiva, c' la partecipazione di Morgan Freeman. Evidentemente l'avere anche un peso economico e quindi decisionale sul set, ha influenzato molto sulla libert d'espressione del suo personaggio, fruttandogli la candidatura.

Avatar di James Cameron


E da tempo che sostengo la rivoluzione della terza dimensione nel cinema. Avatar sancisce questa teoria in maniera definitiva. Forse esagerato affermare che dopo le rivoluzioni del sonoro prima e del colore poi, arrivi il 3D. Di sicuro, almeno per quanto riguarda la modalit di visone, e quindi la fruizione del film da parte dello spettatore, questultima viene stravolta per diventare pi performante. E chiaro che questo film uno dei pochi casi tra i 3D, che pu essere apprezzato anche in 2D, ma chiaramente la performance dello spettatore sulla visione cambia.Un kolossal in tutto e per tutto, nel grande stile hollywoodiano, una confezione tipica della struttura americana, soprattutto nella sceneggiatura. Vi si riconosce tutto il cinema postmoderno: dal western, ai film di guerra, al fantasy, ai film di fantascienza. Eterogenia concentrata anche nel soggetto, che ingloba tutti i temi dellattualit: dal conflitto in Iraq e lamore per lesportazione della democrazia che qui si trasforma in esportazione della civilt, ai temi e-

cologisti, a quelli new-age verso lenergia della terra madre che porta equilibrio, ecc Su di un soggetto cos corposo, forse si poteva sviluppare una sceneggiatura un po pi studiata, perch la sensazione che sia stata tralasciata a favore di unattenzione maggiore verso tutta la parte tecnologica e la regia del film. Forse affiancarsi di un altro sceneggiatore sarebbe stato utile. Tecnologia che stata applicata in maniera massiccia, come forse mai prima, a favore del tridimensionale, con luso di una macchina da presa innovativa, la fusion-cam. E una camera, progettata tra gli altri dallo stesso Cameron, che permette di girare le scene con gli attori, riuscendo ad integrare nel monitor della stessa camera il 3D, in maniera che il regista possa vedere contemporaneamente, la scena che sta girando nellambiente tridimensionale. Questa una delle tante rivoluzioni che il 3D ha portato nel modo di fare i film, quindi non solo nella visione, ma anche nella costruzione della stessa. Cameron dimostra, ancora una volta, di essere uno dei pi capaci registi e produttori cinematografici che ci sia

no oggi nel mondo, confezionando un prodotto di due ore e quaranta minuti, senza un momento di pausa(a parte quella forzata che fanno i peggiori cinema per vendere pop-corn), che anzi per come si sviluppa il film, ho trovato anche corto, si poteva estendere un po di pi la sceneggiatura, sviluppando ci che avviene dopo il finale. Gli attori hanno tutti fatto un grandissimo lavoro, sostenuto, ovviamente dal gande lavoro registico, soprattutto lattrice che interpreta Neytiri, Zoe Saldana, magnifica nel dare al suo personaggio tutta la sensualit selvaggia che solo unafroamericana avrebbe potuto dare in quel modo. Da tenere docchio nel cast di questo film il direttore della fotografia Mauro Fiore, il cui lavoro lo ritroveremo nel 2010 con il film sullA-Team. Ancora una volta James Cameron riesce a colonizzare il nostro immaginario, ed in questo caso anche la nostra modalit di visione, senza darci scampo ne scelta di fuga, come fece molti anni fa con Terminator, lasciando un traccia sempre pi indelebile nella storia del cinema.

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YOUTUBE A CHE PUNTO E LA NOTTE DEI ROM? DON COLMEGNA http://www.youtube.com/watch?v=Pb61zoq0H80

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