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Editoriale IL TRIBUNALE DI MILANO L.B.G. La civilt di un Paese si misura anche dal funzionamento della sua amministrazione giudiziaria: come per un Paese cos per le sue citt. Per noi, dunque, eredi diretti del diritto romano, la cosa riveste anche un valore simbolico e per noi milanesi, concittadini di Beccarla, qualcosa di pi ancora. Cos come ci vantiamo di essere la culla del diritto penso che possiamo fregiarci del titolo di popolo pi litigioso al mondo. Le due cose messe insieme fanno del problema della giustizia uno dei pi gravi problemi della nostra societ, che si trova sempre combattuta tra giustizialismo e garantismo. Anche di questo ho parlato con Livia Pomodoro, presidente del Tribunale di Milano, nellintervista che si pu vedere nello spazio You Tube di questo giornale. Il tema della giustizia ha declinazioni locali importantissime e per una comunit degli affari, com quella milanese, uno scorretto funzionamento dellamministrazione giudiziaria rappresenta un indubbio freno alla sua attivit economica e allontana gli operatori stranieri da una piazza nella quale ottenere giustizia vuol dire in qualche caso attendere anni. Una causa della lentezza certamente la mole di leggi e disposizioni che ormai si accumulano come una gigantesca montagna nella quale si deve scavare con infinita pazienza per ritrovare norme vecchie e nuove che regolano la nostra vita personale, economica e sociale. Cos come diciamo beato il Paese che non ah bisogno di eroi, potremmo dire beato il Pese al quale servono poche leggi per essere civile. Mi domando se la crisi economica che stiamo attraversando, rimettendo in discussione tanti aspetti della nostra vita e delle nostre attivit umane, non possa promuovere anche una profonda revisione del sistema legislativo e dellamministrazione della giustizia. Troppe volte negli ultimi tempi abbiamo sentito gridare: Voglio giustizia!, come se fosse un desiderio irrealizzabile. Toppe volte abbiamo visto il desiderio della gente di vedere puniti i colpevoli andare frustrato in processi mai celebrati o mai giunti a sentenza o ancor peggio mai iniziati per banali vizi di forma. Ma il funzionamento della giustizia anche legato ai luoghi nei quali la si amministra. Il Tribunale di Milano un esempio clamoroso. Nella sua inadeguatezza coesistono due aspetti: da un lato linutile monumentalit tributaria di una cultura che non ci appartiene pi. Dallaltra ecco gli spazi ristretti dei sopralzi dove latmosfera pi quella di un affollato tribunale levantino con le parti in causa e gli avvocati che si affollano contendendosi fisicamente laria per respirare e i posti a sedere. Lipotesi del trasferimento del tribunale ormai qualcosa di pi che un vago progetto, anche se linsediamento futuro a Porto di Mare, lungo la linea 3 della MM, non ha forse tutti i requisiti che servirebbero a cominciare proprio da quella linea della MM troppo rumorosa e che mostra pi anni della linea 1 che lha preceduta di un pezzo. Anche di questo abbiamo voluto parlare con Livia Pomodoro durante lintervista e la sua opinione ovviamente ha un peso rilevante. Cosa ne pensino invece gli avvocati difficile dire: un mondo da sempre attestato intorno allattuale Palazzo di Giustizia. Forse persino tra avvocati penalisti e avvocati civilisti vi possono essere divisioni marcate: sono comunque in campo interessi immobiliari tuttaltro che trascurabili. Per chi considera che la semantica abbia peso rilevante nella comunicazione concorder col fatto che il termine di Cittadella della giustizia non dei meglio scelti: vi una certa aria di separatezza, di fortilizio, di alterigia che non conferma nel cittadino il sentimento di una giustizia vicina, comprensibile, fatta per pacificare pi che per dividere, per educare pi che per reprimere. Siamo concittadini di Beccarla, meglio non dimenticarlo.
Ambiente e scienza LE RANE Lo Schiavo In passato cera il Venditore di rane una figura tipica dellimmaginario collettivo milanese "EL RANATT". Nella stagione, girava a piedi con due cestini pieni di rane che erano catturate nei fossi e lungo le rogge della periferia di Milano, erano rane piuttosto piccole ma molto saporite ed erano spesso usate per fare il risotto. Oggi le rogge e i fossi sono ben coperti dal calcestruzzo e il ranatt si estinto.Gli esemplari indigeni se la godono nelle pozze a nord di Milano a protezione dellecosistema della Padania per la gioia del leghista di turno... e gli esemplari importati dal Sud dellAsia o allevati nel nostro Paese, quelli abbronzati per intendersi sono utilizzati in cucina: dalle rane fritte al risotto con rane e brastiche (i cunfanon), i men di molti ristoranti lombardi offrono unampia scelta per gli amanti del genere (Matteo Colombo Corriere della sera 13 luglio 2002).Mi domando se andranno a turbare lo stomaco dei lumbard? Non che andiamo incontro al leghista biologicamente modificato? Le rane, spesso erroneamente considerate dallimmaginario collettivo come animali inutili e dannosi ma buone a tavola specie con il riso o fritte sono benefiche per molti motivi: in primo luogo, contribuiscono a contenere lo sviluppo delle popolazioni dinsetti nocivi nei boschi, nelle foreste, nei giardini e nei terreni coltivati, sono poi importanti per la ricerca biomedica, giacch hanno molte caratteristiche anatomiche e fisiologiche simili a quelle degli animali superiori, infine sono uno dei pi importanti anelli della catena alimentare, essendo esse stesse predatrici dinsetti e cibo per diversi animali, quali uccelli acquatici e bisce. Molte specie sono state introdotte in varie parti del mondo proprio a questo scopo. Inoltre, fin dai tempi pi antichi le rane sono state usate dall'uomo come cibo. Sebbene siano stati fatti tentativi di allevarle a scopi commerciali, in genere le rane sono catturate nei loro habitat naturali. La convenzione di Berna (La Convenzione per la conservazione della vita selvatica e dei suoi biotopi in Europa, anche nota come convenzione di Berna fu elaborata nel 1979 e divenne esecutiva dal 1 giugno 1982. stata recepita in Italia con la legge n. 503 del 5 agosto 1981.) ha cercato di difendere la "fauna minore" disponendo un veto indiscriminato e spesso irrazionale sulla detenzione di tutti i rettili e anfibi europei. Ma non ha avuto alcun impatto sulle specie che pur essendo rare non rappresentano oggetto d'interesse a fine commerciale o alimentare. A questo si aggiunge che poi di fatto l'applicazione della convenzione di Berna stata demandata, in Italia, alle singole regioni. La Regione Lombardia, con lultima legge promulgata, Legge Regionale 31 marzo 2008, n. 10: Disposizioni per la tutela e la conservazione della piccola fauna, della flora e della vegetazione spontanea ha normato la cattura delle rane. Art. 42. Dal 1 ottobre al 30 giugno di ogni anno vietata la cattura di tutte le specie di rane. Nel restante periodo dell'anno consentita la cattura di rane verdi adulte della specie Rana klepton esculenta e rane rosse della specie Rana temporaria, per una quantit giornaliera non superiore a trenta individui complessivi per persona, unicamente mediante l'uso delle mani libere oppure di canne da pesca prive di amo. Il divieto di cattura non applicato a chi preleva le specie di rane verdi (Rana esculenta) e di rane rosse (Rana temporaria) da allevamenti amatoriali che abbiano per fine l'incremento della specie e la loro diffusione sul territorio ... . Secondo Giuseppe Lozia, entomologo dellUniversit Statale di Milano: Le rane sono tornate a popolare le acque pulite, le risaie, soprattutto in Lomellina e i canali, grazie allimpiego in agricoltura di prodotti chimici pi raffinati rispetto al passato Matteo Colombo Corriere della sera 13 luglio 2002. Ma dalle nostre parti ci sono queste rane? Nel parco del Rio Vallone, un Parco Locale di Interesse Sovra comunale (PLIS) la presenza degli anfibi stata riscontrata con certezza solo negli stagni entro il bosco umido presso il campo da volo di Bellusco e nelle loro immediate vicinanze (il Parco interessa il territorio di due Province, Milano e Lecco, occupando una superficie complessiva di 1181 ettari, lungo il torrente Vallone e formando un polmone verde in un territorio fortemente urbanizzato, a nord-est della cintura metropolitana di Milano.). http://www.parcoriovallone.it I ricercatori dicono che il modello globale di raccolta e il declino delle popolazioni naturali di rane sembrano seguire lo stesso percorso gi in atto per lo sfruttamento dei mari, che sta causando il conseguente collasso della pesca dovuto alle reazioni a catena provocate in tutto il mondo. I ricercatori hanno proposto di istituire una certificazione di raccolta delle rane per migliorare il monitoraggio e aiutare metodi di caccia che possano essere sostenibili. Infatti, secondo Corey Bradshaw, le zampe di rana non sarebbero solo una prelibatezza francese: Le zampe di rana sono inserite nei menu delle mense scolastiche di tutta Europa, nei banchi di
vendita dei mercati e supermercati, nelle trattorie asiatiche e nei ristoranti dalta classe di tutto il mondo. Il commercio annuale di rane cresciuto spaventosamente negli ultimi 20 anni, da 200 milioni fino a oltre 1 miliardo di rane consumate ogni anno. LIndonesia risulta essere il pi grande esportatore di rane sino ad ora e il suo mercato interno va da 2 a 7 volte tanto. http://www.mondoecoblog.com Dunque se il saccheggio indiscriminato delle risorse ittiche del mediterraneo in qualche modo ovviabile con linstallazione di allevamenti marini, nel caso delle rane evidente che decisamente anti economico andare per rogge pozze e stagni in cerca di questi simpatici animali che sono tra le altre cose decisamente appetitosi. Siamo passati da una risorsa alimentare disponibile in loco a basso prezzo, consumato in modo ecologicamente accettabile allimportazione di fauna alloctona da utilizzare in modo massiccio e magari fuori stagione.
Carneade FUOCO AMICO DA FORTE MARINO STELLA DI LATTA 1 - Milano, 24 marzo 2009 - Nel weekend la Polizia Locale, in collaborazione con le Forze dellOrdine, intervenuta al mercatino delle pulci di Bonola a contrasto dellabusivismo commerciale. Dieci i sequestri amministrativi effettuati a carico di ignoti, 436 gli articoli confiscati (cd, dvd, accendini, calze) e 90 i rilievi per divieto di sosta contestati. Un risultato che testimonia limpegno del Comune in questa battaglia. Basti pensare che nel mese di marzo i vigili hanno effettuato 14 sequestri di oltre 1800 merci (tra occhiali, capi di abbigliamento, cd e dvd, cinture e cellulari) ed eseguito 138 rilievi per divieto di sosta. Lo comunica il vice Sindaco e assessore alla Sicurezza Riccardo Marshall De Corato. STELLA DI LATTA 2 - Con queste operazioni spiega De Corato - stiamo togliendo terreno agli abusivi. Lo stesso Presidente di zona 8, Claudio Consolini, ha avuto parole di ringraziamento per il Comune perch domenica il mercato, solitamente oggetto di un vero e proprio assedio da parte dei venditori abusi (sic), si invece svolto regolarmente, senza particolari problemi e senza la presenza di ambulanti. (Ma se non cerano ambulanti, chi lha tenuto il mercato?) STELLA DI LATTA 3 - Milano, 26 marzo 2009 - Il contrasto alla prostituzione a Milano diventa sempre pi incisivo. Solo questa notte la Polizia Municipale ha inflitto 29 sanzioni per un totale di 13.050 euro. Nei primi due mesi dellanno le multe sono state 1283: una media doppia (641) rispetto al 2008, quando furono mediamente 317 al mese. Lo comunica il vice Sindaco e assessore alla Sicurezza Riccardo Marshall De Corato. STELLA DI LATTA 4 - Milano, 30 marzo 2009 Con 40mila clandestini e 185mila residenti stranieri, la quota dei non italiani a Milano al 17%, ovvero quasi uno su cinque. Lo dichiara il vice Sindaco e assessore alla Sicurezza Riccardo Marshall De Corato. (Un allarme? ) STELLA DI LATTA 5 - Milano, 27 marzo 2009 - Molti rom faticano a rispettare la legge, lo comunica il vice Sindaco e assessore alla Sicurezza Riccardo Marshall De Corato. CHINA TAKE AWAY - Milano, 24 marzo 2009 - Come avevo denunciato alcuni sistemi illeciti, alimentati dalla criminalit cinese, si stanno allargando ad altre aree della citt. Lo dichiara il vice Sindaco e assessore alla Sicurezza Riccardo Marshall De Corato. (Da aggiungere alla lista mafia, camorra, spaccio, truffe agli anziani .) LE ALI E IL FILO - Milano, 25 marzo 2009 - Alitalia torna a scommettere sul suo bacino pi ricco, quello del Nord Italia e, in particolare, del capoluogo lombardo. Una vittoria di Milano, cos lha definita il Sindaco di Milano, Letizia Moratti. Prima dell'inizio della conferenza stampa intervenuto telefonicamente il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. (Una vittoria del sistema dei monopoli. Per gli amici del Premier: gli slot di Malpensa sono solo per Alitalia.) ITINERA 1 - Milano, 24 marzo 2009 Domani, mercoled 25 marzo, alle ore 11.30, presso la Sala Fontana di Palazzo Edison, in Foro Buonaparte 31, lassessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory interverr alla presentazione. ITINERA 2 - Milano, 24 marzo 2009 Domani, mercoled 25 marzo, alle ore 18.00, presso la Sala della Balla, al Castello Sforzesco, lassessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory interverr alla conversazione.
ITINERA 3 - Milano, 25 marzo 2009 Domani, gioved 26 marzo, alle ore 17.30, presso lex chiesa di San Carpoforo, in via Formentini 10 , lassessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory, assieme al Presidente dellAccademia di Brera Gabriele Mazzotta, interverr allinaugurazione. ITINERA 4 - Milano, 25 marzo 2009 Sabato 28 marzo, al Castello Sforzesco, lassessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory ha spiegato: Il nostro progetto mira a offrire una democrazia estetica. (Domanda: ma quando lavora MFF?) GIORNATA MONDIALE TBC - Milano, 24 marzo 2009 Ho sempre sostenuto ha detto lassessore alla Salute Giampaolo Landi di Chiavenna che una grande citt come Milano, con un tasso di immigrazione elevato, ha bisogno di un servizio ad hoc per coloro che non accedono al Servizio Sanitario Nazionale. Milano una citt aperta al mondo, dove italiani e stranieri vivono e lavorano insieme ogni giorno e dove quindi necessario colmare il gap tra diverse culture dello star bene e accesso alle cure, nellottica di garantire a tutti il diritto-dovere alla salute. Guardia alta quindi contro tutte le malattie, anche quelle ritenute erroneamente debellate. (Bravo Landi, ma come la mettiamo con quelli che vogliono obbligare i medici a denunciare i clandestini?). CHIARA/MENTE - Milano, 24 marzo 2009 Domani, mercoled 25 marzo, alle ore 12.30, in Sala Stampa, a Palazzo Marino, lassessore allArredo, Decoro urbano e Verde Maurizio Cadeo presenter liniziativa Miraggi, un percorso darte tra Fiera e Citt. Il titolo delliniziativa chiaramente evocativo afferma lassessore. LAPALISSE CEST MOI Se i soggetti competenti fossero chiamati a un tavolo in cui fossero concessi, in ununica soluzione, tutti i permessi necessari, i tempi sarebbero di gran lunga ridotti. (Milano, 26 marzo 2009 Gianni Verga, assessore alla Casa). PESCA DALTURA - Reykjavik, 27 marzo 2009 Lassessore alla Mobilit, Trasporti e Ambiente Edoardo Croci intervenuto oggi a Ecoprocura 2009, il convegno promosso da Iclei, che si sta svolgendo in questi giorni a Reykjavik. Il Comune di Milano, in collaborazione con Atm, sta procedendo al rinnovo della flotta dei mezzi di trasporto pubblico ha spiegato lassessore Croci nel suo intervento. POSTA CELERE - Milano, 26 marzo 2009 - In concomitanza con la messa a punto degli organi di gestione Expo e lavvio della necessaria attivit operativa, fin dallo scorso 23 gennaio 2009 il Commissario Expo Letizia Moratti ha proposto al Governo listituzione di un Comitato di Sicurezza e Vigilanza, con una lettera inviata alla Presidenza del Consiglio. E proprio oggi, approssimandosi importanti passaggi per loperativit di Expo 2015, il Commissario straordinario ha ricevuto conferma dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Gianni Letta, dellopportunit di istituire questo Comitato. POLLICE VERDE - Milano, 26 marzo 2009 Lassessore allArredo, Decoro urbano e Verde Maurizio Cadeo ha AFFERMATO: Negli ultimi due anni abbiamo assistito a una sensibile crescita del numero delle aree e dei metri quadrati di verde sponsorizzato. Non solo le grandi aiuole o i piccoli giardini possono essere presi in carico ma anche il vaso. NEANDERTHAL MAN - Milano, 26 marzo 2009 Manipolare e creare con le mani - ha detto lassessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory - rappresenta unimportante riappropriazione antropologica delle tecnologie che sanno qui interagire con luomo. TAXI DRIVER - Milano, 30 marzo 2009 Il Comune di Milano sta puntando molto sullo stimolo allinnovazione e alla creativit come driver della crescita della citt. Questo il commento dellassessore allInnovazione, Ricerca e Capitale umano Luigi Rossi Bernardi. IERI, OGGI E DOMANI - Milano, 30 marzo 2009 Lesposizione ha aggiunto Terzi, assessore alle attivit produttive racconta la storia dellartigianato di ieri ma anche di oggi, perch siamo di fronte a una realt che sopravvive nel tempo e riesce a essere strumento di trasformazione per la nostra citt. IL MURO DEL PIANTO - Milano, 30 marzo 2009 Per lExpo 2015 ha concluso il vicesindaco Riccardo Marshall De Corato lAssessorato alla Sicurezza del Comune acquisir software, sul modello di quelli sperimentati a Londra e Gerusalemme, per la gestione automatica e intelligente dellinsieme delle telecamere milanesi, per un efficace contrasto a molti reati. (Pure quelli dei colletti bianchi?)
Citt e Societ BERLUSCONI E LE CITTA SATELLITE Beltrami G. Leggo sul corriere del 26 marzo corso che il nostro presidente del Consiglio suggerisce per la soluzione urgentissima alla mancanza di alloggi per le classi sociali meno fortunate di realizzare, nelle aree adiacenti alle grandi metropoli, delle nuove citt satellite. Berlusconi di citt satellite se ne intende certamente pi del cittadino medio, anche e soprattutto grazie alla creazione e al successo di Milano Due e Milano Tre: isole felici nella desolazione della periferia milanese. Questi sono, per molti versi esperimenti riusciti: i servizi di base funzionano, la criminalit a livelli molto bassi, non mancano spazi vedi, scuole, negozi, anche di un certo pregio. Tuttavia, va ricordato che, grazie ai prezzi di vendita delle case, gli abitanti di Milano Due e Tre appartengono grossomodo tutti alla medesima classe sociale, una non ben definibile borghesia medio - alta, in cerca di uno stile di vita che la citt, gi allora, rendeva difficoltoso. Ignoro cosa passi per la testa del nostro presidente, ma gli suggerirei di fare, ovviamente in elicottero, un giro per altre citt satellite, realizzate con i fondi pubblici, che numerose caratterizzano le nostre periferie. Lidea stessa della citt satellite nasce lontano, forse addirittura in Inghilterra due secoli fa, quando nelle intenzioni degli urbanisti di allora si tentava in via sperimentale di realizzare nuclei urbani indipendenti dalle citt tradizionali, pianificati in modo tale da ottenere i vantaggi della citt esistenti eliminandone al contempo le malattie endemiche. Inutile dire che ogni tentativo si rivelato pi meno un fallimento. Nei casi pi fortunati le citt satellite si sono lentamente trasformate in citt tradizionali, per struttura sociale, esigenze, organizzazione. Abbiamo invece altrove grandi fallimenti: citt satellite costruite su terreni economici, nel tentativo di trovare sistemazioni decorose per i cittadini economicamente meno fortunati. Le stesse case popolari, costruite soprattutto durante il ventennio fascista si sono rivelate spesso delle vere e proprie trappole urbane non solo per gli stessi abitanti ma anche per chi si trovato nella posizione di dover gestire queste strutture urbane divenuti luoghi di degrado sociale e urbanistico. Cos, mentre da un lato il governo si preoccupa del fenomeno crescente della criminalit (micro e macro, urbana e non) e dellimmigrazione clandestina, ecco che Berlusconi fornisce la soluzione ideale allintero problema: la realizzazione della Milano Due dei Poveri, dove senza nessuna ombra di dubbio nel giro i pochi mesi gli inquilini ai quali saranno promessi servizi, che non saranno mai realizzati, tenderanno a ricreare quei quartieri ghetto ai quali siamo abituati: totale mancanza di opere di completamento alle abitazioni (negozi, supermercati e scuole e via discorrendo), criminalit diffusa, scarsa o nessuna manutenzione degli edifici e del verde. Vedremmo cos nascere dei nuovi luoghi della tanto temuta microcriminalit: motorini bruciati e abbandonati in mezzo alle strade pubbliche, giardini e parchi lasciati allabbandono pi totale, occupazioni abusive diffuse e via discorrendo, rari nuclei familiari terrorizzati dalluscire di casa dopo il tramonto. Il tutto mentre nelle grandi citt tradizionali un numero sempre crescente di unit immobiliari rimane vuoto. I nostri amministratori locali, Carlo Masseroli in Comune e Davide Boni in Regione, insistendo sulla necessit di nuovi strumenti urbanistici hanno indicato come modello da non pi perseguirsi proprio gli agglomerati monoclasse per censo e per et. Inascoltate voci dal territorio. Non il nostro premier, che si culla nelle sue fantasie che annuncia dai pulpiti dai quali predica al popolo, costringendo i pochi assennati al suo seguito governativo a pronte rettifiche e correzioni rispetto al verbo del capo. Cos come Berlusconi dunque raccomanda ai disoccupati di oggi di impegnarsi per trovare un lavoro vincendo la loro naturale inerzia, domani raccomander ai senza tetto di trovarsi un bellappartamento nelle nuove citt satellite, create per uscire dalla crisi economica galoppante ma entrando in un futuro ghetto per poveri.
Lettera PIAZZA DEL DUOMO: UN SOPRALLUOGO M. A. Spreafico Alcuni anni fa fu rifatta la pavimentazione stradale del complesso cittadino che va da San Babila a Largo Cairoli passando per Piazza del Duomo. Una grande opera anche per il costo che, se non erro, fu di oltre 6 miliardi di lire. In antico la pavimentazione era costituita dalle grosse e tozze pietre di granito, classiche del selciato milanese, capaci di sopportare carichi concentrati notevolissimi anche se a scapito delluniformit della superficie. La nuova pavimentazione invece costituita da lastre rettangolari, sempre di granito, ma di spessore molto ma molto minore. Sarebbero state unottima scelta se non si fosse verificato il continuo passaggio attraverso la Piazza. del Duomo di enormi carichi su camion ai quali le belle lastre non potevano resistere. Il continuo allestimento di mostre, stand, e similari, i palchi di tubi innocenti (pesantissimi) hanno causato danni molto gravi alla pavimentazione: al di la di ogni descrizione una visita sul luogo sar esplicativa. Si prospetta una notevole spesa di manutenzione e al momento ben poco vien fatto. Se si pensa di avere a Milano la famosa Expo, questa spesa non pu essere elusa. Tuttavia se per il futuro non si eviter l'ingresso ai carichi pesanti sar tempo e denaro perso perch, provato, la pavimentazione non li regge. Giacch mi trovavo in Piazza del Duomo, mi sono fatto un giro esplorativo: varie auto targa italiana sostano davanti ai portici settentrionali, altre auto parcheggiano davanti all'hotel Park, unauto della polizia in sosta con il motore acceso, fa freddo. Un gruppetto di ben 10 vigili urbani, 4 donne, 6 uomini, sosta a lungo davanti alla Galleria. Mi avvicino, chiedo 'Non proibito sostare con il motore acceso?. Il vigile interpellato mi risponde che non affar suo, che vada io stesso a parlare con gli agenti sull'auto. Cosa che faccio. L'agente al quale mi rivolgo dapprima risponde che il motore acceso gli serve per far funzionare la radio, gli faccio osservare che la radio funziona a lungo anche con la batteria e lo invito a dare il buon esempio. Cosa che l'agente fa con nostra grande soddisfazione. In Piazza del Duomo incombe l'enorme maxischermo: l'accostamento di questa presenza alla cattedrale cos ben curata dopo i grandi lavori, disturba ed spiegato solo da ragioni di cassa, leggi tassa sulla pubblicit, occupazione di suolo pubblico... Le stesse ragioni valgono per altri monumenti cittadini uno per tutti l'Arco di Porta Romana ingabbiato da anni, ormai declassato a supporto di cartelloni pubblicitari. Tornando alle auto private in sosta in Piazza del Duomo mi domando come questo sia permesso, mi chiedo anche cosa ci fanno in perenne attesa Polizia, Finanza, Vigili urbani, Carabinieri quando la piazza e la Galleria non sono altro che un suk cittadino con i suoi mendicanti stanziali, le bancarelle abusive e cos via. Vi sono anche 2 furgoni bar questi di certo con regolare autorizzazione, mi chiedo tuttavia se non bastino gli innumerevoli bar dei portici e dintorni considerando che dei furgoni bar sono pi adatti alle fiere di paese che alla dignit del Duomo di Milano. All'angolo Via Torino - Via Orefici il palazzo sormontato da unenorme insegna al neon. Ci sono voluti 70 anni per ripulire la facciata ovest della piazza dalla pubblicit, ci risiamo. Vi sono spazi cittadini che si presterebbero a ospitare le manifestazioni che oggi prediligono Piazza del Duomo: il cortile del Castelli Sforzesco, il Parco stesso, l'Arena. Questi spazi debitamente allestiti eviterebbero la continua usura che il principale monumento cittadino, il Duomo appunto, deve sopportare a causa di un uso che non si conf con la preziosit del suo essere. Con l'idea di unExpo in ballo, in breve, Piazza del Duomo da una visione di notevole inefficienza. All'ombra della Galleria sorto di recente l'Hotel Park. Perch mai Park visto che siamo in Italia ma soprattutto perch l'albero pi vicino a 2 km di distanza. Ma non lo nomino a caso: senz'altro bellissimo. Gli hanno dato il punteggio 7 stelle che non avevo mai incontrato prima, mi ero sempre fermato a 5 .... Basta attraversare la strada e si entra in una vera corte dei miracoli. Sono i cortili che danno accesso agli appartamenti ricavati nella Galleria in generale affittati a enti, associazioni e, in passato, a molti partiti politici. Io ho spesso occasione di salire al 2 piano di via Silvio Pellico dove da sempre trova sede il Club alpino italiano. Ci sinoltra in luoghi di totale squallore, il cortile serve da retro a tavole calde e ristoranti, una vera discarica maleodorante.
Quello che voglio contrapporre la dissonanza tra l'Hotel a 7 stelle e la favela dirimpettaia, probabilmente. Nessuno ci fa caso. Mi dispiace dire che il Comune di Milano, il Proprietario della Galleria, il responsabile della manutenzione e senz'altro l'amministratore di questi beni. Sar pur vero che il Comune intende ora rinnovare la Galleria ma il lavoro enorme e non credo si possa compire nei tempi brevi concessi dallExpo 2015.
Metropoli WJC. LA PORTA DI MILANO Calzavara Il nuovo WJC, ovvero World Jewellery Center, unopera minore nel panorama dei grandi interventi milanesi, ma si propone con grandi ambizioni, per posizione soprattutto, ma anche per velleit. Per posizione perch si sta riconfigurando in questa zona, nellarea del Portello Nord, il nuovo ingresso alla citt. Per velleit perch il WJC si propone come, di questa porta, la nuova icona rappresentativa. Tale delicato contesto, in teoria, richiederebbe parole ben calibrate. In pratica non cos. Annunciato da un eccessivamente sgargiante sovrappasso in ferro che scavalca la carreggiata, il WJC sar il distretto commerciale, produttivo e di rappresentanza delle imprese orafe lombarde, un distretto verticale, poich si presenta nelle vesti di una curva torre vetrata, o meglio due, articolate in volumi di 9 e 18 piani di altezza. Dunque lennesimo landmark nel trend di revisione dello skyline complessivo della citt. Poi, andando ad analizzare lintervento, non si pu non dire del patchwork volumetrico e linguistico che si sta configurando. Il tutto insiste in una planimetria ovoidale. Luovo una forma perfetta bench sia fatta col culo, diceva Bruno Munari. Ma poich si parla di un comparto del lusso, e il lusso per Munari non era un problema di design, si suppone che non sia precisamente quello il riferimento. Ma tant. Le torri scontano il classico (ma non inevitabile) abbassamento di tono dallalgida immagine dei rendering a quella della realt. Un curtain wall piuttosto ordinario, opache fasce marcapiano, cornici di lamiera stirata che guardano a una certa intransigenza materica della contemporaneit ma si risolvono in testate dal modesto idioma commerciale, mentre quella durezza torna nel rivestimento degli attacchi a terra, ma un po sorda e avvolge il tutto in una sorta di legaccio figurativo. Questo sinterrompe in corrispondenza degli ingressi alla piazza centrale, fuoco planimetrico in parte coperto e atrio degli scambi e delle relazioni, il che non sarebbe una cattiva idea, perch rompe il guscio delluovo. Ma tale idea bisognava portarla fino in fondo, facendone un luogo pubblico di attraversamento in continuit con il tessuto urbano. Cos non , e diventa retorica, mentre prevale la bulimia monumentale e un po fuori luogo della sua grande tettoia inclinata, un cappello a tesa extra-large che, tra laltro, non segue la continuit delle curve proponendosi con un incombente profilo spezzato, che sa un po di appiccicaticcio. Certo le differenze tra desiderata e soluzioni costruttive colpisce molti e talvolta illustri, come certa fluida aerodinamica di Zaha Hadid che spesso non regge alla prova dei fatti in cemento armato. Buone compagnie, dunque. Ma proseguiamo il giro. Sul lato nord, la parte pi articolata dellintervento anche, se vogliamo, la pi vezzosa, con un corpo basso circondato da un porticato ritmico a mo di sporgente reticolo strutturale. Memoria di sofisticato razionalismo italiano? Chiss, ma se cos fosse se ne presa la forma senza comprenderne lo spirito, perch qui non la matrice rivelata allosso di una tamponatura mancante, cosa che un Guido Canali ha invece capito benissimo, per esempio, ma una citazione fuori contesto culturale. Il contesto culturale, invece, molto chiaro nella vetrata strutturale retrostante, risolta con quei ragnetti nati in nobili contesti e trasferiti dufficio in tanta architettura, commerciale e non, degli ultimi decenni, poich garantiscono sempre, un po per inerzia mentale, quelleffetto abbastanza moderno, abbastanza tecno, abbastanza cool, da averne abbastanza. Va bene. Sarebbe ingeneroso dare tutte le colpe al WJC, che in fondo brilla sullo sfondo delle tre torri residenziali attigue, piuttosto imbarazzanti. Poi, nel mezzo di tale modesto catalogo, si scorgono sullo sfondo lontano le belle residenze di Cino Zucchi, episodio architettonico tanto corretto quanto raro nellodierno panorama milanese, che visto da qui rallegra come la classica luce in fondo al tunnel. E a proposito di tunnel, tanto per completare il quadro, il sottopasso che taglia la zona collegando viale De Gasperi a via Gattamelata (nelle prime intenzioni) e che arriva ormai in ritardo chiudendo la stalla della nuova viabilit a servizio della Fiera quando i buoi (la Fiera stessa) se ne sono gi scappati a Rho, sembra la chiosa finale (o la premessa?)
di questennesima occasione mancata: rispondere a un pasticciato lessico architettonico con una buona dose di balbuzie urbanistica.
Scuola e Universit GLI ITIS MILANESI: SI RINNOVANO E RINNOVANO CON LE RINNOVABILI Mate Soressa La storia di Milano, cos lunga e cos complessa, comprende anche la storia delle sue scuole tecniche e professionali: una storia che si snoda lungo una linea di continuit dall'Ottocento in poi, passando dalle scuole tecniche per arrivare agli Istituti Tecnici. I gloriosi Istituti Tecnici milanesi: hanno contribuito a formare le generazioni di periti e ingegneri che hanno saputo costruire la ricchezza imprenditoriale della grande Milano e hanno usato la propria cultura tecnico scientifica come molla e fattore fondamentale di modernizzazione. Insieme al resto della scuola italiana gli Istituti Tecnici milanesi vivono in una situazione dincertezza e disorientamento, nellimminenza della riforma della scuola secondaria ripetutamente annunciata da qualche decennio senza che il Ministro di turno riesca a metterla in campo una riforma che in talune delle sue alterne fasi di gestazione ne aveva previsto addirittura la soppressione. Tuttavia, nonostante le quotidiane azioni di distrazione che sulla scuola si riversano da pi parti, la scuola riesce ad autoalimentarsi di energie positive e a trovare in se stessa le forze che le permettono di mettere a segno anche qualche risultato di eccellenza. Un esempio, fra molti, muove dalla sensibilit e dallattenzione rivolte allo studio delle Energie rinnovabili. E proprio in un ITIS milanese, infatti, lEttore Conti (www.ettoreconti.mi.it), che studenti e insegnanti, affascinati dalla possibilit di trasformare la radiazione solare direttamente in energia elettrica a beneficio dello stato di salute dellambiente, avevano realizzato nel 1999 un pannello fotovoltaico, il Girasole, in grado di massimizzare la produttivit grazie ad un sistema automatico di movimentazione che seguisse la parabola solare nellarco della giornata. Qualche anno di contatti, istituzionali e non, e il Girasole dellITIS riesce a diventare linput per un ambizioso piano dinterventi dellAmministrazione provinciale di Milano, cui fanno capo gli edifici scolastici degli istituti superiori, tecnici, professionali, licei: 100 impianti fotovoltaici per 100 scuole, Linvestimento iniziale di 7 milioni e 200 mila euro per i primi 48 impianti - il 49esimo una centrale a Dakar in Senegal - stato successivamente innalzato a 15 milioni di euro. Nel 2006 inaugurato limpianto sul tetto dellITIS Conti; attraverso un pannello collocato in posizione ben visibile a tutti coloro che entrano nella scuola si registra in tempo reale la quantit di energia prodotta e la quantit di CO2 evitata. Alla fine del 2008 stato installato il decimo impianto, sul tetto dellIstituto ZappaCremona: ogni impianto evita lemissione di 16 tonnellate di anidride carbonica lanno e copre il 20% del fabbisogno energetico medio annuo del singolo edificio scolastico; nei mesi estivi, con la sospensione delle lezioni e la riduzione dei fabbisogni energetici, gli impianti continuano la produzione energia che rivenduta alla rete. A regime, con lallacciamento dei 100 impianti alla rete elettrica di distribuzione locale, si otterr un risparmio energetico annuo di 1.000 MWh, quantificabili in 600mila euro, che permetter di coprire i costi di realizzazione degli impianti e aiuter a raggiungere gli obiettivi fissati dal protocollo di Kyoto per l'Italia. Ma la spinta propositiva dellITIS non si esaurisce: nella scia del Girasole parte questanno la collaborazione tecnica tra lIstituto e la Provincia di Milano per la costruzione di una Centrale Solare Didattica sui tetti della scuola. Le ricadute didattiche si preannunciano copiose, ma lidea pi intrigante sul piano scientifico e tecnologico quella di poter monitorare nel tempo in termini quantitativi, mediante sofisticati software, landamento della maggiore resa di un sistema mobile rispetto a uno del tutto identico, ma fisso, con costi dinstallazione pressoch uguali. Un modo non banale n retorico di fare formazione ed educazione ambientale per lo sviluppo sostenibile: pieno coinvolgimento degli studenti nelle fasi operative di un progetto allavanguardia con forti ricadute educative anche sulle famiglie e sul sociale; stretto raccordo con le istituzioni e con il mondo imprenditoriale per trovare insieme una possibile via di transizione verso il superamento della dipendenza dal petrolio. E allora, nel caso di esito positivo del monitoraggio, gli ITIS milanesi segneranno un altro punto a proprio favore anche in termini di creativit, innovazione tecnologica, ricerca scientifica. Con buona pace di chi sulla scuola sparge solo veleni.
Urbanistica e Architettura LA QUADRATURA DEL CERCHIO. Pietro Cafiero Anche Milano avr il suo Guggenehim. In realt si tratta di un Museo di Arte Contemporanea (MAC) e non di una nuova sede della fondazione nata nel 1937. Per dal punto di vista del marketing territoriale loperazione la stessa. Non un lumacone di titanio firmato Frank Ghery, bens qualcosa di pi vicino alle corde meneghine. Almeno secondo quanto sostenuto dal suo autore, Daniel Libeskind durante la presentazione del progetto alla Triennale. Questo museo pensato unicamente per la citt di Milano, la migliore citt per l'architettura. E infatti, ispirandosi a Da Vinci (Leonardo e non il Codice di Dan Brown, si spera) e al suo uomo vitruviano, larchistar, che ha vissuto a lungo a Milano, ha progettato un contenitore dalla base quadrata che si trasforma in cerchio perfetto attraverso una progressiva torsione dei suoi gradoni. Una moderna piramide rivestita col marmo di Candoglia, che, in teoria e secondo una legge regionale piemontese, dovrebbe essere riservato esclusivamente alla Fabbrica del Duomo. Ad usum Fabricae, si diceva un tempo. Di qui il detto ad ufo. Significativo, no? Il tutto condito con giardini pensili (babilonesi?) e terme (romane?). E con qualche spazio espositivo (circa il 45% della superficie totale, come da accordo di programma tra Comune, Regione e Provincia), visto che dopotutto si tratta di un museo. Chiaramente inserito nella tradizione contemporanea che vuole il contenitore pi importante del contenuto, come nel caso di Bilbao. Ma ci non deve stupire visto che lo stesso (ex) assessore Sgarbi lo afferm pubblicamente durante la presentazione: Il progetto di Libeskind innovativo per la citt di Milano e si inserisce in un filone di musei che sono monumenti essi stessi prima che contenitori di opere, come il Guggenheim di New York, quello di Bilbao e il Beaubourg di Parigi: luoghi in cui larchitetto diventa garante per larte contemporanea essendo lui stesso un artista contemporaneo. Il costo delloperazione di 40 milioni di euro. Ed essendo opera di interesse pubblico di costo superiore ai 5 milioni, avrebbe dovuto essere oggetto di un concorso. Cos non stato. LOrdine degli Architetti di Milano ha giustamente presentato ricorso e il finale della storia lo scriver il Tar. Sembra in questo caso di ripercorrere le vicende che nel decennio precedente hanno portato alla realizzazione del Teatro degli Arcimboldi alla Bicocca. Unopera pubblica compiuta senza concorso, imposta alla citt da un accordo tra privati, collamministrazione che subisce prona e passiva. Lunica differenza rispetto ad allora proprio il ruolo del pubblico, che dallaccettazione rassegnata passato alla complicit gongolante. Il punto proprio questo. Milano sta per dotarsi di un nuovo strumento urbanistico: il Piano di Governo del Territorio. Rispetto al vecchio PRG, limpostazione completamente diversa. Eliminato latteggiamento ideologicamente vincolistico e paternalista, che ha costretto il Comune negli ultimi 30 anni ad inseguire le profonde e repentine trasformazioni di una societ molto pi dinamica e mutevole di chi era preposto a governarla, il nuovo piano si propone come un dispositivo dotato di poche e chiare regole ma di una precisa visione di insieme, di unidea di citt capace di indirizzare e concertare le trasformazioni in modo flessibile ed efficace. Sulla carta tutto molto bello e molto giusto. Peccato che per far funzionare in maniera corretta questo meccanismo siano necessari due attori, quello pubblico (il Comune) e quello privato, che si trovino sullo stesso piano, dotati di eguale peso specifico. Dato che le trasformazioni si concertano e si contrattano e non sono pi sancite da indici e zonizzazioni, dato che la rendita fondiaria sostituita (forse giustamente) dallarbitrio di chi (ci) governa, occorre che costui sia in grado di reggere lo scontro con la controparte privata, di tutelare gli interessi della collettivit rispetto alle comprensibili esigenze economiche di chi agisce sul territorio. Insomma dal momento che le trasformazioni le fa chi ha i soldi e i capitali sono in larga parte privati, il ruolo del pubblico quello di controllarle e di ottenere per s (e quindi per i cittadini che rappresenta) il massimo tornaconto. Ora, se dobbiamo basarci sugli esempi precedenti (Arcimboldi e MAC), ci permettiamo di nutrire qualche preoccupazione. E quindi terremo gli occhi ben aperti. Tag: Milano, Piano di Governo del Territorio, Libeskind, Museo di Arte Contemporanea
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un mostra costruita attorno al ritrovamento di un quadro di Cagnaccio di San Pietro del quale si erano perse le tracce, quella che propone in questi giorni la gallerista e storica dellarte Claudia Gian Ferrari. Un dipinto di notevole vigore espressivo, intitolato Primo denaro ed eseguito dallartista veneto nel 1928, pubblicato allepoca della sua realizzazione, ma che sembrava sparito nel nulla. Al secolo Natalino Bentivoglio Scarpa, conosciuto per come Cagnaccio di San Pietro, per via del grosso cane di suo nonno Natale, che terrorizzava lintero paese di San Pietro in Volta sullisola di Pellestrina, vicino a Venezia, questo pittore in realt non ha certo bisogno del suo curioso pseudonimo per essere ricordato. Bastano le opere taglienti, enigmatiche e spesso spietate che ha creato nel corso della sua breve vita ( morto a soli 49 anni il 29 maggio 1946), rivendicando la vitalit della tradizione classica allinterno del cosiddetto Realismo magico di cui fu, tuttavia, un esponente eccentrico. Cagnaccio di San Pietro. Un quadro ritrovato. Claudia Gian Ferrari Arte contemporanea, via Filippo Corridoni 41 orario: luned-venerd 10/14 e 15.30/19, sabato solo su appuntamento. Fino all8 maggio.
Nella sua lunga carriera ha avuto modo di frequentare la poesia, larte, il romanzo, il teatro, il radiodramma, il giornalismo, la musica. Un artista poliedrico e multiforme Emilio Isgr, ora al centro di una mostra, curata da Marco Meneguzzo, che verr riproposta nellestate anche in Sicilia, dove lartista nato nel 1937. Con numerosi riconoscimenti alle spalle, la partecipazione a quattro edizioni della Biennale di Venezia e a decine di rassegne in tutto il mondo, Isgr un artista concettuale, ma anche un poeta visivo che ha fatto della cancellatura una delle modalit espressive privilegiate, ma certamente non la sola. Cardine di questa mostra , tuttavia, proprio linstallazione inedita Fratelli dItalia, che oltre a suggerire il titolo della personale, anche stata concepita cancellando o in parte occultando linno nazionale che si snoda lungo una striscia di carta, per fare emergere solo i passaggi pi significativi del testo. La mostra riunisce una settantina di opere dagli esordi a oggi e altre due installazioni: Lora italiana e Lavventurosa vita di Emilio Isgr, luna concepita nell83 per ricordare l'attentato alla Stazione di Bologna, laltra nel 1971, pensata come una serie di dichiarazioni sulle caratteristiche fisiche e morali dell'artista, che identificano il personaggio in maniera "concettuale" attraverso la descrizione. Emilio Isgr. Fratelli d'Italia. Galleria Gruppo Credito Valtellinese. Corso Magenta 59 orario: marted-venerd 12/19, sabato e domenica 10/19, chiuso luned. Fino al 15 novembre.
Vale la pena visitare in questi giorni il Museo Diocesano e in particolare la sezione dei Fondi oro che si arricchita, qualche tempo fa, della collezione di Alberto Crespi. Di quella donazione generosa faceva parte anche una tavola raffigurante Santa Cecilia, oggetto ora di una piccola, ma importante mostra che segna il temporaneo ricongiungimento di questo pannello con gli altri 4 elementi del polittico di cui ha fatto parte fino a circa il 1745, anno in cui linsieme venne smembrato. Si tratta del Polittico del Carmine che si trovava in origine nella cappella dei Santi Bartolomeo e Lorenzo, nella chiesa fiorentina di Santa Maria del Carmine, giudicato dagli studiosi opera della maturit di Bernardo Daddi, artista morto nel 1348, tra i migliori seguaci di Giotto. Dal Castello Reale del Wawel a Cracovia arriva la Madonna col Bambino e due angeli musicanti che stava al centro del pentittico, San Bartolomeo e San Lorenzo, in posizione laterale, sono ora conservati
alla Galleria dellAccademia di Firenze, mentre allestrema destra, si trovava la Santa Caterina dAlessandria, ora in collezione privata. La Santa Cecilia stava, dunque, allestrema sinistra del polittico: da notare la descrizione sontuosa delle vesti, la delicatezza dellincarnato e una ricchezza narrativa e decorativa che rinvia a opere precedenti del maestro. Il Polittico del Carmine di Bernardo Daddi. Museo Diocesano, corso di Porta Ticinese 95 orario: marted-domenica 10/18, chiuso luned. Fino al 24 maggio.
un prestito decisamente fuori dal comune quello che ha consentito di realizzare la mostra bergamasca. Cinquanta icone selezionate tra gli oltre 6mila esemplari conservati nel museo Museo Tretyakov di Mosca che vanta in materia di arte sacra russa la pi imponente collezione al mondo. Visibili rappresentazioni di spettacoli misteriosi e soprannaturali": lo studioso russo Pavel Florenskij us queste parole per definire le icone, non semplici opere d'arte, ma immagini dotate di una loro vitalit, veri e propri momenti di comunione con il divino. Le opere esposte sono datate dalla fine del XIV- inizio XV secolo, a partire da una Nativit della Madre di Dio con santi, tipico esempio delle icone di Novgorod, fino al XVIII secolo. Una serie di immagini che illustrano le tappe principali del calendario liturgico - le feste, la venerazione della Madre di Dio, la devozione ai santi locali - raffigurate di volta in volta secondo schemi iconografici che gli artisti hanno ripetuto nei secoli senza sostanziali variazioni, al solo scopo di suggerire un contatto diretto con l'archetipo. In mostra anche alcune icone di Pskov, caratterizzate da una maggiore concretezza nellinterpretazione dell'immagine divina. Loro dellanima. Icone russe dal XIV al XVIII secolo del Museo Tretyakov di Mosca. Bergamo, Palazzo della Provincia di Bergamo - Spazio Viterbi, via Torquato Tasso 8 orario: luned-venerd 15/19; sabato, domenica e festivi 10/19; chiuso gioved. Fino al 14 giugno. Forse non tutti sanno che Johann Wolfgang von Goethe fu anche conservatore delle raccolte darte dei Granduchi di Weimar e collezionista in prima persona. quanto accadde tra il 1775 e il 1832 nella patria del classicismo tedesco, periodo durante il quale Goethe effettu numerosi sopralluoghi in Italia allo scopo di incrementare il patrimonio dei granduchi, ma approfittandone anche per acquisire per la propria collezione un nucleo di disegni di maestri italiani che conflu in seguito nella Klassik Stiftung Weimar. Da Weimer, appunto, storica citt della Turingia, provengono i circa 50 disegni esposti al Castello Sforzesco. La rassegna, curata da Hermann Mildenberger, conservatore delle raccolte grafiche della Klassik Stiftung, documenta linteresse dei granduchi per il Settecento veneto, da Giambattista Tiepolo ai figli Giandomenico e Lorenzo di cui si vedono alcune teste di notevole espressivit, dal Piazzetta ai due celebri vedutisti Canaletto e Bernardo Bellotto, ma anche i paesaggi di Antonio Zucchi (la cui moglie, Angelica Kauffmann pure presente con un disegno) e di Francesco Zuccarelli, accanto a un paio di fogli dello stesso Goethe, innamorato del Bel Paese e del suo allora integro territorio. Goethe collezionista e il disegno veneto del Settecento. Capolavori dalle raccolte di Weimar. Castello Sforzesco, Sala del Tesoro della Biblioteca Trivulziana e sala 38 del museo orario: marteddomenica 9/13 e 14/17.30. Fino al 26 aprile.
Se a Mede Lomellina, dove nata nel 1894, un piccolo, delizioso museo nel Castello Sangiuliani conserva le sue opere su carta e su tela, oltre a una serie di sculture, Regina Cassolo in questi giorni anche al centro di una mostra che coincide non casualmente con le celebrazioni del centenario della fondazione del Futurismo. Regina futurista, appunto, perch la scultrice medese ader alla seconda stagione del movimento marinettiano e a quellepoca si riferiscono i disegni, i bozzetti e i taccuini riuniti nella galleria milanese, in una rassegna
curata da Rachele Ferrario. Disegni a grafite su carta, alcuni bozzetti per le incredibili sculture che realizz in marmo, bronzo, ma anche plexiglass, alluminio, latta e gli inediti taccuini futuristi, tutti provenienti dalla collezione Fermani. Sono opere che documentano un periodo in cui Regina, grazie al sostegno di Fillia, espose stabilmente con i maestri futuristi, firmando nel 34 il Manifesto tecnico dellaeroplastica futurista. Fu una grande sperimentatrice, si ciment con materiali insoliti, come la latta, ottenendo esiti di grande efficacia e senza mai scadere nel puro decorativismo. La sperimentazione la port molto vicino allastrazione, sempre mai perdere di vista la velocit, il dinamismo e levocazione degli stati danimo, cui alludono le forme e i materiali. morta nel 1974 a Milano, nella sua casa-atelier. Regina futurista. Opere degli anni Trenta. Spaziotemporaneo, via Solferino 56 Orari: dal marted al sabato 16/19.30. Fino al 21 aprile.
una storia lunga oltre mezzo secolo quella dellartista cinese Hsiao Chin, nato nel 1935 a Shangai dove il padre, il musicologo Hsiao Xue-peng, fond il Conservatorio Nazionale di Musica. Lartista, che risiede a Milano dal 59, al centro di una rassegna la pi ampia che gli abbia dedicato Milano realizzata in collaborazione con la Fondazione Marconi. Al gallerista Giorgio Marconi, Hsiao Chin legato da un lungo sodalizio iniziato fin dal suo arrivo in citt, dove frequenta artisti come Lucio Fontana, Roberto Crippa, Piero Manzoni, Enrico Castellani, ma anche Antonio Calderara insieme al quale ha fondato nel 61 il movimento Punto, condividendo la necessit di una vita pi profonda, meditativa e spirituale. La pittura di Hsiao Chin coniuga estetica occidentale e filosofie orientali, influenza fauve e ideogrammi cinesi, pittura astratta e calligrafismo. Ne danno conto le 9 sezioni della mostra che, seguendo un criterio cronologico, delineano lavvicendarsi dei suoi riferimenti culturali, filosofici ed esistenziali. Dagli esordi, dunque, tra il 55 e il 58, caratterizzati dallinfluenza dei Fauves, in particolare Matisse, Cezanne e Gauguin, al periodo taoista dominato dallidea di armonia universale. Importante, tra il 67 e il 71, il soggiorno a New York, dove incontra Rothko, de Kooning, Rauschenberg e Lichtenstein. Al 1989-90 risale un ciclo di opere ispirato ai drammatici fatti di piazza Tienanmen. Mentre nasce da una riflessione sulla vita e sulla morte in seguito alla scomparsa della figlia Samantha, il ciclo La Grande Soglia che Hsiao Chin realizza a partire dal 1990-91. Hsiao Chin. Triennale Bovisa, via Lambruschini 31 - orario: 11/24, chiuso luned. Fino al 5 aprile.
Fa uno strano effetto Magritte: le sue immagini sono talmente icastiche e cariche di allusioni simboliche, che se anche ci si trova per la prima volta davanti a un suo quadro, si ha sempre limpressione di averlo gi visto. Non a caso lartista belga tra i pi saccheggiati da grafici, pubblicitari e illustratori che hanno amato a dismisura la sua enigmaticit e la provocatoria incongruenza delle sue composizioni. Immagini capaci di raffigurare idee, al di l della qualit della pittura che spesso in Magritte poco pi che diligente. Curata da Michel Draguet, direttore generale dei Muses Royaux des Beaux Arts del Belgio (la collezione pubblica pi ricca di opere di Magritte), e da Claudia Beltramo Ceppi, la rassegna milanese allinea un centinaio di dipinti, oltre a tempere e sculture, provenienti in parte anche da collezionisti privati. Domina il tema della natura rievocato nei primi e poco noti dipinti futuristi, nelle opere eseguite fra le due guerre, e poi ancora nei dipinti datati a partire dagli anni 50. Sordo al richiamo di Parigi, Magritte ha speso gran parte della sua vita a Bruxelles, dove morto nel 67. L ha esordito come disegnatore e pubblicitario, costruendo parallelamente la sua personalit pittorica e quelle strategie linguistiche - basate sullo spaesamento degli oggetti, privati della loro abituale funzione, e sui conflitti virtuali tra il mondo e la sua rappresentazione che furono determinanti anche per la Pop Art. Magritte. Il mistero della natura. Palazzo Reale - orario: marted- domenica 9.30/19.30; luned 14.30/19.30; gioved 9.30/22.30. Fino al 29 marzo.
Lhanno inaugurata il 14 febbraio, per approfittare della complicit tematica offerta dalla ricorrenza di San Valentino, ma in realt la mostra attualmente in corso al Castello Visconteo di Pavia pu ben vivere di vita propria, anche senza la festa degli innamorati. Il tema quello del bacio, e non soltanto il bacio sensuale e carico di pathos immortalato da Francesco Hayez in uno dei suoi dipinti maggiormente celebrati, di cui la redazione pi nota si trova a Brera, mentre a Pavia sono esposte una prima idea del soggetto e una versione del 1861, entrambe in collezione privata. La rassegna, infatti, che ripercorre liconografia del bacio tra Romanticismo e 900, molto pi variegata e prende in considerazione, come dichiarano le curatrici, Susanna Zatti e Lorenza Tonani, le diverse valenze del bacio: materno o filiale, di circostanza, appassionato, atteso, negato, rubato, ben augurante, immateriale, nella mitologia, nella storia sacra, nella letteratura e anche nel cinema. Il percorso si snoda attraverso una sessantina di opere di artisti celebri e di altri meno noti, in prevalenza dipinti, ma anche qualche scultura, come lAbbraccio materno di Paolo Troubetzkoy o il Bambino al seno di Medardo Rosso. Tra i baci dipinti spiccano quello lussurioso di Cleopatra, come ce lo ha restituito Giuseppe Amisani, o il bacio voluttuoso di Alciati, smorzati dalle effusioni composte e pudiche dei Fidanzati di Lega, o ancora Aminta baciato da Silva del Piccio, Paolo e Francesca di Previati, per arrivare a De Chirico, Manz, Casorati, Rotella o Franco Angeli. E poi il bacio nel cinema, restituito in un video che, memore dei baci prima tagliati e quindi ricomposti in ununica lunga pellicola, nel film di Tornatore Nuovo cinema Paradiso, ripercorre la storia dei baci pi famosi della cinematografia italiana. Il bacio. Tra Romanticismo e Novecento. Pavia, Scuderie del Castello Visconteo, viale XI Febbraio 35 orario: marted-venerd 10/13 e 15/19, sabato, domenica e festivi 10/20. Fino al 2 giugno.
Un vero e proprio affondo nella personalit del fondatore del Futurismo, Filippo Tommaso Marinetti. A lui consacrata la rassegna allestita nella Sala del Collezionista alle Stelline che, in onore di tanto ospite, raddoppia i suoi spazi conquistando il seminterrato, invaso per loccasione dalle parolibere marinettiane, Tra le tante novit di questa rassegna - a cura di Luigi Sansone, autentico segugio degli archivi del Futurismo spicca Il bombardamento di Adrianopoli, una grande china su carta realizzata da Marinetti nel 1913-14, esposta per la prima volta grazie al prestito concesso dalla University of California di Los Angeles (Ucla) dove custodito larchivio del poeta inglese Harold Monroe (1879-1932), grande ammiratore del Futurismo, da cui proviene questa tavola. Ma la mostra riserva molto altro, tra ritratti e caricature di Marinetti, opere di Boccioni, Balla, Cangiullo, Depero, e altri protagonisti, affiancate da fotografie, cataloghi depoca, cartoline, riviste e volumi marinettiani come Zang Tumb Tuuum - Adrianopoli ottobre 1912- Parole in libert (Edizioni futuriste di Poesia, Milano 1914), il primo libro parolibero di Marinetti ispirato dalla guerra, intesa come spettacolo simultaneo di situazioni, rumori, odori, polifonie: perch il Futurismo era anche questo. F.T. Marinetti=Futurismo. Fondazione Stelline. Sala del Collezionista, corso Magenta 61 - orario: marted-domenica 10/20. Fino al 7 giugno.
Ha impiegato meno di tre anni per diventare uno dei maggiori collezionisti di armature giapponesi fuori dal Giappone. Bisogna chiamarsi Luigi Koelliker per riuscire in una simile impresa cos rapidamente e anche voracemente ed bene avvalersi di un antiquario specializzato in arte giapponese come Giuseppe Piva che per il suo committente ha rastrellato il rastrellabile, e che adesso cura, in collaborazione con la Fondazione Mazzotta, la mostra di Palazzo Reale. Samurai, appunto, allestita nellappartamento della reggia piermariniana con una minima presenza di pezzi provenienti dalle Raccolte extraeuropee del Castello Sforzesco tra i quali spicca una finissima scatola laccata per documenti dellinizio del periodo Edo e lunica armatura da cavallo presente in mostra e un massimo dalla raccolta milanese di Koelliker. Una novantina di pezzi in tutto, tra armature complete, elmi, finiture per spada e altri accessori da samurai, realizzati tra il periodo Azuchi Momoyama (1575 1603) e il periodo Edo (1603 1867). Le sale del palazzo si animano di guerrieri severi e magnifici, samurai di alto rango e daimyo (signori feudali) che dalle guerre sono stati ben lontani, come testimonia il perfetto stato di conservazione delle circa trenta armature esposte; per lo pi di rappresentanza, visto anche che il periodo esaminato fu allinsegna della pace. Il percorso si
chiude con i super robot Goldrake e Gundam che tutto devono al mondo dei samurai, da cui hanno attinto a piene mani anche fumetti e disegni animati. Samurai. Palazzo Reale, piazza del Duomo 12 orario: 9.30/19.30, luned 14.30/19.30, gioved 9.30/22.30. Fino al 2 giugno.
grazie alleredit dellindustriale bresciano Giacinto Ubaldo Lanfranchi se il Poldi ha potuto organizzare una mostra dedicata ai netsuke. Ci voleva un collezionista che si dedicato pressoch in esclusiva a queste minuscole sculture, concepite originariamente come bottoni per fissare alla fascia del kimono giapponese, privo di tasche, un cordoncino cui agganciare un piccolo contenitore porta oggetti. In legno o in avorio, preziosamente intagliati, i netsuke si affermarono in Giappone nel XVII secolo, ma gi nella seconda met dell800 persero la loro funzione originaria per diventare oggetti di collezionismo. Lanfranchi ne ha messi insieme moltissimi. Una selezione di quella raccolta ora in mostra nella casa-museo di via Manzoni, insieme a una settantina di pezzi provenienti da altre collezioni private italiane e dal Linden-Museum di Stoccarda. Capolavori in miniatura che raffigurano creature fantastiche, divinit, personaggi ispirati alla mitologia, alla storia, ai racconti popolari, alla letteratura, oltre ad animali, fiori, piante, frutti o ortaggi. Ma ce n anche uno rarissimo in cui rappresentata una Piet, a testimoniare la diffusione del Cristianesimo in Giappone tra la met del 500 e il 600. In programma, gioved 5 marzo alle 18, lultima di una serie di conferenze a latere della mostra: Storie fluttuanti. Lantica letteratura giapponese. Interviene Ikuko Sagiyama, docente di Lingua e letteratura giapponese allUniversit di Firenze. Netsuke: sculture in palmo di mano. La raccolta Lanfranchi e opere da prestigiose collezioni internazionali. Museo Poldi Pezzoli, via Manzoni 12 - orario: marted-domenica 10/18. Fino al 19 aprile.
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Questa rubrica curata da Simone Mancuso Gran Torino di Clint Eastwood Conferma per uno dei pi grandi registi contemporanei targati Stati Uniti. Clint Eastwood continua a sfornare uno dietro laltro, film perfetti da quasi ogni punto di vista. Dopo il capolavoro Mystic River, il riflessivo e dal doppio significato Million dollar baby, i patriottici opposti punti di vista di Flags of our fathers prima e di Lettere da Iwo Jima poi, e la delicata fotografia di Changeling, hanno portato questuomo, un tempo famoso pi come attore che come regista, ad essere iscritto nella storia del cinema mondiale come il fautore di alcuni dei film pi belli mai scritti e realizzati. Non da meno questo Gran Torino, che rispetto agli altri ha una differenza, a parte la sceneggiatura meno intensa e corposa: la recitazione di Eastwood. Finalmente esce una recitazione al di fuori dai suoi schemi, daltronde E. era famoso per non essere uno dei pi espressivi tra gli attori di Hollywood(famosa la frase di Sergio Leone che parlando di lui disse:ha solo due espressioni:con e senza il sigaro), invece in questo film, con questo personaggio riesce a tirar fuori qualcosa di diverso, un personaggio con unanima ben visibile. Forse perch, mi piace pensare cos, il protagonista assomiglia un po a Eastwood uomo, o forse semplicemente un modo di essere americano che il regista comprende e capisce fino in fondo, visto che hanno degli elementi comuni, come let, il patriottismo e il fare i conti con una societ che intorno a noi sta cambiando cos velocemente che inevitabilmente ci trascina, con tutto il nostro background, nel cambiamento. Una nota va ai soggettisti Dave Johannson e Nick Schenk, questultimo anche lo sceneggiatore, entrambi al loro primo lavoro ad Hollywood. Non cos invece, per il direttore della fotografia Tom Stern, da tempo cinematographer del regista. Il film stato candidato al Golden Globe 2009 per la miglior canzone originale, scritta ed interpretata dallo stesso Clint Eastwood.
The Watchmen di Zack Snyder Riuscita trasposizione nel genere dei supereroi per questo film adrenalinico, firmato dal regista di 300. Meritano un elogio speciale, lapertura e la chiusura del film, compresi i titoli di testa. Inizio, con cui il regista vuole subito catapultare, con stile, lo spettatore allinterno del fumetto e della sua storia. Sceneggiatura curata in maniera pregevole da David Hayter gi in confidenza con il mondo dei supereroi perch sceneggiatore di Brian Singer per entrambi i capitoli di X-Men.Ovviamente ha partecipato al soggetto il creatore del fumetto Alan Moore, pratica molto politicamente corretta ed in uso ad Hollywood, iniziata da Frank Miller per Sin City, il quale firm addirittura anche la sceneggiatura e la regia. Lunico eccesso estetico, se cos si pu definire, da parte del regista, la passione maniacale per gli slow-motion, forse troppi. La direzione della fotografia viene riassegnata a Larry Fong il quale aveva gi fatto intendere la sua tendenza verso liper digitale da videogames in 300. Una fotografia il cui lavoro si svolge pi in post-produzione con i computer che sul set, ma daltronde penso sia esteticamente la pi appropriata per il genere. Tutto questo accompagnato dalla scelta di una colonna sonora non solo molto accurata, ma anche molto azzeccata. Insomma un film sicuramente da vedere al cinema, che consiglio agli appassionati del genere pi di tutti, ma anche a chi non ama particolarmente le trasposizioni fumettistiche, ma che vuole vedere un film che sicuramente fa pieno sfoggio delle tecniche pi avanzate che sia possibile vedere al cinema oggi.
The Wrestler di Darren Aronofsky Torna sul grande schermo come lottatore, un attore che in fatto di lottare ne sa qualcosa e non solo in senso metaforico, visto che Mickey Rourke stato un pugile professionista per tre anni, conosciuto come El Marielito. Anni in cui la distruzione del suo volto a furia di colpi sul ring, fa da metafora alla distruzione
della sua vita e della sua carriera. Ma Mickey si rimette in gioco proprio come il suo personggio, il wrestler Randy Robinson, fino a giocarsi tutto per il senso della passione per la vita. Uninterpretazione dettata dallemotivit pi diretta possibile, su di una recitazione che in realt ha poco di recitato visto che come se riportasse nel film le sensazioni e le situazioni da lui vissute in questi anni. Uninterpretazione che merita una menzione per le sue particolari caratteristiche, in questo caso, esternate e trasportate su pellicola in maniera sapiente da un ritrovato Mickey Rourke. Anche se non mi sentirei di definirla travolgente e soprattutto da oscar. Non assolutamente paragonabile, nella corsa allAccademy, con quella di Sean Penn che ha meritato pienamente il premio anche se Rourke era favorito.Anzi, parlando di oscar, forse meritava qualcosa di pi Marisa Tomei che qui ho trovato partecipe di questa ondata collettiva di rinascita, rivestendo un ruolo difficile che nessuno poteva immaginare avrebbe interpretato cos bene. Nel confronto con la vincitrice delloscar per miglior attrice non protagonista Penelope Cruz, categoria dove la Tomei era candidata, secondo me poteva tranquillamente vincerlo lei. Si pu consolare con loscar vinto(per errore di lettura del premiatore)nel 92 come miglior attrice non protagonista in Mio cugino Vicenzo. Una conferma, invece, quella del regista Aronofsky(Requiem for a dream), poco citato perch oscurato dal rimbombo mediatico per Rourke ma che a mio avviso il vero artefice di questo film ben riuscito. La sua regia molto curata e perfetta nelle scelte estetiche, ti incolla allo schermo rendendoti partecipe della tragedia della vita prima, per iniettarti ladrenalina necessaria poi.
MUSICA La rubrica MUSICA a cura di Paolo Viola MUSICA A PASQUA I PROGRAMMI MUSICALI DAPRILE Da sempre, ma da qualche anno in qua in modo sempre pi evidente, le feste Pasquali si celebrano anche nelle sale da concerto con musiche doccasione. Questanno non far eccezione, anzi, e nei prossimi quindici giorni sembra che non si possa sentire altro che musica sacra. Non me ne lamenterei, visti i capolavori chessa ha prodotto. Dunque non possiamo non cominciare con il grande capolavoro bachiano - la Passione secondo Matteo che lorchestra Verdi, il Coro Sinfonico di Milano e le Voci Bianche della Scala ci ripropongono anche questanno - il 7, l8 e il 10 di aprile allAuditorium di Largo Mahler - diretti da Ruben Jais ed Erina Gambarini. Sempre in tema di musica sacra da segnalare il Canto Gregoriano ed Ambrosiano della Schola Gregoriana Mediolanensis che, diretta da Giovanni Vianini, accompagner la messa pasquale delle 12 in San Marco; ma dobbiamo anche ricordare la Via Crucis di Listz luned 6 sera alla chiesa di San Bartolomeo di via Moscova, e La Resurrezione di Hndel eseguita dallensemble La Risonanza il marted 7 al Conservatorio per la Societ del Quartetto; sempre marted 7, ma in S. Maria del Carmine, sar eseguita con la direzione di Massimo Palumbo una delle pi belle fra le 26 messe di Haydn, la Theresienmesse, scritta nel fatidico 1799. E per finire con le celebrazioni pasquali, le Serate Musicali ci propongono ancora marted 7 nella chiesa di San Bartolomeo di via Moscova, un magnifico concerto del Mnchener Bach Chor interamente dedicato a Mottetti e Cantate di Bach. Cambiando argomento, imperdibile il ritorno del Viaggio a Reims rossiniano alla Scala, la cui prima sar marted 7 e che replicher altre 10 volte, a partire dal 14 aprile fino al 10 maggio; il famosissimo Viaggio costruito anni fa sulle scene di Gae Aulenti per la regia di Luca Ronconi, allora diretto da Claudio Abbado, questa volta da Ottavio Dantone. Altrettanto imperdibile sarebbero, per chi avesse voglia di inseguire la buona musica fino a Berlino, sia il Lohengrin wagneriano alla Staatsoper (il 4, l8 e il 12 aprile per la regia di Stefan Herheim) che i due Requiem, quello tedesco di Brahms e la Messa da Requiem di Verdi (rispettivamente il 7 e il 10 ma alla Philarmonie); la cosa straordinaria che tutte le cinque serate notate bene, una dopo laltra, il 4, il 7, l8, il 10 e il 12, due concerti con programmi assai diversi fra loro e tre recite dopera, vedranno sul podio Daniel Barenboim! (Complimenti. Come non ricordare lAbbado delle nove sinfonie e cinque concerti
beethoveniani in una sola settimana, prima a Vienna e poi replicati a Roma, in condizioni di salute a dir poco drammatiche...?) Finite le settimane di Pasqua anche a Milano potremo riprendere a sentire musica profana, e fin dora segnaliamo due eventi particolari. Innanzitutto il ritorno sul podio della Verdi di Wayne Marshall (ne parlammo in occasione di un suo Requiem verdiano, in febbraio, sempre in largo Mahler) questa volta con un programma tutto russo: louverture de Il Principe Igor e la seconda sinfonia di Borodin e il fantastico concerto di aikovskij eseguito dalla giovanissima violinista moldava Patricia Kopatchinskaja (che ama suonare a piedi nudi!). E poi un bel programma di musiche di Mendessohn (la Fingals cave e la quarta sinfonia Italiana opera 90) e di Schumann (concerto per violoncello e orchestra) dirette da Giancarlo De Lorenzo ed eseguite da Umberto Clerici al violoncello, sabato 18 aprile al teatro Dal Verme per i Pomeriggi Musicali.
TEATRO Questa rubrica curata da Maria Laura Bianchi Giusto la fine del mondo Debutta domani, al Piccolo Teatro Studio, il nuovo spettacolo di Ronconi, Giusto la fine del mondo di Jean-Luc. il secondo spettacolo prodotto dal Piccolo per il Progetto Lagarce diretto dallo stesso Ronconi, dopo I pretendenti, con la regia di Carmelo Rifici. Jean-Luc Lagarce, morto di Aids nel 1995 a 38 anni, oggi lautore pi rappresentato nelle sale francesi dopo Molire e ShakespeareLagarce concep lidea di Giusto alla fine del mondo prima di sapere di essere sieropositivo. Poi la sua storia personale si incroci con quella della finzione drammaturgia. Ronconi mette in risalto la bellezza di un testo scritto quasi fosse un pezzo musicale, in un linguaggio pieno di esitazioni, di sorprese, di sottointesi. Lo spettacolo racconta con estrema delicatezza e discrezione la storia di Louis, che torna a trovare la sua famiglia dopo una lunga assenza, interrotta di tanto in tanto da brevi messaggi scritti su cartoline illustrate. Torna perch sa che di l a poco morir. Cerca di parlare con la madre, con il fratello, con la sorella, con la cognata che non aveva mai conosciuto. Vuole congedarsi da loro. Ma il tentativo fallisce: Louis se ne va per sempre, senza essere riuscito a dire nulla. Fino al 9 aprile Piccolo Teatro Studio, via Rivoli 6 Orario: marted e sabato ore 19.30; mercoled, gioved e venerd, ore 20.30; domenica ore 16 Info e prenotazioni: 848.800.304
Sior Todero brontolon Lo spettacolo, importante coproduzione della Compagnia del Teatro Carcano, Teatro Fondamenta Nuove e Teatro Stabile del Veneto, ha debuttato in prima nazionale il 28 luglio 2007 al Teatro Goldoni di Venezia nellambito delle celebrazioni per i trecento anni dalla nascita di Carlo Goldoni riscuotendo un caloroso successo di critica e di pubblico. La storia nota: il vecchio Todero, insensibile e avaro, promette in sposa la nipote Zanetta a Nicoletto, figlio del proprio agente Desiderio, per evitare di disperdere la dote al di fuori delle mura domestiche. Tale progetto non gradito alla nuora Marcolina, che invece predispone un matrimonio di prestigio, ma non pu contare sullalleanza del marito Pellegrin, uomo privo di qualit - e di carattere. Con laiuto di un paio di colpi di scena, la vicenda ha la fine sperata, anche se, come Giulio Borsetti, che interpreta il dispotico protagonista, la storia rimane in realt aperta e il lieto fine momentaneo: la tirchieria, la diffidenza di Todero verso gli altri si proiettano pi che mai sul futuro prossimo, e tutto lascia presagire che ben presto altri motivi di litigio sorgeranno a turbare la casa. Il carattere di Todero, dipinto dallo stesso Goldoni come luomo che brontola sempre; cio che trova a dire su tutto, che non mai contento di niente, che tratta con asprezza, che parla con arroganza e si fa odiare da tutti uno dei pi odiosi della produzione goldoniana; tuttavia, linterpretazione che ne d Giulio Bosetti si scosta da una recitazione di maniera privilegiando lapprofondimento dei lati universali del personaggio, che ce lo fanno sentire, a trecento anni di distanza, ancora sorprendentemente vero. Accanto a Bosetti una compagnia di eccellente livello in cui spiccano i nomi
di Marina Bonfigli e Nora Fuser. La regia di Giuseppe Emiliani offre una lettura impeccabile del testo goldoniano, ricca di sottolineature psicologiche, annotazioni sociologiche, ritmo, sarcasmo. Fino al 9 aprile Teatro Carcano, corso di Porta Romana 65 Orario: 20.30 (domenica alle 15.30) Info e prenotazioni: 02.55.18.13.77
To be or not to be Un titolo molto indovinato, per una pice che come sottolinea Antonio Calenda, che ne cura la regia offre una bella e struggente elegia del mondo dello spettacolo, un leggero e dolce apologo su quanto nella vita sia necessaria la poesia. To be or not to be la commedia che Maria Letizia Compatangelo ha elaborato sulla base del soggetto originale dellautore ungherese Melchior Lengyel, divenuto nel 1942 un film di successo del grande Ernst Lubitsch (Vogliamo Vivere, il titolo della versione italiana), ripreso quarantanni dopo da un altro genio della comicit, Mel Brooks. Antonio Calenda ha selezionato artisti di alta qualit per la nuova messinscena: i ruoli principali sono infatti sostenuti da due attori molto amati: lottimo Giuseppe Pambieri che interpreta in modo brillante lesuberanza e le fragilit artistiche di Ian Tura e laffascinante Daniela Mazzucato che presta duttilit e talento a Maria Tura e la sua splendida voce alle canzoni dello spettacolo, firmate dal compositore e premio Oscar Nicola Piovani. Ian e Maria sono i capocomici di una compagnia teatrale di Varsavia, intenti a provare uno testo neanche troppo velatamente antinazista. il 1939 e gli eventi precipitano: Varsavia asservita a Hitler e la censura impedisce la messinscena. Gli attori ripiegano su Amleto, ruolo che il pallino di Ian ma che diventa presto il suo incubo: durante il lungo monologo di To be or not to be infatti Maria si fa raggiungere in camerino da uno spasimante Proprio grazie a lui, giovane ufficiale dellaeronautica, il mondo evanescente degli attori diviene fondamentale per giocare una serie di tiri contro gli oppressori ed eliminare un importante capo nazista. Commedia piena dironia e garbo, di battute irresistibili e intuizioni intelligenti che si susseguono a ritmo vorticoso, To be or not to be gioca con il continuo riflettersi della realt della vita nella finzione del teatro e scrive, in termini leggeri e surreali, una dura satira contro il nazismo. Fino al 3 maggio Teatro Manzoni, via Manzoni 42 Orario: 20.45 (domenica alle 15.30) Info e prenotazioni: 02.27.63.69.01 Glengarry Glen Ross Il Teatro Filodrammatici ospita in prima assoluta a Milano Glengarry Glen Ross di David Mamet con la regia di Michele di Mauro. Servendosi della traduzione di Luca Barbareschi, la Compagnia "O Zoo N" ha dato corpo al suggestivo progetto che vede coinvolto un cast di attori torinesi, guidati da Michele Di Mauro, per la realizzazione di un copione che valso al suo autore nel 1984 il Premio Pulitzer, per poi rivivere nel 1992 sul grande schermo in una celebre versione interpretata tra gli altri da Jack Lemmon, Kevin Spacey, Al Pacino ed Ed Harris: il dramma spiega la Compagnia racconta il fallimento del sogno americano, descrivendo due giorni della vita di un gruppo di agenti immobiliari che per evitare il licenziamento sono pronti a commettere ogni genere di immoralit e illegalit per poter vendere lotti di terreno di scarso valore a compratori poco interessati: la rappresentazione di una lenta ma inesorabile agonia, quella dellamerican dream, mette in moto un perverso meccanismo dove trova spazio una galleria di riprovevoli comportamenti umani e professionali con il gruppo di protagonisti disposti a tutto pur di non perdere il lavoro. Gli aspetti pi abietti di un essere umano, fosse anche un professionista fino a quel momento affermato e apprezzato, che si trova allimprovviso di fronte a un importante bivio, emergeranno in tutta la loro crudezza e crudelt, confermando ancora una volta come, talvolta, lambizione, la sete di successo e di potere, il desiderio di ricchezza possano far perdere del tutto la ragione ed il senso della misura, degenerando in comportamenti deteriori per unintera comunit oltrech ovviamente per il destino del singolo individuo. Una vicenda estrema e paradossale, grazie alla quale David Mamet, nato in America da genitori ebrei di origine russa, si conferma essere spietato analista dellamerican way of life. Fino al 5 aprile Teatro Filodrammatici, via Filodrammatici 1 Orario: 21 (domenica alle 16) Info e prenotazioni: 02.36.59.56.71
Viaggiatori di pianura Tre storie dacqua Con Viaggiatori di pianura. Tre storie dacqua Natalino Balasso torna a lavorare con Gabriele Vacis dopo il felice esito di Liber Nos, dialogo tragicomico ispirato al romanzo di Luigi Meneghello. In questo nuovo progetto, debuttato nellaprile del 2008, i due artisti hanno collaborato a partire dalla drammaturgia, firmando a quattro mani un testo originale, portato in scena con ritmo incalzante. Nel vagone di un treno ad alta velocit, in corsa attraverso una pianura che si muove a bassa velocit, sincontrano casualmente alcuni viaggiatori. Loro non lo sanno, ma hanno qualcosa in comune: sono in qualche modo dei reduci. Cominceranno a raccontarsi le proprie storie e scopriranno di essere tutti scampati allacqua. Lacqua del Polesine, lacqua di New Orleans, lacqua dello Tsunami, lacqua dei mille posti inondati, pi o meno conosciuti. Laura Curino usa la cadenza lenta di chi nato nella Pianura Padana per manifestare lo stupore di Regina, ragazza polesana sposatasi il 18 novembre 1951, proprio il giorno in cui il Po ruppe gli indugi e gli argini allagando ogni cosa. Natalino Balasso invece Ce-dric Lafontaine, veneto di terza generazione e scatenato chitarrista in un complesso blues di New Orleans. Luragano Katrina lo sorprende durante un concerto e a salvarlo sono le doti di galleggiamento del contrabbasso a cui lui e il collega strumentista si aggrappano. Cristian Burruano lanimatore di un villaggio turistico di Pi Pi Island, nellOceano indiano. Anche lui, per sposarsi, ha scelto la data sbagliata, il giorno di Natale 2004, la vigilia dello spaventoso Tsunami che ha sconvolto quella parte del mondo. Vicende terribili dalle quali chi riuscito a sopravvivere ha ricavato una nuova consapevolezza dellumana precariet e ha trovato la forza di continuare a vivere, nel ricordo di chi lacqua si portato via. Come nei racconti dei pescatori tutto sembra prendere il tono di una sfida a chi lha scampata meglio, a chi ha avuto lavventura peggiore. Ma alla fine si potrebbe scoprire che qualcuno non la conta giusta. Chi ? E perch sta vivendo la vita di un altro? Fino al 9 aprile Teatro dellElfo, via Ciro Menotti 11 Orario: 20.45 (domenica alle 16) Info e prenotazioni: 02.17.67.91