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1 EQUAZIONI DI MAXWELL IN FORMA DIFFERENZIALE

Le equazioni di Maxwll considerate nora sono dette equazioni in forma integrale e


costituiscono la forma pi` u generale di queste equazioni. Tuttavia il loro utilizzo `e in genere poco
diretto. Si usano al loro posto le equazioni in forma dierenziale, che collegano direttamente
le variazioni dei campi punto per punto, ma che sono valide solo al di fuori di superci di
discontinuit`a.
Per ricavarle consideriamo ad esempio la legge di Faraday. Per il teorema di Stokes,
lintegrale di linea del campo e pu`o essere espresso come usso del rotore di e esteso alla stessa
supercie S su cui calcoliamo il usso di b:
_
S
e dS =
_
S
b
t
dS
Possiamo portare tutti i termini a primo membro
_
S
e dS +
_
S
b
t
dS =
_
S
_
e +
b
t
_
dS = 0
e ottenere quindi un integrale che `e nullo qualunque sia la supercie di integrazione S. Questa
condizione implica che lintegrando `e nullo. Allo stesso modo si opera sulla legge di Ampere,
ottenendo
_
S
_
h
d
t
j
tot
_
dS = 0
Per la legge di Gauss (e la analoga magnetica) si procede in maniera simile, ma utiliz-
zando il teorema della divergenza:
_
V
ddV =
_
V

tot
dV =
_
V
[ d
tot
] dV = 0
In denitiva si ottiene
e =
b
t
h =
d
t
+j
tot
d =
tot
b = 0
Nella terza equazione abbiamo indicato con j
tot
la densit`a totale di corrente elettrica in
due parti. Ricordiamo infatti che la densit`a di corrente `e costituita da cariche in moto. Questo
moto pu`o essere dovuto a due cause diverse:
forze esterne al campo elettromagnetico che stiamo considerando;
la forza di Lorentz dovuta al campo descritto dalle equazioni di Maxwell.
Di conseguenza possiamo dividere la densit`a di corrente totale in due parti, dette rispet-
tivamente densit`a di corrente impressa e densit`a di corrente indotta o sostenuta dal campo:
j
tot
= j
0
+j
1
Entrambe le correnti risultano essere sorgenti del campo elettromagnetico. Tuttavia,
mentre la corrente indotta risulta una incognita del problema, quella impressa `e da considerare
un dato (j
0
`e cio`e un termine noto delle equazioni di Maxwell).
Ricordando che le equazioni alle divergenze contengono essenzialmente informazioni gi`a
presenti nelle equazioni ai rotori, le equazioni di Maxwell indipendenti sono 2, in 5 incognite
(e, h, d, b, j). Sono quindi necessarie 3 relazioni vettoriali tra i vettori di campo (relazioni
costitutive).
2 TEOREMA DI POYNTING
Associata alla propagazione del campo elettromagnetico, c`e anche la propagazione di
energia, o meglio di potenza. NAturalmente la potenza uisce distribuita nello spazio, e quindi
la sua rappresentazione va ridenita adeguatamente.
Consideriamo la quantit`a
s = e h (1)
detta vettore di Poynting. Lunit`a di misura di s risulta essere
W
/
m
2
, e quindi s appare come
una densit`a di potenza. Intuitivamente, quindi, il vettore di Poynting pu`o avere un signicato
sico collegato alla potenza. Occorre comunque vedere se tale interpretazione `e valida.
Naturalmente, essendo interessati al dominio della frequenza, conviene considerare, al
posto di s, il suo equivalente
S =
1
2
EH

(2)
detto vettore di Poynting nel DF . La connessione `e la solita: la parte reale di S risulta la media
in un periodo di s, nel caso di campi sinusoidali.
Calcoliamo la divergenza di S, utilizzando le equazioni di Maxwell nella forma
E = jH
H = jE+J
0
(3)
dove =
1
j
2
, separando parte reale ed immaginaria.
Risulta
S =
1
2
[H

EE H

] =
1
2
_
H

(jH) E (jE+J
0
)

=
1
2
_
j|H|
2
+j

|E|
2
E J

=
1
2
_
j|H|
2
+j
1
|E|
2

2
|E|
2
E J

(4)
Possiamo integrare su di un volume V qualunque, racchiuso da una supercie S, otte-
nendo
_
V
SdV =
1
2

_
V

2
|E|
2
dV j
_
V
_
1
2
|H|
2

1
2

1
|E|
2
_
dV +
1
2
_
V
[E J

0
] dV (5)
2
Lintegrale di S pu`o essere trasformato nel usso attraverso S, di normale uscente
i
n
, col teorema della divergenza, ottenendo inne, con qualche riarrangiamento, il Teorema di
Poynting:
_
S
S i
n
dS +
1
2

_
V

2
|E|
2
dV = j 2
_
V
_
1
4
|H|
2

1
4

1
|E|
2
_
dV +
1
2
_
V
[E J

0
] dV (6)
Dal punto di vista matematico. la (6) `e una relazione valida per qualunque campo
elettromagnetico, ovvero per qualunque soluzione delle equazioni di Maxwell. Al contrario delle
equazioni di Maxwell, che sono equazioni dierenziali, la (6) contiene solo i campi (e non le loro
derivate). Matematicamente, una relazione come la (6) prende il nome di integrale primo. Il
caso pi` u noto riguarda la meccanica: la legge di Newton conduce alle equazioni dierenziali del
moto, che sono del secondo ordine. Da esse `e possibile derivare il teorema delle forze vive o, per
forze conservative, la conservazione della energia totale. Questi risultati coinvolgono la velocit`a,
e sono quindi relazioni dierenziali di ordine pi` u basso delle equazioni di partenza.
Molto pi` u interessante `e invece il signicato sico della (6). Per identicarlo, partiamo
dallultimo termine, che coinvolge le correnti impresse J
0
, dovute a cariche, densit`a , in movi-
mento con una velocit`a v
0
dovuta a cause esterne al campo. Su tali correnti impresse, comunque,
si esercita anche la forza di Lorentz, di densit`a spaziale nel DT data da
f = e + v
0
b (7)
La (densit`a spaziale di) potenza esercitata dal campo sulle correnti impresse vale
f v
0
= ( e + v
0
b) v
0
= v
0
e = j
0
e (8)
in quanto il termine con b non contribuisce, per le propriet`a del prodotto misto. Integrando
su V si ottiene la potenza istantanea totale che il campo fornisce alle correnti impresse. Il suo
opposto `e quindi la potenza istantanea totale che le correnti impresse forniscono al campo nel
volume V
p
C
(t) =
_
V
e j
0
dV
A p
C
(t) corrisponde, nel DF , una potenza complessa che le correnti impresse forniscono
al campo:
P
C
=
_
V
1
2
E J

0
dV (9)
la cui parte reale corrisponde, per campi sinusoidali, al valore medio di p
C
(t).
Ovviamente le correnti impresse prelevano la potenza che forniscono al campo dalle
sorgenti primarie che le mettono in moto. Se p
G
(t) `e la potenza che le sorgenti primarie forniscono
alle correnti impresse (vedi g. 1) deve risultare
p
G
(t) = p
C
(t) +
dW
C
dt
(10)
essendo W
C
(t) la energia interna delle correnti impresse (tipicamente energia cinetica).
3
Sorgenti
primarie
Correnti
impresse
Campo
p
G
p
C
Fig. 1: Flussi di potenza coinvolti
Nel dominio della frequenza la (10) risulta molto pi` u semplice. Infatti, per denizione
di media su di un periodo
_
dW
C
dt
_
=
1
T
_
t+T
t
dW
C
dt
dt =
1
T
[W
C
(t +T) W
C
(t)] (11)
essendo T il periodo e t un istante qualunque. Se tutte le grandezze sono sinusoidali, lenergia
W
C
`e periodica e quindi lultimo termine della (11) `e nullo. Pertanto il valor medio della derivata
diq ualunque grandezza `e sempre nullo. Ne segue che nel DF
P
G
= P
C
(12)
Lintegrale nale della (6) `e il secondo membro della (9) e possiamo quindi sostituirlo
con P
G
(vedi (12) ). Si ottiene quindi dalla (6), ponendo S = S
r
+ jS
i
e separando parte reale
e immaginaria
_
S
S
r
i
n
dS +
1
2

_
V

2
|E|
2
dV = + Re [P
G
]
_
S
S
i
i
n
dS = 2
_
V
_
1
4
|H|
2

1
4

1
|E|
2
_
dV + Im[P
G
]
(13)
Esaminiamo per prima la parte reale. Se il materiale ha
2
= 0, ad esempio il vuoto,
risulter`a
_
S
S
r
i
n
dS = Re [P
G
]
ovvero tutta la potenza che le sorgenti forniscono al campo nel volume V diventer`a usso us-
cente del vettore S
r
. Fisicamente, non essendoci perdite nel volume V , tutta questa potenza
dovr`a uscire dalla supercie S per essere dissipata o compiere lavoro allesterno del volume V .
Possiamo quindi concludere che
_
S
S
r
i
n
dS
essendo un usso di qualcosa che attraversa la supercie S verso lesterno, pu`o essere interpretata
come la potenza che fuoriesce dal volume V .
1
Il usso di S
r
coinvolge i valori dei campi su S, e quindi `e (logicamente) indipendente
dal materiale che riempie V . Pertanto questa interpretazione `e valida anche se
2
= 0
In questultimo caso, ovviamente, il bilancio di potenza coinvolger`a anche il secondo
termine della parte reale della (13). La potenza fornita dalle sorgenti primarie in parte uir`a
1
Da questa interpretazione se ne potrebbe dedurre anche che S sia la densit`a di questo usso
di potenza. In realt`a questo `e vero in molti casi di interesse, ad es. le onde piane, ma non in
generale, in quanto S non `e univocamente denito
4
allesterno di V e in parte verr`a dissipata allinterno di V . In particolare se
2
deriva (almeno
in parte) da una conducibilit`a:
2
=

, tale termine diventa


1
2

_
V

2
|E|
2
dV =
1
2
_
V
|E|
2
dV
ovvero la potenza attiva dissipata per eetto Joule.
Pertanto la prima delle (13) pu`o essere interpretata come la conservazione della potenza
attiva relativamente al campo elettromagnetico.
Di conseguenza, il valore di
2
`e indicativo delle perdite del materiale. Materiali con

2
= 0 sono quindi privi di perdite. Notiamo esplicitamente che, a causa del principio di causalit`a
(la causa deve precedere leetto) materiali dispersivi (ovvero con dipendente da ) devono
avere necessariamente
2
= 0, ovvero devono necessariamente avere perdite. Se tali perdite
sono molto piccole, il materiale viene detto trasparente. Notiamo anche che, talvolta, si usano
modelli di materiali dispersivi ma senza perdite. Questo `e un utile articio, in quanto consente
di ottenere pi` u semplicemente i valori dei campi. Naturalmente, da tali modelli non possono
essere derivate propriet`a siche generali, in quanto tali modelli violano il principio di causalit`a.
Per quanto riguarda la seconda delle (13), i termini con P
G
e con S
i
sono le potenze
reattive associate rispettivamente ai generatori ed al usso di potenza attraverso S. Ne segue
che la potenza reattiva totale che entra in V serve a compensare la dierenza, moltiplicata
per 2 tra
_
V
1
4
|H|
2
dV e
_
V
1
4

1
|E|
2
dV
Il primo termine `e la energia magnetica media immagazinata in V . Analogamente, il
secondo termine `e la energia elettrica media immagazinata in V , ma solo per i materiali non
dispersivi, in cui `e indipendente da . Altrimenti questo termine (che potrebbe essere anche
negativo) viene detto pseudoenergia elettrica.
Quindi il teorema di Poynting nel DF non contiene (al contrario di tutte le equazioni
di bilancio della potenza) un termine di energia elettromagnetica totale immagazzinata. Ci`o
perch`e tale termine dovrebbe essere di variazione di energia immagazzinata,e per segnali sinu-
soidali, il valor medio delle variazioni `e nullo.
Ricapitolando, il teorema di Poynting pu`o essere interpretato come:
_
S
S
r
i
n
dS +

2
_
V

2
|E|
2
dV +
_
V

2
|E|
2
dV =
1
2
Re
_
V
E J

0
dV
_
potenza attiva
uscente da V
_
+
_
potenza disipata
per attrito in V
_
+
_
potenza dissipata
per eetto Joule
_
=
_
potenza attiva
delle sorgenti J
0
_
_
S
S
i
i
n
dS +2
_
V
_
1
4
|H|
2

1
4

1
|E|
2
_
dV + =
1
2
Im
_
V
E J

0
dV
_
potenza reattiva
uscente da V
_
+
_
dierenza tra le pseudoenergie
immagazinate in V
_
+ =
_
potenza reattiva
delle sorgenti J
0
_
5
3 VETTORE DI POYNTING DI UNA ONDA PIANA
La forma generale di una onda piana che si propaga nella direzione del vettore k `e
E(r) = E
0
e
jkr
H(r) =
1

k E
0
e
jkr
(14)
con k E
0
= 0. Lespressione (14) vale anche per onde piane inomogenee, quali quelle prodotte
nel caso di incidenza oltre langolo limite, per le quali k = k
x
i
x
j|k
z
|i
z
.
A partire dalla (14), possiamo calcolare il vettore di Poynting per una onda piana
S =
1
2
EH

=
1
2
E
0
[k E
0
]

e
jkr

2
=

e
jkr

2
2
_
|E
0
|
2
k

(k

E
0
) E

(15)
Se k `e un vettore reale o, almeno, se `e proporzionale ad un vettore reale, ovvero se pu`o
essere espresso come
k =

k i
k
con i
k
versore reale, e

k =

, eventualmente complesso

k =

j , allora
k

E
0
=

k

i
k
E
0
=

k i
k
E
0
=

k
k E
0
= 0
e quindi
S =
1
2
|E
0
|
2
k

e
2 i
k
r
=
1
2
|E
0
|
2

k
ke
2 i
k
r
=

2
|E
0
|
2
i
k
e
2 i
k
r
(16)
Ricordando che =

k
segue inne
S =
1
2
|E
0
|
2

i
k
e
2 i
k
r
(17)
e in assenza di perdite,

`e reale, e di conseguenza anche S `e reale.


Nel caso di una onda evanescente con k = k
x
i
x
j|k
z
|i
z
, si ha invece k

E
0
= 0, a
meno che la orientazione del campo non sia di tipo s. Se quindi E = E i
y
, segue
S =
1
2
|E
0y
|
2
k

e
2|k
z
|z
=
1
2
|E
0y
|
2
[k
x
i
x
+j|k
z
|i
z
] e
2|k
z
|z
(18)
Pertanto la componente x del vettore di Poynting `e reale, mentre quella z risulta im-
maginaria pura. Allo stesso risultato si arriva anche nel caso di orientazione p.
Ne segue che, nella onda prodotta per incidenza oltre langolo limite, non si ha passaggio
di potenza attiva oltre linterfaccia, ma solo di potenza reattiva. Questo spiega la attenuazione
(senza propagazione) del campo oltre linterfaccia. Si ha invece una propagazione di potenza
attiva in direzione x, ovvero lungo linterfaccia (onda superciale).
6

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