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Geografia urbana e regionale

Professor Giovanni Sistu. A. A. 2007/2008

La questione idrica in Palestina.

Relazione di: Chiriu Andrea, matricola 23638

1. Introduzione. Il Medio Oriente, e quindi anche la Palestina, una regione tradizionalmente arida. Tuttavia, lemergenza derivante dalla carenza dacqua comincia ad avvertirsi con una certa urgenza negli anni sessanta, causata dallesplosione demografica disordinata e da politiche agricole e conseguenti programmi irrigatori errati. In realt, per, il problema ha radici pi antiche, risalenti al periodo della colonizzazione (mascherata, dopo la prima guerra mondiale dal sistema dei mandati della Societ delle Nazioni); dunque lopinione pubblica internazionale, e in particolar modo quella occidentale, non pu ignorare questo problema, classificandolo come secondario allinterno del pi ampio conflitto israelo palestinese, come si fatto finora. La questione idrica in Palestina oggi si articola in due momenti differenti ma contemporaneamente collegati e dipendenti fra loro: y La disputa statuale per le acque del bacino del Giordano e del Mar Morto che intercorre fra Israele, Giordania e Siria. y Lapprovvigionamento idrico dei territori palestinesi, che vede in contrasto Israele e Anp (Autorit Nazionale Palestinese). Di seguito, dopo una descrizione breve e sommaria dellidrografia della regione, andr ad esaminare questi due punti, per poi formulare alcune riflessioni personali conclusive.

2. Il bacino del Giordano e il Mar Morto.

Immagine tratta da Wikipedia.org

La principale fonte idrica della regione costituita dal bacino del fiume Giordano. Questultimo nasce nel monte Hermon (2700 m s.l.m), al confine fra Libano e Siria, dalla

congiunzione fra lHasbani e il Banyas. LHasbani (detto anche Snir) un piccolo fiume di circa 50 km (scorre per 40 km in Libano e per i restanti 10 in Israele), con una portata media di 5 mc/s. Il Banyas sempre sul monte Hermon, ma sul versante siriano, ed lungo solo 15 km. I due fiumi danno vita al Giordano incontrandosi nella Valle di Hula. Affluenti minori sono il Dan, il Nahal Saar, il Nahal Sion e il Nahal Govta. Il Giordano lungo 320 km, e attraversa Libano, Siria, Israele e Giordania; d vita al Lago di Tiberiade, detto anche Mar di Galilea o Kinnereth, e sfocia nel Mar Morto. Il suo affluente pi importante il fiume Yarmuk, che nasce in Siria e per 40 km segna il confine siriano giordano e per altri 12 km quello israelo giordano. Il Mar Morto in realt un lago, situato fra Israele e Giordania, in una depressione 398 m sotto il livello del mare ( la depressione pi bassa della Terra). Lungo 76 km e largo, nel punto pi ampio, 16, ha una superficie di 1000 kmq. Il suo principale emissario il Giordano, ma riveste una certa importanza anche il fiume Arnon. La principale caratteristica del Mar Morto lelevata salinit (365 grammi per Lt dacqua, contro una media di 35 grammi per Lt riscontrabile negli oceani), che permette di galleggiare sullacqua senza sforzo. La parte sud praticamente una enorme salina, e le sue acque sono utilizzate per la produzione di cloruro di potassio da societ sia israeliane che giordane. Inoltre, vengono estratti anche il bromo e il magnesio. Importanti sono anche gli stabilimenti termali (sono rinomati i fanghi) e balneari, che alimentano una industria del turismo abbastanza sviluppata.1 Il clima della regione caratterizzato da precipitazioni scarse e irregolari, concentrate solo in alcuni periodi dellanno e riguardanti prevalentemente la fascia costiera. Le temperature medie estive, particolarmente elevate, producono una evaporazione media di circa il 65 % delle piogge annuali.

3. Lapprovvigionamento idrico come fattore di instabilit fra Stati. Ezechia chiuse l'apertura superiore delle acque del Ghicon, convogliandole in basso attraverso il lato occidentale nella citt di Davide.2 Cos la sacra Bibbia descrive lopera dingegneria idraulica operata dagli antichi israeliti con lobbiettivo di ottenere una riserva dacqua che permettesse di resistere allassedio di Gerusalemme posto dagli assiri. Dunque, la questione idrica in Palestina ha origini antichissime, ma, fino alla fine della prima guerra mondiale, stata gestita da una unica amministrazione centrale. Con gli accordi Sykes Picot e la successiva suddivisione della regione mediorientale fra Francia e Gran Bretagna, il bacino del Giordano veniva per la prima volta diviso fra due amministrazioni differenti. Il Giordano venne incluso nella sfera britannica, mentre il Banyas e lHasbani, dalla cui confluenza trae origine, si ritrovarono sotto mandato francese. Anche il confine fra Siria (francese) e Transgiordania (inglese), fu posto senza tener conto della questione idrica, in quanto esso seguiva il tracciato di una linea ferroviaria che tagliava in pi punti il corso dello Yarmuk.
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I dati presenti in questo paragrafo sono stati estratti da Wikipedia.org Secondo Libro delle Cronache, 32,30.

A partire dal 1948, con la nascita di Israele e lindipendenza dei paesi arabi (fortemente contrari alla creazione di uno stato ebreo nel loro giardino di casa), il problema si sicuramente aggravato. Durante la prima guerra arabo israeliana, le truppe arabe tagliarono i rifornimenti idrici a Gerusalemme ovest, ma ci non bast per vincere il conflitto. Gli anni cinquanta furono gravidi di programmi e progetti, pi o meno realizzati, volti a risolvere la questione idrica. Nel 1951 la Giordania annunci di voler irrigare i campi della valle del Giordano drenando le acque dal fiume Yarmuk (attraverso il suo sbarramento con le dighe di Mukheiba e di Maqarin), col pericolo di diminuire, per via indiretta, la portata delle acque del Giordano stesso. Israele rispose iniziando il drenaggio dellacquitrino della Valle di Hula, dove lHasbani e il Banyas si incontrano dando vita al Giordano, situata nella zona smilitarizzata al confine con la Siria; ci origin alcune schermaglie fra truppe israeliane e siriane.

Immagine tratta dal libro Medio Oriente. Luci e ombre della dissalazione per lo sviluppo delle risorse idriche, di Frapiccini Alessandro, ed. Aracne.

Nel 1953, Israele lanci il programma di sviluppo agricolo del deserto del Negev, incentrato sul National Water Carrier, un canale con direzione nord sud che avrebbe dovuto drenare le acque del Mar di Galilea. Tuttavia, si levarono numerose critiche internazionali, accompagnate da operazioni militari siriane al confine, che convinsero Israele a rinunciare temporaneamente al progetto, ripreso con decisione solamente qualche anno pi tardi. Nel 1956 si arriv al Johnston Plan, che ripartiva le acque del bacino del Giordano per il 31% a Israele, il 56% alla Giordania, il 10,3% alla Siria e il 2,7% al Libano. Questo piano, favorevole agli israeliani, stato fortemente osteggiato dagli arabi.3 Sempre negli anni cinquanta, il Libano present un progetto mirante a deviare il corso del Banyas e dellHasbani verso il Litani, ma non se ne fece niente, sia per difficolt tecniche, sia per lostruzionismo dei vicini e in particolare della Giordania. Come accennato precedentemente, gli israeliani ripresero, dopo qualche tentennamento, la costruzione del National Water Carrier, che, a costruzione ultimata, risultato lungo 112 km, a cui si aggiungono atri 100 km circa di rete idrica che lo collega ai centri urbani pi importanti del paese. Con la guerra dei sei giorni (1967), Israele occup le alture del Golan e la Cisgiordania, aumentando notevolmente la propria capacit di risorse idriche (ottenne infatti il controllo del fiume Banyas e di alcuni affluenti minori del Giordano).4 Sempre fra gli anni cinquanta e sessanta, i giordani ripresero il progetto di drenaggio delle acque dello Yarmuk, con il grandioso Plan of the Great Yarmuk Project, poi ridimensionato alla costruzione del solo East Ghor Canal, meglio noto come Canale di Abdullah, lungo 96 km e collegante lo Yarmuk con il villaggio di Addassiya. Con lintervento in Libano nel 1982, Israele si assicur il controllo delle sorgenti dello Hasbani, cosa che permise anche di tagliare i rifornimenti idrici a Beirut, per fini bellici. Cos, negli anni ottanta Israele era in grado di controllare la maggior parte delle risorse idrica della regione, il che lo poneva in una posizione dominante rispetto ai paesi confinanti. Il processo di distensione iniziato nel 1979 con gli accordi Camp David, lungi dallessere concluso, ha portato al progressivo ritiro delle truppe israeliane dal Libano (ristabilendo la piena sovranit libanese sulle sorgenti dellHasbani) e, soprattutto, allaccordo israelo giordano del 1994, che regola i prelievi dei due paesi dallo Yarmuk e dal Giordano, concedendo ad Israele luso delle falde acquifere di Wadi Arba. Laccordo prevede inoltre la possibilit di avviare dei progetti di cooperazione fra i due paesi e istituisce una commissione mista atta a verificare la correttezza dei prelievi. Negli ultimi tempi lattenzione di Israele e Giordania, nonch dellopinione pubblica internazionale (sempre pi sensibile ai problemi e ai conflitti ambientali), si spostata sul Mar Morto. Infatti, a causa degli ingenti prelievi effettuati da Siria, Israele e Giordania dallo Yarmuk e dal Giordano (limmissario biblico negli anni cinquanta riversava a valle circa 1600 milioni di metri cubi dacqua, che oggi sono calati a soli 800; inoltre i prelievi sono enormemente aggravati dallimpressionante evaporazione delle acque), il livello delle acque del lago pi salato del mondo sceso di oltre 25 metri negli ultimi trenta anni, al ritmo di 80
Secondo il Register Of International Rivers, il 53% dellarea drenabile del bacino appartiene alla Giordania, il 29,6% alla Siria, il 10,4% a Israele, il 6,1% al Libano; vedi M. Scaini, Israele Palestina. Il conflitto irrisolto, Edizioni Unicopli. 4 Gi nel biennio 1965 1966 ci furono schermaglie di artiglieria fra le truppe siriane e israeliane, a seguito della decisione araba di deviare il corso del Giordano. Il progetto venne peraltro interrotto nel luglio 1966.
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cm lanno. Ci ha provocato un ritiro delle acque tale da far si che gli stabilimenti balneari israeliani pi antichi si trovino oramai a un chilometro di distanza dalla riva attuale (un fenomeno simile a quello, ben pi vasto, che si ha nel Lago dAral). Per fermare questo disastro ambientale, nonch per rimediare alla cronica scarsit dacqua si ripetutamente pensato alla costruzione di un canale che collegasse il Mar Morto al mare vero e proprio. Scartata per difficolt tecniche lidea di un canale collegante il lago al Mediterraneo, oggi di grande attualit il progetto Valley of Peace, un condotto che dovrebbe collegare il Mar Morto con il Golfo dAqaba (attraversando 180 km di deserto) e prelevare quindi lacqua dal Mar Rosso.

Immagine tratta dal libro Medio Oriente. Luci e ombre della dissalazione per lo sviluppo delle risorse idriche, di Frapiccini Alessandro, ed. Aracne.

Gli obiettivi del progetto, oltre allintento di salvare il Mar Morto, sono di produrre acqua potabile, energia idroelettrica e lavoro. Uno studio commissionato dalla Banca Mondiale stima un miliardo di metri cubi di acqua potabile (un terzo del fabbisogno complessivo israeliano), 8 milioni di turisti lanno e un milione di posti di lavoro in pi, che si produrrebbero grazie a tutte le attivit accessorie che previsto si debbano sviluppare, quali serre, il giardino botanico pi grande del mondo e una linea ferroviaria ad alta velocit che collegherebbe una area periferica come il Golfo di Aqaba col centro di Israele in una ora. Laltro lato della medaglia sarebbe la dolcificazione delle acque del Mar Morto (con un prevedibile ritorno di flora e fauna nellarea), che produrrebbe il rapido declino degli stabilimenti termali e della produzione di cloruro di potassio. Questo progetto, ormai dattualit da almeno una decina danni, ha per dovuto scontrarsi con lopposizione dei paesi arabi, contrari a qualunque forma di collaborazione con Israele. Tuttavia, le opportunit di sviluppo insite nel programma hanno convinto il re giordano Abdullah e il principe saudita Walid bin Talal ad aderire al progetto, che favorirebbe anche i palestinesi. Tuttavia, vi sono ancora notevoli scogli da superare, quali le opposizioni ambientaliste, che rilevano come il tracciato del canale passi su una area estremamente sismica, e la questione degli altissimi costi (recentemente, il magnate israeliano Yitzhak Tshuva, proprietario del gruppo El-Ad, di cui fanno parte il Plaza Hotel di Manhattan e la Delek, una delle maggiori compagnie di gas israeliane, che ha sposato il progetto Valley of Peace, ha annunciato al presidente israeliano Simon Peres di aver trovato i 3 miliardi di dollari necessari. Ma ne servono almeno il doppio per costruire il gigantesco canale che, in 9 anni, dovrebbe saziare la sete del Mar Morto; tuttavia tycoon come Shari Arison, Nohi Dankner, Stef Wertheimer, hanno promesso di essere della partita).

4. Lemergenza idrica a Gaza e in Cisgiordania. I Territori palestinesi sono limitati alla striscia costiera di Gaza e dalla Cisgiordania, regione interna a ridosso del Giordano, conosciuta anche come West Bank. Queste zone sono le pi povere e martoriate della regione, per tre motivi evidenti: y loccupazione israeliana e lo stato di guerriglia endemica, iniziato nei primi anni novanta con la prima intifada e proseguito poi con la seconda intifada; y la mancanza di risorse naturali, compresa lacqua; y una mancanza di coordinamento fra i vari poteri forti palestinesi, quali Hamas e lANP (Autorit Nazionale Palestinese) e una diffusione corruzione a livello amministrativo. In media, i palestinesi vivono con meno di 2$ al giorno e non hanno accesso ai pi basilari servizi essenziali, fra i quali lacqua potabile. Per una semplice esigenza di semplificazione, anche alla luce della recente guerra intestina fra le varie forze palestinesi, analizzer separatamente i casi di Gaza e Cisgiordania.

4.1. Gaza. La fascia costiera di Gaza caratterizzata da un territorio piatto fino alle ondulate pianure costiere coperte di sabbia e dune desertiche. Il clima temperato, inverni moderati, estati secche, da calde a molto calde. Lattuale situazione sociale e politica, generatasi in seguito alla presa del potere in questa striscia di terra da parte di Hamas a scapito dellANP, ha generato una situazione di caos amministrativo e soprattutto la reazione di Israele che ha completamente chiuso le frontiere (i circa 6.000 coloni erano stati evacuati precedentemente) e di conseguenza interrotto il rifornimento di servizi essenziali da cui Gaza dipendeva totalmente. Non stato possibile ottenere dati che fotografino la situazione attuale, perci la situazione che andr a rappresentare appena precedente alla presa di potere da parte di Hamas. Si tenga dunque presente che la situazione odierna ampiamente peggiorata e aggravata rispetto a quella descritta di seguito. La Striscia di Gaza ha una superficie di 370 km2 su cui vivono circa 1.300.000 Palestinesi. Circa un milione di abitanti vive nelle citt di Gaza City, Khan Younis, Rafah. I campi profughi, dove vive circa il 55% della popolazione, sono otto. Il 46,5% della popolazione ha meno di 15 anni, la mortalit infantile di 33/1000. Il tasso di alfabetizzazione del 84,3%. E immediatamente evidente come laltissima densit abitativa, unita a un clima semi arido, produca una situazione idrica di grave emergenza. Il dato impressionante: a fronte della domanda di acqua oscillante fra i 140 e i 190 milioni metri cubi, il naturale riempimento della falda acquifera di soli 60 milioni. Inoltre, vi il problema delle infiltrazioni di acqua salata nei pozzi; lacqua utilizzata per lagricoltura, condotta con sistemi dirrigazione arcaici e dispersivi, soggetta a gravi sprechi. Non pi presente per il problema dei coloni israeliani, fatti ritirare dal governo Sharon nel 2005, che avevano occupato i pozzi migliori. La carenza di acqua potabile porta allaumento drammatico del tasso di mortalit infantile. Due sono le soluzioni possibili a questa situazioni di emergenza, oltre allobbligata importazione di acqua dallestero: y La realizzazione di un canale della pace che colleghi Gaza alla foce del Nilo (pare proprio che la regione si debba riempire di canali della pace), idea per difficilmente praticabile allo stato attuale. y Il miglioramento del sistema di raccolta e distribuzione dellacqua, attraverso il programma Gaza Storm Project, a cui si dovrebbero affiancare impianti per la desalinizzazione delle acque marine (ma, essendo molto costosi, non si vede proprio come ora che Israele si ritirato Hamas possa procedere alla realizzazione di queste opere). 4.2. Cisgiordania. La Cisgiordania, controllata dallANP, presenta un clima pi favorevole rispetto a Gaza e possiede anche maggiori risorse da cui attingere acqua. Presenta per un grave problema in pi: Israele occupa ancora il territorio, e i suoi coloni sono ancora numerosi. Lacqua viene distribuita da una compagnia israeliana, e ci provoca gravi disparit, che si avvertono maggiormente in estate, quando molti villaggi palestinesi rimangono a secco,

mentre ci non avviene mai per gli insediamenti colonici; inoltre il prezzo pagato dai palestinesi per ricevere lacqua di tre volte superiore rispetto a quello pagato dagli israeliani. Solo 1/5 delle terre potenzialmente irrigabili realmente utilizzato dai palestinesi, ma il sistema di irrigazione totalmente inefficiente, tanto che si stima che le perdite raggiungano oltre il 40% del totale. Nel 1993 le parti coinvolte hanno elaborato una Dichiarazione di Principi, che stabiliva il diritto dei palestinesi a usufruire delle falde acquifere e prevedeva la costituzione di un comitato per la cooperazione economica, incaricato di elaborare programmi di sviluppo per le risorse idriche e modalit di gestione congiunta delle stesse. Ma tutto rimase in realt inalterato: laccordo del Cairo del 1994, denominato Oslo I, posticipava lattuazione della Dichiarazione di Principi precedente, mentre laccordo di Taba, detto Oslo II, divideva la Cisgiordania in tre zone, facendo ricadere la maggior parte delle risorse idriche nella sfera israeliana. Attualmente, lunica soluzione allemergenza idrica in Cisgiordania pare essere il progetto Valley of Peace precedentemente menzionato.

Lo schema, tratto dal sito www.tmcrew.org/eco/acqua/acquapalestina (critico nei confronti degli accordi Oslo II) rappresenta la suddivisione della Cisgiordania in tre zone e la collocazione delle tre pi importanti falde acquifere.

5. Alcune riflessioni conclusive. Negli ultimi cinquanta anni il Medio Oriente, e in particolare la regione palestinese, sono stati un focolaio di conflitti e guerre. La principale fonte e causa di questa instabilit endemica da ricercarsi senza dubbio nei modi di creazione dello Stato di Israele, a cui non corrisposta la nascita di uno Stato palestinese; la politica delle ex grandi potenze coloniali, e in seguito degli USA, ha aggravato la situazione, spingendo gli Stati arabi, divenuti indipendenti, a chiudere ogni porta alle negoziazioni e a rifugiarsi nel panarabismo, nel nazionalismo, nel fondamentalismo islamico, principale fucina del terrorismo internazionale. In un contesto del genere lemergenza idrica passata quasi in secondo piano, ma in realt pu divenire in qualsiasi momento fonte di gravi crisi internazionali; sicuramente contribuisce a esasperare gli animi delle parti in causa. Siria, Giordania e Israele sono paesi che condividono la maggior parte delle proprie risorse idriche con altri Stati: ci fonte di continue controversie internazionali. Infatti, la Siria divide il 90% delle sue acque con Israele, Giordania, Turchia, Libano, Iraq; Israele il 50% con Giordania, Siria e Autorit palestinese; la Giordania il 36% con Israele, Siria e Autorit palestinese (si noti che il regno hashemita il paese con meno risorse idriche della regione). Il Libano sicuramente il paese pi ricco dacqua e col clima pi favorevole dellarea: anche per questo coinvolto in una guerra civile endemica, che scoppia a pi riprese, e Siria e Israele se ne contendono il controllo. Attualmente, Israele controlla il 20% delle risorse idriche regionali, la quota pi ampia, eccedente il suo fabbisogno. I palestinesi sono i pi svantaggiati, per via delloppressione israeliana, ma, si badi bene, anche araba. Sinceramente, allo stato attuale non si vedono soluzioni allorizzonte in grado di attenuare, n tanto meno risolvere, lemergenza idrica. I rimedi necessari sono vari: y Separazione della rete idrica destinata allirrigazione (per cui potrebbero essere riciclate le acque di scarico) da quella destinata ad uso domestico. y Miglior depurazione delle acque fognarie. y Aumento del prezzo dellacqua destinata alluso industriale e agricolo, per evitare abusi e sprechi. y Interventi di ammodernamento della rete idrica, attualmente inefficiente (in Israele, il paese tecnologicamente pi avanzato, le perdite vanno dal 20 al 50% del totale). y Installare impianti di desalinizzazione. Questi interventi hanno il pregio di essere a basso impatto ambientale, al contrario delle grandi opere idrauliche (dighe, laghi artificiali e canali, che fra laltro, in questa regione, soffrono di un tasso di evaporazione e di interramento superiore alla media). Tuttavia presentano costi elevatissimi, impossibili da sostenere per ogni paese preso singolarmente: a titolo di esempio, si pensi che Israele, uno dei leader nella produzione di sistemi di desalinizzazione, in realt ne ha installati sul proprio territorio solo due. A questo punto appaiono indispensabili programmi di cooperazione fra i vari stati della regione; ma mettere daccordo Stati perennemente in conflitto fra loro, spesso per questioni ideologiche (la Siria non riconosce lesistenza di Israele), non affatto semplice. I paesi che pi hanno chance di imboccare la strada della cooperazione per risolvere la questione idrica appaiono Israele e Giordania, e i primi risultati si vedono col progetto

Valley of Peace. Ma anche in questo caso, non si pu considerare la presenza e i diritti palestinesi, che per sono a loro volta divisi e impegnati in lotte intestine (lANP ha approvato il progetto Valley of Peace, ma non affatto detto che Hamas faccia altrettanto; e in caso di parere negativo, potrebbe procedere con azioni terroristiche di disturbo ai lavori). Dunque, se vero che lemergenza idrica un fattore di instabilit e contribuisce ad innalzare il livello di conflittualit, anche pur vero che essa non si pu risolvere senza un aumento della stabilit politica e un clima di cordialit nelle relazioni infranazionali nella regione, in quanto una sua soluzione appare fuori dalla portata delle possibilit dei singoli paesi.

6. Fonti bibliografiche e sitografia. A. Frapiccini, Medio Oriente. Luci e ombre della dissalazione per lo sviluppo delle risorse idriche, ed. Aracne. M. Scaini, Israele Palestina. Il conflitto irrisolto, Edizioni Unicopli. La Repubblica, 07 dicembre 2006. La Stampa, 15 maggio 2008. www.wikipedia.org www.tmcrew.org

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