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IL PARADOSSO MONTI

In queste ore di celebrazione mediatica del presidente del consiglio Monti, impegnato sul fronte americano, viene da chiedersi quali meriti egli abbia contratto in patria e allestero per raccogliere un cos vasto numero di consensi. Il paradosso Monti consiste proprio nel fatto che pi il suo governo colpisce la maggior parte degli italiani pi aumenta il numero di coloro che lo sostengono. La spiegazione, pur nella sua complessit, abbastanza semplice. In un precedente articolo [ cfr. in questo stesso blog Corporazioni di tutta Italia unitevi!], vagheggiavo la formula che uno stato contemporaneo neo-liberista deve adottare per far fronte agli attacchi speculativi di chi detiene e controlla il potere finanziario sul pianeta. Uno stato che al tempo stesso di quel potere voglia assecondare i disegni. Gli obiettivi da perseguire ad ogni costo sono: il pareggio di bilancio e la riduzione del debito pubblico. Gli strumenti pi idonei a conseguirli sono le tasse e la riduzione di stipendi e pensioni. Scrivevo allora tra laltro: Lo Stato contemporaneo ha necessit di tassare i cittadini oltre la decenza? Non lo far con tutti e allo stesso modo[] Per prima cosa lo Stato colpir i poveri [termine che non va confuso con quello in uso nei secoli scorsi, perch si tratta di salariati al limite della sopravvivenza e comunque in grado di essere tassati alla fonte del loro modestissimo reddito], non solo e non tanto perch sono il maggior numero [il che pare, ma non lo , addirittura un paradosso dal punto di vista della pericolosit sociale], quanto perch, di l di qualche lamentazione di facciata, non hanno nei media chi possa difenderli con interesse e credibilit [] Il secondo atto consister nel colpire ilceto medio con reddito pi o meno accertabile alla fonte []. A questo punto- osservavo- sar utile introdurre dei diversivi: Si comincer col far finta di perseguire anche i ricchi, termine con il quale si designa oggi non solo il detentore di grandi sostanze, pi o meno palesi, ma anche i grandi boiardi, i dirigenti di banche ed enti pubblici e privati, nonch i membri delle corporazioni di arti, mestieri, professioni e della politica che, come dicevo sopra, in una Democrazia degenerata in Partitocrazia, una vera e propria corporazione. noto a tutti che per una larga parte dei membri delle suddette corporazioni, una buona fetta della ricchezza assicurata dagli statuti degli Ordini, vecchi di circa un secolo e/o da regole talmente rigide da scoraggiare lingresso di nuovi soggetti nel mestiere, nellarte o nella professione, a meno che non si tratti di figli, parenti e amici di coloro che ne fanno gi parte. Questa, daltra parte, la regola aurea a difesa di ogni lobby e corporazione. noto altres allopinione pubblica che unaltra fetta della stessa ricchezza per molti degli appartenenti alle corporazioni, esistenti di diritto e di fatto in Italia proviene dallevasione fiscale e, allorch si parla di politici e di soggetti che abbiano a che fare con la cosa pubblica, dalla corruzione. Liberalizzazioni e lotta allevasione fiscale saranno allora le successive mosse dello Stato neoliberista che voglia al tempo stesso vedere crescere il consenso attorno a s e proclamarsi giusto ed equo, osservavo ancora in quellarticolo. Le corporazioni si solleveranno, aggiungevo, minacciando di paralizzare il Paese e costringendo il governo, in un tacito gioco delle parti, a fare non mini-liberalizzazioni, ma pseudo-liberalizzazioni. E la lotta contro gli evasori si farspettacolarizzando, con linvio di squadre di ispettori fiscali a frugare nelle tasche di chi trascorre le vacanze nelle localit alla moda o si aggira nelle strade pi lussuose delle citt a fare shopping, e ancora con la pubblicit televisiva e radiofonica, pagata dai cittadini [sarebbe interessante sapere per quale ammontare di spesa e con quali ritorni], con battute demenziali o almeno inutili del tipo: Se le tasse le pagano tutti, le tasse ripagano tutti o Esistono vari tipi di parassiti, ma quello peggiore di tutti il parassita fiscale.

Non basta, Lo Stato proclamer solennemente scrivevo ancora in quellarticolo che dora in avanti si proceder con il controllo incrociato che non , come si potrebbe pensare e sarebbe auspicabile, il riscontro tra le fatture rilasciate da professionisti commercianti e artigiani e le relative detrazioni fiscali dei comuni cittadini, ma semplicemente il confronto tra il reddito dichiarato e le spese effettuate da un soggetto fiscale. Insomma il redditometro di antica memoria, gi sperimentato in passato con i risultati che tutti conoscono Concludevo larticolo osservando che, assolti tutti i precedenti impegni, il governo dello Stato neoliberista si sarebbe dedicato infine aliberalizzare il mercato del lavoro, lunica riforma liberale che veramente gli preme e che sostanzialmente si riduce alla possibilit di licenziare, nel pubblico come nel privato. Ebbene, se si guarda a quanto accaduto nei giorni scorsi e sta accadendo in questi, si vedr che il presidente Monti non ha fatto altro cheadottare alla lettera il modello ad uso dello Stato neoliberista contemporaneo, pseudo-liberalizzazioni comprese. I lettori ricorderanno come nei giorni passati tutte le categorie liberalizzate minacciassero scioperi: dai tassisti ai benzinai, dai farmacisti ai notai e agli avvocati ecc Tassisti a parte [la corporazione pi debole], chi si ricorda pi delle tante minacce corporative di paralizzare il Paese? Riprenderanno nei prossimi giorni, se il decreto dovesse essere approvato cos com dai due rami del Parlamento? Ne dubito. chiaro ormai il principio che ispira questo governo: colpire i deboli, facendo credere di voler colpire anche i forti. In fondo nulla di nuovo sotto il sole, anzi no, perch, a differenza del passato, questa volta si proclama la ferma volont di dividere i sacrifici in eguale misuratra tutte le classi sociali. E c chi ci crede o fa finta di crederci, persino il presidente della Repubblica. Lo stato neo-liberista non pu permetterselo: il suo credo sta proprio nel promuovere le distanze sociali, per incrementare il capitale finanziario, rassicurare una ristretta litedirigente, impadronirsi di beni pubblici in svendita e insieme poter disporre di una forza-lavoro pi malleabile e a pi basso costo. Un po come sta avvenendo in tutte le nazioni occidentali. Cos lEuropa? Un duopolio franco-tedesco per imporre le proprie leggi agli altri membri. Il demone della crescita talmente presente in questa Weltanschauung che si guarda con invidia alla Cina, alla sua crescita annuale in doppia cifra, uno stato sedicente comunista che pu vantare la forza-lavoro a pi basso costo delluniverso industrializzato. Il progressivo smantellamento del Welfare in Occidente, soprattutto in quello dove predominano classi politiche corrotte, evasione fiscale, debito pubblico elevato e criminalit organizzata, rappresenta la chiave di volta del progetto neo-liberista di dominio del mondo. Non a caso da oltre Oceano Monti ci tiene a far sapere che la riforma del mercato del lavoro in Italia ormai prossima. Pu tutto ci non garantirgli il plauso di coloro che da sempre gravitano, pi o meno da vicino, nellorbita delpotere finanziario? A quale uomo politico italiano, anche se spacciato per tecnico, sarebbe riuscito quanto riuscito a Monti? La risposta : a nessun altro e questo spiega in nuce la misura del consenso e il perch, orbitanti a parte, egli goda, a quel che ne dicono i sondaggi pi o meno interessati, del favore della maggioranza degli italiani. Il paradosso Monti si basa innanzi tutto sul fatto che, a sostenerlo, proprio quel ceto medio su cui si abbattuta maggiormente la scure del governo. Se cos non fosse, non si vede come potrebbe raggiungere nei sondaggi una cos alta percentuale di consensi. Perch?Proviamo a esaminarne le ragioni, molte delle quali sono, come sempre accade in queste circostanze, di natura sociologica e psichica: 1)Innanzi tutto lassoluta inefficienza della classe politica tradizionale, la sua trasversale corruzione, la mancanza di un leader carismatico, caduto ormai il falso idolo che piaceva non solo alla buona

borghesia, ma anche al ceto medio e persino ai poveri, modello del self-made-man, vincente e fortunato in cui rispecchiare il riscatto delle proprie frustrazioni. 2)Il fatto che il ceto medio, aumenti della benzina a parte e poco altro, non abbia ancora assaporato sino in fondo tutte le misure varate dal governo e che verranno alla degustazione solo nei prossimi mesi, con laumento dellIva al 23%, la consueta denuncia dei redditi, il pagamento della nuova Ici. 3)La figura stessa di Monti: fisica e morale. Un capo di governo che parla poco, sorride meno, che sembra respirare e muoversi a sangue freddo, un ragionier robotico per alcuni, ma per la maggior parte un uomo inattaccabile, al di sopra dei partiti e delle passioni dei comuni mortali, e del quale si dice che goda del favore dei poteri forti, il che non guasta per la psiche delluomo medio. Un leader che d limpressione si sapersi intrufolare tra Merkel e Sarkozy, che in statura sorpassa di una spanna, un uomo asciutto e sobrio che dichiara candidamente di voler insegnare la sobriet e un nuovo modo di vivere agli italiani, un presidente che va negli U.S.A., parla speditamente linglese con Obama, con gli esponenti del potere finanziaro, con i giornalisti e al quale il Time regala la copertina con lesaltante interrogativo: Pu questuomo salvare lEuropa?. 4) Un presidente del consiglio che piace a sinistra, esaltato al centro e non spiace alla destra. Lunico governante che negli ultimi tempi abbia saputo tranquillizzare gli italiani per via dellabbattimento di oltre cento punti del famigerato spread. Ma sulla questione dello spread e del suo saliscendi, visto che proprio Venerd scorso, a chiusura della settimana borsistica e con Monti in visita a Obama, risalito in un sol giorno di circa 30 punti, sar bene andarsi a leggerehttp://sergiodicorimodiglianji.blogspot.com il pregevole articolo di Sergio Di Cori Modigliani di Mercoled 8 Febbraio:Mario Monti al Grande Appuntamento con Barack Obama. 5) Il mito di Cincinnato, il dittatore che Tito Livio defin spes unica imperii populi romani.Di un uomo che, distolto dagli studi e dalle abituali occupazioni, salvata lItalia, torner in gran fretta ad arare il proprio campicello. Lelenco potrebbe continuare, ma credo che quelli accennati siano motivi sufficienti a spiegare il paradosso Monti. Ci detto, c forse un secondo paradosso che giustifica il primo. Per quanto ingrato possa apparire agli occhi dei detrattori del ragioner robotico e apprezzabile da parte dei suoi sostenitori. LItalia, non potrebbe, anche volendo, sfilarsi dal novero degli stati neo-liberisti che in Europa la fanno ormai da padroni. A meno che a meno che non si verificasse lipotesi accennata nel citato articolo di Sergio Di Cori Modigliani. Ipotesi suggestiva, ma quanto mai improbabile, non solo perch proprio a Wall Street pulsa il cuore dellalta finanza, ma anche perch il presidente Obama, pur con tutte le sue velleit, non ha dato segno sino ad oggi di volere e/o saper gestire una politica economica di segno contrario a quel potere finanziario che fa il bello e il cattivo tempo e che si annida nelle radici stesse del suo Paese. Insomma, che lo voglia o no, lItalia condannata ad una politica economica neo-liberista. Chi saprebbe gestirla meglio di Monti? Non certo i leaders dei principali partiti politici, tutti assimilabili tra loro quanto a capacit, conoscenza e impotenza dei modi e dei tempi di gestire una crisi decisa a tavolino dai poteri forti. N certamente i Dini, i Ciampi, i Giuliano Amato se potessero o ne esistessero degli altri. Valga per tutti lesempio delle cosiddette liberalizzazioni. Per quanto Monti abbia fatto solo pseudo-liberalizzazioni, il parlamento italiano, formato in gran parte da rappresentanti degli ordini professionali, ha gi presentato una moltitudine di emendamenti, pi di 400 solo di PD e PDL che pure appoggiano il governo, per togliere anche quel pochissimo di liberale contenuto nel decreto. E per quanto ci sia qualche giornalista che stimo, affermare il

contrario e cio che se quegli emendamenti fossero accolti si avrebbe unavera liberalizzazione, resto dellidea che gli emendamenti approvati sarebbero solo quelli per togliere e non per aggiungere. Dunque, con Mario Monti, piaccia o no, e personalmente mi costa ammetterlo, lItalia ha scelto il meglio con cui allinearsi al volere dei poteri forti che con paziente sagacia hanno tessuto la tela promuovendo e favorendo attraverso il controllo dei media, prima la pi grande immigrazione di popoli che si sia mai vista in Occidente, poi lintroduzione delleuro, lEuropa economica a direzione franco-tedesca, il mercato globale, e infine la crisi irreversibile degli stati nazionali con la cinesizzazione della classe media. Troppo tardi ormai per tornare indietro. Anche se ci si pu provare.
Sergio Magaldi

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