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Il Crocifisso di Frate Umile a Mistretta


Quando nel 1563 si chiuse il Concilio di Trento, era soltanto appena iniziato in tutta la Cristianit un grande processo di riforma della Chiesa cattolica che nel giro di qualche decennio diede un impulso straordinario a tutta la cultura ed alla vita del tempo. Quella che a partire dal Concilio Tridentino veniva definita Controriforma, come risposta alla cosiddetta Riforma protestante di Martin Lutero, oggi viene definita da un numero sempre maggiore di storici come Riforma cattolica perch si tratta di un movimento nato in seno alla Chiesa con lo scopo appunto di cambiare la forma, e non la dottrina, in modo da adattarla ai tempi e renderla fruibile agli uomini del XVI secolo e dei secoli successivi. La Riforma cattolica, portata avanti dal Concilio Tridentino, mir innanzitutto a ribadire i punti fondamentali della fede messi in dubbio da Lutero; in seguito il Concilio propose una serie di indicazioni a carattere pratico riguardanti la cura pastorale dei fedeli. Sotto questo aspetto, un grande impulso fu esercitato sulla cultura del tempo anche mediante i nuovi ordini religiosi, come ad esempio quello dei gesuiti di S. Ignazio di Loyola che gi nel 1548 aveva fondato proprio a Messina il suo primo collegio affidandolo al confratello Pietro Canisio, oggi venerato dai cattolici come Santo e Dottore della Chiesa. In questo clima culturale, e sotto lopera riformatrice che accompagnava il Concilio tridentino, nacquero nuove forme di religiosit che si riflettevano nelle opere darte mutando il gusto artistico del pubblico e dei committenti. Esaminando gli atti della XXV sessione del Concilio tridentino che portano la data del 3 dicembre 1563 e che hanno come oggetto appunto lutilizzo delle immagini sacre, si nota come in quelloccasione sia stato posto in primo piano il carattere didattico-educativo dellarte sacra nella vita cristiana: Illud vero diligenter doceant Episcopi, per historias misteriorum nostrae redemptionis, picturis, vel aliis similitudinibus expressas, erudiri et confirmari populum in articulis fidei commemorandi et assidue colendis (Proprio questo insegnino con cura i vescovi, a istruire e ad abituare il popolo a ricordare e ripensare continuamente agli articoli della fede attraverso le storie dei misteri della nostra Redenzione espresse in dipinti o in altre rappresentazioni). Il fine era di evitare che le immagini esprimessero dottrine eterodosse o che potessero fare incorrere gli ignoranti in errore o far nascere superstizioni. Le immagini dovevano essere approvate dal Vescovo prima di essere esposte in un luogo sacro. In Sicilia un ruolo fondamentale fu esercitato dai Frati francescani della Regolare Osservanza. Erano principalmente i Francescani ed i Cappuccini, quindi, ed in un secondo momento lo furono anche i Gesuiti, i primi committenti di opere darte ed i primi che utilizzarono larte per dare nuova forma e maggiore profondit al sentimento religioso della popolazione. Cos i maggiori conventi dellIsola si riempirono di nuove opere darte e di copie di opere pi famose, furono elaborati temi iconografici esplicativi della predicazione degli Ordini e alcuni modi di rappresentazione cominciarono a ripetersi secondo una costante e precisa interpretazione tipologica ed iconografica, questo avveniva non soltanto per la pittura ma anche per la scultura. Accadde cos che allinterno dei conventi dei Frati Minori ebbe larghissima diffusione la figura del Cristo Crocifisso e parallelamente nacquero scuole di intagliatori del legno che svilupparono questo tema.

Ma perch scegliere il Crocifisso? San Francesco era considerato dai Frati Minori un Santo della Controriforma ed era con ardore associato alle sofferenze di Ges, essendo rappresentato in diversi dipinti sulla scena del Calvario o allascolto di Cristo Crocifisso. Papa Leone X aveva ordinato che sopra ogni altare vi fosse un Crocifisso ed i Francescani, per la loro particolare devozione alla passione di Cristo avevano preso labitudine di far sovrastare i loro altari con grandi Crocifissi di dimensioni reali. Fu proprio nel XVI secolo che cambi la rappresentazione del Cristo sofferente, liconografia in quegli anni si caricava di un nuovo significato morale. Nel Cristo sofferente non si tendeva pi ad accentuare il carattere specifico dellumilt e del dolore passivamente sopportato, bens quelli della dignit e della virilit in modo che fosse meglio esposto il carattere morale della Passione, interpretata come impresa eroicamente affrontata da Ges e non come un supplizio sopportato con passivit e rassegnazione. Il Cristo veniva quindi rappresentato con un accentuato realismo, tanto che alla rappresentazione del Cristo morto in croce si affiancarono anche le rappresentazioni del Cristo ancora vivo in croce e dellEcce Homo. Nei Crocifissi dellepoca possibile rilevare delle caratteristiche comuni: le grandi dimensioni delle sculture, a dimensione naturale, erano scolpite a tutto tondo per poter anche essere usate in processione ed esser viste dai fedeli da ogni lato. Anche il ricorso al colore nelle sculture, che sono quindi spesso policrome, aveva un significato preciso: il sangue dipinto accentuava il realismo della rappresentazione cos come la corona di spine sopra la testa, i segni delle frustate sul corpo ed il costato trafitto. Le sofferenze del Cristo dovevano spingere il fedele al pentimento e ad aspirare alla salvezza della propria anima. Senza alcun dubbio straordinario interprete e formatore del clima culturale dellepoca in Sicilia fu Frate Umile da Petralia, al secolo Giovan Francesco Pintorno. La sua opera di rilievo e la sua vita, descritta dai biografi come profondamente segnata dal soprannaturale e dalle virt cristiane, lesempio di come anche la Sicilia, e vedremo anche i Nebrodi, non siano rimasti estranei agli eventi culturali e religiosi che investivano in quellepoca lintera Europa cristiana. Lartista nacque a Petralia Soprana nella numerosa famiglia di Giovanni Tommaso Pintorno, falegname, dal quale probabilmente apprese larte di lavorare il legno. La data di nascita da collocarsi tra la fine dellanno 1600 ed il 1601. Allet di 11 anni probabilmente si trasfer a Palermo presso la bottega di uno scultore a noi rimasto ignoto. Nel 1616 sembra essere di nuovo a Petralia, probabilmente per la morte del padre, e da quellanno fino al 1623 si sa poco della vita da lui condotta. Quasi certamente fu in questo periodo che matur la sua convinzione religiosa e certamente un influsso non secondario fu dato proprio dai Frati Francescani che avevano fondato nel suo paese natale nel 1611 il Convento di S.Maria di Ges. Secondo quanto tramandato il giovane Giovan Francesco fugg da un matrimonio organizzato dai parenti, and a Palermo e chiese, per seguire la sua vocazione, di essere accolto nel convento di S.Maria di Ges dove fu accettato nellordine col nome di Frate Umile da Petralia. Era il novembre 1623 ed in quellanno la peste stava mietendo numerose vittime. Fu proprio lo scontrarsi con la dura realt della morte a determinare in modo decisivo il grande realismo delle sue sculture, e cominci ad eseguire le sue opere con tanta maestria che la sua fama si diffuse velocemente e venne presto chiamato e conteso dai superiori dei conventi di Sicilia. Accett per ubbidienza le varie chiamate lasciando in numerosi centri traccia indelebile della sua arte. Di Frate Umile si pu dire che liber la scultura dal manierismo tipico di unepoca di decadenza segnando la nuova epoca con i suoi capolavori e con la sua vita devota, tanto che oggi si pu affermare senza timore di essere smentiti che le sue sculture non sono semplicemente opere di arte decorativa con semplice funzione di servire per il culto, ma sono un vero e proprio apostolato esercitato mediante larte. Il fedele che ancor oggi osserva i 33 crocifissi e le altre opere scolpite da frate Umile trae ancor un beneficio spirituale dalla realistica rappresentazione del Cristo, cos vicino alla sofferenza delluomo ma anche cos forte da superarla e donare salvezza. I racconti su interventi soprannaturali degli angeli che aiutavano il Frate a completare le sculture pi belle, le penitenze messe in atto e la vita devota, crearono attorno alla figura dello scultore una fama di santit e leggenda che dura fino ai giorni nostri. Le sculture di Fra Umile superarono anche i confini della Sicilia ma anche i Nebrodi ospitano alcuni capolavori del Frate di Petralia, segno della vitalit culturale, ma senza dubbio anche spirituale, che da sempre caratterizza i centri pi importanti. Un crocifisso si trova presso la chiesa di Santa Caterina a Galati Mamertino, che si racconta lautore scolp solo parzialmente perch fu completato dagli angeli mentre questultimo era assopito. Un altro ancora si trova nella Chiesa Madre di Mojo Alcantara, paese dove tra laltro nel 1985 si tenne un importante convegno di studi proprio su Frate Umile da Petralia. Altro esempio eminente, e come visto non unico, della straordinaria capacit artistica di Frate Umile, il crocifisso conservato presso la chiesa di Santa Maria a Mistretta, chiesa annessa al locale convento dei Minori Riformati. Per tutte le opere del noto artista di Petralia difficile dare una datazione perch non si conosce la cronologia di realizzazione, per lopera in questione concordemente si suole dare una data relativa alla maturit artistica del Frate, perch presenta tutte le caratteristiche tipiche delle opere pi mature e meglio riuscite. La data pi verosimile pu essere collocata tra gli anni 1634 e 1635. Si pu certamente affermare che nellopera di Mistretta lartista ha perso tutte le incertezze tecniche e giunge al livello pi alto della sua creativit. Il Cristo colto nel momento del trapasso. Il viso inclinato, la drammaticit molto accentuata dalla bocca semiaperta e dagli occhi quasi chiusi, il corpo asciutto, magro, martoriato da ematomi e numerose ferite. Segni distintivi della scutura di Frate Umile sono la grande corona di spine e le ciocche di

capelli che scendono dalla spalla destra. In questo caso non si trova per un elemento tipico dellartista, cio la spina della corona che trafigge un sopracciglio. Il grande realismo accentuato anche dai solchi provocati dalle funi ai polsi ed alle caviglie, le piaghe, gli ematomi, ma soprattutto un grande effetto suscitato dal volume di sangue che sgorga copioso dalla ferita del costato in cui possibile intravedere persino le viscere, questa voluminosit stata data mediante lutilizzo della ceralacca. La presenza delle opere del Frate di Petralia sui Nebrodi di certo una risorsa in pi che pu essere sfruttata sotto diversi punti di vista: il venire incontro ad un turismo specializzato sempre pi alla ricerca dei tesori nascosti e di contenuti culturali, la creazione di un percorso pontormiano che tenga presente i luoghi in cui sono conservati i capolavori di Frate Umile e che potrebbe allargarsi dai Nebrodi alla provincia di Messina ed allintera Sicilia, potrebbe portare a grossi risultati dal punto di vista culturale ma anche economico creando nuovi posti di lavoro. Infine dobbligo ricordare come queste opere darte possano essere ancora usate per il loro fine originario, cio quello religioso. Linvito quindi rivolto anche alle diocesi affinch valorizzino questo patrimonio allo stesso tempo culturale e spirituale, una via pulcrhitudinis, una via di bellezza, che se percorsa certamente potr portare solo benefici. Bibliografia essenziale: S. LA BARBERA BELLIA, Iconografia del Cristo in croce nellopera di uno scultore francescano della Controriforma: Fra Umile da Petralia, in Schede Medievali n. 12-13, FRANCESCANESIMO E CULTURA IN SICILIA (secc. XIII-XVI) Atti del convegno internazionale di studio nellottavo centenario della nascita di San Francesco dAssisi Palermo, 7-12 marzo 1982, Officina di studi medievali, Palermo 1987 pp. 393-402. G. MACALUSO, Frate Umile da Petralia Soprana, scultore del XVII secolo, contributo per una biografia critica, in Archivio Storico Siciliano, serie III, vol. 17, pp. 155-245. C.GIANNETTO, Scheda storico-artistica relativa allopera: Fra Umile da Petralia (1600-1639) Crocifisso (1634/5) Scultura lignea policroma, h. cm. 180 Mistretta, Chiesa di S. Maria in Il volontariato darte sei lustri di restauri del Rotary Club di Sicilia e Malta Catalogo della mostra a cura di Gesualdo Campo pp. 67-69 . Antonino Teramo

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