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4-10 febbraio 2012 Europa


I
l Parlamento europeo, a met della legislatura iniziata
nellestate 2uu9, seguendo una prassi consolidata, ha rinno-
vato i suoi vertici. Alla presidenza dellAssemblea di Strasburgo
stato eletto il tedesco Martin Schulz, del gruppo dei socialisti
e democratici, che rimpiazza il polacco Jerzy Buzek, del grup-
po dei popolari europei. Il mandato di Schulz si concluder nel
2uJ4, alla ne di questa legislatura.
LAssemblea ha eletto anche i J4 vicepresidenti. Per questi
non obbligatorio, come per la presidenza, il cambio della
guardia. Questo signica che chi ha ricoperto questo incarico
nella prima met della legislatura pu essere rieletto anche per
la seconda. Cos stato per i due vicepresidenti italiani uscenti:
Gianni Pittella, del gruppo S&D, anche stavolta il pi votato fra
gli eletti (3J9 voti), e Roberta Angelilli, del gruppo PPE, sesta
per numero di voti (246).
Roberta Angelilli, romana, 47 anni laltro ieri, al suo quar-
to mandato europarlamentare. stata eletta la prima volta nel
J994, poi nel J999, nel 2uu4 e nel 2uu9. Fa parte del gruppo del
Partito popolare europeo.
Dal 2uu6 rappresentante del Parlamento europeo al Forum
europeo per i diritti dei minori. Dal 2uu8 delegata del sindaco
di Roma sempre per i diritti dei minori. o.b.
P
er la prima volta dalla sua fondazione il fallimento
dellUnione europea non pi unipotesi irrealistica.
Nel suo breve discorso pronunciato appena eletto alla presi-
denza dellEuroparlamento, Martin Schulz non ha nascosto la
sua forte preoccupazione per il destino dellEuropa. Il cui pro-
getto comune, che per decenni stato evidente e coronato da
successo, ormai compromesso, ha aggiunto.
Nato 56 anni a Hehlrath, piccolo centro tedesco della Rena-
nia Settentrionale/Vestfalia al conne con lOlanda e il Belgio, a
pochi chilometri da Aquisgrana (oggi Aachen), residenza di Car-
lo Magno e nella cui cattedrale furono incoronati 37 imperatori
del Sacro Romano Impero, Schulz potrebbe anche apparire un
predestinato a guidare listituzione che rappresenta cinquecen-
to milioni di europei.
Certo che Martin Schulz che dal J994 siede allEuroparla-
mento dove dal 2uuu stato presidente del gruppo socialista
prima e dellAlleanza dei socialisti e democratici no a qualche
giorno fa intende difendere ad oltranza il ruolo e le preroga-
tive di questo organo dellUnione, lunico direttamente eletto
dai cittadini, di fronte al moltiplicarsi dei vertici dei capi di go-
verno che tendono ad escluderlo in larga misura dal proces-
so decisionale europeo. o.b.
Vicepresidenti confermati
Nuova sda
Il presidente Schulz
Preoccupato
Contro la crisi
la sda
di Strasburgo
Intervista Eurodeputato Gianni Pittella
Agricoltura: in calo i posti di lavoro
Di tanto si sono ridotti i posti di lavoro nel settore agricolo in
Europa fra il 2000 e il 2009. Le statistiche segnalano inoltre
linvecchiamento degli agricoltori europei:
solo il 6% hanno meno di 35 anni.
-
%
P
i Europa e non meno Europa. Questa
la strada per sconggere la specu-
lazione contro leuro e per rilanciare
leconomia. La strada percorsa sinora con sempre
maggiore determinazione e crescente spirito uni-
tario dallEuroparlamento, unico organo dellUnio-
ne europea eletto direttamente dai cittadini. La
strada che lAssemblea di Strasburgo dovr conti-
nuare a percorrere nei prossimi due anni e mezzo
per stimolare la crescita e raorzare ulteriormen-
te lintegrazione economica, nanziaria e scale,
creando cos le condizioni per approdare a una
vera Unione politica.
Gianni Pittella, lucano di Lauria, al suo terzo
mandato da europarlamentare, appartenente al
gruppo dellAlleanza dei socialisti e dei democra-
tici, il mese scorso stato confermato primo vi-
cepresidente dellAssemblea di Strasburgo anche
per la seconda met della legislatura. E, in questa
intervista alla Gazzetta dellEconomia, parla del-
le sde che lUE chiamata ad arontare oggi e
nel prossimo futuro, oltre che delle prospettive
che le politiche europee possono orire alle no-
stre regioni meridionali.
Onorevole, come pu intervenire il Parlamento
europeo per contribuire a superare la grave crisi
economica e nanziaria che lEuropa sta attraver-
sando?
Il Trattato di Lisbona, in vigore da due anni,
ha raorzato il ruolo del Parlamento, eletto diret-
tamente dai cittadini dei 27 Paesi membri, attri-
buendogli una posizione di parit con il Consiglio,
lorgano dove sono rappresentati gli Stati. Lap-
provazione delle leggi europee a data quindi
a entrambi gli organi. E quindi in tutte le scelte,
comprese quelle relative alla crisi, la volont dei
cittadini pesa di pi.
Il Parlamento sinora ha sfruttato questa oppor-
tunit?
Certo. Ha ascoltato la voce dei cittadini e ha di-
feso strenuamente i loro bisogni in uno spirito uni-
tario che sempre pi spesso ha bloccato le spinte
disgregatrici degli euroscettici e dei particolarismi
nazionali.
E ora, pi in particolare, lAssemblea di Stra-
sburgo pu suggerire una ricetta per respingere
lattacco alleuro?
Innanzi tutto pu rimediare al grave errore di
aver costruito un tetto (la moneta) senza le fonda-
menta. E dunque ora necessario che alla risposta
di emergenza alla crisi si accompagni una rispo-
sta politica attraverso lemissione di eurobond o
di project bond e la tassazione delle transazioni
nanziarie. Con il ricavato si potrebbe nanziare
un piano europeo per la crescita e raorzare la
dotazione nanziaria destinata alla politica di co-
esione. Lemissione dei bond e la tassazione sulle
transazioni avrebbero il duplice eetto di allenta-
re la tensione sui mercati nanziari e di rilanciare
leconomia reale e loccupazione.
Quali altre iniziative pu sostenere lEuroparla-
mento per condurre lEuropa verso il risanamen-
to nanziario?
LEuropa deve correre in fretta ai ripari con po-
che e chiare mosse: creare un agenzia di rating euro-
pea alla quale devono far riferimento per legge tutti
gli enti pubblici e privati del continente, trasformare
la Bce in un istituto di ultima istanza per tagliare le
unghie alla speculazione eliminando il rischio de-
fault. Raorzare inoltre il bilancio dellUnione che
deve essere alimentato da entrate proprie certe, co-
me quelle derivanti dalla tassazione delle rendite -
nanziarie. E raddoppiare subito il fondo salva-Stati..
E per rilanciare la crescita?
Proporre e sostenere misure che facciano
ripartire immediatamente leconomia. E quindi
investimenti nelle infrastrutture siche e virtuali,
nella ricerca, nel sapere, nellinnovazione, a soste-
gno delle famiglie e delle imprese.
Ma come si potr sostenere il Mezzogiorno,
che sta gi pagando caro gli eetti della crisi eco-
nomica?
Paradossalmente il Sud del Paese larea che
oggi dispone di cospicui capitoli di investimento a
cui attingere tra i nanziamenti europei. Per lItalia
lunica grande occasione per invertire in breve
tempo il trend della recessione e incentivare lo svi-
luppo a tassi considerevoli. Poich il Mezzogiorno
oggi rappresenta, proprio a causa della passata
arretratezza e inutilizzazione delle risorse econo-
miche e umane, lo spazio economico e sociale sul
quale puntare per rimettere in marcia lItalia.
Ma come conciliare queste opportunit con li-
dea, che si fa strada a Bruxelles, di tagliare i fondi
della politica di coesione per quei Paesi che sforano
i parametri (rapporto decit/Pil e quello fra il debito
pubblico e lo stesso Pil) ssati dal patto di stabilit?
Ci stiamo battendo perch questa previsione
esca dalla trattativa o che comunque venga ricon-
gurata in funzione di parametri pi ragionevoli
che tengano conto delle ragioni di incentivare la
crescita, oltre che del rigore.
Se, come lei auspica, si riuscir a scongiurare
il rischio di un taglio dei fondi europei, quali do-
vranno essere le priorit per il rilancio del Sud?
La crescita delloccupazione resta una priorit
assolta. Ma per realizzarla servono idee e proget-
tualit, a cominciare da uninfrastrutturazione che
migliori le possibilit per le regioni meridionali di co-
municare con le altre regioni italiane ed europee.
Soltanto italiane ed europee?
Certo che no. Bisogner puntare con decisione
sulle relazioni con laltra sponda del Mediterraneo
poich i tra ci di persone e beni nella nuova geo-
graa del mondo passano davanti alle nostre coste.
In questo scenario il Mezzogiorno potrebbe ricopri-
re un ruolo importante, ad esempio, per la logistica;
che non vuol dire solo trasporto, ma signica anche
lavorazione di materie prime e di semilavorati sul
nostro territorio. Oggi le navi che attraversano il
Mediterraneo si fermano in Spagna o in Portogal-
lo dove trovano le infrastrutture e lassistenza che
in Italia mancano. Quanto prima andranno perci
realizzate infrastrutture indispensabili nei porti di
Napoli, Salerno, Gioia Tauro, Brindisi, Taranto e Bari.
Non c futuro per il Mezzogiorno se non in stretto
rapporto con il sogno di un Mediterraneo che deve
tornare a essere unarea di pace, di democrazia e di
collaborazione tra i popoli.
ORESTE BARLETTA
GIANNI PITTELLA
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4-10 febbraio 2012 Europa
L
a nuova politica agricola europea sar semplice sia per
le amministrazioni sia per gli agricoltori continuando per
altro a garantire la sicurezza alimentare, lutilizzazione durevo-
le delle risorse naturali e lo sviluppo dellinsieme dei territori
dellUE. Questa lassicurazione contenuta in una lettera che
recentemente Dacian Ciolo, il membro della Commissione eu-
ropea responsabile dellAgricoltura e dello Sviluppo rurale, ha
inviato ai ministri del ramo dei 27 Stati membri dellUnione eu-
ropea e alla commissione Agricoltura e Sviluppo rurale dellEu-
roparlamento.
La lettera va letta nel contesto del duro confronto in corso
fra le istituzioni comunitarie sulla riforma della PAC. Una sorta
di captatio benevolentiae potrebbe maliziosamente chio-
sare chi non daccordo con il commissario per ammorbidire
le resistenze emerse sia in seno allEuroparlamento sia fra i go-
verni degli Stati membri.
Ciolo poi sottolinea fra laltro che la proposta di riforma
contiene un programma per ridurre le procedure burocratiche
per i piccoli agricoltori in relazione ai pagamenti diretti. La cui
componente verde potr, aggiunge, orientare lagricoltura
verso la sostenibilit con misure semplici e facilmente control-
labili dagli amministratori pubblici. o.b.
L
a politica agricola europea (PAC per gli addetti ai lavori)
nata nel J962, quattro anni dopo la nascita della Comunit
economica europea che comprendeva ancora solo i 6 Stati fon-
datori (Belgio, Francia, Germania Federale, Italia, Lussemburgo
e Olanda). Ed era allepoca lunica vera politica comune euro-
pea verso la quale si indirizzava la quasi totalit del bilancio co-
munitario.
La PAC nacque con lobiettivo di sostenere la produzione ali-
mentare in quantit su ciente per gli abitanti di quei 6 Paesi,
che risentivano ancora della scarsezza di cibo patita durante la
guerra e negli anni immediatamente successivi.
Riformata pi volte per far fronte a scenari mondiali in conti-
nua trasformazione, la politica agricola comune ha modicato
strumenti e modalit di intervento (oggi, per esempio, la spesa
per lagricoltura rappresenta il 4u% del bilancio comunitario),
ma non ha abbandonato comunque lobiettivo iniziale.
A quellobiettivo si ispira la campagna dal titolo La PAC ha
5u anni, che la Commissione europea ha lanciato due settima-
ne fa a Bruxelles e che proseguir per tutto lanno nei 27 Paesi
dellUE. Poich, come ha detto Jos Manuel Barroso, presiden-
te della Commissione, lEuropa ha bisogno di una PAC forte,
competitiva, innovativa e verde. o.b.
Il commissario Ciolo
La sicurezza
Politica agricola europea
C dal 1962
De Castro tuona:
Per la Pac
fondi adeguati
Commissione agricoltura pronta allo stop
Il gap del reddito agricolo
Questa la differenza percentuale dei redditi agricoli
in Europa rispetto a quelli del resto delleconomia.
Nelle aree rurali inoltre il reddito pro capite pari
alla met di quello delle aree urbane.
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%
L
o dico chiaro e tondo:
se la disponibilit di bi-
lancio per il prossimo settennio
non sar adeguata rispetto alle
esigenze della Pac (la Politica
agricola comune), la commis-
sione per lAgricoltura e lo Svi-
luppo rurale del Parlamento
europeo bloccher tutto. Posi-
zione condivisa dai membri di
tutti i gruppi politici. Che sono,
s, intenzionati a portare a ter-
mine il dibattito sulla riforma
della Pac. Ma non accetteranno
di licenziare il testo della pro-
posta no a quando il negozia-
to sulle prospettive nanziarie
2uJ4-2u2u fra la commissione
parlamentare Bilancio e i mini-
stri dellEcon non avr deni-
to un importo accettabile per i
fondi destinati allagricoltura.
Lo aerma senza giri di paro-
le, in questa intervista alla Gaz-
zetta dellEconomia, Paolo De
Castro, appena confermato
(per acclamazione) alla guida
della commissione anche per la
seconda met della legislatura
europea. Una prospettiva che
dice mi entusiasma. Ma che
sar certamente molto impe-
gnativa, considerate le scaden-
ze che attendono la commis-
sione nei prossimi due anni e
mezzo. A cominciare, appunto,
dalla riforma della Pac.
Sulla quale pare di capire
fra il Parlamento e la Commis-
sione Barroso si aperto un
conitto oltre che a proposito
dellentit dei fondi, anche per
quanto concerne i contenuti.
Perch?
La posta in gioco altissima.
Non solo in Europa: il mondo
richiede, oggi e anche domani,
pi risorse agricole di quante
riesce a produrne. Questa la
vera sda che anche lUE deve
arontare. Ma non pu farlo se
le risorse nanziarie sono insuf-
cienti. E i segnali che arrivano
dalla Commissione non sono
per nulla incoraggianti.
Si riferisce alla proposta
dellEsecutivo di Bruxelles di
congelare i tetti di spesa al li-
vello del settennio -?
Gi questa sarebbe una pil-
lola di cile da mandar gi poi-
ch riproporre gli stessi importi
nominali ssati per il settennio
precedente signicherebbe
ridurne il valore reale per il
prossimo. Ma non potremmo
accettare addirittura tagli degli
importi nominali.
Anche a rischio di fare slitta-
re lavvio della riforma, previ-
sto per il primo gennaio ?
Non escludo leventualit di
un rinvio al 2uJ5. Che sarebbe il
primo nella storia dellUnione
europea.
Oltre al conitto sui tagli,
anche sui contenuti c una
forte contrapposizione fra gli
eurodeputati e la Commissio-
ne UE, pi in particolare il com-
missario allAgricoltura Dacian
Ciolo?
Al momento le posizioni
sono lontane. Le proposte del
commissario suscitano forti
perplessit. Penso, per esem-
pio, alle modalit obbligatorie
per realizzare il rinverdimen-
to, obiettivo condivisibile in
linea di principio (chi riutereb-
be campi pi verdi, appunto?)
ma non se attuato con i rigidi
criteri proposti da Ciolo. Che,
se rimanessero tali, sicuramen-
te non sarebbero approvati
in sede di voto nale in aula a
Strasburgo.
Quali sono i criteri meno ac-
cettabili, a suo giudizio?
Innanzi tutto lobbligo, e-
steso a tutta lUE, di mettere a
riposo il 7% della supercie di o-
gni azienda agricola. Obiettivo
non realizzabile dove sono pi
diuse le colture intensive. Co-
me in Italia e pi in particolare
nel Mezzogiorno, dove questa
regola ridurrebbe il reddito di
chi possiede uliveti, aranceti,
frutteti, terreni coltivati a gra-
no duro. A meno che il commis-
sario non pretenda che gli agri-
coltori abbattano gli alberi.
Quale alternativa potrebbe
avanzare la commissione che
lei presiede?
Una mediazione accettabile
potrebbe essere la riduzione di
quella quota al 3%. Per, anche
se fosse raggiunta, non cancel-
lerebbe le perplessit di fondo,
sintetizzabili in una domanda:
perch lEuropa dovrebbe con-
tenere la produzione di alimen-
ti quando il mondo richiede pi
cibo? N quella relativa allob-
bligo di destinare il 3u% della
supercie aziendale a colture
diverse da quella principale,
che potrebbe andar bene forse
nel Nord Europa ma certamen-
te non nel nostro Sud.
Quali altre perplessit susci-
ta la proposta Ciolo?
Lintenzione di parametrare
gli aiuti solo sulla supercie (al-
tra regola che penalizzerebbe il
Mezzogiorno); ma noi insiste-
remo per tener conto anche
delloccupazione e del valore
della produzione. Temo poi che
lobiettivo del rinverdimento
possa comportare nuovi vincoli
burocratici e aggravi economi-
ci per gli agricoltori; e osservo
che la compatibilit ambienta-
le (condivisibile) non pu pre-
scindere da quella economica.
Complessivamente considero
la proposta del commissario
troppo rigida e poco attenta
alle specicit territoriali, la cui
valutazione andrebbe a data
agli Stati membri. Noto che non
contiene una sola parola sulle
crisi di mercato. E che, pi in
generale, manca di gradualit e
di essibilit. o.b.
Il mondo
richiede
pi risorse
agricole di
quante ne
produce
PAOLO DE CASTRO
MARTIN SCHULZ
DACIAN CIOLO

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