I l Parlamento europeo, a met della legislatura iniziata nellestate 2uu9, seguendo una prassi consolidata, ha rinno- vato i suoi vertici. Alla presidenza dellAssemblea di Strasburgo stato eletto il tedesco Martin Schulz, del gruppo dei socialisti e democratici, che rimpiazza il polacco Jerzy Buzek, del grup- po dei popolari europei. Il mandato di Schulz si concluder nel 2uJ4, alla ne di questa legislatura. LAssemblea ha eletto anche i J4 vicepresidenti. Per questi non obbligatorio, come per la presidenza, il cambio della guardia. Questo signica che chi ha ricoperto questo incarico nella prima met della legislatura pu essere rieletto anche per la seconda. Cos stato per i due vicepresidenti italiani uscenti: Gianni Pittella, del gruppo S&D, anche stavolta il pi votato fra gli eletti (3J9 voti), e Roberta Angelilli, del gruppo PPE, sesta per numero di voti (246). Roberta Angelilli, romana, 47 anni laltro ieri, al suo quar- to mandato europarlamentare. stata eletta la prima volta nel J994, poi nel J999, nel 2uu4 e nel 2uu9. Fa parte del gruppo del Partito popolare europeo. Dal 2uu6 rappresentante del Parlamento europeo al Forum europeo per i diritti dei minori. Dal 2uu8 delegata del sindaco di Roma sempre per i diritti dei minori. o.b. P er la prima volta dalla sua fondazione il fallimento dellUnione europea non pi unipotesi irrealistica. Nel suo breve discorso pronunciato appena eletto alla presi- denza dellEuroparlamento, Martin Schulz non ha nascosto la sua forte preoccupazione per il destino dellEuropa. Il cui pro- getto comune, che per decenni stato evidente e coronato da successo, ormai compromesso, ha aggiunto. Nato 56 anni a Hehlrath, piccolo centro tedesco della Rena- nia Settentrionale/Vestfalia al conne con lOlanda e il Belgio, a pochi chilometri da Aquisgrana (oggi Aachen), residenza di Car- lo Magno e nella cui cattedrale furono incoronati 37 imperatori del Sacro Romano Impero, Schulz potrebbe anche apparire un predestinato a guidare listituzione che rappresenta cinquecen- to milioni di europei. Certo che Martin Schulz che dal J994 siede allEuroparla- mento dove dal 2uuu stato presidente del gruppo socialista prima e dellAlleanza dei socialisti e democratici no a qualche giorno fa intende difendere ad oltranza il ruolo e le preroga- tive di questo organo dellUnione, lunico direttamente eletto dai cittadini, di fronte al moltiplicarsi dei vertici dei capi di go- verno che tendono ad escluderlo in larga misura dal proces- so decisionale europeo. o.b. Vicepresidenti confermati Nuova sda Il presidente Schulz Preoccupato Contro la crisi la sda di Strasburgo Intervista Eurodeputato Gianni Pittella Agricoltura: in calo i posti di lavoro Di tanto si sono ridotti i posti di lavoro nel settore agricolo in Europa fra il 2000 e il 2009. Le statistiche segnalano inoltre linvecchiamento degli agricoltori europei: solo il 6% hanno meno di 35 anni. - % P i Europa e non meno Europa. Questa la strada per sconggere la specu- lazione contro leuro e per rilanciare leconomia. La strada percorsa sinora con sempre maggiore determinazione e crescente spirito uni- tario dallEuroparlamento, unico organo dellUnio- ne europea eletto direttamente dai cittadini. La strada che lAssemblea di Strasburgo dovr conti- nuare a percorrere nei prossimi due anni e mezzo per stimolare la crescita e raorzare ulteriormen- te lintegrazione economica, nanziaria e scale, creando cos le condizioni per approdare a una vera Unione politica. Gianni Pittella, lucano di Lauria, al suo terzo mandato da europarlamentare, appartenente al gruppo dellAlleanza dei socialisti e dei democra- tici, il mese scorso stato confermato primo vi- cepresidente dellAssemblea di Strasburgo anche per la seconda met della legislatura. E, in questa intervista alla Gazzetta dellEconomia, parla del- le sde che lUE chiamata ad arontare oggi e nel prossimo futuro, oltre che delle prospettive che le politiche europee possono orire alle no- stre regioni meridionali. Onorevole, come pu intervenire il Parlamento europeo per contribuire a superare la grave crisi economica e nanziaria che lEuropa sta attraver- sando? Il Trattato di Lisbona, in vigore da due anni, ha raorzato il ruolo del Parlamento, eletto diret- tamente dai cittadini dei 27 Paesi membri, attri- buendogli una posizione di parit con il Consiglio, lorgano dove sono rappresentati gli Stati. Lap- provazione delle leggi europee a data quindi a entrambi gli organi. E quindi in tutte le scelte, comprese quelle relative alla crisi, la volont dei cittadini pesa di pi. Il Parlamento sinora ha sfruttato questa oppor- tunit? Certo. Ha ascoltato la voce dei cittadini e ha di- feso strenuamente i loro bisogni in uno spirito uni- tario che sempre pi spesso ha bloccato le spinte disgregatrici degli euroscettici e dei particolarismi nazionali. E ora, pi in particolare, lAssemblea di Stra- sburgo pu suggerire una ricetta per respingere lattacco alleuro? Innanzi tutto pu rimediare al grave errore di aver costruito un tetto (la moneta) senza le fonda- menta. E dunque ora necessario che alla risposta di emergenza alla crisi si accompagni una rispo- sta politica attraverso lemissione di eurobond o di project bond e la tassazione delle transazioni nanziarie. Con il ricavato si potrebbe nanziare un piano europeo per la crescita e raorzare la dotazione nanziaria destinata alla politica di co- esione. Lemissione dei bond e la tassazione sulle transazioni avrebbero il duplice eetto di allenta- re la tensione sui mercati nanziari e di rilanciare leconomia reale e loccupazione. Quali altre iniziative pu sostenere lEuroparla- mento per condurre lEuropa verso il risanamen- to nanziario? LEuropa deve correre in fretta ai ripari con po- che e chiare mosse: creare un agenzia di rating euro- pea alla quale devono far riferimento per legge tutti gli enti pubblici e privati del continente, trasformare la Bce in un istituto di ultima istanza per tagliare le unghie alla speculazione eliminando il rischio de- fault. Raorzare inoltre il bilancio dellUnione che deve essere alimentato da entrate proprie certe, co- me quelle derivanti dalla tassazione delle rendite - nanziarie. E raddoppiare subito il fondo salva-Stati.. E per rilanciare la crescita? Proporre e sostenere misure che facciano ripartire immediatamente leconomia. E quindi investimenti nelle infrastrutture siche e virtuali, nella ricerca, nel sapere, nellinnovazione, a soste- gno delle famiglie e delle imprese. Ma come si potr sostenere il Mezzogiorno, che sta gi pagando caro gli eetti della crisi eco- nomica? Paradossalmente il Sud del Paese larea che oggi dispone di cospicui capitoli di investimento a cui attingere tra i nanziamenti europei. Per lItalia lunica grande occasione per invertire in breve tempo il trend della recessione e incentivare lo svi- luppo a tassi considerevoli. Poich il Mezzogiorno oggi rappresenta, proprio a causa della passata arretratezza e inutilizzazione delle risorse econo- miche e umane, lo spazio economico e sociale sul quale puntare per rimettere in marcia lItalia. Ma come conciliare queste opportunit con li- dea, che si fa strada a Bruxelles, di tagliare i fondi della politica di coesione per quei Paesi che sforano i parametri (rapporto decit/Pil e quello fra il debito pubblico e lo stesso Pil) ssati dal patto di stabilit? Ci stiamo battendo perch questa previsione esca dalla trattativa o che comunque venga ricon- gurata in funzione di parametri pi ragionevoli che tengano conto delle ragioni di incentivare la crescita, oltre che del rigore. Se, come lei auspica, si riuscir a scongiurare il rischio di un taglio dei fondi europei, quali do- vranno essere le priorit per il rilancio del Sud? La crescita delloccupazione resta una priorit assolta. Ma per realizzarla servono idee e proget- tualit, a cominciare da uninfrastrutturazione che migliori le possibilit per le regioni meridionali di co- municare con le altre regioni italiane ed europee. Soltanto italiane ed europee? Certo che no. Bisogner puntare con decisione sulle relazioni con laltra sponda del Mediterraneo poich i tra ci di persone e beni nella nuova geo- graa del mondo passano davanti alle nostre coste. In questo scenario il Mezzogiorno potrebbe ricopri- re un ruolo importante, ad esempio, per la logistica; che non vuol dire solo trasporto, ma signica anche lavorazione di materie prime e di semilavorati sul nostro territorio. Oggi le navi che attraversano il Mediterraneo si fermano in Spagna o in Portogal- lo dove trovano le infrastrutture e lassistenza che in Italia mancano. Quanto prima andranno perci realizzate infrastrutture indispensabili nei porti di Napoli, Salerno, Gioia Tauro, Brindisi, Taranto e Bari. Non c futuro per il Mezzogiorno se non in stretto rapporto con il sogno di un Mediterraneo che deve tornare a essere unarea di pace, di democrazia e di collaborazione tra i popoli. ORESTE BARLETTA GIANNI PITTELLA 5 4-10 febbraio 2012 Europa L a nuova politica agricola europea sar semplice sia per le amministrazioni sia per gli agricoltori continuando per altro a garantire la sicurezza alimentare, lutilizzazione durevo- le delle risorse naturali e lo sviluppo dellinsieme dei territori dellUE. Questa lassicurazione contenuta in una lettera che recentemente Dacian Ciolo, il membro della Commissione eu- ropea responsabile dellAgricoltura e dello Sviluppo rurale, ha inviato ai ministri del ramo dei 27 Stati membri dellUnione eu- ropea e alla commissione Agricoltura e Sviluppo rurale dellEu- roparlamento. La lettera va letta nel contesto del duro confronto in corso fra le istituzioni comunitarie sulla riforma della PAC. Una sorta di captatio benevolentiae potrebbe maliziosamente chio- sare chi non daccordo con il commissario per ammorbidire le resistenze emerse sia in seno allEuroparlamento sia fra i go- verni degli Stati membri. Ciolo poi sottolinea fra laltro che la proposta di riforma contiene un programma per ridurre le procedure burocratiche per i piccoli agricoltori in relazione ai pagamenti diretti. La cui componente verde potr, aggiunge, orientare lagricoltura verso la sostenibilit con misure semplici e facilmente control- labili dagli amministratori pubblici. o.b. L a politica agricola europea (PAC per gli addetti ai lavori) nata nel J962, quattro anni dopo la nascita della Comunit economica europea che comprendeva ancora solo i 6 Stati fon- datori (Belgio, Francia, Germania Federale, Italia, Lussemburgo e Olanda). Ed era allepoca lunica vera politica comune euro- pea verso la quale si indirizzava la quasi totalit del bilancio co- munitario. La PAC nacque con lobiettivo di sostenere la produzione ali- mentare in quantit su ciente per gli abitanti di quei 6 Paesi, che risentivano ancora della scarsezza di cibo patita durante la guerra e negli anni immediatamente successivi. Riformata pi volte per far fronte a scenari mondiali in conti- nua trasformazione, la politica agricola comune ha modicato strumenti e modalit di intervento (oggi, per esempio, la spesa per lagricoltura rappresenta il 4u% del bilancio comunitario), ma non ha abbandonato comunque lobiettivo iniziale. A quellobiettivo si ispira la campagna dal titolo La PAC ha 5u anni, che la Commissione europea ha lanciato due settima- ne fa a Bruxelles e che proseguir per tutto lanno nei 27 Paesi dellUE. Poich, come ha detto Jos Manuel Barroso, presiden- te della Commissione, lEuropa ha bisogno di una PAC forte, competitiva, innovativa e verde. o.b. Il commissario Ciolo La sicurezza Politica agricola europea C dal 1962 De Castro tuona: Per la Pac fondi adeguati Commissione agricoltura pronta allo stop Il gap del reddito agricolo Questa la differenza percentuale dei redditi agricoli in Europa rispetto a quelli del resto delleconomia. Nelle aree rurali inoltre il reddito pro capite pari alla met di quello delle aree urbane. - % L o dico chiaro e tondo: se la disponibilit di bi- lancio per il prossimo settennio non sar adeguata rispetto alle esigenze della Pac (la Politica agricola comune), la commis- sione per lAgricoltura e lo Svi- luppo rurale del Parlamento europeo bloccher tutto. Posi- zione condivisa dai membri di tutti i gruppi politici. Che sono, s, intenzionati a portare a ter- mine il dibattito sulla riforma della Pac. Ma non accetteranno di licenziare il testo della pro- posta no a quando il negozia- to sulle prospettive nanziarie 2uJ4-2u2u fra la commissione parlamentare Bilancio e i mini- stri dellEcon non avr deni- to un importo accettabile per i fondi destinati allagricoltura. Lo aerma senza giri di paro- le, in questa intervista alla Gaz- zetta dellEconomia, Paolo De Castro, appena confermato (per acclamazione) alla guida della commissione anche per la seconda met della legislatura europea. Una prospettiva che dice mi entusiasma. Ma che sar certamente molto impe- gnativa, considerate le scaden- ze che attendono la commis- sione nei prossimi due anni e mezzo. A cominciare, appunto, dalla riforma della Pac. Sulla quale pare di capire fra il Parlamento e la Commis- sione Barroso si aperto un conitto oltre che a proposito dellentit dei fondi, anche per quanto concerne i contenuti. Perch? La posta in gioco altissima. Non solo in Europa: il mondo richiede, oggi e anche domani, pi risorse agricole di quante riesce a produrne. Questa la vera sda che anche lUE deve arontare. Ma non pu farlo se le risorse nanziarie sono insuf- cienti. E i segnali che arrivano dalla Commissione non sono per nulla incoraggianti. Si riferisce alla proposta dellEsecutivo di Bruxelles di congelare i tetti di spesa al li- vello del settennio -? Gi questa sarebbe una pil- lola di cile da mandar gi poi- ch riproporre gli stessi importi nominali ssati per il settennio precedente signicherebbe ridurne il valore reale per il prossimo. Ma non potremmo accettare addirittura tagli degli importi nominali. Anche a rischio di fare slitta- re lavvio della riforma, previ- sto per il primo gennaio ? Non escludo leventualit di un rinvio al 2uJ5. Che sarebbe il primo nella storia dellUnione europea. Oltre al conitto sui tagli, anche sui contenuti c una forte contrapposizione fra gli eurodeputati e la Commissio- ne UE, pi in particolare il com- missario allAgricoltura Dacian Ciolo? Al momento le posizioni sono lontane. Le proposte del commissario suscitano forti perplessit. Penso, per esem- pio, alle modalit obbligatorie per realizzare il rinverdimen- to, obiettivo condivisibile in linea di principio (chi riutereb- be campi pi verdi, appunto?) ma non se attuato con i rigidi criteri proposti da Ciolo. Che, se rimanessero tali, sicuramen- te non sarebbero approvati in sede di voto nale in aula a Strasburgo. Quali sono i criteri meno ac- cettabili, a suo giudizio? Innanzi tutto lobbligo, e- steso a tutta lUE, di mettere a riposo il 7% della supercie di o- gni azienda agricola. Obiettivo non realizzabile dove sono pi diuse le colture intensive. Co- me in Italia e pi in particolare nel Mezzogiorno, dove questa regola ridurrebbe il reddito di chi possiede uliveti, aranceti, frutteti, terreni coltivati a gra- no duro. A meno che il commis- sario non pretenda che gli agri- coltori abbattano gli alberi. Quale alternativa potrebbe avanzare la commissione che lei presiede? Una mediazione accettabile potrebbe essere la riduzione di quella quota al 3%. Per, anche se fosse raggiunta, non cancel- lerebbe le perplessit di fondo, sintetizzabili in una domanda: perch lEuropa dovrebbe con- tenere la produzione di alimen- ti quando il mondo richiede pi cibo? N quella relativa allob- bligo di destinare il 3u% della supercie aziendale a colture diverse da quella principale, che potrebbe andar bene forse nel Nord Europa ma certamen- te non nel nostro Sud. Quali altre perplessit susci- ta la proposta Ciolo? Lintenzione di parametrare gli aiuti solo sulla supercie (al- tra regola che penalizzerebbe il Mezzogiorno); ma noi insiste- remo per tener conto anche delloccupazione e del valore della produzione. Temo poi che lobiettivo del rinverdimento possa comportare nuovi vincoli burocratici e aggravi economi- ci per gli agricoltori; e osservo che la compatibilit ambienta- le (condivisibile) non pu pre- scindere da quella economica. Complessivamente considero la proposta del commissario troppo rigida e poco attenta alle specicit territoriali, la cui valutazione andrebbe a data agli Stati membri. Noto che non contiene una sola parola sulle crisi di mercato. E che, pi in generale, manca di gradualit e di essibilit. o.b. Il mondo richiede pi risorse agricole di quante ne produce PAOLO DE CASTRO MARTIN SCHULZ DACIAN CIOLO