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ECCLESIASTICA STORIA
LIBRO I
DELLORIGINE, E PRIMIERA GRANDEZZA DELLA CITT DI NOLA. CAPO I
gloriose di questo nostro Napoletano Regno per lantichit non meno della sua fondazione, che per leccellenza, valore, e fama desuoi Cittadini: e perci si rinviene fin da primi remotissimi secoli non sol commendata al maggior segno, ma pur anche Nola citt alteramente fastosa presso i pi vetusti Geografi Tolomeo specialmente, antichissima Diodoro, e Strabone qualcuna delle pi cospicue Citt dei Picentini. E come che fra questi ella venga ancora dal nostro eruditissimo storico Giuliocesare Capaccio n pi lontani secoli annoverata, fu non pertanto molto pi lodevol lavviso, di chi nellEpitome di Tito Livio la colloc nel Sannio, e lodevolissimo quello de pi moderni Scrittori, che la ripongono nella Campania, la quale s per la clemenza del suo cielo, che per 1 amenit, e fertilit dei suoi campi ebbe il titolo alfine di Felice. N altra fu la cagione della diversit di queste opinioni, se non se la varia descrizione, che in diversi tempi stata fatta or pi ampia, ed or meno di questa nostra Provincia. E forse che la seconda di esse piacque a taluno specialmente, perch come prova alla distesa nel IV. Discorso il dottissimo Capoano Autore Camillo Pellegrino, o non ebbero i Sanniti unaltra, che in questa Citt sia per lopportunit del sito a travagliare gli Etruschi di Capoa, che per 1a fecondit de suoi Territori, e quando Nola era nel Sannio compresa, e da che entrarono essi nella Campagna, la principale loro Residenza, o non ci ebbero certamente migliori citt di Nola. Fu la nostra Suoi confini Campagna assai ristretta primieramente, ed allor Nola di lei angusti termini non contenuta ra fra le citt del Sannio considerata. Quando poi venne in poter deRomani, e estesi furon di molto i suoi confini, fu Nola fra le Citt della Campagna nella novella distribuzione che si fece situata. A questa verso il settentrione i monti di Avella, e di Roccarainola, da Oriente la collina di Cicala, da mezzogiorno il Vesuvio, e da Occidente la citt di Napoli, da cui non si dilunga, che per dodici miglia di ben colta dilettosissima pianura. Della fondazione di cos illustre Citt, siccome suole diventare di tutte le pi antiche, nulla di certo, che affermar se ne possa: anzi nemmeno stabilir se ne seppe cosa alcuna da pi, e pi secoli trasandati. Chi opera la reput con Solino de Tiri, bench Fondazione. poco verosimilmente, chi dei Gepidi, e chi con Stefano Bizantino degli Ausoni. Dagli Etruschi Tirreni la stimarono edificata 48 anni prima di Roma, e nel 384. dopo la guerra troiana Polibio, Catone, e Velleio Patercolo Autor, che visse sotto limperatore Tiberio, nel suo primo libro al Capo VII. La di cui opinione ben volentieri
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abbracciando il gi lodato Pellegrino nella sua Campagna Felice cos scrisse: "anzich i Calcidesi fossero accolti a Nola, ella dovette essere stata fondata dagli Etruschi, se non ci ingann il nostro Velleio : Quidam huius temporis tractu aiunt a Tuscis Capuam, Nolamque conditam ante annos fere DCCXXX. quibus equidem affenderim. Scrisse questo antico storico nel consolato di M. Vicino Quartino, e di C. Cassio Longino, che fu nellanno di Cristo 32. e dalla fondazione di Roma 782. tal che verrebbe Nola ad essere stata edificata nellanno appunto, che abbiam detto di sopra. Altri ci nonostante con Trogo Pompeo presso Giustino nel XX. libro di una medesima origine, ed antichit la dichiararono con la Citt di Palepoli, e fondata la vogliono in un con questa da Greci di Calcide qua venuti dallisola Eubea, o Negroponte 170 anni dopo la rovina di Troia, 260 innanzi a Roma, e pi di mille prima della nascita del nostro divin Redentore: ed in prova ne adducono quel celebre verso di Silio Italico: HINC AD CALCIDICAM TRANSFER CITUS AGMINA NOLAM. E Strabone, che Greca, ed Attica, perch Calcide fu colonia degli Ateniesi, la chiama: Prima et antiqua Nolanorum origo graeca, et attica fuit, e poco dopo ancor pi chiaramente di essa dice: Tunc cum urbs Nola condita est, natio Nolanorum graeca,et Calcidica, et attica fuisse comperitur. Confederazion coSanniti. Che non per siasi di tante, e s varie opinioni, delle quali non possibil cosa a determinarsi, qual sia la vera, nulla di manco fuor dogni dubbio essere antichissima questa Citt nella sua origine, ed essere state sin dai primi secoli molto celebre, forte e bellicosa. E chi non sa, che fin dai pi remoti tempi nella varia fortuna deSanniti, co quali furono ben lungamente confederati, ed uniti i Nolani, spicc in maravigliosa guisa la fedelt, la costanza ed il valore dei nostri Cittadini, contro de quali al par, che contro de Sanniti, costretti furono i Romani fin dallanno 410. dalla di lor fondazione a far la s famosa guerra Sannitica? Illustre vittoria su de Romani. E duopo credere, che riportassero in questa i Nolani un qualche s memorevol trionfo, che ebber per giusta e convenevol cosa linnalzare in perpetuo gloriosissimo monumento di cos prosperoso fatto entro della Citt un magnifico tempio alla Vittoria famosa Dea venerata ugualmente daGreci, e daLatini: in non dississimil guisa a quella, che veggiamo aver fatto parimente in questo Regno il Re Carlo I dAngi, il quale riportava avendo nel 1266. segnalatissima vittoria presso di Benevento so lesercito di Manfredi vi edific una maestosa Abbadia con Chiesa a S. Maria della vittoria dedicata, che li Nolani, scrive Ambrogio Leone nel VI. Capo, confederati fossero co Sanniti, ce ne assicura un antico marmo, in cui scritto, che riport lesercito de Sanniti, e de Nolani una molto illustre vittoria, sebben pi di questo non vi si pu leggere per esser dallantichit del tempo consumato. E quest iscrizion sul sinistro stipite dellaustrale porta della Terra di Mirabella neglIrpini, e quanto memorabil si fosse questa vittoria ce lo d a divedere il nome del fatto, che rimasto a quel luogo della battaglia Mirabella detto perch: Illic bella mira fuere gesta. Ma quanto si appose al vero questo autore in afferendo la riferita confederazione de Nolani co Sanniti, e segnalate insieme la riportate vittorie, onde a ragion seguita: Compertum est Romanos bellum illud Sanniticum tam atrocissimum, longissimumque nono cum Samnitibus solum gessisse, sed etiam cum Nolanis, quorum tum praestantes erant vires in Campania, e molto prima di lui aveva scritto T. Livio: Ea enim tempestate populus Nolanus in tantam potentiam, ac dignitatem auctus est, ut cum Samnitibus non subdititia,
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sed consocia arma ferre, atque bella gerere potuisset: altrettanto se ne allontan certamente nella conferma, che ne ritrae dalla capricciosa etimologia, che caccia di Mirabella: la di cui fondazione a parer de pi valenti Critici non fu prima del VII. secolo delluniversa nostra redenzione: posciach alloraquando fu destrutta da Greci, e Saraceni che abitavano presso il monte Gargano, lantichissima Citt d Eclano, od Eculano, parte degli Eclanesi a ritirar si andarono nella vicina Frigento, parte dieron principio a questa Terra, che primieramente Acqua Putrida appellosi dal nome del luogo, ove fu costruita, s perch salmastre sonvi, e spiacenti le sue acque, e s perch poco lontan le sono le famose mossete di Ansanto. E le antiche iscrizioni, che vi si veggono, non v , chi possa dubitare, che non vi siano state trasferite da Eclano espressamente in pi desse leggendosi: AECLANENSES. RESP. AECLANENSIVM. AECLANENSIVM. PATRONO. CVRATORI. KALENDARI. REIPUB. AECLANENSIVM. E cos vi sar stata trasportata la riferita dal Leone; e ancorch vera non fosse, egli certo nulla di manco per relazione di Livio, ed altri, che i Nolani per lunghissimo tratto di tempo in estrettissima confederazion coSanniti contro de Romani con esso lor combatteron contro de comuni nemici, e trionfaron con essi, e che in memoria di qualche gloriosissimo avvenimento ersero in Nola, come vedremo, un sontuoso tempio alla Vittoria. Famosa e potentissima era la Citt di Nola infin dagli antichissimi tempi, ne quali eran due Citt distinte Palepoli, e Napoli: ed erasi renduta ad ambedue loro s formidabile, che disperando ciascuna di esse di poter resistere separatamente al valor deNolani si risolsero di unirsi insieme, e formar di due una Citt sola, che con raddoppiate forze lor oppor si potesse. E finalmente luna, e laltra di queste Citt, scrive nel II Discorso dellApparato allAntichit di Capoa laccuratissimo Pellegrino, giovando, come avvertii addietro, la lor vicinanza si congiunsero in una sola per maggior loro sicurezza da vicini comuni Nemici, i quali stimo, che furon specialmente i Nolani. Serv questo per ad irritarli maggiormente, non gi ad atterrirli: anzi di lor possanza, e coraggio in s opportuna occasione mirabilmente servendosi obbligarono a forza i Palepolitani, e Napoletani nsieme a conceder loro ben onorevol luogo nella nuova Citt, ed a riceverli e a trattarli come loro concittadini: del che ci assicura Strabone nel libro V., ove scrisse: Aliquando post obortis diffidiiis Campanos quosdam in urbem civium loco receperunt, coactique funt inimicissimos loco familiarissimorum habere; ed in altro Discorso dimostrer, che questi Campani furono i Nolani cos detti dal comun nome della Regione. E forse che alcun numero deNapoletani per origine anchessi Calcidesi pass allora scambievolmente in Nola, il che riusc dincomparabil vantaggio a questi, che si trovarono nellavvenire sempre pronti, fedeli ed amici i Nolani n tutti i loro bisogni. Che loro mal grado soccorre. E chi non ha veduto presso il Principe deRomani Storici, ed altri, che essendo. stato mandato il Console Q. Publio, o come altri l chiamano, Publio Filone nellanno di Roma 426. a far la guerra alla Citt di Palepoli, scrisse questi al Senato esser di molto pi malagevol limpresa, che divisata nono erasi, per esservi entrati alla difesa quattromila Sanniti, e duemila Nolani, i quali costretti avevano a forza i Palepolitani a ricevergli entro la Citt: Magis Nolanis cogentibus, quam voluntate Graecorum, cherano i Palepolitani. Ed ecco unaltra bellissima ripruova della possanza, e valor deNolani. Eransi i Palepolitani per la fatta lega coSanniti, e Tarentini n tal fasto innalzati, che nulla pi della Romana potenza paventando dati eransi a depredar le campagne, che a Romani appartenevano. Feciali. Chieser questi perci ad essi per mezzo de lor Feciali, presso de quali era lassoluta autorit di dichiarar la pace, e la guerra, le ingiustamente riportate prede: e negate
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lor venendo, dichiararono ad essi tutti la guerra. Or li valorosi Nolani veggendo in s grave pericolo i vicini Palepolitani, bench della memorata lega, ed insulti a parte non fossero, si rivolsero a dar loro prontissimo soccorso, anzich giungesse lesercito nemico, e li costrinse, anche lor malgrado, com detto, a ricevergli entro le mura, perch assicurar si volevano, che a cader non avesse in mano dei comuni Nemici una Citt s propinqua, ed importante: Norunt Nolanorum virtutem Neapolitani esclama qui per tacer la violenza, che quelli a questi fecero, il Napoletano Storico Capaccio, cum Romanorum inpetum expectantes eorum praesidio Palepolim studuerint muniri. Venne il Romano esercito sotto il locato Consolo, e lor pose lassedio: e perch in questo tempo i Cittadini punto non minor incomodo ricevevano dalle truppe ausiliarie al di dentro che dalle nemiche di fuora da Vincitori, e perci determinarono di proccurarsi da questi con pronta, e volontaria resa ogni favore. Eran Principi della citt Carilao, e Ninfio; e poich ebbero ad altri primarj Cittadini questo lor disegno communicato, rest Ninfio a perfezionar la concertata impresa nella Citt, e partitosi nascostamente Carilao si port dal Roman Consolo, ed invitollo a dar lassalto dalla parte, chera in guardia de Sanniti n lor quella debolezza sperando, bench fossero in molto maggior numero, che immaginar non si poteva neNolani. Ninfio intanto sagacemente il Condottier di inganni, ingannando dato gli aveva ad intendere, che allora, nel qualmentre eran tutte le forze de Romani o l dintorno, o nel Sannio, lor si parava opportunissima occasione di portarsi a saccheggiare fin sotto le muraglie di Roma; e gli promise, se accettar voleva quest impresa, di mandarvelo di notte, senza che alcun d Nemici se ne avvedesse, sopra unarmata navale. Abbraccia l Incauto il fraudolento offerto partito, e quando tutto intento sul lido ad imbarcar le sue Genti, entrar nella Citt quietamente per la da lor abbandonata parte i Romani, e distribuiti che si son n posti di maggior premura, con alte grida ne danno al Popolo l avviso, il qual non perci cos d Nobili esortato si muove. S accorgono allor del tradimento, quando son cacciati vergognosamente dalla Citt, i Sanniti. Se ne accorgono in molto dissimul guisa i Nolani, se n escono liberamente per laltra porta, e per la diritta via alla Patria senza verun danno, o scorno, armati, quali erano, se ne ritornano. I Nolani se ne fuggirono, cel racconta T. Livio nell VIII. libro della prima Deca tradotto dal Nardi, per la porta opposita per la via, che mena a Nola. A i Sanniti nterchiusi nella Citt cosi come per allora la fuga fu pi comoda, ed espedita, cos parve pi vituperevole, e vergognosa, poich Ei furono fuori del pericolo, come quei, che disarmati avendo ogni cosa lasciato a Nemici scherniti non solamente da Forastieri, ma da i loro medesimi, spogliati, e poveri si tornarono a casa. Accoglie i Sanniti. Non and molto, che gli stessi Sanniti perduta avendo con la strage di 3000. soldati una battaglia nellanno di Roma 439. Assediata daRomani. Furon posti nfuga dai Consoli P. Metilio, e C. Sulpicio, ed allora no ebbero pi sicuro ricovero di quello, che present loro la fortissima Citt di Nola: la qual si content per difenderli di restar assediata da i sopraggiunti vincitori Consoli L. Papirio Cursore, e C. Giunio Bibulo spedir contra con altro esercito il Dittator Claudio Petilio, porsi a fuoco gli edifizj, che in gran numero stavanle intorno sul campo, esser di continuo per s lungo tempo battuta, assalita mole volte, e finalmente dallo stesso Dittatore, o come scrivon altri, da C. Giunio il Console, che in sentendo in s gagliarda resistenza, e s memorabil difesa venir ci volle in persona, presso che distrutta, e vinta nellanno 440. Resta Citt lor confederata. Pur se restar vintin questo tempo i Nolani, perch il furono s gloriosamente, tenuti vennero in tal reputazione per lo sperimentato coraggio, e valor militare dagli stessi vincitori che trattati quindi furono, come liberi Popoli, e considerati, e
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non gi come vinti, o soggetti. Avean perci lor propri Magistrati, cittadino Senato, e leggi, con le quali si governavan essi stessi senza alcuna dipendenza d particolari Ministri di quella Repubblica, e sol in qualche modo dal Popolo Romano, con cui patovir soleva qualche tributo ogni Citt confederata. Erennio Baffo. Valevolissima pruova di che detto, si la risposta, che diede un secolo dopo ad Annone gran Capitano di Annibale Livio Erennio Basso un d primari fraNobili Nolani, assicurandolo, come fra poco racconteremo, dellamicizia, che da molti, e moltanni passava strettissima fra il Nolano Popolo, ed il Romano. Ed in tutta la seconda guerra cartaginese si vede mai sempre il Senato di Nola fedele ugualmente, che amicissimo del Senato Romano chiedere a sua voglia, e prestar soccorso. Assediata da Annibale. E per verit allorch Annibale dalle sue tante gi riportate vittorie alteramente insuperbito si port nellanno di Roma 537. a por lassedio alla Citt di Nola temendo altrettanto della costanza, e fedelt de Patrizi, e del Senato quanto confidavasi nella volubilit della Plebe naturalmente volenterosa sempre di novit, e paventosa troppo degli ncomodi, e disagi, che portan seco gli assedi; anzich tentar la forza contra s celebre, e ben munita Citt propose sul bel principio, ogni ostil violenza da parte mettendo, onorevol trattato di resa: si mostr il Nolano Senato s per essere stato colto all improvviso, e s perch del pari, e pi temeva del tumultante suo Popolo, che a rapporto del mentovato Storico gi macchinar si scorgeva di dar la morte a Primati, e la Citt al Nemico, che non dello stesso Annibale, e vittorioso di lui esercito; Con laiuto di M. Cl. Marcello. Si mostr, dissi, con ben avveduta provvidenza non poco inchinevole ad accettare lofferto partito, ma preso tempo a considerarne adagiatamente le proposte condizioni sped sollecitamente a farne consapevole M. Clodio Marcello Pretor romano, che si trovava con alcune truppe in Montecassino pi verisimilmente assai, che non in Canosa, come alcuni anno scritto, e lo invitarono alla difesa della di loro Patria. Il caccia. Vennegli prontamente, e alla di lui non pria temuta comparsa sbigottitosi l Cartaginese ebbe per utile, e necessaria cosa il ritirarsi per allora dal destinatovi assedio: ma ritornovvi nulla di manco, e pi inferocito di prima dalla vicina Citt di Nocera poco dopo. L. Bandio Lodato. Era nella Citt di Nola, scrive Plutarco s tradotto nella vita del test lodato Marcello, Lucio Bandio gran Gentiluomo, e molto valorosa persona, il quale molto valorosamente aveva combattuto nella giornata di Canne, e tagliati a pezzi molti Cartaginesi. Essendo poi ritrovato fracorpi morti con di molte ferite Annibale il vide molto volentieri, e non solamente laveva rimandato a casa senza taglia, ma di pi fattigli alcuni doni se laveva preso per carissimo amico. Dove per tal beneficio essendo molto inclinato Bandio ad Annibale si sforzava di acquistargli la grazia, e la benevolenza della Plebe, sollectandola a ribellarsi a Romani: ed a Marcello pareva un tradimento ammazzare un Uomo illustre, il quale necasi grandissimi era stato amico deRomani. Oltre di questo era in Marcello grande umanit di natura, suavit, bel modo, e bella grazia nel favellare, tanto che con la sua piacevolezza tirava a se gli animi di ognuno. Avendo dunque lo Bandio alcuna volta salutato, ancorch bel lo conoscesse, Marcello il dimand chi era per cercaroccasione, e principio di favellar seco. Perch rispondendogli esso, comegli era L. Bandio, Marcello quasi perci tutto allegratosi, e meravigliatosi disse: tu sei dunque quel Bandio, la cui fama grandissima in Roma di avere cos valorosamente combattuto a Canne, che tu solo non abbandonasti mai Paolo Emilio il Console, contra il quale essendo lanciati molti dardi, ed altrarmi tu li ricevesti entrandovi dentro con la tua persona? Dicendogli Bandio che s, ed in segno di ci mostrandogli alcune ferite soggiunse Marcello: Ed essendo tu dunque nostro amico, ed avendone fatte tante, e tali dimostrazioni, perch non sei tu venuto a noi? Hai tu
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forse creduto, che noi non siamo uomini per poter premiare, e riconoscere la virt degli Amici, i quali sono ancora tanto onorati da nostri Nemici? Avendogli amorevolmente dette queste parole lo prese per mano, e gli don un bellissimo cavallo da guerra, e 500 dramme di argento. Divien compagno dAnnibale Per la qual cosa Bandio si mut di opinione, e fu costantissimo compagno, e difensor di Marcello, e gravissimo accusatore, ed avversario di coloro, cherano nella contraria fazione. E con esso sconfigge Annibale In s bella guida assicuratosi Marcello di L. Bandio, e certo essendo di tutto laiuto, e favore deli altri Nobili Nolani corse con talimpeto, e coraggio suor di tre porte, quando meno sel temevano, addosso a i Cartaginesi, che li costrinse per la prima volta a volger le spalle a i Romani vessilli, ed alle Nolane bandiere, e con tal fuga, e scompiglio, che di loro per relazion di Plutarco restaron morti sul campo innanzi alla Citt pi di cinque mila, e de vincitori al pi cinquecento: anzi, come scrivon altri, e non riprova T. Livio, no pu che un solo. Ma fosse s grande, o minore la vittoria, certamente quel di fu fatta una cosa grande: e non so, se piuttosto mi debbo dire la massima di tutte le fatte in questa guerra: conciosiach infino a quel giorno era stato pi difficile ai vincitori l non essere stati vinti da Annibale, che non fu poi l vincere. Furono adunque i Nolani con laiuto di Marcello i primi, che dopo le tante, e s speciose vittorie gi per lEuropa tutta riportate dietro a divedere ad Annibale non esser quellinvincibile Capitano, cheran nfino allor riputato: e i primi furono, che dopo la memorabil sempre luttuosissima sconfitta a Canne avuta riaccesero viepi vive, e felici speranze nella romana atterrita Repubblica: ondebbe a dire lo stesso Cicerone nel suo libro intitolato il Bruto fra li chiari Oratori: Ut post Cannensem illam calamitatem primum Marcelli ad Nolam praelio Populus se Romanus erexit; posteaque prosperare res deinceps multae confetutae funt. E con non mai dissimil prodezza, e fortuna cacciaron quel furibondo, ed orgoglioso Nemico, quante altre volte si avventur di tentarne lassedio. Or se la Citt di Napoli merit somma commendazione, e lode non men di valorosa, che dillustre per aver resistito invitta per ben due volte ad Annibale, che vi si port risoluto di mpadronircene, e lo sbigott con la fortezza delle sue mura, col coraggio desuoi Cittadini, e col valore di M. Giunio Silano Prefetto Romano, in guisa che quel feroce Cartaginese: Posteaquam Neapolim a Praefecto Romano teneri recepit, Neapolim quoque, sicut Nolam, non admissus petit Nuceriam, che a dir avrassi a buon diritto della Citt di Nola, che pi, e pi volte no resist solamente alla minacciosa comparsa del pavento s nimico esercito, ma ne sostenne gli assedi, ne speriment la ferocia, ne respinse gli assalti, e ne rintuzz lorgoglio per la prima fra tutte le Citt dEuropa? Ed allorch queste quasi tutte ceduto aveano al di lui furore. Ella fu la prima, chebbe coraggio duscire in campo ad assalirlo, fortezza di batterlo, costanza di porlo in fuga, e ventura di trionfarne: onde si rende ben degna di quegli encomj, che perci le fecero mille Scrittori, de quali un solo per tutti or qui ne riporteremo, e sar quello del celebre Vescovo di Massa Girolamo Borgia: QUO TE, NOLA, CANAM RITU? QUEIS LAUDIBUS ALTUM NOMEN IN ASTRA TUUM, GENS GENEROSA, FERAM? TU QUAMVIS MAGNO SIS DIGNA POEMATE, PAUCIS DICAM, QUAE LONGI CARMINIS INSTAR ERUNT. NOLA DEM FEDES, UBI VINCI POSSE POTENTEM MARCELLUS DOCUIT DURA PER ARMA DUCEM. TU PRIMA INVICTUM VICISTI; JURE CADENTEM
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TE REM ROMANAM RESTITUISSE FERUNT. NOLA FALSUS ROMAE, SPES VICTRIX UNDE REFULSIT. GLORIA UBI, & VIRTUS PUNICA FRACTA FUIT.
CAPO II Che grande si fosse, e molto ben fortificata ne pi da noi rimoti secoli questa chiarissima Citt della Campagna felice, ritrar si pu fuor dogni controversia da quel poco, che nabbiamo or or riferito: conciossiecosach li Sanniti Popoli s celebri, e bellicosi, e nazione al riferir di Livio nel lib. III. della I. Deca potente di ricchezza, e darmi dopo aver sostenuto contro a Romani una lunga del par, che sanguinosa guerra posti n fuga alla fine, e cacciati dal Sannio dai Vincitori altro rifugio pi valido, e pi sicuro contro a s poderosi Nimici, che ancor linseguivano, rinvenir non seppero, fuorch la spaziosa, e forte Citt di Nola. Ed allorquando il vittoriosa Annibale gi presa Capoa, e posta a fuoco, ed a sacco Nocera de Pagani. Come Colui a rapporto del lodato Storico nella III. Deca al Lib. III, che volea da principio parer clemente verso tutti gli Italiani, fuorch i Romani, propose premi, ed onori a tutti quelli, che rimanere, e seco militare volessero, n per questa speranza ritenne alcuno: ognuno se ne and, dove dallamicizie, e dalle parentele, ovvero dallimpeto dellanimo furono trasportati per le Citt della Campagna, ed a Napoli, ed a Nola massimamente, non per altra ragion principalmente senon perch eran le pi favolose, e pi sicure. Ed Annibale stesso non sol non pot sforzar le sue mura, bench di farlo tentasse pi volte, ma vi trov sempre inespugnabile resistenza, e Soldati al par de suoi, e anche pi coraggiosi, che vincer seppero, come abbiam detto, che trionfato aveva di gran parte de Popoli dEuropa. Leone lodato. E se vi fosse, chi bramoso andasse di riconoscere in qualche modo e la primiera forma, e lantica grandezza di cos illustre Citt potrebbe forse con questo ingegnoso calcolo dAmbrogio Leone presso a poco rinvenirlo. Era, egli dice nel Capo VII., fra luno, e laltro Anfiteatro Nolano la distanza in circa di 360 passi, e ciaschedun di loro ne aveva 50 di diametro: E percherano questi ambedue entro della Citt edificati, ne potevan essere accanto alle mura, ove sarebber riusciti di grandissimo impedimento in tempo di guerra; uopo divisarsi, che discosti non poco dalle muraglie fossero per lor divertimento da Nolani innalzati: e poich oltre delluno verso loccaso estivo, ed oltre dellaltro verso delloriente son vestigia di prischi edifizj per quasi cento altri passi, divisar si pu, che tanto appunto si stendesse la lunghezza dellantica Citt, quanto tutte queste misure insiem raccolte, che son 660 passi. Error del Leone. Non gi che approvar voglia in verun conto, che: Amphitheatra, comegli scrisse, extra urbem non poterant erigi; perch son tutto lopposto, che bene spesso al di fuori si edificavano, e non entro alla Citt. Anfiteatri fuori della Citt. Era certamente fuor di Piacenza quel, di cui ci riferisce Tacito nel II Libro delle sue Storie: In eo certamine pulcherrimum Anphitheatri opus situm extra muros conflagravit, e per relazion del Panvinio nel Capo XXII. era fuor della Citt quel di Pola, e di Pozzuoli, quel di Gubbio nel Ducato dUrbino, e di Spello in Umbria, quel di Alba lunga, e di Nimes presso Montpellier, quel di Spoleto, ed altri: ma creder bens, che li nostri fossero ambedue entro la Citt, perch oltre delluno, e dellaltro: alta vestigia, fundamento magnorum aedificiorum videre licet, i quali di tal fermezza essendo non possono credersi essere stati di quelle case, che erano al di fuora, e le quali, come abbiamo poco innanzi raccontato, arse furono dal Dittator Caludio Petilio: ed in secondo luogo perch fra luno, e laltro di qusti Anfiteatri non resterebbe il dovuto luogo per lampiezza duna Citt s celebre, e s valorosa. E perch egli fece le sue misure con passi dotto piedi luno protestandoli: passum esse audiendum est spatium octo pedum sar stata lintiera gi descritta lunghezza della Citt di 5280. piedi. lordinario nostro miglio di mille passi di
cinque piedi luno, e perci di cinquemila piedi luno, onde fu la mentovata lunghezza di un miglio, e 280. piedi. Figura della Citt di Nola. Per la qual cosa se si voglia supporre essere stata Nola di figura perfettamente rotonda; giacch di simil forma, par, che ce la dia a divedere Silio Italico tutta in giro da spesse torri circondata rappresentandocela in quel verso: CAMPO NOLA FEDET CRAEBRIS CIRCUMDATA IN ORBEM TURRIBUS. E come sembra, che a divisar ce la diano le fondamenta di antichissime fabbriche presso che in cerchio disposte, ed alcuni passi di storie, un de quali ben presto naddurremo, sar stata, Egli dice, la di lei circonferenza, o circuito di 2704. passi: Altro error di Leone. Fuit nimirum maximus urbis ambitus duum millium, ac septingenti quatuor passus con error per manifesto di calcolo avendo a dire 2074. che presso a poco il quarto numero di proporzionale, che col seguente calcolo geometrico si rinviene: 113: 355: : 660: 2073 15/113 per questo te giusta il di lui calcolo sarebbe stata la circonferenza di Nola di 21632. piedi, e perci di quattro miglia, e un terzo incirca, sarebbe giusto il calcolo appurato di 16584. piedi, vale a dire di tre miglia, e un terzo incirca. Grandezza della Citt di Nola. Che se poi creder si voglia, Egli seguita, essere stata di figura esagona, s che ciascuno dei sei lati, ondera cinta, fosse di 330. passi, ne avrebbe avuto il suo giro 1980. e piedi 15840. che sarebbero tre miglia e poco pi. E finalmente se di una figura di dodici lati ad immaginar si avesse, diverrebbe il suo giro maggior di questo bens, ma pur minore della circonferenza supponendosi e luna, e laltra di queste figure iscritta nel primamente mentovato cerchio,e sarebbe di 2027. passi, o 16216. piedi, che sarebbero tre miglia, e poco meno di un quarto: onde sempre si riviene essere stato il suo circuito di tre miglia, e pi, grandezza considerabile in quegli antichissimi tempi. E che in una di queste, o in altra non molto dissimil figura costrutta fosse; sembra oltra lautorit del lodato Poeta potersi anche dedurre da vari luoghi del gi pi volte commendato Storico Romano, e fra gli altri di l, dove scrisse, che Marcello usc contro ad Annibale per tre porte, la quali doveano esser certamente vicine, acciocch uscendone i Romani, ed i Nolani soldati potesser quindi facilmente unirsi ed attaccar i nemici: onde non per avventura da riprovarsi l pensier di Leone, che divisossi essere state tre porte verso ciascheduna delle quattro parti del mondo, e che perci in tutto dodici si fossero; sebben tra queste maggiori le quattro principali, e laltre otto pi picciole: Sue Porte. Tra luna, e laltra delle quali pur sarebbe rimasta la distanza di circa un quarto di miglio. E per dir vero, ordin Marcello al riferir di Livio nel III. della III. Deca le sue genti n tre schiere a tre porte, che riguardavano il campo. Nella parte di mezzo pose il nervo delle Legioni, e i Cavalieri Romani, ed alle due porte di lato mise i nuovi soldati, gli armati leggermente,e la Cavalleria deCompagni, vale a dir de Nolani, e poco dopo, Marcello aperta subitamente la porta fece sonare allarme, e levare le grida: mand prima le Fanterie, e poi i cavalli con quanta maggior furia poterono contra i nemici. E gi avevano mosso gran disordine, e scompiglio nella schiera di mezzo, quando dallaltre due porte del lato P. Valerio Flacco, e C. Aurelio Legati percossero da due bande i corni denemici ec.
Argumentar possiam quindi parimente, qual si fosse la fortezza di sue muraglie avvalorata di molto dalle spesse guerriere torri, che su di lor si innalzavano, onde resist sempre invincibile alla ferocia debellicosi, ed ordinati Cartaginesi. E molto pi si manifesta dal vedere, che l gi si di sovente lodato Pretor Romano la prescelse nellanno seguente 538. per sua sicurissima residenza; e di qua si diede nel tempo di state a far delle scorrerie sugli Irpini, e de Sanniti, come pur si legge nel citato Liviano libro, intorno alle forche Caudine, e diede in tal modo col fuoco, e col ferro il guasto a tutto quel Paese, che rinnov a Sanniti la memoria delle cantiche lor rovine, e costrinse s gli uni, che gli altri a ricorrere per mezzo di Ambasciatori ad Annibale per soccorso. Torna Annibale, ed Annone con tre elefanti. Venne questi prontamente per far le loro vendette a Campo sotto di Nola, ed Annone dalla Calabria ritornato venne ad unir seco laltro suo esercito con sei elefanti. Ed intorni per avvalermi delle parole del citato Storico Romano a riprova, di che abbiamo poco su della figura di Nola ragionato, ed intorni tutta la Citt a guisa di corone per farle dar di ogni parte lassalto alle mura. Chiuse allor per pi giorni Marcello entro la Citt le sue truppe, e commise a Senatori Nolani, che in giro andando per le mura osservassero con attenzione li portamenti de nemici. Erennio Baffo, ed Erio Petro. Ed ecco accostarsi Annone alle muraglie, e chiamar seco a parlamento Erenni Baffo, ed Erio Patrio non men nobili, che famosi Guerrieri Nolani: A parlamento con Annone. E questi essendo con permission di Marcello fuori uscito oh quanto loro esagerala superbia deRomani, e la benignit, ed amorevolezza di Annibale! La felicit di questo, e le perdite di quelli! E studiosi di persuader loro, che se ambedue li Romani Consoli fossero in Nola con tutto il loro esercito, nemmen sarebber pari al Annibale, come a Canne non furono; e perci non doversi punto fidare di un Pretore con pochi soldati, e novelli: tanto pi che stavan essi nel mezzo delle soggiogate Citt di Capoa, e di Nocera. E conchiuse, che voleva far loro un tristo augurio nominando, che sarebber per accader a Nola, se fosse presa a forza; ma piuttosto volea promettersi, che dando Marcello, ed i Romani soldati n man di Annibale, niunaltro, che essi medesimi, formerebbero le condizioni dellaccordo da farsi con lui. A s larghi patti venne alla bella prima in questa volta Annibale coNolani per averne con troppo doloroso esperimento conosciuto nellaltre il di lor valor, e la fortezza di lor Citt: ma coraggioso altrettanto, e con memorando esempio di fedelt rispose Erennio Baffo allorgoglioso Annone. Cui risponde Erennio Baffo. Lamicizia tra l Popolo Romano, e quel di Nola essere durata gi molti anni, e che n luno, n laltro se ne pentiva: che se i Nolani avessero avuto a mutar fede insieme con la fortuna, oggimai eran tarda a mutarla, ed avendosi voluto dare ad Annibale non bisognava lor chiamar laiuto dei Romani. Che per tanto avevano con essi accumulata ogni lor cosa, e cos durerebbero perseverando fino alla fine. Uscito perci dogni speranza Annibale di poter avere Nola o per amichevole resa, o per segreto tradimento: Oppidum corona circumdedit, ut simul ab omni parte moenia aggrederetur. Marcello attacca Annibale. Non laspett entro le chiuse mura Marcello, ma fuori animosamente uscendo lattacc con tanto impeto, e valore, che senza perdere alcun de suoi fece strage dei nemici, e sarebbe succeduto un memorabil fatto darme, se improvvisa pioggia da strepitosa tempesta accompagnata non avesse divisa la battaglia per quel giorno, ed impedita continuando nel seguente. E ne riporta gran vittoria. Torn con egual coraggio su deCartaginesi l terzo giorno, e dopo un valoroso combattimento ei costrinse a volger le spalle, e ritirarsi fuggendo entro agli steccati de lor alloggiamenti con lasciar morti sul campo per rapporto di T. Livio commentato dal Duiacio pi di 5000 soldati, e 600 prigionieri, 19 militari nsegne, e due
Sua fortezza. 10
vivi elefanti, perch gli altri quattro furon uccisi nella battaglia, e degli assalitori non periron, che mille: Hostium plus quinque milia coesa eo die, vivi capti sexcenti, signe militaria undeviginti; duo elphanti, quatuor in acie occisi, Romanorum minus mille interfecti. Sacrificio a Vulcano. Con s glorioso trionfo ritornaron nella Citt i vincitori Guerrieri si Romani, che Cittadini, e siccome avevan anticipatamente promesso in voto Marcello, offrirono in sacrificio a Vulcano, e dieron fuoco alle riportate ostili spoglie. Mutassi anche allora di parere il Popolo, che era stato sempre non poco ad Annibale inchinato, e svan ntieramente a Cartaginesi ogni passata lusinga di potersi mai pi impadronire n per armi, n per frode di s valorosa, e s fedele Citt; e non passaron tre giorni, che si fuggiron da Annibale, e vennero spontaneamente a prendere militare servizio in Nola 1272 di lui soldati a cavallo tra Numidi, e Spagnoli: onde nulla pi sperando Annibale si ritir in Puglia, n si avventur mai pi di ritornare a Nola. Valor de Nolani nellarmi. Ed or bene valevol non meno, che speciosissima prova del valor dei Nolani nellarme egli il vedere, che Marcello, quantunque nulla pi avesse, che un esercito Pretorio, pot non solamente opporsi a tutto quel di Annibale, a fronte del quale restar non seppe lesercito dei Consoli a Canne, e l poter battere, e porre in fuga pi volte, allorch ebbe unito al suo l esercito de Nolani; i quali soli tal forza, e tal coraggio gli aggiunsero, che l renderono a un tratto non sol uguale, ma pur anche superiore a quel s formidabil nemico: onde sebben per lo pi scrivon gli Storici, che Annibale fu vinto da i Romani con laiuto dei nostri par, che pi veramente dir si dovrebbe col notato Leone al Capo XI. essere stato vinto da Nolani con laiuto, e sotto la condotta di Marcello: Victum esse Annibalem a Nolanis adiutore, atque duce Marcello: abbiamo inoltre centaltre prove negli antichi marmi sparsi ancora per la Citt dillustri Guerrieri Nolani, chebber nella milizia i primi posti, ed onori, come vedrem tra poco, senza che ci prendiamo la briga di qui ripeterli: e perci non soggiungeremo altro in questo luogo, che porzion di un gran marmo del Museo de Medici celebre presso il Grutero, il Montsoucon, e l Muratori alla pag. CCCXVIII. In cui notati sono i nomi, e le patrie di molti chiarissimi soldati nfin degli antichissimi tempi, ne quali Attico fu Console, e tra li primi registrati vi son due Nolani Sesto, e Vizio VALEN MAXIMV SEDATV CLEMEN FESTV VIRTIV MAXIMV ATTIC. S S S S S S S COS. SALIN LEIIDRE TIBVR PISA S NOLEN S NOLEN S VOLATER ec.
E se veduta qual su la fortezza di sue muraglie, e l valor desuoi Cittadini, sorgesse voglia a taluno di sentire, qual fosse la sua ricchezza, a mostrar gliela verrebbe lo stesso. Annibale nellorazione, che fece a suoi a questo assedio animandoli, nella quale disse tra laltre cose, Qui vogli io far prova della forza, e virt vostra. Voglio espugnar Nola Citt posta in piano, non intorniata da fiume, o mare. Quindi carichi di perda da cos ricca Citt vi condurr io, e seguir, ove vorrete voi stessi.
Ricchezza di Nola. 11
E se qual fosse lampiezza di sua non men fertile, che deliziosa Campagna, in mezzo alla quale situata, talun bramasse di sapere, direm brevemente per ora, che cominciava di presso alla scaturigine del fiume Cranio, o pi propriamente dalle poco discosse da lei mofete, e stendevasi da occidente per li confini di Acerra, e deNapoletani campi alle radici del sinistro lato occidental del Vesuvio: nel qual luogo essendo insorta grave lite tra gli uni, e gli altri di questi gran Popoli confinanti fu spedito dal Senato Romano Q. Fabio Labeone a comporla, come vedremo nel seguente Capo L. Girava quindi dal meriggio per Somma, Ottaviano, Scafati, e Torre della Nunziata celebre Emporio, o dir vogliamo anche meglio, antichissimo porto, o mercato deNolani; e dalla parte doriente volgeva per Palma, e per la strada, che conduce a Lauro fino alla Torre di Marciano, che serve di confine tra lo stato di Lauro, e quel di Nola; e finalmente per li colli di Visciano ritorcendo, e quei di Cicala a Settentrione compiva il suo giro, onde incominciando labbiamo, al fiume Cranio. Fedelt. Resterebbe ora a dimostrarsi, qual siasi la fedelt, che singolarmente vantansi i Nolani di aver serbata sempre inviolabilmente a tutti coloro, co quali sonosi una volta confederati, o cui lanno in qualvoglia modo prometta, o dovuta. CoSanniti. Ma perch speciosissimi esempi nabbiamo addotti per tutti e due questi primieri Capi, ci contenterem di ritornare semplicemente alla memoria, che per non mancar di fede a collegati Sanniti non si curarono di restare per un anno assediati daRomani, i quali non essi, ma quelli, come lor nemici entro di Nola rifugiatisi, nfino alleccidio perseguitavano; di vedersi ardere innanzi agli occhi i loro edifizi, che stavano in gran numero nel Campo intorno: Dictator urbis situ circumspecto, cos Livio nel IX libro al Capo XXVIII. quo apertior aditus ad moenia esset, omnia aedificia, frequenteribi habitabatur, circumiecta muris incendit. E Romani. E si contentaron di restaron vinti anche alla fine coloro Amici nfino a questultimo termine da lor custoditi, e difesi: e come per serbar di poi la data fede a Romani soffrirono infino al gi descritto gloriosissimo trionfo i raccontati assedi di Annibale. E presa da Sanniti. Al che aggiunger si deve aver quindi seguitato la Nolana Repubblica a mantenersi sempre fedelmente unita con la Romana, ed a porgerle in tutte le occasioni ogni militare soccorso di genti, armi, e denari nfino a perder la propria libert per non dissepararsene nellanno 663. dalla fondazione di Roma nella guerra sociale, in cui malamente riuscito essendo a L. Giulio Cesare il Console limpresa contro de Sanniti. Anche a Nola, cos leggiamo nel supplemento di T. Livio, nobilissima Citt della Campagna, la quale sprezzato aveva le forze di Annibale, e la tempesta della guerra Cartaginese, cadde in man deSanniti, ai quali C. Pappio comandava. Lodata da Carlo V. Tralascio qua di andar tutte laltre raccogliendo, che innumerevoli sarebbero, gloriosissime azioni, che per sostenere a qualunque costo la data fede aloro Amici, e loro Principi hanno fatto infino a nostri giorni i Nolani, perch si narreranno a loro tempi, e concluder con apportarne un testimonio, di cui maggior non potrebbe desiderarsi, qual lImperatore Carlo V. che ammir negli ultimi secoli non men lantichit, che l valore, e singolarmente la perpetua lodevolissima fedelt deCittadini di Nola, e ne lasci a posteri ben ornata immortal testimonianza in da privilegi, che lor concesse a i 18. di Luglio nel 1535. e ne tratterem diffusamente nel III. tomo, dal qual per ora non trarrem, che queste poche parole in confermazion di che detto: Legimus Nolanam Urbem in Campania antiquissimam saepe fide exuberasse, per fide servanda preclara gesta, memorabilia ferisse, ac Nolam Annibalem docuisse post victorias suas maxime Cannensem victi, a
Sua Campagna. 12
Samnitibus eius amicitiam satis desideratam fuisse, ac suae antiquate fidei vestigiis sempre inhaesisse ec. Il che ne pu servire d incintrastabil prova, che Nola goda con ragion piena il glorioso titolo, che ha sempre vantato, e vanta oggigiorno di CITTA. FEDELISSIMA. E che vero sia, lo che ne lasci scritto al Capo XIII. Il Leone: Illum insitum esse Nolanis ingeniis compertum est fidem datam, ac semel incoeptam amicitiam semper servare; idque ad ultimum, vel incidentibus, imminentibusque periculis maximis, patriaeque ipsius expugnatione, ac interitu. E se era s generosi, e grati verso gli Amici, che vorr divisarsi, che non fosser grati altrettanto, e generosi verso di coloro, da cui riconoscessero qualche utile, o benefizio alla di lor Patria? M. Cl. Marcello spada de Romani. Quindi , che veggiam di continuo aver erette suntuose statue, e pubbliche iscrizioni ad immortal memoria di quegli illustri Personaggi, che si renderon benemeriti delle di lor Repubblica, e specialmente averne innalzata infin da pi lontani tempi una a M. Clodio Marcello, che s opportunamente i soccorse contro Annibale, nella cui base iscrissero: II ENSIS. ROMANORUM.
Ad imitazion deromani stessi, che lo chiamarono Gladius Romanorum al raporto fragli altri del Duiacio nelle note a Livio, ove scrisse: Hic Marcellus, cum vinci posse Annibalem exemplo suo docuisset, Romanorum gladius dici coepit, quemadmodum Fabius eorum clypeus habebatur. Anzi la magnanima riconoscenza deNolani verso uneroe s benemerito, e s grande, dappoicch Eli ebbe vinta nel 545. con T. Quinzio Crispino gli eresse nella Citt questa marmorea iscrizione: M. CL. MARCELLO ROMANORUM. ENSI FVGATO. ANNIBALE DIREPTIS. SYRACVSIS V. CONS. S.P.Q.NOLANVS
III.
So, quanti dubbi si facciano su questa iscrizione decritici Antiquari, e perci essere stata posta dal Muratori, che non la trascrive giustamente, fra le dubbie nel suo Tesoro alla pag. MDCCCIX. E per dir vero niuna pi sicura di questa si aveva di questo antichissimo monumento, e sopra ogni altro pregevolissimo nella Citt di Nola, ed a me tocc in sorte tra le diligentissime ricerche fatte in queste preziose reliquie dellAntichit di rinvenirne primieramente un pezzo, e poi tre altri, nequali consiste tutta intiera, e tale appunto, qual per noi trascritta.
D. Felice Maria Mastrilli lodato.
Furono presi subitamente tutti e quattro dal Signor D. Felice Maria Ma strilli Patrizio di singolar merito, e riputazione, ed inclinatissimo a promuovere tutti i maggiori vantaggi, e le glorie pi luminose della sua Patria a costo ancora di qualunque fatica, e spesa, e fattigli unire destramente insieme con una sola picciola
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aggiunta la di sotto, e tutta fuor dellultima linea decaratteri ha restituita in perfetto stato questa mobilissima lapida: e spero, che per esporla in luogo, ove far possa decorosa comparsa, donar la voglia da mettersi con altre nel Museo del nuovo episcolpal Seminario, che si sta facendo con molta magnificenza da Monsignor D. Troiano Caracciolo del Sole zelantissimo Vescovo di cos illustre Citt.
Museo del Signor Felice Mastrili.
Considerando similmente questo generoso Cavaliero, che cogli innumerevoli vasi, e statuette antiche da pi secoli cavati in questi nostri territori arricchiti si sono a maraviglia i pi celebri Musei dEuropa, e nera rimasta la Citt spogliata, si gloriosamente impegnato, ed a qualunque suo costo, a farne una felicissima raccolta nel suo palazzo, che a cerunaltra non cedesse nel numero, e nel prezzo, e di comporsi un Museo, che recasse invidia agli altri s per la copia, che per la grandezza, e variet de vasi dogni genere, e dogni forma; molti de quali anche son vagamente da quattro, da sei, e talun anche da pi personaggi dipinti, e s per la rarit degli Idoli, e statuette di bronzo, e dogni altra pi pregevol reliquia dellAntichit, che per gli ornamenti di finissimi intagli dorati, da quali vengono in ottima simmetria, e disposizione su per le mura sostenuti. Nebbe notizia fia da primi anni il dottissimo Signor Anton Francesco Gori, a cui deve la Repubblica letteraria, oltre del di lui preziosissimo Tesoro e le pi belle cognizioni, che abbia della lingua, delle statue, delle iscrizioni etrusche, e della Difesa dellAlfabeto degli antichi Toscani stampata in Firenze nel 1742. imparlando delle pi celebri Gallerie napoletane pone in primo luogo la Regia, ed immediatamente soggiunse: Pieno di vasi Etruschi dogni genere il Museo del Signor D. Felice Ma strilli, assai ben fornito di Idoli scavati nel Sannio.
Gori lodato.
P. Paoli lodato.
Lo vide leruditissimo P. Sebastiano Paoli, di cui avrem pi volte occasion di far la dovuta commendazione, ed in trattando della Patena argentea Forocorneliense, o siasi dImola, e creduta di S. Piergrisologo, in ragionando particolarmente de vasi, e patere Etrusche alla pag. 249. cos ne scrisse: Nolae enim potissimum essodiuntur, quorum ibi uberrimam, profeto regiam suppellectilem vidi apud clarissimum, patricium virum Felicem Mariam Mastrillum ab eo nullo nullo non labore, sumptibusque comaratum. E quando uscir alla luce il quarto tomo del Tesoro Etrusco del sullodato Gori, si stanno aspettando con infinita curiosit losservazioni fatte su di alcuni di questi pi pregevoli figurati vasi, su de quali si sa, che sta parimente faticando il di lui compagno nella grandopera Monsignor Passeri.
CAPO
III
Or se Nola era stata una libera Citt confederata con la Repubblica Romana, e governata indipendentemente da suoi particolari Magistrati, e suo proprio Cittadino Senato per li secoli innanzi, ed in tutto il corso della guerra Cartaginese, non sar cortissima cosa, che seguitasse a sostenerli nellantica sua libert, e signoria, dappoich si ebbe acquistato novel singolarissimo merito con i Romani contra i di loro s formidabili Nemici s valorosamente combattendo, e per la prima vicendevoli: e con s felice successo, che per questa d gloriosa vittoria a mutar si venne in un botto lo stato della gran Repubblica di Roma da miserevole al maggior segno, ed affittissimo in prospero altrettanto, e vincitore: e quelle romane truppe, che appena sicure tenevansi entro le mura di loro gi sommamente atterrita Citt, ardir quindi presero di cimentarsi di nuovo col troppo fino allor temuto Annibale, di assalirlo, di porlo in fuga, di abbatterlo? Ed infatti ci assicura Livio nel III. della III Deca, che l lodato Marcello dopo la fuga dellesercito Cartaginese lasciata liberamente la cura del governo della Citt di Nola al suo proprio Cittadino Sento si part con tutte le sue schiere, e si accamp vicino a Suessola. Et summa rerum Senati tradita, cos egli scrive presso il Duiacio al N. XVII. del libro XXIII. cum exercitu omni profectus supra Suessulam castris positis consedit.
Presa daSanniti.
Ma posciach i Sannitici portarono la gi di sopra accennata segnalatissima vittoria su lesercito del Roman Console L. Giulio Ceasare, fra laltre Citt, che conquistarono, vi fu Nola: Lucius Caesar Consul, lo stesso Romano Storico nel consessa, male adversus Samnites pugnavit. Nola colonia in potestatem Samnitium cum L. Postumio Pretore venit. I quali tal conto di lei fecero, che la vollero, come abbiam veduto con Pellegrino, per loro Capital resistenza, finch non fu loro tolta di mano dal Dittatore L. Silla, Sylla egli stesso ce lo racconta.
Nolam a Sannio recepit, legiones in agros captos deduxit, eosque illis divisit. E perci divenne al fine Colonia, e Municipio deRomani.
Poi da L. Silla. Municipio che sia.
E da questo incominciando chiamavansi i Municipi a munitionibus a parer dalcuni, o pure a munificentia, come piacque tra glia ltri a Sicolo Flacco eo quod munificae essent civitates: ed eran quelle Citt, gli Abitatori delle quali le proprie leggi ritenendo nonch i propri Magistrati, sebbene riconoscevano in qualche parte la suprema autorit di Roma, godevan ci nullostante una piena libert, e l diritto oziando di Cittadini Romani: e godendo quai pi, e quai meno il benefizio della Romana Cittadinanza erananche capaci di ottenere la di loro cariche, ed onori, e per questo nominavansi Municipes, vale a dire Muneris participes al divisar principalmente d Aulo Gallio: Municipes sunt cives Romani ex Municipiis le gibus suis, suoque jure utentes muneris tantum cum Populo Romano honorarii participes, a quo monere capessendo appellati videntur nullis aliis necessitantibus, neque ulla Populi Romani lege adscripti.
Di quante forte.
Eran questi per di due sorte, alcuni, che godevan di questi onori anche col voto, ed altri senza. Avevan li primi tutte affatto la prerogative de Romani Cittadini a riserva solamente, che non essendo ascritti alle cure di Roma, non intervenivano necuriati comizi, o squitini, nequali avean luogo sol coloro, che in quellalma Citt facevano il lor continuato soggiorno.
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Molte ancor ne son rimaste per li dispersi marmi n Nola, ed altrove cortissime testimonianze del nostro Nolano Municipio nelle gloriose memorie, che ancor si scorgono de Protettori, e Curatori del medesimo: i quali esser doveano per lo pi Consoli, o Chiarissimi Cavalieri Romani, nelle di cui case albergavano i Cittadini del Municipio protetto, quantunque volte lor occorreva portarsi n Roma per qualche pubblico affare, per unamichevole fra di loro corrispondenza, che Tessera hospitalis si chiamava. Era uffizio deProtettori l difensore s n giudizio, che fuori desso, i Municipali Cittadini, non altrimenti che li Genitori difender debbono i loro figliuoli: al che per corrisponder que del Municipio soccorrer li dovean con denari, quando il bisogno lo richiedeva, e riscattarli, se per caso avveniva, che fosser fatti prigionieri od essi, o i loro figli da Nemici. Era in tal pregio questa carica, che veniva sommamente desiderata, e richiesta tra i pi Nobili tra i Romani, bench talvolta la ottenessero ancora Uomini celebri assai, e benemeriti dello stesso Municipio: e soventi siate anche loro rimetteva il Senato le liti, e cause di coloro, che a lui appellavano, e ne approvava le dar lor data sentenze. E che desiderasse di saper il modo, col quale si eleggevano codesti Protettori, l potrebbe vedere fra laltre nelliscrizion della pag. CCCLXII. del Grutero. Ma per venire a quelli del nostro Nolano Municipio, ecco fin dagli antichissimi tempi dellImperatore Adriano L. Siconio Valente in uniscrizione accennata soltanto neprimi, ed ultimi verdi dal Panvinio, e dal Grutero alla pag. CCCCLXIX. e tuttintera trascritta dal Logorio, e dal Muratori alla pag. MLXIV. ove Egli nota le seguenti cose, chesercitar possono e lerudizione, e la critica degli uomini dotti: Singularis Preafectorum Pretorio si chiamerebbe, dice Egli, la guardia del Corpo. Tesserarius Optio fisci.
Protettori. Guardia del Corpo.
Torceran questuffizio sentendo, egli seguita, il naso coloro, che temono dappertutto insidie dal Logorio, il qual fu il primo a darla alle stampe.
E pur non va primieramente, chi non sappia, che Fisco era dePrincipi, quel che lerario dePopoli, e che, come anche vedremo nel V. seguente Capo iscr. XVIII. alimentava il Fisco delle Pubbliche rendite e Fanciulli, e Fanciulle, faceva spettacoli, e splendidi doni, dispensava frumento, ed altro, ed a Tesseraj del Fisco si portavano da particolari le tessere, o bullette, nelle quali con pubblico sigillo era notato, che dar si doveva a ciascheduno di loro, se denaro Tesserae nummarie ricevansi, se frumento, Frumentarie ec. come racconta Svetonio in Augusto. Optio significa Coadiutore, Vicario, o simil latro Ministro: e sebben questUffizio avea principalmente il suo luogo nella milizia: onde scrive il Rosino nelle Antichit Romane, che a rapporto di Festo: Optio in re militari appellatur is, quem Decurio, aut Centurio optat sibi rerum privatarum ministrum, quo facilius obeat officia pubblica, non per, che non ne abbiamo anche fuor dessa degli esempi per testimonianza di Ulpiano nel lib. VI. de beni de Condannati. E no son per latro s nuove questespressioni ne marmi, che recar dovessero cotanta ammirazione; giacch presso al Volsango al Capo I. del VI. libro della Repubblica Romana si trova questaltra iscrizione similissima alla nostra:
Tesseraio del Fisco.
C. ARRIO. C. F. COR. CLEMENTI.MIL. IX. COH. PRAE. EQVITI COH. EIVSDEM. DONIS. DONATO. EB. IMPERATORE. TRAIANO. TORQVUIBVS. ARMILLIS. PHALERIS. OB. BELLVM. DACICVM. SINGVLARI. PRAEFECTOR. PR. TESSERARIO. FISCI. CVRATORI. CORNICVL. TRIB. EVOCATO. AVG. COH. I. VIRGIL. STATINORUM. COH. XIIII. VRB. COH. VII. PR. TERCE
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NARIO Di pi difficile spiegazione riesce non poco, Egli soggiunge, il leggervisi Cuatori Corniculorum Tribuni, ove sebben porrebbe volentieri Curniculariorum, pur dice, che dubbio non essendo, che Curnicualarii a Curniculo abbian preso il lor nome, e restando ancora in controversia, che cosa con questa parola abbia voluto significar gli Antichi non pu decider, se mutar vi si debba. Ma poich curriculum certamente un piccol corno a paragone di quello, che si usava nellesercito; e questo serviva nelle corti: fu per avventura che divers lutilizzo del Curniculario da quel del Curnicolo; e quello del corno a tutti questltri nel campo imperava.
Curniculari : o Curniculi. Guardia della camera dellImperatore. Evocati Augustorum, siccome ci addita Svetonio in Gleba al Capo X. Eran quelli, che in luogo desoldati facean la guardia alla camera dellImperatore, e scelti furono da Galba dallOriente Equestre.
Fu parimente questo nostro Licinio Settemviro degli Epuloni, di quegli vale a dire, che avean cura di preparare a Giove, ed agli altri Numi; poich uso fu di quetempi parar di quando in quando su letti netempli suntuoso pranzo a Giove principalmente, ed a Giunone, e Minerva, e con solenne invito invitarli a desinare; ed un fu parimente del Collegio degli Augustali, de quali n appresso ragioneremo.
Settemviri degli Epuloni.
Era egli di pi soldato questo nostro valoroso cittadin Nolano della XXX. Legione, che da Ulpio suo istitutore Ulpia chiamavasi, e per essersi mirabilmente portato nella guerra intimata a Daci nellanno 101. dallImperatore Traiano fu da questo nobilmente riguiderdonato co pi speciosi premi, che dar si dovevano a pi sperimentati, e meritevoli Guerrieri: e furono pi collane doro, tre armature aprimente doro, le quali al dir di Festo, perch portar si solevano pendenti dagli omeri detti Armi da Latini, appellate furono Armillae; bench altri ntendan sotto questa parola certi braccialetti, che si portavano per ornamento nel braccio sinistro da coloro, cui erano in riconoscenza del lor valore donati: e finalmente anche tre fornimenti pur doro per la testa, ed il petto del cavallo.
Premi desoldati. Tribuno deVigili.
Fu Tribuno: eran questi i capitani di una corte di Fanteria, e lo fu di quella de Vigili, che istituiti da Augusto invigilar dovevano la notte, che non succedessero incendj, furti, e simili disordini per la Citt, e la fu pur anche per la XII. Urbana, e dalla IX pretoria coorte. Eran queste come i nostri Reggimenti, costituite verisimilmente da C. Mario non facendosi ne pi antichi tempi menzione.
Coorti.
Eran varie nel numero de soldati, e la prima, che milliaria chiamavasi, era solita ad avere 1105. fanti, e 132. corazzieri, e dieci di loro formavano una Legione di soldati appiedi.
Legioni.
Crebbe viepi il merito del nostro Siconio, e degno fu di ricevere di bel nuovo dallImperatore Adriano i gi ottenuti premi dal di lui Antecessore, e dipi il dono dun asta pura, cio senza ferro in legno si sua fortezza, e quello di una corona doro in testimonio di suo trionfo, come ci fa sapere Velleio nel libro I. Triunphans aurea corona cingitur.
Asta pura. Curatori della Repubblica Nolana. Era similmente un deDuunviri quinquennali di Nola, de quali fra non molto ragioneremo, ed oltre lessere Protettore del Municipio Nolano era 17
finalmente oziando procuratore della Repubblica di Nola, o dir vogliamo Difenditore, il qual si eleggeva in qualche gran bisogno, o pericolo e sceglievasi o tra i pi potenti Cittadini, e pi accreditati non men della Patria, che in Roma, qual si fu il nostro Siconio, o tra Consoli stessi, come vedrem nella seguente iscrizione. Per tanti e s gran meriti fu tenuto a ragion piena ad altissima estimazione in Nola, e con decreto delli Decurioni gli fu eretta nella Citt dal Senato, e dal Popolo la seguente iscrizione: L. SICINIO. L. FILIO. SER. VALENTI MILITI. LEG. XXX. VLP. DONATO. AB. IMP. TRAIANO. TORQVIBVS. III. AR MILLIS. III. PHALERIS. OB. BELLVM. DACICVM. SINGVLARI. PRAEFECTORVM. PR. TESSERARIO. OPTIONI. FISCI. CVR. ATORI. CVRNICVLORVM. TRIBVNI. EVO. CATO. AVG. COH. VIGILVM. COHOR. XII VRB. COH. IX. PRAET. DONIS. DO. NATO. AB. IMP. HADRIANO. TORQVIB. ET. ARMILL. HASTA. PVRA. CORONA. AV REA. IIVIR. QUINQVENNALI. PATRO. NO. MVNICIPI. CVRATORI. REI. PVB. NOLANORVM. SEPTEMVIR. AVGVST. TITVL. VSV S. P.Q.NOLANVS. D. D Fu data alla luce la seguente dal Panvinio, e con qualche piccola diversit dal Grutero alla pag. CCCCLXIII. della edizione del Grevio di Amsterdam nel 1707. dove notasi, che potrebbe essere errore nelle due prime linee da correggersi n L. RANIO. ACONTIO. L. F P. OPTATO. V. C. L. RANIO. L. F. L. ACONTIO. OPTATO. V. C.
Il qual fu Console nellanno 334. Ma, sebben non mi riuscito rinvenire questo marmo, io credei, che in questaltra maniera con pi di sicurt correggere si potesse: L. RANIO ACONTIO. OPTATO. V. C. giusta quellaltra iscrizione, che al medesimo fu eretta in Roma, ed riportata da Reinesio, e dallo stesso Grutero alla pag. CCCLXXXVII. Come trascritta dal pavimento di una Cappella nella Chiesa di S. gragorio in Monte Celio, che comincia:
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ACONTII L. RANIO. OPTATO. V. C. COS ove da notarsi, che ACONTII posto come per titolo non nome distinto dal rimanente, ma bens parte della dominazione intiera dello stesso soggetto, ed quella a parere del celebre Matteo Egizio, per cui dordinario chiamar si soleva, come si osserva in moltaltre. Fu dunque L. Ranio Aconzio Ottato non sol difensore, o Curatore della Nolana Repubblica, ma curatore eziando del pubblico denaro, il qualera nei Municipi lo stesso, cha in Roma il Prefetto dellErario nel Tempio di Saturno, ove si raccoglieva quello, che serviva a far le spese necessarie alla guerra.
E del pubblico denaro.
Era uno de quindicenviri destinato a far li sacrifici; e qui giover il ricordare, che intuiti sono primieramente da Tarquinio il Re di Roma i Duunviri a farlo con laiuto di due Pubblici Ministri; e dopo che cacciati furono i Re, scelti venivan dal Popolo fra i pi nobili Cittadini. Liberi questi da ogni, e qualunque s civile, che militare uffizio ed altro non attendevano in tutto il tempo di lor vita, che a custodire in Roma i libri delle Sibille, ed a consultarli nelle occasioni: ma nellanno CCCXXCIIX furono infino a dieci accresciuti, ed erano eletti parte dalla Nobilt, e parte dal Popolo: no per cos neMunicipi, ove solamente da Decurioni si sceglievano. Ed molto verisimile alla perfine, che L. Silla, il quale accrebbe senza verun dubbio il numero di alcuni altri Sacerdoti, costituisse i Quindicenviri; i quali n unarca marmorea collocata in sotterranea stanza in Campidoglio conservavano gli oracoli delle Sibille, e per comandamento del Popolo ad essi ricorrevan nelle dubbie cose per Consiglio. Cresciutosi n tal guisa il di lor numero non rest pi s ristretto il di lor Uffizio, che di tanti non abbisognava ; ed entraron quindi ancheessi n altri civili, e supremi Magistrati, ed onorevoli cariche, come veggiamo aver fatto il nostro Ranio.
Quindicenviri de sacrifici.
Fu pertanto un deTriunviri a divider li campi: posciach ogni qualunque volta conquistavano i Romani qualche Citt, o Provincia, costituivano tre persone illustri, ed alle volte quattro, e pi ancora secondo la vastit del soggiogato paese, le quali dividessero i vinti campi a i vincitori, e la riducessero in Municipio, Colonia, o Prefettura.
Triunviri a divider li campi. Decenviri a giudicar le liti. Fu per ultimo un deDecemviri a giudicar le liti, i quali usavano laltra pretoria, e siffattala in terra esercitavan quegiudizi, che chiamaronsi anche centovirali per avvalersi di un numero intiero, qual quello di cento, e non gi perch li Centoviri o cento si fossero, o perch formassero propriamente un Magistrato, che anzi erano diversi, e distinti Giudici, ed al numero di cento, e cinque: conciossiecosach essendosi divisa Roma in trentacinque Trib, furon destinati tre Giudici per ciascheduna, affinch pi comodamente accomodar poetssero le controversie, e le liti del lor quartiero: e a questi tutti, che Centoviri appellaronsi, preesedevan quedieci, che chiamavansi Decemviri stilitibus judicandis, che val lo stesso, che super lites judicandas.
A questo dunque s ragguardevole Console Romano in grata riconoscenza di averlo da qualche parte imminente disagio liberato, o difeso erse il Senato, ed il Popolo Nolano nellanno 334. una statua di bronzo con la seguente iscrizione cos da tutti gli altri stampata:
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L. RANIO. ACONTIO. L. F. P. OPTATO. V. C. COS. ORDIN. CVRATORI. REIP. NOLANORVM. CVR. PEC. P. XV. VIRO. SACRIS. FACIVND. PATRONIO. R. P. III. VIRO. STLITIBUS. IVDICANDIS. STAT. EX. AERE. S. P. Q. NOLANVS. D. .D. Anche C. Catino Tizio Severo fu Curatore della Nolana Repubblica, come veggiam in questa iscrizion di Pozzuoli, che ci riferisce lo Spanio nella sua Miscellanea nella pag. CLXXXII. C. CATINIO. T. FILIO TITIO. SEVERO. PRAEFECTO. FABRVM. PRAEFECTO. COHOR. III. VIG. P. PIL. LEG. II. HAL. PRAEF. VEHICVLOR. PVTEOL. CVRATORI. R. P. NOLAN. EQVO. PVBLICO. PR. PRAETOR. IN. AFRIC. AEDIL. ET. III. VIR. INCOL. AVXIM. BIS. ET. EDIL. COLON. PVTEOL. ET. PATRONO. COL. AESIS. XVIR. STLIT. IVD. .REMISIT. ...CONTENTO CVIVS. DEDICATIONE. CEN. POP. DEDIT. HS. III. CXXX. N. CVRION. * XIII. SODAL. AVG. * VI. VIR. * AVG * X. ET. PER. GRAD. X N solamente la Nolana Repubblica aveva i suoi Protettori, gli aveva eziandio ciascun Quartiero particolare della Citt, e se gli sceglieva tra li Patrzi: bench talvolta uno stesso Protettore fosse di pi Quartieri, come veggiamo esserlo stato Pollio Giulio Clemenziano s della Regione Romana, che della Giovia: ed erano in tal pregio, che loro alzavano bene stesso i protetti Cittadini delle pubbliche statue, come abbiamo nelle seguenti iscrizioni. Sirmondo in Nola. Fu la prima di queste aspra cagione di una lunga, ed ardente controversia tra il celebre Salmasio, e il chiarissimo Sirmondo, il qual venuto in Nola si fece una particolare raccolta dei nostri marmi s profani, che sacri, e ci ha conservata la memoria di alcuni, che poi si son perduti. Pretendeva il primo, che per Regione Romana intender qua si debba quel tratto di paese che fuor di Roma infino al centesimo lapide si distende: ma scopr felicemente il di lui abbaglio il Sirmondo, ed in trattando delle subburbane Regioni di
Protettori de Quartieri della Citt. 20
Roma f veder chiaramente, che siccome quellalma Citt era divisa in XIV. Regioni, cos Nola in VI. era partita, una delle quali era Romana chiamata come leggiamo in questo marmo ed unaltra Giovia, come vedremo nel seguente. Lodato contra il Salmasio. E per dir vero come pot mai persuadersi quel valentissimo autore, che la subburbana Region di Roma ergesse entro la Citt di Nola una statua con epitaffio a Clemenziano suo Protettore, a cui nella stessa Citt altra eretta glien aveva parimente, come a suo Protettore la Regione Giovia, che certamente a Roma appartener non poteva? Sta la prima di queste statue singolarmente d pratici degli antichi lavori, e dellarte scultoria in pregio tenuta ancor di presente nel Cortil dun palazzo, che gi fu della nobil Nolana famiglia del Giudice, ed or si possiede dal Sig. D. Antonio Mastrilli presso il Monasterio di S. Maria la Nuova, e nel picciol piano, ove posa i piedi, sta scritto in caratteri grandi: POLLIO. IULIO. CLEMENTIANO E collocata su di un alta base, o piedestallo, nellun fianco del quale scolpito un boccale, o siasi unAmula, come gi chiamavasi, od Aquiminio, volli dir un vaso da portar lacqua lustrale per li sacrifizi, e per lespiazioni, e dallaltra una patera o tazza: segni che intagliati pur si veggono in moltissimi altri consimili piedestalli, che spersi vanno per la Citt: e nellanterior parte la seguente iscrizione tal, qual per noi si trascrive e non gi qual fu data alle stampe dal Grutero alla pag. MXCV. ove manca tutta intiera la nostra penultima linea, e le si aggiunge in ultimo: curante Cl. Plotiniano, il che ha fatto non ci , ne evvi segno, ne luogo, che possa esserci stato giammai: SUBVENTORI. CIVIUM NECESSITATIS. AVRARIAE DEFENSORI. LIBERTATIS REDONATORI. VIAE. POPULI OMNIUM. MUNERUM. RECREATORI UNIVERSA. REGIO. ROMANA PATRONO. PRAESTANTISSIMO STATUAM. COLLOCAVIT E ben la si merit questo generoso Patrizio Nolano per aver soccorso col proprio denaro i bisogni della se raccomandato Popolo particolarmente nel pagare li tributi, averne difesa la libert, avergli riaperta qualche pubblica via statagli violentemente impedita, e finalmente per averlo ricreato con giuochi, e spettacoli nellAnfiteatro come direm pi distintamente nel Capo XV. Namque id genus oblectamenti, il Calepino, antiqui munera nominarunt, quod Populus tali spectaculo, perinde ut munere quodam capiebatur. E lo vedremo a pruova in uniscrizione del XLV. Capo. A gara della Region Romana eresse anche la Giovia allo stesso Clemenziano suo Protettor parimente unaltra marmorea statua in abito Senatorio, che or si vede in su la piazza avanti la Chiesa Catedrale con questa iscrizione anche poco fedelmente nel citato luogo trascritta dal Grutero. Si legge dunque primieramente sul piano, ove posa in lettere alquanto maggiori
Boccale od Amular.
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CLEMENTIANO E poi in su la base in minor carattere: POLLIO. IULIO CLEMENTIANO. V. P. PATRONO.INIMITABILI LARGISSIMO.CUIUS.FACTA ENARRARI. NON. POSSUNT. EIUS.MERITIS. REGIO. IOVIA STATUAM. CENSUIT
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iun sar certamente fra coloro, che an letto Frontino, che voglia in dubbio rivocare, che Nola sia stata renduta Colonia da Silla il celebre Dittatore, il quale per le tante sue s ben avventurose imprese, e particolarmente dopo la morte di Caio mario il giovane suo nemico fra tutti l pi formidabile prese il nome di Felice: onde per certo c pi eruditi Scrittori, che l communicasse dipoi alle Colonie, che and in varie Province costituendo. Mazzocchi Lodato. Uso fu, scrive sul principio dellAnfiteatro Campano e chiarissimo per la singola sua tanto profana, quanto sacra erudizione Canonico della Metropolitana Chiesa di Napoli D. Alessio-Simmaco Mazzocchi, di nominare le Citt, nel divenir che faceansi Colonie, nella stessa guisa, che i liberti allorchera data loro la libert: e perci, siccome prendevan questi e lantinome, el nome dlor Padroni, cos prendevan quelle per antinome il termine di colonia, per nome quel di Colui che dedotte ie aveva, e restava loro il proprio in luogo di cognome, come nella da lui medesimo riportata iscrizione di Capoa manifestamente si vede COLONIA. IULIA. FELIX. AUG. CAPUA. o pur il proprio inappellativo si trasmutava, come vedrem nella nostra seguente: COLONIA. FELIX. AUGUSTA. NOLANA. Ed alle volte eziandio questordine mutandosi l derivativo nome ed il proprio in primo luogo si poneva, come abbiamo in unaltra delle nostre, che s comincia presso il capaccio NOLANA. COLONIA. FELIX. AUGUSTA. Se benio pi volentieri vi leggerei Nola , che Nolana. Ma perch questo marmo pi non si ritrova, la riporter come gli altri al N. XXII. Il fu di bel nuovo costituita da Augusto, come scriva apertamente Plinio, e come ci manifesta a chiare note laggiunto di Augusta, che le fu dato per la stessa ragion, che Felice: e s lun, che laltro si legge in questo marmo celebre presso il Sirmondo, ed il Grutero alla pag. MLXXXV. IMP. CAESARIS. C. VALERIO DIOCLETIANO PIO. FELICI COL. FELIX. AUG. NOL. Era Nola, scrivono alcuni, una delle Colonie Latine, cio di quelle, che godevano ljus del Lazio, e per ci i di lei Cittadini poteano avere con permissione del magistrato la facolt di suffraggi, e potevan esser fatti Cittadini Romani, esercitato che avessero in alcuna delle Citt Latine qualche carica suprema. Colonia Romana. Ma noi considerando, che di ci niuna si adduce valevol pruova; e che Nola a riferir di tutti gli Scrittori fu pria di Abitatori greci, e poi di Greci mista, e de Romani che fu mai sempre da questi contraddistinta e sempre con essi unita, stimiam potere molto pi verisimilmente affermare, che fu Colonia Romana, e daver perci goduto in dono a se fatto il diritto de Romani, che consisteva nella ragione della privata libert, e dematrimonj, nel patrio diritto, ed in quello del legittimo dominio su degli schiavi, ed in ogni altra cosa finalmente, che si acquista o per continuata possessione o per eredit, s cos ancora nel diritto de testamenti e delle tutele, ne le mancava, fuorch il diritto pubblico della Citt di Roma; in guisa che sebbeni suoi Cittadini erano in fatti Coloni, eran non per nel nome Cittadini Romani. Militare. Negar non vorrei nulla di manco, che possa essere stata per laddietro anche Colonia militare; certissima cosa essendo tali essere state per lo pi le dedotte Colonie da
Colonia Latina. 23
Silla, il quale invece di mandar Cittadini, ove costituir le voleva, vi spediva parte dsuoi soldati per conservarsi dappertutto con larmi quelle tirannica autorit, che si aveva con esse acquistata. Di simil arte si avvalse anche Cesare per guadagnarsi non meno che per istabilirsi limpero, e costitu anchegli militari Coloni in Italia nellanno di Roma 724 e di bel nuovo nel 740. e di altri ancora susseguenti anni, a tal segno che giunsero a rapporto di Suetonio infino al numero di XXVII. Ma pur sebben tra queste fu senza fallo la vicina Capoa: Capua muro ducta cene assicura Frontino nel Libro I. Colonia Julia Felix jussu Imperatoris Caesaris a Xxviris est deducta. Non per si legge che lo stesso anche di Nola avvenisse. Fatta da Silla. E vero ci non ostante, che ci racconta lo stesso Frontino, che part Silla asuoi soldati le possessioni, che ha i vinti Nimici ritolse, e di pubblici campi distintamente in Capoa, ed in Nola: ma non tutte le Citt nelle quali si mandavan soldati a stabilir si venivan Colonie militari: poich quelle, nelle quali si spedivan gli emeriti soldati ad esservi custoditi dvinti Nemici, non lasciavan desser civili e militari chiamaronsi propriamente sol quelle, che con armi, ed a forza eran prese, e nerano i di loro campi a i vittoriosi soldati distribuiti. Pur perch manifesta cosa, che Capoa, e Nola seguiron sempre il partito di Mario, e nimiche furono del Dittatore, probabil cosa ancora, che ridotte fossero a forza in Colonie militari, ed empiute di soldati per potersi di loro assicurare. Poi da Augusto. Ma se cos fu, dopo che lImperadore Ottaviano ottenuta laziaca vittoria su di Marco Antonio nellanno di Roma 722. e 31 innanzi allEra di Gesucristo prese il titolo di Augusto ridusse Nola in Colonia civile, e le communic il nuovo suo titolo, come scrive tragli altri l Sigonio. Municipio del terzordine. Qua perci vennero a far dimora molte Romane Famiglie senza discacciarne i propri Cittadini, e fu costituita Colonia senza lasciare in tutto desser Municipio; o piuttosto dir vogliamo, un Municipio del terzordine ella fu renduta, vale a dir di quelli riportati da Festo, che indifferentemente or Municipj si chiamano, ora Colonie, come appunto si vede essere avvenuto a Nola nelle gi riportate iscrizioni: Tertio cum id genus ominum definitur, qui ad Romanam Civitatem ita venerunt ut municipia essent sua cuiusque Civitatis, Colonia, ut Tiburtes, Praenestini, Pisani, Arpinates, Nolani, ononienses, Placentini ecc. Differenza tra Municipio e Colonia. E chi or desiderasse di intendere, qual differenza passa generalmente tra li Municipi, e le Colonie, nullaltra, ella fu senon che quelli usavano in tutto di lor ragione, e non avendo che una semplice generalissima dipendenza dal Senato Romano con le proprie leggi si governavano: e queste quai minori Repubbliche dalla Romana propagate si servivan delle leggi stesse di Roma. E sebben sembra essere questa una inferiore, e meno libera condizione, pi pregievol nulla di manco per la grandezza, e maest della Romana Repubblica di cui sono immagini pi simiglianti e pi vere: e perch le di loro leggi eran pubbliche, e venerate per tutto limperio, laddove quelle deMunicipi inconosciute si rimanevano, ed oscure al di fuora del loro stato. Duunviri. Si rendeva a bella posta ciascheduna delle Colonie una picciola immagine della Repubblica Romana, e si studiava duniformarsi ad essa, quanto pi fosse possibile di serbare lo stesso civil sistema, e di avere li medesimi Magistrati, ed uffizi. Sosteneva perci il titolo di Repubblica ed avea per lo pi due Capi a simiglianza deConsoli n Roma, i quali Duunviri si appellavano. Protettori. Ma perch s di questo, che dogni altro Nolano Tribunale ci toccher di ragionare nel Capo seguente, accenneremo qui, che avean le Colonie al par de Municipi i lor Protettori, non pochi dequali ne rinverrem memorati nemarmi, che produrremo. E se
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approvarsi volesse per una legitima iscrizione questa, che si legge nel tesoro del Muratori alla pag. MCXIII. avrem fra questi anche Tito Tezieno Felice: ma perch io tengo a fermo, che dessa sia un mostruoso composto di due differentissimi Epitaffi, dir, che da questa ricavar non si pu, che Tito Tezieno abbia avuta unque mai si onorevol carica, ma che si pruova ci nullostante che stati ci sieno i Protettori della Nolana Colonia. E per di vero basta il considerare gli umili mpieghi chebbe questo Tezieno infino alla VII. linea per conoscer non esser quello, che fu Console, e Protettore della Colonia Nolana, e chebbe tutti quegli altri onoratissimi uffizi, che sieguono. Diciam pertanto, che Tezieno dedic unara al Dio Bacco, e che a lui spettano le prime sette linee di questiscrizione, a cui malamente furon congiunte laltre, che seguitano, con lasciarne le prime, nelle quali era il nome del nostre Protettore, che fu un deConsoli Romani, come ad evidenza conoscer chicchessia, sol che la legga: DEO. MAGNO LIBERO. PATRI SACRUM T. TETTIENUS. T. F. FELIX. SCRIBA. LIB. AEDIL. CUR. VIATOR. AEDIL. PLEBIS. ACT. COS. PATRON. COL. NOL ANAE. PROC. AUG. PATRIM. FLAMEN. DIVI. COMM. ET. DIVI. ANTONINI FELI. XV. VIR. SAC. FAC. CURAT. LUD. MA GN. MAG. VIC. REGION. VIII. FOR. R. PRAEFEC. COH. VI. VIG. STAT. EX. AER. ARGEN. S. PP. Quai sono gli Angioli tutelari delle Citt, delle Province, e deRegni presso i Cristiani, tali erano i Geni a i Gentili, ed essigiar si solevan per lo pi in sembianza di Giovani nghirlandati di foglie di platano con tazza di destra coronata di fiori, e con fiori, e vino si placavano; onde Orazio nella I. pist. Del lib. II.
Dio Genio.
SYLVANUM LACTE PIABANT, FLORIBUS, E VINO GENIUM. N solavevano i loro Geni le Citt, e Repubbliche, ma ciascun luogo eziandio, teatro, colleggio, esercito, privato, o pubblico edifizio: e quel, che per gli Uomini si chiamava Genio, appellavasi Giunon per le Femmine. Giunone-Lari. Vedrem nella seguente XIII. Iscrizione il Genio della nostra Colonia; e per or ricorderemo, cheran parimente Dii domestici i Lari, e pinger solevansi con la testa di cane, o di canine spoglie vestiti per mostrar, cherano, qual si conviene a coloro, che son custodi delle cafe, mansueti agli Abitanti, e terribili aForastieri: ed ecco s di quelli, che di questi n
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Nola onorevol ricordanza in un picciol marmo, ma per molto celebre presso il Reinesio nella I. classe al N. 158. Il Grutero nellAppendice degli Dei pag. MLXXIV. E l Muratori pag. LXXVII. GENIO: ET: LARIBUS Pu desiderarsi per ultimo di sentire, qual Legione vi conducesse Silla, allorch ridusse Nola per la prima volta in Romana Colonia, e qual Trib vintroducesse Augusto, allorch ne la rifece. Legione XLVII in Nola. Ci racconta Livio, come abbiam riferito nel III. Capo, che Silla ricuper Nola da Sanniti, il che avvenne nellanno 631. dalla fondazione di Roma, ed alle sue legioni i conquistati campi ne divise, e presso il Duiacio vintrodusse XLVII. Legioni. Sylla Nolam a Samnio recepit, come si legge nel libro LXXXIX. dellEpitome, XLVII. Legiones in agros captos deduxit, eosque illis divisit.Nel qual passo certamente error manifesto, ne vi far, chi creder si voglia, che necampi di Nola distribuir si potessero XLVII. Legioni, e loro dividersi: e perci se approvar si deve un tal passo, uopo senza fallo correggerlo, e leggervisi XLVII. Legionem, ed in tal caso io mi diviserei, che quella Legione appunto si fosse quella, a cui furon da Silla divisi i finti campi Nolani. E Trib Falerina. Similmente poich fra le Romane Trib rinveniamo in Nola bene spesso la Falerina, e labbiam mentovata anche due volte nella seguente XIV. iscrizione in P. Sestilio Rufo, e Petronio Vero; io mimmagino, che di questa Trib per lappunto, che fin dallanno di Roma 435. fu costituita da Censori nella nostra Campagna, e propriamente nel campo Salerno, destinasse lImperatore Ottaviano Augusto molte famiglie a popolare la Colonia Nolana.
onoscendo ottimamente i Romani dotati di singolar prudenza, e lume per regger Popoli, come osservan tutti di comun consenso in quel verso di Virgilio:
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TU REGERE IMPERIO POPULOS ROMANE MEMENTO: Conoscendo, dissi, che stanno felicemente unite, e porgonsi di buon grado vicendevol soccorso quelle cose, che simil son fra di loro, vollero con sagacissimo avvedimento, che istituissero i lor Municipi, e Colonie nelle proprie Citt Magistrati a que di Roma somiglianti, ed un simile civil sistema di governo imprendessero: e questi per rappresentare in se stessi unimmagine al pi, che possibil fosse, viva, ed intiera della Repubblica Romana accetaron ben volentieri lofferto partito. Ordini deCittadini Romani. Consisteva pertanto anche la Municipale Repubblica in tre Ordini: Decurioni, Cavalieri, e Popolo. Erano in Roma prescelti i Senatori, dequali era stabilito il numero, bench vario fosse in vari tempi, o da Consoli, o da Censori: Quelli poi, che non venivan tra questi annoverati, ed eran Figli deSenatori, o pure aveano il determinato censo equestre di 25000. scudi, od avean ricevuto in premio di lor virt da Censori un pubblico cavallo, ed unanello, formavano il secondo Ordine equestre, e tutti gli altri l Popolo costituivano. E Nolani-Decurioni. Erano a questo s luminoso esempio neMunicipi, e nelle Colonie i Decurioni lo stesso, che in Roma i Senatori, e l di loro numero era da i Triunviri istitutori determinato; ma poi eleggenvansi n di lor mancanza liberamente coloro traCittadini, che possedevano il censo determinato. Loro elezione. Si congregava perci ogni anno al primo di Marzo per ordine deDuunviri la Curia, o siensi tutti li Decurioni, ondera composta, e da essi, o da Censori nominavansi i nuovi Decurioni, i quali non potevano aver meno di 25 anni, e dovean esser confermati dalla pi parte devoti. E dignit. Costituivanessi tutti un Colleggio, che lOrdine si chiamava, od il Senato; Ordine non solo il primo fra tutti, e nobilissimo, ma puranche santissimo riputato in que tempi; e se in Roma eran detti Patres conscripti coloro, che l componevano, eran Conscripti solamente appellati i Senatori ne Municipi, e Colonie:ed al Romano Senatus consultum corrispondeva il Decretum Decurionum . Posava sopra di questi tutta la gran carica di governo, e la principal cura delle cose pubbliche. Toga pretesta ed ornamenti. Avean luso della toga pretesta, cio col lembo guarnito di porpora, ed altri loro particolari ornamenti: ond, che leggiam talvolta essersi conceduti per grazia ad alcuni chiarissimi cittadini, che Decurioni non erano, gli ornamenti decurionali, come a veder di riserbiamo al Capo XLIV in uniscrizione di Avella. Ordine Equestre. I Figli di questi nella stessa guisa, che detto di Roma, e coloro, che aveano lequestre determinato censo, e riportavan da Censori un pubblico cavallo, ed unanello, formavan lOrdine equestre deCavalieri, e tutti gli altri l Plebeo. E Plebeo. Eran due li pubblici consigli uno del Senato, e laltro del Popolo, e li decreti, che si formavano da tutti e due unitamente, firmavansi, come vedrem di sovente, con queste parole: SENATUS. POPULUSQUE. NOLANUS. ovvero: ORDO. POPULUSQUE NOLANUS. e quelli, cheran fatti, solamente dal Senato, firmavansi con due D. D. vale a dire. DECRETO. DECURIONUM. Duunviri. Erano adunque Capi della Nolana Repubblica i Duunviri, che a somiglianza de due Consoli n Roma si eleggevano liberamente senza cercarsi dal Romano Senato approvazione, o conferma. Loro elezione ed autorit. Sceglievansi dallordine delli Decurioni, e presso loro era tutta, com detto, la sovrana autorit uguale a quella deConsoli, o per lo meno a quella de Romani Pretori; e perci aspirar non poteva a questa carica suprema, chi esercitato molto
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ben non avesse gli altri Magistrati nferiori. Non con tutto ci, che fosser sempre Cittadini di quella Colonia, come portarono alcuna opinione; poich lo stesso poteva esserlo in pi Citt distintissime: e non ci lascia luogo a dubitarne Caio Giunio, il qual fu Duunviro in nola, e l fu nel Claudio, ed anche fu Quadrunviro Quinquennale in Pozzuoli, come si legge nel seguente marmo portato, sebben con poca variet dal Muratori alla pag. V. C. IUNIUS. M. F. II. VIR. CLAUDI. II. VIR. NOLAE IIII. VIR. QUINQUENN. ARAM. DE. SUO. FACIUND. COERAVIT IDEMQUE. RESTITUIT IOVI. O. M. SACR. Durava primieramente questa dignit al par di quella deConsoli per unanno, e siccome questi terminata che aveanla, si chiamavano Consolari, cos Duunviralici chiamavansi i Duunviri compiuto il lor governo: ma fu poi nfino a cinquanni prorogata; il che sebben credibile, che avvenisse in sul principio, perch li Duunviri creati innanzi per un solanno continuassero dipoi successivamente infino alla quinta volta confermati o come benemeriti della Repubblica ad istanza del Popolo, o per mancanza dUomini illustri da potersi loro sostituire, o per favor particolare del deglImperadori, al fin creati venner assolutamente per durare cinquanni, e Duunviri Quinquennali appelaronsi. Quinquennali per la seconda volta. Tal fu tra gli altri Lucio Sicinio Valente cotanto celebrato nella poco avanti riferita IV iscrizione, ed altri ne vedremo in appresso: e perch terminato unintero quinquennale governo eran talvolta dopo qualche tempo eletti di bel nuovo per un altro quinquennio chiamavansi allora Duunviri per la seconda volta quinquennali: II. VIRI. ITERUM. QUINQUENNALES. Di questo nostro Supremo Tribunale non poche altre speciose notizie rinveniam ne nostri marmi, singolarmente per memorabili son quelle, che abbiam nel frammento di una Tavola de Municipali Fasti di Nola, che riporterem nel Capo VI la quale ci serba una picciola serie cronologica de nostri Duunviri. Furon questi nellanno 29 di nostra salute T. Salvio, e T. Terenzio: il furon nellanno 30 Marco Senzio Rufo, e Q. Vibidio Sedato: nellanno 31 T. Oppio Procolo, e M. Stazio Flacco, e finalmente nel 32 nel qual termina lo spezzato nostro marmo, il furono M. Valerio Postumo, e Luceio Clemente.
Duunviri Quinquennali. Quattuorviri. Furon anche di quelle Citt, che o per soddisfare allambizion de Candidati, o per riguardo allampiezza maggiore del loro stato eleggevano quattro loro Capi, che Quattuorviri appellaronsi. Un di questi si fu in Nola C. Cazio, di cui abbiam nello Scaligero, e nel Grutero alla pag. CIX questa iscrizione:
C. CATIUS C. F. IIII VIR. CAMPUM PUBLICE AEQUANDUM CURAVIT MACERIEM ET SCHOLAS ET SOLARIUM D. S. P. F. C. GENIO COLONIAE ET COLONORUM HONORIS CAUSA QUOD PERPETUO FELICITER UTANTUR
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Pruova nel XV Capo il nostro Leone, che sin dagli antichissimi tempi applicati siensi molto seriosamente i Nolani allo studio della filosofia, primieramente poich erano divisi n Senato, che reggeva, e una Repubblica senza la perizia delle leggi, senza la cognizion delle storie, e senza larte del dire: giacch vi si accusa per necessit, e difendevisi, vi si persuade, e disconsigliasi, vi si loda, e vituperasi: nelle quali cose consiste la principal parte della filosofia, che la Prudenza, bench siasi questa una pruova molto generale. Ed in secondo luogo percherano in Nola due Anfiteatri, ne quali e Favole recitavansi, e Poemi; e larte poetica unitamente con la filosofia apparavasi per insegnamento di Sinesio a Nicandro: anzi parer fu d Aristotele, che l Poeta fosse Filosofo. E per verit lantica filosofia labbiam principalmente da Poeti Omero, Esiodo, Orfeo, Empedocle, Parmenide, Melisso, ed Arato, e la cognizione s delle umane, che delle divine cose la troviam singolarmente nelle di loro Commedie, Tragedie, ed altri Poemi. Era perci senza dubbio la pubblica Accademia, o scuola in questa nostra Citt, e per servirmi dellespressione di Ausonio:
Studi de Nolani.
Iusta laboriseris tribuantur ut otia Musis E non lieve peso giugner possono a ci, ch detto, le Nolane greche medaglie, delle quali ragioneremo nel Capo XVII per la testa in esse ritrovasi di Minerva. Ne qui si dee lasciar di dire col P. Giuberti della Compagnia di Ges nel Capo IV della scienza delle Monete, che le teste delle Medaglie delle Citt non son d ordinario, che l Genio della Citt sressa, ovvero di qualche altra Deit, la qualeravi singolarmente onorata, com facile il vederlo da quelle del Goltizio. Poich se fu in s alto pregio tenuta in Nola questa Dea delle scienze, sar certa cosa similmente, che larti, e le scienze nobilmente ci fiorissero. Che sia scuola. Con tutto questo per sebben par, che la scuola siasi un luogo particolarmente destinato allo studio delle lettere, e cos detto da cio dallozio; Ab otio scholae nomen inditum est, quia otio opus iis, qui studiis vacare volunt. Che Ginnasio. E Ginnasio sia quello, in quo sit aliquid exercitii, ac speciatim in quo Athletae se in palestra, seulucta exercent. Poich siccome non v, chi non sappia, che per Ginnasio s intendon anche i Portici, e le Accademie de Filosofi, cos rivocare in dubbio non puossi, che sotto il nome di scuola vengan similmente i luoghi destinati agli esercizi degli Atleti; e perch io m immagino, che in questo senso piuttosto, che in quello, prender si debba in questo marmo, mi riserber a ragionarne pi distintamente nel Capo XV e qui soggiugner qualche cosa brevemente dellOrologio a Sole, che s parimente il nostro Cazio a sue spese per farne onorevol dedica al Dio Genio della Nolana Colonia ad uso, e gloria de suoi Cittadini. Orologio a Sole. Egli antichissimo luso di questi orologi, e nabbiam certezza fin dal tempo del Re Ezzecchia 713 anni innanzi allEra volgare, allora quando il Profeta Isaia gli chiese in segno della promessa salute nella sua mortale infermit, se voleva, che lombra del sole si avvanzasse per dieci linee nellorivolo di Achaz, ovvero ritornasse indietro per altrettante. E fama, che fosse introdotto in Roma da L. Papirio Cursore dodici anni innanzi alla guerra di Pirro, e quindi si propagasse nelle altre Citt dItalia. Orologio astronomico .Era questo per senza verun dubbio lorologio astronomico, in cui lore si numeravano dalla mezza notte al mezzo giorno, come si usa a d nostri dagli Oltrammontani, ed anticamente si usava da tutte le Nazioni.
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In Nola nulla di manco con singolar esempio ritroviamo fin dal principio del V secolo essere stato lorologio, qual di presente, alla maniera d Italia: poich si legge nella pistola di Uranio, in cui descrive a Pacato il glorioso passaggio del nostro gran Vescovo S. Paolino allempireo usque ad quintam horam noctis. E perch in tutti i luoghi, che anno lelevazione del polo boreale da 41 a 43 gradi, tra quali la Citt di Nola, che ne 42 lo spazio della notte a i 21 di Giugno di otto ore, e 56 minuti, correva perci alle cinque dopo mezza notte la prima ora dellorologio astronomico, ed era giorno, e per questo uopo dire, che le cinque della notte si fossero prese a noverare alluso presente d Italia dal tramontare del sole, e sar Nola per avventura la prima Citt, di cui siaci notizia, che abbia usato questorologio. Ma ritorniamo al suo primier Magistrato. Due si fossero, o quattro i Capi della nostra Repubblica, era il di loro uffizio di tanta riputazione, ed onore, che anche da i nobilissimi Romani era desiderato, e richiesto, nonch di tutta voglia ricevuto. Esercitavan essi sul proprio Tribunal supremo la giustizia di tutte le cause dello stato a riserba di alcune gravissime, e particolarmente di quelle de Cittadini Romani, che in Roma trasportar si dovevano. Avean luso della toga pretesta, e laccompagnamento de Littori: e siccome i Consoli riferivano al Romano Senato, cos riferivan essi al lor Senato Municipale composto, com detto, dalli Decurioni: del qualOrdine nobilissimo abbiam menzion di continuo nella maggior parte de nostri marmi, ne quali veggonsi n fine nelle due lettere D. D. i decreti delli Decurioni. E per addurne in questo luogo una particolare iscrizione ci servirem di quella sepolcrale, che esposta si scorge alla sinistra della porta maggiore della nostra Cattedrale, e che gi fu trascritta, bench molto malamente nel fine, dal leone, e poi assai pi felicemente dal Grutero alla pag. CCCCLXVIII. sebben anche con qualche variet particolarmente nella distinzione delle linee, e perci far qui da noi al suo vero stato restituita, dappoich avrem fatto vedere nominarsi n essa L. Petronio vero antico Decurione, e L. Sestilio Rufo di lui figliastro, il quale di antichissima famiglia essendo nellOrdine equestre fu scelto, e ricevuto nel senatorio: il che si faceva o per qualche gran merito, che si fosse acquistato verso della Repubblica un particolar Cavaliero, o per mancanza dello stabilito numero delli Decurioni. Furono ambedue della Trib Salerina, che noi crediam, com detto, fosse mandata in Nola dallImperadore Augusto, allorch la costitu sua Colonia: ed ecco la promessa iscrizione:
Ed in italiano.
P. SEXTILIUS. P. F. FAL. RUFUS AID. ITERUM. II. VIR. QUINQ. POMPEI DICURIO. ADLECTUS. EX. VETERIB. NOLA. AUFIDIAE. ST. F. MAXIMAE MATRI L. PETRONIO. L. F. FAL. VERO. VITRICO DECURIONI. NOLA. EX. TESTAMENTO LLS. CCLO ARBITRATU. FIDEI. L. Fu il primo di questi, bench Nolano si fosse, Edile per la prima, e la seconda volta, e Duunviro Quinquennale nella Citt di Pompei, overa lantico porto, e mercato deNolani, ed ebbe perci tutto il comodo di acquistarsi gran merito con la sua Patria, e farsi degno di riceverne in giusta ricompensa i primi onori.
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Aveano, com detto, i Municipi lor particolari leggi, e le Colonie, sebben si avvalevano delle Romane ne aveano per lo pi ancor delle proprie, che approvate lorerano da i Triunviri costitutori: ed avean perci i Curatori delle medesime, che erano fra civili Magistrati per le umane e fra Sacerdoti per le sacre, ed un Tribunale di suprema giudicatura, che de Duunviri juri dicundo appellavasi, bench per lo pi distinti non fossero dai primi Duunviri. II viri juri dicendo. Un fu tra questi T. Claudio Bitintico, di cui ragionerem quanto prima, tosto che avrem fatto vedere rinvenirsi ncisi n marmo decreti fatti da questi nostri Duunviri; qual il seguente che gi fu esposto per apporto di pi Scrittori del Nolano Portico, o Sedile, e per cui si ordina, che diasi n dono solamente dellacqua che passava per la XC tegola.
Curatori delle leggi.
PRECARIO. AQUA RECIPITUR. TE CVL. LXXXX. Si raccoglieva lacqua pubblica in un luogo, che chiamavansi n castello per uso e comodo della Citt, ed era la sua custodia destinata una persona col titolo di Castellano: e lautorit di vender questacqua, o di donarla era presso gli Edili Curuli, o di Censori, i quali con severa pena castigavan chiunque ne violasse gli acquedotti o del castello, o se ne usurpasse maggior copia della a se conceduta. Tegola che sia. Si distribuiva per tegole a foggia di canali, o di canali a foggia di incurvate tegole, ed a ciascheduno si determinava una di queste, dalla quale ritirar potesse quella, che bramava. Si trova questiscrizione presso il Muratori alla pag. CCCCXC e nella II Classe al n. 48 Del Reinefio, ove nota che in questo luogo la tegola lo sgorgo quadrato dellacqua, ed una specie di misura della medesima, ed aversi ad intendere in questa legge, o decreto, che si concedeva per grazia a questa persona lacqua di novantea tegole, cio quella, che sgorgava da un foro verisimilmente fatto in qualche marmo della grandezza di novanta delle memorate misure, e non pi, da poterlasi condurre ove in piacer gli fosse ad uso suo particolare. Ma poich per picciole, che si fossero queste misure, unite insieme al numero di novanta importavano una quantit dacqua molto considerabile per donarsi ad una sola persona in una Citt ove lacqua venir si faceva da lontano per acquedotti, e perch col numero di novanta di queste non poteva farsi unapertura quadrata nel mentovato marmo, vieppi mi confermo nella proposta opinione, che divisa essendosi lacqua pubblica a moltissimi per vari canaletti, a Costui assegnata fosse quella che nel novantesimo passava. Duunviri Edili. Ma veniamo al suo promesso T. Claudio Bitinico, che oltre di essere stato Duunviro per le leggi, e Duunviro quinquennal nel governo fu parimente Duunviro Edile, vale a dir un di quegli, a quali si apparteneva la conservazione e l rifacimento delle strade, e fori, de pubblici edifizi, ed acquedotti, de teatri, e de templi, di trasportar formento, ed olio per labbondanza della Citt e provveder lesercito in campagna. E perci veggiamo, che l nostro Tito Claudio fin dal principio del II sec. dellumana redenzione qual Duunviro Edile con la permissione del Imperadore Adriano infelci da Nola per due miglia la strada che da Napoli porta in Puglia; come vedremo pi distintamente al Capo XIV ove riporteremo la sua iscrizione, che nel Reinefio anche si trova al n.18 della II Classe, e vi si nota esseregli figlio, o certamente della famiglia di quel Bitinico sicelebrato da Marziale. E qui seguitando a ragionar de nostri Duunviri Edili abbiamaltre di loro non poche memorie nelle seguenti iscrizioni, e le pi memorabili son quelle, che ce ne conservate
Castello dacqua e Castellano. 31
quel picciolo frammento, che fu pocanzi mentovato, de nostri municipali Fasti: il qual ci fa vedere distintamente nellanno 29 della nostra comune riparazione essere stati n Nola Duunviri Edili Sesto Apronio Procolo e Quinto Nolennio, nellanno 30 Pubblio Subidio Pollione, e Sesto Pariano Sereno; nel 31 M. Atilio Florente, ed Aulo Cluvio Celere; e finalmente nel 32 C. Senzio Severo, e L. Ippilio Attico. Edili Plebei. Furon di pi forte gli Edili, e secondo la diversit degli uffizi ebber anche diversa denominazione. Tribuni del Popolo. Alcuni si chiamaron Plebei, perch creati dal Popolo unitamente co di lui Tribuni formavano un popolar magistrato, che avea cura specialmente dellannona; ed essi separatamente ancora giudicavano alcune cause pi leggiere. Edili Cereali. Altri i Cereali sono, che istituiti da Giulio Cesare esser doveano due nobili e quattro plebei; e lor si spettavan particolarmente il far la provigione del grano. Curuli. Altri furon gli Edili Curuli eletti solamente da Nobili, e cos detti, perch avean luso della sella curule, cio duna sedia davorio nel giudicare, laddove gli altri Ministri che curuli non erano, sedevano in panche, e lor si apparteneva listituire i solenni giuochi, ed in maniera speciale anche la cura desacri, e pubblici alberghi, detempli, e de teatri, de fori, e de portici, delle curie, basiliche, e muraglie della Citt. Tribuno desoldati. E per or tralasciando molte pruove degli Edili Nolani, che si recheranno in appresso, ne baster la seguente iscrizione di T. Rutilio Varo, che fu nello stesso tempo Tribuno desoldati della V. Macedonica legione, o siasi giusta la spiegazione del Budeo, come un dnostri Marescialli n guerra. Prefetto dellale degli eserciti. Fu similmente Prefetto di unala deBostreni Popoli della Fenicia, vale a dir comandante di una squadra di cinquecento cavalli, coquali s da man destra, che da sinistra coprir solevasi, quasi che con due ali, la Fanteria. Conte dellImperadore. Fu di pi a parer del Grutero alla pag. CCCCLXV un deConti dellImperador Vespasiano nel I secolo della nostra salute, e Protettor della Nolana Repubblica. Era questo marmo qualche secolo addietro per relazione dellAutore del M. S. Nolano dePadri dellOratorio nella Basilica di San Giaccomo del Cimitero, ove pi non si ritrova al presente: T. RUTILIO. VARO TRIB. MIL. LEG. V. MACEDONIC. PRAEF. ALAE. BOS. Q. DIVI. VESPASIANI AED. CUR. COM. IMPERATO. PATRONO D. D. Furon similmente in nola i Duunviri Libripendes, i quali sovrastavano con piena autorit alle misure, ed a pesi, tanto nelle cose, che si vendevano per uso de Cittadini, quanto netributi, che si pagavano alla Repubblica, e nelle mancipazioni tenevano in man la libra, o standera: poich gli Antichi, usaron primieramente monete senzimpronta, o segno, e s nelle compre, che nelle vendite non si numeravano, ma presavansi. Ed ecco di tal Nolano Magistrato autentica ripruova in una lapida gi veduta dal Sirmondo, e trascrittasi dal Grutero alla pag. MCXV e veder si pu ancora questo marmo accanto al Sedile malamente lasciato in su la strada. E in due pezzi, che uniti nsieme formerebbero un piano ovale, e nella sua profondit di pi di un palmo si legge dalla parte interiore:
Duunviri Libripendes.
T. VEDIUS. T. F.
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T. VITORIUS. GN. F. II. VIRI LIBRIPENDES EX. D. D. E siccome in Roma si eleggiavano alcuni mesi innanzi Coloro, che si volean Consoli nellanno seguente, e Consoli disegnati appellavansi: cos creder si dee, che fossero i Duunviri disegnati nelle Colonie, sebben in queste egli credibile, che anche tal volta si dichiarassero molto tempo avanti ad istanza del Popolo voglioso di assicurarsi, che qualche Personaggio, cui egli o dovesse de singolari benefizi, o ne ammirasse il chiarissimo merito, venisse a quella suprema dignit promosso, la quale ottener per allora principalmente per mancanza di et, non poteva: come avvenne probabilmente a L. Calvidio Clemente, il quale nel pi bel fiore dellet sua a questa sovrana carica fu destinato, e si mor di ventanni avanti ancora, che per difetto dellet ricercata giunger ne potesse al godimento. Sta la sua lapida sepolcrale, bench il Sirmondo con errore la ponga in Napoli, esposta agli occhi di tutti alla destra della porta della Chiesa di S. Erasmo nel Casal di Nola di questo nome volgarmente detto di S.Ermo, del qual ragionando la riporteremo nel Capo XLIII. Questor Romano nelle Province. E per dire qualche cosa deQuestori da ricordarsi n primo luogo, che in ciascheduna Provincia si spediva da Roma unitamente col Proconsolo un Questore, o dir vogliamo un Camarlingo, o Tesoriero, che era, al par di quello, eletto dal Senato. Avea questo per suoi Ministri Notai, e Littori a sostener la dignit del suo magistrato, ed era suo incarico esigger da Tribuni dellerario le pubbliche rendite, e somministrar con esse gli stipendi, e viatici a Legati degli Imperadori, alla coorte pretoria, ed allesercito, e parte mandarne allerario di Roma. Questor delle Colonie. Qualera il Questor Romano nella Provincia, talera in ciaschedun Municipio, o Colonia il suo Questor particolare per esigger le gabelle, e laltre pubbliche rendite, un de quali si fu il poco innanzi lodato T. Claudio Bitintico, che solo basta a farci vedere la nobilt di s gran carica. E della pecunia alimentaria. Eraci parimente il Questore della pecunia alimentaria, il quale somministrava dal pubblico erario a i poveri genitori, con che potessero onestamente educare i lor Figli s maschi, che femmine: la qual bellopera di piet singolare il primo fu ad introdurre in Roma lImperador Nerva, e Nola fu una delle prime Colonie ad abbracciarla, come abbiam notato fin sotto lImperadore Trajano in ispiegando nel Capo III la IV iscrizione di L. Sicinio Valente; e viepi si conferma a pareranche del Reinefio nella VI Classe al n. 26 della seguente iscrizione, che non solamente in Roma, ma: Nerva Augustus voluit puellas, puellosque egenos ali per italiam sumptu publico:
Consoli e Duunviri disegnati.
D. M. TI. CL. MAXIMO. II. VIR. AEDIL. QUAEST. PECUNIAE. ALIM. VIXIT. ANN. XLII. M. V. TI. CL. NOVEMBER ET.
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CL. HERMIONE FILIO. BENEMERENTI. FEC. ET. SIBI. Ne mancarono in Nola i Curatori del Calendario, come ce ne assicura un nobil marmo, che sta fuor di Lacedogna presso Mirabella per relazion dAldo Manunzio pag. 516, e del Grutero pag. CCCCXLI e fu eretto a C. Nerazio, il quale fra laltre nobilissime cariche di Questor, di Duunviro quinquennale, di Prefetto degli alloggiamenti, di Flamine di Adriano, di Curator dellopere pubbliche in Venosa fu fatto dallImperadore Antonino Pio Curator del Calendario deNolani. Calendario. Era il Calendario un libro, o sia una tavola, in cui si iscrivevan li nomi di Coloro, che ricevevan ad annuo interesse dalla Citt qualche somma di denaro: e cos chiamavasi, perch nelle Calende de mesi e davasi da Curatori l denajo a guadagno, e si riscuoteva nelle medesime il pattovito frutto. Triste perci nominate son le Calende da Orazio per li debitori, e per quelli singolarmente, che allo subito pagar non potendo a Drusone fiero seneratore ugualmente, che sciocco Storico, venivan da lui costretti a lungamente ascoltarlo: onde s ne cant nella terza Satira:
Curatori del Calendario.
ODISTI, E FUGIS UT DRUSONEM DEBITOR AERIS, QUI NISI CUM TRISTES MISERO VENERE KALENDAE, MERCEDEM, AUT NUMMOS, UNDE UNDE EXTRICAT: AMARAS PORRECTO JUGULO HISTORIAS CAPTIVUS UT AUDIT. Per tal ragione questi pubblici Razionai dati alle Colonie dagli Imperadori si chiamarono Curatori del Calendario; e di loro abbiamo uninsigne titolo nel Codice Teodosiano, e di quei di Nola il seguente epitaffio. C. NERATIO. C. F. C. NEP. C. PRON. N. C. ABN. PROCULO. BETICIO. PIO MAXIMILIANO QUAEST. II. VIR. QUINQ. P. C. FLAMINI. DIVI. HADRIANI CURATORI. OPERUM. PUBL. VENUSIAE. DATO. AB. DIVO HADRIANO. CURAT. KAL. NOLANORUM. DATO. AB. IMP. ANTONINO. AUG. PIO EPAPHRODITUS. ET CONVENTA. LIB. L. D. D. D. Fu gi costumanza deRomani, ed al di loro esempio deMunicipi, e Colonie unir larti n altrettanti Collegi, ed i pi bassi mestieri n corpi; e ne fu Numa a rapporto di Plutarco lautore, il qual divise il Popolo di Roma in otto arti. Non per, che fosse mai sempre osservata la riferita distinzione; anzi nemarmi troviam allo spesso tutte
Collegi darti. 34
larti, e mestieri col titolo di Collegio: cos se abbiamo, il Colleggio deMercuriali, vale a dir de Mercadanti s chiamati da Mercurio lor Protettore, rinveniamanche il Collegio de Fabbri, de Fornai, e s. Lor Protettori e Ministri. Furon questi anche in Nola, ed eleggevansi l lor Protettore, i propri Rettori, e Ministri, i quali facevan, come lor Giudici particolari, atti, e decreti. Dun di questi Collegi abbiam memoria in questa nostra seguente lapida eretta allImperadore Diocleziano. IMP. CAESARI. C. VALERIO DIOCLETIANO PIO. FELICI COLLEGIUM. NOLANORUM P.
Artefici degli eserciti. Eranci poi gli Artefici particolari, che servivano agli eserciti, tra quali si annoveravan principalmente gli Architetti, i Falegnami, i Carradori, i Ferrai, i Pittori, e quegli altri, che eran necessari a fabbricar gli alloggiamenti dinverno per li soldati, ed a preparar le macchine, e torri di legno, con le quali o si assaltavan le Citt nemiche, o difendevansi le proprie; od a fare, o riparare le armi, ed ogni altro strumento militare: e quelli chiamavansi Fabbri, e questi Fabbricensi. Lor presedeva un qualche illustre Personaggio col titolo di Prefetto deFabbri: ed oltre il suo mentovato T. Claudio Bitinico, ed altri, che vedremo in appresso, eccone uno dellOrdine supremo delli Decurioni. Curatore dellopere pubbliche. E questo Quinto Cesio Sistulano anchegli della sua mentovata Trib Salerina, il qual fu dato a Nola sin dal primo secolo del nostro comune riscatto dallImperador Vespasiano per Curator dellopere pubbliche, cui toccava il ripararle, quando erano, o per vecchiezza, o per altro accidente rovinose. Osserv cogli occhi propri l Sirmondo questo marmo, e da lui se lo trascrissero il Panvinio, ed il Grutero alla pag. MXCII.
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Q. CAESIO. Q. F. EAL. FISTULANO CURATORI. OPER. PUBLICOR. DATO DEGLI ORDINI, E MAGISTRATI DI NOLA A DIVO. AUG. VESPASIANO AED. Q. II. PRAEF. FABR. CISONIA. L. FIRMILLA UXOR. PECUN. SUA ET. Q. CAESI. OPTANDI. F. SUI CISIONIE. FIRMILLAE L. D. D. D.
Veniam finalmente a i tribuni della plebe. Ritrovandosi n Roma angustiato il popolo da i Magistrati si ritir sul monte, che poi perci fu detto sacro, e scender non ne volle, e ritornare in citt, fintanto che non gli fu conceduta dal Senato la facolt di eleggersi i suoi Tribuni. Furono adunque nellanno di Roma 260. creati cinque
Tribuni della plebe. 35
Tribuni della plebe, cos chiamati, perch scelti da i plebei Tribuni militari, e poi crebbero al numero di dieci, ed avean per Ministri gli Edili della Plebe, de quali abbiam poco sopra ragionato. Fu questo un Magistrato a favore del popolo di somma autorit non solamente contra i Patrizi, e gli altri Giudici, ma contra i Consoli stessi; ed era sacrosanto in guisa, che si avea per delitto di morte il violarlo o con forza, o con parole oziando; onde poi gli Imperadori usar vollero quasi sempre questo titolo, e se ne arrogaron tutta lautorit espressa di continuo su le medaglie nella podest tribunica. Ne Municipi, e nelle Colonie vollero similmente i popoli avere in lor soccorso questautorevolissimo Tribunale contro la potenza de Nobili, e del Senato: e che lo avessero i nolani, sebben dubitar non se ne deve di un popolo s copioso, e guerriero, comera questo, dedur si pu facilmente da Dione, che scrisse nel libro LVI. essere stato decretato, che li Tribuni della plebe, come sacrosanti, celebrassero i giuochi Augustali n onore dOttaviano Augusto, i quali, come ognun sa, furon molto celebri n Nola: Decretum porro est. Augustalia Tribuni plebis tanquam sacri celebrarent .
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olevano le pi illustri Colonie ergere al par di Roma con decreto de lor Decurioni, il che dedicar si chiamava, iscrizioni, o statue a Coloro, che erano o regnanti Imperadori, o Cesari, o personaggi molto illustri n Roma, o chiari, e benemeriti n esse della di loro Repubblica; a i primi o per gratitudine, o per venerazione, o di sovente ancora per adulazione, agli ultimi n ben dovuta riconoscenza de benefici ricevuti. Abbiam perci di gi veduto aver innalzata la Nolana Citt una statua di bronzo a L. Ranio Aconzio, e due di marmo a Pollio Giulio Clemenziano, e molte iscrizioni ad altri, e molte pi ne vedremo in appresso. Ma singolarmente segnalar si volle nellergerne di nobilissime agli Imperadori, delle quali ancor non poche pervenute sono alla nostra notizia, ed alcune veder se ne possono sparse per la Citt. E per tralasciar tutte quelle, che o da noi gi sono state riferite, od a pi opportuni luoghi si riserbano, ne rapporterem le seguenti. Cominciam dallImperadore Docleziano, a cui gi due altre nabbiam vedute dedicate al N. IX. e XX. Ci ha conservata la presente il nostro Giulio Cesare Capaccio, ed in essa merita qualche considerazione nella seconda linea quel DICAVIT. SEV. CONSACRAVIT. in cui sebben para prima vista, che significhi lo stesso luna, e laltra di queste parole contra la brevit usata in quel s pregiato secolo, puril significato delluna molto diverso da quello dellaltra. Mazzocchi lodato. Lo scopri l Grutero, e molto pi felicemente ancora leruditissimo Canonico Mazzocchi nellanfiteatro Campano ove ne fa vedere, che posson esserci consacrazioni senza dedicazione, e dedicazioni senza consacrazioni, e che dedicare altro non importa, che usui dicare, addicere, e perci il dedicare una statua, od iscrizione a taluno nulla pi in rigoroso senso naddita se non se lalzar pubblicamente, e riporla nel luogo col decreto delli Decurioni stabilito; laddove il consecrar si facea con certi determinati riti, e formole particolari di parole: Consacrazione. Al che io soggiungo tanto esser vero, che la consecrazione sia diversa dalla Dedicazione, che alle volte luna, e lalta da diverse persone si faceva, come vedremo nella LVI. iscrizione del Capo IX. essersi consacrata dal Senato, e popolo Nolano allImperadore Costantino una statua, ed essersi dedicata dal Consolare Ortensio, sebben poich per lo pi luna, e laltra si faceva nel tempo stesso; perci dordinario luno, o laltro di questi verbi solamente si poneva, ed allo pi spesso quello di dedicare; quantunque per altro in alcuni marmi e luno, e laltro ancor si legga, come in questo per addurne un esempio della pag. XIV. del Grutero: I. O. M. MINATIA. ELPIS. DICAVIT. ET. CONSECRAVIT. per la quale noi crediamo doversi correger anche la nostra in questa guisa: XXII NOLANA. COLONIA. FELIX. AUGUSTA. DICAVIT. ET. CONSECRAVIT IMPER. CAES. VALERIO. DOCLETIANO PIO. FELIC. AUG. D. N. M. Q. EIUS. Era questaltra, pochi anni sono nel muro, e su la porta del giardino nel gi mentovato cortile del Signor D. Antonio Mastrilli presso il monastero di S. Maria la Nova, e fu eretta
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allImperadore Adriano, allorch aveva per la XIII. volta la podest tribunica, vale a dire nellanno 30. dopo il mese di Agosto, o nel 31. innanzi allo stesso mese. XXIII IMP. CAESARI DIVI. TRAIANI PARTHICI. FIL. DIVI. NERVAE. NEP. TRAIANO. HADRIANO AUG. PONT. MAX. TRIB. POT. XIII. Fu dedicata la seguente dal Senato, e popolo Nolano fra laltre allImperadore Costantino il Grande, fu veduta in Nola dal Sirmondo, e trascrittasi dal Grutero alla pag. MLXXXVI.
XXIV DN. FL. VALERIO CONSTANTINO PIO. FELICI. IMP. SEMPER. AUG. ORDO. POPULUSQUE NOLANUS D. N. M. Q. EIUS. Eccone due altre a Costanzo ancor Cesare, il qual titolo egli ottenne dallor or lodato suo gran Genitore nellanno323. siccome ne dimostra il Pagi. Fu la prima di queste osservata dal Sirmondo, cui dobbiam per verit la conservazion di non poche di queste s illustri memorie della nostra Citt, i di cui marmi dallora in qua perduti si sono. La trascrisse dipoi l Grutero alla pag. MLXXXVI. ed il reinesio nella III. Classe al N. 61. le aggiunse al fin della seconda linea SV. ne immaginar mi saprei con qual ragione, ed invece di NOBILISSIMO. scrive FELICISSIMO. il che ne men parmi da approvarsi, e perch poca, o nessuna differenza tra felicissimo, e beatissimo, che vi seguita; e perch veggiam anche nellaltra, che vienle appresso, esser parimente chiamato nobilissimo, ed in una medaglia, chio tengo, si legge: CONSTANTINUS. NOB. CAES. E non v per certo, cui noto non sia, che sceglievansi gli Imperadori tra Figli, Nipoti, od altri Coloro, che destinar si volevano per successori al trono, e gli ntitolavano primieramente Principi della Giovent, di poi Cesari, ed infine nobilissimi Cesari: XXV D. FL. VALERIO CONSTANTIO
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NOBILISS. AC. BEATISS. CAESARI ORDO. POPULUSQ. NOLANUS. D. N. M. Q. EIUS. Ed ecco la seconda portata del Reinesio nella stessa Classe al N. L. XXVI FL. VALERIO CONSTANTINO NOBILISSIMO. CAES. E per addurne anche una, dove sia il titolo di Principe della Giovent, la trarremo dalliscrizioni del Piccart, e dal Tesoro del Muratori alla pag. CCXXI. ove si attesta, che fu trascritta da un marmo, il qualera in Nola nella Chiesa de SS. Apostoli; sebben per essere stata del tutto rinnovata or pi non vi si vede: XXVII C. CAESARI. AUGUSTI. F. COS. PRINCIPI. IUVENTUTIS. Dalluna, e laltra parte del porton del palazzo del Signor D. Carlo Capecelatro in Nola, ove alloggi nellandar, che fece alla caccia di bovino nellanno 1735. la Maest del nostro re Carlo di Borbone, son due pezzi duna rotta colonna di marmo africano, in un de quali, bench sepolte in terra, ov piantato, son due iscrizioni. Una di perfettissimo rotondo carattere, e sol nella prima linea un poco roso; ed quella stessa, che gi fu data alla luce dal Capaccio nel libro II. al capo XXIX. ma con la giunta in cima di queste due lettere sepolcrali: D. M. Ne riconobbe lerrore di Reinesio nella III. Classe al N. LVIII. e si divis di correggerlo con mutarle in questaltre D. N. ma la verit s , che non vi sono state giammai n quelle, n queste. Argumentossi inoltre, che sia la medesima con la riportata dal Gualtero nemonumenti siciliani n questa guisa: AES. M. AUR. MAXENTIS. AC. PERPETUUS. SEMPER. AUGUSTUS. Ma s la stessa, fu purtroppo orridamente difformata da quella, che per altro chiaramente ancor oggi si legge, e tale appunto, qual per noi si trascrive:
Capaccio censurato.
XXVIII MAXENTII
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INVICTI. AC PERPETUI AUG. Sta dallaltra banda in carattere corrente, e bislungo questa; che siegue, forse non ancora da verunaltro osservata. XXIX D. N. C. IULIANO PIO. FELICI. AUG. BONO. REI PUB. NATO Alla quale dentro al cortile corrisponder si vede questaltra incisa in un grande piedistallo, che fu base certamente di qualche maestosa di lui statua, e perci non evvi nome: Talia, esclamer col Baronio nellanno 363. N: LXVIII. ove ne riporta alcunaltre: Talia igitur, tantaque Ethnici de Jiuliano concoeperant, ut ubique locorum eiusmodi titulo Bono Reipublicae nato signa illi dicarent. XXX. BONO REIPUBLICAE NATO. E vi pu soggiunger questaltra pur riferita dal Capaccio: XXXI. INVICTO. AC. PERPETUO. AUGUSTO BONO. REIP. NATO. Abbiamanche oggid nel cortil dun palazzo del Signor D. Mario de Notariis Patrizio Nolano presso a quello, dovabita, questaltra al celebre M. Agrippa dedicata. XXXII M. AGRIPAI AUGUSTI
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NEPOTI E per venire alle Tavole deMagistrati ne produrrem una, che molto celebre stata renduta primieramente dal dottissimo Cardinal Noris, e poscia dalleruditissimo P. Antonio Pagi n ragionando nellanno 31. di Gesucristo degli ordinari Consoli, e surrogati. I primi furono in questanno, niun v, che dubiti, Tiberio Augusto per la V. volta, e L. Seiano, i quali scrive Svetonio in Tiberio al capo XXVI: aver continuato infino allIdi, o 15. di Maggio: ma ne fa vedere il lodato Cardinale con la seguente iscrizione aver errato quellinsigne Storico, ed aver s lun, che laltro de mentovati Consoli rinunziata unitamente questa carica a i 9. del memorato mese; poich in questo giorno sostituti vennero in lor luogo Fausto Cornelio Sulla, e Sesteidio Catullino, come incontrastabil fede ce ne fa questo marmo da lui trascrittosi alla pagina XIII. della sua Pistola consolare, ed lavvisato frammento de municipali fasti di Nola, che a tempo del Capaccio ancor si vedeva nel vicino Casal di San Paolo, e fu dato anche alle stampe dal Grutero alla pag. MLXXXVII.
Tavole dei magistrati.
XXXIII C. TUFIUS. GEMINUS. L. RUBELLINUS. GEMINUS. COS. SUF. A. PLAUTIUS. T. TERENTIUS. II. VIR. SEX. APONIUS. PROCULUS. Q. NOLLENIUS. AED. L. CASSIUS. LONGINUS. M. VINICIUS. COS. SUF. C. CASSIUS. LONGINUS. L. NAEVIUS. SURDINUS. M. SENTIUS. RUFUS. Q. VIBIDIUS. SEDATUS. II. VIR. P. SUBIDIUS. POLLIO. SEX. PARIANUS. SERENUS. AED. TI. CAES. AUG. V. COS. SUF. VII. ID. MAI. FAUSTUS. CORNELIUS. SULLA. SEXTEIDIUS. CATULI. COS. T. OPPIUS. PROCULUS. M. STATIUS. FLACCUS. II. VITER. Q. M. ATINIUS. FLORENS. A. CLUVIUS. CELER AED. SUF. KAL. OCT. P. MEMIUS. REGULUS. COS. GN. DOMITIUS. AHENOBARBUS. COS. SUF. KAL. IUL. A. VITELLIUS. COS. M. VALERIUS. POSTUMUS. Q. LUCEIUS. CLEMENS. II. VIR. C. SENTIUS. SEVERUS. L. IPPILIUS. ATTICUS. AED. SER. SULPICIUS. GALBA. L. SULLA. FELIX. COS. ................................................................................................................... E questa Tavola, che uno de pi speciosi avanzi sarebbe dellantichit, e singolarmente per la Repubblica Nolana, se intera fosse, tronca infelicemente dalla parte di sopra, e tronca da quella di sotto, onde stabilir non si pu, ne in quellanno principio avesse, ne in qual terminasse.
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Comincia non per tanto quel frammento, che n rimasto dallanno di Nostro Signore 29. nel quale furon consoli ordinari n Roma giusta la correzion del Pagi C. Tufio Gemino, e L. Rubellio pur Gemino, che mancan nellantecedente franta linea di questa Tavola, e surrogati furono, come pruova con essa il gi lodato Cardinale, ed anche veder si pu nelle Animadversioni al Pagi nella nuova edizion del Baronio, Aulo Plauzio, e L. Nonio Asprenate: e furon Duunviri n Nola in questanno stesso T. Salvio Pariano, e T. Terenzio; ed Edili Sesto Aponio Procolo, e quinto Nollenio. XXX. Eletti furon Romani consoli nellanno 30. L. Cassio Longino, e M. Vinicio, e surrogati lor vennero C. Cassio Longino, e L. Nevio Sordino, mentreran Duunviri n Nola M. Senzio Rufio, e Q. Vibidio Sedato, ed eranci Edili P. Subidio Pollione, e Sesto Parino Sereno. XXXI. Fu console, come accennato abbiamo nel seguente anno 31. Tiberio Augusto, e L. Elio Seiano, ed ai 9. di maggio furon surrogati in lor luogo Fausto Cornelio Sulla, e Sestedio Catullino. Fu poscia ad un di loro sostituito al primo di Luglio L. Fulcinio Trione, e finalmente, allorch si risolse Tiberio di tor la vita al decaduto dalla sua grazia gi potentissimo Seiano, al di lui amico Fulcinio Trione di per compagno nel consolato al primo di Ottobre Publio Memio Regolo, il quale ai 18. dello stesso mese recitato avendo in Senato le lettere dellImperadore contro di lui l pose in carcere, e fece morire. E perch niuna menzione si fa di lui n questa nostra Tavola, si argumenta a gran ragione leruditissimo Porporato essere stata scolpita dopo la di lui morte: ed io mimmagino aversi a credere, che in questi tempi appunto sia stata fatta, e sotto questo stesso Imperadore, nequali era vivissimo ancor lodio generalmente portato a Seiano, e specialmente da Tiberio, e perci nemen le colonie osaron di inciderne il nome ne loro marmi, il che non sarebbe s facile cosa a divisarsi nellimpero daltri principi. Erano intanto nostri Duunviri T. Oppio Procolo, e M. Stazio Flacco: Edili furon M. Atilio Florente, ed Aulo Cluvo Celere. XXXII. Nel susseguente anno 32. furon consoli Gneo Domizio Aenobarbo, e M. Furio Camillo Scriboniano; ed in luogo di questo secondo fu sostituito al primo di Luglio Aulo Vitellio, mentr eran Nolani Duunviri M. Valerio Postumo, e Q. Luceio Clemente, e nostri Edili C. Senzio Severo, e L. Ippilio Attico. XXXIII. Notati son qu finalmente i consoli dellanno 33. Servio Sulpicio Galba, e L. Sulla Felice; ma ci mancano i nostri magistrati, perch qua termina il frammento della nostra Tavola: e conchiuder con lAutore delle riferite Animadversioni al Pagi: Qui suffectos Consules aliis menfibus ab his, qui in lapide Nolano memorantur, substituun, erroris redarguuntur a Norifio.
Anni di G.C. XXIX.
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CAPO
VII
iacch niun dubbio aver si puote di quel, che scrisse lantichissimo non men che celebre Geografo Strabone, volli dir, che Nola fu prima di abitatori Greci, e poi di Greci mista, e di Romani: Prima, antiqua Nolanorum origo graeca, attica fuit, deinde miscela facta graecorum, latinorumque hominum Romana quoque habita est. Che Silla il Dittatore ricuper Nola di man de Sanniti, e trasport neconquistati Nolani campi la XLVII. Legione, come abbiam riferito nel capo antecedente, o senza fallo parte delle due Legioni, e che lImperadore Augusto, allorch di ben nuovo la costitu, dubitar non puossi, che molte delle romane famiglie venute sieno ad abitare in Nola, e particolarmente in quel suo quartiero, che perci molto verosimilmente Region Romana appellossi. Famiglie Romane in Nola. E se a considerar si prenda lamenit del suo sito, la temperie di questaria, la fecondit dei campi, e la fortezza egualmente, che la magnificenza di s antica, e s nobil Citt non vi far certamente, chi persuader non si voglia, che venute sienci a stare ben volentieri, ed a goderci, almeno per qualche stagione dellanno, le delizie di due fioritissime campagne delle cospicue famiglie di Roma. Degli Ottavi. Ed io per me non avrei molto di renitenza a credere, che annoverar fra queste si debba anche quella degli Ottavi, che giunse al sommo onore dellImperio nella persona di Ottaviano Augusto. E fama primieramente molto costante, e generale essere stata di questo gloriosissimo Imperadore una deliziosa villa nella settentrionale parte del Vesuvio, ove poi fabbricatasi unampia, e popolosa Terra da lui preso lillustre nome dOttaviano , sebben oggi volgarmente Ottaiano sappella . E non mal fondata opinione in secondo luogo, che abbia avuto in Nola il suo proprio palazzo questinclita famiglia, nel quale mor Ottavio il Padre, e nel quale, anzi nella di cui stessa camera mor dipoi l medesimo Imperadore: onde non senza ammirazione s ne scrisse nel I. libro degli Annali Cornelio Tacito: Multus hinc ipso de Augusto sermo plaerisque vana mirantibus: quod idem dies accepti quondam imperii princeps, vitae supremus: quod Nolae in domo, cubiculo, in quo Pater eius Octavius, vitam finisset. Cui aggiugne con molta franchezza il Duiacio nelle Note al lib. IX. e Capo XXVIII. di T. Livio esserci non pur morto, ma nato eziando: Nola Urbs perantiqua a Calcedonibus, vel a Tuscis in regione campestri sita, ubi natus, mortuusque Augustus. Nascita di Augusto. Or se vero fosse, che Ottavio il Padre dimorasse in Nola con sua moglie nellanno 691. dalla fondazione di Roma, allorch gli nacque a i 23. di Settembre, come pruova gi il pi volte lodato Cardinal Noris nelle sepolcrari pisane iscrizioni, il suo gran figlio, che poi fu detto dal nome di suo padre adottivo Cesare Ottaviano Augusto, sar stata questa certamente una delle pi antiche famiglie venute in Nola fin dal tempo, che fu costituita colonia da Silla: se pur non fosse ancora qualcheduna delle antichissime famiglie Nolane, che poi cotanto si segnalasse in Roma, ove si sa, che non era dellantiche. Sua morte. Ma che di ci siasi! segli vero, che fin dallanno 691. anzi prima ancora pi che verosimilmente viveva in Nola Ottavio il Padre, ci fece soggiorno negli ultimi anni della sua vita, e lasciocci le mortali sue spoglie; e se finalmente nellanno 777. che fu il XIV. dellera Cristiana, ci spir nella medesima stanza, nonch nello stesso palagio il di lui Figlio Imperadore, non avrem noi una pi che probabil ripruova per rettamente
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divisarci, che una delle famiglie dimoranti in Nola, si fosse quella dellImperadore Ottaviano? Anzi, diciam di pi; non era egli venuto in Campagna per testimonianza di Velleio Paterclo Autor di que tempi per aver fiorito sotto di lui successore Tiberio per godere degli spettacoli, che preparati gli avean i Napoletani, e non gi li Nolani certaminis ludicro, quod eius honori sacratum a Neapolitanis est? E pervenuto infermo a Benevento, perch invece di seguitar per lusata via Appia il suo viaggio a Capoa, e quindi a Napoli, comera stato il suo primiero intendimento: quando fu verisimilmente ad Arienzo, lasci da parte Capoa la Capital della Campagna, non si cur pi di Napoli, overa aspettato, e volt di ripente verso Nola, se non se trattovi da un genio particolare, dallamor di sua casa, e dal desiderio di morir nellalbergo, ov eran altri de suoi Maggior trapassati? Dei Mari. Ci fu similmente la famiglia deMari, tra quelli C. Mario, che fu sette volte console in Roma, diede, siccome fama, il nome di Mariano al suo luogo di delizie, chor Marigliano sappella; e Gneio Mario suo figlio, che fu parimenti console nellanno 671. mor n Nola; e fu riposto in sontuoso marmoreo sepolcro, la dove fu poi eretta una chiesa or quasi distrutta in onor di S. Anna. Era questo tumulo di ben lavorato marmo, ed eretto su quattro marmoree colonne. Fu cavato di sotterra nel 1637. come ci racconta qual testimonio di veduta il Canonico Tesorier Ferrari n una sua lettera, che si conserva nella sacrestia di S. Vito di Marigliano, e di questa terra favellando ne parleremo pi distintamente. Fu comperata lurna dal Cavalier Gerosolimitano F. Alessandro Mastrilli, e le colonne da Padri Camandolesi di Nola, e non rimasta nella citt, che la sepolcrale iscrizione da me veduta anche in questanno 1747. gettata malamente in una strada presso la memorata chiesa, come dice il Muratori nel suo Tesoro alla pag. MDCCVIII. bench ora sia destinata al museo del nuovo seminario: ed questa, ove non manca, che qualche lettera nella prima linea. XXXIV. GN. MARIUS. C. F. GA... HEIC. SITUS. EST. IN FRONT. LONG. PED. XII. IN. AGR. LATUM. PED. X. E opinion similmente della maggior parte denostri scrittori, che abitassero in Nola i deci, e che il Casal di Quindici da Latini detto Quindecium abbia preso il suo nome da Quinto Decio: ci fossero i Fabi, onde prendesse la sua denominazione il Casal di Fabiao, or Faivano: i pompei, onde fu chiamato Pompeiano il presente Pomigliano darco: i Sabini, che dierono il lor cognome a Sabiniano, or Saviano: i Pinci, da quali l luogo, ov presentemente Cimitile, fu gi denominato in Pincis: i Giovi, che dierono il titolo alla Regione Giovia: i Procoli, de quali abbiam veduto nella su riferita Tavola de nostri Municipali stati Sesto Apronio tragli Edili Nolani. DeCorneli, De Gianuari. DeCrneli, De Gianuari, e daltri molti ne troverem copiose notizie nelle seguenti iscrizioni, e particolarmente nelle sepolcrali, che son quelle, che maggiormente ce ne assicurano; e qui soggiungerem solamente, che anche i Longini, de quali abbiam veduti nellantecedente tavola deMagistrati Nolani due consoli fin dallanno 30. in Roma, abitaron anche in Nola, e di un di loro si vede anche oggid questo marmo, che or serve di foglia alla porta del Convento de Padri Riformati di S. Angelo:
De Deci, De Fabi, De Pompei, De Sabini, De Pinci, De Giovi, De Propoli. 44
XXXV. T. FLAMINIUS. T. F. LONGINUS D. S. P. F. C. Che poi soliti fossero ad abitare in Nola alcuni deConsolari della Campagna, ne si rende verisimile al maggior segno dagli atti denostri SS. Martiri, ed oltre ogni question sicurissimo dallopere del nostro gran Vescovo S. Paolino, e da qualche ancora nostro marmo: comech pre altro rivocar non si voglia in dubbio, che Capital della Campagna sia stata mai sempre la citt di Capoa. Non eran per costretti i proconsoli, sotto il qual nome in questo luogo intendo tutti coloro, chebbero il supremo governo di questa nostra Provincia, con qualunque titolo destinati ci fossero, come vedrem con ogni chiarezza necapi seguenti, non eran, dissi, costretti a farin Capoa residenza, o tenervi il pubblico tribunale, ma restava in loro arbitrio lalzarlo in qualche altra citt delle principali di lor giurisdizione: Ergo Consolaribus, esclama francamente nella X. Dissertazione sugli ultimi Natali di S. Paolino leruditissimo Muratori, liberum fuisse arbitror ea in civitate permanere, quae sibi placeret, modo intra Provinciae sibi statutae limites detinerentur. Il che era stato anche prima avvertito dal Panvinio della citt di Roma discorrendo, dal Panciroli nelle Notizie delluno, e laltro imperio, e da moltaltri. Marciano. E celebre tra di noi sin dal primo secolo della nostra redenzione il Preside Marciano, il quale per ben due volte essendo venuto al governo di questa nostra Campagna se nella prima carcerare il giovinetto, e gi molto celebre per santit, e miracoli S. Felice, che fu poscia un de pi memorevoli SS. Vescovi di Nola, e nella seconda il fe carcerar di bel nuovo, qua lo condann a molti spietatissimi tormenti, ed in fine alla morte; e preso dallamenit di s dilettosa Campagna, segli vero,che ne racconta unantichissima tradizione, fabbric nobil palagio, e vaghissima villa sul vicin colle, e l dove da lui credesi aver preso il nome, che ancor si serba di Casamarciano, quel villaggio, che v di presente. Leonzio. Sul principio del IV. secolo alz qui tribunale diniquit il Proconsolo Leonzio, qui fe tormentare con incredibil fierezza, e troncare a colpi di spade le spade le sacre teste alle tre nostre SS. VV. e MM. Archelaa, Tecla, e Susanna. Fabiano. Pi distintamente ancora abbiam negli atti del gran Vescovo, e Martire, e principal Protettore di questo Regno S. Gennaro, che Gneio Draconzio, come leggiamo in quelli ati alla luce da Monsignor Falcone, successor di Fabiano sen venne a dirittura al proconsolar tribunale in Nola, ove creder perci dobbiamo, che tenuto lo avesse almeno il suo Predecessore; che qua trasmessi gli furono i processi di dodici cristiani fatti dai magistrati di Benevento; e che Egli ordin, che qua portati gli fossero, qua li condann, e qua li fece decapitare. Timoteo. A costui successe Timoteo, e parimente diritto sen venne a Nola; e qua pien di perfido talento contro deFedeli sal sul tribunale, e chiese ai ministri del medesimo i processi gi fatti contro de cristiani dai suoi antecessori, che gli furon subito recati: argumento evidentissimo, che avean qui tenuto corte i passati Proconsoli, che qua erano i di loro ministri, qua eransi fatti i mentovati processi, e qua si conservavano. Similmente nellanno 305. fu mandato qua dallImperadore al Proconsole S. Felice Vescovo di Tubizzaca in Africa, qua fu giudicato, e qua gli fu troncata la sacra testa, come distintamente racconteremo nel III. libro. Ed ecco una continuata successione di molti
Proconsoli in Nola. 45
Campani Proconsoli nella residenza, e nel tribunale di Nola: onde ne fece argumentare, che anche tra gli antecessori, e successori di questi non pochi altri si fossero, i quali scegliessero per loro fede questa nostra citt, ov ebbero i primi tutto il comodo di far barbari, e numerosi scempi deCristiani negli anni della persecuzioni negli anfiteatri, e nelle fornaci; e per dir vero in niunaltra citt di questa nostra provincia si legge essersi sparso quel sangue de fedeli, che tutti confessan versato a rivi sul territorio nolano: e vebbero i posteriori l piacere di stare in una non men nobile, che popolosa colonia de Romani, e dilettevolissima pianura. Tra questi io mimmagino, che annoverar si debbano giustamente quegli altri consolari, de quali abbiamo delle speciose memorie nenostri marmi, e veggiam aver avuta particolar cura di render Nola e pi magnifica, e pi adorna; il che altrimenti sembrerebbe appena possibile il divisarsi in persone, che di nazione forestiere essendo non ci avessero almeno avuto per qualche tempo ad abitare. Barbario Pompeiano. Diciamo adunque, che Barbario Pompeiano uom chiarissimo, e nostro Campano Consolare fece anchei la sua residenza in Nola, e scorgendo questa bella citt con le strade non selciate fece venir le pietre tagliate da i vicini monti per lastricarla tutta, e nobilmente abbellirla, come ci si fa manifesto della sua marmorea iscrizione, che riporterem nel Capo XLIII. S. Paolino. Sappiam di certo in secondo luogo, che il nostro S. Paolino fece lastricar la strada, che da Nola conduce al Cimiterio, nel tempo, chei qua fece la sua proconsolar residenza. Ortensio. Diciam similmente che mentre qua faceva soggiorno il consololare Ortensio procur, che l nolano senato consecrasse allImperadore Costantino nobilissima statua equestre, ed ei la dedic, come vedasi nella LVI. iscrizion: e che Nerazio Scopio parimenti nel tempo del suo governo ereger qua fece una qualche maestosa mole, che riuscir potesse di lustro, e di splendore ad una citt per altro s celebre, e s magnifica, come vedremo nella LV. tra liscrizioni del Capo IX. Ed oh se non fosse avvenuto quel purtroppo miserevole scempio di tante, e tante altre delle marmoree nostre lapidi, che abbiam purtroppo ragionevol motivo di compiangere, avrem molto pi ampio campo da far veder, quali, e quanti sieno stati i proconsoli della Campagna, che hanno fatto in Nola soggiorno, e residenza! E con quanto di ragione prendiam ora qui a trattar particolarmente de medesimi con la speranza di tesserne un catalogo pi numeroso, pi corretto, e pi ben provato, di quanti se ne sono infino ad ora veduti: sebben rester luogo ad altri di poterlo accrescere, se non di compirlo.
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Ebbene, siccome accennato fu, la nostra Campagna or pi vasti, or pi ristretti i suoi confini, e per maggior chiarezza ne daremora una pi distinta notizia. Tralasciando nulladimanco per brevit di ricordare, quali fossero i vari tempi or pi ampli, ed ora meno i termini dItalia, direm solamente col dottissimo Panvinio nel secondo libro dellantichit Veronesi, che nel tempo di Cesare Augusto era determinata, e cinta lItalia dallAlpi per una parte, e per laltra due mari Tirreno, ed Adriatico, e da lui fu divisa in XI. Diocesi, o Nazioni, la prima delle quali dal Tevere fino al fiume Sarno estendendosi conteneva il Lazio antico infino al monte Circeo, o Gaeta, il Lazio nuovo di qua infino al fiume Liri, o Garigliano, e tutta la Campagna. Divisione di Adriano. Fu poi lImperadore Adriano, che una nuova division facendo di tutto il Romano Impero distinse lItalia in XVII. Diocesi, le prime otto delle quali, come le pi cospicue, ed illustri furon date in governo a persone le pi ragguardevoli, ed accreditate in Roma, per lo pi a quelle, che avean di fresco gloriosamente finito il consolato, e non rade volte ancora ad altri pur degnissimi personaggi, i quali, bench non fosser mai stati consoli, pur dalle provincie, che consolari erano, il titolo di consolari prendevano. Provincie Consolari. Conciossiecosach siccome in dubbio rivocar non puote, che molti dessi furon veramente consoli, cos molto meno negar si pu, che non pochi di loro non fossero giammai. Certe consulares riflette egregiamente al suo solito il Muratori nella X. Dissertazione, non pauci fuere, quibus numquam consulatum gerere contigit. Or furono le accennate otto Diocesi, che senzentrare nelle varie difficolt, che qui muover soglion itroppi accurati Critici, noi diciam fatte da Adriano Augusto, secondo le rapporta il citato Veronese Autore: I. Venezia, ed Istria, II. Emilia, III. Liguria, IV. Flaminia e Piceno, V. Toscana, ed Umbria, VI. Piceno subburbicario, VII. Campagna, VIII. Sicilia. E per esser queste riputate nobilissime sovra tutte era destinate al lor governo, com detto, persone consolari, le quali a simiglianza deconsoli romani avean lonore dei fasci bench di sei solamente, e non dodici, come i consoli, ed avean lautorit suprema del sangue, e della vita dei lor popoli, sebben con qualche restrizione. E senza uscir fuor di questa nostra nolana storia nabbiam una sicurissima pruova nel Natale di S. Paolino, ove dopo essersi discaricato de proconsolari fasci della Campagna rende grazie a S. Felice per non aver macchiata dunan sangue lautorevole sua secure al ver. 342.
ERGO UBI BIS TERNO DITIONIS FASCE LEVATUS, DEPOSUI NULLA MACULATAM CAEDE SECURIM EC. E come Legati degli Imperadori nellassegnate lor province riconoscevan tutte quelle cause, che da consoli, da prefetti, e da pretori, si giudicavano in Roma. E finalmente,sebbeneran inferiori al Romano prefetto, avean nulladimeno mille prerogative sovra de Correttori le due seguenti province, una delle quali conteneva la Puglia, e la Calabria, e laltra il Sannio, ed i Bruzi; e Presidiali eran dette le altre sette, perch da presidi governate. Non per s general questa regola, come talun si dato a credere, che non sia stata pi volte, qualunque ne fosse la cagione, variata.
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La prima volta, scrive nella sua molto erudita, e sommamente commendevolOpera della Via Appia Francesco Maria Pratilli, che nellamministrazione della giustizia si deputassero alcuni nobili pi rinomati, e pi scelti sotto il nome di proconsoli per le province dItalia, e fuori, fu sotto lImperio dOttaviano Augusto, il quale nel nuovo piano, che ne fece, volle ritenere per quelle del popolo lantico nome, e per le riserbate a se introdurre quello deLegati di Cesare: ma non ebbero costoro titolo, e preminenza di consolari, come credette il Panciroli, el Salmasio, forse perch non osserv, che sin dallanno di Roma 719. fu mandato C. Sosio Legato de Triunviri col titolo di proconsolo in Giudea, nella seguente iscrizione:
Pratilli lodato, proconsoli da qual tempo.
XXX. C. SOSIUS. C. F. T. N. PROCOS. EX. IUDEA. AN. DCCXIX. III. NONAS. SEPTEMBER. che potea veder nel capo V. della II. Dissertazione su Cenotassi Pisani del dottissimo Cardinal Noris, ove egregiamente soggiunge: Hinc constat Legatos Antoni, ac Caesaris Triunvirorum Proconsules appellatos, quod cum imperio proconsulari provinciis ab iisdem praeficerentur. E che prima ancora dellImperadore Adriano mandati fossero i Legati con podest consolare, non ci lascia luogo a dubitarne questaltra riportata dallo stesso eminentissimo scrittore alla pag. CLII. dellantichit Veronesi: XXXVII. C. PLINIUS. C. F. C. N. CAECILIUS. SECUNDUS. COS. AUG. LEGAT. PRO. PRAET. PROVINC. PONT. CONSULARI. PO TESTATE. IN. EAM. PROVINCIAM. AB IMP. CAESARE. NERVA. TRAIANO AUG. GERMANICO. MISSUS
Or la nostra Campagna, di cui ne sappartiene il ragionare al presente, ebbe anchessa nediversi tempi variet di confini. Si distese alcuna volta dal territorio Romano infino al fiume Sele nella Lucania, e dilatando per altra parte i suoi termini nfino allEquo Tutico, oggi appellato Ariano, comprendeva anche in se Benevento; e perci, come accennato abbiamo, al consolar si Campagna in Nola furono mandati da quella citt pi Beneventani Santi per esser condannati al martirio; e perci nel Concilio di Sardica nellanno 347. congregato sottoscritto; Januarius a Campania de Beneventuo giusta luso, chebbero i Vescovi n que secoli di soscriversi col nome della s propria episcopale citt, che della provincia in cui erano.
Confini della Campagna.
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Fu per tutto ci, che detto abbiam, e per altri innumerevoli speciosissimi pregi, che riferendo andremo, a ragion poi detta felice Campagna questa nostra, ed una delle pi ragguardevoli provincie dItalia: e perci leggiam nella storia Civil Napoletana, al suo governo non furon mandati Correttori, o Presidi, ma Consolari; e fu tanta la stima, e l grado di questi presso glImperadori, che sovente venivan loro indirizzate molte costituzioni mperiali. Consolari della Campagna. Anzich i consolari della Campagna furono in tanta stima, e pregio, che come veder si pu nella Notizia dellImperio occidentale, alla di loro somiglianza ricevean tutti gli altri consolari l loro uffizio, furono, egli vero, pregiatissimi i Consolari della Campagna, ma non ne furono solo essi soli destinati al governo; poich abbiam non pochi Correttori, e tralasciando eziando i pi moderni Giudici, e Duci ec. abbiam Prefetti antichissimi, ed abbiam Presidi, che in vari tempi, ed interrottamente ne furono governatori, dequali ne addurremo alcuni, di cui ne si serba irrefragabil contezza nellantiche iscrizioni, che ci son venute alle mani. Prefetti della Campagna, L. Bebio. E per cominciar da prefetti un ne fu Lucio Bebio Cominio sin dal tempo di Nerva Imperadore per la certissima testimonianza, che ce ne rende questo marmo nel Ligorio, e nel Muratori alla pag. MCXII.
Giannone censurato.
XXXVIII. L. BAEBIO. L. F. GALER. COMINIO. MIN......... PRAEF. FABR. PRAEF. AERARI. S. PRAEF. CAMPANIAE. ET. APULIAE. PROC. XX. HAEREDITAT. PROC. FISCI. IUDAICI. PROC. HAER. CADUCOR. PROC. VEHICULOR. PER. ITALIAM. AB. IMP. CAES. NERVA. AUG. PROPR. AFRICAE. ET. AEGIPTI. CUR. VIARUM. STERNENDARUM. PATRO NO. COLONIAE. HV. STAT. AENEAM. S. P. Q. N. D. D. D. Ma veniamo ai promessi Correttori, e veggiam, con quanto di ragione il non men accurato, che dotto canonico Mazzocchi molto meglio, che lautor della storia Civil Napoletana, abbia scritto delle note ai nuovi atti di S. Gennaro dati in luce nel primo tomo del suo Commentario al Calendario di Napoli, che: quamvis Campaniae Rectoribus ab Hadriano institutis peculiare Consularium nomen ab eodem inditum fuerit Spartiano teste in Hadriano, at sequentibus temporibus iidem Rectores in lapidibus, etiam interdum Proconsules, non raro Correctores nuncupantur. E pu dirsi anche senza tutte queste restrizioni; poich molti furono proconsoli, e molti i correttori, e se ne ha contezza anche nel secolo dopo lImperadore Adriano. Tetrico. E da parte per or lasciando i proconsoli, de quali non fa parola il citato Storico, non abbiam noi n Tribellio Pollione nelle vite deXXX. Tiranni, che vinto nelle Gallie Tetrico implor la clemenza del vincitore Aureliano, e da lui fu verso gli anni 272. creato Correttor della Campagna, e dellItalia?
Correttori, Mazzocchi lodato. 49
E se pur taluno volesse aver dubbiezza di questo racconto, negar non potrebbe certamente, che verso il fin di questo secolo lo fosse Postumio Tiziano, di cui ci rapporta il Grutero alla pag. CCCCLIX. questiscrizione:
Postumo Tiziano.
XXXIX. T. FL. POSTUMIO. TITIANO. V. COS. PROCOS. PROV. AFRICAE. COS. AQUARUM. ET. MINICIAE. COR. ITALIE. TRANSPADANAE COR. CAMPANIE................... COGNOSCENTI. VICE. SACRA P. K. Q. K. PONT. DEI. SOLIS. AUGURI. ORATORI. PRONEPOTI. ET SECTATORI. M. POSTUMI. FESTI. ORAT. T. AELIUS. POEMENIUS. V. C. SUFFRAG EIUS. AD. PROC. AQUARUM. PROMOTUS PATRONO. PRAESTANTISSIMO.
Rufio Volusiano. Verso il principio del IV. secolo fu correttore della Campagna Rufio Volusiano, e ce ne assicura un marmo riportato nel primo libro dal Capaccio, e nellAppendice alla pag. MXXIII. dal Reinesio, in cui si legge:
XL. RUFIO. VOLUSIANO V. C. CORRECTORI. CAM PANIAE E non molto pi tardi di questo tempo il sar stato quel M. Aurelio Viridiano, che protettore essendo deNolani dedic in Nola a Cerere Augusta qualche sontuoso monumento con liscrizione, che nel Capo XI. riporteremo al N. LXXVIII. Il fu parimente C. Vezio Cossinio Rufino, di cui si vede in Atina nel Contado di Aquino per relazione del P. Buonaventura Tauleri nelle Memorie storiche di quellantica citt la seguente iscrizione dal gi lodato Pratilli s corretta alla pag. CCCLXXIII.
M. Aurelio Viridiano, Cossinio Rufino.
XLI. C. VETTIO. COSSINIO. RUFINO. C. V. PRAEFECTO. URBI. COMITI. IN CONSISTOR. CORR. CAMP. CORR. TUSCIAE. ET. UMBRIAE. CORRECT. VENITIAE. ET. HISTRIAE. CUR. ALUEI DELLA CAMPAGNA. LIBRO I. CAPO. VIII.
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TIBERIS. ET. CLOACAR. SACRAE. URB. CUR. VIAE. FLAMINIAE. PROC. PRO VINCIAE. ACHAIAE. SORTITO. PONTIF. DEI. SOLIS. AUGURI. MIN. PALATINO. ORDO. POPULUSQ. ATINAS. QUOD. IN. CORRECTURA EIUS. QUAE. SEIUSS. TIRANNID. INCURREAT NULLAM. INIURIAM. SUSTINUERIT PATRONO. DICATISSIMO
Pmpeo Faostino. Dopo lanno 323. nel qual fu dichiarato Cesare Costanzo, fu Correttor della Campagna Pompeo Faostino; e nabbiam certa pruova in un marmo in forma di colonna presso le carceri vescovili di Tiano gi riportato dallAbate Paciucchelli, e s corretto dal Pratilli alla pag. CCXXXIV.
XLII. FLAVIO. VARERIO. CON STANTIO. NOBILISS. CAESARI RESP. TEANENSIUM. DE DICANT. POMPEO. FAUSTINO V. C. CORR. CAMPAN. ET Q. GALLICANO. V. CC. VI. NUMINI. MAIESTATIQ. EORUM. DICATISSIMIS. Il fu parimente Mamiliano Crispino, e ce ne fa incontrastabil fede un marmo, che ancor si vede in Sessa con la seguente iscrizione gi data in luce dal Grutero alla pag. MXXXVII. ed ultimamente corretta dal lodato Pratilli alla pag. CCXXIII. dalla quale anche si pruova, che compiuto s onorevole uffizione conservavan perpetua rimembranza col titolo di Escorrettori.
Mamiliano Crispino.
XLIII. L. MAMILIANO. LICINIANO. V. C. FILIO. MAMILIANI. LIVIANI. V. P. EX COR. BRUT. NEPOTI. MAMILIANI. CRI. SPINI. EXCOR. CAMP. PRONEPOTI MAMILIANI. MAXIMI. V. P. EXON AB. ORIGINE. PATRONO. OMNIBUS HONORIB. MUNERIBUSQ. INNOCENTER IN. PATRIA. SUA. FUNCTO. CUMULANTI DIGNITATE. ORIGINIS. SUAE. NUNC OBLATO. EIDEM. DECRETO. AMORE ET. BENEFICIIS. DEVINCTI.
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ORDO. POPVLVSQ. SVESSANVS STATVAM. AD. PERENNE. TESTI MONIVM. PONENDAM. CENSVER. L. D. D. D. Ecco similmente un Preside, sebben dopo la met del VI. Secolo sotto limperio di Giustiniano, la di cu iscrizione fu, non gran tempo, ritrovata presso le rovine della distrutta Citt di Cuma, e data alla luce dal gi pi volte commendato Pratili alla pag. CCCLXXXI ed di Flavio Nonio Erasto.
Preside della Campagna Nonio Crasso
XLIV.
M.. . FL. NOVIVS. ERASTVS V. P. PRAEF. CLASSM. MARIT. COMES. S. II. PREAES. COMPAN. TVRRES. VRB. MVROS. ET. PORT. REFECIT.
I pi celebri per, e quelli, che allo pi spesso erano destinati daglImperadori al governo di quella nostra Provincia, furono i Consolari : e qual si fosse la di lor dignit,non sol ne si rende manifesta dalla suprema autorit, e decorosissime insegne, che, com detto, avevano, ma puranche dal di loro simbolo, che come si pu vedere nella Consolari Notizia delluno, e dallaltro Imperio, era unampio, e maestoso foglio, in cui siede una Donna rappresentante la nostra Campagna, dal cui omero destro scende obliquamente sul petto al sinistro fianco una fascia: tiene con la sinistra lo scudo appoggiato in terra, ed alza con la destra una lungasta, dalla cui cima pende una tabella, ov scritto: CAMPANIA: A nudi i piedi, bianca la veste, e verde il manto. A sul capo un rotondo scoprimento con sollevati merli; i le sta al diestro fianco un tavolino da bianco tapeto ricoperto, sul qual un libro, in cui nulla scritto. Con tutto questo per non pu negarsi, che non fossero ancor molte volte mandati ad amministrare la giustizia in questa nostra Provincia de Proconsoli; ne ci lascian luogo a muoverne controversia non poche iscrizioni, che addurremo nel Capo Proconsoli seguente, un la XLVIII. in cui si legge. L. ANNIVS. L.F. POMPEIANVS, PROCOS. CAMPAN. laltra la LIV. di Petronio Probiano col titolo PROCOS. PROVINCIAE. KAMP. la terza la LXXV. di Marco Calidio PROCOS. CAMP. Anzi poi a confonder si vennero questi titoli n guisa, che non solamente pi non si osserva quella differenza, che era forse tra di loro nel principio, ma trovo, che si dava indifferentemente e lun titolo, e laltro al Personaggio medesimo, come avvenne certamente fragli altri ad Anicio Achenio Basso, il qual chiamato Consolar della Campagna nelliscrizione, che al N. LXIX. Del Capo seguente riporteremo, ed Proconsole appellato in questa della pag. CCCXCV. del Reinesio. ANICIO, AVCHENIO. BASSO V.C.QVASTORI. CANDIDATO UNO. EODEMQUE. TEMPORE PRETORI. TVTELARI PRAEFECTO. VRBI.
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XVL.
Son pertanto io di parere non potersi fissar veruna regola per li titoli di coloro, che anno avuto il supremo comando della Campagna: e quantunque Adriano abbia loro assegnato quello di Consolari, io non dubito essersi di poi variati ben sovente a capriccio deglImperadori, che li mandavano, e perci troviamo, e Consolari, e Proconsolati, e Correttori, e Presidi ec. E perch Augusto in dividendosi col Popolo le Provincie nomin Proconsolati quelle, che ad esso lasci, e Propretorie laltre, che per se ritennesi; fed in Italia, inquit Dio libro LIII. scrive il Panciroli, Praetoris, Consulis nomen servavic, Provinciis vero Praefectis nomina dedit, quae illorum loco esse significant, id Proprietari est Proconsules, Propraetors appellavit. Abbiam ancora de Propretori della nostra Campagna. Una fra questi si fu quel Marco Cilone, di cui si vede questa bench da un canto spezzata iscrizione in Avella, nella quale lV.C. Signor D. Marco Mondi non men per lo singolar possesso, che delle lingue italiana, latina, e greca, delle quali dar quanto prima un gran saggio al mondo nelledizion, che sar delle Note, ed Aggiunta molto copiosa al Vocabolario della Crusca, e dellOpera del Comenio col titolo I.A. COMENII INVIA. LINGVARVM Cum GRECA. SIMONII Versione M. MVNDIVS. Auxit, atque ITALICAM. Apposuit. che celebre per la sua pellegrina vastissima erudizione scoperto per lo primo la signit del Propretore della Campagna, e vi ha fatte altre bellissime riflessioni, che della Citt dAvella ragionando riporteremo : . M. PROPR. PVBLICE . O.T.F. SER. CILONI ......... AMPRA. ET. PISCINAM ..... ET. DVOVIR. ITER. QVINQ. .......... SVA. PECVNIA. AEDIFICAND. .. RAVIT .. AM. COLONEI. ET. INCOLAE. ... DE CORRETTORI, PREFETTI. ECC.
XLVI.
Fra quanti affaticati si sono per laddietro a trar dallombre della pi fosca antichit i gloriosi nomi di Coloro, chebbero in governo la nostra felice Campagna, quello, a cui era riuscito, allorchio composi questo primo tomo, di provarne il maggior numero, era stato Domenico Giorni nella storica Esercitazione dellantiche Metropoli dItalia: e perch potevam noi di leggieri accrescere il da lui tessutore Catalogo, e molto ben noi si conveniva, che stiam trattando di una Citt, che vanta fra suoi Vescovi S Paolino , il quale dopo essere stato Console in Roma ebbe in proconsolar governo questa Provincia; ed in cui bene spesso fecer residenza i Consolari Campani, e ci coronaron del martirio innumerevoli SS. Martiri: in cui fecer essi delle memorande pruove della magnificenza romana, e ci si veggon anchoggi delle speciose iscrizioni ad essi consacrate, ritutammo ben opportuna cosa il tesserne un nuovo, e pi copioso Catalogo. Tanto pi che avendone veduta nella vita
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di S. Gennaro scritta dal celebre Niccol-Carminio Falcone oggi degnissimo Arcivescovo di Falcone S. Severina a una pi numerosa serie sebben accennata solamente ne nomi ci Lodato si accese molto pi il gi vivissimo desiderio, che ne avevam conceputo. Ci posimo pertanto seriosamente allimpresa, e ne ordinammo quel Catalogo, che nel seguente Capo riporteremo. Ci prevenne per con la stampa in questa stessa idea il gi di sovente commendato Pratili nel V. capo del III. libro della sua faticosissima Via Appia con altro Catalogo, nel quale, sebben per verit ne ritrovati taluni, che a mia cognizione non eran pervenuti, de quale ne dar tutto il dovuto merito a suo luogo al primier Discovritore per la pi parte non per son gli stessi, che quegli, i quali io aveva in vari Autori, e principalmente ne Raccoglitori discrizioni, negli Scrittori di questo Regno, e ne nostri Nolani, o forestieri marmi rinvenuti, ed eran gi stati n nuova Serie da me disposti, ed in gran parte nominati sono in quella del Falcone l, dove scrisse Alla norte di Tomoteo Consolar della Campagna avevamo raccolti XXXVI. Consolari, Correttori, e Proconsoli di Campagna. Era cosa di genio con una continuata serie quasi da Augusto sino a Maurizio Imperadore ec.. E perch ci nullostante alcuni altri io ne aveva trovati, che sfuggiti son dalle diligenti ricerche de riferiti dottissimi Scrittori, ed altri ne possiam disporre in pi adatto luogo, anzich levar questi due Capi, come inutili, abbiam creduto esser duopo lasciarli, come pi necessari, e pi compiutamente rifarli. E per non defraudare del meritato onore verun di coloro, che ci anno prevenuto, noteremo al margine di ciadcudun Consolare, chi di lor fa mezione nel suo Catalogo, e per maggior brevit segneremo la Storia Civil Napoletana con queste due lettere S-C con F. il Falcone, con G. il Giorni, e con P. il Pratilli. Comincia lultimo di questi l suo Catalogo dicendo; che il primo Consolare della Campania fu, come ognun sa, lImperadore Antonino Pio creato da Adriano circa gli anni del Signore 125 o 126. quantunque il Falcone gliene avesse posti avanti tra altari, e sono Massimo, Memmio Rufo, e Leonzio: ma perch questo niuna pruova ne adduce, gli aver quel trasandati. Fu lImperadore Adriano, che divise lItalia quattro primarie consolari Diocesi, una delle quali era la nostra Campagna: quatuor Consulares per Italiana Judices constituit, ce lo attesta Spaziano nel Capo XXII. sebbenaltri come di sopra detto, scrivono, che in otto la dividesse. Non per chiaro del pari, ne che il primo Con solare, che qua spedisse, Antonino si fosse, ne che prima di Adriano niun dessi ne fosse venuto al governo: ed certissimo, che anche prima di questo Imperadore eran mandati illustri Personaggi, con qualunque titolo chiamar si debbano, ad amministrar la giustizia in questa nostra s vasta, e popolosa Provincia dagli stessi Imperatori, come abbiam pocanzi veduto essere stato fatto Prefetto della Campagna da Nerva sul fin del I. secolo L. Bebio Cominio Uom chiarissimo per tutte le gran cariche da lui sostenute, e su smemorate nella XXXVIII. Iscrizione. Tal sar stato parimente quel Marciano, che pone il Pratilli fra Consolari alla pag. CCCLXXVII. dicendo In Nola altres era in que tempi Preside della Marciano Campagna Marciano, siccome ricavsi dagli Atti di S. Felice Vescovo d Nolano, e Martire a i 15. Novembre nel Martirologio, nel Ferrario, e in altri. E qui prima di passar oltre fa di mestiere sciogliere alcune difficolt, che in questa Serie si ncontrano. Sotto la crudel persecuzione, Ei dice, mossa contro de Cristiani daglImperadori Diocleziano, e Massimiano, che dagli Scrittori vien chiamata la decima, e la pi terribile cominciata nel 297. e rinnovata sotto Massenzio nel 309. furono nella nostra Campania varj Presidi, Proconsoli,e Prefetti, i nomi de quali vengono registrati negli Atti de SS. Martiri di quel tempo in questa medesima Provincia ed annovera fra questi l
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nostro primo Vescovo S. Felice con una opinione del tutto singolare, posciach fra coloro, che anno scritto di questo nostro Santo, niun v, che ponga il di lui martire pi tardi dellanno 264. e perci molto prima, che assunti fossero al foglio i mentovati Imperadori. Ma doppoich leruditissimo Muratori nella XIV. Dissertazione su li Poemi di S. Paolino prov non potersi a verun patto pi sostenere la volgare opinione, che stabilito aveva il tempo del martirio di questo nostro Santo verso la met del III, secolo,ed aversi a trasportar de secoli addietro, come speriam di provar quanto prima ad evidenzia: e che s saggio di lui pensiero ebbe lapplauso, non che lapprovazione de Bollandisti, e degli Eruditi tutti, si fatto manifesto esser Martire il nostro S. Felice pi verisimilmente del primo secolo, che non del secondo, non che del terzo: bench negli Atti di questo Santo, che leggonsi nel MS. Breviario Nolano, di cui pi volte ragioneremo, ed in quelli, che copiati sono nel MS. Nolano, che si conserva nella celebre Biblioteca de Padri dellOratorio di Napoli col titolo: DE LA VITA DE LI CINQUE VESCOVI MARTIRI, CONFESSORI, E PROTETTORI DE LA ILLUSTRE CITTA DI NOLA RACCOLTA DA DIVERSI GRAVISSIMI SCRITTORI, ET RADVTTA IN LINGUA COMUNE A TVTTI, nulla affatto vi sia, che indicar ne possa il tempo del suo passaggio allempireo, e se in quelli, che stampati furono nelluffizio del nostro Santo primo Vescovo, e van mss. per le mani di molti, si legge in fine: Hic beatissimus Felix septimum, vigesimum agens annum extremum diem obiit a Christi vero incarnatione ducentis sexaginta quatuer annis rgnante Valeriano Imperatore, sub quo octava in Christianus persecutio facta est duobus annis, ognun vede, quanti errori qua sieno contro la storia, e perci mi lusingo, che non sia per durar gran fatica a persuadersi meco, che questa sia stata una giunta fatta nei pi moderni tempi agli Atti antichi, come proveremo a suo luogo; ed ancorch talun sostener la volesse, non trasportan questi la passion di S.Felice oltre dellottava persecuzione di Valeriano; e perci non pu mai divisarli, che Marciano il barbaro di lui persecutore fosse Preside della Campagna nella X. persecuzione di Diocleziano, e Massimiano: onde noi alla fin del primo secolo, ove collocato lavevamo, il lasceremo. Negli Atti de SS. Nicandro, e Marciano, la qual da tutti gli altri detta Marciano, Egli scrisse il lodato Autore immediatamente avanti al nostro S. Felice pur della stessa X. persecuzione intendendo a i 17 Giugno abbiamo espresso un Prefetto della Campania per nome Massimo, che risedeva nella parte settentrionale della Provincia, cio Atina, Cassino e Venafro, forse per aver letto nel Romano Martirologio: Apud Venafrum SS.MM. Nicandri, e Marciani, qui in persecutione Maximiani capite caesi sunt. Come che per altro gi discoperto avesse questerrore tra gli altri lUghelli ne Vescovi di Atina sul principio: Passi sunt, dicendo, sacrati Christi Martyres sub Maximo Praeside Campaniae imperante Domitiano, ut ex Actis eorundem habetur, non vero sub Maximiano Imperatore, ut aliqui dubitarunt. Son questatti nella clebre Cronaca dAtina data in luce sul fin del tomo dellItalia Sacra, ov la passion di S.Marco finor creduto il primo Vescovo di quella Citt, e morto sotto il Preside Massimo Anno post passionem Domini sexagesimo tertio, cio nellanno 95. onde prese argumento il gi lodato Falcone di collocare questo Massimo innanzi ad Antonino. E se vi fossero altri Atti da questi diversi, ne quali altrimente si legga, doveva il diligente Scrittore citarli, e tanto pi se privati fossero, e non ancora dati alla luce. Comech per questa seconda opinione approvata fosse primieramente da Bollandisti: poich la ritratta il P.Daniel Papebrocchio nel III tomo di Giugno, e pruova, che S.Marco di Atina fu Martire verso lanno 145.sotto di Antonino Pio, ed i Martirio di S.Marco SS.Nicandro, e Marciano il furon nel 173 sotto Marcaurelio, e dAtina. E de SS. Nicandro e Marciano perci aversi a distinguere due Massimi fra i nostri Consolari; uno
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che di la palma del martirio a S.Marco e laltro, che ne coron i SS.Nicandro e Marciano, cos li disporrem noi nel nostro nuovo Catalogo, che de supremi Giudici della Campagna intitoleremo, perch comprender possa, tutti quanti sappiamo daver avuto sin dal primo secolo di nostra riparata salute il sovrano governo di questa nostra Provincia, che cos col pi usitato nome, bench pi moderno lappelleremo.
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er quel che abbiamo nellantecedente Capo con la scorta della celebre Notizia delluno, e laltro Imperio, e con lautorit di Dione ragionato, cominciarono insin dal tempo di Augusto a venir de Consolari, e Propretori al governo della nostra I. Marco Campagna; e l primo, di cui abbiam trovata qualche notizia, sar quel Cilone Marco Cilone, di cui abbiam poco sopra recata la XLV iscrizione, che si vede in Avella, ove gli dato il titolo di Propretore assolutamente, e perci intender si deve di quella Provincia, ove si scorge il suo marmo. E chi sa, che in questo primo secolo non ci venisse ancora, qual Proconsolo, quel Marco Novio Balbo, di cui si rinvenuta una superbissima statua equestre di II. M.Novio marmo, e dinimitabil lavoro nella villa di Portici, ed stata nel reale Balbo palazzo trasferita; nella di cui nuova base si legge trascritta liscrizion medesima, che era nella sua antica, e minor base in questa guisa: XLVII. M. NOVIO. M.F. BALBO. PR. PRO. COS. HERCULANENSES.
Verso lanno 83. Per quel, che divisando ci andremo nella Vita, che tesserem sul principio del III. libro del nostro I Vescovo e Martire San Felice, e non improbabil cosa, che venisse ad amministrar la giustizia di questa nostra Provincia Marciano, e scelta avendo per sua residenza la citt di Nola qua ricevesse laccuse, che gli venner fatte dagli Idolatri contro del giovinetto S.Felice, il qual sebben era in et di quindici anni, fioriva gi famoso per la santit dei costumi, per la predicazione del Vangelo e per la quantit dei miracoli, e perci lo fece carcerare: ma o terminato assai presto il suo uffizio, od altrimente disponesse la divina Provvidenza, che avea destinato questo giovinetto ad essere un grande Vescovo, e il secondo Apostolo dei Nolani, non proced pi oltre per questa volta contro di lui. Sul principio della persecuzione, che mosse a S.Chiesa il crudelissimo IV Memmio Imperatore Domiziano nellanno 93 ci fu mandato consolare Memmio Rufo Rufo per ci che si legge nella citata Notizia del Panciroli: sub Domitiano Memmius Rufus Campaniae, Atilius Rufus Syriae Consulares fuisse leguntur, ut Tacitus refert; e qua si diede ad incrudelir severamente contro de Fedeli: Memmius Rufus in Pios faeviit. Ci ritorn di bel nuovo verso lanno 95 il su mentovato Marciano e di V Marciano P. ricapo udendo, quanto operato aveva a distruzione degli Idoli, e del Gentilesimo il gi costituito Nolano Vescovo S.Felice, riprender lo fece, barbaramente straziare, e dopo molti spietatissimi tormenti l condann ad essere con altri XXX Nolani suoi costantissimi compagni decollato. Ci fu mandato dopo lanno 96.dallImperatore Nerva col titolo di Prefetto L.Bebio Cominio,di cui abbiamo nellantecedente Capo recata la XXXVIII.iscrizione. So quali,e quante difficolt far si seglione intorno a i titoli,co quali mandar solevansi questi illustri Personaggi ad amministrar giustizia nella nostra Campagna,e laltre principali Diocesi dellItalia.Dopo la divisione fatta da Augusto del Romano Imperio in
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Xxvi.Provincie,XII.delle quali,e le pi quiete assegn al Popolo sotto il governo de Proconsoli,e Pretori, laltre XIV per se ritenne,e vi destin Propretori.e partita avendo in XI.Regioni lItalia, ne costitu la prima col Lazio antico, e nuovo, e con la nostra Capagna:al governo della quale allo scriver del Salmasio nelle Note allAdrianodi Sparziano furon mandati anche de Consolari, e ladi costui opinione confermata venne dal Panciroli col su recato Memmio Rufo. Assegnati furon nella nuova divisone fatta da Adriano alla nostra Campagna divenuta da se solauna particolare Diocesi per suoi Governadori i Consolari:indi per quel, che si legge in Antonino Filosofo presso lo stesso Sparziano. Datis Juridicis Italiae consuluit ad id exemplum,quo adrianus consulares viros reddere jura praeceperat. AConsulari par che succedessero i Giuridici VICE.SACRA.IVDICANTES, che si leggono in molti marmi, e distintamente in quello dAnicio Auchenio Baffo al fog.CCCCLXIV.del Muratori,e poi venissero i Correttori,e Presidi.Ma sebben vere fossero queste leggi,e queste distinzioni,non furon mai certamente per lungo tempo osservate; e le vedrem di continuo neseguenti marmi fra lor confuse in guifa,chee non possibil cosa assegnare un determinato tempo a Consolari, un altro aCorrettori, altro aProconsoli, o Presidi ec.ma in un medesimo secolo i rinveniam tutti senzordine, o distinzione veruna.
SECOLO II Antonino Pio fu destinato Consolar della Campagna dallImperatore Adriano,come da due passi di Capitolino deduce assai bene il Salmasio s dal Capo VII.ove scrisse:Nec ullas expeditiones obiit,nisi quod ad agros suos profectus est Campaniam dicens gravem esse Provincialibus comitatum Principis etiam nimis parci:e s dal Capo II.in cui avea detto:Ab Hadriano inter quatuor Consulares,quibus Italia committebatur,electus est ad eam partem Italiae regendam,in qua pluramium possidebat,che nium dubita essere stata la nostra Campagna. E ci venne a parer del Pratilli nel 125 o 126 bench confessi, che altri scrivono, che mandato fosse verso lanno 138. VIII Leonzio. Dallo stesso Imperatore ci fu spedito parimente Leonzio Nella persecuzione di Trajano Decio, dice il gi lodato Pratilli, la qualebbe principio nellanno 250 trovasi registrano negli Atti delle SS.VV.e MM. in Nola Archelaa, Tecla, e Susanna un Preside,o sia Proconsolo della Campania Leonzio detto in altri Atti Draconzio, come leggesi nella Passione di S.Felice Prete, e Martire in Terracina, e di S.Montano soldato, e Martire a i17 Giugno, bench io stimi luno dallaltro diverso diversissimo egli senza dubbio lun dallaltro, e lo sarebbe, ancorch vero fosse, che quel di S.Montano goververnata avesse questa Provincia sotto di Trajano Decio, poich laltro fu senza controversia lunga pezza dipoi. Di quali Atti siasi servito il per altro diligente Scrittore, additar ci poteva: giacch il Card. Baronio, il qualebbe dalla Chiesa di Gaeta gli Atti del martirio di questo Santo, ci riferisce nel suo Martirologio a i 17 di Giugno: Terracinae S. Montani militis, qui sub Hadriano Imperatore,o Leontio Consulaari post multa tormenta martjrii coronam accepit,e nelle Note ci avvisa esser morto verso lanno 130. Per lopposto negli Atti delle nostre Sante,che leggevansi nelluffizio antico Salernitano, e veder si possono nel Bollando a i 18.di Gennaio si trova:Temporibus Diocletiani,o Maximiani Imperatorum erat presecutio oc. e di Nola parlandosi:Erat ibi Leontius iniquissimus oc. dal che non va,chi non vegga,come distinguer si debba lun dallaltro di questi Leonzi,e perci noil premier ordine confermando qua lasciamo il primo, ci riserbiamo il secondo per mtterlo a suo luogo
Sotto Adriano VII. Antonino Pio.S-C.F.G.P.
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Collochiam similmente qua il primo de su mentovati due Massimi, e diciam col lodato Papebrocchio, che S.Marco di Atina fu martirizzato verso lanno 145 sotto di Antonino Pio,el Proconsolo C.Gavio Massimo,chera stato Consolo in Roma nellanno antecedente, o proximo anno in aliquam provinciam missus de more Proconsul fuit, quid ni in Campaniam? X.Flaviano. Daciano, scrive il Pratilli,fu nostro Proconsolo sotto di Antonino Pio verso lanno 160 come abbiam negli Atti del martire in Sora S.Giuliano. Ma perch io in quelli, che an dati alla luce a i 27.di Gennajo i Bollandisti, avea letto in sua vece Flaviano: Imperante Antonino Pio oc. Praefectus tunc erat Campaniae provinciae Flavianus quidam ferus cumprimus,o Christiano nomini infensus oc. e sempre Flaviano vi si nomina,e non mai Daciano,questo da parte mettendo confermo quel,che gi vi posi. XI.Claudio Massimo.F.P. Il fu Claudio Massimo nel 173 allora quando soffersero il martirio i SS. Nicandro, e Marciano a parer del memorato chiarissimo Papabrocchio: Praesidente in Campania alio Maximo, scolicet Claudio, qui praecedentis anni consulatum cum Cornelio Scipione Orfito gesserat . XII.Leonzio. Verso di questo tempo fu un altro Leonzio,da cui fu condannato a morte S.Cesario Diacono,e Martire in Terracina,come abbiam dagli Atti presso il Surio al primo di Novembre:Post dies octo Luxurius vir primarius ejus Civitatis, oFirminus Pontisex Caesarium Diaconum a custodia in forum adduxerunt, rogaruntque Leontium Consularem, qui per id tempus in fundana civitate erat,ut Terracinas veniret ec. Sotto Comodo.XIII Annio Pompejano.P. L.Annio Pompejano dedic, come felicemente si divisa il nostro Pratilli, nellanno 184 o 185 un marmo in capoa a L. Aurelio comodo sotto il nome di Ercole Vincitore per li giuochi gladiatorj, chegli stesso in questabito infame celebr con molta magnificenza in Roma, e nelle Provincie dellImperio, con questiscrizione:
Sotto di Antonino Pio.
XLVIII
Sotto limperio di Settimio Severo,che cominci nel 193 scrive il Giorgi essere stato nostro Consolare Q. Celio Rufomma il Tillemont pruova essere stato non gi Quinto, ma Lucio Celio Rufo dalla seguente iscrizione della pag.CCLXV del Grutero, in cui si fa di lui menzione, come quello, al qual fu dato lo ncarico di preparare il trionfo di Severo nellanno 203.o come scrive il Pratilli nel 194 allorch trionf n asia di Pescennio Negro: L.COELIO.L.F.QVIR.RUFO.V.C.FLVVIALI.SACERDOTI SPLENDIDISSIMO.PONTIFICI.MINORI.COOPTATO IN.COLL. OMNIUM.FAB.CENTONARIOR.ET.DENDROFOR. CVRATORI.TRIUMPHI
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XLIX.
IMP.CAES.L.SEPTIMI.PERTINAC.AVGVSTI.PATRTHICI ARABICI.ET.PARTHICI.ADIABENICI.MAXIMI CONSVLARI CAMPANIAE.ET.APVLIAE.BIS.CORRECTORI.TVSCIAE.ET.VMBRIAE STERNENDARVM.VIAE.SEPTIMIAE.PROCVRATORI.XX.HAERED. BRVTIAE.ET.CALABRIAE.CVRATORI.AEDIFICIORVM AQVARVM.QVAESTORI.AERARI.SATVRNI.PATRONO.COLONIAE RICINNIAE.HELVIAE.IN.CVIVS.CVR.ET.OF.BENEMERITO.RICINNATI HELVIANI.SVA.IMPENSA.IN.FORO.CASAR. D.D. SECOLO III Pi che verisimilmente in questo tempo merita luogo il Correttor di Campagna M. Aurelio Viridiano Prottettor de Nolani, il quale dedic a Cerere Augusta un monumento in Nola, come accennato abbiamo nel Capo Antecedente, e vedrem nelliscrizione LXXV C.Giunio Donato Proconsolo della Sicilia,Procuratore della Calabria, e del tratto marittimo s di Puglia, che de Bruzj, e Curatore dellantica Citt di Trebola, o daltra di consimil nome, e per avventura lo stesso,che con Cornelio Secolare fu Consolo negli anni del Signore CCLX fu anchegli un de nostri Consolari, come si vede in questo marmo,che sta nel tenimento di S.Marco in Alvignano,e ne lo dato alle stampe alle pag.CCCXLIII.il diligentissimo ricercatore di s preziose reliquie Canonico Pratilli, cui di dee la gloria di aver per lo primo questo nostro Consolar discoperto.
XV.Aurelio Viridiano.
C.IVNIO.DONATO.IVLIANO COS.CAMPAN.PROCONS.SICIL. AEDIL.PROC.CALABR.ET.TRACT. MARIT.APVL.ET.BRVTT.CVRAT. CIVITATIS.TRIBVLANOR. OB.SINGVLAREM.MVNIF.EIVS DEC.DEC.PVBL. Tetrico, com detto, per relazion di Tribellio Pollione neXXX.Tiranni emiliati essendosi al vittorioso Aureliano ebbe la Correttoria di tutta lItalia, e perci ancor della Campagna verso lanno 272 e lebbe per molti anni: Hic Magistratus come, si legge nella Notizia delluno, e laltro Imperio, per multa tempora continuavit. XVIII.Agazio.P. Sotto lo stesso Imperadore fu Agazio, come ci attestan gli Atti di S.Restituta Martire in Sora a i 17.di Maggio neBllandisti:Percurrunt ista ad aures Proconsulis Aghatii ec. T.Avonio, o com scritto dal Muratori alla pag.CCCLXVII.Tito Nonio Marcellino,che fu Consolo nel 275 sar stato verso di questo tempo spedito al governo di questa nostra Provincia, ed a lui l Popolo di Beneventum eresse una statua col seguente epitaffio: T.NONIO.MARCELLINO V.C.COS.CAMP. PATRONO.DIGNISSIMO LI. OB.INSIGNA.BENEFIGIA QVIBVS.LVNGA.POPVLI
Sotto Aureliano.XVII.Tetrico.G.P. 60
TABEDIA.SEDAVIT VNIVERSA.PLEBS BENEVENTANA CENSVIT.PONENDAM Sotto Diocleziano e Massimiano fu Correttor d Italia, e perci anche della nostra Campagna Numidio per rapporto del gi pi volte lodato Pancirolui: Nam Diocletianus Julianae scribens in L.4.de jurit,ostende hoc apud Correctorem V.C.amicum nostrum,que, Numidium,tum Italiae Correctorem significari puto.Quello a cui va diretta la legge: Non est incognitum. Quibus non obiic. longi temp. praescr. col titolo Numidio Correctori Italiae.
Sotto Diocleziano,e Massimiano.XX.Numidio.
SECOLO
IV
XXI.Leonzio.P. Comincerem questo secolo col Proconsole Leonzio II il quale, siccome abbiam sul principio dimostrato, distinguer si deve da quellaltro, che l fu sotto lImperadore Adriano, e condann in Gaeta a morte S.Montano: poich questo coron con la palma del martirio le nostre Sante qua in Nola Archelaa, Tecla, e Susanna Temporibus Dioctletiani, & Maximiani, come apertamente si legge ne loro Atti n Salerno; e verisimilmente nellanno 302 come farem vedere sul fin di questo tomo. XXII Se qua dar vorremmo intiera credenza agli Atti di S.Gennaro dati n luce dal Fabiano Falcone, avrem contezza di tre altri. Va primo tra questi L. Annio Fabiano, il quale essendo stato Console nellanno 301 come abbiam nella correzione fatta al Pagi nellultima edizion del Baronio insieme con M. Nonio Muciano puotesser venuto nellanno 303 a governar la nostra Campagna e non gi nel 301 come egli suppose, nel qual s trovato, che fu Consolo in Roma. Gli sar succeduto ci supposto nel 304 Gnejo Draconzio, quel XXIII Gn.Draconzio probabilmente, che essendo stato poco avanti Prefetto in Roma avea fatti decapitare i gloriosi Martiri SS. Felice, ed Adauto, condann a flagelli, e rileg sul monte circeo S. Felice Prete fratello dellaltro or or mentovato, il qual poi illustr di molto con la sua predicazione, miracoli, e morte la Citt di Nola. Ed Egli mentre qua faceva residenza condann al martirio dodici SS. Beneventani, che dal Magistrato di quella Citt mandati gli furono. Sar venuto dipoi nel 305 Aulo Timoteo Severiano, che seguit a tenere il XXIV Timoteo suo tribunale in Nola: In actis S. Januarii, & sociorum ejus, scrive nella X Dissertazione il Muratori, dicuntur ii Sancti ad Timotheum Campaniae Praesidem perducti, qui Nolam incolebat, non Capuam. Egli fu, che condur si fece prigione in Nola S. Gennaro, qua gittar in ardente fornace, e poscia mettere all eculeo; indi trasportatolo innanzi al suo cocchio in Pozzuoli l vi coron del martirio. In questanno stesso fu Prefetto di Roma T. Fl. Postumio Tiziano, e poi venne Correttor della Campagna di cui abbiam recata di sopra la XXXIX iscrizione.
In Capoa, scrive il Pratilli, negli Atti de SS. Martiri Rufo; e Carponio a i 30 di Agosto si fa menzione di Casseliano Proconsolo della Campania sotto gli stessi Diocleziano, e Massimiano, e ne parlano gli antichi Martirologi. E quello ancor del Baronio; non per a i 30 ma bens a i 27 di Agosto. Ma da s barbari, e spietati tempi passiamo a i pi lieti , e felici dellImperador Costantino.
XXVI Casseliano 61
Il primo, afferma lAutore della Civile Storia napoletana, del quale possa da noi aversi contezza, che sotto Costantino M. avesse immediatamente governata, eretta la nostra Campagna, fu Barbario Pompeiano. A Costui, che ne fece richiesta, dirizz Cofiantino M. nellanno 333 mentre risedeva nella Tracia, e propriamente in Apri, luogo non molto distante da Costantinopoli, quella tanto celebre, e famosa Costituzione, che nel Lib. IV del Codice Teodosiano, per la quale si mpone a Magistrati, che debbano inchiedere della verit delle preci ne i rescritti ottenuti dal Principe, in guisa che non possano eseguirli, se lesposto dalle parti non sia conforme al vero. Tutto ci non ostante, scrive il Pratilli Data la pace alla Chiesa dallImperador Costantino M. fu sotto il suo imperio Consolar della Campania Gajo Celio Censorino, di cui un marmo statogli innalzato da Cittadini della distrutta Citt dAtella fu, non moltanni, quivi presso riconosciuto, ed stato di sopra riportato nel Capo III nel quale del villaggio di S. Elpidio, volgarmente S. Arpino, favellando scritto aveva cos. Nella cui Parrocchia si memoria della detta Citt ne tempi dell Imperador Costantino in un marmo, ove leggesi ec.. Ma fu malamente servito, da chi gli di tal notizia; come il son coloro tutti, che in s fatte materie ad altri si fidano; giacch io di quante ne su propri marmi confrontate, pochissime ne scorte, che state sieno legitimamente stampate; ed Ei certamente non vide questo marmo, che non , ne fu mai nella da lui mentovata Chiesa di S. Arpino I. E desso un gran piedestallo, o base di maestosa statua, e fu da secoli fabbricato in un angolo dell antico Campanile della Parocchiale Chiesa a S. Tamaro dedicata nella non men nobil che popolosa Terra di Grumi, e gloriosa madre di molti de pi celebri Letterati, che fioriscon nella citt di Napoli, da cui XXVII Celio non va distante, che cinque miglia. Saran poi da quarantanni, che essendosi Censorino voluto rifare il mentovato Campanile ne fu levato, e posto in su la piazza dirimpetto alla porta della Chiesa, verso la quale volta licrizione: nella seconda linea della quale non gi scritto PRAEF. ma bens PRAET nel fine non gi S. D. ma. S.C. Eccola adunque con ogni maggior fedelt ricopiata dal luogo, in cui pu da ciaschedun vedersi, non in S. Arpino e non in vico inter Pratta picciola, e S. Arpino, come scrive alla pag. MXXIX il Muratori. C. CAELIO. CENSORI NO. V. C. PRAET. CANDI. DATO . CONS. CVR. VIAE. LATINAE. CVR. REG. VII. CVR. SPLENDIDAE. CAR. THAG. COMITI. D. N. CONSTANTINI. MAXIMI. AVG. ET. EXACTORI. AVRI. ET. ARGEN TI. PROVINCIARVM. III. COS. PRO. VINC. SICI L. COS. CAMP. AVCTA. IN. MELIVS. CIVITATE. SVA. ET. REFOR. MATA. ORDO. POPVLVSQVE. ATELLANVS. L. D. S. C. Pone dunque il Pratilli per lo primo sotto di Costantino questo Celio Censorino, bench non ne adduca ragion veruna, ned altro acceni liscrizione, che il tempo, il qual fu ben lungo del Regno di questo Imperadore, ed altri gliene fa succedere prima di Barbario Pompejano, che per verit fu molto tardi. E perch di
XXVIII RufioVolusiano 62
questi nemmen abbiamo verun modo per determinare il particolar tempo del loro Proconsolato, gli anderem disponendo secondo quelli, ne quali furon Consoli, o Prefetti n Roma. Collocherem qui pertanto quel Rufio Volusiano di cui abbiam nellantecedente Capo riferita la XL iscrizione, e che essendo stato Consolo con Anniano nel 314 sar stato verisimilmente Correttor di Campagna ne principj dellimperio di Costantino. XXIX. Audenzio Anniano. E verso di questo tempo ne sar stato Consolare Furio Audenzio Anniano, segli quello, che fu Consolo con esso, e di cui veduta gran parte della seguente iscrizione nel luogo chiamato la Torre di Caserta il gi tante volte lodato Pratilli, e l felicemente supplita in ci, che le manca, sebben poi non si curato di annoverarlo nel Catalogo de suoi Consolari, e si contentato di averne fatta parola, e trascritta liscrizione anticipatamente alla pag. CCCLXXIII. LIII. FVRIVS. AVDENTIVS ANNIANVS V.C. CAMP. CONS. FIERI. CVRAVIT
XXX. Vezio Cossinio Rufino. P.
Fu Prefetto di Roma nel 315. o 316. Gajo Vezio Cossinio Rufino, e venne dipoi Correttore in Campagna, come ce ne fa fede quel marmo di Atina, che nellaltro Capo riportato abbiamo al N. XLI. XXXI. Cejonio Rufo. Fu Correttor di tuttItalia per ottanni Cejonio Rufo Volusiano in tempo di questo stesso Imperadore, per quel che ne riferisce leruditissimo Panciroli, Cejonius etiam Rufus Volusianus sub Constantino totius Italiae annis octo Corrector extitit. Ne deesi credere, che sia lo stesso col gi riferito Rufio Volusiano, perch questo Cejonio Rufo, e non Rufo, e quel fu Correttor della Campagna, come si legge nella sua XL. iscrizione, e quello il fu di tuttItalia. XXXII. Pompeo Faustino. Nel tempo, che Costanzo era Cesare, e perci dopo lanno 323. ebbe la Campania Correttoria Pompeo Faustino, di cui abbiam fatta menzione nella XLII. iscrizione. XXXIII. Mamiliano Crispino. E forse che collocar si debbe con questi quel Mamiliano Crispino, di cui come di unEscorrettore abbiam parimente fatta memoria nelliscrizione XLIII. del Capo antecedente. XXXIV. Petronio Probiano. Da un marmoreo piedestallo, che sta fabbricato in unangolo del Monastero di S.Chiara di Nola, si pu trar la notizia di un nuovo Proconsole, che fu Petronio Probiano, quello probabilmente che fu Console nellanno 322. E vero, che n s logora liscrizione, che poche son le linee, sebben fu molto lunga, che legger se ne possono, ma bastaro a provare in nostro intendimento, ed a salvare il Panciroli dallingiuste accuse, che gli vengon date per aver detto essere stata lItalia a Constantino in XVII. Provincias divisa, quasich servito siasi del nome di Provincia secondo lidea de suoi tempi, e secondo che le Regioni nella volgare italiana favella si appellano, ma non gi perch abbia trovato in verunAutore antico, o marmo PROVINCIA CAMPANIAE, poich lo poteva aver trovato in questo, e nel seguente LVI, come ritrovar vel seppero il Capaccio, ed il Reinesio. GN. FLAV. PETRONIO PROBIANO. PROCVRATORI
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LIV.
FIVSTOCV . .EX. VII. V. AVG PROCOS. PROVINCIAE KAMP ... PROCVRATORI. IVSTISSIMO
XXXV. Nerazio Scopio. F.P. Porren qua per esser molto largo lo spazio, che abbiamo, quel Nerazio Scopio, di cui la seguente iscrizione fu letta in Nola dal Sirmondo, e fu trascritta dal Grutero alla pag. MLXXX.
LV.
NERATIVS. SCOPIVS. V. C. CONS. CAMP. AD. SPLENDOREM. VRB. NOLANAE. CONSTITVI PRAECEPIT.
XXXVI. Barbario Pompejano. S.C.F.G.P.
Veniam finalmente a Barbario Pompejano, che dalla legge IV. del Codice Teodosiano de diversi rescritti deduce il Giorgi essere stato nostro Consolare nellanno 333.siccome innanzi a lui avea fatto lAutor della Storia civil Napoletana. A noi per sovra tutti riuscito di rinvenire una sontuosa iscrizione a lui eretta con maestosa statua da Nolani: e si vede in un gran piedestallo di marmo cavato, non son che pochi anni, di sotterra nel Casal di Cimitile presso Nola, e di questo ragionando la riporteremo nel Capo XLIII. XXXVII. Ortensio. F.G. Abbiam nelle Nolane iscrizioni la certa notizia di un altro Consolar Campano per nome Ortensio, non saprei per qual motivo tralasciato dal Pratilli, giach di lui fa memoria il Falcone, il pon nella sua Serie il Giorgi, ne riporta bench malamente uniscrizione il Capaccio, e la corregge il Reinesio nella III. classe al N.56. E ne si fa veder con essa, che per opera di questOrtensio, nel mentre che era al governo della Campagna, fu eretta in Nola una statua equestre, e da lui fu dedicata allImperador Costantino. DOMIT. GENTIVM. BARBARARVM. D. N.FL. VALERIO. CONSTANTINO AVG. INVICTO. EQVESTREM. STATVAM CONSECRAVIT CVRANTE. AC. DEDICANTE ORTENSIO CONSVLARI PROVINCIAE. CAMPANIAE
XXXVIII. Ablavio Taziano. F.P.
LVI.
Fu similmente in questi tempi nostro Consolare C.Giulio Rufiniano Ablavio Taziano, che fu Console in Roma con Annio Baffo nel 331. e di cui si trova ancor nellAtripalda la seguente iscrizione data in luce dallUom chiarissimo Matteo Egizio nella Serie deglImperadori Romani, e poi dal Muiatori alla pag. MXIX.
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LVII
TATIANI C. IULIO. RUFINIANO ABLAVIO. TATIANO. C. V. RUFI NIANI. ORATORIS. FILIO. FISCI. PA TRONO. RATIONUM. SUMMARUM. ADLECTO. INTER. CONSULARES. IUDI CIO. DIVI. COSTANTINI. LEGATO. PRO VINCIAE. ASIAE. CORRECTORI. TUSCIAE. ET. UMBRIAE. CONSULARI. AE MILIAE. ET. LIGURIAE. PONTIFICI VESTAE. MATRIS. ET. IN. COLLE GIO. PONTIFICUM. PROMA GISTRO. SACERDOTI. HER CULIS. CONSULARI. CAM PANIAE. HUIC. ORDO. SPLENDI DISSIMUS. ET. POPULUS ABELLINATIUM. OB. INSIGNEM. ERGA. SE. BENEVOLENTIAM. ET. RELI GIONEM. ET. INTEGRITATEM. EIUS. STATUAM COLLOCANDAM. CENSUIT.
Poco innanzi alla morte di Costantino, come prova nelle Note alla vita di Costanzo il Tillemont, fu nostro Consolare Quinto Flavio Messio Ignazio Mavorzio Lolliano, quello, chebbe sotto il primo de memorati Imperadori l governo di tutto lOriente, e sotto il secondo fu fatto nel 353. Prefetto del Pretorio, o dir vogliamo con lAutore della Storia civil Napoletana fu rifatto Prefetto di Roma sotto Costante nel 342, e sotto Costante Prefetto d Italia, e finalmente Consolo con Arberio nel 355. Di lui fu cavata in Sessa nel 1640, sotto lantico campanile della Chiesa di S. Silvestro questiscrizione, la cui prima parola scritta dal Pratili alla pag. CCXXII. MAUORTI, e da tutti gli altri MAUORTI, che parte della sua denominazione, e perci non replicata nella seconda linea: Mauorti ricorder col Muratori, quod alibi occurrit in principio inscriptionum, aut indicat tabulam votivam, aut nomen proprium alicuius viri.
XXXIX Mavorzio Lolliano
LVIII
MAUORTI. Q. F. MESSIO. EGNATIO. LOLLIANO V. C. Q. K. PRAEFECTO. URBANO QUIRITIUM. COMITI AUGURI. PUBLICO. P. R. DD. NN. AUGG. FIL. CAESARUM CURATORI. ALBEI. TIBERIS. ET CLOACARUM. SACRAE. URBIS CURATORI. OPERUM. PUBLICORUM CONSULARI. ACQUARUM. TIB. ET. MINUCIAE. CONSULARI. CAMPANIAE ORDO. POPULUSQ.
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SESSANUS Abbiam certezza similmente di un altro Consolar di Campagna, sebben non conosciuto da veruno de nostri finor lodati Autori, ed Virio Audenzio Emiliano, di cui l Gudio ci rapporta alla pag. CXLI. il seguente marmo rinvenutosi n un poveretto del celebre Cammillo Pellegrini nel Casal di Casasuella.
XL Audenzio Emiliano
LIX
Di Postumio Lampadio, che giusta lo Spanio nella sua Miscellanea fu Prefetto di Roma sotto lImperador Valentiniano I. nellanno 366. ed a parer del Pratili nel 364. e fu anche Prefetto del Pretorio, tratta Ammiano Marcellino nel Capo II. del libro XXVII. e Lacarry nella storia cristiana sotto i Prefetti del Pretorio, ma niun di loro ci fa sapere, in qual tempo destinato fosse al governo della nostra Campagna. Abbiam di lui non pertanto molte iscrizioni, che ce ne assicurano, nel Grutero, bench a noi baster quella, che presso S.Angelo a Nido avanti a la Chiesa della Rotonda di Napoli data alle stampe dal mentovato Scrittore alla pag. CXCIII. e dal Muratori CCCCLXXXII.
XLI Postumio Lampadio
LX
Abbiam pariemente notizia di Claudio Pacato, che a parer del Muratori alla pag. CCCLXXVI. potrebbe essere stato Consolo surrogato a Facondo nellanno 336, in pi marmi, e distintamente in questo della pag. CXXX. del Grutero, e MXXXII. del Muratori. CLAUDIO. PACATO. V. C. COS. CAMP. OB. AEQUITATEM IUDICII. ET. PATROCINIA IAM. PRIVATI. ORDO. BENE VENTANUS. PATRONO. POST FASCES. DEPOSITOS. CENSUIT COLLOCANDAM
LXI
Si pruova ancora da questiscrizione, che in questo tempo era Benevento compreso nella Provincia Campana, e perci quel Fabio Massimo, che rifece d Fondamenti le terme di Ercole in Alife, e cui fu innalzato un marmo con la seguente iscrizione riportata dal Grutero alla pag. XLIII. come Rettor della Provincia, avr ben degno luogo tr nostri supremi Giudici, come giustamente gliel diede nome il Falcone FABIUS. MAXIMUS. V. C. RECT. PROV.
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LXI.
ci venne col titolo di Moderatore sotto di Costanzo III. creato Augusto nel 350. e morto nel 361. e di lui abbiam qualche notizia nel I. libro della Campania di Cammillo Pellegrino, e nella LX. pistola di Simmaco, la dovEi dice: Merito Puteolanorum, ac Terracinensium causam, quae post Campani Moderatoris examen ec. Del Magistrato deModeratori della Provincie abbiam menzione nella Novella di Valentiniano fra le Teodosiane De Suariis. E di un moderatore della nostra Campagna fu certamente in Sessa quelliscrizione, un frammento della quale vien riportato dal Muratori alla pag. MLXXXIII. in questa guisa: LXII. .......................... . . . . . . . . . . . . . . . . IMBUERE. FABENTIS HIC. NUNC. CAMPANAS. MODERATOR. SUBLEVAT. URBES UNDE. ORDO. ET POPULI. STATUAM. TRIBUERE. SUESSAE
XLIV Campano.Campano
dipoi nostro Consolare verso lanno 362. sotto di Giuliano Appostata Lupo; poich Simmaco non solo scrive nella citata pistola: Divo Iuliano moderante Rempublicam, cum Lupus consolari iure Campanile Praesidens Terracinensium contemplaretur angustias ec. Ma ne attesta nella pistola LIII. Del libro X. Aver governata questa Provincia nel tempo Stesso, chera Prefetto del Pretorio Mamertino, che l fu per lappunto nel 362. e 363. Di questo Lupo ci rapporta in Capoa lAutor della Storia civil napoletana, ed il Pratilli questo frammento discrizione: LXIII. . . . . . . . . . . RIUS. LUPUS . . . . . . . . . . V. C. . . . . . . . . . CONS. CAMP. . . . . . . . . . . . . CURAVIT
XLV Rufio.Fu
di lui successore per confessione di tutti fu Bolero sotto Valentiniano, e Valente, a cui dal primo furono indiritte due Costituzioni, veggonsi nel Codice Teodosiano. XLVII Felice. Venne dopo nel 365. Felice, come abbiam nella legge V. del riferito Codice fatta nel Luglio di questanno. XLVIII Ovino Valentino. Verso lanno 367. a parer del Pratili fu nostro Consolare Ovino Valentino, che il Muratori alla pag. LXXVIII. nomina Avinio in riportandone il seguente marmo, che sta presso i PP. Carmelitani in Pozzuoli; ma perch il primo, che pu averlo veduto, e che so essere esattissimo in quelli, che cogli occhi propri considerati, ci assicura leggervisi Ovino, perci con esso FELICITATI. PERPETUAE. TEMPORIS D. N. VALENTINIANI VICTORIS. AC. TRIUNPHATORIS SEMPER. AUGUSTI OVINUS. VALENTINUS V. C. CONS. CAMPANIAE DEVOTUS. NUMINI MAIESTATIQUE. EIUS
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XLVI Boleno.Il
LXV.
Abbiam nello stesso or or lodato Tesoro alla pag. DCLXXV. unaltra iscrizione, che ci d notizia di Ariano Valentiniano parimente nostro Consolare in Questi tempi, sebben niuno ancor fu, che labbia per tal riconosciuto. Stetti, vero, alquanto sospeso per timor , che questiscrizione la stessa fosse scorrettamente per avventura copiata dal marmo antecedente, cui molto somigliante: ma trovate avendone anche dellaltre a questa similissime, uopo credere, che tal fosse una formola particolare usitatissima ne marmi sotto questo Imperadore, come abbiam veduto essere stata quella di Bono Reipublicae nato sotto di Giuliano, e perci che luna sia dallaltra diversa, come il sonambedue da quella di Aviano Vindiciano, che quanto prima riferiremo, e da non poche altre, come confrontar si potrebbono. FELICITATI. PERPETUAE. TEMPORIS D. N. VALENTINIANI VICTORIS. AC. TRIUNPHATORIS SEMPER. AUG. ARIANUS. VALENTINIANUS V. C. CONSUL. CAMPANIAE DEVOTUS. NUMINI ................
LXVI.
Il fu nel 370. Anfilocchio per testimonianza del Codice Teodofiano nella VII. legge delli Decurioni, che a lui ndrizza da Treviri Valentiniano. LI Aviano Vindiciano. E forse poco dopo, scrive il Pratili, fu Aviano Vindiciano, di cui uniscrizione abbiamo in Napoli per sostegno di un arco presso il Monastero della Croce di Lucca, che la seguente:
L Anfilocchio.
AVIANVS. VINDICIANVS V. C. CONS. AMP. CVRAVIT ,, Forse lo stesso Vindiciano, che fu Vicario di Roma nellanno 378. ,, di cui fa memoria nel Codice stesso,, e che per verit governasse la nostra Campagna sotto lImperador Valentiniano non ci lascia luogo a dubitarne questo marmo riportato da Monfignor Sarnelli nella sua Guida deForastieri. FELICITATI. PERP. TEMPORIS D. N. VALENTINIANI VICTO RIS. AC TRIVMPHATORIS. SEM PER. AVG. AVIANVS. VINDICIANVS V. C. CONS. CAMPANIALE DEVOTVS. NVMINI. MA ..
LXVIII
LII S. Paolino.
Nellanno 379. fu Consolar della Campagna Ponzio Meropio Anicio Paolino. At vero per haec tempora, scrive il Giorgi, che fu il primo ad inserirlo nel suo Catalogo, sebben lonore di s bella scoperta tutto dovuto al Signor Muratori, Campaniae
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Consularium dignitatem celebriorem fecit Pontius Meropius Paolinus, qui postea ad nolanum episcopatum electus doctrina, ac vitae sanctitate clarissimum nolanae ecclesiae extitit ornamentum. Come nel secondo tomo ampiamente proveremo. LIII Auchenio Baffo. Gli succed nel 380. Anicio Auchenio Baffo, di cui abbiam nellantecedente Capo riportata la XXV. iscrizione della pag. CCCXCV. del Reinesio. E che fosse Consolar campano nel 380. il pruova dalla seguente il chiarissimo scrittore della Via Appia alla pag. CCCLIII. PRO. SALVTE ET. VICTORIA DD. NN. GRATIANI ET. FL. THEODOSI. PP. FF. AA. ANICIVS. AVCHENIVS. BASSVS V. C. CONS. CAMP. LVDIS. POP. DATIS. ATQVE VECTIGAL. ABSOLVTIS POS. SYAGRIO. ET. AVCHERIO COS.
LXIX
Questo marmo, Egli dice, fu innalzato ad onor degli Imperadori Graziano, e Teodosio negli anni del Signore 380. da Anicio Baffo consolare allora della Campagna, es. ,, e poi alla pag. 380. posto avendo per Consolare nel 382. Dario Eliano ripiglia ,, A questo succeder poscia dovette Anicio Auchenio Baffo circa il 384. Proconsolo della Campagna appo il Reinesio , ed il Grutero. E noi questerror di memoria correggendo direm che dopo e non prima Anacio Baffo fu nostro Consolar, ancor che l fosse nel 382. Dario Eliano, di cui si fa mensione nella legge CXI. delli Decurioni nel citato Codice Teodosiano, e si presso il monastero di S. Anna in Nocera dePagani questo frammento depitaffio:
LIV Dario Eliano.
LXXI.
LV Ermogeniano Uom.
Fu console nel 379. Q. Codio Ermogeniano Olibrio Uom molto chiaro nel Cod. Teod. e presso Gotofredo, e nella seguente marmorea base in Roma trascritta dal Grutero alla pag. CCCLIII. TYRANNIAE. ANICIAE IVLIANAE. C. F. CONIVGI Q. CLODI. ERMOGENIANI OLIBRII. V. C. CONSVLARIS. CAMPANIAE PROCONSVLIS. AFRICAE PRAEFECTI. VRBIS. PRAEF. PRET. ORIENTIS CONSVLIS. ORDINARII FL. CLODIUS. RVFVS. VP.
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LXXI
PATRONAE. PERPETUAE
LVI Valerio Pubblicola. Tra li Consolari della Campagna, dequali non riuscito fin ora ad alcuno il poter determinarsi l tempo, pone il Pratilli Valerio Publicola, e lascia agli Eruditi l faticar, comegli scrive su questo affare per venire in cognizione del tempo certo, nel qualabbiano esercitato tal carica, e sotto quali Imperatori fossero essi vivuti. Ed ecco il nostro gran Poeta Paolino, che ci sommonistra per avventura un bel lume nel XIII. Natale per questo Publicola ove di S. Piniano venuto in Nola s canta al V. 166.
In principe urbe Consulis Primigenus Valerius ille consulari stemmate Primus latinis nomen in fastis tenens, Quem Roma pulsis Regibus Bruto addidit, Valeri modo hujus chriftiani Consulis Long retrorfum generis auctor ultimus. Confider questi versi nella VI. dissertazione il Muratori, e confrontandoli con la vita di S. Melani presso il Surio a i 31. di gennajo ove parimente scritto che S. Piniano era nato da Consoli conchiude, chera discendente dallantichissimo Console Valerio Publicola, ed era figlio dun altro Valerio Publicola parimente Console , enon trovandolo nei fasti esclama:Qua propter affirmandum duco Priani Patrem non ordinarium, sed suffectum, aut honorarium Consulem fuisse renunciatum.E se pensar si voglia esser lo stesso mentovato nella frequente iscrizione sar egli statoConsolar di Campagna verso di questo tempo; e perci qua trasporteremo il suo marmo di Benevento dallo stesso gi lodato Muratori alla pag MXXXII. Dato luce: AMANTI. OMNIUM. ET. AMATO. OMNIBUS. NOBILI PARITER. AC. IUSTO. VALERIO. PUBLICOLAE.C. V.. CONS. CAMPANIAE. AB. ATAVIS PATRONO. SPLENDIDISS. ORDO. BENEVENTANUS. ET. HONESTISSIMUS. POPULUS. STAT. ERIGEND. DECREVIT. Nel 397 sotto di Arcadio, ed Onorio venne al governo di questa nostra Provincia quel Gracco, chera stato Prefetto di Roma nel 385 e qua gli fu mandata nel predetto anno 397 dallImperatore, che era in Milano, una Costituzione, di cui si fa memoria nel libro I de Colleg. Del Codice Teodof. E nellanno 283 dal Baronio. LVIII Decio. Sul fin di questo secolo porremanche quel Decio, a cui Simmaco scrive pi di Xxlettere nel libro VII e comincia la prima con queste parole: Animum meum casmpani littoris commemoratione sollicitas,ond manuifesto, che si tratteneva in questa nostra Campagna. Gli raccomanda nelle frequenti alcune Persone ene da con ci a divedere, qual era la di liu autorit in questa Provincia; e nella LI gli raccomanda specialmente il napoletano Vescovo S: Severo:Trado enim, scrivendogli,sancto pectorituo fratem meum Severum Episcopum omnium sectarum attestatione laudabilem de quo plura me dicere & desperatio aequandi meriti, & ipsius pudor non finit. Il ravvis accortamente ancora il degno di sempre maggior lode Simmaco-Adelfio Mazzocchi, e nelle Note a i 29 dAprile nel suo gi citato Commentario Scrisse:at sane tempore S:SeveriDecium Campaniae
LVII Gracco. 70
Rectorem fuisse ex Symmachi LI epistola lib.VII qua Decio hunc Severum commendat, collata cum aliis ejusdem epistolis satis aperte colligitur. SECOLO
LIX Acilio Glabrione.
Verso di questo tempo dar si deve il suo luogo ad Acilio Glabrione Sibidio; poich trovzandosi nel Gruterio pag CCCXLIV un iscrizione erettagli da Anicio Acilio suo figlio, il qual fu Console nel 438, pu verosimilmente divisarsi, chEgli abbia governata questa nostra Provincia ful principio del V secolo: ACILIO. CLABRIONI. SIBIDIO. VC ET. OMNIBUS. MERITIS. INLUSTRI. LEGATO. IN PROVINCIA. ACHAIA CONSULARI CAMPANIAE VICARIO PER GALLIA SEPTEM PROVINCIARUM. SACRI. AUDITORI. COGNITORI. FORI. INVENTORI. ET. CONDITORI. PRIMO. PATRI. REVERENTISSIMO. ANICIUS.ACILUS GLABRIO. FAUSTUS LOCI ORNATOR TOGATAM . STATUAM. OFFERENS. PIAE. NON. MINUS. QUAM. DE. ERIGENDAMQUE. CURAVIT. alcuni altri senza determinato tempo. Due ne son del Gudio, bench niuno ancora ve gli abbia saputi rinvenire: il primo Marcaurelio Procolo in un marmo di Roma, chegli cos ne riporta alla pag CXVI e che avendo un carattere non poco alla test riferita iscrizione simigliante si pu credere essere dello stesso secolo. M. AURELIO. PROCOLO. V. V. CONSULAR. CAMPANIAE. ET CONSULARI TUSCIAE ET UMBRIE. ET CORRECTORI. PICEN. OB. SINGULARI. EIUS PRUDENTIA. AC. BENEFICENTIA. AETERNAM MEMORIAM. PATRONO. PRAESTANTISSIMO TUSCI POPULONII. DD.
LX Marcaurelio Procolo. Nabbiamo
LXXIV.
Il secondo Marco Calidio in un marmo della via Aurelia dallo stesso Autor riferito alla pag CXVIII. DIS MANIBUS M CALIDUS M F FAB LATINUS PROCOS CAMPANIAE ET APULIAE IIII VIAR CVR SIBI ET CALIDIAE CAELIAE MATRI ET CALIDIAE CALIANAE SORORI DIGNISSIMAE ET AURELIAE UXORI SUAE CARISSIMAE B. DE SE. MERITAE FECIT
LXXV.
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Abbiam finalmente presso lantica Capoa, e nel Muratori alla pag MMXIII Virio Vibio in questiscrizione: LXXVI. VIRIUS. VIBIUS. COS. CAMP. RESTAURAVIT
Aggiunge a questi il Falcone Massimiliano, un secondo Draconzio Aufidiano, Fortunato, e Graco, ma perch non si compiaciuto di darcene alcuna pruova , e non ci riuscito di rintracciarne alcune certa notizia , lintralasciamo. Essendo dipoi, riflette saggiamente il Giorgi e lo conferma ilPratilli, per le continue guerre in Italia devastate queste nostre Province dalle barbare Nazioni, che ci calarono , fu pervertito in esse anche lordine de governi e pi non si trova di Consolari, Presidi Correttori, o Prefetti della nostra Campagna veruna notizia fino tempi di Teodorico Re dei Goti sul fin del V o sul principio del Vi secolo. S E C O L O
LXIII Giovanni.
VI
Fu dunque sotto il memorato Re Goto nostro Consolare per rapporto di Cassiodoro quel Giovanni, di cui ne fa menzione nella epistola XXVII del libro III e nella X del libro IV dirette Joanni V S Consuli Anzi come si legge nelle migliori edizioni: Joanni Consulari Campaniae Theodoricus Rex. LXIV Nonio Erasto. Verso la met di questo secolo steso fu nostro Preside quel Flavio Nonio Erasto, di cui nellantecedente Capo abbiam riportata la XLIV iscrizione rinvenuta, non gran tempo, presso le rovine della distrutta citt di Cuma, nella qual si vede, che nel tempo del suo Presidato, e nellanno 558, che fu XXXII dellimperio di Giustiniano, rifece a quella Citt le mura, le torri e le porte. LXV Giovanni. Nostro Preside, o con qualunque altro titolo chiamar si voglia, ebbe il supremo governo della Campagna quellaltro Giovanni, contro di cui declama nella pist. XX del libro VII il Pontefice S: Gregorio M: per aver levati que doni, che la magnificenza imperiale aveva lasciati alla Chiesa di Napolo, e che da i di lui Antecessori eranle stati puntualmente Somministrati. LXVI Giudice. Giudice supremo fu della Campagna felice sul fin di questo secolo Scolastico, a cui l memorato Pontefice diresse la I II e XV pistola del libro III Venner poscia i Duci, il cui uffizio corrispondeva a quello dei Consolari o Correttori , come ben provato il signor Giorgi. LXVII Godescalco. Ad un di questi per nome Godescalo, o Godescalco, fu dal lodato S: Pontefice indirizzata nellanno DC la II pistola del libro X e ad un altro chiamato Guduino la X del libro XIV. Risedevan questi per lo pi in Napoli dordine degli ImperatoridOriente ed avevan pienissima giurisdizione sovra tutti quei luoghi della nostra Campagna che non eran soggetti a Longobardi.Quem ergo Ducem Campaniae conchiuder col Giorgi, S Gregorius appellavit illius provinciae Praeses erat. LXVIII Guduino. Abbiam di pi li Cancellieri , un de queli si fu quel Lucino, cui va diretta la XXXVII del libro XI di Cassiodoro:Lucino Cancellario Campaniae. LXIX Lucino. Abbiamo i Prepositi, qual era quel Fausto, a cui scrisse il medesimo Cassiodoro la L del libro IV, perch rimettesse in gran parte il tributo a Capoa a Nola Napoli, e loro vicinanze a cagion de danni patiti per lincendio del monte Vesuvio in quellanno, dice Pratilli, quantunque il citato Autore nulla pi scriva, che sed quia nobis dubia est
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LXX Fauto
uniusecujusque indiscussa calamitas magnitudinemvestram ad Nolam, sive Neapolitanum territorium probatae fidei virum praecipimus destinare. Non fia per, che per quello, che con onesta letteraria libert, fin qui detto, divisar si voglia, che io non tenga nel dovuto pregio la bellOpera della via Appia, che anzi io ne ammiro la dotta, e s gloriosamente continuata fatica dal chiarissimo Autore, la profonda erudizione, il diritto ordine, ed in s difficil impresa anche una molto felice riuscita: e pur troppo chiaramente conoscendo,che in tutte lOpere, nelle quali si tratta di erudizione, e specialmente di quella della pi rimota antichit, non possibil cosa il non incorrere in molti scogli, e prender abbagli, ammaestrato dal celebre insegnamento di Orazio nella Poetica: Verum ubi plura nitent in carmine, non ego paucis Offendar maculis, quas aut incuria fudit, Aut currens nimium calamus ec.
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ra li varii, e molto maestosi templi dellantica citt di Nola il principale sar stato senza verun dubbio quel, che fu dedicato a Giove il Principe di tutti i Numi , a cui appartenner si potrebbe questa iscrizione, chera nella Citt, e ci stata conservata dal Gudio alla pag X IOVI OPT. MAX. L. POMPEDIUS L F POBL LUCILLUS VI VIR AUGUSTALIS. ET PATRONUS. COL AUG NOLANAE
Fu questo, per quanto argumentar ne seppe Ambrogio Leone, nel luogo appunto , ov stata dipoi edificata la presente Chiesa Cattedrale, e la pi antica assai de SSApostoli or chiamata de Morti; in guisa che il sotterraneo pavimento di questa unitamente con quello della pur sotterranea cappella del Vescovo, e Martire S: Felice entro il Duomo parte sieno del ben ampio suolo del maestosissimo primiero tempio di Giove: In eadem parte artica, cos egli scrive nel Capo VIII atque majore recessu, facto abamphiteatro est episcopium, in quo pavimentum antiqui templi, quod Jovi dicatumerat, detegitur, quod nunc subterraneum sacellum est B: Felcis;atque prope ipsium alter locus etiam humi depressus comperitur, qui nunc vocatur S Apostolus; sed ambos hosce locos depressos eiusdem Giuoco della templi jovis extitisse partes notum est. E si argumenta di viepi porchetta comprovarlo con la tradizione Nolana, che attesta esser veduta dipinta in questo luogo la guerra de Giganti contra Giove, e col giuoco della Porchetta, che anche a suo tempo vi si faceva ogni anno; e s ne lo descrive al Capo XXII del libro III. Spargesi nel giorno di Pentecoste tutta di fiori, e fronde la vescovile Basilica, e presosi da un Sacerdote un vaso di strettissimo orificio mezzo pieno di rose, e tutto dacqua si aspergono leggermente con essa Coloro, che vi concorrono. Compiute poi che sono le sacre funzioni, si porta in Chiesa una viva, e robusta Porchetta e tuttunta di sevo; legasi per li pi di dietro ad una fune, che passa per una trocciola fermata in alto, e per la quale or sollevata viene, ed ora abbassata a piacer di Coloro, che governan la fune, che passa per una trocciola fermata in alto, e per la quale or sollevata viene e stanti sopra un sublime tavolato, o palco fatto a tal effetto nella parte destra del Titolo, o siasi Ambone della Chiesa: e su del quale sta preparata gran quantit dacqua, gran fasci durtiche, e molta stoppa, delle quali cose si servon Coloro, che stan l sopra, per difender dagli Assalitori con i scagliargliele addosso la Porchetta. Si accingono a cinque, a sei, e non mai a pi per volta, robusti villani Giovani mezzo ignudi data che vien loro la sospirata permissione, a predarla, e tengonsi l capo con guanciali difeso. Lancian que di sopra scender la Porchetta fin presso a loro, ed Eglino si sforzano con incredibil destrezza e snelli salti per afferrarla: ma ritratta in alto con altrettanto di celerezza lascia deluse allo spesso le di loro speranze, e fache. Ci si replica pi e pi volte ed intanto di su si getta da color che vi sono senza eser veduti moltacqua in guisa di abbondante pioggia, e strepitosa tempesta con fasci d urtiche, e globi di stoppa accesa a foggia di fulmini sopra gli Assaltatori. Ed oh che risa, che schrni deVeditori contro a quelli, che restano in tal maniera percossi, e punti! E che schiamazzi, ed acclamazioni
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delor compagni, ed amici, che vie maggiormente gli ncoraggiscono a seguitare limpresa! A tal segno che non sembra pi, che si contrasti fra que di sopra, e que di sotto per lacquisto duna Porchetta, ma bens per quel dellonore, e della gloria, che coloro promessa ad alta voce dagli Spettatori. Si rinforza per la pugna:ed al sollevarsi della Porchetta salgono gli avidi Giovani sopra la altrui spalle or uno sovra laltro, or due sugli omeri di tre, onde quasi sembra, che a far si venga un gruppo di monti uno su dellaltro innalzato, perch riesca loro pi agevolala preda bramata. Ma quanto pi si sollevano, pi restan feriti, e pi facilmente precipitano abbasso. Per unora durar suole il contrasto;e sebben talvolta rompendo, o tagliando la fune restan questi vincitori, per lo pi nondimeno il son que di sopra. E ben vero per, che quante volte ci avviene, dopo essere stati dal Popolo dichiarati vittoriosi lascianessi di buon grado la preda agli assalitori, lor bastando, e sommamente godendo di rimirarli sudati, stanchi, e perditori;e cos termina lo spettacolo, ed il giuoco. Anche in Napoli se ne fa un altro simile nellarchiepiscopale basilica, il qual da molti vien riprovato, e specialmente da Gioviamo Pontano, che nel suo Caronte scrive farsi da Coloro, che a guisa di porci godon nel loto. A noi persembra tutto lopposto di quel di Nola, e siam di parerer appresentarsi n esso la costumanza dantichissime cerimonie, e singolarmente quella guerra che osarono dintraprendere i Giganti, come si finge da Poeti, contro di Giove, e degli altri Numi. I validi rustici Assalitori fan le veci de Giganti, e loro vienofferta una Porchetta, acciocch in essa impeto facendo simbolaggian quelli, che mentre si divisano di assalire il cielo, e gli Dii, dan lassalto ad un vilissimo animale: a guisa dellAiace di Sofocle, che gli Dei sprezzando,e strage far volendo di Agamennone, Ulisse, ed altri greci Eroi si crede con essolor di combattere, e non ferisce, che bovi, ed arieti: oppur vogliam dire, che significhi questa Porchetta una cupidigia fuor dogni ragione, qual si fu quella deGiganti, a somiglianza de quali si rappresentano far impeto al Cielo questi Giovani, mentre cotanto si affaticano per assaltarin alto la Porchetta.percossi furon quelli dagli scagliati dardi, fulmini, e piogge, fuoco, e freddo: in vece dequali da globi ardenti percossi son questi, dallacque, e dallurtiche, che vengon dallalto su lor gittate. E finalmente, siccome questi Giovani dopo tanta fatica, sudore, e pena altro acquisto non fanno, che di un sordido animale, cos i Giganti dogno lor speranza defraudati oltre la gravissima pena, che di questo loro s temerario ardire pagarono, restaron con la vergognosa infame taccia di mal consigliati, e presuntuosi desideratori; come avvenir suole a coloro tutti, che a bramar si nducono troppalte cose, ed oltre le propie forze, i quali n vece delle desiderate le pi vili, e sconce vengono ad ottenere. Per lo cheegli da credersi essersi mai sempre fatto in questo tempio gi per laddietro a Giove dedicato questo spettacolo in di lui onore, ed in obbrobrio de Giganti: il che serve anche di maggior prova, che sia stata fatta per verit la presente Cattedrale lantico di lui tempio. E la cristiana Posterit solita di correggere, e di ridurre quant possibile, ad ottimo uso, e santo le prische gentilesche costumanze, che conservare voluto, sembra poco, o nulla avere in questa mutato, averla bens nella stessa sua primiera forma alla nostra Religione adattata: quasich in essa a dimostrar si venga, che Iddio Ottimo, e Massimo vendicatore ugualmente demalvagi, ed orgogliosi Uomini, che pretendono ingiustamente grandi, ed onorate cose, che di quegli, i quali con irato animo, e furibondo si accingono a scellerate imprese contra il Cielo, e la Maest del Signore. Sin qua il Leone. Siasi pur ingegnosa, quanto si voglia, quest esplicazione, che io ci nullostante indur non mi saprei a prestarle credenza, e molto pi volentieri mi far a pensare, che in questo giuoco, anzich si rappresentasse la descritta guerra de Giganti contro de celesti Numi,
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ricordanza si facesse di quellantico sacrificio, che far si voleva duna, o due Porche nel tempo di Primavera alla Dea Cerere pregandola a far riuscire prospera, ed ubertosa la raccolta:pi verisimil cosa di molto essendo, cge siensi conservate nella cristiane Chiese le prische sacre cerimonie, e paret degli antichi sacrifici, che non si rappresentassero spettacoli del tutto a luoghi sacri mpertinenti:e che seguitate vi si fossero quelle usanze, che furono istituite da gentili a i loro Dii per ottenerne grazie, e favori al Popolo, che non quelle che introdotte furono piuttosto per li teatri, e servir non mai poterono, che per pur divertimento:come proccurerem di far vedere nel Capo seguente, dopo che avrem fatte bravi parole dun altro tempio a Giove servitore parimente in Nola dedicato. Tempo di Giove. Era questo in quellangolo di citt fra mezzogiorno, ad Oriente, ov stata di poi edificata una picciola Chiesa di sotto linvocazione del S. Salvatore, la quale anche sul principio delXVI secolo chiamatasi pel rapporto del citeto Leone pi comunemente con lantico e pi semplice nome di servitore, che non col nuovo di S. Salvatore. Argumentossi l mentovato Storico nel Capo XV essere stato sotto di questa, che anchoggi per di pi gradi sollevata da terra, un antichissimo, e maestoso tempio, da una gran volta di fabbrica, che vi si trova, in guisa che viene ad essere in questa parte alquanto sublimatoli suolo dala pubblica strada, e mostra chiaramente esservi stato sotto un qualche magnifico edificio, e non gi torre, o fortezza, ma bens tempio: ex quibus coniectare licet, Egli dice, illic fuisse non arcem, sed templum potius aliquod nobile;principalmente perch dintorno ad esso scoprono le fondamenta dantiche fabbriche, le quali potevansi alzare bens vicino ad un tempio, ma non gi presso un castello. E perch, Egli seguita, fu costume de primieri Cristiani edificar su de vecchi nuovi tempi, e dedicarli non di rado a qualche Santo, che avesse somiglianza nel nome a quel di Dio, cui erano gi stati consacrati:e eretti tempi a Giove Servitore: non dubitarim, conchiude, affirmare apud veteres Nolanos priscos id templum dicatum fuisse Jovi Servitori, appellatumque esse templum Servatoris.
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ltre de vari gentileschi templi rinvenuti n Nola dal nostro Storico Leone confessa egli stesso esserci ndizi certi di molti altri, bench non abbia saputo indovinare, a qual degli dei fossero stati nnalzati, e se distintamente ragionando della Chiesa di S. Felice volgarmente sornominato in piazza scrive al Capo VIII essere stata edificata su dun antichissimo tempio:sed ignoratur, cuiusnam Numinis illud antiquum fuerit, pi largamente afferma, e prova nel Capo XV essercene stati molti magifici, e superbi. Nacque si a Nolanis duo mobilissima amphiteatra constructa sunt ad studia, cultumque, atque voluptatem;longe liberius et templa multa, atque magna, superbaque ab eisdem erecta, dicataque Diis fuisse consentaneum est ec. Un di questi, io non dubbio, che sia stato eretto alla Dea Cerere;la quale bench fosse, come uno de maggiori Numi venerata in presso che in tutte la citt pi cospicue, lo era particolarmente in quella della nostra Campagna, e distintissimamente in Nola, che le si teneva pi dellaltre obbligata per la famosissima siligine, che ne suoi territori a maraviglia, e con singolar privilegio liberalmente nutriva. A ragion perci scrive nel I tomo del Museo Etrusco il dottissimo nella pi pellegrina antichit Anton Francesco Gori, che abbia avuto in Nola specialissimo culto la dea Cerere col titolo di Augusta;e viepi confermar lo possiamo con la seguente iscrizione, che si trova alla Pag. XVI nel Gudio. CERERI. AUGUST. M. AURELIS. VIRIDIANUS. V. C.CORRECTOR CAMPAN. ET. NOLAN. PATRONUS. III. VIR. QUINQUENN. D. D. D. L. D. D. D.
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E ci supposto avran certamente i Nolani celebrati n suo onore i sacrifizi cereali, che facevansi da quasi tutti gli altri Popoli, e distintamente e Napoletani, i quali neversi di Stazio a lei dicon: Tuque actaea Ceres, curfu cui sempre anhelo Votivam taciti quassamus lampada mistae Osserv il P. Sebastiano Paoli della Congregazione della madre di Dio chiarissimo nella Repubblica letteraria non meno per la sua sacra eloquenza in tutti li pi Paoli lodato accrediteti pergami con sommo applauso ascoltata, che per la sua vastissima erudizione s profana, che sacra, e finalmente per la varie sue bellOpere gi date alle stampe:osserv, dissi la surrecata narrazion del Giuoco della Porchetta nella sua dissertazione del rito della Chiesa di Nard, ed anzich approvar lopinione del nostro storico si diede a pensare, che esser potesse in rimembranza de solenni Sacrifici, ce far si solevan nella Primavera agli Dii per implorare la di lor protezione su le campagne, ed i frutti della terra: la qual gentile costumanza fu poi santificata dalla Chiesa con la pubblica istituzione delle Rogazioni, o Litanie maggiori, che si fan dappertutto innanzi allascension
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del signore per li campi, e con quellaltre solenni funzioni, che far si solevano in molte particolari Chiese nel giorno di Pentecoste. E per veder quanto universal si fosse, e come religiosamente osservata questa costumanza in tutto l Imperio Romano basta dar un occhiata allantichissimo Calendario presso Ovidio, o pur nel Rofino, e considerare in esso quali. E quante fosse si facessero nel mese di Aprile per implorar dagli Dei, e specialmente da Cerere abbondevol messe. Si cominciavano a i 12 di questo mese, e continuavansi per li sette seguenti giorni n Roma, ed in molte altre primarie citt dalle pi nobili Matrone pubblici solennissimi sacrifici alla memorata Dea, che Cereali perci chiamavansi, ed in essi due Porche si esponevano una doro, e laltra dargento: solita cosa essendo lofferirsi a Cerere una Porca, come animal nocivo alle biade, onde nelle Metamorfosi canta Ovidio:
Sacrifici cereali
PRIMA PUTATUR HOSTIA FUS MERUISSE MORI, QUIA FEMINA PANDO ERUNT ROSTRO, SPEMQUE INTERCEPERIT ANNI. E che gravida fosse per alludere alla bramata fecondit della terra, come egli stesso ci racconta nella IX elegia del II libro del Ponto: VANA LABORANTIS SIS FALLAT VOTA COLONI, ACCIPIAT GRAVIDAE CUR FUIS EXTA CERES? E perch una volpe gi presa alla rete da un Giovane Carfeolano, cui fu attaccata dal medesimo in pena di avergli tolto alcuni uccelli dalla stoppia accesa dintorno, corse fuggendo in un campo di mature biade, e diede lor fuoco, istituiti furor per ciascunanno al 19 di questo stesso mese, che era lultimo giorno dei sacrifici cereali, i giochi equiri, nei quali si lasciavano nel circolo molte volpi tutte cinte di accesa stoppia, perch ne pagassero il fio alla Dea Cerere, e cos propizia se la rendessero i Popoli, come pur ne riferisce Ovidio:
Giochi equiri.
IS CAPIT EXTREMI VULPEM IN CONVALLE SALICTI, ABSTULERIT MULTAS ILLA COHORTIS AVES. CAPTIVAM STUPULA, FOENOQUE INVOLVIT, ET IGNES ADMOVET, URENTES EFFUGIT ILLA MANUS. QUA FUGIT, INCENDIT VESTITOS MESSIBUS AGROS, DAMNOSIS VIRES IGNIBUS ILLA DABAT. FACTUM ABIIT, MONUMENTA MANENT. NAM DICERE CERTAM NUNC QUOQUE LEX VULPEM CARFEOLANA VETAT. UTQUE LUAT POENAS, GENUS HOC CEREALIBUS ARDET, QUAEQUE MODO FEGETES PERDIDIT, ILLA PERIT. E non solamente invocavano in questo tempo di primavera con sacrifici, e giochi laiuto, e il favore di Cerere, da cui si lusingavano, che prosperata venisse una felice raccolta, ma ricorrevano ancora a quegli Dei, dai quali temevano, che fosse impedita, o malmenata. Al 25 perci di questo stesso mese dAprile facevano i sacrifici robigali al Dio, o come altri vogliono, alla Dea Robigo, perch salvasse il frumento, e le piante dalla ruggine, vale a dir da quel vizio, per cui le cime dei teneri germogli annerendosi
Sacrifici robigali. 78
periscono: e proviene dalla nebbia, o dalle stille di leggerissima pioggia, o dalla rugiada, che su le spighe restando, o su le piante, ed agli ardori del sole, come volgarmente si crede, imputredendosi arrugginire in miserevol guisa le fanno: ovvero come io son di parere, ad abbruciar si vengono dagli ardori del sole, i quali per quelle gocce quasi per altrettante convesse lenti di cristallo passando con raccolto efficcassimo calore su di lor giungono, e lardono. Ecco adunque luso general dei Gentili, e perci ancora dei Nolani antichi di implorare nel tempo di primavera laiuto principalmente di Cerere con pubblici giochi, e sacrifici per ottenere unubertosa raccolta. E quel, che essi chiedevano a lor vani, e sordi Numi, richiesero poscia, e chiedono tuttavia i Cristiani allaltissimo onnipotente Dio in questo stesso tempo con luso principalmente delle Rogazioni, che al 24 dAprile, e poscia nelle tre antecedenti ferie allAscensione del Signore si fan per le campagne. Oltre di esse ancora, siccome varie son le nazioni, e vari i costumi, varie le Citt, e varie le Chiese, cos vari eziandio furono i modi, e le costumanze dei Popoli nellintercedere questa grazia: par ci nonostante, che per fissare un giorno solenne si unisser tutti per lo pi a farne particolar festa nel giorno di Pentecoste, che anche dagli Ebrei fu detto Festum messis. Sebben dunque si fa in questo d principalmente la S. Chiesa la festevol ricordanza della venuta del divino Spirito ad empir gli animi degli Apostoli, e il mondo tutto di celestiali doni; pure pi che verosimile cosa, che quellaltre straordinarie funzioni, che solite furono a farsi in molte Chiese, e che al discendimento del divin Paracleto adattar non si possono, a questo secondo fine indirizzate fossero, ed avvanzi siano di quei primieri giochi, e sacrifici, che in questa fiorita stagione si facevano alla Dea Cerere per ottenere in abbondanza la desiderata raccolta. certissimo pertanto, che in questo cos venerevole giorno si spargevano sopra del congregato Popolo in moltissime Chiese a memoria dei gi discesi dal Cielo a foggia di lingue di fuoco speciosissimi doni dello Spirito Santo rose, e fiori di vari generi, e colori diversi, i quali erano stati anticipatamente con certe orazioni benedetti: Hora tertia, scrive tra gli altri Giovanni Abricense, sonantibus cunctis campanis Rymnus tribus Clericis cappatis altare incensatibus inchoetur: Ecclesia tota illuminetur, Clerici omnes pro posse ecclesiae induantur, donec Rymnus cantatur, flores diversi coloris ad instar charismatum Spiritus Sancti desursum immitantur, sic tota hora festive celebretur.Leggiamo lo stesso nellOrdinario Silvanettense, nel Turonese di S. Martino, e molti altri. N fiori solamente, ma colombe eziandio si lasciavano, e piccolissimi fascette di stoffa accesa a guisa di ardenti lingue si gittavan sugli Astanti: onde fra gli altri Luca Arcivescovo Cosentino per suo Ordine per il divino ufficio presso il Martene ci fa sentire: In missa Pentecostes Sparguntur de super in choro, in navi Ecclesiae rosae, lilia, flores, ad ultimum emittuntur particulae subtilissimae stupae succensae. Or per tornare alla nostra gi memorata funzione, ella deve certamente distinguersi in due parti; una sacra del tutto, ed in rimembranza della venuta dello Spirito Santo, e laltra in gran parte per lo meno gentilesca. Soleva anche nellanno 1551 allorch fece la visita della sua Cattedrale il Vescovo Antonio Scarampo, spargere il Sagrestano tutta la Chiesa di fiori di ginestra, e verdi fronde, e nel mentre che si cantava la messa, teneva un Sacerdote in mano il su riferito vaso di strettissimo orificio con entro rose, e pieno dacqua, e con esso andava leggermente spruzzando coloro, che a lui sappressavano. E bench in nessun luogo si legga, che fosse questacqua con lusata mistion di sale, i consueti esercizi, od altro rito particolare, e proprie cerimonie benedetta, io tengo a fermo, che giusta luso di molte altre Chiese in qualche modo santificata venisse: e che non costumandosi in questa, come in
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molte altre, di sparger rose, e fiori su dei Sacerdoti, e del Popolo, si spargesse in lor vece la mentovata acqua di rose. Compiutesi interamente le sacre funzioni si dava cominciamento al gi descritto gioco della porchetta: exatis deinde rogationibus sacris lo avverte lo stesso Leone, in spectaculum aricunt Populum,nel quale in commemorazione della Porca, che anticamente in questo tempo si sacrificava nei giochi cereali per impetrare unabbondante raccolta da quella Dea, di cui anche scrisse Ovidio nel primo dei Fasti: PRIMA CERES EVIDAE GRAVIDA EST SANGUINE PORCAE ULTA SUAS MERITA CAEDE NOCENTIS OPES. Si faceva il mentovato Giuoco della Porchetta invece del sacrificio per non accomunarsi del tutto ai Gentili. E vero, che bramar potrebbe taluno per maggior prova di quanto abbiamo finor divisato, diversi far questo giuoco nel tempio di Cerere, e non in quel di Giove; ma quando quel di Cerere si era gi totalmente distrutto, come pi far segno dei giochi eleusini, che vi si fecero, e che molti Scrittori ci raccontano essersi fatti nel di lei tempio di Napoli, il quale era allora s sacrosanto, che non era lecito ad alcuno di colpa, o delitto macchiato lentrarvi in guisa che si legge, che non os dentrarvi Nerone, quando fu in Napoli. Si facevan questi dai Sacerdoti con torchi accesi in mano furiosamente correndo, e le si immolava una Porca. E forse che con lo stesso intendimento qualche secolo appena addietro nella prima Domenica di Maggio, giorno solennemente festivo in Napoli per la traslazione del gran Protettor S. Gennaro da Montevergine a quella Metropoli far si soleva avanti la porta maggiore della medesima giocoso spettacolo di una simil porchetta, che vi era portata dai Vassalli della mensa archiepiscopale, siccome ci raccontano il Pontano, il Sannazzaro, e lEngenio, il Falco, ed il Summonte nel I libro, ove soggiunse. Questa usanza non del tutto interlassata, imperocch siccome nota il Stefano, la vigilia di S.Andrea obbligato lAbbate di questa Chiesa far ammazzare un porco, e ripartirlo tra i Lettori dello studio: i quali allincontro sono obbligati ad andare processionalmente con tutti gli scolari con le torceste a offrirle allaltare di S. Andrea al Seggio di Nido: onde non del tutto estinta la vittima di Cerere in questa Citt, sebbene con altro ordine, e con altro uso.
Giochi eleusini.
Le quali antichissime rappresentazioni, come poco, o nulla convenienti al decoro, e santit delle case de Signore, sono state tolte del tutto dai pi moderni zelantissimi Vescovi, e proibite, bastando per ottenere unabbondante raccolta il ricorrere con piena fiducia, e fervoroso cuore allonnipotente Iddio unico Autor dogni bene con le pubbliche Rogazioni, ed altre preci da Chiesa Santa ordinate, e con le private orazioni senza rammischiarvi gentileschi riti, e costumanze. E perch in Nola perseverava un tal gioco a tempo del Leone, e non pi in quello del mentovato Vescovo Scarampo, si deve la gloria di averlo santamente abolito al nostro Vescovo Francesco Bruno.
Gioco della Porchetta proibito dal Vescovo Bruno.
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Comp in Nola, come abbiamo negli antecedenti Capi raccontato, al 19 di Agosto nellanno XIV di nostra salute la sua gloriosissima mortal carriera lImperatore Ottaviano Augusto, e lo termin nello stesso palazzo, e nella medesima camera, come scrive Tacito, ove era morto Ottavio suo padre: ed aggiunse Svetonio tradotto da Paolo del Rosso nella di lui vita. Trasporto in Roma. Mor nel letto medesimo dove era morto il padre. Il suo corpo fu portato dai Senatori della Citt partecipanti dei benefici dei Romani, e di quelle i cui Abitatori vi erano stati mandati da Roma, da Nola fino a Boville di notte per la stagione calda, che era allora, ed il giorno si riposavano, e tenevano il corpo morto nelle logge regie, ovvero nel maggiore, e pi onorato tempio di qualunque terra lo entravano, ed in Boville lo consegnarono ai Cavalieri Romani. Acclamazione di Tiberio in Nola. Fu in Nola con incredibile letizia di tutta la Citt riconosciuto allora per di lui successore nel trono, ed Imperator Romano Tiberio, indi celebrata con altrettanta magnificenza regali esequie al defunto al defunto Principe gli innalzarono i generosi Nolani con pubblica sontuosa spesa un maestoso tempio nello stesso palazzo, ove era accaduta la sua morte. Tempio di Augusto. In questa stessa guisa, che il Senato Romano dopo averlo con solennissima apoteosi annoverato fra i Numi gli costitu onori divini, e gli consacr un magnifico tempio in quellalma Citt: cos il Nolano Senato gliene edific un altro fra i due Anfiteatri, ed appunto l, dove ne vide ancora le sontuose vestigia Ambrogio Leone: Nosque eius fedes ce lo attesta al Cap. VIII e XII vestigia vidimus, e donde estratti si son molti quadrati marmi, in uno dei quali egli stesso lesse: TEMPLUM AUGUSTI e bench le altre lettere per essere logore del tutto, o perdute sul rotto marmo leggero non si potessero, eli tanto vi trov, che pot giustamente concludere: Quae certo argumento sunt illic extitisse Augusti templum .Ma non si appose dal pari al vero, allorch os di togliere una delle pi belle glorie della sua Patria scrivendo nel Cap. XII Qua pro re a Tiberio templum Augusto erectum, atque dedicatum est Nolae, e ne adduce in testimonio particolarmente Svetonio. Ma con sua pace n questo, n un altro autore ha mai scritto, che Tiberio ergesse il Nolano tempio di Augusto, e dicono tutti solamente, che glielo dedicasse; vale a dire, che dopo che glielo innalzarono con sontuosa spesa i Nolani, venne Egli da Roma per aprirlo solennemente, e cominciarvi a fare gli usati sacrifici. Consacrazione del tempio. Prese Tiberio, dice Tacito nel libro IV per motivo di ritornare in Campagna nellanno XXVI lavere a dedicare in Capoa il Tempio a Giove, ed in Nola quello ad Augusto: specie dicandi templi apud Capuam Giovi, apud Nolam Augusto. E ci aver mandato ad effetto ci narra Svetonio nella sua vita. Essendosi andato a spasso per il territorio dei Capoani, ed avendo in Capoa consacrato il Campidoglio, ed in Nola il tempio di Augusto, perci sotto questo pretesto, e colore si era partito da Roma, se ne and a Capri. Sin dallanno DCCXXXV di Roma, e XIX innanzi a Gesucristo, allorch vi ritorn dopo aver composti felicemente gli affari in Sicilia, e Grecia, Asia, Siria, e Partia decretati gli furono dal Romano Senato moltissimi onori, dei quali la maggior parte ricusati avendo permise solamente, che si consacrasse in Roma un altare alla Fortuna Reduce, che volgarmente la Fortuna di Augusto si appell, e si annoverasse tra le solenni ferie il XII giorni di Ottobre, che fu quello del suo ritorno, ed il quale otto anni dopo sotto il consolato
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di Q. Elio Tuberone, e P. Fabio Massimo si solennizz coi giochi augustali per rapporto di Suida: Augustalia, quae nunc celebrantur, tunc primum ex S. C. acta sunt. Sin da allora ci nonostante gli furono eretti nelle Provincie altari, e templi, e denominati Augustali i suoi Sacerdoti. Pruova il Card. Noris nella I. Differita. Tra i Cenotassi Pisani, che erano in Pisa i Sacerdoti, il Flamine, ed un tempio chiamato Augusteo dedicato ad Augusto ancora vivente: Quem ut reapse Numen Pisani Coloni per Flaminen, divinis honoribus prosequebantur: quodipsum nobiliores Italiae Coloniae Municipia fecisse nullus inficias ibit. Augustali. E tra queste chi non creder di leggieri essersi segnalata la Citt di Nola, che fu sempre affezionatissima ad Augusto, e lo tenne quasi per un suo affezionatissimo Cittadino? Abbiamo notizia degli Augustali di lui Sacerdoti in molte delle nostre iscrizioni, e primieramente in questa di carattere molto grande, rotondo, e bello. LXXIX VICTORIAE AUG. AUGUSTALES
Nella quale, sebbene il Signor Gori nel I del suo commendevolissimo Museo Etrusco legge VICTORIAE AUGUSTAE e la crede incisa in unara alla Vittoria Augusta dedicata, io leggerei pi di buon grado, come in questaltra della pag. XCI del Muratori. LXXX VICTORIAE AUGUSTI FMAMINIUS. SECUNDUS. T. FLAM.F...................EM. CN. F. ROMANUS. DE. SUO. PONENDUM CURAVERUNT.
Scolpita si vede anche oggi nel miglior, come detto, e maggior carattere in maestoso, ed altro piedistallo di bianco marmo su la piazzetta avanti la nostra Cattedrale; ed in esso, siccome non vi ha segno alcuno di Ara, cos vi sono tutti quelli di una base dalta, e superba statua di un qualche Guerriero trionfante o della stessa vittoria, essendovi dallun dei fianchi una corona dalloro, e dallaltra una palma. Per lo che non andrebbe forse lungi dal vero, chi divisar si volesse, che i Nolani, dappoich fu dichiarato Augusto Ottaviano, in memoria della riportata famosissima vittoria ad Azio sopra del suo rivale Marcantonio destinassero prontamente alcuni Sacerdoti col nome di Augustali a rendere particolari grazie agli Dei per i cos gloriosi trionfi ad esso conceduti, e per implorargli dai medesimi cogli usati loro sacrifici sempre maggiori prosperit: e che questi in perpetuo monumento della gran vittoria, che abbiamo memorata, e di quella, che gli auguravano perpetua sopra i di lui nemici, ergessero su di questa sublime base la statua della Vittoria di Augusto in sembianza di una Vergine con volto liberale, e grazioso, con le ali a fianco, e il capo di lauro coronato, e con la destra, che ne portava un ramoscello. Verso poi la met del secolo XV avendo preso il conte Orso Orsini ad onorare la mentovata piazza avanti al Duomo vi fece trasferire alcune statue, e tra le altre questa nobile base, e su di essa collocare, giacch n indovinare, n rinvenir seppe quella, che anticamente vi fu sollevata, una statua bellissima fra quante or ce ne sono, nuda fino alla cintola, e con quel manto, che pallium divinitatis sappella, attaccato alla sinistra spalla, che volgendo per il diritto fianco a coprir la viene davanti fino a terra. E situata in piedi, e con maestoso volto, bench le manchino ambo le braccia, e generalmente creduta essere la statua dello stesso Ottaviano Augusto. Venerato qual Dio ancor vivente. Queo Sacerdoti, che destinati furono col titolo di Augustali primieramente a pregargli dal Cielo lunga, e felice vita, prosperit, e vittorie, si
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inoltrarono poi a venerarlo ancor vivente con onori divini, come fecero in molte altre Citt per rapporto del su citato Cardinal Noris, e di Prudenzio tra cento altri nel primo libro contro Simmaco: FLAMINE, ET ARIS AUGUSTUM COLUIT, VITULO PLACAVIT, ET AGNO, TESTANTUR TITULI, PRODUNT CONSULTA SENATUS CAESAREUM JOVIS AD SPRCIEM STATUENTIA TEMPLUM. E dopo la sua solenne apoteosi restarono confermati in uninsigne Collegio, che cura avesse per sempre del suo tempio, dei suoi sacrifici, e suoi giochi augustali. Si sceglievano questi dallOrdine di mezzo tra i Dedurioni, e la plebe, cio da quello dei Cavalieri; e del loro Collegio abbiamo ancora questo glorioso monumento:
Augustali.
LXXXXI
IMPERAT. CAES. DIOCLETIANO PIO. FELICI. AVG COLLEGIUM. FELIX AUGUSTALIUM. NOLANOR. POSUIT.
In cui merita per avventura losservazione degli Eruditi quellaggiunto di felice dato singolarmente a questo Nolano Collegio degli Augustali. Aveva in quei tempi ogni Dio il suo Flamine particolare, perpetuo in Roma, ed a tempo determinato nelle Colonie, e Municipi, ed un solo per ciascuna Citt, siccome ci insegna tra gli altri Cicerone nel secondo delle Leggi: Divisque aliis Sacerdotes, omnibus Pontefices, fingulis Flamines sunto. I quali dovevano essere nelle Provincie dellOrdine dei Decurioni, ne potevano essere eletti prima che esercitate avessero le pi decorose cariche della loro Repubblica: e poich vengon chiamati da pacato per municipal porpora reverendi, n si da vedere, quale si fosse la nobilt del particolare vestimento di questi Capi dei Sacerdotali Collegi. Ma per ragionar solamente in questo luogo di quello di Augusto, presiedeva egli il Collegio degli Augustali, tra i quali i primi sei Seviri si appellavano; e non gi cos erano detti, come malamente scrivono alcuni, perch se fossero, e non pi questi Sacerdoti; ma quelli da questi, come primari, si distinguevano, e chiamandosi questi Augustalibus, ovvero VI. viri Augustales quale abbiamo veduto sul principio del X. Cap. essere stato Pompedio Lucillo; siccome ora vediamo nella seguente essere stato Flamine di Augusto Curiazio. Primipilus. Prefetto degli alloggiamenti. Capo era questi sotto lImperatore Vespasiano della prima Coorte Pimipilus chiamato dai Latini, tribuno dei Soldati della V. Macedonica Legione, Prefetto dei Fabbri dellesercito, e Prefetto degli alloggiamenti, un di quelli vale a dire, ai quali si apparteneva la disposizione dei medesimi, e del vallo, e della fossa: ed era sua cura il provvedere, che nulla mancasse di militari strumenti allarmata, nulla dei necessari aiuti ai feriti, ed infermi soldati, come abbiamo da unaltra sua iscrizione, che vedremo nel Cap. XLIII. Fu parimente Prefetto dellala dei Bostreni a cavallo, come T. Rutilio Varo, di cui XV. Iscrizione abbiamo ragionato, su Edile Curule, ed ebbe per ultimo anche il titolo di Comes Imperatoris. E qua molto giova a farci conoscere leccellenza dei Flamini Augustali il ricordare essersi primieramente chiamati dai Romani Legati, e poscia Comites degli Imperatori quelli, che ora si chiamano Luogotenenti, e restava presso di loro
Flamini. 83
tutta la suprema autorit in assenza dei Principi, seppure approvare non si deve lopinione del Ducange, che dice essere stati questi: imperatorii palatii Proceres, quod ii Principem Sectarentur, eiusque lateri adhaerent, seu domi manerent, seu in expeditionem profisiscerentur. E perch o luno, o laltro si fosse di questi due uffici, era da sempre nobilissimo, e supremo, a chiare note ne si appalesa, quale fosse la dignit di questi Flamini, e distintamente il merito di questo Curiazio, di cui vedremo poi in Cimitile la citata marmorea lapida sepolcrale, che ancora vi si conserva. CURIATIO. L. F. FLAMINI. DIVI. AUG. PRIMI. PIL. TRIB. MILIT. II. LEG. V. MACEDONIC. PRAEF. ALAE. BOS. Q. DIVI. VESPASIANI AED. CUR. COM. IMPERATO. PATRONO. D.D.
LXXXII.
Flaminiche. E siccome aveva ogni Dio il suo Flamine, cos aveva ogni Dea la sua Flaminica, a cui non era lecito di avere avuto un solo Marito; e perci Orazio nella XIV. Ode del libro III. Cant:
UNICO GAUDENS MULIER MARITO PRODEAT IUSTIS OPERATA DIVIS. Ebbe per questo non solamente i suoi Flamini Augusto, ma pur anche le Flaminiche, e fu la prima tra queste per decreto del Senato Livia di lui consorte: Tunc vero consecrantes Augustum, ce ne fa piena testimonianza Dione nel libro LVI. Sodales ei, sacra instituerunt, Sacerdotem Liviam. Per lo che Ovidio nel IV. del Ponto si scrisse: SUNT PARITER NATUSQUE PIUS, CONJUXQUE SACERDOS, NUMINA JAM FACTO NON LEVIORA DEO.
Augustali. Degli Augustali abbiamo memoria in moltissimi dei nostri marmi, parte dei quali gi referiti sono, e parte saranno in appresso; e per ora trascriveremo questo, che sta fabbricato nel Campanile della nostra Cattedrale, ed in cui si legge con ogni chiarezza:
.........CURATORI VESPASIANI. ET DIVI. TITI. I AUGUSTALES L D.D.D. Alla quale par, corrisponda questaltra riportata in Nola dal Muratori alla pagina MLXXXVIII. LXXXIII. PROCURATORES. VESPASIANI. ET. DIVI. TITI AUGUSTALES. L.D.D.D.
Anche dei Ministri degli Dei Lari di Augusto abbiamo memoria in questaltro gran marmo, che serve di base presentemente di una statua togata alla sinistra della facciata del Duomo; la di cui iscrizione di perfetto, e maggior carattere fu gi letta dal Sirmondo,
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e poi copiata dal Grutero alla pagina MLXXXVIII. ove nota indarno il chiarissimo Autore, che forse si avr a leggere MAGISTRI. invece di MINISTRI. poich tale chiaramente, qual per noi si trascrive: FISIAE SEX. F. RUFINAE SORORI FISI. SERENI AUG, LARUM. MINISTRI L.D.D.D.
LXXXIV.
Larario. Era questo Fiso Sereno uno di quelli, che servivano al Nume di Augusto in qualche particolare domestico Sacrale, che Larario si appellasi; al che allude certamente Ovidio in raccontando, che anche nel Ponto Egli faceva in sua casa la festa di Augusta:
NEC PIETAS IGNOTA MEA EST: VIDET HOSPITA TELLUS IN NOSTRA SACRUM CAESARIS ESSE DOMO. Non per con tutto questo, che approvare vogliamo la falsissima opinione del nostro Leone, il quale inconsideratamente, come per lo pi far suole, asserisce nel Cap. XV. che solamente in Nola fra le Citt della Campagna sia stato il tempio di Augusto: cuius templum Nolae solummodo erectum fuisse constat, non etiam in caetera Campania. Tempio di Augusto in Pozzueli. Poich non vi ha, chi non sappia, che un altro molto sontuoso, e magnifico gliene fu innalzato in Pozzuoli: onde assai pi accortamente di lui scrisse il Capaccio: Augusti in media Urbe, quae nunc reliqua est, templum opere Corinthio pulcherrimum videmus, quod nec tempud adax, nec hostium furor, nec flammarum iniuriae perdere poteurunt Augusto Caesari dicatum da Lucio Calpurnio, come ce ne assicura quest iscrizione da lui, e da altri data alle stampe
Error del Leone.
LXXXV
Ed ancor si legge sulla porta di quella Cattedrale il nome di Lucio Cocceio, che ne fu larchitetto in questaltro marmo cos trascritto dal Muratori alla pagina DCCCCXLVII. LXXXVI L. COCCEIUS. LUCII. COCCEI L. AUCTUS. ARQUITECTUS.
E Pernosano. Mi immagini io di pi, che anzi vero, che Augusto aedes omnes Civitates Campaniae statuerunt, come ci riferisce Dione, e Tacito, e che qua intorno anche ne fosse qualche altro, e specialmente nel luogo, ove poi si formato il Casal di Lauro detto Pernosano: e per dir vero sotto alla presente parrocchiale Chiesa di S. Maria volgarmente dei Carpinelli appellata un antichissimo tempio, dalle rovine del quale sono state tratte fra laltre quelle sei colonne di marmo, che vengono riposte sugli altari della nuova Chiesa con molte ben intagliate lapide parimente di marmo. E perch in primo luogo non sembra credibil cosa, che in un pressoch disabitato campo, quale fu questo, ove non memoria alcuna, che unquemai sia stato tenuto in particolare venerazione o Deposito di qualche Santo, o miracolosa Immagine, edificassero con cos larga spesa i Fedeli; e perch negli 85
ampi lavorati marmi che estratti se ne sono, altro non si vede che animali, e per lo pi mostri finti dai Poeti, e scolpiti alluso gentilesco similissimi a quelli, che sono intagliati negli Architravi degli antichi templi, ed Anfiteatri di Nola, che ancora si vedono per la Citt, da credersi certamente, che questo sia stato un tempio dei Gentili, anzich una Chiesa dei Cristiani. E sebbene fra gli innumerevoli Dei, che adorarono nei secoli trapassati le misere accecate Genti, non par cos facil cosa il potersi determinare, a quale dei falsi Numi fosse dai Popoli di Lauro consacrato, molto per avventura dal vero non si allontanerebbe, chi si desse a pensare che allImperatore Augusto eretto fosse. La somma venerazione, che egli ebbe nella Citt di Nola, pu persuadere a leggere, che eziando molta ne avesse nei luoghi circonvicini, e di pi ci assicura il gi pi volte citato MS. Nolano della biblioteca dei Padri dellOratorio, ed il Sirmondo, che la vide, e il Grutero, che da lui lebbe, che nella vicina Chiese di S. Nicola de Casal di Marzano anche un secolo addietro era un antico marmo con la seguente iscrizione, nella quale i due primi versi sono di carattere molto maestoso: AUGUSTO SACRUM RESTITUERUNT LAURINENSES PECUNIA. SUA. CULTORES D. D.
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Or chi furono questi Cultori? Indur non mi saprei certamente a credere, che per essi intender si debbano gli Ortolani, o gli Agricoltori, ma sono di parere senza dubbio, che siano di quelli, di uno dei quali cant Ovidio nellultima elegia del III. Dei Tristia: CULTOR, ET ANTISTES DOCTORUM SANCTE VIRORUM. E che per essi intendere qual si vogliano i Sacerdoti di questo tempio di Augusto, i quali lo rifacessero. Riportata questiscrizione alla pag. MLXXXV. Il Muratori, e perch si diede a credere, che fosse in Napoli, pens di mutarvi Laurinenses in Tauranenses, e poi vi corregge al margine anche questo in Taurinienses, quasich a Turino appartengasi, e non Nola, come hanno scritto tutti gli altri Autori innanzi a lui la vicina Citt nominando per il luogo, ove ella stata veduta, e copiata dal Sirmondo.
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DE TEMPLI DI CIBELE, DI VENERE , E DI FLORA. CAPO XIII Tra i vari templi, che furono certamente, come detto, nella Citt di Nola, io mi diviso esservi stato quello della Dea Cibele, o Berecintia, poich fuor dogni dubbio ci furono i suoi Sacerdoti, i quali purtroppo chiaramente descritti in essa ne vengono nellXI Natale di S. Paolino. Solevano questi ubriacarsi a bella posta, e quasi perci di se medesimi fuori usciti comparivano fanatici ruotando il capo, e mille sconci atteggiamenti facendo con le braccia, e il corpo tutto; e con rasoi arditamente ferendosi si vantavano di imitare la terra, di cui era simbolo questa Dea, la quale squarciata viene dagli aratri in mille parti, e le facevano gli usati sacrifici. Talis enim Sacerdos, E S. Massimo Vescovo di Turino, che nel suo ragionamento contro degli Idoli ce ne assicura tra cento altri: parat se vino ad plagas Deae suae, ut dum est ebrius poenam suam miser ipse non sentiat. Hoc autemnon solum de intemerantie, sed de arte faciunt, ut minus vulnerasua doleant, dum vini ebrietete iactantur. E pi chiaramente ancora Servio in ispiegando il verso 116. Del IX. dellEneide ne racconta, che Mater magna istituit, ut quotannis in sacris suis plangeretur, pinumque arborem, sub qua jacuerat, tutelae suae adscripsit, effecit, ut cultores sui viriles partes sibi amputarent, qui Arcigalli appellantur. Arcigalli. Ed ecco appunto, come ci descrive in Nola questi Sacerdoti di Cibele il nostro gi lodato S. Vescovo dal v. 187.
acerdoti di Cibele.
PLENUS ET ILLE DEO, RELIQUISQUE BEATIOR ESSET, QUI MAGIS INFUSO SIBI DAEMONE FAEVIUS IN SE DESIPIENS PROPRIIS LITANS FURIALIA SACRAE VULNERIBUS SANAM MERUISSET PERDERE VITAM. OH COECIS MENS DIGNA ANIMIS, ET NUMINE, DIGNA ADVERSIS SERVIRE DIIS! VENUS, ET NEMUS ILLIS SINT DEUS! EBRIETAS DEMENS, AMOR IMPIUS ILLOS SANCTIFICENT; ABSCISSA COLANT, MISERIQUE PUDOREM ERRORIS FOEDI MATRIS MYSTERIA DICANT. E forse che di uno di questi Sacerdoti appunto si fu quel sepolcro, che stato fra moltissimi altri nel mese di Febbraio avanti di me trovato sotto terra in un campo a settentrione della Citt, che del Nolano Capitolo, in cui rinvenute si sono tre statuette di creta, che si conservano nel Museo del Vescovil Seminario. Una in mezzo busto, e senza fallo quella della Dea Cibele coronata da una torre; e la seconda verisimilmente della medesima rappresentante la Terra, E questa una figura intera alta un palmo in circa, a cui pende dalle spalle un gran manto, che tutta di dietro copre, e rivolto in su dei fianchi viene tenuto con ambedue le mani addietro, e forma come un seno di non vedute cose riempito. Il petto, bench coperti, di Donna, e di Donna la faccia con pendenti alle orecchie, e lunghe avvolte trecce in su la testa; ma nel rimanente che nudo, poi maschio, e perci ha tutta lapparenza della Dea Cibele, o della Terra , la quale per la femminile virt di ricevere i semi dalle biade, erbe, e piante creduta Donna, e chiamata Tellus, e per il maschio valore di produrli detta con viril nome Tellumo: seppur non si volesse dire essere questa lImmagine del di lei amante Ati, il quale per la singolare sua
Statuette del Museo del Vescovil Seminario.
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bellezza era reputato e Donna, e Uomo, onde egli dice di se stesso nel LXI. Epigramma di Catullo: EGO MULIER, EGO ADOLESCENS, EGO EPHEBUS; EGO PUER EC. E la terza, che di un Uomo tutto nudo con le braccia bizzarramente distese, e chiusi i pugni, e con le braccia, e gambe non attaccate al corpo, ma fatte ad arte da potervisi mettere, e levare, quasi come indicar vogliano i dimenamenti furiosi, che con esse facevano i Coribanti nei sacrifici di questa Dea, potrebbe essere questa di un Sacerdote della medesima, e perpetuo simbolo appunto di quello, che ivi era sepolto. Ma che di ci siasi Venes, Nemus illis sint Deus, dice ne fu recati verso S. Paolino, e siccome per Nemus si intende apertamente la venerazione, che aveva questo Popolo per la Dea Cibele, cui furono dedicati singolarmente i boschi di Pini, onde con Virgilio Ella disse nellEneide PINEA FULVA MIHI MULTOS DILECTA PER ANNOS LUCUS IN ARCE FUIT SUMMA EC. Giacch purtroppo chiaramente nei seguenti versi vengono nominati i di lei sacrifici sanguinosi, e gli ebbri impudenti Sacerdoti, e gli osceni misteri: cos non vi sar, chi non riconosca in Venus questa altre Dea, che purtroppo essere stata venerata in Nola con solenni giochi, e sacrifici ci assicura nel citato luogo S. Paolino; e perci ne d ben giusto motivo di credere, che qua fosse un di lei tempio, dove: POSTRIBULUM VENERIS, SIMUL ET DEMENTIA BACCHI NUMEN ERANT MISERIS, FOEDOQUE NEFARIA RITU SACRA CELEBRABAT FOCIATA LIBIDO FURORI. ET QUIS ERAT VITAE LOCUS HIC, UBI NEC PUDOR USQUAM, NEC METUS ULLUS ERAT? QUIS ENIM PECCARE TIMERET HIC, UBI SANGUINES FUROR, ATQUE INCESTA LIBIDO RELIGIONES ERANT, ET ERAT PRO NUMINE CRIMEN? ATQUE ERAT IN TOTO QUASI SANCTIOR AGMINE CULTOR, QUI VENERIS SACRIS POLLUTIOS INCALUISSET EC. E che Ella qua avesse una specialissima venerazione, ce lo dimostra ed evidenzia il titolo di Augusta, che qua le fu dato: Prae omnibus Etruriae Populis, scrive il Gori nel I tomo del suo Museo: Nolani Venerem religisissime coluerunt: quoque essent Thuscorum coloni Augustam vocarunt ampliore cognomine, quod loca quaeque religiosa, in quibus augurato quid consecratur, ut reor, vocabulo Augusta dicerentur. E di vero pare che le Citt pi popolose, ed illustri moltissimi Numi, e specialmente i pi licenziosi a venerar nei loro templi imprendessero per tenere pi lieto il Popolo, con sacrifici, e giochi continui. Ma veniamo alla Dea Flora, che sembra essere stata la Dea pi speciale dei Nolani.
Venere Augusta.
Ci riferisce laccuratissimo Cesare dEngenio Caracciolo, che quando S. Guglielmo linclito Fondatore dei PP. Benedettini della Congregazione di Montrvrrgine edific nellanno MCXVI. la sua prima s celebre Chiesa sulle rovine del Tempio di Cibele,
Dea Flora. 88
tra i molti Idoli, che vi rinvenne, i quali vi erano stati portati da Popoli vicini, acciocch quei loro particolari Protettori intercedessero per essi appresso la Madre di tutti gli Dei in quel luogo, furono le statue di Castore, e Polluce col mandate dai Napoletani, e quella di Flora dai Nolani: e lo stesso attestano anche gli Scrittori, quanti pi sono, do quel venerabile Monastero; ed ancora oggi si vede una statua di questa Dea nel chiostro dei loro ospizi. Finsero, vero, i Poeti una Dea Flora moglie del Zefiro, da cui avesse avuto in dote una suprema podest su dei fiori: ma non fu questa ne la venerata in Nola, n quella, per cui istituiti furono i giochi Florali: Floralia ce ne assicura fra molti Ildebrando nel compendio dellAntichit romane: non a Flora florum Dea, sed a Flora meretrice notissima dicta sunt. E diffusamente viene provato nella Palaripomena al Cap. XX. del lib. II del Rofino. Fu questa Donna, se dar vogliamo credenza ad Aulo Gellio Autor molto antico, discendente dai Romani Fabi, e Metelli, e qui nata, ove tra le altre famiglie, che ci vennero da Roma ad abitare, abbiam veduto essere stata quella dei Fabi, che diedero il nome al Casal Fabiano, ora Faivano: ci nacque Ella sul finire del V secolo dalla fondazione di Roma, e nel XV anno della sua et ci rest priva dei Genitori. Non avendo perci, chi freno ponesse a quel vivacissimo spirito, che aveva sortito dalla natura, di qua partendo se ne and fin nellAfrica, ove erasi incominciata per ordine del Romano Senato nellanno CCCCLXXXIX la s famosa guerra Cartaginese. L con la sua grazia, e bellezza ad acquistar si venne in maniera laffezione di Mamillo il Console, che spese questi pi per essa, che non per la guerra medesima. Giochi Florali. Consum Costei gran parte della sua giovent sempre con persone usando ragguardevoli sommamente e per dignit, e per ricchezze in Africa, nella Spagna, e nella Galli Transalpina, e ritiratasi alla fine in Roma prese un nobile pelagio, ove con grandissima splendidezza, e magnificenza si trattava, nel campo, il quale da lei ebbe poscia il nome di Campo di fiore. Era pervenuta allet di XL anni, allorch fu richiesta in sposa da un Giovane di Corinto, cui Ella francamente rispose troppo ben conoscere, chEi non amava Flora, ma bens le sue ricchezze, e che perci si rimanesse in pace. Venne a morte in et di anni LXX e successori non avendo istitu suo erede il Popolo Romano, il quale per s largo beneficio le eresse nella Citt un sontuoso tempio, la annover fra le Dee, ed ogni anno celebr in suo onore pubblici giochi, i quali si chiamarono Florali, Fin da allora parimente i Gentili Nolani a venerar lo presero per loro speciale Dea, le innalzarono pi che verosimilmente un magnifico tempio, e le istituirono fuori da ogni dubbio i Florali giochi, che le si facevano dal Popolo per tre giorni a suon di tromba: onde Giovenale nella VI satira esclama: DIGNISSIMA CERTE FLORALI MATRONA TUBA. Si spargevano in questi dagli Edili fave, ceci, ed altre simili cose per placar la Terra con questi semi, ed impetrare, che il tutto felicemente vi fiorisse; ed invece di lasciare nel teatro, come far si voleva nei giochi gravi, e fiere, orsi, tigri, leoni, od altra simil sorta di animali feroci, si lasciavano capri lepri, e conigli, che chiamati perci son da Marziale nellepigramma LXVII de libro VII fiere floralizie: CUM MODO DISTULERINT RAUCAE VADIMONIA CHARTAE, ET FLORALITIAS LAFFET ARENA FERAS EC.
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DE TEMPLI DI MERCURIO, E DI APOLLO, DELLA VITTORIA, E DI ADRIANO AUGUSTO. CAPO XIV Di l, dove dentro, essere stato il tempio di Augusto fra lAustro e loccaso dinverno, direttamente per CC. passi inoltrandosi un luogo presentemente fuori dalla Citt, dal quale verso la fine del XV secolo estratti furono moltissimi quadrati marmi, indizio certissimo, che ivi sia stata una superba vetusta fabbrica, o pi verosimilmente un maestoso tempio, che il Leone, il quale ebbe la sorte di esserne spettatore, si diede a pensare con plausibile argomento, che fosse stato dedicato a Mercurio, principalmente poich abbiamo un marmo, in cui si fa menzione di L. Sattio Filerote Maestro nel tempo stesso del tempio di Augusto, e di quello di Mercurio; onde da credersi, Egli dice, che non molto lontano luno dallaltro si fosse. Uopo divisarsi parimente essere stato molto ampio, sontuoso, e ben adorno: giacch una parte dei suoi marmi trasportata in Napoli serv al Signor D. Carlo Carafa per ornarne il primo piano del sua palazzo presso Seggio di Nido, siccome nel Cap. VIII ci racconta il citato Leone. Summonte censurato. E perch Egli Nolano, e ci attesta essere ci nei suoi tempi avvenuto, merita molto pi di credenza, che non di Summonte, il quale nel I tomo marmi tratti dal tempio di Augusto supponendoli cos scrisse. E circa il tempio di Augusto nella Citt di Nola sebbene ai nostri tempi poche vestigia ne compaiono, pur in Napoli se ne scorge qualche memoria: perch essendo il tempio per la sua antichit rovinato al tempo del Re Ferdinando I. Carlo Carafa volendo fabbricare un palazzo in Napoli fece condurre dal rovinato tempio grandi quantit di pietre quadrate simili a quelle del Campidoglio di Capoa, ed avendo di esse ridotta la fabbrica del palazzo intorno a palmi dieci sopra terra mancando di vita rimase il palazzo imperfetto fino allanno MDLVII nel qual tempo venuti in Napoli i Preti Gesuini vi edificarono su quel principio la loro Chiesa al presente chiamata il Collegio dei Gesuini. Ferrari. E molto meno da ascoltarsi il troppo posteriore Canonico Tesoriere Ferrari nel suo Cimitero Nolano, ove afferma essere stati presi questi marmi dallAnfiteatro di Nola: poich basta a scoprire lerrore dambedue questo passo del citato Leone al Cap. VIII. Ubi quamplurima marmora quadrata effossa sunt tempestate etiam nostra, eaque Neapolim plaustris transvecta fuere a Carolo Carafa.e poco dopo conclude: Atque illud templum credendum est dicatum fuisse Mercurio. E fuor da ogni controversia non fu mai in questo luogo n il tempio di Augusto, n lAnfiteatro. Di prova evidentissima che sia stato in Nola il tempio di Mercurio, ci serve la seguente marmorea lapide, che sta fabbricata sul muro alla destra della maggiore porta della nostra Cattedrale, ed quella, che dallo Scaligero copi il Grutero alla sua pag. CCCXVII, ove nota che la di lei prima parte citata dal nostro Leone. Pur comech scriva questo nostro Nolano Autore SATTIO. E vi nota in secondo luogo, che pretende il Reinesio avervisi a leggere: PIERIAE. Nella terza linea, ove scritto fuori da ogni controversia: DIERIAE. La rapporta anche il Muratori alla pag. CXC e pur con poca felicit s nella determinazione delle linee, che nella parola DAERIAE. Collegio dei Mercuriali. Per lo che noi ora qui dalla propria lapide, ove si legge molto chiaramente, con tutta fedelt la trascriveremo, dopo che avremo brevemente accennato, che questo nostro L.Sattio Filerote fu Maestro, e Capo in Nola Citt anticamente di grandissima mecatura nel Collegio dei Mercuriali. Fu fin dallanno di Roma CCLIX esendo Consoli
aestro Mercuriale.
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Appio Claudio, e P: Servilio consacrato in quellalma Citt un tempio a Mercurio, ed istituito un Collegio dei Mercadanti, che perci si chiam dei Mercuriali, i quali avessero cura di questo tempio del loro Nume tutelare, e gli facessero solenni feste, e pubblici giochi agli Idi di Maggio. E ad imitazione di quel di Roma ne furono altri istituiti per le Colonie, ed in Nola particolarmente, come abbiamo da questa iscrizione: LXXXVIII L. SATTIO. L. L. PHILEROTI. MAGISTRO MERCURIALI. ET. AUGUSTALEI NOLAE. ET. DIERIAE. OL. RUFAE. UXORI ET. L. SATTIO. L. L. AMPLIATO EX. TESTAMENTO. L.SATTI. L. L. PHILEROTIS E non dubitabile cosa similmente essere stato in Nola un tempio di Apollo, ed esserci stati i di lui Sacerdoti , perch vi fu certamente il di lui Flamine, il quale si ha speciale notizia in un frammento di antica lapide nella Basilica principale di Cimitile, in cui si legge FLAM. AP. Abbiamo di pi negli Atti di S: Felice Prete Romano vissuto lungo tempo, e morto in Nola, come vedremo sul fine di questo tomo, che cera la statua di questo Nume, la quale dava degli oracoli, e specialmente scopriva i succeduti furti, per la qual cosa era tenuta in grandissima venerazione, finch scoperti dal mentovato Santo i suoi diabolici inganni fu dal Popolo gettata a terra, e fatta a pezzi. Fondato sullautorit del frammento della poco innanzi riferita lapide in Cimitile pretese il nostro Leone, che in questo luogo stesso fosse stato il tempio di Apollo, e francamente scrisse fra laltre volte nel Cap. XII. De lib. II dopo aver fatto parola del gi lodato S. Felice: Is vero paucis Nolae moratus primum ad Templum Apollinis, quod prope urbem erat, quodque hodie Coemeterium dicunt, eccessit, vatemque Apollinis, qui illic vera respondere rogantibus profitebantur, mendacem arguit ec. Ma su troppo debole fondamento egli appoggi questa sua opinione , che essere falsissima dimostreremo sul principio del seguente secondo libro. E sebbene non oserei determinarne il luogo per mancanza di ogni, e qualunque sicuro monumento, che ce lo additi, crederei piuttosto nulla di manco, che stato fosse entro della Citt, e leggerei ne suddetti Atti col Bollando al 14 di Gennaio: Factum est deinceps, ut veniret S. Felix ad templum, quod in vicino, seu potes in vico erat, in quo divinus esse dicebatur Apollo Daemon Paganorum. Siccome abbiamo per certo, che eresse Cesare Augusto in vico regionis tertiae in Roma un tempio a questo stesso Nume, che dai sandali, che portava, per distinguerlo dagli altri, che erano nella Citt, Sandalario fu detto, e il vico stesso Sandalario fu nominato. Tempio della Vittoria. Anche alla Dea Vittoria religiosissimamente venerata dai Romani con tre templi in quellalma Citt gliene eressero uno i Nolani poco distante dallAnfiteatro marmoreo, ove due secoli, e mezzo addietro fu veduto ancora dal Leone un sotterraneo pavimento a mosaico lavorato, e la figura di una antichissima Basilica: e perch su di questa avevano da lunghissimo tempo eretta i Nolani una Chiesa a S. Vittoria, si imma gin con plausibile avvedimento il citato Storico., che il primier vetustissimo tempio fosse stato dai medesimi dedicato alla Dea di tal nome in occasione della accennata gloriosissima Vittoria nel Cap. I, che ebbero unitamente coi Sanniti sui Romani. Tempio di Adriano. Anche allimperatore Adriano ne eressero un altro sul principio del II secolo di nostra comune redenzione con singolare magnificenza su ben alte colonne vicino allAnfiteatro di mattoni, ove fu scoperto pochi anni sono, e vi ammir
Tempio di Apollo. 91
principalmente la rarit dei marmi pi preziosi, onde era fornito al di dentro oltre dei bei fregi, onde era ornato al di fuori. Ne furono levati molti, ed alcuni lasciati in quel luogo stesso ed alzati sul territorio, ove ancora si vedono, in uno dei quali, che fu larchitrave di una porta, scritto in rotondo carattere assai grande: LXXXIX
Che infelcia la strada da Napoli a Nola.
HADRIANO AUG.
E forse che al vero si apporrebbe, chi a divisar si facesse, che in alcuno dei tanti viaggi da lui fatti per la nostra Campagna venisse tal volta a Nola; e fosse per avventura, allorch ebbe terminata la nobilissima strada a somiglianza della via Appia infelciata, che da Napoli conduce direttamente a questa nostra Citt. E perci allora i generosissimi Cittadini a perpetua rimembranza di questa sua venuta, ed in graziosissima riconoscenza di tal favore sapendo, che egli era vaghissimo di pubblici fortunosi edifici, gli innalzarono questo s magnifico, e nobile tempio; e vedendo, che era amatissimi parimente di rendere le spese per altre due miglia verso la Puglia quella, che egli aveva di novello fatta da Napoli fino a Nola, e chiestone ad esso la ben dovuta permissione, perch non sembrasse, che pur si volesse temerariamente una Colonia a proseguire quellopera, che aveva s gloriosamente cominciata lImperatore, ordinarono a Tito, o Tiberio Claudio Bitinico, al quale come Duunviro Edile della Citt apparteneva specialmente la conservazione, ed il rifacimento delle strade, che la seguitasse fino al determinato luogo a bosto della Repubblica; come si prova a mio giudizio della seguente iscrizione, che sta nella II Classe al N. XVIII del Reinesio, ove si trova tutta intera senza indizio alcuno, che nulla vi manchi in questa guisa: TI. CLAUDIO. TI. FIL. BITHINICO Q. II. VIR. AED. II. VIR. I. D. II. VIR. QUINQ. PRAEF. FABR. HIC. PERMISSU. TRAIANI. HADR. AUG. VIAM. PASSUUM. DUUM. MILLIUM. EUNTIBUS. IN. APULIAM.
XC.
Via Appia. E qui giacch entrati siano nel discorso delle pubbliche vie, perch queste possono crescere di non poco il lustro della Citt di Nola, ci fia permesso con una giovevole disgressione il farne qualche parola. Soliti furono i Romani, dacch impresero sotto la guida di Appio Claudio soprannominato il Cieco lampia, laboriosa, dispendiosissima opera di fare la gran Via, che dal suo primiero Autore Appia si chiam, di fare ancora delle altre consimili strade, come rami della principale, per andare a quelle Citt, alle quali lAppia non giungeva, e pur erano Citt cospicue, ed illustri, e molto da loro frequentate, come Cuma, e Pozzuoli in questa nostra Campagna, Napoli, Capoa, e Nola. Via da Pozzuoli a Nola. E per parlare solamente di questultima, come a noi si conviene, cominciava una delle sue strade dalla Citt di Pozzuoli, e di l dalla Solfatara passando saliva alle spalle di Napoli sul colle Antignano, e quindi a molto tratto o con laltra, che da Napoli direttamente a Nola portava, si congiungeva, o per altra ora non pi conosciuta parte della nostra Citt perveniva; ed molto celebre, poich per essa il Proconsole delle Campagna Timoteo trasse da Nola legato avanti al suo cocchio fino a Pozzuoli il nostro gran Protettore S. Gennaro. Da Capoa. Ne usciva unaltra dalla porta Albana di Capoa unitamente per tre miglia circa con la stessa Via Appia, e quindi dividendosi passava presso dellora distrutta Citt di
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Suessola per il territorio di Acerra in su lantico ponte del fiume Clanio, e giungeva a Nola per quella parte, che chiamasi la felciata. Da Napoli. Pi illustre fra queste fu non per quella, per cui anche oggi da Napoli ci si viene, e quella della regione di Capoana incominciando, e per Poggio reale inoltrandosi sempre larga, piana, e deliziosa a Cimitile perviene. E che nobil si fosse al pari dellAppia, ce ne assicura il nostro gran Vescovo S: Paolino nellepistola XXIX descrivendo a Severo la venuta di Melania da Napoli a Nola accompagnata dai nobilissimi suoi Parenti a cavallo e su cocchi in mostrandoci gemere, e scintillare sotto di essi le felci di questa strada, che per la gran somiglianza, che aveva con lAppia, quantunque parte di essa veramente non fosse, Appia la chiam: Vidimus, dicendo, gloriam Domini in illo Matris, Filiorum itinere quidem uno, sed longe dispari cultu: macro illam, viliore asellis burico sedentem tota buius saeculi pompa, qua bonorati, opulenti poterant, circumflui Senatores prosequebantur carrucis nutantibus, phaleratis equis, auratis pilentis, carpentis pluribus gemente Appia, fulgente. Pratilli lodato. Onde non da dubitare, conclude a ragion piena leruditissimo Pretilli, cui si deve la gloria di aver diseppellite le pi belle reliquie delle maggiori vie fatte dai Romani da quellalma Citt fino a Brindisi, conclude, dissi, nel Cap. II del libro IV, onde non da dubitare, che ella non fosse infelciata, come lAppia; e ben se ne scorge di presente qualche piccola vestige in alcune felci passo passo ammonticchiate, e sepolte, vassi di pi il lodato Autore, ed investigatore diligentissimo di ogni memorevole pregio non solo della principale, ma di tutte le altre eziandio da quelle precedenti vie ingegnosamente divisando nel Cap. VIII del II libro essere stato lImperatore Adriano successore non solamente nel trono, ma pur anche emulo di Traiano e rifacimento delle antiche, e nella costruzione di novelle strade, che ad infelciare prendesse questa da Napoli a Nola; poich da un Nolano marmo Egli dice nel quale si fa memoria di un certo T. Claudio Bitinico Duunviro di Nola, il quale col permesso dellImperatore Adriano a sue spese infelci porzione di quella via, che da Nola per Avellino, e di l verso Eclano, e poi in Puglia menava, pu credersi, che lavesse Adriano fatta infelciare fino a Nola, e di l verso Puglia dai Decurioni delle Colonie, per le quali Ella passava, e ne adduce in prova la test riferita iscrizione. E come ch il da lui citato unico Autore ce la dia, come detto, per intero, ne sia possibile cosa il correggerla, per la gi succeduta perdita del marmo, e non meriti di essere supplita, perch non per un segno di mancamento, Egli si divide, vi si debba aggiungere: ......................SILICE NOV...S. ...S. ...R...G Io tutto ci nullostante mi immaginerei piuttosto, che vedendo la Nolana Repubblica il gran genio, che aveva questo Imperatore di prolungare s nobile via, mostrare volesse verso di lui la sua particolare venerazione, e desiderosa di segnalarsi fra tutte le Colonie, delle quali nessunaltra se ne ancora ritrovata, che preceduta labbia, o seguita i s generosa risoluzione, chiesto abbia di sua spontanea volont il permesso ad Adriano di infelciare per due miglia la strada, che nel suo stato si distendeva, e la facesse Permissu, e non gi Jussu Traiani Hadriani, e che perci ad essa lonore si debba di aver ordinato a T. Claudio Bitinico non semplicemente Duunviro, ma Duunviro Edile, il cui uffizio era appunto aver cura delle strade, di eseguire tale suo decreto a pubbliche, e non gi a proprie spese. Ma quindi ancor divisandosi, sebben non ardisce di affermarlo, che di qua menasse unaltra via per sotto Avella,e il monte di Cancello verso Arienzo, e dice il sempre col dovuto rispetto memorato chiarissimo Scrittore - Onde stimerei, che essendo la Citt di
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Avella molto negli antichi tempi renomata verso la medesima si fosse dallAppia nelle vicinanze di Arienzo diramata questa particolare via per Avella fino a Nola: bench non gi di grosse felci simili a quelle, cavansi oggid in Resina, e Portici, ed altri circomvicini luoghi delle impietrite bituminose lave del Vesuvio per lastricarne le strade di Napoli, ma bens di ghiaia munita toste - E poi conclude - E stando cos la cosa la via da Nola, e da Avella verso Arienzo, dove si congiungeva con lAppia, sarebbe stata una via particolare per queste due famose Colonie -. Da Nola a Cimitile fatta da S. Paolino. Ma se non fece il poco fa mentovato T. Claudio la descritta via, ne fece per verit a proprio costo unaltra da Nola fino a Cimitile, ove a congiungere si veniva con quella dellImperatore Adriano, il nostro ricchissimo S. Paolino, mentre era Consolare di Campagna in Nola: Illuc praeterea, fu per lo primo il Signor Muratori, che ce ne avvert nella VIII dissertazione, ducentem viam munivit Paolinus, ut affluentium Popolorum commodo consuleret: sic ipse Felicem alloquitur: CUM TACITA INSPIRANS CURAM MIHI MENTE IUBERES MUNIRI, STERNIQUE VIAM AD TUA TECTA FERENTEM.
Vie lastricate nella Citt. Come racconteremo distintamente a suo luogo. Erano infelciate ancora le strade della Citt, e per compiere interamente questa digressione su Barbario Pompeiano Proconsole anche egli della nostra Campagna sotto lImperatore Costantino, il quale vedendo, come si legge nella sua marmorea iscrizione, nel Cap. XLIII riporteremo civitatem. Bellam. Nuda. Ante. Soli. Deformitate. Sordentem. Silicibus. Ex. Montibus. Excisis. Consternendam. Ornandamque. Curavit. Ed infatti ben di sovente avviene, che in covandosi sotto la presente Citt si discoprano le strade antiche; e non sono molti anni, che facendosi un fosso nel Cortile dei Padri della Compagnia di Ges ne fu trovata 15 o 16 palmi abbasso una molto larga, e fatta di ben lunghe felci, nelle quali si discernevano le incavate tracce delle ruote dei carri, e dei crocchi. Ora per ritornare sul sentiero, dove ci siamo per non poco dipartiti, viaggiamo, che resta a compiere lintrapreso ragionamento degli antichi Templi, e Sacerdoti di Nola. Auguri. Poich ciascuno dei Numi, che aveva suoi Templi nella Citt, aver doveva i suoi stabiliti Ministri, che avessero il pensiero di ben mantenerli, e di farvi le usate feste, e sacrifici, si pu ciascun da per se stesso immaginare la quantit dei Sacerdoti di questa Citt; e perch ciascun Nume aveva il suo particolare Flamine, ognuno pu vedere, qual si fosse il numero di questi Flamini di Apollo, e di Augusto, e dei Sacerdoti Augustali, e Mercuriali.e se nulla abbiamo detto finora n degli Auguri, n dei Pontefici, non per, che di questi priva fosse la nostra Citt. Ma poich in ogni ben regolata Repubblica nulla mai senza il consiglio degli Auguri si intraprendeva, anzi per rapporto di T. Livio nel I libro: Auguriis Sacedotioque Augurum tantus bonor accessit, ut nibil belli, domique postea nisi auspicato gereretur, concilia populi, exercitus vocati, summa rerum, ubi aves non addixissent, derimerentur ec. Non manc nemmeno questo venerato Collegio della Citt di Nola, ed uno di loro fu Ipparco, di cui si vede anche oggi sul pavimento della Basilica di S. Felice in Pincis nel Cimiterio poco discosta dalla sepolcrale lapide di S. Adeodato questa iscrizione malamente rosa in parte della prima linea, e molto ben conservata nelle altre, bench non sia stata finora da nessun altro asservata.
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XCI
Che ci fossero similmente i Pontefici, non ci lasciano luogo a dubitarne gli Atti del gi di sopra memorato S. Felice Prete Romano presso al Bollando al XIV di Gennaio, nei quali della Citt di Nola ragionandosi scritto: Erat ibi Pontifex Daemonum, qui quasi divinabat miseris, paganis hominibus ec. E molto meno questo frammento di iscrizione, che da me fu veduto nel pavimento della Sacrestia dei Padri Conventuali di questa Citt, anzich si rifacesse, ed in parte di un lunghissimo, e stretto marmo, che se intero fosse, non solo ci darebbe il nome di un di questi Nolani Pontefici, ma ci darebbe ancor notizia di qualche grande Opera, che con ornamenti e statue Egli fece. Ma giacch altro sperar non possiamo, ecco il frammento, che ne rimasto in una gran fascia per avventura, che fu nel cornicione di qualche nobilissimo tempio, di cui era Pontefice. E questa iscrizione di ottimi secolo per essere di bellissimo rotondo carattere, e merita vi si consideri quel BIS. invece dITERUM.
Pontefici.
XCII
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a sopra tutto celebri n Nola furono due Anfiteatri s per lampiezza, e magnificenza, che per la solennitade, e pompa in rappresentarvi li pubblici spettacoli: Rem quoque Nolanam, scrive il Leone al Capo V, extitisse lunge grandiorem, atque potentiorem etiam post bella punica apertissime constat. Extant enim reliquae duorum Amphitheatrorum ec. Imitar vollero i Municipi, e le colonie pi ragguardevoli, e facoltose il grandore, e la splendidezza della Repubblica Romana anche nella costituzione de teatri, ed eziandio degli Anfiteatri; i quali a misura di loro forze, e ricchezze o di mattoni edificavano, o di marmi. Ma Nola, che si volle anche in questo da tutte laltre distinguere, unAnfiteatro dellun modo formossi, ed un dellaltro. Ed oh se scrisse con maraviglia tra le Antichit Romane nella Paralipomena al Capo IV del Libro V del Rosino il Demestero: Non unum in Urbe erat Amphitheatrum, sed multiplex; tanta populum spectaculorum libido coeperat, ut tria theatra tribus Urbis partibus erecta forent. Se gli parve s mirabil cosa, che in Roma Citt di ncredibil grandezza, e dinnumerevole popolo ripiena, e che essendo padrona di gran parte del mondo abbondava oltremodo di ricchezze, e tesori, tre fossero tragli Anfiteatri, ed i teatri: che avrebbe egli detto, se avesse saputo, che in Nola furon due s grandi, e s fastosi Anfiteatri, come son quelli, de quali or terremo un brevissimo ragionamento secondo quelle poche notizie, che rimaste ci sono, senonch dover essere stata singolar daddovero la generosit, e la potenza degli antichi Nolani? Erano gli Anfiteatri di figura ovale a distinzion deteatri, che non avean, che la met di simil figura: ed era lor campo interno tutto sparso darena, onde anche prendeva la sua denominazione, perch cader vi si potesse senz offesa. Si facevano in questo i giuochi de Gladiatori, e le cacce de pi feroci animali, e spesse volte asperso venne del prezioso sangue de SS. Martiri espositivi con diletto de Gentili ad essere alla di loro numerosissima presenza dalle fameliche rabbiose fiere divorati. Ma per darun saggio particolare degli Anfiteatri nostri Nolani il primiero fu di mattoni composto, ed era verso loccaso estivo non lunge dalla Chiesa di S. Pietro a Porta nel luogo, che gi fu detto Merara. Anche sul principio del XVI secolo, allorch diede alle stampe la sua Storia il Leone, fu da lui osservata una parte della muraglia esteriore fin sopra li primi archi, e prime volte, che indicava non essere stato, che di due soli ordini di altezza, di tal fermezza ella non essendo, che sembrasse aver potuto sostenere anche il terzo. Ed or sebben nulla pi ne sorvanza al coltivato terreno, si scorge nulla dimanco in mezzo a quel territorio la terra alquanto alzata per le sotto rimastevi fondamenta, ed in pi parti allintorno veggonsi ancor rovine dellantiche sue mura, s che dubitar non si pu esser questo il vero luogo dellAnfiteatro de mattoni; e per poco, che vi si cavasse, a trar se ne verrebbe anche pi esatta notizia. Fu questo edificato, per quel chio mi penso, molto tempo innanzi che Tito Imperadore facesse in Roma quel s fastoso, e superbo; poich i Nolani, che alzaron tante, e tante fabbriche di marmo, se avesser saputo, che in Roma era stato fatto quel s Ove fu S. Felice esposto alle fiere celebre marmoreo Anfiteatro, che fu lo stupore del mondo, non lavrebbero fatto certamente in Nola di mattoni: e perci verisimilissima a me par la tradizione, che ne riferisce esser stato in questo esposto alle fiere il nostro primo Vescovo, e Martire S. Felice; poich successe probabilmente il di lui martirio nella persecuzione di Domiziano, innanzi che laltro fosse edificato.
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Fatto che si fu in Roma da Tito Imperadore il memorato marmoreo Anfiteatro, si content la Citt di Capoa al divisar del Pratilli di abbellire con marmi 1 primiero Anfiteatro, che aveva: ma non si content di far lo stesso la Citt di Nola; e lanciando il primo, qualera, si accinfe a farne di pianta unaltro anche pi maestoso, e pi sublime, tutto di Anfiteatro di quadrati marmi dafondamenti composto sopra grandarchi e ferme volte l, marmo dove or si chiama Castel rotto, ed ebbe la sorte il citato Leone di osservarne lultime vestigia in due grand archi un verso loccidente dinverno, e laltro verso lestivo, i di cui fondamenti da quelli di altri nferiori di smisurata grandezza erano sostenuti; onde sagacemente argumentossi, che stato fosse di tre ordini , e di uno sovranzasse laltro di mattoni. Ne di minore altezza poteva essere, s perch le reliquie, che allor se ne videro nefondamenti, eran larghissime, e di grossi marmi nfino abbasso costrutte, attissime perci a sostenere qualunque gran fabbrica , e si perch non men che di tre ordini far si solevano i nobilissimi Anfiteatri di marmo, qual fu questo: Hoc opus nobilissimum extitisse , esclama nel Capo VIII. il gi pi volte lodato Nolano Storico, indubitatatum est, ac maximo animo, ingenio, labore, sumptuque editum. Eran per i riferiti s grossi marmi aspri, e non tralucenti, come sono i forestieri: ond credibil cosa, che tratti fossero dal vicin colle di Cicala; ma dalla parte esteriore eran poi coperti, ed adorni da altri ottimi, e ben lavorati, i quali trasportati furon senza dubbio da monti della Liguria infino a Stabia per mare, o dov presentemente la Torre della Nunziata, ove presso a poco era lantico mercato di Nola; e quindi per terra su carri nfino alla Citt per ornarne unopera s vasta , e maestosa trasferiti. E furono in tanta copia, che quantunque estratti se ne sien sempre, basta cavar per poco sotterra per rinvenirne a dovizia: e pochi anni son corsi, dacch ne fece cavare Monsignor Francesco Carafa per ornarne il Presbiterio, e far nuovo laltar maggiore del Duomo: e con tal occasione fu da molti veduta una parte della marmorea scalinata, che serviva di sedile a i Riguardanti. De rustici nferiori marmi tanti ne furono estratti in una sola volta nel XV secolo dal Conte Orso Orsini, che bastarono a fare le fondamenta del ben grande baronal suo palagio, e lalta non meno, che largamente estesa tutta intiera sua facciata, e ne restaron molti ad uso, e comodo de Cittadini. Con tutta rata ragione adunque scrisse leruditissimo Capoano Autore Cammillo Pellegrino nel IV Discorso di Nola ragionando I suoi maggiori edifizi, i suoi numerosi templi, e singolarmente il suo marmoreo Anfiteatro non possono essere stati opere, che de tempi dellantica sua emulazione co Romani.. Erano ambedue questi Anfiteatri entro lamplissima vetusta Citt, bench or sarebber fuora della presente assai pi, come narrato abbiamo, impicciolita, e ristretta: quel di marmo verso mezzogiorno di l dal Castello presso la via di Sarno; e quel di mattoni Ambedue nella Citt di l dalla porta doccidente, che volge a Napoli. Avea ciascun di loro L passi e loro di diametro, e giusta il calcolo del Leone era capace di ricevere sopra li sedili grandezza tutto intorno con buonordirne a foggia di pi grandi disposti nfino a trentamila persone. Molti di loro segni ancor si veggono per la Citt, e specialmente nel Campanile della Cattedrale, il quale fino allaltezza di LXXX palmi tutto di questi quadrati marmi fabbricato, ed evvi unordine per tre lati almen disteso, posciach il quarto unito al muro della Chiesa, e non si vede, e formato da pezzi di nobilissimo, e spazioso consimil marmo vagamente intagliato a militari nsegne s Nolane, che Romane, ad armi di varie sorte, cimieri, ed usberghi, ad uomini a cavallo, o a combattimenti a terra, a grifi, ad elefanti, ed altri animali, e mostri ed a questi similissimi altri pezzi se ne veggon fabbricati per le mura di vari palazzi.
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Abbiam anche nelle nostre marmoree iscrizioni delle memorie di Coloro, chebbero qualche parte, od uffizio ne nostri Anfiteatri, e ne sontuosi Spettacoli, che vi si facevano. Si primieramente veduto nella VII iscrizione al Capo III Pollio Giulio Clemenziano OMNIVM MVNERVM RECREATOR. e come l spiegato abbiamo, ristoratore in Nola de pubblici spettacoli, che facevansi negli Anfiteatri da Giadiatori, e confermar qua lo possiamo con lautorit del sempre con la dovuta lode memorevol Mazzocchi Mazzocchi, il quale alla pag. LXXIX del fuo Anfiteatro Campano alla Nota lodato XLII. ci ricorda, che: aureo illo latinitatis sacculo munera de Gladiatoribus dicebantur, venatio de bestiis, sed utrumque posterior aetas munus appellavit. Ondio mimmagino aversi ad intendere nella nostra iscrizione essere stati fatti s gli Spettacoli de gladiatori, che delle fiere dal commendatovi Pollio espressamente nominato ristoratore di tutti questi giuochi. E sorse che essendo stati gli Spettacoli gladiatori da Marcaurelio, e L. Vero, come scrivon molti, o da qualche altro de Principi antecessori, come voglion altri, proibiti ottenne il nostro Clemenziano, uomo sommamente illustre, come abbiam veduto nel citato Capo fraNolani, la permission di rifarli n non dissimil guisa che ottenne, la facolt di rifarli n Avella dallImperadore Antonino, e L. Vero . L. Egnazio Invento, come racconteremo nel Capo XLV. E se vero fosse, che unaltra alla nostra avellana similissima iscrizione sia stata in Napoli, come scrisse Giusto Lipsio, ed Aldo Manuzio approvati ultimamente dal Signor Mazzocchi alla pag. CXVII ove scrive alla Nota LXV In celebri Neapolitana inscriptione L. Egnatio posita: HIC OBLITERATO MVNERIS SPECTACVLO IMPETRATA EDITIONE AB INDVLGEN MAX PRINCIPIS DIEM GLADIATORVM ET OMNEM APPARATUM PECVNIA SVA EDIDIT COLONI ET INCOLAE OB MVNIFICENTIAM EIVS L. D. D. D. bench io sia di parer certissimo, che siavi stato abbaglio del primo communicato agli altri per esservi le stesse parole, gli stessi Imperadori, e lo stesso L. Egnazio Invento, che si legge in quella, che da ciaschedun pu vedersi n Avella: ma se ci non fosse, avremmo verisimilmente il tempo, nel quale il nostro Clemenziano ottenne questo privilegio, volli dire, allorquando lottenne Napoli, ed Avella. E per questo, ed altri favori gli innalz la Region Romana in Nola, e probabilmente nello stesso anfiteatro quella Senatoria statua, che oggi si vede nella piazza del mercato avanti la porta del Duomo. Singolarmente per considerevoli son le notizie, che ne abbiamo nella XIII iscrizione del Capo V per la qual ne si fa manifesto, che C. Cazio fece preparare il campo con un muro allintorno, in cui esercitar si potessero i Gladiatori, e Lottatori, anzich uscissero a combattere negli Anfiteatri. Erger vi f similmente la scuola, od il Ginnasio: CAMPVM PVBLICE AEQVANDVM CVRAVIT MACERIEM ET SCHOLAS ec. ove da Lanisti si ammaestravano i Gladiatori a battagliar fra di loro, accioch poscia fiera uscendo nellarena, e fra lor combattendo non solamente a dilettar venissero il numeroso Popolo Spettatore, ma nello stesso tempo ad avvezzar li Romani a veder armi, ed armati, ferite, e sangue, stragi, e morti, perch nulla poi temesser nella guerra i Nemici, il sangue, e le stragi. Ed a taloggetto solevan anche gli Imperadori, allorquando uscir dovevano in Campagna, far anticipatamente questi sanguinosi spettacoli. Or se leruditissimo Panvinio dopo aver riferito al Capo III del III Libro dellAntichit Veronesi, che facevansi queste gran moli o di mattoni, o di pietre giusta la nobilt, lamplitudine, e la ricchezza della Citt in ragionando particolarmente di quel di Verona soggiunse: Hoc enim & amplum, & marmoreum est, tum quod Urbs amplissima esset, tum quod in agro Veronesi, non solum marmora alba, verum etiam nigra, & rubea, & varii coloris, insigniaque etiam non multis il locis excidantur, qual avremmo a credere essere stata la nobilt, lamplitudine, e la ricchezza della Citt di Nola, che non contenta del
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primier di mattoni n alz con immensa spesa un tutto di marmi fatti condur s da lontano? Siquidem consilium aedificandi, diciam pure col nostro Nolano Storico fabbriche s sublimi e dispendiose, & sumptus immensi, atque eorum usus non esse possunt arcti, humilis, obscurive populi: sed sua potius sunt opera ampli, magnifici, atque splendidi Senatus. E perch eran due gli anfiteatri n questa Citt, non solamente dobbiam credere, che si dilettassero sommamente di questi pubblici spettacoli senza badare allimmensa spesa, che importano, gli antichi Nolani, ma che fra loro non fosser mai ne dimestiche sedizioni, ne civili odi, che impediscono a i Popoli il potersi godere allo spesso di simili divertimenti, i quali aver non si sogliono, che ne pi tranquilli tempi di pace: Eo itaque pacto, conchiudiam col Leone nel Capo XVI Nolani educati cum concordia, & amicitia transegisse creduntur, libereque, caveas, amphithcatraque spectatum, auditumque ascendisse, atque musicis, & honestae voluptati statis, suisque temporibus indulsisse, per quae deprehendere quisque potest numquam seditiones, atque civilia odi aluisse Nolanos: sicut etiam nostra tempestate hujuscemodi hominum insanias ignorat, nescitque Populus Nolanus.
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CAPO XVI
e tante furono, e tante le nobili famiglie in Nola, e s generose in alzar fabbriche molto magnifiche od al culto de loro Dei ne templi, od a divertimento del Popolo negli anfiteatri, lo saranno state certamente altrettanto nel preparare sontuosi sepolcri a lor Defunti: ma comech per tutti li dintorno campi alla Citt veggansi ancor le I Sepolcri superbe vestigia di non pochi di loro, niun per ve n per modo conservato, antichi che additar ne possa la primiera sua magnificenza, ed ornamento. Di due ci fa menzion il nostro Leone, quasich a suo tempo anche fossero in qualche competente appariscenza; ma non perci si di la cura di descriverli, e contentossi dir semplicemente nel Capo VIII Sunt ejusmodi tumuli eleganter conditi non etiam multum extantes, sunt ampli, rotundi, coronatique. Sonessi per tre, e non due disposti a guisa dun triangolo di l dallanfiteatro di mattoni sul principio della prossima villa dellepiscopal mensa di Nola. Son presso la via pubblica, che da Nola porta a Napoli nel luogo, che volgarmente alle tre torri sappella, perch di queste fan la veduta, a chi non conoscenza de tumuli vetusti. Solevano i Romani, e a di loro imitazione i Coloni ergere in su le strade sontuosi sepolcri a Personaggi distinti, e pi cospicui con ampia iscrizione, in cui notavasi la famiglia, e let, la condizione, e le geste demedefimi; acciocch coloro, che per quelle a passare avessero, sapesser le di loro glorie, ed encomi. Si assegnava in Roma da i Pontefici, o dagli Auguri 1 luogo, ove edificar si dovessero; e tosto che eravi riposto un cadavero, veniva tra li sagrosanti riputato insiem con laja dintorno, la qual parimente Lor Aja era determinata con quelle parole, che nella maggior parte desepolcrali epitaffi si trovano, per esempio, come vedrem nel seguente XCV IN F P XXI IN AGR P XXI sebben doverasi gi costrutto un grande, e gentilizio sepolcro per tutta una famiglia, il Padre della medesima senzaltro di loro intervenimento, o consenso avea lautorit di disporne al par dogni altra cosa della sua eredit. Ne Municipi, e nelle Colonie se ne destinava il luogo, e la grandezza con decreto delli Decurioni, onde bene spesso vi si leggono le quattro lettere iniziali di queste parole: Locus Datus Decreto Decurionum. Alcuni erano anche per intiere famiglie, e vi si poneva SIBI ET SVIS o LIBERIS LIBERTISQ POSTERISQ o simili espressioni, ed altri per certe determinate persone ad esclusion de successori, ed eredi, il che vi si esprime con le iniziali lettere di queste parole: Hoc Monumentum Sine Successoribus Est, Haeredem Non Sequitur, o come pi comunemente interpetrar si sogliono, e le troverem anche scritte intiere in altri denostri marmi Hoc Monumentum, Sive Sepulcrum Est, Haeredem Non Sequitur. Ma per tornare agli accennati nostri tumuli due son di rotonda figura, cio quel di mezzo, e laltro a man destra, e quel, che sta alla sinistra di forma presso che Tre Nolani Sepolcri quadrata; son tutti per lo pi di sodissima fabbrica di mattoni, ciascun de quali lavorato a foggia di lungo, e stretto prima egual dogni parte; e di sotto si entra per una picciola porta in una cameretta a volta, o Colombajo, nedi cui lati son Colombajo vari ncavati nicchi da porvi lurne delle ceneri de trapassati con le di cui marmoree iscrizioni poscia i nicchi chiudevansi. Quel di mezzo fra questi molto pi magnifico degli altri, e si veggono ancor le vestigia di nobil portico fatto ad archi, che tutto il circondava con qualche segno di pittura nella volta , e molti nicchi nel muro interiore ad esso, ed esteriore alla rotonda principale, e molto pi elevata mole, ne quali saranno state
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rnesse per ornamento delle statuette di marmo non essendo ne fatti a guisa di quelli, ove lurne si riponevano, ne s ncavati, che capaci sieno di riceverle; e perci un sepolcro fu certamente di qualche nobilissima intera Nolana famiglia. Negli altri due, che dal tempo son pi consumati, e pi nel terren sepolti, nulla potuto osservare, che meriti particolar considerazione, e molto meno in quegli altri, de quali si scorgono appena le vestigia ne campi vicini, che ne mostrano essere stati consimili a questi due ultimi. E per dir qualche cosa delle corone, che accenna il Leone di avervi vedute senza raccontar di qual sorta si fossero: comech poi nel disegno, che ci lasciato di Nola Loro corone antica, e presente ce le faccia veder simiglianti alle nostre reali nulla badando, che queste son di molto pi moderna invenzione; di parerio son sicuramente, che corone fossero militari, o trionfali, ossidionali, o civiche, murali, o Castrensi, o navali in perpetuo segno, cheransi dal riposto Campione col proprio valor meritate. E chi non sa, che qualora si portava al sepolcro qualche illustre Personaggio, gli si recavan dietro per rapporto di Sesto Pompeo, e del Rosino al Capo XXXIX del libro V tutte le divise di quegli onori, dequali erasi fatto degno vivendo Ut fasces, secures, lictores, armaque, & dona militaria, coronasque omnis generis, quas in vita meruisset, vexilla , atque urbium dona, & legionum, spoliaque hostium, atque munera ec. Ed affiggevansi dintorno al sepolcro, come aver fatto Enea a quel di Miseno ci narra Virgilio nel VI dellEneida V 132 At pius Aeneas ingenti mole sepulcrum Imponit, suaque arma viro, remumque, tubamque ec. o pur vi si scolpivano in marmo, perch a durar vi avesser per sempre. E per le corone particolarmente abbiam la seguente IX legge fra quelle delle XII tavole: Qui coronam parit ipse, pecunia eius virtutis ergo arduitor ipsque mortuo, parentibusque ejus: dum intus positus erit, forisque feretur, sine fraude imposita esto. Ma se ci nvidia la lunghezza detempi la consolazione di pi vedere alcuno di questi Maosolei n istato da poterne argurmentare la primiera magnificenza, non ci surate in tutto le marmoree iscrizioni, che poste vi furono. Naveremmo qua potuto fare Iscrizioni una competente raccolta; ma perch di non poche di loro avvaluti ci siamo, e sepolcrali non giova il ripeterle, ed altre ci serviranno in appresso, rapporterem qui solamente quelle, che oltre di tutte queste o in Nola si trovano al presente, o in Nola si son rotte, o perdute, e per maggior chiarezza alle proprie classi le ridurremo. De Padri a Sonalcune da Padri erette a lor Figli, qual la seguente alzata in un muro Figli del cortil dun palazzo del Patrizio Nolano Signor D. Mario de Notariis accanto a quello, dove abita, e leggesi nella III Classe del Reinesio al N. LXXXVIII sebben molto variata nella distinzion delle linee. D. M. FELICISSIMO VIX AN. VIIII. MENS. X. P. TITIVS PRISCVS FILIO ET TITIAE ARISTARCHAE SORORI Altre son dalle Madri fatte aFigli; un tra le quali questaltra pur riportata dal Reinesio, sebben ci lascia sul principio D. M. nella XII Classe N LXXV
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XCIII
XCIV
E questaltra, che Gavia Liri eresse a Q. Ovio Galerio, e Gavia Dorcade Galeria suoi Figli: sebben il Reinesio al N. LXVII della XII Classe legger vorrebbe nella II linea: Q. GAVIO perch corrispondesse alla Madre, ed alla Sorella: DIIS MANIBVS Q. OVIO Q. F. GALERIO MODESTO VIX A. XX ET CAVIAE DOR. GAL. SORORI. EIVS GAVIA. LYRIS. MATER ET. SIBI
IN. F. P. XXI. IN. AGR. P.XXI.
De Martiri alle Mogli
XCV
Tra quelle, che li Mariti an poste alli sepolcri delle di loro Consorti, abbiam primieramente questa da Q. Lutazio Giannuario fatta ad Elia Festa sua moglie, che si legge in un gran marmo a foggia di un ara, che sta mezzo sepolta in terra, e fabbricata nellangolo del giardino de Padri della Compagnia di Ges rimpetto al parlatorio del Monastero di S. Chiara, e fu trascritta dal Reinesio al N. VII della XIV Classe con non picciola variazione da quella, che con iscavarle il terreno intorno stata da me ritrovata: D. M. AELIAE FESTAE Q. LVTATIVS IANVARIVS CONIVGI BENEM SIBI ET SVIS IN. F. P. VIII. IN. A. P. XIII
XCVI
Abbiam similmente questaltra nella XVII Classe del citato Reinesio al N.XCIX fatta dal Figlio di Catone a Porzia Tullia sua Consorte a giudizio del lodato Autore, sebbenanche legger si potrebbe: A Porcia Tullia figlia di Caio Catone XCVII PORCIAE TVLL C. CATONIS F
Altre ne son poste dalle Mogli a i lor Mariti; e nel Porton duna casa nel vicolo dirimpetto alla Chiesa deMorti due se ne veggono in marmorei piedestalli, che servon di base agli stipiti. Una la si copi dal Capaccio il Reinesio al N LXVI della XIV Classe, Delle Mogli a Mariti e malamente la comincia con T. FABVRIO. La corresse in parte, ma non in
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tutto il Muratori, e nota anche lerrore di Niccol Piccart, il qual la suppone in Vienna nel Delfnato. Oreccola, qual per verit nel luogo descritto: F. BABVRIO FELICI BABVRIA. QVIETA MARITO OPTIMO ET SIBI L.D.D.D.
XCVIII
Nellaltro stipite questaltra pur trascrittasi dal Piccart, e dal Reinesio nella mentovata XIV Classe al N. XLVIII bench malamente nelle sue linee distinta: D. MS. D. CLODIO HERCVLA NEO MA RITO OPTI MO CLO DIA VERE CVNDA BENEMEREN TI FECIT
XCIX
son parimente di quelle, che da ambedue li Genitori erette furono a i lor Figli. Sul principio di quest anno MDCCXLVII rompendosi in un muro della vicina casa al vescovile palazzo fu scoperto un marmo con iscrizione: ne fui prontamente avvisato, e dopo averlo veduto il feci di l trarre, e trasportar nel Cortile dellEpiscopale Palazzo, per quindi trasferirsi n quello del nuovo Seminario. questo un ara sepolcrale benalta : dall un fianco scolpito il boccale, od amula dellacqua lustrale, e dallaltro una patera: dalluna parte lepitassio di Giulia Faburia, che al N CIX riporteremo, e dallaltra il seguente, che la Liberta Giulia Dore unitamente con Fafusio Emero parimente Liberto, e suo Consorte, e Genitorambedue felicissimi, termine che merita una particolar osservazione, per aver avuto in fglio Seslulio Fafusio Atiaino, il quale sebben morto nel pi bel fiore della sua et aveva gi il merito, e la lode di un grandUomo, solennemente gli eressero. rotto il marmo un poco sul principio; in guisa che non si legge nella prima linea senonch la prima parola: come che per altro fa molto facil cosa il supplirsi la seconda, che manca, la qual non pu essere, che FAFVSIO, com e chiamato il di lui Padre. E perch gocciava sul mezzo di questo marmo cert acqua, vi fatta una durissima crosta sopra, che impedisce il potervi leggere, di chi si fossero liberti i Genitori: SEXTVLIO FAFVSIO ATIAINO HOMINI OPTIMO VIXIT ANNIS XIII MENS. III. DIEB XXIII
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ergevano similmente i Figli alor Genitori, come f tragli altri Urbano ad Aurelia Ampliata sua Madre in questo marmo celebre nel Sirmondo, e nel Grutero alla pag. MCXXVIII D. M. AVRELIAE AMPLIATAE MATRI CARISSIMAE VRBANVS FILIVS B. M. F. Altre ne facevano a i lor Protettori, una delle quali la seguente: C. CALVIDIO C. F. APOLLONIO PATRONO EX TESTAMENTO
CI
A protettri.
CII
Ai servi. Altre
a loro servi, com questa, che ancor si vede nel pi volte memorato cortile de Signori de Notariis, e trovasi eziandio, sebben con qualche variet, nella XVI. Classe del Reinesio al N. LII L. CORNELIVS OPTATVS SYNODO SVO PS
CIII
De viventi a se stessi.
Son le seguenti di Persone, che si fecer viventi i lor sepolcri. la prima nel Grutero alla pag. DCCCX ed di Marcaurelio Muzio, il qual se lo fece a somiglianza dun colombajo per se, ed Arunzia Livilla sua consorte, per li suoi Figli, successori, e Liberti: M. AVR. MVTIVS. NOLANVS ANN. NAT. LXVI. FATVM COMMVNE PRAEVENIENS. QVIETORI VM. HOC. SIBI. VIVENS. PA RAVIT. ET. ARVNTIAE LIVILLAE. VXORI. DILEC TISSIMAE. ET. LIBERISQ. LIBERTISQ. POSTERISQ.
CIV
Fu la seconda gi data alla luce nella XVII Classe al N. LXXII. dal Reinesio: ove bench nella seconda linea scriva OCCANI protestasi, che vi leggerebbe pi volentieri OCEANI
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ma per verit ne lun, ne laltro di questi cognomi, siccome nemen il prenome, che gli da di Cajo, si rinviene nel marmo similissimo al di sopra descritto di Sestulio Atiaino, su del quale fabbricato un de pilastri, che reggono quel picciol tetto, che sta nel cortile del Nolano Collegio de Padri della Compagnia di Ges innanzi alla porta, per cui vi sentra; ed ove sta incisa di rotondo bellissimo carattere in cinque, e non in tre linee appunto cos: D. M. L. LICINI OLCANI VIVVS SIBI FECIT
VC
La terza parimente nella citata Classe al N.CXVIII CVI A SPVRIVS ANTIOCHVS VIVOS SIBI ET SVIS FECIT
Quest di un Liberto in un picciol lavorato marmo nellorlo a foggia di un pentagono, e fabbricato nel muro a man destra del portone del vescovile palazzo, e su malamente trascritta nella XIX. classe al N.XVII. dal Reinesio. DIS MANIBVS Q SVLVI LIB SECVNDIS ACRVM
CVII
Ed in un gran piedestallo; che sta nel cortil duna casa accanto alla Chiesa di S. Salvatore questaltra: CVIII DIS. MANIBVS SABIDIAE. L