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numero 45 anno III - 21 dicembre 2011

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L.B.G. QUANDO LA LEGA FA REGALI ALLA MAFIA David Gentili MAFIA: SENZA LEGALIT NESSUNA POLITICA Lia Quartapelle DAL PD MILANESE PER LE MUNICIPALIZZATE Giuseppe Ucciero MONTI: PRIMUM VIVERE, DEINDE PHILOSOPHARE Marco Ponti CHE BELLO IL CAPITALISMO MUNICIPALE NEI TRASPORTI! Laura Montedoro MILANO, LA VISIONE CHE NON C: GLI SCALI FERROVIARI Massimo Cingolani DIRITTO DI SCIOPERO. TRAFFICO. SMOG. DIRITTO ALLA SALUTE Antonella Nappi CAR POOLING: NON DA SOLI! TI GUARDO IN FACCIA AA.VV. MOBILIT: LETTERA APERTA ALLA GIUNTA PISAPIA Guido Artom STORIE MILANESI. IL BILANCIO DEL COMUNE Diana De Marchi QUANDO LE DONNE PROGETTANO Gianni Zenoni PIAZZE E MONUMENTI A MILANO VIDEO PIERFRANCESCO MAJORINO: TUTTA LA MILANO POSSIBILE LETIZIA MORATTI: LA DONNA MOBILE COLONNA SONORA Franco Battiato SOGNO dallopera Bernardino Telesio Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo LIBRI a cura di Marilena Poletti Pasero TEATRO a cura di Emanuele Aldrovandi CINEMA a cura di Paolo Schipani e Marco Santarpia

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QUANDO LA LEGA FA REGALI ALLA MAFIA Luca Beltrami Gadola


Loperazione antimafia, in codice chiamata infinito, con la sentenza emessa nellaula bunker di Ponte Lambro ha scritto la pi recente ma non lultima parola sulle infiltrazioni mafiose nel Nord Italia e dunque anche nella Padania felix, patria adottiva della Lega. Proprio la Lega, nellintento di favorire i piccoli Comuni di questa Padania e consentir loro meglio di favorire le imprese edili locali proteggendole dalla concorrenza esterna, soprattutto dal sud, ha premuto in sede parlamentare perch nellincredibile calderone del Decreto sviluppo13 maggio 2011, n. 70, si prevedesse anche che le soglie degli appalti fatti con la procedura negoziata fossero enormemente alzati e con questo facendo un involontario favore alla mafia. Il ministro degli interni di allora, Maroni, che tanto si vantato dei suoi successi nella lotta al crimine organizzato, avrebbe dovuto fare pi attenzione a quel che faceva il collega Tremonti con i suoi decreti. Mi spiego. Capo primo. Le norme di legge che il nostro Paese si dato in materia di appalto pubblico sono le peggiori al mondo, sono il succedersi di troppi provvedimenti, scritti male, contradditori tra di loro, dinutile complessit e soprattutto inefficaci a contrastare il malaffare nellappalto pubblico, con o senza mafia e camorra. Tra le (troppe) procedure di affidamento di lavori alle imprese ve n una, quella che va sotto il titolo di procedura negoziata, che consente a chi appalta la quasi totale discrezionalit nella scelta dellimpresa cui affidare i lavori: lappaltante un Comune in genere sceglie chi invitare alle gare di appalto oggi almeno 5 imprese per importi inferiori a 500.000 euro e almeno 10 per importi maggiori e non ha pi il limite prima esistente di 1.000.000 di euro per questo tipo di gara, soglie alzate dunque a questo livello proprio dal recente Decreto Sviluppo. Che ci fosse qualcosa di peculiare in questo tipo di gara laveva capito da tempo lAutorit per la vigilanza sui contratti pubblici, osservando che il ricorso alla procedura negoziata senza bando la pi opaca gi nel 2009 era aumentato del 33,4%. Un caso? No. Un segnale al qual fare attenzione. Capo secondo. Anche di recente un autorevole magistrato aveva spiegato durante una trasmissione televisiva - Le storie - diario italiano di Corrado Augias su Rai 3 che per la mafia impossessarsi dei Comuni piccoli e meno piccoli - non difficile perch basta controllare pacchetti di voti anche modesti per determinare lelezione di un sindaco e di conseguenza la formazione di unintera giunta, che poi quella che esprime lassessore delegato alle opere pubbliche (ma anche altri assessori con importanti capitoli di spesa o decisori di destini urbanistici). Molti i casi noti moltissimi quelli da scoprire. Se mettiamo assieme capo primo e capo secondo il gioco mafioso fatto: amministrazioni controllale libere di fare quel che vogliono nell'assegnazione di appalti ora anche di grande valore e dunque pi ambiti. Un bel regalo. Arriviamo al Capo terzo. Ma di cosa fatta la lotta alla mafia oltrech di coscienza e cultura della legalit? Di contrasto sul piano investigativo, di attivit polizia, dimpegno giudiziario ma anche di protezione e tutela delle istituzioni, rimuovendo tutte quelle norme che sono altrettanti varchi per linfiltrazione mafiosa: il caso del Decreto Sviluppo con la sua incidenza sul Codice degli appalti, sulla legislazione esistente e quella in fieri, mai esaminata dal punto di vista della lotta alla mafia o addirittura in contrasto con questa finalit vedi questione intercettazioni e ossequio strumentale alle norme sulla privacy esemplare; il caso pi recente, temo non lultimo tra i moltissimi. Quanto alla Lega e ai suoi incauti ex ministri, cosa dobbiamo dire? Erano come i ragazzi che girano con le cuffiette delliPod; per loro musica metal, rok o pop, per i leghisti un solo breve ritornello sullaria di Va pensiero che ripete . federalismo fiscale, Padania e secessione .. I ragazzi inciampano per strada e rischiano di essere investiti, la Lega inciampa sulla mafia e rischia di esserne travolta anche nei Comuni che pi le stanno a cuore. Oggi non pi al governo ma fa risse parlamentari per avere visibilit elettorale: cambia la posizione ma la testa resta sempre quella.

MAFIA: SENZA LEGALIT NESSUNA POLITICA David Gentili


soprattutto nei piccoli e medi comuni dellhinterland milanese che la presenza del potere criminale di tipo mafioso fa sentire con pi forza il fiato sul collo a Giunte, consiglieri e dipendenti pubblici. Da un lato per lestrema facilit con cui si pu raggiungere chi pu influenzare le decisioni riguardanti appalti pubblici e redditizie variazioni dei Piani Urbanistici; dallaltro per la semplicit con cui si pu condizionare una tornata elettorale e lelezione di quel Sindaco, creando liste civiche zeppe di figli e nipoti di affiliati, pronte ad apparentarsi con il promesso vincitore e a esigere poi un assessorato di peso. Le recenti indagini condotte dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano, alcune delle quali gi arrivate a rinvii di giudizio e a prime sentenze, ci raccontano della presenza della ndrangheta nellimprenditoria, nella politica, nella societ lombarda e milanese. Non solamente piccoli e medi spacciatori nei quartieri periferici e nelle vaste aree della movida milanese, come molti volevano far credere, ma imprenditori nelledilizia, nel commercio, nella compravendita immobiliare, che con la forza dellintimidazione e dellusura, assoggettano altri imprenditori, ne conquistano le aziende e creano, con alcuni di loro, alleanze, riciclando denaro sporco, falsando il mercato e gli appalti. E il legame con il Consigliere comunale o regionale, lassessore del tal comune o della tal Provincia tema sempre presente nella tessitura della ragnatela per riciclare il ricco bottino costruito sullo spaccio di droga e di armi o sullusura e il racket. Le amministrazioni locali, in alcuni casi, hanno saputo combattere con efficacia il fenomeno, attraverso

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scelte e comportamenti competenti e coraggiosi; in altri casi, invece, hanno di fatto favorito il progressivo radicamento e lespansione economica della criminalit di stampo mafioso per incompetenza, superficialit, paura o peggio per atteggiamenti omertosi che esprimono nel migliore dei casi lassuefazione alla convivenza con un potere criminale esterno. La formazione permanente di amministratori e funzionari uno degli antidoti contro la pervasivit delle mafie al nord, ed uno dei motivi che ci hanno portato a realizzare questo secondo percorso formativo assieme ad Avviso Pubblico. Non lunico. Sabato 3 dicembre, si infatti concluso con lincontro dal titolo Convenienza della legalit e buona politica, la proposta di Avviso Pubblico di un codice etico per gli amministratori locali, la seconda edizione del corso per amministratori pubblici della Provincia di Milano. Il corso stato organizzato dal Partito Democratico con la collaborazione tecnico-organizzativa dellassociazione Avviso Pubblico Enti Locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie. Cinquantatre le persone iscritte: amministratori, sindaci e consiglieri comunali, cittadini e funzionari, provenienti da 17 comuni diversi della

Provincia di Milano: da Melzo, a Milano, da Rosate a Sesto san Giovanni. Contro le mafie ci vogliono amministratori competenti, che facciano rete tra di loro. Grazie ad Avviso Pubblico abbiamo voluto, non solamente formare, aggiornare e diffondere buone prassi valorizzando chi le ha attivate, ma soprattutto abbiamo voluto costituire un gruppo di Amministratori, nella Provincia di Milano, che rimanga in contatto e crei nuovi eventi formativi e di confronto, che si senta parte di una rete che pu dare sostegno e dove possibile confrontarsi sempre e liberamente. Il Corso, iniziato il 29 ottobre, presso la Sala delle Commissioni di Palazzo Marino, si articolato in quattro mattinate, durante le quali si sono alternati diversi relatori: Rocco Sciarrone, Ivan Cicconi, Marco Arnone, Mario Turla, Maria Ferrucci, Antonio Pergolizzi, Ilaria Ramoni, Francesco Forgione, Alberto Vannucci. Diversi i temi affrontati, oltre al Codice Etico, si parlato di ecomafie, aziende partecipate, corruzione, evasione fiscale e lotta al riciclaggio, con particolare attenzione al tema del ruolo dellEnte Pubblico e della condivisione di buone prassi. Al termine del percorso formativo abbiamo voluto sancire un patto

scritto tra i corsisti. Una Carta di impegni contro le mafie che ha stretto con pi forza i nodi della rete. Un impegno per una politica trasparente e concreta per il bene comune, che abbia come uno dei suoi pilastri la prevenzione e il contrasto alle mafie, alla corruzione, allevasione fiscale, ai reati contro la Pubblica Amministrazione e che spinga a denunciare alle autorit competenti qualsiasi atto di intimidazione, minaccia e tentativo di corruzione rivolto a ciascun amministratore. Fondamentale sar limpegno di ciascuno per un concreto scambio di informazioni, dati, esperienze e buone prassi e per positive azioni di sostegno e vicinanza ad amministratori minacciati e intimiditi. Ci siamo infine impegnati a tutelare limmagine della coalizione grazie alla quale siamo stati eletti, e dellIstituzione che rappresentiamo, in piena sintonia con larticolo 54 della Costituzione italiana: I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore. Un articolo che segna la differenza tra un cittadino e il cittadino che esercita una carica pubblica. Un articolo che ci dice che la responsabilit politica viene molto prima della responsabilit penale.

DAL PD MILANESE PER LE MUNICIPALIZZATE Lia Quartapelle*


Ho letto con attenzione e grande interesse l'articolo dell'assessore Franco D'Alfonso "Gi le mani dalle municipalizzate". Un tema pi che mai attuale: con l'approvazione del decreto Salva Italia, si chiude infatti un'epoca di governo, e si apre la stagione in cui le amministrazioni, centrali e locali, devono imparare a governare nella crisi, con meno risorse e pi bisogni. L'abolizione di fatto delle province pone anche un altro tema, quello di come riformare la macchina amministrativa, con l'obiettivo di affrontare in modo pi efficiente, efficace ed equo questioni e problemi che sono di carattere sovracomunale. La sfida di questa nuova epoca di governo una sfida che Milano deve raccogliere pi di altre citt. Non solo a causa delle aspettative di cambiamento che la primavera arancione ha generato nei cittadini milanesi, ma soprattutto perch l'amministrazione Pisapia il banco di prova con cui il centro-sinistra pu provare a tutta Italia di essere in grado di governare non solo una citt cos importante come Milano, ma il paese. Per questo, Milano pu cogliere l'occasione rappresentata dal governo nella crisi, per lanciare il progetto di una citt metropolitana dei servizi, ovvero una riorganizzazione delle societ partecipate che, di fatto, pensi ai servizi di Milano e della sua area metropolitana, in modo integrato, efficace ed efficiente. Sarebbe questo un segnale che, riprendendo la tradizione di buona amministrazione delle giunte di sinistra di Milano, segni il terreno, proponendo soluzioni che sfruttino le economie di scala e riducano i costi dei servizi ai cittadini, e soluzioni che ridiano a Milano il ruolo di centro di innovazione delle proposte amministrative. Ad esempio, sar importante riflettere sulla dimensione urbana ed extraurbana dei trasporti, e sulla gestione dell'acqua, dopo i risultati del referendum. Il Partito Democratico sta discutendo in queste settimane di una politica industriale delle societ partecipate del Comune di Milano e della strategia per il governo dei servizi dell'area metropolitana. Stiamo infatti cercando di recuperare il tempo perduto, e di avviare una riflessione su quali siano gli asset strategici, capendo quali di essi siano alienabili per concentrare le risorse sulle priorit che si individueranno. In questo senso, la riflessione sulle unificazioni precedenti, a partire da A2A, importante perch ci permette di costruire sugli errori del passato: l'unificazione con Brescia stata fallimentare perch Brescia era decisamente sottodimensionata rispetto ad AEM, e l'unificazione stata maldestra, tutta politica, senza nessun valore aggiunto strategico. Le prossime unificazioni saranno credibili, solo con attente valutazioni strategiche sul fatto che si realizzino effettive economie di scala, un salto di qualit nella produzione di servizi, unaccresciuta capacit di innovazione. I si come i no a priori, non appartengono a valutazioni obietti-

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ve, che invece tengano conto di vantaggi e possibili processi involutivi. Siamo disponibili, con la nostra rete di amministratori e con chi, pi da vicino, sta seguendo le vicende delle utilities di Milano e dei comuni

della provincia, a ragionare su un progetto di visione ampia, che permetta al Comune di trovare risorse per gli investimenti, che riduca i costi per i citadini e inserisca la citt di

Milano nell'ottica di un'area pi vasta. * segreteria provinciale PD di Milano

MONTI: PRIMUM VIVERE, DEINDE PHILOSOPHARE. Giuseppe Ucciero


Si pu pensare al tagliando per Monti, a un solo mese dal suo insediamento? Non si pu, si deve. In tempi normali, si attenderebbero almeno i 100 giorni, misura aurea dellincipit di qualsiasi neodirigente, non importa se aziendale o politico. Ma sono momenti tempestosi, e Monti stato chiamato al capezzale della Repubblica per azioni emergenziali. Monti come quel medico di rianimazione nelle cui mani viene messo un infartuato con rischio di vita ad horas, mentre i parenti ormai ne piangono la dipartita. Il suo successo o il suo fallimento si misurano quindi nel brevissimo arco di tempo che serve per restituire alla vita il pur malconcio paziente: primum vivere, deinde philosophare. E quindi, se questo era lobiettivo assegnato quale giudizio dobbiamo dare? Come tutti abbiamo imparato, lo spread lindicatore sintetico della fiducia degli investitori, cosa che per un grande debitore ha la sua importanza. Nel momento pi grave della crisi, aveva superato i 565 punti e stava travolgendo ogni residua barriera e speranza. Oggi si attestato sui 460/480, dopo essere sceso fino verso 330. Resta elevatissimo, ma un fatto che il Governo Monti abbia innestato la marcia indietro, pur nellindurirsi della crisi sistemica, dovuta anche alla visione totemica del debito pubblico della Merkel. Il malato non morto e questo era lobiettivo principale. sufficiente? Certo che no, ma per guarire bisogna pure che il paziente si ostini prima di tutto a restare in vita. Il merito politico della sopravvivenza, e ahim anche gli oneri, spettano a chi, pur potendo passare allincasso del consenso elettorale, ha messo davanti ai suoi interessi particolari quelli generali, ben sapendo che solo su questi poteva ergersi la barriera per difendere il reddito e il risparmio delle classi pi deboli e indifese. sufficiente lo spread come indicatore per valutare lazione del Governo Monti? Nelle domande stanno le risposte. Una domanda buona il presupposto di una buona risposta e cos si pu dire di quella stupida. Ci dobbiamo allora chiedere cosa sarebbe di noi, e con noi di tutti i giochi e giochetti, i dubbi e le pelosit, se lo spread fosse attorno, come pur poteva essere, a 800 punti. Macerie, panico, distruzione forsennata di risorse, emergenza ingestibile del debito, fuga degli investitori stranieri e dei capitali interni, impoverimento generalizzato, disperazione sociale, tragedia greca. La domanda buona e cos la risposta, ma a patto che alla rianimazione demergenza seguano terapie sistematiche che rimuovano le cause dellinfarto. Presupposto essenziale delle terapie la credibilit istituzionale su scala europea e qui lindicatore sono i sorrisini complici del duo Merkel Sarkozy: sono spariti e anche qui il risultato stato raggiunto. Tutto risolto? Neanche per sogno. Ristabilito un minimo di credibilit e decenza, tocchiamo con mano la natura politica di un Governo che qualcuno si ostina a chiamare Governo Tecnico ma che politico, come tutti i Governi. In natura non si danno governi tecnici, n tantomeno si pu azzardare uno stato di sospensione della democrazia per il fatto che i governanti non sono esponenti dei partiti. Con assoluto rigore, il Presidente della Corte Costituzionale, Ugo De Siervo, ha buon gioco nel rintuzzare la sgangherata teoria dei Galli Della Loggia, ricordando semplicemente che un governo che ottenga in Parlamento la fiducia dei rappresentanti del popolo, un governo pienamente politico, e anzi la forma pi corrispondente al principio della ripartizione dei poteri. Il profilo politico del Governo Monti si disegna attorno al compromesso tra PD, PDL e UDC, traendo da questo delicatissimo accordo legittimazione e mandato. Al tempo stesso, Monti ha un suo disegno, un suo protagonismo, che si intreccia alle tensioni strutturalmente generate dal compromesso sottostante. Quindi, proprio qui, nella sua genesi, stanno forza e debolezza assieme di unazione di Governo che intanto si regge in quanto i partiti sappiano trovare laleph, il punto magico di una mediazione, immaginabile solo nella pressione tremenda del momento, tra loro e con lo stesso Monti. Abbiamo visto quali tensioni si siano sviluppate attorno alla manovra, dovendo Berlusconi accettare una Patrimoniale di fatto e Bersani un duro colpo alle pensioni. Chiediamoci ora se, e in che modo, si possa pensare di passare a una Fase 2, quando superata la pi viva e drammatica emergenza, si deve mettere mano ai nodi strutturali (alcuni almeno) che impediscono la crescita del nostro Paese. Perch qui sta la vera questione, la crescita. LItalia ristagna da circa dieci anni e proprio la stagnazione del PIL ha reso indigeribile lo stock di debito agli investitori. Che fare? Monti ha tracciato una visione e una strategia che ho riconosciuto come la Rivoluzione Liberale (meno rendita, pi merito) che lItalia non ha mai saputo fare: un mettere mano alle incrostazioni che formano basi estese di rendita e bloccano il mercato, come ben descritto nelle famose corrispondenze inviateci dalla BCE. Non lha ancora messa in pratica? Come chiederlo e come contestarglielo? Se il paziente si dibatte tra spasmi preagonici, difficilmente il medico potr pensare ad altro che a tenerlo in vita, anche se qualcuno su ArcipelagoMilano 44, si intigna (beato lui che vive su Marte) a dimostrare il contrario. Ma ora, il tema sul tavolo: hic Rhodus, hic salta. Le forze politiche del compromesso condividono quella visione, sono disposte a sostenerla? Ne hanno di alternative e praticabili? Si pu pensare che formi la cornice del compromesso accettabile con quelle, tra loro opposte, dei partiti? La resistenza di taxisti e farmacisti sar ben poca cosa rispetto a quelle durissime che verranno, a diverso titolo, dai pi disparati strati sociali. Ma poi, in definitiva, questo il paradigma per la sinistra? O forse solo quello che si deve pur accettare, date le forze in campo, considerando che gestirlo sia meglio che subirlo? Il profilo tecnocratico di Monti non dovrebbe far

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velo alla comprensione che la sua visione non tecnica, ma intimamente politica, nel momento in cui rimanda a una determinata visione sociale degli interessi e dei dinamismi. Il PD si trova di fronte a una fase delicatissima, chiamato alla responsabilit nazionale dal fallimento berlusconiano, ma costretto ad allearsi con lAutocrate per la salvezza generale. Tutele del Lavoro, Evasione

Fiscale, Liberalizzazioni, ma anche Politiche Sociali, Giovani e Green Economy: questi i punti di riferimento di unazione che dovr pur meritarsi il 2013, avendo messo, sia pur minimamente, in sicurezza il malato. Ora, traccheggiare senza incidere, o subire senza capacit di mediazione, sarebbe una prospettiva perdente e devastante. Lart. 18 serge come un macigno ingombrante per alcuni, o come una roccia benevola

per altri e attorno a esso si gioca lunit del partito e la sua prospettiva. Saremo capaci di valutare e di decidere, senza spezzarci irrimediabilmente? Potremo pensare alla sua Riforma come tassello del Nuovo Patto Sociale? E prima ancora, giusto pensarlo? Questa cosa non la possiamo lasciare a Monti, ma dobbiamo pur sapere che ce la chieder.

CHE BELLO IL CAPITALISMO MUNICIPALE NEI TRASPORTI! Marco Ponti


La tesi che sostiene DAlfonso, almeno per quanto concerne la partecipata al 100% ATM, non sembra suffragata dai fatti. Questa partecipata efficiente probabilmente solo perch lo dichiara lei: essendo un monopolio mai messo in gara non c modo di verificarlo seriamente. Tutti i monopoli dichiarano di essere efficienti, con dovizia di dati di supporto. Famosa la dichiarazione pubblica dellallora neo-assessore Croci a uno che domandava perch ATM non veniva messa in gara per ridurne i costi. Rispose testualmente: La gara non necessaria, ATM molto efficiente. Al poverino che insisteva per sapere la fonte di quella convinzione, Croci rispose in tutta serenit: Me lo hanno detto i manager di ATM. Ora, da una banalissima analisi dei costi principali di ATM, quelli del lavoro, si evincono costi medi unitari superiori ai 40.000 euro annui. In corrispondenti aziende private non solo si trovano costi nettamente inferiori, ma la produttivit sembra anche essere assai pi alta. Daltronde si tratta di fenomeni fisiologici in moltissime imprese pubbliche monopolistiche: esiste infatti un evidente conflitto di interessi tra lefficienza (del lavoro, delle forniture ecc.) e lobiettivo di un consenso elettorale certo, ed esteso alle famiglie dei dipendenti. Gli utenti vedono solo tariffe e servizi, e nemmeno i maggiori soggetti pagatori, i contribuenti, sanno nulla dei costi di produzione e dei sussidi. E anche le impresi fornitrici devono essere trattate bene, altrimenti licenziano o falliscono ecc. Si tratta di vicende che si ripetono regolarmente, e che purtroppo spesso sconfinano nellillecito. Ma per carit, se si convinti davvero che ATM sia efficiente, che rischio c a fare una gara seria, in cui il giudice non sia anche concorrente, e che prenda in considerazione i migliori modelli esteri, cio si mettano in gara svariati lotti? (anche se forse non 550, come nellesempio di maggior successo, quello di Londra, che ha visto, a parit di servizio e di tariffe offerte, un drastico calo del fabbisogno di sussidi). Infatti il lotto unico, oltre che scoraggiare i concorrenti esterni, ha il grave difetto di mettere lamministrazione nelle mani di un solo soggetto, pubblico o privato, con grave conseguente perdita di potere negoziale. Circa lesempio negativo citato da DAlfonso (Vienna) se ne possono citare assai pi numerosi di positivi, oltre a quello di Londra: la Scandinavia e la Germania, per esempio, e per certi versi la Francia stessa. Ma lo scandalo maggiore del monopolio ATM in realt la sistematica disinformazione in cui sono stati tenuti i milanesi dalla amministrazione liberale precedente sui veri costi dellazienda. Non solo i cittadini ignorano che i sussidi allATM ci costano pi di un milione di Euro AL GIORNO, ma questo dato ignoto, credo, anche ai dipendenti, e a diversi giornalisti, che scrivono persino di profitti dellazienda. Si sperava che la nuova amministrazione, che lodevolmente ha fatto della trasparenza una bandiera, parlasse chiaro su questo scottantissimo tema, ma finora non c traccia di discontinuit con il passato. Ora, sussidiare i trasporti pubblici invece di altri servizi pu essere perfettamente giusto e legittimo, ma la scelta deve basarsi su numeri noti e trasparenti. Sono invece perfettamente daccordo con DAlfonso sulla necessit di un maggiore leghismo nei finanziamenti ai diversi servizi pubblici (sono leghista solo per questo aspetto, per carit). Cio meglio, proprio per la qualit delle scelte politiche, che i fondi dal centro (stato, regione ecc.) arrivino ai comuni in solido, lasciandoli poi liberi di allocarli secondo le reali priorit, conoscibili e decidibili solo a scala comunale. Altrimenti lunico obiettivo dei comuni diventa quello di massimizzare i trasferimenti, mica quello di rendere efficienti i servizi.

MILANO, LA VISIONE CHE NON C: GLI SCALI FERROVIARI Laura Montedoro


Nella stagione del ripensamento delle scelte per il futuro della citt, cruciale tornare a parlare della riconversione degli scali ferroviari. La trasformazione delle sette aree dismesse delle FS (a parte lambito Cadorna FN), com noto, a oggi regolata dallAccordo di Programma tra Ferrovie dello Stato, Comune di Milano e Regione Lombardia (20072009), secondo una prassi consolidata dellurbanistica negoziata. Loperazione prevede la vendita delle aree (per un totale di circa 1.100.000 mq) con limpegno per Ferrovie di destinare le plusvalenze alla realizzazione delle opere concordate di riqualificazione e potenziamento del sistema ferroviario (nel Pgt stato aggiunto un ambiguo anche mediante il reimpiego delle plusvalenze), senza ulteriori precisazioni.

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www.arcipelagomilano.org Eppure - se la ricerca Nove parchi per Milano (1993) ha rappresentato per certi aspetti lultimo, seppur discutibile, tentativo di un disegno organico delle trasformazioni della citt - i sette scali, insieme ad altri ambiti strategici, quali ad esempio le caserme, offrono forse lultima occasione per il capoluogo lombardo di esprimere una visione per il proprio futuro e di imprimere un deciso indirizzo al proprio sviluppo. Unultima, non meno importante, preoccupazione riguarda la qualit dei progetti urbani. Ventanni di urbanistica negoziata a Milano (PRU e PII) ci hanno mostrato come gli strumenti messi in campo per il controllo della qualit dei progetti (sia del costruito che dello spazio aperto) non siano sufficienti a garantire esiti di qualit urbana accettabile e di vantaggio pubblico. Con rare eccezioni, infatti, il bilancio assai deludente. Continuare ad affidarsi a dinamiche analoghe - con la pretesa di orientare il mercato a scelte virtuose, cos come rivendicato dal Pgt (un piano che non vuole essere un piano, per dirla con le parole dellex-assessore Masseroli), senza introdurre prescrizioni pi stringenti - per aree tanto strategiche e preziose pare pertanto inaccettabile. Aree, bene sottolinearlo qui, storicamente pubbliche, rispetto alle quali laspettativa dei cittadini legittimamente molto alta. I sette scali rappresentano, per tutte le ragioni sopra illustrate, unoccasione irripetibile per riscrivere i rapporti tra Milano e il territorio, restituendo un orizzonte di senso nitidamente riconoscibile per la trasformazione della citt. Riesaminare le osservazioni sar sufficiente? Se la rivendicazione della centralit di una regia pubblica non viene da questa Giunta, da quale altra Giunta potremo aspettarcela? Riprendendo il fortunato motto del movimento al femminile degli ultimi mesi, se non ora, quando?

Il Pgt, la cui approvazione stata recentemente revocata con lintento di riaprire il riesame delle osservazioni, recepisce pienamente quanto indicato nellAccordo di Programma (sebbene con una modifica della perimetrazione delle aree, con conseguente ricaduta sul calcolo dellindice e delle plusvalenze), confermando le prescrizioni l contenute e inserendo gli scali nelle aree strategiche classificate come Ambiti di trasformazione Urbana (ATU), assieme alle caserme, e alle aree Cascina Merlata, Stephenson, Expo, Ronchetto sul Naviglio, Bovisa, San Siro, Toffetti, San Vittore, Magazzini Raccordati Stazione Centrale, Cadorna FNM. Quali sono a oggi le indicazioni per il riuso degli scali? Sette schede, ciascuna per ogni scalo, contengono le linee di indirizzo, tanto chiare quanto generiche. Nel merito di tali indicazioni, preme sottolineare la scarsa considerazione di una strategia complessiva: innanzitutto gli scali non sono trattati in una chiara gerarchia, anche in funzione del differente livello di accessibilit, traducibile in distinte opportunit localizzative (e le differenze registrate dai diversi indici/usi previsti non fanno riferimento n allaccessibilit reale o prevista, n alle necessit/potenzialit dei singoli contesti specifici e tanto meno di sistema). In secondo luogo sembra esservi una rinuncia a un approccio sistemico, che consideri gli scali come elementi di un disegno utile a rimeditare il sistema delle relazioni metropolitane, in quanto capisaldi di sistemi diffusi nel territorio, con precisi caratteri produttivi. Inoltre, la straordinaria accessibilit del trasporto pubblico non viene adeguatamente tenuta in conto rispetto alle potenzialit delle grandi funzioni pubbliche, di rilevanza metropolitana e regionale, insediabili. In questa prospettiva, il dibattito sulle massime volumetrie accoglibili,

pure importante, diventa di secondo piano. Anzi, se si assume lobiettivo (necessario) di salvaguardare la citt consolidata nelle sue misure e di valorizzare lesteso patrimonio inutilizzato o sotto utilizzato (per il quale si auspica un censimento attendibile), lipotesi di densificazione degli ex-scali, in quanto correlata allaccessibilit del trasporto rapido di massa, pare del tutto ragionevole e nella direzione opposta alle ultime modifiche apportate al Piano adottato con gli emendamenti. Non demandabile invece la scelta delle attivit umane e dei modi duso insediabili, vera garante rispetto a potenziali e temute derive speculative. Attivare dispositivi nei processi che possano scongiurare il rischio di massicce quantit di residenza, incoraggiando invece il pi alto grado possibile di mixit, funzionale e sociale, appare irrinunciabile. Le anticipazioni della bozza del Documento politico di indirizzo per il governo del territorio della consulta per la revisione del Pgt (ottobre 2011) ci dicono che si predilige lopportunit di ricomprendere la questione scali ferroviari allinterno del Pgt, escludendo il ricorso alla procedura di AdP in corso. Scelta promettente, nellottica di una revisione strategica del documento. Tuttavia, poco dopo si legge oltre a dover decidere dove investire le plusvalenza secondo ordini di priorit (pi verde, pi housing, pi interventi infrastrutturali, pi monetizzazione), vi il grosso nodo delle modalit di attuazione. La sensazione che non si possa pensare di vincolare le trasformazioni a un intervento unitario, con le conseguenze del caso sulla programmazione della mobilit. [] Altro nodo la previsione della circle line, che secondo RFI andrebbe in conflitto con lattuale servizio.. Sembra di ravvisare, in questo passaggio, una rinuncia alla regia delle trasformazioni.

DIRITTO DI SCIOPERO. TRAFFICO. SMOG. DIRITTO ALLA SALUTE Massimo Cingolani


Il 16 dicembre circolare a Milano stato un vero delirio: chiuse le tre linee della metropolitana e fermi oltre il 65% dei mezzi pubblici- La protesta stata proclamata da Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugltrasporti, Orsa Trasporti, Faisa Cisal e Fast, secondo cui "in assenza di un reintegro delle risorse tagliate al settore fondato il rischio di una drastica riduzione del servizio pubblico nel 2012 con gravi conseguenze per la mobilit dell'intero Paese e per l'occupazione dei dipendenti del settore e dei lavoratori dell'indotto". In quel giorno, chi era in giro a piedi o su due ruote ha potuto respirare a pieni polmoni una maggiore dose di monossido di carbonio. Nei giorni 8 e 9 dicembre nella nostra citt era stato dichiarato il blocco del traffico perch era stata superata la soglia massima di inquinamento, credo per che la congestione del 16 dicembre abbia fatto recuperare il lieve abbassamento. In quei giorni alcuni uffici hanno optato per un ponte non proprio indispensabile in questo momento di crisi e anche i commercianti, pur lamentandosi legittimamente, si sono adeguati.

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La chiusura di alcuni uffici stata necessaria perch molti di quelli che usano la macchina per spostarsi non sono solo diportisti nullafacenti ma anche ex milanesi, che, per poter pagare un mutuo ragionevole, si sono trasferiti nellhinterland, e magari nel fine settimana respirano una doppia dose di inquinamento perch hanno vicino i centri commerciali dove trasmigrano i milanesi, ma per quelle zone non si parla di congestion charge. Chi pu, usa costose auto elettriche o lautista NCC (noleggio con conducente) che costa meno di un dipendente, interamente detraibile e soprattutto pu circolare sulle corsie riservate anche durante i giorni di blocco anche se non euro 4 con filtro antiparticolato, e forse pu passare anche con il rosso. Si poteva sperare che il Sindacato milanese nella sua autonomia, si autoregolamentasse dato che la salute dovrebbe essere un bene comune, immaginando che uno sciopero anche solo annunciato, pu provocare un aumento del traffico di auto, visto che circolano anche le

seconde auto di famiglia, euro zero ed euro 1 maggiormente inquinanti. Questo dimostra come il capitale sociale, il prendersi carico dei problemi della comunit siano un valore spesso solo dichiarato a fini di contingente lotta politica, e non una scelta etica consapevole. Se si pretende giustamente che i commercianti non vendano per diminuire linquinamento da traffico veicolare, si pu anche chiedere ai tramvieri di non scioperare un giorno per non aumentarlo. Il riconoscimento di un vero diritto soggettivo allambiente ormai considerato tra quelli primari, rientrando in quello pi generale alla salute. Pertanto potr essere bilanciato, se indispensabile, con altri diritti di rilievo costituzionale come il diritto allo sciopero nel caso specifico di venerd scorso e pi in generale con il diritto al commercio, nel momento in cui un blocco del traffico non permette di avere clienti in un determinato esercizio commerciale. Anche il Comitato Nazionale per la Bioetica rilevava che la questione

ecologica ha un carattere etico e non pu essere riduttivamente risolta in chiave economicistica e che la politica e il diritto devono mantenere un ruolo prioritario in quanto la loro ragion dessere data proprio dalla tutela di diritti e valori umani, per i quali non ammissibile alcuna forma di negoziazione. Infatti ormai dimostrato in modo inequivocabile la correlazione tra livello di inquinamento e laumentata incidenza di allergie, asma, affezioni alle vie respiratorie, infertilit e tumori. Adesso aspetto che qualcuno mi faccia rilevare che la leggera pioggia e il vento erano dalla parte dello sciopero, una volta tanto non si pu dire piove, governo ladro. Forse venuto il momento per il centrosinistra di parlare anche di questo se vogliamo cercare di essere pi credibili. Su questione come la salute, in particolare su cosa respiriamo inteso come diritto primario, bisogna far prevalere il senso di responsabilit civica che deve essere richiesto a tutti.

CAR POOLING: NON DA SOLI! TI GUARDO IN FACCIA Antonella Nappi


Lassemblea sui cinque referendum tenutasi a Milano sabato 3 dicembre a Palazzo Reale ha visto un pubblico molto colto di professionisti e politici, eguali i relatori. Un po di autoreferenzialit tra politici di professione: Cappato dice che molto bravo Maran a essere rimasto questa mattina che si discute del referendum sul traffico, quando invece doveva essere gi in vacanza. Vacanza? Esce da Milano lassessore al traffico per non respirare le polveri nelle quali ci lascia da diciotto giorni? lui che organizza il blocco nel centro di Milano che viene disdetto prima dellattuazione a distanza di una settimana? Il 7 dicembre al ventesimo giorno di inquinamento pesantissimo c un po di vento ma laffluenza alla Fiera di S. Ambrogio ci porter un aggravio. Chi ha resistito allammalarsi, non ha avuto crisi asmatiche n circolatorie potr ingrossare le fila di chi le ha avute perch con il protrarsi dellindigenza respiratoria le difese dellorganismo vacillano. I morti di dicembre sono cifre che dovrebbe essere infilate nelle collane delladdobbo Natalizio per ricordare le vittime tutti i Natali. La festa del corpo, la festa della procreazione, la festa della nascita da sempre festeggiata a Milano, con la malattia, nei giorni di vacanza, se non prima, la sofferenza dobbligo. Con Pisapia non mi aspettavo succedesse la stessa cosa di sempre. Pisapia non merita di essere tiranneggiato anche da chi lo dovrebbe aiutare. Majorino rappresenta il Sindaco nelle difesa della salute dei cittadini. Il suo capo gabinetto Baruffi si fatto sostenitore dellaria pulita per anni inviando cartoline elettorali da oppositore, ora la non tempestivit degli interventi che ti costringe ammalato, ma salva limmagine con interventi successivi e di facciata, brucia la speranza. Ma forse non cos, forse anche Maran con Pisapia si impiega per cercare le mediazioni pi utili con le altre Municipalit e sono felice che il Sindaco abbia firmato da solo per il blocco del traffico del fine settimana di S. Ambrogio, un grosso sprone alla consapevolezza politica dei cittadini di tutta la Regione, oggi 8 dicembre mi tornata la speranza. Contro linquinamento ci vuole una grossa campagna pubblicitaria, per troppi decenni avere una macchina stato il simbolo del non confondersi con gli altri. E anche lunico investimento nazionale in termini di trasporti. Il sindaco di Opera dice una cosa che ha valore: i suoi concittadini sopportano uno scorrimento di automobili su pi livelli stradali e se lo respirano, come pu lui dir loro: state fermi proprio voi!? I beni acquistati devono essere utilizzati e servono i mezzi di trasporto, si lenisca linquinamento di un motore e lingombro di un salotto viaggiante con il lasciarne fermo un altro. In due ci si pu accordare. Una campagna vasta deve demistificare la privatezza del trasporto privato: Non ti muovere da solo, cerca un compagno di viaggio! Cos come facevamo tra insegnanti per andare a scuola fuori Milano la mattina, si prendeva il tram e con quella che portava lautomobile avevamo lappuntamento da qualche parte. Il gruppetto cambiava a seconda degli orari e anche per il ritorno. Ci si pu accordare con chi sta nel proprio paese, con chi lavora nel nostro stesso posto, si arriva a una stazione, a un appuntamento. Ci si pu accordare per portare il figlio alla stessa piscina, per andare a vedere un negozio, ci si pu accordare in tante occasioni. un guadagno in responsabilit e in relazioni, si apre la nostra privatezza agli altri e al bene comune. Organizzarsi

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www.arcipelagomilano.org a condividere un cambiamento importante e rompe la brutta abitudine di non guardare in faccia nessuno. Si potrebbe arrivare anche a un sistema computerizzato per cercare alleanze al trasporto privato. Nel frattempo potremmo imparare che tutto ci che richiede energia ha un costo enorme per il pianeta e che invece usare il corpo, dove sia sufficiente, fa bene alla salute.

MOBILIT: LETTERA APERTA ALLA GIUNTA PISAPIA


Abbiamo molto tifato per il rinnovo, improcrastinabile, dellamministrazione milanese, e alcuni di noi hanno attivamente lavorato, soprattutto nel settore della mobilit, a questo fine. Siamo stati contentissimi del risultato. Emerge tuttavia una diffusa perplessit, nella gestione della mobilit, sulla trasparenza, sul confronto con i cittadini, e sulla strategia complessiva che la nuova amministrazione si propone. Alcune di tali questioni in particolare, secondo gli scriventi, richiedono un dibattito pubblico, basato su informazioni chiare (mai avute dalla giunta precedente), e orientate a esplicitare linee strategiche convincenti. Di seguito si evidenziano, solo a titolo esemplificativo, alcune di tali questioni. * Per le nuove metropolitane (che sono state in parte avviate in relazione allExpo, un evento che dura sei mesi) vi sono non piccoli problemi finanziari. Non il caso che la nuova giunta definisca una strategia complessiva su questo importantissimo tema? * I cittadini ignorano totalmente quanto costa ai contribuenti lATM (la giunta precedente non lo ha mai esplicitato). In vista di una nuova normativa che aprir il settore alla concorrenza, con la speranza concreta di abbattere tali costi per la citt, non vale la pena di dibattere da subito una strategia complessiva per lazienda, le tariffe, ecc., cio un vero piano industriale? * Lo stesso non pu valere per il servizio taxi, che a Milano fattura circa come lintera ATM? * La Congestion Charge unottima idea, e realizza le indicazioni del referendum, ma per le aree esterne si ancora nel caos. Anche qui, non il caso di dare segnali di cambiamento radicale rispetto alla giunta precedente, che non si sognava nemmeno di dare multe in modo efficace, cio tale da ridurre drasticamente le infrazioni, e non di fare cassa? Inutile sottolineare i benefici ambientali di tale aumentato rigore. Inoltre non sarebbe il caso che i ricavi della Congestion Charge venissero allocati in modo trasparente e negoziabile? * Per SEA e SERRAVALLE, e per le societ partecipate in genere, non vale la pena di aprire un dibattito sulle strategie future? Lelevata conflittualit emersa sulla loro vendita parziale temiamo che non sia apparsa chiara ai cittadini. Ci siamo concentrati sul tema mobilit perch molto importante. Su questo, come su altri, sarebbe importante dare forti segnali di discontinuit con il passato, soprattutto sotto laspetto della comunicazione, che non pu essere unilaterale e che ci sembra decisamente carente. Siamo consapevoli che i problemi sollevati siano complessi e di difficile soluzione, e che anche tra i firmatari convivano posizioni diverse, proprio per questo una maggiore apertura e discussione potrebbe aiutare a trovare soluzioni migliori.

Paolo Beria, Luca Beltrami Gadola, Andrea Boitani, Lorenzo Boscarelli, Umberto Bottazzini, Enrico Fedrighini, Silvia Maffii, Marco Ponti, Francesco Silva

STORIE MILANESI. IL BILANCIO DEL COMUNE Guido Artom


Mi sono trovato due volte in presenza di un bilancio finanziario: quale Assessore al Bilancio del Comune di Milano e quale membro del Nucleo di Valutazione di Milano Bicocca. I Bilanci finanziari sono oscuri e non consentono un piano dei conti e quindi un controllo di gestione. Allepoca la trasformazione fu fatta da Vittorio Coda, professore della SDA Bocconi e ci limitammo al Conto economico. I bilanci finanziari rappresentavano un vantaggio per le amministrazioni Comunali, quello di rendere inoperanti molte delle controdeduzioni al bilancio sollevate dallopposizione. Lo stesso problema si pose quando feci parte del Nucleo Universit Bicocca, che usava un Bilancio finanziario. I Presidi erano simili ai guardiani dei fari per avvistare quando arrivavano dei contributi. Nel Nucleo cera anche il sociologo Antonio Schizzerotto che si trasfer allUniversit di Trento e Rovereto. Mi raccont che in quella universit redigevano un bilancio economico che poi trasformavano in bilancio finanziario per inviarlo al Ministero! Quando si insediato lassessore Tabacci gli ho inviato una mail per illustrargli le mie passate esperienze. LAssessorato al Bilancio in Piazza della Scala, a destra guardando Palazzo Marino, vecchia sede della banca Commerciale Italiana. Lunico inquilino di Piazza Scala 2 era il signor Brigida, che Borghini mi present come il vero padrone di casa, un custode piuttosto ciccione che tutti conoscevano e che mor credo anche per il dispiacere di non poter fare gli orari continuati (giorno e notte). Ancora oggi i colleghi pi anziani lo ricordano (al quale stata recentemente intitolata la sala stampa di Palazzo Marino ndr). Il Direttore dellAssessorato era il ragioniere capo professor Salvatore Barbalace, calabrese e uomo di grande rettitudine. Dopo avermi valutato un po, mi consider persona affidabile e il dottor Penco mi fece da Tutor. Il mio predecessore a titolo di consegne mi lasci in frigorifero una bottiglia di Chivas Regal. Barbalace invece mi insegn il linguaggio amministrativo. Gli chiesi se le delibere di Giunta restassero in vigore per il solo esercizio di bilancio: no Assessore, le delibere diventano perenti solo dopo un certo numero di anni (non ricordo quanti fossero). Gli risposi che solo il suo odio non era perente! Mi disse che lui non odiava i suoi colleghi ma vede Assessore, io non do confidenza ai miei colleghi altrimenti vengono a chiedermi dei soldi. Riteneva i soldi del suo assessorato come suoi soldi, non nel senso che possiamo intendere oggi! Trovai invece nel mio ufficio dei quadri molto belli tra i quali un Bellotto Canaletto, un Giacomo Ricci. Erano a terra forse perch avevano tinteggiato il mio ufficio, chiamai

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www.arcipelagomilano.org lAssessore alla Cultura che veniva da Italia Nostra perch li facesse fissare al muro come si usava in alcuni musei quando si mettevano due strisce a lato avvitate alle pareti e alla cornice, sistema oggi superato dagli allarmi elettronici. In base alla legge Bassanini avevo potuto delegare Barbalace a firmare i pacchi di assegni, dicendogli che in quellAssessorato non potevano esserci manovre occulte. Barbalace mi rispose che pagare prima o dopo poteva avere un prezzo! LAssessorato era molto ben strutturato per competenze specifiche. Il dottor Dossi si occupava della amministrazione del personale. LAssessore al personale di cui non ricordo il nome era un politico che pass a Forza Italia e per sapere quante persone avesse in organico si rivolgeva a Barbalace. Chiesi a Luca Beltrami Gadola se volesse far parte della Giunta Borghini ma lui rinunci perch mi chiese Scoprirete le pentole? Alla mia risposta negativa, non venne. Erano gli anni di Mani Pulite ed ebbi dei dubbi anche su Di Pietro che quando fu Ministro dei Lavori Pubblici aveva un segretario, lavvocato Arnoldi. Questi era ospitato in una roulotte davanti al Ministero e non era un rom! Il Professor Barbalace mi spieg che gli importi giacenti che dovevano essere remunerati a tasso zero si potevano far fruttare in modo assolutamente corretto, lasciandoli in una Societ che in quel caso era la AEM e in quel caso erano impiegati a pronti contro termine. Un giorno venne il direttore di AEM, il dottor Schiatti e mi chiese se poteva invitarmi a cena o a colazione. Io per prudenza, senza sospetti, lo portai in via Ugo Foscolo alla Vela e lui mi chiese se mi servisse qualcosa. Io gli dissi di no, pagai le due pizze e ci lasciammo. Poco tempo dopo anche lui, inaspettatamente cadde nella rete di Mani Pulite come molti Consiglieri Comunali. Ci fu allepoca un turnover incredibile. Quando presero Schiatti, Borghini mi mand a parlare con il Presidente di AEM. Andai a trovare il professor Cerrai in corso di porta Vittoria 2 e, vedendo delle Panda elettriche con il filo collegato a delle prese di corrente gli chiesi Questo il futuro? No, allo stato delle nostre conoscenze, il futuro librido. Decisi con Cerrai di sostituire Schiatti con lultimo entrato in azienda, che si occupava di finanze e controllo di gestione. In Giunta avevamo anche Piergianni Prosperini, un marcantonio alto quasi due metri che aveva sempre il vangelo sul ripiano sotto la tavoletta dei banchi dei Consiglieri. Oggi Prosperini, che abita in via Crocefisso, ha patteggiato le nefandezze commesse ed agli arresti domiciliari. Lo incrocio ogni tanto dalle tabaccaie di piazza san Simpliciano.

QUANDO LE DONNE PROGETTANO Diana De Marchi


Parlare di Expo nelle scuole, discutere di come vorremmo che questa opportunit portasse soprattutto i nostri giovani cittadini a sviluppare unattenzione responsabile per il loro ambiente, aiutandoli a viverlo meglio. Un primo passo su questa strada stato sollecitato dalla proiezione di La mia scuola di Renata Tardani, bellissimo film sulla scuola elementare pubblica di Milano Rinnovata Pizzigoni, modello di innovazione pedagogica costruita centanni fa grazie al sogno di una donna. Una donna ribelle che avrebbe voluto fare lartista ma, costretta a scegliere una professione pi convenzionale, ha deciso di mettere la sua passione per larte nella scuola riuscendo cos a rivoluzionarla portandovi lattivit agricola, gli animali e gli orti insieme a musica, bellezza e fantasia: labolizione della monotonia per sviluppare lintelligenza. Questo diario cinematografico stato poi commentato da alcune donne che, come molte di noi, hanno cercato di orientare la propria forza creativa in cambiamenti importanti nella loro vita professionale con unattenzione particolare al benessere delle persone e dellambiente. La maestra che quando racconta le sue giornate lavorative sprizza una tale gioia da non poter credere che si tratti della sua professione e stimola nei suoi alunni la consapevolezza che anche larchitettura del luogo di lavoro ne modifica la qualit, favorendo la voglia di scoprire e lelaborazione. La contadina che si aperta a nuovi comportamenti nella difesa del territorio modificando la logica del profitto in proposte di modelli diversi ecocompatibili di coltivazione e allevamento. E cos la sua associazione ha dato il via a numerosi gruppi di acquisto solidale e alla creazione di un distretto di economia solidale che tiene insieme molte aziende agricole, puntando su relazioni costanti tra cittadini e agricoltori. Grazie a questa conoscenza diretta aumentata in tutti i protagonisti la consapevolezza della necessit di difendere e conservare il territorio. Lambientalista ha testimoniato, attraverso la presentazione di un bel progetto per le scuole superiori, quanto sia importante la relazione tra la formazione e lambiente e come il riscoprire la natura e i nostri legami con il pianeta e la sua salvaguardia sia uno spazio decisivo per vivere, apprendere e conoscere. La drammaturga e lattrice hanno ripreso lesperienza del teatro come momento fondante per riflettere su di s, conoscersi e trovare nuove forme di espressione come supporto alla creazione di relazioni migliori con gli altri, un piccolo passo verso lo stare bene e anche una possibilit in pi per affrontare con linguaggi diversi temi ambientali. Limprenditrice, fondatrice di unazienda al femminile, ha raccolto le numerose appassionate sollecitazioni e i molteplici saperi emersi, proponendo la continuazione di questi incontri. Si cos pensato di costruire insieme concretamente occasioni di interventi mirati a un approccio felice alla salvaguardia e alla valorizzazione della nostra citt e del nostro territorio, riflettendo su modalit diverse che aiutino noi, ma soprattutto i nostri figli e le nostre figlie a vivere il loro spazio con una relazione sentimentale e fisica, portatrice di gioia. Motore trainante la creativit che sta per nel coniugare e diffondere le molteplici eccellenze gi esistenti. Cos come la rivoluzionaria scuola Rinnovata Pizzigoni non deve restare un esperimento isolato, ma diventare risorsa per le altre scuole elementari che nella nostra citt hanno tutte almeno un giardino, allo stesso modo le energie e le esperienze slegate che questarea metropolitana offre richiedono una regia illuminata per restituire a tutti noi i benefici di modelli diversi di rapporti personali e scelte innovative con lambiente che ci circonda.

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PIAZZE E MONUMENTI A MILANO Gianni Zenoni


Nel disegno delle citt, oltre alle cortine edilizie, agli edifici storici, agli edifici che rappresentano funzioni e servizi pubblici, sono presenti altri elementi decorativi che hanno grande impatto visivo, tra questi ci sono i monumenti, le opere darte e le fontane. La loro collocazione nel disegno urbano contribuisce ad arricchire la citt e consente che diventino punti cospicui dello spazio che li accoglie. Gli elementi urbanistici pi adatti ad accogliere queste testimonianze sono le piazze, gli slarghi o le grandi strade o viali, che spesso poi prendono il nome della personalit o del fatto cui sono dedicate. Le opere darte e le fontane hanno un impatto emotivo minore dei monumenti, non avendo contenuti che si riferiscono direttamente alla Storia, costituendo di fatto solo un aumento della componente decorativa dei siti in cui sono posati. Ma ambedue queste ultime categorie a Milano non hanno avuto fortuna. Ricordo le fontane storiche e anche quelle moderne spesso desolatamente a secco o che assumono aspetti banali (come quelle recenti di corso Como), o avvilenti per la citt come quella attiva in piazza San Babila dove un grande architetto milanese ha ripetuto, a Milano, la copia di quelle da Lui gi realizzate a Sondrio e Grosio. Le opere darte, prevalentemente sculture, possono diventare punti cospicui per la loro qualit come quelle di Pomodoro in piazza Meda, di Cappello in piazza VI febbraio e Cascella in piazza Repubblica, ma anche trasformarsi in scherzi di cattivo gusto come il dito di Cattelan in piazza della Borsa o addirittura prive di contenuto artistico, come lagglomerato di profilati metallici color giallo in piazza Amendola. Ricordiamo con disappunto anche la poco dignitosa figura fatta dal Comune per il Raggio di Luce davanti alla Stazione Centrale, vincitore di un Concorso Internazionale subito realizzato e appena dopo demolito. Cos, mentre opere darte e fontane hanno semplicemente funzione decorativa, i monumenti attraverso le epigrafi incise sul loro basamento, che riassumono il periodo e le motivazioni che resero meritevole il personaggio o il fatto storico, informano su episodi della Storia della citt o del Paese. quindi normale che una citt dalla Storia importante abbia un buon numero di monumenti distribuiti sul territorio in posizione di grande e facile visibilit. I monumenti contribuiscono a rappresentare la memoria culturale delle citt, e sono altrettanto significativi per il disegno degli scenari urbani, poich danno consistenza alle prospettive di vie e viali o arricchiscono larredo urbano di piazze o slarghi. Essi sono anche la dimostrazione dellorgoglio e della riconoscenza che i cittadini sentono verso coloro che hanno dato fama alla loro citt, dimostrando un sano spirito campanilistico e anche nazionalistico quando si tratta di personaggi o luoghi cari alla loro Patria. I cittadini confermano cos di condividere il concetto di meritocrazia premiando chi ritengono essere i migliori tra loro. In alcune forme particolari questi esprimono anche la tenerezza e lamore per i personaggi, come gli esempi nei quali questi sono rappresentati seduti al loro caff preferito, a Pola per James Joyce, a Lisbona per Fernando Pessoa e a Londra dove Churchill e Roosevelt sono rappresentati seduti su una panchina in una importante via dello shopping. In Grecia, dove sembra che il senso della patria sia molto pi sentito che da noi e dove anche il pi piccolo paese ha pi di un monumento, notiamo anche la riconoscenza per i filelleni Europei che si sono battuti a fianco dei Greci per la loro indipendenza. A Pilos nel Peloponneso gli abitanti di questo piccolo paese hanno costruito al centro della loro piazza principale un monumento con i busti degli ammiragli Codrington inglese, De Reney francese e De Heyden russo che sconfissero nella battaglia di Navarino (antico nome di Pilos) le flotte turche ed egiziane, dando il via alla guerra per lindipendenza della Grecia. Premesso tutto ci mi sembra che a Milano in questi ultimi decenni orgoglio, campanilismo, patriottismo e meritocrazia siano passati in secondordine. Infatti ai cittadini meritevoli si intitola una via spesso periferica o un parco con una targa nella quale linformazione ridotta al minimo. (unica eccezione per Montanelli dove negli ex Giardini Pubblici, chiamati ora col suo nome, hanno piazzato un monumento che peggio non si poteva e con una laconica epigrafe). A Milano quando questi ci sono, sono spesso fuori contesto o nel posto sbagliato. Mi riferisco a due posizioni importanti del Centro Storico: lopera postduchampiana di Cattelan in piazza degli Affari davanti alla sede della Borsa, che rappresenta un segno di disprezzo alla stessa funzione e laltro, il monumento alla Giustizia, che essendo ben ben nascosto in un cortile di servizio allinterno del Palazzo di Giustizia non rende buon servizio alla funzione che rappresenta. Ambedue rendono cos vano il legame visivo tra le Istituzioni e la loro Pubblica Rappresentazione. Per la Borsa si tratta di monumento/provocazione del quale la citt non sentiva affatto il bisogno. Da quando stato presentato, lAmministrazione ha cercato di sistemarlo da qualche parte, ma dato il suo contenuto singolare, nessuno lo ha mai richiesto. Il tema non poi cos originale, perch nellAnatolia Orientale alla periferia della citt di Kars c un monumento incompiuto (per i noti contrasti politici tra Turchi e Armeni) rappresentato da una mano, per con tutte le dita, se gli si mozzano quattro dita uguale a quella di Cattelan. Ma quella voleva avere un significato nobile, questa solo un segno di disprezzo. In questi ultimi tempi abbiamo visto nei telegiornali, dato il momento critico delleconomia, scorci dei palazzi delle Borse mondiali, che affacciandosi su piazze hanno spesso davanti il monumento-immagine tipico della loro funzione: il toro. Se si sentiva la necessit di un monumento in piazza degli Affari, desolatamente vuota, a questo animale-immagine che ci si doveva riferire. Laltro monumento, che rappresenta la Giustizia, dello scultore Attilio Selva realizzato negli anni trenta del secolo scorso in un elegante mix di pietre e bronzi, da allora collocato allinterno del Palazzo di Giustizia, in un nascosto cortile di servizio utilizzato oggi come parcheggio, ma che forse allora era il cortile donore. possibile che nessuno abbia mai pensato di spostarlo in una posizione pi opportuna e cio nellatrio principale che si affaccia su corso di Porta Vittoria o meglio ancora sulla grande scalinata di accesso allingresso principale dando cos un decisivo contributo alla riqualificazione della scena urbana davanti al Palazzo e rinforzando limmagine di questa importante istituzione? Ma allora cosa succede a Milano? Perch questa carenza di monumenti, questa mancanza di rispetto verso i cittadini emeriti o la rappresentazione di funzioni istituzionali, che si trasforma poi in indifferenza al disegno della citt e dei suoi spazi vivibili. A Milano i monumenti pre-

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www.arcipelagomilano.org senti risalgono ad altri tempi e sono situati prevalentemente nel centro storico. Al di fuori di questo, piazze e slarghi sono spesso desolatamente vuoti od occupati da oggetti che sono difficilmente catalogabili come monumenti, quasi a perdere il loro significato urbano, e dimostrando cos una incredibile insensibilit dei Pubblici Amministratori verso la Storia della citt e verso il riconoscimento dei suoi cittadini pi meritevoli. Perch intitolare ai Milanesi benemeriti vie quasi sempre periferiche, e anche quando queste sono centrali come quelle attorno al nuovo Teatro Strehler e dedicate a Grassi e Strehler, questi non potevano essere meglio ricordati da un monumento che li raffigurasse seduti sulla piazza davanti al Teatro, invece che da due banali targhe stradali sulle viuzze adiacenti? E cos per la Merini, Raboni e altri. Il Rinascimento di Milano deve ricominciare dal recupero dei suoi trascurati spazi pubblici, dotandoli di monumenti che abbiano un senso logico con i siti, magari iniziando a mettere i monumenti giusti al posto giusto.

Scrive Nicola Pedone a Luca Beltrami Gadola


Caro LBG, questa volta non sono d'accordo. Robert Carsen criptoberlusconiano? Mai visto il "Candide" alla Scala, giugno 2007, col Berlusca in mutande? Maschilista, poi... La scena finale non intende secondo me celebrare il dissoluto "impunito" ma ribadire piuttosto l'immortalit di Don Giovanni in quanto mito: non il personaggio precipitato all'inferno che torna in scena ma il suo archetipo, con tutta la sua strafottenza e il suo carico di ambiguit: libero pensatore illuminista? Nevrotico compulsivo? Superuomo niciano in pectore? Signore prepotente e prevaricatore? Tutte queste cose insieme, e probabilmente altre ancora. Perch "chi son io tu non saprai", detto all'inizio dell'opera, rimane appunto la chiave di un'identit sfuggente. Nelle mani di un regista mediocre qualunque mito viene semplificato e in qualche modo "rettificato": Carsen ce lo restituisce con una lettura ambigua e conturbante. Cos come turbata, per tutta l'opera, rimane donna Anna. Lei fa bene a riportare le prime battute del libretto; poi si chiede: "Qualcuno ha dei dubbi sul significato del testo?". Eppure sarebbe bene averne: si mai vista la vittima di una violenza carnale (consumata o solo tentata, non questo il punto) che artiglia lo stupratore in fuga per scoprirne l'identit? Il fatto che intorno a questa identit ruota tutta l'opera: tutti lo cercano, per amarlo, portarlo sulla retta via, punirlo, ammazzarlo di botte ecc. Ma intanto lo cercano. La ringrazio comunque per la stimolante lettura.

Scrive Carlo Chambry a Luca Beltrami Gadola


Grazie LBG per il tuo scritto! Condivido la tua lettura della regia di Carsen che conferma, se ancora fosse necessario, come tanto minimalismo ostentato si fondi su approssimazione critica e povert narrativa. Cos distante dalla "fosca grandezza eroica" e dalla "ambigua superiorit alla legge della morale comune" di cui parlava Massimo Mila.

Scrive Gregorio Praderio a Jacopo Gardella


Sempre ottimo e interessante il "dialogo" di Jacopo Gardella sui Navigli. Sul percorso verso Nord fino al Toce, vorrei solo ricordare che serviva non solo per il trasporto - come giustamente viene ricordato - del marmo di Candoglia, ma anche delle merci che attraversavano il passo di Gries al termine della Val Formazza, unendo Milano al Nord Europa prima dell'utilizzo del Sempione (infido da un punto di vista militare,

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www.arcipelagomilano.org mentre con le popolazioni lungo il percorso verso Gries il Ducato di Milano aveva stretto accordi). Fra il Lago Maggiore e lo sperone di Oleggio (dove iniziava il Naviglio Grande) c'era poi una discontinuit che veniva faticosamente e lentamente affrontata prima di una definitiva soluzione tecnica del problema verso la met dell'Ottocento, ovvero subito prima che il nuovo trasporto ferroviario rendesse in gran parte obsoleto il sistema! Sistema che per altro ha continuato a funzionare nell'altro importante ruolo territoriale svolto dai Navigli, quello di canali irrigatori della campagna milanese. Comunque complimenti per le interessanti notizie e approfondimenti

Scrive Dario Maggi a Raffaello Morelli


L'articolo sottovaluta, e di molto (per non dire che cieco) la situazione reale in cui il governo Monti si trovato ad agire: l'urgenza, e la fretta conseguente. Non si pu far una palingenesi in una settimana. Quando il decreto viene chiamato "salva Italia", questo pu benissimo intendersi "per ora", solo frutto di un'interpretazione fantasiosa di Morelli supporre che questo voglia dire "salvi per sempre", vuol dire sottovalutare l'intelligenza di Monti. Quanto alla patrimoniale, anch'io sarei personalmente favorevole, ma mi piacerebbe sapere quanti di quei quattro quinti di Mannheimer sarebbero ancora favorevoli quando capissero di essere personalmente toccati nel portafogli. In Italia le tasse giuste sono sempre quelle degli altri. Inoltre sul Sole ho letto un articolo di Franco Debenedetti che sosteneva che proprio la patrimoniale avrebbe sottratto risorse ai possibili investimenti, nella situazione attuale di scarsa liquidit. Quanto all'abbassare numero e livello delle aliquote fiscali. Provvedimenti catalizzatori di sviluppo e mercati, dove ho gi sentito qualcosa del genere? Ah s, nei programmi elettorali di Berlusconi e della destra americana. In Svezia un po' diverso. Ma in Svezia non sono liberali

Risponde Raffaello Morelli


Osservo: 1 - il governo non ha affrontato le cause reali della crisi ed ricorso alla solita manovra sul tassare i redditi senza pensare allo sviluppo; 2 - la definizione Salva Italia nel discorso ufficiale di Monti, che non ha aggiunto "per ora", quindi aggiungerlo fantasia pura (proprio perch Monti intelligente); 3 - inventarsi che gli italiani sarebbero contrari alla patrimoniale sul debito, non solo smentito dal sondaggio ma la scusa di chi non la vuole per poter non ridurre le imposte, non liberalizzare e non tagliare le spese, cose aborrite da burocrazie e lobbies; 4 - senza dubbio la patrimoniale sui redditi recessiva; 5 dire che l'abbassare numero e livello delle aliquote fiscali era nei programmi di Berlusconi (mai realizzati) e insieme non ricordare la sua dichiarata contrariet a ogni patrimoniale, dimostra che il sig. Maggi tra i demonizzatori privi di un programma alternativo al berlusconismo, che ora puntano sulla presunta natura palingenetica del tecnico amico Monti, di nuovo per trascurare il progetto politico. Morale: il buongiorno (non liberale) si vede dal mattino.

RUBRICHE MUSICA questa rubrica curata da Palo Viola rubriche@arcipelagomilano.org Il quartetto di Tokyo
Come ogni anno, da tempo immemorabile, il mitico Quartetto di Tokio ha fatto la sua tourne italiana e tenuto il suo concerto milanese al Conservatorio per le Serate musicali, e cos luned scorso ci ha come sempre incantato con i suoi magnifici strumenti Stradivari e con un programma dedicato agli ultimi anni del settecento viennese: nel primo tempo i Quartetti dellopera 74 di Haydn il numero 2 in fa maggiore e il numero 3 in sol minore - nel secondo uno dei pi amati quartetti di Mozart, il celeberrimo K. 509 in fa maggiore. difficile immaginare un concerto di musica da camera pi godibile e meglio eseguito di questo: siamo fra le vette pi alte della cultura musicale, la compagine una delle migliori del mondo, il quartetto una delle forme pi raffinate della musica di tutti i tempi, la fine del settecento ha portato questa forma musicale al massimo della sua potenzialit (solo pochissimi anni dopo Beethoven ne far il culmine possente e rarefatto della sua creativit). Insomma che cosa si pu desiderare di pi? Eppure c qualcosa che non torna e un certo amaro in bocca di cui dobbiamo dar conto ai nostri lettori. Il quartetto, fondato nel 1969, oggi composto da uno solo dei suoi quattro fondatori (il giapponese Kazuhide Isomura, viola), da un secondo giapponese che vi entrato nel 1974 (Kikuei Ikeda, violino), da un violoncellista inglese (Clive Greensmith, socio dal 1992) e dal primo violino canadese (Martin Beaver arrivato nel 2002). Una prima considerazione che queste quattro persone, grazie alla fama raggiunta e alla quantit di concerti che danno in tutto il mondo, vivono praticamente insieme per gran parte dellanno uniti soltanto dalla professione e dal lavoro, e dunque in una forma di comunit coatta. Per quanto possano essere amici, ve li immaginate sempre insieme di aereo in aereo, di albergo in albergo, al ristorante e ai ricevimenti, per non parlare delle prove quotidiane in ogni nuova sala e a ogni cambiamento di repertorio? Dice Ikeda " di tempo fisico ne trascorriamo pi con gli altri membri del quartetto che con le nostre famiglie. Ciascuno di noi pressoch in grado di dire che cosa pensano gli altri in un determinato momento. Questo significa due cose. Musicalmente stupendo, l'intesa istintiva e spontanea. Nella vita privata quasi pericoloso. Magari vuoi tenere

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www.arcipelagomilano.org per te un fatto confidenziale e riservato ma hai l'impressione che gli altri capiscano quello che tu stai pensando . Ebbene noi abbiamo limpressione che una sorta di noia e di rassegnazione traspaia non solo dai loro volti, ma persino nella loro musica. difficile non fare il paragone con la vitalit, lallegria, la gioia del suonare insieme che usciva da tutti i pori dei giovani componenti del Danish String Quartet che abbiamo sentito pochi giorni fa e di cui abbiamo riferito in queste pagine. Anche il programma, per quanto sicuramente colto e interessante come abbiamo detto, risentiva della stanchezza dei suoi protagonisti: far precedere due testi di Haydn scelti fra i meno preziosi e i meno noti della sua cospicua produzione a uno dei capolavori assoluti di Mozart significa s strappare applausi a non finire a conclusione del concerto, ma anche svalutare il grande vecchio di allora (i due quartetti sono del 1793 quando Haydn aveva 61 anni) a beneficio del giovane genio (il K.590 del 1790, lanno recedente la morte, e Mozart aveva solo 34 anni). Inoltre, considerando che il lavoro di Mozart precede di tre anni quello di Haydn, il paragone risultava ancora pi mortificante, eppure sappiamo tutti quanto Mozart deve al suo amato maestro, e quanto lo venerava. Spesso, anche se non sempre, musicisti pi giovani si preoccupano di pi di questi aspetti diciamo cos teatrali del concerto, e si fanno carico degli effetti che la narrazione insita nel programma ha sul pubblico; sanno prendere lascoltatore per mano per fargli scoprire un mondo, unepoca, una storia che solo la musica sa raccontare quando viene ascoltata con intelligenza. Questi grandi concertisti, invece, che hanno un pubblico pi che affezionato o addirittura adorante avrebbero il compito di essere anche grandi maestri, di approfittare dellautorevolezza conquistata con il loro lavoro per insegnarci ad ascoltare meglio la musica, dovrebbero eseguire pezzi complessi e poco noti per ampliare il nostro orizzonte e portarci oltre la conoscenza limitata di chi non del mestiere. Certo, devono proporci anche i grandi i capolavori, sia per il nostro godimento sia, soprattutto, per rinnovarne di continuo linterpretazione, purch li accompagnino a musiche che ne aiutino la comprensione e non solo lapprezzamento. Due parole infine sullultimo dei tre quartetti scritti da Mozart negli ultimi mesi della sua tormentata vita su commissione - onorata in ritardo e solo parzialmente - del re di Prussia Federico Guglielmo II. Di quella estate del 1790 abbiamo la drammatica testimonianza di Paumgartner: prostrato fisicamente e moralmente, oppresso dalle preoccupazioni finanziarie, Mozart perse quella energia e quella capacit di reazione che non lavevano mai abbandonato e per un certo tempo giacque inerte in fondo al baratro di tante miserie. Tutti gli oggetti non assolutamente indispensabili furono portati al Monte di Piet, perfino le polizze dovettero poi venir tradotte in denaro, lintero mobilio fu dato in ipoteca per due anni a un negoziante mentre, negli stessi giorni in cui scriveva il Quartetto in fa maggiore e lo regalava allumanit per tutti i secoli a venire, scriveva allamico Puchberg se pu aiutarmi a far fronte alle urgenti spese di questo momento, oh, lo faccia! ... sono costretto a svendere i miei quartetti (un lavoro cos faticoso) a un prezzo irrisorio solo per poter avere in mano qualche soldo ... mi mandi ci di cui pu privarsi pi facilmente . Si pu ascoltare questo capolavoro senza la consapevolezza del suo contesto? Musica per una settimana *gioved 22 dicembre, nella basilica di San Babila a Milano, si terr il Concerto di Natale Carols for the Christmas season, per organo, flauto, oboe, violino e coro, diretto da Massimiliano Bianchi; gli interpreti sono giovani professionisti provenienti da diversi Paesi (Italia, Spagna, Cile, Corea, Giappone) *venerd 23 dicembre al Teatro Dal Verme I Valzer della famiglia Strauss con lOrchestra dei Pomeriggi musicali diretta da Daniele Agiman *mercoled 28 alla Scala replica del Don Giovanni di Barenboim e Carsen, di cui molto abbiamo gi detto in queste pagine *il 29, 30, 31 dicembre e il 1 gennaio allAuditorium la ormai tradizionale nona Sinfonia di Beethoven per soli (Eva Oltivanyi, Maria Jos Montiel, Arthur Espiritu e David Wilson Johnson) coro (dellAuditorium, diretto da Erina Gambarini) e orchestra (la Verdi diretta da Zhang Xian) *infine giriamo con piacere un appello dellultima ora: mercoled 21 dicembre alle 18.00 in piazza San Babila lOrchestra amatoriale Carisch sar ospite del comune di Milano per un concerto di piazza in cui eseguir la Sinfonia Haffner di Mozart. Al termine si terr un flashmob corale con lHalleluja dal Messiah di Handel. Il tempo pochissimo e gli organizzatori hanno bisogno di aiuto per rendere questo appuntamento una vera e propria giornata dellorgoglio corale milanese. Dunque girate questo invito a cantori e musicisti perch si possa realizzare una bella festa della musica. I dettagli li trovate in http://www.orchestracarisch.com/ind exSBabila.htm

ARTE questa rubrica a cura di Virginia Colombo rubriche@arcipelagomilano.org Botticelli apocalittico allAmbrosiana
Botticelli incontra Botticelli. Succede a Milano, in una straordinaria occasione di confronto organizzata dalla Pinacoteca Ambrosiana. Ecco dunque Apocalittico Botticelli, una mostra curata da don Alberto Rocca, Dottore della Biblioteca Ambrosiana, che mette a confronto un Botticelli di casa, con la Madonna del Padiglione gi parte della collezione milanese, e la Nativit mistica, della National Gallery di Londra. Un prestito esclusivo reso possibile dallinvio a Londra del Ritratto di Musico di Leonardo da Vinci che per la prima volta esce dai confini italiani. Lopera del genio fiorentino uno dei pezzi fondamentali dellesposizione Leonardo da Vinci pittore alla corte di Milano gi definita la mostra del secolo. Perch questa definizione cos forte, apocalittico addirittura, in riferimento al pittore fiorentino? Botticelli stesso lo spiega con una enigmatica frase scritta in cima alla sua Nativit mistica: Questa pittura, sulla fine

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www.arcipelagomilano.org dellanno 1500, durante i torbidi dItalia, io, Alessandro, dipinsi nel mezzo del tempo dopo il tempo, secondo lXI di san Giovanni nel secondo dolore dellApocalisse, nella liberazione di tre anni e mezzo del diavolo; poi sar incatenato nel XII e lo vedremo [precipitato] come nel presente dipinto. Spiega cos don Rocca: I torbidi dItalia fanno riferimento al travagliato periodo attraversato da Firenze e dalla penisola in quegli anni: nel 1492 mor Lorenzo il Magnifico e Firenze fu scossa dalla predicazione di Fra Gerolamo Savonarola, dai toni fortemente moraleggianti e apocalittici, e, dopo la morte sul rogo di questultimo, dalla seconda invasione francese del 1499 e dalla minaccia portata a Firenze nel 1500 da Cesare Borgia. in questo clima, a cavallo tra i due secoli, che matura il dipinto, vero testamento spirituale dellartista, segnato da un profondo travaglio interiore, ben simboleggiato dai movimenti delle figure, frenetici e concitati, lontani dallequilibrio delle opere di et medicea. Unopera accattivante e dipinta in un momento storico travagliato, e che forse per questo, stata scelta dal Cardinale Angelo Scola come copertina della lettera di Natale che verr consegnata nelle case dei milanesi durante le benedizioni natalizie. Ma Botticelli fu anche pittore lieve e delicato, che seppe regalarci oltre alla ultra nota Primavera e alla Nascita di Venere, anche opere dallambientazione familiare e raccolta, come la Madonna del Padiglione. Il dipinto, donato alla Pinacoteca nel 1837, mostra una scena intima e tenera, in cui siamo invitati dagli angeli che scostano le cortine, a entrare e a far parte del mistero della nascita di Cristo, in un luogo in cui tutto indica la perfezione e lintegrit virginale di Maria: il padiglione stesso, con la sua forma circolare, ci indica la sua perfezione; il muretto, di derivazione fiamminga come il paesaggio, richiama un hortus conclusus; e infine, i fiori bianchi suggeriscono lidea della purezza della Vergine. Due opere che ben si adattano alle feste natalizie e allatmosfera, un po inquieta, dei nostri tempi.

Apocalittico Botticelli- Pinacoteca Ambrosiana fino al 5 febbraio 2012 - Biglietto + Pinacoteca + Mostra Leonardo e il Codice Atlantico Intero: 15 Ridotto: 10 - Da Marted a Domenica dalle 10.00 alle 18.00.

Abo e la Transavanguardia italiana


ABO (Achille Bonito Oliva) vs Germano Celant. I due giganti della critica darte si sfidano con due mostre diversissime ma non troppo nella citt meneghina. Se Celant ha proposto la sua Arte Povera sparsa per lItalia, con sede principale presso la Triennale, ABO propone una grande retrospettiva sulla sua Transavanguardia, con seguito di mostre personali in giro per lItalia. Cinque i protagonisti di ieri e di oggi, riuniti sotto letichetta di Transavanguardia proprio da Bonito Oliva alla fine degli anni 70: Cucchi, Chia, Clemente, Paladino e De Maria. Di ciascuno dei cinque protagonisti raccoglie 15 opere, selezionate dal curatore in collaborazione con gli artisti, scegliendole tra le loro pi significative, inedite o particolari. Teorizzata nel 1979 da Achille Bonito Oliva con un saggio su Flash Art e da questi presentata per la prima volta al pubblico alla XIII Rassegna internazionale darte di Acireale, la Transavanguardia ha la propria consacrazione ufficiale nella sezione Aperto 80 della 39 Biennale di Venezia, segnando un punto di rottura con le ricerche minimaliste, poveriste, processuali e concettuali che avevano dominato gli anni Sessanta e Settanta. Un movimento artistico che sin dal suo nascere ha saputo e voluto puntare sullidentit della cultura italiana, inserendola a pieno titolo, e con una sua peculiare originalit, nel dibattito culturale internazionale degli ultimi quarantanni. Nello stesso tempo ha portato larte contemporanea italiana a un livello di attenzione, da parte di collezionisti, musei e critici stranieri, del tutto nuovo. Allidealismo progressista delle neoavanguardie il nuovo movimento risponde con il ritorno alla manualit dellarte e alle sue tradizioni. Allutopia del modernismo e del moderno in cui tutto internazionale, multinazionale e globalizzato, la Transavanguardia, nel suo trans-attraversamento di linguaggi, tecniche e scelte, oppone il genius loci del singolo artista, ossia il territorio del suo immaginario, nonch una rivalutazione del proprio nomadismo culturale e delleclettismo stilistico, che si nutre di memorie del passato (vedi i riferimenti longobardi beneventani di Paladino) e di citazioni dalla storia dellarte, contribuendo cos al pi generale processo di rielaborazione della Storia e della soggettivit avviato negli anni ottanta. Levento milanese ruota attorno ad alcune tematiche comuni, che attraversano le diverse poetiche dei cinque artisti: il ritorno alla manualit della pittura, delle tecniche semplici e primitive, il narcisismo dellartista, il doppio e laltro, la violenza, la natura, lincertezza della ricerca, linconscio, limmagine tra disegno e astrazione, il tutto in bilico tra bi e tridimensionalit. La mostra raccoglie in tutto 66 opere: 44 provenienti da musei, fondazioni, gallerie e collezioni private italiane, e 22 da musei e collezioni europee. Si potranno mettere cos a confronto le opere dei cinque artisti, appartenenti s a ununica corrente ma sicuramente diversi nella propria ricerca personale: le cupole, i fiori e i colori sgargianti di De Maria; i dipinti un po espressionisti e alla Bacon di Francesco Clemente, nella sua visone dellarte come catastrofe; i riferimenti a Chagall, Picabia, Picasso e De Chirico di Sandro Chia; le memorie storiche, tra forme organiche, simboliche e arcaiche di Mimmo Paladino; infine i riferimenti alla morte e alla decadenza fatti da Enzo Cucchi, in una profusione di teschi e immagini precarie sui suoi fondali desertici. La mostra di Palazzo Reale parte di un ciclo progressivo di sei mostre dedicato alla Transavanguardia. In concomitanza con la mostra milanese, sei importanti istituzioni italiane organizzeranno alcune giornate di approfondimento sulla Transavanguardia presiedute da uno dei cinque filosofi del comitato scientifico composto da Massimo Cacciari, Giacomo Marramao, Bruno Moroncini, Franco Rella, Gianni Vattimo, e contestualmente esporranno le opere della Transavanguardia presenti nelle loro collezioni. Alle giornate di studio prenderanno parte critici darte, curatori e direttori di musei.

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www.arcipelagomilano.org Di seguito il calendario delle giornate ancora a venire: Mercoled 14 dicembre 2011: ROMA - Giacomo Marramao, con Andrea Cortellessa, Stefano Chiodi e Massimiliano Fuksas - GNAMGalleria Nazionale dArte Moderna e Contemporanea: giornata di studio e mostra-omaggio MAXXI -Museo nazionale delle arti del XXI secolo: mostra-omaggio Le mostre personali saranno ospitate in altrettante citt italiane tra le pi rappresentative della storia e dellidentit italiana, oppure legate alle vicende stesse della Transavanguardia. Le varie mostre saranno incentrate sulla recente produzione dei singoli protagonisti, partendo da un primo nucleo di opere storiche per poi seguire levolversi nel tempo e gli esiti ultimi delle loro ricerche artistiche. 1 marzo 2012, ROMA - MIMMO PALADINO: Roma, ex-GIL di Luigi Moretti, a cura di Achille Bonito Oliva e Mario Codognato e lorganizzazione di Civita. Marzo 2012, PALERMO - FRANCESCO CLEMENTE: Palermo, Palazzo Sant'Elia, a cura di Achille Bonito Oliva e Francesco Gallo e lorganizzazione di Civita. Transavanguardia-Palazzo Reale, fino al 4 marzo 2012 Orari: luned 14.30 - 19.30, marted, mercoled, venerd e domenica 9.30 - 19.30, gioved e sabato 9.30 - 22.30 Biglietti: 9,00 intero, 7,50 ridotto

25 anni di Pixar a Milano


Dopo il MOMA di New York e un tour internazionale, finalmente arrivata a Milano PIXAR 25 anni di animazione. Un viaggio nel mondo dellimmaginazione che affasciner bambini ma non solo, alla scoperta di come si creano i personaggi animati pi amati del grande schermo. Oltre settecento opere, un viaggio attraverso la creativit e la cultura digitale come linguaggio innovativo applicato allanimazione e al cinema: dal primo lungometraggio dedicato a Luxo Jr. (1986) ai grandi capolavori come Monster & Co (2001), Toy Story (1, 2 e 3), Ratatouille (2007), WALL-E (2008), Up (2009) e Cars 2 (2011). Molti non sanno che la maggior parte degli artisti che lavorano in Pixar utilizzano i mezzi propri dellarte (il disegno, i colori a tempera, i pastelli e le tecniche di scultura), come quelli dei digital media dice John Lasseter, chief creative officer di Walt Disney and Pixar Animation Studio e fondatore di Pixar. Quando si pensa ai film danimazione, difficilmente ci si immagina artisti armati di matita e pennello, intenti a disegnare storie e personaggi. Nel mondo Pixar, invece, proprio cos. Gli artisti utilizzano i mezzi tradizionali: matite, dipinti, pastelli e sculturine, per creare i loro personaggi, cos come altrettanti numerosi sono gli artisti che impiegano esclusivamente i mezzi digitali. Ma in questo caso, lecito parlare di arte? I disegni, le bozze e le maquettes, hanno una tale importanza artistica da essere esposte in sedi ufficiali come i musei, in questo caso il PAC di Milano? Si potrebbe cos cadere in un tranello: tutta arte quella che luccica? Se definiamo larte come processo o prodotto dellorganizzazione e dellassemblaggio di oggetti per creare qualcosa che stimoli unemo-zione o una risposta, allora chiaro che tutti gli oggetti nella mostra Pixar sono proprio questo e, quindi, rispondono alla definizione di arte. I nostri film sono fatti da artisti e i nostri artisti, come qualsiasi altro artista, scelgono strumenti che consentono loro di esprimere le loro idee e le loro emozioni pi efficacemente. Una ampia variet di media e tecniche rappresentata nella mostra: disegni a matita e pennarello, dipinti in acrilico, guazzo e acquarelli; dipinti digitali; calchi; modelli fatti a mano; e pezzi in media digitali. Alcuni dei nostri artisti, di formazione tradizionale, hanno aggiunto dipinti digitali alla loro raccolta per esprimere qualcosa che non avrebbero potuto esprimere con qualsiasi altro mezzo, spiega esaustivamente Elyse Klaidman, direttore della Pixar University e Conservatore degli archivi. Riflessione importante questa, perch molto spesso i film Pixar contengono rimandi stilistici, citazioni e omaggi ai percorsi classici e da sempre riconosciuti della storia dellarte moderna e contemporanea. In tal senso, rappresentano il tentativo di continuare un discorso puramente artistico sulla ricerca della prospettiva, della spazialit e della rappresentazione verosimile che affonda le sue radici nelle esperienze del Rinascimento, Leon Battista Alberti su tutti. E una sorta di bottega rinascimentale, per citare Lasseter (sua madre era insegnante di storia dellarte e da sempre lo ha istruito in questa materia), che unisce artisti diversi e i fondamenti e le radici della storia dellarte a quelle che sono le pi nuove e originali invenzioni tecnologiche, con contaminazioni verso i linguaggi pi contemporanei. Strumenti che rendono i film Pixar, agli occhi dei loro creatori e spettatori, opere darte totali, concetto sostenuto dalle avanguardie del primo Novecento che, con le sperimentazioni su pellicola e nuovi ritrovati, si erano auspicate una svolta nella creazione e nella fruizione di unopera audiovisiva. La Pixar quasi 100 anni dopo, riesce a raggiungerla. Degna di nota, allinterno di questo straordinario laboratorio che spiega passo passo la creazione di un filmdalla nascita di un personaggio, alla scelta dei colori, alla creazione 3D dei movimenti, alla colonna sonora sicuramente lo zootropio, disco rotante su cui si muovono i personaggi 3D di Toy Story, ognuno in una diversa posizione, e che fatto girare ad altissima velocit e con laiuto di un flash, permette allo spettatore di cogliere lintera sequenza dei movimenti dei personaggi, impressionando limmagine sulla retina dellocchio, in un fluire di immagine continuo e affascinante. Pixar. 25 anni di animazione PAC Padiglione di Arte Cotemporanea, fino al 14 febbraio 2012 Orari: luned 14.30 19.30. Marteddomenica 9.30 19.30 . Gioved 9.30 22.30 biglietti: 7,00, ridotto 5,50

Brera incontra il Puskin. Capolavori dal museo russo


Sono capolavori di inestimabile valore e importanza le diciassette opere provenienti dal museo Puskin di Mosca ed esposte, fino al 5 febbraio, nelle sale XV e XII della Pinacoteca di Brera. Lesposizione, promossa dal Ministero per i Beni e le Attivit Culturali italiano, dal Ministero della Cultura e dei Media della

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www.arcipelagomilano.org Federazione Russa e dal Museo Pukin, nata in occasione dellAnno della Cultura Italia-Russia, e ha permesso, oltre allesposizione di Brera, anche lorganizzazione di una mostra sul Caravaggio che lo Stato Italiano presenter al Pukin a partire dal 22 novembre. Mostre da record, per nomi e assicurazioni: il valore assicurativo dei dipinti va ben oltre il miliardo di dollari. Tutte le opere in mostra provengono dalle collezioni di Sergei ukin e Ivan Morozov, i due collezionisti russi che agli albori del Novecento diventarono, con la loro passione per larte, testimoni degli artisti, dei movimenti e dei fermenti artistici che caratterizzarono lEuropa tra Otto e Novecento. Un periodo doro ineguagliabile, che permise ai due colti e brillanti collezionisti di visitare gli atelier dei pittori, di scegliere e commissionare ad hoc dipinti per i loro palazzi. Collezioni di inestimabile valore che furono fatte affluire nel museo Puskin al momento della sua creazione. Grandi mercanti e viaggiatori, ukin e Morozov, in anni diversi, divennero i migliori clienti delle pi importanti gallerie di Parigi, come Druet, Durand-Ruel, Kahnweiler e Vollard, uomini che decretarono la fortuna di artisti come Monet e Cezanne, e che divennero amici e confidenti degli artisti stessi e dei loro collezionisti. Una scelta tutta personale quella dei due gentiluomini russi, che non seguirono le mode ma anzi le anticiparono, comprando e sostenendo artisti al tempo ben poco famosi. Come spesso accade, i collezionisti si legarono in particolar modo ad alcuni artisti, creando un rapporto unico e speciale che permise la nascita di capolavori assoluti, quali i famosissimi Pesci rossi di Matisse, dipinto nel 1911 per ukin, che divent il patron dellartista. Con ben trentasette dipinti acquistati, ukin dedic il salone centrale della propria abitazione alle opere di Matisse, che dispose personalmente i dipinti per lamico mecenate. Ma ukin non si occup solo di Matisse. Un altro dei suoi artisti favoriti fu Picasso, del quale divenne, dopo una prima fase di incertezza, un grande sostenitore, comprando pi di cinquanta tele. Anche Ivan Morozov fu un grande collezionista, ammiratore di Cezanne e cliente affezionato di Ambrosie Vollard, mercante gallerista - soggetto spesso ritratto dallo stesso Cezanne. Di propriet Morozov fu anche lo splendido Boulevard des Capucinnes di Monet, che segn la svolta di Morozov come collezionista, e che da quel momento in poi ag tanto in grande da superare talvolta lo stesso ukin. In quindici anni riusc a raccogliere oltre duecento opere attraverso le quali possibile leggere levoluzione della pittura francese moderna. Tanti gli artisti e le opere presenti in mostra. Pregevole La ronda dei carcerati (1890) di Vincent Van Gogh, come anche Eiaha Ohipa (Tahitiani in una stanza. Non lavorare!), 1896, di Gauguin, dal gusto esotico e misterioso; le sempre grandiose Ninfee bianche di Monet, Le riva della Marna. (Il ponte sulla Marna a Creteil) di Cezanne, e la Radura nel bosco a Fontainebleau di Sisley. Ma il percorso non si esaurisce qui, proseguendo anzi in una panoramica esaustiva dellevoluzione dellarte di inizio Novecento. Oltre ai gi citati Pesci Rossi di Matisse, da segnalare sicuramente sono il Ritratto di Ambroise Vollard (1910) di Picasso; la Veduta del ponte di Svres, 1908, di Henri Rousseau detto il Doganiere e La vecchia citt di Cagnes (Il castello), 1910, di Derain. Unoccasione unica per vedere grandi capolavori da uno dei principali musei russi, nella cornice dei grandiosi capolavori dellarte del passato conservati a Brera.

Brera incontra il Pukin. Collezionismo russo tra Renoir e Matisse - Biglietto solo Pinacoteca: 6,00 Intero, 3,00 Ridotto - Biglietto Pinacoteca + Mostra: 12,00 Intero, 9,00 Ridotto - Orario di apertura: h 8.30-19.15 dal marted alla domenica

Le Gallerie dItalia nel cuore di Milano


Dopo il Museo del Novecento, apre a Milano, in centro che pi centro non si pu, un altro museo destinato a diventare una realt importante del panorama artistico milanese. Hanno infatti debuttato in pompa magna le Gallerie dItalia, museopolo museale in piazza Scala, ospitato negli storici palazzi Anguissola e Brentani, restaurati per loccasione. Un avvenimento cittadino, che ha avuto unintera nottata di eventi e inaugurazioni dedicate. Si iniziato con Risveglio, videoproiezione sui palazzi di piazza Scala, a cura di Studio Azzurro, ispirate allomonimo dipinto Risveglio (190823) di Giulio Aristide Sartorio (di propriet della fondazione Cariplo), artista liberty e simbolista, esposto allinterno del museo. C stato poi un incontro con il filosofo Remo Bodei, con una riflessione sul bello e sul valore dei musei, per poi passare alle visite gratuite per il grande pubblico del Teatro alla Scala. Una serata fitta dimpegni, che si protratta fino alluna di notte, per permettere ai tanti visitatori in fila nonostante la pioggia battente, di visitare gratuitamente il nuovo museo. E in effetti valeva la pena di aspettare per vedere le tredici sezioni di questo museo che comprende, cronologicamente e per temi, tanti capolavori del nostro passato per approdare poi ai Futuristi. Un ideale partenza per visitare poi il vicino Museo del Novecento. Un museo voluto e creato, nonostante i tempi poco propizi, da Intesa Sanpaolo e Fondazione Cariplo, da sempre attente allarte e alla cultura, che grazie al progetto architettonico di Michele de Lucchi, ospita 197 opere dellOttocento italiano, in particolare lombardo, delle quali 135 appartenenti alla collezione darte della Fondazione Cariplo e 62 a quella di Intesa Sanpaolo. Il percorso espositivo di 2.900 mq, curato da Fernando Mazzocca, propone un itinerario alla scoperta di una Milano ottocentesca, assoluta protagonista del Romanticismo e dellindustrializzazione, ma anche di altre scuole artistiche e correnti. Aprono il percorso i tredici bassorilievi in gesso di Antonio Canova, che gi di per s varrebbero la visita, ispirati a Omero, Virgilio e Platone; si passa poi ad Hayez e alla pittura romantica, con il suo capolavoro I due Foscari; largo spazio stato dedicato a Giovanni Migliara e Giuseppe Molteni, per passare a Gerolamo Induno; alla sezione dedicata al Duomo di Milano e alle sue vedute prospettiche e quella dedicata ai Navigli. Se a palazzo Anguissola tutto era un trionfo di stucchi, specchi e puttini, lambientazione cambia quando si passa al contiguo palazzo Brentani, con la pittura di genere settecentesca, i macchiaioli, con Segantini e Boldini, i divisionisti, il Simbolismo di Angelo Morbelli e Previati, per arrivare allinizio del 900 con quattro dipinti di Boccioni, ospitati in un ambiente altrettanto caratteristico ma pi neutro e museale.

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www.arcipelagomilano.org Al centro, nel cortile ottagonale, troneggia un disco scultura di Arnaldo Pomodoro. Ma non finita qui. Al settecentesco Palazzo Anguissola e alladiacente Palazzo Brentani, si affiancher nella primavera del 2012 la storica sede della Banca Commerciale Italiana, che ospiter la nuova sezione delle Gallerie e vedr esposta una selezione di opere del Novecento. Insomma un progetto importante che, in un momento di crisi e preoccupazione globale, vuole investire e rilanciare arte, cultura e il centro citt, facendo di piazza della Scala un irrinunciabile punto di riferimento, un salotto cittadino adatto ai turisti, ma, si spera, non solo. Gallerie dItalia piazza della Scala - entrata libera fino allapertura della sezione novecentesca del Museo, prevista nella primavera 2012 Orari: Da marted a domenica dalle 9.30 alle 19.30. Gioved dalle 9.30 alle 22.30. Luned chiuso

LArte Povera invade lItalia


Sono numeri da capogiro quelli legati alla mostra Arte Povera, esposizione organizzata da Triennale Milano e dal Castello di Rivoli, a cura di Germano Celant, che vuole celebrare coralmente questo movimento italiano con una serie di iniziative sparse per il Bel Paese. Sette le citt coinvolte, otto i musei ospitanti, 250 le opere esposte, 15 mila i metri quadrati, tra architetture museali e contesti urbani, usati per contenere ed esporre le spesso monumentali opere darte. Loperazione ha delleccezionale, mettendo insieme direttori, esperti, studiosi e musei, che si sono trovati daccordo nel creare e ospitare una rassegna che testimoni la storia del movimento nato nel 1967 grazie agli artisti Alighiero Boetti, Mario e Marisa Merz, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto, Jannis Kounellis, Giulio Paolini e tanti altri. Un movimento che deve la sua definizione proprio al curatore e al creatore di questa impresa, Germano Celant, che us il termine per la prima volta in occasione di una mostra genovese di quel anno, volendo definire una tendenza molto libera, in cui gli artisti lasciavano esprimere i materiali e le materie (acqua, fuoco, tele, pietre ecc.), non controllati esteticamente o plasticamente, ma anzi usati per esprimere energie e mutamenti interni ad essi. Cos ecco lanciata la sfida, raccontare la storia di questo movimento, prontamente raccolta da alcune delle istituzioni museali pi importanti dItalia: Triennale Milano e il Castelli di Rivoli Museo dArte Contemporanea, veri promotori, la Galleria Nazionale dArte Moderna di Roma, la GAMeC di Bergamo, il MADRE di Napoli, il MAMbo di Bologna, il MAXXI di Roma e il Teatro Margherita di Bari. Ogni sede ospita un pezzo di storia del movimento, che in una visione dinsieme, permetteranno al visitatore-pellegrino di ricomporre e afferrare ogni aspetto dellarte dagli anni 60 ad oggi. In particolare presso la Triennale, sede cardine dellevento, si potr avere una bella visione dinsieme grazie ad Arte Povera 2011, rassegna antologica sul movimento, che in uno spazio di circa 3000 metri quadrati, raccoglie oltre 60 opere, per testimoniare levoluzione del percorso artistico fino al 2011, grazie alla collaborazione di musei, artisti, archivi privati e fondazioni. La prima parte si sviluppa al piano terra, ed dedicata alle opere storiche degli artisti, realizzate tra 1967 e 1975, e che ne segnano in qualche modo il loro esordio nel mondo dellarte: i cumuli di pietra e tele di Kounellis; gli intrecci al neon di Mario Mez; gli immancabili specchi di Pistoletto; i fragili fili di nylon e le foglie secche nelle opere di Marisa Merz; le scritte in piombo e ghiaccio di Pier Paolo Calzolari; e tanti altri. Al secondo piano, nei grandi spazi aperti, in un percorso fluido e spazioso, sono documentate le opere realizzate dagli artisti tra 1975 e 2011, in un continuo e contemporaneo dialogo tra loro. Nei 150 anni dellUnit dItalia, una grande operazione museale ed espositiva che riunisce artisti, musei e grandi nomi, in unoperazione nazionale che rende giustizia, e ne tira idealmente le somme, di un movimento, italianissimo, e tuttora vivente.
Mario Merz Le case girano intorno a noi o noi giriamo intorno alle case?, 1994

Arte Povera 1967 2011-fino al 29 gennaio - Triennale di Milano - Ingresso 8,00/6,50/5,50 - Orari:marted-domenica 10.30-20.30, gioved e venerd 10.30-23.00 Le altre sedi: *24 settembre 26 dicembre 2011, MAMbo Museo dArte Moderna di Bologna, Bologna Arte Povera 1968 *7 ottobre 2011 8 gennaio 2012, MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Roma Omaggio allArte Povera *9 ottobre 2011 19 febbraio 2012 Castello di Rivoli Museo dArte Contemporanea, Rivoli Arte Povera International *25 ottobre 2011 29 gennaio 2012, Triennale di Milano, Milano Arte Povera 1967-2011 *novembre 2011 - aprile 2012, GAMeC Galleria dArte Moderna e Contemporanea di Bergamo Arte Povera in citt *11 novembre 2011 - aprile 2012, MADRE - Museo dArte contemporanea Donnaregina, Napoli Arte Povera pi Azioni Povere 1968 *7 dicembre 2011 4 marzo 2012, Galleria nazionale darte moderna, Roma Arte Povera alla GNAM *15 dicembre 2011 11 marzo 2012, Teatro Margherita, Bari Arte Povera in teatro

Cezanne e les ateliers du midi


Palazzo Reale presenta, per la prima volta a Milano, un protagonista indiscusso dellarte pittorica, colui che traghetter simbolicamente la pittura dallImpressionismo al Cubismo; colui che fu maestro e ispiratore per generazioni di artisti: va in scena Paul Cezanne. Sono una quarantina i dipinti esposti, con un taglio inedito e particolare, dovuto a vicende alterne che hanno accompagnato fin dallorigine la nascita di questa grande esposizione, intitolata Czanne e les atliers du midi. E appunto da questo titolo che tutto prende forma. Lespressione ateliers du midi fu coniata da Vincent Van Gogh, il cui progetto ero quello di creare una comunit di artisti riuniti in Provenza, una sorta di novella bottega, in cui tutti avrebbero lavorato in armonia. Un progetto che, come noto, non port mai a termine, ma dal quale Rudy Chiappini e Denis Coutagne, curatori della mostra, hanno preso spunto per delineare il percorso artistico di Cezanne. La mostra un omaggio al grande e tenace pittore solitario, nato ad Aixen-Provence, luogo al quale fu sempre attaccato, e che nei suoi continui spostamenti tra il paese na-

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www.arcipelagomilano.org tio, Parigi e lEstaque, cre quella che da sempre stata considerata la base dellarte moderna. Il tema portante dellesibizione riguarda lattivit di Cezanne in Provenza, legata indissolubilmente ai suoi ateliers: prima di tutti il Jas de Bouffan, la casa di famiglia in cui Cezanne compie le sue prime opere e prove giovanili; la soffitta dell'appartamento di Rue Boulegon; il capanno vicino alle cave di Bibmus; i locali affittati a Chteau Noir; la piccola casa a l'Estaque, e infine il suo ultimo atelier, il pi perfetto forse, costruito secondo le indicazioni del pittore stesso, latelier delle Lauves. Luoghi carichi di significato e memoria, in cui il maestro si divise, nelle fasi della sua vita, tra attivit en plein air, seguendo i consigli degli amici Impressionisti, e opere sur le motiv, una modalit cara a Cezanne, che della ripetizione ossessiva di certi soggetti ne ha fatto un marchio di fabbrica. Opere realizzate e rielaborate allinterno dello studio, luogo di creazione per ritratti, nature morte, composizioni e paesaggi. Ma latelier anche il luogo della riflessione per Cezanne, artista tormentato e quasi ossessivo nel suo desiderio di dare ordine al caos, cercando equilibrio e rigore, usando soprattutto, secondo una sua celebre frase, il cilindro, la sfera e il cono. In natura tutto modellato secondo tre modalit fondamentali: la sfera, il cono e il cilindro. Bisogna imparare a dipingere queste semplicissime figure, poi si potr fare tutto ci che si vuole. Una mostra che vanta prestiti importanti (quale un dipinto dallHermitage); che coinvolge una istituzione importante come il Museo dOrsay, e che ha nel suo comitato scientifico proprio il direttore del museo e il pronipote dellartista, Philippe Cezanne. Con un allestimento semplice ma accattivante, merito anche dei grandi spazi, il visitatore potr scoprire i primi e poco noti lavori del maestro francese, le opere murali realizzate per la casa paterna e i primi dipinti e disegni ispirati agli artisti amati, come Roubens, Delacroix e Courbet. Dal 1870 Cezanne trascorrer sempre pi tempo tra Parigi, in compagnia dellamico di scuola Emile Zola, e la Provenza. Nascono quindi inediti soggetti narrativi, usando lo stile en plein air suggeritogli da Pissarro. Si schiariscono i colori e le forme sono pi morbide: ecco le Bagnanti, ritratte davanti allamata montagnafeticcio Sainte Victorie. Stabilitosi quasi definitivamente in Provenza, eccolo licenziare alcuni dei suoi paesaggi pi straordinari, con pini, boschi e angoli nascosti, tra cui spiccano quelli riguardanti le cave di marmo di Bibemus, luogo amato e allo stesso tempo temuto da Cezanne, che vedeva nella natura il soggetto supremo, il principio dellordine, ma che al tempo stesso poteva essere anche nemica e minaccia. Capolavori della sua arte sono anche i ritratti, dipinti in maniera particolare e insolita. Sono ritratti di amici e paesani, di gente comune che Cezanne fissa su tela senza giudicare n esprimere pareri, figure immobili ed eterne, come le sue nature morte. E sono proprio queste le composizioni pi mature, tra cui spicca per bellezza Il tavolo di cucina - Natura morta con cesta, (1888-1890), dalle prospettive e dai piani impossibili, con una visione lontanissima dalla realt e dal realismo imitativo, con oggetti ispirati s da oggetti reali, tra cui le famosissime mele, ma reinventati in chiave personale. Una mostra dunque densa di spunti per comprendere lopera del pittore di Aix, complementare alla mostra del Muse du Luxembourg di Parigi, intitolata Cezanne et Paris, che indagher invece gli anni parigini e approfondir il rapporto tra Cezanne, gli Impressionisti e i post Impressionisti.

Czanne e les atliers du midi. Fino al 26 febbraio, Palazzo Reale. Orari: 9.30-19.30; lun. 14.30-19.30; gio. sab. 9.30-22.30. Costi: intero euro 9, ridotto euro 7,50.

I Visconti e gli Sforza raccontati attraverso i loro tesori


In occasione del suo primo decennale, il Museo Diocesano ospita, fino al 29 gennaio, una mostra di capolavori preziosi e di inestimabile valore, intitolata Loro dai visconti agli Sforza. Una mostra creata per esplorare, per la prima volta in Italia, levoluzione dellarte orafa a Milano tra il XIV e il XV secolo, attraverso sessanta preziose opere tra smalti, miniature, arti suntuarie, oggetti di soggetto sacro e profano, provenienti da alcuni tra i musei pi prestigiosi del mondo. I Visconti e gli Sforza sono state due tra le famiglie pi potenti e significative per la storia di Milano. Con la loro committenza hanno reso la citt una tra le pi attive dEuropa artisticamente e culturalmente. Una citt che ha ospitato maestranze e botteghe provenienti da tutta Europa, che qui si sono trasferite per soddisfare le esigenze di una corte sempre pi ricca e lussuosa, che chiedeva costantemente oggetti preziosi e raffinati per auto celebrarsi e rappresentarsi. Oltretutto non va dimenticato che a Milano e dintorni due erano i cantieri principali che attiravano artisti di vario tipo: il Duomo, iniziato nel 1386 su commissione viscontea, e il castello di Pavia, iniziato nel 1360 per volere di Galeazzo Visconti. Due in particolare sono le figure a cui ruotano intorno le vicende milanesi del periodo, uomini forti che costruirono le fortune delle loro famiglie e che furono anche committenti straordinari: Gian Galeazzo Visconti e Ludovico il Moro. Gian Galeazzo fu il primo dei Visconti a essere investito del titolo ducale, comprato dallimperatore di Boemia nel 1395, titolo che legittim una signoria di fatto che risaliva al 1200. Laltra figura di rilievo fu Ludovico il Moro, figlio del capitano di ventura Francesco Sforza, che sposa la figlia dellultimo Visconti, dando inizio cos alla dinastia sforzesca. Ludovico il Moro, marito di Beatrice dEste, fu uomo politico intraprendente ma soprattutto committente colto e attivo, che chiam presso la sua corte uomini dingegno come Leonardo Da Vinci, Bramante e molti altri tra gli artisti pi aggiornati del panorama europeo. La mostra prende inizio da due inventari, quello dei gioielli portati in dote da Valentina Visconti, figlia di Gian Galeazzo, andata in sposa a Luigi di Turenna, fratello del re di Francia; e quello dei preziosi di Bianca Maria Sforza, figlia di Ludovico il Moro, andata in sposa allimperatore Massimiliano I. Proprio questi elenchi hanno permesso di ricostruire lentit del tesoro visconteo-sforzesco, e di ricostruire e di riunire insieme i principali oggetti per questa mostra. Il percorso si snoda tra pezzi di pregiata fattura, come gli scudetti di Bernab Visconti, zio di Gian Galeazzo, che ci mostrano una delicata tecnica a smalto traslucido; oppure la preziosa minitura con una dama, opera di Michelino da Besozzo, forse il pi importante miniatore del secolo, che con tratti fini e delicati ci mostra una dama vestita alla moda

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www.arcipelagomilano.org dellepoca, con maniche lunghe e frappate e il tipico copricapo a balzo, espressione modaiola delle corti lombarde. Lavoro da mettere a confronto con il fermaglio di Essen (opera in dirittura di arrivo), pezzo doreficeria finissima, una micro scultura rappresentante la stessa enigmatica dama. Altro pregevole pezzo sicuramente il medaglione con la Trinit, recante il nuvoloso visconteo, emblema della famiglia, dipinto in smalto ronde bosse, tecnica tra le pi raffinate e costose. Proprio gli smalti sono una delle tecniche pi rappresentative delloreficeria visconteosforzesca, con un ventaglio di tipologie vario e virtuosistico, attraverso cui le botteghe milanesi erano conosciute in tutta Europa. Ma daltra parte Milano aveva una lunga tradizione smaltista alle spalle, basti pensare allaltare di Vuolvino, nella basilica di santAmbrogio. Uno dei passatempi preferiti della corte erano le carte: ecco dunque sei bellissimi esemplari di Tarocchi, provenienti da Brera, interamente coperti di foglia doro, punzonati e dipinti, testimonianza unica e ben conservata della moda, dei costumi e delle tecniche dellepoca. Dalla dinastia viscontea si passa poi a quella sforzesca, con reliquari e tabernacoli che si ispirano al duomo di Milano per struttura e composizione, opere di micro architettura in argento e dipinte in smalto a pittura, come il Tabernacolo di Voghera o quello Pallavicino di Lodi. Ma la miniatura a farla da padrone, con il messale Arcimboldi, che mostra Ludovico il Moro, novello duca di Milano circondato dal suo tesoro; il Libro dOre Borromeo, famiglia legata a doppio filo a quella dei duchi di Milano; e il Canzoniere per Beatrice dEste, opera del poeta Gasparo Visconti, con legatura smaltata che ripropone fiammelle ardenti e un groppo amoroso, il nodo che tiene uniti i due amanti, raffigurazione illustrata di un sonetto del canzoniere. Anche Leonardo gioca la sua parte, indirettamente, in questa mostra. Il maestro si occup infatti anche di smalti, perle, borsette e cinture, che alcuni suoi allievi seguirono nelle indicazioni, come ci mostrano lanconetta con la Vergine delle rocce del museo Correr o la Pace proveniente da Lodi. Insomma un panorama vario e ricco che mostra tutto il lusso e la raffinatezza di una delle corti pi potenti dEuropa.

Oro dai Visconti agli Sforza. Fino al 29 gennaio - Museo Diocesano. Corso di Porta Ticinese 95. Orari: tutti i giorni ore 10-18, chiuso luned. Costo: 8 intero, 5 ridotto, marted 4 .

Artemisia Gentileschi. Vita, amori e opere di una primadonna del 600


Artemisia Lomi Gentileschi stata una delle numerose donne pittrici dellarte moderna, ma la sola, forse, ad aver ricevuto successo, notoriet, fama e commissioni importanti in quantit. Ecco perch la mostra Artemisia Gentileschi -Storia di una passione, ospitata a Palazzo Reale e da poco aperta, si propone di ristudiare, approfondire e far conoscere al grande pubblico la pittora e le sue opere, per cercare di slegarla allepisodio celeberrimo di violenza di cui fu vittima. S perch il nome di Artemisia spesso associato a quello stupro da lei subito, appena diciottenne, da parte del collega e amico del padre, Agostino Tassi, che la violent per nove mesi, promettendole in cambio un matrimonio riparatore. Donna coraggiosa, che ebbe il coraggio di ribellarsi e denunciare il Tassi, subendone in cambio un lungo e umiliante processo pubblico, il primo di tal genere di cui ci siano rimasti gli atti scritti. La mostra, quasi una monografica, si propone anche di dare una individualit tutta sua alla giovane pittrice, senza trascurare per gli esordi con il padre, lingombrante e severo Orazio Gentileschi, amico di Caravaggio e iniziatore della figlia verso quel gusto caravaggesco che tanto fu di moda; o senza tralasciare lo zio, fratello di Orazio, Aurelio Lomi, pittore manierista che tanto fece per la nipote. Il percorso si snoda dunque dalla giovanile formazione nella bottega paterna, per una donna pittrice ai tempi non poteva essere altrimenti, per arrivare alle prime opere totalmente autonome e magnifiche, dipinte per il signore di Firenze Cosimo II de Medici. La vita di Artemisia fu rocambolesca e passionale. Dopo il processo a Roma si spost a Firenze con il neo marito Pietro Stiattesi, e fu l che conobbe i primi successi fu la prima donna a essere ammessa allAccademia del Disegno di Firenze- e un grande, vero amore, Francesco Maria Maringhi, nobile fiorentino con cui avr una relazione che durer per tutta la loro vita. Dati, questi, che si sono recuperati solo in tempi recentissimi grazie a uno straordinario carteggio autografo di Artemisia, del marito e dellamante. E proprio le lettere sono state un punto di partenza importante per nuove attribuzioni, scoperte e ipotesi su dipinti prima nel limbo delle incertezze. In mostra ci sono quasi tutte le opere pi famose di Artemisia (peccato per un paio di prestiti importanti che non sono arrivati): le due cruente e violentissime Giuditte che decapitano Oloferne, da Napoli e dagli Uffizi, lette cos spesso in chiave autobiografica (Artemisia-Giuditta che decapita in un tripudio di sangue Oloferne/Agostino Tassi); le sensuali Maddalene penitenti; eroine bibliche come Ester, Giaele, Betsabea e Susanna; miti senza tempo come Cleopatra e Danae, varie Allegorie e Vergini con Bambino. Ma Artemisia fu famosa anche per i suoi ritratti, di cui pochi esempi ci sono rimasti, come il Ritratto di gonfaloniere o il Ritratto di Antoine de Ville, cos come per i suoi autoritratti. Le fonti ce la raccontano come donna bellissima e sensuale, pienamente consapevole del suo fascino e del suo ruolo, che amava dipingersi allo specchio e regalare queste opere ai suoi ammiratori. Cos la mostra si snoda tra Firenze, da cui i coniugi Stiattesi scappano coperti dai debiti, per arrivare a Roma, Venezia, Napoli e perfino in Inghilterra, dove la volle il re Carlo I. Una vita ricca di passioni, appunto, come lamore per la figlia Palmira, che diverr anchessa pittrice e valido aiuto nella bottega materna che Artemisia aprir a Napoli fin dagli anni Trenta del Seicento, ricca di giovani promettenti pittori come Bernardo Cavallino. Una vita ricca anche di conoscenze e amicizie importanti: ventennale il rapporto epistolare con Galileo Galilei, conosciuto a Firenze, con Michelangelo il Giovane, pronipote del genio fiorentino, e anche con una serie di nobili e committenti per cui dipinse le sue opere pi celebri: Antonio Ruffo, Cassiano dal Pozzo, i cardinali Barberini e larcivescovo di Pozzuoli, per il quale fece tre enormi tele per adornare la nuova cattedrale nel 1637, la sua prima vera commissione pubblica. Insomma una donna, una madre e unartista straordinaria, finalmente messa in luce in tutta la sua grandezza, inquadrata certo nellalveo del padre Orazio e di quel caravaggismo che la resa tanto famosa, ma vista anche come pittrice camaleontica e dallinventiva straordinaria,

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www.arcipelagomilano.org capace di riproporre uno stesso soggetto con mille varianti, secondo quella varietas e originalit per cui fu, giustamente, cos ricercata. lun. 14.30-19.30; gio. e sab. 9.3022.30. Intero: 9,00. Ridotto: 7,50

Artemisia Gentileschi. Storia di una passione - Fino al 29 gennaio Palazzo Reale. Orari: 9.30-19.30;

Doppio Kapoor a Milano


Sono tre gli appuntamenti che lItalia dedica questanno ad Anish Kapoor, artista concettuale anglo-indiano. Due di questi sono a Milano, e si preannunciano gi essere le mostre pi visitate dellestate. Il primo alla Rotonda della Besana, dove sono esposte sette opere a creare una mini antologica; il secondo "Dirty Corner", installazione site-specific creata apposta per la Fabbrica del Vapore di via Procaccini. Entrambe curate da Demetrio Paparoni e Gianni Mercurio, con la collaborazione di MADEINART, gli stessi nomi che hanno curato anche la retrospettiva di Oursler al Pac. Una mostra di grande impatto visivo, quella della Besana, con opere fatte di metallo e cera, realizzate negli ultimi dieci anni e che sono presentate in Italia per la prima volta. Opere di grande impatto s, ma dal significato non subito comprensibile. Kapoor un artista che si muove attraverso lo spazio e la materia, in una continua sperimentazione e compenetrazione tra i due, interagendo con lambiente circostante per cercare di generare sensazioni, spaesamenti percettivi, che porteranno a ognuno, diversi, magari insospettabili significati, come spiega lartista stesso. Ecco perch non tutto lineare, come si pu capire guardando le sculture in acciaio C-Curve (2007), Non Object (Door) 2008, Non Object (Plane) del 2010, ed altre che provocano nello spettatore una percezione alterata dello spazio. Figure capovolte, deformate, modificate a seconda della prospettiva da cui si guarda, un forte senso di straniamento che porta quasi a perdere l'equilibrio. Queste solo alcune delle sensazioni che lo spettatore, a seconda dellet e della sensibilit, potrebbe provare davanti a questi enormi specchi metallici. Ma non c solo il metallo tra i materiali di Kapoor. Al centro della Rotonda troneggia lenorme My Red Homeland, 2003, monumentale installazione formata da cera rossa (il famoso rosso Kapoor), disposta in un immenso contenitore circolare e composta da un braccio metallico connesso a un motore idraulico che gira sopra un asse centrale, spingendo e schiacciando la cera, in un lentissimo e silenzioso scambio tra creazione e distruzione. Unopera, come spiegano i curatori, che non potrebbe esistere senza la presenza indissolubile della cera e del braccio metallico, in una sorta di positivo e negativo (il braccio che buca la cera), e di cui la mente dello spettatore comunque in grado di ricostruirne la totalit originaria. Il lavoro di Kapoor parte sempre da una spiritualit tutta indiana che si caratterizza per una tensione mistica verso la leggerezza e il vuoto, verso limmaterialit, intesi come luoghi primari della creazione. Ecco perch gli altri due interessanti appuntamenti hanno sempre a che fare con queste tematiche: Dirty Corner, presso la Fabbrica del Vapore, un immenso tunnel in acciaio di 60 metri e alto 8, allinterno dei quali i visitatori potranno entrare, e Ascension, esposta nella Basilica di San Giorgio Maggiore a Venezia, in occasione della 54 Biennale di Venezia. Opera gi proposta in Brasile e a Pechino ma che per loccasione prende nuovo significato. Uninstallazione site-specific che materializza una colonna di fumo da una base circolare posta in corrispondenza dellincrocio fra transetto e navata della maestosa Basilica e che sale fino alla cupola. Anish Kapoor - Fabbrica del Vapore, via Procaccini 4 fino all12 gennaio 2012 Orari: lun 14.30 19.30. Mar-dom 9.30-19.30. Giov e sab 9.30-22.30. Costi: 6 per ciascuna sede, 10 per entrambe le sedi.

LIBRI questa rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero rubriche@arcipelagomilano.org VERIT, BELLEZZ, BONT
Educare alle virt nel ventunesimo secolo di Howard Gardner Feltrinelli 2011, pp 222, 20 euro
Il mio obiettivo in questo libro duplice:definire la verit, la bellezza e la bont per il nostro tempo e spiegare come sia possibile mantenere vive queste virt nel futuro e per il futuro. Lautore dellambizioso progetto Howard Gardner, docente di Cognitivismo e Pedagogia alla Facolt di Scienze dellEducazione allUniversit di Harvard, dove anche professore di Psicologia e condirettore del Progetto Zero, un programma sperimentale sui meccanismi dellapprendimento. Noto in tutto il mondo, soprattutto per i suoi studi sulle intelligenze multiple, Gardner, in questo libro, esplora il significato delle tre virt classiche analizzandone le variazioni e le possibili interpretazioni in unepoca come la nostra dove il progresso tecnologico e un diffuso materialismo hanno sovvertito valori e comportamenti, mettendo profondamente a rischio la visione morale. Il vero, il bello, il giusto che fin dallantichit filosofi, teologi e artisti hanno tentato di classificare come espressione della natura umana attraverso le diverse civilt, nel libro di Gardner si confermano concetti fondanti, sebbene in continuo veloce mutamento, anche della nostra societ e di quelle future. Perch i tempi in cui viviamo e quelli che ci attendono, sempre pi interconnessi tra diverse culture, impongono un confronto di idee e una conciliazione tra i diversi contesti. La percezione differente delle cose, le nuove conoscenze, richiedono infatti apertura a un percorso di princpi condivisi. E Gardner, con chiarezza di linguaggio e senza mo-

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ralismi, ci dice che gli effetti della rivoluzione digitale da una parte potenzialmente distruttivi, dallaltra costituiscono unopportunit di espansione. Perch pu esistere scrive Gardner una sinergia produttiva fra le energie abbondanti, anche se irriverenti, dei giovani e le esperienze accumulate dalle persone pi avanti negli anni. La nostra epoca ha inaugurato un terreno di gioco in cui i giovani e i meno giovani sono in una posizione mirabilmente com-

plementare. I primi hanno la padronanza dei nuovi media, e sono cresciuti in un mondo in cui le idee postmoderne di diversit, relativismo e scetticismo sono parte dellatmosfera intellettuale. I secondi hanno acquisito maggiori esperienze nel campo della bellezza, nelle sfere del lavoro e dellazione civica. Se molti hanno parlato di morte delle virt quasi che nella molteplicit di religioni, culture, abitudini, esse abbiano finito per dissolversi,

Gardner non la pensa cos. Anzi, navigando tra utopismo nostalgico e scetticismo postmoderno, definisce con estrema apertura una ricontestualizzazione della natura di verit, bellezza, bont (le tre grandi catene dellessere, come teorizzava il filosofo e storico delle idee Arthur Lovejoy) e ci mostra come poter immaginare il futuro e soprattutto come prepararlo ai giovani che verranno. (Daniela Muti)

TEATRO questa rubrica a cura di Emanuele Aldrovandi rubriche@arcipelagomilano.org Quel che volete (la dodicesima notte)
di William Shakespeare traduzione Ginevra Bompiani - regia Lorenzo Loris con Buffonini, Burgarello, Celotti,.Drago, Latina, Mariniello,Ossoli, Rausa, Salmetti, Stara coreografie Franco Reffo - scena Daniele Gardinazzi - luci Luca Siola, fonica e video Fabio Cinicola musiche suonate in scena da Bruna Di Virgilio- progetto a cura di Alberica Archinto, produzione Teatro Out Off e Accademia dei Filodrammatici
Shakespeare non mai stato in Illiria una parte dellattuale penisola balcanica e altrettanto certamente Lorenzo Loris non mai stato su un transatlantico degli anni trenta. Per questo lattualizzazione de La dodicesima notte perfettamente riuscita. Perch lIlliria, per un inglese contemporaneo di Shakespeare, non doveva essere altro che un mondo lontano e affascinante, lo stessa cosa che sono per noi gli anni trenta in America. Orsino non pi un conte, ma il capitano della nave Illiria, dove la bella Olivia, di cui innamorato, passeggera. Viola e Sebastian, i due fratelli (naufraghi anche nella versione originale), invece di arrivare sulla terra ferma, salgono a bordo della nave dove, fino al ricongiungimento finale, non si incontrano mai. Lazione drammatica generata dal travestimento di Viola, che sotto spoglie maschili entra al servizio di Orsino e se ne innamora. Orsino la invia come messaggera a Olivia, la quale a sua volta sinnamora di lei, credendola un lui. Dallequivoco del travestimento sintrecciano storie di amori, giochi, scherzi e balli, mentre i personaggi sono sballottati a destra e a sinistra da una marea proiettata. Il video, immancabile negli spettacoli firmati da Loris, ancora pi suggestivo di altre volte perch proiettato su una struttura che non esterna alla scenografia, ma ne fa parte, delimitandone un lato con una forma ondulata che ricorda sia la chiglia di una nave che il moto del mare. Insieme al ricercato gioco di specchi e alle musiche azzeccate di Cole Porter e Nat King Cole, il video, che proietta immagini esterne della nave alternate a soggettive dagli obl col mare in burrasca, accompagna i destini dei personaggi verso un apparente lieto fine. Gli attori sono tutti giovanissimi diplomati allAccademia dei Filodrammatici, fra cui spiccano Sara Drago e Marta Ossoli. Giancarlo Latina un brillante Sir Toby che d energia e ritmo a tutto lo spettacolo, raggiungendo bei momenti di comicit soprattutto negli scontri col Malvolio di Luigi Rausa. Un progetto ambizioso, che offre la possibilit a giovani attori di mettersi alla prova e crescere e gi questo basterebbe, visto il momento, per tesserne le lodi e che ha portato anche, grazie alla sapiente regia di Loris, alla creazione di uno spettacolo decisamente godibile. Teatro Out Off, dal 17 novembre al 22 dicembre In scena Al Teatro Elfo Puccini fino al 22 gennaio il Sogno di una notte di mezza estate, regia di Elio De Capitani. Al Teatro Grassi dal 20 al 31 dicembre La bella addormentata nel bosco con la musica di Ciaikovskij Allo Spazio Tertulliano, dal 19 al 22 dicembre, Il tiglio. Foto di famiglia senza madre di Tommaso Ureselli, regia di Massimiliano Speziani. Al Teatro Verdi fino al 22 dicembre continua Favelas: stanza bluff generation, di e con Angelo Raffaele Pisani, Gianluca De Angelis, Gianmarco Pozzoli. Al Teatro Litta fino al 31 dicembre Romeo e Giulietta, regia di Claudio Autelli.

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CINEMA questa rubrica a cura di M. Santarpia e P. Schipani rubriche@arcipelagomilano.org

Le idi di marzo
di George Clooney [The Ides of March, Usa, 2011, 101] con G. Clooney, R. Gosling, Paul Giamatti, Philip Seymour Hoffman, Evan Rachel Wood, Marisa Tomei
Stephen Myers (Ryan Gosling) il miglior addetto stampa del paese. capace come nessun altro di manipolare i mass-media e di galvanizzare i volontari. il co-timoniere della campagna alle primarie democratiche in Ohio di Mike Morris (George Clooney), il candidato che lo ha assunto. L'ex governatore, un uomo di saldi principi, incarna perfettamente il sogno degli intellettuali liberali americani. Ogni riferimento di Clooney a Obama certamente voluto. Le idi di marzo sono il periodo del calendario romano in cui, nel 44 a.C., un gruppo di senatori uccise Giulio Cesare all'interno del senato. La congiura aveva lo scopo di evitare l'accentramento dei poteri nelle mani di un solo uomo. Stephen Myers non uccide il governatore Morris e tanto meno ha paura di una deriva assolutista. troppo lucido e razionale per una scelta cos avventata. Il suo tradimento , se possibile, ancora pi feroce. Il ricatto al candidato e il relativo licenziamento di Paul Zara causano l'eliminazione dell'unica figura in grado di impersonare la lealt. Questo valore, gi in via di estinzione, l'unica vittima di questa congiura moderna. Clooney mette cos in scena un manifesto del disincanto politico. Ogni aspetto della contesa cos come i mezzi adottati dai duellanti deludono moralmente lo spettatore. La politica svuotata di tutto ci che idealmente dovrebbe costituirla. ridotta a uno scontro animalesco e primitivo tra agguerrite fazioni che si servono della dialettica, della retorica con l'unico scopo di poter attrarre l'elettorato. uno spettacolo che ha ormai perso il contatto con il popolo che deve rappresentare. Il giornalismo ne esce altrettanto distrutto. Il monitoraggio sull'operato dei politici, la nota funzione di watch-dog, stato ormai soppiantato dal mero servilismo. Ida (Marisa Tomei) pi che un cane da guardia sembra un barboncino al guinzaglio di Stephen che in grado di manipolarla a suo piacimento. Clooney mostrandoci solo sondaggi e lotte per le poltrone vuole lanciare un campanello d'allarme: la politica non riesce pi a comprendere i bisogni reali perch troppo impegnata in estenuanti quanto futili battaglie. Marco Santarpia In sala a Milano: Eliseo, Plinius Multisala, Anteo, Apollo, Orfeo, Ducale Multisala, UCI Cinemas Certosa, UCI Cinemas Bicocca, Ducale Multisala

Luomo senza passato


di Aki Kaurismaki [Finlandia/Germania/Francia, 2002, 97] con Markku Peltola, Kati Outinen
Muore dopo pochi minuti M. (Markku Peltola), protagonista di Luomo senza passato [Finlandia/ Germania/Francia, 2002, 97] di Aki Kaurismaki. Picchiato a morte alla stazione di Helsinki non ha pi alcuna possibilit di riaprire gli occhi. Non c alcun avvenire in questo mondo, dice Kaurismaki in unintervista di qualche anno fa. Il regista rispecchia il suo pessimismo facendo cadere il suo personaggio in una immediata morte clinica; siamo nella realt: fredda, tagliente. Poi, arriva il cinema. M. si alza improvvisamente dal lettino dellospedale, pronto a vivere una fiaba che crei con verosimiglianza un mondo altro. Ero su un treno, lunico ricordo del protagonista; non c altro nella sua passata realt. Niente nome, niente memorie. M. un foglio bianco deciso ad accogliere esperienze e storie, un personaggio in cerca dautore. Kaurismaki prende la matita e - come un deus traccia un percorso che promette rinascita. La strada di M. riparte dalla Finlandia invisibile di chi vive al margine: una societ a due velocit, dove i poveri stanno con i poveri e i ricchi non si accorgono di nulla. Ma nella miseria, giorno dopo giorno, ci si dimena per coltivare la propria dignit. Come in Nuvole in viaggio [Kaurismaki, 1996], il regista si infila nelle storie di uomini e donne che affrontano il vivere: chi con speranza, chi con rassegnazione. La seconda possibilit per M. concessa da Kaurismaki attraverso

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www.arcipelagomilano.org la narrazione del cinema. E lo sguardo, pur scendendo negli inferi della societ, ironico e incantato. Il film non si fa tiranneggiare da un banale intento sociologico, e non scivola in una tragedia piagnucolosa. Al contrario, la favola raccontata da Kaurismaki delicata: vive di lunghi silenzi e divertenti dialoghi. Era morto dopo pochi minuti M., luomo senza passato. Ma i suoi occhi, forse, non si sono mai chiusi. A morire stata la sua storia passata, la sua esperienza di quella realt appena accennata da Kaurismaki. Il resto cinema. Paolo Schipani In sala: Spazio Oberdan 22 dicembre 21.15

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VIDEO

PIERFRANCESCO MAJORINO: TUTTA LA MILANO POSSIBILE http://www.youtube.com/watch?v=ccyY6FmNpkQ

LETIZIA MORATTI: LA DONNA MOBILE


http://www.youtube.com/watch?v=Z_ibxXFvq84

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