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L.B.G. EXPO 2015. NUTRIRE CdO. ENERGIE PER CL Guido Martinotti SALVATE LA STORIA E IL SOLDATO CADORNA Marco Ponti LA MOBILIT A MILANO: NON SI VOLTA A SINISTRA Stefania Boleso 2 EURO X 10 LEGGI: UN ESEMPIO DI WE-DEMOCRACY Massimo Gargiulo ANCORA A PROPOSITO DELLA CITT METROPOLITANA P.V. Antoniazzi e G. Ucciero GIUNTA PISAPIA: GOVERNARE AI TEMPI DELLA CRISI Gregorio Praderio PGT: UN IMPREVISTO INCIDENTE DI PERCORSO Federica Ionta LA ROMA CRIMINALE CHE FA GOLA ALLA MALA Paolo Favole DECENTRARE I MINISTERI: PERCH NO? Carlo Bertelli PALAZZO REALE. MEMORIA E FUTURO VIDEO COLOMBO CLERICI: PER LEDILIZIA CHE FACCIAMO?
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Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo TEATRO a cura di Emanuele Aldrovandi CINEMA a cura di Paolo Schipani e Marco Santarpia
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comunque e non posso dimenticare che il capolinea delle Ferrovie Nord, stazione che ricordo ancora piena di fumo e di famiglie vocianti qualche giorno dopo il primo grande bombardamento di Milano, quando come tutti coloro che lo potevano fare sfollarono e per me come per centinaia di altri bambini che quel giorno affollavano il quai signific linizio di una vita diversa, almeno per un periodo abbastanza lungo. Il grande Arnaldo Momigliano disprezzava gli storici di professione che usavano i loro strumenti per scavare nei lati oscuri della vita personale, definendoli poliziotti (o spie) della storia, nel caso articolare riferendosi a chi aveva partecipato al linciaggio di Bobbio per la famosa lettera scritta da Bobbio a Mussolini per questioni accademiche. Tra laltro secondo me, proprio gli storici dovrebbero essere particolarmente attenti a queste cose, perch il giudizio che noi diamo ora dellatto compiuto in tempi diversi, soprattutto sotto una dittatura, sempre e in ogni caso poco equanime. Mio suocero, grandissimo liberale e neppur lontanamente sospettabile di filo fascismo mi ha raccontato che il famoso giuramento fu vissuto dalla stragrande maggioranza dei docenti di allora come un mero atto burocratico (anche io quando ho vinto il concorso ho giurato, non so se si faccia ancora). Certo ci sono poi gli undici eroi che non firmarono, ma il giudizio su unepoca non pu essere portato dal punto di vista di eroi o santi. Anche mia nonna paterna si
fece ricevere da Mussolini, in una di quelle udienze in cui il Capo esercitava la clemenza, per far ritornare mio padre che era andato volontario in Africa Settentrionale. Mi ricordo ancora perfettamente linquietudine angosciosa del parlottare di mia madre e di mia nonna, arrivata da Torino, proprio nei corridoi oscurati dalla notte di guerra della casa di piazzale Fiume, mentre si aspettava il treno con cui proseguire il viaggio per Roma. Mia nonna era una donna bellissima e nel non detto della famiglia si attribu poi in seguito anche a questa dote naturale il rapido rientro di mio padre pochi giorni prima del definitivo crollo del fronte. Condivido questa scarsa antipatia per i giustizieri della storia, che pensano di attribuire a gesti emblematici di questo genere una qualche forma di affermazione di principio che pu essere basata sulle ragioni pi nobili, ma anche su quelle pi ignobili, come lo spostamento del monumento a Tot, Principe de Curtis, dal comune di Alassio, voluto dal sindaco di quella citt perch Tot non era di Alassio, ma napoletano. Una volta aperta quella strada non c limite, come non c limite allimbecillit umana. In questo caso se il criterio localistico venisse applicato, avremmo alla fine citt come Napoli pullulanti di monumenti alle celebrit, e scarse probabilit di monumenti ad Alassio. Ammenocch il sindaco non pensasse a se stesso.
Piazza Cadorna un nome che appartiene a milioni di milanesi e pendolari pochissimi dei quali penseranno al Generale Luigi Cadorna quando sentono questo nome. E ancora meno avranno la pi pallida idea di chi fosse. Tra laltro togliendo il nome Cadorna, si finisce per fare offesa alla famiglia Cadorna in generale che qualche merito ce lha: Raffaele Cadorna figlio di Luigi il Generale Raffaele Cadorna, che fu un eroe della resistenza e membro autorevole del CLNAI, e dobbiamo ringraziare i molti militari come lui che si unirono alle formazioni partigiane perch portarono una esperienza cruciale. Si rischia di fare grande confusione, come quando Luigi Gigi Cadorna, figlio di Raffaele e nipote di Luigi, al tradizionale tema scolastico parlate di Luigi Cadorna chiedeva sempre di me o di mio nonno? Lasciamo i nomi delle loro strade e delle loro piazze ai milanesi distinguendo il giudizio storico, che va comunque dato nelle sedi opportune e con gli strumenti appropriati, dalla memoria collettiva che solo proprietaria dei luoghi e dei loro nomi, che vanno rispettati. Ogni generazione ha aggiunto i propri eroi e santi, continuiamolo a farlo senza meschinerie, altrimenti si rischia di fare la fine di quel ignoto burocrate della Repubblica Sociale Italiana che per pochi mesi contribu allincomprensibile cambiamento da piazzale Fiume in piazza Carnaro, nome caduto poi nelloblio.
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ti, n ai vigili (ne soffrirebbe la loro popolarit, e speriamo solo quella .qualcuno si ricorda forse linizio del film Serpico?). Non piaceva ovviamente alla giunta Moratti (c stato un goffo tentativo senza seguito del vicesindaco De Corato). Non abbiamo una destra che ama la legalit. Allinterno di questa banale politica pu anche trovare soluzione il problema, rilevantissimo, dello spazio occupato dai veicoli in sosta: perch una Smart deve pagare come un SUV di 5 metri? Lo strumento poi facilmente modulabile con lo strumento del prezzo per la sosta a pagamento, ma anche con la disponibilit assoluta di spazi di parcheggio, che sono riducibili o aumentabili
in funzione degli obiettivi e dei risultati raggiunti. Laccettabilit sociale sarebbe comunque pi alta della congestion charge: siamo abituati a pagare per sostare (anche se forse non i 10 dollari alla mezzora come a Manhattan). Ora, i 100 giorni della luna di miele della nuova giunta sono passati, e basta andare in giro (non in centro, certo) per verificare unindisciplina perdurante della sosta (e del resto), con conseguenze micidiali anche per la fluidit del traffico. Lasciare la macchina in sosta vietata continua a convenire, come aveva molti anni fa dimostrato una ricerca dellACI: il costo statistico (valore della multa diviso il rischio percentuale di prenderla) minore del prezzo di un caf-
f. Speriamo di non rivedere Milano citata dallEconomist come la capitale mondiale della sosta in doppia fila. Non ritorno invece sulla penosa iniziativa delle domeniche senzauto a prescindere dallinquinamento (e dai costi sociali agli automobilisti, mai misurati). Che siano inutili per lambiente mi sembra provato dai numeri dellARPA (non quelli di un solo anno); forse ci potrebbero essere diffidenze politiche, data la fonte. Ma se anche il professor Veronesi dice che i danni alla salute dellinquinamento atmosferico sono ridicoli rispetto a quelli legati allalimentazione o al fumo, forse c davvero da avere atteggiamenti meno illiberali e ideologici.
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Nel dibattito in corso sul tema della Citt Metropolitana, i temi della forma dellente di governo e dei suoi confini costituiscono alcune delle questioni di fondo sulle quali si polarizza la discussione e alle quali necessario dare risposta. Nellintervento Area Metropolitana. Scienza e Politica, pubblicato sul numero 37 di ArcipelagoMilano, Guido Martinotti dichiara, non soltanto provocatoriamente e non senza ragioni, che adotterebbe volentieri il termine Provincia metropolitana (che tuttavia richiederebbe una revisione dellarticolo 114 della Costituzione italiana) al posto di Citt Metropolitana. Al di l del nome, ma senza farne una questione nominalistica, Martinotti propenderebbe per un governo dellarea metropolitana non ingabbiato in rigidi e univoci confini amministrativi, ma disegnato su confini amministrativi che risultino di volta in volta opportuni per svolgere determinate funzioni o anche solo per dare riconoscimento a legittime identit locali. Su questa tesi Martinotti non certamente solo. Anche Piero Bassetti, in un nostro recente colloquio, propendeva per una soluzione di questo tipo. Per parte mia osservo che un progetto su Milano Citt (Provincia) Metropolitana deve essere in grado di coniugare tra di loro pi elementi: visione strategica, efficienza, rappresentativit e partecipazione. Tuttavia ritengo che la messa in discussione su quali debbano essere i confini della Citt Metropolitana di Milano non ci porterebbe da nessuna parte. Lunica cosa che si pu
realisticamente fare, per dare soluzione in tempi ragionevoli a un problema dibattuto ormai da troppo tempo, assumere come territorio dellente di governo dellarea metropolitana quello dellattuale Provincia di Milano: possibilit di future modificazioni (in ampliamento o riduzione) saranno sempre possibili. Ricordo, a proposito della necessit di provvedere in tempi ragionevolmente rapidi, che lesigenza di realizzare un livello di governo per larea metropolitana Milanese stata avvertita prima ancora della nascita della Regione Lombardia. (Il 5 novembre 1961 si riunisce la prima Assemblea dei Sindaci, comprendente i 35 Comuni individuati dal decreto ministeriale 28 febbraio 1959, che delibera la nascita ufficiale del PIM. Il PIM era retto da unAssemblea dei Sindaci e da una Giunta esecutiva, avvalendosi, sotto il profilo tecnico, di un Comitato Tecnico Urbanistico e di un Ufficio Tecnico). Io ritengo che ci sia una strada che consentirebbe di superare la questione dei confini territoriali: la individuo nellavvio, fin da subito, di forme di governance volontarie su tutti i temi che abbiano carattere sovra comunale. Tali forme di governance potrebbero al tempo stesso dare risposta a problemi specifici e fornire utili indicazioni per dare forma allente di governo della citt metropolitana. Una volta sperimentate, nulla vieterebbe di estendere le governance volontarie al di fuori dei confini della Citt Metropolitana realizzandone di fatto (e in futuro eventualmente anche di
diritto) levoluzione in Ente per cos dire senza-confini. Colgo questa occasione per aggiungere alcune altre riflessioni, che ritengo utili per la discussione. a) Un approccio al tema Citt Metropolitana fondato principalmente sullequazione abolizione della Provincia uguale risparmio risulta fuorviante rispetto agli obiettivi che stanno alla base della sua realizzazione. Ci non toglie che il riordino delle competenze e delle funzioni tra i diversi soggetti presenti nellarea metropolitana milanese deve avere come orizzonte la riduzione della spesa pubblica unitamente al miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, della efficienza e della qualit dei servizi. b) Rappresentativit e partecipazione devono trovare risposte analoghe (se non uguali) per le comunit dellattuale Milano e per quelle dei comuni della provincia milanese. c) Lente di governo dellarea metropolitana milanese dovr essere dotato di poteri e strutture adeguate al ruolo e ai compiti che gli verranno affidati e andr fissato un termine perentorio entro il quale dovr essere istituito, prevedendo, se del caso, delle fasi transitorie. d) Da ultimo, posto che la proposta per la Citt Metropolitana di Milano deve partire dalle realt della nostra provincia e rispondere alle sue reali esigenze, potrebbe essere utile, se del caso, un provvedimento legislativo ad hoc, come stato per Roma Capitale.
GIUNTA PISAPIA: GOVERNARE AI TEMPI DELLA CRISI Pier Vito Antoniazzi e Giuseppe Ucciero
La sinistra condannata a governare con la crisi, il suo karma: la crisi rende manifeste le sue ragioni e sfida la sua capacit di governo. 1) In tempi ordinari, il ciclo economico macina sviluppo e profitti, alimentando un parallelo processo di redistribuzione diffuso. Lassetto sociale appare soddisfacente, e la sinistra non raccoglie sufficiente consenso. Quando irrompe la crisi, si apre la finestra del cambiamento politico: verso sinistra salgono crescenti aspettative insoddisfatte e la necessit dellinnovazione politica, culturale e sociale. Dal 45 ad oggi, la strategia riformatrice si fondata sulla spesa pubblica: il deficit spending amplia la domanda aggregata, rid fiato alleconomia e promuove la coesione sociale. Il patto socialdemocratico, in tutte le sue varianti, si fonda, si fondava, su questo paradigma, non importa se declinato come restituzione del maltolto o gesto caritatevole. 2) Quel Paradigma si rotto: qui stanno la particolare gravit e la gravit particolare della crisi odierna che, iniziata nel 2008, transita ora dalla finanza privata ai bilanci pubblici, minandone la solidit e inibendo la strategia storicamente elaborata dalla sinistra. Bambole non c una lira, lo dice Tremonti, ma anche Tabacci e con lui Pisapia. La sinistra allora sotto scacco? Resta paralizzata tra bisogni in cerca di rappresentanza e scarsit delle risorse? 3) Il prossimo mese, la Giunta Pisapia varer la spending review: quali logiche, quali effetti e quale il nostro contributo? Certo, ci sar lotta allo spreco e ottimizzazione della finanza: il bilancio comunale si rivolter le tasche come fanno imprese e famiglie. Tutto giusto, ma la diligenza del buon padre di famiglia non baster: si chiede una diversa visione dei bisogni, delle strategie e della societ. Non una soluzione, ma solo parte di essa, un atto dovuto. 4) Alla fine, la domanda vera come sostenere con risorse scarse i molteplici bisogni che si affacciano alluscio di Giuliano Pisapia? Quanti no dolorosi dovranno essere pronunciati ad anziani e poveri, a per-
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sone con disabilit e donne in difficolt, alle associazioni e agli operatori economici? Con quali effetti sul consenso? Rimandare, ridurre, tagliare, sarebbe il riflesso condizionato di una visione ragionieristica e Pisapia non vorr essere ricordato come lesecutore testamentario del lascito morattiano. Ma come? 5) Questo il punto. Per pensare a un nuovo paradigma dobbiamo riconoscere la crisi del vecchio e individuare le risorse del nuovo. E capire che la crisi non solo vincolo, ma sfida, opportunit, stimolo a rivedere i punti di vista, cambiare angolazione, ridefinire prospettiva: in una parola fare innovazione. Se al taglio dei budget pubblici la sinistra risponder solo come un severo amministratore, deluder le attese che lhanno portata a palazzo Marino. Si affaccia inquietante uno scenario in cui la differenza tra destra e sinistra al governo sar solo il differente grado di onest (speriamo) e di vicinanza emotiva alle vittime della macelleria sociale? 6) Occorre un Nuovo Paradigma. Se le politiche di lotta allevasione e riequilibrio dei redditi potranno ricostituire a lungo termine le basi per lequilibrio di bilancio, le risposte ai bisogni vanno date adesso: non si pu attendere passivi mentre sale la domanda insoddisfatta. E vi di pi: la crisi odierna offre paradossalmente lo scenario obbligato in cui collocare una desiderabile revisione del paradigma interpretativo e dazione della sinistra. Il Welfare State come gigantesca macchina burocratica di servizi era gi in crisi alla fine degli anni 80 e, se la risposta liberista era tanto radicale quanto errata, alcune ragioni erano fondate: il modello fordista applicato al benessere sociale mostrava le sue crepe, tra sprechi e difficolt di centrare i suoi processi sulla persona. 7) Lo sviluppo tumultuoso del terzo settore ha sperimentato modelli, coniugando centralit della persona sulla domanda e un nuovo protagonismo sociale sullofferta, intrecciando, molto meneghinamente, logica del Dono e imprenditorialit. La Sussidiariet stata variamente declinata: e se quella verticale, che finanzia e mercatizza lofferta, essa stessa in crisi fondata com sul-
lo Stato Pantalone, nel tempo della crisi resta sul campo quella orizzontale: la Rete. 8.) A Milano il tessuto di associazioni, volontariato, disponibilit collettive e individuali, estesissimo e pervasivo: un enorme giacimento di risorse per lo sviluppo delle politiche sociali. Usiamolo, fondiamo su di esso il Nuovo Paradigma dei Servizi. Stride il contrasto tra una amministrazione priva di risorse e una citt piena di beni sterminati, finanziari, culturali e sociali. Pensiamo alla cultura, dobbiamo davvero credere che questa citt, che con i soldi propri ha fatto il Duomo, la citt delle tante universit, delle decine di Teatri e di enti Musicali, di gallerie e professioni creative, chieda i soldi al pubblico per fare cultura? E questa davvero lattesa, o sono presenti anche altre aspettative, altre disponibilit, altre risorse? 9) Quale Visione della relazione pubblico - privato pu sciogliere allora lincantesimo dei bilanci blindati, mobilitando le risorse imponenti che la citt genera ma che giacciono spesso passive, sconnesse, improduttive, nella loro solitudine autoreferenziale? Si pone il tema della valorizzazione del protagonismo sociale come risorsa chiave nel nuovo contesto della Crisi, per leggere e selezionare i bisogni, riorientare i servizi, aggregare le risorse materiali e immateriali delle Fondazioni, del Pubblico, del capitale umano diffuso Quanti saperi ed energie, collettive e individuali, restano ai margini? Quanti spazi pubblici giacciono negletti? Quanti contributi vengono allocati senza strategie? Quante iniziative soggiacciono allautoreferenzialit, sovrapponendosi luna allaltra? Possiamo immaginare un quadro innovativo fondato sulla valorizzazione di una Participation Community, che ponga al centro del sistema non la macchina pubblica ma il suo intreccio dinamico con il protagonismo sociale? Un protagonismo che cerca strade per manifestarsi, senza chiedere necessariamente soldi ma piuttosto quadri di riferimento, attivazioni di reti, concorso di risorse preziose ancorch gratuite, in cui potersi valorizzare.
10) Il tema vero appare lattivazione di circuiti relazionali, reti di risorse, condi-visione di prospettive, in cui non solo chiedere ma anche dare e soprattutto condividere, ricostruendo luoghi centripeti didentit a cui ancorare i flussi del cambiamento. Cambiare prospettiva, innovare il senso dellazione pubblica, pensare a nuovi modelli di governance, trasformare le aspettative degli attori del territorio, economici, sociali, culturali, individuali e collettivi, mobilitare le energie del capitale umano cittadino. 11) Scola e Tettamanzi ci ricordano la gratuit del Dono come dimensione essenziale dellidentit culturale, come nuovo ma antico fondamento etico di un rinnovamento profondo delle logiche sociali. Si chiede alle imprese una visione pi matura della relazione che le connette al territorio: la loro pratica produttiva non solo consuma beni comuni, ma li rielabora come valori distintivi nella produzione di senso e di identit dei luoghi. Si chiede alle persone, allintelligenza collettiva diffusa, di rendere disponibili le risorse tempo, conoscenza e amore, declinando la partecipazione politica nella partecipazione alla produzione e diffusione dei beni comuni. Si chiede alle mille e una aggregazioni sociali che animano il tessuto associativo di allargare la visione, di fare rete, di condividere risorse, lasciando alle spalle gelosie e solipsismi. 12) Si chiede soprattutto alla pubblica amministrazione di reimmaginare il proprio ruolo, di oltrepassare le funzioni tradizionali di distributore di contributi e/o di erogatore in prima persona di servizi, su cui finora ha fondato materialmente la sua primaza, per proiettarsi verso il profilo alto di regista di politiche costruite connettendo risorse, aprendo spazi fisici e dazione al protagonismo sociale, indicando temi e creando opportunit di cooperazione. una riforma a costo zero, generosa e ambiziosa: un Nuovo Paradigma che potrebbe riconnettere, nella logica del Dono, della Partecipazione e della Responsabilit, i bisogni sociali con le enormi risorse della citt.
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Si tratta evidentemente ancora di una bozza, visto che alcune parti sono ancora incomplete o necessarie di affinamento o a volte in contraddizione fra loro. Pu per essere vista anche come occasione per commentare un work in progress e se possibile fornire qualche contributo. I punti che potrebbero essere affinati sono in realt tanti, si segnalano quelli pi rilevanti: - portata della revisione: si insiste molto che si tratti solo di un adeguamento e una parziale riformulazione, di essere costretti a orientare lattenzione su un campo ristretto di questioni e a introdurre un numero limitato di modifiche: e perch mai? Daccordo che non bisogna perdere tempo, ma oramai si capito (si rassegnato anche De Albertis nellintervista di venerd al Corriere) che si va a una nuova pubblicazione, e quindi si pu anche essere coraggiosi. Dopotutto si tratta del PGT di Milano, forse il pi importante di Italia, e per un po di anni ce lo dovremo tenere: interesse di tutti che venga riformulato al meglio; - insistenza sullo slogan dellindice unico: se giustamente da pi parti negli anni si richiesto un uso pi equo della discrezionalit pubblica nell'assegnazione dei diritti edificatori (le differenze di valore fra le aree edificabili e non rappresentavano a volte delle vere e proprie ingiustizie, se non metodi per creare clientele per non dire di peggio), si arrivati nel PGT all'eccesso oppo-
sto, alla disciplina "unica" che accomuna centri storici, aree dismesse, zone residenziali, aree agricole e inedificate. Si tratta di un nonsenso culturale, perch la finalit dell'urbanistica resta pur sempre quella di realizzare citt belle ed efficienti tenendo conto delle differenze fra ci che gi esiste e ci che si va a costruire, e non solo quella di livellare le potenzialit edificatorie ad un unico parametro. In questo senso la distinzione fra aree gi edificate allo stato di fatto e aree libere inedificate mi sembra ragionevole da un punto di vista tecnico, corrispondendo a modalit di intervento differenti, a differenti modifiche dei carichi insediativi, ecc. Pi che indice unico dello 0,35 mq/mq (troppo basso per le aree edificate dismesse, troppo alto per quelle inedificate), sarebbe meglio avere due indici (uno pi alto e laltro pi basso) nelle diverse situazioni; - c poi una certa confusione nelle proposte che riguardano il TUC (tessuto urbano consolidato) sia per quanto riguarda i cambi di destinazione duso, che le modalit di intervento al variare delle soglie dimensionali (calcolate solo in base alla propriet e non anche alla continuit delle condizioni territoriali), o le difficilmente comprensibili premialit sui trasferimenti dei diritti volumetrici, o il mancato richiamo a una maggiore tutela paesistica dei nuclei storici periferici: i punti sarebbero tanti e meriterebbero un intero articolo ad
hoc, per ora sufficiente segnalare il problema; - per i servizi si conferma la scelta dellaffinamento mediante lo studio dei NIL, che per anche nella pi benevola delle interpretazioni saranno relativi ai servizi di scala minuta, e non ai grandi servizi di scala comunale e sovracomunale (quelli pi strategici) che chiedono logiche dimensionali e localizzative precise - sul tema della mobilit manca qualunque accenno al tema del completamento della cerchia ferroviaria o del secondo passante, mentre sul tema della sosta sono presenti indicazioni abbastanza opinabili; sul tema del risparmio energetico, se chiaro che sar il Regolamento Edilizio a stabilire il livello minimo di ecosostenibilit, gli incentivi volumetrici massimi relativi sarebbe bene che restassero di competenza del PGT - mancano poi alcuni temi importanti come quello della VAS nei Piani Attuativi (alla luce del Decreto Sviluppo di luglio e del progetto di legge regionale in materia), dei piani e programmi in istruttoria e, come si diceva, della verifica di fattibilit economica delle trasformazioni previste. Insomma, il lavoro da fare sembra ancora molto, si spera che prima della versione definitiva ci siano occasioni di confronto e dibattito tecnico-culturale per arrivare al risultato migliore.
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Secondo Alemanno e Mantovano Roma non nel mezzo di una guerra tra bande criminali. I 26 omicidi, cifra record con cui la Capitale supera citt notoriamente pi violente come Napoli e Palermo? Un dato in linea con quello degli anni precedenti. E la facilit con cui i giovani prendono in mano pistole e coltelli? Una degenerazione dei fenomeni di bullismo, da tenere sottocchio ma non ascrivibile alla mala organizzata. La vera emergenza di Roma sarebbero le manifestazioni in programma per il prossimo autunno. Una visione paradossale perch,
come sottolinea Giardullo, minimizzare i fatti di cronaca non serve, anzi pericoloso. La presenza mafiosa a Roma in aumento, mentre i tagli del governo hanno ridotto sia il personale che gli strumenti di lavoro. Per ripulire la Capitale, insomma, bisogna rivedere le priorit. Cominciare a capire se dalle ceneri dell operazione Colosseo, che nel 1993 tagli la testa alla banda della Magliana, sta rinascendo come una fenice unaltra holding criminale, e se le gambizzazioni e gli omicidi degli ultimi mesi sono sintomi di una
nuova guerra tra bande per la spartizione del territorio. In una parola conclude Giardullo si deve cambiare lobiettivo strategico e unire alla lotta allimmigrazione clandestina e alla prostituzione quella alla criminalit. Sminuire la recrudescenza degli episodi delittuosi rischia invece di tenere nascosta una realt che proprio sul sommerso fonda le proprie basi. E che di romanzesco ha assai poco.
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terebbe un ministero a citt come Taranto, Caserta o LAquila, . Sullo temeva che per sostenere citt marginali vi si localizzassero solo alcuni tipi di funzioni pubbliche, come le caserme a Cuneo e ad Ascoli Piceno: loccasione ben diversa. Oggi la tecnologia permette di lavorare benissimo in sedi distaccate: prassi aziendale consolidata fare pi teleconferenze e meno trasferimenti.
Mi attendo che si ripulirebbe un po anche il sottobosco, e che i Bisignami o i Milanese e simili, vecchi e nuovi, avrebbero un humus meno favorevole o almeno territori operativi pi ristretti. Non so valutare per converso i costi delloperazione che alcuni accampano come ostacolo, tra ristrutturazioni, prepensionamenti, traslochi, ma vorrei si facesse un bilancio che comprende anche i benefici nel tempo, per minor personale e pi efficienza.
scontato che ci vorr tempo, ma come togliere la spazzatura da Napoli, con laiuto di tutti un po al giorno si risolve la crisi e la citt comincer a respirare (forse anche noi); un programma da inserire nella riduzione dei costi della politica e degli investimenti pubblici. Purtroppo la riforma, se si far, la faranno ancora a Roma e chiss se dovremo credere che attendibile.
www.arcipelagomilano.org politico ed economico esponenzialmente superiore? La Provincia tout court ci ha gi provato, con maggioranze di alterno colore ma con esito pressoch nullo. Ed era la Provincia di Milano ante scissione brianzola (a proposito: i confini dei due capoluoghi distano non una giornata a cavallo ma un quarto dora di jogging!). Allora o la citt di Milano, i cui confini si sono opportunamente ampliati almeno tre o quattro volte nella storia, si estende sino a unapprossimativa area metropolitana, o non se ne fa nulla. Temo infatti che le geometrie variabili generino soltanto inutili tavoli tra istituzioni invariate mentre la rinuncia a ridefinire i confini (sempre arbitrari ma indispensabili per contenere programmi, bilanci e diritti di cittadinanza) e a distinguere compiti e funzioni (evitando doppioni, sovrapposizioni e rimpalli) trovino purtroppo riscontro nella pigrizia di una classe politica, sinora, riformista a vuoto.
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RUBRICHE MUSICA questa rubrica curata da Palo Viola rubriche@arcipelagomilano.org Dalla Russia con competenza
Dopo lottima prova di Bushkov e Petrushansky allAuditorium con la Verdi, nel programma di musiche russe di cui abbiamo detto la scorsa settimana, ecco arrivare un altro segnale positivo da un paese che sta dimostrando una vivacit intellettuale ma soprattutto musicale di grande rilevanza, a dispetto della situazione sociale ed economica in cui versano la gente comune e si dice le istituzioni culturali. Da una bella citt che si trova nella Russia pi profonda, in prossimit della riva sinistra del maestoso Don, 500 km a sud di Mosca e altrettanti a est di Kiev, arriva lorchestra Citt di Voronezh, con novanta anni di storia alle spalle e il titolo nobiliare di orchestra accademica, diretta fin dal 1972 dal pietroburghese Vladimir Verbitsky; e insieme a lei arrivano due soliste eccezionali, ben note al pubblico italiano, la pianista georgiana Elisso Virsaladze e la violoncellista moscovita Natalia Gutman. Basterebbero queste due presenze a darci la migliore garanzia di qualit dellorchestra e del suo direttore. La tourne che ci porta questa compagine partita da Taiwan, ha toccato Bari e Orvieto, si offre ora per due concerti a Milano, ospiti delle Serate Musicali, e si concluder a Perth in quella Australia in cui Verbitsky ha consumato gran parte della carriera e dove stato colmato di onorificenze. Il motivo per cui vi parliamo di questi due concerti, che si terranno il 3 e il 4 novembre al Conservatorio, risiede non solo nella straordinaria presenza delle due concertiste, che tante volte abbiamo ascoltato e ammirato, sia come soliste che in duo, ma soprattutto nel programma che ci viene proposto: in due serate successive, introdotte dalle belle entrate di Glinka (una Ouverture e una Fantasia), saranno eseguiti i due Concerti per pianoforte e orchestra (opera 54) e per violoncello e orchestra (opera 129) di Schumann e le due Sinfonie, numero 4 (opera 36) e numero 5 (opera 64), di ajkowskij. Difficile immaginare un programma di maggior fascino, distribuito in due serate una a ridosso dellaltra. Ascolteremo musiche scritte tutte fra gli anni 40 e 80, legate dal filo sottile ma percepibile della instabilit psichica che ha tormentato le esistenze sia di Robert che di Ptr Ili, dai rapporti che hanno sempre intessuto la Turingia e la Sassonia di Schumann con la San Pietroburgo di ajkowskij e di Glinka, dai viaggi che hanno portato tutti e tre questi musicisti nelle terre luno dellaltro; un insieme di relazioni e di intersezioni che ci restituiscono unEuropa culturalmente molto legata e solida. Lesatto contrario ci addolora dirlo del concerto che abbiamo ascoltato luned 24, sempre al Conservatorio, della Orchestra Camerata Ducale di Torino, fondata e diretta dal violinista Guido Rimonda, nata con il curioso programma di ridare lustro allottimo compositore vercellese Gianbattista Viotti (1755-1824) che ha avuto il torto di nascere negli stessi anni di Mozart (mor per ben trentatre anni dopo di lui!) e che da questi fu totalmente oscurato. Il programma conteneva ben sette pezzi per violino e orchestra di ben cinque diversi compositori (uno di Haydn e uno di Mozart, due soli del suddetto Viotti, due di Paganini e uno che non centrava nulla con i precedenti - di Wienawski!) scelti senza un minimo senso logico, o meglio con lunico scopo immaginabile, quello di soddisfare lego e lautostima del Rimonda che si permesso anche di commentare ognuno dei sette brani con aneddoti e notiziole varie (evidentemente non era daccordo sul programma di sala predisposto dallorganizzazione ed ha ritenuto che il pubblico avesse bisogno di ulteriori spiegazioni mah!). Infine ci pervenuta una garbata obiezione alla critica da noi mossa la scorsa settimana al concerto di Lonquich, a proposito del quale avevamo scritto che il repertorio per pianoforte a quattro mani , con poche straordinarie eccezioni, molto modesto e frequentato soprattutto per motivi didattici, per far suonare lallievo insieme al maestro s da trasmettergli simbioticamente i fondamenti della tecnica e dellinterpretazione. Ci scrive Enrico Glauber colto musicologo e profondo conoscitore della musica mitteleuropea che quando non esistevano ancora i grandi mezzi di diffusione, molte sinfonie (quasi tutte quelle di Beethoven), furono trascritte per pianoforte a quattro mani per poter essere ascoltate e giudicate da una piccola cerchia di amici. C un bellissimo CD con la Sinfonia n. 1 di Mahler trascritta da Bruno Walter e verosimilmente autorizzata dallo stesso Mahler. Tutto vero, ma vorrei chiedergli: musica per le sale dei concerti pubblici o piuttosto musica da studio, da prove, o per quel personale diletto che si possono permettere solo le poche (pochissime, soprattutto in Italia) persone che sanno mettere le mani sullo strumento e soprattutto che conoscono oltre al piacere dellascolto la gioia e lemozione di suonare insieme? Musica per una settimana *Gioved 3, venerd 4 e domenica 6 allAuditorium, lOrchestra Verdi diretta da Aldo Ceccato, e il Coro Sinfonico della Verdi diretto da Erina Gambarini, eseguono la Messa da Requiem di Verdi *Gioved 3 e venerd 4 al Conservatorio per le Serate Musicali i concerti di cui si detto sopra, con la pianista Elisso Virsaladze (gioved) e la violoncellista Natalia Gutman (venerd) *Sabato 5 allAuditorium San Fedele concerto di musiche contemporanee (Di Scipio, Sani, Berio, Traversa e Nono) con il mezzosoprano Silvana Torto, la flautista Annamaria Morini, strumenti elettronici curati da Alvise Vidolin e con i video di Roberto Doati *Luned 7 alla Scala concerto del pianista Jeffrey Swann che eseguir musiche di Liszt, Donatoni e Chopin *Al Conservatorio avremo: Luned 7, per le Serate Musicali, Salvatore Accardo con Rocco Filippini, Laura Gorna e Francesco Fiore, nel Quartetto n. 5 opera 33di Cherubini, quello n. 3 opera 1 di Paganini e lunico, meraviglioso, di Verdi; Marted 8, per la Societ del Quartetto, Yefim Bronfman al pianoforte con Brahms (Sonata in fa minore), Liszt (gli Studi trascendentali) e Prokofiev (Sonata n. 8 in si bemolle maggiore opera 84); Mercoled 9, per la Societ dei Concerti, la Luzerner Sinfonieorchester diretta da J. Gaffigan e la violinista Simone Lamsma eseguiranno la Sinfonia in
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www.arcipelagomilano.org sol maggiore (da Lisola disabitata) di Haydn, il Concerto per violino e orchestra di Khaaturjan e la Sinfonia n. 39 in mi bemolle maggiore K. 543 di Mozart *Mercoled 9, ancora allAuditorium, la Verdi Barocca diretta da Ruben Jais eseguir Le Quattro Stagioni di Vivaldi e i Concerti Brandeburghesi n. 1 e 3 di Johann Sebastian Bach *Al teatro Dal Verme gioved 10 e domenica 13 lOrchestra dei Pomeriggi Musicali, diretta da Carlo De Martini con le trombe Gabriele Cassone e Luciano Marconcini, eseguir musiche di Vivaldi (Concerto per due trombe e archi), di Haydn (Concerto per tromba e archi e una Marcia) e di Mozart (Sinfonia n. 20 in re maggiore K. 133) *Ricordiamo infine che alla Scala vi sono ancora quattro repliche - il 5, 8, 15 e 18 novembre - de La donna del Lago di Rossini, diretta da Roberto Abbado, e che iniziato il ciclo dedicato a Beethoven e Schnberg diretto da Barenboim.
Arte Povera 1967 2011-fino al 29 gennaio - Triennale di Milano - Ingresso 8,00/6,50/5,50 - Orari:marted-domenica 10.30-20.30, gioved e venerd 10.30-23.00 Le altre sedi: *24 settembre 26 dicembre 2011, MAMbo Museo dArte Moderna di Bologna, Bologna Arte Povera 1968 *7 ottobre 2011 8 gennaio 2012, MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Roma Omaggio allArte Povera *9 ottobre 2011 19 febbraio 2012 Castello di Rivoli Museo dArte Contemporanea, Rivoli Arte Povera International *25 ottobre 2011 29 gennaio 2012, Triennale di Milano, Milano Arte Povera 1967-2011 *novembre 2011 - aprile 2012, GAMeC Galleria dArte Moderna e Contemporanea di Bergamo Arte Povera in citt *11 novembre 2011 - aprile 2012, MADRE - Museo dArte contemporanea Donnaregina, Napoli Arte Povera pi Azioni Povere 1968 *7 dicembre 2011 4 marzo 2012, Galleria nazionale darte moderna, Roma Arte Povera alla GNAM *15 dicembre 2011 11 marzo 2012, Teatro Margherita, Bari Arte Povera in teatro
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www.arcipelagomilano.org questa grande esposizione, intitolata Czanne e les atliers du midi. E appunto da questo titolo che tutto prende forma. Lespressione ateliers du midi fu coniata da Vincent Van Gogh, il cui progetto ero quello di creare una comunit di artisti riuniti in Provenza, una sorta di novella bottega, in cui tutti avrebbero lavorato in armonia. Un progetto che, come noto, non port mai a termine, ma dal quale Rudy Chiappini e Denis Coutagne, curatori della mostra, hanno preso spunto per delineare il percorso artistico di Cezanne. La mostra un omaggio al grande e tenace pittore solitario, nato ad Aixen-Provence, luogo al quale fu sempre attaccato, e che nei suoi continui spostamenti tra il paese natio, Parigi e lEstaque, cre quella che da sempre stata considerata la base dellarte moderna. Il tema portante dellesibizione riguarda lattivit di Cezanne in Provenza, legata indissolubilmente ai suoi ateliers: prima di tutti il Jas de Bouffan, la casa di famiglia in cui Cezanne compie le sue prime opere e prove giovanili; la soffitta dell'appartamento di Rue Boulegon; il capanno vicino alle cave di Bibmus; i locali affittati a Chteau Noir; la piccola casa a l'Estaque, e infine il suo ultimo atelier, il pi perfetto forse, costruito secondo le indicazioni del pittore stesso, latelier delle Lauves. Luoghi carichi di significato e memoria, in cui il maestro si divise, nelle fasi della sua vita, tra attivit en plein air, seguendo i consigli degli amici Impressionisti, e opere sur le motiv, una modalit cara a Cezanne, che della ripetizione ossessiva di certi soggetti ne ha fatto un marchio di fabbrica. Opere realizzate e rielaborate allinterno dello studio, luogo di creazione per ritratti, nature morte, composizioni e paesaggi. Ma latelier anche il luogo della riflessione per Cezanne, artista tormentato e quasi ossessivo nel suo desiderio di dare ordine al caos, cercando equilibrio e rigore, usando soprattutto, secondo una sua celebre frase, il cilindro, la sfera e il cono. In natura tutto modellato secondo tre modalit fondamentali: la sfera, il cono e il cilindro. Bisogna imparare a dipingere queste semplicissime figure, poi si potr fare tutto ci che si vuole. Una mostra che vanta prestiti importanti (quale un dipinto dallHermitage); che coinvolge una istituzione importante come il Museo dOrsay, e che ha nel suo comitato scientifico proprio il direttore del museo e il pronipote dellartista, Philippe Cezanne. Con un allestimento semplice ma accattivante, merito anche dei grandi spazi, il visitatore potr scoprire i primi e poco noti lavori del maestro francese, le opere murali realizzate per la casa paterna e i primi dipinti e disegni ispirati agli artisti amati, come Roubens, Delacroix e Courbet. Dal 1870 Cezanne trascorrer sempre pi tempo tra Parigi, in compagnia dellamico di scuola Emile Zola, e la Provenza. Nascono quindi inediti soggetti narrativi, usando lo stile en plein air suggeritogli da Pissarro. Si schiariscono i colori e le forme sono pi morbide: ecco le Bagnanti, ritratte davanti allamata montagnafeticcio Sainte Victorie. Stabilitosi quasi definitivamente in Provenza, eccolo licenziare alcuni dei suoi paesaggi pi straordinari, con pini, boschi e angoli nascosti, tra cui spiccano quelli riguardanti le cave di marmo di Bibemus, luogo amato e allo stesso tempo temuto da Cezanne, che vedeva nella natura il soggetto supremo, il principio dellordine, ma che al tempo stesso poteva essere anche nemica e minaccia. Capolavori della sua arte sono anche i ritratti, dipinti in maniera particolare e insolita. Sono ritratti di amici e paesani, di gente comune che Cezanne fissa su tela senza giudicare n esprimere pareri, figure immobili ed eterne, come le sue nature morte. E sono proprio queste le composizioni pi mature, tra cui spicca per bellezza Il tavolo di cucina - Natura morta con cesta, (1888-1890), dalle prospettive e dai piani impossibili, con una visione lontanissima dalla realt e dal realismo imitativo, con oggetti ispirati s da oggetti reali, tra cui le famosissime mele, ma reinventati in chiave personale. Una mostra dunque densa di spunti per comprendere lopera del pittore di Aix, complementare alla mostra del Muse du Luxembourg di Parigi, intitolata Cezanne et Paris, che indagher invece gli anni parigini e approfondir il rapporto tra Cezanne, gli Impressionisti e i post Impressionisti. Czanne e les atliers du midi. Fino al 26 febbraio, Palazzo Reale. Orari: 9.30-19.30; lun. 14.30-19.30; gio. sab. 9.30-22.30. Costi: intero euro 9, ridotto euro 7,50.
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www.arcipelagomilano.org Artista da sempre concettuale e astratto, in continuo dialogo con la filosofia, Ciaccio accarezza temi come la luce, lassenza, le tracce, la temporalit e il tempo, concentrandosi proprio su questultimo, per creare i suoi revenance - il ritorno fantasmatico dellimmagine -, opere concrete ma allo stesso tempo evanescenti, possibili vie per indicare nuovi percorsi e modi di indagine per larte e le infinite varianti di unimmagine. Sicuramente di grande suggestione e impatto visivo, unoccasione per vivere un luogo storico che mischia passato, presente ed eterno ritorno. Roberto Ciaccio- Inter/vallum Sala delle Cariatidi, Palazzo Reale, fino al 20 novembre Orari: Luned 14.30 19.30. Marted, mercoled, venerd, domenica 9.30 19.30. Gioved e sabato 9.30 22.30 Ingresso gratuito
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www.arcipelagomilano.org temisia Gentileschi -Storia di una passione, ospitata a Palazzo Reale e da poco aperta, si propone di ristudiare, approfondire e far conoscere al grande pubblico la pittora e le sue opere, per cercare di slegarla allepisodio celeberrimo di violenza di cui fu vittima. S perch il nome di Artemisia spesso associato a quello stupro da lei subito, appena diciottenne, da parte del collega e amico del padre, Agostino Tassi, che la violent per nove mesi, promettendole in cambio un matrimonio riparatore. Donna coraggiosa, che ebbe il coraggio di ribellarsi e denunciare il Tassi, subendone in cambio un lungo e umiliante processo pubblico, il primo di tal genere di cui ci siano rimasti gli atti scritti. La mostra, quasi una monografica, si propone anche di dare una individualit tutta sua alla giovane pittrice, senza trascurare per gli esordi con il padre, lingombrante e severo Orazio Gentileschi, amico di Caravaggio e iniziatore della figlia verso quel gusto caravaggesco che tanto fu di moda; o senza tralasciare lo zio, fratello di Orazio, Aurelio Lomi, pittore manierista che tanto fece per la nipote. Il percorso si snoda dunque dalla giovanile formazione nella bottega paterna, per una donna pittrice ai tempi non poteva essere altrimenti, per arrivare alle prime opere totalmente autonome e magnifiche, dipinte per il signore di Firenze Cosimo II de Medici. La vita di Artemisia fu rocambolesca e passionale. Dopo il processo a Roma si spost a Firenze con il neo marito Pietro Stiattesi, e fu l che conobbe i primi successi fu la prima donna a essere ammessa allAccademia del Disegno di Firenze- e un grande, vero amore, Francesco Maria Maringhi, nobile fiorentino con cui avr una relazione che durer per tutta la loro vita. Dati, questi, che si sono recuperati solo in tempi recentissimi grazie a uno straordinario carteggio autografo di Artemisia, del marito e dellamante. E proprio le lettere sono state un punto di partenza importante per nuove attribuzioni, scoperte e ipotesi su dipinti prima nel limbo delle incertezze. In mostra ci sono quasi tutte le opere pi famose di Artemisia (peccato per un paio di prestiti importanti che non sono arrivati): le due cruente e violentissime Giuditte che decapitano Oloferne, da Napoli e dagli Uffizi, lette cos spesso in chiave autobiografica (Artemisia-Giuditta che decapita in un tripudio di sangue Oloferne/Agostino Tassi); le sensuali Maddalene penitenti; eroine bibliche come Ester, Giaele, Betsabea e Susanna; miti senza tempo come Cleopatra e Danae, varie Allegorie e Vergini con Bambino. Ma Artemisia fu famosa anche per i suoi ritratti, di cui pochi esempi ci sono rimasti, come il Ritratto di gonfaloniere o il Ritratto di Antoine de Ville, cos come per i suoi autoritratti. Le fonti ce la raccontano come donna bellissima e sensuale, pienamente consapevole del suo fascino e del suo ruolo, che amava dipingersi allo specchio e regalare queste opere ai suoi ammiratori. Cos la mostra si snoda tra Firenze, da cui i coniugi Stiattesi scappano coperti dai debiti, per arrivare a Roma, Venezia, Napoli e perfino in Inghilterra, dove la volle il re Carlo I. Una vita ricca di passioni, appunto, come lamore per la figlia Palmira, che diverr anchessa pittrice e valido aiuto nella bottega materna che Artemisia aprir a Napoli fin dagli anni Trenta del Seicento, ricca di giovani promettenti pittori come Bernardo Cavallino. Una vita ricca anche di conoscenze e amicizie importanti: ventennale il rapporto epistolare con Galileo Galilei, conosciuto a Firenze, con Michelangelo il Giovane, pronipote del genio fiorentino, e anche con una serie di nobili e committenti per cui dipinse le sue opere pi celebri: Antonio Ruffo, Cassiano dal Pozzo, i cardinali Barberini e larcivescovo di Pozzuoli, per il quale fece tre enormi tele per adornare la nuova cattedrale nel 1637, la sua prima vera commissione pubblica. Insomma una donna, una madre e unartista straordinaria, finalmente messa in luce in tutta la sua grandezza, inquadrata certo nellalveo del padre Orazio e di quel caravaggismo che la resa tanto famosa, ma vista anche come pittrice camaleontica e dallinventiva straordinaria, capace di riproporre uno stesso soggetto con mille varianti, secondo quella varietas e originalit per cui fu, giustamente, cos ricercata. Artemisia Gentileschi. Storia di una passione - Fino al 29 gennaio Palazzo Reale. Orari: 9.30-19.30; lun. 14.30-19.30; gio. e sab. 9.3022.30. Intero: 9,00. Ridotto: 7,50
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www.arcipelagomilano.org moduli geometrici, blocchi e serrande da indagare. Non si pu dimenticare poi la Massimo De Carlo, caposaldo tra le gallerie milanesi, che ospita la mostra personale Basements di Massimo Bartolini. Una grande scultura in bronzo, che d il titolo allesposizione, ha per protagonista la terra, vista come madre e connessa alla necessit di mettere radici. C anche La strada di sotto, installazione fatta da centinaia di lampadine colorate e luminarie, che si accendono a intermittenza seguendo i suoni e le parole del protagonista di un video, esposto in una seconda sala, don Valentino, il parroco che davvero monta quelle luminarie nella festa del suo paese, in Sicilia. Ultima galleria da menzionare la Francesca Minini Gallery, con la mostra di Simon Dybbroe Moller, intitolata O, che si interroga sulle valenze del segno O: unapertura, un cerchio, un volume, attraverso video, segni e sculture dellartista danese. Ma non c stato solo START a movimentare questo week end milanese. Ha finalmente aperto, tra stupore e incredulit, anche la prima sede italiana di una delle gallerie pi importanti della scena mondiale: la Lisson Gallery. Perch in tempi di crisi una galleria come la Lisson apre in Italia? Intanto non dimentichiamo che, a diversificare ulteriormente la scena milanese, a breve ripartiranno le grandi retrospettive di Palazzo Reale, dedicate a due protagonisti della storia dellarte: Artemisia Gentileschi e Paul Cezanne. Galleria Francesca Minini - Simon Dybbroe Mller - "O". Fino al 5 novembre 2011 via Massimiano, 25 . Marted>sabato 11>19.30; - Galleria Alessandro De March, Mauro Vignando. 15 : 09 : 112, fino al 5 novembre. via Massimiano 25. Marted>venerd 12>19. Sabato 14>19. .
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Il gioiellino
di Andrea Molaioli [Italia/Francia, 2011, 110] con Toni Servillo, Remo Girone, Sarah Felberbaum, Fausto Maria Sciarappa
Il ragionier Botta (Toni Servillo) non si scompone mai. La sua aria ferma e determinata mentre si avvicina alla scrivania del Dott. Rastelli (Remo Girone), proprietario della Leda. Il direttore finanziario ha di fronte a s un uomo distrutto, distinto e reattivo fino a quel giorno, ormai con la camicia sbottonata e la cravatta slegata come a rivelarci la resa. Ernestino, come ama chiamarlo il suo titolare, quando porta un problema porta anche la soluzione. La Leda, l'azienda di cui anima, cervello e braccio tutta la sua vita. Non pu tentennare o fallire in un'occasione come questa. La sua soddisfazione riportare luce e speranza negli occhi spenti di Rastelli. La risolutezza che lo contraddistingue la sua arma per riesumare continuamente la Leda dal baratro. Se i soldi non ci sono, inventiamoceli. Scandisce con continue pause che enfatizzano la sua immorale e diabolica genialit ormai al servizio della finanza creativa e non pi utile a vendere e distribuire latte o prodotti alimentari. Questo incontro drammatico e cruciale si svolge tra le mura della stanza di un presidente sull'orlo del fallimento ma potrebbe aver luogo nell'ultimo dei gironi infernali. Tutti i peccati sono gi stati commessi, ogni valore professato e sbandierato come etica e innocenza stato cancellato come la pi inutile tra le spese di bilancio. Il latte, prodotto cardine di questa societ, ha un ruolo volutamente irrilevante all'interno della pellicola. D'altronde con il latte non si guadagna. Il latte non d marginalit ripete ossessivamente la sorella al Dott. Rastelli. Il prodotto finito in secondo piano. L'economia reale viene irrimediabilmente surclassata dalla finanza. Il Gioiellino un film di impegno civile e il suo pregio quello di portare una denuncia ad ampio raggio. Andrea Molaioli, il regista, ha scelto di portare sullo schermo una storia indipendente dal caso Parmalat. Non si limitato a condannare un'azienda o un'esperienza determinata, la sua critica indirizzata a un intero sistema in cui economisti, banchieri e politici risultano tutti colpevoli, tutti conniventi. Non c', per nessuna comunit, investimento migliore del metter latte dentro ai bambini ha detto Winston Churchill. Gli amministratori della Leda, come quelli di Parmalat, non conoscevano o hanno dimenticato le sue parole. Loro finiscono in manette, i loro beni vengono sequestrati dalla guardia di finanza. Nonostante questo, le bottiglie di latte continuano a uscire dagli stabilimenti e a trovare spazio nei supermercati. Il film auspica perci un arduo ma indispensabile cambiamento grazie al quale l'economia reale possa finalmente riappropriarsi di ci che la finanza creativa stava distruggendo. Marco Santarpia In sala a Milano: mercoled 2 novembre cinema Apollo per la rassegna riVediamoli.
TEATRO questa rubrica a cura di Emanuele Aldrovandi rubriche@arcipelagomilano.org Piccolo mondo alpino
di e con Marta Dalla Via, Diego Dalla Via - regia Marta Dalla Via Spettacolo vincitore nel 2010 del Premio Kantor dal 18 al 30 ottobre Crt Teatro
Elsa, Ennio, Alberto e Bertilla sono i superstiti di una catastrofe che si ripete ogni giorno, quella di quattro fratelli che gestiscono un albergo sulle alpi e aspettano larrivo dei turisti. Ennio vive nel suo regno dei funghi e passa le giornate nel bosco, mentre Elsa alle prese con una caldaia da riparare e un telefono senza fili che, naturalmente, non squilla mai. I contraltari di questa coppia un po spiantata sono gli altri due fratelli, Alberto e Bertilla, che passano il tempo fra le piste da sci e lattesa domandandosi il senso delle loro giornate e la natura del loro rapporto: perch non se ne sono andati dalla montagna? Cosa provano per gli altri fratelli? Di chi il figlio che aspetta Bertilla? Che idee hanno? Nevicher?
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Solo nel finale si scopre che forse i fratelli non sono quattro, ma soltanto due. Che Elsa ed Ennio hanno giocato a interpretare Alberto e Bertilla. O forse sono stati Alberto e Bertilla a creare Elsa ed Ennio? In ogni caso, la realt dei personaggi oscilla fra quella dei due doppi, esprimendo il bisogno, per continuare ad andare avanti, di creare o isolare parti di s. Come se Vladimiro ed Estragone si fossero inventati Pozzo e Lucky per ingannare lattesa di Godot. Ma il Godot di Piccolo mondo alpino sono i turisti. I turisti sono gli unici in grado di portare senso a una localit di villeggiatura modificata e plasmata apposta per loro. Ma, cos come secondo alcune interpretazioni lunico senso che sarebbe in grado di portare Godot potrebbe essere non la salvezza dellumanit ma la sua definitiva estinzione, allo stesso modo i turisti fornirebbero s uno
scopo e unattivit ai fratelli albergatori, ma solo snaturando e rompendo il fragile equilibrio dellattesa; senza soddisfarla. Marta e Diego Dalla Via sono davvero bravissimi nellinterpretare due ruoli ciascuno, due facce della stessa condizione, due declinazioni delle stesse esistenze; riescono a creare quel difficile equilibrio che permette di trasmettere la sofferenza facendo ridere; con gusto, profondit e stile. Uno spettacolo breve, preciso e brillante: un esempio di come non sia necessario trattare temi apparentemente urgenti o ricercare originalit e sperimentazione a tutti i costi, per coinvolgere ed emozionare il pubblico, ma basti aver qualcosa da trasmettere, e saperlo fare con maestria.
In scena
*Al Teatro Grassi fino al 6 novembre lo storico spettacolo del Piccolo con la regia di Giorgio Strehler, Arlecchino servitore di due padroni. *Al Piccolo Teatro Studio dal 1 al 6 novembre Muri, testo e regia di Renato Sarti; uno spettacolo su Franco Basaglia e la sua lotta per abolire i manicomi. *Continuano allElfo Puccini Racconto dinverno, fino al 13 novembre, e The History Boys, fino al 20 novembre. *Al Franco Parenti fino al 6 novembre 456 di Mattia Torre e Il piccolo principe, con Sonia Bergamasco e Fabrizio Gifuni. *Dall1 al 6 novembre al Crt Teatro Homo ridens. *Dal 1 al 13 novembre al Teatro Arsenale Un ora con Dante: in paradiso, a cura di Marina Spreafico. *Dal 3 al 27 novembre al Teatro Litta Non si sa come di Luigi Pirandello, regia di Pasquale Marrazzo.
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