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Relazione per il Corso di Filosofia Analitica del Linguaggio, mod.

Ontologia

Stati di cose e fattori di verit.


Tre punti di vista diversi.

Valerio Cori N matr. 49649, Facolt di Filosofia, Universit di Macerata, a.a. 2010-2011

Sommario
Sommario.......................................................................................................2 Introduzione................................................................................................... 3 Posizioni divergenti in ontologia.....................................................................4 Universalismo vs Tropismo..........................................................................4 Sostanzialismo vs Riduzionismo.................................................................7 Realismo vs nominalismo............................................................................8 Verificazione e fattori di verit.....................................................................10 La proposta di Armstrong..........................................................................10 La risposta di Simons................................................................................11 La risposta di Schnieder............................................................................13 Conclusioni...................................................................................................15 Bibliografia................................................................................................... 16

Introduzione Mi occuper di tracciare una sintetica presentazione del problema relativo agli stati di cose e di conseguenza al loro possibile impiego come verificatori o, in modo pi appropriato, fattori di verit (dallinglese truthmakers). Con questo intento mi concentrer sulle posizioni di tre diversi autori intercettando il loro dialogo allinterno del dibattito in ontologia sul tema generale degli universali, degli stati di cose e quindi in particolare sui fattori di verit. Il primo di questi autori, David Malet Armstrong, un filosofo australiano, nato a Melbourne nel 1926, il cui pensiero caratterizzato da svariati interessi: dallontologia (disputa sugli universali) alla teoria della conoscenza, passando per la filosofia della mente. Il secondo filosofo che citer sar Peter Simons, filosofo inglese nato nel 1950 attualmente impegnato come professore al Trinity College di Dublino, i cui interessi spaziano dalla metafisica allontologia, dalla storia della logica a quella della filosofia centro-europea del diciannovesimo e ventesimo secolo. Il terzo autore che prender in considerazione sar Benjamin Schnieder, filosofo tedesco impegnato in metafisica e in filosofia del linguaggio. Degli ultimi due mi servir per offrire delle possibili risposte al pensiero di Armstrong che, come vedremo molto articolato. Cercher nel prossimo paragrafo, di fornire una sorta di glossario o comunque un quadro di riferimento che faccia da mappa per orientarci allinterno del dibattito in ontologia. Innanzitutto mi soffermer su una prima contrapposizione, quella esistente tra universalismo e tropismo. In secondo luogo sar necessario distinguere il sostanzialismo dal riduzionismo (o comunque la posizione di chi difende la Bundle Theory e quindi i cosiddetti fasci di
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propriet). Infine far un cenno anche alopposizione tra realismo e nominalismo. Una volta fatto ci cercher, nei limiti del possibile, di evidenziare a quali di queste posizioni i tre autori in esame si avvicinano maggiormente. Tutto questo non per una questione di inventario per cui sia necessario etichettare i protagonisti del dibattito, piuttosto spero serva a capire meglio la natura delle loro argomentazioni.

Posizioni divergenti in ontologia Come gi accennato, prender ora in esame le divergenze tra universalismo e tropismo, tra sostanzialismo e riduzionismo, tra realismo e nominalismo.

Universalismo vs Tropismo Prendiamo due oggetti di uso comune: un foglio e una penna. Chiameremo il foglio f e la penna p. Supponiamo che il foglio sia bianco e rettangolare, chiamando queste due propriet rispettivamente B e R. Chiameremo poi il colore nero della penna N e il suo essere stilografica (o, azzardando il possibile utilizzo di un solo termine, la sua stilograficit) S. Diremo pertanto che Bf e Rf rappresentano il fatto che il foglio sia bianco e rettangolare. Np e Sp rappresentano il fatto che la penna sia nera e stilografica. Per un universalista questi oggetti particolari sono lesemplificazione di propriet universali. In altre parole, questo foglio esemplifica gli universali della bianchezza e della rettangolarit, mentre la penna esemplifica luniversale della nerezza e della stilograficit .

Se mettessimo la nostra penna sopra quel foglio o se avvolgessimo la penna con il foglio, potremmo esprimere formalmente questi nuovi stati di cose rispettivamente come Opf (la penna sta sopra al foglio) e Apf (la penna avvolta dal foglio), dove O1 e A esprimono le relazioni che legano la penna p e il foglio f. In entrambi i casi possiamo notare che, si tratti di una propriet o di una relazione, luniversalista le registra entrambe come universali che, combinandosi con oggetti, generano stati di cose. Nel caso delle propriet vi un unico ente che esemplifica luniversale. Nel caso delle relazioni, invece, c pi di un ente ad esemplificare luniversale. Riprendendo la simbologia usata in precedenza noteremo che:
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B, R, N e S sono le propriet, quindi gli universali, esemplificate dai singoli enti p e f;

S e A sono le relazioni, quindi gli universali, esemplificate insieme2 dai due enti p e f.

Nel tropismo propriet e relazioni non sono universali, bens particolari. Ma ci non basta, bisogna definire questi particolari come privi di ulteriori costituenti e quindi semplici. Inoltre essi non esistono indipendentemente, ma partecipano dellesistenza di un particolare concreto perci si possono ulteriormente definire come astratti. Come vedremo di seguito questo approccio sar caratterizzato da un dominio ontologico pi quantitativamente ricco. Supponiamo di prendere un altro foglio di carta dalla stessa risma del precedente e che quindi abbia le stesse propriet del precedente. In
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Uso O (dallingelse over) per differenziare la relazione dello star sopra dalla propriet della penna di essere stilografica S.
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Qui utilizzo il termine insieme per evidenziare il fatto che la relazione per essere tale ha bisogno di essere esemplificata da pi di un ente in compartecipazione.

altre parole, avremo due fogli, f e f, bianchi e rettangolari. Queste propriet sembrano essere condivise da entrambi e quindi si potrebbe pensare che sia f che f esemplifichino le propriet B e R. Per i tropisti, come si diceva in precedenza, considerati i due particolari f e f, considerate le propriet dellesser bianco B e dellessere rettangolare R, considerati infine gli stati di cose per cui f bianco (Bf) e rettangolare (Rf), considerati gli stati di cose per cui f bianco (Bf) e rettangolare (Rf), avremo quattro tropi: b e r, b e r. Questi rappresentano la bianchezza di f (b), la rettangolarit di f (r), la bianchezza di f (b) e la rettangolarit di f (r). Siamo cos in presenza di una relazione oggettiva di somiglianza perfetta tra i tropi b e b, r e r. La differenza con luniversalismo sta nel fatto che, in questo approccio, pi oggetti non partecipano della stessa propriet, ma ad ogni oggetto inerisce una propriet che risulta essere diversa quantitativamente e non qualitativamente. Per comprendere meglio: se agli universalisti basta una sola bianchezza che viene esemplificata da ogni oggetto bianco, per i tropisti ogni foglio di una risma, come ogni oggetto bianco, ha la sua singola bianchezza. Stesso discorso vale ovviamente per le relazioni, difatti per i tropisti lo star sopra di p al foglio f o al foglio f sembrerebbe essere condiviso dai due stati di cose Ofp e Ofp. In realt siamo di nuovo in presenza di due tropi distinti: o e o. Anche in questo caso i due tropi si trovano in una relazione oggettiva di somiglianza perfetta. I tropi che si trovano in questo tipo di relazione tra loro possono essere raggruppati in classi di somiglianza perfetta. Esisteranno quindi propriet-classi e delle relazioni-classi. Come abbiamo visto prima per le propriet, anche nel caso delle relazioni gli universalisti ammettono una relazione cui alcuni oggetti partecipano, mentre per i tropisti ci saranno tante relazioni quante sono le diverse combinazioni di oggetti. Per chiarezza: lo star sopra degli universalisti pu essere esemplificato da una penna o da unaltra uguale se non da un altro
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oggetto insieme al foglio o a un altro oggetto; i tropisti, invece, sostengono che lo star sopra di una penna su di un foglio sia numericamente diverso dallo star sopra della stessa penna su un altro foglio della stessa risma del precedente pur essendo le due relazioni qualitativamente uguali. In ultima analisi due oggetti concreti perfettamente identici, e per questo indiscernibili, sono tali in quanto esemplificano le stesse propriet-classi, in quanto loggetto esemplifica una certa classe di somiglianza in virt del fatto che esso esemplifica un tropo appartenente a tale classe.

Sostanzialismo vs Riduzionismo Vanno ad intrecciarsi con i due punti di vista esaminati in precedenza le posizioni sostratista e riduzionista di cui accenner brevemente. Combinando insieme tutti questi ingredienti otterremo due tipi di universalismo (sostanzialista e riduzionista) e altrettante tipologie di tropismo (sostanzialista e riduzionista). In primo luogo l universalismo sostanzialista sostiene che i particolari sono dei sostrati3, pertanto sono irriducibili alle propriet che essi esemplificano. Nel caso di due oggetti che esemplificano le stesse propriet non vale il principio di identit degli indiscernibili poich tali oggetti, numericamente diversi, possono esemplificare le stesse identiche propriet , quindi la differenza la fa il sostrato. Nell universalismo riduzionista il fatto che un particolare sia quel particolare completamente determinato dalle propriet che esso esemplifica. Ogni particolare pertanto sarebbe un fascio di propriet irriducibili ad esso. Quindi il fascio di propriet in questione non sarebbe altro che una serie di universali esemplificati e compresenti nel particolare stesso. Quindi, due oggetti che esemplificano le stesse
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Nel senso Aristotelico del termine.

propriet sono considerati identici, perci vale il principio dell identit degli indiscernibili. Passando al tropismo, si possono delineare le caratteristiche del tropismo sostanzialista e di quello riduzionista. Nel primo caso, come nelluniversalismo, i particolari concreti sono appunto dei sostrati e quindi enti irriducibili alle propriet da essi esemplificate, cio i tropi. Analogamente a quanto detto per luniversalismo riduzionista, anche nel tropismo riduzionista sono i tropi che insieme danno vita a un particolare che non altro che un fascio di propriet. Nel caso in cui due particolari fossero costituiti dallo stesso fascio di propriet non varrebbe il principio di identit degli indiscernibili in virt del discorso sulla classe di somiglianza perfetta. Pur essendo tali particolari indiscernibili, siamo costretti a dire che i tropi, facenti parte del fascio di propriet che li compongono, sono membri della medesima classe di somiglianza perfetta, ma nel contempo queste propriet sono numericamente distinte perci il principio di identit degli indiscernibili decade. In altre parole: in questo approccio la bianchezza di un foglio distinta numericamente (e non qualitativamente) dalla bianchezza dellaltro foglio; tali propriet sono membri della medesima classe di somiglianza perfetta Bianchezza. Realismo vs nominalismo Accenner in maniera molto sintetica a due approcci contrapposti: realismo e nominalismo. Il realismo una posizione che riconosce agli universali una realt non esclusivamente concettuale o linguistica; da ci deriva lopposizione al concettualismo e al nominalismo. Tipo di approccio questo che nasce dalla scolastica, ma passa anche attraverso Kant, nella sua opposizione allidealismo, riconoscendo realt autonoma a

ci che gli idealisti facevano dipendere dal pensiero. Da notare per che Kant non fu un realista puro in quanto dallidealismo prese spunto per negare loggettivit di spazio e tempo. Kant nella prima edizione della sua Critica della Ragion Pura parlava di un realismo per indicare la dottrina opposta e, al contempo, quella che lui abbracciava. Il realismo abbracciato da Kant non era trascendentale, in quanto spazio e tempo sono considerate come forme a priori della nostra sensibilit. Lo spazio come forma a priori del senso esterno, mentre il tempo come forma a priori del senso interno attraverso il quale per ci arrivano unicamente i dati del senso esterno, perci il tempo risulta essere al contempo anche forma a priori del senso esterno. Quindi spazio e tempo hanno idealit trascendentale poich sono soggettivi rispetto alle cose in s stesse, ma hanno anche validit oggettiva rispetto a tutti gli oggetti che possono essere dati ai nostri sensi. Questa lespressione del realismo Kantiano che, oltre a quanto detto sopra, riconosce lesistenza delle cose indipendentemente dallatto del conoscere ed quindi espressione di un realismo empirico.4 Il nominalismo una dottrina filosofica secondo cui gli universali o concetti generali non esistono come realt anteriori e indipendenti n nelle cose n al di fuori di esse, presentandosi alla mente sotto la forma di nomi. I concetti generali sono quindi segni che possono essere predicati di pi individui concreti.

Cfr. (Critica della ragion pura, 1 ediz., Dialettica trascendentale. Critica del quarto

paralogismo della psicologia trascendentale.) I. Kant, Critica della ragion pura, (trad. G. Colli) Adelphi, Milano, 1995, pp. 428-438.

Verificazione e fattori di verit

La proposta di Armstrong

Armstrong difende una metafisica che ponga come fondamento i fatti e quindi gli stati di cose. Essi sono pertanto i fattori di verit delle proposizioni contingenti vere. In altri termini il loro essere vere dovuto allesistenza di qualcosa. Questo qualcosa ha una costituzione abbastanza varia. Per essere precisi non sono indispensabili solo le cose, ma appunto i fatti. Vediamoci chiaro tornando sul nostro tavolo, con i nostri fogli e le nostre penne. Supponiamo di comunicare ad un nostro collega che La penna sul foglio. Questa una proposizione contingente, ma di cosa ha bisogno per essere definita vera? Sicuramente del foglio e della penna, ma la sola presenza materiale di questi due oggetti non basta poich la penna potrebbe essere posta sotto il foglio, di lato o nel portapenne. Allora abbiamo bisogno anche della relazione dello star sopra. Questa relazione per non ancora sufficiente poich lo star sopra una relazione che pu essere abbinata a molti altri oggetti con successo. Per far si che il nostro collega convenga con noi nel dire che la nostra affermazione vera abbiamo bisogno della connessione dei nostri oggetti e della relazione insieme. Lo star sopra,
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il foglio e la penna, collegati nel modo appropriato, sono il nostro verificatore, sono uno stato di cose. Secondo Armstrong la relazione del render vero che lega la proposizione La penna sul foglio con lo stato di cose per cui la penna sopra al foglio di tipo interno. Per essere precisi, la relazione di verificazione interna. In altri termini, poter dire che E vero che la penna sopra il foglio implica unaltra relazione dello stesso tipo per poter quindi affermare che E vero che vero che la penna sopra il foglio. Quindi, come si pu facilmente intuire anche questultima verificazione ha bisogno di essere verificata e perci si genera un regresso allinfinito di tipo interno poich non si ricorre ad una relazione di tipo diverso, ma si regredisce allinfinito reiterando lo stesso tipo di relazione.5 Ci su cui Armstrong pone laccento che c un legame fondamentale in cui sono raggruppati tutti i costituenti dello stato di cose che contingente, ma tutti i passi successivi (verso il regresso) sono necessari. Una volta constatato ci, Armstrong sostiene che il regresso pu essere considerato innocuo.

La risposta di Simons

Peter Simons, diversamente da Armstrong, non solo cerca di dimostrare come non sia necessario considerare gli stati di cose nella loro funzione di verificatori, ma rifiuta anche lesistenza degli universali ai quali preferisce i tropi. La funzione di verificazione pertanto svolta dal tropo, non dallo stato di cose.

D.M. Armstrong, A world of state of affairs, Cambridge University Press, 1997 pp.

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Lassunto di base di Simons cerca di scardinare un certo desiderio di realismo per certi ambiti di verit e quindi il principio in base al quale ogni proposizione vera ha bisogno di un verificatore. Secondo il suo ragionamento una proposizione esistenziale del tipo Giorgio Napolitano esiste resa vera da Giorgio Napolitano in carne ed ossa, non occorre considerare lo stato di cose per cui Giorgio Napolitano esiste. Secondo Simons le proposizioni esistenziali hanno bisogno di una fondamentale distinzione in merito alla loro verificazione. Infatti solo le proposizioni esistenziali positive (come quella vista in precedenza) necessitano di un verificatore, per quanto riguarda quelle negative (nelle quali si nega lesistenza di qualcosa) esse risultano essere vere non per qualcosa di esistente che le rende vere, ma perch non esiste niente che le renda false. Ma ci non basta per poter evitare di ammettere gli stati di cose come verificatori. Simons quindi prende in considerazione le proposizioni universali (ed esistenziali) che risultano essere vere in modo derivato, in modo analogo a ci che avviene per le proposizioni congiuntive o disgiuntive, non hanno bisogno di loro propri verificatori. Ci non ancora sufficiente. Ci sono predicazioni non esistenziali che posso essere generali o atomiche. E per necessario stabilire su quale piano esse lo sono. Se una proposizione pu essere atomica sul piano grammaticale, potrebbe non esserlo sul piano logico. Prendiamo ad esempio laffermazione Valerio Cori famoso. Da come si pu facilmente notare questa proposizione sicuramente atomica dal punto di vista grammaticale, ma se andiamo ad approfondire portandoci sul piano logico, notiamo che si tratta di una proposizione generale: Molte persone conoscono Valerio Cori. Se si prende una singola propriet e se si ammette, come fa Simons, che questa sia singolare (tropo) e non universale, sar soltanto lesistenza del tropo stesso a verificare la proposizione. Se diciamo

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che Giorgio Napolitano pesa 80 kg, abbiamo bisogno di qualcosa che sia il tropo del pesare 80 kg che inerisce a Giorgio Napolitano. Ma allora ci di cui abbiamo bisogno la verit della proposizione generale esistenziale Esiste qualcosa che il tropo di pesare 80 kg che inerisce a Giorgio Napolitano. Questo per Simons un indice dellimperscrutabilit della forma logica delle proposizioni che non permette di fornire una regola generale che stabilisca quali sono i verificatori di una proposizione con una certa forma grammaticale. Inoltre egli sostiene che non sia possibile uninferenza dalla verit di una proposizione allesistenza del suo verificatore e che ci non esclude il fatto che il mondo determini ci che empiricamente vero. In conclusione, Simons sostiene che sia necessario rinunciare allarmonia tra partizioni ontologiche e linguistiche per non doversi pi aspettare un ordinata correlazione biunivoca tra proposizioni e stati di cose, pur continuando ad avere bisogno dei tropi e degli individui sostanziali per ottenere la verificazione delle proposizioni in generale.

La risposta di Schnieder

Nel paragrafo precedente abbiamo sottolineato le distanze prese da Simons rispetto alla posizione di Armstrong. In questo noteremo una posizione forse maggiormente lontana nella trattazione del problema dei fattori di verit ed quella di Schnieder. La tesi centrale di quest ultimo quella di sostenere una verificazione senza verificatori e quindi, come abbiamo visto, senza stati di cose.

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Schnieder sostiene un nominalismo che lui definisce sensibile che non comprende nel proprio dominio ontologico classi, stati di cose, universali, tropi, relazioni e propriet. Supponiamo di avere sulla nostra scrivania due fogli. Al nostro collega potremmo dire che C un colore che un foglio e laltro hanno in comune. Secondo il nominalismo sensibile questaffermazione pu essere riformulata in altri termini e cio: un foglio bianco e laltro foglio bianco. I sostenitori di questo tipo di nominalismo non hanno bisogno di impegnarsi allesistenza di ulteriori cose se non il fatto che esistono oggetti bianchi. Allora ci che rende vera la frase detta al nostro collega pu essere una semplice operazione di logica formale. Utilizzando, infatti, loperatore logico AND possiamo di che, essendo vere le due frasi che abbiamo riformulato, sar vera anche laffermazione per cui c un colore che un foglio e laltro hanno in comune. Come si pu notare, non c alcun bisogno di impegnarsi allesistenza di ulteriori oggetti o concetti. Il dominio ontologico nel nominalismo sensibile pertanto ricco di oggetti con determinate propriet, esistono pertanto oggetti bianchi, oggetti rettangolari, oggetti neri, oggetti stilografici ecc. Questo perch secondo i nominalisti sensibili solo i nomi esemplificano qualcosa (gli oggetti con determinate propriet). Il foglio esemplifica un oggetto bianco, rettangolare, ecc. Quindi affermare lesistenza di qualcosa veritiero nella misura in cui sono ammessi nel proprio dominio ontologico oggetti con quelle propriet. Centrale in questa prospettiva la singolarit. Difatti nel dominio ontologico basta ammettere singoli oggetti con singole propriet per affermare la verit di una frase che, opportunamente riformulata, viene garantita proprio in virt di quegli oggetti. Pertanto non si reputa necessario postulare lesistenza degli stati di cose cos come fa Armstrong. Lesistenza dei singoli oggetti e lutilizzo della logica formale sono sufficienti per stabilire se una proposizione vera o meno.
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Quando un nominalista sensibile parla in termini di esemplificazione lo fa nel senso che questa ha la funzione di descrivere qualcosa, non di denotare qualcosa. Per un realista ad esempio dire che il foglio bianco significa che il foglio esemplifica luniversale della bianchezza, ma per il nominalista sensibile questo significa dire che il foglio viene semplicemente descritto e non vi ragione alcuna di impegnarsi ontologicamente allesistenza di un verificatore. Egli per pu ammettere lesistenza di verificatori, ma solo nel caso di proposizioni esistenziali del tipo Valerio esiste, in questo caso Valerio stesso, un individuo, ad essere parte dellontologia del nominalista e a verificare la proposizione. Ed Valerio stesso che con la sua esistenza porta con s tutta la verit delle affermazioni che lo descrivono e che non denotano nulla di cui ci si debba impegnare allesistenza: n universali, n tropi, n propriet, ecc..

Conclusioni

Abbiamo esaminato tre punti di vista diversi e abbastanza distanti luno dallaltro per quanto riguarda il problema degli stati di cose come verificatori o fattori di verit. Da quanto detto sopra possiamo sostenere che Armstrong sia principalmente un sostenitore dell universalismo sostratista e che abbracci il realismo. Simons credo si possa definire come un sostenitore del tropismo sostratista e di sicuro come un nominalista. Infine la posizione di Schnieder , come abbiamo visto, sicuramente nominalista (sensibile, come lui lo definisce), mentre per quanto riguarda gli universali, i tropi, i sostrati e i fasci di propriet, credo che sia difficile stabilire quali tra questi concetti questo autore prediliga in
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quanto, almeno per quanto concerne il problema dei fattori di verit, egli si impegna proprio a fare a meno di tutti loro.

Bibliografia

D.M. Armstrong, A world of state of affairs, Cambridge University Press, 1997 pp. 113-131 D.M. Armstrong, Truth and truthmakers, Cambridge University Press, 2004 pp. 39-50

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I. Kant, Critica della ragion pura, (trad. G. Colli) Adelphi, Milano, 1995, pp. 428-438. P. Simons, Un mondo senza stati di cose, Phainomenologika, anno VII, nuova serie, numero 2, pp. 29-47 B. Schnieder, Truthmaking without truthmakers, Synthese, 2006, vol. V152 numero 1, pp. 21-46

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