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FONDAZIONE SANTORSOLA

Per il suo verso


Conversazioni sulla poesia italiana contemporanea

Due poesie di Jean-Pierre Lemaire 7 dicembre 2011 Introduzione La definizione della civilt in cui viviamo come civilt dellimmagine non pi cos attuale. La nostra semmai una civilt della parola; non si fa altro che parlare e, in forza delle possibilit offerte dalla rete, scrivere. Il problema allora lo spessore che la parola assume (ne accennava, in una sua nota, Davide Rondoni). Non ha senso contrapporre immagine e parola, come se limmagine fosse di per s piatta, e invece la parola dotata, per sua costitutiva struttura, di profondit; n avrebbe senso promuovere la prima a scapito della seconda. Non si deve mai opporre valore a valore. Il problema, va ribadito, lo spessore che possiede limmagine o la parola; come dire che il problema il soggetto che sta allorigine delluna e dellaltra. Chi insegna, e in genere chi educa, porta la responsabilit delle parole che dice; ma questa responsabilit tuttuno con quella verso s e gli altri; infatti, chi si impegna col mondo inevitabilmente attento alle parole che dice. La poesia un momento importante di questa responsabilit. Qui la parola viene mobilitata in tutte le sue potenzialit, tesa al massimo delle sue risorse. Ma a portare la parola a questo culmine non chi detiene una preparazione tecnica, piuttosto chi ha qualcosa da dire e quindi ha bisogno di tutto il campo espressivo, perch la comunicazione riesca adeguata (e in fondo non lo mai del tutto). Di fronte alla poesia noi siamo dei lettori; la nostra dunque la posizione dellascolto. Ma anche qui si gioca una responsabilit; tanto pi che non si ascolta veramente senza mettere in gioco tutta la propria umanit impegnata col reale. Linterpretazione sulla scia dellascolto, lascolto approfondito linterpretazione. In questa fatica non si da soli, ci si inserisce allinterno di una comunit interpretante, per usare una categoria di notevole interesse messa in campo dalla critica letteraria pi avvertita. Gli incontri che facciamo leggendo e commentando poesie giovano perch vedono in azione non un singolo ma una comunit che interpreta. La comunit interpretante, infatti, non solo una entit virtuale, linsieme astratto dei critici e dei lettori; ha inizio proprio come comunit viva, in grado, a misura della sua maturit, di tesaurizzare la tradizione critica e magari di incunearsi in essa. Leggiamo oggi due poesie di Jean-Pierre Lemaire. Insieme al testo originale francese consideriamo la traduzione italiana di Davide Rondoni. Originali e corrispettivi italiani sono apparsi nella rivista Clandestino (I/2000). Una traduzione, diceva Benedetto Croce, in un certo modo unaltra opera, perch manifesta il sentimento originale di chi traduce. Potremmo aggiungere che

questo traduttore-poeta fa emergere, attraverso la sua propria sensibilit, qualcosa che esisteva gi nel testo di partenza. Il nuovo sentimento che la traduzione veicola non dunque del tutto giustapposto (e perci arbitrario).

La mort coupe le paysage dune ligne tnue comme un diamant la vitre et lil ne peut dj plus joindre tout ce qui la traverse les deux moitis du vol de loiseau la branche et les fleurs son extrmit la vie de lhomme quand il va plus loin Cest le cur seul qui les tient ensemble le cur unique et ddoubl *

La morte taglia il paesaggio una linea tenue come un diamante il vetro e locchio non sa pi riunire tutto quel che lattraversa il volo che si divide il ramo e i fiori alla estremit la vita delluomo quando va pi lontano il cuore solo che li tiene insieme il cuore unico e che s doppiato *

Quand on longe les murs on trouve un jour des hommes-portes des hommes-fentres par qui lon voit le monde le paysage et les autres hommes ainsi parfois linfini En passant derrire eux on finit par suivre sans savoir un chemin au bout duquel peut-tre tu touvriras aussi Jean-Pierre Lemaire

Quando costeggi i muri trovi un giorno degli uomini-porta uomini-finestra per i quali vedi il mondo il paesaggio e gli altri uomini cos a volte allinfinito Mettendoti dietro di loro va a finire che seguirai senza saperlo un cammino in fondo al quale pure tu forse ti aprirai traduzione di Davide Rondoni

Nella versione italiana di entrambe le poesie si susseguono versi liberi, non rimati, non scanditi da punteggiatura. Si pu considerare un residuo di punteggiatura luso della maiuscola, in quanto non occorre allinizio di ogni verso. Nella tradizione italiana, lassenza della rima di norma risarcita da un rilievo accordato alla segmentazione, rilievo evidente soprattutto in una figura metrica come lenjambement. Gi lendecasillabo sciolto, assurto a un notevole affinamento tra la fine del XVIII secolo e linizio del XIX, era stato terreno di verifica di una scansione qualificata dallenjambement. Nei nostri due testi, il ricorso allenjambement molto sobrio, ma per questo pi rilevante. Nella prima poesia, ai vv. 3-4, leggiamo locchio non sa pi riunire/ tutto; si nota la separazione del predicato e del complemento oggetto. Lenjambement una figura ambivalente perch da un lato lega ma dallaltro spezza: se si vuole assecondare la sintassi si spezza il ritmo e viceversa. Qui, lenjambement materializza, nel corpo stesso della poesia, questa frattura, la traduce nella successione delle parole: quella che parla della frattura una parola materialmente ferita, spezzata. Un altro snodo forte quello tra il terzultimo e penultimo verso, come suggerisce la maiuscola. in evidenza il cuore. Esiste una dialettica tra

occhio e cuore, il primo non sa pi riunire, soltanto il secondo tiene insieme. Locchio registra il fatto, accusa il contraccolpo della realt; rappresenta la prima modalit di rapporto con le cose. La vista, dicevano gli scolastici del Medioevo, il senso massimamente conoscitivo. Ma il cuore che pu tenere insieme i segmenti spezzati, recuperare, per quanto lecito, un significato unitario, in cui recuperato sia il prima che il dopo. Questo evidente quando entrano in gioco il dolore e la morte. Taglia in pezzi, la morte; non solo perch guasta il corpo, ma perch sconvolge la coscienza di chi resta. La vita non pi la stessa dopo la morte delle persone care, il cuore per pu riaccostare il prima e il dopo, ricucire questi brandelli. Non perch il cuore sia esente dal taglio, dalla ferita. Il testo parla infatti di un cuore unico e che s doppiato. una sorta di ossimoro: il cuore unico e doppio perch a sua volta lacerato dal diamante che taglia. Non c esistenza priva di questo taglio; la vita, quanto pi avanza, tanto pi ne segnata. Un verso di Ungaretti, nella memoria di tutti noi, avverte: la morte si sconta vivendo. Chi resta in vita continua ad avvertire il taglio del diamante. E il cuore maturo non quello che ignora lincisione, invece il cuore unico anche se doppiato. Vediamo adesso la seconda poesia. Per il lettore italiano inevitabile reagire a questo testo pensando alla poesia del giovanissimo Montale Meriggiare pallido e assorto, con la celebre strofe conclusiva: E andando nel sole che abbaglia / sentire con triste meraviglia / com tutta la vita e il suo travaglio / in questo seguitare una muraglia / che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia. Questo accostamento non forse altrettanto immediato per un lettore francese. Ma questo non pu arrestarci. E nemmeno strettamente necessario accertare se lo stesso Lemaire pensasse al componimento degli Ossi di seppia. Il nostro accostamento comunque legittimo perch attiva una potenzialit del testo. Insegna lermeneutica che il testo cresce con chi lo legge. Non che la lettura aggiunga dati prima del tutto assenti; essa sollecita e fa sviluppare un germe gi annidato nel testo ma ancora inerte. Limmagine di Lemaire in potenza (anche) uno svolgimento dellimmagine di Montale. Svolgimento: dunque, non rigetto, arrogante confutazione. Montale non ha torto: la vita effettivamente seguitare una muraglia che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia. Ma questa verit non esaustiva. Lemaire infatti non la nega, ma la riassesta con una verit ulteriore. Esistono varchi e questi varchi non sono anzitutto concetti, categorie, analisi, argomentazioni, sono propriamente persone, gli uomini-porta, gli uominifinestra. La chiave dellenigma, se c, nella misura in cui c, non offerta da un pensiero, e se per questo nemmeno da un sentimento, ma da una persona, nella sua alterit e nella sua corrispondenza al bisogno di capire e orientarsi. la persona che apre una prospettiva; sintende, in quanto non rimanda a s, ma a qualcosa che si pu vedere attraverso di essa: per i quali vedi il mondo/ il paesaggio e gli altri uomini. Lincontro che giova con uno che, invece di mostrarti se stesso, riesce cos trasparente da costituire la finestra che fa vedere, la porta che introduce. Cos a volte allinfinito: questa prospettiva non delimitata, ma possiede unapertura di campo senza limite. Linoltrasi nella realt improvvisamente aperta resta peraltro legato a coloro che hanno mostrato, fatto vedere, introdotto: essi stessi, non trascuriamolo, sono il varco. Lapprofondimento progressivo si d in un seguire. Il testo presenta una articolazione che lo distingue in due segmenti. Il passaggio dal primo al secondo si ha col verso Mettendoti dietro di loro, evidenziato dalla maiuscola. Qui si inaugura un altro motivo, collegato peraltro a quello precedente. Da notare intanto il pronome personale incluso in mettendoti. Nel penultimo verso si affermer quindi il tu: in fondo al quale pure tu / forse ti aprirai. Qui il pronome ancor pi rilevato, anche perch messo in luce dallenjambement. Questa seconda persona, se vogliamo essere sottili , c da

sempre, perch implicata in costeggi, trovi, vedi; tuttavia si impone solo a partire da mettendoti, per culminare in quel tu finale sotto i riflettori. Impostazione analoga ha gi loriginale: qui il poeta, in quella che abbiamo individuato come prima parte, adopera, anzich la seconda persona singolare, la terza, in un costrutto tipicamente francese con valore impersonale (una traduzione letterale sarebbe: quando si costeggiano i muri, e cos via). Solo nella seconda parte, anzi solo nellultimo verso, Lemaire fa entrare in gioco un verbo alla seconda persona. Rondoni ha scartato la formula impersonale, in italiano meno diffusa e meno diretta, e ha usato da subito lappello immediato del verbo alla seconda persona singolare, costeggi, trovi, vedi, ma ha evitato in queste voci verbali di esplicitare il pronome (omissione che in italiano perfettamente legittima, mentre non lo sarebbe in francese); si riservato cos la possibilit di fare emergere il pronome in un secondo momento. In una poesia che punta sullincontro con laltro, pi maturo, pi consapevole, c dunque, al tempo, stesso una sottolineatura del soggetto. Il tu chiunque si coinvolge nel seguire, e il seguire comporta uniniziativa. Lespressione mettendoti dietro non mortifica il soggetto, al contrario ne rimarca la necessaria mobilitazione. Il soggetto si incrementa nellincontro, ma lincontro non gli elargisce tutto magicamente, senza sollecitare alcuno sforzo, piuttosto costituisce la sollecitazione a un cammino, a un impegno. Impegno, certo, della volont, ma anzitutto dellintelligenza, che del resto include gi la dimensione morale (la comprensione non avviene necessariamente, esige la disponibilit morale, la decisione appunto di mobilitarsi). Forse ti aprirai: non automatico che il soggetto si metta in gioco. Non solo il muro che si deve aprire, grazie agli uomini-porta, chiamato ad aprirsi anche il soggetto, con una mossa della sua libert. Ora questa apertura comporta il divenire trasparente del soggetto stesso, che aderisce a tal punto alla realt da mostrarla attraverso s: lui stesso rappresenter il varco per altri che costeggiano i muri. Intervento. Due osservazioni sulla seconda poesia. Anzitutto, al primo verso si parla di muri come ad indicare un ostacolo, una barriera nei confronti della realt; a questa barriera si contrappone il finale, dove spicca lespressione ti aprirai. Il forse dellultimo verso indica appunto la possibilit che si spalanchi qualcosa, il che dipende dallentrata in gioco della propria libert. La seconda osservazione che dal verso 4 (per i quali vedi il mondo / il paesaggio e gli altri uomini) si nota un climax discendente (mondo, paesaggio, uomini) ma che si pu anche considerare ascendente. La parola uomini centrale nella poesia (uomini-porta, uomini-finestra), e non per caso: nella coscienza delluomo che acquista significato il veder il mondo, il vedere il paesaggio. Intervento. Unosservazione sulla prima poesia. Mi sembrato che nella vicinanza tra la morte e locchio questo paesaggio tagliato dalla morte il paesaggio che locchio coglie ci sia, insieme allalternativa tra vita e morte, anche una dinamica tra superficie e profondit. Superficie ci che appare, ci che si coglie a prima vista; il cuore riesce a tenere insieme i brandelli perch partecipa sia di ci che si vede, sia di ci che non si vede. Ma a me sembrato che in quelle tre immagini che vengono utilizzate per correlare oggettivamente questa divisione, ci sia ununit espressa sintatticamente nel relativo, nella congiunzione copulativa e, nella temporale quando. Di fatto tra ci che vicino e ci che lontano, tra ci che superficiale e ci che profondo, tra ci che vivo e ci che morto si d in anticipo ununit, che poi il cuore afferra in una sua personale vista e riesce a unificare.

Intervento. La tua osservazione confermata dallultimo verso, dove c una congiunzione e una relativa. Questo pu farci affermare che il corpo della poesia porta con s la divisione e quindi porta con s anche lunit di cui il maggior testimone la congiunzione e. Intervento. Leggendo la poesia mi rimasta impressa la dialettica morte-vita e superficialit-profondit. Il terzultimo verso, la vita delluomo quando va pi lontano, una perifrasi che potrebbe indicare la morte. E interessante che non si dica che non c pi, ma che va pi lontano: ci che sembra morire ha, in fondo, un significato diverso, pi profondo e il cuore lunico elemento che tiene insieme questo perch anche lui si doppiato, si deformato per capire cos la morte e quindi ne ha colto un significato. Rimane non un ottimismo, ma un realismo: si esprimono degli aspetti della vita che sono tutti reali. Intervento. Nella poesia la morte sembra qualcosa contemporaneo alla vita, la morte presente insieme alla vita. C dunque un aspetto di malinconia. Questo mi ha fatto venire in mente unespressione di Cristina Campo: quello che pu salvare la tensione del tenere insieme il limite del mondo e ci che di continuo lo supera. Questo limite del mondo non del mondo esterno ma dentro luomo e luomo lo coglie perch quello che c fuori corrisponde a quello che luomo ha dentro. Inoltre leggendo la poesia ho riflettuto a quanto afferma uno psichiatra fenomenologo, Bornia, che rileva lindividualizzazione estrema della societ contemporanea, in cui tutto potenzialmente economico, anche il tempo libero, gli interessi: le monadi senza finestre che diventiamo possono ritrovare un senso nella costituzione di una comunit di destino, nella condivisione della malinconia, del senso di mancanza. Intervento. Quanto dici mi fa ripensare a un celebre poeta italiano, il quale ha avuto molto forte il senso dello smarrimento individuale, e ha valorizzato il sostegno che viene dal mettersi insieme tra smarriti. Si tratta di Pascoli. Nelle sue poesie gli uomini sono altrettanti sbandati; latto pi ragionevole che uno sbandato pu fare mettersi insieme ad altri. Si realizza allora una comunit, la comunit di coloro che condividono mancanza e malinconia: insieme, essi trovano calore e reciproco conforto nella perdurante opacit. In Lemaire senzaltro sottolineato il valore del mettersi insieme, ma nellincontro il muro opaco inciso da una breccia, da unapertura, e non appena per il convergere delle malinconie. Vi sono alcuni che fanno esperienza del varco, per cui la loro malinconia, senza mai abolirsi (c un cammino infinito da adeguare), trova continuamente questo sbocco. In questo modo divengono essi stessi varco, trasparenza del mondo, del senso. Mettersi insieme a loro perci seguire; e il soggetto che segue pu divenire a sua volta una trasparenza per altri. Intervento. La morte taglia il paesaggio.... Viene qui presentata una divisione, dovuta ad una linea sottile ma non per questo meno efficace. Tuttavia le cose esistono al di qua e al di l della linea. Il problema riunirle, cio avere ancora una percezione unitaria della realt, che quella linea scardina. La traiettoria del volo di un uccello non pi unita, il ramo non si raccorda ai fiori della sua estremit, la vita stessa delluomo perde la sua progressione. Saldare questa divisione non possibile allocchio impotente (ai sensi), resta una frattura, una demarcazione. Dove cercare allora lunit? La risposta arriva negli ultimi due versi, che chiamano in causa il cuore. Il cuore (la conoscenza di ci che , prima, durante e dopo il dato sensibile) unico e sdoppiato, parla i due linguaggi delleffimero e delleterno, sa comprendere leterno nelleffimero, e sa anche, simmetricamente, recuperare leffimero nelleterno.

Quando costeggi i muri.... Chi costeggia il muro non vede nulla se non nella direzione che si prefissato. Improvvisamente compaiono porte e finestre: dalla porta si passa per andare, dalla finestra si vede, ma porta e finestra sono persone, uomini, quindi rapporti, esperienze di rapporti. Finestra specifica porta: si passa dalla porta perch dalla finestra si vede qualcosa che propone (nella visione del mondo, delle cose e degli altri uomini) una possibile direzione. Interessante che il paesaggio sia qui il teatro di una concatenazione a volte infinita. Seguendo (mettendosi dietro a ) questi uomini si fa un percorso che pu portare ad aprirsi. Non deterministico, come in una assicurazione tassativa: gioca la categoria della possibilit (della Grazia?). Ci non sminuisce la prospettiva di unapertura effettivamente realizzabile. Unespressione come ti aprirai pu sembrare generica, un clich. Ma vale: mettersi in rapporto con ci che non si conosceva.

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