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Endrizzi Martina Matr. Vr079897 Scienze dell'Educazione Corso di Didattica e progettazione educativa Prof.

essa Messetti Anno accademico 2009/2010

Educarsi all'interculturalit

Immigrazione, integrazione ed educazione interculturale. Interculturalit termine che sta entrando sempre di pi nel nostro linguaggio quotidiano. Ai tempi d'oggi non si pu farne a meno, la mobilit delle popolazione mondiale in continuo aumento, di conseguenza lo scambio e il confronto tra culture diventa inevitabile. Ma il problema qual'? Noi cosa ne sappiamo delle altre culture? Che visione abbiamo degli stranieri che sempre pi frequentemente abitano le nostre citt e i nostri paesi? Prendendo in considerazione l'Italia,si pu notare come la questione stranieri abbia subito continue mutazioni nel corso degli anni: dagli anni '70 in cui si assiste ai primi leggeri flussi migratori in concomitanza con il Boom Economico, fino ai giorni nostri, dove ormai non si pu pi parlare di leggeri flussi, ma di una presenza ormai costante di stranieri nel Paese. Di conseguenza anche la posizione che la popolazione italiana assume nel corso degli anni rispetto alla figura dello straniero, subisce enormi mutazioni: inizialmente l'attenzione verso gli stranieri non cos marcata, e soprattutto la tendenza che assume la stampa italiana, era quella di distinguere tra straniero e immigrato. Il primo fa riferimento a persone appartenenti a ceti sociali medio-alti, mentre il secondo designa persone immigrate provenienti da ceti sociali bassi, se non addirittura poveri. Inoltre verso la fine degli anni '70 successivamente ad episodi di violenza (gli attentati a Roma e il sequestro Achille Lauro) il terrorismo l'evento maggiormente trattato e nasce la figura del terrorista arabo. evidente come dietro a questa presa di posizione vi sia una mossa politica che nel corso degli anni influenza negativamente, l'opinione pubblica. Ed infatti negli anni '80 che la questione

sull'immigrazione diventa oggetto di dibattiti politici, di proposte di legge per regolarizzare il fenomeno, conflitto sociale, etc.; il problema comincia ad essere politicizzato. Ci che preoccupa maggiormente l'impatto di tale fenomeno sulla vita culturale e sociale degli italiani. In questi anni la questione comincia ad assumere anche connotazioni razziali, un esempio l'uso del termine v cumpr associato ai venditori ambulanti, la figura maggiormente in voga quella dell'immigrato miserabile, povero, diperato. Si parla ormai di immigrazione extracomunitaria,termine non usato precedentemente, e il tema viene visto ormai come un grande problema nazionale. I media non perdono tempo nel diffondere immagini e titoli di notizie che generano subbuglio e scompigli sulla popolazione. Negli anni '90 le cose cambiano; il ricorso a categorie razziali diminuisce, anche se viene consolidata la categoria immigrato, termine non pi visto cos negativamente come nel decennio precedente; dimezzato invece l'utilizzo del termine extracomuniario. Una netta distinzione vi invece tra i termini regolare e clandestino. Gli immigrati per diventano fonte di problemi di ordine pubblico, infatti aumentano le notizie riguardanti criminalit e devianza connesse agli immigrati, tematiche che interessano in modo quasi spropositato la stampa, assieme al tema della politica migratoria. Ci che per del tutto assente nella stampa italiana negli anni '90 la questione relativa alla presenza massiccia di stranieri sul mercato del lavoro e sull'economia italiana. Fatto da prendere seriamente in considerazione, visto che l'assenza di notizie su una questione cos importante starebbe presumibilmente ad indicare l'imposizione di una cultura pubblica. Se nei decenni precedenti lo straniero veniva automaticamente collegato alla ricerca di lavoro, motivo principale di immigrazione, negli anni '90 la connessione immigrato-lavoro pressoch inesistente. Eppure, un paese che importa lavoratori stranieri, ma fa di tutto per non parlarne, dovrebbe essere considerato piuttosto bizzarro.1

Questa parte iniziale utile per affrontare il tema sull'integrazione, tema attorno al quale verte il progetto presentato dalla sottoscritta assieme ad altre colleghe. Tale progetto infatti porta il titolo
1 Educarsi all'interculturalit,Colombo, Genovese, Canevaro p.44

Culture a confronto, il cui scopo per l'appunto quello di promuovere l'integrazione di bambini provenienti da culture diverse in contesti extrascolastici, attraverso il confronto e il dialogo tra culture diverse. Il progetto vede coinvolte diverse famiglie straniere con la collaborazione di due famiglie italiane, che fungono da ponte per l'inserimento delle altre famiglie all'interno della comunit in cui vivevano. Punto a mio parere cruciale affinch le famiglie straniere instaurino un rapporto attivo non solo tra di loro ma anche con le famiglie autoctone, di modo che l'integrazione sia facilitata. Un secondo aspetto fondamentale all'interno del progetto la presenza del mediatore interculturale. La nostra una societ composta da diverse culture che si incontrano, il numero della popolazione mondiale in continuo aumento, il quale comporta inevitabilmente un continuo spostamento delle persone da un paese all'altro. Conseguentemente stabilire dei confini risulta un'impresa alquanto ardua, e soprattutto trovare la propria identit. Bauman per afferma che l'identit solo una finzione se non collegata ad un senso di appartenenza pi ampio, di tutti. Ecco perch c' bisogno estremo di mediatori interculturali, i quali svolgono un ruolo importantissimo: se il continuo confronto di culture motivo di arricchimento in senso lato ma anche individuale, allora la figura del mediatore deve favorire l'afflusso di un'energia positiva, che deriva appunto dal confronto visto come arricchimento. I mediatori interculturali sono come i nodi che tengono legata una grande rete; viviamo in una societ complessa, per cui la rete che ci si presenta davanti assai contorta. I mediatori sono indispensabili per il processo di umanizzazione; il diverso deve essere reso umano, di modo che l'incontro e la comprensione reciproca siano possibili, e il confronto sia costruttivo. Questo possibile solo se il potere vuole la partecipazione tra popoli, tra culture, tra i singoli; se invece il potere non mira alla partecipazione ma solo al dominio, allora l'umanizzazione diventa un progetto impossibile. Invece i mediatori sono figure stabili che devono essere in grado di collegare, connettere, unire e proprio per questo la loro presenza indispensabile all'interno di un progetto che prevede l'integrazione di bambini e ragazzi provenienti da culture diverse. Se il dialogo sta alla base di tutto allora il colloquio (singolarmente e di gruppo) un altro elemento

fondamentale e immancabile. Le prime persone che dovrebbero essere sensibilizzate sull'argomento sono i genitori, poich essendo loro i fautori dello spostamento in terra straniera, essi spesso non hanno la consapevolezza di quanto questo sia un evento traumatico per i loro figli. dimostrato come i figli soffrano di pi il cambiamento e impieghino pi tempo per integrarsi nel nuovo mondo, in quanto spesso essendo piccoli non conoscono il motivo per cui sono emigrati dal proprio paese d'origine. Al contrario i genitori ne sono pienamente consapevoli, perci sono pi preparati anche da un punto di vista psicologico. I bambini hanno a che fare con pi contesti sociali, oltre alla famiglia c' la scuola, attivit extrascolastiche, il gruppo dei pari, di conseguenza i compiti che si trovano ad assolvere contemporaneamente sono molteplici. Il progetto presentato prevede infatti delle attivit specifiche grazie alle quali i bambini assieme ai genitori possano condividere le proprie esperienze e instaurare un dialogo, affinch ognuno comprenda le difficolt dell'altro nel lungo e delicato processo di integrazione. Importante qui la conoscenza della lingua del paese ospitante, in questo caso l'italiano, cos che i bambini stranieri possano non solo comunicare tra di loro, ma anche avere un dialogo a scuola e con i pari. Esemplare l'esperienza di Arkan, il bambino albanese, la cui storia narrata nel libro Educarsi all'interculturalit; la difficolt pi grande incontrata da Arkan a scuola, ma anche in famiglia stata la mancata conoscenza della lingua italiana, che lo ha ostacolato nell'apprendimento scolastico, ma cosa pi importante nell'instaurare rapporti con i suoi compagni di classe, e con l'insegnante, impedendo in questo l'inserimento e l'integrazione del bambino. Altro punto cruciale per il processo di integrazione la conoscenza, in questo caso si tratta delle reciproche culture di provenienza. Se vero che l'ignoranza genera cattiveria e conflitto, allora necessario che, tra le famiglie presenti all'interno del progetto, avvenga uno scambio di informazioni in merito al proprio paese d'origine, alla propria cultura, agli usi e costumi, alle tradizioni, cos che non nascano incomprensioni, pregiudizi e discriminazioni. (l'organizzazione di serate a tema e la cucina etnica elencate come possibili attivit nel progetto possono essere una valida idea).

La diversit non dev'essere sopravvalutata ma nemmeno ignorata: lo societ in cui viviamo fatta ormai di diversit, che devono essere rese note a tutti. Ognuno di noi dovrebbe ricevere un'educazione adeguata in merito a questo tema cos vasto e delicato: cos come l'educazione che riceviamo a scuola non si esaurisce nel momento in cui ci diplomiamo o laureiamo, cos dev'essere anche per l'educazione interculturale. L'incontro con la diversit si confina in un unico periodo della nostra vita, ma per sempre, per questo importante che questo tipo di educazione venga applicato sin dall'infanzia e non si esaurisca mai. L'uomo dev'essere educato ad essere uomo, al rispetto della dignit altrui nel rispetto delle differenze di ognuno, deve imparare a vedere la diversit come ricchezza e non come ostacolo o minaccia. Ogni persona dovrebbe togliere quegli occhiali che fanno vedere gli altri con uno sguardo critico, per riuscire invece a vedere l'alterit con uno sguardo puro e libero da qualsiasi costrutto mentale. In primo luogo coloro che dovrebbero ricevere un'educazione interculturale sono gli adulti, poich essi navigano ancora in tutti quei pregiudizi e preconcetti, assimilati nel corso dei decenni scorsi, quando la diversit non era nemmeno concepita. Solamente se gli adulti e i genitori ricevono questo tipo di educazione, allora anche i bambini e i giovani d'oggi avranno la possibilit di crescere con un bagaglio di valori molto pi solido e arricchito. Per questo dobbiamo educarci all' interculturalit.

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