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Il lato (non) rassicurante: intervista a Charles Burns


di Antonio Solinas I tuoi fumetti sono stati pubblicati in Italia, ma il grosso pubblico non ha forse familiarit con le tue storie. Vuoi presentarti? Sono Charles Burns, vengo dagli Stati Uniti, da Philadelphia, e faccio fumetti da... troppo tempo, direi. Sono trentanni... Divido il mio tempo fra il lavoro di illustrazione, che mi permette di pagare le bollette, e i fumetti, che sono veramente il mio lavoro pi personale. Un tratto peculiare del tuo lavoro fumettistico, ancor di pi dellillustrazione, la capacit di essere molto disturbante, soprattutto per il pubblico generalista. Ti d fastidio essere visto in questo modo o, daltro canto, quali sono le motivazioni di questa scelta stilistica? difficile per me avere delle buone risposte, per spiegare perch io sia attratto da un certo tipo di storytelling. Come ho detto prima, i fumetti rappresentano il mio lavoro pi personale e qualcosa di cui mi sento di prendermi la responsabilit completa: laspetto grafico, lo stile di scrittura, tutto quanto, e credo, sin dalla tenera et, di essere stato attratto da questo tipo di storia, sia tramite i film, che la televisione, sia tramite la lettura di libri che con i fumetti. Non ho una buona spiegazione per tale fascinazione nei confronti di certi argomenti. La cosa interessante di alcuni tuoi fumetti che, in un certo modo, i problemi interiori dei tuoi personaggi sembrano rispecchiarsi nel loro aspetto esterno, con cicatrici e mutazioni che assumono grande importanza (vedi Black Hole, per esempio). una decisione conscia o ti viene naturale farlo? De:Code 2.0, n.2, maggio 2009 pag. 8

Non so quale sia esattamente la fonte di ispirazione nelluso di queste manifestazioni fisiche per mostrare i disturbi interni, non so da dove venga, specificamente, ma mi piace sempre usare questo tipo di approccio metaforico, questo tipo di simbologia, questo tipo di idea di mostrare una evidenza fisica di conflitti interni. Chiaramente, nella mia storia Black Hole c il concetto di peste giovanile (teen plague in originale, N.d.T.), una malattia che colpisce solo i teenager, con sintomi non a caso ma dalle mille diverse fenomenologie. Di nuovo, sono pi che altro simboliche e metaforiche. In questo senso, stato messo in evidenza come Black Hole sia una metafora dellAIDS, ma io lo vedo anche come una azzeccata metafora dei cambi che la pubert e ladolescenza portano. Sei daccordo? Come nata lidea della serie? Per rispondere alla tua ultima domanda, avevo questa idea della teen plague che colpiva solo i giovani, come metafora delladolescenza, su cui avevo lavorato in un certo numero di storie pi brevi a fumetti. Ma mi sono reso conto che era qualcosa di importante

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INTERVISTE adulto: stato difficile, ma stato qualcosa che ho preso molto seriamente, cercando di immergermi nella parte nella stessa maniera in cui un attore cerca di calarsi nel proprio ruolo con un metodo. In questa storia, inoltre, per la prima volta vi era una protagonista femmina, con una narrazione basata su monologhi interiori di una protagonista di sesso femminile. Mi venuto tutto naturale: penso che ci siano sentimenti che sono generalmente condivisi e questa la ragione per cui molti dei temi dellopera, anche quando stata pubblicata in altri paesi (e so che verr pubblicata in Corea e Russia, per dire) abbiano avuto un riscontro, essendo ladolescenza un dato universale, basato sulla lotta di cambiare dallinfanzia allet adulta e raggiungere un equilibrio per quanto riguarda la propria sessualit e identit in generale. Penso che queste idee saranno sempre universali: stato difficile, dal punto di vista emotivo, scrivere certe parti della storia, ma volevo veramente essere il pi onesto e senza censura possibile. In quel senso, una delle parti pi emozionanti del libro la storia di Eliza, la ragazza con la coda, che tende a generare quel senso di repulsione/attrazione che spesso associato ai nostri sentimenti quando da ragazzi scopriamo il sesso. Quanto hai preso dallesperienza personale e quanto stato facile trasporla sulla pagina? Non ho mai incontrato una ragazza con la coda, in realt (ride). Anche se, a ripensarci, forse vorrei che fosse accaduto... Penso di avere riflettuto sui miei stati danimo pi emotivi che ho passato. Ci sono alcune situazioni del libro che sono molto autobiografiche, tratte proprio da eventi in cui mi sono trovato. Come ho detto prima, ho usato lidea della teen plague per render-

per me, e volevo investigarla in maniera molto profonda. E la storia non riguarda tanto la malattia in s quanto i personaggi e il modo in cui questi lottano contro la malattia, questo era il conflitto. In realt, avrei potuto raccontare una storia abbastanza simile a proposito delladolescenza e dei teenagers, ma senza lidea della malattia, ma questo era un modo di renderla pi forte, di forzare la storia verso situazioni molto pi forti. E poi mi piaceva lidea di come la malattia si manifestava: per esempio, quando ero a scuola, a quellet, mi ricordo che mi volevo reinventare in modo da diventare una nuova persona, ricreandomi. E lidea della ragazza che cambia pelle, in maniera letterale,

come un serpente che esce dal proprio involucro: mi piaceva la possibilit di giocare con temi di questo tipo, con queste idee. Un altro personaggio ha una bocca sul collo, che rappresenta quasi la sua voce interna inconscia: anche se ha questa facciata ben definita, con una forte personalit, c questa voce onesta che vien fuori da unaltra bocca. Visto che hai fatto cenno agli adolescenti e a come vogliono cambiarsi, quanto ti stato facile riprodurre lo stato mentale che avevi quando avi sedici-diciassette anni? Probabilmente ci la dice lunga sul mio livello di maturit come De:Code 2.0, n.2, maggio 2009 pag. 9

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INTERVISTE cosa che non avevo mai realmente fatto prima. Quindi sapevo di volere passare un po di tempo a creare una storia in cui al centro ci fossero i personaggi e non le situazioni. Allinizio non era necessariamente un modo di commentare sullAIDS e neppure, se vuoi, sul periodo a livello di politica etc. Era solo un esercizio di definizione dei personaggi, scavando a fondo. I personaggi erano certamente basati sulle esperienze mie e dei miei amici quando avevamo circa let (dei personaggi del libro). Mi ci quindi voluto un po per scrivere la storia: io scrivo con lentezza, ma in questo caso si trattava di sceneggiare il fumetto in maniera un po diversa, scavando dentro di me stesso e mettendo a nudo cose che non erano semplicissime per me da mostrare. Black Hole stato stampato in molti paesi, come hai detto anche tu, e ha ricevuto unaccoglienza di solito ottima. Come andata negli Stati Uniti? Hai ricevuto critiche per un fumetto che non certamente facile o rassicurante?

le pi forti, quasi come un catalizzatore che spinge i personaggi in situazioni molto pi estreme. Per esempio, prendiamo la porzione della storia in cui il protagonista sta andando insieme a degli amici in una casa in cui si pu comprare marijuana, e inaspettatamente incontra questa bellissima ragazza che abita l, Eliza. Mentre in cammino, il protagonista depresso perch desidera in maniera romantica e idealizzata una ragazza della scuola, Chris, che lui mette su un piedistallo. Mentre pensa a lei in maniera ingenua e romantica, a un certo punto ha questo incontro inaspettato in cui emerge una forte attrazione sessuale e il protagonista deve fare i conti con essa. Questo tipo di

sentimenti sembrato autentico, mentre scrivevo. Anche se poi la storia scritta in una vena molto pi fantastica, questi sentimenti mi risultavano genuini, e il mio scopo era raggiungere una vena di autenticit. Per completare Black Hole ti ci voluto un sacco di tempo. Ci sono stati degli effetti sulla tua scrittura o sul disegno? Hai mutato in alcuna maniera lidea iniziale o il modo in cui hai trattato certi argomenti? Quando stavo iniziando a scrivere la storia, ho preso una decisione in maniera conscia: volevo puntare lattenzione sui personaggi, avere una storia guidata dai personaggi, De:Code 2.0, n.2, maggio 2009 pag. 10

Sorprendentemente, non mi rie-

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sce di ricordare che ci sia stato nessun tipo di critica o tentativi di censura. Nel fumetto ci sono immagini molto forti a livello grafico, per quanto riguarda limmaginario sessuale e la violenza, ma non ho mai utilizzato queste immagini a scopo gratuito, o per titillare qualcuno. Era solo per fare riflettere su quegli elementi. Per esempio, ci sono una o due situazioni fortemente violente, e volevo che fossero orribili, e che ci fosse la sensazione di un momento veramente violento, e non qualcosa che si vede in televisione o in un fumetto di supereroi. Qualcosa che cre-

asse questo momento veramente orrendo e che facesse pensare a che cosa fosse realmente quella violenza. Lo stesso discorso vale per la sessualit: penso a quelle immagini grafiche che avevano per un valore grafico confrontazionale. Dovevano avere un effetto forte a livello di storytelling. Un altro aspetto interessante, presente sia in Black Hole che in altre tue opere, il fatto che la tua sensibilit pu essere definita pop, ma il lavoro fatto nella direzione di mutarla e renderla molto pi dark e meno De:Code 2.0, n.2, maggio 2009 pag. 11

consolatoria. Da dove deriva questo interesse per la cultura pop e quando stato che sei stato esposto per la prima volta al lato oscuro del pop? Le cose su cui rifletto, in realt, sono le cose con cui sono cresciuto, ovvero la cultura americana. Per esempio, sono nato nel 1955, e quindi nei primi anni 60 negli Stati Uniti cera una moda per cui erano molto popolari le riviste di mostri, cerano programmi televisivi e film tutti di mostri. Fu una moda passeggera, ma io avevo proprio let giusta per apprezzarla. E penso

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che molte delle mie storie siano una specie di risposta alla cultura popolare americana, o, in un altro senso, di riflessione su essa, ma guardando oltre la facciata commerciale e cercando di concentrarsi sullesame delle cause alla base. Non necessariamente cercandone il lato oscuro, come dici tu (anche se molto spesso oscuro), ma esaminando le stranezze del fenomeno. In questo senso, hai fatto cenno al fatto che i fumetti sono una specie di progetto personale, pi che un lavoro commerciale. Dato che per lavori anche con editori mainstream, pensi che il tuo approccio alla materia pop cambi, a seconda che si tratti di cose tue o di lavori per un committente?

Non sono sicuro di aver capito bene la domanda... La domanda se il tuo approccio alle illustrazioni commerciali uguale a quello dei fumetti. La differenza che quando faccio qualunque lavoro a livello commerciale, qualcuno sta pagando per le mie capacit e le mie abilit, quindi le idee sono di qualcun altro. Ci non vuol dire che non ci metta tutto me stesso, nel lavoro grafico, cercando di trovare la migliore soluzione possibile per una illustrazione, ma lo scopo completamente diverso. Per me c la necessit di mantenermi e quindi supportare la mia famiglia o aiutare a supportare la mia famiglia, e per questo motivo accetto lavori di natura commerciale. Ovviamente non accetterei lavori De:Code 2.0, n.2, maggio 2009 pag. 12

di natura commerciale per i quali non avessi rispetto, ma c quel tipo di divisione per cui non c mai stato nessun fumetto che ho scritto o mai voluto scrivere che potesse in alcun modo tollerare ingerenze censorie. Non mi accosterei mai a qualcosa che potesse

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INTERVISTE ce in s e per s. Non penso a chi legge i miei fumetti. Qualche volta mi viene chiesto, nelle interviste, Chi pensi che sia il tuo pubblico?, e la mia classica risposta : Non lo so. Se vengo invitato a un qualche evento come questo a Bologna, incontro persone che hanno letto le mie storie e sembrano averle apprezzate (ed sempre un piacere), ma non riesco a pensare in termini tipo: i miei fumetti sono per ragazze teenager in unet compresa fra 14 e 22 anni... Non fa proprio parte del mio modo di pensare. Io penso solo a raccontare la storia che mi sento spinto a narrare. Il modo in cui usi il materiale pop mi fa pensare al fatto che tu sezioni limmaginario mainstream per creare un cortocircuito pop-autoriale che, in Italia, per esempio, non esiste. Come la situazione negli Stati Uniti? Ti senti uno che colma le differenze fra due mondi? Non lo so proprio. Negli Stati Uniti, Black Hole stato pubblicato dal mio editore Fantagraphics in maniera serializzata, con un formato tipico da comic book americano, che poi in realt non pi un modo fattibile di lavorare in questo periodo, a causa del considerevole mutamento delleconomia. Ma, nel creare la storia (e dividerla in parti serializzabili), lintento finale era comunque sempre quello di proporre in una unica graphic novel la storia completa. Ed ho scelto di fare pubblicare la storia come volume dalla Pantheon Books, che un enorme editore statunitense, parte di una delle maggiori case editrici americane, perch conoscevo lart director e gli editor e sapevo che mi avrebbero dato la libert di creare il libro e farne il design esattamente nella maniera che io volevo. Sapevo che cera un certo tipo di pubblico nel mondo dei fumetti underground e alternativi, persone che sarebbero an-

in alcun modo essere censurato. E, in questo senso, sono stato fortunato che ho avuto editori che rappresentano un canale per lavori nei quali non c mai stato niente che ho dovuto cambiare a causa di una qualche tipo di censura. Mi sento fortunato ad avere questo tipo di libert personale di creare le storie che voglio. Ti ha mai sorpreso il fatto che qualcosa di cos personale sia

cos acclamato, al di fuori della cerchia ristretta dei tuoi amici? Come scrittore e disegnatore, lavoro in un medium commerciale, ma non sto pensando a un pubblico in s. Penso solo a scrivere la migliore storia possibile. Il mio approccio sempre quello di essere il pi chiaro possibile e di fare risultare la mia storia la pi chiara possibile, ma non c mai linfluenza diretta del pensare ad una audienDe:Code 2.0, n.2, maggio 2009 pag. 13

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INTERVISTE ri ad essere presentato in Italia. Vuoi parlarcene, brevemente, spiegandoci come si situa nel corpus delle tue opere a livello di tematiche e argomenti? Direi che praticamente molti dei miei fumetti rappresentano aspetti diversi della mia personalit. Big Baby questo bambino alieno dallaspetto strano che vive in quello che, superficialmente, sembra un ambiente suburbano americano molto normale. un bambino con una immaginazione molto sviluppata, e questo, costantemente, lo porta a ficcarsi nei guai. Le storie di Big Baby sono state realizzate un bel po di tempo fa. Sto cercando di ricordarmi: mi sembra che la prima storia sia probabilmente dei primi anni 80, per cui si tratta probabilmente di storie che partono dai primi anni 80 per arrivare allinizio degli anni 90. Molte delle storie riflettono sul tema di un bambino che sta osservando ed esaminando il mondo degli adulti, e cercando di trarre un senso da tale mondo, e arrivando a conclusioni che non sono sempre troppo rassicuranti. Unultima parola per i tuoi fan italiani? Vediamo: non sono mai bravo a dire lultima parola... Non so: fuori c il sole e il tempo bellissimo, dopo una settimana che piovuto tutti i giorni, quindi sto per uscire e godermi il sole proprio... ora.

date nelle fumetterie specializzate a cercare il mio lavoro. Ma volevo che questo fumetto, alla fin fine, andasse nelle librerie di varia, in modo che qualcuno potesse prendere un cartonato che sembrava un libro normale e invece... Alla fine ho scoperto che ha avuto lettori anche fra quelli che normalmente non leggono i comics. Qualcuno mi ha avvicinato e mi ha detto che il mio libro stata la prima graphic novel che aveva mai letto, e che gli era piaciuta molto. Per me, questo stato molto gratificante, e mi anche piaciuto che alcuni mi abbiano proprio detto che sembrava un libro normale, finch non lo hanno aperto. Per prima cosa hanno preso in mano il libro, cosa importante, e ovviamente non aveva laspetto di un fumetto di supereroi, per dire. Per cui, il libro stato preso perch sembrava interessante, e molti lo hanno scoperto in questo

modo, cosa che mi ha fatto piacere perch ho raggiunto un pubblico nuovo per il mio fumetto. Ma tu, invece, i fumetti li leggi ancora o hai smesso? Ci sono tantissime persone che ammiro, sia in Europa che negli Stati Uniti. una piccola percentuale, ma lo stesso penso che valga per la letteratura, il cinema e gli altri media. C in giro della roba interessante e c un piccolissimo numero di persone che fanno delle cose eccezionalmente buone. E io sono sempre interessato ai lavori eccezionalmente buoni. Non ce ne sono molti, mi sa... una piccola percentuale ma normale che sia cos. Big Baby lultimo dei tuoi lavoDe:Code 2.0, n.2, maggio 2009 pag. 14

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