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Indice
1. Key points pag. 3
pag.
20
4. Il quadro normativo
pag.
23
pag.
27
6. Considerazioni conclusive
pag.
33
pag. 2
Fatturato
Occupazione
Canali di vendita
Consumi
Export
Cina
Prezzo
Ciclo finanziario
Banche e Vino
Prestiti bancari
il precedente massimo
del giugno 2008. Negli ultimi 5 anni, lindice cresciuto del 190% e negli ultimi dieci anni ha
320 300 280 260 240 220 200 180 160 140 120 100 80
giu-05 set-05 dic-05 mar-06 giu-06 set-06 dic-06 mar-07 giu-07 set-07 dic-07 mar-08 giu-08 set-08 dic-08 mar-09 giu-09 set-09 dic-09 mar-10 giu-10
registrato
performance media di quasi il 20%.
una
annuale
pag. 6
pag. 7
i confini nazionali, stabilendo con circa 19,5 milioni di ettolitri, il miglior risultato degli
ultimi venti anni, anche se tale aumento non si era per tradotto in maggiori introiti: nel 2009, infatti, il comparto aveva visto ridurre le sue entrate di quasi il 4% rispetto all'anno precedente. Nei primi mesi del 2010, lexport di vino poi tornato a crescere anche in valore: oltre l8% il progresso, sia in volume che in valore, sul primo trimestre del 2009. Nel 2009, le esportazioni hanno subito, in valore, gli effetti della negativa congiuntura internazionale, mentre in termini di volumi si ribaltato il dato negativo del 2008 grazie a un progresso di oltre il 9%. Lampliamento della forbice tra volumi e valori si riflesso in un calo del prezzo medio al litro del vino esportato a 1,78 al litro, discesa che si tuttavia arrestata nei primi mesi del 2010. Il made in Italy nel 2009 ha abbassato il listini per lexport in media dell11%. Sempre nel 2009, il prezzo medio al litro del vino imbottigliato stato inferiore a quello del 2005: 2,38 euro contro 2,46; e anche il prezzo medio dello spumante italiano sceso da 3,1 euro al litro nel 2005 ai 2,47 del 2009. In calo anche il prezzo delle uve allingrosso. Il made in Italy nel 2009 ha abbassato i listini per lexport in media dell11%.
L'export di vino in Italia 2010 Mar Esportazioni (var. % quantit) Esportazioni (var. % valori) Prezzo medio 8,0% 8,4% 1,78 2009 9,4% -3,9% 1,78 2008 -6,9% 1,8% 1,97 2007 3,2% 9,8% 1,70
Fonte: elaborazioni Servizio Research BMPS su dati Istat, Nomisma e Assoenologi (1 trim. 2010)
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Le prospettive pi confortanti, con cui si aperto il 2010, sono riconducibili a fattori sia di
carattere congiunturale, quale lalleggerimento del cambio ma anche la ripresa delle economie del Nord e Sud America, sia pi strutturali grazie alla tradizionale flessibilit del sistema italiano in grado di adattarsi alle svariate fasi congiunturali della domanda globale. Sviluppi incoraggianti confermati dalla tradizionale indagine conoscitiva di
pag. 9
+40,9%
3447
2447
1805
2592
1642 1619
13061392
2004
2005
1576
+8,0%
Valori (mln ) Volumi (mln hl)
2002
2003
2006
2007
2008
2009
2001
pag. 10
Relativamente al 2009, in termini di valore spicca il dato Cinese a conferma di un export di qualit
verso
tale
paese.
Lexport
di
massa si concentra invece verso la Russia (+111% in volume nel 2009 rispetto al 2008). In diminuzione invece le esportazioni nei confronti dellIndia e degli Stati Uniti, sia in termini di valore che di volume. Per quanto riguarda la penetrazione dei mercati italiani lItalia si conferma leader in Repubblica Ceca, mantenendo inalterata la propria quota. Tiene nel 2008 il mercato indiano anche se tale trend si invertito nel 2009, e quello russo; mentre si fortemente deteriorata la quota nel mercato cinese negli ultimi anni. Da notare il ruolo della Francia come principale contendente.
* Al netto del trading di Champagne che nei valori dell'export di vino italiano pesa per il 3%
Valore import vini: quota e posizionamento dell'Italia tra i primi 3 esportatori in quel mercato
Nazione Russia * Cina India Polonia Repubblica Ceca
* Dati 2000 e 2005
Quota 2001 9,60% 14,20% 2,40% 17,30% 24,20% 2008 10,20% 7,10% 12,60% 14,60% 24,30%
Ranking Italia 3' 3' 3' 2' 1' Leader Francia Francia Francia Francia Italia
pag. 11
40 35 30 25 20
15
18,6 17,5 34,0
1996
2007
10
5
9,6
9,1 3,7
9,0
4,6 2,5
2,6
3,3 1,6
2,5
0,4
2,1
Francia
Italia
Spagna
Australia
Cile
USA
Suf Africa
Nuova Zelanda
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Top 5 UE
78,8 75,5
71,2
70 60
50
65,1 59,9
40
30,8
30 20 10
1,6 8,0 3,1 14,8
23,3
1981-1985
1986-1990
1991-1995
1996-2000
2001-2005
2009
pag. 13
1995/1997
2005/2007
57
59
40
30
25
28
23
20
10
19 15 8
Cile
Nuova Zelanda
Australia
Spagna
Sud Africa
Italia
Francia
Argentina
USA
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Cina Canada Regno Unito Giappone Russia Stai Uniti Germania Francia Spagna Italia
Il settore vitivinicolo Luglio 2010
1991/95 2009 5,1 17,9 6,5 13,6 6,5 18,6 18,5 37,3 15,4 35,1
Var. % 13,3 161% 39,6 121% 12,7 95% 25,8 90% 10,6 63% 27,2 46% 20,2 9% 29,9 -20% 11,3 -27% 24,5 -30%
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Secondo
lindagine
telefonica
effettuata da Nomisma a marzo 2010 su 510 responsabili di acquisto del vino italiani, i criteri che guidano allacquisto del vino risultano principalmente la provenienza italiana, seguita dalla conoscenza del produttore. La presenza di marchio ed il prezzo sono motivazioni meno considerate.
Con quale frequenza consuma vino
Lindagine consumo di
mostra vino in
lelevato Italia. In
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Vino: produzione
50 45 40 35 30
25
21,1
20,4
47,2
(mln. di ettolitri)
46,2
2009
2008
20 15
10
6,6
19,5
19,5
6,3
5 0
Italia
Nord
Centro
Mezzogiorno
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Si tratta di vini con uno stretto legame con il territorio: un aspetto di assoluta grande rilevanza crescita. si per un Anche il sui turismo in mercati aprendo enogastronomico, internazionali fenomeno
Bonarda Gutturnio Vermentino Prosecco Soave Morellino di Scansano Bianco di Custoza Syrah Negroamaro
I vitigni "autoctoni"
-andamento delle vendite-
stanno
importanti opportunit: ad esempio, i consumatori Usa si stanno convertendo verso vini meno alcolici e con una propria identit territoriale, come i vini doc.
2009/2008 var. %
34,7
0,0 10,0 20,0 30,0 40,0
Fonte: elaborazioni Servizio Research BMPS su indagine relativa al vino nella GDO
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Vino: produzione
3.000
2.867
(migliaia di ettolitri)
2.799
2009
2.500
2008
2.000
1.500
1.009 1.010
1.000
797
788
500
413
415
186
190
177
132
128
127
Toscana
Siena
Firenze
Grosseto
Pisa
Arezzo
Livorno
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I vini Dop (denominazione di origine protetta - in base alla nuova normativa comunitaria cfr. infra il cap. sul quadro normativo) prodotti in Italia sono attualmente 363, di cui 44 Docg e 319 Doc: sono il 33% dellintera produzione. e I vini il a indicazione 27% della geografica protetta (Igp) sono 119 rappresentano produzione italiana. La componente,
Lazio
Piemonte Toscana Abruzzo Sicilia
2,1
1,7 1,7 1,6 1,5 2,1 2,3 4,4 2,3 3,0 4,0 4,9 5,0 6,0 3,2
Da tavola
I.G.T. D.O.C. e D.O.C.G.
infine
riforma, adesso
del
vino
da
il
tavola,
40% di della prima, in
E. Romagna
Puglia Veneto 0,0
rappresenta
riportare
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4. Il quadro normativo: il Dlgs per la tutela delle Denominazioni di origine dei vini (1/2)
La nuova normativa mette al centro la qualit dei vini, intervenendo sulla disciplina che regola le denominazioni di origine e il sistema dei controlli, adeguando cos le norme nazionali alla riforma dellorganizzazione comune di mercato (Ocm) del vino, dando cos avvio alla riforma, dopo 18 anni, del vecchio quadro normativo delineato dalla legge 164 del 1992. Lobiettivo (duplice) del decreto legislativo n. 61/2010 quello di assicurare un sistema burocratico pi snello per chi produce garantendo nello stesso tempo la qualit per il consumatore. Il provvedimento, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 96 del 26 aprile 2010, entrato in vigore l11 maggio. Le norme di Bruxelles toccano, prima di tutto, le denominazioni finora usate per classificare i vini: i Vqprd (vini di qualit prodotti in regioni determinate) lasciano il posto ai Dop (denominazione di origine protetta) che, a sua volta, si dividono in Doc (denominazione di origine controllata) e Docg (denominazione di origine controllata e garantita) che restano in vigore in quanto sigle. Le Igt (indicazione geografica tipica) confluiranno nelle lgp (indicazione geografica protetta) mentre i vini comuni (per i quali viene soppressa la dicitura da tavola) dovranno indicare il vitigno, senza alcun legame con il territorio di produzione. La semplificazione amministrativa introdotta dal Dlgs prevede, inoltre, lintroduzione dello sportello unico. Gli strumenti attualmente gestiti dalle regioni (albo vigneti Do, elenco vigne lgt) vengono sostituiti dallo schedario viticolo. In questo modo i produttori non dovranno pi effettuare duplici richieste per liscrizione dei vigneti allalbo, o per effettuare le variazioni. Adempimenti semplificati, ma anche controlli pi severi: per la prima volta, infatti, le verifiche vengono affidate a un soggetto terzo e non pi agli stessi consorzi di produttori. Si tratta di una importante novit di portata storica. I controlli e le inasprite sanzioni hanno come obiettivo primario quello di garantire trasparenza e qualit per il consumatore, anche di quello meno esperto. Il settore vitivinicolo Luglio 2010 pag. 23
Il quadro normativo: il Dlgs per la tutela delle Denominazioni di origine dei vini (2/2)
La fase due della riforma del settore viticolo prevede adesso ladeguamento dei disciplinari dei vini (il cui ok definitivo non arriver pi del ministero ma da Bruxelles) alle nuove norme di produzione e commercializzazione. Le modifiche pi frequenti riguardano le nuove tipologie di vini recanti il nome di vitigni autoctoni, linnalzamento dei parametri qualitativi o la possibilit di fregiarsi della Docg, quando i vini possiedono il requisito della rinomanza e del particolare pregio. Questultimo passaggio, per, diventa pi difficile perch il decreto innalza da cinque a dieci anni il tempo necessario per il passaggio da Doc a Docg. Per tutte le Do e lg che hanno presentato domanda entro il 31 luglio 2009, la valutazione sul nuovo disciplinare demandata al comitato nazionale vini del dicastero dellAgricoltura. Le domande pervenute dopo saranno invece di competenza di Bruxelles. Al Ministero sono arrivate ben 320 istanze di nuovi riconoscimenti e modifiche ai disciplinari Fino ad ora ne sono state licenziate circa il 50%: laltra met dovr essere valutata entro settembre 2011, in modo da trasmettere alla commissione Ue tutti i fascicoli entro il 31 dicembre 2011. La riforma promossa da Bruxelles, che mira a rafforzare la competitivit del settore in Europa, prevede anche il finanziamento di specifiche azioni promozionali per il vino made in Italy. In tale ambito, stato costituito di recente un Comitato per la strategia e il coordinamento con il compito, a regime, di gestire il cospicuo flusso di risorse, in modo da evitare anche sovrapposizioni o duplicazioni delle azioni nei vari mercati: i 102 nel 2013. fondi destinati allItalia per cofinanziare (al 50%) iniziative promozionali dirette ai mercati extraUe passano dai 7 milioni del 2009, ai 35 del 2010, 40 milioni nel 2011, 82 nel 2012 per arrivare a
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Il quadro normativo: il Dlgs per la tutela delle Denominazioni di origine dei vini: le dieci principali novit (1/2)
Lannata di produzione Diventa obbligatorio indicare lannata di produzione in etichetta per tutte le denominazioni di origine.
I tempi
Si innalza da 5 a 10 anni il tempo necessario per il passaggio da Doc a Docg, mentre per il passaggio da Igt a Doc occorrono almeno cinque.
Vengono soppressi lalbo degli imbottigliatori, lalbo dei vigneti e lelenco delle vigne.
Lo sportello unico
Nasce lo sportello unico: i produttori con ununica dichiarazione assolvono a tutti gli aspetti burocratici oggi demandati a enti diversi.
Per i vini a Igt (indicazione geografica tipica), fino ad ora erano liberi, viene introdotto lobbligo degli esami analitici per campione.
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Il quadro normativo: il Dlgs per la tutela delle Denominazioni di origine dei vini: le dieci principali novit (2/2)
Comitato vini pi snello La composizione del Comitato nazionale vini viene ridotto da 29 a 19 membri.
I contenitori Docg
Contrassegni Doc
Viene introdotto lobbligo dei contrassegni di stato anche sui vini Doc (in alternativa si pu utilizzare, su decisione dei consorzi o in loro assenza delle regioni, il lotto). Vengono modificate le ammende a cui saranno sottoposti coloro che non rispettano le norme, fino a un massimo di 100mila euro.
Le sanzioni
Anche i prodotti derivanti dalla vite e dal vino, tipo laceto e i vini aromatizzati possono utilizzare la Dop o la Igp.
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Per la banca, la conoscenza dellimpresa e la presenza di capitale umano, con competenze di credito
specializzato (conoscenza del settore del vino, capacit di valutare le prospettive industriali delle singole aziende, consulenza sullevoluzione della normativa e dei finanziamenti in ambito UE ecc.), diventano fattori strategici sia per facilitare lo sviluppo di prodotti progettati su misura per le esigenze del cliente sia, pi in generale, per lesercizio al meglio delle funzioni che le sono proprie: selezione del merito di credito ed efficiente allocazione dei capitali. Tutto ci comporta opportuni adeguamenti organizzativi, sia in termini di reclutamento e formazione del personale sia riguardo alla creazione di specifiche piattaforme commerciali, ma anche la necessit di progettare e collocare prodotti innovativi, in grado di favorire la crescita dimensionale e il ricambio generazionale delle aziende, che vanno ad affiancare i prodotti pi tradizionali. Anche nellambito del sostegno creditizio, assume tuttavia sempre pi rilevanza la capacita di adeguare lofferta agli incessanti sviluppi dei mercati. In particolare si segnala i finanziamenti a lungo termine (anche 20 anni e oltre) per tutti gli investimenti strutturali e/o di rilevante entit (impianti di vigneti, costruzione cantine ecc.); i finanziamenti a breve termine gestito nella forma di scoperto di conto corrente agrario al fine di consentire massima elasticit e semplicit nel finanziare il capitale circolante; finanziamenti a medio termine (dai 18 mesi ai 5 anni) commisurati al valore del vino al momento della richiesta o al costo di produzione certificato dal Consorzio, per sostenere le spese di produzione e la commercializzazione del vino; i finanziamenti destinati allanticipazione dei contributi che sotto varie forme sono forniti dal settore pubblico. In sintesi, finanziamenti che accompagnano gli imprenditori lunga tutta la filiera produttiva: dallimpianto del vigneto, alla costruzione della cantina fino allultimo anello della catena, la promozione e la commercializzazione del prodotto.
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2009 (importo)
1.556.743 931.298 38.663 4,15 2,48 353.805 210.130 7.953 3,78 2,25 102.795 65.782 4.350 6,61 4,23
var% a/a
-0,40 -2,19 3,32
2008 (importo)
1.562.961 952.168 37.421 3,93 2,39 359.049 216.016 7.687 3,56 2,14 104.916 64.846 4.160 6,42 3,97
Italia
Settori produttivi di cui: Agricoltura incid% su settori prod. incid% su prestiti
Centro
Settori produttivi di cui: Agricoltura incid% su settori prod. incid% su prestiti
Toscana
Settori produttivi di cui: Agricoltura incid% su settori prod. incid% su prestiti
(*)
Impi eghi vi vi e s offerenze a l netto del l e ca rtol a ri zza zi oni e dei PCT a tti vi . I da ti non contengono quel l i rel a tivi a l l a ca s s a Depos i ti e Pres titi Fonte: Elaborazione Servizio Research su dati Matrice dei Conti
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La crescita pi vivace dei prestiti alle imprese agricole, rispetto a quelli del totale dei
settori produttivi, stata favorita anche da tassi di insolvenza pi contenuti rispetto agli altri comparti di attivit, come evidenzia la tavola sullevoluzione del tasso di decadimento (flussi sofferenza in rapporto ai prestiti): 2,10% per lagricoltura contro il 2,58% per il totale imprese.
Italia
Settori produttivi di cui: Agricoltura
Centro
Settori produttivi: di cui: Agricoltura
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prodotti finalizzati a favorire laccorpamento dei terreni agricoli e delle aziende e la valorizzazione
del patrimonio abitativo rurale; servizi dedicati ai giovani imprenditori, che possano favorire il ricambio generazionale e stimolare la costituzione di nuove imprese; strumenti finanziari sinora utilizzati dallagricoltura meno che da altri settori produttivi, come il leasing,
Resta, inoltre, centrale la definizione di adeguati prodotti di copertura dei rischi, dal rischio di cambio, un
tradizionale comparto di operativit delle banche, ai rischi atmosferici, tra cui i danni generati da eventi naturali come neve e grandine, oggetto di specifiche polizze messe a punto da alcune compagnie assicurative. Una nuova tipologia di rischio poi quello climatico, di difficile quantificazione, su cui potrebbero essere canalizzati gli incentivi pubblici, attraverso, ad esempio, lo sviluppo dei derivati
climatici, come forma di copertura per il settore vinicolo, sulla falsariga di alcune esperienze gi condotte
dalla World Bank a favore dellagricoltura nei paesi in via di sviluppo. Il settore vitivinicolo Luglio 2010 pag. 31
Secondo una recente decisione della Consob, tali certificati, appaiono tuttavia esclusi dalla nozione di strumento finanziario prevista dal nuovo testo dellart. 1, comma 2, del Tuf, cosi come modificato dal d.lgs. n. 164 del 17.9.2007 di recepimento della direttiva Mifid. I certificati, infatti, non prevedono forme di regolamento del contratto alternative alla consegna fisica del vino e non risultano estranei a scopi commerciali, n assimilabili ad altri strumenti finanziari derivati, spiega lautorit. Oltre a non essere uno strumento finanziario, i certificati, sempre secondo Consob, non sono da ricomprendere nemmeno nella nozione di prodotto finanziario, perch i certificati non implicano unattesa di profitto (rendimento) del capitale investito, ma esclusivamente il diritto a ricevere una certa quantit divino a scadenza. La banca, daltra parte, nel collocare i certificati non garantisce una forma di rendimento, ma si limita ad assicurare il valore facciale del certificato nel caso in cui non sia possibile consegnare il vino a scadenza. In sintesi, i certificati en primeur non hanno niente a che vedere con i future, e la loro vendita (anche se fatta da una banca) non implica alcun prospetto informativo: i certificati del vino possono insomma essere venduti allo sportello e lunica cosa da garantire allinvestitore il rimborso del suo valore nominale nel caso in cui lazienda agricola non sia in grado di consegnare le bottiglie promesse. Peraltro in Italia i wine future hanno avuto una diffusione limitata: una pratica introdotta dai big del Brunello e poi sperimentata da alcuni dei principali produttori siciliani. In Francia, il binomio vino e finanza appare invece pi sviluppato. Ad esempio, a Bordeaux esistono 12mila chteaux, di cui un migliaio vendono il proprio vino en primeur attraverso la rete di 200 ngociant. Una figura, quella del ngociant, che in Italia non esiste. Nei portafogli enologico-finanziari di Francia troviamo i grandi rossi come i Bordeaux e i Borgogna, e gli Champagne. Anche Borsa Italiana ha preso in considerazione, in passato, di avviare un listino dedicato ai grandi vini italiani. Ma il progetto per il momento stato congelato: su questo fronte, la scarsa concentrazione di prodotti e la presenza di una miriade di micro-aziende sono sempre stati lo scoglio pi grosso da superare nel nostro Paese. Il settore vitivinicolo Luglio 2010 pag. 32
Un case study rilevante su come tutelare le singole peculiarit di ogni territorio coinvolto ma commercializzare in
gruppo, specie sui mercati esteri, quello relativo ai consorzi di tutela di Brunello di Montalcino, Chianti Classico e Vino Nobile di Monepulciano che sono passati da una collaborazione una tantum ad una collaborazione pi avanzata in grado di dare vita a un percorso di promozione congiunta delle tre denominazioni sui mercati esteri, pur mantenendo le proprie prerogative. Anche per il vino la ricetta di rafforzare la filiera, investendo in ricerca e innovazione in vigna e in cantina: tecniche di coltivazione e trattamento delle uve sempre con lobiettivo di
accrescere al qualit del prodotto. Occorre inoltre sviluppare un terziario in grado di supportare la produzione: dai
corsi-formazione per addetti, alla logistica, ai fornitori, al packaging, alla consulenza sui mercati esteri, alla capacit degli operatori e, pi in generale, del sistema Italia di saper esportare la nostra cultura alimentare. La diversit territoriale un vantaggio competitivo per il vino italiano: certo, costosa da far conoscere ed apprezzare sul mercato internazionale perch ogni vitigno deve raccontare la sua storia e farsi apprezzare: il costo contatto elevato. Ma altrettanto indubbio che la pluralit di gusti e sapori che il federalismo enologico italiano pu
proporre al consumatore di vino mondiale unica nella sua ampiezza. La buona performance in termini di valori segnala,
anche per il settore vitivinicolo, la centralit per il made in Italy dei fattori qualit, immagine, marketing ecc., per competere con successo sui mercati internazionali. Le nostre indagini confermano, inoltre, come le aziende caratterizzate da ristrutturazioni o cambiamenti di strategia, abbiano risentito della crisi meno delle altre e presentino adesso prospettive migliori. Gli investimenti sulla promozione e sulla razionalizzazione distributiva, effettuati da molti produttori italiani nel periodo di crisi,
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Contatti
Area Pianificazione Strategica, Research & IR Alessandro Santoni Research Stefano Cianferotti Macroeconomia e Congiuntura Lucia Lorenzoni Nicola Zambli Mercati Creditizi Marcello Lucci Antonella Rigacci Raffaella Stirpe Claudia Ticci Investor Relations Elisabetta Pozzi Rating e Debito Simone Maggi Paola Fabretti Distretti e Territori Pietro Ripa Giuseppe Alfano Pianificazione Strategica e Business Development Marco Torre Pianificazione Strategica Antonio Cillis Laura Governi Catia Polli Maria Francesca Mormando Business Development Giovanni Papiro Guido Poli Cesare Limone Lorenzo Burelli
Si ringrazia lo Staff Commerciale Agro-Alimentare di Banca MPS per la preziosa collaborazione alla realizzazione del report
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