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CAPITOLO 1

Equazione del calore e funzioni generalizzate.


1.1. Lequazione del calore
Lequazione del calore una legge di conservazione, ed esprime la conser-
vazione dellenergia interna di un corpo solido. A differenza che nei casi visti
nei capitoli precedenti, il usso non espresso come il prodotto di un campo
di velocit per la densit di energia, e questo porta ad una forma matematica
dellequazione notevolmente diversa da quanto visto nora.
Dalla termodinamica sappiamo che molti sistemi sici (noi prenderemo
in considerazione un corpo solido) possono immagazzinare al loro interno del-
lenergia, che non pu essere catalogata n come energia cinetica, n come
energia potenziale, ed appunto detta energia interna. Chiamiamo E lenergia
interna per unit di massa
1
. Cambiamenti di energia interna si manifesta-
no tramite cambiamenti della temperatura T. Un esempio classico quello
dellincudine presa a martellate: ad ogni colpo il martello perde buona parte
della sua energia cinetica (e per questo motivo il fabbro deve faticare per risol-
levarlo). In compenso lincudine si scalda: lenergia cinetica del martello si
trasformata in energia interna dellincudine
2
. Per quanticare questo effetto si
denisce il calore specico c
s
in modo tale che sia E = c
s
T. Generalmente c
s

una funzione della temperatura, e, se il corpo che prendiamo in considerazione
non omogeneo, pu anche essere funzione dello spazio. Osservando che le-
nergia interna per unit di volume E, dove la densit di massa del corpo
in considerazione, la legge di conservazione dellenergia in forma integrale
d
dt
_

c
s
T dx =
_

Fd +
_

S(x, t) dx
dove S rappresenta pozzi e sorgenti di energia allinterno del corpo
3
, ma non
stato specicato che cosa sia il usso F. Gi Newton aveva osservato che
la temperatura di un oggetto caldo diminuisce tanto pi rapidamente quanto
maggiore la differenza di temperatura tra loggetto e lambiente circostan-
te. Questo porta Fourier
4
a proporre la seguente espressione per il usso di
1
Pertanto E una densit di energia, con la particolare convenzione che lestensione di un
insieme denita come la massa contenuta in anzich come il suo volume.
2
Ovviamente anche il martello si scalda....
3
Considerare esplicitamente un termine sorgente (o pozzo) di energia nellequazione del calo-
re relativamente raro. In molti casi cambiamenti di energia interna di un sistema termodinamico
hanno delle cause localizzate sulla frontiera del sistema (le martellate colpiscono la supercie
dellincudine...) e quindi dovranno apparire nellequazione come condizioni al contorno. Tuttavia
a volte possibile scaldare direttamente linterno di un materiale: una cotoletta riscaldata in un
forno al microonde ne un esempio comune. In tal caso s dipende dalla distribuzione del campo
elettromagnetico generato dal forno, che penetra allinterno della carne.
4
Joseph Fourier fu un insegnante di matematica presso la cole Royale Militaire ad Auxerre,
e successivamente presso la cole Polytechnique a Parigi, prima di unirsi alla spedizione militare
di Napoleone in Egitto, in qualit di ufciale scientico. Divenuto prefetto della provincia di Isere,
ebbe il tempo di elaborare il manoscritto Sur la propagation de la chaleur dans les corps solides
nel quale per la prima volta stabilisce una equazione che descrive come si distribuisce il calore
1
2 1. EQUAZIONE DEL CALORE E FUNZIONI GENERALIZZATE.
energia interna
F = KT
dove la conducibilit K una propriet del materiale che quantica quanto ve-
locemente il calore uisce nel solido. In effetti, la conducibilit una funzione
della temperatura e, per materiali disomogenei, dipende anche dalla posizio-
ne
5
. Lespressione di Fourier per il usso porta immediatamente alla seguente
espressione (in forma differenziale) per la conservazione dellenergia interna

t
(c
s
T) = (KT) +S.
Dal punto di vista matematico il fatto che il usso dipenda non dal campo in-
cognito T, ma dal suo gradiente, ha notevolissime implicazioni. Il grado delle-
quazione si innalza (dobbiamo ora considerare derivate seconde nello spazio),
ed il metodo delle caratteristiche diventa inapplicabile. Inoltre, se lavoriamo
su domini chiusi sar necessario specicare delle condizioni al contorno lungo
tutto il perimetro del dominio. Seguendo Fourier considereremo costanti
6
, c
s
e K, e lequazione precedente si trasforma nellequazione lineare del calore
(1.1.1)
T
t

2
T = s
dove abbiamo denito s = S/(c
s
) e = K/(c
s
). Questultima costante nota
col nome di coefciente di diffusione.
In queste note noi considereremo solo il caso unidimensionale
(1.1.2)
T
t

2
T
x
2
= s
soggetto alla condizione iniziale T(x, 0) = R(x), con x R. Nel prossimo capi-
tolo assumeremo x [a, b], nel qual caso sar necessario anche specicare delle
opportune condizioni al contorno.
1.2. Una derivazione alternativa dellequazione del calore
Equazioni formalmente identiche a quelle del calore sono comuni in molti
campi della sica e della matematica applicata. Esistono dei motivi profondi
per questo fatto, sui quali non possiamo dilungarci. Ci limitiamo a descrivere,
a titolo di esempio, una situazione in cui si ritrova lequazione del calore come
modello macroscopico approssimato di una dinamica microscopica che ha na-
tura aleatoria. Alcune delle assunzioni che faremo sono certamente articiali
allinterno di un solido (lequazione del calore, appunto) e la risolve con un metodo originalissimo
basato su serie di funzioni trigonometriche (oggi detto metodo delle trasformate di Fourier). Il
manoscritto fu sottomesso nel 1807 a lInstitut de France per essere pubblicato, ma la commissione
giudicatrice, pur apprezzando loriginalit del pensiero, ebbe da ridire sul rigore matematico del
lavoro. Il manoscritto non ebbe una grande diffusione e pochissimi lo lessero. Solo nel 1822, dive-
nuto segretario della sezione matematica della Acadmie des Sciences, Fourier riusc a pubblicare,
col titolo di Thorie analytique de la chaleur, una versione molto ampliata e riveduta del suo
lavoro del 1807, che divenne un classico della matematica. Quel lavoro non aveva ancora nulla del
rigore matematico moderno, che proprio in quegli anni cominciava ad essere richiesto, principal-
mente grazie allopera di Cauchy, Weierstrass e Bolzano. Era, tuttavia, indiscutibile che Fourier
avesse trovato lequazione giusta, e che le sue soluzioni fossero corrette. Il problema di rende-
re rigorosi i suoi risultati di fatto apr una nuova branca della matematica, lanalisi funzionale,
estremamente vigorosa e vitale ancora oggi.
5
Per materiali anisotropi pu darsi il caso che il calore uisca meglio in alcune direzioni
piuttosto che in altre. Se ci avviene la conducibilit non pu essere espressa da una funzione, ma
diventa una quantit tensoriale (ovvero una matrice di funzioni avente determinate propriet).
6
Per molti materiali questa unottima approssimazione, se le uttuazioni del campo di
temperatura sono sufcientemente contenute.
1.2. UNA DERIVAZIONE ALTERNATIVA DELLEQUAZIONE DEL CALORE 3
q p
x
FIGURA 1.2.1. Una sequenza di scatole piene di pulci.
ed hanno il solo ne di semplicare i calcoli, tuttavia lesempio rappresen-
tativo di una classe di casi molto ampia, che descrive fenomeni di particolare
interesse scientico e tecnologico
7
.
Consideriamo delle scatole aperte, tutte uguali, di largezza , poste in la
una accanto allaltra, come mostrato in gura 1.2.1 . Nella scatola in posizione
x al tempo t si trovano n(x, t) pulci. Un metronomo scatta ad intervalli di tem-
po pari a . Ad ogni scatto del metronomo ciascuna pulce, ben ammaestrata,
decide se saltare nella scatola alla propria sinistra oppure nella scatola alla
propria destra, indipendentemente da ci che fanno le altre. La decisione av-
viene casualmente, con probabilit p per un salto a sinistra e q per un salto a
destra, dove p, q > 0 e p + q = 1. Ci domandiamo quante pulci si troveranno
nella scatola x al tempo t + . Poich i salti sono casuali non possibile dare
una risposta esatta a questa domanda. Ma, se ripetessimo lesperimento molte
volte, il risultato medio sarebbe
(1.2.1) n(x, t +) = qn(x , t) +pn(x + , t).
Ci permettiamo di abusare della statistica e di utilizzare lequazione (1.2.1)
come se fosse la descrizione esatta di ci che avviene ad ogni scatto di metrono-
mo. In questo siamo confortati dalla legge dei grandi numeri: tanto maggiori
sono i valori di n, tanto minore sar lerrore percentuale fra ci che succede in
realt e ci che prevede la (1.2.1). Assumiamo anche che i salti a destra ed a
sinistra siano equiprobabili, ovvero p = q = 1/2. Lequazione (1.2.1) pu essere
posta in una forma pi utile ai nostri scopi sottraendo da entrambi i lati dellu-
guaglianza la quantit n(x, t), e poi dividendo lintera espressione per e per

2
. Il risultato
(1.2.2)
n(x, t +) n(x, t)

=

2
2
_
n(x , t) +n(x + , t) 2n(x, t)

2
_
.
facile riconoscere nel lato sinistro e nel lato destro dellequazione i rappor-
ti incrementali che approssimano, rispettivamente, u/t e
2
u/x
2
. Se de-
niamo il coefciente di diffusione delle pulci =
2
/(2), ci aspettiamo
di poter approssimare lequazione alle differenze nite (1.2.2) con lequazione
differenziale
(1.2.3)
n
t
=

2
n
x
2
che proprio lequazione del calore. Nel seguire questo procedimento non ci
siamo curati per nulla del rigore matematico. Esiste, per un aspetto sul qua-
le desidero soffermarmi, poich esso non puramente formale. Si potrebbe
pensare di rendere sempre pi piccole le scatole e far ticchettare sempre pi
di frequente il metronomo, in modo da raggiungere il limite 0 e 0.
7
Quella che sto per esporre una versione estremamente semplicata della teoria del moto
browniano elaborata da Einstein. Per maggiori dettagli, e per avere una illustrazione dellampiez-
za della classe di problemi di cui questo fa parte, si veda, per esempio, Gardiner, Handbook of
Stochastic Methods, Springer-Verlag.
4 1. EQUAZIONE DEL CALORE E FUNZIONI GENERALIZZATE.
Ma facile osservare che i due limiti, presi separatamente, non commutano,
ed entrambi producono risultati che non descrivono la realt. Infatti, Se im-
poniamo innanzitutto 0 e poi 0 otteniamo n/t = 0, il che sembra
sostenere che la distribuzione delle pulci nelle scatole non cambia nel tempo.
Se, invece, chiediamo prima che 0 e poi che 0, otteniamo n/t = ,
un risultato ancor pi difcile da interpretare. Lunico modo per recuperare
lequazione del calore quello di assumere che e dipendano entrambi da
un parametro s, in modo tale che, se s 0, allora 0 e 0, ma il rap-
porto
2
/(2) tende ad una costante. Questo procedimento, che utilizzato da
alcuni testi per dimostrare che le passeggiate aleatorie delle pulci, nel loro
insieme, sono descritte da una equazione del calore, non particolarmente sod-
disfacente, perch nasconde al lettore il fatto, di importanza cruciale, che per
poter denire un coefciente di diffusione (e quindi una equazione del calore)
sono necessarie una ben distinta scala di lunghezza ed una ben distinta scala
di tempo
8
, che, nel nostro caso, sono la larghezza delle scatole ed il periodo
del metronomo.
Per concludere questo esempio bene ricordare che lequazione (1.2.3)
una legge di conservazione, in questo caso essa esprime la conservazione del
numero totale di pulci N =
_

n(x, t) dx. Questo diviene evidente osservando


che, ad ogni scatto di metronomo, il usso di pulci che scavalcano la parete che
separa la scatola in x da quella in x +
F(x + /2, t) =
1
2
(n(x, t) n(x + , t))
una espressione che afferma che nellintervallo di tempo di durata met delle
pulci in x saltano verso destra, contribuendo positivamente al usso, e met
delle pulci in x + saltano verso sinistra, contribuendo negativamente al us-
so. Il usso netto la somma algebrica di entrambi i contributi. Quindi la
variazione del numero di pulci nella posizione x tra il tempo t ed il tempo t +
pari al usso netto che nel medesimo intervallo di tempo passato attraverso
le pareti poste in x /2 ed in x + /2, ovvero
n(x, t +) n(x, t)

= F(x /2, t) F(x + /2, t) =


=
1
2
(n(x , t) 2n(x, t) +n(x + , t)) .
Moltiplicando e dividendo per
2
lespressione a destra in questa uguaglianza
si riottiene lequazione alle differenze nite (1.2.2).
1.3. Soluzioni autosimilari dellequazione del calore
1.4. Funzioni di Green e Distribuzioni
1.5. Soluzione generale dellequazione del calore
(1.5.1)
T(x, t) =
_

d x
_
t
0
d

t
exp
_

(x x)
2

4(t

t)
_
_
4(t

t)
s( x,

t) +
_

d x
exp
_

(x x)
2

4t
_

4t
R( x)
8
In alcuni problemi appare in modo naturale una scala di velocit, che sostituisce o la scala
di tempo, o la scala di lunghezza.
1.6. PRINCIPIO DEL MASSIMO ED ALTRE PROPRIET DELLE SOLUZIONI 5
1.6. Principio del massimo ed altre propriet delle soluzioni
THEOREM 1.6.1. Principio del massimo. Sia T : R[0,

t] R una funzione
superiormente limitata, di classe C
2,1
(R (0,

t]) tale che, per (x, t) R (0,

t]
T
t

2
T
x
2
= 0
e che lim
t0
T(x, t) = R(x). Allora si ha
T(x, t) sup(R).
DIMOSTRAZIONE. Deniamo una funzione ausiliaria = T t. Suppo-
niamo per assurdo che esista un punto (x
M
, t
M
) R (0,

t] tale che (x, t)


R[0,

t], (x, t) (x
M
, t
M
). Qui intendiamo che possa anche essere x
m
= ,
in tal caso implicita una operazione di limite. Inoltre osserviamo che se
(x
M
, t
M
) esistesse, sarebbe nito, perch T superiormente limitata. Per-
tanto abbiamo che

x
2
(x
M
, t
M
) 0
e

t
(x
M
, t
M
) = 0
se t
M
(0,

t), e

t
(x
M
, t
M
) 0
se t
M
=

t. Ma la funzione soddisfa lequazione

x
2
=
che, valutata in (x
M
, t
M
), produce il risultato assurdo che i termini a sinistra
delluguale sono tutti positivi o nulli, mentre il termine costante a destra
strettamente negativo. Quindi, per (x, t) R (0,

t] deve necessariamente
essere (x, t) < sup() = sup(R), ovvero T(x, t) < sup(R) + t. Poich questo
vale per arbitrariamente piccoli, ne consegue T(x, t) sup(R).
THEOREM 1.6.2. Unicit delle soluzioni. Siano T,

T : R [0, ) R
due funzioni con le propriet di regolarit e limitatezza richieste dal teore-
ma del massimo 1.6.1 e dalla sua controparte per il minimo, e che soddisno
lequazione del calore
T
t

2
T
x
2
= s(x, t).
Se T(x, 0) =

T(x, 0) allora T(x, t) =

T(x, t) per t [0, ).
DIMOSTRAZIONE. La funzione = T

T soddisfa lequazione del calore
omogenea

x
2
= 0
con la condizione iniziale (x, 0) = 0. Pertanto, secondo il principio del massimo
(x, t) sup
xR
((x, 0)) = 0 e, per la sua controparte del minimo (x, t)
inf
xR
((x, 0)) = 0. Quindi (x, t) = 0.
THEOREM 1.6.3. Regolarit delle soluzioni. Ogni soluzione T : R[0, )
R dellequazione del calore (1.1.2) con condizione iniziale T(x, 0) = R(x) dove R
superiormente ed inferiormente limitata, di classe C

per t > 0.
DIMOSTRAZIONE. La soluzione generale (1.5.1) di classe C

per t > 0.
Inoltre, per il teorema precedente, anche unica, una volta ssati la sorgente
s e la condizione iniziale R.
6 1. EQUAZIONE DEL CALORE E FUNZIONI GENERALIZZATE.
THEOREM 1.6.4. Teorema del valor medio. Sia T : R [0, ) R una
soluzione dellequazione del calore (1.1.2) tale che esista il valor medio

T(t) =
lim
L
1
2L
_
L
L
T(x, t) dx ad ogni tempo t [0, ). Allora
d
dt

T(t) = s(t)
dove s(t) = lim
L
_
L
L
s(x, t) dx.
DIMOSTRAZIONE. Integriamo fra L e L lequazione (1.1.2). Poich la
soluzione C

possiamo scambiare la derivata temporale e l integrale, e


dividere per 2L, ottenendo
d
dt
_
1
2L
_
L
L
T(x, t) dx
_


2L
_
T
x
_

=
1
2L
_
L
L
s(x, t) dx.
Osserviamo che la derivata di una funzione C

limitata anchessa limitata,


quindi, prendendo il limite per L , il secondo addendo nel lato sinistro
delluguaglianza tende a zero. Da ci segue la tesi.
THEOREM 1.6.5. Teorema dellenergia. Sia T : R[0, ) R una soluzione
dellequazione del calore (1.1.2) tale che esista lenergia E(t) =
1
2
_

T
2
(x, t) dx
ad ogni tempo t [0, ). Allora

E =
_

_
T
x
_
2
dx +
_

T(x, t)s(x, t) dx.


DIMOSTRAZIONE. Moltiplicando lequazione del calore (1.1.2) per T si ha
T
T
t
T

2
T
x
2
= Ts.
Integrando per parti si ha
d
dt
_
1
2
_

T
2
dx
_
+
_

_
T
x
_
2
dx
_

x
_
T
T
x
__

=
_

Ts dx.
Ma se lenergia esiste (nita) deve necessariamente essere lim
x
T(x, t) =
0. Pertanto il termine di bordo nellequazione precedente nullo e segue la
tesi.
Osserviamo che i due precedenti teoremi sono particolarmente importanti
nel caso in cui la sorgente s sia nulla. In tal caso il teorema della media dice
che la media conservata nel tempo; il teorema dellenergia dice che lenergia
della soluzione (o, meglio, la sua varianza) una funzione non crescente del
tempo.
1.7. Esercizi
EXERCISE 1.8. Se si assume p = q lequazione (1.2.1) pu essere approssi-
mata dallequazione di avvezione-diffusione
n
t
+c
n
x
=

2
n
x
2
.
Determinate le costanti c e in termini di , , p, q.

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