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"Il Governo Monti"

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IL GOVERNO MONTI

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CRISI DI GOVERNO/ Monti, luomo delle banche


Gioved 10 Novembre 2011 Mario Monti, un tecnocrate sponsorizzato dalla grande speculazione bancaria, sta per diventare il nuovo capo del governo. Decisivo il ruolo del Presidente della Repubblica che ha nominato Monti senatore a vita pur di dare al personaggio una copertura politica. Ci troviamo davanti ad un golpe strisciante ai danni di cittadini e lavoratori, un colpo di mano al quale soltanto comunisti e Di Pietro hanno deciso di opporsi. La strada maestra, quella del ritorno alle urne con una nuova legge elettorale, terrorizza quasi tutti. Quello che ci attende il governo dei plutocrati, attentissimi ad eseguire il compito dettato da banche e alta finanza.

Il governo delle banche La premiata forneria parlamentare, in queste ore, in procinto di servire la pi indigesta tra le focacce destinate ai lavoratori. Un tempo al tempo della cosiddetta prima repubblica - i governi di transizione erano detti balneari, di mare quindi, perch varati solitamente durante la pausa estiva. Lex Presidente della Repubblica, Giovanni Leone, era tra i pi gettonati per questi esecutivi da moscone e ombrellone. Servivano a superare la stagione vacanziera ma erano, sempre, affidati a politici regolarmente eletti dal corpo elettorale. Ora, questi governi ponte, li si va a cercare in montagna e non pi al mare e li si affida regolarmente a signori che nessuno si mai sognato di scegliere, eleggere, selezionare. Grigi funzionari provenienti dalle centrali pi oscure del potere quelle della banca e della finanza a cui improvvisamente politici incapaci e impotenti cuciono addosso il vestito di cime e vette istituzionali. Lesempio di Ciampi ieri e quello di Mario Monti oggi il premier in pectore ci danno la cifra del degrado a cui giunta la classe politica italiana. Un degrado al quale non si
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sottratto nemmeno il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che con un colpo di teatro ha inteso nominare Monti senatore a vita, come se ci potesse bastare a conferire un profilo politico a un tecnocrate espressione dei poteri forti. Banca e finanza, ripetiamo. Una truffa politica e un golpe realizzato a danno dei cittadini. Un governo affidato a Mario Monti, espressione delle banche e delle tecnocrazie europee, lesatto contrario di ci che occorre allItalia proletaria, perch questo siamo: una nazione di braccia e cervelli senza lavoro, senza reddito e senza futuro. Sorprende che in prima fila, in questa tamburellante richiesta di Monti, stia quel Pd che pi passa il tempo e pi assume i connotati di una forza conservatrice, lontana anni luce dagli interessi delle masse, delle famiglie mono o zero reddito, in una parola dei lavoratori. Un governo, quello Monti, imposto dai mercati (eufemismo col quale oggi vengono chiamate le iene della speculazione), dalla Banca centrale europea, da quelle che un tempo sarebbero state chiamate le potenze demoplutocratiche. Le parole dordine di queste ore sembrano fuochi dartificio: bund, bond, btp, spread, quanto di pi lontano dalla disperazione di chi arranca per giungere non alla terza ma alla seconda settimana del mese. Verrebbe da fuggire da questa Nazione, cercare allestero un esilio alla Prezzolini, lontano da tutta questa mucillagine istituzionale mossa dal grande capitale e dalla speculazione finanziaria. Una nazione degna di questo nome non ha bisogno di tecnocrati, ma di una guida politica, legittimamente scelta dai cittadini. Ci ritroviamo invece davanti ad un golpe strisciante, che nellintento di rispondere alla grande finanza espropria contemporaneamente i cittadini del diritto a scegliere il proprio governo. Nel 2008 Berlusconi vinse, legittimato da un grande consenso popolare. Piaccia o no, la democrazia questa. Oggi che la stagione berlusconiana giunta miserevolmente al termine, lunica strada per disegnare il futuro quella di tornare al corpo elettorale. Un governo di transizione, ponte, balneare o montano che sia, potrebbe avere un senso solo se si ponesse un unico obiettivo: cambiare la legge elettorale e consentire ai cittadini di scegliere la rappresentanza parlamentare. Faranno di tutto, ma statene certi che i nuovi governanti non faranno una nuova legge elettorale. Tireranno a campare allinfinito, e intanto la democrazia tirer le cuoia. Uniche voci contro, in questo coro pro Monti, sono quelle dei comunisti alla Ferrero (Vendola al momento tentenna) e di Tonino Di Pietro. Sono le uniche voci che in questo momento tragico sentiamo essere dalla parte del popolo, dei lavoratori e della gente che mastica ferro. **********

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GOVERNO MONTI/ Lombra del Bilderberg


Venerd 11 Novembre 2011 Mario Monti, il prossimo presidente del Consiglio voluto da Giorgio Napolitano, esponente di primo piano del Club Bilderberg, una associazione al limite del segreto che raggruppa le personalit pi influenti del pianeta: politici, economisti, imprenditori, militari che annualmente si riuniscono per decidere le sorti del pianeta. La crisi italiana, eterodiretta da una potentissima centrale di potere, rischia di trasformarsi nella tomba della democrazia. La strada del voto, e quindi della legittimazione popolare del Governo, sembra eclissarsi definitivamente.

Monti e il Bilderberg, un colpo alla nuca della democrazia Giorgio Napolitano, il comunista migliorista che approv (pentendosene solo molti anni dopo) lingresso dei carri armati sovietici nellUngheria del 56, ha nominato Mario Monti senatore a vita e, ad ore, si accinge a farlo anche Capo del governo. Ad applaudire la scelta, principalmente, lasse BCE-FMI, ovvero la banda Bassotti di tecnocrati, banchieri e speculatori internazionali che fanno capo alla Banca centrale europea e al Fondo monetario internazionale. Gli applausi pi fragorosi, tuttavia, giungono dal club Bilderberg, cio dalla cabina di regia dellintera operazione. Il club Bilderberg (il nome dellalbergo dove avvenne la prima riunione) , ovvero il club dei padroni del pianeta di cui Monti, da anni, parte integrante. Mai, come in questo caso, per capire la scelta compiuta dalla banda Bassotti bisogna risalire a monte. Il club, o gruppo Bilderberg, ignoto alla stragrande maggioranza del globo terracqueo, fattore che ne determina linfluenza occulta e la manipolazione segreta di tutte le principali decisioni che governano il pianeta. Stiamo parlando di circa un centinaio di persone potenti e influentissime, politici, economisti, imprenditori e militari collocati in posti chiave e
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strategici, che annualmente, dal 1954, si riuniscono in piccole cittadine, lontano dagli occhi della pubblica opinione, per assumere decisioni che riguardano il destino di milioni di inconsapevoli persone. Nel corso di questi meeting (nel 2004 lorsignori si sono riuniti in Italia, a Stresa) la stampa tenuta rigorosamente alla larga e vige per i protagonisti il divieto assoluto di rilasciare qualsiasi tipo di dichiarazione. Per capirci, del Bilderberg ha fatto parte il banchiere David Rockfeller (uno dei fondatori) e ne fa tuttora parte Henry Kissinger, il potentissimo segretario di stato di Richard Nixon al centro delle pi inquietanti trame internazionali degli anni 70. Kissinger, per capirci, luomo del golpe cileno e dello scandalo Watergate. Ma senza andare a ritroso nel tempo, e per restare a casa nostra, nel Bilderberg troviamo le tracce dellex presidente del Consiglio, Romano Prodi, del neopresidente della BCE, Mario Draghi, del pupillo di casa Agnelli, John Elkan, del numero uno di Telecom Italia, Franco Bernab e, per finire, il presidente del consiglio in pectore quello voluto da Napolitano Mario Monti. Lex comunista migliorista ha deciso quindi di puntare su un uomo che , nella migliore ipotesi, espressione del Gotha finanziario mondiale, mentre nella peggiore parte integrante di un club di framassoni che decidono i destini del mondo. Invitiamo, tra coloro che ne volessero sapere di pi, alla lettura dellilluminante volume Il club Bilderberg La storia segreta dei padroni del mondo del giornalista spagnolo Daniel Estulin. Uninchiesta rigorosa e inquietante dove i lettori italiani potranno conoscere un aspetto segreto del prossimo premier. E chiara, almeno ai nostri occhi, la deriva verso la quale ci stiamo avviando, quella di un esproprio progressivo della democrazia. La parabola berlusconiana ha fatto credere agli italiani che, contrariamente alladagio popolare, al peggio vi fosse un limite. Invece non cos: il peggio deve ancora venire. Stiamo finendo nelle mani della pi grande macchina di macelleria sociale che il mondo conosca, quella di una camarilla di plutocrati manovrati dalla pi grande centrale di potere al mondo: il Bilderberg, appunto. Sorprende, in tutto questo, il ruolo di Giorgio Napolitano, levatrice di quello che si annuncia il pi grande infarto della democrazia italiana. Il Capo dello Stato, dinanzi al crollo del berlusconismo, finito nel nulla come dal nulla era nato, aveva un solo dovere, che non quello imposto dalla prassi, cio di esplorare la possibilit di governi alternativi, ma quello imposto dalla realt dei fatti: restituire la parola agli elettori e consentire linsediamento di un governo legittimato dal consenso popolare. Il governo Monti, eterodiretto dai marescialloni del Bilderberg, il colpo di nuca alla democrazia italiana. **********

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DEBITO PUBBLICO ITALIANO/ Perch sale? E chi ci guadagna? Sempre loro: i banchieri...
Marted 15 Novembre 2011 Secondo i dati della Banca dItalia, a giugno 2011 il debito pubblico totale ammontava a 1901 miliardi di euro pari al 122% del Pil realizzato nel 2010. Un dato altissimo, responsabile della crisi che sta vivendo lItalia e del rischio di fallimento che, alcuni giorni fa, sembrava prospettarsi allorizzonte. Daltronde, chi pi chi meno, tutti i Paesi membri dellEurozona hanno contratto debito pubblico. Ma chi che ci va a guadagnare? Ancora loro: i signori delle banche.

Partiamo col dire che il debito pubblico linsieme del debito contratto dallo Stato nei confronti di chiunque (aziende, persone, banche) gli presti del denaro (spesso comprando titoli di stato, i famosi bond). Ma perch lo Stato si indebita? Semplicemente perch spende pi di quanto incassa, andando cos incontro al deficit. Nel corso degli anni il debito in Italia ha subito sbalzi in precisi periodi storici: negli anni 90, ad esempio, in piena Tangentopoli, si passato da un debito pari al 94,7% del Pil del 1990 a un debito pari al 121,8% nel 94 (il giro di favori e corruzione svelato da Mani Pulite ha portato ad una sproporzione, chiaramente, tra entrate e uscite nelle casse dello Stato). Dal 95 al 2007, onore al merito, il debito pubblico non solo non accresciuto, ma addirittura sceso arrivando al 103%. dal 2008 inizio del Berlusconi III che il debito si impenna: 106% nel 2008, 116% nel 2009, 119% nel 2010. Fino ai giorni nostri: 122%, pari a 1901 miliardi di euro di debito. Le responsabilit, dunque, dei governi nazionali sono forti. chiaro, infatti, che per coprire il deficit
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senza aumentare il debito si sarebbe dovuto aumentare le tasse. Ma chiaramente non conviene: i governi avrebbero perso voti. In questo modo, dunque, i governi (nella fattispecie lultimo governo Berlusconi) hanno preferito indebitare le tasse dello Stato. Tuttavia, aumentando il debito, sono aumentati anche gli interessi da pagare (oggi oltre gli 80 miliardi di euro annui) e, dunque, alla fine comunque sono stati costretti ad alzare le tasse per fra fronte agli interessi stessi. A carico, chiaramente, dei contribuenti che, dati della Banca dItalia, possedevano soltanto il 10% del debito totale. Un cortocircuito che ha contribuito a rendere i ricchi sempre pi ricchi e i poveri sempre pi poveri. Non a caso lOcse rivela che negli ultimi 15 anni in Italia la differenza tra ricchi e poveri aumentata del triplo rispetto alla media europea. Ma il problema, tuttavia, anche e soprattutto un altro e, ancora una volta, risponde al nome della Bce. Capiamo perch. Prima dellentrata in vigore delleuro a stampare moneta era la Banca dItalia: il debito era contratto con lo stesso Stato Italiano che poteva gestire autonomamente tale debito. Le cose cambiano dal 2002: a stampare moneta , appunto, la Banca Centrale Europea. Qui non si vuole demonizzare leuro, ma un meccanismo, proprio della Bce, responsabile, per molti aspetti, dello strapotere soprattutto delle banche. Iniziamo col dire che lapproccio utilizzato dalla Banca Centrale Europea la produzione di denaro e prestito (PML). Produce denaro e lo presta al sistema bancario. Le banche, in questo modo, detengono maggiori riserve nei loro conti alla banca centrale. La garanzia collaterale di questo meccanismo rappresentata dai bond dei governi: la Bce presta denaro e le banche , di contro, acquistano i bond dei singoli governi che si sentiranno autorizzati, in questo modo, a spendere pi di quanto incassano, incorrendo nel deficit: promettono regali ai propri elettori e li finanziano col deficit e non con le tasse e, per pagare il deficit, emettono bond che, come detto, sono comprati dalle banche. Tutto dunque ruota attorno al sistema bancario: le banche comprano i bond del governo perch sanno che la garanzia collaterale preferita dalla BCE. Offrendo alla BCE i bond come garanzia collaterale, le banche ricevono nuove riserve e possono espandere il credito. Non solo. Visto che i bond del governo sono ancora posseduti dalle banche, i governi devono pagare linteresse alle banche che, a loro volta, pagano l'interesse sui prestiti di denaro che ricevono dalla BCE, la quale restituisce i suoi profitti ai governi. In altre parole: il governo spende pi di quello che riceve in tasse. La differenza viene finanziata dalla Banca Centrale che cede il denaro alle banche che, in contropartita, comprano i bond. La produzione di denaro sostiene i sogni dei politici, distruggendo per in questo modo le valute. E la popolazione, per via del deficit, paga attraverso un ridotto potere dacquisto del denaro. Insomma, un circolo con al centro le banche.

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Non un caso che i possessori del debito pubblico italiano sono, in primo luogo, stranieri. Nel 1995 il 90% del debito pubblico era nelle mani di investitori italiani. Il Bollettino statistico della Banca dItalia sottolinea che dal 1995 ad oggi la percentuale del nostro debito pubblico detenuto da soggetti non residenti progressivamente cresciuta dal 10% allattuale 56%. Ma a chi appartiene oggi il debito pubblico italiano? Non c una risposta precisa a riguardo perch la Bce non integra i bond nel suo bilancio. Il motivo presto detto: i bond rimangono legalmente una propriet delle banche. Sappiamo, per, che, da quanto rivelato dal New York Times, circa il 37% del debito in mano ai francesi, il 13,6% ai tedeschi, circa il 13% alla Banca centrale cinese, e poco pi del 5% agli inglesi. In pratica, come ci dice Antonella Randazzo, gli istituti finanziari che controllano il nostro debito possono distruggere il nostro paese se decidessero di svendere i loro Titoli. Queste percentuali non sono affatto trascurabili. Un Paese che sottoscrive il debito pubblico di un altro, oltre ad investire la propria liquidit e garantirsi un flusso di cassa pluriennale, ne ricava un altro effetto positivo. Il creditore, infatti, pu ottenere in contropartita delle clausole nei trattati commerciali. La Cina, ad esempio, sottoscrivendo il debito greco ha chiesto luso del porto del Pireo e che le future navi in dotazione alla marina di Atene siano comperate in Cina. Tornando alla questione italiana, ecco spiegato perch, ad esempio, il Governo ha tanto spinto per il nucleare: le centrali sarebbero state costruite appunto dai francesi. E questo solo uno dei tanti esempi che potremmo fare riguardo i forti interessi stranieri in territorio italiano. Sappiamo, tuttavia, solo questo. Non sappiamo, invece, i nomi delle banche possessori dei nostri titoli perch, come detto, i bond non compaiono nei bilanci della Bce. indicativo, per che il primo atto di Mario Draghi alla presidenza della Bce stato stilare una lista di 26 banche sistemiche, banche che non possono fallire, proprio perch in tal caso fallirebbe lintero sistema economico europeo. Ma la questione ancora pi ingarbugliata. Come detto, infatti, lapproccio della Bce la produzione di denaro e prestito (PML). La Banca centrale presta denaro alle banche. Questo particolare non affatto secondario: col prestito chiaramente si formano degli interessi che i singoli Stati sono tenuti a pagare e che vanno ad alimentare il debito pubblico. In pratica, dunque, decisamente impossibile estinguere il debito proprio perch il meccanismo si basa su un prestito e non sullacquisto definitivo (PMP). Le parole di Antonella Randazzo, a riguardo, sono emblematiche: Chiamano crisi finanziaria la situazione di emergenza creata per indurre gli Stati a pagare altro denaro alle banche, col pretesto del debito-truffa. Ovviamente, i governi
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tengono alloscuro le persone circa la vera origine del debito, in modo tale che continuino a fare sacrifici (pagare). Ci si chieder: possibile una via duscita? Bisognerebbe adottare il modello islandese. LIslanda continua la Randazzo - ha compreso che la crisi e i fallimenti finanziari non possono essere addossati ai comuni cittadini. In un referendum, gli islandesi hanno deciso di non pagare i debiti alle banche. Dunque, il debito accumulato con le banche non sar mai pagato dai cittadini. In Islanda era stata tesa una trappola per far crollare il Paese sotto il peso del debito: era stata gonfiata una enorme bolla speculativa, che crollata anche per il fallimento della Lehman Brothers, ma i cittadini hanno compreso linganno, accumulando rabbia e indignazione. I banchieri sono stati insultati e costretti a fuggire. Se dovessero tornare, andranno in galera. **********

GOVERNO MONTI-PAPADEMOS/ Un centro di Potere unico


Marted 15 Novembre 2011 Ora che Silvio Berlusconi si dimesso, tutti auspicano che Mario Monti prenda quelle decisioni che permettano allItalia di risollevarsi. C grande ottimismo. Ma lo scenario decisamente inquietante: Papademos, Monti, Draghi, la Bce. Tutti, in qualche modo, sono ricollegati agli stessi gruppi di potere: dalla Goldman Sachs a Bilderberg, fino alla Commissione Trilaterale.

Riepiloghiamo quanto accaduto negli ultimi giorni. Luned scorso, un giorno prima del voto sul rendiconto, alcune indiscrezioni di Ferrara e Bechis rivelano che Berlusconi si dimetter. Immediatamente le borse salgono e lo spread scende. Unottima
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notizia, dunque. Poi il premier nega la fondatezza di tali voci e tutto torna come prima: lo spread ritorna a livelli altissimi. Giorno dopo: voto di fiducia, maggioranza a 308, Berlusconi va al Quirinale e dichiara che, dopo lapprovazione della legge di stabilit, si sarebbe dimesso. Insomma, a questo punto non ci sono solo pi voci, ma c lufficialit delle prossime dimissioni del Cavaliere. Logica vorrebbe che, se a indiscrezioni lo spread sia sceso vertiginosamente, tanto meglio dovrebbe accadere con lufficialit. E invece no: lo spread sale superando la soglia critica dei 500 punti base (arriver a 570). evidente che c qualcosa che non va. Questa prima anomalia pu essere giustificata guardando oltre e ragionando sul fatto che Mario Monti, e con lui il governo tecnico, un nome voluto fortemente dai gruppi economici forti. In effetti quanto accaduto potrebbe essere spiegato facendo riferimento al fatto che prima che Berlusconi salisse al Quirinale, in caso di governo tecnico era stato avanzato solo il nome di Monti. Allindomani del voto di fiducia, invece, cominciato ad impazzare il toto-premier. Insomma, la crescita spaventosa dello spread potrebbe essere giustificata come una pressione dei mercati (e soprattutto dei forti gruppi economici) sullItalia a scegliere Monti. Sia chiaro: qui non si vuole mettere in discussione lautorevolezza del bocconiano. Si vuole, per, dar risalto ad alcuni legami che ci fanno capire come lItalia sia condizionata (per rimanere sul cauto) dai forti gruppi economici che agiscono dietro la Bce. Dalla Goldman Sachs alla Merrill Lynch, da Salomon Brothers fino ai Rothschild. Tutti gruppi forti sullo scenario economico globale, che hanno gi agito in Italia (nellaltra crisi che ha colpito lItalia, nel 92) e che, presumibilmente, non si tireranno indietro in futuro. Soprattutto ora che a capo del governo ci sar Mario Monti. In effetti i rapporti di Monti con leconomia che conta sono tuttaltro che secondari: come Infiltrato.it ha gi avuto modo di documentare, Monti parte integrante del club Bilderberg, gruppo ignoto alla stragrande maggioranza del globo terracqueo, fattore che ne determina linfluenza occulta e la manipolazione segreta di tutte le principali decisioni che governano il pianeta. Non solo. Come ci dice Antonella Randazzo che sulla questione una delle pi esperte: il bocconiano Monti un ex collega di Draghi come consulente della Goldman Sachs (una delle banche pi potenti al mondo, ndr). Chiamando lui come capo di governo, in pratica, come se mettesse (Napolitano, ndr) il nostro Paese nelle mani di quelle stesse persone che negli ultimi decenni lo hanno impoverito devastando leconomia e saccheggiando le risorse. E allora il cerchio sembrerebbe chiudersi se ricordiamo che la stessa Goldman Sachs, calcando la mano, ha dichiarato alcuni giorni fa che un governo di tecnocrati guidato da unautorevole personalit esterna farebbe rapidamente scendere a 350 punti lo
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spread tra Btp decennali e bund. Non solo. Monti anche membro della Commissione Trilaterale, altro potere forte occulto, anche questo guidato e orchestrato da David Rockfeller. Richard Falk, nel 1978, dal periodico Monthly Review di New York dichiarava: Le idee della Commissione Trilaterale possono essere sintetizzate come l'orientamento ideologico che incarna il punto di vista sovranazionale delle societ multinazionali, che cerca di subordinare le politiche territoriali a fini economici non territoriali. Il dubbio cresce considerando, ancora, due aspetti. Non solo Monti, ma anche Papademos (il nuovo primo ministro greco) membro del Bilderberg e della Commissione Trilaterale. La questione non finisce qui. Allinterno della Commissione Trilaterale, come si pu vedere dal documento che pubblichiamo, ci sono diversi esponenti della Goldman Sachs: tra gli altri Vladimir Dlouhy (International advisor), Peter Sutherland (che, addirittura, European Honorary Chairman, presidente onorario), E. Gerald Corrigan (managing director della Goldman, una delle cariche pi alte). Bilderberg, Commissione, Goldman. I rapporti sono, dunque, pi che frequenti. Non solo. Sono forti le voci secondo cui dietro la devastante speculazione responsabile della crisi ci sia proprio la Goldman Sachs, il gruppo bancario per il quale non solo Monti, ma anche Draghi hanno lavorato. A dirlo stato anche un giornale autorevole in campo economico come Milano Finanza: Sui mercati si diffusa la voce che sia stata Goldman Sachs a innescare l'ondata di vendite di Btp, poi seguita dagli hedge fund e dalle altre banche d'oltreoceano. E la Bce in tutto questo? Ci dice Antonella Randazzo: La cosiddetta Unione Europea non altro che il potere centralizzato di un gruppo di banchieri-affaristi, gli stessi che controllano attualmente la nostra politica. Si tratta di un potere mai eletto e che si tiene accuratamente nascosto dietro istituzioni apparentemente autorevoli. La formazione dellUnione Europea avvenuta con lobiettivo di avere un centro di controllo che opera a beneficio del gruppo di potere, in modo tale che i paesi europei fossero costretti a fare politiche economiche che convengono soltanto ai grossi affaristi-banchieri. In poche parole, quei gruppi di cui abbiamo parlato sinora avrebbero peso anche in Europa (e non solo in Europa). Come ricordato, daltronde, anche Draghi ha rapporti molto stretti con la Goldman Sachs ed anche lui membro del Bilderberg. Ma attenzione. Abbiamo parlato del Bilderberg, della Commissione Trilaterale e dei rapporti trasversali con Monti, Papademos e Draghi. Ma c ancora unaltra organizzazione speculare alle precedenti. Stiamo parlando del Group of Thirty. Si legge sul suo sito: the Group of Thirty, established in 1978, is a private, nonprofit, international body composed of very senior representatives of the private and public sectors and academia. Tradotto: il gruppo dei 30, nato nel 1970 un organismo
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internazionale, privato, senza scopo di lucro, composto da rappresentanti di alto grado dei settori pubblico e privato e del mondo dellaccademia. Chi ritroviamo in questorganizzazione (anche questa privata)? Mario Draghi. E non solo lui. Tra i trenta ci sono diversi capi delle grandi banche private. Tra questi, ancora una volta, anche un uomo della Goldman Sachs, il direttore amministrativo E. Gerald Corrigan. E tra questi anche William C. Dudley, attuale presidente della Federal Reserve (per intenderci la Banca centrale statunitense). Caso strano, ma anche lui, come Draghi, ha lavorato con la Goldman Sachs, addirittura come direttore amministrativo. Altra casualit: anche il Group of Thirty, come il Bilderberg e la Commissione Trilaterale, stata fondata da David Rockfeller. Stessi uomini dunque, legati da rapporti molto stretti. Resta il dubbio, allora, che non sarebbe affatto un caso che tali gruppi hanno premuto affinch Draghi diventasse presidente della Bce. In effetti, oggi il potere in mano alla Banca Centrale Europea decisivo. Ad oggi nessun Paese membro autonomo da un punto di vista economico. Prendiamo quanto accaduto in Italia. La famosa lettera mandata dallUE una lettera nella quale si definiscono le norme che lItalia deve attuare, tenuta ad attuare. E la legge di stabilit approvata sabato ne un esempio lampante, con una forte accelerazione sulle privatizzazioni (la Randazzo, daltronde, ci conferma che le spinte verso le privatizzazioni sono altre strategie dello stesso gruppo di potere. Si approfitta del momento difficile per saccheggiare anche acquistando beni a prezzi stracciati). Altro caso emblematico di tale egemonia economica quanto accaduto in Grecia, dove stato praticamente impossibile andare al referendum sulle proposte consigliate dallUE. La Merkel, daltronde, in quelloccasione parl chiaro: Il parlamento greco deve rispettare le nostre decisioni. Lopposizione non pu permettersi di far credere ai greci che esista unaltra soluzione. Non c un piano B. Insomma, uno Stato senza autonomia esecutiva e legislativa. Un fatto lampante il Trattato di Lisbona. Eminenti giuristi ci dice la Randazzo - hanno messo in guardia sulla natura non democratica del Trattato, e su come esso impedisca la democrazia. Questo spiega, ad esempio, perch non stato fatto il referendum per approvarlo (tranne in Irlanda) e i cittadini non siano stati informati abbastanza e correttamente. Il Trattato, ci fa notare ancora la Randazzo, parla di necessario ricorso alla forza, ma non si spiegano i criteri che lo renderebbero necessario, facendo intendere che anche qualora lo stesso sistema venisse messo in discussione e i cittadini protestassero in massa, il potere costituito avrebbe il diritto di uccidere, invocando la necessit. A parte questo, per, indubbio che tramite tale trattato i Paesi membri siano stati gradualmente estromessi da ogni decisione in ambito di politiche energetiche, sanit pubblica,
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fiscalit, immigrazione, ecc. In caso di conflitto fra le leggi nazionali, prevarr la legge imposta dalla Ue. In sostanza, il Trattato di Lisbona una legge a tutela dello status quo e una difesa molto forte del potere dei banchieri della Bce e dei grandi affaristi che controllano holding colossali. Ci, chiaramente, vale anche per lItalia. Il primo gennaio 1999, com risaputo, il nostro Paese ha perso la sua sovranit monetaria aderendo all'Unione economica e monetaria (UEM), che prevedeva il trasferimento della sovranit alla Bce e al Sistema europeo delle banche centrali (SEBC). Fa niente che nella Costituzione leggiamo che la sovranit appartiene al popolo (art.1) o che lo Stato ha legislazione esclusiva nelle seguenti materie:... e) moneta, tutela del risparmio e mercati finanziari; tutela della concorrenza; sistema valutario; sistema tributario e contabile dello Stato; perequazione delle risorse finanziarie (art.117). Insomma, due sono le conclusioni a cui si arriva: 1. le persone scelte per risollevare lEuropa dalla crisi, da Monti, a Papademos, fino a Draghi, sono tutte persone legate a doppio giro con i poteri forti che si muovono nellombra dietro i singoli Stati e dietro lEuropa; 2. il sistema messo a punto dallUe un sistema che spoglia i Paesi membri di democrazia e fa s che tutte le decisioni vengano dalla Bce. Ultimo appunto. I gruppi forti di cui abbiamo parlato e che, come vedremo, hanno gi agito fortemente in Italia (con il placet delle istituzioni), sono anche i soci della Federal Reserve americana. Insomma, lo scenario inquietante e i protagonisti che tessono le fila sono sempre gli stessi. Un golpe mondiale? Non lo sappiamo. Ma, per quanto detto, sembrerebbe davvero che il cerchio si chiuda. **********

GOVERNO/ Il golpe Napolitano-Bilderberg


Marted 15 Novembre 2011 Con lincarico a Mario Monti il Paese viene consegnato alla grande speculazione finanziaria internazionale. Determinante, in questa circostanza, il ruolo del Capo dello
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Stato. Giorgio Napolitano, con una forzatura al limite del colpo di mano, trasforma di fatto la Repubblica da parlamentare in presidenziale, questo dinanzi al ruolo arreso e passivo della politica. Piegata agli interessi delle logge pluto-massoniche internazionali, la Nazione si avviava verso lesproprio della democrazia e della rappresentanza popolare. In Italia non pi la politica che governa leconomia ma leconomia che detta le regole alla politica e che impone la formazione del governo. Liniziativa di Napolitano, quella di un nuovo esecutivo, poteva giustificarsi solo in chiave di una nuova legge elettorale che restituisse potere ai cittadini. Cos non stato. Sulla legge elettorale nessuna parola.

Vogliamo sottrarci al conformismo peloso che plaude a Giorgio Napolitano, autore di un colpo di mano al limite golpe istituzionale i cui effetti completi si vedranno solo nel 2013, quando si torner a votare. Se c una cosa certa, in questo momento di totale confusione, questa una sola: Mario Monti, luomo del club Bilderberg chiamato a guidare il governo del Paese, non si schioder dalla seggiola sino al termine naturale della legislatura. Quello che nasce camuffato da governo tecnico la prova generale della coalizione demoplutocratica che nel 2013 si candider a guidare lItalia. Un coacervo di forze conservatrici e reazionarie che, in questo anno e mezzo, avranno tempo di lavorare ai fianchi della politica, riducendola a lacch della grande speculazione finanziaria internazionale. Il governo Napolitano/Bilderberg la fine del bipolarismo, e quindi del meccanismo di alternanza al governo. E la vittoria di un terzo polo mondialista, quello pluto-massonico la cui missione sta nella distruzione degli stati nazionali. Limperialismo finanziario consiste proprio in questo: svuotare progressivamente la rappresentanza politica nazionale e sostituirla con una classe di tecnocrati cresciuti nelle centrali internazionali della grande finanza. Mario Monti, luomo scelto da Giorgio Napolitano sotto dettatura della Banca centrale europea, del Fondo monetario internazionale, della Trilaterale e del Club Bilderberg, incarna perfettamente il

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profilo utile alla realizzazione di quel colpo di stato finanziario auspicato dalle centrali massoniche internazionali. Linversione dei ruoli oggi perfettamente compiuta: non pi la politica che governa leconomia ma leconomia che governa la politica. Non un governo nazionale, legittimamente eletto, a guidare leconomia e il Paese ma la grande finanza a determinare la liquefazione della Nazione attraverso un governo imposto con un colpo di mano. Lincarico a Mario Monti, che sul piano esterno rappresenta la vittoria dello stato imperialista delle multinazionali finanziarie, sul fronte interno, invece, equivale al passaggio demble dalla seconda (quella del bipolarismo) alla terza repubblica, quella presidenziale. Giorgio Napolitano, assumendo poteri da nessuno conferitigli, ha fatto una scelta, quella di Monti, in totale controtendenza con la prassi istituzionale e col dettato costituzionale che, in assenza di effettive maggioranze politiche, avrebbe imposto lo scioglimento delle camere e lindizione delle elezioni politiche generali. Soltanto chi dotato di una robusta malafede pu ignorare che la scelta di Napolitano precede, e non segue, come di regola, le consultazioni. Come si fa a sostenere che vi sia stato un rispetto, seppur solo formale della Costituzione, del Parlamento, e quindi del corpo elettorale? La rappresentanza popolare stata di fatto usurpata dal Capo dello Stato che, con la propria iniziativa e la propria scelta che ha preceduto il confronto con i rappresentanti del Paese, ha di fatto trasformato la Repubblica da parlamentare in presidenziale. I partiti, nello schema adottato da Napolitano, sono stati chiamati semplicemente a ratificare una scelta gi assunta. Siamo in presenza di un colpo di mano, e questo va detto senza mezzi termini. Tuttavia, trovandoci in Italia, che non dimentichiamolo sempre il paese di Pulcinella, la tragedia assume quasi sempre il tono della farsa. Napolitano non solo decide per Mario Monti senza aver prima consultato le forze politiche e le rappresentanze parlamentari ma, goffamente, per dare al presidente in pectore una legittimazione politico-istituzionale, lo nomina senatore a vita in una notte. Considerando che da anni, in predicato per il laticlavio a vita, vi sono figure come Marco Pannella, un uomo che con le proprie battaglie civili ha realmente illustrato la storia dItalia, la nomina di Monti assume agli occhi degli italiani il registro di una ridicola tarantella. Quando andiamo scrivendo, purtroppo, trova conferma e implicita ammissione nelle stesse parole del Capo dello Stato. Non si tratta ora dice Napolitano di operare nessun ribaltamento delle elezioni del 2008. Si tratta, a tre anni e mezzo dallinizio della legislatura, di dar vita ad un governo che possa unire forze politiche diverse in uno sforzo straordinario che lattuale emergenza finanziaria ed economica esige. Il confronto a tutto campo tra i diversi schieramenti riprender senza che sia stata oscurata o confusa alcuna identit appena la parola ritorner ai cittadini per la
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elezione di un nuovo Parlamento. Il Presidente della Repubblica, davanti ad un governo che mette insieme maggioranza e opposizione sostiene che non venga operatonessun ribaltamento delle elezioni del 2008, dimenticando che in quella circostanza il corpo elettorale si espresse inequivocabilmente per un governo del centrodestra assegnando a quello schieramento una delle pi vaste rappresentanze parlamentari dalla nascita della Repubblica. La medesima, tuttavia, se si sciolta e putrefatta in corso dopera per colpa delle lotte intestine al Pdl e per lindecorosa condotta berlusconiana, ci non vuol dire che a pagare dazio sia la limpida volont popolare espressa nel 2008. Per questo, per coerenza e rispetto a quel dato, oggi era necessario tornare immediatamente alle urne e dare un segnale di fermezza politica agli speculatori internazionali che ne avrebbero dovuto solo prendere atto. Napolitano parla esclusivamente di quello che esige l emergenza finanziaria ed economica, rimandando sine die lelezione del nuovo Parlamento. Occorrevano invece, signor Presidente, parole chiare e nette in due direzioni: quello dellorizzonte temporale del costituendo governo, necessariamente breve, e quello della sua missione principale, che non quella delle esigenze economiche della grande finanza, ma quella delle esigenze democratiche del popolo sovrano. Occorreva che lei, signor Presidente, imponendo Monti al Paese imponesse a Monti una priorit assoluta: la nuova legge elettorale. Una legge da farsi in tempi strettissimi e che avesse permesso ai cittadini, e non alle oligarchie di partito, di scegliere liberamente la propria rappresentanza. Non ci pare di aver udito una sua sola parola in questa direzione e per questo signor Presidente, oltre a quelle di Berlusconi, occorrerebbero altre dimissioni: le sue. **********

CRISI ITALIA/ Ecco la manovra che ci salver: ma non quella di Monti


Mercoled 16 Novembre 2011

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Si sta preparando una manovra lacrime e sangue. Quante volte abbiamo ascoltato questo refrain, quante volte ci siamo chiesti se fosse davvero necessario un ulteriore sacrificio da parte degli italiani. E ora conosciamo la risposta. Se davvero Mario Monti vuole diventare il Messia che moltiplica pane e pesci, ci permettiamo di suggerirgli la strada pi veloce per raggiungere la gloria divina. Con la proposta di una manovra da 370 miliardi di euro lanno, che non intacca le gi tristi tasche dei cittadini. Fantascienza? Assolutamente no

Sacrifici. Lacrime e sangue. Manovre e maxi emendamenti. Non c pi tempo da perdere. Recuperare la cre-di-bi-li-t. Che in parole povere significa: tirate fuori gli ultimi spiccioli che vi sono rimasti. Legregio Professore Mario Monti, burattino nelle mani dei veri poteri forti, non far altro che mettere in atto ci che nessun governo eletto dal popolo si sarebbe mai sognato di compiere: tagliare pensioni e stipendi pubblici, diminuire i salari, aumentare la mobilit, semplificare i licenziamenti, vendere i beni statali e, soprattutto, privatizzare i servizi. Perch, se qualcuno ancora non lha capito, la speculazione decisiva contro lItalia, quella che ha fatto crollare il Governo, iniziata ad aprile, poco prima del referendum in cui oltre il 90% dei cittadini votarono a favore dellacqua pubblica e contro il nucleare. Qualcuno dir: oh, e la Patrimoniale? Specchietto per quelle allodole che credono ancora alla Befana e festeggiano la fine di Berlusconi come se dovesse arrivare una nuova era, guidata dal Messia Monti. E invece la tragedia, come pi di qualche osservatore ha avuto modo di sottolineare da Paolo Barnard a Massimo Fini, da Marco Travaglio a Giulietto Chiesa riguarda proprio la fine della democrazia e la perdita di sovranit che accompagnano un premier imposto dai mercati. Ma veniamo al punto: possibile che lunico modo per uscire dalla crisi sia la manovra lacrime e sangue che sta per pioverci addosso? Noi crediamo di no e ci permettiamo di suggerire ai signorotti che dovranno decidere le nostre sorti una via alternativa, che colpisce in modo definitivo il debito pubblico senza mettere sul lastrico milioni di italiani.

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Partiamo da unequazione molto semplice: il debito pubblico costituito dalla somma dei deficit annuali perch lo Stato spende sempre pi di quanto incassa su cui gravano, per la maggior parte, un insieme di spese inutili e deleterie che non producono alcun vantaggio per la comunit. Vediamo quali sono queste voci, che divideremo in tre categorie. La prima comprende gli investimenti diretti grandi opere, fondi per appalti, infrastrutture superflue, copertura di debiti contratti dai privati (ad esempio Alitalia) che in un Paese come lItalia non generano sviluppo e arrivano a costare cento volte il prezzo iniziale. Parola chiave: corruzione. La seconda include tutti gli investimenti indiretti finanziamenti pubblici ai partiti, costi del Parlamento e degli enti locali che determinano la spaccatura del Paese tra clientes e cittadini normali. Parola chiave: casta. La terza abbraccia le spese militari per quelle guerre o meglio, operazioni di pace che lItalia in qualche modo costretta a portare avanti, soggiogata dai diktat della lobby delle armi, la pi importante e influente del mondo. Parola chiave: guerra. Corruzione, casta e guerra: basterebbe tagliare, del tutto o in parte, queste tre macro voci per ridurre in maniera sostanziale la spesa annuale dello Stato e ottenere quindi un duplice risultato: lannullamento del deficit e lerosione continuata del debito pubblico. Partiamo dalla corruzione, voce che comprende la corruzione in quanto tale (tangenti e reati contro la PA), loperato delle mafie e levasione fiscale. Nellultima relazione dellAutorit Nazionale Anticorruzione, presentata al Parlamento il 12 maggio 2011 (e relativa allanno 2010), si fa riferimento al Corruption Percetion Index (pi noto come CPI) di Transparency International, secondo cui lItalia ha segnato un ulteriore peggioramento del punteggio attribuito, cos da collocare il nostro Paese dopo il Rwanda: dopo la retrocessione dal punteggio di 4,8 del 2008 al 4,3 del 2009, nel 2010, infatti, il risultato conseguito dal nostro Paese pari a 3,9. Ora, nonostante il Dipartimento di Funzione Pubblica cerchi costantemente, allinterno della relazione, di sminuire, smontare e distorcere questo dato, andando contro ogni evidenza (si noti che il Dipartimento autore della Relazione dipende dal Ministero del fannullone Brunetta), la Corte dei Conti e persino la Banca Mondiale concordano sul costo annuale dei meccanismi corruttivi. Quanto? 60 miliardi di euro. Allanno. Con una stima di incremento del 10%. Sempre allanno.

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Passiamo al circuito mafioso, il cui fatturato (e quindi costo per lo Stato) si aggira secondo la Commissione Parlamentare Antimafia sui 150 miliardi di euro allanno. Senza contare i circa 180 mila posti di lavoro persi a causa di un fenomeno che frena lo sviluppo di vaste aree del Paese,comprime le prospettive di crescita dell'economia legale,alimentando una economia parallela illegale e determina assuefazione alla stessa illegalit. Per quanto concerne invece levasione fiscale, lultimo rapporto della Guardia di Finanza denuncia mancati introiti per 120 miliardi di euro allanno, di cui 60 di sola IVA. Non c bisogno della calcolatrice per stimare il costo della sola voce corruzione (quindi corruzione in quanto tale, fenomeno mafioso ed evasione fiscale) in 330 miliardi di euro allanno. Soldi che lo Stato incasserebbe di colpo, senza bisogno di alzare le tasse, tagliare pensioni, stipendi e posti di lavoro, senza bisogno di svendere la propria sovranit agli sciacalli del Governo tecnico. I bocconiani li chiamano. Alieni venuti dal nulla per depauperare quel poco che rimane. Basterebbe, da parte del Sistema Stato, una seria autotutela contro la Corruzione per riscuotere di colpo una cifra enorme: stiamo parlando di oltre il 10% del Pil, che nel 2010 ammontava 2 mila miliardi di . Passiamo ora alla parola chiave Casta: che cosa si pu tagliare, senza stravolgere lassetto istituzionale e senza (ulteriormente) svilire il rapporto tra cittadini e politica? Quattro voci: le province, il finanziamento pubblico ai partiti, la met dei costi parlamentari, privilegi degli enti locali. Partiamo dalle province: secondo il rapporto 2011 dellUnione Province Italiane, lassociazione che rappresenta tutte le province escluse quelle autonome di Trento, Bolzano e Aosta, il costo totale degli enti provinciali relativo allanno 2010 ammonta a 12 miliardi di euro, che possono essere risparmiati quasi in toto, partendo dal presupposto che la stragrande maggioranza della spesa riguarda il mantenimento stesso dellente e immaginando di delocalizzare altrove, e con altre funzioni magari pi redditizie, parte del personale impiegato, che costa invece una minima parte, vale a dire 2 miliardi e rotti lanno (dato 2010). Se la matematica non unopinione, tagliando le province otteniamo un ulteriore risparmio di 10 miliardi lanno. Il finanziamento pubblico ai partiti, o rimborso elettorale che dir si voglia, lennesima spesatruffa che grava sulle spalle dei cittadini e che dovrebbe subire una netta sforbiciata. Qui il calcolo piuttosto semplice: dal 1994 al 2008, considerando le 11 tornate elettorali (regionali, politiche ed
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europee) svolte in questo periodo, il costo supera i 2 miliardi di euro. Che il Professore Monti si attivi per farsi restituire questi soldi. E veniamo al Parlamento, il luogo dove la Casta eccelle nel suo spreco costante da una parte e vessazione aggressiva dallaltra. Quanto costa il Parlamento? Per capirlo basta leggere uno studio dellIstituto Bruno Leoni, una sorta di think tank anglosassone che vuole rappresentare un pungolo ed una risorsa per la classe politica, stimolando nel contempo una maggiore attenzione e consapevolezza dei privati cittadini verso tutte le questioni che attengono le politiche pubbliche e il ruolo dello Stato nelleconomia. Il dossier dellIBL, pubblicato nel luglio 2011 a firma di Emilio Rocca, piuttosto chiaro: Il Parlamento italiano spende ogni anno circa 1 miliardo e mezzo di euro. Le Camere presentano i rendiconti della loro gestione economica che sono pubblicati sui loro siti istituzionali; ad oggi, possibile leggere il rendiconto relativo allesercizio dellanno 2009. La due Camere hanno speso, in quellanno, 1.581.158.419 euro, per la precisione.. Volendo mantenere intatto il numero dei parlamentari e tagliando di netto la met di tutte le spese se Tremonti pu tagliare in maniera orizzontale ci che gli pare, va da s che questo sistema possibile applicarlo anche con i costi della politica si ottiene un ulteriore risparmio di circa 750 milioni di euro annui. E siamo stati generosi. Viriamo ora sui costi degli amministratori locali, soffermandoci solo sulle indennit dei politici regionali e comunali, che nel 2010 ammontavano a 1,5 miliardi di euro. Con un taglio netto dell80%, per cui se un consigliere regionale prende oggi 10.000 euro al mese ne dovr prendere al massimo 2.000 - che in ogni caso un ottimo stipendio - si ottiene un ulteriore risparmio di spesa pari ai 1,2 miliardi di euro. Anche per la parola chiave Casta non serve essere Odifreddi per convincersi di come si possa risparmiare, ogni anno, pur evitando ai politicanti la gogna della paghetta da 3/400 euro al mese, la bellezza di quasi 12 miliardi di euro (11,950 per la precisione), cui si va ad aggiungere luna tantum dei 2 miliardi del finanziamento pubblico. Il tutto in maniera semplice e colpendo solo le province, i rimborsi elettorali e i costi di Parlamento, Regioni e Comuni. E arriviamo, infine, allultima parola chiave. Forse siamo in guerra e nessuno ci aveva avvisato, visto che lItalia lottavo Paese al mondo per spese militari (ecco uno dei motivi per cui non potr mai fallire, nonostante le dicerie

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mediatiche) e nel 2011 ha stanziato un budget che supera i 20 miliardi di . Le missioni allestero? Partecipiamo a 8 operazioni, sulle 15 che ci sono in atto nel mondo, per cui spendiamo la bellezza di 1 miliardo e mezzo di . Ancora: secondo il libro inchiesta Il Carro Armato (Bur-Rizzoli), di Massimo Paolicelli e Francesco Vignarca, le missioni allestero dellItalia sarebbero molte di pi, 30 (con evidenti ricadute sui costi) ma laspetto pi sorprendente riguarda il numero dei comandati, inferiore rispetto a quello dei comandanti. Cosa significa? Che, nonostante le riforme, il nostro esercito professionale conta ancora 190mila uomini, tra i quali il numero dei comandanti - 600 generali e ammiragli, 2.660 colonnelli e decine di migliaia di altri ufficiali- supera quello dei comandati. Pazzesco. Come se il numero dei politici superasse quello dei cittadini. Senza contare gli acquisti, inutili, di portaerei Cavour e fregate Fremm (5 miliardi e rotti di ) e i cacciabombardieri Joint Srike Fighter (13 miliardi di ). Facciamo un po di conti: se tagliamo della met le spese militari, abbandoniamo le missioni allestero ed evitiamo di comprare armamenti superflui, il risparmio netto ammonta a quasi 30 miliardi di . Non male, vero? Se il Professor Monti, bocconiano ed economista, dovesse mai avere difficolt a seguire i nostri semplici ragionamenti, sar sicuramente felice di trovarsi lo schemetto bello e pronto. Eccola, quindi, la maxi-manovra per raggiungere la divina gloria: 1. Manovra anti-corruzione: 60 miliardi 2. Manovra anti-evasione: 120 miliardi 3. Manovra anti-mafia: 150 miliardi 4. Manovra anti-casta: 12 miliardi 5. Manovra anti-guerra: 30 miliardi Totale: 372 miliardi annui risparmiati. Considerando che il debito pubblico attuale ammonta a poco meno di 2 mila miliardi, potremmo azzerarlo nel giro di 7 anni. Senza lacrime n sangue. **********

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GOVERNO&MINISTRI/ La pagliacciata della staffa


Gioved 17 Novembre 2011 Con la nascita del governo Napolitano-Bilderberg-Goldman Sachs il Paese stato affidato a boiardi di stato e baroni universitari, a uomini della Nato, del Vaticano, delle banche e dei circoli finanziari internazionali. Attorno allesecutivo Monti, privo di ogni legittimazione popolare, si coagulato un inquietante e unanime coro di consensi: da Berlusconi a Bersani, da Marcegaglia a Camusso. Piace ai massoni e agli ecclesiastici. Piace anche a deputati e senatori, pronti alla pagliacciata della staffa, lultima e indispensabile a salvarne le poltrone.

Il governo Napolitano-Bilderberg-Goldman Sachs nato. A parte la politica, nellesecutivo Monti c di tutto (vedi elenco a pi di pagina): baroni universitari, boiardi di stato, uomini della NATO, uomini del Vaticano, uomini delle banche, uomini della Bocconi, uomini della Luiss, uomini della Cattolica, uomini di Confindustria, uomini delle Istituzioni: ambasciatori, prefetti, magistrati e avvocati. Infine c lui, Mario Monti, uomo della Trilaterale e membro del club Bilderberg (luna e laltro fondati da quel buonuomo di David Rockefeller, massone e grande azionista della banca JP Morgan) e uomo della Goldman Sachs, la pi grande banca daffari al mondo che in Europa, secondo Le Monde, ha tessuto una rete dinfluenza unica sedimentata nel corso dei lustri grazie a una fitta trama sia pubblica, sia sotterranea. A parte lestrema destra e lestrema sinistra e altri pochi pellerossa a cui non piace (e noi tra questi), il nuovo esecutivo piace a tutti: partiti (con lunica eccezione della Lega), sindacati e industriali, ecclesiastici e massoni, mercati, banche, giornali; piace a Berlusconi e Bresani, a
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Marcegaglia e Camusso, a Draghi, Bagnasco e Prodi ( a libro paga della Goldman Sachs tra il 1990 e il 1993 e poi dopo il 1997). Un governo mari e monti, viene da dire con una facile battuta, che mette insieme cozze e tartufi, sapori diversi che in comune hanno una cosa: stanno tutti o sottacqua o sottoterra. Tutti, indistintamente, fuori dalla vista e lontani dalla luce del sole. Il governo italiano, quello dei baroni e dei boiardi, della NATO e del Vaticano, delle banche, della Bocconi , della Luiss e della Cattolica, di Confindustria e della Goldman Sachs, parte integrante della cospirazione internazionale lanciata agli stati nazionali. Le stesse centrali finanziarie che hanno determinato la crisi, ora si sostituiscono, per piegarle ai propri interessi, alle rappresentanze popolari democraticamente elette. In questa direzione, quella di un golpe mondiale affidato a tecnocrati dellalta finanza, va anche la nomina di Lucas Papadmos, il neopremier greco gi componente della commissione Trilaterale. Nella stessa direzione va la nomina a capo della Bce di Mario Draghi, vice presidente della Goldman Sachs International dal 2002 al 2005 (per capirci, la Goldman Sachs la banca daffari che s inventata e rifilato a mezzo mondo larga parte degli strumenti finanziari che hanno nascosto i debiti sovrani di quegli stessi stati che ora non riescono a farvi fronte). Non c che dire, siamo in buone mani! Mani che grondano il sangue di una macelleria sociale che ha colpito i blocchi sociali pi deboli e meno garantiti: in primo luogo lavoratori e famiglie monoreddito. In tutto questo, va detto ad altra voce e senza mezzi termini, fa rabbrividire il ruolo del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Scrive Ida Magli (e noi sottoscriviamo parola per parola): No, Signor Napolitano, non sopporteremo una simile nauseante furbata. Creare allimprovviso un senatore a vita per far credere che si tratti di un politico e fingere cos che lItalia non si sia consegnata nelle mani dei banchieri, un sotterfugio intollerabile. Quale disprezzo per i poveri Italiani! Quale disprezzo per la Repubblica e per la politica! Abbiamo, dunque, cos la misura della spaventosa miseria civile e morale dei nostri rappresentanti. La Bibbia afferma che Dio vomita gli ipocriti. Sono certa che non ha mai vomitato tanto. Mentre Dio vomita, e noi con lui, vorremmo ricordare a Giorgio Napolitano che Mario Monti, luomo da lui strenuamente voluto a capo del governo, nel 1999 stato costretto, nella sua qualit di Commissario europeo sotto la presidenza Santer, a dare le dimissioni per laccertata responsabilit collegiale dei Commissari nei casi di frode, cattiva gestione e nepotismo messa in luce dal Collegio di periti nominato appositamente dal Parlamento Europeo. Evidentemente, agli occhi di Napolitano, ci deve essere un titolo di merito valido a consegnare il laticlavio a vita a Mario Monti. Ma non finita. La pagliacciata della staffa deve ancora arrivare, e a questo
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provvederanno quelle centinaia di senatori e deputati che a breve voteranno la fiducia al governo Napolitano-Bilderberg-Goldman Sachs. Mazziati, cornuti e terrorizzati dalla prospettiva di perdere un anno e mezzo di prebende, indennit e privilegi, i nostri parlamentari sono pronti a tutto. Anche a votare labolizione della politica e della democrazia. --Governo Italiano (note biografiche) Mario Monti (presidente del Consiglio e ministro dellEconomia). Rettore e presidente dellUniversit Bocconi. Commissario europeo prima per il mercato interno e poi per la concorrenza. Componente della Commissione Trilaterale, del gruppo Bilderberg e advisor della banca daffari internazionale Goldman Sachs. Antonio Catrical (sottosegretario alla presidenza del Consiglio). Presidente dell'Autorit garante della concorrenza e del mercato. E stato consigliere e presidente di sezione del Consiglio di Stato. Anna Maria Cancellieri (ministro dell'Interno) Prefetto a Vicenza, Bergamo, Catania e Genova. E stata commissario al Comune di Bologna dopo lo scandalo che travolse Delbono, e da due mesi ricopre lo stesso ruolo a Parma. Giulio Terzi (ministro degli Esteri). Ambasciatore, ha ricoperto incarichi diplomatici a Parigi, a Vancouver e a Bruxelles, dove stato Consigliere Politico presso la Rappresentanza d'Italia alla Nato. Dal 1993 al 1998 stato a New York presso la Rappresentanza d'Italia alle Nazioni Unite. Per oltre un anno, ha guidato la delegazione italiana al Consiglio di Sicurezza. Lorenzo Ornaghi (ministro dei Beni Culturali). Dal 2002 rettore dell'Universit Cattolica del Sacro Cuore. direttore dell'Alta scuola di Economia e relazioni internazionali (Aseri), e vicepresidente del quotidiano "Avvenire". Corrado Passera (ministro dello Sviluppo Economico e delle Infrastrutture). Consigliere delegato Intesa Sanpaolo. Ha ricoperto il ruolo di direttore generale alla Cir di Carlo De Benedetti, di Arnoldo Mondadori Editore e poi del Gruppo L'Espresso. E' stato amministratore delegato del Banco Ambrosiano Veneto, delle Poste Italiane e di Banca Intesa. Paola Severino (ministro della Giustizia). Avvocato penalista e vicerettore dell'Universit Luiss Guido Carli della Confindustria, per quattro anni stata vicepresidente del Consiglio della magistratura militare.
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Elisa Fornero (ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali con delega al Welfare). Ea capo del Cerp, Center for research on pensions and welfare policies, uno dei maggiori centri studio sullo stato sociale in Italia e in Europa. Fornero anche vicepresidente del Consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo. Mario Catania (ministro dell'Agricoltura). E' un tecnico esperto di politiche comunitarie. Ha ricoperto importanti incarichi a Bruxelles. Attualmente responsabile del Dipartimento delle politiche europee e internazionali del dicastero delle Politiche agricole. Giampaolo Di Paola (ministro della Difesa). Ammiraglio. Attualmente presidente del comitato militare della Nato. E' stato capo di Stato maggiore della Difesa tra il 2004 e il 2008. Francesco Profumo (ministro dell'Istruzione). Per sei anni rettore al Politecnico di Torino, dal 13 agosto presidente del Consiglio nazionale delle ricerche. Uomo molto vicino al cardinale Angelo Bagnasco. Corrado Clini (ministro dell'Ambiente). Dirigente del ministero dellAmbiente dal 1990. Ha collaborato con l'Agenzia europea dell'Ambiente e l'Onu. Renato Balduzzi (ministro della Sanit). Direttore dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), ha ricoperto l'incarico di Capo dell'ufficio legislativo del ministero della Sanit dal 1997 al 1999. Dal 2002 al 2009 stato presidente nazionale del Movimento ecclesiale di impegno culturale.. Moavero Milanesi (Affari europei). Per 9 anni stato braccio destro di Mario Monti a Bruxelles. attualmente giudice del tribunale di primo grado della Corte di giustizia europea. Piero Gnudi (Turismo e Sport). Ha rivestito numerose cariche in consigli di amministrazione e collegi sindacali di importanti societ, tra cui Enel, di cui stato presidente sino all'aprile 2011. Fabrizo Barca (Coesione territoriale). direttore generale presso il Ministero dell'Economia e delle Finanze. E' stato dirigente nel Servizio Studi della Banca d'Italia, Capo del Dipartimento per le Politiche di Sviluppo e di Coesione e Presidente del Comitato politiche territoriali dell'Ocse. Piero Giarda (Rapporti con il Parlamento). E' stato presidente della Commissione tecnica per la spesa pubblica al ministero dell'Economia dal 1986 al 1995 e sottosegretario dal 1995 al 2001. Andrea Riccardi (Cooperazione interna e internazionale). E ordinario di Storia Contemporanea presso la Terza Universit degli Studi della Capitale. E' noto a livello internazionale per aver fondato la Comunit di Sant'Egidio.
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NUOVO GOVERNO/ Rapina a banca armata


Venerd 18 Novembre 2011 Mario Monti, il neopremier espressione dei circoli finanziari internazionali, la ha fatto capire a mezza bocca, sibilando: a breve verr reintrodotta lIci, limposta comunale sugli immobili. Una rapina, specie per le famiglie monoreddito gravate da mutuo sulla casa. Nessuna parola, nel discorso al Senato, stata spesa sulla legge elettorale. C da giurare che Monti rester in lizza sino al 2013, quando si andr a votare con lattuale e scandaloso sistema che espropria i cittadini a beneficio delle segreterie di partito. Monti, se non Passera, sar in corsa anche nel 2013, alla testa di un terzo polo espressione delle oligarchie finanziarie.

Abbiamo ascoltato con attenzione il discorso programmatico pronunciato da Mario Monti al Senato e tra le tante cose dette vorremmo commentarne due: una non detta e una detta a met. Parole sulla legge elettorale, partendo dalla prima (ma potremmo esserci distratti), non ne abbiamo sentite n poche n punte. Durante tutta lesposizione, una noiosissima concione dedicata a tranquillizzare mercati finanziari e investitori internazionali, Monti non ha inteso spendere una solo sillaba in favore dei milioni di italiani che, piacendo a Dio e a Napolitano (che in questi giorni, per molti, sono la stessa persona), nella primavera del 2013 torneranno a votare. Milioni di cittadini che verranno chiamati ad eleggere il nuovo parlamento e a scegliere il Governo del Paese con una legge che, se rimanesse quella che , certificherebbe in maniera definitiva la dittatura delle oligarchie di partito. Quelle stesse, probabilmente, che si stanno attrezzando a riproporre nel 2013 un Monti, o eventualmente un Passera, come espressione di un terzo polo messo insieme da altre pericolosissime oligarchie,

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quelle finanziarie. Parte quindi male, anzi malissimo Monti, poich la vera emergenza italiana non la solvibilit del debito sovrano tra dieci o venti anni, e men che meno la rinnovazione di quello attuale; il vero problema, la reale esigenza, leffettiva urgenza lassenza e il ripristino della democrazia. Per l'etimologia del termine, democrazia il governo del popolo, ovvero la forma di Stato in cui la sovranit appartiene al popolo. Bene, ci chiediamo se tra gli italiani esista ancora qualche sprovveduto disposto a credere ad una simile sciocchezza. La vigente legge elettorale ha letteralmente rapinato i cittadini dal sacrosanto diritto a scegliere un parlamento selezionato da un voto di preferenza e non dalle preferenze delle segreterie di partito. Sul tema, ribadiamo, non c parso di udire alcun impegno da parte del neopremier, cos come da parte del Capo dello Stato, ciarliero oltre ogni limite, non s udito alcun monito in tal senso. Ci detto, quanto alle cose totalmente ignorate e passando a quelle dette a met, cio sibilate, c parso di udire un passaggio relativo allIci (limposta comunale sugli immobili attualmente eliminata). Secondo Monti, quella italiana, sarebbe una anomalia rispetto al resto dEuropa. Saremmo quindi dei privilegiati, poich esentati dal pagamento della tassa sulla prima casa. Corollario del ragionamento fatto da Monti , di fatto, lannuncio della reintroduzione del pi odioso tra i balzelli, una vera propria rapina a carico delle famiglie, specie quelle monoreddito e ancor pi quelle che con un solo reddito, oltre al mutuo bancario, a breve saranno costrette a pagare dazio alla Stato per un tetto che, sino alla estinzione del prestito, non sar mai loro ma dellistituto bancario che sopra cha scritto una robusta ipoteca. Una rapina, insomma, a banca armata. Questo, di fatto, col beneplacito dei baciapile vaticani che usano una volta su due la parola famiglia salvo poi partecipare ad un governo che le famiglie, economicamente, le distrugger. Quale famiglia si vuol sostenere, nascete o esistente, laddove si va a tassare un bene non indispensabile ma vitale come la casa? La casa, addirittura, di cui non si ancora proprietari sino allestinzione del mutuo. Paghiamo quindi la rata di mutuo, paghiamo lo Stato, paghiamo gli interessi alla banca. Questa, secondo Mario Monti, la ricetta per correggere lanomalia italiana. Noi, quanto ad anomalie, ne vorremmo segnalare unaltra alluomo del club Bilderberg messo a capo del governo italiano: quella relativa alle transazioni finanziarie. Milioni e milioni di euro al giorno che viaggiano attraverso le Borse e i terminali delle banche e che sono oggetto di una tassazione che la stessa Europa, sempre evocata, ritiene insufficiente. Cominciamo da qui, dal tassare chi ha determinato la crisi, altrimenti il dubbio che a pagare saranno sempre i pi deboli e i meno garantiti, pi che unipotesi gi una certezza. **********
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AMBIENTE/ Corrado Clini, il neo Ministro e un programma (in)sostenibile: nucleare, Ogm e inceneritori
Venerd 18 Novembre 2011 Se non ci fosse bisognerebbe inventarlo. Se gli altri tecnici chiamati a risollevare lItalia sono furbi e lungimiranti come lui, il neo Ministro dellAmbiente Corrado Clini, allora siamo veramente in ottime mani. E se del Passerotto di Banca Intesa si occupato benissimo Travaglio nella puntata di ieri sera di Servizio Pubblico, noi preferiamo concentrarci su Clini. Perch ? Semplice: un caso umano. Come definire altrimenti un Ministro dellAmbiente favorevole a nucleare, Ogm e inceneritori?

Nemmeno lanziano Sabelli ci poteva credere. E dire che lui ne ha sentite tante. Ma una cos grossa non lha sparata nemmeno Scilipoti. Quando nella puntata di ieri di Un giorno da pecora il Ministro allAmbiente Corrado Clini si dichiarato favorevole per un ritorno al nucleare, ma solo a certe condizioni sia chiaro (quali?), quelli di Radio Due si stavano sfregando le mani. Pubblicit gratis assicurata, ne avrebbero parlato tutti. chiaro: come si pu essere talmente idioti da tirare fuori il nucleare dopo che oltre il 90% degli italiani ne ha sancito il definitivo affossamento? E il referendum si tenuto a giugno scorso, mica nel 48! Povero Clini, nemmeno il tempo di insediarsi e gi vuole scoprire tutte le sue carte. O meglio, svelare gli ordini che ha preso. E s, perch non contento il Ministro ha espresso note positive per gli Ogm, ma solo nelle zone dissestate, e per gli inceneritori, dove non ci sono servono. Un idiota, appunto. Che per ha un curriculum lungo quanto la Salerno-Reggio Calabria e fa parte di

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quella schiera di Professori schierati da Monti (e chiss da chi altro) per far uscire lItalia dalla crisi. Il problema dei rifiuti? No problem: inceneritori ovunque. Lenergia? No problem: si torna al nucleare. La Liguria si sbriciola sotto la pioggia scrosciante? No problem: piantiamo gli Ogm. Se queste boiate fossero uscite dalla carnosa bocca di Stefania Prestigiacomo a questora ci sarebbe lassedio degli Indignados sotto il Ministero. E invece, solo perch le ha pronunciate il tecnico Clini, sembra che la protesta si sia addolcita, che abbia assunto un aspetto caramellato e consono al rispetto che si deve nei confronti dei poteri forti: mieloso. Vabb, ma si pu sempre barattare lintellighenzia del Ministro Clini con la discontinuit messa in campo: nulla a che vedere con il Berlusconismo. Anche qui, doccia fredda. Chi si aspettava una rottura totale col passato rimarr presto deluso: Corrado Clini infatti Direttore Generale del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio dal 1990. Litaliano, amante deluso da B., si ritrova con uno che ha superato indenne non solo il trapasso da Prima a Seconda Repubblica, ma persino il ventennio di Arcore. Cambiamento quindi? Di ufficio, certo, visto che Clini passa dai piani inferiori ai piani alti del dicastero di Via Cristoforo Colombo. Come direbbe Ligabue, chi si accontenta gode, cos cos... Chi si preoccupa sbaglia, chi vede complotti ovunque il solito italiano masochista, perch Clini ha inviato, nella serata di ieri, un comunicato di smentita che non lascia spazio a dubbi: Non ho certo intenzione di riaprire una questione (il nucleare, ndr) gi risolta in modo chiaro con il referendum e sono impegnato da anni nella promozione e nello sviluppo delle energie rinnovabili. Si era scordato del referendum - pu capitare a qualunque giovanotto di 64 anni ed stato bruscamente risvegliato con un pizzicotto. Ci ha preso tutti in giro quel burlone di Clini, impegnato da anni nella promozione e nello sviluppo delle energie rinnovabili. Quali? Ma gli inceneritori, chiaro. Sentite cosa pensa in proposito il neo-comico allAmbiente: Queste polemiche sulla mancanza di sicurezza ambientale degli impianti di termovalorizzazione non hanno alcun fondamento. Servono impianti di questo tipo in Campania, cos come in Sicilia, in Puglia, nel Lazio, in Liguria: per essere chiari, dove non ci sono servono. Nellintervista, concessa nel 2008 allAgenzia Giornalistica Italia (AGI Energia), Clini gi guardava al futuro. Proponendo soluzioni cangianti:Per risolvere la questione da un lato deve prevalere letica della responsabilit e dallaltro gli italiani che non vogliono gli inceneritori dovrebbero andare a Copenaghen, a Brescia o a Venezia per vedere che i termovalorizzatori funzionano e
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che non hanno determinato effetti ambientali o sanitari negativi per la popolazione. Capito: chi non vuole linceneritore vada in gita a spese proprie, chiaramente - a Brescia o in Danimarca. Si accorger di quanto siano melliflui gli inceneritori. E chissenefrega se i problemi di salute e dinquinamento siano stati accertati da pi parti. Limportante vedere con i propri occhi la modernit delle strutture, il luccichio dellacciaio sotto il sole danese. Degli effetti a lungo termine importa na sega (direbbero al Vernacoliere). Ma il treno ad alta velocit Clini, nel senso che spara fregnacce a raffica, non solo questo. No. C dellaltro. Gli Ogm ad esempio. Gli organismi geneticamente modificati che i contadini di tutto il mondo vedono come il fumo negli occhi, secondo il tecnico Clini in molti casi fanno bene (quali?), in altri possono essere pericolosi (quali?). La chiarezza dintenti non il suo forte, tanto che continua il Ministro in Italia sarebbero meno indicati, ma forse in alcune aree anche utili". Il crac arriva quando spiega dove sarebbero utili: "Dove c' dissesto, per esempio, come in alcune zone appenniniche, dove si potrebbero studiare piantumazioni ad hoc che possano conservare la sicurezza dei suoli e aumentare l'assorbimento del carbonio". Secondo linsigne Professorone, chi crede che il dissesto idrogeologico si sconfigga con una corretta manutenzione del territorio si sbaglio di grosso. Se solo a Genova avessero coltivato Ogm **********

PAOLA SEVERINO/ Il Ministro (berlusconiano) della Giustizia che odia intercettazioni e pentiti di mafia
Luned 21 Novembre 2011 Tutti i quotidiani sono daccordo: Paola Severino un Guardasigilli di tutto rispetto. Il neoministro della Giustizia (la prima donna nella storia della Repubblica italiana a ricoprire questincarico) ha, in effetti, un curriculum decisamente invidiabile. Eppure tra i suoi assistiti troviamo nomi interessanti (da Salvatore Buscemi condannato per la strage di Capaci, a
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Gilberto Caldarozzi per i fatti del G8 di Genova, fino a Cesare Geronzi e Caltagirone). Non solo: alcune sue dichiarazioni (su intercettazioni e pentiti di mafia) lasciano presagire la linea di continuit con il passato Governo berlusconiano Partiamo da quanto aleggia tra lopinione comune. La Severino la donna giusta per questincarico: attualmente ricopre la carica di vicerettore della LUISS dove anche Direttore del Master in Diritto penale dImpresa. stata vicepresidente del consiglio della magistratura militare dal luglio 1997 al luglio 2001, anche qui stabilendo il record di prima donna eletta a tale carica. decisamente un avvocato di tutto rispetto. A detta di tutti la penalista pi nota in Italia. Insomma, un curriculum di peso a cui, oggi, si aggiunge un altro tassello decisivo: prima donna Guardasigilli nella storia della Repubblica. Ma quale potr essere il suo programma? Per il momento la Severino ha preferito non sciogliersi: Prima della fiducia non sarebbe corretto istituzionalmente, ha detto. Vedremo nei prossimi giorni. Tuttavia, andando a spulciare nei dettagli la sua storia una qualche idea potremmo farcela. Anche la Severino, infatti, non devia dal legame forte di questo Governo (checch se ne dica) con i poteri che contano. Dalle banche allimprenditoria. tuttora membro della redazione della rivista Banca, borsa e titoli di credito e, nel corso della sua attivit forense, ha difeso, tra gli altri, grandi aziende quali Eni, Enel, Sparkle, Telecom, Rai, Total, Federconsorzi. Insomma, come ha detto Travaglio, un Guardasigilli pi che di grandi intese, di grandi imprese. Ma potremmo definire la Severino anche un avvocato bipartisan. Tra i suoi assistiti, infatti, si va da Romano Prodi per il crac della Cirio, fino a Giovanni Acampora, legale della Fininvest poi coinvolto nel processo Imi-Sir. E ancora. Il ministro polivalente, se da una parte ha rappresentato lUnione delle comunit ebraiche nel processo al nazista Erich Priebke, non si tirata indietro, nel 2004 a Spoleto, per interpretare, in un dramma teatrale, il ruolo dellavvocato di Galeazzo Ciano, marito di Edda Mussolini e genero del Duce. Scelta tuttaltro che congeniale visto il suo impegno forense con la comunit ebraica. A questo punto, per, qualcuno potrebbe controbattere ritenendo (giustamente) che sia legittimo per un avvocato difendere chi si voglia. Andiamo oltre, allora. Prendiamo in considerazione alcuni altri aspetti. Finch, infatti, si difende tutto legittimo. diverso se si rilasciano bizzarre

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dichiarazioni. Una cosa semplicemente difendere Cesare Geronzi sul crac Cirio, altro poi commentare la sua condanna affermando che mina il rischio dimpresa del sistema bancario. Una cosa difendere in aula Francesco Caltagirone e figlia per Enimont, altro , difenderlo dalle colonne del giornale dello stesso imprenditore (Il Messaggero). Quando si dice conflitto dinteressi. Daltronde la Severino non lontana dal conflitto dinteressi nemmeno in questo esecutivo. Suo marito, Paolo Di Benedetto, nel 2000 sale di grado: da funzionario diventa amministratore delegato di BancoPosta Fondi Sgr. E chi che lo nomina? Lex amministratore delegato delle Poste. Tale Corrado Passera. Ma andiamo avanti. Checch se ne dica, infatti, il neo ministro non affatto un tecnico lontano dai partiti. S, non mai stata candidata. Ma il suo nome, in pi occasioni, stato avanzato da diversi leader. Ad iniziare da Pierferdinando Casini che pens a lei nel 2002 per la nomina alla vicepresidenza del Consiglio superiore della magistratura. E poi ecco Silvio Berlusconi. Dopo le dimissioni di Angelino Alfano e prima della nomina di Nitto Palma, il Cavaliere aveva pensato proprio a lei. Daltronde la Severino ha sempre avuto ottimi rapporti con il passato esecutivo. Nota la sua amicizia con Augusta Iannini: moglie di Bruno Vespa, la Iannini stata soprattutto capo del dipartimento degli Affari legislativi del ministero della Giustizia. Un posto-chiave per tutte le proposte volte alla tutela del Cavaliere. Ma la vicinanza tra la Severino e Berlusconi risulta ancora pi concreta da alcune dichiarazioni passate del ministro (ricordate da Gianni Barbacetto). Inspiegabili (perch false) sono state le sue dichiarazioni sulle intercettazioni telefoniche che avrebbero rilevantissimo costo, pari al 33 per cento delle spese di giustizia (Il Messaggero, 6 giugno 2008). Non solo. Questo strumento porterebbe i magistrati ad una perdita di capacit nellutilizzo di tecniche investigative tradizionali. Come dire: se hai uno strumento che ti agevola il lavoro, non lo utilizzare perch altrimenti non c pi sfizio. E poi via via col copione di gusto decisamente berlusconiano: travolgono qualunque forma di tutela della riservatezza, vengono pubblicate infrangendo il segreto investigativo, fanno finire sui giornali conversazioni del tutto prive di rilevanza penale, nella ricerca irrefrenabile di aspetti solo scandalistici in vicende giudiziarie. Ma non finisce qui. La Severino, dallalto dei suoi editoriali su Il Messaggero (12 marzo 2000), riserva critiche (queste ancora pi inspiegabili) ai pentiti di mafia. Questi sarebbero un male,
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bench necessario, e hanno effetti simili a quelli della chemioterapia nel corpo di un ammalato di tumore, e cio a volte peggiori delle manifestazioni della malattia. Su tutti, Giovanni Brusca che lei non vede di buon occhio. La sua collaborazione (che stata, in realt, determinante per lomicidio Falcone) ha avuto pessimi effetti: limbarbarimento del sistema, lo svuotamento graduale della funzione investigativa e, per i magistrati, ladagiamento nel comodo ruolo di collettore di confessioni mai disinteressate e a volte suggerite da scopi che nulla hanno a che vedere con la giustizia. Da quanto dice, insomma, si pu escludere che i disegni di legge del Governo Berlusconi in materia di giustizia prendano polvere. Prepariamoci a ritrovarceli, ancora, sotto il naso. Sic NON transit gloria mundi. **********

SERGIO MARCHIONNE/Il manager riformista che piace a Mario Monti.


Gioved 24 Novembre 2011 Nella sua prima settimana di vita, il nuovo governo si trova gi per le mani una brutta gatta da pelare, come se non bastasse l'aumento dello spread. Con un breve comunicato ai sindacati, luned la Fiat ha annunciato la decisione di disdire, a partire dal primo gennaio del 2012, tutti gli accordi sindacali e ogni altro impegno derivante da prassi collettive in atto negli stabilimenti italiani. Il deus ex machina? Sempre lui, Sergio Marchionne, passato in un amen dalle grazie di Berlusconi a quelle del neo Premier Mario Monti.

Si tratta evidentemente di una decisione unilaterale, che tuttavia vuol donare anche l'illusione di una mano tesa, assicurando la promozione di incontri finalizzati a valutare le conseguenze del recesso ed
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eventualmente alla predisposizione di nuove intese collettive. Non si tratta, per, di una decisione imprevedibile, anzi, come evidenziato anche da Luigi Angeletti, segretario generale della Uil, in perfetta continuit con la scelta presa un paio di mesi fa di uscire anche da Confindustria, da Federmeccanica e dai sindacati imprenditoriali. Per ora, i neo ministri preferiscono non sbilanciarsi troppo. Sia Corrado Passera, ministro dello Sviluppo, delle Infrastrutture e dei Trasporti, sia Elsa Fornero, ministro del Welfare e delle Pari opportunit, si limitano a dichiarare che una questione delicata cui va prestata la massima attenzione, commenti senza dubbio sobri ma non svelano nulla di quella che sar la linea ufficiale del governo. In questo senso, difficile sfuggire alla tentazione di ricordare che il premier Mario Monti si era gi espresso sul tema delle politiche del lavoro, nel suo primo discorso al Senato, affermando che il governo ha l'intenzione di proseguire lo spostamento del baricentro della contrattazione collettiva verso i luoghi di lavoro, come chiesto dalle autorit europee. Sembra dunque di capire che Monti intende andare avanti lungo la strada tracciata da Berlusconi, rendendo comprensibile l'augurio di lunga vita al nuovo governo (cio che arrivi fino alla fine naturale della legislatura) che viene dall'ad della Fiat Sergio Marchionne, il quale rivendica orgogliosamente la decisione presa e tranquillizza tutti dicendo che si tratta di una questione di natura tecnica. D'altronde, Marchionne dovrebbe sapere che non deve certamente difendersi da Monti. Gi in passato Monti aveva avuto parole di stima per lui. In un articolo scritto per il Corriere della Sera, pubblicato nello scorso gennaio, Monti aveva elogiato il manager italocanadese e le riforme dal lui proposte e lo aveva indicato assieme all'ex ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini come esempio di determinazione capace di superare lo stile di rivendicazione ideale che si sarebbe affermato in Italia, cio di una rivendicazione basata su istanze etiche, che finisce spesso per fare il danno degli interessi tutelati e che deriva dalla influenza avuta dalla cultura marxista. Monti (come Marchionne, che in pi di un'occasione ha dichiarato solennemente che protestare non serve) preferisce invece una rivendicazione pragmatica, fondata su ci che pu essere ottenuto. Le parole di Monti assumono ora un significato molto particolare, tuttavia avevano un certo peso anche a gennaio, a pochi giorni dal noto referendum di Mirafiori, in un periodo in cui sono emerse due fazioni distinte, pro o contro Marchionne. La fazione pro era, a onor del vero, molto pi corposa. La Confindustria era entusiasta della sua policy aziendale, la Cisl e la Uil avevano gi sottoscritto l'accordo sperato quando era stato presentato a Pomigliano a dicembre, tirandosi dunque fuori dal gioco referendario, il governo era schierato compatto al fianco di
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Marchionne e perfino l'opposizione spingeva verso il s. Pieferdinando Casini, ad esempio, riconosceva una certa forzatura ma si augurava comunque che gli operai votassero s, mentre Piero Fassino, sindaco PD di Torino, ammetteva tristemente che se fosse stato un operaio avrebbe votato s (invitava quindi a cedere, implicitamente, alla natura ricattatoria che quel referendum aveva). Il s vinse, seppure di misura, con l'essenziale contributo degli impiegati e si registr un'alta affluenza. Sebbene il risultato sia stato incassato, nonostante la soddisfazione e l'appoggio di Berlsuconi e dell'ex ministro del Welfare Maurizio Sacconi, Marchionne si ritrov al centro di molte polemiche (di carattere etico, direbbe Monti), anche a causa delle cifre esorbitanti che riguardavano il suo di contratto. Le perplessit vennero sintetizzate in una provocatoria domanda retorica, comparsa sui social media e sui giornali, un quesito aperto a tutti: E' immorale guadagnare 6400 volte quel che guadagna un tuo operaio?. Le proporzioni sono in effetti incredibili, eppure potrebbero essere quelle. Marchionne infatti tra i cinque manager pi pagati in Italia, e perfino tra i primi due in Europa, nella graduatoria dei capi di aziende automobilistiche, secondo solo a Martin Winterkorn, amministratore delegato della Volskwagen. Alcuni quotidiani pochi e qualche trasmissione televisiva fecero anche notare che, a differenza di altri manager europei, Marchionne non solo ha una parte di retribuzione fissa, cio indipendente dalle vendite e dagli effettivi miglioramenti della qualit dei prodotti, di ben 3 milioni di euro all'anno, ma ha anche un ricchissimo tesoretto di stock option. Marchionne ha infatti circa 10 milioni di stock option, che potrebbe tramutare in azioni da vendere in Borsa e, a gennaio, il guadagno stimato dalla una simile vendita si aggirava intorno ai 100 milioni di euro, ovvero la paga annuale di circa 6400 operai Fiat (che percepiscono una delle retribuzioni pi basse confrontate con quelle della media europea). Sergio Marchionne, dunque, avrebbe contraddetto un vecchio assioma economico ed etico, formulato dal banchiere John Pierpont Morgan, secondo cui il compenso del capo di una grande societ non deve mai superare quello della media dei suoi dipendenti, moltiplicato per venti. Marchionne non fu di certo un protagonista silenzioso nella querelle, non ci stava a fare il convitato di pietra e si difese, seppure con argomenti piuttosto dubbi. Il manager si autodefin il pi precario della Fiat in quanto la sua retribuzione rimaneva legata ai risultati (dichiarazione gi abbastanza azzardata di per s, ma sostanzialmente neppure vera), rivendic il suo guadagno in nome delle grandi responsabilit di cui sarebbe investito e cerc pure di buttarla sulle sue mancate vacanze. Non tutti, comunque, erano e sono con Marchionne. Il suo pi convinto antagonista nella battaglia
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referendaria fu Maurizio Landini, segretario generale della Fiom, sindacato che si trova anche ora in prima linea contro la decisione di sospendere gli accordi sindacali. Giorgio Cremaschi, presidente del Comitato centrale della Fiom, ha infatti definito la scelta un diktat fascista, ed tornato anche lui sul referendum di gennaio, dichiarando: Un anno fa a Pomigliano Marchionne imponeva per la prima volta il suo diktat. Allora in tanti dissero che quella era un'eccezione. Oggi quell'eccezione diventata la distruzione del contratto nazionale e la negazione delle pi elementari libert per i lavoratori. Le parole di Cremaschi sono sufficientemente chiare: si teme che la decisione altro non sia che l'esportazione, in tutti gli stabilimenti, del modello Pomigliano, che ha introdotto una serie di cambiamenti. Quali? In primo luogo, prevista un'attivit di produzione che si svolge 24 ore su 24, con turni che restano invariati (8 ore) ma tempi di pausa ridotti (e spostando la pausa mensa a fine turno). Ai lavoratori, anche quelli cassintegrati, viene richiesta una partecipazione obbligatoria ai corsi di aggiornamento, con spese di trasporto a proprio carico. A fronte della riduzione delle pause, previsto un incremento dello stipendio medio di 30 euro lordi. L'azienda si riserva una serie di facolt decisionali: quella di non retribuire i primi tre giorni di malattia qualora ci sia un sospetto di malafede, quella di aumentare le ore di straordinario, quella di far seguire qualunque mancato rispetto di una clausola contrattuale con il licenziamento. Anche la Cgil esprime la stessa paura della Fiom e la sua leader, Susanna Camusso, ha sottolineato che un'azienda che continua a citare un piano industriale che non illustra fa venire il sospetto che le sue intenzioni siano altre. Cisl e Uil, ora come allora, sono decisamente pi possibilisti. In particolare, Raffele Bonanni, segretario della Cisl, ha zittito le voci critiche, anche nel suo stesso sindacato, dichiarandosi disponibile a sottoscrive un contratto nazionale dell'auto a parte, sia con regole nazionali, sia con regole aziendali specifiche che si adattino alla realt dei vari territori. Per marted, previsto un primo incontro tra la Fiat e sindacati metalmeccanici, all'Unione industriali di Torino. Dal governo, per ora, silenzio assoluto e assordante. **********

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MANOVRA MONTI/ La stangata, ma non un film: il sogno equit affoga in lacrime (sincere)
Luned 05 Dicembre 2011 Ieri sera arrivata la stangata tanto attesa. Dopo diciassette giorni ecco il primo vero provvedimento del nuovo Governo. Una manovra finanziaria lacrime e sangue, proprio comera stato annunciato. E, mentre assistiamo allimbarazzante silenzio bipartisan della politica, sale lo sdegno di gran parte della societ civile e dei sindacati. Di contro arriva il placet di Confindustria. E non un caso, vista lassenza di patrimoniale e di tagli considerevoli alla politica. Senza dimenticare quellaiutino alle banche

Dopo ben tre ore di Consiglio dei Ministri, nessuna sorpresa. Stretta sulle pensioni, arriva lImu (ennesima evoluzione della cara vecchia Ici), tagli pi o meno irrisori sulla politica e niente, nessuna ombra, dellunica vera misura che avrebbe fatto onore alla tanto spiattellata equit di cui questo Governo continua a farsi non si sa perch propagatore. Stiamo parlando della patrimoniale. Il motivo presto detto: patrimoniale avrebbe significato la fine di questo esecutivo perch il Pdl, che continua ad avere il coltello dalla parte del manico, avrebbe ritirato la sua fiducia. Insomma, il primo provvedimento, sebbene contenga alcuni provvedimenti certamente positivi, testimonia quanto gi si sapeva: la spada di Damocle a firma Pdl, che pender sullesecutivo fino a quando durer. Alcuni atti di questo Governo bene chiarire questo passaggio sono stati importanti. Certamente il fatto che Monti abbia rinunciato al suo stipendio di Presidente del Consiglio e Ministro delleconomia perch voglio che gli italiani sentano il governo loro vicino in questa fase di sacrifici senza dubbio eloquente. Come lo sono le lacrime sincere di Elsa Fornero. Apprezzabili, come detto, alcuni provvedimenti che snelliscono procedure burocratiche e, cosa pi

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importante, portano a un notevole risparmio per le casse dello Stato: alcune autorities saranno ridotte o soppresse; sono previste inoltre tasse su elicotteri e auto di lusso; via i doppi stipendi (i soggetti chiamati all'ufficio della presidenza del consiglio, di ministro e sottosegretario per tutta la durata dell'incarico cessano da qualunque altro trattamento retributivo gravante sul bilancio dello stato); tagli a enti di utilit dubbia, come le Province (abolite le giunte, ridotti a 10 i consiglieri provinciali, e ridotte drasticamente le spese in funzioni gi svolte da altri enti territoriali). Degna di nota anche lulteriore tassazione per i capitali rientrati in Italia con lo scudo fiscale (aliquota dell1,5%). Altra nota di merito la soglia di tracciabilit abbassata a mille euro, primo vero segnale per la lotta allevasione. Lasciano, tuttavia, sgomenti altre norme. Ad iniziare dalle pensioni: il pensionamento sar consentito da unet minima di 66 per gli uomini, 62 per le donne (dal 2018, poi, anche per loro 66). Gli anni di contributi saranno 42 per gli uomini, 41 per le donne. Per chi, raggiunti gli anni di contributi, andr in pensione prima dei 63 anni, avr una penalizzazione sulla sua pensione. Norme tutto sommato in linea con lEuropa. Quello che lascia forti dubbi il fatto che queste norme non rispondono alle richieste della societ civile: dopo anni in cui a pagare sono stati sempre gli stessi, ora arrivato il momento di far pagare a quei pochi che possiedono tanto che hanno sempre goduto di questo e quellaltro beneficio. In una parola: equit. Che completamente assente dalla manovra, se non nel titolo della stessa, nei proclami di Presidente e ministri e in piccole norme vedi le tasse su auto di lusso - che non risolvono di certo la questione. Si parlato anche di tagli alla politica. Anche qui la questione va decisamente analizzata. Alcuni provvedimenti, come quello relativo alle province, ad alcune autorities o altri organi che saranno accorpati, sono encomiabili. Inoltre Monti ha annunciato trasparenza nelle dichiarazioni dei redditi dei membri del governo. Nella loro dichiarazione finiranno tutti gli introiti, che siano stipendi o rendite, nazionali o provenienti dallestero. E i vitalizi? Nulla. Tutto tace. I tanto parlati stipendi parlamentari non saranno toccati dalla manovra. Anche qui il perch presto detto: tu tocchi i nostri stipendi e noi ti togliamo la fiducia. In pratica, a pagare devono essere i cittadini. Non bisogna toccare politici, n tantomeno le banche. Secondo quanto riportato nella bozza, infatti, ecco laiutino anche per gli istituti di credito: il ministero dell'Economia fino al 30 giugno 2012 autorizzato a concedere la garanzia dello Stato sulle passivit delle banche italiane, con scadenza da tre mesi fino a cinque anni, o a partire dal 1 gennaio 2012 a sette anni per le obbligazioni bancarie garantite. Un modo per non far fallire le banche, insomma. In altre parole, i responsabili dello spaventoso debito italiano le
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banche, per il funzionamento del sistema economico stesso, e i politici per la loro negligenza e inefficienza non pagheranno il fio delle loro colpe. Sebbene sarebbe bastato colpire proprio loro per presentare una manovra degna di plauso e che avrebbe, nel giro di pochi anni, risanato il debito italiano. Ma niente: c chi pu e chi non pu essere colpito dalle misure economiche. Tanto con Berlusconi, quanto con Monti. Per avere ancora pi coscienza di quanto accadr nei prossimi giorni e di quanto significhi questa manovra nella vita quotidiana, abbiamo deciso di chiedere un parere a chi davvero verser lacrime e sangue. Giorgio, operaio umbro, ci dice: Mi spiace per la ministra che ha pianto. Ma vere lacrime le verseremo noi. Perch, invece, di commuoversi dopo, la Fornero e tutti gli altri non sono andati a vedere laspettativa di vita di chi lavora in miniera o in fonderia o di chi fa i turni o di chi fa lautista? Basta con questi qui che parlano senza sapere. Anche Carlotta, casalinga, non crede alle lacrime del ministro: A pagare, ancora una volta, sono sempre gli stessi. Che ci piangi? Non serve a nulla piangere sul latte che tu stesso hai versato! La prossima volta pensaci prima!. Pi cauto Mauro, professore di latino: La Fornero ha parlato di norme ancora da definire e ultimare. Vedremo. Per il momento, per, indubbio che lequit assente. Nei prossimi giorni, probabilmente, il quadro si far pi chiaro. Una cosa, per, appare certa: caduto Berlusconi, passata lepoca dei poteri marci, arrivata quella dei poteri forti. Credere acriticamente e a priori, come molti hanno fatto, che questo potesse essere il Governo della svolta, il Governo che avrebbe riportato democrazia e dignit sociale e civile in Italia, stato ed uno sbaglio. Diceva, lungimirante, Montaigne: Gli uomini sono portati a credere soprattutto quello che capiscono meno **********

VATICANO&GOVERNO MONTI/ Troppi ministri in conflitto dinteresse


Venerd 09 Dicembre 2011

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Pi di 164 mila fans. Come sempre facebook un ottimo calderone per prender coscienza di quelli che sono i malumori, i sentimenti e gli umori dei cittadini italiani. La pagina facebook Vaticano pagaci tu la manovra finanziaria, in pochi giorni, ha fatto il pieno di adesioni, testimoniando il malcontento per una manovra iniqua che non tocca i forti privilegi di cui gode il Vaticano. Ma, mentre la societ civile si indigna, il problema a monte (o a Monti?): diversi, infatti, sono gli uomini del governo legati a doppio filo con il Vaticano.

Forse dovremo ringraziare la crisi perch finalmente se ne parli di questa privilegiata classe religiosa, che per l'appunto continua a chiedere soldi per i pi bisognosi, fa notare Maria Teresa. Siamo alle solite... forti con i deboli (pensionati e pensionandi) e deboli con i forti (vaticano ed evasori vari...), scrive Roberto. E ancora, Carlo : Benedetto caccia i sordi!. Il popolo di facebook si ribella alla manovra finanziaria del governo Monti. E si scaglia con una delle caste pi privilegiate dello Stato Italiano. Il clero. Il suo impero. Gi, perch proprio di impero si dovrebbe parlare: un imperium spirituale certamente, ma anche (e non affatto secondario) temporale, per cos dire. O comunque economico. Un impero catastale di cui e questa forse una delle pi grandi assurdit non c traccia. Non c documento che lo renda noto (si parla di un 20-25% dellintero territorio nazionale). Basta guardarci intorno, per, per renderci conto che il patrimonio sia tuttaltro che cristiano (nel senso proprio del termine, essendo Cristo tuttaltro che ricco). Ed inutile che Avvenire continui a ribadire verit infondate. Le attivit commerciali svolte da enti e realt riconducibili alla Chiesa - ha ribadito pochi giorni fa - sono tenute a pagare lIci e lo fanno. Vero. Il problema, per, un altro. La legge a riguardo, infatti, tuttaltro che chiara. Il Governo Berlusconi, nel 2005, aveva esentato dallimposta tutti gli immobili propri del Vaticano. Senza distinzioni sul loro utilizzo. Fu Prodi, poi, a porre dei vincoli. Certamente ambigui, tuttavia: lesecutivo, infatti, limit il beneficio agli edifici che non hanno esclusivamente natura commerciale. Ma cosa intendiamo con esclusivamente? Nei fatti nessuno, dopotutto, pretende che il Vaticano paghi lIci su chiese e oratori. Il problema sono gli hotel, le palestre, le case affittate. Quellenorme zona grigia che devia dalla natura commerciale.

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Ma servirebbe una misura che introduca lIci (anzi, lImu) sui beni della Chiesa? Certamente. Le ultime stime formulate dallANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) parlano di circa 700 milioni di euro lanno di entrate in meno per i comuni. E allora la domanda sorge spontanea: perch il governo Monti non ha pensato neanche minimamente ad una misura che andasse in tale direzione? La risposta va ricercata nei nomi del governo. Ad iniziare, ad esempio, da Andrea Riccardi, ministro per la cooperazione internazionale e lintegrazione. Fondatore della Comunit di SantEgidio, legatissimo sin da giovane agli ambienti ciellini, uno dei laici pi accreditati in Vaticano, tanto da esserne anche uno degli storici di riferimento. E poi Lorenzo Ornaghi, ministro per i beni e le attivit culturali. Il rettore dellUniversit Cattolica di Milano dal 2002. Uomo molto vicino ad un cardinale influente come Ruini, non a caso dal 1998 membro del consiglio di amministrazione del quotidiano Avvenire (di cui dal 2002 anche vicepresidente) e direttore (dal 2003) di Vita e pensiero, la rivista ufficiale dellUniversit Cattolica. Non solo. Ornaghi anche nel consiglio di amministrazione dellIstituto Toniolo, ente fondatore dellUniversit Cattolica del Sacro Cuore, ma che gestisce anche le sezioni dislocate della Cattolica (oltre allAteneo di Milano, il Toniolo gestisce quelli di Brescia, Cremona, Piacenza, Roma, Campobasso), il Policlinico Agostino Gemelli di Roma, nonch la stessa rivista Vita e Pensiero. Senza dimenticare, poi, Renato Balduzzi, ministro della salute. Anche lui professore ordinario allUniversit Cattolica del Sacro Cuore, uno dei pi noti esponenti dellAzione Cattolica, presidente nazionale del Meic (Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale) dal 2002 al 2009, vicinissimo al cardinal Bertone. Cos come lo , daltronde, anche Francesco Profumo, ministro dellIstruzione che proprio alcuni giorni fa ha presentato il libro dellEditrice Vaticana curato da monsignor Lorenzo Leuzzi su I grandi discorsi di Benedetto XVI. E ancora Corrado Passera. Luomo delle banche, certamente. Ma non solo: il ministro per lo sviluppo economico tra i pi importanti finanziatori del meeting di Rimini ed in ottimi rapporti con la Cei, il suo presidente, il cardinal Angelo Bagnasco, e il suo vice, mons. Mariano Crociata. Solo supposizioni? Certamente. Per non sono solo voci quelle che parlano di uno spirito di Todi che aleggia sul Governo Monti. Tre dei nuovi ministri - Corrado Passera, Lorenzo Ornaghi e Andrea Riccardi hanno partecipato come relatori al Forum dei cattolici lo scorso 17 ottobre nella citt umbra. Forum che si concluse con la richiesta di un governo pi forte e di larghe intese,

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considerata l inadeguatezza di quello targato Berlusconi e il fatto che le elezioni anticipate sarebbero la soluzione peggiore. Altra casualit. Alla vigilia di Todi, Dino Boffo, ex direttore di Avvenire e ora a Tv2000, lemittente della Cei, aveva lanciato tre nomi per un possibile governo tecnico. Due di questi, Lorenzo Ornaghi e Andrea Riccardi, oggi sono ministri. Vedremo come evolver la questione. Per il momento, in mancanza di proposte istituzionali, quella che ci convince di pi quella di Chiara, sulla pagina facebook Vaticano pagaci tu la manovra finanziaria: lancio una proposta: copia dei pagamenti dellIMU nei bussolotti della questua !!! **********

GRANDE CENTRO/ Ecco dove nasce: tecnocrati, finanzieri e quei fondi neri dell'Operazione Sofia
Gioved 29 Dicembre 2011

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E vai con la Nuova Balena Bianca! Dai col Grande Centro! Tecnocrati e Finanzieri, uniti verso la meta! E' il motto che tiene insieme la Monti's Band, la task force di SuperMario al servizio della moribonda Italia. Ma la (ri)voglia di Dc, di un Centro di Gravita' Permanente capace di far funzionare al meglio i meccanismi d'Affari del Capitalismo di Casa Nostra, nasce proprio con la fine di mamma Dc, all'indomani della stagione di Mani Pulite che ha fatto sognare - ma solo per lo spazio di poche mattine - milioni di italiani. Il Grande Progetto e' subito pronto. Capace di prendere il largo in un baleno (e con una balena). Punta a farsi Terzo Polo, tra i due ingombranti avversari, alleandosi (via proporzionale da ripristinare) di volta in volta col migliore offerente. Per poi, man mano, allargarsi sempre di piu'... e ridiventare - miracolo di San Gennaro - la Dc liftata, rimodellata, neoglobalizzata, per tutti i palati postmoderni degli anni 2000...

La diritta via? E chi puo' insegnarla meglio di un gran maestro come il picconator Francesco Cossiga? Il nuovo Centro riformatore - ecco il suo Verbo - deve essere alternativo sia alla sinistra con l'Ulivo onnivoro sia alla destra con il Polo amorfo. Mai parole piu' profetiche. Che oggi trovano piena attuazione nell'esecutivo di Mario Monti. E anticipate in un'inchiesta esplosiva di inizio 2000, un terremoto politico-finanziario dagli esiti dirimpotenti: portata avanti, in piena segretezza, per alcuni anni, ha poi fatto flop. Archiviata. Pur se esistevano consistenti, fondate e documentate tracce che per far rinascere il Grande Centro erano a disposizione centinaia e centiniaia di miliardi di soldi. Riciclati al punto giusto, lavati che piu' bianco non si puo'. Gran Regista? Il Vaticano e un Cricca - gia' allora - di faccendieri. Una storia intricata e incredibile che pochi sanno, che quasi nessuno ha raccontato e che qui val la pena di ricostruire per sommi capi.

OBIETTIVO SOFIA Maggio 2000. Dalla Basilicata arriva qualche notizia frammentaria. Indagando sul caso-usura che tiro' in ballo perfino l'allora cardinale di Napoli Michele Giordano, agli inquirenti di Lagonegro
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sarebbe pervenuto un materiale bollente, un dossier redatto dalla guardia di Finanza (o meglio, dal Secondo Comando Generale-Ufficio Coordinamento Informativo e Sicurezza: in pratica i servizi segreti delle fiamme gialle) e basato sulle rivelazioni di due fonti assolutamente coperte ma, a quanto pare, super attendibili. Titolo dell'operazione, Sofia. Una storia arcimiliardaria - sono le poche notizie che si riescono allora a raccogliere - forse frutto di un maxi riciclaggio operato addirittura in Bulgaria (da qui il nome, So'fia): una storia di barbe finte, spie, faccendieri che porterebbe, via Vaticano, fino ai misteri dell'attentato a papa Wojtyla. La Voce pubblica a giugno una cover story dal titolo Poteri deviati, in cui si scrive di trame massoniche, operazioni sporche, nonche' di Sofia. Per alcuni mesi, il silenzio. Poi, a novembre, alla redazione della Voce arriva un plico. Con due documenti che fanno accapponare la pelle. Si tratta di due informative del reparto speciale (quello segreto per intedersi) sull'operazione Sofia, con tanto di cifre, nomi, intrecci e connection. La sostanza? La rinascita del Grande Centro, finanziata con un tesoretto da 670 miliardi di vecchie lire transitati (per ripulirli e celarne la provenienza) per banche di mezzo mondo (dal Credito Svizzero di Berna fino alla cassaforte di mille segreti UBS) e anche di casa nostra (Ambroveneto, Popolare di Milano, Cariplo, Credito Agrario Bresciano). Un materiale delicatissimo, pericoloso (si fanno i nomi di politici, imprenditori e professionisti di grido che sarebbero coinvolti), tutto da verificare. Occorre del tempo, cercare riscontri, effettuare minuziose verifiche. La Voce completa il lavoro a meta' dicembre, e' prevista un'inchiesta per il primo numero 2001. Nessun giornale, fino a quel momento, ha scritto un solo rigo sulla vicenda. Improvviso, tra Natale e Capodanno, il botto di Gianluigi Nuzzi sulle colonne del Giornale, dal titolo Dollari, imprenditori e 007: ecco il bluff dell'inchiesta segreta sul cardinale Giordano. Nuzzi, in realta', parla di due inchieste: quella sull'usura (per la quale il gup di Lagonegro Vincenzo Starita ha appena chiesto la archiviazione) e quella da un paio d'anni avviata - in gran segreto - dalla procura di Roma proprio su Sofia. Del tutto indefinita e fumosa, secondo Nuzzi, tanto che al gip sarebbe gia' arrivata la richiesta di archiviazione. Ha la vista molto lunga, Nuzzi, perche' l'archiviazione arrivera' solo cinque anni dopo, decisa dal pm (e ora procuratore aggiunto di Roma) Giancarlo Capaldo. E ne scrivera' nel suo best seller Vaticano S.p.A. pubblicato da Chiarelettere nel 2009. Nel capitolo Il golpe porpora Nuzzi ricompone i tasselli del mistero-Sofia, sottolinea l'enorme importanza dell'inchiesta, dettaglia non pochi lati oscuri e misteri rimasti sul campo, da' atto al pm

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Capaldo di aver lavorato sodo, dovendosi alla fine arrendere - archiviando il tutto - perche' non sono emersi riscontri giudiziari. Davvero un peccato, perche' Capaldo si lascia sfuggire qualche dettaglio non da poco: parla del Grande Centro come di un laboratorio politico-economicofinanziario, di pericoli effettivi per una gestione non democratica del potere (sembrano proprio i giorni dell'oligoverno Monti...), e perfino di accordi inziali che hanno dato vita a iniziative economiche di successo che vanno oltre il momento meramente politico dell'operazione Sofia. E allora? Non c'era proprio nulla su cui approfondire? Niente. Pietra tombale. Non c'era da capire meglio la sostanza reale dell'indagine top secret del reparto speciale (e segreto) Gdf che fece saltare sulla poltrona l'allora comandante generale delle fiamme gialle Rolando Mosca Moschini, oggi consigliere militare del capo dello Stato Giorgio Napolitano e fino all'ultimo istante candidato per una poltronissima nel governo Monti? Non c'era forse da lavorare meglio - e trovare riscontri - ad una delle ipotesi operative indicata (ma con ogni probabilita' persa per strada) dallo stesso Capaldo quando sostiene che la vicenda ha riguardato realmente personaggi della prima Repubblica che intendevano perpetuare il loro potere con quel nuovo strumento politico rappresentato dal Grande Centro?.

CENTRO AD ALTA VELOCITA' Non c'era forse da individuare quale iniziativa economica fosse effettivamente andata avanti con successo? Per caso il maxi business dell'Alta Velocita' decuplicato nel corso degli anni a tutto beneficio dei privati, sfondando ormai quota 150 mila miliardi di vecchie lire (da uno start di 25 mila?). Un affare, quello della Tav, che ha rischiato, proprio in quegli anni (1998-1999) di subire un stop, con l'inchiesta della stessa procura di Roma (pm Pietro Saviotti, gip Otello Lupacchini) che metteva sotto accusa i vertici mattonari nazionali (in prima fila la pomiciniana Icla), quelli politici partenopei (in pole position An a bordo del nascente astro di Italo Bocchino) e bancari? Una inchiesta finita in flop, nel solito porto romano delle nebbie. Oppure, tra le iniziative economiche made in Sofia poteva segnalarsi - tanto per viaggiare sempre su rotaia - la nascente Ntv tanto cara al gruppo Della Valle-Montezemolo-Punzo, gran finanziatore l'Intesa San Paolo a guida Passera? Il mosaico, la ragnatela poteva essere ben ampia. E tutta da indagare. Peccato. Come un peccato non indagare sul ruolo che lo Ior avrebbe svolto in tutta l'operazione (Sofia), sugli alti prelati Mario Fornasari e Giuseppe Monti, rispettivamente riconducibili alla Populorum

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Progressio e alla Associazione Internazionale Apostolato Cattolico. Sigla, quest'ultima, che ci riporta a foschi scenari: dalla P2 allo scandalo Mi.Fo.Biali., ai rapporti d'affari con la Libia (sic) via petrolio e altissime complicita' nazionali (l'allora numero uno delle fiamme gialle Raffaele Giudice) e internazionali (si arriva al fratello del premier maltese don Mintoff, storico trait d'union con affari incappucciati). E pensare - commenta una toga fuori dal coro della procura capitolina - che Sofia avrebbe potuto portare ad Aosta, ossia all'inchiesta Phoney Money, scippata al pm David Monti e passata da noi per essere regolarmente archiviata. In tutte e due si parla di altissimi livelli della finanza internazionale, di maxi riciclaggi, di traffici di titoli di Stato taroccati. E con qualche nome in comune. E altri nomi, molti altri nomi, venivano fatti proprio nella Voce di gennaio 2001, che ricostruiva i due dossier segreti delle fiamme gialle. Ne pubblicavamo alcuni stralci - scrivevamo allora - per un preciso diritto dovere di cronaca, avendo ricevuto quel materiale via posta e in forma anonima, e avendo effettuato tutti i possibili riscontri. Ma ponendo una serie di interrogativi ai quali sottolineavamo - solo la magistratura avrebbe potuto, con indagini serie e iperscrupolose (e cioe' rapportate alla estrema gravita' dei fatti), rispondere. Sono trascorsi cinque anni... poi la archiviazione del 2005. Ma val forse la pena di ripercorrere alcuni passaggi di quell'inchiesta. Si parte dal nome. So'fia o Sofi'a? Perche', emergeva dalle carte, potrebbe non trattarsi della capitale bulgara, ma di un peschereccio inghiottito nelle acque dell'Egeo con un carico molto prezioso: la bellezza di 2 miliardi di dollari, il tesoro degli ebrei, da sempre nel mirino del Mossad. E infatti, tra le carte dell'Operazione Sofia, fanno capolino i nomi di alcuni agenti del servizio segreto israeliano. Come quelli della super spia Michael Herzog, e dei suoi colleghi Hans Bauer, Albert Berdik Zwonko e Darius Gregor Mucha. Protagonisti, insieme a vertici della stessa Finanza e ad alcuni referenti imprenditoriali, di una serie di incontri operativi nella capitale: dall'Hotel Jolly di Roma fino alla magione privata di Giulio Andreotti. Il 26 marzo 1998 - viene precisato nel report Gdf - si sarebbe tenuta una riunione a casa del senatore a vita onde valutare la bonta' dell'operazione relativa al primo investimento (la quale verrebbe effettuata all'estero tramite la fondazione Fraternitas) e definire la ripartizione dei relativi profitti. Per arrivare agli incontri clou in via Del Corso, presso un accorsato studio professionale, gia' crocevia di incontri tra uomini (e donne, come la zarina irpina) dei servizi segreti.

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La Voce di quel gennaio 2001 riporta parecchi nomi, cosi' come poi fara' Nuzzi in Vaticano spa. Nomi buttati li' per depistare? A caso? Tessere di un mosaico impazzito? Frutto di inquinamenti? E' tutto un rebus. Sta di fatto che, tra le carte di Sofia, fanno capolino due grossi gruppi del mattone, i Mezzaroma (pochi mesi fa Mara Carfagna ha sposato il rampollo della dinasty, Marco) e, soprattutto, i Matarrese, reucci a Bari e non solo (con Antonio presidente per una vita della Federcalcio). Quelli di pezzi da novanta della politica, come l'allora ministro dei Trasporti (e oggi leader Pd) Pierluigi Bersani e il forzista (poi uscito dalla scena politica) Raffaele Della Valle, avvocato di grido, penalista nel caso Tortora. Dicevamo, due dossier. Partoriti lo stesso giorno, il 30 settembre 1998, con due numeri di protocollo successivi, 9302 e 9203, il primo titolato Operazione Sofia, il secondo Presunto riciclaggio di capitali. Concludeva la Voce di quel gennaio 2001: Come mai il capo del Secondo reparto da cui sono scaturiti i due dossier bollenti, Emilio Spaziante, pochi mesi dopo ha lasciato l'incarico per passare ai vertici del Sisde? E perche' uguale destinazione e' toccata ai due ufficiali che lo avevano coadiuvato nelle indagini?. Interrogativi che non hanno mai avuto una risposta. Quel che resta sul campo e' forse il sapore amaro per non aver potuto comprendere appieno i meccanismi sottili e sofisticati dell'universo politico che attraversa la vita di ogni giorno e che ogni giorno puo' radicalmente cambiare la vita di un paese. Parola di Giancarlo Capaldo. Valgono anche per il Belpaese di questi giorni? Ricorda Nuzzi nel suo libro. Siamo nel 1998. Gia' in primavera si lavora per un'assise del Ppi, una convention che benedica la nascita di un Grande Centro: ci sara' Maccanico, credo Dini, Marini spinge perche' anche Di Pietro venga coinvolto e credo pure che Mastella possa avere qualche interesse per quell'incontro. Chi pronunciava quelle profetiche parole? Enrico Letta, l'uomo che ora sussurra (e biglietta) all'orecchio del premier Monti. Lo stesso Enrico Letta il cui nome spicca nell'albo degli ex allievi del Sant'Anna di Pisa, l'esclusiva Scuola superiore che vede fra gli altri, nello stesso parterre de roi, anche il neoministro Corrado Passera, sua eminenza (grigia) Giuliano Amato e il condottiero di Finmeccanica Pier Francesco Guarguaglini. FINE ********** Termini e condizioni di utilizzo
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