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Cwrc dunque senza difficolt la regola che non ~josssimputarsi come ingiuria un detto od un atto, per quanto eventualmente

se ne deteriori l'onore altrui, quando procedette dallo intendimento di richiamare alla emenda colui verso il quale si indirizzava anzichi-. dalla veduta di offenderlo. E codesta regola non presenta argomento di disputabile finche si adatta alla ipotesi di un superiore (1) che corregga u n suo inferiore. PuO dubitarsene nella diversa ipotesi che la pretesa ingiuria parta dallo eguale Terso 1' eguale, o dallo inferiore verso il superiore ; essendoche se tosto si scorge che il superiore lecitamente esercita il suo diritto di correzione, non i : altrettanto sensibile lo esercizio di tale diritto nello inferiore o nello uguale. Ma il dubbio dileguasi se si riflette che lo jzcs corrigendi et instruendi nlios non e un diritto che nasca dalle condizioni sociali, o da una speciale posizione, o da eccezionali rapporti fra gli individui. Esso uri diritto umanitario xiascente dal vincolo primitiro della umanitaria frntcllanza. Laonde come in noi esiste quel diritto che ci rivela la spontanea aspirazione dell'anima nostra di correre al soccorso del nostro simile quando lo veggiarno in qualclie pericolo, cosi B in noi il di)vitto di ammonire altri che veggiamo nel pericolo (li mal fare, senza bisogno che una legge umana o una digiiiti nostra ce no abbia investito. Tutta la difficolta incontrerassi nella pratica applicazione del principio ; perchk con grande facilit correremo a riconoscere 1' animo di correggere nel superiore,

e potremo esitare ad ammetterlo e chiederne pii1 chiara dimostrazione nello uguale o nello inferiore. Ma quando la intenzione di correggere sia chiaritsa anche in costoro il principio non pub incontrare contestazione (2): ec1 anzi B da consigliarsi nella pratica una certa larghezza su tale argomento affinchh non involgasi in persecuzioni criminali 1' onesto cittadino che agiva a fine di bene quantunque per avventura nel suo ufficio di aristarco possa avere in qualche modo ecceduto.
(1) Vollero alcuni pratici stabilire come regola assoluta che contro certe persone non si ammettesse l'accusa di ingiuria, e vollero esemplificare questa regola in tutti coloro clie eserci1;ivaiio autorit gerarchica o domestica, corrie il marito, il pddrorie, il precettore, il magistrato; argomentando ci dal titolo (le emei~dcctionepropinqioritn~nei codice Giustinianeo : C ;i i l l obseruotionu~~t w s 2 , o b s e ~ v .106 p S cli r ;i (1 e r o de f o l d i s p1rs.s 9, c n p . 4 , 11. 121 CIaro sorle~llinrfin? 5 , S. injurinm n. 1 . i i I i i poichb dovellero lih. nniriicltcre che anche contro costoin potcsse agirsi per titolo rli ingiuria quando avessero abusato della propria potest, cos 6 mariifesto non potersi acceltarc qii~lla regola coriie apoditlica c co3titiiente un privilegio personalr, ma tutto ridursi alla presunzione del uianctito aniriro di ingiuriare la quale etiierr;e dnll:i rrspetlivti situazioiic tlcllc parti. fi notevole un caso ctie in faccia ai Tribunali Austriaci percorse tre gradi di giiirisdizionc. Trattavasi di un irincsslro ginuasiiilc clie volenilo ritiiprovcr;ire acl un discepolo 1:i sua rnala condotta nella scuolii lo ;ivcv:i hccinto di rnnsctrl;ottc. Lo scol:iro sc n r :idoriib, e qiicrelb per inpiiiria il inorstro; rtl :rlla prinra Ist:irizii ne ottenne I:i condaiina. Ma ricorso il iii;icstro all'Imperiale e Re:ile Tribunale di Apprllo iti Tricste fii compirt;inienlc assnliilo sul principio clic 17iiiiiino di correggere cscliidcva 1' atiinio di ingiuriare. Ricorse lo scoltire ;i1 siiprciiin

Senato di giustizia in FTienna, rna questo con decrclo del 12 aprile 1871 coliferm la sentenza dell'appello adottandorie i motivi e condann il querelante nelle spese. Questo caso trovasi raccolto dalla G a z z ~ t l n T~iOzi~zali Trieste n. 18, dei di ?nro 5, 1mg. 145. Fino a qual punto esagerassero i Roinani la teorica dell: u~zimiu corviyetarli lo mostra la leg. ti S. fin. j@.ad l e y e ~ nBquilianl. (2) Che si direbbe di uii servo clie portasse querela contro il suo signore perchi: lo tacci di asino o di poltrone! Si vedano i due titoli del Codice dc et~letldntioneservov~tr e dc emendotio~ze liropinquorr~~~~. y s e r dapprima aveIl L e va opinalo diversamente, e sull' autorit del N e v i o f i?& jtis Lztbec. pavs 5 , tit. 8, art. 10, 7 ~ 1 6 ) condann pareccliie . padrone che avevano tacciato male le proprie serve per causa delle loro disonesti. hla poscia atterrito dalla pioggia delle querele f spcc. 546, mcd. 1 5 ) si ricredette do questa severa opinione e desist dal condannare i padroni. Lo che peraltro si deve intendcre quando siavi ragionevolezza nella causa e non eccesso nel modo. h conforme la opinione del F u t t i11o n n elenzenlu Cj. 508 ; e dell' A r e t i n o cle malcficiis 1)iig. 165, $2. 55. Ma anche fra eguali e per parle d' iuf'criori si deve ainiiie[tere come scriiuinatrice una intenzione dirella a correggere. E la presunzione per rilenerla sorgo dalla circostanza che la parola materialmente oEensiva si emeltesse coulro chi stava facendo qualche cosa di rnale. All' ombra di questo principio volle taluno dichiarare iti modo assoluto inceiiaurabili le parole oKensive che si dicano da un sacerdote parlando al popolo dal pulpito o dall' altare ; L a u t er b a c h tlisp. 1, thes. 15, n. 6 . hla neppure col est^ regola, per c~uanto si rispetti la religione e i diritti dei suoi ministri, pu darsi come assoluta ; perch quendo il preclicatore esca dalla generali[& o dalla semplice censura di una classe riia designi 1' individuo, potr benissimo essere iniputabile di ingiuria, ed atizi la solenniti della occasione la render pi atroce. Vetlrisi in questo senso, L e y s e r spee. 545, de convitiis conc i o i i n i o ? . l r ~ ~ ~ t l 7 e1 segg. m . RI e i s L e r pi.i?zcipia $. 1.46

- 102 - P u i t m n n i i elemcntn S. 411 - T i t i r i s diaput. (i de o f i c i o coticionantitu,~- S i m o n (le crctio~beinjiir. sctcerdot. conccrnenl. - 1-10 r n nddil. ai1 S c h i l t. .i?lstit. jiir.. canon. png. 181 - S t r y k i o diss. vol. 5, disp. 8, cnp. 4 , 4 1 - \'o g l e r de ho~nic. linguae S. 19 - C a r p z oC
71.

v i O jilrisprzid. eccles. lib. 3, tit. 9 , tlef. 9 8 m a n n jtir. ecelcs. Zi6. 1 , cap. 6 , 11. 1 , 5. 5.

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La seconda forma nella quale si configura una proeresi che direttaniente contradice ed esclude 1' auineu.c hljzwiandi, e cosi distrugge la essenzialith del innlefizio, quella dell' anifnzcsjocandl. Non si diment-ichi mai in questo argomento che per iiiconcusso canone di diritto essendo sempre a tutto carico clell' accusatore 12 prova specifica e completa del corpo del delitto, il quale per ogni dubbio si esclude, non pub mai l' accusa vantare la prova clel materiale della ingiuria che afferma, fiaclih non ha dimostrato che la parola proferita lo fu con animo d' ingiuriare. Questa prova si sark fatta a suflicienza dall' accusa quando essa iriostri che la parola proferita non pub nel suo senso naturale esprimere clie un oltraggio, o esclude ogni possibilit di sc11ei.zo. hla quando la parola sia erluivoca le sari forza assodare il corpo del delitto tuostr:tnilo per altra via i1 concorso della intenzione maligna. Ed anche quando In parola sarh univoca i n scnso di oltraggio, essa non fornir all' accusa clie tiiia presrinziono e niente di piu. SiccliO dove 1' accusato dimostri vei~osimileun animo clivcrso avrh costantcmcnte distrutto il fondamento dell' accusa, e dovri~anche trionfare nel dubbio la presunzione (1' innocenza :

verith che in pratica non sempre convenientemente avvertita. Lo ammettere o no I' anifizus jocnndi come criterio che elimini la ingiuria dipende molto da circostanze che male possono definirsi a p~iori;e pi particolarmente dipende dalle relazioni personali: dovendosi con facilit8 maggiore ammettere quando cade fra amici, ed in un trattamento confidenziale. 111 ci far gran giuoco la prudenza del giudica. Ma nel principio la regola positiva (i); e quando il giudice si convinca che si ebbe soltanto la volonta di scherzare egli non pub pronunciare condanna per questo solo che l' altro non abbia voluto accettare lo scherzo e ne abbia ~ilostratorisentimeiito.
( l ) La regala testuale : l. 3,s.3. IJ. de ictjz~riis [Io t de injzcriis cap. 2, png. 6 A n g e l o de delictio pnrs 1, cap. 79, n. 24 A r e t i n o de nirilcjiciis pug. 465, 71. 35 P u c c i o n i co~nmentouo1. 4, pag. 654. Si valuta come arv-

gomento suficiente per ritenere l'animo di scherzare, o qualuuque altra foggia di intenzione innocente, la immediata ritr;ittazioue dell' ingiuriante. Questa regola potrebbe sembrare una eccezione al principio factrina iilfcclzb?n Pcvi nequi&, pcr il quale k sempre indiflcrcrcnie alla essenzialit dei crimini quanto dal colpe~~ole faccia posteriorinente alla loro cnnsi sumazione: nia non lo B ;pereli& la rilsaltazione non si valuta coine circostanza che distrugga uri delitto gi consumato, si valuta bens come circoslanza che mostra non aversi avuto l'animo di ingiuriare e cos non essersi mai consuniato (lelitto. Analogo ma non identico 9 il caso della condiriolac n della protesta aggiunta alla ingiuria. La condizione pub fhailmcnte cscluclere la crimiuosit, come quando si dicesse itd alcuno s e Iin fatto questo sarebbe un birbo. LU stesso 3pposizione della condizione esclude la crederira dcl fai10 iti

c\ii parla; e converte la proposizione io una s~alenzUastratta del[$ quale iiessuno piib offendersi senza all'errrlare la propria tijrpiludine. Tale 8 la m i a opinione: debbo perb confessare clie fra i pratici il problema trovasi diversamente risoluto. L a u t e r h a c l i fdisp.89, 11. (i et 7 ) e C a r p z o v i o flib. 1, decis. 6 5 ) diatiiiguono tra condizione riguardante il passalo e conrlizione riguardanle il fuluro, e insegnano che quando Iii condizione riguarda il passato deve cerc:irsi s e 8 vera 0 fialaa. Se b vera accordano I' azionc ci' ingiuria: s e poi falsa la negano: quando riguarda il futuro dicono che pendente In condizioiic non vi ingiuria; m;) quando siasi verificala piib bcnissinio agirsi criniinaltncntc. Per eseriopio, se Tizio sposa la tale B un pozzo. Tizio noli pub querelarsi fincli non I' lia sposata, nia dove poi 1' iln sposala lo pub. Analoga 8 la doitrina di C a r p z o v i o responsn electornlin lib. 2, rcspons. 62, tr. 5 I1 a r p p r e C 1 t in S. 1, instit. cle i n j ~ r 1 ~ i i s 147 n. B e r l i C h i o pruct. conclus. p n r s 5, conclics. 59, n. 5. In ordine poi alla protesta io non la credo giuridicamente valutabile. Biente mi curo clic chi mi fa del riiale prolesti di non volermelo fare quando me lo fa. Ni: pu dirsi clie la protesta csclud:i 1' animo di ingiuriare, mentre invece per la medesima si rivela la conoscenza che ci che va a dirsi sar offensivo. Troppo facile mezzo sarebbe cotesto per insultare tutti scnza rischio di pcua. Vedasi l o l t d e i)'jiwiis cnp. 4, S. 4 A n i o n iil a t t e o lib. 47, tit. 4, n. 1 0 S t r y k i o diss. vol. 3, disp. 5, cap. 2, la. 51 C l a r o sentcnt. lib. 6, S. dc ily'itriis 11. 13 Ghy sen dissert. de itijttriis rt fuolosis libcllis cap. 2, S. O ( : a r p z o v i o yesponsn lib. 2 , resp. 62, n. 2 Guido l';l P n d p ~ 4ii5 in fin. . .\V e s e m i> e c i o in parntit. ff. (le tl?jui.iis n. 8 C o C C e i o exercituliones curiosnp, dis]~~,43 de siicnlio S. 6 -- Il u n il i u s ed Ta,*clctlel.lcln rlispiltnt. 50, tlies. 5, ylbuest. 38, pay. 544, tomo 2, pal.8 2 I i 1 l i ;iii i islitiiso~li ; 1 vol. 2, pug. 467: e ]a nola n ] 1750,

La terza forma che esclude l' animo d'ingiuriare si ha nell' u?zh~az!s veto?-queadi. Quando alcuno si sente da altri ingiuriare, se trascenda tosto aneh' egli acl ingiuriare il suo offenditore, nasce quella che dicesi conlpefzsasione della ingiuria ; la cluale estingue ogni azione penale per ambo i lati. Ci6 peraltro procede da diverso principio. In quanto a colui che ritorse la ingiuria cessa il delitto (i) per mancanza dell' animo, avvegnache si ritenga che lo facesse non per denigrare il suo offensore nla per ributtare da se la ingiuria patita. In quanto al primo che ingiurio non potrebbe dirsi che la ritorsione patita perimesse il delitto da lui commesso. Ma pe?-filzeI' uziofze, percll perseguitandosi (come vedremo) la ingiuria a querela di parte, colui clie della ingiuria patita si i. reso immediatamente giustizia da s medesimo col ritorcerla sull' ingiuriante, si presume aver renunziato all' azione penale, eil. aver voluto procacciare da sb stesso la ril~aruzione della propria offesa (2).
( A cpesio dur~iice principio e duplice effetto non si l ) uniformano hastanlemente quei codici che si limitano a stabilire 13 non pcinibiliti della ingiuria quando fu provoctita. Ci~si dettb dal codice Prancsse alls art. 471, n. 11 per le sole ingiurie seinplici, e In giurisprudenza ne fece larga applicazione in questo tema, non per ( h1 o r i n art. 8466, at ( 1 ~ 1 .8610) nul tema di difTi~~nazione. hIa la sola disposizione clic esonera da pena il provocalo alla ingiuria non basberebbe ad Esonerare da pena i l provocante se rion si ricoircssc i11 1)r.iricipio divcrso della tacita re~nissionc.

(2) Questa k la idea che i pi esalti giuristi espressero col broccardo retorsio tolbit i n j u r i a m et i n j u r i a r u m aclionear: He r t i u s responsorum et deeis. vol. 2, dec. 570, n. 2 q u o ~ l i a mqui ipse ai6i judex cxtitit auxilio ningixiratus poslea Dndiynus esl 11e v i o rid j u s Lzib~cras. lib. 4, tic. 4, art. 10, n. 7 C n r p z o v i o jurisprud. pars 4, constit. 9 , depra. 4; et constit. 46, def. 10 P a b r o in codicetn lib. 9 , tit. 20, def. 8, n. 5. E argomentano dalla 1. 37, in @ne ff. de minoribus, e dalla l . 1, ff. quod legut. Sull' argomento della rilorsione della ingiuria sono a vedersi ancora la 1. 17, & de v i et v i aratatu; e la 1. 12, $. 1, ff. G a i l l obser. 101 W u rnise r q1m.i melus cuicsu oliserualionum tit. 47, o6ser. 18 C a r p z o v i o decis. 247 Ii l o C k cons. 184, lib. 5 S t u cli exercitnliones Iuslininncae rlccas 1 C , asserlio 9, lit. f. O l il e k o p s ronlrct C a ~ p z o u i i adtccrs 4 , q i i u < ~ s 3. i l A r u m a e u s (lisptitationcs disp. 24, libes. 12: c l decis. 13, pay. 584, lib. 2 M c u O C h i u s consil. 47, n. 2 S t r a v i o de viitdictrc privcitu cap. 19 Re n n e rn a n de jure relorsionis pnr8 5, / / I . 47 V o l l a e r observ. 18, uol. 1 Mynsinjier obseruationu~~a 6, obse~.. 17 lib. M od e s t i n u s P i s t o r ctul. 2 , cuns. 4, n. 36 - B e r l i C h i u s praclicurum coticltis. ]Ji?rS8, conci. 64, n. 1, et seqq. C r a m e r observcrtionilr)z v o l . 4 , obseru. 1155.

Percli! la compeiisazione si ammetta occorre per 1' insegnamento dei dottori una certa proporzione fra le ingiurie respettive. Ma sul rigore di questo requisito bisogna peraltro procedere con debita cnutela. Non devesi confondere del tutto la coinperisaxioile con 1' animus retorquendi. La questione della compensazione b vitale per il primo ingiuriante: non lo h ugudmente per colui che i1-ito~scla ingiu-

- 107 ria. AncIie negata quella deve la ritorsione spogliarsi del carattere criminoso per la stessa natura della ritorsione (1) quando la ingiuria patita era eguale o pi grave; e soltanto valere come minorante quando la ingiuria ritorta era di asszi pii1 grave della patita. Altrimenti si va nell' assurdo : mi spiego; io ho ritorto contro il mio offensore con una ingiuria leggiera, mentre anche 1' offensore non avea proferito che una ingiuria leggiera: si ammette la compensazione, e non vi e difficolt, poich si dice, le due colpe sono eguali e mutuamente si elidono. Ma se invece il mio offensore mi oltra,,' o con una w ' ingiuria atroce, si nega (ed ben giusto) la compensazione. RiIa a quale effetto? All' effetto forse che ancora io debba essere punito! Ci6 vidi talvolta avvenire in pratica, ma fu errore solenne. Se la ingiuria che mi spinse a ritorcere era semplice, io non sono reo: se quella B atroce io dovr essere colpevole! Dunque io sar0 reo o non reo secondo la misura della reit altrui. Dunque la mia reita nascera dal fatto altrui. 1)rinrlue perchb la offesa recata a me cla altri e pi grave io dovr subire la pena da cui mi avreste esonerato se io avessi patito m a ingiuria pi lcggiera. Questi sono gli assurdi nei quali s' illaqueano coloro che prendono alla lettera la regoletta o la dottrina dei pratici, e che guardano la coiilpensazione delle ingiurie sotto un punto di vista materiale senza addentrarsi nel doppio principio al quale s' inspir coclesta teoria. Lo stesso ripetesi nel caso rovescio. Io ho trasceso ad una ingiuria sen~plicea danno altrui: condotto in giuriizio, deduco e provo clie il mio emulo si fece giustizia da s, cd ottcnne sufficiente riparazione ri-

torcendo la ingiuria contro di me; e delluco la compensazione. 1 giudice esamina la ingiuria che 1 io patii; se la trova leggiera corre pronto ad aminettcre la compensazione :ma se vede clie 1' avrersario mio non si liniit0 a riljattere la mia lieve ingiuria con ingiuria altrettanto lieve, e trascese ad ingiuria atroce, od anche a peggio, egli s' impaccia nella teoria della compensazione, e trovando della compensazione manyre i termini per la disparitit delle offese condanna me per la reiti maggiore dell' altro, e peiSchk io ho patito reazione pii1 grave. Che se poi colui che fu ingiuriato leggermente da me non si limitb a ritorcere parole di vilipendio, ma trascese a darmi un carico di bastonate, sparisce anclie la proponibiliti della compensazione : e spariia questa il giudice che si sommerge nella regoletta trova inevitabile la mia condanna. Ne avverte che la coiiipensazione una gretta formula la yualc esprime lo svolgimento di principii superiori : c clie il principio razionale per cui io ingiuriante ho acquistato il diritto di non esser pi punito clella ingiuria cla ine commessa per la ritorsione dello ingiuriato, st,:c nella preszoata ~e?zu?zzia azione penale; renunzia all' ctie apparisce evidente clal fatto spontaneo dell' ingiuriato che si procacci6 immediata riparazione a suo modo. Lo che se si fosse avvertito si slirehbe coinpreso che un ingiuriato esercita privata giustizia, e sceglie la via della riparazione privata non solo quando ingiuria il suo ingiuriatore, ma ugrialmenta ed anche pi quando lo bastona. Sicch se non ricorre la teoria della compensazione per scrininare il secondo fatto, ricorre pcrb la ragione della > ( m i a mcttcre il priiiiu fjtto al coperto da. ogni pcr

poilale persecuzioiie. Jla (li ci trol-cromo pii[ 1:irgo richiamo cluando (g. 1829) svolgeildo la teorica dell'azione persecntoria della ingiuria dovremo occuparci dei modi di estinguerla. il1 presente Iciogo bastino yneste osservazioni al fine di comprendere la speciale indole giuridica del13 cosi detta ,vllo~*sioi~eclella ingiuria.
(1) La regola clie I' a~ri~tzoi ritolacere esclude la ind giuria si ripete comunemente dai pratici : ma nel ricercare la inliina ragione della regola osoillano per diverse vie. Alcuni vanno dietro al mero senso morale, e coiisiderarin la pr0voc:izione come causa di escludere la imputazione, in 131 guisa riconduccndo qiiesta tcoric:~ solfa 1 ~ 1 gcn~r.iltdottrina del grndo: C n i h ni a n responxn j1tri.v vol. 2 , t,(,sp. 59, n. 2 0 4 ; et vol. li, resp. 9, n. 20. Ed in questo srriso la guard Ul p i n n o 1. 14, S. li, Cf. [rle boizis liherloYUIIZ igo.scendrrnz s i voluit se t~lcisci proziocnrzts. Etl in pari equivoco caddero E i serri b a c h fdri cowpci~sotiotze cirrri aule/lcici, TilOi~zyct1775, Ej. 7 , 8 , 1 5 . 1 4 , 1 6 ) C AI a e s t e r t i u s fqitaesl. 16, 12. 4 e1 seq.J menlre la corisideraziorie delle drgradnnti del dolo rion la veri1 radice de1l:t ieorica dell,~ contpensazione. Altri coiifotidono la cloltriiia dclla rilorsionrl con quell~idr>ll:i compensazioiic; senza avvertii-c clic la ritorsione giova a quello che inciiirin clii lo liri ingiuriiito, mrtitre 1;i coniperisnzionc giova :id enrrnr~bo:per Io che evi! dente che il principio ne deve essere diverso. Altri ancor:c confuse I: cminto d i ritorcere con I' oliinio di difwlersi, ferinandosi alli1 esen.i~lificazioiiedi clii risponde l u it~etdisci: c fin qui stari bene che si ritorca per difer~ilersi;i n quiitilo tucci;indo di rnentitorc chi eplioiie a noi brulle cose vengliia1110 3 dire che tali cose non sono vere. ala se si cscti il:! talr cscniplificaziocie o da poclic siiiiili I " animo tli ilifeiiilei~~i esl~isc~ito ; conic savinn~etileos*crvb L o e li n] C r o fe.re1.cit t f l . 36, crip. S, S. 31). ci 4 0 ) perclib rluarido si ritorcc I:r i i i -

giuria essa h gi patita e pi non vi occorre difesa. Laonde

il principio della ritorsione essendo generale bisogna darrie iina ragione che trovi termini abili in tulli i casi. La vera ed indefettibile ragione per cui la ingiuria del ritorquente llon deliuo, che le manca 1' elemento essenziale dell' aninio di ingiuriare. Il R a y n a I d O fobservat. tom. 1, cap. 11, $. 1 , n. 50) credette aver trovato una buona ragione quando DIOstrb che negli scritti dei Siinti Pirdri si trovano spesso le pi virulenti ingiurie contro i loro detrattori. Lla anche* i Sanli lalvolta peccarono. Laonde bicogiia trovare una ragione per dire che quei Santi Padri non peccassero quando svillaneggiavano i loro contradittori. E la ragione vi . ed tutta giuridica, perch chi ritorce la ingiuria sotto la pressione di uri oltraggio ricevuto non pensa ad offendere altri, nia erompe in uno sfogo comandato dal sentimento della propria offesa. Sicchb andando a cercare la ultima ragione di questa regola bi trova nel giusto dolore, conie al suo luogo dirb. notabile in proposito di ritorsione che la medesima si ammette dai pratici ariche per una ingiuria non vera nia putativa. E questo un ulteriore svolgimento del principio da me gi sotto viirie forme sviluppato; vale a dire clie certe minoranti e certe dirimenti debbono contempliirsf nel loro 'modo di essere soggelliuo. LO S t r y k i o f dc jrtre sensuuw disscrt. 4 , cnp. 6, n. 15) ne fa applicazione alla ipotesi di un sordo che inveisca contro altri credendo che lo avesse ingiuriato. Il chiaro che coteslo errore invincibile nel sordo assume il carattere di essenziale. Frivolo poi fu I' obietto elevato contro la compensazione, allegando clie rron possa per il delitlo privato spogliarsi la societa della pena che aspetta. Ci avrebbe valore in tema di delitti di azione puhblicit ; niente cooclude in quelli di azione privata. E neppure sullo ammettere o no In compensazione pub essere decisivo il cnlcolo della eguaglianza O disuguaglianza di rango dei contendenti: IAe u C h l responsa Al6dorFna vol. 2, reapoti. 19, n. 20 seq. png. 174. Possono ancora vedersi P i s t o i. o6spj-v. 45 et 181 L y c l a m a nrembr(innrtrm Iib. 7, tglug. 42

Bo e h ni e r o dcc. 805, toni. 5 , pars 5; e l dcc. 817 e l 8 1 8 O L t o n e c o ~ u i l i apog. 692 L ucl m e l l c,;i.crcituti~aes pcrg. 274 V a n E c k tltcse.9 controvcrsoc pog. 204. E 1iiu in largo della compensazione dei delitti scrive O r t e ga Piihanotl Labconis, pag. 174, n. 5 cl seqq.

Escludesi in quarto luogo l' animo d' ingiuriare per virtii dell' u?z.inzzis clefenciefidi. Questo non solo giova a scusare la taccia di bugiardo e mentitore data a chi andi, spargendo male voci contro di noi : ma giova ancora a chi abbia attaccato l'offensore in altro lato fuori della sua veridicith; poich anche in questo caso pu ritenersi (nei debiti termini) che l' animo fosse diretto a screditare il nostro accnsatore, per 1 implicito argomento che i suoi mali ' costumi lo rendano immeritevole di credenza (1).
(1) I< l o c k eons. 184, n . 25 C r a m e r obserucit. 855. l)uestii teorica S foridala sui principii del nioderawe e sul precetto della 1. 2, $. 9,'fi crqtlct et uquac plicvine (41.de ce~zdae c ~ i l p acuret qui non eo aninto qzrid fecit rit altevi noceut, scd ne sibi noeeut: ed S ovvia nei pratici, che in generale irisegnano uon doversi presumere I'auit 2 s injzcriundi in clii agiva per conservare un proprio di1u ritto : H e r t i u s decisiones uol. 2, dccis. 418. Trovasi anche applicata in Francia; ed B notabile il caso deciso dalla Corte di Cassazione il 21 aprile 1864. Ivi trattnvasi di un creditore che intervenuto ad una riunione avanti al giiidice cominissario di un fallimento aveva opposto In falsili dei liloli prodotti da altro creditorc; del che questi erusi qucreliito coine di urla diffaniazione alla quale certiiinrnft. il rnnlerinle non fttceva difetto. !fa la Corle di Lione giudicb

che quella imputazione era stata emessa al SOIO fine di tutelare i propri dirilti e non sii auec intcntion de nuirc, e la Cassazione a cui ricorse 1' ingiurialo rispetlb 1' assollizione : vedasi N o r i n jozirnal du droit crinainel n. 7902. Allyanimo di difendersi si riferisce la innocuil della intenzione di chi rimpr6veri ad altri le sue male qualith per esimersi dallo aderire ad un contratto al quale questi voleva condurlo. In termini precisi il G e e r t s e m a f~iltlfcmcntn dc ilyllriis pag. 4 8 si qziis e?iinz 1)~e C O N ncl

lercia seccttra invitaret, quem cssc fircnz nzct honline~r~ falsa parare solitu~n,ex certu scienis'n cijgnovissern, huic pelitionena certe denegcire possurrz, et eidcm ratio)zem ex irie qz~aerenti,sine periculo respondcre, hanc esse rnliolirn&, quod scirena cisr?b esse liomincnz neqziam. Del resto iiei liiiiiti di una semplice mentitrt la proposizione non
rlispulabile. Tutti i dottori convengono che il tacciare di menfilore costituisca ingiuria grave, ma soggiungono altres che siliatta ingiuria non ? imputabile quando si emetta i11 replica ad una proposizione ingiuriosa contro noi stessi : Il a ld o coiuil. Ei6. 1, cons. 45, n. 1 S o C i n o J u n. vol. 2, cutis. 122, n. 11 C l a r o S . de injur. in p ~ i n c . 17 ar i n a c c i o qirnest. 105, n. 511 - C r i s p o l t o custts 1 2 n iir g e r s ni?zgJ. o6serv. Cenlr~rin3, obseru. 71 P:tn i iii o l l e dec. IG, adnot. 1, n. 26 Z a u l o cibservntici?loa in stcitulz!m lib. 4, rubr. 24, n. 7.

Piii specialmerite coclesta deiluzione giova ai pabr-o~zi delle cazcst: per esirilerli rla ogni respnnsabilitll (1' iiigiriria per. quello clir! possono aver dotto contro l'avversario, contro i testiriioni, od anclie contro lo stesso giudice, dei decreti del quale cliicdono pei loro clienti la riparazione. Questa, die i pratici chiatnnno Zibertas rotlt.icitz(ii, si determina giristn il

~lettttfo della eg. C, C. (le ~ i i 1 . ~ 1 ~ 1 t j i i /nelle due con70 tlizioiii ;- 1 ."che cib poseali vliliFns Zilis - 2." cltc non vi sia eccesso gzel .i)locln (1). S u ci8 k da 1iotai.s.i che la utilitk della carisn non vuole essere giur1ic;tf:i ex post fncto, ed iu modo ;~ssoluto,Iila secondo li[ ~iruliabile credulita del ctifiilsoi.e, 1)ur'clib non aili!ttata nb irragionevole. Non potrel~l~e aniinettei.si uii:i regola contraria, la quale facesse clipenc1ei.e la cwrverazione dell' avvocato clalla vittoria o clalla 1-rc:r.dit:t nella lite civilc. & una questione assai delicata noi1 meno che frequente quella chc porta a dccido'ti. sr in materia di scritti prodotti i11 fi~ccia un ti'iljriad nale civile possa il giudice criminale i.itenei.Ii iiiginihiosiquando tali non li rlicliiarb il giuclicc cii~ile; * t vicerersa se cluello puss:~dicliiarai.li iiiiiocenti c1u:ina 0 il gindice civile ile ordinb la sop~~i~cssioiie 1 coiiic jngiuriosi. Xellci quale ricerca viene a ril~roclrl~'~i li1 questione della iirfir~enza ilnn ~c,jurlicatain giudirli zio civile sul giudizio penale. Tale argoiueilto oscc per altro clalla ti~attazionedel delitto, C passa nell' ordine delle irialorie procedurali. &ii limiteri~ iliinquc a dire che in Francia 112 prcvalso la ii1o:i tlcl viucolo in~liostoal giuclicc criiiiinale tlalla sc~itciix;~ r4ivile In quale al~l~ia dichiaralo che uno sciaittu ilulknsionale era cliffainatorio. Veclasi il gindicato della Corte di Cassazione di Francia del 4 1na;:gio 1865 ; e ?t1o r i i1 jouln?zc61ci*2l/~i?aeZ 8102. ilfa salvo il ctflt. debito rispetto alla ven::rata autorit clci frailcesi, uon mi persuade clie cliasi pot<estAdi dcciclerc ;i.~~i:ll*atlabiliuente sopra un corl~odi delil-to ad u n tri1)rinnle ehc i.ioii.ha giurisilizioiie per. fare processi crimiiiali, clie mollo iicilo 1' Iin per contlsilnnrc, Cche pi'or4r:dc scnza clriolle gtiar~nt~igicsolontiith clir. e VOI,. 1 1 1. 8

- 114 sono dalla legge richieste tutte le volte che vien posto a pericolo 1 onore e la libert di un cittadino.. '
(1) Trattarono diffusamente dei limiti della fucultas ~ 0 9 1 ??itiatidi clie a d truntites della 1. 6, S. 1, C de postulando dovevano imporsi agli avvocati nelle loro difese; il B O s s i O de ilzquisit. n. 126; lo S t r y k i o dissert. vol. 2, disput. 13, cap. 3, n. 45 et seqq.; il L e y s e r spec. 547. Vedasi pure h1 a n z i de aduoculis, il P u l t m a n n elernenia S. 411 B o e h m e r o decisionrs procuratoribus etc. pag. 26 tonto 3, p a r s 3, resp. S I 9 S c h o e p f f e r co~nmen?a!io (le advocnto iniuriante, 1741 P u C C i o n i cornmento 1~11.4, pug. 654. L apprezzazione delly eccesso dipende dalla ' prudenza del giudice; ma questo eccesso, a parer mio, deve risultare dalle condizioni intrinseche dello scritto. In Francia perb si ~~oliito trovare eziandia nella sola circostanza di aver fatto stanipare una memoria a difesa in un numero di copie maggiore di quello occorrente alle comunicazioni necessarie per le parti e pei magistrati : e si punita la ~~ubhlicazioi~e e divulgazione straordinaria degli esemplari di una memoria legale contenente fatti diffamatorii: M o r i n rpevtoire n. 23, 29; et Journ. de droit criminel n. 2460, 3359, 3551, 3612, 5775, 5903, 6885, 7650 et 7980. Gik sappiamo che i francesi parlano molta di libert, ma sono poi sempre renitenti nello accordarla. Non dunque rneraviglia clie in Francia si accolga senza esitazioni la regola cile restringe all' avvocato la libert di pubblicare della sua memoria defensionale, in cui si contengano obietti contro i testimoni o contro la parte, un numero maggiore di esemplari di quello che richiesto per la comunicazione ai giudici ed agli ufficiali del Pubblico Ministero. Ma se si ponesse iiiente,'com'b dovere, alla ragione fondamentale della scriiriiiiazione, che sta nel debito di giustiflcre 11 cliente; e s e si ricordasse che nello stato di odierna civilt la opinioue pubblica si occupa moltissimo delle liti che pendono in faccia

- 113 ai tribunali, si capirebbe che I' avvocato ha il debito di difendere il suo cliente cos in faccia ai giudici come in fdcci'i alla pubblica opinione: nella quale la conoscenza che uti contralto (a modo di esempio) di cui io chiedeva la esecuzione S stato attaccato nel giudizio civile asserendolo estorto per frode, ingenera grave sospetto e discredito alla mia fania. Laonde sempre nel mero iiitendimento di difendere I' oi1or.e mio, s e do una pubblicila alle, mie difese quanlunque queste abbisognino che sieno date delle mentite e delle recriminazioni offensive per avventura l' onore altrui. Non possono ammettersi restrizioni alla propria difesa oltre quelle che vi appone il bisogno rlella situazione. Capisco che il giudice criminale dichiarando in fatto cbe pel iiumero degli esemplari si corivinlo dell' animo d7 ingiuriare c:ir al coperto da ogni censura: ma prima di gettarsi in codesta convinzione SUCI dovere di ricordare i sacri diritti della difesa. L' errore dellii contraria opiiiione risale ad un principio pi alto e da me altra volta osservato: risale a questo che i francesi rion vollero riconoscere come causa sufficiente di provocazione il semplice attacco al17onore. Stabilito questo cardine, era logico in loro che si scusasse la ingiuria nella memoria defensionale presentata al giudioe, perch mirava a salvare qualche cento di lire, e non la scusassero nella memoria presentala al pubblico perch diretta a salvare il litigante dalla infamia, I i i quale non vuota la borsa, n rompe le ossa. Ma il vero priuclpio della scuola si clie la intenzione di difendere i propri diritti abbia forza scriminatrice della ingiuria taiito s e si 3gj per tutelare i diritti patriinoniali, quanto s e si agi per sola tutela dell' onore: C i a z z i discept. 27, n. 91 S o c c i n o J u n . cons. 184, n. 45. NS pu dirsi che lo aver tirato duecento esemplari della memoria in una lite dove era in giuoco l'onore mentre si aveva costume di tirarne sole trenta dove non era in giuoco che I' interesse, riveli iin animo maligno. Anche qui si asconde un sofisma palpiibile. 11 mii~giornumero degli esemplari rivela 1' animo direho ad una pi ampia divulgazione; ina paralogismo equiparare

--

I;i

pi ampia divulgazione al fine maligno. 'Nella cniisa t i iilosa si volle appunto la pi ampia divulgazione perchi. vi era il bisogno di difendere l'onor proprio in faccia al puhhlico: nella causa meramenle pecuniaria bastb diviil~;izioric~ ininore perclik si voleva difendersi unicamente in faccia :li giiidici ed al!' nvversnrio. Seiiipre peri) si agi pcr lo inleritliii?etito dellii propria difesa; e cos per uii fine legillinio. Esplicito era iii conl'orniita dell;i scicnz:~I' iirt. 580 del codic.13 Sardo, quando in tcrniini assolii~i ordiiiiiva ivi $ori 1111 litogo L nsiune pe~irilc( l l l ~ l f ~si 't ~n t l i d a inrpibluzlolhi ' ? r o d' irr!liririe co,ile,iute nelle a r r i r ~ ! ~ l t ro , n(~g1iscrilti o ~ ~ i c l l csttirripc prodotte irr g i t ~ d t z i o e relative alltc contestrisione sia in t ~ i i r l c ~ civile che irl m a t e r i a penole. Questo iu dctinto era quello che ricliiedevasi dalle nuovc condizioiii liolitiche dell? Italia, perclib male si sarebbe cliiarnato libero lino Stato dove non si fosse dato il pi largo campo iilla libci-i:i della difcs;i dei propri dirilti in facciil ai tribunali. b1:1 quells articolo parve troppo liher:ile al Reliitore dc1l:i tlecisio~ie del 13 ~iovembre 3866 inserita negli Annoli (li ~;ii~i.isp~~1~dertzct Ittrlinnri f I , 2, 118) 211 quale piacque iuti*odurrc iicll'arlicolo 680 una distinzione che n noi parve singolariasinia; voleiii(o IiiiiitnPe In iiiiinuiiiih di quell! articolo ali(: difese cile ai tri11un:ili fossero prcscnlate dai causidici od .ivvocati, e iirgarln alle parli clie di pcr loro stesse p:itroc.inasscro la propria caiisa nei casi iri cui la legge ne accortl:~ loro la facollh. lo non 110 inai impiirnlo clic i11 materia pen:ilc >i d ~ b b i idisf.iriguere dove nou disliiigue la legge, e limitare j'cr fiiic odioso unii iinniuiiilh clie la Icgge senza limitazione concede. So bens clie se quelli1 immuniti voglia guardarsi come: un:\ scuaa heiiigiiaiiieiite concessa al calore: della di1 3 . , questo calore assai pi apprezz:ibile in chi vede n ~lrricolo suoi propri diritli clie in uno eslraiieo: e so ancora i t-lie sotlo qiieslo punto di visla le riial casligate parole seriiiino sciiipre pi perdonabili arl iiii privato che non :id iiii siiirista csercrule, al qunlc pub dimatidarsi pcr le ahiiudini su(. innili ili dire forbiii a teniperaiizn maggiore. Bla cib clic

- 111 soprattutto io credo si B che con tale distinzione si sbaglia sKatto il criterio fondamentale della regola, poich una itiiuiuriii concessa dalla legge alla coscc s i converte con un volu di funtasia in iina immunit concessa alla pevsona. Non P; un p!,iailegio d e l l a togct quello chc permette al difensore legale di proferire concetti ingiuriosi quando il bisogrio della difes;i Io esiga: invece uiia estriiisecazione del sacro d i ~ i t t o delln difi,sn: e s e questo esige chc libert di ilire srnza leniti qii;iuto occorre a1 bisogno si conceda a chi difende nie OLIi diritti rniei, esso esige non metio che libert uguale si accordi a rie quando difendo me stesso. NO vale argomeutare cl~llii successira disposizione dell' art. 680 dove si avverte che 1' Avvocato e Causidico possono in tali casi incontrare pene disciplinari. Questo non chc un provvedimento relativo al : decoro del17 ordine, ma niente moditicativo n csplicativu della regola prestabilita. Che anzi dal niedesirrio e dallo iiiollrc che 1% si adopera sorge evidente una diswetiua, 1;i quale mostra che la legge dove volle parlare dei soli giuristi avendo saputo dirlo, dove no1 disse no1 volle: non volle ciob che la regola generale sottostasse a liniitazione nessuna. Il niovenle clelia contraria opinione fii il solito vizio della giudaica adesione alle pcwule della legge. La legge parla di ~-ivvocctlidunque nou pu) estendersi a clii non t, rlooocntv. hI;i non si vide .che quando il ~cgolariietito di Procediirit Civile concedc alla p ~ r t eil diritto di faro da A 4 ~ ~ o ~a csi: t ~ b niedcsimn, essa investita cos di tale funzione dove goder e tutti quei privilegi inercnti a113 furizione stessa i quali non enianano dti un rispctto alla toga rria da un rispetto alla lif~ertdi diFenclere i propri diritti. hclerendo in tal guisa aila lettera della legge so ne conculc evidentemente in spirito. Di pi la interpetrazioiic limitativa condurrebbe al1' assurdo: perch ritcntito che tutto l' art. 680 conten~plassr: tassativlirucute i soli difensori legali e non le parti che autorizzalo dalla legge s i difendono da st? niedcsime, verrebbesi a questa conseguenza, che i giudici non potrchl.iero decretare la soppressione di nessun brano di memorir1 dcfensiorialc

per quanto esorbitaiitemente ingiurioso quando la memoria si presenlasse dalla parte medesima e non dal17Avvocato: e questo un assurdo. E non a caso io dissi che quella interpetrazione era del Relalore di quel giudicato, e non dekla Corte di Cassazione di Torino: avvegnach nel caso c d deciso le ingiurie si proferissero dalla parte dopo esaurita la discussione della causa; e siffatta circostanza si notasse in quella decisione come motivo determinante. Non furono dunque ragioni di diritto quelle che tolsero il caso dalla sanzione del17art. 580, furono circostanze perentorie di fatto che rendevano repugnaute applicare la immuoitg concessa pendente lite al bisogno della difesa, alle ingiurie lanciate dopo che la difesa aveva compiuto il suo terinine. Il di pi fu dello ad esuberanza dal Relatore.

Ad escludere 1' animo d' ingiuriare giova in quinto luogo, 1' anivzus consulendi (1). I1 sindacato morale dell'uomo sull' uomo B uno dei tanti vantaggi del consorzio sociale. Freno e correttivo del mal costume, esso B al tempo stesso protettore del diritto e dei buoni. & dovere clic gli onesti siano rispettati; ma B dovere altres che i disonesti siano conosciuti. E un avviso che diasi ad un amico o conoscente per avvertirlo dei pericoli che corre frequentando ( a modo di esempio) persona immorale o screditata, purchb senza animo maligno si faccia, O atto di cristiana piet; non delitto. N solo questa osservazione pone al coperto di un7 accusa di diffamazioai coloro che per particolaritA della situazione vengano richiesti di consiglio sul conto di alcuno ( come il notaro che consultato sopra un cambio ne dissuada il capitalista, mostrandogli che il

- i19 richiedente B fallito) ma tutela eziandio chiunque, benchb non richiesto, a solo fine di avvertire un incauto lo erudisca sulle malvagit di persona alla quale egli apre fidente le braccia. Certamente se io sono consultato da un cliente sulla probit e solventezza di un tale con cui B per legarsi con un contratto, io non sar debitore di ingiuria se in ossequio al dovere mio lo ammonisco della insolvenza o poca delicatezza di quello ; n& colui cui vengono chieste informazioni sul conto del servo infedele che ha congedato, vorr porsi tra il bivio di andare in carcere corne reo di ingiuria se palesa il vero; o di mentire e tradire 1' amico, e illuderlo col tacere, si che riceva un ladro o un dissoluto nella sua famiglia. Ma anche prescindendo dal caso del consiglio cltiesto (il quale i! ovvio e non disputabile) si sdebita dalla incolpazione di ingiuria anche colui che sponta?zeo avverte un conoscente del pericolo che corre col frequentare un dato individuo. Non pu essere delitto fare agli altri ci che vorremmo fosse fatto a noi stessi. Chi disonesto deve starsene a sb: nia se VUOI porsi a contatto con gli onesti si sottopone al sindacato della propria moralit. E se questo sindacato non dh resultati a suo favore, ne incolpi il proprio malfatto; e non esiga dagli altri un silenzio che in certi casi sarebbe connivenza colpevole. In queste materie bisogna procedere con delicata distinzione di casi; ma sempre nvere innanzi agli occhi il sommo principio che il materiale della ingiuria si costftuisce dall' ccnimo zszaligno: e che escluso questo, o posto in dubbio per le circostanze del detto, la piet della intenzione rende impossibile applicare la nozione del delitto

:i11

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rin tliscorso per quanto ingiurioso e nocivo. 10 t!ld.,i iti pratica n lottare [Jer la difesa ?li alculli pailroiii che, ilupo ossere stati inilulgcnli verso di r i i i si:r0vci colto (la loro in fl:igrniitc S~irto,iie ricolseru 1lk:r frritto dcll;i, loro misuricorclia una cjucrc1:i e11 i i i i processn criiiliriale, pcsr1ii: poscin avvertirono so~~~ii~cssalllentt?cnt un titllentt?iicoil iiuil esscro cos fitlente vi:i.so colrii. Tutta 1 rlucstioiic in ttils argomento s si dove riilrirre all' animo; altrimenti si risica di i.t:iiil:?rt il magistoro penale una guarentigia pei neiiiici sociali ad escrcitarc, la loro grierru sistei~intic:l ; tlniino ilci galnnir!oriiiiii (2). i
( l ) i< iiiiicnnit:ntc poi. la iiinnciiii~;~ ilulo sl)r!ci;ile dell;i rlcl iiigiiiri;~,cioi! dell' animo tlirclto ntl af'crdcre I' onore ;iltriii, <:li12si riletiiie non essere colpevole il' irigiuri;~ colui clio cti~iistiltntoiiell' iirlc sua risporirieasc cosa clitt suoriiivii dicoiiiiro e11 olrl~robriodcl consiilenlc. Oirect~r rogola risale ;iII;i 1 ~ 9 .15, S. 15 de i~+jririis, v c G l[> i :i 11 o decise che i i i i iisirologo il c[ii,~li?n clii lo coriaiilliiv:~siill" csscr suo ;ivc?ssi: ribposin l u i csserc iin ladro, iiori er:i tcniilo d'iri~iiiriii: 1.n ii L C r li : C li tliss. ' , i l 111~s.13, 11. 7; el t1is.s. 89, 1Re.y. 2 6 , '11. 4. I{i l L e y s o i. f spccin,en 551, ntetlit. 6 , ti. 8) rii: fci:~! 3~~~lilic:izioric ciiso di iin rrirdico clie ~oiisiilt;it~ u t i i i ;il di) T:iiiciiill:i le ;ivt.sse risposto lei cs5cr $r;~siri;i quiintiiiicliie fosse nrit~slissi~i:~. Aiinlogn appliciizionc sr n c i: f;itlii neliti giuri~ l ~ r i i t l ~ iiriglcsc nel c;iso (li un iiierlico clie per scrvizio i~ii {li ['rofi:ssionc! avt?v;i ril:iecialu i111 ctlrliliculo (li p:rzzi;i: v#:ti:i>i Ii s c ii c i. tli!jc.sl rif clecisiuns 1864, pclg. C;!;, vc,./iri rlt1/;irririlici~c.!li\ il pririciliio si lrovii insegriato ;~nclieiridii~~~iitlciiteriiente qualtiriquc considernzionc di eserciziu d:i 11i~Of~!ssioniile, aiiclie quiindo il consiglio proccd:~dii 1111 ed iiiiito iillroneo di privata l>ciievolenza verso il consiglialo: l i 1%t> r t 5 t! 111 :I filii(ic~~?~c~ntuitajuriis I J ~ I48 .- e * ~ , ~ , [ (le ~

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esse qlleal. 12) 811,i scusa ciestinta dnll' aniiritts eoizsiilcndi f:inilo c~ipole clicpiite che si elevano a d occiisione di una lotta rlettnr;il~,per querele mosse contro piibblicriziotii ingiuriose diviilgiite al fine di screditare u n c;inriiilrito. Foridarnenlri rlel1;i scriminazione in questo clelicato lcrna In vcrllh, riiii non sert~presi corre alla irnpuniiu. Vedi BIor i n nrt. 8958.

S.

1763.

Parve a talnno che facesse mestieri di un provvcclimento speciale a riguardo del caso cli un negoziante che richiesto di inforrrlnzioni sul conto di altro i~cgoziai~te avesse date cattive. Si dubit0 in primo le luogo se qui si avesse l' eleriiento materiale della ingiuria, e per la negativa si osservb che la poveri& iion recnmlo clisono~nenon puO trovarsi ingiuilia nel ilira (li alcuno che B povero. Questo B un errore inanifesto : una falsa applicazione di un principio ~noraleche non b vero assolutamente perchk divienc relativamente falso. L' esser povero non reca clisonore: nobile massima. Ma qaando chi e povero si d al corrimercio; cluando chi non ha mezzi assume degl' impegni o imprende delle specnlazioni ullu quali non pub corrispondere, a torto si afferma che la sua riputazione non ne soffra: per lo meno n(; verrh a lui la taccia di avventato e poco dclir:nto. 1 credito (le1 negoziante e la riputazione del1 1' uomo hanno in certo situazioni (lei punti di contatto; e non saprei davvero accettare la idea che non sin ingiuria lo andare asscronclo che un negoziante B fallito. Non riconosco pertanto la nccessitk

di provvedere a questa ipotesi come caso speciale : ci parve buono ad alcuni legislatori alemanni (i). Tutta la questione si riduce allo stato dell'animo. Se le sinistre informazioni furono date a fine di nuocere e con divisamento maligno io sostengo che vi B quanto occorre al reato d'ingiuria, n fa mestieri di alcuna provvisione speciale. Se poi si sul)pone che le sinistre informazioni siano state date a buona fede e col fine di giovare all' arnico che le dimanda, sicuramente il reato d' ingiuria sparir&, non per difetto di elemento materiale, ma per difetto di elemento intenzionale. Ed allora se si vorr punire codesto fatto bench mancante di dolo, esulando i caratteri della ingiuria per questa cagione, dovr provvedervisi come ad un caso speciale. Cosi piacque ai compilatori del codice di Rrunswick, i quali vollero punire come fatto speciale anche le cattive informazioni date in pienissima buona fede sul conto di un negoziante quando avessero a lui cagionato un danno considerevole, Io ho ammesso come possibile un' azione a riparazioni civili. l l a non posso riconoscere in tali termini la giustizia e neppure la convenienza di una repressione penale. I1 negoziante richiesto da un corrispondente di tali informazioni B nella necessit di agire: egli dunque o deve mentire e ingannare il corrispondente, o bisogna che gli riveli le voci che corrono alla piazza. Guai al commercio se il consulente si pone nel bivio o di mentire ingannando l'amico, o di rischiare un processo criminale. Data la lealt&della intenzione non pu esservi imputabilith : supposta la pravitk dello intendimento vi sono netti gli estremi della ingiuria. Dunque non vi B bisogno di una disposi,

zione speciale; e il dettarla o Q superfluo, o inopportuno ed ingiusto.

5. l54 - codice

(1) Codice di Neuchatel art. 192


dei Vallese art. 278.

- codice

Prussiano

per cagione della mancanza di animo di ingiuriare che non pu ammettersi una querela contro un testimone (l) per fatti disonoranti che egli abbia narrato del giudicabile, e nemmeno per un giudizio d' improbita clie egli abbia emesso a suo danno. Nel primo caso potrj, unicamente rinfacciarsi la falsa testimonianza quando no ricorrano i termini di fatto. Nel secondo caso sar impossibile obiettare neppure la falsa testimonianza; perchi! quando il testimone persiste a dire che ha cattiva stima di quello, nessuno lo pu smentire. Ma la opinione essendo libera, ed essendo il testimone chiamato per debito della funzione sua ad esternare la propria convinzione quale la sente, sarehbe sempre improponibile una querela d' ingiuria, percl18 il testimone a questa seconda accusa. risponder$ che ebbe 1' animo di non spergiurare, come naturalmente avrebbe fatto esternando un giudizio contrario a quello che sentiva nell' animo suo.
(1) L accusato che sentasi offeso dalle asseverazioni di ' un testimone sark seinpre scusabile se ritorce conlro di lui qualche addebito al fine di screditarlo : G h i s e n dissert. do injicriis et firi~zos. Eibell. cap. 2, S. 2. I1 giudice porrh frenarne la eccessivit dei modi ad impedire il vilipendio

E sempre

troppo spinto di un testirnonc, senilire per ricordando clic. I' accusato, cori allegrire Li iirinior;ilit del testimone che lo :ipgrnva, esercita un ~nezzo di propriii difesa. Ma gianrnirii potri I' accusato dare contro il tesliniorie In querela di insiliI id : L u d c r o A l e n C k c ii i o tlisscrt, de probi~tiorie n~litirb itifcret~drieijrjuyinc tkes. 20, p i i g . L - N c v i o tlecisioi 3 tir8s p u s 4 , dee. 20. f3 questa la difirciiz,~ che iritercede fra in siiuiizioue di clii narra 11r.r dovere di uffizio o per clir;ilsirrsi iiccessii suci, e clii narri1 per ulironeo suo desiderio. Ilichianiasi qui cib cile sopr~idcccnii;ii in proposiio dcilti iiori iiripiit;ibilii~i delle ingiurie colposr (Cj. 1755). hla si ricordi clic: la colpa conbistc nel non cici.1. precrrliilo le consrgiicnzc Jei ~iropriooperaio. Pcrclii1 i l iinrratore pose:i dire essere scusiibilu in qii:iiito fu iii wern collirc h i q n a che esli possa aKern1ar.e di non avnr / ) l ' e l l ( 2 d i i t l ~ciic le sue parole O i. potessero rec;~re~ I O C I I I I I C ~ L;111;1 farn:i ;il t r ~ ~BIa chi nii rrii uri i';i~loper suti natur:~di~orior;irite,so non ? uno stolido iruii pu) noi) prevetlere Iii coiiseguciizii del suo delto. Diinqiic ? scriipre iri tlolo, fiericlih iion pari;iss~ iiiirriicizi;~spccialrb. per Si dir$ forscb clic rixilc .;i c.onli;iiri in rlilrsto seiiso la ipotesi tlelia ingiuria col110s~i Niente :ill:,ilto. Essii cert;ilneiile noti ? piiii confifiurarsi tlovc il i'kitto narrato sia iri rriodo nssaitdo tlisorioriintc : riiii pii~esserc tiile per circostnuze rclatiue che il ri;irrcitoro abbiii ignorato; ed ;i!lor:i non conoscendo 1' eff ~ i t oollriip$oso del suo discorso egli sarh scusabile ;ippunto LJVi' iLl ~ I i I i C i i i ~ i 11~1 l d010.

(;i0 clic tio detto in proposito del testimone tin 1;i sua ragione vitale nella necossith di agire in rtii versa il medesimo. Non potrebbe dunqrie cote-

sta solrizione allargarsi ovo tale nccessitti non ricorra. L' anzino di n~6~~rr*nrci senza fine perverso i) frorlncntc scusa alla qualo si appigliano i rlifIn

325

fhintttori. 3Itl ( come dir0 a S. 1803 nota 2 ) assai pallida la ei1ic:icin (li sinljlc ntczzo, e poco gio1.a allo accusato di ingiurie io allegare a propria discolpa che usci, ltt fijrmula si dice, e ~rolle soltanto ri1.retei.e il gia udito da altri ;e ilenlmeno gli giova numiilcre (1) I' autore della storia che b venuto narranclo, e. fori~irr: cziaii(1io In piu lucida prora che ci6 gli cra str~toraccontnto. Noil 6 criterio essena Iio ziale della ingiuria Z ur*ig>iznlilci: gih detto che it clolo sj~eciccle della ingiui'in coilsiste ne! scqJct*e che si viene acl infarnare un proprio simile: n% ri i bisogno della dimostrazione del movente dell' odio ! nell' accusato; prora dificile a farsi in molti casi e sfugge~role.Animettere l' f i 9 z t ' ~ ~ ~ u .~zrxvrandi(V) s colne suflicicntc per ~ C J ( ! O assolritn ti. scriniii~are In ingiuria ;zlla 1~ai.iilello animo di difendere, di norreeggere o di coiisigliai.~,sai.el~llr: pericolosissimo, e 1 ~oceclerebhe sopi.:~ i una eyuil~araziono iiiesatta ; pclid("li8 la coscieiiza clel pi-o~~t.io diritto nella difesa, o 1i~ scopo di im1~cilii.euii lilale nella correzione e nel consiglio, non h:mlio equivalento nel garrulo narrato1.c clic non l i ~ nessuna i~cccssitidi parlare, t: parlando obl~cdiscesoltanto alla mania di burlnra e far ridere la brigata ed ott,enerc plctuso dall' altrrii maligniti
( l ) I pratici si occiip:rror;o i11 vario seriso deliri qiicsiiolic rolutivii alla iii[liieiiz;l della ii)riii~rtlWu ? t c t o ~ i s siillii ~~iiiiiIiilitic tlsll:~ iiigiui'iu. Fuvvi clii vollc scorc;ci'vi ut1;1 rasiciiich (li iissolvci~c,olii u i i : ~r.rgioiic di iiiiligire: clii ncssiiiia irriliurtaiizn. Si vcdiiiio I\\ c i lt c u ;I u cotrsilio c?*ir~tirti~liu 57 r otis. C a 1 ~ 1 1 z o v jitvisprurl. prtvs 4 , c r r ~ ~ s l i 42, dt3f. C> io l. u r csrs obsc,rm~ti,,i~,~s rcrl/itri~~ , IJ~I.S(V,~*. 1, 115 70

- 126 t e r b a c h disp. 89,thes.27, n. 5 ; disp. 1,thes. 2 4 , n. 8 H a r p p r e c b t S. 1, insfit. de injuriis n. 129 Menoc h i o de arbitrar. bib. 2 , cas. 321, ?i. 20 Berlichia pars 5, concb. 65, n. uliirno H e r t i u s decisione8 vol. 2, decis..80; et decis. 397, dove recisamente si insegna non excusnt se a6 alio audiuisse. Yedasi anche M o r i 11 n. 8767 ct 7769. (2) Un caso speciale in cui si estrinseca questa dottrina nel senso favorevole all' accusalo stato deciso dalla Corte imperiale di Nimes con decreto del 25 gennaio 1866. U n tale aveva chiesto a Senas se fosse vero che Bonafoux a lui avesse detto che esso interrogante era un ladro. Scnas rispose di s, e per questo monosillabo Bonafoux lo querel di diffamazione. La Corte decise con inolto senno che Senas non aveva agito con intenzione di nuocere, ma soltanto aveva narrato un fatto sul :quale esso era stato interrogalo: vedasi M o r i n n. 8198.

A corona di questo articolo rimangono a farsi alcune osservazioni. La prima si B che in alcuni casi i-: il solo animo quello che fa tutte le parti del rnateriale della ingiuria. Quando si obiettG un vizio di corpo apparente agli occhi di tutti (l), una deformitd non ignorabile da nessuno che guardasse 1' offeso, sembrerebbe doversi dire che non vi B ingiuria, si perch l'obietto non reca discredito, si perclib il fatto 6 palpabile. Ma pure la pratica costante, come ho giti notato di sopra, trov ingiuria nell' obietto di un vizio corporeo, quantunque visibilissimo, appunto perchb (come osserv acutamente H o l t de injurriis cap. 4, S. 4) la ingiuria consiste nell' animo. Laonde se il rinfaccio di vizio corporeo si emise come

sola enunciativa di un fatto o per commiserazione della infelicit altrui, sar8 stoltezza cercarvi una ingiuria; ma se si emise al fine di avvilire quello infelice e per recargli afflizione bisogner ravvisarvi il delitto. E questo torni a mostrare quanto sia vero ci6 che premetteva nel fi. 1704, ciob che alla oggettivit giuridica della ingiuria basta il solo dolore morale (2) che recasi allo ingiuriato.
(1) Identit di ragioni incontraci nella ipotesi che lo ingiuriante deduca a sua scusa la notorietd del vizio morale obiettato: vedasi M o r i n art. 8487. (2) La dottrina da noi accettata, che la semplice alflizio?re morctlc cos\iLuisca sufficientemente la obiettivit giuridica del reato di ingiuria, sembra rigettarsi assolutamente dai pii1 illustri criminalisti napoletani. P e s s i n a ed A r a b i a la pongono affatto da banda, e questo ultimo insegna che una ingiuria contenula in lettera suggellala e fatta consegnare ;1ll0 stesso ingiuriato non esaurisce gli estremi del delitto, perch se la ingiuria si divulg lo fu per opera dello stesso offeso, nientre il solo fatto dell'accusato non avrebbe potuto niente menomarne la riputazione nclla opinione altrui. Ma qui bisogna che anche una volta avverta i giovani a non accettare come opinioni scientifiche certi insegnamenti che dai criminalisii, per quanto rispettabili, si danno con refe'renza e subordinazione ad un codice speciale. Le leggi penali napoletane del 1819 alt' art. 565 esigono come estremo indispens;ibile al delitto di ingiuria ivi che nhbia per (J,rIge/tO (li fc~r pwrdere o diminuire la stinza di colui contro il q t ~ i l c d clirett. In faccia ad un testo cos esplicito di legge doveano hene i criminalisti partenopei professare quella dottrina. 1Ia essi non avrebbero al certo insegnato altrettanto in faccia al testo del codice Toscano ; nb credo che sarebbe stata tala la opinione loro s e guardavano il problema in punto astratto .di scienza; come tale non siala la opi-

- -

128

iiiotie iidoliiita dalla Cassazione di Torino ai Ltvmini del cc$tlicc Sardo, coiiie si lia dalla (lecisioiie 23 Iiiglio 38G(i : ..t//liitli di Ginrisprurle~~:a Italiana, 1, 1 , 2, 44. llcl resta ]:I iir,issima ctic Iii iiigiuria fosse piiiiibile iiiiclir tluiiiido cr.4 ~ n i i i I I I P ~ > ~n i ~ d i ~ ~ 1t:tiei.a intlii.izz;iiu ;illo s t ~ + s I ilt~ ingiiii i.iiri vi a 11ac1fc;i IIPII~I liostra ~iuris111.111k11~ii 1- r t* t :I I l I ] J : I V I I / I I : Ce ii~:iuri:i, 11. 6.

L' a1ti.a osservazione si i: qiicsta ci iri i-riexi:ii :r l;~nte ainbngi, in mezzo a tante possihilit5 di Iravisaiileiiio di ani1110 reo nella forma innoceilte, c t tli sc:iii1I~io(li anir~10 innocontc con l'apparente reith, i i r ~ ni possil~ilc ~Icterminnrci c i 3 erii concreti il(:! liiiiti a priori dalla dottrina intoriio al concorso o no ilell' allinlo di ingiuriaile. Da ci6 la consegucnz:t c~lic Iiisogna costituire arbitra del giridizio In prucI(?riza clel giudirc. E di qui l:~ultiina conseg~iei~zi~ c.lic r l 1 1 ~ s l o giodiaio (li iiiciao fatto, c lrcrriii non i. siiidacal~ilcilallc Corti ili C/:issazionc, a difrcrenza (li q\icllo che possa dirsi in :ilcui~i casi circa il giudizio stigli ciltri c1e111c11ti giuriclici della i ~ i g i u ~ (l).a ~i

( l ) Cii~fii dccisu d;illii Cass:iziotic~ili i;i~:iiici;i;e d;illii (:;IL-.s:izioiie di Torliio iicl 51 gciinajo 1868: A~inrrlid i yiuu.is~),*nilevrzu italinriu, I l , 1, 2, 8. Questa regola i giustissiiii:~ : ~~oiclii: iSicercadelle pi v ~ r t t la iiiteiixiatii dello :igeiile i: qiivstiotic di puro fatto; e coiisc~ueiitcrneritenoti poti,;intio ti($iiiiiici.ii.si ;iIIii Corte Regol:ilrice gli arycinit~~tli o iiic.iitr pii1 r~oiiclirderi~i quali un giudice iciferiore decisi! corrcoi~i~r*rtpei I' airiino d' ingiiiria~e.M;i diversiiiiicrite dovrebbe <lcciJci,~i tl~fi~~iilo Giudice inferiore nve$so deito clit. la intlllle rl1il yirlriosri tlr~lle pntsole esolrcrorla rlo ogni ricci-cc/ sllll" nrii,,ro.

Con questa o con analoglie forn~uleil siudice non avrebbe deciso unii questione di fi~tto,ma avrebbe proriunzialo un acserto di diritlo a0ermaiido li1 iiigiuria essere punibiie unv?re senrn il concorso dell' nninln d'i~tgitrriarc quando le parole suonano ingiuria: e siccome quello asserto F falso Talsissimo in dirilto, cos la Corte Supreina alla quale esso venisse denunciato avrebbe piena giurisdizione per censurarlo.

Questa ennmerazione d'ipotesi basti a chiaiaire quale e quanto sia il significato della regola che 1' animo d' ingiuriare costituisce il principale elemento della essenza cli fatto nsl delitto d' ingiuria; e mostri ad un teinpo la importanza che codesta regola si abbia sempre presente cosi dai patroni come dai giudici, e si proceda con una benigna larghezza nello applicarla ; onde le penaliti riserbate ai malvagi non vengano a cadere sopra cittadini probi ed inoffensivi, C non si clia 1' aspetto di malefizio ad atti onesti od indifferenti. Riinane solo ad avvertire clie questa teorica clell' ailinio d' ingiuria~e appartiene alla ingiuria considerata colile genere, e cl~e percib nei congrni termini 13 applicabile ugualinente cosi alla diffatnazione come anche al libello famoso. Errerebbe colui che credesse non potersi adattare codcsta teorica ad un fatto che presentasse 1' elemento materiale della diffanlazione, o 1' elemento niateriale del libello famoso, quando (a modo di csenipio) la conlunicazione oltraggiante fatta a pi persolle con irnltritnziono di un fatto ])reciso, fosse ~iroccrluta(1211' <ininlo di clar consiglio a rlue amici sul conh (li persona che poteva esporli a pericoli ; Vat. 111. 9

o quando la imputazione stessa consegnata allo scrith o alla stampa si fosse divulgata pel solo fine della difesa e dentro i limiti del bisogno della medesima. Tutta la differenziale pu consistere nella maggiore o minore difficolt di applicare la teorica a codeste specie; ma dove ne ricorrano le condizioni la teorica B indubitatamente applicabile alle medesime, perchb nessun fatto pu adattarsi ad una specie senza subire le condizioni del genere a cui quella specie appartiene. Senza il presidio di cotesta regola le querele d9ingiuria sarebbero un' arme terribile in mano agli apecalatori ed ai perversi, e diverrebbero uno strumento di disordine che renderebbe impossibile ogni conversare tra gli uomini. Ripeter che il sindacato morale dell' uomo srill' uomo B voluto dalla legge suprema dell'ordine, la quale impose alla creatura la sociabilit come condizione della natura sua, tra gli altri fini anche per cotesto che il timore dell' altrui censura fosse impulso per 1' uomo a moderare le prave inclinazioni, e fattore di miglioramento morale. Perloch entro i convenienti limiti codesto sindacato, come connaturale all'uomo e come estrinsecazione di un affetto e di una simpatia nella quale sta il germe sublime della fratellanza umanitaria, non pu precipitosamente convertirsi a delitto dove non sia chiarita la pravitii del fine. Tutto il punto cardinale nelle dispute pratiche sul concorso o rio dell' animo di ingiuriare riducesi ad una preliminare condizione. Si adduce una causa onesta del dire? I1 giudice aprirA la ~ i alle congetture escua santi e le valnterA con benigna larghezza. Non si adduce una causa onesta del dire, ma si detto O scritto per mero diporto? I1 giudice ricordi che

anse

131 -

in questi fatti la colpa dolo giaccli non si esige al dolo la nimist, l' animo cli nuocere, e il calcolo maligno; ma basta la coscienza che ci6 che si dice o si scrive pu lacerare l'altrui riputazione; e fermo in questo pensiero si guarder dallo accogliere il troppo facile ripiego di chi deduce non avere avuto intenzione maligna. La malignit ingenita nel vituperare altri per il solo piacere di vituperare. Rigore nel trovare 1' elemento materiale; benignita nel valutare l' elemento intenzionale ; ecco la formula in cui si riassume tutta la dottrina della ingiuria in ordine ai suoi criterii essenziali.
C A P I T O L O IV.

C!I*iteriimisuratori della i?zgi~~?-iu.

GiB esponemmo ( Cap. 11.) quelle circostanze per

le quali la ingiuria oltre ad aumentare nella sua quantit naturale e politica, viene ad assumere un norne speciale. Vi sono per rnolte altre circostanze, che senza operare codesto effetto di attribuire un nome diverso alla ingiuria e farne un titolo distinto, producono la stessa sostanziale conseguenza di accrescerne con pii1 o meno estesa misura la quantiti. Alla enuri~erazioneed illustrazione di tali circostanze noi consacriamo il presente capitolo. Anche nel delitto d' ingiuria i criterii misuratori possono eseguire un giuoco diverso : ora influendo sulla sua quantitii natuvnle, ora sulla quantit politica soltanto, senza modificazione del danno immediato ( I ) : e

- 132 di piu i medesimi ora possono funzionare come cagioni di aumento, ora come cagioni di dec~emcnlo; e ci sempre nel mero rapporto della quantit senza nessuna contemplazione del grado. Queste varict;~ verranno 2 chiarirsi per la descrizione tlelle singole circostanze principalmente apprezzabili come criterii misuratori del delitto 11' ingiuria : e le medesinic., sono - il clolo - 2 "il /~?zodo 3." il Izlogo . 4." il ieliyo - 5." le pelosone.
2.O

(1) i3 noia la mesia isloria di Arcliiloco e di Licanlbe; i1 primo dei quali siitiamente perseguil 1' altro con i suoi vgrsi satirici che condusse il povero Licanibe ad appiccarsi per dispcrazione; oude poscia con figura retiorica e con modo portico si diede ella satira il iiome di saetta licambea. Archiloco non ci sarebbe potuto punire come reo di omicidio doloso, percliE in lui iiiniicava la volont2 (liretta ad uccidere il siio nciriico: noti si s;ircbbr potuto punire come reo di omicidio colposo, perclik la riiorte non ernsi rnaterialmentr prodotta dalla sua iiiauo. Mri dclla ingiuria di cui era responsabile auiiicntava la quaiititb nntur;ilc qiicl tristissimo evento clie.ora la conseguenza dclla stia rrialvagiih. In generale lritir le conseguerize claunosc che straordinariamente derivano cln un delitio, non possono iiiiiiarnc la specie o modificami. il tilolo ed il norne se non si coiigiungono alla persona dcl1' agente pcr un ncsso ideologico o p r r un nesso strettamente oniologico. Ma ci iion osiiitite possono iiri casi pi frequenti prendersi in considernzioiio dal legi>l;iiora comc ragione di ~iimenlodella quantit drl mai~fizio,r iiri c:isi pii insoliii valu1;irsi pure dal giudice colne circ~i\i;~iize lo aiiiorizclie zano ad rserciiere maggiore severiti eiitro i Iiniiti dclla ~ t ' r i ~ i reliiiiviriiirnte determinata. Il giudice clie avesse applicalo atl Arcliiloco il massinio della pena ni~iiacci~iia contro i lil~clli faliiosi s a r ~ b b eslnlo incensurabile, cos soito il piinlo di visin niorale come solio il punto di vioia giuridico, nvriirloiir

- i33

sulficien~einolivo nclln calainiti occasionata dal delillo, bencliZ noli fosse n vulutn n& preveduta e appena prevcdibilt? dall' autore suo. k questo il senso in cui procede il principio generale che clii versa in cosa illecilii pu risentire le corisegiienzo anclie del caso forluilo.

Con tale circoscrizione non s' intende di esclridere la valritabilitri di altre circostanze pii1 ilzt?*irlseche al delitto d' ingiuria ecl influenti sulla sua cluantit .natu?-ule.Facilmente si comprende clie l' anuie~ito danno immecliato per cui si eleva la quan'di litk naturale di ogni delitto dipendentemente dalle diverse conclizioni relative chc proclucono tale effetto, pub bene verificarsi anclie nella ingiuria. Cosi entra nel calcolu della yuantita naturale il maggiore o minore vitupero cke si annette alla parola o gesto oltraggiante, lo essersi ohiettato un delitto grave anzichk leggiero, o un ctelitto anzichb un vizio, o un vizio di animo anzichi: un mero vizio innocente di corpo: cosi il maggiore o minor numero delle persone ingiuriate; cos il rnaggiore o minor nulnero di persone con le quali fu comunicato, se trattasi (li diffaniazione, o la pii1 o meno larga divulgazione dello scritto. ,Avvegnaclil-!sebbene In contumelia al,bia conipleti i suoi criterii essenziali per la sua comunicazicne anche ad un solo individuo e con raccoiuiandazione cli segreto ( B e r g e r o elcclcc jzoq. cl4G~z. sz~21y,l.1, o b s e ~ 24) ci non toglie che come . per la cola contumelia degenera in diffan~azione municazione n clne pcrsonc, cosi la diffamazionc, senza mutare nome aumenti di quantit se non a due

- 134 soltanto, ma a dieci o venti persone la comunicazione fu fatta. Ugualmente richiamasi ai criterii della quantit naturale lo essersi soltanto offeso il sentimento della nostra dignit, od anche deteriorato i1 nostra buon nome nella opinione altrui, od anche arrecato a noi un danno patrimoniale pi o meno intenso e durevole, specialmente se l'attacco al170nore ebbe esplicitamente questo pravo fine di farci perdere una occasione di nozze o d7 impiego, od una eredith, od altro simile. Tutte queste soiio circostanze per le quali scorgendosi una ragione di aumento del male inferito alla persona ingiuriata, intuitiva si manifesta la loro efflcacia ad accrescere la gravitA del malefizio. Ma di simili circostanze basta un semplice accenno perchb se ne comprenda il valore; n& d'altronde potrebbero in questo reato ordinarsi ad una teorica per la indefinita loro variabilit. A qnesto luogo pertanto dimoreremo su quelle sole condizioni esteriori che prescindendo da un aumento efettioo di risultato dannoso influiscono pure sulla quantit politica, perchb da loro scaturisce o una determinata modificazione sotto i1 rapporto di diritti accessoriantente lesi, o una potenzialita di nocumento maggiore, e di minore reparabilit per cui viene a crescere il danno mediato e la quantit politica del delitto.

Queste circostanze delle quali andiamo a tner parola si valutarono pih o meno dai criminalisti nei vari tempi : e per alcune delle medesime venne ad introdursi la distinzione fra ingiuria semplice e in-

giuria atroce (1): nomenclatura che per lunga stagione signoreggi nelle scuole e nel foro. &lala definizione di ci che costituiva l' aatt-ocitib nella ingiuria vari0 secondo le scuole e le opinioni: e modernamente, quantunque si conservasse la formula d'ingiuria atroce, non si circoscrissero peraltro tutte le qualifiche possibili della ingiuria sotto tale denorninazione. Laonde non potrebbe oggidi sulla semplice scorta di siffatta nomenclatura costruirsi completa la teorica dei criterii misuratori. Senza abbandonare pertanto la vecchia formula noi procediamo nella esposizione nostra indipendentemente dalla medesima.
(1) Questa denominazione di atroci, data alle ingiurie per. indicare uoa qualit aggravaule delle niedesime, risale : i i giureconsulti romani. Trovasi infatti usata da Ul p i a n O i ~ l l i i l . 7, S. atrocem 8, ff. de i n j u r i i s e alla 1. 9 et 55, ff. de i~ajur. e dagli Imperatori alla 1. 4, 8, C. de i n j u r . e C a b a l l o reso1u~ione.scns. 71, n. 2 B a j a i. d o a d Clarzcm S. injrtrin,?a.Sih l e n o c h i o de urbitrariis cas. 263- B e r o o C a t h m a n cons. 53, n. 14, cons. IiG, e. 25 et 98, vol. 1 vol. 2; clie insegn divenire atroce la ingiuria semplice per la sola circostanza della continuazione Bo e h m e r o tomo 5, p n r s 3, decis. 821 h1 u l l e r dissertatio de injuria?ztibzts cap. 4, ErJUrt 1697 Ra e v a r d u s uririurtim lib. 1, C C I ~ .9 I1 e r t i u s decisiones vol. 2, decis. 282; et vol. 1, decis. 149 P ti n i m o l l c decisio 16, ud~mtcttio1 p e r tot. - B o n f i n o adbannbnentn cap. 32, n. 1 Farinaccio practicn crim. quncsl. 105, n. 177 el 469 N e v i o systemn vol. 3, pag. 289; e in generale tutti i pratici continuaroiio questa nomenclatura : non senza spesso insegnare ciio la dichiarazione di cttrocitci dipendesse dal prudente Itrbilrio del giudice: \T! e r n h e r 06se~uulionuna 3, p a r a 5 ijol. ubs. 16, n. 4. puy. 55.

S.

1472.

Dolo - A questo punto io vengo ad esporre alcune mie idee,le quali benchb non abbiano il conforto di una dottrina prevalente nelle scuole, e nel foro, a me sembrano di tale importanza da non doverle passare sotto silenzio. Nei delitti di sangue largamente mostranimo lo influsso della clistinzione fra dolo d' impeto e dolo premeditato :e trovammo con quale intensitA il secondo aumsntasse il danno mediato, e cos la clriantith politica clcl mulefizio pei. la minorata potenza della difcsa prirata in faccia ad un nemico che viene ad aggredisci con maturo e deliberrtto disegno, e clopo avere fredila~~iente calcolato le migliori opportunit per procacciarsi la proI~abilithmaggiore di effetto. Codesto notevole risultamento tl riconosciuto per il consenso universale dei criminalisti e dei legislatori in quei nialefizi, sebbene per la natura dei iiiedesimi niente si accresca in ragione del dolo il danno immediato della lesione o dell' orniciilio. Nel delitto d' ingiuria sembra a, noi clic la premeditazione oltre a riproclrirrc In identica ragione di aumento nel danno mediato, possa eziandio riguardarsi come ragione LI' incremento nel danno immediato, perchb la parola procedente da chi rsgiona con calma genera impre3sionc pii1 prof'onda nell' animo di chi ascolta, che non la parola erottn precipitosamente dal labro di un forsennato che si agita nel parossisrno dello sdegno. hIa questa distinzione del dolo se si cerca alla materia delle ingiurie negli scrittori e nelle legislazioni, o vedesi affatto pretermcssa, o tutto al pii!

perfuntoriamente accennata; n trovasi accordata a lei cluella principale influenza che parrebbemi meritare.

S.

1773.

Sembr a taluno che le offese contro 1' onwe hssero di cosi lieve interesse da dover mendicare quasi dir delle scuse se si punivano con pena afflittiva, e allegarne come ragione il pericolo delle private vendette; della quale ragione dir ad altro momento il pensiero mio. Io sarei invece di opposta sentenza. Larghissimo d' indulgenze verso fugaci parole cadute dal labro nel bollore di uno sdegno istantaneo; facile sempre a disarmare la punitiva giustizia a riguardo di tali delinquenze, ove l'offeso dimetta ogni desiderio di persecuzione, io vorrei che le ferite premeditate e sistematiche contro 1' onore altrui divulgate per animo maligno e vessatorio, ove se ne chiedcsse istantcmcnte dall'offeso la persecuzione penale, dovessero reprimersi con assai pii1 di energia che non se ne usi contro un miserabile furto. Gi troppo spesso alla diffamazionc tengono dietro i danni effettivi del patrimonio; pi gravi assai che non % il toglimento di pochi cenci: occasioni di nozze, d' impieghi, di guadagni perduti per una maligna impostura; clientele deserte ;benevolenze e protezioni offuscate; amicizie rotte; e quanti inai non possono essere i danni reali (1) di una diffamazione calcolati appositamente dal diffamatore? Qual' l'anima per poco che sia nodrita a sentimenti gentili che nello offuscamento di un affetto calcolatamente cagionato dalle venefiche insinuazioni di un nemico, non vegga la perdita di un tesoro sovra di ogni

altra cosa preziosissimo? Ma oltre a ci il dolore morale della infamazione sparsa a proprio carico in un animo gentile pia gagliardo assai che no1 sia l' afflizione cagionata da un pugno o dalla sottrazione di un orologio.
(1) Questo delicato punto di vista si apprezza meritameiite dal codice Svedese, cap. 16, S. 8; dove si dato della diffarnazione il concetto forse pi largo che siasi adottato da ogni altro codice conteinpornneo, ravvisando come sufficiente aleinento del malefizio qualsisia nocumento che con la sparsa voce possa essersi recato all' avvenire dell' offeso, al suo mestiero, o alla sua professione, purch proceda da aniirio rnaligno.

Aggiungasi che il ladro e il percussore corrono pericolo della persona : il diffamatore carezzato con sorrisi dai maligni che sono troppi, ai quali sembra la maldicenza l' aroma indispensabile della pietanza sociale. La distinzione normale nella scienza primitiva fra dolo d' impeto e dolo di proposito ; distinzione che non creata dalla sottigliezza dei ginvisti, ma nasce dalla natura delle cose ; distinzione che in certi reati spinse la sua influenza fino a decidere del capo di un uomo; si disconosciuta o dimenticata affatto (1) dai legislatori nelle ingiurie ' contro 1' uomo. Se n B tenuto conto nelle ingiurie proferite contro la diviniti, ed a buona ragione; ma eravi a mio parere uguale ( e forse pi energica) ragione per tenerne conto anche nelle ingiurie contro i nostri simili. Prescindendo, come voglio sempre prescindere, da ogni considerazione di morale pura,

egli S certo che anche in faccia al mero punto di vista politico la gravita del reato se ne differenzia sostanzialmente. Tiene ai principii fondamentali della imputazione che la minorata forza morale soggettiva del delitto ne diminuisce I' addebito, e ci6 condurrebbe la questione nel mero campo della dottrina clel grado. A me peraltro non sembra sufficientemente esaurito l' influsso del diverso stato d'animo se unicamente si guardi lo sdegno istantaneo come una degradante senza attribuire alla premeditazione il carattere di circostanza che aumenti la quantitj della ingiuria. Nella offesa contro l'onore vi e anche pi che nelle altre un aumento di forza oggettiva tanto fisica quanto morale in ragione del dolo di proposito. Quando mi dato un colpo di mano il danno immediato che ne consegue e identico, sia che quel colpo si scagli a sangue fredclo, sia che muova da bollore di sdegno. Ma nelle offese contro 1' onore non B cosi; ed ognuno lo sente. Nelle offese contro l'onore il danno immediato (oltre al dolore morale che si cagiona all'offeso) consiste nel discredito a cui si reca la vittima nella opiilione altrui ; onde positivo che in tali reati il danno immediato si aumenta in ragione della credenza che i terzi daranno alla afibrmazione oltraggiosa. Cio posto, bene si comprende che un detto ispirato dallo sdegno contro di alcuno (sia desso assente o presente) non acquista grande fede appo le persone ragionevoli che lo ascoltino; sapendosi troppo come lo sdegno spinga di facile ad esagerazioni e mendaci. Laddove la parala tranquilla di un nemico che calcola i mezzi pi sicuri di straziare 1' onore attrrii, acquista credito maggiorc

appo chi l' ascolta; poich la calma apparente del narratore non dd, occasione di sospetto sulla veridicittt sua, e se ne genera cos un danno immediato incalcolabilmente superiore. Di qui la maggior forza fisica oggettiva dei reati contro 1' onore che siano premeditati: e da questa il relativo aumento della forza morale oggettiva, poich il danno mediato aumenta sempre secondochb si prevedano pi gravi e meno reparabili i resuItati di un'azione o di un certo niodo di azione; e notisi che questo aumento di danno mediato sta tutto nella merapotenzialit& indipendentemente dalla eflettivitci realmente verificatasi, la quale produrrebbe ancora 1' aumento del cianno iinmediato. L' oltraggio nell' impeto, a parer rriio, sta all' oltraggio premeditato come nelle offese contro il corpo sta la lesione personale semplice alla lesione con deliberato animo di uccidere. P e r queste considerazioni io guarder sempre come una lacuna censrirabile nelle odierne legislazioni lo avere poi delitti contro l'onore pretermesso affatto 1' applicazione della radicale differenza tra dolo d' impeto e dolo di proposito; o non averle dato tutta quella importanza che sarebbe, a mio credere, conveniente.
(1) Questa idea degli speciali caratteri della prerneditazione nella ingiuria fu bene veduta di G i o j n f dell' i?agiti?'ir~ pag. 4 4 ) che se ne valse per mostrare che la ingiuria rnediante pittura o scultura ( d a lui chiainata sinabolicaj era pi ivi grave della ingiuria verbale ed anahe della scritta In generale tutte le circoslanze che dimostrano premeditezione, sangue freddo, appostamento, sono indizi d i maggiore intensil e maggior dttrota nella voglia di ingiuriare. Colifrotattrndo la ingiuria simbolica colla scriita si scor-

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!/e c!fe ZTL p r h l n in pnri1. di rirronlonze t3 pilt o/rcnsiun r? rli pik gt-nui colisegucrise sorgente rlic ICLsccoridri 1.0 p e ~ c h espririiindo il lletlslero tulio ai1 2118 tratlo, pubi essere ycsirrta anclie da quelli cidi a~cr?lcl~crcbbe tclli*i il per Icgyere tcn libello S.9 perclt pnrlando ugli occlii, ailctttnln rrlla capcrcil anche d i coloro clie .non snrbno lcgyere 3.1)percli; potendo servire d' orwanwnto rid urin bottega, e ctd zttzc~sla~lzci,fei.111~pid ftccilrtier~le 1' r r f teri;ione ctlfrui. Le legyi i)iglcsi, conle dissi d i sop~en, c(t.stigrirrrlo il libellista e Iciscinwdo krpitnilo 1' irrcisorc, dicawo il1 poclie parole, clre uno maggiore d i tre.

2lfocio .-- A modo d'ingiuriare richiamasi 1' uso 1 di ii~ezziche rendano pi duratura la offesa all'onore o rendano maggiore la possibilitii del suo allargarsi: onde il inezzo dello scritto puO considcrarsi come piU grave della parola; e il mezzo clella stampa e della pitfura come pi grave dello scritto. Pii1 specialn~entenei termini della ingiuria verbale la vocife~*asio.o?ze come si esprime con parola claso, sica e pi~generale, il convicio. Convicio (1) coriie ;.i& fu insegnato da U 1 p i a n o alla lcg. 25, S. 4, li: de iiltjzzc~iis,deriva da con?;ociunz,concorso di molte voci; sicch! nella sua origine questa parola avrelsbe designato il caso di piu persone contemporuiieamente acclamanti, ossia di piU persone che contempoyanenmei~teinveiscono contro di alcuno. Ma nell' uso venne cotcsta parola a rovesciarsi dalla coiliigrirneione attiva alla configrirazione passiva, e valse n designare non piu i1 caso dei molti che proferivano, m,?il caso dei molti chc nscoltava~~o pwole inle giririose. In sostanza il convicio ! quello clic cliia-

masi nel comune linguaggio vociferazione ;e di facile si comprende il perche tengasi come pi grave la ingiuria proferita ad alta voce, e con grida abili ad essere udite anche da lunge ed a convocare il popolo, che non la ingiuria detta a voce sommessa. Del resto la parola convicium e convitiare viene spesso adoperata anche nel testo delle leggi romane come designativa in genere di qualunque contumelia fatta a parole, ed anche mediante scritto, poichi: troviamo che scrittori di buona lega usano la furmula facultas convitiandi per indicare le parole offensive emesse da un avvocato anche nelle memorie defensionali. Sicch cansa ogni equivoco 1' adoperare la parola vociferazione anziche quella classica, ma pi variabile, di convicio.
(1) La priuiitiva idea del co~~liicio inteso come convocitorc parve essersi riprodotta nel codice Toscano all' art. 368, 5. 3, dove si' ziumenla la pena contro I:i iogiuria quando sicc statrf commessa con pubbliclbe rnanifealaaioni da pii6 perso?rc riutite. P u c c i o n i (vol. 4, pciy. (i67 ) intese cos quell'articolo; laonde venne a stabilire che tulte le volte in un luogo aperto al pubblico pi di unil persona avesse concorso ad iugiuriare altri, sempre si avesse, la qualifica dell' art. 368, S. 3. lo mi permetto di dissentire dallo illustre criminalistn, perchi? simile interpetrazione porterehhe a render me responsabile dell' accidentalit che altri uniscasi meco :SCI ingiiiviare un comune nemico; e per questia sola accidentiililii conduce a sottoporre inflessibilniente alla carcere xion minore di quindici giorni anciic una semplice parala che rinfdcci uii vizio di corpo, proferita per moto islanianeo. Per nie il sensu dell' ari. 368, S. 3 deve cercarsi in quelle due plirole ?ti((tiifestnsiotti e persone riunite. Agli occhi miei esso preva<lc. il caso di una riunione appositamente fatta U I fine di uriii

- 143 dimostrazione ingiuriosa al prit~alo. Questo fatto s e la riunione oltrepassi il numero di dieci persone previsto dalI' art. 206, . 2; quando si coniponga di un niimero inferiore cade sotto l' art. 368, fj. 3. Tale almeno 6 la opinione mia.

A questo momento mi cade in acconcio di esaminare alcune nuove ed eleganti questioni in proposito del telegrafo. Non gi che sia disputabile la politica imputabilita di una ingiuria emessa in un telegramma. E intuitivo che se nel medesimo s' inseriscono parole contumeliose a danno di altri, sia che il telegramma dirigasi allo stesso ingiuriato, sia che dirigasi ad un terzo, potranno sempre trovarvisi completi gli elementi della criminosita. Ma se disputa non pu sorgere sulla essenzialit del reato, gravi qnestioni si possono presentare in ordine alle condizioni misuratrici della sua cluantita. E primieramente poichb la legge riconosce il titolo di libello farnoso nella imputazione di un fatto criminoso ed immorale quando questa siasi dolosamente inserita in un pubblico documento, si dubiter se in un telegramma ricorra codesto carattere; secondariamente si pub dubitare se la contumelia inserita in un dispaccio telegrafico abbia a dirsi aggravata in ragione della pubblicit del luogo. Finalmente sar:~a cercarsi se la imputazione di un fatto criniinoso ocl immorale degeneri in diffamazione perch cornunicata ai due ufficiali del telegrafo.

Sulla prima questione io non esito a negare nel telegramma le condizioni di pubblico documento. Prescindendo da ci6 che pui, essere osservato in ordine alla forza probatoria di un telegramma rapporto agli effetti civili (che ci non riguarda 1' assunto (I) mio) certo che manca affatto la ragione di applicare il titolo di libello famoso. Questo titolo si adattato alle imputazioni inserite in un docuinento pubblico, percli siffatta inserzione esaurisce i termini clella divulgazione, almeno in potenza; e basta. E li esaurisce perchb proprio del documento pubblico che ogni cittadino possa eventnalmente chiederne comunicazione, e cosi venire al conoscimento della imputazione. Ora ci9 non puC avvenire dei telegrammi, gli originali dei quali se rimangono per un determinato tempo all' ufficio non sono per6 ostensibili a tutti, s soltanto accidentalmente possono richiedersi per un bisogno di giustizia, come si perquisirebbe qualsisia documento privato. Laonde la imputazione, quantunque inserita in un telegramma, non si puO dire divulgata ni: in potenza n in atto, e cosi le manca il carattere essenziale del libello famoso.

(l) Stiile questioni civili relalive a1 telegrafo C a vedersi il libro che appositaniente vi ha consacrato I' insigne Prof. F il i p p o S e r a f i n i di Pavin; scrillo che merilb l' onora di essere voltato anclie riell' idionia francese. S c r :I f i ri i tlroit ic;ligrnp~iiqirc,Paris, 1863.

111 ordine alla seconda questione io risponderei per la negativa. Non inipugno che gli uBzi del telegrafo si possano sotto un punto di vista considerare come luoghi pubblici, essendone aperto 1' nccesso a chiunque abbia bisogno di recarsi cola, e potendo a certe occasioni trovarvisi riunito gran numero di cittadini. l l a l'aggravante della pubblicitk del luogo vuole essere intesa secondo ragione sua, e non in un senso rabinico. Chi vorrebbe (a modo di esempio) dichiarare atroce la ingiuria contenuta in ana lettera solo perche questa fu consegnata in una pubblica chiesa? La ingiuria scritta non si coi)suma con 10 scrivere, ma col consegnare ad altri lo scritto ; siccli il reato di ingiuria nella suddetta ipotesi sarebbe evicleritemente consumato in unti pubblica strada, e potrebbe esserlo in una chiesa, in un teatro, o in un tribunale. Ma a chi pretendesse per ci che il luogo della consegna rendesse atroce la ingiuria, clirei che egli intende le leggi secondo la lettera elle uccide e non secondo lo spirito che vivifica. La ragione della qualifica, sia die desumasi dalla reverenza dovuta al luogo, sia dic desunlasi dalla probabilit di una pi estesa clivulgazione, corto che non trova ragioni nella muta consegna di un foglio. E ci0 tanto % vero che fra i criiilinalisti i piu cauti non si appagarono per qualificare la ingiuria della sola pubblicith del luogo ( I ) se non ricorreva eziandio la vociferazione, o convieio. Ora tornando al proposto quesito non saprcbbc prevedersi come concomitanza ordinaria la vocifcVOL.1 1 1. io

- 246 razione nella consegna che al telegrafista mittente si faccia della minuta di un dispaccio. Per le quali considerazioni, tranne il concorso di eccezionali circostanze, io non concorderei che l' atrocit della ingiuria potesse desnmersi dal mezzo telegrafico della sua coin unicazione.
(1) In pi forti termini nel tema di ingiurle commesse in chiesa fu esclusa la qualifica per difetto di clamore e di scandalo dalla Cassazione di Firenze col giudicato del 19 settetnbre 1842, relatore P e z z e l l a (Annali di gk~risp?*~idcrbtrt toscana I V , 1, 568).

Esiterei peraltro ad accettare la soluzione benigna nel terzo problema. La contumelia che contenga iniputazione di fatto determinato degenera in diffarnazione o per 1' assenza dello ingiuriato, che intuitiva nella ipotesi nostra, o per la comunicazione a drie persone insieme riunite od anco separate. Ora dove pure si ammetta che un solo nfficiale assistesse alla spedizione ed un solo alla recezionc del telegramma si avrebbe pur sempre questo risultamento, che almeno due persone inevitabilmente ebbero conoscenza della imputazione infhmante, poich due dovettero leggere il telegranima, e leggerlo con scienza del mittente e per sua volont, che scelse codesto mezzo anzich trasmett e r ~ ingiuria per lettera. Laonde se la comunila raziono a due persone ebbe luogo, e lo ebbe perch2: cos volle lo ingiuriante, non saprei come eliminare dal fatto i caratteri della diffamazicne. Non

manca per chi ne dubiti per la speciale ragione che gli ufliciali del telegrafo sono astretti al segreto per dovere del ministero loro in virtu di apposita disposizione di legge che li sottopone a punizioni se rivelino il contenrlto dei telegrammi. E questa osservazione fa nuovamente esitare sulla risoluzione del caso, poich la difficolt della divulgazione (la quale non pu accadere senza delitto altrui) pu nell' animo di taluno prevalere sulla materialit. del comunicato a due persone; e condurre ad escludere il titolo di diffamazione: laddove nel senso opposto puh riflettersi che la partecipazione a due esaurisce la nozione giuridica di questo pi grave reato. La gravit di questo problema tutta sta nel conflitto che pu sorgere fra la lettera del precetto e 10 spirito del medesimo.

Un altro problema ci presenta la specialit del telegramma; quello ci08 tendente a stabilire se il reato di ingiuria si consumi dove si spedisce il telegramma, oppure dove si riceve. Io ebbi un caso analogo che piacemi ricordare. Desideroso un tale di troncare una lite che contro lui erasi portata alla Cassazione di Milano si rec ad un uffizio telegrafico della provincia toscana; e l assumendo il nome del suo avversario all' avvocato di questo telegraf che lasciasse deserta la lite perch8 transatta. E la lite per siffatta frode rest deserta ed .il colpevole ottenne 1' intento suo. Processato poscia critninalmente si trovarono agevoli le condizioni del falso inst?*urnentaZe fatto incriminato Ma il prirn') nel

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