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70 chilometri dall'Italia.

Tunisia 2011: la rivolta del gelsomino I edizione, gennaio 2011 Autore Mehdi Tekaya e Global Voices Online Progetto Editoriale di Maria Cecilia Averame, con la collaborazione di Bernardo Parrella Copyright 2011 quintadicopertina Fabrizio Venerandi Editore ISBN:9788896922156 Quest'opera viene rilasciata con la licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 2.5 Italia (CC BY-NC-SA 2.5). Tu sei libero/a di riprodurre, distribuire, comunicare ed esporre in pubblico, rappresentare, eseguire, recitare e modificare quest'opera. Non puoi usare quest'opera per fini commerciali. Devi attribuire la paternit dell'opera indicandone sempre il titolo per esteso e includendone il link diretto: http://www.quintadicopertina.com/?option=com_content&view=article&catid=54:70-chilometridallitalia&id=114:70-chilometri-dallitalia Se alteri o trasformi quest'opera, o se la usi per crearne un'altra, puoi distribuire l'opera risultante solo con una licenza identica o equivalente a questa. Per ulteriori dettagli sulla licenza Creative Commons BY-NC-SA 2.5: http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/ 2.5/it/ Realizzazione a cura di quintadicopertina Allestito presso quintadicopertina via Ca de Mussi 33, Genova http://www.quintadicopertina.com editrice@quintadicopertina.com Copertina di Marko Tardito, http://www.markotardito.it

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Tunisia 2011: la rivolta del gelsomino
Mehdi Tekaya (sezione storica) e Global Voices Online (sezione Voci dalla Tunisia)

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Introduzione

Introduzione
Il 15 Gennaio 2011 il Presidente della Tunisia Zine El Abidine Ben Ali abbandona il suo Paese con la famiglia e trova rifugio in Arabia Saudita (dopo una serie di notizie riportate e poi smentite, fra cui quella della sua presenza, nella stessa serata, presso l'aeroporto di Cagliari). l'ultimo atto seguito alle proteste di strada e alle rivolte antigovernative che dai primi di dicembre hanno scosso la Tunisia. Ma anche il principio di un percorso di rinnovamento della politica tunisina e della sua classe dirigente che si sta svolgendo proprio in questi giorni, fra incognite e difficolt. I moti popolari si sono rapidamente diffusi da citt a citt: da Sidi Bouzid a Bouziane, e poi nella stessa Tunisi, e in seguito a Sada e a Thala, dove vengono assaltati i palazzi governativi e bruciate le insegne-simbolo del potere. A Kasserine fra l'8 e il 19 gennaio avvengono gli scontri pi duri. Le autorit parlano di ventuno morti, i sindacati locali di oltre cinquanta. Le notizie di cronaca hanno preso il volo, anche con una certa incertezza. E pur con la crescente attenzione dei media internazionali, sul web che londata

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dinformazione trova impeto. Qualcuno sostiene addirittura che la rivoluzione sia nata grazie ai social media, che Twitter abbia svolto un ruolo fondamentale e che gli attivisti si siano organizzati su Facebook. Sorgono due ordini di domande. Nel primo gruppo rientrano quelle collegate alla storia della Tunisia: come si arrivati a questo punto? Non la Tunisia uno dei Paesi pi 'occidentalizzati', con buoni rapporti con l'UE, un moderno sistema sanitario, una certa parit delle donne e un'aspettativa di vita vicina alle cifre europee? difficile ricollegare il presente con la storia, ricordarsi delle rivolte di Gasfa del 2008, antefatto dell'attuale 'rivolta del gelsomino'. Occorre chiedersi quando e come Ben Ali sia salito al potere, chi siano i rivoltosi oggi, da chi siano controllati. Ci sono poi altre questioni da affrontare, quelle ricollegate all'utilizzo e al ruolo dei social media e del giornalismo partecipativo nella rivolta. Cosa s'intende di fatto suggerendo che la rivoluzione cresciuta sui social network? E quali le sfumature o le realt di simili posizioni? comunque un fatto che la 'rivolta del gelsomino' sia partecipata e raccontata in primis proprio dalla generazione di giovani nata e cresciuta sotto Ben Ali. Giovani che hanno beneficiato di

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un'istruzione avanzata, in una nazione dove il tasso di disoccupazione dei laureati si aggira intorno al 30% contro una media nazionale del 14%. Impegnati da anni a descrivere le zone d'ombra del regime tunisino dall'interno, hanno subto le stesse forme di censura utilizzate per i media tradizionali non allineati con l'informazione ufficiale, con provvedimenti ad hoc per impedire l'accesso a Internet e la circolazione di informazioni dirette, oltre a non poche pressioni e ritorsioni personali. Analogamente, vero che certe informazioni non si trovano pi nei media mainstream, e vanno cercate online. Sulla maggioranza delle grandi testate la Tunisia diventata notizia di primo piano solo negli ultimi giorni, quando nelle piazze erano gi comparsi i primi morti. Questo compito toccato ai citizen-journalist locali che da anni denunciano le violazioni dei diritti umani e la corruzione del governo. E nel momento caldo delle proteste e degli scontri, stato ancora una volta Twitter lo strumento principe per condividere notizie fresche e senza filtri. I blog sono divenuti immediato veicolo di video, immagini, descrizioni e resoconti diretti. Materiale confuso, di dubbia veridicit? Assolutamente no: piuttosto, contenuti prodotti autonomamente da chi alla Rivolta del gelsomino stava partecipando, rilanciati anche grazie ad associazioni in loco e poi da migliaia di persone in tutto il mondo pronte a confrontare, verifi-

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care, tradurre in decine di lingue diverse, diffondere e raccontare quanto andava accadendo. Non a caso questo instant-book pesca non poco in tali testimonianze via Internet, riprendendo articoli pubblicati su Global Voices Online in Italiano e in altri ambiti (appositamente scelti dal team dell'annessa associazione Voci Globali). Mentre Mehdi Tekaya, storico contemporaneo e 'media-hacktivist' di origine tunisina, offre il necessario quadro di riferimento degli avvenimenti degli ultimi cinquant'anni e delle maggiori tematiche strettamente connessi agli avvenimenti di questi giorni. Potete scegliere di consultare l'e-book come un normale libro procedendo in ordine temporale, oppure saltare fra gli articoli proposti da Voci Globali, arricchiti da approfondimenti, correlazioni, e aggiornamenti su Internet. Un conciso ma utile contesto per comprendere meglio quanto va accedendo in Tunisia oggi, e quali fatti di ieri abbiano contribuito a far nascere la rivolta - oltre a riflettere sul ruolo dei citizen e social media in simili frangenti. un modo per leggere con pi consapevolezza le notizie di cronaca che arrivano velocemente sul web, e che rischiano di sparire con la stessa velocit con cui sono arrivate, lasciandoci indifferenti e frastornati. Con questo ebook di polinformazione abbiamo voluto proporvi uno

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strumento per fermarle ed utilizzarle per conoscere meglio una realt in divenire a pochi passi dall'Italia. (Maria Cecilia Averame, 30 gennaio 2011)

Guida alla navigazione

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Questo ebook pu essere letto come un normale libro, pagina dopo pagina, o pu essere navigato utilizzando i link che trovi all'interno dei testi. Esistono all'interno del libro quattro tipi di link di navigazione: le note: indicate con un numero chiuso tra parentesi quadre, rimandano alla nota relativa. Dalla sezione delle note, cliccando di nuovo sul numero si ritorna nel corpo del messaggio da cui si era partiti; i link interni: indicati con il simbolo conducono ad un altra parte del libro in cui si approfondisce l'argomento in fase di lettura; i link esterni: indicati con il simbolo rimandano a risorse in rete, da consultare on-line; i video: rappresentati nell'ebook con un frame possono essere visti selezionando il frame, accedendo cos alla risorsa direttamente in rete.

La Tunisia moderna degli ultimi 10 anni

La Tunisia moderna degli ultimi 10 anni


Tunisia, dal protettorato francese all'indipendenza Il 7 novembre 1987, lillusione democratica Ben Ali, un Presidente tecnico dellordine Lo sviluppo economico: il modello e il suo limite La Tunisia fra occidente e mondo arabo Diritti Umani e libert di informazione I movimenti sociali di Gasfa nel 2008 I clan Ben Ali e Trabelsi, una mafia al potere? Una generazione di cyberattivisti

La Tunisia moderna degli ultimi 10 anni

La rivolta del gelsomino La caduta di Ben Ali, prima fase della rivolta del gelsomino Il dopo Ben Ali - seconda fase della rivolta del gelsomino

Tunisia, dal protettorato francese all'indipendenza

Tunisia, dal protettorato francese all'indipendenza


La costruzione dello stato moderno sotto H. Bourguiba
Il 6 aprile 2000 nella solitudine della sua abitazione nel palazzo di Monastir muore Habib Bourguiba, 'padre' dell'indipendenza della Tunisia, definito dai suoi compatrioti il combattente supremo. Bourguiba ha regnato per trent'anni fino a quando, tredici anni prima della morte, il Primo Ministro generale Zine Ben Ali ha preso il potere attraverso quello che passato alla storia come il golpe medico. Ben Ali infatti subentrato al potere grazie ad alcune perizie mediche che decretavano lo stato di malattia del Presidente in carica, allora ottuagenario, e la sua incapacit a governare. Nonostante questo, soprattutto negli ultimi anni, il nome di Bourguiba diventato un simbolo di resistenza passiva contro il regime dellex-presidente Ben Ali.

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La Tunisia era una provincia autonoma dell'Impero Ottomano quando, nel 1881, lo Stato francese la mise sotto Protettorato. La Tunisia non fu una colonia di popolamento[1]: le terre fertili furono confiscate dai coloni francesi e italiani, ma le strutture e le lite della societ tunisina furono in parte conservate. Nel 1920 nasce il primo partito politico moderno, il Partito Liberal Costituzionale (Destour). Nel 1934 un ricambio generazionale all'interno del partito fa emergere la figura dellavvocato H. Bourguiba che, assieme a Salah Ben Youssef (che diverr in seguito suo acerrimo nemico e morir assassinato in esilio nel 1961), fonda il Neo-Destour. Questo partito, largamente inspirato alla tradizione riformista del socialismo francese, diviene ben presto il punto di riferimento del Movimento di Liberazione Nazionale. Con il Governo francese si alternano momenti di opposizione e di resistenza, anche armata, a concertazioni per il riconoscimento dell'indipendenza della Tunisia. Ma la posizione di Bourguiba, che esige una indipendenza totale e immediata e non un percorso bilaterale, lo porta in prigione, e in seguito all'estero, in esilio. Dopo dodici anni Bourguiba torna trionfalmente in Tunisia il 1 giugno 1955, ma viene nuovamente esiliato. Il clima per sta cambiando rapidamente: nel 1956 il Paese conquista lindipendenza con poco spargimento di sangue. Bourguiba, grazie alla sua azione politica e alle ca-

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pacit di grande oratore, simpone rapidamente come leader naturale della giovane nazione tunisina. L'Assemblea Costituente lo elegge Presidente della Repubblica. Listanza modernizzatrice di Bourguiba fu eccezionale nel mondo arabo-musulmano. Il carattere pi avanguardista riguarda lemancipazione femminile. Un codice dello statuto personale abolisce la poligamia; il divorzio e laborto sono legalizzati. Dal 1957, le donne acquistano il diritto di voto attivo e passivo, Bourguiba parla apertamente di parit dei sessi. Al contrario dei suoi omologhi arabi, le spese per l'educazione e il sistema sanitario sono privilegiate, anche a scapito di quelle militari. La scuola diventa pubblica e gratuita. Il budget dello Stato destinato alleducazione nazionale raggiunge il 32% nel 1976[2]. Bourguiba abolisce anche linfluenza dei religiosi sulla giustizia e instaura delle corti composte da civili. Lorientamento economico della Tunisia si volge verso un socialismo pi marcato intorno agli anni '60. Il sindacalista Ahmed Ben Salah entra nel governo come Ministro della Pianificazione e delle Finanze. L'adozione di un programma economico stabilito dalla Centrale Sindacale, UGTT, porta alla collettivizzazione delle terre agricole.

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Il partito Neo-Destour viene ribattezzato Parti Socialiste Destourien (PSD). Di fronte alla moltiplicazione degli incidenti contro la collettivizzazione questa politica viene abbandonata. Bourguiba, nel suo discorso dell8 giugno 1970, riconosce la sua responsabilit: Perch io sono uomo, quindi soggetto all'errore, mi sono sbagliato, lo dico con modestia ma sono stato tratto in inganno da un uomo che mentiva con uno scopo diabolico[3]. Ben Salah, ritenuto responsabile condannato il 25 maggio 1970 a dieci anni di lavori forzati per avere partecipato, secondo Bourguiba, a un vasto complotto rivoluzionario[4]. Tuttavia, la volont di modernizzazione non impedisce linstaurazione di un culto della personalit e linstaurazione di un regime di partito unico. Permane inoltre una pratica sociale di clientelismo e corruzione politica. Gi negli anni 60, Bourguiba fa edificare un mausoleo in marmo bianco a Monastir, che diventa una citt-souvenir del Capo dello Stato. Sullingresso del monumento Bourguiba fa incidere i tre titoli che riassumono la sua vita : Le combattant supreme, Le batisseur de la Tunisie nouvelle et Le librateur de la femme (Il combattente supremo, Il costruttore della nuova Tunisia e Il liberatore della donna). I simboli delle

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suo potere si moltiplicano, sue statue vengono erette in tutte le citt, la sua effige appare ovunque. Con linterdizione del Partito Comunista nel 1963, la Repubblica Tunisina diventa un regime di partito unico, dai confusi confini con lo stesso Stato. Bourguiba viene proclamato Presidente a vita nel 1975. Limmobilismo politico e i conflitti sociali che si moltiplicano favoriscono lemergere sulla scena pubblica dei movimenti islamici.

Il 7 novembre 1987, lillusione democratica

Il 7 novembre 1987, lillusione democratica


Il numero 7 onnipresente in Tunisia: ha un forte valore simbolico nella cultura musulmana, per cui rappresenta la perfezione e la rigenerazione, e appare nella quasi totalit dei luoghi pubblici tunisini. In ogni citt, grande o piccola che sia, si trovano strade, piazze, boulevard, infrastrutture, caff e negozi du 7. Il 7 diventato il simbolo della presidenza di Ben Ali, e con lui di un nuovo ciclo politico che inizia il 7 novembre 1987. Quel giorno, il generale dell'esercito Zine el-Abidine Ben Ali destituisce Habib Bourguiba . Ben Ali diventa, in qualit di successore costituzionale, presidente e capo supremo delle forze armate. La sua presa di potere viene annunciata alla radio nazionale con un discorso di apertura: L'epoca che viviamo non pu pi soffrire n di presidenza a vita n di successione automatica alla testa dello Stato dal quale il popolo si trova escluso. Il nostro popolo degno di

Il 7 novembre 1987, lillusione democratica

una vita politica evoluta e istituzionalizzata, fondata realmente sul multipartitismo e la pluralit delle organizzazioni di massa[5]. Habib Bourguiba lascia a Ben Ali un Paese sviluppato e moderno, inquadrato in un regime autoritario. Ben Ali arriva al potere proponendo iniziative liberali e prendendo immediatamente una serie di misure democratiche: all'indomani della sua elezione, migliaia di prigionieri politici vennero liberati e i lavori forzati soppressi. Trasforma il PSD nel Movimento Costituzionale Democratico (RCD) e con una riforma della Costituzione abolisce la Presidenza a vita. Allo scopo di attenuare il clima politico promulga una legge per riconoscere nuovi partiti, e instaura dei contatti con lopposizione. Un anno dopo la presa di potere, il 7 novembre 1988, un 'patto nazionale' che raggruppa le diverse formazioni partitiche e sociali -con l'eccezione degli islamistiimpegna i suoi firmatari al rispetto dei valori della Repubblica. La successione di Ben Ali favorisce lillusione di una transizione verso una sempre maggiore democrazia, grazie ad una lite progressista e pro-occidentale. Ma non tiene conto in alcun modo del 'Curriculum Vitae' del nuovo Presidente.

Ben Ali, un Presidente tecnico dellordine

Ben Ali, un Presidente tecnico dellordine


Nato il 3 settembre 1933 in una famiglia modesta di 11 figli, Ben Ali comincia presto a militare nel partito Neo-destour che lotta contro la colonizzazione francese. Nel 1956, quando la Tunisia raggiunge l'indipendenza e si installa al potere Habib Bourguiba, Ben Ali entra a far parte del nuovo esercito tunisino. Bisognoso di ufficiali, lesercito invia Ben Ali in Francia dove ha la possibilit di studiare alla prestigiosa scuola militare di Saint-Cyr. In seguito si trasferisce negli Stati Uniti dove formato in Intelligence e Military security alla Senior Intelligence School di Fort Holabird, nel Maryland. Di ritorno in Tunisia diventa direttore della Sicurezza Nazionale, dopo avere sposato la figlia del Generale Kefi nel 1958. Dopo il fallimento di un tentativo di unione fra Tunisia e Libia in cui sarebbe stato coinvolto, Ben Ali viene mandato in Marocco come addetto militare, di fatto esiliato.

Ben Ali, un Presidente tecnico dellordine

Viene richiamato al suo posto tre anni dopo per contenere lo sciopero generale del 26 gennaio 1978, e si occupa di mantenere sotto controllo la crescita dei movimenti islamici. Nellaprile 1980, Ben Ali trasferito di nuovo allestero come ambasciatore in Polonia, dopo una breve invasione dellesercito libico sul suolo tunisino. richiamato in patria alla direzione della sicurezza nazionale dopo la tragica rivolta del pane del gennaio 1984 contro la riforma governativa imposta dal Fondo Monetario Internazionale, che provoca la morte di 70 manifestanti[6]. La repressione delle sommosse gli vale una reputazione di capo intransigente. Nominato Segretario di Stato alla Sicurezza Nazionale e poi Ministro dellInterno nel 1986, Ben Ali dichiara alla sua prima seduta nel consiglio dei ministri: Nella nostra lotta contro gli islamisti dobbiamo ricorrere a due metodi: la disinformazione e i delinquenti. Li tireremo fuori di prigione per dare loro compiti di polizia.[7] Eletto Segretario Generale del partito unico, viene infine promosso Primo Ministro, in un contesto di confronto violento fra forze dellordine e movimenti sindacali, influenzati dai movimenti islamisti.

Ben Ali, un Presidente tecnico dellordine

Tre anni dopo la presa di potere, in nome della lotta all'islamismo viene instaurato un regime autoritario: la fine della Primavera Democratica. Alle elezioni legislative del 1989 tutta lopposizione, comprendente il movimento dispirazione islamica Ennahda, ottiene 14% dei voti, ma lo stesso giorno Ben Ali, unico candidato alla presidenza, eletto con il 99,27% dei voti. Dopo le elezioni una serie di violenti incidenti strada e atti di terrorismo sono attribuiti ai membri di Ennahda. Il 28 settembre 1991 le autorit annunciano la scoperta di una cospirazione islamica che mira alla presa del potere: le libert personali sono ristrette e lopposizione politica imbavagliata. La stampa viene messa sotto stretta sorveglianza della polizia, e la societ civile controllata dai comitati locali del partito di Ben Ali.

Lo sviluppo economico: il modello e il suo limite

Lo sviluppo economico: il modello e il suo limite


Gli indicatori di sviluppo in Tunisia sono positivi da anni e la differenziano dai suoi Paesi vicini. Come indica la Banca Mondiale : La Tunisia pu vantare avanzamenti economici e sociali consistenti, come indica la moltiplicazione per quattro del PIL pro capite, laumento della speranza di vita a un livello vicino a quelli dei Paesi sviluppati, e una caduta delle tasso di povert sceso sotto la soglia del 4% della popolazione[8]. Il tasso di crescita costante intorno al 5% contrasta con il resto del Maghreb, sebbene il Paese non possieda risorse naturali come gas o petrolio. I settori d'attivit tradizionali dell'economia sono rappresentati dal turismo e dal comparto tessile, ma si osserva, soprattutto nei centri urbani, uno sviluppo delle attivit di servizi e la crescita del terziario. Dal 2000 leconomia tunisina rappresenta una delle realt pi competitive in Africa, e le esportazioni di beni e servizi sono raddoppiate fra il 1996 e il 2007.

Lo sviluppo economico: il modello e il suo limite

Questo quadro economico si scontra con una forte componente negativa: la persistenza di un forte tasso di disoccupazione, particolarmente fra i giovani diplomati[9]. Per far uscire il Paese dal sottosviluppo le autorit si sono impegnate fortemente in un processo di liberalizzazione delleconomia iniziato nel 1986 con lapplicazione del piano daggiustamento strutturale del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e con laccordo Partenariato Euromediterraneo nel 1995. Per favorire le esportazioni e attrarre gli investitori stato creato un vero regime offshore, basato sulla detassazione degli investimenti e degli utili. La Tunisia dunque considerata come un buon allievo dalla comunit economica e finanziaria mondiale. La Banca Mondiale, primo finanziatore del Paese con una media di 250 milioni di dollari par anno, si congratulava nel 1999 con il governo tunisino di Ben Ali per la sua crescita, la sua stabilit e il suo impegno sociale[10]. Tuttavia, questa strategia dapertura e linstaurazione di un quadro legislativo favorevole alliniziativa privata sono state condizionate da una forte presenza dello Stato, che rimane il principale investitore economico. La ricercatrice Batrice

Lo sviluppo economico: il modello e il suo limite

Hiboux rileva una serie di false apparenze nelle applicazione delle norme liberale impostate: se il deficit pubblico sotto al 3% grazie a tutta una seria di sotterfugi[11]. Inoltre, esiste da parte del governo un occultamento dei dati negativi che ad oggi impediscono un'analisi obiettiva della situazione economica della Tunisia. Malgrado i buoni risultati macro-economici, la Tunisia non stata risparmiata dalla negativa congiuntura economica attuale. Il tasso di crescita caduto all'1,9% nel 2002, e le conseguenze non hanno ancora finito di farsi sentire[12]. Il tasso di disoccupazione negli ultimi anni diventato uno dei pi alti nel mondo arabo (la media nazionale si aggira sul 14%, con punte fino al 30% per i giovani laureati[13]). Il modello di sviluppo soffre di una specializzazione eccessiva nei settori di bassa qualificazione, nel turismo e nella produzione manifatturiera che dipendono dal mercato europeo. Questi settori non sono stati in grado di assorbire una forza lavorativa giovane e sempre pi qualificata, che ha avuto sempre maggiori difficolt nellintegrazione allinterno del mercato occupazionale, causando una crescita esponenziale di un diffuso sentimento di frustrazione.

La Tunisia fra occidente e mondo arabo

La Tunisia fra occidente e mondo arabo


Fin dallIndipendenza la politica estera della Tunisia improntata sul mantenimento di un delicato equilibrio di relazione e collaborazione tanto con le potenze occidentali, quanto con il mondo arabo. Il primo Presidente Bourguiba cerca di mantenere delle strette relazioni con lEuropa, e contemporaneamente favorisce lo sviluppo di legami con gli Stati Uniti, con lo scopo di fare da contropeso alla politica francese, che rompe i rapporti economici con la Tunisia nel 1957, lanno sucessivo alla dichiarazione dellindipendenza dalla stessa Francia. Sebbene il passaggio sia avvenuto con poco spargimento di sangue, i rapporti fra le due nazioni ne risentiranno per decenni. Inoltre, la posizione della Francia nei rapporti con la Tunisia sempre condizionata dalla presenza di numerose comunit di cittadini Tunisini nel proprio territorio nazionale.

La Tunisia fra occidente e mondo arabo

Per la diplomazia americana, nello scacchiere dei Paesi della costa nord del Mediterraneo la Tunisia ha un ruolo fondamentale. Nella Foreign Relations of the United States (1961-1963) viene esplicato chiaramente come, per gli Stati Uniti, fosse fondamentale la preservazione di una Tunisia indipendente, moderata, pro-occidentale e democratica[14]. Durante il periodo della guerra fredda, quando la contrapposizione fra il blocco occidentale (Stati Uniti, NATO e Paesi amici) e blocco sovietico (Unione Sovietica e Patto di Varsavia, con altri Paesi amici) si fa pi marcato[15], Bourguiba sceglie di fare parte del movimento dei Paesi non-allineati. La scelta di non esporsi direttamente in uno dei due blocchi non gli impedisce di mantenere saldi contatti con loccidente e con gli Stati Uniti, anche in virt della sua politica anti-comunista[16] Inoltre, la Tunisia -primo fra i Paesi arabi- sostiene un percorso di normalizzazione dei rapporti con Israele[17]. Nel 1965 Bourguiba propone allONU la creazione di una Federazione con la partecipazione tanto degli Stati arabi quanto di Israele. Questa posizione lo porta ala rottura, lo stesso anno, con la Lega Araba. Nel 1967, durante la Guerra dei sei giorni fra Israele e Egitto, Siria e Giordania, si verificano diverse sommosse in Tunisia. In questo periodo la pressione dei

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leader nazionalisti arabi si fa pi pressante, guadagnando il favore dellopinione pubblica tunisina. Nel 1978, Bourguiba condanna gli accordi di Camp David, firmati da Egitto e Israele e guidati direttamente dal Presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter. La Tunisia diviene il Paese ospitante la sede della Lega Araba e infine, quando l'attacco da parte di Israele costringe l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) ad abbandonare il Libano, questa trova riparo in Tunisia. Zine el-Abidine Ben Ali mantiene la linea diplomatica tracciata dal suo predecessore e rinforza decisamente i rapporti verso lUnione Europea. La Tunisia diventa il primo Paese del bacino mediterraneo a firmare, nel 1995, gli Accordi di Associazione con lUnione Europea. Questo primo accordo, che pone le base giuridiche e legali della cooperazione bilaterale, rinforzato in seguito dal processo euro-mediterraneo di Barcellona[18], volti a favorire la liberalizzazione degli scambi economici, poi confermati nel Quadro dell'Unione per il Mediteraneo (UpM) creato nel 2008. Dal maggio 2010 lUnione Europea ha intrapreso delle ulteriori negoziazioni con la Tunisia, con lo scopo di accordarle uno statuto avanzato che permetterebbe di intensificare ulteriormente il dialogo politico e le relazioni commerciali. Questo processo

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stato favorito dai buoni rapporti stabiliti fra la Francia e il regime di Ben Ali. Per lex-presidente Jaques Chirac, le relazioni fra Francia e Tunisia rappresentano un modello di cooperazione": a cinquantanni dallindipendenza, oltre ai legami storici e culturali, Parigi rappresenta il primo partner economico di Tunisi. Malgrado i numerosi accordi commerciali e militari presenti fra USA e Tunisia - il pi recente laccordo quadro sul commercio e linvestimento (TIFA) firmato il 1 ottobre 2002 - il punto di vista della diplomazia americana riguardo al regime di Ben Ali molto severo e le relazioni fra i due Paesi ne soffrono. I documenti diplomatici rilasciati nel quadro dell'operazione Wikileaks confermano lidea di una politica tunisina troppo dipendente dalla figura del Presidente, dove la libert di espressione limitata, la corruzione dilaga, la disoccupazione alta e i sommovimenti popolari non permettono linstaurazione di valide relazioni commerciali: By many measures, Tunisia should be a close US ally. But it is not. While we share some key values and the country has a strong record on development, Tunisia has big problems. President Ben Ali is aging, his regime is sclerotic and there is no clear successor. Many Tunisians are frustrated

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by the lack of political freedom and angered by First Family corruption, high unemployment and regional inequities. Extremism poses a continuing threat. Compounding the problems, the GOT brooks no advice or criticism, whether domestic or international. Instead, it seeks to impose ever greater control, often using the police. The result: Tunisia is troubled and our relations are too.[19] Nei rapporti con il mondo arabo, forte del successo ottenuto in campo economico , la presidenza Ben Ali ha giocato un ruolo attivo nel sostenere le istanze arabe e africane. Membro della Lega Araba dal 1958, il Paese ha accolto nel maggio 2004 il suo 16 summit e invia regolarmente aiuti umanitari ai palestinesi e ai Paesi musulmani in crisi come il Libano nel 2006, o lIndonesia dopo lo tsunami del 2004. La Tunisia svolge una politica attiva in tutto il continente africano e ospita la sede della Banca Africana dello sviluppo (African Development Bank). I rapporti con i Paesi confinanti Situata fra Algeria e Libia, due vicini imponenti sia per dimensioni, quanto per presenza di risorse naturali e per il loro peso geo-politico, la Tunisia ha cercato di mantenere buone relazioni con entrambi i Paesi, malgrado una certa

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tensione. Una lunga disputa per la definizione delle frontiere con l'Algeria stata risolta positivamente nel 1993. I due Paesi, da allora, hanno moltiplicato la loro cooperazione, ad esempio attraverso la costruzione del gasdotto transmediteraneo che collega lAlgeria allItalia. Con la Libia le relazioni sono state molto tese in seguito al fallimento dell'accordo su una possibile unione fra i due Paesi avvenuta nel 1974. Fino al 1977 le relazioni diplomatiche sono difficili, e si deteriorano ulteriormente nel 1980, quando la Libia tenta di invadere la citt di Gasfa[20]. Con la fine delle sanzioni dellONU nel 2003 nei confronti della Libia, e grazie ai buoni rapporti che intercorrono fra Ben Ali e Gheddafi la Libia torna ad essere un partner economico rilevante. Sul fronte medio-orientale, la Tunisia rappresenta il primo Paese arabo a ricevere una delegazione israeliana nel quadro del processo di pace nel 1993. Il Paese mantiene una rappresentanza in Israele fino al 2000, quando con la Seconda Intifada e la fine del ciclo di negoziazione di Camp David II le violenze perpetrate da Israele nel controllo dei territori palestinesi occupati provocano diversi morti. Lopinione pubblica tunisina ne risente fortemente, e il Presidente Ben Ali, attraverso un discorso radiofonico, annuncia la decisione di

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interrompere i rapporti diplomatici con Israele denunciandone la violazione dei diritti umani.

Diritti Umani e libert di informazione

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La Tunisia del presidente Ben Ali si ben presto trasformata in un un regime autoritario e poliziesco, dove le violazioni dei diritti umani sono state numerose e quotidiane. Le pratiche usate dallautorit si sono molto diversificate: arresti illegali, detenzioni arbitrarie, tortura, intimidazioni nei confronti delle famiglie, campagne di diffamazione sostenuta attraverso i media. Questo arsenale repressivo aveva come scopo la dissuasione di qualsiasi forma di opposizione e critiche verso il regime. Il clima repressivo, documentato da numerosi rapporti delle Associazioni per i Diritti Umani difficilmente comprensibile per chi non abbia ben chiare le specificit dellesercizio del potere in Tunisia nei dettagli, le piccole cose della vita quotidiane[21] . Queste formano le procedure concrete del potere per assogettare i cittadini. La storia del dissidente Mohammed Abbou, documentata nel rapporto annuale 2007 di Amnesty International, esemplare:

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Mohammed Abbou, un prigioniero politico, ha effettuato diversi scioperi della fame per protestare contro la sua detenzione e contro i trattamenti violenti inflitti dai responsabili della prigione di El Kef. La moglie e i figli sono stati intimiditi pi volte da poliziotti appostatisi permanentemente davanti al loro domicilio di Tunisi. Nel novembre 2007 sua moglie Samia, il suo avvocato, il giornalista Slim Boukhdir e una personalit dellopposizione, Moncef Marzouki, decidono di andare in visita a Mohammed nella sua prigione. Il gruppo viene intercettato nove volte dalla polizia sulla strada che collega Tunisi a El Kef, ufficialmente per un controllo dei documenti. Una volta arrivati a El Kef, si recano in un ristorante, e alluscita sono attesi da una cinquantina di uomini, donne e giovani che li insultano e li malmenano. Riescono a fuggire e raggiungere la loro macchina. Quando arrivano davanti ai cancelli della prigione, altre persone li aggrediscono e impediscono loro di entrate. Queste due aggressioni hanno avuto luogo in presenza di poliziotti che non hanno fatto niente per proteggerli n per fermare gli aggressori.[22] Queste pratiche che hanno portato progressivamente a una limitazione dello stato di diritto in Tunisia, sono nate durante la repressione contro gli islamici del Movimento di Ten-

Diritti Umani e libert di informazione

denza Islamica dopo le elezione del 1989. Numerosi documenti hanno svelato le condizioni alle quali sono stati sottomessi i militanti del MTI, diventato Ennahda[23]. Torture che hanno portato alla morte, restrizione nel diritto di visita, isolamenti estremi per anni, violenze fisiche e sessuali che hanno portato i detenuti a numerosi scioperi della fame e suicidi. Anche negli ultimi anni stato fatto ampio uso della tortura, di arresti illegali e si sono verificate numerose sparizioni forzate. Dal 1999, numerosi civili sono stati giudicati da tribunali militari e condannati per terrorismo. Le confessioni estorte sotto tortura vengono ammesse come prove, i diritti della difesa sono regolarmente violati. Spesso agli avvocati non viene permesso di parlare con i propri assistiti, come accaduto all'avvocato per i diritti umani Samir Ben Amor, che dopo Agosto 2010 non ha pi potuto recarsi in carcere. La legge anti-terrorista votata nel 2003[24], in seguito agli attentati del 11 settembre 2001 e al successivo attentato contro la sinagoga di Djerba dell11 aprile 2002, rinforza limpunit delle forze delordine e restringe il quadro legislativo dello stato di diritto, anche grazie a una formulazione generica che ne consente ladozione verso chiunque possa essere considerato una minaccia per la sicurezza naziona-

Diritti Umani e libert di informazione

le. Con questa legge si instaura una vera e propria paranoia, come dimostra la storia dei sei studenti di Zarzis, che sono stati imprigionati nel 2004 per avere effettuato delle ricerche su internet con il loro professore. Accusati di essere legati a Al Qaeda e di avere preparato un attentato, gli studenti sono liberati solo nel febbraio 2006. Adnan Hajji viene arrestato assieme ad altre 17 persone per aver partecipato alle manifestazioni di Gasfa : nonostante tutti abbiano denunciato torture e matrattamenti vengono condannati in appello a otto anni. Anche linformazione viene pesantemente colpita. Il giornalista Fahem Boukadous viene condattanato a otto anni in conumacia, per aver diffuso immagini sulle manifestazioni di Gasfa . Nel 2010 viene chiuso il Sindacato Nazionale dei Giornalisti Tunisini dopo la promulagazione di un documento sulla mancanza di libert di informazione in Tunisia. Sempre nel 2010 Radio Kalima viene chiusa, dopo quattro giorni di trasmissioni via satellite, dallestero[25].

I movimenti sociali di Gasfa nel 2008

I movimenti sociali di Gasfa nel 2008


Allinizio del 2008 la regione di Gasfa conosce uno dei movimenti sociali pi importanti della storia recente della Tunisia che -con la distanza necessaria per unanalisi approfondita- potrebbe essere considerato quasi una prova generale della cosiddetta rivolta del gelsomino . La zona mineraria di Gasfa situata nel sud-ovest del Paese, dietro le quinte della Tunisia pi prospera e turistica. Il 6 gennaio 2008, in seguito a un concorso per il reclutamento di personale della Compagnia dei Fosfati di Gasfa (CPG), gli abitanti della zona si sono impegnati in una serie di azioni di protesta durate 6 mesi e concluse con tre morti, decine di feriti e centinaia di arresti[26]. La CPG fra i primi produttori mondiali di fosfati e rappresenta in questa zona uno dei pochi sbocchi lavorativi per la popolazione. Dal 1980 una ristrutturazione dellimpresa ha portato alla soppressione di 10.000 impieghi. Per anni

I movimenti sociali di Gasfa nel 2008

limpresa non ha pi assunto e la disoccupazione aumentata fino a raggiungere il 30%[27]. Le prime proteste hanno luogo nel 2007, quando gruppi di disoccupati bloccano i camion carichi di fosfati. Esplodono poi con gran forza il 5 gennaio 2008, quando vengono annunciati i risultati del concorso di reclutamento: 380 operai e impiegati vengono prescelti, su migliaia di postulanti. La disillusione molto alta. Il 6 gennaio vengono bloccati i binari che collegano le cave alla fabbrica e viene fermata l'attivit estrattiva. nella citt di Redeyef (37.000 abitanti) che la protesta pi forte: i simboli delle autorit e della Compagnia vengono attaccati, la popolazione prende parte a diversi sit-in, scioperi della fame e manifestazioni. I disoccupati denunciano anche il nepotismo nellattribuzione dei posti alla CPG[28]. Gli studenti dell'Universit cominciano a organizzarsi ed entrano in contatti con i leader sindacali della regione. Fino ad aprile, la strategia impiegata dalle autorit per arginare la proteste consiste nell'accerchiamento della citt di Refeyef da parte della Polizia. Il 7 aprile per la strategia cambia: pi di venti membri ai vertici del movimento di protesta vengono arrestati. La repressione si fa pi dura. Il

I movimenti sociali di Gasfa nel 2008

6 giugno la polizia spara contro i manifestanti di Redeyef. Un giovane di 25 anni, Hafnaoui al Maghazoui, viene ucciso, e una ventina fra manifestanti e poliziotti restano feriti. Il giorno seguente lesercito occupa la citt di Redeyef su ordine del Presidente. I principali leader del movimento vengono arrestati e condannati a pene pesanti. Un mese dopo Ben Ali convoca nel suo palazzo una riunione straordinaria durante la quale presenta il suo piano Marshall per lo sviluppo della regione di Gasfa, con investimenti che ammontano a 499 milioni di euro, volti anche a favorire linsediamento di imprese estere in Tunisia. Questo movimento ha dimostrato il limite della gestione securitaria del Paese, e lemergere di unopposizione concreta al regime che pu contare su un forte appoggio popolare, e che parte dalle regioni interne del Paese. La politicizzazione di un movimento, rafforzatosi in seguito a rivendicazioni puramente sociali, ricorda le dinamiche delle recenti proteste che hanno portato Ben Ali alla fuga. Per i ricercatori Larbi Chouikha e Vincent Geisser, questa protesta ha continuato a impregnare le memorie e serve, coscientemente o inconsciamente, da modello di mobilitazione[29] .

I clan Ben Ali e Trabelsi, una mafia al potere?

I clan Ben Ali e Trabelsi, una mafia al potere?


Lentourage familiare del presidente Ben Ali rappresenta una quasi mafia: questo affermano i cable dellambasciatore americano a Tunisi[30]. La famiglia allargata dell'ex Presidente composta da un centinaio di persone che hanno preso possesso di una larga parte dell'economia tunisina per mezzo di un sottile mix di accaparramento di beni publici, di corruzione, di strumentalizzazione della giustizia e di minacce fisiche[31]. Secondo il giornale inglese The Guardian, la met del mondo degli affari in Tunisia legato a Ben Ali[32]. Le accuse di mafia sono rivolte in particolare alla famiglia Trabelsi da cui proviene la moglie del Presidente, Leila Ben Ali. I Trabelsi sarebbero allorigine di una generalizzazione della corruzione. Il patrimonio personale della coppia Ben Ali stato recentemente stimato a cinque miliardi di euro, depositati in conti bancari esteri o in immobili. Si trattereb-

I clan Ben Ali e Trabelsi, una mafia al potere?

be di fondi derivati essenzialmente da appropriazioni indebite operate dal clan Ben Ali-Trabelsi[33]. Il fratello dell'ex first lady, Belhassen Trabelsi, considerato come la figura pi ricca e corrotta. Sposato con la figlia del Presidente degli Industriali tunisini, in possesso di numerose imprese, fra cui una compagnia aerea, due radio private, alcune fabbriche automobilistiche, la rete di distribuzione Ford, societ immobiliari e diversi alberghi di lusso. Inoltre, Belhassen Trabelsi ha preso il controllo di una banca privata grazie, allintervento del governatore della Banca Centrale che ha perso la sua reputazione in questa storia. Un dossier sulla Vera natura delle fortune del Presidente Ben Ali[34] a cura del portale nawaat.org, che riunisce diverse voci dellopposizione, evidenzia diversi casi di corruzione e di appropriazione indebita. Mentre il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la World Bank chiedeva di effettuare fusioni bancarie, il Governo apre alla Banca Zituna e allitaliana Mediobanca Tunisia. Si citano anche i terreni di Cartagine, divenuti lotti edificabili, e diversi casi di tangenti. Per perseguire una politica di arricchimento personale nel quadro delleconomica nazionale tunisina, la famiglia Ben Ali ha sviluppato un metodo basato in parte sulle privatiz-

I clan Ben Ali e Trabelsi, una mafia al potere?

zazioni, in particolare su quella dei terreni. Con la crescita del turismo i prezzi dei terreni sono aumentati esponenzialmente, quelli pi appetibili sono stati venduti dallo Stato ai membri della famiglia Ben Ali, e resi edificabili. I memorandum diplomatici raccontano la storia di un terreno dato a Leila Trabelsi sul quale avrebbe fatto costruire una scuola privata internazionale per rivendere poco dopo la struttura a prezzo notevolmente aumentato[35]. Ogni membro della famiglia del Presidente ha beneficiato, a livelli diversi, dellinfluenza e del ruolo di Ben Ali per arricchirsi personalmente. Nel libro La rgente de Carthage[36], Nicolas Beau e Catherine Graciet raccontano come nessun settore di attivit stato risparmiato, fino al punto che nessun successo economico che non riguardasse la famiglia di Ben Ali fosse tollerato. Questa situazione ha indubbiamente contribuito a fomentare la rivolta popolare che ha portato Ben Ali e la moglie a fuggire del Paese.

Una generazione di cyberattivisti

Una generazione di cyberattivisti


Nel contesto chiuso e repressivo che segue la Primavera Democratica dei primi tre anni della presidenza di Ben Ali e in particolar modo nellultimo decennio, le voci critiche al regime si sono espresse prevalentemente su internet. Le espressioni di malcontento che circolano in rete spesso non hanno legami con organizzazioni politiche, e non provengono da membri di movimenti contrari al Presidente: sono voci spontanee e dirette, di giovani, studenti o lavoratori che vogliono raccontare in forma di tweet, blog o attraverso le immagini, quello che avviene in Tunisia oggi. Un eclettico miscuglio di voci alle prese con un regime che ha cercato di esercitare anche online lo stesso controllo poliziesco da tempo applicato ai media tradizionali, cio stampa, radio e televisione. Lo Stato ha cos instaurato un quadro legislativo restrittivo della libert d'espressione online a tutti i livelli (fornitori d'accesso, gestori di cyber-caf, amministratori di siti e forum, ecc). Oltre a queste normative ad hoc, stato poi atti-

Una generazione di cyberattivisti

vato un filtro dei contenuti grazie allAgenzia Tunisina per Internet (ATI). Per i tunisini che decidevano di impegnarsi in una critica del regime (bench slegata da forme di militanza politica attiva, ma finalizzata a raccontare anche in prima persona laltra faccia del regime, quella meno conosciuta fuori dai confini della nazione) si fatto quindi sempre pi difficile trovare spazi d'espressione. I costi e le conseguenze che i singoli cittadini impegnati in attivit di cyber-attivismo hanno subto negli ultimi anni, spaziavano dalle difficolt nel trovare un lavoro o seguire i studi, agli arresti indiscriminati, pressioni diffuse, problemi amministrativi. Fino a poco tempo, la partecipazione online includeva sostanzialmente due categorie di utenti. Da una parte i cyberdissidenti, che denunciavano apertamente le autorit, e dall'altra i navigatori sciolti che non abbordavano i temi legati alla politica. Naturalmente questa divisione andata via via attenuandosi, con la netta crescita dei blog e dell'uso diffuso dei social media. Anche quei blogger che rifiutavano apertamente letichetta di dissidenti e oppositori, hanno cominciato a esprimersi criticamente verso il regime pur se con una certa prudenza, evitando le critiche dirette verso il Partito-Stato, Ben Ali

Una generazione di cyberattivisti

e la sua famiglia. Di pari passo, lumorismo e la satira si sono fatti assai presenti, fino a diventare un vettore privilegiato della contestazione[37]. Lo scorso anno, il ricercatore Romain Lecomte rilevava uno scambio intenso fra la diaspora e i cittadini digitali tunisini, grazie allaccesso libero a siti e blog internazionali da parte dei membri della diaspora e della critica ancorata nel quotidiano dei secondi: un va-e-vieni si produce, gli uni e gli altri sinformano mutualmente nello stesso spazio[38] Se pur inizialmente la blogosfera apparsa come lo spazio dominante, la contestazione si spostata progressivamente sulle reti sociali. A tutt'oggi esistono in Tunisia oltre due milioni di account Facebook per una popolazione di poco pi di 10 milioni di abitanti, mentre cresciuta in maniera esponenziale la presenza utenti Twitter. E come hanno rivelato gli ultimissimi eventi, stato proprio l'ampio ricorso ai citizen media e agli strumenti di Internet (foto su Flickr, video su YouTube, tweets, pagine Facebook, attivismo hacker, e via di seguito) a costituire l'elemento portante una dissidenza che abbraccia pressoch ogni settore della popolazione (inclusi i tunisini della diaspora).

Una generazione di cyberattivisti

A sottolineare questi importanti sviluppi, che tra l'altro stanno avendo ripercussioni nell'intero mondo arabo, la seconda parte dell'ebook propone un'ampia serie di testimonianze dirette e materiali autoprodotti ripresi direttamente dai vari ambiti digitali.

La rivolta del gelsomino

La rivolta del gelsomino


Come abbiamo visto, la Tunisia rappresenta uno dei Paesi della costa-sud del Mediterraneo che negli ultimi cinquantanni ha sviluppato una fra le economie pi floride della zona. Dallindipendenza dalla Francia ad oggi, i due Presidenti Habib Bourguiba e Zine Ben Ali hanno cercato di mantenere un equilibrio fra le istanze dei Paesi arabi e i contatti con il mondo occidentale. La Tunisia ha dato unimmagine di s moderna e attiva: favorendo i commerci con lUnione Europea, sviluppando relazioni, incentivando aziende estere a lavorare nel proprio Paese. Anche in ambito sociale, i progressi sono stati numerosi: sono stati migliorati i servizi sanitari, la speranza di vita si avvicina di molto a quella dei Paesi occidentali, la donna ha diritto di voto attivo e passivo fin dallinstaurazione della Repubblica. La scuola pubblica e aperta a tutti, la religione resta fuori dal contesto scolastico e dallamministrazione della giustizia. Ma dietro le quinte, sempre esistita una seconda Tunisia, una grande zona dombra che la politica internazionale ha finto di non vedere. Una democrazia di facciata dove i partiti di opposizione sono esclusi, in cui, in cinquantanni, si sono succeduti due soli presidenti (e il secondo ha scalzato il primo). Dove i diritti umani vengo-

La rivolta del gelsomino

no ripetutamente violati con la scusa di dover difendere la nazione da movimenti estremisti islamici. La famiglia del Presidente Ben Ali era radicata, direttamente o indirettamente, in tutte le maggiori attivit economiche del Paese, banche e media compresi. La diffusione di qualsiasi informazione, non legata ai mezzi ufficiali, stata ostacolata attraverso provvedimenti ad hoc, limitazioni e azioni di repressione contro i singoli cittadini non allineati. La situazione si esasperata nel corso dellultimo decennio, fino a sfociare nella attuale rivolta del gelsomino, espressione rivendicata dal giornalista tunisino Zied El Han, che lavora per il quotidiano governativo Essahafa. Questa rivolta non nata grazie a gruppi politici o istituzioni antigovernative, ma viene dalla piazza. Come durante le rivolte di Gasfa del 2008 , nasce dal sentimento di malessere e dalla frustrazione del popolo tunisino, complice anche la sfavorevole congiuntura economica internazionale. Partecipano alla rivolta giovani nati e cresciuti sotto la Presidenza di Ben Ali. Su Nawaat.org, un portale che riunisce diverse voci antigovernative in Tunisia, un ragazzo racconta come si sviluppa la paura, come cresce la frustrazione, come nasce la necessit di opporsi anche nei componenti della classe media[39]:

La rivolta del gelsomino

Je fais partie de la nouvelle gnration qui a vcu en Tunisie sous le rgne absolu de Ben Ali. Au lyce, et au collge, on a toujours peur de parler politique : Il y a des rapporteurs partout quon nous dit. Personne nose en discuter en public. Tout le monde se mfie. (...) On vit. On ne vit pas, on pense vivre. On a envie de croire que tout va bien puisquon fait partie de la classe moyenne, mais on sait que si les cafs sont pleins craquer en journe, cest que les chmeurs y discutent foot. (...) Une jeunesse duque, qui en a marre, et qui sapprte immoler tous les symboles de cette ancienne Tunisie autocratique, par une nouvelle rvolution, la rvolution du Jasmin, la vraie. Il gelsomino, simbolo della Tunisia, onnipresente nelle campagne di promozione del turismo, indica la purezza e la tolleranza di una rivoluzione che auspica libert e democrazia, e denuncia lautocrazia e la corruzione che dilagano nel Paese. Una rivolta che, proprio in questi giorni, si sta impegnando per portare una vera alternanza al potere, affinch i nomi soliti, conniventi con la famiglia di Ben Ali, non prendano il posto di quelli precedenti con il rischio che tutto cambi affinch nulla cambi. La time line che segue nel prossimo capitolo vuole raccontare i fatti degli ultimi mesi, prima e dopo la caduta di Ben Ali, fino al 30 Gen-

La rivolta del gelsomino

naio 2011. Per chi volesse seguire lo svolgersi degli avvenimenti un buon punto di inizio potrebbe essere il sito di Global Voices (Maria Cecilia Averame, 30 gennaio 2011)

La caduta di Ben Ali, prima fase della rivolta del gelsomino

La caduta di Ben Ali, prima fase della rivolta del gelsomino


17 dicembre 2010: Mohamed Bouazizi, un giovane venditore ambulante di frutta e verdura, si immola dandosi fuoco a Sidi Bouzid, citt del centro della Tunisia, per protestare contro la confisca della sua merce. 19 dicembre 2010: Prendono il via alcune rivolte sociali contro la disoccupazione e il carovita a Sidi Bouzid. Le manifestazioni aumentano di numero e consistenza, e la polizia fa uso di gas lacrimogeni. Vengono arrestate decine di persone. 22 dicembre 2010: Houcine Neji, un giovane di 24 anni, si uccide perch non sopporta pi la miseria, la disoccupazione. 24 dicembre 2010: Le sommosse popolari raggiungono la citt di Bouziane, citt a 240 km a sud di Tunisi, dove un manifestante di 18 anni viene ucciso da un colpo di arma da fuoco al petto quando la polizia spara sui manifestanti.

La caduta di Ben Ali, prima fase della rivolta del gelsomino

27 dicembre 2010: Il movimento di protesta si diffonde anche a Tunisi. Un migliaio di giovani laureati disoccupati manifestano per le strade della citt e vengono dispersi a colpi di manganello. I testimoni parlano di una dozzina di feriti. 28 dicembre 2010: Che una minoranza di estremisti e agitatori (...) abbia fatto ricorso alla violenza e ai disordini (...) inaccettabile, afferma il presidente Zine El Abidine Ben Ali nella sua prima apparizione televisiva dallinizio degli avvenimenti. 29 dicembre 2010: Il Presidente Zine El Abidine Ben Ali effettua un parziale rimpasto di governo. 3 gennaio 2011: Violenze a Sada e manifestazioni a Thala (nel centro-ovest del Paese) sono segnate da saccheggi e portano allincendio dei palazzi ufficiali. 6 gennaio 2011: Alcune migliaia di avvocati cominciano uno sciopero per denunciare la repressione poliziesca mentre le manifestazioni continuano. La censura online si inasprisce, molti cybernauti dissidenti vengono arrestati.

La caduta di Ben Ali, prima fase della rivolta del gelsomino

8-19 gennaio 2011: La classe media si unisce al movimento. I disordini pi sanguinosi hanno luogo a Kasserine, con 21 morti secondo le autorit, pi di 50 secondo fonti sindacali. Avvengono scontri anche a Kairouan, nel centro del Paese. 10 gennaio 2011: Il presidente Zine El Abidine Ben Ali interviene per la seconda volta in televisione e denuncia degli atti terroristici che imputa a elementi stranieri. Promette la creazione di 300.000 posti di lavoro in due anni. Il governo tunisino d ordine di chiudere tutte le scuole e le universit del Paese fino a nuovo ordine. 11 gennaio 2011: Gli scontri raggiungono la periferia di Tunisi. Samir Labidi, portavoce del governo, parla di 21 morti dallinizio dei disordini. Secondo la Federazione Internazionale Delle Leghe Dei Diritti Delluomo (FIDH), il numero di morti nei disordini in Tunisia ammonta ad almeno 35 persone. Vengono chiuse le scuole e le universit. 12 gennaio 2011: Il primo Ministro annuncia il siluramento del Ministro degli Interni, la liberazione delle persone arrestate, con lesclusione di quelle implicate in atti di vandalismo e uninchiesta sulla corruzione. Nonostante questo, si succedono in tutto il Paese manifestazioni, con diversi morti

La caduta di Ben Ali, prima fase della rivolta del gelsomino

fra i manifestanti. Tra di essi perde la vita un franco-tunisino a Douz, nel sud. Zine El Abidine Ben Ali silura il Ministro degli Interni, Rafik Belhaj Kacem. Viene decretato il coprifuoco nella capitale e nella sua periferia. 13 gennaio 2011: Ben Ali appare per la terza volta in televisione. Si impegna a lasciare il potere nel 2014 quando, in occasione delle elezioni presidenziali, non si ricandider. Promette inoltre libert di stampa. Il suo intervento non calma gli animi e le manifestazioni continuano. Secondo la FIDH, gli scontri hanno causato almeno 66 morti dalla met di dicembre. 14 gennaio 2011: Migliaia di manifestanti si riuniscono a Tunisi e in provincia, al grido di Ben Ali fuori. Gli scontri tra gruppi di manifestanti e la polizia, in assetto antisommossa, sono violenti. Ben Ali silura il governo e annuncia elezioni legislative anticipate entro sei mesi. Meno di unora dopo decreta lo stato demergenza e impone il coprifuoco in tutto il Paese. Verso le 16.45, ora italiana, il Primo Ministro Mohammed Ghannouchi annuncia che Ben Ali temporaneamente impossibilitato ad esercitare le sue funzioni e dichiara di assumere la carica di Presidente ad interim fino alle elezioni anticipate. In serata viene dato lannuncio che

La caduta di Ben Ali, prima fase della rivolta del gelsomino

Ben Ali, dopo ventiquattro anni al potere, ha lasciato il Paese. 15 gennaio 2011: L'Arabia Saudita conferma che poco prima di mezzanotte, ora italiana, Zine El Abidine Ben Ali e la sua famiglia sono arrivati nel Paese per restare a tempo indeterminato. Non viene precisato se presente anche Leila Trabelsi, moglie di Ben Ali. Termina la prima fase della rivolta del gelsomino.

Il dopo Ben Ali - seconda fase della rivolta del gelsomino

Il dopo Ben Ali - seconda fase della rivolta del gelsomino


Il 14 gennaio 2011 la Tunisia ha dato il via alla sua rivoluzione. Il presidente Ben Ali, al potere da 23 anni, fuggito in Arabia Saudita dopo settimane di manifestazioni duramente represse. Il Primo Ministro Mohammed Ghannouchi ha assunto il giorno stesso l'incarico di Presidente ad interim, come previsto dalla Costituzione Tunisina. Il 17 gennaio 2011 viene formato un governo di transizione, subito contestato poich i posti-chiave della politica sono rimasti nelle mani della vecchia classe dirigente, legata allex presidente Ben Ali. Quattro ministri del principale Sindacato Tunisino, lUGTT, danno le loro dimissioni specificando che non sarebbero entrati a far parte del Governo di Unit Nazionale. Le manifestazioni tornano a occupare le strade.

Il dopo Ben Ali - seconda fase della rivolta del gelsomino

Il 27 gennaio Mohammed Ghannouchi annuncia la costituzione di un nuovo governo che esclude i membri dell'ex Partito-Stato, lRCD. Uno dei problemi maggiori della transizione democratica consiste nella debolezza dell'opposizione, poco rappresentativa dopo che il regime di Ben Ali ha negli anni trasformato il campo politico in un deserto. La centrale sindacale UGTT ha colmato questo vuoto. 500.000 iscritti e una presenza capillare in ogni regione del Paese, il sindacato rappresenta una forza politica dopposizione al vecchio regime senza uguali, sulla quale tentano di appoggiarsi i partiti della sinistra laica come Ettajdida [40] e il Forum Democratico per il lavoro e le libert[41]. Oltre allUGTT diverse figure emergono sulla scena nazionale. Ahmed Nejib Chabi, del Partito Democratico Progressista[42] un oppositore moderato impegnato gi contro H. Bourguiba. Il leader del Congresso per la Repubblica (CPR), Moncef Marzouki, sostiene una posizione vicina ai manifestanti tunisini che reclamano la fine della partecipazione dei membri

Il dopo Ben Ali - seconda fase della rivolta del gelsomino

dellRCD, ex Partito di Stato, al governo. Questa la stessa posizione adottata da Hamma Hammami, portavoce del Partito Comunista Operaio Tunisino[43]. Gli islamici del movimento di Ennahda rappresentano per il momento i grandi assenti nello scacchiere politico tunisino, anche se il loro leader Rachid El Ghannouchi ha annuciato da Londra un prossimo ritorno nel suo Paese. Quando Ben Ali ha preso il potere nel 1987 il Movimento di Tendenza Islamica (MTI), diventato Ennahda, costituiva una forza politica importante. R. Ghannouchi venne condannato per complotto e costretto allesilio, e i suoi simpatizzanti sono stati oggetto di repressione feroce. La attuale posizione ideologica di Ennahda rimane per molti oscura. Storicamente, il partito influenzato dai Fratelli Musulmani Egiziani, anche se recentemente Ghannouchi ha dichiarato di essere vicino allislamismo-conservatore dell AKP turco.

Note

Note

Note

[1] Colonia di popolamento: territori di cui gli invasori si impossessano per abitarvi stabilmente in massa. Droz Bernard, Storia della decolonizzazione nel XX secolo, Pearson Paravia Bruno Mondad, 2007, p.17 [2] Foued Laroussi, Une exprience russie: le bilinguisme franco-arabe en Tunisie , Colloque sur le bilinguisme et linterculturalit, 21 mars 2006 [3]Tahar Belkhodja, Les trois dcennies Bourguiba. Tmoignage, d. Publisud, Paris, 1998, p. 77 [4] Idem. [5] Archivio audio, Discours du 7 novembre 1987 suivi de sa traduction en franais [6] Tahar Belkhodja, Les trois dcennies Bourguiba. Tmoignage, d. Publisud, Paris, 1998, p. 186 [7] Florence Beaug, Un dictateur honni par son peuple et choy par les dirigeants occidentaux, Le Monde, 17 gennaio 2011. [8] http://web.worldbank.org /WBSITE/EXTERNAL/ ACCUEILEXTN/PAYSEXTN/MENAINFRENCHEXT/ TUNISIAINFRENCHEXTN/0,, contentMDK:22509878~menuPK :3951308~pagePK:1497618~piPK:217854~theSitePK: 468201,00.html [9] Idem

Note

[10] HIBOU Batrice, Les marges de manuvre d'un bon lve conomique: la Tunisie de. Ben Ali, Les tudes du CERI, n60, dcembre 1999, p.3 [11] HIBOU Batrice, Tunisie: le cot dun miracle, Critique internationale, n 4, Presses de Science Po, Paris. [12] BESSIS Sophie, JENDOUBI Kamel, Un miracle tunisien aux pieds dargile, Le Monde Dilpomatique, marzo 2003. [13] http://www-wds.worldbank.org/external/default/ WDSContentServer/WDSP/IB/2009/11/12/ 000020953_20091112162329/Rendered/PDF/ 515650ESW0P1111CH0Rapport0Dynamique.pdf [14] Foreign Relations of the United States, 19611963, volume XXI, Africa [15] Ennio Di Nolfo, Storia delle Relazioni Internazionali. Dal 1918 ai giorni nostri. Bari, Laterza, 2008 [16] Michel Camau,Vincent Geisser, Habib Bourguiba. La trace et l'hritage, Karthala, Paris, 2004, p 467. [17] Discorso del presidente tunisino Bourguiba pronunciato il 3 marzo 1965 a Gerico, http://www.monde-diplomatique.fr/cahier/proche-orient/bourguiba1965discours [18] Partenariat euro-med tunisie, Programme Indicatif National 2005-2006, http://eeas.europa.eu/tunisia/csp/ nip_05_06_fr.pdf [19] https://tunileaks.appspot.com/?p=23002

Note

[20] Sophie Chautard, Les dictateurs du xxe sicle, Studyrama, Levallois-Perret, 2006, p. 169 [21] Batrice Hibou, conomie politique de la rpression: le cas de la Tunisie, Raisons politiques, 2005/4, p 16. [22] Tunisie - Rapport 2007 d'Amnesty International, http://www.amnesty.org/fr/region/tunisia/report-2007 [23] CNLT, Rapport sur la situation dans les prisons en Tunisie, Tunis, mimo, 20 octobre 1999 ; CNLT, Rapport sur ltat des liberts en Tunisie, Tunis, mimo,15 mars 2000 ; CNLT, Deuxime rapport sur ltat des liberts en Tunisie. Pour la rhabilitationde lindpendance de la justice, Tunis, mimo, 2002 [24] Le projet de loi antiterroriste porte un nouveau coup aux droits humains, Nota di Amnesty International a l'Unione Europea. [25] Fonte: Rapporto Annuale 2010 sulla Repubblica Tunisina, Amnesty International. http://www.amnesty.it/ Rapporto-Annuale-2010/Tunisia#d16993 [26] Gli eventi raccontati in questo capitolo sono il frutto di un lavoro sul campo, effettuato direttamente nella regione di Gasfa. Cfr. ALLAL Amin, Neoliberal reforms, clientelism and protest in a political authoritarian context. Social movements in Gasfa mining area in Tunisia, Politique Africaine, 2010, vol. 117, pp. 107-125

Note

[27] Karine Gantin, Omeyya Seddik, Rvolte du peuple des mines en Tunisie, Le Monde Diplomatique, Paris, Juillet 2008 [28] Idem. [29] Larbi Chouikha, Vincent Geisser, Retour sur la rvolte du bassin minier. Les cinq leons politiques dun conflitsocial indit, L'Anne du Maghreb, Numro VI (2010), p. 2-3 [30] http://wikileaks.ch/cable/2008/06/08TUNIS679.html [31] N. Beau et C. Graciet, La rgente de Carthage. Main basse sur la Tunisie, ed. La Dcouverte, Parigi 2009, p. 174 [32] http://www.guardian.co.uk/world/2010/dec/29/ tunisian-president-vows-punish-rioters?INTCMP=SRCH [33] La fortune des Ben Ali en question, 8 janvier 2011, http://www.europe1.fr/International/La-fortune-des-BenAli-en-question-374963/ [34] http://nawaat.org/portail/2011/01/13/la-veritablenature-du-regime-de-ben-ali/ [35] http://phdx.blog.lemonde.fr/2011/01/15/lacorruption-de-la-famille-ben-ali-vue-par-lambassade-desetats-unis-a-tunis-wikileaks/ [36] N. Beau et C. Graciet, La rgente de Carthage. Main basse sur la Tunisie, ed. La Dcouverte, Parigi 2009 [37] Romain Lecomte, Internet et la reconfiguration de lespace public tunisien: le rle de la diaspora, tic&socit, Vol. 3, 2009, p.219

Note

[38] Idem. [39] http://nawaat.org/portail/2011/01/11/une-jeunessevecue-sous-lombre-de-ben-ali/ [40] Il movimento Ettajdid un partito politico fondato nel 1920 a lorigina del partito comunista tunisino. Dal 1993, il partito segue una linea di centro-sinistra. [41] Il Forum Democratico per il lavoro e le libert (FDTL) un partito politico fondato nel 1994 e riconosciuto dal 2002. membro consultativo dellInternazionale socialista. [42] Il Partito democratico progressista (PDP) stato fondato nel 1983 e legalizzato nel 1988. Il PDP si dichiara diversificato sul piano politico e raggruppa sia dei liberali che dei islamisti progressisti [43] Il Partito comunista operaio tunisino (PCOT) un movimento di estrema-sinistra a lungo vietato e finalmente legalizzato dal governo dunione nazionale il 20 gennaio 2011.

Voci dalla Tunisia

Voci dalla Tunisia


Questa seconda parte dellebook propone una raccolta di articoli curati dalla redazione italiana di Global Voices Online (GVO) e dal team di Voci Globali , e apparsi anche sulla relativa rubrica quotidiana de LaStampa.it che includono testimonianze dirette, materiali multimediali, riflessioni e commenti variamente condivisi online tramite i citizen media. GVO continua a pubblicare aggiornamenti (http://it.globalvoicesonline.org/-/world/middle-eastnorth-africa/tunisia/ ) sulla situazione tunisina e annesse ricadute.

Indice degli articoli


Mondo arabo: dopo la Tunisia, in quale Paese la prossima rivolta? La rivolta popolare tunisina ha costretto alla fuga il Presidente e messo fine a 23 anni di stretto regime. Ora negli altri Paesi arabi ci si chiede con insistenza: Saremo forse i

Voci dalla Tunisia

prossimi? (18/01/2011, testo originale di Jillian York, traduzione di Giorgio Guzzetta) I timori per il futuro offuscano la gioia della libert ritrovata. L'euforia per la caduta del regime va mescolandosi ai timori per le condizioni di sicurezza in Tunisia. Non mancano notizie di atti di vandalismo nelle principali citt, con saccheggi di attivit commerciali e abitazioni private, e beni e immobili dati alle fiamme. I cittadini condividono riflessioni, esperienze e consigli per restare uniti. (18/01/ 2011, testo originale di Hisham, traduzione di Katia Gerussi) Francia: il nostro imbarazzante ex amico, Monsieur Ben Ali. Dopo decenni di amicizia diplomatica con il regime tunisino e l'indifferenza dei politici e dell'informazione francesi, i netizen mettono allo scoperto una serie di errori diplomatici senza precedenti e il vergognoso silenzio che va evidenziandosi in buona parte del Paese. (16/01/2011, testo originale di Claire Ulrich, traduzione di Antonella Grati)

Voci dalla Tunisia

Congratulazioni e rilanci dal mondo arabo. Mentre nei giorni scorsi l'incremento dei disordini stava portando alla fuga di Ben Ali, i blogger di tutto il mondo arabo diffondevano una variet di commenti e riflessioni sulla situazione in corso. E pi di qualcuno si augura che questa possa essere la scintilla che far scattare future rivolte nei Paesi vicini. (14/01/2011, testo originale di Tarek Amr, tradotto da Elisa De Boni) La rivoluzione non passa per la TV ma viaggia sui social media. Le proteste (e gli scontri) restano al centro dell'attenzione dei blogger tunisini e anche algerini. Panoramica di riflessioni, aggiornamenti e altri materiali diffusi nelle blogosfere locali sui drammatici sviluppi in corso. (12/01/2011, testo originale di Hisham, traduzione di Giulia Jannelli) Dite al mondo che qui si ammazza la gente! I netizen tunisini sono impegnati a tempo pieno per mostrare al resto del mondo che nel loro Paese in corso una carneficina. Le testimonianze dirette vengono subito rilanciate tramite i citizen media (in racconti, video, foto, post, tweet). (10/01/2011, testi originali di Amira Al

Voci dalla Tunisia

Hussaini, traduzioni di Giorgio Guzzetta e Francesca Cascone) Sparizioni, arresti e censure per blogger e attivisti impegnati nelle manifestazioni in corso. Il blogger e attivista Slim Amamou stato arrestato a Tunisi il 6 gennaio intorno all'una. Da allora amici e colleghi non hanno pi sue notizie. Anche Azyz Amamy, 27 anni, altro blogger e attivista, risulta scomparso da gioved, probabilmente arrestato dalla polizia. E la situazione si fa sempre pi drammatica. (09/01/2011, testo originale di Malek, membro del blog collettivo nawaat.org, traduzione di Giorgio Guzzetta) Non abbiamo pi paura di protestare! Di fronte al silenzio dei media tradizionali, sulle reti sociali che da due settimane si coordina la mobilitazione e l'informazione sulle proteste in atto nel Paese. E i netizen si chiedono: perch si parla sempre della censura cinese e mai dell'oscuramento di Internet operato dalle autorit tunisine? (08/01/2011, testo originale di Claire Ulrich, traduzione di Katia Gerussi)

Voci dalla Tunisia

Perseguitati gli avvocati che denunciano la difficile condizione sociale del Paese. Parecchi avvocati tunisini hanno preso pubblicamente posizione in occasione delle recenti violenze di Sidi Bouzid e ne stanno pagando il prezzo: i social network riportano continue notizie di avvocati arrestati, rapiti o malmenati. (01/01/2011, testo originale di Lina Ben Mhenni, traduzione di Giorgio Guzzetta)

Mondo arabo: dopo la Tunisia, in quale Paese la prossima rivolta?

Mondo arabo: dopo la Tunisia, in quale Paese la prossima rivolta?


Dopo che la rivolta popolare tunisina ha costretto alla fuga il presidente (ormai ex) Zine El Abidine Ben Ali, negli altri Paesi arabi i netizen vanno chiedendosi: Saremo forse i prossimi?. La giornalista egiziana Mona Eltahawy, che ha seguito da vicino le reazioni della Twittosfera durante tutte le fasi della rivolta, ha scritto un articolo molto letto , intitolato Altre Tunisie, per favore, in cui nota come il mondo arabo stia osservando col fiato sospeso la possibile esplosione di un'altra Tunisia: Ancora non chiaro quali saranno gli sviluppi politici: l'arresto o l'esilio di Ben Ali sono due possibili alternative al regime. Ma il mondo si sta chiedendo se quello che avvenuto in questo piccolo Paese arabo non sia il primo passo per liberare tutta l'area mediorientale dai grandi vecchi.

Mondo arabo: dopo la Tunisia, in quale Paese la prossima rivolta?

Anche Juan Cole, esperto di questioni mediorientali, suggerisce che dalla Tunisia potrebbe nascere qualcosa di ancora pi grande: Dal momento che la Tunisia sunnita ed araba, egiziani, algerini, siriani e giordani non dovrebbero sentirsi imbarazzati nell'adottarne le tecniche e la retorica per i propri scopi interni. In questo senso la Tunisia potrebbe influenzarli. Di certo un'alleanza di laureati frustrati, professionisti, lavoratori, contadini, progressisti e attivisti religiosi che sfociasse in una democrazia parlamentare avrebbe maggior seguito nel mondo arabo del governo autoritario iraniano degli ayatollah (tra i sunniti non ci sono ayatollah). Resta da vedere se da un piccolo Paese come la Tunisia possa scaturire qualcosa del genere, oppure se sar l'ennesima occasione mancata. Opinioni simili sono riecheggiate su Twitter e nella blogosfera araba per l'intera giornata. Il giornalista saudita Ebtihal Mubarak (@EbtihalMubarak ) scrive : Se continuano a verificarsi eventi inaspettati il prossimo a seguire l'esempio tunisino sar non l'Egitto ma la Siria. Al-

Mondo arabo: dopo la Tunisia, in quale Paese la prossima rivolta?

lora si che avremmo un mondo arabo del tutto nuovo.#Sidibouzid #Syria Majnoon Habibi (@majnoon4 ) fa un ragionamento analogo : Oggi la Tunisia, domani la Siria fascista. La rivoluzione sta arrivando. Porta la democrazia nel Medioriente. Anche il siriano Arwa Abdulaziz (@arwa_abdulaziz ) sembra prevedere che sar la Siria la prossima a cadere:

_ Tunisia #syria#
Oggi in tutto il mondo si canta [l'inno nazionale tunisino] e domani, se Dio vuole, anche loro canteranno [l'inno nazionale siriano] #Tunisia #Syria

Mondo arabo: dopo la Tunisia, in quale Paese la prossima rivolta?

Yassine Essouaiha (@syriangavroche ), anch'esso siriano, dello stesso parere :

: , sidibouzid #tunisia#
Possano i tiranni imparare e i popoli fare attenzione: la fame la scintilla dell'odio; non la religione, le sette, la fitna, o le lotte tra leader di diversi partiti Malgrado le speranze, tuttavia, Nader Haddad (@NaderHaddad ) fa notare che l'agenzia stampa nazionale siriana non ha neppure menzionato la rivolta popolare in Tunisia: Neanche un cenno della rivolta popolare in #Tunisia dall'agenzia stampa ufficiale #Syria . http://bit.ly/g4xNY8

Mondo arabo: dopo la Tunisia, in quale Paese la prossima rivolta?

Impossibile sapere cosa potrebbe succedere; quel che certo per che la ribellione tunisina potrebbe innescare un'ondata di cambiamento nell'intero mondo arabo. Testo originale di Jillian C. York; tradotto da Giorgio Guzzetta Leggi in rete: http://it.globalvoicesonline.org/2011/01/mondoarabo-dopo-la-tunisia-in-quale-paese-la-prossima-rivolta/

Leggi anche:
La rivolta del gelsomino La Tunisia fra occidente e mondo arabo

I timori per il futuro offuscano la gioia della libert ritrovata

I timori per il futuro offuscano la gioia della libert ritrovata


Il 14 gennaio 2011, dopo pi di vent'anni di spietato regime, il presidente tunisino Zine El Abidine Ben Ali ha repentinamente lasciato il Paese. I tunisini si sono riversati nelle strade per celebrare l'inizio di una nuova era di libert ma l'euforia ha presto ceduto il passo ai timori per le condizioni di sicurezza. Si sono diffuse notizie di violenti atti di vandalismo nelle principali citt, con saccheggi di attivit commerciali e abitazioni private e beni e immobili dati alle fiamme. Nelle strade deserte si potevano udire gli echi degli spari, mentre l'esercito schierava le truppe in alcune zone chiave di Tunisi. Ci nonostante, l'umore dei cittadini rimasto festoso e per proteggere famiglie e propriet si sono organizzati in ronde locali. In parecchi hanno condiviso commenti e impressioni sui propri blog.

I timori per il futuro offuscano la gioia della libert ritrovata

Con il calare della notte e l'imposizione del coprifuoco, in pochi si sono arrischiati a uscire di casa, fatta eccezione per quest'uomo, che ha sfidato la paura pur di esprimere gioia per la ritrovata libert: "Lunga vita alla Tunisia! Ben Ali fuggito! Non abbiate paura! Siamo liberi!" (il video disponibile sul canale YouTube di Nawaat ). Il blog Winds of Tunisia commenta :

I timori per il futuro offuscano la gioia della libert ritrovata

Un peu partout en Tunisie et de plus en plus Tunis les sbires de Ben Ali organiss en bandes armes sement la terreur chez les citoyens. Soit c'est leur dernire cartouche afin de crer le chaos dans la population pour un ventuel retour de Zinochet, soit c'est la politique de la terre brule. Ils tentent de s'introduire dans les habitations tout en ravageant les commerces. Mais les citoyens s'organisent pour dfendre leurs biens. Soyez vigilants tous ensembles,loigner les enfants, protger les accs de vos habitations, le tout sans panique! Un po' ovunque in Tunisia ma in particolare nella capitale, i miliziani fedeli a Ben Ali si sono organizzati in bande armate e stanno seminando il terrore tra la popolazione. Questa mossa potrebbe essere il loro ultimo tentativo per fomentare il caos e favorire un ritorno di Zinochet [nomignolo affibbiato a Zine El Abidin Ben Ali, paragonato a Pinochet] oppure la tattica della terra bruciata. Tentano di introdursi nelle case e danneggiano le attivit economiche. Ma i cittadini si organizzano per difendere ci che possiedono.

I timori per il futuro offuscano la gioia della libert ritrovata

Siate vigili e restate uniti, allontanate i bambini, proteggete gli ingressi delle vostre abitazioni ma senza farvi prendere dal panico! Il blogger Khannouf invita la gente a unirsi e organizzarsi : [H]ier au soir dans la ville de Bizerte, des citoyens ont arrt une camionnette banalise dans la quelle des policiers arms [responsables] de pillage et terrorisaient les gens. La milice du RCD, les responsables du ministre de l'intrieur sont les seuls qui ont les moyens aujourd'hui de faire ce qui est entrain d'tre fait. Il ne faudrait pas que la rvolution soit trahi, soyons responsable ! Alors dressons nos listes, placardons des photos dans les rues, organisons en comit de quartier pour protger non seulement nos vies, nos biens, mais aussi nos dispensaires, nos hpitaux, nos lyces et tous les autres locaux de notre administration qui renferment encore des archives utiles pour savoir qui a fait quoi. Notre mmoire, toute notre mmoire mme les traces des malversations sont dans ces archives et il est logique qu'il y ait qui voudrait les faire disparaitre.

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Venerd 14 gennaio, nella citt di Bizerte, dei cittadini hanno individuato un furgone civetta su cui viaggiavano poliziotti armati che orchestravano i saccheggi e terrorizzavano la popolazione. Le milizie del Raggruppamento Costituzionale Democratico (RCD, il partito di Ben Ali) e i responsabili del Ministero dell'Interno, sono gli unici ad avere i mezzi per compiere queste azioni. Non possiamo permettere che la rivoluzione venga tradita, dobbiamo essere responsabili! Quindi stiliamo liste dei provocatori, affiggiamo le foto per strada, organizziamoci in comitati di quartiere per proteggere noi stessi, ma anche le nostre propriet, i dispensari, gli ospedali, le scuole e tutti gli altri edifici amministrativi che ancora contengono gli archivi necessari per sapere chi ha fatto cosa. Tutte le prove, anche quelle delle malversazioni, sono in questi archivi ed logico che ci siano persone che vogliano farli sparire. La mattina del 16 gennaio, Lina Ben Mhenni, blogger e collaboratrice di Global Voices, si recata a Kabbaria, quartiere periferico di Tunisi per indagare la notizia di un attacco sferrato contro il quartiere. Descrive cos la situazione in loco :

I timori per il futuro offuscano la gioia della libert ritrovata

Ho dovuto superare parecchi posti di blocco. Anche gli abitanti di Kabbaria si sono organizzati per proteggere le loro famiglie, le case e le propriet, dato che gruppi criminali sono entrati in azione in diverse citt della Tunisia dopo la caduta del regime di Ben Ali. Sapevo che quel mattino presto un giovane di Kabbaria era stato ucciso da tre uomini su un'ambulanza dell'ospedale di Aziza Othmana [...]. Gli abitanti hanno riferito che uno dei criminali dentro l'ambulanza stato arrestato e identificato come membro della guardia presidenziale. In effetti, stata ritrovata la carta d'identit di uno del gruppo. Sul suo Unlucky Luke spiega che nonostante la paura, l'entusiamo ancora alto : Aujourd'hui, malgr l'anarchie et le chaos, on respire, on est mieux, je vois des gens sourire dans la rue, malgr le fait que personne n'est content de la tournure, plus de scurit, pnurie des aliments essentiels, mais a valait la peine et le Dictateur est parti. Plus de Ben Ali, plus de Trabelsi, plus de corruption ( malgr qu'il reste quelques brebis gleuses dans les administrations), plus de

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pression.... Libre, comme l'air qu'on respire, comme l'eau du fleuve qui accoure vers la mer...Libre. Nonostante l'anarchia e il caos, oggi possiamo respirare, stiamo meglio, vedo la gente sorridere per strada, anche se nessuno felice della piega che hanno preso gli eventi... mancano la sicurezza e i generi alimentari di prima necessit, ma ne valsa la pena e il dittatore fuggito. Niente pi Ben ali, niente pi Trabelsi (la famiglia della ex First Lady), niente pi corruzione (bench ci siano ancora delle mele marce nell'amministrazione pubblica), niente pi pressioni... Liberi come l'aria che respiriamo, come l'acqua del fiume che scorre verso il mare... Liberi. Ismail El Hamrouni invita all'unit e alla cautela :

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I timori per il futuro offuscano la gioia della libert ritrovata

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- Per favore restate uniti e non abbiate timore. Abbiamo affrontato coraggiosamente situazioni avverse in precedenza e continueremo a farlo. Formate comitati popolari di sicurezza coinvolgendo i giovani delle citt e dei villaggi per affrontare tutti i traditori e i criminali. - Non credete alle voci infondate e non diffondetele, specie sui social network perch anche se dovesser risultare veritiere, contribuiscono solo ad aumentare il terrore nella popolazione. Infine, Kiffe Grave nota tuazione: tuttavia un miglioramento della si-

[N]otre quartier a recommenc vivre. Des voisins qui ne se connaissaient pas il y a de a quelques jours, se sont unis pour se protger mutuellement. [N]os nuit depuis 3 jours sont les mmes: a tirait de quelques endroits bien prcis, on entendait des cris au loin, les hlicoptre survolaient les alentours, mais El Hamdou l'Ellahy tout va bien.

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A la peur des premires nuits rapidement pris le dessus une farouche envie de se battre et de se protger. Les barrires sont tomb et tout le monde la main dans la main sans aucunes arrires penses avons pris les choses en main. Nous avons rig des barricades aux diffrents points d'accs de la cit. Des groupes de 20 personnes s'y trouvant arms de pierres, de massues, de haches, et de gsm car nous sommes tous relis entre-nous et nous faisons passer l'information. Nous avons post des sentinelles sur les toits avec des jumelles, Bref notre cit est hermtique. Notre but est simple nous dfendre et apporter assistances aux forces de l'odre. Ce soir, retour aux barricades! Fier de notre pays, fier de nous tous. Il nostro quartiere ha ripreso a vivere. Vicini che fino a pochi giorni fa non si conoscevano ora sono uniti per proteggersi a vicenda. Le ultime tre notti sono trascorse in modo identico: spari che risuonano da vari punti della citt, urla in lontananza, elicotteri che sorvolano la zona, ma, El Hamdou l'Ellahy (per grazia di Allah) va tutto va bene...

I timori per il futuro offuscano la gioia della libert ritrovata

Alla paura delle prime notti si rapidamente sostituito un inteso desiderio di difendersi e proteggersi. Le barriere psicologiche tra le persone sono cadute e siamo tutti fianco a fianco, abbiamo risolutamente preso in mano la situazione. Abbiamo eretto barricate nei diversi punti d'accesso alla citt, sorvegliati da gruppi di 20 persone armate di pietre, mazze e asce... e di cellulari perch siamo tutti collegati per far girare le notizie. Abbiamo posizionato delle sentinelle munite di binocoli sui tetti. In poche parole, la nostra citt ermetica. Il nostro scopo semplice: difenderci e dare assistenza alle forze dell'ordine. Questa sera, ritorno alle barricate! Fieri del nostro Paese, fieri di tutti noi. Testo originale di Hisham; traduzione di Katia Gerussi Leggi in rete: http://lastampa.it/cmstp/rubriche/admin/articolo.asp?ID_articolo=244&nComm=0&ID_blog=286&tit=&ID_sezione=654

I timori per il futuro offuscano la gioia della libert ritrovata

Leggi anche:
Diritti umani e libert di informazione La rivolta del gelsomino Ben Ali, un Presidente tecnico dellordine

Francia: il nostro imbarazzante ex amico, Monsieur Ben Ali

Francia: il nostro imbarazzante ex amico, Monsieur Ben Ali


Alla fine, successo. Dopo decenni di amiti di Stato con il regime di Zeinabidine Ben Ali e di indifferenza da parte dei politici e dei mezzi di comunicazione tradizionali francesi, blogger e utenti Twitter hanno acquisito la consapevolezza di quanto la Francia abbia vissuto in una condizione di negazione a oltranza. Il clamoroso silenzio del governo e la complicit di lunga data con il regime di Ben Ali sono ora all'ordine del giorno. La sera del 14 gennaio, giunta la notizia che il presidente dimissionario Ben Ali e famiglia avevano lasciato la Tunisia dopo le massicce dimostrazioni di piazza nella capitale, e un mese di sanguinose repressioni, il governo francese ha rilasciato una dichiarazione in cui si limitava a riconoscere questo cambiamento di transizione e sprofondava nel silenzio che stato la sua strategia politica per settimane. L'opinione pubblica francese si resa conto che il Palazzo dell'Eliseo si trovava in profondo imbarazzo. Secondo le pri-

Francia: il nostro imbarazzante ex amico, Monsieur Ben Ali

me notizie apparse su Twitter, la famiglia di Ben Ali inizialmente era atterrata in Francia quel giorno. rosselin RT @mathieuge : une partie de la famille Ben Ali refugie Disneyland rosselin RT @mathieuge : componenti della famiglia di Ben Ali hanno trovato rifugio a Disneyland Ci si aspettava che Ben Ali chiedesse asilo politico alla Francia. In seguito, si scoperto che il tentativo di rifugiarsi in Francia era s stato fatto, ma che il presidente tunisino era stato rispedito (in Arabia Saudita) dai suoi ex amici, affinch la sua presenza non fosse causa di "potenziali disordini nella diaspora tunisina". Un solo tweet apparso dall'account del Palazzo dell'Eliseo durante quella notte - un segnale di profondo imbarazzo e di totale caos diplomatico: elysee : La France rpondra toutes les demandes des autorits tunisiennes sur les avoirs tunisiens en France

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elysee: La Francia risponder a qualunque inchiesta da parte delle autorit tunisine in merito agli investimenti tunisini nel Paese. Louis Calvero su Le post mette in evidenza la gestione a dir poco disastrosa della crisi tunisina da parte delle autorit francesi: On connait larrogance de la France,toujours prompte expliquer lAmrique Obama, lEurope Barroso, et la vie nimporte qui. Pourtant l, alors que Washington convoquait lambassadeur tunisien et que le monde clamait son inquitude, Paris se taisait. Siamo abituati all'arroganza francese, sempre pronta a spiegare l'America a Obama, l'Europa a Barroso, la vita a non si sa chi altri. In questo caso, Washington ha convocato l'ambasciatore tunisino negli Stati Uniti, il mondo ha espresso la sua preoccupazione con veemenza, ma Parigi no, si limitata a tacere.

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E c' di peggio. Non appena le proteste in Tunisia si sono intensificate, i ministri francesi, in carica e non, hanno perseverato nel sostenere Ben Ali e gli esiti della sua politica. L'11 gennaio la diplomazia francese ha rilasciato una dichiarazione vergognosa, che non sar mai dimenticata dai tunisini e che finalmente riuscita a scuotere l'opinione pubblica francese richiamando di prepotenza l'attenzione sull'atteggiamento del proprio governo.

In questo video Michle Alliot-Marie, Ministro degli Affari Esteri francese, si rivolge ufficialmente all'Assemblea nazionale, affermando che la Francia era pronta a offrire supporto tecnico e il know-how della polizia francese alla polizia tunisina.

Francia: il nostro imbarazzante ex amico, Monsieur Ben Ali

L'arabe, blogger francese di origini tunisine che scrive su C'est la gne , chiarisce bene il concetto: En gros, vouloir prter main forte au rgime de Ben Ali, cest comme de dire quon va aller filer un coup de main, comme a, entre voisins, un tueur en train de dpecer sa victime dans une alle, en bas de limmeuble. In sintesi, l'offerta di aiuto al regime di Ben Ali come dire che siamo pronti a dare una mano, come vicini e amici, a un assassino in procinto di massacrare la sua vittima nel vicolo di fronte a casa. Quell'affermazione ha innescato centinaia di commenti indignati come questo, apparso sul blog del conduttore di trasmissioni radio Jean-Marc Morandini : Quelle dconnexion inoue avec la ralit du terrain, moins que cela ne soit de lexpression dune incomptence coupable. Ou dun cynisme incommensurable.

Francia: il nostro imbarazzante ex amico, Monsieur Ben Ali

incredibile questa mancanza di percezione della realt dei fatti, a meno che non sia l'espressione di un'imperdonabile incompetenza. Oppure, di un incommensurabile cinismo. In quello che ormai noto come il giorno dopo la caduta di Ben Ali, gli avvenimenti subiscono una brusca accelerazione. Gli utenti Twitter hanno lanciato aperte sfide agli account dell'Eliseo e del Ministero degli affari Esteri , rimasti in silenzio sugli avvenimenti tunisini. Su Facebook si formato un gruppo francese in rapida crescita, il Muro della vergogna Ben Ali , dedicato a tutti i politici e personalit di spicco francesi che hanno sostenuto il capo di Stato tunisino. Il gruppo invita gli iscritti a rendere pubbliche le prove (fotografie, video, citazioni). Questo un video relativo a un discorso di Nicolas Sarkozy, tenuto nel 2008 in occasione di una visita di stato in Tunisia, mentre riceve la cittadinanza onoraria di Tunisi, la capitale:

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Il m'arrive de penser que certains sont bien svres pour la Tunisie A volte penso che qualcuno sia troppo duro nei confronti della Tunisia In questo video ripubblicato da Rue89 , si pu ascoltare Dominique Strauss Kahn, attuale presidente dell'FMI e in aria di candidatura alle elezioni presidenziali francesi del 2012,

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mentre elogia gli straordinari progressi dell'economia tunisina durante un'intervista alla televisione di Stato locale:

Anticolonial.com pubblica sempre su YouTube un video del discorso inaugurale tenuto dal presidente francese, che recita: "A tutti i popoli oppressi del mondo, vi staremo accanto...".

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Su Facebook, Hazem Berrabah propone un collage video autoprodotto dal titolo Non dimenticheremo mai che la Francia ha sostenuto Ben Ali fino all'ultimo , dove il presidente Sarkozy dichiara: "Non sosterr mai un dittatore, in qualunque parte del mondo". Il blog satirico Backchich, uno dei primi a denunciare la rapacit della famiglia di Ben Ali, elenca i magnati francesi della politica o dell'informazione che hanno appoggiato o collaborato con il regime tunisino, e pubblica un libro su Il nostro amico Ben Ali . Un altro convinto sostenitore dei blogger tunisini, Fabrice Epelboin, caporedattore di ReadWriteWeb France attira parecchi appassionati di tecnologia con la sua lettera aperta a Frdric Mitterrand, ministro francese della Cultura, che all'inizio di gennaio aveva definito il regime tunisino non certo una dittatura, nel senso stretto del termine. La televisione francese ha dato molto spazio alle interviste con Catherine Graciet per aggiornare i ben scarsi archivi sulle relazioni franco-tunisine. Graciet coautrice di un libretto poco noto sulla moglie di ben Ali, dall'eloquente titolo di

Francia: il nostro imbarazzante ex amico, Monsieur Ben Ali

La reggente di Cartagine , pubblicato nel 2009, in cui viene descritto il saccheggio dell'economia tunisina da parte della signora e famiglia [per alcuni estratti in francese, si veda qui ], saccheggio poi confermato da Wikileaks , in un cablogramma segreto dell'ambasciatore americano in Tunisia. [video in arabo ] Per i fumettisti Maesterbd e Lindingre sono giornate campali. E su Daily Motion comparso un video con Ben Ali e Sarkozy che ballano e si abbracciano sulla melodia di The Endless Love:

Sarkozy e Ben Ali, The Endless Love

Francia: il nostro imbarazzante ex amico, Monsieur Ben Ali

Mentre il tag Rivoluzione del gelsomino si presto affermato nelle messaggerie francesi, Olivier, collaboratore di Mediapart, in un commento ricorda al redattore e agli opinionisti delle testate tradizionali che la definizione stata coniata da Ben Ali quando prese il potere, nel 1987. Anche Luc Rosenzweig, su Causeur, consiglia ai cronisti della politica francese di non abusare del nuovo slogan, il Ceausescu delle sabbie (Ben Ali), dopo anni passati in silenzio, nel suo post "Com' dolce calpestare un uomo sconfitto ". Nel frattempo un certo numero di blogger tunisini residenti in Francia diffondono post toccanti, usando per la prima volta nome e cognome reali, come Chaker Nouri, nel post La Cartagine di Ceausescu finita per sempre . Prima era infatti diffusa la paura che le critiche espresse sul web francese potessero procurare problemi alle loro famiglie in Tunisia. Chaker appare orgoglioso, sollevato, ma non contento: Ma joie n'est pas totale. Ce qui me frappe c'est le contraste entre la raction de la diaspora tunisienne et les Tunisiens du pays. Les premiers clbrent le dpart du despote et les seconds craignent le dsordre ambiant.

Francia: il nostro imbarazzante ex amico, Monsieur Ben Ali

La mia gioia non completa. Mi preoccupa il contrasto tra le reazioni della diaspora tunisina (in Francia) e i tunisini. I primi celebrano la caduta del regime, gli altri temono guai in arrivo. Lontano, in un'altra regione dell'ex impero coloniale francese, in Africa occidentale, un blogger africano rilancia delle riflessioni positive: Bonne nouvelle! On peut rver la mme chose pour notre pauvre pays le congo-B livr au clan de mpila comme l'tait le clan ben ali-trabelsi.Bien sr, c'est gartuit de rver! Pourtant le bilan de ben ali est largement superieur celui de Sassou et son clan! Belle notizie! Possiamo sognare che accada lo stesso per il nostro povero Paese, il Congo Brazzaville, tormentato dal clan Mpila come ha fatto il clan Ben Ali Trabelsi. Certo, sognare non costa nulla! Eppure, il bilancio di Ben Ali ampiamente superiore a ci che Sassou e il suo clan [hanno fatto per il Congo].

Francia: il nostro imbarazzante ex amico, Monsieur Ben Ali

Infine, Nawaat.org , il sito tunisino d'informazione indipendente fondato nel 2004 da dissidenti, ha visto il numero dei suoi lettori balzare da 4.000 a 12.000 nell'arco di una sola settimana e rimane il canale preferenziale da seguire per aggiornamenti verificati e contestualizzati sulla situazione tunisina (in francese, arabo e inglese). Testo originale di Claire Ulrich; traduzione di Antonella Grati Leggi in rete: http://www.lastampa.it/cmstp/rubriche/girata.asp?ID_blog=286&ID_articolo=243&ID_sezione=

Leggi anche:
Ben Ali, un Presidente tecnico dellordine Il 7 novembre 1987, l'illusione democratica La Tunisia fra occidente e mondo arabo

Congratulazioni e rilanci dal mondo arabo

Congratulazioni e rilanci dal mondo arabo


Mentre nei giorni scorsi i disordini crescevano e si approssimava la fuga di Ben Ali, i blogger di tutto il mondo arabo andavano offrendo congratulataioni e altri commenti sulla situazione in corso. Dagli Emirati Arabi, YM sintetizza gli eventi delle scorse settimane .

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Congratulazioni e rilanci dal mondo arabo

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All'inizio si sono avute proteste contro il caro-vita e la disoccupazione. La polizia accorsa in massa per placarle, ci sono stati morti e feriti e le proteste si sono tramutate in difesa personale. Le rivolte si sono poi diffuse in altre parti del Paese e gli scontri si sono intensificati. E' stato dispiegato anche l'esercito e i mezzi militari, provocando altre vittime; il Ministro degli Interni stato rimosso dall'incarico. In Europa si parlato di abuso di potere per placare i manifestanti, mentre l'America ha consigliato ai propri cittadini di non recarsi in Tunisia. L'egiziano Abo-Marwan descrive le dimostrazioni tunisine, suggerendo come questa possa essere la scintilla che far scattare future rivolte nei Paesi vicini :

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Ci saranno rapidi sviluppi in Tunisia, il primo Paese arabo che, grazie a Dio, ha messo fine alla tirannia e all'autoritarismo grazie alla rivolta popolare. Il suicidio di un giovane disoccupato ha dato il via alle protreste e le ultime notizie confermano che il tiranno Ben Ali ha lasciato il Paese e che l'esercito adesso ad avere il controllo della situazione. Che la pace scenda sui martiri tunisini e sul loro sangue. Che la pace scenda sulla gente libera in Tunisia e, se Dio vuole, che questa rivolta sia l'inizio di proteste in tutto il mondo arabo, che sta soffrendo in mano a dei tiranni.

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In realt, ad aver spinto la sommossa dei tunisini non ci sono solo la mancanza di lavoro e i recenti avvenimenti; alcuni funzionari pubblici e il Presidente, al potere dal 1987, sono anche accusati di corruzione. Mohamed Shackow dalla Siria pubblica un cablo di Wikileaks , una delle possibili cause della rivolta, mentre il blogger egiziano Diaa El Din Gad rilancia fatti che ritiene essere prove della corruzione di Ben Ali .

7891 ) ( 8002 31 .
Secondo notizie pubblicate nei giorni scorsi il denaro uscito illegalmente dalla Tunisia verso banche straniere nel periodo tra il 1987 e il 2008, ammonterebbe a 13 millioni di dollari, l'equivalente del budget annuo del Paese.

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Dalla Libia, Abdel Nasser El Baah, scrive della partenza di Ben Ali e delle conseguenze del colpo di Stato.

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Stando ai comunicati ufficiali, il Primo Ministro tunisino Mogamed Ghannouchi ha annunciato di aver assunto la presidenza della Tunisia, dopo che il Presidente Zine elAbidine Ben Ali non stato pi in grado di svolgere le sue funzioni. Abdle Nasser si domanda se si sia trattato davvero di colpo di Stato o se sia ancora presto per dirlo.

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Non dobbiamo sorprenderci se questo cambiamento storico si riveler una rivolta di palazzo per proteggere la cerchia di Ben Ali dal furore delle proteste che ne chiedevano le dimissioni. My2Cents si congratula con i tunisini e cita i due versi finali dell'Inno nazionale tunisino, Humat Al Hima, scritte dal celebre poeta Aboul-Qacem Echebbi:

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La Tunisia libera Ben Ali se n' andato Le mie preghiere vanno al resto del popolo arabo Oggi la Tunisia si libera dalla schiavit Oggi gli uomini e le donne libere della Tunisia sono un grande modello per gli altri popoli arabi, un modello di protesta contro l'oppressione e di rivolta contro i tiranni. Quando la gente vuole vivere, il destino deve sicuramente rispondere. L'oscurit scomparir, le catene verranno infrante!. I morti hanno vissuto sulla loro pelle una vita in schiavit.

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Gli Arabi, dall'oceano al Golfo, hanno imparato questa lezione e si sono svegliati dal torpore. Dall'Egitto, Magdawia racconta di cosa sta succedendo in Tunisia, rivale dell'Egitto nelle partite di calcio, mentre oggi per la prima volta gli egiziani sono l ad osservarla e sostenerla .


I giovani tunisini che hanno versato il sangue per la libert e per migliori condizioni di vita sono la risposta. Continuiamo a portare le nostre divise nere e i fischietti, inveendo

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contro gli altri spettatori, in attesa di vedere un bel gioco. Guardiamo la fine della partita tra la popolazione tunisina e i suoi tiranni, e per la prima volta speriamo che sia la Tunisia a vincere, che ci sia meglio di noi e che diventi portavoce del rifiuto delle continue oppressioni e soprusi. Infine Dr. Farid interviene nel blog dell' Unione degli studenti democratici egiziani per congratularsi con i tunisini, sperando che la loro protesta continui fino a quando non avranno un Paese democratico e augurandosi che altre nazioni ne seguano l'esempio.

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Andate avanti lungo la strada della rivolta. Rendetela un'arte che altri popoli oppressi possano imparare. Costruite le vostre istituzioni democratiche e diffondete le proteste ai Paesi vicini cos che siano proteste pacifiche, che crescano nel cuore di una nazione libera, una nazione che tutti vorremmo avere. Forse tutti festeggeremo il 14 Gennaio come data in cui abbiamo iniziato con voi il cammino per lo sviluppo, la libert e la giustizia. Che i martiri della rivolta tunisina vivano in pace. Lunga vita al popolo tunisino! testo originale di Tarek Amr; tradotto da Elisa De Boni Leggi in rete: http://it.globalvoicesonline.org/2011/01/tunisiacongratulazioni-e-rilanci-dal-mondo-arabo/

Leggi anche:
La rivolta del gelsomino La Tunisia fra occidente e mondo arabo

Tunisia, Algeria: la rivoluzione non passa in TV ma viaggia sui social media

Tunisia, Algeria: la rivoluzione non passa in TV ma viaggia sui social media


In questi giorni le proteste in Algeria e Tunisia sono state al centro dell'attenzione dei blogger di entrambi i Paesi. I social media sembra stiano svolgendo un ruolo fondamentale nel riportare notizie sugli eventi che si stanno svolgendo in un contesto di pesante censura e forti restrizioni imposte ai media tradizionali (in gran parte statali) e a Internet. Ecco una panoramica dei materiali diffusi nelle blogosfere locali durante gli ultimi giorni. In Tunisia Non appena sono trapelate le notizie dei colpi di arma da fuoco sparati dall'esercito contro quanti manifestavano in maniera pacifica, i netizen hanno cercato notizie sull'effettivo numero dei morti. Il dibattito su Twitter e sui social network stato dominato da cifre contrastanti sul numero delle vittime. Com'era prevedibile, la TV tunisina di propriet statale TV7 non apparsa interessata al dramma in atto, come racconta

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Nawaat te:

(@nawaat ), testata d'informazione indipenden-

La chaine nationale TV7 diffuse un concert de musique alors que la police tire balles relles sur les manifestants #sidibouzid La TV7 nazionale sta trasmettendo un concerto mentre la polizia spara contro i manifestanti #Sidibouzid Dal Marocco Moorish Wanderer (@MoorishWanderer ) esprime preoccupazione con questo messaggio via Twitter: Mi preoccupa il fatto che #ZABA (Zine El Abidine Ben Ali) abbia chiamato l'esercito. C' stato qualche caso di ammutinamento fra esercito/polizia? Perch altrimenti si prospetta un bagno di sangue #Sidibouzid In Mauritania Nasser (@Weddady ) sembra seguire molto da vicino gli eventi. Citando agenzie di stampa e seguendo i vari tweet, ha pubblicato i primi nomi delle vittime emer-

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si nella zona di Kasserine, dove pare ci sia stato un massiccio spiegamento di truppe: Ecco i nomi di alcuni assassinati questa sera dal #Regime tunisino: Marwane Jamli, Mohamed Oumari, Ahmed Boulabi, Nouri Boulabi, Abdelkader Boulabi #Sidibouzid La blogger Lina Ben Mhenni si recata a Regueb nella regione di Sidi Bouzid, dove una settimana fa si erano avute le prime manifestazioni, dopo che un giovane laureato, Mohamed Bouazizi, si era immolato in un gesto di disperazione perch la polizia gli aveva confiscato la bancarella su cui vendeva frutta e verdura. In questo post descrive quanto ha visto : Questa sera sono andata a Regueb, dopo aver saputo degli scontri tra i dimostranti e la polizia, e della morte di varie persone uccise dai proiettili della polizia. Oggi sono state uccise 5 persone: Manel Boallagui (26), madre di due bambini , Raouf Kaddoussi (26) , Mohamed Jabli Ben Ali (19), Moadh Ben Amor Khlifi (20), Nizar Ben Ibrahim ( 22) . Adesso non posso raccontare i dettagli! Lo far pi tardi. Saranno le foto a parlare .

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Khanouff, il cui blog stato censurato in Tunisia, lamenta l'assenza di qualsiasi tipo di intervento da parte dei governi occidentali nonostante il numero delle vittime sia in aumento: [L]a comptabilit macabre continue, alors et si les chancelleries occidentales nous disent leur prix, nous renseignent sur le nombre de morts atteindre pour lcher leur protg! Combien de morts pousseront-ils le Quai dOrsay, et autres manipulateurs de marionnettes corrompus agir? Dites nous svp combien de litres de sang vous faudra t-il ! Combien ! Combien de morts il vous faudrait messieurs les donneurs de leons ? Il macabro conteggio prosegue. Governi d'occidente diteci per cortesia qual' il vostro prezzo? A quale numero di vittime dobbiamo arrivare prima che smettiate di appoggiare i vostri protetti! Quanti morti sono necessari al Quai d'Orsay, e ad altri corrotti burattinai, perch entriate in azione? Per favore diteci di quanti litri di sangue avete bisogno! Quanti! Signori, qual' il numero di assassini che vi sar sufficiente ?

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flna bent fln una blogger tunisina. Propone la sua opinione sugli eventi in corso nel Paese tramite questa breve poesia (estratto): Je ne suis pas dhumeur crire Mais je narrive pas dormir Leffet de la cafine ? Pire Je ne suis pas dhumeur faire la rime Mais cest mieux que de faire le mime Dnoncer un crime Un parmi dautre dans cet abme.. Je ne suis pas dhumeur pleurer Mais je ne peu men empcher, On se fait encore tu.. Non sono in vena di scrivere Ma questa notte non riesco a dormire Effetto della caffeina? Qualcosa di peggio Non sono dell'umore di comporre rime ma meglio che fare pantomime voglio raccontare un crimine uno in pi in quest' epoca complicata .. Non sono dell'umore per piangere

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ma non ne posso fare a meno Ci vogliono uccidere .. ci vogliono morti Sia la bandiera nazionale che l'inno si sono rivelati simboli importanti per i dimostranti. I blogger hanno usato la bandiera nei loro blog. Per manifestare lutto e solidariet con le vittime e i loro familiari, il blogger bokOussama suggerisce di usare la nuova simbolica bandiera nella blogosfera . Scrive: La couleur rouge, rouge comme le sang des martyrs qui a coul hier Gassrine et autres rgions tunisiennes, ne reviendra point ce drapeau que lorsque dignit et libert ne soient rendus au Pays qui le reprsente. Il rosso, il colore del sangue dei martiri che ieri sono morti a Kasserine e in altre parti della Tunisia. Il colore rosso non torner a far parte di questa bandiera finch la dignit e la libert non torneranno a regnare in questo Paese, che ne ha tutti i diritti.

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Foto tratta dal blog vie de ingnieurvie de chien

Anche il blogger Adel parla della bandiera nazionale : Le drapeau de mon pays, rouge comme le sang de ceux qui ont reu des balles dans le dos Sidi Bouzid, rouge comme le sang des dizaines de jeunes qui sont tombs sous les

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balles Kasserine, rouge comme le sang qui sest mlang au feu de ceux qui se sont fait immol. Le drapeau de mon pays pour ceux qui le croyaient mauve est rouge La bandiera del mio Paese rossa, come il sangue di coloro a cui hanno sparato alle spalle a Sidi Bouzid, rosso come il sangue di dozzine di giovani che sono caduti sotto i proiettili a Kasserine, rosso come il sangue che si mescolato con il fuoco di quanti si sono immolati. La bandiera del mio Paese, per coloro che pensavano fosse viola, in realt rossa Il viola il colore del partito al governo, la Rassemblement Constitutionnel Dmocratique. Il blogger Insane rilancia in forma poetica che riflette lo spirito delle manifestazioni in atto:

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. !!!!
Sono Sidibouzid e Sidibouzid sono io. Pu essere che ieri sia stato un codardo ma oggi chiedo giustizia e libert. Oggi non siete pi al potere e io non ho paura. Oggi il turno della gente, della repubblica, delle madri in lacrime, degli emigranti Siamo noi al potere. Siamo noi a controllare il nostro destino. Basta con l'oppressione, basta con il silenzio. Per finire, Slim sottolinea l'importante ruolo svolto finora dai social e dai new media , nel diffondere fuori dal Paese quanto sta avvenendo. Scrive: Le black-out mdiatique, la dsinformation et la censure continuent montrer leurs limites. On na jamais t aussi bien renseign sur ce qui se passe. Le partage viral et

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instantan des photos, vidos et tmoignages des manifestants sur Facebook et twitter a t intensif depuis le dbut du mouvement. La frontire entre le rel et le virtuel na jamais t aussi troite L'oscuramento dei media, la disinformazione e la censura continuano a mostrare i propri limiti. Non siamo mai stati cos ben informati su quanto va accadendo.La condivisione istantanea e in forma virale di fotografie, video e testimonianze da parte dei manifestanti su Facebook e Twitter stata molto intensa sin dall'inizio del movimento. Il confine fra il mondo reale e quello virtuale non mai stato cos sottile. In Algeria: Molti hanno rapidamente descritto le manifestazioni nelle citt algerine come una propagazione delle proteste in corso in Tunisia. Kal su Moor Next Door contraddice questa analisi : Il fatto che siano avvenuti a cosi breve distanza probabilmente una coincidenza gli scontri in Algeria sono il risultato delle scarse politiche e dei problemi finanziari che

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sono apparsi nella stessa epoca in cui sono avvenute le manifestazioni in Tunisia. In ogni caso esiste una relazione fra i due fenomeni anche perch gli algerini si sono dichiarati solidali con ci che avviene in Tunisia anche se ci che sta accandendo in Algeria ha delle caratteristiche specifiche. Il video-blogger algerino Hchicha racconta del malessere alla base delle rivolte in Algeria e fa un parallelismo fra la situazione in Tunisia e in Algeria, un Paese che considera essere sull'orlo del collasso: Noi algerini ne abbiamo abbastanza. A questo punto si tratta di Hogra, dignit. Nonostante la propaganda governativa secondo cui gli scontri sarebbero avvenuti solo a causa dell'aumento del prezzo del pane, l'Algeria soffre di problemi ben pi seri. Problemi politici concreti. Si tratta di una crisi politica che dura da oltre 20 anni; in realt dal 1962 (anno del referendum per l'indipendenza dalla Francia). Si tratta di un'opinione condivisa da Nawel D. su Algeria 360 :

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Les meutes sont porteuses [] dun message politique fort: le besoin de libert. Besoin douverture du champ politique boucl lmeri cause dun tat durgence qui na dutilit que pour empcher lexpression des voix qui ne rime pas avec lunanimisme ambiant. Les quatre jours dmeutes sont un appel une rupture dans le mode de gouvernance. Le message est clair. Gli scontri esprimono un importante messaggio politico: la necessit di libert. Il bisogno che la vita politica si apra, dopo una chiusura dovuta a uno stato d'emergenza che non ha altro scopo che censurare la libert d'espressione di chi canta fuori dal coro. I quattro giorni di scontro sono la richiesta di rottura con un certo tipo di politica. Il messaggio chiaro. Il blog Mots de Tte dAlgrie racconta le conseguenze degli scontri a Amizour , citt nel nord del Paese. Sostiene che le proteste sono degenerate: Des dgradations qui ont suscit l'indignation de la population qui ne comprend pas pourquoi s'en prendre des biens de la collectivit et d'utilit publique. On a

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voulu exprimer notre ras-le-bol sans commettre de dpassements , explique un jeune manifestant, mais des lments avec d'autres intentions, pour tout simplement voler se sont joints aux manifestants, c'est devenu incontrlable ! regrette-t-il. La degradazione ha provocato l'indignazione della gente che non capisce perch alcuni manifestanti se la siano presa con le infrastrutture e i beni della comunit. Volevamo esprimere la nostra esasperazione senza creare distruzione, ha detto uno dei giovani manifestanti, aggiungendo mentre altri hanno partecipato con l'intenzione di rubare, e la situazione si fatta incontrollabile! Infine, secondo Kal, rimane centrale comprendere se le manifestazioni in Algeria siano il riflesso di un malessere pi profondo o solo l'espressione di uno scontento momentaneo, come spiega su in un post su Moor Next Door: Una rivoluzione qualcosa di unico e in un certo senso deliberato. Solo con il tempo si sapr se queste rivolte riflettono qualcosa di pi che un malessere temporaneo o se esiste

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una qualche forma di manipolazione che spinge i giovani a scendere nelle strade. Testo originale di Hisham; tradotto da Giulia Jannelli Leggi in rete: http://it.globalvoicesonline.org/2011/01/tunisiaalgeria-la-rivoluzione-non-passa-in-tv-ma-viaggia-sui-social-media/

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Tunisia: dite al mondo che qui si ammazza la gente!

Tunisia: dite al mondo che qui si ammazza la gente!


I netizen tunisini sono impegnati a tempo pieno per mostrare al resto del mondo che nel loro Paese in corso una carneficina . Quella che era iniziata come una protesta contro la disoccupazione, quando un ragazzo di 26 anni si dato fuoco a Sidi Bouzid un mese fa, ha finito con l'infiammare l'intero Paese, provocando un'ondata di diffuse proteste. Malgrado i manifestanti stiano fronteggiando la reazione repressiva e autoritaria del governo, e i cyber-attivisti si trovino in una situazione simile , continuano ad apparire online fotografie, testimonianze e video che illustrano gli scontri quotidiani. Al Jazeera parla di almeno 20 persone uccise nella citt di Tala, 200 km. a sudest della capitale Tunisi, e nella regione di Kasserine - e la Twitterosfera in fiamme. Stamattina presto sul sito di micro-blogging girato questo appello : @JustAmira @globalvoices per favore dite al mondo che Kasserine sta morendo!

Tunisia: dite al mondo che qui si ammazza la gente!

Una rapida ricerca con l'hashtag #sidibouzid ha rivelato una situazione terribile - e una crescente dimostrazione di solidariet dei cittadini nel resto mondo. In un tweet dalla Tunisia, SBZ_news scrive: secondo una fonte proveniente da Talah, la polizia impedisce l'evacuazione dei feriti #SidiBouzid . In un altro tweet pone una domanda specifica:

- : -31 . SidiBouzid#
al Mufti [giudice religioso], cosa prevede la legge religiosa nel caso di un poliziotto che uccide un bambino di appena 13 anni sparandogli direttamente alla testa? In un altro messaggio rimanda ad un video caricato su Facebook in cui viene mostrato come la polizia abbia usato proiettili veri contro i manifestanti:

Tunisia: dite al mondo che qui si ammazza la gente!

Pallottole usate dalla polizia tunisina a Kassrin http://www.facebook.com/video/video.php?v=170356223007700 #SidiBouzid . Anche Nawaat ha caricato un video su YouTube in cui mostra la polizia che affronta i manifestanti usando proiettili veri:

Sempre su Twitter, Nawaat pubblica l'immagine di un ragazzo morto come prova della strage indiscriminata nelle strade di Tala:

Tunisia: dite al mondo che qui si ammazza la gente!

Ragazzo morto nelle strade della Tunisia. (thala) 09.01.10 http://post.ly/1SQF7 #sidibouzid

Neanche i defunti si salvano dalle pallottole. Scrive infatti Nawaat:

Tunisia: dite al mondo che qui si ammazza la gente!

001% sidibouzid#
Accurata al 100% la notizia che ieri notte colpi d'arma da fuoco sono stati sparati contro il corteo funebre di quattro martiri. Il corteo si disperso e le bare sono rimaste per strada, abbandonate. Fra-ise aggiunge : Sulle TV tunisine cittadini e giornalisti esprimonio frustrazione per la perdita di documenti e palazzi. In #Tunisia solo la vita vale poco. /@zizoo #sidibouzid Tuttavia, secondo Youssef 3al-7it, all'orizzonte si intravede una speranza :

Tunisia: dite al mondo che qui si ammazza la gente!

sidibouzid#
Non si pu pi dire che la Tunisia stia morendo. La morte non somiglia a quanto stiamo vivendo ora. Questo il grido di dolore di una madre che sta partorendo un figlio. La repressione dello Stato contro il suo stesso popolo ha generato un'ondata di reazioni in tutto il mondo. Reagendo a quanto accaduto oggi, Saudi Essam Al Zamil scrive :

: ) SidiBouzid# (
Secondo Al Jazeera, 20 persone sono state uccise oggi durante gli scontri. Il governo tunisino ricorso alla vilt dell'omicidio per terrorizzare il suo stesso popolo.

Tunisia: dite al mondo che qui si ammazza la gente!

Dima Khatib insiste :

. SidiBouzid# .
La giornata di ieri segna l'inizio della fine per il regime. Il sangue delle vittime innocenti di Kasserine e Tala si fatto strada fino alle testate ufficiali. L'epoca del silenzio finita. E accusa :

. SidiBouzid#
Sembra che ai media internazionali non interessino certe notizie, a meno che non siano irrorate dal sangue degli in-

Tunisia: dite al mondo che qui si ammazza la gente!

nocenti. Sono stati costretti a rompere il muro di silenzio sulla ribellione tunisina. Sul canale di YouTube e su quello tunisini di Vimeo sono reperibili altri video girati nelle strade dai cittadini-reporter. Infine, su Facebook stata aperta la pagina Liberate Tunisia , con continui aggiornamenti sugli sviluppi della situazione e con immagini in presa diretta. Sempre su Facebook, il gruppo Mr President, the Tunisian People are Setting Themselves on Fire [Signor Presidente, i cittadini tunisini si stanno dando fuoco] si occupa di documentare la lotta del popolo tunisino. Il blog tunisino Khayl wa Layl (Cavalli e Notti) pubblica la lettera di una donna di Tala che descrive gli orrori di cui stata testimone negli ultimi giorni. Secondo quanto riferito dai media sei persone sono state uccise a Tala , citt a 200 km a sudovest della capitale Tunisi, e altre sei sono state ferite dalla polizia che ha aperto il fuoco contro i manifestanti. Nella sua lettera, la donna scrive:

Tunisia: dite al mondo che qui si ammazza la gente!

8002
Le proteste erano iniziate nel 2008, ma nonostante il fatto che si siano ripetute nel corso di questi anni, nessuno venuto incontro alle nostre esigenze, che tra l'altro erano molto semplici. L'ultima richiesta riguardava la morte di Bouazizi . Vorrei far notare che tutte le dimostrazioni erano pacifiche, nonostante la continua repressione da parte del regime e l'assenza di diritti fondamentali, come il diritto di espressione. L'oppressione esercitata dalle forze di sicurezza sui manifestati stata l'ultima goccia. per questo che stato dato alle fiamme il primo simbolo del regime, l'edificio del consiglio comunale, e il primo simbolo

!Tunisia: dite al mondo che qui si ammazza la gente

della violazione delle nostre vite private, la stazione di po.lizia :La lettera prosegue cos

... 01 21 . . : 71 03 41 91 81

Tunisia: dite al mondo che qui si ammazza la gente!

!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!! !!!


Questo accadeva luned scorso. Marted mattina, alle 10, gli studenti di un istituto scolastico hanno tentato di uscire per prendere parte a una manifestazione, ma sono stati circondati dalla polizia e solo alcuni sono riusciti a scappare, mentre il resto stato fermato con i lacrimogeni. Verso mezzogiorno, anche gli altri sono riusciti ad andarsene e cos sono cominciati gli scontri. La notte scorsa, gli abitanti della citt sono andati a dormire con il rumore delle armi

Tunisia: dite al mondo che qui si ammazza la gente!

da fuoco in sottofondo, e la mattina si sono svegliati con le urla delle madri dei manifestanti uccisi, mentre altri recitavano il Corano e davano inizio al periodo di lutto. Le vittime accertate sono le seguenti: Ahmed Omari, 17 anni, uno studente; Ahmed Bala'abi, 30 anni; Ayman Rutabi, 14 anni; Marwan Jamli, 19 anni; Ghassan Shneeti, 18 anni, macellaio, unica fonte di sostentamento della sua famiglia. Tutto ci accadeva mentre la Tunisia era occupata a seguire una partita di calcio, tra la totale indifferenza sugli scontri tra i cittadini inermi della mia amata Tala e le forze armate. La repressione continuata con l'interruzione dell'energia elettrica. Tutti i negozi erano chiusi e siamo riusciti con molte difficolt a trasportare i feriti in ospedale. Per quanto riguarda le vittime, quei barbari hanno acconsentito alla sepoltura a condizione che fossero soltanto le donne a seppellirli! E mentre si stava svolgendo il funerale di una delle vittime, i partecipanti al corteo funebre sono stati attaccati con i gas lacrimogeni e costretti ad abbandonare la bara in mezzo alla strada. Dopo diversi tentativi, sono riusciti a recuperare il corpo e a seppellirlo, ma al ritorno sono stati attaccati di nuovo con armi da fuoco e bombe. Una fonte dall'ospedale di Tala conferma anche la morte di un infermiere per l'irruzione delle forze di sicurezza.

Tunisia: dite al mondo che qui si ammazza la gente!

Questa la conclusione della lettera:

7 ....
Tala ora avvolta dalla tristezza e dal silenzio. Si tratta forse della quiete prima della tempesta? Oppure il mare di sangue continuer a scorrere di fronte alla totale indifferenza di Tunis 7 [emittente TV] che continua a non dire la verit!! Testo originale di Amira Al Hussaini; traduzioni di Giorgio Guzzetta e Francesca Cascone Leggi in rete: http://www.lastampa.it/cmstp/rubriche/girata.asp?ID_blog=286&ID_articolo=238&ID_sezione=654

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Sparizioni, arresti e censure per blogger e attivisti impegnati nelle manifestazioni in corso

Sparizioni, arresti e censure per blogger e attivisti impegnati nelle manifestazioni in corso
Questo post a cura di Malek, membro del blog collettivo nawaat.org . Aggiornamento: sono stati arrestati anche i cyber-dissidenti Hamadi Kaloutcha e Sleh Edine Kchouk, il rapper Hamada Ben Amor (Gnral Lebled). Si veda il comunicato di Reporters Without Borders e il post su Fortress Europe .

Slim Amamou

Sparizioni, arresti e censure per blogger e attivisti impegnati nelle manifestazioni in corso

Il blogger e attivista tunisino Slim Amamou [anche corrispondente di Global Voices Advocacy ] stato arrestato a Tunisi il 6 gennaio, intorno all'una del pomeriggio. Da quel momento amici e colleghi non hanno avuto pi sue notizie, n si conoscono le circostanze del suo arresto. Avrebbe dovuto recarsi al lavoro dopo aver fatto revisionare la macchina. L'ultima notizia risale a un suo tweet inviato intorno all'una [l'account Twitter di Amamou non pi attivo].

404L esame fallito a causa della luce della targa :/ Devo diventare una star televisiva

Intorno alle 6 del pomeriggio, il cellulare di Slim Amamou stato localizzato da un amico blogger, Stupeur , utilizzando il social network Google Latitude [en], che permette agli utenti di segnalare la propria posizione grazie alla geo-

Sparizioni, arresti e censure per blogger e attivisti impegnati nelle manifestazioni in corso

localizzazione. Secondo Latitude, egli si trovava nel palazzo del Ministero dell'Interno, in Avenue Habib Bourghiba, come mostra questa istantanea di Google Map.

Slim Amamou rivela la sua posizione tramite il cellulare: Tunisi, Ministero dell'interno.

Slim Amamou aveva avvertito gli amici (sempre via Twitter) che alcuni agenti ne sorvegliavano la casa da mercoled 5 gennaio e che la mattina del 6 dei poliziotti erano stati visti anche vicino alla casa di un amico. Parecchie le telefonate anonime ricevute dal suo ufficio.

Sparizioni, arresti e censure per blogger e attivisti impegnati nelle manifestazioni in corso

Poliziotti vicino a casa mia ieri e a casa di un amico oggi pomeriggio, hanno telefonato in ufficio nel pomeriggio

Slim Amamou uno dei pi noti blogger tunisini. L'anno scorso denunci un'operazione di phishing (furto di dati sensibili) dalle caselle email di diversi cittadini. stato uno dei promotori dell'operazione Nhar 3la 3ammar (movimento civico e pacifico contro la censura in Tunisia) e uno degli organizzatori della protesta contro la censura svoltasi il 22 maggio 2010 a Tunisi. Alla vigilia di quella manifestazione, era stato arrestato con il co-signatario Yassine Ayari [blog censurato], rinchiuso per oltre 12 ore in carcere, e poi costretto a registrare

Sparizioni, arresti e censure per blogger e attivisti impegnati nelle manifestazioni in corso

un video in cui chiedeva l'annullamento della manifestazione. Anche Azyz Amamy, 27 anni, blogger e attivista tunisino, scomparso da gioved, probabilmente arrestato dalla polizia tunisina. Azyz aveva partecipato attivamente al movimento di protesta nella regione di Sidi Bouzid, di cui originario.

Azyz Ammami

Sparizioni, arresti e censure per blogger e attivisti impegnati nelle manifestazioni in corso

Azyz era stato arrestato gi alcuni giorni addietro, durante una manifestazione a Tunisi, e brutalizzato dalle forze di polizia mentre si trovava sotto custodia, secondo quando segnalato sul suo blog . Anche questo blog sembra essere stato rimosso. L'ultimo testo pubblicato, non pi visibile, s'intitolava Azyz tornato. Testo originale di Malek; traduzione di Giorgio Guzzetta Leggi in rete: http://it.globalvoicesonline.org/2011/01/tunisiasparizioni-arresti-e-censure-per-blogger-e-attivisti-impegnatinelle-attuali-proteste/

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Non abbiamo pi paura di protestare!

Non abbiamo pi paura di protestare!


Il tentativo di suicidio di un giovane disoccupato a Sidi Bouzid due settimane fa, seguito dai suicidi di Houssine Ben Faleh Falhi (25 anni) e di Lofti Guadri (34 anni) nella medesima localit, hanno scatenato un'ondata di proteste che si sta estendendo alle principali citt tunisine e alla capitale ad opera di un movimento sociale che non si limita pi a reclamare a gran voce lavoro e prospettive per il futuro, ma chiede che venga rimesso in discussione l'intero sistema Ben Ali, al potere da 23 anni.

Non abbiamo pi paura di protestare!

Le testimonianze video delle manifestazioni organizzate all'inizio della scorsa settimana da avvocati, giornalisti e dai sindacati tunisini mostrano una protesta che, agli osservatori esterni, pu sembrare modesta e dai toni pacati ma che in realt da considerarsi eccezionale nel contesto tunisino. Il blogger tunisino Anis, che all'inizio delle manifestazioni faceva un bilancio della situazione politica vista dai giovani nel post Ho 31 anni e non ho mai votato , ha intitolato il suo post del 30 dicembre Ora non abbiamo pi paura .

Non abbiamo pi paura di protestare!

Cette phrase, aperue sur une pancarte lors dune manifestation des avocats Tunisiens devant la Cour de Justice de Tunis, rsume parfaitement le sentiment de beaucoup de Tunisiens aujourdhui. Nous vivons une priode historique pour les Tunisiens, qui habitus au silence, la peur et au conformisme depuis des dcennies prennent enfin leur destin en main.[] La dernire fois que le peuple sest soulev massivement et spontanment sans tre motiv par des raisons religieuses ou pour soutenir les Palestiniens ou les Irakiens ctait sous Bourguiba, les bien fameuses rvoltes du pain. Questa frase, vista su un cartellone durante la manifestazione indetta dagli avvocati davanti alla Corte di Giustizia di Tunisi, oggi riassume perfettamente il sentimento di molti cittadini. E' un momento storico per i tunisini, che assuefatti da decenni al silenzio, alla paura e al conformismo, stanno finalmente prendendo in mano il proprio destino. [] L'ultima volta che si vista una sollevazione popolare spontanea che non fosse per motivi religiosi o in favore di palestinesi o iracheni. stata in occasione delle notorie rivolte del pane, durante la presidenza Bourguiba.

Non abbiamo pi paura di protestare!

Gioved 30 dicembre un comunicato della Federazione internazionale dei diritti umani (FIDH) ha annunciato il decesso di Chawki Belhoussine El Hadri (44 anni) causato da un proiettile sparato dalla polizia durante le manifestazioni del 24 dicembre. Il fatto ha provocato un drammatico inasprimento della situazione, testimoniato dalle violenze contro gli avvocati del 30 e del 31 dicembre, come riferito dal blog A Tunisian Girl. A Tunis, par exemple, des agents de police en civil et les agents de la force de scurit ont assig de la zone du palais de justice. Ils ont empch certains avocats d'entrer dans la zone et laisser d'autres y accder. Lorsque les avocats tent de quitter la Maison du Barreau, o ils se runissaient, les forces de scurit sont intervenues et ont utilis la violence. A Tunisi, poliziotti in borghese e agenti delle forze di sicurezza hanno assediato l'area intorno al palazzo di giustizia. Hanno impedito l'accesso alla zona sia agli avvocati che a comuni cittadini. Quando un avvocato ha provato a lasciare la Sede dell'Ordine, presso la quale si stavano riunendo, le forze di sicurezza sono intervenute con la forza.

Non abbiamo pi paura di protestare!

Il discorso del Presidente Ben Ali , teletrasmesso a sorpresa marted 28 dicembre e il rimpasto governativo non hanno avuto l'effetto sperato. In uno dei post pi letti e condivisi su Twitter e Facebook, un giovane imprenditore tunisino replica in una lettera aperta: Vos jeunes se sont soulevs et il sera difficile de les faire taire : Ils simmolent, slectrocutent, et je ne pense srieusement pas que des coups de matraques ou des longues nuits dans les commissariats vont leur faire peur. Signor Presidente, i Suoi giovani si sono ribellati e sar difficile farli tacere: si danno fuoco, si tolgono la vita e non credo affatto che colpi di randello o lunghe notti nei commissariati faranno loro paura. Da due settimane in corso un gioco al gatto e al topo o per meglio dire una cyberguerra tra gli internauti tunisini e Ammar - come stato ribattezzato il sofisticato sistema di censura progettato dal Ministero dell'Interno - di cui il blogger Astrubal rivela i dettagli tecnici . Gli utenti internet utilizzano da tempo dei software per eludere la censura (proxy), riuscendo a informarsi tramite Facebook, condividen-

Non abbiamo pi paura di protestare!

do i post censurati dalle principali piattaforme di blogging grazie a portali d'informazione ospitati all'estero, inviando foto , video e aggiornamenti (come il pestaggio di un giornalista) tramite Twitter con l'hashtag #Sidibouzid . Ma pare che Ammar voglia sferrare un attacco anche a questi servizi. bharmoez Facebook est compltement coup Redaef !!!! on est coup ! twitter pas encore. j'ai l'impression que ca ne va pas tarder..#sidibouzid bharmoez A Redaef non si accede pi a Facebook!!!! Siamo tagliati fuoriiiii! Twitter funziona ancora, ma non per molto, temo#sidibouzid Anche Tunisie numrique conferma che Facebook sembra essere stato preso di mira da Ammar: les internautes tunisiens-la communaut la plus connecte au Facebook dans lAfrique du Nord - se trouvait depuis l'aprs midi du 30 dcembre 2010.face

Non abbiamo pi paura di protestare!

une erreur technique lors de lupload de nimporte quelle photo ou vido. Dal pomeriggio del 30 dicembre 2010, gli utenti di Facebook tunisini - la comunit pi numerosa nell'Africa del Nord non possono pi caricare sul sito nessun tipo di foto o video a causa di problemi tecnici. Flicie segnala l'oscuramento di Internet a Tunisi nella giornata di venerd 31 dicembre: coupure de l'internet sur Tunis, les mdias disent que la situation est stable mais les manif continuent dans toutes les rgions #sidibouzid Interruzione di internet a Tunisi. I media riferiscono che la situazione stabile ma le proteste continuano in tutte le regioni #sidibouzid Reporters Without Borders ha pubblicato un comunicato denunciando la censura di tutta l'informazione sui disordini

Non abbiamo pi paura di protestare!

in un Paese che da lungo tempo incluso nella sua classifica annuale dei Nemici di Internet. Manifestazioni di sostegno al movimento #sidibouzid si sono svolte a Parigi, Monaco e Beirut . Il silenzio mediatico praticato dalle maggiori testate internazionali e dalle diplomazie occidentali, che va ad aggiungersi all'implacabile censura interna, motivo di notevole amarezza per tanti attivisti tunisini. iFikra All'Occidente ipocrita che per settimane ha messo le manifestazioni in Iran in prima pagina, la #Tunisia lotta per la sua libert gi da due settimane #sidibouzid . Nawaat elogia la stampa anglosassone : La presse anglo-saxonne contrairement la presse franaise a t particulirement intresse par les meutes sociales en Tunisie. Le modle conomique et politique tunisien est dcortiqu avec vigueur.

Non abbiamo pi paura di protestare!

La stampa anglosassone - contrariamente a quella francese - si dimostrata particolarmente interessata ai disordini sociali in Tunisia. Il modello economico e politico tunisino viene analizzato con estrema precisione. Al Bab relativizza l'importanza dei media avvenimenti in corso: stranieri negli

In che misura la copertura dei media internazionali - o la sua assenza - pu essere considerata importante? Certo, un bene che il mondo sia al corrente di quello che sta succedendo, ma questo di qualche utilit alla lotta che si sta portando avanti all'interno del Paese? L'obiettivo di questa lotta non avere delle foto pubblicate sul New York Times, di sbarazzarsi di Ben Ali. Riguardo alla copertura alquanto prudente dei media tradizionali e al silenzio del governo in Francia, Andr Wandoch lascia un commento sul sito del quotidiano Le Monde, ricordando che la Tunisia il Paese:

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o de nombreuses entreprises franaises ont dlocalis leur production. Si au plan conomique on trouve pire , au plan du respect des droits de l'homme, on ne peut pas en dire autant. A l'inverse de la Cte d'Ivoire, on entend beaucoup moins les dfenseurs de la dmocratie quand il s'agit de la Tunisie. Sous prtexte de barrer la route aux islamistes intgristes, on ferme les yeux sur toutes les mesures dignes plus d'une dictature que d'une dmocratie. Politique du deux poids deux mesures. in cui numerose aziende francesi hanno delocalizzato la produzione. Se sul piano economico c' di peggio, su quello del rispetto dei diritti umani non si pu dire lo stesso. Contrariamente alla Costa d'Avorio, quando si tratta della Tunisia i difensori della democrazia si fanno sentire assai meno. Con il pretesto di sbarrare la strada all'integralismo islamico, si chiudono gli occhi su provvedimenti degni di una dittatura, pi che di una democrazia. Una politica di due pesi e due misure. In Marocco, Algeria e Egitto i blogger e gli utenti di Twitter seguono attentamente quanto sta accadendo in Tunisia:

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Boubled Chez nous #SidiBouzid c'est chaque jour et partout ,dans chaque recoin d'Algrie . Boubled Da noi in Algeria #SidiBouzid ogni giorno e ovunque, in ogni angolo del Paese. Ismail , un blogger che vive in Francia, prevede: Sidi Bouzid est le tragique tmoignage, encore une fois, dun ras-le-bol gnralis de la jeunesse des pays en voie de dveloppement, plus particulirement de la zone Nord-Afrique Moyen-Orient, le mme dsespoir, la mme rage et les mmes rponses rpressives de la part des Gouvernements, a cest dj pass en Iran, aujourdhui cest en Tunisie demain a sera lAlgrie ou le Maroc. Sidi Bouzid l'ennesima tragica testimonianza della frustrazione generalizzata dei giovani nei Paesi in via di sviluppo ed in particolare in Nord Africa e nel Vicino Oriente; la stessa disperazione, la stessa rabbia e le stesse risposte repressive da parte dei Governi. E' gi successo in Iran, oggi

Non abbiamo pi paura di protestare!

tocca alla Tunisia, domani accadr in Algeria o in Marocco. E precisa in questo aggiornamento: Cet article a t censur en Tunisie. Partagez-le. Questo post stato censurato in Tunisia. Rilanciatelo. Ulteriori reazioni alla crisi tunisina diffuse tramite i citizen media sono reperibili in questo articolo in inglese e in questo aggiornamento in italiano . Testo originale di Claire Ulrich, traduzione di Katia Gerussi Leggi in rete: http://it.globalvoicesonline.org/2011/01/tunisiedorenavant-on-n%e2%80%99a-plus-peur%e2%80%9d/

Non abbiamo pi paura di protestare!

Leggi anche:
Una generazione di cyberattivisti Diritti Umani e libert di informazione La Tunisia fra occidente e mondo arabo

Perseguitati gli avvocati che denunciano la difficile condizione sociale del Paese

Perseguitati gli avvocati che denunciano la difficile condizione sociale del Paese
Gli avvocati tunisini hanno preso pubblicamente posizione in occasione dei fatti di Sidi Bouzid e ne stanno pagando il prezzo. Hanno protestato a lungo in seguito agli scontri di quella manifestazione, denunciando la difficile situazione sociale della Tunisia. Per questo il governo ha deciso di punirli. Ogni giorno si leggono sui social network notizie di avvocati arrestati, rapiti o picchiati. Nel post di marted 28 dicembre 2010, intitolato Protesta degli avvocati , Tunisian Girl scriveva: Dopo quei fatti, gli avvocati si sono radunati davanti al tribunale continuando a urlare i propri slogan, alcuni rivolti contro i giudici, richiedendone una maggiore indipendenza. Pi tardi, due avvocati che avevano partecipato alla

Perseguitati gli avvocati che denunciano la difficile condizione sociale del Paese

manifestazione, Chokri Belaid e Abderrahmen Ayadi, sono stati arrestati. Tuttavia il giorno peggiore stato il 31 dicembre scorso. I poliziotti non hanno esitato a picchiarli selvaggiamente mentre andavano riunendosi nella Casa dell'Avvocatura di fronte al Palazzo di Giustizia di Tunisi. Gli agenti hanno usato i manganelli ferendo parecchi dimostranti. Su Twitter, i netizen hanno espresso solidariet e fatto circolare la notizia delle aggressioni contro gli avvocati. Moalli rilancia : Le 31 dcembre 2010 restera jamais comme le vendredi de la matraque pour les avocats tunisiens. Honte la dictature! #SidiBouzid Il 31 dicembre 2010 verr per sempre ricordato come il venerd dei manganelli dagli avvocati tunisini. Abbasso la dittatura! Osama F Moushraf insiste:

Perseguitati gli avvocati che denunciano la difficile condizione sociale del Paese


Dozzine di avvocati in Tunisia hanno subito le violente cariche della polizia. Altri cittadini digitali non hanno mancato di denunciare l'accaduto. Fra gli altri messaggi sempre su Twitter, Assad Tounsi scrive:

..
scandalo scandalo scandalo scandalo scandalo in Tunisia Avvocati pestati e arrestati mentre i cittadini restano a guardare. Testo originale di Lina Ben Mhenni; traduzione di Giorgio Guzzetta

Perseguitati gli avvocati che denunciano la difficile condizione sociale del Paese

Leggi in rete: http://it.globalvoicesonline.org/2011/01/tunisia-lapersecuzione-degli-avvocati-che-denunciano-la-difficilecondizione-sociale-del-paese/

Leggi anche:
Una generazione di cyberattivisti Diritti Umani e libert di informazione I movimenti sociali di Gasfa nel 2008

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70 chilometri dall'Italia. Tunisia 2011: la rivolta del gelsomino
Mehdi Tekaya, 28 anni. Di origine tunisina e nato in Belgio dove ha conseguito una laurea in Storia Contemporanea all'Universit di Liegi. Parallelamente si impegna nella formazione di workshop legati al media-hacktivism nel contesto delle proteste post-Seattle. Vive da 4 anni in provincia di Reggio Emilia dove consulente in tecnologie dell'informazione.

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Global Voices Online ( http://globalvoicesonline.org) una community-progetto internazionale senza fini di lucro centrato sui citizen media, ideato nel 2004 presso il Berkman Center for Internet and Society della Harvard University, e dall'autunno 2008 registrato come ente non-profit indipendente in Olanda. Oltre al sostegno di alcune fondazioni Usa, il progetto si affida a contributi individuali, sponsorizzazioni ad hoc e partnership operative. Obiettivo centrale quello di aggregare, far conoscere e amplificare la conversazione globale che avviene online - mettendo in evidenza luoghi e persone che gli altri media spesso ignorano, ma privilegiando regioni del mondo al di fuori di Nord America ed Europa Occidentale, gi sovra-rappresentate nel mondo dell'informazione. Grazie a oltre 400 persone tra autori, coordinatori regionali e traduttori volontari, GVO diffonde materiali e opinioni pubblicate ogni giorno nei vari Paesi e regioni sotto forma di blog, podcast, foto, siti, video-blog, tweet, spazi Facebook o altri formati utilizzati dai citizen-journalist. I post quotidiani vengono poi tradotte (meglio: localizzate e contestualizzate) in 17 lingue diverse e riprese da numerose testate nazionali e internazionali, oltre a blog e siti vari. Gli articoli di GVO (oltre 66.000 a tutto il 2010, con altrettanti commenti e innumerevoli brevi, per quasi 140.000 visite uniche al mese) sono rilasciati con licenza Creative Commons

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(Attribution 3.0) e possono essere liberamente ripubblicati e diffusi. Partita a fine maggio 2008, la redazione italiana di GVO ( http://it.globalvoicesonline.org) conta una ventina di collaboratori, e a tutto il 2010 ha pubblicato oltre 1.800 articoli, con pi di 12.000 visitatori unici totali e una media giornaliera di quasi 700. Il gruppo su Facebook ha superato gli 865 iscritti, pi altri 510 abbonati alla newsletter settimanale, e oltre 190 ci seguono su Twitter. I post quotidiani vengono ripresi variamente online e sono attive diverse partnership in particolare quella avviata nel febbraio 2010 con LaStampa.it, dove una rubrica quotidiana rilancia il meglio della blogosfera internazionale( http://lastampa.it/vociglobali).

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e formazione per favorire luso dei citizen media soprattutto fra migranti e ambiti svantaggiati, collaborazioni con editori, testate, associazioni gi operanti, ecc. Nel senso che, pur con il successo di Internet, un fatto innegabile: il cyber-attivismo servir a poco per facilitare il cambiamento sociale se non si integra con strutture e individui attivi nel sociale quotidiano. Si pu diventare soci dell'associazione Voci Globali, aderendo alla campagna di tesseramento 2011, oppure decidere di fare una donazione libera. Oltre a coinvolgersi attivamente nelle diverse attivit previste, o proporne di nuove, online e offline. Per ulteriori informazioni: http://vociglobali.it. Contatti: info@vociglobali.it. Progetto editoriale a cura di Maria Cecilia Averame, con la collaborazione di Bernardo Parrella (GVO). Ebook realizzato da quintadicopertina: editrice@quintadicopertina.com

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