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Web e comunicazione, amministrazioni in affanno


di Domenico Pennone
temi dellaccessibilit, della partecipazione, della comunicazione pubblica sono ormai, da oltre 10 anni, direttamente connessi alla stessa idea di una Pubblica amministrazione efficiente e al servizio dei cittadini e delle imprese. Nel nostro Paese, il testo fondamentale che norma la materia della comunicazione pubblica la legge 7 giugno 2000, n. 150, che disciplina le attivit di informazione e comunicazione delle Pubbliche amministrazioni e dello Stato. Una legge che, finalmente, ha introdotto il principio secondo cui le Pubbliche amministrazioni debbono essere dotate di strumenti per migliorare le relazioni con i cittadini, elevando gli standard qualitativi della comunicazione sia interna che esterna. Ma la comunicazione istituzionale non avrebbe senso senza laffermazione di un altro concetto fondamentale: la trasparenza. Questultima costituisce, infatti, un livello essenziale delle prestazioni erogate dalle amministrazioni pubbliche, articolo 117, secondo comma, lettera m) della Costituzione. Trasparenza che, nellera digitale trova la sua naturale attuazione attraverso la pubblicazione, sui siti web istituzionali, di tutte le informazioni concernenti le attivit, i servizi, lorganizzazione, i costi delle amministrazioni pubbliche. 3 SETTEMBRE 2011 - n 35

I siti web diventano, in questottica, il mezzo primario di comunicazione ma anche di erogazione di servizi, il pi accessibile e meno oneroso. TRASPARENZA ON LINE Il testo normativo che riunisce i principi alla base dellAmministrazione digitale il Codice dellamministrazione digitale (CAD). Il CAD promuove e regola la disponibilit, la gestione, laccesso, la trasmissione, la conservazione e la fruibilit dellinformazione in modalit digitale, utilizzando le tecnologie dellinformazione e della comunicazione allinterno della pubblica amministrazione e nei rapporti tra amministrazione e privati. Ma con il Decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150, (Riforma Brunetta) che vengono definiti, per la prima volta in modo organico, tutta una serie di contenuti obbligatori che le Pubbliche amministrazioni devono rendere pubblici attraverso i propri servizi on line. In particolare, il tema della trasparenza, intesa come accessibilit totale, presente nel testo di riforma, trova la sua naturale attuazione, proprio in ambito telematico. Con il Decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150, il Legislatore ha definito, dunque, i contenuti obbligatori che le Pubbliche amministrazioni hanno lonere di pubblicare, stabilen-

do, anche, che gli stessi vanno collocati, per evitare confusioni, sempre nella stessa apposita sezione. In questo modo il sito internet diventa perno fondamentale dellintero processo di riorganizzazione dellamministrazione, obiettivo a cui nessuna Pa pu sottrarsi. Ma a tre anni dalla sua approvazione, la riforma Brunetta, non sembra ancora, almeno in ambito telematico, aver raggiunto il suo obiettivo. Evidentemente, i principi enunciati nelle norme, gli obblighi di pubblicazione on line, ma anche le poche e non chiare sanzioni previste per amministratori, dirigenti e funzionari che non rispettano la legge, non sono da soli sufficienti a rendere il web pubblico una concreta porta di accesso, trasparente, alle informazioni della Pa. Nemmeno lattivit della commissione Civit, istituita proprio con il compito di aiutare le Pa ad applicare i principi di accessibilit e trasparenza e la pubblicazione delle linee guida per i siti web previste dallarticolo 4 del Dm 26 novembre 2009, n. 8, sono riuscite a risolvere quello che sembra il vero problema: i cittadini non visitano i siti web delle Pa e continuano a preferire altre forme di contatto rispetto a quelle on line. RITARDI TELEMATICI ForumPa, organismo che

Il Dlgs 150/2009 ha fissato gli obiettivi per la piena fruibilit delle informazioni pubbliche regolando contenuti digitali e modalit minime di un corretto rapporto tra cittadini e Pa. A tre anni dalla riforma rimangono ancora poco chiari gli obblighi di amministratori e dirigenti per rendere la Rete pubblica un reale strumento di accesso

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gestisce tra laltro il principale evento sullinnovazione nella Pubblica amministrazione, ha recentemente provato a fare un primo bilancio delle conseguenze della riforma proprio in ambito telematico. I risultati che ne vengono fuori sono netti: la rivoluzione stata avviata ma ancora lungo il cammino da percorrere per rendere la Pa realmente accessibile e trasparente on line. La ricerca, realizzata applicando a tutti i Comuni capoluogo la cosiddetta griglia proposta dal ministro Brunetta per valutare i siti pubblici con dominio .gov, ci restituisce una realt, al di l degli annunci, fatta di luci e ombre, con molti Comuni capoluogo ancora non pronti a garantire il rispetto degli obblighi previsti dalla riforma.

La razionalizzazione del web pubblico, secondo i dati di ForumPa, stata avviata da soli 315 Comuni, per lo pi di piccole dimensioni. Di questi, in base a una valutazione oggettiva di rispondenza dei siti analizzati ai contenuti minimi previsti dalle Linee Guida sulla razionalizzazione dei siti web, solo 32 hanno raggiunto la sufficienza. Analizzando i 20 siti dei capoluoghi regionali, utilizzando i 64 indicatori, organizzati in 7 dimensioni che ricalcano le aree su cui le Linee Guida si esprimono nella sezione Contenuti minimi e Trasparenza, emerso che Torino, Venezia, Firenze, Cagliari, Bologna e Bari sono le citt prime della classe, ma sono, anche, le sole a superare la sufficienza in termini di punteggio complessivo.

Il sito torinese raggiunge i risultati migliori, distanziando, di circa 10 punti, i secondi in graduatoria. Per i Servizi on line e quelli dei Procedimenti Amministrativi, il capoluogo piemontese, totalizza ben 91,7 punti su 100, a fronte di ben 13 Enti per cui di procedimenti amministrativi sul sito non c traccia. Al buon risultato di www. comune.torino.gov.it contribuisce anche len-plein totalizzato per larea Bandi di Gara e di Concorso, risultato condiviso con il sito del comune di Milano. In questambito sono ben 5 gli Enti che non rispondono a quanto richiesto, deficitando di una corretta strutturazione dei contenuti afferenti alle gare e ai concorsi interni. Nel complesso, i 20 siti analizzati, sarebbero classificati come buoni anche per i contenuti che rientrano nellarea Organigramma Pa. 13 i Comuni che vanno oltre la sufficienza in questa particolare area, a testimonianza del fatto che in molti hanno gi compiuto il primo passo nella direzione di una maggior riconoscibilit dellEnte, tra questi Bologna al primo posto. Risultati positivi anche per i contenuti minimi che afferiscono alla dimensione denominata Pubblicit legale. Quasi tutte le amministrazioni esaminate hanno lAlbo pretorio on line. La quasi totalit delle Amministrazioni ha un servizio di consultazione della pubblicit legale raggiungibile dallhome page del sito e ben indirizzato da etichette esplicative. Anche riguardo alla pubbli3 SETTEMBRE 2011 - n 35

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cazione degli atti soggetti a pubblicit legale contenuti nellAlbo, gli indicatori utilizzati per la valutazione, dimostrano una buona capacit informativa. I dati risultano chiaramente presentati, completi nelle informazioni di base e facilmente navigabili dallutente. Venezia e Napoli sono ai primi posti, in questo settore, con un punteggio di 100/100. Le aree in cui, invece, si dimostrano i limiti maggiori, oltre alla gi citata dei Procedimenti amministrativi, sono quella della sezione Trasparenza, Valutazione e Merito, ma, soprattutto, quella dedicata alle Caselle di posta elettronica e PEC. La sezione Trasparenza, valutazione e merito risulta, infatti, sempre accessibile nellhome page ma questo da solo non basta. Non tutti i dati obbligatori sono visibili e questo rende inapplicato quanto previsto dal Decreto legislativo 150/2009 e nelle linee guida preparate dalla commissione Civit. Solo i Comuni di Genova, Bari e Cagliari, garantiscono la pubblicazione di tutti i documenti richiesti. Anche per la pubblicazione dellindirizzo di posta elettronica certificata Caselle di posta elettronica e PEC ForumPa riscontra molte deficienze e omissioni. Eppure, sia nelle linee guida dei siti Web, che nelle indicazioni della commissione Civit, chiarito molto bene che deve essere presente sul sito un elenco delle caselle di posta elettronica attive e che, per ciascuna casella, devono essere specificati nome e cognome del dipendente 3 SETTEMBRE 2011 - n 35

destinatario o titolo dellufficio destinatario. Una descrizione, insomma, della funzione cui la casella riservata, chiarendo subito che si tratta di casella di posta elettronica certificata come previsto dal Codice dellAmministrazione digitale. Dallesame fatto da ForumPa, solo sei dei capoluoghi regionali raggiungono in questo settore la sufficienza. Al primo posto, con 100/100, il portale del Comune di Trento che rispetta tutte le indicazioni contenute nelle Linee Guida. Le amministrazioni sembrerebbero, dunque, abbastanza impegnate per rendere i propri siti strumento di trasparenza e per dare ai cittadini la possibilit di conoscere il livello di efficienza e produttivit degli uffici pubblici, ma il vero problema riguarda la completezza dei contenuti pubblicati e la loro modalit di presentazione. Anche alla luce di questa prima indagine, sul reale impatto della Riforma Brunetta in ambito telematico, si pu sicuramente affermare che la comunicazione via web, nonostante limpegno a tutti i livelli, ancora lontana dallessere un efficiente e completo strumento di trasparenza e comunicazione tra Pubblica amministrazione e cittadini. MOLTI SERVIZI POCHI UTENTI Altri dati, resi noti in questi giorni, pi attinenti alla fornitura di servizi che di informazioni, chiariscono ancora meglio la situazione complessiva. La Pa on line, nonostante le norme e gli sforzi fatti per migliorare i propri servizi, continua a essere poco usata degli

Iter on line solo per pochi

utenti italiani. Per un recente report europeo, siamo addirittura agli ultimi posti come numero di accessi ai siti web della Pa. Il dato negativo condiviso in parte con le aziende private, che, pur registrando numeri migliori, restano sempre al disotto della media europea come numero di accessi. Questi numeri vengono fuori da una complessa indagine realizzata da Eurostat (ne parliamo a parte) che segnala, tra laltro, lItalia ai primi posti nellUnione europea per disponibilit di servizi della Pubblica amministrazione on line. Servizi che, evidentemente, i cittadini usano poco, decisamente al di sotto della media europa. Il report della Commissione europea, realizzato nellambito della Digital Agenda 2020, ci dice che in termini di utilizzo lItalia si piazza al quintultimo posto, davanti solo a Croazia, Grecia, Turchia e Romania nonostante sia ai primi posti come numero di servizi forniti.

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Burocrazia e web, Italia in coda

u 8.100 amministrazioni comunali italiane solo in 541 (il 6,7% del totale) possibile iniziare e completare una pratica via web, svolgendo quindi la procedura interamente on line. Appena 112 amministrazioni sono in grado di fornire alle imprese un servizio completamente via web, l1,4 per cento. Ben 1.191 Comuni non dispongono di nessuna informatizzazione per gestire il proprio patrimonio, 818 sono quelli assolutamente privi di computer per la gestione del personale, 49 quelli che gestiscono la loro contabilit a mano. Solo il 13,4% degli italiani con et superiore a 14 anni ha deciso di adempiere agli obblighi burocratici spedendo via internet moduli compilati della Pa. Sono i dati resi recentemente pubblici dallultimo Dossier Delta di Confartigianato sul peso della burocrazia nel nostro Paese. Dati che collocherebbero, in materia di servizi innovativi della Pa rivolti alle imprese, lItalia allultimo posto fra i Paesi del nostro continente. La Colpa risiederebbe nelle piccole dimensioni

di molti municipi ma, soprattutto, nelle profonde resistenze culturali presenti nel settore pubblico. Settore in cui, per Confartigianato, continuano a prevalere logiche burocratiche a fronte della necessit di snellire oltre che innovare le procedure. Nel dossier risulta che le pratiche on line che non usano il passaggio di carte sono solo 6 su 100. In testa ai soggetti che richiedono il maggior numero di pratiche considerate inutili c lagenzia delle Entrate (26%), davanti a banche, Inps e uffici comunali (tutti con un identico 21%). Per lindagine di Confartigianato, dunque, il costo della nostra amministrazione continua a essere fra i pi alti del mondo proprio a causa dei ritardi nellinformatizzazione e della qualit scadente dei servizi offerti. Secondo la stima effettuata dallufficio studi di questa associazione il costo della Pubblica amministrazione peserebbe sulle aziende per 23 miliardi e 50 milioni di euro lanno, dei quali 16 miliardi 629 milioni gravano sulle imprese che

hanno almeno un dipendente. Una somma pari a un punto e mezzo dellintero Pil. Il costo maggiore riguarda le procedure per lavoro e previdenza (9 miliardi 940 milioni), quelle ambientali (3 miliardi 409 milioni), e fiscali (2 miliardi 757 milioni). Seguono le pratiche per la tutela della privacy (2,1 miliardi). Il sondaggio - effettuato a maggio su un campione di 403 aziende dallOsservatorio Ispo-Confartigianato - confermerebbe anche unaltra classifica, quella della Doing business 2011, con la quale si misura la facilit di fare impresa. Secondo questa classifica la Banca Mondiale colloca lItalia allottantesimo posto davanti a soli 103 Paesi. Ai primi posti il Regno Unito (quarto, dietro Singapore, Hong Kong e Nuova Zelanda), gli Stati Uniti (quinti), e poi il Giappone (al posto numero 18), la Germania (22), la Francia (26) e la Spagna (49). Nel 2010, lanno al quale si riferisce la classifica, lItalia sarebbe scivolata ancora indietro di quattro posizioni. (D.P.)

In media, solo il 22,7% della popolazione interagisce online con la Pubblica amministrazione, contro una media dei 27 Paesi dellUnione pari al 41,2 per cento. Ancora pi bassi i dati relativi allinvio di moduli digitali alla Pa, nonostante la Pec e la firma elettronica digitale. Anche in questo caso, siamo quintultimi in Europa, con un utilizzo pari al 7,5%, contro una media del 21 per cento. Vanno un po meglio le cose in materia di servizi per le aziende, anche se i dati distribuiti da Confartigianato dicono invece il contrario (vedi box). Per Eurostat, l83,7% delle societ interagisce on line con il settore pubblico, e qui siamo sopra la media europea che al 75,7 per

cento. Anche in questo caso non mancano per le ombre, soprattutto per quando riguarda linvio di documenti: solo il 50,7% si serve dei form digitali, contro una media europea pari al 60,3%; poco usati anche i servizi di e-procurement, 10.3% contro una media del 12,5 per cento. Gli italiani, dunque, rispondono con scarso entusiasmo agli sforzi delle Pa di innovarsi continuando a non frequentare i loro siti web e a non utilizzare i pur disponibili servizi on line offerti. Fra le motivazioni, che producono questo disamore verso il web pubblico, oltre ai limiti qualitativi segnalati dalle ricerche citate, c senzaltro la scarsa penetrazione della banda

larga nel nostro Paese, ma soprattutto il basso numero, rispetto al resto dEuropa, di navigatori on line. Sempre in base ai dati di Bruxelles, mentre lItalia brilla per diffusione di servizi mobile, altrettanto non si pu dire per le connessioni veloci da postazione fissa. Solo il 59% degli italiani ne ha una, e di questi l83% a banda larga. La percentuale dei navigatori frequenti nella media, ma invece molto bassa quella degli utilizzatori regolari, al 48%, uno dei dati pi bassi nel Vecchio Continente. Ma il dato pi sconvolgente della ricerca, e che forse chiarisce tutto, che il 41% degli italiani dichiara di non aver mai usato la rete, un dato che non ha pari in Europa. l 3 SETTEMBRE 2011 - n 35

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