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Il termine yoga si riscontra gi nel pi antico dei Veda, il gveda, con il significato di "unire", "attaccare", "imbrigliare". Altri termini sanscriti simili sono yuj (verbo) con il significato di "unire" o "legare", "aggiogare"; yj (aggettivo) "aggiogato", "unito a", "trainato da"; yug (sostantivo) ossia il giogo che si fissa sul collo dei buoi per attaccarli allaratro. Mircea Eliade (1907-1986) il latino iungere e iugum.
[3]
Ananda Coomaraswamy (1877-1947) ricorda in tal senso il brano del gveda dove viene indicato che l'uomo deve:
Da qui il significato, posteriore, di yoga come tecnica ascetica o meditativa avente come scopo l' "unione mistica" con la Realt ultima e tesa ad "aggiogare", "controllare", "governare" i "sensi" (indriya) e i vissuti da parte della coscienza (buddhi). Nella sua accezione religiosa e filosofico religiosa, il termine sanscrito yoga cos reso nelle altre lingue asiatiche: in cinese yqi, yji; in giapponese yga; in coreano yuga; in vietnamita du gi; in tibetano sbyor ba.
Il saggio, grazie allo yoga individuale (adhytma yoga), avendo contemplato la divinit difficile da percepire, penetrando nel mistero posto nell'intimo, nel primordiale, abbandona ogni piacere ed ogni dolore.
(Kaha Upaniad II, 12)
Mentre l'ancora pi tarda Maitri Upaniad o (Maitryaa Upaniad collegata al Ka Yajurveda) entra [5] ulteriormente nell'aspetto descrittivo :
Si dice anche altrove: 'Colui che ha i sensi assorti come in un sonno profondo, vede mediante il pensiero pi puro
(uddhitamay dhiy), come in un sogno, nella caverna dei sensi, ma non soggetto al loro potere, [l'intimo movente,] chiamato o, che ha la luce come forma, che libero da sonno, da vecchiaia, da morte, da dolore. Egli stesso, chiamato o, diventa lui pure l'intimo movente, libero da sonno, da vecchiaia, da morte, da dolore'. Cos dice [la ruti]: 'Per il fatto che egli unifica (ekadh yunakti:congiungere) al pra e all' o tutto [il molteplice], e [per il fatto che essi] vengono congiunti (yujate), si denomina questo [atto] congiunzione (yoga) suprema'. L'unit del pra e della mente, nonch dei sensi, e la rinuncia a tutte le condizioni [di esistenza], ecco ci che si considera come
unione (yoga) (Maitri Upaniad VI,25. Traduzione di Pio Filippani Ronconi in Upaniad antiche e medie. Torino, Boringhieri, 2007, pag.408)
Un passo simile anche quello contenuto nella vetvatara Upaniad, il I:3, dove lo Yoga posto in relazione alla akti, la potenza divina immanente, ossia la capacit del Dio di creare, mutare e distruggere gli elementi del cosmo e il cosmo stesso.
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Yoga indica l'insieme delle tecniche che consentono il congiungimento del corpo, della mente e dell'anima con Dio (o Paramatma), l'unione tra Jivatman (energia individuale) e Paramatman (energia universale). Colui che segue e pratica il cammino dello Yoga chiamato yogi o yogin (le donne sono dette yogini). La prima grande opera indiana che descrive e sistema le tecniche dello Yoga lo Yoga Sutra (Aforismi sullo Yoga), redatto da Patanjali, che raccoglie 185 aforismi. Gli studi tradizionali indiani identificavano Patanjali con l'omonimo grammatico vissuto nel III secolo a.C. ma studi filologici pi moderni hanno postdatato la redazione dell'opera ad un'epoca presumibilmente altomedievale. La diffusione di pratiche risalenti a quella tradizione in occidente, avvenuta tra il diciannovesimo e ventunesimo secolo, come la meditazione (dhyana), gli esercizi di controllo del respiro (pranayama) o gli asana (le celebri "posizioni" con cui lo Yoga viene comunemente identificato tout-court), ha tralasciato quasi sempre gli altri livelli, ed in particolare i primi due iniziali e per questo fondamentali. Ci dovuto al fatto che nella societ occidentale il rapporto con lo Yoga non mai stato strettamente relazionato alla religione (in particolare quindi all'unione dell'anima con vara, il Signore), ma sempre