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Atti del Convegno Processi di sviluppo e autonomia finanziaria degli enti territoriali

Le prospettive del sistema Italia e il nuovo partenariato pubblico- privato Roma, 19 ottobre 2004

Banca Intesa

Processi di sviluppo e autonomia finanzairia degli enti territoriali. Le prospettive del sistema Italia e il nuovo partenariato pubblico- privato

INDICE
Premessa .........................................................................................Pag. 3

Saluto di Giovanni Bazoli, Presidente Banca Intesa .....................................5 Saluto di Marcello Pera, Presidente del Senato................................................7

Il nuovo scenario della finanza locale: le risorse per il federalismo e il partenariato pubblico- privato
Cesare Mirabelli, chairman.............................................................................11 Antonio Maccanico.........................................................................................12 Piero Giarda ...................................................................................................16 Paolo De Ioanna.............................................................................................32 Pia Saraceno..................................................................................................45 Francesco Tufarelli.........................................................................................52 Mario Ciaccia..................................................................................................57

Enti territoriali e mercato dei capitali


Gregorio De Felice, chairman.........................................................................62 Maria Cannata Bonfrate .................................................................................69 Marco Cecchi de Rossi..................................................................................78 Giovanni Gorno Tempini ................................................................................89

Conclusioni di Corrado Passera Amministratore Delegato e CEO di Banca Intesa...........................................................................................98

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Corrado Passera Amministratore delegato e CEO Banca Intesa

Ci tengo a ringraziare i partecipanti perch stato un ottimo convegno sia dal punto di vista tecnico, che dal punto di vista politico. Il merito non certo nostro, di Banca Intesa, ma di tutti coloro che stamattina e oggi pomeriggio si sono susseguiti al microfono. Alle autonomie locali affidata una responsabilit enorme sia in termini di crescita economica, sia in termini di qualit di vita dei cittadini. Dalle autonomie locali dipendono gran parte degli investimenti che portano competitivit (il 75% degli investimenti pubblici sono fatti da comuni, province, regioni) e se si parla di coesione sociale il welfare sostanzialmente affidato al mondo delle autonomie locali. Queste sono le ragioni concrete per le quali oggi siamo qui a discutere per trovare il modo migliore per far s che lintero sistema possa supportare le autonomie locali. Non c dubbio che lItalia oggi in un momento di grande sofferenza. Le ragioni sono molteplici, per la ragione fondamentale che cresciamo troppo poco, siamo forse il paese in Europa che cresce meno. Se guardiamo alle nostre quote di mercato dellexport mondiale, la situazione ancora pi grave perch non vero che noi abbiamo, come tutti, perso proporzionalmente in funzione del ruolo assunto da Cina e India. No, noi abbiamo perso in maniera pi significativa: da quattro e mezzo a tre per cento vuol dire un terzo della nostra quota di mercato. Non successa la stessa cosa a Francia e Germania che non hanno certo costi del lavoro inferiori ai nostri. Ma lindicatore che a me fa pi impressione quello degli investimenti esteri. Non un tema di costi perch, ripeto, ci sono paesi pi costosi di noi che attirano pi investimenti. Perch gli investimenti stranieri in Francia sono percentualmente rispetto al PIL il triplo di quelli italiani o in Spagna il quadruplo? In Spagna ci pu essere anche una piccola componente che riguarda i costi, ma sicuramente non per la Francia. Noi non riusciamo ad attirare investimenti esteri per tutta una serie di ragioni, ma sostanzialmente perch siamo troppo complicati e perch siamo difficili. Crescita insufficiente, mancanza di attrattivit per investimenti esteri e generale sensazione di mancanza di fiducia che si percepisce sia nelle famiglie che nelle imprese: tutto ci ci deve spronare a fare di pi, a non lasciare che un declino che solo, per ora, un rischio diventi una realt. Quali sono i principali motori che si sono ingrippati, i motori della crescita? Certamente il motore dellinnovazione, il motore della ricerca. Sullagenda di Lisbona siamo, a parole, tutti daccordo: da uno e mezzo dovevamo passare al 3% di ricerca e sviluppo sul PIL: da uno e mezzo, nella realt, siamo passati ad uno. E una responsabilit congiunta di privati e pubblici, ma un segnale orrendo. Se un Paese come il nostro accumula in 10 anni 200 miliardi di euro di ritardo in ricerca rispetto alla Francia o 400 miliardi di euro di ritardo rispetto alla Germania, rischia di non riuscire pi a recuperare. Quindi un fortissimo richiamo a tutti, e in particolare al Governo di trovare nella Finanziaria quei pochi miliardi di euro che possono fare la differenza perch il processo della ricerca non rallenti ulteriormente, anzi riacceleri. Noi, come banca, abbiamo messo a disposizione pi di un miliardo perch le piccole e medie imprese, insieme ad alcune universit eccellenti, con i soldi della banca possano attivare nuovi processi di investimento.

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Il motore delle infrastrutture. Ottima la Legge Obiettivo: 125 miliardi di euro di opere previste, ma siamo per in ritardo. Se non ricordo male su 45 opere approvate, per un costo complessivo di 39 miliardi di euro, risultano finanziate solo 17 miliardi di euro. Sappiamo quanto difficile mettere in moto queste opere, per la distanza tra quello che potremmo e dovremmo fare e che stato giustamente impostato e quello che praticamente viene realizzato, ancora troppo ampia. Altri motori sono sicuramente listruzione e la formazione, dove certamente stiamo perdendo terreno rispetto ad altri paesi paragonabili a noi, piuttosto che le privatizzazioni e le liberalizzazioni. A proposito di queste ultime, certamente in passato abbiamo fatto alcuni passi importanti nella giusta direzione anche per merito dellUnione Europea. Oggi rischiamo addirittura di andare nella direzione opposta e accenno solo al caso dei servizi pubblici locali. Il declino, malgrado il rallentamento dei motori della crescita, non inevitabile, per dietro langolo. Questo la classe dirigente, cio tutti noi, devono averlo ben chiaro. Il convegno ha dato una serie di stimoli, ha identificato una serie di esigenze forti legate al tema del decentramento, al tema del federalismo, al tema di cosa fare per far funzionare meglio le autonomie locali. Lesigenza numero uno, lhanno praticamente detto tutti, quella di far chiarezza sul chi fa che cosa. E gi stato sicuramente fatto un passo avanti in tema di chiarezza sulla sussidiariet verticale, ma soprattutto in tema di legislazione concorrente bisogna fare molto di pi. Idealmente ogni tematica amministrativa dovrebbe avere un preciso responsabile, qualcuno che ne risponda ai cittadini: stato o regione, o provincia, o comune. Siamo sicuramente ancora lontani. Ci sono ancora duplicazioni di responsabilit, duplicazioni di meccanismi decisionali e quando il meccanismo decisionale porta a blocchi o contenziosi, le modalit per uscirne sono spesso molto lunghe e complesse. Non possiamo continuare a vivere di contenziosi davanti alla Corte Costituzionale. Lesigenza numero due, che il tema principale del convegno, quella della coerenza tra impegni e risorse. Grandi responsabilit, grandi impegni alle autonomie locali, ma risorse, non solo finanziarie, solo in parte sufficienti per far fronte a questi impegni. Di fronte a questa situazione, per, da persone adulte dobbiamo scegliere: o diminuiscono gli impegni o aumentano le fonti per farvi fronte, certamente non possiamo illuderci che asimmetrie tanto evidenti possano perdurare. Quando si parla di risorse per far fronte agli impegni che le autonomie locali devono soddisfare, non dobbiamo dimenticarci le competenze. Forse questo tema non stato menzionato, ma affrontare i problemi senza averne le competenze pu portare a guai maggiori della carenza di soldi. Decentrare competenze complesse in 20 regioni, avendone poche anche al centro, pu condurre a gravi delusioni: ci sono delle regioni di straordinaria capacit, ci sono delle regioni assolutamente non allaltezza del compito che viene loro affidato. Quindi il tema delle competenze specialistiche, delle risorse umane, della formazione del personale, un tema di grande importanza. Lesigenza numero tre stata fin troppo menzionata perch io ci ritorni. E il tema della semplificazione, il tema della velocizzazione. Si ripetuto da parte di tutti che lo sportello unico c, ma che non c dappertutto, e certamente potrebbe funzionare meglio. Lautocertificazione diffusa viene auspicata, sia da destra che da sinistra, e c quindi da chiedersi perch non sia ancora la regola. Questa la singola, principale ragione per cui gli stranieri non investono in Italia: la complessit dei meccanismi di funzionamento della nostra burocrazia. Se adesso su alcuni temi moltiplichiamo per venti la legislazione nazionale, la complessit potrebbe trasformarsi in paralisi. Sono piuttosto daccordo sul fatto che il calcolo dei costi o dei ricavi derivanti dal federalismo debba essere molto pi sofisticato di quello che spesso si legge sui giornali, per certo che se la complessit amministrativa dovesse aumentare anche solo per due e non per venti, una gi bassa propensione degli investitori esteri ad operare in Italia potrebbe diventare del tutto nulla. Lesigenza numero quattro quella di rendere pi efficace la collaborazione tra pubblico e privato. Un meccanismo tipico in cui pubblico e privato danno il meglio

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di loro stessi, se lavorano insieme, quello del project financing, sia nel finanziamento di progetti grandi, sia nel finanziamento di progetti piccoli. Abbiamo la possibilit di dare un acceleratore a questa importante attivit. Dobbiamo semplificare i processi autorizzativi lunico riferimento che faccio, ma ce ne sono parecchi, alla 166 del 2002 ma lo stesso vale per le procedure di aggiudicazione, di inizio lavori, di progettazione, di esecuzione, di collaudo. Tutte queste regole terribilmente lunghe e complesse ce le siamo date noi e adesso dobbiamo correggerle perch rendono difficilissimo fare le cose. I 125 miliardi della Legge Obbiettivo diventano solo 17 anche perch di mezzo c tutta questa selva di procedure. Poi c un altro problema enorme che con un tratto di penna potremmo risolvere: il tema delle garanzie. Le procedure sono fatte in modo tale per cui tra cauzioni provvisorie per partecipare alle gare dappalto, cauzioni definitive a carico dellesecutore dei lavori, polizze assicurative a carico dellesecutore dei lavori, polizze assicurative a carico dei progettisti e ai procedimenti di verifica dei progetti, garanzia globale si arriva talvolta al punto che chi fa i lavori deve farsi rilasciare garanzie e, quindi, si deve indebitare 3-4-5 volte. Questo vuol dire che le sue linee di credito finiscono presto, questo vuol dire che molto operatori che potrebbero fare molto di pi e molti lavori che si potrebbero fare molto pi in fretta, non si fanno per i meccanismi eccessivi che ci siamo voluti dare. Forse sarebbe utile anche individuare un nuovo organismo che affianchi banche e assicurazioni nellattivit di sostegno assicurativo alle grandi opere. E qui vado a finire per dire che il nostro impegno come banca, anche in questo campo, forte. Non saremmo qui se non avessimo una Direzione Stato e Infrastrutture che si occupa esattamente di tutte queste tematiche. Mario Ciaccia il responsabile di questa Direzione e ha con s una squadra di collaboratori di primordine. Se siamo qui perch questo e altri convegni come questo ci servono per raccogliere suggerimenti, per rappresentare quello che vogliamo fare attraverso persone, risorse e grande impegno dedicato per il mondo della Pubblica Amministrazione, delle Autonomie locali, delle infrastrutture. Ultimissima considerazione, da cittadino, sul federalismo, sui cui stato detto gi tutto durante il convegno. Il coinvolgimento delle autonomie locali nella gestione del territorio sicuramente e potenzialmente uno strumento formidabile: se mal inteso, per, o se mal realizzato pu essere una picconata gravissima alla nostra competitivit e alla nostra capacit di attirare investimenti dallestero. I rischi sono ovvi, sono quelli dellesplosione dei costi e dellindebitamento, della esasperazione delle differenze tra regione e regione. In questo senso, il ruolo dello Stato rimane molto importante in quanto perequante, per non c dubbio che il meccanismo, se lasciato a se stante, pu farci fare molti passi indietro invece che avanti nella costruzione del Paese che abbiamo costruito in questi decenni. E dietro langolo c sempre la corruzione che, in meccanismi non sufficientemente ben organizzati di decentramento, pu ritornare a fare capolino. Decentrare vuol dire avere sistemi di controllo pi forti, vuol dire avere sistemi di pianificazione pi forti, vuol dire evitare, per esempio, di fare 20 sanit diverse anche se con obiettivi comuni, 20 piccole sanit meno efficaci e meno efficienti a causa della perdita di economie di scala e di scopo. Questo dobbiamo dircelo perch, lo ripeto, il federalismo da una parte pu essere una opportunit, dallaltra pu essere un grandissimo, grandissimo rischio. Sintesi: in mano alle Autonomie Locali ci sono gran parte delle leve che determinano la crescita e la qualit della vita dei cittadini perch in mano loro gran parte delle infrastrutture, della ricerca, della sanit, dellacqua, della gestione del territorio, dellecologia, dei trasporti, eccetera, eccetera. La collaborazione tra pubblico e privato una delle chiavi per realizzare il bene comune e, in mezzo, noi ci impegniamo come banche al servizio sia del pubblico, che del privato. E soprattutto dei progetti che vogliamo realizzare insieme.

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