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Firenze, 20 novembre 2010 Florens 2010.

Forum Internazionale dei beni culturali ed ambientali Intervento di Corrado Passera Siamo felici di aver partecipato a questa iniziativa e di aver contribuito a lanciare questo impegnativo programma che sempre a Firenze avr il suo seguito con le edizioni successive. Si tratta di unoperazione di qualit, in cui tutti hanno lavorato insieme. La voglia di fare insieme che si respirata in questi giorni lho avvertita nelle parole di chi intervenuto prima di me e nei contatti che in questi giorni io stesso ho avuto con chi ha preso parte alliniziativa. Non tipico del nostro Paese, non tipico di molte nostre citt il fatto che pubblica amministrazione, industria, artigianato, attivit economiche, non-profit, tutti insieme abbiano costruito una piattaforma su cui poi, con lesperienza di questa prima edizione, si andr a lavorare per migliorarla e rafforzarla. Questo clima di collaborazione motivo di grande soddisfazione. Florens ha confermato tante cose importanti, che forse erano gi chiare ma certo non cos come lo sono ora e che terremo dora in avanti sempre ben presenti. Innanzitutto, che i beni culturali sono un bene in s, non replicabile, di cui noi italiani (e in particolare questa regione, questa citt) siamo responsabili verso noi stessi e verso lumanit. Questi beni sono naturalmente parte della nostra identit (e lidentit il fattore pi importante per affrontare la globalizzazione), ma sono anche patrimonio di tutta lumanit, e di essi noi siamo garanti. Ma un altro fatto emerso con grande forza da queste giornate che i beni culturali sono un motore di sviluppo; e tutti sappiamo quanto abbiamo bisogno di crescere, e di crescere bene, e quanto invece non siamo ancora allaltezza per sfruttare questo enorme potenziale. Anche il Presidente Gentile in precedenza, nella sua bella relazione, ha ricordato quanto sia alto il moltiplicatore degli investimenti nei beni culturali, quanto valga la pena di mettere soldi, anche a lungo termine, nei beni culturali, per averne un ritorno molto pi grande in tanti settori. Leffetto di tali investimenti, certo, si fa sentire sul PIL, sulla crescita, che il primo indicatore; ma non solo. Qui abbiamo toccato con mano che investire nei beni culturali vuole dire mettere in moto lavoro, mestieri, tecnologie, mobilit, indotto. Un indotto non soltanto di turismo, ma, come sottolineava anche Gentile, di manifattura, di qualit, di saperi e competenze, di aree di creativit in cui il nostro Paese se la pu giocare alla grande e che abbiamo finora sfruttato solo in parte. Abbiamo opportunit e vantaggi competitivi come nessun altro; ma, come stato detto in varie occasioni durante queste giornate, dobbiamo trovare il modo di sfruttarli con maggiore determinazione. Certo, non cos semplice: se lo fosse, lavremmo gi fatto. Ci sono delle condizioni da creare che ancora non sono state create e che abbiamo la responsabilit di rendere possibili; sotto questo profilo iniziative come Florens saranno molto importanti anche in futuro per tenere desta lattenzione su questi problemi affinch vengano risolti. Un tema rilevante che stato trattato e sul quale bisogna lavorare dal punto di vista delle istituzioni quello

che riguarda i due fronti del tema beni culturali: la tutela e la valorizzazione. Sono due facce della stessa medaglia, due aspetti dello stesso motore di sviluppo e della stessa ricchezza; sono aspetti diversi, ma che devono imparare a lavorare insieme meglio e in modo integrato. Oggi non cos: questa visione integrata di tutela e di valorizzazione non c. C piuttosto, da qualche tempo, un frazionamento nazionale, regionale, una insufficiente collaborazione e corresponsabilit nel mettere in moto iniziative che riuniscano entrambe le competenze. Chiaramente la tutela soprattutto compito dello Stato, delle amministrazioni locali, del pubblico, ed giusto che sia cos. Abbiamo bisogno, a questo proposito, di sovrintendenze pi forti, pi attrezzate, pi aperte, pi competenti, con pi risorse a disposizione, perch la tutela, se non ben svolta, non difende quel bene che destinato poi ad essere valorizzato. In questo senso teniamo ben presente che quando parliamo di tutela non intendiamo la semplice conservazione, ma un pi ampio presupposto della valorizzazione. Sulla valorizzazione, daltro canto, c molto da inventare, guardando anche quanto si fa in giro per il mondo; e c anche molto da pensare sotto il profilo dei meccanismi, che ancora non ci sono, per poterla realizzare al meglio. Abbiamo bisogno di meccanismi di coordinamento a livello locale tra tutti coloro che permettono di creare iniziative e valorizzare i beni culturali: molto spesso, infatti, a livello di citt, di distretto, di bacino non c ancora capacit sufficiente di lavorare insieme per questi obiettivi. E poi, dovremo anche osare di pi e sperimentare di pi in termini di forme organizzative o societarie per gestire al meglio i beni culturali. Il Presidente Gentile giustamente parlava della necessit di un forte contributo di tipo imprenditoriale: nel mondo della valorizzazione dei beni culturali c un ampio spazio per il ruolo imprenditoriale, che si tratti di societ di scopo, o di fondazioni, o di altre formule organizzative che permettano comunque di valorizzare in misura ben superiore allattuale i nostri musei, i nostri siti, i nostri beni culturali e ambientali (sottolineo anche ambientali, perch si tende forse a riferirsi pi alla parte artistica, ma in realt quando parliamo di beni culturali lambito molto pi ampio). Per fare tutto questo, per operare il grande salto in avanti necessario in questarea, abbiamo bisogno di classi dirigenti che ci credano e che abbiano le giuste competenze. Il responsabile del mondo dellartigianato parlava in precedenza dei mestieri: a questo proposito, stiamo ben attenti, se certi problemi non li risolviamo velocemente non potremo pi affrontarli e risolverli fra venti anni. Se lo sviluppo e il trasferimento di certe competenze, se certi passaggi generazionali, non hanno luogo adesso, non se ne parler mai pi. Ma non questione di limitarsi a dire che bisognerebbe fare questo e questaltro: la verit che occorre avere i contratti di apprendistato e i meccanismi di passaggio generazionale adeguati, che rendano possibile tutto ci. Purtroppo, la strumentazione adatta per potere spingere tanti settori. che tra laltro possono creare occupazione in grande quantit, non ancora a disposizione di tutti questi eccellenti esponenti della golden economy che sono i rappresentanti delle arti e dei mestieri pi sofisticati. Pi in generale, una cosa di cui abbiamo assolutamente bisogno una logica di lungo termine. Il nostro Paese, molto spesso, non ha la saggezza di puntare a obiettivi e ad attivit che hanno bisogno di tempo per

maturare e dare frutti, dalla formazione agli investimenti. E invece serve proprio una classe dirigente che, anche nel campo dei beni culturali, pensi in questo modo e che sia portata alla collaborazione. Florens un magnifico esempio di come esponenti di tutte le classi dirigenti in questa citt, in questa regione, hanno saputo lavorare insieme. Bisogna avere coraggio, perch per opporsi a certi interessi anche di breve periodo bisogna avere la schiena diritta; e nei beni culturali bisogna mettere pi risorse. Purtroppo non quello che succede, perch ormai una lunga serie di governi di ogni colore ha pensato solo di tagliare i fondi, non avendo la pazienza, il coraggio, la saggezza di vedere i ritorni di lungo termine. Anche in questo campo il Presidente Gentile ci ha ricordato quanto abbiamo da imparare dal resto del mondo per fare s che risorse private, para-pubbliche, di fondazioni, di imprese possano contribuire alla tutela e alla valorizzazione dei beni culturali e, in taluni casi, alla creazione di vere e proprie imprese innovative in questo settore. E veniamo alla banca. La banca pu e deve fare molto, e lo sta facendo: parlo in particolare di noi, per vale per molte banche che sono impegnate in questo campo. Noi abbiamo dei poli museali e altri ne avremo in futuro. Continuiamo ad essere impegnati sul tema del restauro: abbiamo gi restituito restaurate 600 opere darte, e questo un programma che continuer. Ma soprattutto dobbiamo essere di supporto al mondo delle attivit legate allarte, ai beni culturali, alla creativit: e lo siamo, credetemi, in maniera molto convinta, sia in termini di credito, sia in termini di capitale,. Dobbiamo inoltre, come banca, fare da ponte, facilitando il collegamento su specifiche iniziative tra privato e pubblico, tra profit e non-profit (e nei beni culturali il non-profit ha un ruolo molto importante), tra universit e impresa e tra imprese tra di loro. Anzi, noi riteniamo che questo ruolo di ponte sia tra i nostri compiti fondamentali e tra le nostre ragioni di legittimazione. E poi c lobbligo (vorrei dire, il dovere) di sostenere iniziative, come Florens, di dibattito, di elaborazione strategica, dalle quali, attraverso il dialogo costruttivo tra esponenti di mondi diversi, emergono proposte nuove. Non a caso abbiamo pensato a questa iniziativa proprio qui a Firenze. Riteniamo infatti che dalla Toscana, da Firenze in particolare, possa iniziare, appunto con Florens, un impegno che prosegua con costanza e che non dia tregua a chi deve introdurre alcuni dei cambiamenti di cui abbiamo parlato. Riteniamo che da iniziative come Florens possano venire proposte concrete: alcune ne sono gi venute, in altri casi si tratta di filoni che necessiteranno di approfondimento, ma che sono comunque emersi. In altre parole, Florens pu diventare un luogo non soltanto di dialogo e di confronto, ma anche di proposta e, in taluni casi, addirittura di ricerca e di aggregazione di risorse per certi obiettivi. Dicevo che dalla prima edizione possiamo imparare molte cose: la prima che certamente abbiamo imparato che bene organizzare iniziative di questo genere. E le prossime edizioni terranno conto delle esperienze raccolte. Un ultimo punto, che poi quello che ho toccato allinizio. Il nostro Paese deve trovare il modo di crescere

di pi, in maniera sostenibile e in maniera tale da non subire, ma piuttosto cavalcare, la globalizzazione. Questa possibilit ce labbiamo, in tanti settori e certamente in quelli collegati ai beni culturali che rappresentano un nostro naturale vantaggio competitivo; un vantaggio che non sfruttiamo abbastanza e che dobbiamo invece tutti insieme dimostrare di sapere valorizzare, perch, come ho detto, non soltanto una responsabilit verso noi stessi ma nei confronti del mondo intero. E quello che facciamo qui, nel nostro Paese, e in particolare in citt come Firenze che sono credibili e ammirate in tutto il mondo, diventa modello ed esempio e quindi, ancora di pi, sollecita la nostra responsabilit. Grazie a chi ha gestito cos bene questa iniziativa. Per quanto riguarda noi, vogliamo che questo Florens continui, si allarghi, diventi ancora pi efficace. Fin dora il nostro appoggio convinto.

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